ESAME NEUROLOGICO -...
Transcript of ESAME NEUROLOGICO -...
ESAME NEUROLOGICO
Gli strumenti per l‟esame neurologico sono: -la propria vista;
-le proprie mani;
-martelletto dei riflessi;
-l‟ago per la sensibilità dolorifica che ha una punta smussa che può essere usata per la sensibilità
tattile;
- diapason: serve per valutare la sensibilità vibratoria. Si poggia su una sporgenza ossea, bisogna
farlo vibrare, si poggia sul paziente e si deve tenere, (ma non dal lato delle aste) ;
-oftalmoscopio: serve per vedere il fondo dell‟occhio.
ANAMNESI
Si deve cominciare facendo queste domande:
“Non toccare il paziente, prima decidete cosa voi vedete,
coltivate i vostri poteri di osservazione” questa frase è
importante perché vi può consentire di fare diagnosi
appena il paziente entra in ambulatorio, per esempio
valutando la sua deambulazione.
E‟ fondamentale l’esame medico generale.
Funzioni cognitive corticali: oggi non ne parlerò perché
faremo una lezione dedicata alla neuropsicologia e
all‟esame delle funzioni cognitive. Queste sono:
-livello di coscienza;
-attenzione;
-orientamento temporo-spaziale;
-riconoscimento degli oggetti;
-calcoli matematici;
-memoria;
-linguaggio;
-capacitò di ragionamento e giudizio;
-funzioni visuo-spaziali.
Oggi invece parleremo di altri elementi:
-Stazione eretta
- andatura
-studio dei nervi cranici
-forza, tono, e riflessi
-esame delle funzioni cerebellari
-esame della sensibilità
-ricerca di segni meningei .
Questo è lo schema che potete seguire per l‟esame neurologico(da memorizzare per le lezioni
professionalizzanti):
1.Valutazione dell‟atteggiamento e della facies
2.Valutazione stazione eretta e della deambulazione
3.nervi cranici
4.arti superiori
5.collo e tronco
6.arti inferiori
7.segni cerebellari
8.coordinazione segmentaria
9.segni meningei
Ovviamente uno è libero di seguire il proprio schema, l‟importante è non tralasciare nulla.
Le prime cose che valuti durante la visita è : la FACIES.
Quella normale si dice composita, ma ne abbiamo anche altre tipiche come:
-facies miotonica;
-facies miastenica;
-facies ipomimica della malattia di Parkinson.
VALUTAZIONE DELLA STAZIONE ERETTA E DEAMBULAZIONE
Dobbiamo vedere se il paziente è capace di stare in stazione eretta e si deve valutata su base
ristretta.
Poi si deve fare la manovra di Romberg, che permette di ricavare molte informazioni.
Si fa con il paziente in posizione eretta su base ristretta e si vede se ci sono delle oscillazioni; il
paziente potrebbe avere un‟alterazione su base ristretta, cioè tende a spostarsi a destra o a sinistra.
Si invita il paziente ad estendere lievemente il capo e a chiudere gli occhi. Attenzione perché la
manovra NON sarà positiva quando il paziente oscilla in maniera pluridirezionale e continua anche
ad occhi chiusi, ma sarà POSITIVA se ad occhi aperti il paziente è fermo e poi ad occhi chiusi
comincia ad oscillare o ha una deviazione dell‟asse da un lato per problemi cerebellari.
Quindi riassumendo la manovra di Romberg sarà positiva o negativa in base al peggioramento o
meno quando il paziente chiude li occhi. Questo perché la vista permette di effettuare delle manovre
di compensazione ,quindi chiudendo gli occhi si evidenziano delle patologie.
La manovra è positiva se si ha una patologica VESTIBOLARE che dà fisiologicamente
informazioni su che posizione ha la testa in condizioni statiche e dinamiche. Se c‟è una lesione del
vestibolare abbiamo la deviazione dell‟asse centrale del corpo dal lato del vestibolo
iperfunzionante, e non leso, perchè potremmo avere un vestibolo leso che è ipofunzionante
allora la deviazione sarà controlaterale alla lesione in questo caso, cioè dal lato del vestibolo che
funziona di più e non è leso .
Se invece il paziente ha delle oscillazioni pluridirezionali si pensa al disturbo della sensibilità
propriocettiva, che fisiologicamente informa sulla posizione delle articolazioni, grado di
contrazione dei muscoli. Se è alterata influisce sulla postura e sulla mobilità.
Se il paziente non riesce a mantenere l‟equilibrio sia ad occhi aperti che ad occhi chiusi ha un
disturbo CEREBELLARE.
Quali sono i momenti della deambulazione? C‟è la fase dell‟appoggio e del lancio.
Si deve valutare se la deambulazione avviene su base larga o ristretta e si devono osservare non solo
gli arti inferiori ma anche quelli superiori.
Se abbiamo dubbi che il paziente abbia disturbi dell‟equilibrio perché cammina un po‟ su base
allargata, ma non si è certi si può sensibilizzare invitando a camminare il paziente con andatura
tandem, cioè lungo un asse con un piede davanti all‟altro e si può vedere se il paziente ci riesce o
meno.
I fenomeni della deambulazione sono controllati a livello centrale ( corteccia motoria primaria,
gangli della base ) e c‟è anche un automatismo spinale.
DEAMBULAZIONE PATOLOGICHE
Andatura anserina: si osserva in pazienti che
hanno un disturbo della forza che interessa i
gruppi muscolari assiali e prossimali. Il paziente
ha un‟iperlordosi e per poter camminare il
paziente avrà un andatura basculante.
Andatura atassica sensitiva: atassica vuol dire
non coordinata quindi sarà un‟andatura su base
allargata come quella dell‟ubriaco che ha
l‟andatura tipica cerebellare. Questo accade perchè
l‟alcool causa un‟intossicazione cerebellare acuta.
Se un paziente ad occhi aperti cammina più o
meno normale e appena chiude gli occhi sbanda ha
un‟andatura atassica sensitiva (lo stesso significato
della manovra di Romberg).
Andatura falciante: è dovuto alla sindrome del
primo motoneurone in cui c‟è la spasticità cioè
una forma di ipertono muscolare che interessa i muscoli antigravitari , cioè i flessori nell‟arto
superiore e gli estensori degli arti inferiori. Quindi questo paziente avrà la mano flessa, anche il
polso e le dita, e non potrà flettere il ginocchio per camminare quindi per poter portare avanti l‟arto
inferiore dovrà circumdurlo, proprio come una falce.
Se invece ha una patologia che coinvolge tutte e due le vie cortico-spinali, il paziente avrà
un’andatura spastica detta anche a forbice .
Andatura steppante: Normalmente quando uno cammina poggia prima il tallone, se invece per
poter camminare il paziente deve alzare di più il piede e il piede cade e tocca a terra prima la punta
del piede questo vuol dire che c‟è un deficit di forza dei muscoli che fanno flettere i piedi.
Se è monolaterale ti fa pensare ad una patologia del nervo se invece è bilaterale si può pensare ad
una patologia che coinvolge il secondo motoneurone.
Andatura del Parkinsoniano: le descrizioni che trovate sui libri riguardo all‟andatura “del
parkinsoniano di corsa” non esiste più perché era dovuto alla terapia iniziale con la Levodopa.
Nella fase più avanzata il paziente avrà un atteggiamento di flessione del capo, del tronco e degli
arti inferiori detto atteggiamento camptocormico e poi c‟è l‟andatura a passi corti. Ci sono anche
altre alterazioni della deambulazione come la difficoltà a cambiare direzione di marcia. Inoltre il
paziente presenta un tremore a riposo, posturale che cessa quando si sta per alzare.
• andatura anserina: distrofie muscolari, miopatie
• andatura antalgica:lombosciatalgia
• andatura claudicante:patologia ortopedica, problemi
vascolari arto inferiore, sindrome del Tunnel Tarsale
• andatura atassica sensitiva:neuropatia sensitiva
• andatura atassica vestibolare: da patologia vestibolare
• andatura steppante: neuropatia peroneale, neuropatie
ereditarie
Facciamo un accenno sui movimenti involontari come quelli di tipo coreico che se sono molto gravi
inficiano anche la deambulazione che verrà definita coreica.
Ci sono disturbi della deambulazione che sono dovuti alla sua programmazione:
(legge la slide di sotto)
Se vedete un paziente che si alza e rimane con
i piedi incollati, e prima di iniziare a
camminare deve fare tutta una serie di
movimenti con il corpo per poi iniziare a
deambulare a piccoli passi quella non è
un „andatura parkinsoniana, ma fa pensare
subito ad un'altra patologia, soprattutto se gli
aggiungete disturbi cognitivi cioè l’idrocefalo
normoteso che è curabile.
Commentano un video: Questo è un
parkinsonismo e c‟è un altro disturbo della
deambulazione è il
movimento amfico : il paziente che deve
cambiare direzione di marcia utilizza l‟arto
come perno e ricomincia a camminare. ( il
Prof chiama questo disturbo “movimento amfico”, ma non ho trovato conferma su internet quindi è
possibile che si sia espresso male/ mangiato le parole e non ha detto bene il nome)
NERVI CRANICI
Sono 24 nervi cranici ( 12 coppie).
Quando si devono studiare i nervi cranici la prima domanda da
farsi è: a cosa servono? Per esempio se si vuole studiare
l‟olfattivo si chiede al paziente se sente gli odori o se avverte
odori che in realtà non ci sono ( cacosmia). La riduzione della
capacità dell‟odorato si chiama anosmia.
II paio di nervi cranici: il nervo ottico
Il primo momento per studiare questo nervo è esplorare il visus.
Come si fa? Si fa chiudere un occhio al paziente e poi si chiede:
quante dita vede? Si ripete la stessa cosa dall‟altro lato.
Poi si esplora il campo visivo (secondo momento): si invita il
paziente a fissare un punto di repere del proprio volto: “Guardi
il mio naso” e poi si devono porre delle mire in una posizione
• andatura atassica cerebellare: tumori cerebellari, patologia
degenerativa cerebellare
• andatura emiparetica:lesioni sopraspinali piramidali
• andatura parapareto-spastica o a forbice: lesione midollare
cervicale o toracica
• andatura coreiforme
• andatura in corso di distonia
• andatura atassica sensitiva: patologia dei cordoni posteriori
che è a metà tra il medico e il paziente e si chiede se ha visto il dito.
Si mette a confronto il campo visivo del medico e del paziente.
Il terzo momento è l‟uso dell‟oftalmoscopio. Non ci interessa solo la retina, ma anche la papilla cioè
il punto di emergenze del nervo ottico perché potremmo avere un‟ipertensione endocranica o un
tumore endocranico. Si valutano i margini della papilla, se sono sfumati o se c‟è un edema o
un’emorragia.
Poi si studia il riflesso pupillare alla luce (che interessa non solo il II ma anche il III paio di nervi)
in cui si valutano entrambi gli occhi e si vede se c‟è un restringimento della pupilla ad uno stimolo
luminoso.
RIFLESSO: risposta non volontaria, stereotipata( cioè è sempre uguale) ad uno stimolo.
L’informazione che si ricava dallo stimolo di un riflesso non è solo l’integrità dell’arco riflesso, ma
anche delle vie inibitorie ed eccitatorie che regolano questo arco.
Se sono lese le vie inibitorie il riflesso sarà accentuato, se invece sono danneggiate quelle
eccitatorie sarà più inibito.
Se c‘è una lesione del nervo ottico destro, il riflesso pupillare destro non ci sarà, e la risposta
consensuale? No, perché se la strada in andata (dell’arco riflesso) è lesionata non si avrà né la
risposta diretta né quella consensuale. Se poi stimolo a sinistra quello diretto ci sarà e quello
consensuale sarà preservato pure perché è il III nervo che si occupa di quello consensuale e non il
II.
Se avessi una lesione del III completa avrei una problematica di efferenza quindi se ho la lesione a
destra non avrò la risposta diretta, ma avrò quella consensuale perchè la via afferente è integra.
Se stimolo a sinistra non avrò la risposta consensuale.
Quindi se ho una problematica dell’afferenza mi manca la risposta quando io stimolo la struttura
in cui c ‘è il coinvolgimento di questa afferenza. Se invece c’è una problematica dell’efferenza mi
mancherà la risposta da quel lato.
(Nella parte finale dei riflessi il Prof non è stato molto chiaro , io ho trascritto fedelmente)
Poi si valuta l‟acuità visiva e l‟esame del CAMPO
VISIVO Emianopsia bitemporale: lesione al livello del
chiasma. Emianopsia vuol dire metà campo visivo.
Se invece ho una lesione del tratto ottico di destra
con un interessamento delle fibre temporali di
destra e delle nasali di sinistra si avrà una
emianopsia laterale omonima sinistra cioè avrò la
perdita delle due parti sinistra del campo visivo.
Se la lesione è a livello della scissura calcarina
posso avere una quadrantopsia.
Già vedete come dall‟esame del campo visivo
possiamo orientarci su dove si trovi la lesione.
II, IV e VI PAIO DI NERVI CRANICI
Li studiamo assieme e servono per la motilità oculare
estrinseca. Il III serve anche per la componente autonomica e
poi innerva anche l’elevatore della palpebra superiore, quindi
se c‟è una lesione del III abbiamo la ptosi palpebrale.
Come si studia la motilità oculare estrinseca?
Si invita il paziente a tenere ferma la testa e con gli occhi deve
seguire il dito del medico e si porta in alto, in basso, e di lato.
1
2
3
4
5
6
Ci sono disturbi della motilità oculare in cui il paziente non riesce a seguire il dito o a farlo
volontariamente.
Ricordate che esistono dei disturbi delle alterazioni della motilità oculare legate al controllo delle
vie che regolano i vari gruppi dei nervi cranici (III,IV e VI), necessari per avere i movimenti
coniugati degli occhi.
Quali soni i muscoli estrinseci?
• muscolo obliquo inferiore
• muscolo obliquo superiore
• muscolo retto inferiore
• muscolo retto laterale
• muscolo retto mediale
muscolo retto superiore
Il VI piano di nervi cranici innerva il retto laterale ed è chiamato abducente.
Per definizione abduzione è un movimento che allontana dalla linea mediana del corpo.
Il IV paio di nervi cranici si chiama trocleare , chiamato così perché passa attraverso una piccola
puleggia che prende il nome di troclea, e innerva il muscolo obliquo superiore. Che movimento fa
fare? Permette di guardare verso il basso e internamente. Infatti se si scendono le scale uno guarda i
piedi e quindi si attiva il grande obliquo, quindi nei pazienti con patologie del grande obliquo
riferiscono enormi difficoltà nello scendere le scale. In questi casi non c‟entra nulla il nervo
ottico,ma dobbiamo pensare ai nervi dei muscoli estrinseci.
Per ricordare la funzione del nervo trocleare possiamo ricordarci che si chiama anche patetico
perché quando disegnamo la faccina triste disegniamo la bocca e gli occhi verso il basso e quindi si
sta attivando questo nervo.
Tutti questi nervi escono con un decorso diverso dal tronco
dell‟encefalo che potrebbero essere coinvolti in un
erniazione uncale, quindi ricordate il deficit del VI quindi è
un segno importante del paziente in coma.
Il deficit del III paio di nervi cranici solitamente l‟occhio è
deviato verso l‟esterno perché l‟unico muscolo che funzione
è il retto esterno, oltre al grande obliquo.
Vi volevo far vedere un‟altra situazione che è legata alla
patologia del fasciolo longitudinale mediale che è quel
fascio che passa per il tronco dell‟encefalo e che va a connettere i vari nuclei dei nervi cranici in
modo da consentire la motilità coniugata. Quale malattia
può coinvolgere il fascio? La sclerosi multipla, in cui
possiamo avere un segno che è l‟oftalmoplegia
internucleare, che consiste nell‟alterazione di questo
fascicolo e il paziente viene invitato a guardare a sinistra e si
evidenzia un nistagmo dell‟occhio sinistro e l‟incapacità
dell‟occhio controlaterale di addurre e viceversa.
Non è un problema di nervo o di muscolo ma di fascicolo
longitudinale che connette il III e il VI.
V PAIO DI NERVI CRANICI: TRIGEMINO
Il trigemino serve alla sensibilità del volto e delle mucose e innerva i muscoli masticatori.
Lo stesso tipo di studio che si fa al tronco e degli arti si fa anche del distretto cranio-facciale e si
studiano tutte le sensibilità e poi si esplorano i muscoli masticatori. Quali sono? Il massetere,
temporale, e gli pterigoidei. Come si esplorano? Si mette un dito sul temporale e un altro sul
massetere e si invita il paziente a stringere come se masticasse e si devono sentire le contrazione di
entrambi i muscoli.
Gli pterigoidei esterni assieme allo sternocleidomastoideo e all‟ipoglosso hanno una caratteristica:
quando si contraggono fanno deviare il segmento osseo nel quale si inseriscono non dallo stesso
lato, ma dal lato opposto. Cioè se io tiro fuori la lingua e ho una lesione dell‟ipoglosso di destra la
lingua viene deviata a destra perchè funziona quello di sinistra. Se ho una lesione dello pterigoide
esterno di destra non riesco a piegare la mandibola verso sinistra, se ho un‟alternazione dello
sternomastoideo di desta non riesco a girare la testa verso
sinistra.
VII PAIO DI NERVI CRANICI: FACIALE
Innerva i muscoli mimici, cioè il frontale, l‟orbicolare
dell‟occhio e delle labbra, nasale,
platisma, e poi anche la sensibilità
delle ghiandole lacrimali e salivari.
Ricordatevi che nella paralisi del
faciale possiamo avere la sindrome
delle “lacrime di coccodrillo”. Le
lesioni possono essere periferiche o centrale. Nelle periferiche il
paziente non riesce a chiudere l‟occhio e non riesce ad aprire la bocca,
nella lesione centrale il paziente riesce a chiudere l‟occhio e avrà il
deficit della metà inferiore del volto , perché? Se è centrale vuol dire che
c‟è una lesione del primo neurone di moto che si trova nella corteccia
prerolandica controlaterale, i nuclei del faciale che innervano la parte
superiore del volto hanno un controllo bilaterale, cioè sia controlaterale
che omolaterale. Quindi se la lesione è controlaterale non coinvolge le vie omolaterali e questo ci
permette di fare diagnosi differenziale tra una lesione centrale e periferica.
VIII PAIO DI NERVI CRANICI: VESTIBOLARE
Le vie acustiche le esploriamo con il diapason.
Il vestibolare lo abbiamo già esplorato con il Romberg e lo possiamo esplorare anche con la prova
degli indici in cui si invita il paziente a porre le braccia e gli indici tesi in avanti verso il medico e si
fanno chiudere gli occhi. Se si avesse una patologia vestibolare gli indici deviereberro dal lato del
vestibolore (leso? Il prof non lo specifica).
IX, X PAIO DI NERVI CRANCI: GLOSSOFARINGEO E VAGO
Non indaghiamo su tutte le funzioni del vago, ma andiamo solo a vedere due cose:
-chiediamo al paziente se ha difficoltà a deglutire (in cui entrano in gioco il IX che il X) e poi
valutiamo
-la motilità del velopendulo dicendo al paziente: “ Apra la bocca e dica AAAA”
Ovviamente c‟è anche il gusto, perché il IX si occupa anche del terzo inferiore della lingua.
XI ACCESSORIO SPINALE
Ci dobbiamo ricordare :
-sternocleidomastoideo: lo sterno-cleido-mastoideo si valuta tramite una rotazione/flessione del
capo (lateralmente ed anteriormente) contro resistenza, valutandone la funzione ed il trofismo;
-Trapezio: si valuta tramite sollevamento della spalla contro resistenza, abduzione del braccio e
posteriorizzazione contro resistenza a 120°-90°-30° (valutando funzionalmente così i fascicoli
superiori, medi ed inferiori). (fonte manuale medicina.blog.spot)
ARTI SUPERIORE E INFERIORI
Si procede per entrambi più o meno allo stesso modo e si valuta:
-atteggiamento
-tono
-trofismo : si osserva se il muscolo è trofico o meno, quindi il volume muscolare
-forza
-riflesso
TONO MUSCOLARE
Viene definito come la resistenza che l’esaminatore incontra durante il movimento passivo di
un arto. ( è l‟unica definizione che il prof accetta)
La maggior parte della resistenza che incontro, in condizioni normale, non è dovuta a problemi di
innervazione, ma esclusivamente a problemi di tipo meccanico.
Quando si studia il tono muscolare il paziente non deve fare nulla, deve fare tutto l‟esaminatore.
Si invita a far stare rilassato il paziente e si fanno fare movimenti passivi. Poi con l‟esperienza uno è
pratico e riuscirà meglio a capire la differenza tra ipo e ipertono.
L‟ipertono è l‟incontro di una maggiore resistenza. Può interessare sia i muscoli agonisti e
antagonisti e allora si avrà una maggiore resistenza sia in flessione che in estensione ( Parkinson).
Oppure l‟ipertono può essere dovuto ad una paresi spastica, in cui se vado nella direzione opposta al
muscolo ipertonico trovo più resistenza, se vado invece nella direzione del muscolo ipertonico
incontro meno resistenza.
Nella spasticità, l‟ipertono è dovuto ad un‟ accentuazione del riflesso da stiramento quindi se si fa
stretching si incontra una resistenza minima, ma se si fa fare un movimento rapido si incontra più
resistenza perchè si induce il riflesso da stiramento che è iperattivo.
Dunque l‟elemento caratteristico della spasticità non è il “coltello a serramanico”, ma è l‟ipertono,
diffuso tra gruppi muscolari flessori ed estensori in maniera diversa, che è velocità dipendente.
Questi sono i due elementi principali che fanno differenziare l‟ipertono plastico da quello spastico.
FORZA
L‟esame della forza consiste principalmente in due tipi manovre: -prove statiche;
- prove dinamiche o segmentarie.
Noi normalmente non facciamo le prove
dinamiche della forza, ma solo in casi specifici
come per le patologie neuromuscolari.
Le prove statiche si fanno sempre. Sono le prove
di Mingazzini:
-per gli arti superiori: si invita il paziente a
mettere gli arti in questa posizione ( immagine di
fianco) e si fanno chiudere gli occhi e se c‟è un
ipoastenia da un lato c‟è uno slivellamento. Se si
vuole sensibilizzare la prova ( prova di
Mingazzini I sensibilizzata) si fanno tenere gli
arti in SUPINAZIONE, e così il paziente ha, oltre
allo slivellamento, anche la pronazione dell‟arto.
Attenti che ci sia anche la pronazione perchè se la paziente fosse isterica o comunque stesse
simulando, presenterebbe lo slivellamento, ma non la pronazione.
-per l’arto inferiore: si fa mettere il paziente supino e si fanno sollevare gli arti e si può evidenziare
lo slivellamento.
Manovra di Mingazzini con pronazione
Le prove segmentarie di forza:
Prendiamo il bicipite-brachiale che è un muscolo di flessione
dell‟avambraccio sul braccio. Quali sono gli altri? Il brachiale e
il brachio-radiale, detto anche lungo supinatore.
Non si possono studiare singolarmente, ma si possono studiare
facendo tenere l‟arto superiore in supinazione e invitando il
paziente a flettere l‟avambraccio sul braccio e il medico fa
resistenza e si vede così la forza che c‟è. È ovvio che è un esame
comparativo ( tra la forza del medico e quella del paziente).
Si gradua la forza considerando la scala MRC, e il valore di 5
corrisponde alla forza normale.
(Il prof legge tutta la tabella)
Ricordiamo che il lungo supinatore va esplorato con l‟arto messo in una posizione intermedia tra
pronazione e supinazione.
(Il prof fa vedere alcuni video chiedendo il nome dei vari muscoli )
RIFLESSI
-BICIPIDALE
-TRICIPIDALE: per studiarlo il paziente deve stare rilassato
-RADIO-FLESSORE
-ROTULEO
-ACHILLEO: si può studiare questo riflesso anche facendo inginocchiare
il paziente sulla sedia
Ci sono modi diversi per studiare lo stesso riflesso.
Per accentuare i riflessi in un paziente si possono usare manovre di
facilitazione cioè la manovra di Jendrassik invitando il paziente, nel
quale si deve studiare l‟arto inferiore, a tirare le braccia e stringere i
denti e i riflessi si accentuano. Questa manovra si usa solitamente
quando si hanno dei dubbi.
Si ha anche una scala dei riflessi, quindi si possono quantificare. Va da 0
a 4. ( il prof legge la tabella)
EVOCAZIONE DEL CLONO DEL PIEDE: cioe l‟automantenimento
del riflesso da stiramento cioè una volta che tu induci il riflesso questo si automantiene. ( il prof si
sta riferendo al significato di clono della tabella )
RICERCA DI RIFLESSI PATOLOGICI
Come il segno di Babinski che è sicuramente patologico ed è il più conosciuto.
E‟ descritto come “l‟estensione lenta e maestosa dell‟alluce e lo sventagliamento delle dita”.
Si ricerca con un oggetto smusso strisciando sul margine esterno del piede: la risposta normale è
una flessione delle dita, se invece c‟è un‟estensione vuol dire che c‟è una lesione della via
corticospinale.
C‟è una fase della vita, nel neonato, in cui non essendo matura la via corticospinale, c‟è questo
riflesso. Quando matura la via allora scompare, se ricompare è patologico.
D‟altronde se ci fosse un‟estensione ci sarebbe un ostacolo nell‟appoggio del piede, mentre invece
la risposta di flessione che si osserva fisiologicamente favorisce l‟ appoggio del piede.
Un‟altra cosa che si valutano sono i RIFLESSI ADDOMINALI SUPERFICIALI:
-riflesso addominale superficiale superiore:l‟ombellico va verso sopra
-medio: l‟ombellico va di lato
-inferiore: l‟ombellico verso sotto
PROVE DI FUNZIONALITA’ CEREBELLARE
-Stazione eretta e postura: regolate dalla parte più antica del cervelletto
-Deambulazione
-Linguaggio
Si ricerca la presenza del nistagmo; quando si ha una fase rapida e una fase lenta del nistagmo si
dice che il nistagmo spazia dal rapido alla fase lenta.
Prove cerebbellari:
-per l’ arto superiore: indice-naso per valutare la dismetria (questo è regolato dalla parte più recente
del cervelletto).
-Per gli arti inferiori: calcagno-ginocchio. Si può fare strisciare lungo la tibia il calcagno.
Il test del rimbalzo serve per valutare il controllo dei muscoli agonisti e antagonisti. (“quando si
estende l'avambraccio del paziente contro la sua resistenza e poi lo si lascia bruscamente, la mano
ricade violentemente sulla spalla.”
Fonte glossario medico). Si raccomanda di stare attenti
perchè il paziente potrebbe farsi
male perché non riesce a
controllare l‟azione degli
antagonisti.
La adiadococinesia: il pazienze
viene invitato a compiere dei movimenti alternati. Il paziente cerebellare ha difficoltà dal lato della
lesione.
Nelle patologie cerebellari c‟è un ipotono quindi si può avere un riflesso rotuleo pendolare, cioè
invece di fermarsi continuare a dondolare.
ESAME DELLA SENSIBILITA’
Va fatta per tutte le forme della sensibilità, sia con aghi, diapason, ma anche con altri mezzi più
sofisticati.
Senso di posizione: consiste nel muovere passivamente, per esempio l‟alluce del paziente, e il
paziente deve dire se l‟alluce è fermo e in che posizione è. Se ha un disturbo della sensibilità
profonda non riesce a farlo.
SEGNI MENINGEI Presenti in tutti i casi in cui c‟è un‟irritazione meningea, come meningite ed emorragia
subaracnoidea.
Si ha RIGIDITA’ NUCALE, con maggiore resistenza. È ovvio che se si sta visitando un paziente
di 85 anni con un po‟ di artrosi cervicale è ovvio che si troverà resistenza.
Il segno di Kerning: (con il paziente in decubito supino e la coscia flessa sul bacino e del ginocchio
sulla coscia si nota una resistenza quando si prova ad estendere il ginocchio flesso e il paziente
riferisce dolore. Fonte glossario medico)
Il segno di Brudzinski: si muove passivamente la testa flettendola e si ha una risposta in flessione
degli arti inferiori.
Il significato in questi segni è sempre lo stesso, cioè si induce uno stiramento radicolare e il
paziente ha dolore.