Il fatto pp 2/4

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2 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 24 Maggio 2016 Lo sberleffo SALA, RIMPATRIATA DA EATALY » G.B. , TUTTI DA FARINETTI mercoledì sera. Cena elettorale a Milano il 25 maggio, per raccogliere fondi per la campa- gna di Giuseppe Sala, candidato sindaco del centrosinistra. Dove? A Eataly, ristorante A- lice. Costo: 500 euro a testa, ma si può dare anche di più. A fare da padrone di casa ci sarà Oscar Farinetti in persona, linventore di Eataly, con lamministratore delegato della società, Andrea Guerra. Sarà una rim- patriata. Sala e Farinetti insieme, a tavola, po- tranno brindare ai bei tempi di Expo, quando il patron di Eataly riceveva dal commissario u- nico dellevento laffidamento diretto, senza gara, per gestire il più grande ristorante che mente (e pancia) umana abbia mai pensato, 8 mila metri quadrati in cui hanno funzionato per i sei mesi dellesposizione 20 ristoranti. La Procura di Milano ha aperto uninchiesta da cui Sala è uscito prosciolto, an- che se ha assicuratoa Farinetti condizioni econo- miche particolarmente vantaggiosee di maggior fa- vore se paragonate a quelle più rigoroseper gli altri operatori della ristorazione. Farinetti a Expo ha fatto intermediazione: ha scelto 120 ristoratori che ha chia- mato a lavorare negli spazi a lui assegnati, sotto lin- segna Eataly. Per questo ha incassato alcuni milioni di euro, lasciando a Expo il 5% degli incassi. Sarà calo- roso, mercoledì sera, labbraccio tra Farinetti e Sala. Il Pd fa il comitatino per avere i rimborsi Dieci giorni fa la richiesta in Cassazione: firma il cittadinoChiocchetti. Così anche i dem avranno accesso ai 500 mila euro Propaganda Da padri del Pci a santini per il Sì, ma non sarebbero mai stati con Napolitano POST MORTEM Berlinguer, Ingrao, Iotti I renziani e l abuso furbetto della Storia » WANDA MARRA I l 13 maggio un gruppo di 12 cittadininon meglio identificati (ma muniti di documenti) sono stati ricevuti presso la Cassazione per richie- dere il referendum costi- tuzionale, promuoven- do la raccolta di almeno 500.000 firme. Il grup- petto ha eletto domicilio presso Maurizio Chioc- chetti, in via Flaminia 838 a Roma. Eccola, lu- nica traccia formale del Comitato per il Sì. An- nunciato da Renzi settimane fa, ancora non esiste. Cè solo la richiesta di Chioc- chetti e il sito, Basta un sì. Sabato è par- tita la raccolta in tutta Italia e serviva uno strumento legale. Perché secondo la leg- ge 157 del 99 il comitato promotore di un referendum ha diritto a un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplica- zione di un euro per ogni firma valida, se raccoglie le 500 mila firme. Dunque, 500 mila euro (per un referendum abrogativo il rimborso scatta solo se si raggiunge il quorum, per quello costituziona- le è automatico). Da sot- tolineare che il referen- dum si sarebbe fatto co- munque, perché ne ave- vano già fatto richiesta i parlamentari per il Sì e quelli per il No. E dun- que, la ricerca di un pre- sidente si è rivelata più difficile del pre- visto, ma senza comitato, ai rimborsi non si poteva accedere. La responsabilità tec- nica è stata data a Chiocchetti, che ha fatto praticamente tutte le battaglie referen- darie per lUlivo, il Pds e i Ds. Poco più di un prestanome stavolta. Ma quello che sarà legalmente deputato a prendere i 500 mila euro di rimborsi. Altro che gran- de mobilitazione a soli scopi elettorali. Gli stessi rimborsi spettano al comitato del No. Che la richiesta di referendum lha presentata un mese prima, con le firme dei suoi costituzionalisti di punta, come Alessandro Pace e Massimo Villone. E ha già fatto una delibera dichiarando che i soldi non spesi per la campagna elettorale verranno restituiti. La stessa chiarezza non cè stata nel fronte del Sì, che peraltro a differenza dei sostenitori del No, può contare sulle strutture (e i soldi) del Pd. Da sabato gli italiani firmano per una ri- chiesta che si appoggia sulle strutture dem, ma che è emanazione del Comitato Basta un sì(logo apposto sulla libera- toria della privacy per avere la mail dei firmatari). Ma non sanno chi cè. © RIPRODUZIONE RISERVATA » FABRIZIO DESPOSITO A smascherare la vol- garità del renzismo è stata con antica ele- ganza Celeste In- grao, figlia di Pietro: Sono u- na convinta sostenitrice del No alla pseudoriforma ren- ziana della Costituzione. Non ho però mai nemmeno pensa- to di utilizzare limmagine di mio padre per sostenere le mie ragioni. Mi sembrerebbe una grave mancanza di rispet- to verso chi non cè più e ha comunque combattuto le sue battaglie in un altro momento della storia e della politica i- taliana. Berlinguer, Ingrao, i parti- giani dellAnpi, finanche Nil- de Iotti. Tutti trasfigurati in improbabili santini elettorali del Sì, quando la bilancia elet- torale del referendum dotto- bre farà pesare su un piatto la bellezza della Costituzione e dallaltro le carriere personali di Renzi e Boschi. Di questo passo si arriverà a Togliatti. E perché non risalire fino alla scissione di Livorno del Psi? A questo punto della storia, con liniziale minuscola, basta a- ver pronunciato nei decenni passati una mezza frase criti- ca sul bicameralismo per tro- varsi arruolati post mortem nell inguardabile Pd renzia- no. È quello che sta capitando a Berlinguer e Ingrao. I RAGAZZOTTI toscani passati alla cronaca come i bambini che si sono mangiati i comu- nisti, adesso riscoprono origi- ni che non sono loro, pur di im- barcare qualche voto in più nella battaglia dautunno. Più che luso politico della storia, siamo allabuso ignorante del- la storia. Finanche Bianca Berlin- guer è intervenuta ieri con una lettera al Corriere della Sera. Figlia di Enrico, nonché diret- trice del Tg3, la giornalista si è sempre tenuta lontana dal di- battito politico sul padre. Sta- volta non lha fatto, per levi- dente contraddizione renzia- na sul berlinguerismo. Da un lato, allUnità, si perseguita e censura un giornalista, Mas- simo Franchi, per suoi tweet su Berlinguer come rivelato dal Fatto. Dallaltro si fa cam- pagna per il sì anche con una frase dellallora segretario del Pci sul monocameralismo, di- menticando che Berlinguer a- veva in testa il proporziona- lismo senza premi di maggio- ranza e senza nominati. Si chiede Bianca Berlin- guer: Se per quasi un mese lUnità discute quotidiana- mente del bilancio del ruolo styorico e del senso attuale di Enrico Berlinguer, perché mai non dovrebbe essere legit- timo valutarlo anche rispetto allidentità e alla politica del Pd?. Adesso il prossimo Sì po- st mortem sarà quello di Nilde Iotti, la cui fondazione è pre- sieduta da Livia Turco, indica- ta ieri da Giachetti nella sua squadra per Roma e che è ar- rivata persino a dire: Maria Elena, Nilde avrebbe fatto il ti- fo per te. Ora, nessuno di noi può sapere per chi avrebbe fatto il tifo Iotti buonanima, presidente della Camera e compagna storica del Miglio- re, ma il gioco manipolatorio con le figurine del passato è macabro e sgradevole. Com- presa la corsa ai partigiani. Di monocameralismo si è sem- pre parlato, sin dallalba della Costituente repubblicana. La questione non è il tema è in sé, ma il modo in cui lha realiz- zata il governo con Verdini e Alfano. Non solo. PUR VOLENDO cedere alla be- cera provocazione renziana cè una ragione grande come un palazzo, non una casa, e che oggi farebbe stare Berlinguer e Ingrao dalla parte del no. Quella ragione si chiama Gior- gio Napolitano, comunista di destra che negli anni ottanta si trovò a smentire le voci su un suo passaggio nel Psi di Betti- no Craxi. Napolitano fu il principale avversario di Ber- linguer sulla questione mora- le, sulla fine del compromesso storico e sul referendum sulla scala mobile. È difficile, se non impossibile immaginarli tutti e tre dalla stessa parte. Berlin- guer, Ingrao e Napolitano nel fronte del Sì significa non co- noscere la storia e il dibattito del grande Partito comunista italiano. I renziani si tengano pure Re Giorgio, ma lascino in pace gli altri due. © RIPRODUZIONE RISERVATA L altro fronte Il No (senza partiti alle spalle) ha già detto che restituirà i fondi non utilizzati Pantheon Nilde Iotti. Sotto, Celeste Ingrao, figlia di Pietro, e Bianca Berlin- guer, figlia di Enrico Ansa CELESTE INGRAO Sono una convinta sostenitrice del No. Non ho però mai nemmeno pensato di utilizzare limmagine di mio padre per sostenere le mie ragioni Se per un mese lUnità discute del ruolo storico di Berlinguer perché non dovrebbe essere legittimo valutarlo rispetto al Pd? BIANCA BERLINGUER La scheda n IL PD renziano arruola post mortem nella campagna referendaria anche Berlinguer, Ingrao e Iotti. Ma le figlie dei primi due non ci stanno n AL CENTRO della polemica alcune critiche al monocamera- lismo pronunciate però in altro contesto

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2 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 24 Maggio 2016

Lo sberleffoSALA, RIMPATRIATADA EATALY» G . B.

, TUTTI DA FARINETTI m e rco l e d ìsera. Cena elettorale a Milano il 25

maggio, per raccogliere fondi per la campa-gna di Giuseppe Sala, candidato sindaco delcentrosinistra. Dove? A Eataly, ristorante A-lice. Costo: 500 euro a testa, ma si può dare anche dipiù. A fare da padrone di casa ci sarà Oscar Farinetti inpersona, l’inventore di Eataly, con l’a m m i n i s t ra to redelegato della società, Andrea Guerra. Sarà una rim-

patriata. Sala e Farinetti insieme, a tavola, po-tranno brindare ai bei tempi di Expo, quando ilpatron di Eataly riceveva dal commissario u-nico dell’evento l’affidamento diretto, senzagara, per gestire “il più grande ristorante che

mente (e pancia) umana abbia mai pensato”, 8 milametri quadrati in cui hanno funzionato per i sei mesidell’esposizione 20 ristoranti. La Procura di Milano haaperto un’inchiesta da cui Sala è uscito prosciolto, an-

che se “ha assicurato” a Farinetti “condizioni econo-miche particolarmente vantaggiose”e“di maggior fa-vo re ” se “paragonate a quelle più rigorose” per gli altrioperatori della ristorazione”. Farinetti a Expo ha fattointermediazione: ha scelto 120 ristoratori che ha chia-mato a lavorare negli spazi a lui assegnati, sotto l’in -segna Eataly. Per questo ha incassato alcuni milioni dieuro, lasciando a Expo il 5% degli incassi. Sarà calo-roso, mercoledì sera, l’abbraccio tra Farinetti e Sala.

Il Pd fa il “comit atino”per avere i rimborsiDieci giorni fa la richiesta in Cassazione: firma il “cittadino”Chiocchetti. Così anche i dem avranno accesso ai 500 mila euro

P ro p a g a n d a Da padri del Pci a santini per il Sì, ma non sarebbero mai stati con NapolitanoPOST MORTEM

Berlinguer, Ingrao, IottiI renziani e l’abusofurbetto della Storia

» WANDA MARRA

Il 13 maggio un gruppo di 12 “cittadini”non meglio identificati (ma muniti di

documenti) sono stati ricevuti presso laCassazione per richie-dere il referendum costi-tuzionale, promuoven-do “la raccolta di almeno500.000 firme”. Il grup-petto ha eletto domiciliopresso Maurizio Chioc-chetti, in via Flaminia838 a Roma. Eccola, l’u-nica traccia formale delComitato per il Sì. An-nunciato da Renzi settimane fa, ancoranon esiste. C’è solo la richiesta di Chioc-chetti e il sito, “Basta un sì”. Sabato è par-tita la raccolta in tutta Italia e serviva unostrumento legale. Perché secondo la leg-ge 157 del ‘99 il comitato promotore di un

referendum ha diritto “a un rimborso parialla somma risultante dalla moltiplica-zione di un euro per ogni firma valida”, seraccoglie le 500 mila firme. Dunque, 500mila euro (per un referendum abrogativo

il rimborso scatta solo sesi raggiunge il quorum,per quello costituziona-le è automatico). Da sot-tolineare che il referen-dum si sarebbe fatto co-munque, perché ne ave-vano già fatto richiesta iparlamentari per il Sì equelli per il No. E dun-que, la ricerca di un pre-

sidente si è rivelata più difficile del pre-visto, ma senza comitato, ai rimborsi nonsi poteva accedere. La responsabilità tec-nica è stata data a Chiocchetti, che ha fattopraticamente tutte le battaglie referen-darie per l’Ulivo, il Pds e i Ds. Poco più di

un prestanome stavolta. Ma quello chesarà legalmente deputato a prendere i500 mila euro di rimborsi. Altro che gran-de mobilitazione a soli scopi elettorali. Glistessi rimborsi spettano al comitato delNo. Che la richiesta di referendum l’hapresentata un mese prima, con le firmedei suoi costituzionalisti di punta, comeAlessandro Pace e Massimo Villone. E hagià fatto una delibera dichiarando che isoldi non spesi per la campagna elettoraleverranno restituiti. La stessa chiarezzanon c’è stata nel fronte del Sì, che peraltroa differenza dei sostenitori del No, puòcontare sulle strutture (e i soldi) del Pd.Da sabato gli italiani firmano per una ri-chiesta che si appoggia sulle strutturedem, ma che è emanazione del Comitato“Basta un sì” (logo apposto sulla libera-toria della privacy per avere la mail deifirmatari). Ma non sanno chi c’è.

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» FABRIZIO D’E S P OS I TO

A smascherare la vol-garità del renzismo èstata con antica ele-ganza Celeste In-

grao, figlia di Pietro: “Sono u-na convinta sostenitrice delNo alla pseudoriforma ren-ziana della Costituzione. Nonho però mai nemmeno pensa-to di utilizzare l’immagine dimio padre per sostenere lemie ragioni. Mi sembrerebbeuna grave mancanza di rispet-to verso chi non c’è più e hacomunque combattuto le suebattaglie in un altro momentodella storia e della politica i-taliana”.

Berlinguer, Ingrao, i parti-giani dell’Anpi, finanche Nil-de Iotti. Tutti trasfigurati inimprobabili santini elettoralidel Sì, quando la bilancia elet-torale del referendum d’o t t o-bre farà pesare su un piatto labellezza della Costituzione edall’altro le carriere personalidi Renzi e Boschi. Di questopasso si arriverà a Togliatti. Eperché non risalire fino allascissione di Livorno del Psi? Aquesto punto della storia, conl’iniziale minuscola, basta a-ver pronunciato nei decennipassati una mezza frase criti-ca sul bicameralismo per tro-varsi arruolati post mortemn e ll ’inguardabile Pd renzia-no. È quello che sta capitandoa Berlinguer e Ingrao.

I RAGAZZOTTI toscani passatialla cronaca come i bambiniche si sono mangiati i comu-nisti, adesso riscoprono origi-

ni che non sono loro, pur di im-barcare qualche voto in piùnella battaglia d’autunno. Piùche l’uso politico della storia,siamo all’abuso ignorante del-la storia.

Finanche Bianca Berlin-guer è intervenuta ieri con unalettera al Corriere della Sera.Figlia di Enrico, nonché diret-trice del Tg3, la giornalista si èsempre tenuta lontana dal di-battito politico sul padre. Sta-volta non l’ha fatto, per l’evi -dente contraddizione renzia-na sul berlinguerismo. Da unlato, all’Unità, si perseguita ecensura un giornalista, Mas-simo Franchi, per suoi tweetsu Berlinguer come rivelatodal Fatto. Dall’altro si fa cam-pagna per il sì anche con unafrase dell’allora segretario delPci sul monocameralismo, di-menticando che Berlinguer a-veva in testa il proporziona-lismo senza premi di maggio-ranza e senza nominati.

Si chiede Bianca Berlin-guer: “Se per quasi un mesel’U ni tà discute quotidiana-mente del bilancio del ruolostyorico e del senso attuale diEnrico Berlinguer, perchémai non dovrebbe essere legit-timo valutarlo anche rispettoall’identità e alla politica del

Pd?”. Adesso il prossimo Sì po -st mortem sarà quello di NildeIotti, la cui fondazione è pre-sieduta da Livia Turco, indica-ta ieri da Giachetti nella suasquadra per Roma e che è ar-rivata persino a dire: “M a ri aElena, Nilde avrebbe fatto il ti-fo per te”. Ora, nessuno di noipuò sapere per chi avrebbefatto il tifo Iotti buonanima,presidente della Camera ecompagna storica del Miglio-re, ma il gioco manipolatoriocon le figurine del passato è

macabro e sgradevole. Com-presa la corsa ai partigiani. Dimonocameralismo si è sem-pre parlato, sin dall’alba dellaCostituente repubblicana. Laquestione non è il tema è in sé,ma il modo in cui l’ha realiz-zata il governo con Verdini eAlfano. Non solo.

PUR VOLENDO cedere alla be-cera provocazione renzianac’è una ragione grande comeun palazzo, non una casa, e cheoggi farebbe stare Berlinguere Ingrao dalla parte del no.Quella ragione si chiama Gior-gio Napolitano, comunista didestra che negli anni ottanta sitrovò a smentire le voci su unsuo passaggio nel Psi di Betti-no Craxi. Napolitano fu ilprincipale avversario di Ber-linguer sulla questione mora-le, sulla fine del compromessostorico e sul referendum sullascala mobile. È difficile, se nonimpossibile immaginarli tuttie tre dalla stessa parte. Berlin-guer, Ingrao e Napolitano nelfronte del Sì significa non co-noscere la storia e il dibattitodel grande Partito comunistaitaliano. I renziani si tenganopure Re Giorgio, ma lascino inpace gli altri due.

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L’altro fronteIl No (senza partitialle spalle) ha giàdetto che restituirài fondi non utilizzati

Pa nt he onNilde Iotti.Sotto, CelesteIngrao, figliadi Pietro, eBianca Berlin-guer, figliadi Enrico Ansa

C E L E ST EI N G R AO

Sono una convintasostenitrice del No. Nonho però mai nemmenopensato di utilizzarel’immagine di miopadre per sostenerele mie ragioni

Se per unmese l’Unitàdisc utedel ruolostorico diB erlinguerperché nond o v rebb ee s s e rele g i tt i m oval ut a rl or i s p e tt oal Pd?

B I A N CABERLINGUER

La scheda

n IL PDre n z i a n oarruola postmortem nellacampagnare fe re n d a r i aancheB e r l i n g u e r,Ingrao e Iotti.Ma le figlie deiprimi due nonci stanno

n ALC E N T ROdellapolemicaalcunecritiche alm o n o c a m e ra -lismop ro n u n c i a teperò in altroco n te s to

Martedì 24 Maggio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 3

L’Anpi, quella “ve ra”:in 110 congressisolo 25 volevano il SìTutti contro i partigiani: ma la discussione va avantida mesi e i risultati, da Nord a Sud, sono sempre gli stessi

» PAOLA ZANCA

Travolti da un insolitodestino nella campa-gna referendaria di ot-tobre, i partigiani ita-

liani fronteggiano nel fortinodi via degli Scipioni un assaltomediatico un filino anacroni-stico. Nella sede nazionaled el l’Anpi – quartiere Prati,centro di Roma – lunedì po-meriggio il telefono squilla incontinuazione. Le troupe deitg inquadrano i cimeli di annidi battaglie. Marisa Ferro, lapiù stretta collaboratrice diArrigo Boldrini, il comandan-te Bulow, si aggira quasi im-barazzata: “Scusate, non sia-mo abituati a tutta questa gen-te”. Il can can si è abbattuto sudi loro dopo l’intervista tv del-la ministra Boschi, quella che- per la prima volta – ha intro-dotto la singolare distinzionetra partigiani “veri” e gli altrichissà, confermata ieri dalpremier Matteo Renzi: “Ci so-no i veri partigiani che vote-ranno sì e quelli che voteran-no no, e noi abbiamo rispettoper tutti i partigiani”.

È AI PRIMI che oggi danno tuttila caccia: uno che abbia com-battuto, un reduce della Resi-stenza, uno qualunque, a cuirivolgere la fatidica domanda:“Al referendum vota sì o votano?”. La risposta è cortese, maferma: “Non ci metteremo inquesta guerra tra partigiani. Èuna cosa fuori dalla nostramorale”. Non hanno nessunavoglia, all’Anpi, di fotografareuna spaccatura che non c'è. Eche non c'è mai stata. Quandotelecamere e microfoni disde-gnavano l’argomento – era laprimavera di due anni fa – alteatro Eliseo di Roma l’An p ititolava la sua prima manife-stazione pubblica sulle rifor-me così: “Una questione de-mocratica”. A scanso di equi-voci, il governo Renzi, all’epo -ca, si era appena insediato.

Giù dal palco, da allora, è co-minciato il dibattito nelle se-zioni cittadine e nelle delega-zioni provinciali. A votare,hanno cominciato a novem-bre scorso: un centinaio di mi-ni-congressi, tutti piuttostopartecipati, che hanno fatto daanticamera all’incontro na-zionale che si è tenuto a mag-gio a Rimini. Non si è discussosolo di referendum: dall’i m-migrazione al neofascismo,dai diritti omosessuali al lavo-ro. Alla fine si è stilato un do-

cumento (titolo: “Con i valoridella Resistenza e della Costi-tuzione, verso un futuro de-mocratico e antifascista”)

Per capire come la divisio-ne interna all’Anpi sia una in-venzione narrativa, bastaprendere alcuni dei risultatidelle consultazioni provincia-li. Da Nord a Sud: Aosta: 37 vo-tanti (su 58 aventi diritto): 34favorevoli al do-c u m e n t o c h eboccia le riforme,3 astenuti. Geno-va: 106 parteci-panti su 110, tuttiper il No alle ri-forme. A Milanovotano contro ildocumento in 2, 7si astengono, 216approvano. A Ve-rona 27 favorevo-li su 27. Grossetoconta 13 astenuti,ma hanno la mag-gioranza i 33 sì al documento.A Roma ci sono 90 delegati:partecipano in 79, bocciano ilddl Boschi in 53, lo approvanoin 13, si astengono in 8. Una-nimità ad Ancona: 80 su 80 vo-teranno No al referendum. I-dem Catanzaro (42 su 42) eCagliari (32 su 32). Il Sì alle ri-forme costituzionali sarebbepassato solo nella sede provin-ciale di Cuneo.

IL RISULTATO NAZIONALE èimpietoso per la narrazione digoverno: 2501 favorevoli aldocumento, 25 contrari e 98 a-stenuti. Praticamente lo stes-so rapporto di forze che - nelcongresso nazionale - si è tra-dotto in 347 voti a favore del

documento dell’Anpi e tre a-stensioni. Per questo le paroledel ministro Boschi hanno la-sciato “a ll ib i ti ” dirigenti e i-scritti dell’associazione na-zionale dei partigiani. Tra i124 mila tesserati (dati 2015) cisono 5 mila combattenti. Sonostati loro, nel 2006, a decidereche l’Anpi andava aperta an-che a chi non si era battuto

contro il fasci-smo (come, ve loraccontiamo quia fianco, ndr) mac h e v o l e v a n ocontinuare a te-stimoniare i va-lori a cui si era i-spirata quellalotta. L’alternati -va era la chiusu-ra, dato l’i ne so-rabile scorreredel tempo. “Nonpossiamo accet-t a r e - d i c o n o

dall’Anpi - che ci accusino diaver occupato l’ass ocia zio-ne”. Tre giorni fa il presidenteCarlo Smuraglia (partigiano“vero” secondo la classifica-zione renziana) aveva difesosulle pagine de l’Unità il “pro -cesso democratico” con cuil’Anpi è arrivato a condividerela posizione sul quesito di ot-tobre.

Oggi il comitato nazionaletornerà a riunirsi. Ieri il pre-sidente emerito della Repub-blica Giorgio Napolitano haavvertito anche loro: “Nessu -no può dire: io difendo la Co-stituzione votando no e gli al-tri non lo fanno”. Per lui, è“un’offesa profonda”.

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Ci sonoi veripartigianich evo te ra n n osì e quellich evo te ra n n ono, e noiabb i a m or i s p e tt oper tuttii partigiani

M AT T EORENZI

Nessunopuò dire:io difendolaC os t i t u z i o n evotando noe gli altrinon lofa n n o .Per meè un’o ffe s ap ro fo n d a

G I O RG I ON A P O L I TA N O

GE N E R A Z ION I

Le lezionidella vecchiaguardia perle staffette 2.0

Se c’è una cosa che hamandato in bestia

l’Anpi, del distinguo trapartigiani “veri” e nondel ministro Maria ElenaBoschi è il sottinteso:quelli che none r a n o i nprima li-nea con-tro il fa-s c i s m ostanno oc-cupando unposto che non èil loro.

Lo spartiacque di que-sta storia è il congresso diChianciano del 2006. Fuallora che - di fronteal l’avanzare dell’età dichi ha combattuto la Re-sistenza - l’Anpi fu chia-mata a decidere che finefare. Chiudere i battenticon la morte dell’ultimopartigiano oppure trova-re il modo per mantenereviva memoria, valori, i-deali? Furono gli stessireduci del 25 aprile a de-cidere che bisognavapassare il testimone: l’as-sociazione si apre ancheai non combattenti. Co-me fare? È lì che alla vec-chia guardia è venuta l’i-dea di un corso: non chel’antifascismo sia unapatente a punti, ma ser-viva - questa l’idea - for-mare iscritti e futuri di-rigenti in maniera seria es t r u t t u r a t a . P e r c h éall’Anpi è richiesto di“poter operare, al mo-mento necessario, sceltenon sempre facili, per-ché la stessa applicazio-ne della linea politica ge-nerale dell’A s s o c i a z i o-ne, nei casi concreti, ri-chiede capacità di giudi-zio e di valutazione, e-sperienza, prudenza e i-niziativa al tempo stes-so ”. Lo scriveva CarloSmuraglia nel 2012 e maicome oggi sembra unaintuizione profetica. Ilcorso si è tenuto a Parma.Una decina di lezioni:storia della Resistenza,princìpi della Costitu-zione, associazionismo,regole e identità dell’An-pi. “È necessario cono-scere bene cos’è la nostraassociazione - diceva an-cora Smuraglia - nonchéla conoscenza piena del-le regole (scritte e nonscritte) che disciplinanola nostra azione comunee la convivenza anche diidee diverse, su alcunigrandi temi. L’unità nelpluralismo richiede, ap-punto, qualità intelletti-ve politiche, morali, conle quali non è detto chetutti si nasca”.

PA .ZA .© RIPRODUZIONE RISERVATA

NAPOLI Il candidato Calone

Il verdiniano figliodi un pregiudicato si ritira(ma solo su Facebook)

q “SONO DI NATURA un impulsivo,stasera chiederò alla lista di essere

e s t ro m e ss o” scrive su Facebook Vitale Ca-lone, il figlio di un pluripregiudicato candi-dato con Ala alle comunali di Napoli. Poi an-nuncia che cancellerà il post (che infattiscompare di lì a poco) e precisa: “Ne parleròprima con chi mi ha appoggiato e difesopubblicamente. Ma addirittura, con tanticandidati, vi interessate di me e del mio po-s t? ”. Certamente.Il nome di Calone infatti è uno dei casus bellidell’alleanza tra il Pd di Valeria Valente e ilmovimento di Denis Verdini, che sabatoscorso è stato a Napoli a presentare la lista.Per Verdini è stata un’occasione per difen-dere la pulizia di Ala (“le persone rispondonoper quel che hanno fatto loro, non gli altri”) eper attaccare le voci critiche dem, a comin-ciare dalla senatrice Rosaria Capacchione,che vive sotto scorta per le minacce del clandei Casalesi: “Collusa sarà la mamma dellaC a p a cc h i o n e ”. Calone voleva ritirarsi “co s ìpotrò veramente combattere per chi comeme viene denigrato gratuitamente”. Maall’Ansa spiega: “Sono in attesa dei casellarigiudiziari così vedrete quante condanne hamio padre per camorra e quante ne ho io perfurto. Io prima di fare il lavoro che faccio (la-vora nel sociale, ndr), ho lavato i vetri e ven-duto fazzoletti ai semafori. Ormai non misento più a mio agio ma, ripeto, prima ne par-lerò con chi mi ha sostenuto".

( V I N . I U R)

Na r ra z ion iI nte r v i stee troupe, tutti acaccia del reducecombattente: “No inon partecipiamoa questa guerra”

Fatto a mano

“FANNO LE MULTE”

Arrivano i vigilie la sala del comiziodi Raggi si svuota

q “CHI HA CHIAMATO i vigili? Stan-no a fa’ le multe”. Qualcuno ha sor-

riso, qualche altro ha storto il naso. E c’è pu-re chi a questo episodio ha dato una letturanutrendo sospetti. I fatti: mentre sabato lacandidata sindaco di Roma del MovimentoCinque Stelle Virginia Raggi stava svolgen-do una conferenza di presentazione delprogramma elettorale, a un certo punto la

sala di Piana del Sole, frazione della Capi-tale, si è svuotata. Motivo: l’arrivo dei vigiliintenti, a quanto pare, a strappare multe araffica agli avventori che avevano parcheg-giato in divieto di sosta. A testimonianzadell’episodio, un video che nella giornata diieri è diventato virale in Rete. “Scusate, nonvoglio fare terrorismo psicologico - così unsignore ha interrotto il relatore, che stava

presentando i progetti per migliorare l’am-biente a Roma - ma hanno chiamato i vigili estanno facendo le multe”. Subito la sala vanel panico. A Virginia Raggi scappa un sor-riso, ma il relatore immediatamente fa no-tare che “a Piana del Sole non si vede unvigile nemmeno...”. Insomma, c’è chi gridaal complotto definendo un sabotaggio l’in-cursione della municipale.

4 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 24 Maggio 2016

» GIANLUCA ROSELLI

La campagna referen-daria è già in atto. Il go-verno ha anticipato lapropaganda aggirando

le regole della par condicio. Laquestione è seria e credo che ilCda Rai debba porre il proble-ma all’attenzione della com-missione di Vigilanza”. CarloFreccero, membro del consi-glio d’amministrazione diViale Mazzini, lancia l’a ll a r-me sull’occupazione deglispazi televisivi da parte di chiè a favore del Sì al referendumcostituzionale di ottobre.

Freccero, ha visto Napolita-no da Fazio e Maria Elena Bo-schi da Lucia Annunziata?

Certo, e sono rimasto basito.La maggioranza sta subdola-mente utilizzando la campa-gna per le Amministrative –dicui a Renzi non frega nulla –per parlare del voto di otto-bre. È una tecnica molto raf-finata per aggirare la par con-dicio (che scatterà a 45 giornidal voto, ndr). Una vera occu-pazione della tv da parte diPalazzo Chigi. Servono rego-le e, visto che si tratta di temareferendario, il tempo non de-ve essere tripartito tra gover-no, maggioranza e opposizio-ne, ma tra i sostenitori del Sì edel No, 50% ciascuno.

Le ha dato più fastidio Napo-litano o Boschi?

Non è questione di fastidio,ma di rispetto delle regole.Napolitano, che non è più pre-sidente della Repubblica, hausato il in modo surrettizio ilsuo libro per fare campagna

per il Sì e gliel’hanno lasciatofare. Anzi, parlava come se ilSì avesse già vinto. Per quantoriguarda la Boschi, i rappre-sentanti dell’attuale Pd pen-sano di poter utilizzare in ve-ste di testimonial – in modovergognoso – il pantheon delPci e i partigiani dell’An piche, peraltro, si sono schierati

sul fronte del No solo dopo re-golari votazioni.

Ha visto il video della Boschiall’u n i ve rs i t à ?

Quell ’episodio dimostrachiaramente come i ministridi questo governo non sianoabituati al confronto. Davantialle osservazioni dello stu-dente, Boschi è andata nel

pallone. Non è un caso che,quando vanno in tv, preten-dono le interviste a due, i fac-cia a faccia, che sono più sem-plici, senza scendere mainell’agone del talk show.

Cosa pensa della chiusura diV i r u s?

Ho molta stima della direttri-ce di Rai2 Dallatana. Non vor-rei, però, che la decisione dichiudere Virus abbia come o-biettivo la chiusura di Ballarò.Uno a destra e uno a sinistra.Non è che si vuole rimandarel’inizio dei talk show politicidel prossimo anno a dopo ilreferendum?

Ad d i r i t t u ra?È solo un sospetto. Moltostrano, per esempio, che ilvertice Rai ancora nulla abbiafatto sull’informazione e suiTg. Spostare in là una questio-ne significa che non la si vuoleaffrontare.

Insomma, un governo aller-gico al contraddittorio staoccupando la tv per la propa-ganda referendaria…

Renzi ha più volte sostenutoche la riforma costituzionaleè dettata dall’esigenza del “f a-re” rispetto all’immo bilismodegli anni precedenti. Il fasci-smo storico è morto, ma quan-do Mussolini prese il potere,azzerando i partiti e sosti-tuendo i sindacati con le cor-porazioni, lo fece invocando

gli stessi concetti di efficien-tismo e pragmatismo che au-torizzano oggi il fronte del Sì arichiedere il disarmo dellanostra Costituzione.

L’efficientismo renziano èfa s c i st a?

Il ragionamento è più com-plesso: il premier e i suoi sonoabilissimi nell’o c c up a z i o n edella tv di Stato, più di Berlu-sconi. E l’attitudine alla pro-paganda ha a che fare col fa-scismo. Ma è un problema di

tutta la nostra classe dirigen-te, non solo quella politica.Basta ascoltare le paroledell’ad di Enel Francesco Sta-race alla Luiss sui metodi perfavorire il cambiamento nelleaziende: colpire in modo pla-teale chi vi si oppone così daterrorizzare i dipendenti.

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Fuori dal coro Il membro del Cda Rai Carlo Freccero Ansa

» STEFANO FELTRIE CARLO TECCE

Vittorio Feltri ha inauguratol’ennesima direzione di L i-

bero, dopo il brusco licenzia-mento di Maurizio Belpietro,con una serie di inchiestesul l’Inps presieduto da TitoBoeri. Il quotidiano ha elencato“le magagne della previdenzas o c i al e ” e stigmatizzato la ge-stione del patrimonio per “gliappartamenti occupati abusiva-mente da gente che non paga lapigione”.

In prima pagina, Feltri ha an-che firmato una lettera indiriz-zata a Boeri. La risposta dell’e-conomista, però, non è ancoraapparsa sul giornale. Almeno fi-no all’ultimo numero di Libero,che ieri mattina titolava sul “te-soro che l’Inps non usa”. Feltrichiede al professore della Boc-coni di attivarsi per incassare150 miliardi di euro di crediti e dirinunciare all’ufficio di palazzoWedekind che s’affaccia su piaz-

za Colonna, accanto alla sede delgoverno italiano. A proposito dicrediti, l’Inps vanta tre milioni dieuro per oltre tre anni di affittinon saldati dal Tempoper il terzoe il quarto piano di palazzo We-dekind: e qui entra il scena la To-sinvest, la finanziaria del gruppoAngelucci, proprietaria anche diL ib er o . Il giornale di Roma erad el l’imprenditore DomenicoBonifaci, lo scorso dicembre ilTribunale fallimentare di Romaha ammesso la procedura di con-cordato preventivo.

IL 13 MAGGIO la Tosinvest ha ot-tenuto l’aggiudicazione condi-zionata del Tempo, utile agli An-gelucci per essere presenti su u-na piazza vitale per i loro veri af-fari, la sanità privata.

Così l’istituto previdenzialeha rinviato lo sfratto per moro-sità al 10 giugno per un semplicemotivo: la speranza di recupera-re gli oltre 3 milioni di euro dalTempo con l’avvento del nuovoeditore, Angelucci per l’appun -

to, che finirà per ere-ditare la testata eparte dei debiti. Losfratto del giornaleromano riguarda ilcontratto di locazio-ne del 2013 (siglatodopo un altro con-tenzioso). L ’o rd i-nanza è stata emessail 15 febbraio 2015,ma l’esecuzione èstata post ic ipataproprio per la procedura di cor-dato preventivo che si chiudegiovedì.

Questa direzione di Feltri è i-niziata con la polemica per l’inat -tesa destituzione di Belpietro,che ha salutato gli elettori con unmanifesto del “No” contro la ri-forma costituzionale. Feltri haspiegato che voterà “Sì” al refe-rendum di ottobre, ma ha respin-to le accuse di un opportunisticotrasformismo di Angelucci, ca-postipite del gruppo Tosinvest,deputato di Forza Italia, amico diDenis Verdini, il regista del “par -

tito della nazione”(tutti assieme conRenzi al vertice). OraLibero esamina la ge-stione Boeri, nomina-to all’Inps da Renzi,ma poco gradito alpresidente del Consi-glio per le sue dichia-razioni su pensioni emercato del lavoro.

Il Fatto Quotidiano, una settimana fa, ha

raccontato quanto siano preziosiper Angelucci i buoni rapporticon il governo.

A settembre, il Dipartimentoper l’editoria, guidato dal sotto-segretario Luca Lotti, ha spalma-to su dieci anni un debito di 15 mi-lioni di euro per i contributi in-debitamente incassati dalla To-sinvest. E lo stesso governo, neldicembre 2014, dopo anni di vanitentativi, ha riammesso Li be rofra i quotidiani che ricevono ifondi pubblici (3,5 milioni nel2015).

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Affitti Feltri attacca l’ente con cui i suoi editori stanno ereditando un debito di 3 milioniÉ LA STAMPA...

Libero, l’Inps e le morosità del Tempo

B o ccon i a no Tito Boe-ri, presidente Inps Ansa

B oeris p i e gh iagli italianip e rch év u olet agl i a rele pensioni,quando isoldi nonm a n ch e -rebbero senon fosseros p rec a t i

V I T TO R I OF E LT R I

L’E S C LUSION E

Manife stodella razza,solo Almirantesenza una via» EDUARDO DI BLASI

H a fatto rumore, aRoma, la propostadel candidato sin-

daco Giorgia Meloni di in-t i t o l a r e u n as t r a d a aG i o r g i oAlm iran-te, storicos e gr e t ar i odel Movi-m e n t o S o-ciale Italiano.Tra le diverse macchiedella sua giovinezza fasci-sta, ad Almirante viene im-putata la firma in calce alManifesto per la difesa del-la Razza nel 1938 e la suasuccessiva adesione allarivista La difesa della razzaprima e alla Repubblica diSalò poi.

Questa non vuole esse-re una “difesa di Almiran-te”, ma solo la constata-zione del fatto che quelloche nella Capitale valeper lui, non valse per co-loro che aderirono, perconvinzioni profonde oscelte del momento, aquella devastante inizia-tiva. Vicino via Pontinac’è via Edoardo Zavattari.Tra i teorici del razzismobiologico, Zavattari è unodei dieci scienziati chematerialmente vergaro-no il documento apparsosul Giornale d’Italia il 14luglio 1938. Sempre a Ro-ma, zona Torrevecchia, cisono via e largo ArturoDonaggio. Chi era? Giàcandidato al Nobel nel‘24, all’epoca presidentedella Società Italiana di P-sichiatria, era un altro deidieci scienziati del mani-festo. Tra gli oltre 300 fir-matari c’erano AmintoreFanfani (il leader Dc hastrade e piazze da Arezzoin giù), Mario Missiroli(giornalista, anche lui hauna strada verso la Ponti-na), padre Agostino Ge-melli (il fondatore dell’U-niversità Cattolica si spe-se per far accettare allaChiesa le teorie della raz-za). Dietro via Appia c’èpure via Pietro TacchiVenturi, gesuita. Anche ilgrande Giovannino Gua-reschi firmò il manifesto.La via a lui intitolata è sul-la Laurentina, non lonta-na da via Primo Levi. Perchi ritiene che Almirantenon si pentì, sbaglia. Lofece pubblicamente. Co-me molti.

SU CHANGE.ORG

“Magistrati, bastadoppie carriere”:petizione del Fatto.it

q UN’INCHIESTA del Fattoquoti -d i a n o. i t a firma Primo Di Nicola e

Ilaria Proietti ha portato alla luce unapratica tutta italiana: gli avanzamenti dicarriera - e di stipendio - dei magistrati,spesso impegnati in politica, nonostan-te fossero fuori ruolo da anni. Tutto gra-zie alle valutazioni di professionalità ri-chieste e concesse come se non aves-

sero mai lasciato le aule di tribunale. “Ègiunta l’ora che la Camera e la commis-sione Giustizia si occupino di questomacroscopico conflitto d’interessi - silegge nell’appello lanciato su Change.o rg e indirizzato al ministro della Giusti-zia Orlando, al presidente della com-missione Giustizia della Camera e al vi-ce presidente del Consiglio Superiore

della Magistratura -. Chiediamo ai Par-lamentari di rivedere immediatamentele regole d’ingaggio dei magistrati pre-stati alla politica. O fai il politico o fai ilmagistrato, e se fai il politico a tempopieno, non puoi certo fare carriera in unlavoro che non stai facendo: è una que-stione di trasparenza e indipendenza.Per la gente normale funziona così”.

30 milaLe firme raccolte finoragrazie all’appello lanciatocon l’inchiesta sul sito

L’I N T E RV I STA

“Ecco i trucchi del governoper violare la par condicio”

Carlo Freccero Per il consigliere Rai, in tv si parla di referendumcon la scusa delle Amministrative: “È una tecnica raffinata”

Servono delle regole:il tempo non deveessere diviso traesecutivo, opposizionee maggioranzama tra il Sì e il No