Tullio De Mauro - "sete di informazione" e analfabetismo di ritorno- Italia

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il Trentino 27 Tullio De Mauro “Sete di informazione” e analfabetismo di ritorno L’analisi “spietata” sui livelli d’istruzione e di lettura in Italia TESTIMONI DEL TEMPO lità che distinguono da sempre la sua figura, i livelli d’istruzione e di lettura degli italiani negli ultimi 50 anni. Ha fatto ricorso alle maggiori fonti statistiche italiane ed europee (Eu- robarometro, Annuario Observa Scienza e Società, Studio Ambro- setti, Doxa, IALS, ISTAT) Tullio De Mauro per spiegare come l’Italia si misuri, spessissimo, con uno stesso dato che ritorna ossessivo: il 33%. E già, perché “nel Paese di Padre Pio e del gioco del Lotto – ha detto il grande linguista – solo il 33% de- gli italiani sa che esiste una legge per la tutela della privacy, come ha già detto Stefano Rodotà nell’incon- tro che mi ha preceduto. Ed è sem- pre solo il 34% degli italiani che usa internet per informarsi e anco- ra, sempre solo il 34% degli italia- ni legge poco più di un libro al me- se”. Sempre “il magico terzo della N Non poteva sfuggire: in Sala Gran- de del Castello del Buonconsiglio, una accanto all’altro, erano sedute due persone che con la ricerca del- la verità hanno dovuto fare i con- ti. In qualche modo, lo stesso conto. Il maggiore linguista italiano Tul- lio De Mauro è fratello minore del giornalista de “L’Ora” Mauro De Mauro, ucciso a Palermo nel 1970. Andrea Casalegno, giornalista de “Il Sole 24 Ore”, è figlio di Carlo, vicedirettore de “La Stampa”, ucci- so nel 1977. E di dati autentici ha parlato l’autore della fondamentale opera “Storia linguistica dell’Italia unita”, per fotografare con la com- petenza, la fermezza e la puntua- di Fausta Slanzi In alto: da destra, Andrea Casalegno e Tullio De Mauro. popolazione”, quasi a ribadire che l’Italia, per quanto riguarda i livel- li di istruzione e di lettura gira sem- pre intorno a sè stessa e non fa pas- si avanti come, invece, fanno molti altri Paesi europei e mondiali. L’Italia non ha nemmeno voluto ri-

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L’analisi “spietata” sui livelli d’istruzione e di lettura in Italia

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il Trentino 27

Tullio De Mauro“Sete di informazione” e analfabetismo di ritorno

L’analisi “spietata”

sui livelli d’istruzione

e di lettura in Italia

TESTIMONI DEL TEMPO

lità che distinguono da sempre la sua figura, i livelli d’istruzione e di lettura degli italiani negli ultimi 50 anni.Ha fatto ricorso alle maggiori fonti statistiche italiane ed europee (Eu-robarometro, Annuario Observa Scienza e Società, Studio Ambro-setti, Doxa, IALS, ISTAT) Tullio De Mauro per spiegare come l’Italia si misuri, spessissimo, con uno stesso dato che ritorna ossessivo: il 33%. E già, perché “nel Paese di Padre Pio e del gioco del Lotto – ha detto il grande linguista – solo il 33% de-gli italiani sa che esiste una legge per la tutela della privacy, come ha già detto Stefano Rodotà nell’incon-

tro che mi ha preceduto. Ed è sem-pre solo il 34% degli italiani che usa internet per informarsi e anco-ra, sempre solo il 34% degli italia-ni legge poco più di un libro al me-se”. Sempre “il magico terzo della NNon poteva sfuggire: in Sala Gran-

de del Castello del Buonconsiglio, una accanto all’altro, erano sedute due persone che con la ricerca del-la verità hanno dovuto fare i con-ti. In qualche modo, lo stesso conto. Il maggiore linguista italiano Tul-lio De Mauro è fratello minore del giornalista de “L’Ora” Mauro De Mauro, ucciso a Palermo nel 1970. Andrea Casalegno, giornalista de “Il Sole 24 Ore”, è figlio di Carlo, vicedirettore de “La Stampa”, ucci-so nel 1977. E di dati autentici ha parlato l’autore della fondamentale opera “Storia linguistica dell’Italia unita”, per fotografare con la com-petenza, la fermezza e la puntua-

di Fausta Slanzi

In alto: da destra, Andrea Casalegno e Tullio De Mauro.

popolazione”, quasi a ribadire che l’Italia, per quanto riguarda i livel-li di istruzione e di lettura gira sem-pre intorno a sè stessa e non fa pas-si avanti come, invece, fanno molti altri Paesi europei e mondiali. L’Italia non ha nemmeno voluto ri-

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fare (dopo il 2004) un’indagine os-servativa (IALS) che, con questio-nari di grande rigore scientifico, coglieva con precisione i livelli di istruzione. E, se in Paesi come la Norvegia o la Svizzera, o gli stessi

Stati Uniti, questa indagine aveva fatto scalpore per i bassi livelli di competenze minime delle persone, in Italia era passata pressoché inos-servata. Eppure le persone italiane risultate con competenze minime di lettura, di scrittura e di calcolo, nell’indagine antecedente il 2004, erano piuttosto impressionanti. La maggior parte delle persone posse-deva competenze tali da poter rag-giungere solo il primo livello dei questionari proposti dall’indagine. Tullio De Mauro ha detto chiara-mente che non ci si deve lasciar in-cantare dai dati sulla lettura in Ita-lia. Quel 60,3% della popolazio-ne italiana che, secondo l’ISTAT, legge libri va “letta” attentamen-te: il 12,8% sono “lettori morbidi” (il classico libro di cucina), un al-tro 41% è un “lettore obbligato” da motivi scolastici o professionali. Il 43% della gente risponde, spes-so, di aver letto solo un libro all’an-no. E, ancora una volta, solo un 34 % di lettori può davvero definirsi

tale e legge più di un libro al me-se. “Di contro però – ha sottolinea-to più volte il linguista già ministro della Pubblica Istruzione – in Italia c’è una sete di sapere e di informa-zione che fa sì che gli Italiani sia-no al quinto-sesto posto in quan-to a frequenza di dibattiti a caratte-re scientifico. Solo così si spiegano i successi di Festival come questo, e come quello della Matematica che ha riempito per una settimana l’Au-ditorium a Roma. E sono proprio gli economisti che hanno cominciato a pensare che la bassa scolarizzazio-ne influisce sullo sviluppo di un ter-ritorio e sulla bassa redditività del capitale. Severi economisti che ci pongono quesiti importanti”. Per Tullio De Mauro due sono le vie d’uscita per una situazione che, an-che nel caso della lettura dei quoti-diani, dimostra ancora e sempre, lo stesso dato: solo 3 abitanti su 10 in Italia leggono un quotidiano e un quarto di questi legge “La Gazzetta dello Sport” o qualche altro quoti-

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diano sportivo. “Fatti benissimo per carità – ha detto Tullio De Mauro – ma l’editoria è un ‘ecosistema’ do-ve certamente contano anche i ce-spugli, gli alberi bassi, e però non solo quelli. Fu Adriano Olivetti a promuovere, negli anni Cinquanta, la prima in-dagine sulla lettura dei quotidia-ni. Dopo 50 anni le cose sono ta-li e quali”. La prima via da seguire è quindi certamente quella di poter avere una rete di biblioteche terri-toriali: in Italia ne esistono 2.000 e i Comuni italiani sono 8.000. “Per di più – ha aggiunto De Mauro – la

Incontro sulla riforma del welfare tra fl essibilità e precariato

“Il nostro ruolo è anche quello di far comprendere alle aziende che il capita-le umano è una risorsa e non un costo”. In questa affermazione di Marina Elvi-ra Calderone, presidente nazionale del-l’Ordine Consulenti del lavoro, sta forse il senso più vero e profondo della pre-senza al Festival dell’economia di una realtà, quella dei consulenti del lavoro, che vive prima di tutto nell’evidenza dei numeri. Quelli di una professione che in Italia raccoglie più di 22 mila profes-sionisti (117 in Trentino) che operano in prevalenza al fi anco delle piccole e me-die imprese (ovvero del tessuto che al 90 per cento disegna l’Italia che produ-ce) e che assistono circa un milione di aziende, per un totale di otto milioni di addetti. È questa realtà che si è presen-tata al dibattito su “La riforma del welfa-re e degli ammortizzatori sociali fra fl es-sibilità e precariato” e che ha registrato anche gli interventi di Rosario de Luca, presidente Fondazione studi Consulenti del lavoro e di Vincenzo Silvestri, coor-dinatore scientifi co. Rispetto alla legge Biagi, è stato detto, non si tratta né di metterla da parte né di farne un simu-lacro (“sarebbe un’offesa ad un uomo di studio e di coerente impegno che ha pagato con la vita le sue idee”) quanto di andare oltre. Perché davvero al tavolo della con-certazione gli obiettivi pubblici di salvaguar-dia e di valorizzazio-ne del capitale umano e le aspirazioni individuali di qualità della vita e di benes-sere trovino quella mediazione faticosa quanto necessaria. Ad evitare che quella del welfare rimanga una riforma fi n troppo annunciata. (C.M.)

maggior parte di queste biblioteche si trova proprio qui in Trentino Al-to Adige, una regione da sempre in controtendenza rispetto ai da-ti di lettura”. La seconda, secondo lo studioso, è quella di sviluppare un sistema nazionale di educazio-ne degli adulti. Brevi cicli formati-vi (che in altri Paesi europei si fan-no regolarmente) e che consentono alle persone adulte di riacquisire buone competenze. Peraltro la spe-sa sarebbe minima se si usassero le strutture scolastiche già esistenti e che funzionano a “scartamento ri-dotto”.

I consigli di due docenti di economia per il nostro futuro

Come sta cambiando il welfare in Italia e in Europa? Come può ciascuno di noi agire per garantirsi una pensione (e quindi una vecchiaia) più serena?A questi interrogativi hanno cercato di dare risposta Gianfranco Cerea, docente di scienza delle fi nanze a Trento, e Michael Atzwanger, docente di economia a Mace-rata. E lo hanno fatto – dati alla mano – puntando a far capire al pubblico in sala so-prattutto due cose: la prima è che sarà praticamente inevitabile per tutti crearsi un sostegno alla propria contribuzione con una pensione complementare; la seconda è che il percorso va personalizzato “quasi come se fosse un abito fatto su misura” perché ognuno di noi ha una storia professionale diversa. È fondamentale respon-sabilizzarsi e sforzarsi di fare delle scelte anche se, oggettivamente, non è facile. Il rischio è di non fare nulla, paralizzati dalla paura di sbagliare o dalla confusione per il sovraccarico di informazioni di diffi cile comprensione.La speranza dei relatori – entrambi attivi nella crescita del progetto Pensplan – è che il modello della nostra regione possa fare proseliti: “La Valle d’Aosta è già in fase avanzata e abbiamo contatti anche con la commissione bilancio della Lombardia” ha specifi cato Atzwanger. (M.S.)