Il Fatto n. 064

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pagina 3 Corsivo Crudeltà gratuita a due passi dalla città. Ecco lo specchio della società. pagina 10 Cronaca Torna a colpire la banda della “spaccata”. Colpito il Fashion District. pagina 19 In città Consegnate le targhe di qualità ai migliori chef della provincia. pagina 26 Sport Caterina Minervini vestirà la maglia azzurra ai Campionati Europei. Dopo l’operazione anti abusivi dei Carabinieri e l’ordinanza temporanea emessa dal sindaco Antonio Azzollini, monta sempre di più la polemica tra maggioranza e minoranza in un continuo rimbalzo di accuse che potrebbe non portare a nessun vantaggio per la città. pag. 6 Anche la redazione de “il Fatto” ha partecipato alla lunga maratona web “Libe- raRete” andata in onda giovedì 1 luglio e diffusa su oltre 400 portali internet di tutta Italia. Una lunga trasmissione realizzata per ribadire la necessità che venga tutelata la libertà di stampa e di informazione. pag. 20 Frutta e verdura tengono banco No alla “ legge bavaglio n° 64 giovedì 8 luglio 2010 Oro bianco (blu) Inchiesta Freepress gratuito di informazione www.ilfatto.net MOLFETTA

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pagina 3

CorsivoCrudeltà gratuita a due passi dalla città. Ecco lo specchio della società.

pagina 10

CronacaTorna a colpire la banda della “spaccata”. Colpito il Fashion District.

pagina 19

In cittàConsegnate le targhe di qualità ai migliori chef della provincia.

pagina 26

Sport Caterina Minervini vestirà la maglia azzurra ai Campionati Europei.

Dopo l’operazione anti abusivi dei Carabinieri e l’ordinanza temporanea emessa dal sindaco Antonio Azzollini, monta sempre di più la polemica tra maggioranza e minoranza in un continuo rimbalzo di accuse che potrebbe non portare a nessun vantaggio per la città.

pag. 6

Anche la redazione de “il Fatto” ha partecipato alla lunga maratona web “Libe-raRete” andata in onda giovedì 1 luglio e diffusa su oltre 400 portali internet di tutta Italia. Una lunga trasmissione realizzata per ribadire la necessità che venga tutelata la libertà di stampa e di informazione.

pag. 20

Frutta e verdura tengono banco No alla “legge bavaglio”

n° 64giovedì 8 luglio 2010

Oro bianco(blu)

Inchiesta

Freepress gratuito di informazione

w w w . i l f a t t o . n e tM O L F E T T A

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Lo specchio della società in cui viviamo.

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CrudeltàLa manovra finanziaria, la legge ba-vaglio, i condoni, il legittimo impe-dimento. E poi, per passare a livello locale, il porto, il PIRP, la zona PIP, il lavoro, la pesca e la microcrimina-lità. Tanti problemi di cui discutere, tante soluzioni da cercare, tanto per riflettere. Ed invece abbiamo scelto di dedicare l’apertura di questo nu-mero de “il Fatto”, il sessantaquat-tresimo, ad un argomento che forse a molti potrebbe non interessare e che invece secondo noi è lo specchio, crudele, della società in cui viviamo. Ma anche della volontà che in tanti hanno di cambiare per migliorare il nostro mondo. La storia è quella di un caldo pomeriggio di inizio luglio, con la temperatura a 35 gradi e il sole che alle tredici è tanto forte da annebbiarti la vista. Una storia che inizia con una telefonata: dall’altra parte c’è una ragazza, la sua voce è segnata dalla “disperazione” ma, anche e soprattutto dalla rabbia. Di fronte a lei, dice al telefono, sta osservando una “strage”. E le vitti-me sono innocenti creature: quattro, cinque, forse di più. Giovani e meno giovani. Maschi e femmine. Tutte quante da lei conosciute. Sono vitti-me a “quattro zampe”: cani randagi,

o meglio cani liberi. Tutti morti. Am-mazzati. Qualcuno è stato avvelena-to, qualcun altro invece ha sofferto ancor di più, è morto dissanguato a causa della profonda ferita alla gola. C’è chi il tempo di soffrire forse (e speriamo) non l’ha nemmeno avuto: una mano ignota lo ha colpito, in pie-na testa, con un’accetta e poi ha dato fuoco al suo cadavere. Tanta crudel-tà, tutta insieme, non si era mai vi-sta. Una mattanza, come quella che i pescatori siciliani fanno dei tonni, avvenuta nelle campagne molfettesi, in località Fondo Favale. A dare l’al-larme alcuni cittadini, proprietari di terreni nella zona, che quei cani li conoscevano bene e li accudivano, tanto da aver cominciato a sterilizza-re le femmine per evitare che il loro

numero potesse aumentare a dismi-sura e che sapevano anche quanto fossero buoni ed affettuosi. Invece la mano “omicida” di qualcuno non si è fermata di fronte agli sguardi implo-ranti dei quattro zampe. Magari chi ha ammazzato è rimasto lì a godere della scena, ha assistito, attimo dopo attimo, alle atroci sofferenze di quei cani. Randagi si ma, non per questo colpevoli. “Non riesco nemmeno a commentare quanto accaduto –aveva dichiarato ai microfoni de “il Fatto” Claudia, la volontaria della Lega per la Difesa del Cane che ci aveva con-tattato- tanta crudeltà è inspiegabi-le. Sappiamo bene che il randagismo può essere un problema e va risolto ma lo si fa nei modi giusti, con le ste-rilizzazioni, il controllo degli anima-

li, la loro microchippatura, non certo macchiandosi di delitti che, per giun-ta, sono punti dalla legge anche con la reclusione”. Ma evidentemente c’è chi queste cose non le capisce. Chi ha pensato bene di liberarsi di cani che vivevano in tranquillità lontani da case e centro urbano. Dove in teoria non avrebbero dato fastidio a nessu-no. Nel loro ambiente. Nella natura. Un gesto purtroppo non isolato e più volte denunciato dai volontari. Un gesto che deve farci riflettere sulla deriva che sta prendendo la società: se un uomo ha la forza di colpire un cucciolo con un’accetta e poi di dare fuoco al suo cadavere, cosa potreb-be fare a casa sua. Quali atti violenti potrebbe compiere. Come potrebbe reagire in una semplice discussio-ne tra “persone civili”. Chi fa del male agli animali può far del male a chiunque. In ogni momento. Ecco il pericolo che si cela dietro atti tan-to crudeli ed inspiegabili. Dietro lo “sguardo di morte” dei poveri cani ammazzati brutalmente in località Fondo Favale. A pochi chilometri dalla città. Ad un soffio di vento dal-la civiltà o presunta tale.

Corrado Germinario

Gli appuntamenti de “il Fatto”2108Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Avviso importante per tutte le parroc-chie, associazioni, società sportive, gruppi musicali cittadini e chi più ne ha più ne metta! “il Fatto” vi aiute-rà, ancora di più, a farvi conoscere. Come? Ve lo spieghiamo subito. A partire da questo numero del nostro periodico quindicinale, distribuito a Molfetta gratuitamente in 10.000 co-pie, mettiamo a disposizione di tutti voi uno spazio in cui annunciare ma-nifestazioni, eventi, spettacoli, con-

vegni. Insomma un “calendario degli appuntamenti” attraverso il quale far-vi conoscere dai lettori e soprattutto farvi seguire. Per comparire “gratu-itamente” sulle pagine de “il Fatto” è necessario inviare una mail all’in-dirizzo [email protected] segna-lando tipo dell’evento, data e luogo in cui si svolgerà lo stesso. Pochi mi-nuti per farvi conoscere da migliaia di molfettesi e non solo. Tutto questo grazie a “il Fatto”.

Tutto quello che c’è da fare in città.

giovedì 8 luglio 2010 3Corsivo

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giovedì 8 luglio 20104 primo piano

Nello scorso numero de “il Fatto” ave-vamo ospitato la lettera inviataci dai soci della sezione locale dell’Arche-oclub relativa al “torrino” realizzato nelle scorse settimane sul solaio di un edificio storico a ridosso del Duomo Vecchio. In questo numero ospitiamo la “replica” dell’avvocato Annalisa Nanna, proprietaria dello stabile finito al centro delle polemiche.

* * *

Mi riferisco al vostro articolo “Il tor-rino della discorsia”, pubblicato gio-vedì 24 giugno scorso, per pregarvi di ospitare queste mie note di risposta, augurandomi che possano servire ad affievolire l’animosità degli irriduci-bili del dissenso sistematico. Premetto che il mio caso è radicalmente diverso da quelli denunciati dall’Archeoclub, per la semplicistica ragione che il Co-mune di Molfetta, il Genio Civile e, soprattutto, la Soprintendenza, a cui è demandato il compito di esprimere pareri tecnici, hanno approvato il pro-getto che a fatica sto portando a ter-mine. E ciò differenzia il mio “inter-vento” recuperatorio da quello di altri che ora strillano e battono i piedi, ma che proprio vicino al Duomo ne hanno

realizzato altri su cui molto di più si potrebbe discutere. Ma di ciò nessuno si è lamentato, forse per celestiali pro-tezioni. L’Archeoclub certamente può non condividere il progetto approvato e liberissimo di protestare. Ma all’Ar-cheoclub la legge non affida affatto alcun esame preventivo dei progetti edilizi da eseguire e né può fare di tut-ta un’erba un fascio, con affermazioni che lasciano poco spazio alla legitti-mità dell’operato altrui e molto a quel-la dello scempio burocratico prima ed urbanistico poi. La libertà di critica deve necessariamente finire dove ini-zia il rispetto verso il prossimo e la sua dignità. Mi son chiesta dove fossero il sindaco, lo stesso “padre custode” da voi citato, gli innumerevoli com-mentatori della vicenda, tanto anoni-mi quanto “professori ad honorem” d’architettura tutti, e lo stesso Arche-oclub mentre l’immobile che sto re-cuperando era in procinto di crollare proprio sul monumento nazionale di epoca romanica, la cui dolcezza e la cui bellezza sono senz’altro più sen-tite ed apprezzate da me che da altri, che “donnescamente”, come avrebbe detto il Boccaccio, e soprattutto finan-ziariamente, mi sono assunta l’onere della costosa ristrutturazione, senza

chiedere aiuto allo Stato, al Comune e alla Provincia, ma ponendo mano alla mia tasca ed a quella dei miei familia-ri. Credo di aver tenuto molto più io al “patrimonio della storia” rispetto a chi adesso grida allo scandalo. L’Ar-cheoclub ha citato Italo Calvino. Io, invece, voglio ricordare la storiella di quel giovane ateniese che, innamorato della bellissima figlia di Pisistrato, il noto spietato tiranno, incontrandola per strada la baciò pubblicamente. La madre della fanciulla, indignata, chiese subito al marito vendetta per l’onta subita. Ed addirittura il feroce Pisistrato, rispose: “Se eos, qui nos amant, interficimus, quid iis facie-mus quibus odio sumus?” (se ucci-diamo quelli che ci amano, cosa dob-biamo fare a quelli che ci odiano?). Non regge affatto l’accusa che con il torrino incriminato, avrei offusca-to la “quinta bifora”, perché le opere d’arte si ammirano e si gustano a di-stanza ravvicinata, perché altrimenti, guardando sempre di sghembo, non sarebbero visibili nemmeno la settima e l’ottava bifora, per la sopraelevazio-ne, di epoca moderna, esistente sugli immobili adiacenti al mio, di proprietà del Ministero delle Finanze. La realiz-zazione del torrino-scala è funzionale

all’accesso di una superficie pertinen-ziale (attesa la sua natura di volume tecnico ai sensi dell’art. 3, comma pri-mo, lett. b) del Dpr 6 giugno 2001, n. 380- cfr. Cass. sez. III n. 42897/2008) anche per ragioni igienico-sanitarie, per poter rimuovere gli escrementi veri, benché non visibili dalla pubbli-ca via, delle migliaia di piccioni pre-senti in loco. La demolizione del muro di prospetto e la sua ricostruzione in arretramento dal filo del fabbricato, e non già la sopraelevazione di un vano ex novo, arbitrariamente fermata dal Comune, per ordine che ritengo ille-gittimo del Sindaco e del responsabile dell’Ufficio Tecnico – che, bontà sua, ha deciso d’amblè di rimangiarsi il permesso dato – sono state progettate ed eseguite con le più ortodosse linee in materia di restauro dei beni vinco-lati: il ripristino delle caratteristiche formali della facciata, con la colloca-zione in secondo piano di quella che, visibilmente, si configura come super-fetazione, ridando luce al filo del fab-bricato in pietra, in sintonia – per gli occhi più attenti – con la costruzione dell’adiacente Palazzo Dogana. Al Tar l’ardua sentenza!

Avv. Annalisa Nanna

Continuano a far discutere i lavori edili realizzati sul lastricato di un edificio del centro storico.

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Torrino: l’Archeoclub attacca, la proprietaria risponde

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Decoro urbano, vivibilità, socializ-zazione e sicurezza. Sono questi in sostanza i temi affrontati dall’UdC di Molfetta nel corso di un incontro con la stampa e con gli esercenti del Lungo-mare Marcantonio Colonna. Un incon-tro voluto per parlare, ancora una volta, della situazione di degrado in cui ver-sa il “salotto costiero” della città. Ad esporre i problemi il commissario cit-tadino dell’UdC, Robert Amato, il se-gretario dei giovani del partito, Saverio Digioia e Francesco de Robertis, rap-presentante dei commercianti e con un breve trascorso politico anche in quali-

tà di consigliere comunale. “Abbiamo deciso di prendere in carico le richieste dei commercianti del lungomare – ha esordito Amato – e non lo facciamo per fini elettoralistici dato che i prossimi appuntamenti con le urne sono ancora lontani, ma perché siamo convinti della necessità di dover lavorare per il bene di questa città e dei suoi cittadini”. Lo sguardo subito è passato a ciò che è oggi il lungmare di Molfetta: “Parliamo di una zona della città diventata terra di nessuno, dove regna l’illegalità e la sporcizia. Una via dimenticata dall’am-ministrazione e che ha urgente bisogno di una rinascita”. Le proposte, in sostan-za le stesse già sentite da più parti negli ultimi anni, sono quelle di maggiore pulizia, un rifacimento dell’arredo ur-bano oramai ridotto ai minimi termini, la necessità di “decentrare” alcune ma-nifestazioni capaci di attirare i cittadini e portare in città anche gli abitanti dei paesi limitrofi. In ultimo l’esigenza di garantire sicurezza e rispetto delle re-gole. “Non sono pochi gli episodi già verificatisi relativi ad atti di violenza

e prevaricazione – ha spiegato Amato – ci sono gruppi di persone che creano problemi, automobilisti e motociclisti indisciplinati, mancanza assoluta di controlli: ci chiediamo, quando le forze dell’ordine attueranno controlli più ser-rati?”. Una domanda che ha avuto ri-sposta in tempo reale per tramite di una comunicazione giunta dall’assessore alla Polizia Municipale, Annamaria Brattoli, che ha annunciato l’estensione dei servizi di pattugliamento sino alla mezzanotte con particolare attenzione al tratto costiero della città che va dal rione Madonna dei Mariri sino al lun-gomare, comprendendo il porto e la cit-tà vecchia e, come avvenne lo scorso anno, le attività di controllo anche con l’utilizzo dell’etilometro. Risposte ac-colte con favore dall’UdC che ha però sottolineato la mancanza di risposte da parte del sindaco e dell’assessore al tu-rismo Leo Petruzzella. “Sul lungomare – ha spiegato Saverio Digioia – non si organizzano manifestazioni, non si pen-sa ad un’isola pedonale programmata e degna di questo nome, non si agevola

lo sviluppo dell’economia locale: in poche parole non si lavora per il turi-smo”. E proprio di economia spicciola ha parlato Francesco de Robertis: “Non siamo più padroni delle nostre attività commerciali – ha spiegato con sarca-smo – lavoriamo in una strada sporca, senza servizi, poco appetibile per i fre-quentatori. Ci sono tanti problemi ma noi chiediamo, specialmente alla stam-pa, di darci una mano sponsorizzando il nostro lungomare, invitando la gente a frequentarlo e rispettarlo. In poche parole a vivere la loro città”. L’impe-gno che si chiede agli amministratori è quello di passare dalle promesse ai fatti e, soprattutto, di programmare. Perché, questo è certo, ben poco si potrà fare per l’estate 2010 ma, con il giusto im-pegno e la necessaria concertazione, tanto si potrà fare per il futuro e per il bene non solo di chi al lungomare la-vora ma, anche e soprattutto, di chi ci vive e di chi lo frequenta nelle calde se-rate d’estate. Il nuovo grido d’allarme è lanciato. Arriverà una risposta? E se sì, quando?

Il grido d’aiuto dei commercianti raccolto e rilanciato dall’UdC.

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Non dimenticare il Lungomare

giovedì 8 luglio 2010 5politica

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All’indomani dell’operazione di polizia contro gli ambulanti abusivi e della scelta dell’Amministrazione Comunale di vara-re una “ordinanza temporanea” che ha di fatto consentito agli ambulanti di tornare alle origini, avremmo voluto ospitare i pareri dei rappresentanti della minoranza consiliare e della maggioranza. Nel primo caso ci è andata bene grazie alla disponi-bilità di Giovanni Abbattista, segretario del Partito Democratico, nel secondo non è andata come avremmo voluto. E questa volta non per indisponibilità del politico di turno ma, capita anche a noi, per una serie di circostanze che ci hanno impedito di raccogliere a tempo debito le dichiara-zioni da proporvi su questo numero de “il Fatto”. Così, per rispetto alla par condicio, abbiamo deciso di proporvi l’intervista re-alizzata dall’Ufficio Stampa del Comune all’assessore al commercio ed annona An-namaria Brattoli e inviata a tutti gli organi di stampa locali.Assessore, parliamo di commercio am-bulante partendo dall’ultimo Consiglio Comunale e dalle polemiche che ne sono derivate anche riguardo al Pia-no del commercio. Nell’ultima seduta consiliare la maggioranza di centrodestra ha presentato un ordine del giorno con il quale si è tracciato un percorso chiaro e definitivo verso la razionalizzazione del commercio ambulante in città. In quella sede è stato evidenziato, tra le altre cose, un aspetto finora sottovalutato: il problema dell’ambulantato è un qualcosa che viene

dal lontano, dai primi anni Novanta, quan-do le precedenti amministrazioni decisero di smantellare tutte – ma proprio tutte – le piazze-mercato di Molfetta. Basti ricorda-te piazza Baccarini, piazza Principe di Na-poli, piazza delle Erbe, piazza Mentana, piazza Immacolata, piazza San Michele e infine piazza Paradiso: erano poli mercata-li di grande importanza che oggi purtroppo non esistono più. Lo dico non per attribu-ire colpe a qualcuno, ma solo per fare ca-pire a tutti che non si tratta di un problema che nasce oggi, ma di una realtà concepita da scelte sbagliate fatte in passato cui oggi siamo chiamati a rimediare con soluzioni definitive e serie. Ma è evidente che questa premessa a qualcuno non piace.Sulla stampa locale si è parlato di “gaz-zarra” in aula. In Consiglio Comunale abbiamo assistito a un confronto serrato e ruvido tra due parti politiche che hanno visioni e soluzioni differenti. Non sono mancati cinque minuti di tensione da en-trambe le parti, tuttavia la situazione è tornata immediatamente sul binario della serenità grazie al tempestivo intervento del presidente del Consiglio Comunale Nicola Camporeale. Peccato, però, che alcune ricostruzioni giornalistiche abbia-no dato un’immagine non esatta di quanto accaduto: del sindaco Azzollini sono state pubblicate foto di repertorio risalenti a ol-tre un anno fa (senza che ciò fosse speci-ficato), offrendo ai cittadini un’immagine dei fatti volutamente distorta. Addirittura c’è chi ha riferito di rischio “ambulanze”

e parlo di qualcuno che in quel momento probabilmente non era nemmeno presente in aula. È la prova definitiva che è in atto il tentativo di cavalcare strumentalmente l’argomento “ambulanti” non per risolvere il problema, ma solo per attaccare l’ammi-nistrazione comunale.Qual è l’atteggiamento assunto dall’am-ministrazione comunale di fronte alla questione commercio ambulante? Il piano del commercio finora in vigore fu approvato prima che l’amministrazione Azzollini si insediasse. Oggi ci cono tut-te le condizioni per far sì che entro la fine dell’estate sia presentato il nuovo piano. Esso avrà come elemento cardine il rispetto assoluto di tutte le norme in tema d’igiene ambientale e decoro urbano. Voglio affer-marlo una volte per tutte: igiene e decoro sono elementi per noi imprescindibili, ov-viamente. Allo stesso tempo, però, voglia-mo evitare la desertificazione commercia-le che costringerebbe i cittadini, anche i più anziani, a fare la spesa esclusivamente nei supermercati e nei centri commerciali. C’è poi un’altra fetta di cittadini che non vogliamo, e non possiamo, dimenticare: mi riferisco a quelle persone che, avendo avuto in passato problemi con la giustizia, oggi cercano di reinserirsi nella società la-vorando in questo settore. Non vogliamo sottrarre loro la possibilità di lavorare one-stamente.In sintesi, l’obiettivo del Comune è riu-scire a contemperare decoro e sviluppo economico. A quale modello state pen-

sando? Chiariamo subito una cosa: chi suggerisce il ritorno alle piazze-mercato del passato finge di non sapere che ser-virebbero molti anni per ri-trasformare in mercati pubblici quelle piazze dove nel frattempo sono sorti giardini, giochi per bambini e arredo urbano. Oltre a buttare via i soldi già spesi, ne servirebbero altri per far fronte a nuovi investimenti pub-blici. Per cui insistere su questa soluzione significherebbe, di fatto, rinviare a tempo indeterminato la soluzione del problema. Il sindaco e l’amministrazione comunale prima di tutto hanno avviato un costruttivo dialogo con i commercianti ambulanti per individuare alcuni punti di convergenza, primo fra tutti la necessità di esercitare la vendita di frutta e verdura in postazioni misurate e belle da vedere, senza che si vada oltre gli spazi pubblici assegnati. Pa-rallelamente stiamo concludendo i lavori di riqualificazione di piazza Minuto Pesce mentre molto presto partiranno quelli di piazza Gramsci. Il nuovo piano del com-mercio conterrà anche una rimodulazione dell’intero sistema del mercato settimana-le. Questo significa per noi attuare un mo-dello di “mercato diffuso”: offrire servizi ai cittadini sia in centro che in periferia.È possibile pensare a una collaborazio-ne con altre forze politiche? Certo, non rinunciamo mai a un confronto di idee con l’opposizione. Tuttavia, finché dall’altra parte si butterà fango contro sindaco e am-ministrazione, temo che assisteremo anco-ra a prove di sterile demagogia.

Le parole dell’assessore al ramo raccolte e diffuse dall’Ufficio Stampa del Comune.

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L’assessore Brattoli: “Stiamo lavorando per il commercio”

Guglielmo Minervini, oggi assessore regionale alle infrastrutture strategiche e mobilità e in passato sindaco della città, non poteva non replicare alle accuse pio-vutegli addosso e così ha affidato la sua replica ad una nota stampa. “Sbagliare è umano, ma l’ottusità nell’errore, no” ha detto Minervini. “Quella è indice di scarsa intelligenza. L’amministrazione comunale continua ad indicare, come causa del fenomeno del commercio am-bulante selvaggio esploso a Molfetta, i lontani anni ’90. Allora, a seguito di una coerente pianificazione, il commercio ambulante fu canalizzato verso le solu-zioni moderne del posto fisso, attraverso la realizzazione di “vie commerciali” di-stribuite nel tessuto urbano, e dei grandi poli mercatali a levante (Piazza Gram-sci) e ponente (piazza del Mattatoio) della città. La scelta – prosegue Miner-

vini – fu ragionata e consensuale: per la prima volta si pianificava e si realizzava un vasto ridisegno del commercio an-che ambulante senza l’intervento delle forze dell’ordine. Il giorno in cui furono chiuse Piazza Mentana e Piazza Princi-pe di Napoli non servirono nemmeno i vigili urbani: c’era una strategia e c’era-no regole chiare e uguali per tutti, c’era un’amministrazione che arbitrava tra gli interessi dei cittadini e quelli degli opera-tori. Quell’azione ha funzionato: a Mol-fetta ha garantito una buona offerta com-merciale e soprattutto una rete di piccolo commercio adeguata, civile, moderna, equa. Se si vuole rivedere il disegno del piccolo commercio di prossimità anche a seguito dell’espansione residenziale di Molfetta lo si faccia. Ma senza contraffa-re gli argomenti. Il degrado di questi ul-timi anni non ha alcun movente sociale:

se nuovi operatori volevano incrementa-re l’offerta di frutta e verdura potevano farlo, con qualche sforzo e pochi adem-pimenti, semplicemente inserendosi in un posto fisso, come hanno fatto tutti gli altri commercianti onesti e rispettosi delle regole. L’indecente degrado verifi-catosi ha solo una natura, purtroppo non nuova a Molfetta: la forza che deriva dalla prepotenza e dall’arroganza. Solo i prepotenti arrivano a chiedere con forza la sospensione delle regole amministra-tive, fiscali, igienico-sanitarie. Il fatto grave è che questo fenomeno sia stato prima lasciato crescere dall’attuale am-ministrazione comunale poi addirittura politicamente coperto con un’ordinanza sindacale che mette in ridicolo la magi-stratura e le forze dell’ordine. Il fatto di una gravità inaudita è che l’amministra-zione ha scelto di legalizzare l’illegali-

tà a scapito di quanti nel settore fanno semplicemente il loro dovere, pagando il fitto di un locale, conservando le merci in buone condizioni, emettendo gli scon-trini ai clienti, garantendo la traccia delle provenienze dei prodotti che vendono ai cittadini. Anche nell’ultimo Consiglio Comunale l’amministrazione è sembra-ta paralizzata, forse anche impaurita, e sotto lo scacco dell’arroganza di alcuni degli ambulanti. Quando il sindaco per-de libertà di difendere gli interessi della città, il livello d’allarme deve diventare massimo. La firma sotto un emendamen-to che impedisce di andare in pensione anche dopo 40 anni di contributi si può anche mettere allegramente e poi ritirare, ma dalla spirale dell’illegalità, una volta entrati, è difficile uscire. Molfetta que-sti incubi li ha già vissuti. Molte volte. Troppe”.

L’assessore regionale, un tempo sindaco della città, chiamato in causa dell’attuale amministrazione ha risposto alle accuse rivendicando le scelte del passato e “bocciando” la strategia di Azzollini.

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La replica di Guglielmo Minervini

giovedì 8 luglio 20106 politica

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Il blitz nei confronti del commer-cio molfettese, effettuato l’8 giugno dai Carabinieri dopo ampie indagini della magistratura, ha senz’altro se-gnato uno dei momenti più negativi per la storia di Molfetta, città ormai poco avvezza al rispetto delle regole. Numerosi posteggi ambulanti dive-nuti ormai fissi sono stati smantel-lati e parecchi negozi di frutta e ver-dura sono stati costretti dalle forze dell’ordine a non esporre all’ester-no dell’esercizio i propri prodotti. L’operazione dei Carabinieri, che per molti è sembrata liberatoria, ha comunque lasciato senza lavoro pa-recchi venditori che dall’ambulan-tato traevano sostentamento per se stessi e per la proprie famiglie. Pro-babilmente è stata questa una delle motivazioni che ha spinto il sinda-co Azzollini ad emettere nei giorni successivi al blitz un’ordinanza che di fatto ripristina temporaneamen-te, spostandole di qualche metro, le postazioni ambulanti in attesa del prossimo 30 settembre, data in cui il Comune si è impegnato ad approvare il nuovo Piano del Commercio. Na-turalmente e immediatamente si è in-nescata la polemica fra maggioranza e opposizione circa la questione che ormai si trascina da troppo tempo. I toni sono stati da subito roventi e non sono mancate parole grosse volate specialmente durante il Consiglio Comunale del 26 giugno. In quella seduta, infatti, violento è stato lo scontro verbale fra i rappresentanti del Partito Democratico da una parte, Giovanni Abbattista e Mino Salvemi-ni, e gli esponenti della maggioranza dall’altra, Angelo Marzano e il sin-daco Antonio Azzollini. Il segretario cittadino del PD Abbattista è tornato sulla questione. “Vorrei evitare di alimentare uno scontro, quello acca-duto durante il Consiglio – ha esor-dito il rappresentante PD – che non è

stato un belvedere. Noi esprimiamo un giudizio negativo fatto con la pa-catezza che ci contraddistingue ma ci rendiamo conto che la maggioranza con il suo atteggiamento ha difficol-tà a rispondere alle osservazioni che noi facciamo”. “Un tema scoppiato – ha continuato Abbattista puntando il dito contro l’Amministrazione – non per colpa della sinistra ma per colpa delle azioni della destra corrette dal blitz della magistratura”. Al consi-gliere del PD non piace minimamen-te il clima bollente che si è venuto a creare in città specialmente dopo le dichiarazioni del vice coordinatore cittadino del PdL che ha accusato la sinistra di aver remato contro negli ultimi anni ed essere stata soltanto da ostacolo, come nel caso del Porto, a tutti buoni propositi della maggio-ranza. Dal canto suo il PD, stizzito da queste accuse, vorrebbe delle so-luzioni concrete da questa Ammini-strazione condividendo con la stessa la necessità di salvaguardare il posto di lavoro dei venditori ambulanti. Per il PD la priorità adesso, mettendo da parte le polemiche, è soltanto quella di localizzare un’area mercatale cit-tadina in cui dirottare questi lavora-tori per assicurare loro un posteggio nel pieno rispetto di tutte le norme. Eventuali zone da destinare agli am-bulanti potrebbero essere individua-te in box comunali non ancora asse-gnati o meglio ancora individuando uno spazio adatto all’interno della nuova area di espansione. Così fa-cendo, secondo Giovanni Abbattista, la creazione di un sistema di com-mercio mercatale in città sull’asse “piazza Gramsci-ex Mattatoio-area di espansione” offrirebbe alla città un’ottimale offerta di prodotti e po-trebbe risolvere finalmente l’annoso problema dell’ambulantato.

Francesco Tempesta

La propone il segretario del Partito Democratico, Giovanni Abbattista.

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Ambulanti: “Un’area mercatale per risolvere il problema”

giovedì 8 luglio 2010 7politica

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Importanti scenari si sono aperti sul panorama del centrosinistra molfettese, e non, dopo l’incontro organizzato da Sinistra Ecologia Libertà (Sel) alcuni giorni fa. Un appuntamento importan-tissimo che ha consolidato le basi di una futura coesione fra i vari partiti centristi e di sinistra, da interporre allo strapote-re della destra degli ultimi anni. “C’era per la prima volta una partecipazione molto composita, presenze importanti e significative di culture diverse” ha affermato Tommaso Minervini com-mentando l’esito dell’incontro e sotto-lineando come il tutto adesso carichi di impegno il nuovo cammino intrapreso. Per Minervini, uno dei fattori positivi della manifestazione è stata la massic-cia presenza di associazioni ambienta-liste ormai alla ricerca di un una sorta di percorso politico che marchi la dife-sa dell’ambiente. Ma non va trascurata nemmeno l’importante partecipazione dei ragazzi della Fabbrica di Nichi, una realtà complementare a Sinistra Ecolo-gia Libertà e che costituisce una nuova modalità di partecipazione la quale sta prendendo sempre più piede in Italia riavvicinando la gente alla politica. Elemento importante per il nuovo cam-mino di Sel è inoltre la presenza di un sindacato, la Cgil. “Questo non fa che rafforzare il processo politico, concen-trandolo anche sui temi scottanti del

lavoro che da sempre sono una delle priorità per la Sinistra” ha affermato concludendo lo stesso Minervini. Per il segretario cittadino del PD Giovanni Abbattista, il bilancio dell’incontro or-ganizzato da Sel è assolutamente in li-nea con l’ultimo congresso organizzato dal Partito Democratico. “Sel, PD e Ri-fondazione comunista – ha affermato lo stesso Abbattista – sono pronti per un percorso politico comune in vista delle prossime elezioni comunali molfettesi del 2013. Occorre fare uno sforzo – se-condo il rappresentante del PD – al fine di estendere il progetto alla società ci-vile per andare oltre il tradizionale pe-rimetro del centrosinistra: così facendo

non avremo difficoltà ad intercettare elettori che non votano per il centrosi-nistra ma che si sono accorti dei risul-tati negativi dell’attuale Amministra-zione di Destra”. Per Abbattista, al fine di attuare questo ambizioso progetto, l’intero centrosinistra deve cominciare a cambiare, a mettersi in gioco, speri-mentando nuovi linguaggi continuando comunque a mantenere i propri valori. Solo così – per il segretario PD – nel 2013 si potrà avere la possibilità di rag-giungere quel 45% di elettori che non si è recato alle urne durante l’ultima tornata regionale. Anche il segretario cittadino di Rifondazione Comunista Beppe Zanna ha valutato positivamente

l’iniziativa di Sel “nel momento in cui, risultati elettorali alla mano, la destra è minoranza in città” anche se per lo stes-so la strada per una futura coesione è ancora lunga. “Il mettere insieme tutto e il contrario di tutto non porta ad al-cun risultato, come i due governi Prodi e il misero naufragio di coalizioni, che avevano come unico collante l’essere contro Azzollini, hanno dimostrato, a livello nazionale e locale. Senza pro-getti contenuti e idea condivisa di svi-luppo della città non ci può essere alcu-na alternativa alle destre” ha affermato Zanna che auspica un cambiamento di mentalità e soprattutto della concezione della parola “modernità” da parte degli altri movimenti di Sinistra. “La stessa modernità – ha detto continuando – che ha portato il centrosinistra, al governo della città negli anni ’90, a progettare un’espansione abnorme della zona in-dustriale, sottraendo territorio all’agri-coltura e alla creazione di un polo della grande distribuzione, direttamente re-sponsabile della crisi, di uno dei settori tradizionalmente trainanti dell’econo-mia molfettese, il commercio di pros-simità”. Per Zanna un percorso unitario nel centrosinistra è possibile ma prima “occorre liberarsi da incrostazioni nuo-viste e moderniste”.

Francesco Tempesta

Ottimi riscontri dopo il primo incontro pubblico organizzato a Palazzo Giovene.

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SEL sarà il “collante” del centrosinistra?

La spinosa questione del Piano del Commercio, e di tutti gli annessi e connessi, sembra negli ultimi tempi irrompere prepotentemente sul palco-scenico politico molfettese per con-quistarne il ruolo di protagonista; un monopolio dell’attenzione pubblica in parte sì giustificato, e che si spera pos-sa trovare per questo capitolo un epi-logo “felice” e concordante per le parti politiche in campo, ma soprattutto per la città intera, ma che rischia di far passare in sordina questioni e decisio-ni di altrettanta rilevante importanza. Una tra tante la Delibera n. 132 del 4 giugno scorso della Giunta Comuna-le, un’eco che si sarebbe smarrita tra lo stridore circostante ma che è stata ben captata dal consigliere comunale di Rifondazione Comunista, Giovan-ni Porta. Con tale Delibera si rinnova ad una commissione di professionisti l’incarico per l’istruttoria delle prati-che relative al rilascio delle autorizza-

zioni paesaggistiche; incarico, questo, in passato ricoperto dall’amministra-zione regionale e che la stessa, con Delibera n.327 del 10 febbraio 2010 della Giunta Regionale, ha nuovamen-te delegato ad alcuni comuni che pre-sentavano determinati requisiti, tra cui compare per l’appunto il Comune di Molfetta che, precisiamo, ha già bene-ficiato di tale delega lo scorso anno per un periodo di tempo che andava dal 25 febbraio 2009 al 31 dicembre 2009. Con la Delibera n. 132 della Giunta Comunale, quindi, è stata riconferma-ta la precedente commissione formata dai medesimi professionisti. Sembre-rebbe non esserci alcunché di strano, se non fosse, come sottolinea il con-sigliere Porta, che all’interno della commissione è presente un membro, l’architetto Giambattista Del Rosso, cui è stato precedentemente affida-to dal Dirigente del Settore Territo-rio, con Delibera n. 19 del 4 febbraio

2010, l’incarico di collaborazione e redazione di uno studio specialistico per l’ottenimento del parere paesag-gistico e dell’autorizzazione paesaggi-stica, per il progetto di riqualificazio-ne urbana di Corso Umberto e Largo S. Angelo. Sovrapposizione di ruoli, o si può chiaramente parlare di con-flitto d’interessi? Colui che propone quello studio è la stessa persona che successivamente all’interno dell’orga-nismo preposto lo valuta e lo appro-va, sorvolando quelli che dovrebbero essere elementari criteri di obiettività. Ma non è tutto, nella Delibera n. 132 sembrerebbe presente un’altra stra-na anomalia. Il nuovo contratto va a “completare” il precedente contratto, sottoscritto il 25 febbraio 2009 e della validità di 55 giorni (dal 1 gennaio al 24 febbraio 2010), essendo rinnova-to quindi dal 56° giorno (25 febbraio 2010) e per altri 365 giorni. Come tutto ciò può essere possibile? Come

può il nuovo contratto coprire un arco di tempo in cui il Comune di Molfetta non era beneficiario della delega della Regione Puglia per il rilascio dell’au-torizzazione paesaggistica? Si potreb-be dedurre, conseguentemente, che i professionisti della commissione do-vrebbero ricevere un compenso relati-vo anche a quel periodo di inattività, ma solo l’amministrazione comunale potrebbe sciogliere questo dubbio. “Non è mia intenzione discutere la va-lidità e la capacità del professionista in questione, ravviso semplicemente una inopportunità e conflittualità nel ricoprire due ruoli differenti”, afferma il consigliere Porta che, a tal proposito e per avere delucidazioni sulla vicen-da, ha nei giorni scorsi presentato una interpellanza consiliare cui si auspica possa giungere in tempi non remoti una risposta.

Isabel Romano

Piano del Commercio: Gianni Porta denuncia un conflitto di interessi.

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Giudice e giudicato: si può?

giovedì 8 luglio 20108 politica

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La zona artigianale della città sembra proprio essersi trasformata in un vero e proprio “bancomat” al servizio della criminalità organizzata che non esi-ta a pianificare azioni in grande stile per impadronirsi di grosse somme di denaro. Questa volta ad essere presa di mira è stata la cassa continua dello sportello bancario situato all’interno del Fashion District Molfetta Outlet. Come era già successo nel centro di-stribuzione Alta Sfera, oltre che nel parco divertimenti Miragica e nel cen-tro commerciale Mongolfiera, la banda ha utilizzato un escavatore per aprirsi un varco e poi asportare la cassa il cui contenuto non è stato ancora quantifi-cato. Dovrebbe comunque trattarsi di una grossa cifra considerando gli in-cassi dei primi due giorni di saldi. I malviventi, almeno sei persone a volto coperto, sono entrati in azione attorno all’una e mezza della notte tra dome-nica 4 e lunedì 5 luglio. A bordo di una Wolksvagen Polo, di un’Audi di gros-sa cilindrata, di un camion e dell’esca-vatore, hanno raggiunto il centro com-

merciale e hanno sfondato il cancello d’ingresso principale puntando subito alla cassa continua posta ad una deci-na di metri dal punto dal quale erano entrati. Di quanto stava avvenendo si

è accorta la guardia giurata che si tro-vava all’interno del Fashion District per il consueto turno di controllo: il vigilante ha tentato di raggiungere i banditi ma gli è stato impossibile poi-

ché questi, avendo pianificato ogni mossa, avevano parcheggiato la Polo in maniera tale da impedire l’aper-tura della porta degli uffici. Questo espediente non ha però scoraggiato la guardia giurata che, dopo aver dato l’allarme, è salita sul tetto del Fashion e ha cominciato a sparare verso i rapi-natori che a loro volta hanno risposto al fuoco: sul terreno sono stati ritro-vati i bossoli di ben 24 colpi sparati dal vigilante e sei di fucile e quattro di pistola esplosi dai malviventi. Nel conflitto a fuoco nessuno è rimasto fe-rito. I banditi dopo aver asportato la cassa si sono dati alla fuga utilizzan-do l’Audi e il camion. Ai carabinieri, giunti sul posto pochi minuti dopo il termine dell’azione malavitosa, non è restato altro da fare che avviare le indagini partendo dal racconto della guardia giurata e dall’analisi dei fil-mati del sistema di videosorveglianza. Sequestrata anche la Polo, abbandona-ta sul posto e risultata rubata a giugno del 2009 a Noci e l’escavatore rubato pochi mesi fa ad Acquaviva.

Banda di malviventi fugge via con la cassa continua dello sportello bancario.

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Furto con “spaccata” al Fashion

giovedì 8 luglio 201010 Cronaca

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Da sempre il tratto di mare antistante Torre Gavetone è finito sotto la lente d’ingrandimento per via della peri-colosità delle sue acque, dovuta alla accertata presenza di ordigni bellici risalenti all’ultimo conflitto mondia-le. Questa volta però la polemica su quello specchio di mare si è accesa in seguito all’inizio dei lavori di riquali-ficazione della spiaggia. I lavori, volu-ti e finanziati dalla Provincia di Bari, rimetteranno a nuovo un pezzo di co-sta molto gettonato dai bagnanti, ren-dendolo sicuramente più fruibile con l’abbattimento delle barriere architet-toniche, la realizzazione di un nuovo percorso e il riciotolamento della batti-gia. Quindi, a conclusione degli inter-venti, le automobili, che alcuni sono abituati a parcheggiare a pochi metri dal mare, dovranno essere lasciate nel parcheggio antistante mentre i disabi-li potranno finalmente usufruire della spiaggia con maggiore sicurezza. Fin qui nessuna obiezione nei confronti di un’operazione che avrà un sicuro e fu-turo riscontro positivo per la città. La

tempistica dei lavori però lascia molto a desiderare. Perché aprire un cantiere nel mese di maggio, proprio a ridosso della stagione balneare? La confer-ma che la situazione venuta a crearsi non è delle migliori arriva proprio dal comportamento dei bagnanti. Questi, infatti, incuranti dei lavori in corso, penetrano all’interno del cantiere pur di raggiungere il mare. Del resto non hanno tutti i torti dato che la spiaggia del Gavetone è una delle poche fru-

ibili in città. In caso di malaugurati incidenti che ne sarebbe però respon-sabile? Domanda che evidentemente la Provincia di Bari non si è posta quando, dopo i lunghissimi tempi bu-rocratici, lo scorso maggio ha portato le ruspe sulla spiaggia. Stizzito per la situazione è il responsabile provincia-le di Marevivo, Onofrio Allegretta, che è stato il primo a denunciare la situazione paradossale in quella zona. L’associazione si è detta contraria ai

modi e soprattutto ai tempi di realiz-zazione dei lavori lungo quel tratto di litorale. “Vediamo positivamente – ha affermato Allegretta – le attività di ri-pristino del litorale ma è impensabile aprire un cantiere proprio nel mese di maggio. Il Gavetone ed i suoi fruitori – ha aggiunto lo stesso – già abbon-dantemente danneggiati dalla pre-senza degli ordigni, devono digerire anche quest’altro disagio; siamo con-vinti che la riqualificazione debba ini-ziare anche dal mare con la protezione della Poseidonia, il suo ripristino e la sua ripiantimazione”. Parole che an-che questa volta sono lo specchio del-le condizioni delle spiagge molfettesi ormai degradate e orfane della Posei-donia, la pianta nursery del mare che protegge le coste dalla furia delle ac-que. Non a caso Molfetta è inserita nei piani europei per la protezione della specie vegetale ma probabilmente chi di dovere non è ancora al corrente di questo.

Francesco Tempesta

Utili gli interventi che però potevano essere realizzati prima dell’inizio della stagione balneare.

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Lavori a Torre Gavetone: proprio ora?

giovedì 8 luglio 2010 11Attualità

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Un parco naturalistico all’interno di Lama Cupa si può. Lo ha reso noto ne-gli scorsi giorni il Comune di Molfet-ta. Il progetto da sempre voluto in città non è mai stato preso in considerazio-ne concretamente per via di una serie di cavilli burocratici. Rimangono co-munque i dubbi sull’entità dell’impat-to ambientale che la realizzazione di un percorso tematico potrebbe arreca-re ad un ambiente tanto delicato quale quello di una lama. Le lame non sono altro che solchi perpendicolari alla co-sta che hanno il naturale compito di

convogliare le acque provenienti dalla Murgia. È stata proprio la forza delle acque a scavare queste profonde feri-te, divenute con il tempo assai fertili e frequentate dall’uomo fin dall’epoca preistorica. Lama Cupa, una delle nu-merose lame cittadine, denominata an-che Lama Martina a seconda del tratto, taglia il territorio molfettese provenen-do da quelli di Bitonto e Terlizzi. La “ferita” sfocia in località “Prima Cala” dove diventa ancor più profonda ed evidente. La lama stupisce per il suo singolare ed unico micro habitat che

presenta una serie variegata di specie vegetali e animali. Un pezzo di città di sicuro interesse naturalistico ma molto delicato. Ecco perché si auspica che si valuteranno tutti i pro e i contro per non rischiare di rovinare uno dei pochi posti ancora incontaminati a Molfetta. Il progetto per la realizzazione di un percorso escursionistico lungo l’alveo di Lama Cupa è stato redatto dall’in-gegner Francesca Caldarola ed è stato approvato dalla riunione di Giunta del 4 giugno scorso. Adesso l’ambizioso “parco” verrà candidato al finanzia-

mento europeo POFESR per il repe-rimento dei fondi e per la definitiva approvazione. Il Comune di Molfetta dal canto suo si impegna a finanziare il 25% dei lavori, pari ad un importo di 100.000 euro. Un impegno non da poco che sottolinea quanto stia a cuo-re dell’Amministrazione permettere la fruibilità del polmone verde cittadino, quello di Lama Cupa, non molto co-nosciuto fra i cittadini stessi e ancora poco considerato.

Francesco Tempesta

L’amministrazione ha presentato un progetto per ottenere i fondi dell’Unione Europea.

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Un parco naturalistico a Lama Cupa?

giovedì 8 luglio 201012 Attualità

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giovedì 8 luglio 2010 13Attualità

I pescatori sono ritornati al lavoro dopo aver contestato il Regolamento Comu-nitario n. 1967/2006 che ordina di por-tare a 4 centimetri le maglie del sacco a forma quadrata e a 5 centimetri quelle romboidali. Dal 3 al 31 agosto andrà in vigore il fermo biologico. Il primo settembre sicuramente si ritornerà a parlare del caso pesca. Quali sviluppi si avranno? L’articolo 9 comma 3 ci con-sente entro il 2012, se ci saranno le con-dizioni favorevoli per la Commissione Europea, di riaprire il caso ed eventual-mente ottenere delle modifiche. Nel frattempo il ministro delle Politiche Agricole Galan, durante l’audizione del 15 giugno scorso, ha puntualizzato che non ci saranno ulteriori deroghe, anzi ha invitato tutte le associazioni dei pe-scatori, operatori ed esperti a collabora-re con l’Unità di crisi costituitasi presso il Ministero per trovare soluzioni soste-nibili sia per salvare la fauna marina che per rendere equo il provvedimento anche per gli Stati Extra Comunitari che usano reti non convenzionali. La stampa ha dato ampio spazio al proble-ma facendo nascere un dibattito tra po-litica, associazioni e consumatori che chiedono chiarimenti. Ci siamo rivolti al dottor Roberto Carlucci, ricercatore presso il Dipartimento di Biologia Ani-male ed Ambientale dell’Università de-gli Studi di Bari e membro del direttivo Necton e Pesca della Società Italiana di Biologia Marina. Dottor Carlucci, lei spesso s’imbarca con il suo team di ricerca per conto dell’Università di Bari. Le chiedia-mo: cosa è successo ai nostri mari di così grave da spingere il Consiglio Europeo ad emanare un Regola-mento così restrittivo? Il regolamento 1967/2006, la cui applicazione, dopo 4 anni di successive deroghe, suscita malumori e finalmente dibattito nella comunità dei pescatori, non è un atto amministrativo imprevisto. Infatti, tale regolamento ha indicato in data 1 luglio 2008 una modifica alla forma della ma-glia al sacco della rete adoperata dalle

imbarcazioni a strascico, operanti nelle acque del Mediterraneo sotto la bandie-ra degli Stati Membri dell’Unione Eu-ropea, al fine di incrementare la seletti-vità dell’attrezzo di pesca e garantire la sostenibilità del prelievo delle risorse alieutiche. In buona sostanza, si agi-sce sulla rete per consentire la soprav-vivenza degli esemplari più giovani e spesso immaturi, consentendo loro di raggiungere una taglia/peso maggiore e contribuire, una volta raggiunta la ma-turità sessuale, ad incrementare l’ab-bondanza di pesci, crostacei e cefalo-podi. Come vede, il fine perseguito dal Regolamento Comunitario attraverso le sue indicazioni non è quello di contra-stare le imprese di pesca quanto, piutto-sto, di salvaguardare gli stock sfruttati dal prelievo, aumentare le loro abbon-danze in mare e garantire un’opportu-nità di impresa alle generazioni future di pescatori.Se il punto maggiormente contestato dai pescatori è il problema della mi-sura e della forma del sacco della rete a strascico, ci spieghi dal punto di vi-sta tecnico, la differenza fra la rete a maglia quadra e quella romboidale. I pescatori hanno dichiarato che con l’uso delle nuove reti si arriva a una perdita sul pescato fino al 50% .Qua-li sono i pesci che sfuggono alla cattu-ra? Quali sono gli effetti che produce sul pescato? Le differenze esistono e sono accettabili tenendo in conto gli obiettivi di incremento della selettività della rete a strascico e della sostenibi-lità delle catture previsti dalla Politica Comune della Pesca in UE. A questo proposito, vorrei tranquillizzare, sulla base di numerose prove scientifiche, la comunità dei pescatori a strascico. Infatti, molto difficilmente si realizze-ranno riduzioni di pescato così eleva-te. Il passaggio da una maglia di forma romboidale a quella quadrata di pari dimensione garantisce, data la nuova geometria e le linee di forza che scatu-riscono durante il traino dell’attrezzo, che la maglia stessa non subisca stira-

menti e rimanga sempre aperta durante l’attività di pesca. La taglia di prima cattura di nasello e triglia, importanti risorse dello strascico, viene così cer-tamente incrementata. Tuttavia, vorrei sottolineare che per entrambe le spe-cie è prevista dalla normativa una ta-glia minima di sbarco rispettivamente pari a 20 e 11 centimetri di lunghezza totale. Analogamente, per lo scampo e per il gambero bianco, le modifiche nella forma della maglia consentiranno di risparmiare, nell’immediato, esclu-sivamente gli esemplari con taglie più piccole, i quali dopo qualche mese rag-giungeranno dimensioni maggiori con rese economiche certamente migliori a favore del comparto pesca. Alcuni opinionisti sono dell’idea che il provvedimento in discussione non renderà mai la pesca dell’Adriati-co sostenibile. E neppure il tempo ordinario del fermo biologico sarà sufficiente a far ripopolare la fauna marina. Qual è la sua opinione a ri-guardo? La pesca è un’attività eco-nomica molto importante in UE e lo sfruttamento sostenibile delle risorse alieutiche è un argomento estremamen-te complesso. Diffiderei delle opinioni disfattiste troppo spesso proclamate senza nessun supporto tecnico-scienti-fico! Le risorse biologiche marine vi-vono in stretta relazione fra di loro se-condo cicli naturali. Lo sviluppo tecno-logico ha consentito lo sfruttamento di queste risorse ben al di là delle naturali capacità di rinnovamento degli stock e sempre più frequentemente si parla di overfishing, in Italia come nel resto del mondo. Ora è quanto mai indispensa-bile correggere le distorsioni secondo un approccio precauzionale che pre-veda una profonda conoscenza dei ci-cli biologici delle specie ittiche target, oltre che della struttura e funzione che ogni specie ha all’interno di un ecosi-stema marino. A tal proposito, una rete a strascico più selettiva garantisce una maggiore sopravvivenza anche a quelle specie demersali che sono accidental-

mente catturate e che non essendo di alcun interesse commerciale vengono rigettate ormai morenti come scarto di pesca. Analogamente, un periodo di so-spensione dell’attività di pesca, quale il cosiddetto fermo biologico, ovvero le zone di tutela biologica ZTB, diminu-iscono per qualche tempo o in una ben delimitata area, lo sforzo di pesca favo-rendo il ripopolamento degli stock ittici oggetto di prelievo e producendo bene-fici sull’intera comunità demersale. Per ultimo, i pescatori hanno dichia-rato che si sentono abbandonati dal-le Istituzioni e non vedono soluzioni all’orizzonte. Il ministro Galan ha chiesto la collaborazione scientifica. In conclusione, la scienza potrebbe dare delle risposte rassicuranti ai nostri interlocutori? Il mondo della ricerca e soprattutto l’istituzione uni-versitaria è da sempre al servizio della comunità. Infatti, dal 1985 a tutto oggi, numerose sono state le ricerche scienti-fiche e le campagne in mare realizzate dai ricercatori universitari per conto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per la valutazione delle ab-bondanze delle risorse alieutiche distri-buite nei mari italiani. In particolare, sottolineo la ricchezza di informazione scientifica disponibile in Puglia, sia per il versante Adriatico che per il Mar Io-nio, dove da anni sono al lavoro team di ricerca di rilevanza internazionale. Allo stato attuale, è più che mai necessario intensificare gli sforzi affinché si realiz-zi il trasferimento di queste conoscenze verso gli operatori del settore, magari attraverso la stipula di protocolli di in-tesa con le associazioni di categoria per la realizzazione di corsi di aggiorna-mento. In un contesto di questo genere sarebbe infatti più naturale analizza-re i problemi che affliggono il settore pesca, realizzare il trasferimento delle informazioni scientifiche frutto della ricerca e individuare i meccanismi che disinnescano preventivamente gli allar-mi di questi giorni.

Pantaleo de Trizio

Abbiamo raccolto il parere del dottor Roberto Carlucci, ricercatore presso il Dipartimento di Biologia Animale ed Ambientale dell’Università degli Studi di Bari.

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pesca: la parola all’esperto

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giovedì 8 luglio 201014 Attualità

L’appuntamento organizzato dall’associazione ambientalista ha aperto numerosi temi di discussione.

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Blue Mission di Marevivo: riflessioni sul mare ed altro Osservata attentamente, la superficie del mare è un caleidoscopio mobile di forme e colori che, a seconda del ven-to, delle correnti e della distanza dal-la costa, mutano di continuo, si sus-seguono rapide, diventano altro, poi altro ancora, rivelando insospettabili e sconosciute forme di vita animale e vegetale come, ad esempio, la Posido-nia oceanica, specie protetta, dai frut-ti detti “olive di mare”, le cui foglie, con il movimento delle onde, arriva-no sulle spiagge sotto forma di sfere brune, comunemente chiamate “palle di mare”. Decine di bambini e adulti le hanno ammirate e, forse, viste per la prima volta domenica 27 giugno, in località Prima Cala a Molfetta, du-rante la prima giornata che l’associa-zione ambientalista Marevivo, nata in Italia nel 1985 e riconosciuta con D.M. del 20/2/87, ha dedicato alla Blue Mission, campagna di educazio-ne e cultura ambientale, soprattutto marina, rivolta in particolar modo ai giovani per stimolarli a vivere, attra-verso la conoscenza e l’informazione, un rapporto corretto e consapevole con il mare che, non dimentichiamo, ricopre il 70% della superficie ter-restre, produce l’80% di ossigeno, assorbe 1/3 del CO2, e si configura, quindi, come elemento essenziale per l’equilibrio dell’ecosistema. Duran-te la mattinata, dopo la pulizia della spiaggia da parte dell’ASM, che ha provveduto a liberare la battigia da cumuli di detriti e di alghe, Onofrio

Allegretta, presidente della sezione provinciale di Marevivo, l’unica nel meridione, attiva a Molfetta dal 2007, Raffaele Annese, della neonata Posei-don Blu Team, associazione sportiva dilettantistica per gli appassionati de-gli sport acquatici e subacquatici, ed altri volontari hanno intrattenuto ba-gnanti, appassionati, cultori del mare e non, inizialmente indifferenti e poi via via sempre più interessati, con la distribuzione di opuscoli e materiale informativo e con l’illustrazione della “valigia del mare”, contenente piccoli e vari esemplari di flora e fauna mari-na ma anche prodotti inquinanti come le candele delle auto spesso usate per pescare polpi e poi rinvenute sui fon-dali. Si è trattato di una manifestazio-ne spartana e spontanea, essenziale, dal semplice carattere divulgativo, effettuata per sensibilizzare l’opinio-ne pubblica sui problemi del mare, il trasporto delle sostanze pericolose, la strage dei cetacei, i metodi di pesca illegali, la distruzione e l’abbandono in acqua di sostanze tossiche. Non c’erano tartarughe marine da mostra-re né telecamere o teleobiettivi in cui guardare, soprattutto mancavano i rappresentanti delle istituzioni, della politica, delle altre associazioni am-bientaliste, il fronte vivo e compatto che dovrebbe legare i cittadini alla città, lì in uno dei punti nevralgici e simbolici di Molfetta come la Prima Cala, terra di tutti e di nessuno, spiag-gia di frontiera, bivacco estivo e not-

turno ai limiti della decenza e della legalità. Nei giorni precedenti aveva-mo già incontrato Onofrio Allegretta che ci aveva parlato delle difficoltà e dei tentativi dell’associazione di instaurare contatti con l’amministra-zione comunale e con lo stesso sin-daco Azzolini, mostrandoci le lettere di sollecitazione e di invito inviate a quest’ultimo in diverse occasioni, come quella datata 8 giugno 2010 e rimasta anch’essa senza risposta, con la quale si chiedeva il patrocinio e la partecipazione attiva all’iniziativa “Blue Mission” mediante la stampa e l’affissione di manifesti su plance comunali. L’ostruzionismo subito da Marevivo è spiegabile, secondo Alle-gretta, con certe prese di posizione as-sunte dall’associazione su temi scot-tanti (non specifica bene quali) e con la mancanza di una figura di riferimen-to politico in Consiglio Comunale che un tempo c’era e ne presentava bene le istanze, tanto che, inizialmente, l’Amministrazione aveva riconosciu-to ed appoggiato, erogandole anche un finanziamento di mille euro per un “Natale in acqua”, la sezione locale di Marevivo. Per quanto riguarda i rapporti, completamente inesistenti, con le altre associazioni ambientali-ste della città, Allegretta lamenta una totale mancanza di comunicazione e collaborazione nonostante l’obiettivo comune della salvaguardia dell’am-biente. A riguardo, da noi contattato, Pasquale Salvemini, responsabile del Wwf locale, ha dichiarato: “Non ero a conoscenza dell’iniziativa di Mare-vivo, l’ho appresa dalla stampa, non so in cosa consista. Credo sia fonda-mentale che ci siano attività sinergi-che tra le varie associazioni ma che queste debbano comunque mantenere la loro piena autonomia organizzativa nonché perseguire le finalità statuta-rie del singolo gruppo. La Prima Cala rimane per il Wwf un delicato lembo della città da custodire con cura per-ché l’abbiamo voluta a tutti i costi, il Wwf ci ha investito tempo e denaro

per la piantumazione di centinaia di alberi. Ora l’Amministrazione comu-nale deve scendere in campo per evi-tare episodi spiacevoli quali accam-pamenti abusivi continui, grigliate estive e tendopoli gratuite. Mettiamo a disposizione dei bagnanti un an-golo ideale per una tintarella senza sorprese”. La piena autonomia di cui parla Salvemini non dovrebbe, però, tradursi, a detta delle persone che ab-biamo sentito (anche gente comune), con il limitarsi a coltivare con cura ed

attenzione solo il proprio orticello o a gestire in maniera personale e cliente-lare i rapporti con le istituzioni senza impedirne o, addirittura favorendone, in alcuni casi, scelte a danno della sa-lute collettiva; le attività sinergiche a cui egli accenna andrebbero, di fatto, concertate e individuate ad un tavolo comune permanente dove poter stabi-lire linee operative di collaborazione e progettare forme mutualistiche di autocontrollo, promozione e condivi-sione impedendo alle associazioni di volontariato, soprattutto a quelle go-vernative, di diventare, con il tempo, delle vere e proprie corporazioni, con finalità ben diverse da quelle formal-mente dichiarate. Concludiamo ripor-tando una scritta che non ha nulla a che vedere con quanto detto finora ma che abbiamo letto lì, con sorpresa, su un muro (un’altra, assai carina, dice-va: Don’t touch my hearth… ): “Che differenza c’è tra amare e farsi male?”. Per noi nessuna, ma forse è il caso di pensarci. Domenica, 27 giugno, ore 11, località Prima Cala a Molfetta: ri-flessioni sul mare ed altro.

Beatrice De Gennaro

Decalogo del Mare

Unisciti a noiNon restare indifferente ai problemi del mareMobilitati per la difesa del mareAiutaci a pulire gli ambienti mariniRispetta il mare e tutte le forme di vitaEvita di inquinare e sprecare le risor-se naturaliVai dove la natura ha bisogno di teIscriviti a MarevivoVivi educando ad amare la naturaOffri il tuo aiuto per il mare

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Nelle ultime settimane la battuta più ricorrente tra commensali è stata “ci facciamo una bella mozzarella blu?”, il riferimento, ovvio, al caso fragoro-samente scoppiato in tutta Italia e che ha coinvolto anche Molfetta con il suo bel quantitativo di latticini colorati, tredici tonnellate chilo più chilo meno, trovato e sequestrato dai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni del co-mando provinciale di Bari all’interno del centro distribuzione della Lidl, situato nella zona artigianale della città. Latticini, sia ben chiaro, mai finiti negli scaffali dei supermercati o sulle tavole dei consumatori. La Lidl stessa, infatti, dimostrando la sua se-rietà aveva provveduto a bloccare la distribuzione non appena il primo caso di mozzarella contaminata era stato segnalato a Torino. Si è trattato quindi di un sequestro cautelativo: impossibile dire se qualcuna di quelle mozzarelle, dal nome italianissimo ma prodotte e confezionate in Germa-nia, avesse assunto la colorazione blu. Colorazione causata dalla presenza di

un batterio, lo pseudomonas. Un caso di cronaca “alimentare” che non in-teressa più di tanto Molfetta, se non per semplici ragioni commerciali ma che invece ci ha spinto a riflettere su quanto sta avvenendo al nostro modo di acquistare, su come cambiano le scelte dei consumatori. Soprattutto cosa finisce sugli degli scaffali dei ne-gozi di alimentari dove abitualmente ci rechiamo a fare spesa. La domanda

è: perché un molfettese dovrebbe ac-quistare in supermercato mozzarella proveniente dalla Germania quando in città esistono numerose attività artigianali che vendono prodotti ot-timi? E soprattutto cosa troviamo nei supermercati più conosciuti della città? Così abbiamo chiesto il parere del direttore di uno dei più importanti punti vendita cittadini, il supermer-cato Famila, quello di un produttore

artigianale, il signor Altamura del caseificio omonimo e quello di due esperti del settore, la biologa nutriz-ionista Annalisa Mira e il presidente dell’Associazione Cuochi Baresi, Gi-acomo Giancaspro. Per questa volta ci siamo limitati a parlare di moz-zarella ed affini ma, lo stesso tipo di ragionamento potrebbe essere es-teso all’olio d’oliva proveniente dalla Grecia, o agli ortaggi importati dalla Tunisia, o ancora all’aglio cinese. Per non parlare di vino, salumi, pasta e tanto altro ancora. Insomma, sulle nostre tavole “globalizzate” ormai finisce di tutto e di più. E forse non c’era bisogno della “mozzarella dei Puffi” per capire come sia cambiato il contenuto dei nostri frigoriferi e delle nostre dispense passati dall’ospitare i prodotti del contadino che vive sotto casa alla frutta e verdura di grandi aziende internazionali che della nos-tra cara vecchia agricoltura oramai conservano solo nomi e immagini. Magari falsificandoli. Per il bene del mercato globale.

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Dispensa, tavola e globalizzazioneIl caso della “mozzarella blu” e la nostra spesa quotidiana.

giovedì 8 luglio 2010 15Inchiesta

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16 Inchiesta

Latte e formaggi sono alimenti con un alto valore nutrizionale in quanto fonti di pro-teine nobili, grassi facilmente digeribili, sali come calcio e fosforo utili nell’accre-scimento dei bambini o per combattere ca-renze nell’adulto. Come per tutti i prodotti alimentari, però, le scelte e i metodi di pro-duzione devono essere ben selezionati per garantire il rispetto della salute del consu-matore. In questi giorni l’attenzione è sta-ta rivolta al caso della mozzarella blu che diventa tale per una sostanza prodotta da un batterio in presenza di ossigeno (ecco perché si colora dopo l’apertura della con-fezione). Ma non bisogna dimenticare che alterazioni o contaminazioni batteriche non sempre determinano modificazioni del prodotto in maniera così visibile. I pro-dotti caseari sono tra quelli più sensibili alle contaminazioni perché terreno fertile per la crescita batterica e a contraffazioni dato il loro largo impiego, quindi diventa importante essere certi della loro qualità. Nella preparazione dei formaggi le fasi sono lunghe: si parte dalla preparazione del latte che può essere usato crudo o pa-storizzato per l’eliminazione di eventuali microrganismi patogeni e deve essere di qualità; segue la coagulazione del latte in cui viene fatta precipitare la caseina con la formazione della cagliata; quindi la rottura e la cottura di quest’ultima per i formaggi a pasta cotta; infine formatura, pressatu-ra, salatura e maturazione. Ogni fase può essere soggetta a contaminazioni e quindi deve essere sottoposta a rigidi controlli: i formaggi più freschi sono i più a rischio perché più ricchi di acqua e siero che fa-voriscono la crescita microbica e quindi eventualmente anche di agenti dannosi. Viviamo in un Paese in cui la produzione di formaggi vanta una lunga storia ma al-meno la metà delle confezioni in vendita nei negozi è fatta con latte o addirittura con cagliate importati dall’estero. I prodotti DOP (Denominazione di Origine Protetta) ci garantiscono la provenienza ma anche prodotti artigianali della nostra terra e sen-za marchio possono essere una garanzia. Per difenderci, una buona abitudine deve essere quella di consumare prodotti di fi-ducia, di cui si conosce la provenienza an-che del latte, controllare le date di scaden-za, e soprattutto usare tutti i nostri sensi, tra cui gusto e olfatto che servono proprio per difenderci. E ricordarsi che spesso conve-nienza non coincide con sicurezza.

dott.ssa Annalisa MiraBiologa Nutrizionista

A Molfetta la mozzarella è biancaprodotti caseari: ci possiamo fidare?

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A Molfetta, inquinamento e condizioni metereologiche permet-tendo, solo il cielo ed il mare sono blu, le mozzarelle restano bi-anche, anzi bianchissime, come le mani degli operatori caseari che le lavorano secondo antiche tradizioni tramandate di generazione in generazione. Il signor Pietro Altamura, titolare del caseificio a conduzione familiare sito in via Molfettesi d’Argentina 28, produt-tore di mozzarelle e formaggi a pasta filata, le muove rapidamente mentre, tra una parola e l’altra, serve i numerosi clienti ai quali offre trecce, nodini, scamorze invitanti, dal profumo inimitabile e unico, che in molti rievoca le stanze lontane dell’infanzia, fatte di odori e sapori sempre più difficili da ritrovare. Ricordiamo che la mozzarella è un prodotto caseario fatto unicamente di latte vac-cino, caglio e sale, ottenuto dalla coagulazione intorno ai 37° di latte crudo intero ad acidità naturale, talvolta termizzato, a volte addizionato di sieroinnesto naturale o selezionato. “Consumiamo 400 o 500 litri di latte al giorno per produrre 40 o 50 chili di moz-zarelle e formaggi. Il latte che ci viene consegnato il martedì e il sabato con autobotti e giunge da aziende zootecniche murgiane autorizzate e controllate, viene poi trasferito in cisterne coibentate che possono contenerne anche 15 quintali. Il trasportatore lo ac-quista dall’azienda produttrice, noi lo acquistiamo da lui. È un latte che proviene da una o due mungiture, che è stato filtrato con colino a trama fitta o pulito con pulitrice centrifuga, poi posto in serbatoi refrigeranti a 4 gradi”. Il signor Altamura ci guida nell’azienda, ci indica le grosse cisterne e le apre, offrendoci lo spettacolo di un mare bianco e denso dove vorremmo immediatamente tuffarci, moderne Poppee amanti della pelle levigata e lunare. In questo latte, però, addizionato di caglio liquido di vitello (15-30 ml per quintale) non ci si tuffa: lo si riscalda, poi lo si coagula in un lasso di tempo che va, a seconda dell’acidità del latte, dai 30, 40 minuti fino ad un massimo di 60. Al rassodamento del coagulo segue, dopo 15, 20 minuti, la rottura (meccanica nei grossi caseifici) che è effettuata lentamente fino ad ottenere grani a dimensione di noce, con grossi mestoloni di legno o con spini metallici. La cagliata vi-ene lasciata riposare per 30 minuti durante i quali viene prelevato il siero destinato all’innesto del giorno successivo, impedendo, mediante immissione indiretta di acqua calda, che la temperatura della massa scenda al di sotto di 30°. Poi si continua con la fila-tura, preceduta da prove per stabilire il giusto grado di maturazione della pasta, che, se effettuata in maniera tradizionale, vede l’uso di due bastoni di legno in recipienti di legno bassi e larghi da 6 a 7 quintali nei quali la pasta è filata con acqua a 85-90 gradi, quindi con la salatura (per immersione in salamoia o per addizione di sale durante la maturazione) e infine con il confezionamento. I grossi caseifici confezionano il prodotto meccanicamente in buste di carta pergamentata plastificata lasciando la mozzarella immersa in acqua come liquido di governo; il prodotto destinato al mer-cato locale viene confezionato al momento della vendita in buste di plastica con acqua. Il settore lattiero-caseario, uno dei motori trainanti dell’industria agro-alimentare, è sottoposto al controllo delle Regioni per le autorizzazioni di tipo igienico-sanitario e per i molteplici aspetti di impatto ambientale, diretti o indiretti, connes-si a tutte le fasi del processo produttivo, dall’ingresso delle materie prime e dei materiali di consumo fino allo smaltimento dei residui del prodotto e durante le attività di supporto. Il signor Altamura ci dice che qui non vengono usate sostanze chimiche: i prodotti di sanificazione o reagenti chimici, quando sono presenti nei caseifici, dovrebbero, per legge, essere stoccati ed etichettati, in più il datore di lavoro ha l’obbligo di conservare e mettere a disposizione del

personale le schede di sicurezza di tutti gli agenti chimici presenti. I sistemi di gestione di controllo sono basati sulla valutazione di svariati elementi, come le emissioni in atmosfera, il rumore, le risorse idriche da utilizzare, i serbatoi interrati, i sottoprodotti, i rifiuti ed i reflui. La valorizzazione, in particolar modo, dei reflui caseari, soprattutto siero e scotta, consente di abbattere i costi di smaltimento e rappresenta un proficuo esempio di trasformazione di uno scarto in una risorsa economica. È proprio il caso di dire: non solo latte dietro (ma dentro sì…) le mozzarelle.

Beatrice De Gennaro

Come si lavora nello storico caseificio di Pietro Altamura.

Scegliere bene per tutelare la salute e mangiare sano.

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A Molfetta la mozzarella è bianca

La conferma arriva dal direttore di uno dei più grossi punti vendita della città.

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Nei supermercati nessun rischio

Le mozzarelle dei “Puffi”, quelle blu provenienti dalla Germania, sono arrivate anche in città. Ecco l’en-nesima dimostrazione che quando scoppia un evento o un caso nazio-nale, Molfetta non può mai essere da meno e rimanere fuori dalle luci dei riflettori. Scherzi a parte, la situa-zione per quanto riguarda la salute dei consumatori, è sotto controllo. Lo spavento e la suggestione verso un fenomeno singolare e fuori dal comune hanno quasi fatto scoppiare una fobia in città e per un po’ si è te-muto un crollo verticale del mercato dei latticini. Si tratta comunque di un paradosso per una terra che assieme alla vicina Campania è la patria delle mozzarelle. Sembra strano dirlo ma la Puglia importa tonnellate e tonnel-late di derivati del latte proprio dalla Germania. Naturalmente la causa di questo è da ricercare nelle logiche di mercato che naturalmente collocano la mozzarella tedesca ad un prezzo nettamente inferiore a quello delle

molto più gustose e genuine moz-zarelle del Sud. Alcuni caseifici lo-cali importano soltanto il latte dalla verde Germania. Non bisogna co-munque allarmarsi perché il batterio

responsabile della strana colorazio-ne cianotica delle mozzarelle è lo “pseudonomas”, un essere infinitesi-mamente piccolo che vive in scarse condizioni di igiene e predilige gli

ambienti umidi. Quindi il latte della Germania sembrerebbe sicuro ma i suoi prodotti tedeschi d’ora in poi un po’ meno. Dopo il sequestro delle fa-mose 13 tonnellate presso il centro di distribuzione Lidl di Molfetta, sono cominciate a volare ipotesi, alcune a dire il vero al limite della diffama-zione, su chi fossero in città i su-permercati destinatari del carico. Si è parlato di hard discount ma anche di catene più o meno prestigiose che sono da sempre attente alla qualità dei prodotti offerti ai propri clienti. E sono stati proprio questi ultimi a chiedersi soprattutto di chi si sareb-bero potuti fidare per i propri acqui-sti. Attualmente a Molfetta un peri-colo reale di ritrovarsi le mozzarelle blu nel piatto non dovrebbe sussistere più. Lo ha assicurato il ministero del-le Politiche Agricole e Forestali che si è immediatamente affrettato, dopo la scoperta del carico, ad effettuare dei controlli a tappeto in tutti i su-permercati, i negozi di alimentari e i caseifici della città. Anche il diretto-re del vasto punto vendita “Famila” di Molfetta, Enzo Caterino, ha voluto rassicurare i molfettesi sull’entità del rischio latticini infetti in città. Molti supermercati molfettesi, infatti, ac-quistano prodotti caseari direttamente da caseifici pugliesi o dell’Italia me-ridionale in genere, prodotti che sono sottoposti a serrati controlli da parte degli ufficiali sanitari del ministero e delle Asl di competenza. “Presso il Famila, per esempio – ha rivelato Caterino – nessun tipo di mozzarella di provenienza tedesca è venduta nei banchi frigo. Si tratta di prodotti pro-venienti da importanti realtà locali che da tempo e tradizionalmente pro-ducono latticini quali Sanguedolce e Montrone di Andria e Del Giudice di Campobasso; la mozzarella di bufa-la, invece, arriva direttamente dalla sua patria, la Campania” ha afferma-to concludendo il direttore.

Francesco Tempesta

giovedì 8 luglio 2010

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Il caso della “mozzarella blu” ha allertato non solo chi consuma lat-ticini a volontà, ma chiunque si re-chi al supermercato per far spesa e acquistare un prodotto alimen-tare. Abbiamo incontrato Giacomo

Giancaspro, presidente dell’Asso-ciazione Cuochi Baresi ed esperto di gastronomia per sentire il parere di un professionista. “Il problema della mozzarella blu – ci ha detto – è molto semplice: noi da anni ne stiamo parlando e come associazio-ne e come consumatori, portando avanti uno slogan mirato “Man-giare con il territorio”, uno slogan, questo, adottato per far compren-dere a tutto il territorio, non solo ai professionisti del gusto, che dob-biamo cercar di valorizzare i pro-dotti locali e non quelli importati favorendo così l’ecologia, il chilo-metro zero, l’economia e quant’al-tro”. Oggi giorno la gente prefe-risce il prodotto importato ad un prodotto artigianale solo ed esclu-sivamente per un fattore economi-co, in quanto il primo ha un costo di gran lunga inferiore all’altro; ecco perché un prodotto deve avere il giusto prezzo alla giusta qualità, anzi, uno dei criteri fondamentali per poter individuare la qualità di

un prodotto è sicuramente il prez-zo. “Altro punto essenziale su cui si basa il caso della mozzarella blu – aggiunge Giancaspro – è legato all’educazione al gusto dei consu-matori: molta gente, a causa della forte crisi economica in cui ci tro-viamo, non presta molta attenzione al prodotto che sta acquistando, li-mitandosi solamente a prendere in considerazione solo il prezzo, non leggendo, dunque, le etichette, chi l’ha prodotto, in che modo è stato conservato, quanti giorni di con-servabilità ha, parametri, che in un contesto di crisi quale noi stiamo attraversando, vengono meno sicu-ramente. Così si spiega il motivo per cui al bancone del supermerca-to troviamo il prodotto top che sarà sempre buono e quello scadente. Questo non significa però che se ci rechiamo in una pizzeria, un pub o un ristorante noi possiamo correre il rischio di assaporare un prodot-to di misera qualità anche perché, nei locali i prodotti utilizzati ven-

gono conservati in un certo modo e nell’arco di tempo”. Fa impres-sione pensare, d’altro canto, quanti ristoratori sono costretti a chiudere le proprie botteghe. “Qui subentra un altro discorso, quello che noi chiamiamo la cultura dell’autocon-trollo; mantenere un autocontrollo alimentare, all’interno di un’atti-vità ristorativa, è un’esigenza di prioritaria importanza ma ha dei costi; significa sanificare continua-mente la zona di lavaggio, evitare i processi incrociati tra cotto e cru-do, tra sporco e pulito, soprattutto in estate, la bella stagione in cui i ritmi lavorativi sono intensifica-ti”. In conclusione, ha assicurato Giancaspro “oggi c’è un controllo attento, quasi capillare da questo punto di vista, non a caso il siste-ma di controllo HACCP ha subito ritirato dal mercato il prodotto ed individuato il problema di natura esclusivamente batterica”.

Marilena Farinola

Il parere del presidente dell’Associazione Cuochi Baresi, Giacomo Giancaspro.

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Cosa ne pensa un esperto

Dove mettere i risparmi di figli e nipoti? La risposta è semplice: per tutti i bambini da 0 a 12 anni la Banca Carime, appartenente al gruppo Ubi Banca, ha ideato “Clubino: il mondo dei giovani risparmiatori”. Nel libretto di risparmio “Clubino” è possibile versare quando e quanto si vuole, i risparmi crescono velocemente e in caso di necessi-tà sono sempre disponibili. “Clubino” è il modo più libero e flessibile per risparmiare giocando inoltre è gratuito perchè non ha al-cune spesa di apertura e gestione e l’imposta di bollo è a carico della banca. “Clubino” è conveniente perchè ha un tasso dell’1% fin dal primo anno; è divertente perchè ha tanti personaggi da scoprire, amici da conoscere e giochi da provare sul sito www.clubino.ubibanca.com ed inoltre è premiante perchè ci sono tanti fantastici premi a disposizione per tutti i piccoli risparmiatori. Per aprire il libretto di risparmio èsufficiente la firma di un solo genitore o del tutore. Il libretto viene intestato al bambino e solo i firmatari possono effettuare versamenti o prelievi: basta presentare il libretto presso lo sportel-lo Banca Carime ove è stato acceso. Ogni versamento poi è un doppio regalo: i gran-di non solo contribuiscono ad aumentare i risparmi dei bambini ma li aiutano anche ad ottenere fantastici premi. Infatti, il 30 settembre di ogni anno, per tutta la durata

dell’operazione a premi, i bambini rice-veranno un fantastico premio adatto alla loro età, in base all’importo presente sul libretto e alla soglia di deposito raggiunta. Per il primo regalo poi basta solo aprire il libretto: subito in omaggio un Giotto Junior Cube per colorare le avventure nel mondo dei giovani risparmiatori. Ma le sorprese e le possibilità per i più piccoli non finiscono qui! Ubi Banca infatti ha promosso il con-corso “Il calendario dei grandi lo disegnia-mo noi!”: Ubi Banca cerca piccoli artisti per il calendario del prossimo anno. Do-vranno disegnare la loro città: una piazza, un paesaggio, un monumento famoso o un qualsiasi elemento caratteristico del luogo in cui vivono. Una giuria di qualità selezio-nerà i disegni da pubblicare e per i più bravi in regalò ci sarà una console Nintendo DSi e il nuovo Super Mario Bros!Infine tutti i bambini partecipanti concorre-ranno all’estrazione finale di un viaggio + soggiorno per 4 persone (2 adulti e 2 bam-bini) a Parigi con ingresso gratuito ad un magico parco divertimenti. Per maggiori informazioni su “Clubi-no” e sul concorso è possibile visitare il sito www.clubino.ubibanca.com, oppu-re chiedere notizie nelle filiali di Banca Carime o chiamando il Numero Verde 800.500.200.

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giovedì 8 luglio 201018 Inchiesta

Page 19: Il Fatto n. 064

Si è tenuta lo scorso 23 giugno, per il se-condo anno consecutivo, presso il Risto-rante Alighieri di Terlizzi, la cerimonia di consegna delle targhe “Professionisti del Gusto” da parte dell’Associazione Cuochi Baresi. A ricevere le targhe gli chef Luigi Delfine, Giuseppe Frizzale, Leonardo Di Pinto, Giovanni Lorusso, Cataldo Taranti-ni, Adriano Aresta, Nicola Modugno, Ni-cola Furio, Diana Maurantonio, Alessan-dro Pendinelli, Domenico Tavella, Giu-seppe Bellomo, Pasquale Inglese, Simone Petruzzella, Domenico Piccininni, Tania Torelli, Giuseppe Lombardi, Mario Mu-sci, Domenico Verrini, Floriana Boragine, Giacomo Tarantini, Alessandro Caliolo. Il circuito di cui fanno parte, “Qui trovate un professionista”, fa riferimento ad un pro-getto promosso, su scala nazionale, dalla Federazione Italiana Cuochi. Mette in rete alcuni tra i più noti locali della provincia all’interno dei quali operano chef profes-sionisti in grado di soddisfare le esigenze

degli amanti della buona cucina. È pro-mossa in Terra di Bari dall’Associazione Cuochi Baresi. Quanti si rivolgeranno ai locali che espongono la targa di adesione al circuito potranno contare su una serie di garanzie a cominciare dalla qualità dei prodotti impiegati in cucina e dal rispetto delle norme igieniche. Il progetto coinvol-ge, in questa prima fase, alcuni tra i più quotati chef della provincia. L’obiettivo è quello di allargare l’offerta alla cliente-la e di diversificare l’offerta. Al momento fanno parte del circuito ristoranti, pizzerie,

pasticcerie. Eventuali rimostranze per il trattamento ricevuto o per qualsiasi altro problema verificatosi nei locali che hanno aderito al Circuito potranno essere segna-lati all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. La targa è il simbolo di un vero e proprio “patto” con gli utenti, uno strumento di comunicazione e di in-formazione che permette loro di conoscere i servizi offerti, le modalità e gli standard promessi, di verificare che gli impegni as-sunti siano rispettati, di esprimere le pro-prie valutazioni anche attraverso forme di

reclamo. È uno strumento d’informazione e garanzia nei confronti dei propri clienti che posti al centro del processo produtti-vo, valutano la qualità del servizio ricevu-to. La carta della qualità del circuito “Qui trovate un professionista” è annualmente elaborata, verificata e approvata dall’As-sociazione Cuochi Baresi in base a quanto emerso dal processo di valutazione delle strutture ristorative che ne fanno parte. Il controllo del rispetto degli impegni le-gati alla “Carta della Qualità” è affidato al Consiglio Direttivo dell’Associazione Cuochi Baresi che potrà agire di propria iniziativa o su segnalazione della cliente-la. L’adozione della Carta della qualità si inserisce in una serie di iniziative volte a promuovere una più ampia valorizzazione della professionalità degli Chef e Maestri facenti parte del circuito con l’impegno di valorizzare e promuovere la cultura ga-stronomica del proprio territorio.

Marilena Farinola

Le “targhe” consegnate dall’Associazione Cuochi Baresi.

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Qui trovi un professionista

Microcredito: prorogatala scadenza del bando

I termini per presentare le domande sono stati spostati al 15 luglio.

Le domande di accesso al “microcredi-to” a favore dei giovani potranno essere presentate al Comune di Molfetta entro il prossimo 15 luglio. Il termine ultimo per la consegna dei progetti, inizialmente pre-visto per il 28 giugno, è stato prorogato da parte dell’assessorato ai Servizi Socio Educativi. Questo “per garantire una più ampia conoscenza dell’iniziativa e offrire a un maggior numero di giovani l’opportuni-tà di accedere al prestito comunale” come spiega l’assessore Luigi Roselli. Realizza-ta nell’ambito della sperimentazione dei Piani Locali Giovani (Dipartimento della Gioventù – Presidenza del Consiglio dei Ministri con la collaborazione dell’Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani e la Rete Iter), l’iniziativa del Comune deno-minata “Credito al Futuro” ha già trovato grande interesse da parte di quei giovani – di età compresa tra 18 e 35 anni – che intendono realizzare un progetto impren-ditoriale o professionale innovativo nei settori della cultura, dell’arte, delle nuove tecnologie o nel “terzo settore”. Per loro il Comune mette a disposizione fino a 5 mila euro di credito, mentre per società di perso-ne o di capitali (composte per i due terzi da giovani) le possibilità di credito salgono a un massimo di 10 mila euro. Complessiva-mente, l’ammontare delle risorse disponi-bili è pari a 150 mila euro destinati ai sog-getti cosiddetti “non bancabili”, cioè gio-

vani esclusi – per condizioni varie – dalla possibilità di ricevere sostegno dal mercato finanziario. All’iniziativa aderisce la Ban-ca Popolare di Bari. L’assessore Roselli fa notare che “il microcredito è rivolto a quei giovani che non dispongono delle necessa-rie garanzie per ottenere mutui e altri pre-stiti dalle banche. Per molti di loro non ci sarebbe alcuna alternativa al microcredito garantito dal Comune, con la conseguenza che progetti imprenditoriali potenzialmen-te validi non avrebbero nessun futuro. La formula del micro credito è stata scelta per dare una chance a un maggior numero di giovani futuri imprenditori”. C’è, inoltre, un altro aspetto importantissimo da con-siderare, come spiega il dirigente del set-tore Servizi Socio Educativi, Giuseppe de Bari. “Il sostegno del Comune valorizza ulteriormente questi progetti imprendito-riali dando loro visibilità e ingenerando un effetto moltiplicatore del credito. In altre parole, di fronte a iniziative imprenditoriali particolarmente innovative, non è escluso che da parte del sistema bancario potreb-bero aprirsi ulteriori possibilità di finanzia-mento a favore dei giovani. Il sostegno del Comune – conclude de Bari – diventa esso stesso una garanzia”. Tutte le informazioni sulla documentazione necessaria e il bando completo per aderire al microcredito sono disponibili sul sito internet del Comune di Molfetta (www.comune.molfetta.ba.it).

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Giacomo: l’artista nato due volteDa un passato privo di regole a un futuro fatto di sculture e colori da mescolare.

Giacomo dell’Olio ha 45 e, fortunata-mente per lui, da quale tempo ha mes-so una pietra sopra il suo passato. Un passato fatto di dipendenza dall’alcol e di una vita priva di regole. Una vita che aveva rischiato di travolgerlo e uc-ciderlo. Di Giacomo e del suo passato abbiamo già parlato in altre occasioni. Ed anche del suo presente abbiamo rac-contato: l’incontro con il dottor Anto-nio Taranto e con gli altri medici e pro-fessionisti del Servizio per le Tossico-dipendenze della Asl Bari, la passione per gli animali e l’ambiente che lo ave-vano portato ad avvicinarsi al Wwf di

Molfetta e poi, negli ultimi tempi, una nuova avventura, una passione che for-se si sta già trasformando in una attività capace di garantire a Giacomo un futuro e una vita totalmente nuova: l’arte. Un arte che i critici definirebbero “povera” ma che nasconde in sé tutta la voglia di un uomo di ricominciare, di scoprire nuove possibilità, di provare nuovi sen-timenti. Giacomo così ha cominciato a lavorare il legno, ad inventare, a sco-prire nuove soluzioni, a dipingere sul compensato. Tutto nelle quattro mura di un locale nell’istituto “Vittorio Ema-nuele” di Giovinazzo, dove hanno sede gli uffici del Ser.T. Giacomo immagi-na nella mente le opere da realizzare, poi passeggia lungo la spiaggia che da Giovinazzo porta a Molfetta e raccoglie tronchi e radici trasportati dalla corren-te. Li lavora, li leviga, li plasma. Sul legno appaiono visi ma, anche paesag-gi, come quello del presepe regalato a dicembre scorso ai Carabinieri di Mol-fetta o dei tanti altri che ha realizzato e che oggi si trovano nelle case o negli studi di importanti professionisti. E poi c’è la pittura: colori solari, luminosi che disegnano forme astratte con si-gnificati nascosti e che solo l’animo di questo artista “nato due volte” è capa-ce di decifrare. I segni di un Giacomo nuovo: i segni dell’esempio concreto di chi ha voluto ricominciare. Con tutte le sue forze. Con tutta la sua arte.

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giovedì 8 luglio 2010 19In Città

Page 20: Il Fatto n. 064

Otto ore di maratona sul web per dire no alla legge sulle intercettazioni. È andata in onda giovedì primo luglio, in diretta da Roma e ritrasmessa da oltre 400 piattaforme web tra cui “il Fatto”, LiberaRete. Milioni di contatti per la trasmissione, condotta da Giampaolo Colletti e organizzata da uno staff com-posto da soli volontari, che ha rilancia-to sul web le immagini della manife-stazione organizzata a Piazza Navona dalla Federazione Italiana della Stam-pa. Sul nostro sito diverse migliaia di connessioni per assistere alla lunga diretta. Diretta che ci ha visti anche protagonisti con un collegamento vi-deo trasmesso dalla nostra redazione e nel corso del quale il direttore Corrado Germinario ha raccontato l’esperienza della web tv de “il Fatto” e alcuni degli episodi che hanno segnato gli oltre due anni di lavoro trascorsi dal via della nostra avventura. Il giorno dopo, poi, Germinario si è collegato in diretta con Radio24 dove è intervenuto nel corso della trasmissione “NovaLab24” con-

dotta da Luca Tremolada per parlare del successo della nostra web tv.La lunga diretta è stata ideata e suppor-tata dalla federazione delle micro web tv FEMI, Altratv.tv, Valigia Blu, Fe-derazione Nazionale Stampa Italiana, Ipazia Promos e Current, e ha presen-tato per la prima volta “a rete unificata”

il ruolo di denuncia di internet e delle micro web tv italiane nel panorama dell’informazione del Paese: sono state trasmesse le inchieste più significative per mostrare quanto sia condizione ne-cessaria per la democrazia e la legali-tà la libertà di fare stampa e di essere informati. Al progetto hanno aderito

anche Repubblica.it, Corriere.it, Rai-news24, Il Fatto Quotidiano, Youdem, U-Station, Raduni, Agoravox, Articolo 21, Premio Ilaria Alpi, Anso, Microme-ga, Generazione Attiva, Istituto per le politiche dell’Innovazione. Come det-to, la maratona ha seguito l’evolversi della manifestazione di piazza Navo-na e gli eventi correlati promossi dalla FNSI per la libertà di informazione e contro la “legge bavaglio”. Pertanto si sono alternate le immagini della mani-festazione con le inchieste delle micro web tv e dei partner del progetto. Nel corso della maratona sono intervenuti in studio e in collegamento webcam via Skype giornalisti, magistrati, micro-editori delle micro web tv. Uno spazio rilevante è stato dato alla finestra con l’estero, con la partecipazione di os-servatori della stampa estera. Le micro web tv hanno portato all’attenzione del pubblico anche una proposta concreta: la compartecipazione delle imprese tlc ai costi delle intercettazioni, come pe-raltro avviene in altri Paesi Europei.

La maratona web ideata per protestare contro la cosiddetta “legge bavaglio”.

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Successo per LiberaRete

A mezz’ora di macchina da Molfetta, in un’oasi alla periferia di Modugno, si trova l’Abbazia della Madonna della Grotta. In questo luogo verso la metà di marzo di ogni anno, come da tradi-zione, una’associazione culturale dona l’olio votivo per alimentare la lucerna che da secoli dà luce al punto preciso della grotta dove si ritirava a riposare e pregare Corrado, divenuto poi Patrono della Diocesi di Molfetta. Il prossimo anno sarà la volta dell’associazione culturale Luigi Capotorti di Molfetta. Alla solenne cerimonia partecipano fe-deli e autorità politiche e militari. “La storia santifica di Corrado parte da una disubbidienza – ha raccontato il dottor Armamdo Riveli, storico di Modu-gno – verso i genitori e la sua famiglia che lo volevano principe della Chiesa Secolare”. Corrado rinunciò ad essere prelato dell’aristocrazia della Chiesa Tradizionale per passare a quella Re-golare dei Monaci Francescani. Un Or-dine religioso i cui principi si basavano esclusivamente sul massimo rispetto dei rigidi precetti della vita monastica. Vivere nella piena povertà pregando. “Poiché sulla vita e sugli spostamenti di san Corrado è stato scritto poco – ha chiarito dottor Riveli durante l’ultima cerimonia – i vari episodi sono stati co-

struiti in base ad alcune date che testi-moniano la sua presenza in determinati luoghi dell’Italia”. Di certo si sa che Corrado era di origine italiana. Il padre faceva parte della famiglia dei Guelfi e aveva sposato una donna tedesca di Ba-viera. All’età di 16-17 anni Corrado la-sciò la sua terra natia per raggiungere la Terra Santa. Percorse la via Traiana, che accorciava le distanze, per immettersi sulla via Appia Antica. Prima di partire per Gerusalemme si fermò a Bari per far visita e pregare san Nicola. “Forse Corrado non c’è mai stato – ha prose-guito lo studioso – in Terra Santa. Non esistono testimonianze e scritti che lo confermano. L’unico elemento di studio è il tempo stretto trascorso dalla parten-za della Germania fin quando raggiunse Modugno in relazione al momento del

decesso”. Corrado si ammalò durante il viaggio ed essendo monaco fu ospitato nell’Abbazia dei monaci benedettini di Modugno, la più vicina a Bari. Per es-sere curato fu trasferito all’Ospedaletto dei Crociati di Molfetta e lì vi rimase per 5-6 mesi. In questo lasso di tempo il nostro patrono fu un esempio di vita cristiana. Chi lo ascoltava rimaneva colpito dal suo fascino, aveva qualco-sa di diverso, molto carisma. “Chissà cosa avrà trasmesso – ha detto Riveli – ai molfettesi per indurli ad acclamarlo Santo Protettore. San Corrado era come una calamita, il suo fluido misterioso at-tirava”. Non si sa di cosa soffrisse. Cu-rato e dimesso, fece ritorno a Modugno dove morì dopo alcuni mesi. Corrado è stato definito santo locale, però non esi-stono testimonianze che attestano suoi

miracoli. Nella grotta di Modugno non è stata rilevata traccia di dna. La storia racconta che nel 1303 il Convento dei benedettini fu soppresso da Roberto D’Angiò e dato ai Monaci secolari di San Nicola i quali, per la lunga distanza da Bari, non vi riuscivano a far arriva-re le provviste giornaliere. Incapaci di gestirlo, lo abbandonarono. Dopo 180 anni i marinai molfettesi che adoravano san Corrado, saputo dell’incuria in cui versava la tomba del Santo, decisero di andare a prelevare i resti per portarli a Molfetta. Detto fatto: ai modugnesi fu lasciata una falange che ora è depositata nella Chiesa Madre della città di Modu-gno. Di San Corrado si ricordano alcuni episodi che riguardano la sua protezione su Molfetta: nel 1529 protesse Molfetta dalla peste (non vi fu neanche un mor-to per contagio) e l’avvertimento dato ai molfettesi dell’imminente attacco del Conte Caracciolo per espugnare la cit-tà nel 1627. “San Corrado lo possiamo definire – ha detto padre Nicola di Mo-dugno – il Santo della grazia, chi lo si invoca per sua intercessione riceve pace e serenità per lo spirito. Forse per que-sto i molfettesi lo hanno voluto Santo per acclamazione”.

Pantaleo de Trizio

A luglio i festeggiamenti in onore del Santo Patrono.

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San Corrado: una storia che si rinnova

giovedì 8 luglio 201020 In Città

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giovedì 8 luglio 2010 21Cultura & Spettacoli

L’associazione Flamenco del Sur organizza la prima edizione del “Festival Internazionale di flamen-co – Vento flamenco… veleggiando tra mare e culture mediterranee”. Raccontare il flamenco e la sua cul-tura attraverso molteplici e caleido-scopiche manifestazioni. Questo è l’obiettivo della prima edizione del Festival, evento unico in Italia, in programma a Molfetta, dal 13 al 25 luglio. Mostre d’arte e di fotografia, percorsi sensoriali per coinvolgere il visitatore attraverso i cinque sensi, dibattiti culturali, spettacoli di danza flamenca nella sua manifestazione più propria, itinerari enogastronomi-ci attraverso le spezie e gli odori an-dalusi, su un unico raffinato file rou-ge: il flamenco. Una danza che non si esaurisce nel ballo ma che si estende in tutte le forme dell’esistenza. Dalla

danza alla musica, spaziando attra-verso la cultura accademica di illu-stri docenti della Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università

degli Studi di Bari a convegno sul tema “flamenco”, per raggiungere il non plus ultra delle cultura me-diterranea. Vento flamenco farà da

ponte a due culture prettamente me-diterranee: quella spagnola e quella italiana. Tra i partner dell’evento, Malaga, culla del flamenco e fucina di numerosi bailadores, cantaores e musicisti che raggiungeranno la Pu-glia direttamente dall’Andalusia per portare nella nostra terra una tessera del grande mosaico flamenco. Tra gli appuntamenti più esclusivi del Festi-val, la regata velica Trofeo Sancilio, organizzata dal Circolo della Vela di Molfetta. L’idea di Vento flamen-co nasce dal centro di divulgazione della cultura flamenca Flamenco del Sur, una realtà che da sette anni di-vulga la cultura flamenca in Italia con attività di compagnia, produ-zione di spettacoli in collaborazione diretta con le realtà spagnole, orga-nizzazione di grandi eventi culturali e attività didattiche.

Dal 13 al 25 luglio spazio alla danza manche alle mostre e all’approfondimento.

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Molfetta a ritmo di flamenco

“Ti Fiabo e Ti Racconto”apre il sipario

Il festival nazionale di teatro per bambini torna dal 16 al 25 luglio.

Torna a Molfetta l’attesissimo festival “Ti Fiabo e Ti Racconto”, organizzato dal Teatrermitage con il sostegno del Comune di Molfetta e della Regione Puglia Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, oltre che da alcu-ne prestigiose imprese, che giunto alla 15esima edizione si terrà dal 16 al 25 luglio 2010. La formula del festival re-sta invariata: dal 16 al 18 luglio spazio al consueto prologo de “Le strade che ridono”, una invasione di spettacoli e animazione per tutti nelle strade e nel-le piazze di Molfetta con appuntamenti di grande rilievo, mentre dal 19 luglio sino a domenica 25 luglio il festival si sposterà nell’Anfiteatro di Ponente dove continuerà a proporre al numero-so pubblico alcune fra le migliori pro-

duzioni teatrali nazionali per ragazzi. Anche per questa 15esima edizione al festival sono associati i premi “L’uc-cellino Azzurro” e il “Premio Silvia” che vedono con una giuria composta da 25 bambini, presieduta quest’anno da Michele Lobaccaro dei Radiodervish e il pubblico degli abbonati, premiare lo spettacolo migliore e il miglior inter-prete del festival. Il cartellone de “Le strade che ridono” è gratuito mentre per gli spettacoli in programma dal 19 al 25 luglio gli abbonamenti potranno esse-re acquistati in prevendita dal 13 al 17 luglio presso la libreria “Il Ghigno”. A partire dal 19 luglio le prevendite conti-nueranno anche per i biglietti giornalie-ri direttamente presso il botteghino del Parco di Ponente (dalle ore 18 alle 20).

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Ma dove vai se la vuvuzelanon ce l’hai?

Invadono anche il vecchio continente le nuove (ed insopportabili) trombette da stadio.

Sarà che sono coloratissime ed ecologiche rispetto a quelle a gas ma ormai ognuno di noi la vorrebbe con sé: stiamo parlando dei suoni di queste trombette, di origine africana, che hanno ormai invaso le nostre orecchie e sono oggetto di conversazione anche fra i giovani. Le vuvuzelas. Cosa sono le vuvuzelas? I più risponderanno “delle trombette che si suonano agli stadi dei mondiali del Sudafrica”. Ma per dare una risposta concreta bisogna cercare notizie che risalgono a più di 40 anni fa. Ci sono testimonianze di questo tipo di corno o di tromba di plastica negli stadi messicani dal 1970. Originariamente fat-ta di latta, la vuvuzela divenne popolare in Sud Africa nel 1990. L’inventore del-la trombetta è stato un supporter di una squadra sudafricana che a cavallo fra gli anni ‘70 e ‘80 inventò una versione più corta di quella che attualmente vediamo (o, se volete, ascoltiamo) negli stadi su-dafricani. Resosi conto della non perfetta invenzione, dal punto di vista stilistico, cercò di allungarla dando ad essa una for-ma più simpatica, producendo allo stesso tempo un suono “più delicato”. Già dai Mondiali del lontano 1970 compaiono le prime vuvuzela per poi diffondersi nelle Olimpiadi successive sino ai Mondiali del 2006. La “globalizzazione” delle vu-vuzelas ha sicuramente prodotto un suo-no milionario: nel 2001 l’oggetto viene brevettato, lanciato sul mercato da una

grossa azienda sudafricana (Masicendane Sport). La vera magia delle vuvù, insom-ma, sembra essere quella di portare soldi. Un euro e mezzo per una trombetta, ol-tre un milione quelle già vendute per un totale di un milione e mezzo di euro già nelle casse della Masicendane Sport. Al-tri due milioni dovrebbero essere incas-sati nei mesi immediatamente successivi al Mondiale. Il suono delle vuvù sembra piuttosto stimolare la creatività e il busi-ness. Vuvuzela per iPhone, di casa Apple, è al momento l’applicazione gratuita più scaricata in Sudafrica e nel Regno Unito: oltre 750 mila download per riprodurre il fastidiosissimo suono sul proprio cel-lulare. Ulteriore pericolo per questo og-getto cult di questi mondiali di calcio è il suo rumore assordante durante le partite. Guerra alle “vuvu” quindi. Il mondo del calcio è infatti in rivolta contro i rumoro-sissimi “corni” di plastica, suonati conti-nuamente durante le partite dei Mondiali di Sudafrica 2010. Messi da parte i tradi-zionali tappi alle orecchie e le “suppliche” di intervento respinte dalla Fifa, mezzo mondo sta disperatamente cercando solu-zioni per zittire le vuvuzelas sudafricane. I più agguerriti sono i telespettatori che sul web si lasciano andare a commenti “arrabbiatissimi”. Vuvuzelas: o le ami o le odi! Voi che ne pensate?

Domenico de Stena

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Page 22: Il Fatto n. 064

“Prendete due parole come naftalina e vagina, mettetele insieme e scoprite se significano qualcosa di nuovo; magari non sarete soddisfatti da questo accosta-mento, nel qual caso potrete buttarlo via, e prendere le prossime due parole, e così via.” Nascono così le storie di Donald Barthelme, geniale artigiano del collage, del riciclo, della parola usa&getta. Nato a Philadelphia nel 1931, vive il XX se-colo fino al 1989. Autore di numerosi racconti e firma, spesso anonima, del-le pagine del New Yorker, occupa uno scaffale importante nella libreria della

narrativa americana del ‘900, sebbene ai margini del mercato editoriale. In Italia, purtroppo, i soli quattro titoli disponibili in traduzione lo collocano su una menso-la dalle dimensioni ridotte e ancora poco visibile. Cosa racconta Donald Barthel-me è un surrogato del come lo racconta, i personaggi sono ridotti a mero attrezzo ginnico di un bizzarro e singolare alle-namento di parole che rifiutano la disci-plina, il rigore del senso. Le sue storie muovono da impressioni del quotidiano e ambienti piccolo-borghesi su cui im-provvisare una lingua sperimentale e un

immaginario pop, in cerca di riferimenti culturali ‘alti’ da James Joyce a Samuel Beckett, di cui Baerthelme si sentiva or-fano, per mescolarli all’immondizia, al trash: intuizioni stilistiche innovatrici si contaminano con bizzarri accostamenti di senso e riscritture dal sapore postmo-derno. È il 1964 e Barthelme si affaccia nel panorama letterario con questa rac-colta di racconti, un collage di quattordici virtuosismi narrativi in cui immaginario pop e cultura alta si contaminano con scenari borghesi e atmosfere immagina-rie: pianoforti assassini, prosciutti ormai

morti, voli supersonici dalla disquisizio-ne retorica su un oggetto come il forcipe fino al commento delle pagine di Vogue e così via. Innamorato della parola quanto della citazione, Barthelme conquista il lettore con una scrittura sperimentale mai connotativa, eppure fortemente evoca-trice. Perché, come asserisce lo scrittore Baskerville nel primo racconto della rac-colta (“Florence Green ha ottantun anni”) “lo scopo della letteratura è la creazione di uno strano oggetto coperto di pelo che vi spezza il cuore”.

A cura di Angela Teatino

“Mercoledì 26 aprile Henry Mackie, Edward Asher e Howard Ettle sfidarono un temporale per dimostrare contro la condizione umana (e, Marie, avresti dovuto usare vernice impermeabile; dopo mezz’ora le scritte dei cartelli erano un guazzabuglio). Cominciarono a San Giovanni il Precursore sulla Sessantanovesima Strada all’una e trenta del pomeriggio formando picchetti con cartelli che recavano gli slogan L’UOMO MUORE! IL CORPO E’ DISGUSTOSO! COGITO ERGO NIENTE! ABBANDONATE L’AMORE! e distribuendo inviti per la conferenza di Henry Mackie ai Playmor Lanes la sera dopo. Ci fu molto interesse tra gli astanti nei paraggi della chiesa. Un uomo che disse di chiamarsi William Rochester venne a incoraggiarli: “È così che si fa!”, disse. All’una e cinquanta circa un sacrestano grasso e ben vestito venne fuori dalla chiesa per discutere il nostro diritto di picchettaggio. Aveva un doppio mento che si agitava sgradevolmente e, mi duole dirlo, non sembrava un brav’uomo. “Va bene”, disse, “ora sgombrate, dovete sgombrare,non potete picchettarci!” Disse che non c’erano mai stati picchetti attorno alla chiesa, che non si potevano fare senza il loro permesso, che il marciapiede era di proprietà della chiesa, e che avrebbe chiamato la polizia. Henry Mackie, Edward Asher e Howard Ettle avevano già ottenuto il permesso della polizia per la dimostrazione grazie a un fortunato senso di previdenza, e lo confermammo mostrandogli il foglio che avevamo ottenuto al comando di polizia. La cosa irritò vivamente il sacrestano, che rientrò brontolando in chiesa per riferire a qualche superiore. Henry Mackie disse: “Be’, preparate il parafulmine!”, e Edward Asher e Howard Ettle risero”. Donald Barthelme, Ritorna, Dottor Caligari, trad. italiana di Claudio

Gorlier, Minimum Fax, Roma, 2003, pp. 204.

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Il SegnaLibro. Ritorna, Dottor Caligari

1818. Hampstead village, nord est di Londra. Fanny Brawne (Abbie Cornish), tra fantasiosi capi d’abbigliamento a cui dar vita, lezioni di danza rigorosamente in francese e salotti da frequentare per sfoggiare le estrose creazioni, ballare e civettare con gentiluomini colti e affasci-nanti, incontra il poeta John Keats (Ben Whishaw), un giovane cagionevole e senza averi, ma dall’incommensurabile

sensibilità lirica. La caparbietà di Fanny nel voler approfondire la conoscenza di John, creatura quasi ineffabile, li porta ad avvicinarsi e ad entrare in profonda relazione. A John piace l’umore gioioso di Fanny e l’uso tagliente che lei sa fare delle parole. Nulla riesce a distoglierli dal loro tenero cosmo, né il malcontento del burbero Charles Brown, fedele ami-co di Keats, né la presenza costante dei fratelli minori di Fanny, che come vole-vano gli usi dell’epoca avevano ordine di non lasciarla mai sola con il suo spasi-mante. La passione di Fanny e l’ambi-zione di John si fondono. La stroncatura dell’Endymion da parte della critica feri-sce Keats, ma non gli impedisce di anda-re avanti, John soffre profondamente per l’incapacità di guadagnarsi da vivere con la sua poesia. Quando Brown cerca di ostacolare la relazione con Fanny, John gli risponde che da quando c’è lei, sua fulgida stella (bright star), si sente vivo e riesce nuovamente a comporre. Tra il 1818 e il 1819 John Keats scrive tutte le sue odi più grandi, “To Psyche”, “On Melancholy”, “To a Nightingale” e “On a Grecian Urn”. Purtroppo John soffre di tisi e si aggrava. Fanny cerca di prender-si cura di lui, nel momento in cui anche

Brown lo ha abbandonato a se stesso. I due giovani si fidanzano ufficialmente. Il clima umido britannico non aiuta Keats, il medico gli suggerisce allora di trasfe-rirsi in Italia. Fanny è distrutta dall’idea di separarsi dal suo infinito amore, ma è l’ultima flebile speranza perché John so-pravviva. Il 15 Novembre 1820 Keats si trasferisce a Roma, dove purtroppo il 23 Febbraio 1821, a soli 25 anni, si abban-donerà alla morte, credendosi un uomo e un poeta fallito. Fanny Brawne si cucì un vezzoso abito nero da vedova che, le cro-nache raccontano, portò per due anni, in seguito sposò un ricco ebreo di 12 anni più giovane, dal quale ebbe tre figli, nel 1865 morì senza mai togliersi l’anellino che Keats le aveva donato. Bright Star è un biopic che fa dimenticare la sua tra-ma, si ha come l’impressione che non ci sia né inizio né fine, ci si immerge nel-la storia d’amore, dolce e pura, fra due ragazzi, i cui scambi amorosi sembrano così reali d’aver l’impressione di poterli toccare e di sentire le loro profonde emo-zioni vibrare. Meravigliosi quadri si sus-seguono, al ritmo della poesia di Keats, tra il verde della vecchia Inghilterra e il viola delle lavande, il giallo delle foglie, la pelle d’alabastro dell’incantevole Fan-

ny e variopinte farfalle. “Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua”, questa è l’epitaffio che John Keats chiese agli amici per la sua tomba, ignaro del muta-mento culturale che la sua opera avrebbe fornito alla storia della letteratura mon-diale.

Scheda del film Bright Star (2009)Un film di Jane CampionGenere DrammaticoProduzione Gran Bretagna, Australia, FranciaDistribuzione 01 DistributionDurata 120 minuti circa

Jane Campion, nata a Wellington il 30 Aprile 1954, è una regista e sceneggiatri-ce neozelandese. È la sola donna regista ad aver vinto la Palma D’oro a Cannes nel 1993 con Lezioni di Piano, un film che le frutterà anche l’Oscar come Miglior Sceneggiatura Originale. I suoi film sono ricchi di riferimenti colti alla letteratura, alla musica e al cinema. L’originalità dei temi e la complessità dello stile ne fanno una delle maggiori registe cinematogra-fiche contemporanee.

A cura di Alessandra Recchia

“Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo appena tre giorni d’estate, tre giorni così con te li colmerei di tali delizie che cinquant’anni comuni non potrebbero mai contenere...”. John Keats (Ben Whishaw).

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MovieNote. Bright Star.

giovedì 8 luglio 201022 Recensioni

Page 23: Il Fatto n. 064

Esami: studio e la scaramanziaE tanta tensione prima della attesa fine.

Quando si inizia a camminare su un sentiero, la meta non interessa quasi a nessuno, è lontana. Poi però ti accorgi che un giorno all’improvviso, se non ci pensi tu al traguardo, nessuno lo farà al posto tuo. Gli esami di stato sono un traguardo da dover passare per tutti gli studenti, che arrivano a questo appunta-mento con in spalla uno zaino colmo sì di libri e cancelleria, ma anche di paura, speranza e tutto ciò che serve quando ci si trova una commissione pronta a giu-dicarti davanti agli occhi. Poi gli esami finiscono e ci si ritrova fuori da scuo-la, privi della sicurezza di aver passato l’esame con un buon punteggio, ma si-curi di averli passati, ed è proprio allo-ra che pensi che gli esami sono ormai conclusi pur non avendo ascoltato una determinata canzone la sera preceden-te perché convinti che potesse portare sfortuna, pur non avendo indossato una maglietta, magari quella usata in una se-rata in cui l’Italia ha perso un’importan-te partita o ancora pur avendo portato

con sé legato al polso per settimane il braccialetto regalato dal proprio ragaz-zo sperando potesse portar fortuna. Stu-denti attaccati alle scaramanzie come gatti che prendono dalla coda i topolini. “La ricerca della felicità”, “la musica”, “la possibile esistenza degli alieni” o ancora Primo Levi per l’analisi del te-sto, e le foibe per il tema storico; questi sono i temi affrontati dagli alunni matu-randi quest’anno e abbastanza positive son state le loro prime impressioni. Poi arrivano i tanto attesi orali e finalmente finiscono i cinque anni trascorsi aggrap-pati ad ogni tipo di speranza, finiscono momentaneamente qui anche tutte le ore di pomeriggio passate su i libri o gli attimi di paura prima di ogni inter-rogazione. La notte dopo gli esami non avrà la stessa tensione della notte prima degli stessi ma in compenso sarà ricca e colma di sentimenti inversi e forse più facili da dover vivere.

Gaetano de Virgilio

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I tanto temuti esami di maturità sono giunti ormai alle battute finali in un clima alquanto sereno e tranquillo per docenti e ragazzi che hanno do-vuto confrontarsi con una delle pro-ve più inquietanti e importanti della vita. C’è chi già all’uscita del primo giorno d’esami festeggia, chi ha tra-scorso la notte precedente vagando sui più vari motori di ricerca con la vana speranza di riuscire a trovare qualche anticipazione, chi si lamenta delle tracce e chi si avvicina al cas-sonetto più vicino per gettare via la cintura di carta piena di bigliettini con saggi letterari di ogni tipo e autore, tranne Primo Levi. A ritmo sempre più incalzante sono volate via le prove scritte e subito dopo è stata affronta-

ta anche la parte colloquiale, seppure con qualche agitazione di sottofondo e qualche incertezza. Ora, invece, è il tempo dei calcoli matematici per riuscire a fare qualche pronostico sul voto finale oppure per accertarsi che la commissione abbia valutato bene e riuscire a raggiungere il tanto agogna-to 100 magari addobbato da una bella lode. Due novità hanno dominato in particolar modo gli esami di maturità ormai trascorsi: una a carattere loca-le, la seconda invece disposta diretta-mente dal ministero dell’Istruzione. Parecchie persone, soprattutto gli anziani abitudinali dei bar limitrofi, hanno notato che durante i giorni de-gli esami non c’è stato nessun giovane studente ad attendere fuori al cancello

dello storico liceo classico di Molfet-ta. Forse per i liceali non ci sono stati gli esami di maturità? La risposta non può che essere negativa, infatti, an-che gli studenti del liceo classico di Molfetta hanno dovuto affrontare gli esami ma non è stato consentito loro di farlo nella sede di Corso Umberto I a causa dei problemi, precedentemen-te riscontrati, nell’impianto fognario. E così i maturandi sono stati costret-ti a spostarsi presso la sede del liceo scientifico di Molfetta. Ultima novità è che i giovani che hanno affrontato gli esami dovranno attendere a lungo, si pensa per la metà di settembre, per ricevere i tanto faticati diplomi, poi-ché a partire da quest’anno cambierà la stampa degli attestati: infatti una

speciale filigrana dovrebbe impedir-ne la duplicazione e la falsificazione. Come conclusione ecco una frase trat-ta dal libro Notte dopo gli esami del russo V. Tendrjakov che esprime sia l’importanza degli esami di stato sia che, acquisendo la maturità e, dunque, facendosi carico delle proprie respon-sabilità, il percorso di vita assume via, via sempre una maggiore inclinazione, diventando davvero faticoso: niente sarà più come prima. “Ivan Ignat’evic pronunciò un’allocuzione commossa: ‘Dinanzi a voi si aprono migliaia di strade….’. Saran migliaia, le strade, e tutte aperte, ma è probabile che non lo siano allo stesso modo per tutti”.

Gianfranco Inglese

Anche a Molfetta centinaia di studenti hanno affrontato la fatidica prova di fine quinquennio.

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Dopo gli esami: la strada si fa in salita

Il prima e il dopoIn molti hanno trascorso le ore

di attesa in compagnia.

Rimarrà deluso colui che si aspetta di leg-gere riguardo alla giornata passata a casa o della notte prima degli esami trascorsa sui libri in bianco. L’ansia che caratteriz-za quella notte c’è, ma si pensa a come bloccarla o a come attutirne i forti colpi. Durante la serata prima dell’inizio degli esami i ragazzi sono euforici, sembrano impazziti, posseduti da uno strano spirito non identificabile che si alterna tra voglia di dare il massimo di se stessi per con-cludere questa impegnativa avventura e il ripetersi continuamente di non sapere nulla, anche se si sanno a memoria perfi-no le figure dei libri. Quest’anno a Mol-fetta sono stati pochi coloro che hanno deciso di rimanere a casa la sera prima del fatidico giorno: più della metà della “popolazione di esaminandi” si è goduta fino in fondo l’ultimo giorno, rispettando però ciò che la moderazione saggiamente propone. La giornata, nella maggioranza, è trascorsa stando tutti insieme, le classi si sono riunite per assaporare gli ultimi momenti, i più critici, insieme, sostenen-

dosi a vicenda. Chi in campagna, chi in un locale, i ragazzi non hanno optato per l’angosciante solitudine. Ipotizzano le tracce o la lettera dell’alfabeto che ver-rà estratta per gli esami orali e confidano nella sorte, sperando che le parti studia-te poco non vengano richieste loro. Una volta, poi, terminati gli scritti, gli studenti vedono la fine sempre più vicina, sono a metà strada. In loro affiora sempre più il pensiero della vacanza, questa magica parola lievita nelle loro menti. Anche se manca ancora l’ultimo step, per il quale dovranno concentrare tutte le loro forze, vogliono concedersi una pausa: mare. La tappa e la trasgressione più comune è proprio quella. Luogo tanto amato e de-siderato dagli esaminandi, esasperati dal caldo e dai libri. Si ritrovano lì, ho hanno fatto anche quest’anno. Rinfrescano e ri-posano i pensieri, magari anche con qual-che libro sotto mano sempre utile per una ripassata tra una tintarella e l’altra.

Maria Sancilio

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giovedì 8 luglio 2010 23Spazio Giovani

Page 24: Il Fatto n. 064

Prossimo appuntamento venerdì 23 luglio presso il Lido Belvedere.

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La costa al “ritmo” del Fatto Tour

Continua lo straordinario successo de “Il Fatto Tour” in versione estiva! Ve-nerdì 2 luglio tantissimi giovani mol-fettesi si sono ritrovati presso il Lido Alga Marina per la seconda tappa a rit-mo dei successi dance di ieri e di oggi. La proposta musicale eccellente con i successi dell’estate e le hit che spopo-lano da sempre hanno echeggiato lun-go la nostra costa ravvivando una calda serata di inizio estate dove, a quanto

pare, nessuno è rimasto a casa visto che sono accorsi in tantissimi. Mani al cielo, braccia tese, tutta la spensieratez-za e l’allegria che le vacanze portano hanno permesso un elevato coinvolgi-mento decretando ancora una volta il successo dell’organizzazione Buena Vida costituita da Danilo Sancilio, Da-vide Mezzina ed Enrico Giovine, come sempre pronta ad organizzare al meglio le serate dance proponendo location

sempre diverse ma con il massimo del divertimento garantito, immortalato dalle nostre telecamere e fotocamere per il concorso fotografico “Mi Piace”. Chi vuole rivedersi non deve far altro che collegarsi al nostro sito dove sono visibili anche le interviste che durante la serata sono state fatte dalle nostre animatrici. Vi aspettiamo alla prossima tappa che si terrà venerdì 23 presso il Lido Belvedere. Buena Vida a tutti!

Top Happy song Il Fatto tour (by Mastromauro d.j.):1) Shakira – Waka Waka (This Time for Africa)2) Robert Miles – Children1) Yolanda be cool & dcup – We no speak americano

giovedì 8 luglio 201024 il Fatto Tour

Page 25: Il Fatto n. 064

L’estate è sempre più bollente e “Il Fatto Reggae”, ideato a condot-to da Zio Pino, ritornerà puntuale come sempre giovedì 8 luglio al Blues Cafè di Molfetta. Dopo aver ospitato Don Danny e la Shanty Crew, questa volta toccherà a Puni. Veterano della scena hip hop mol-fettese, si è sempre contraddistin-to per eclettismo e originalità mi-schiando hip hop con elettronica, rock, classica, funk e reggae in una miscela esplosiva. Con all’attivo ben tre album (“Tolleranza Zero”, “Tequila” e “Tabula Rasa”), di cui due sotto l’etichetta milanese Fa-mily Affair e l’ultimo in download gratuito da www.puni.biz, Puni si è sempre rinnovato in ogni suo disco collaborando con artisti del cali-bro di Caparezza, Cor Veleno, Liv L’Raynge (NY), Sista Neish (LA), Lady-B, Kosmi, Huga Flame e tanti altri, compreso lo stesso Zio Pino. Da anni, oltre a calcare numerosi e importanti palchi, continua a lavo-rare incessantemente anche come

dj selezionando accuratamente il meglio della musica black statu-nitense, dall’hip hop all’r&b, dal reggae all’electrofunk, dal crunk al reggaeton: un mix esclusivo di bra-ni urban e buone vibrazioni a cui è

impossibile resistere. Preparatevi a muovervi e ballare ancora come in ogni tappa de “Il Fatto Reggae”: la gente non mancherà, così come il divertimento e le nostre telecamere con le immancabili interviste dei

Pistoni. I presupposti per una se-rata indimenticabile ci sono tutti e anche questa volta le sorprese non mancheranno! Ci vediamo l’8 lu-glio al Blues Cafè di Molfetta dalle 22 fino a notte fonda... more faya!

Terzo appuntamento con il tour organizzato da Zio Pino.

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Il Blues Cafè ospita “Il Fatto Reggae”

giovedì 8 luglio 2010 25il Fatto Reggae

Page 26: Il Fatto n. 064

giovedì 8 luglio 201026 Sport

CSI: un mare di impegniNumerosi impegni per l’associazione che

promuove l’educazione allo sport.

Continua la sua incessante attività il Centro Sportivo Italia Comitato Territo-riale di Molfetta. Da sempre impegnato nella promozione allo sport a tutte le età per la continua valorizzazione di valo-ri quali la lealtà, l’amicizia e il rispetto altrui, il CSI Molfetta, a conclusione della ricchissima stagione 2009/2010, può tracciare un bilancio sicuramente positivo per quanto riguarda le proprie iniziative. Dopo più di sei mesi di gare si sono conclusi i campionati giovanili di calcio a 6 che hanno visto la parte-cipazione delle categorie “Under 10 (2000/01)” e “Under 12 (1998/99)” per un totale di circa 150 atleti. La compe-tizione si è svolta quasi per intero pres-so il campetto del Seminario Regionale mentre alcune gare si sono giocate nelle strutture annesse alla chiesa di San Giu-seppe e alla basilica delle Madonna dei Martiri. Per le categorie “Under 10” l’ha spuntata la squadra dell’Apulia B su quella dell’Apulia A. I campioni Under 12, invece, sono stati i ragazzi dell’Apu-lia C che hanno battuto in finale l’Apu-lia G. Il terzo e il quarto posto sono stati rispettivamente assegnati alla Madonna dei Martiri e all’Apulia F. Grande e as-sidua partecipazione si è avuta anche da parte dei genitori dei piccoli calciatori coinvolti dall’iniziativa che li ha trasfor-mati in veri e propri dirigenti-mister. Un plauso caloroso va fatto anche e spe-cialmente all’organizzatore dell’intera

competizione, Nicola Azzollini, da qua-si cinquant’anni impegnato a promuo-vere lo sport nel mondo dei ragazzi. Il 27 giugno si è inoltre concluso il torneo di calcio a 5 femminile svoltosi presso i campetti “Santa Margherita” a Gio-vinazzo. È stata la squadra Giovinazzo Rosa ad aggiudicarsi ai rigori l’evento, dopo una finale davvero combattuta con le rivali della Virtus Ruvo. Ma il Centro Sportivo Italiano di Molfetta è stato an-che impegnato nell’organizzazione della seconda tappa del “Trofeo dell’Adriati-co 2010” svoltasi a Brindisi lo scorso 27 giugno. Alla prestigiosa manifestazione hanno preso parte ben nove equipaggi fra maschili e femminili. Ottimo risulta-to per i ragazzi molfettesi della Vogatori Molfetta che si sono piazzati al secondo posto alle spalle dei padroni di casa, i Vogatori Remuri di Brindisi, e davanti ai Vogatori “M. Cervone” di Giovinazzo. Ma le iniziative del CSI non sono finite qui. È in corso di svolgimento il consue-to torneo estivo di calcio a 11. Sul manto verde del campo “B. Petrone” di Molfet-ta si stanno sfidando ben 12 squadre. La regolarità delle gare sarà garantita, oltre che dagli organizzatori del CSI, anche dalle terne arbitrali messe a disposizione dallo steso CSI. Il torneo a 11 chiuderà quindi in bellezza una stagione davvero soddisfacente per l’ente sportivo molfet-tese per eccellenza.

Francesco Tempesta

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Caterina Minervini vestirà l’azzurroLa molfettese convocata nella nazionale italiana di reining.

Non finisce mai la “corsa” verso il suc-cesso della giovane amazzone molfet-tese Caterina Minervini. Una vittoria dopo l’altra la ventenne, allenata da papà Gregorio, sta scalando le classifiche ita-liane dell’equitazione western, specialità reining, e si sta imponendo a livello na-zionale per la sua bravura e professiona-lità. E così dopo tante vittorie in campo regionale e nazionale ecco arrivare l’am-bita e prestigiosa convocazione nella Na-zionale Italiana Under 21 di Equitazio-ne Western che dal 14 al 17 luglio sarà impegnata nei Campionati Europei di specialità in programma a Manerbio, in provincia di Brescia. “Una convocazione giunta in maniera del tutto inaspettata – ha commentato con modestia Caterina– dopo essere stata visionata durante alcu-

ne gare in Puglia e le preselezioni svoltesi sempre a Manerbio”. E proprio nel corso delle preselezioni Caterina è stata notata dal coach della nazionale Filippo Masi che l’ha voluta in azzurro per difendere il titolo europeo conquistato nella edizione 2009. “Non posso che essere felice per la convocazione – ha detto ancora Cateri-na che ogni giorno unisce l’allenamento nel maneggio con gli studi universitari di Scienze Motorie presso l’Università di Foggia – sono 15 anni che gareggio ed ho affrontato oltre 100 competizioni ufficiali: questa volta ho la possibilità di confrontarmi con un prestigioso palco-scenico di caratura internazionale”. La speranza, ovviamente, è quella di ben figurare anche grazie alla sua compagna d’avventura: Light Real Sonita, una ca-valla di 8 anni avuta “in prestito” da Ros-sano Pitardi: “Mi serviva un cavallo con buone doti e che avesse almeno 6 anni: tra i miei non c’erano animali con queste caratteristiche e così mi sono guardata attorno e a Cursi, in provincia di Lecce, ho trovato Sonita: con lei mi alleno da gennaio e abbiamo trovato il giusto fee-ling”. Un feeling che si spera duri anche nelle gare: per portare prestigio al Cen-tro Ippico “Macchia degli Esperti” che sponsorizza Caterina e a papà Gregorio, il “cavaliere” di Molfetta. Colui che in sella ai suoi cavalli continua a vincere, a correre ed, evidentemente, a indicare la giusta strada alla giovane Caterina.

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A Molfetta vincono Nkouloukidi e Di VincenzoCon l’assegnazione dei sei titoli di Campione Italiano di Marcia su Strada km 20 per le categorie Assoluti, Pro-messe e Juniores maschili e femminili che sono stati appannaggio rispettiva-mente di Jean Jacque Nkouloukidi (FF.GG. Ostia), Riccardo Macchia (FF.OO. Padova) e Massimo Stano (Atl.Aden Exprivia Molfetta) in campo maschile e di Sibilla Di Vincenzo (Assindustria Sport Padova), Federica Ferraro (Aero-nautica Militare) e Antonella Palmisano (FF.GG. Ostia) per il settore femmini-le, si è brillantemente concluso il 24° Memorial ‘”Gino Del Re” – 18° Trofeo “Gianni Carnicella”, svoltosi sabato 12 giugno e organizzato con la consueta meticolosità dall’A.S. Olimpia Club Molfetta. Ancora una volta, si è rinno-vato il grande successo tecnico spet-tacolare grazie alla partecipazione dei migliori specialisti della marcia italiana

e mondiale che hanno fatto rivivere ai tantissimi sportivi e appassionati della marcia un’altra indimenticabile giorna-ta di autentico puro sport. In campo ma-schile assoluto, assente l’olimpionico di Pechino ’08 Alex Schwazer impegnato nella specifica preparazione in altura relativamente ai Campionati Europei di Barcellona 2010, che contattato dal presidente dell’Olimpia Club Luigi De Lillo si è detto dispiaciutissimo di non poter essere a Molfetta in quanto ci te-neva tanto per la particolare accoglien-za sempre ricevuta nelle passate edizio-ni, impegnandosi contestualmente ad intervenire il prossimo anno, il prono-stico è stato ampiamente rispettato con la vittoria di Jean Jacque Nkouloukidi delle FF.GG. Ostia che ha prevalso sul campione Promesse Riccardo Macchia delle FF.OO. Padova e Mirko Dolci dell’Aeronautica Militare. Per la cate-

goria Juniores, indiscussa e particolar-mente esaltante è risultata la vittoria di Massimo Stano dell’Atl. Aden Exprivia Molfetta allenato da Giovanni Zaccheo che ha ben distanziato l’altro atleta pu-gliese Giovanni Renò della Don Milani Mottola e Giacomo Viganò dell’Atl. Lecco Colombo Costruzioni. Passando al settore femminile assoluto, assente per maternità Elisa Rigaudo, il titolo è andato alla favorita della vigilia Sibilla Di Vincenzo, già convocata dal Respon-sabile Nazionale Vittorio Visini, presen-te anche lui a Molfetta, per gli Europei di Barcellona, che ha ben distanziato la Campionessa Promesse Federica Fer-raro dell’Aeronautica Militare ed Ele-onora Giorgi dell’Atl.Lecco Colombo Costruzioni. Tra le Juniores, altra vitto-ria ad una atleta pugliese Antonella Pal-misano da poco tesserata per le FF.GG. Ostia che ha prevalso su Maria Corcella

della Fondiaria Sai-Atletica, su Caro-lina De Rosa dell’Atl.Agg. Hinna e sull’atleta dell’Olimpia Club Sara Lo-parco. Al termine di questa terza prova di società, lo scudetto a squadre è sta-to assegnato per la categoria Assoluta Maschile all’Aeronautica Militare con 285 punti, per gli Juniores alle Fiamme Gialle Simoni con 212 punti, per le as-solute femminili all’Atl. Tyndaris Patte-se con 344 punti e infine per le Juniores all’Atl. S. Giacomo Banca di Marca Treviso con 259 punti. Contestualmen-te al Campionato Italiano Assoluto di Marcia i dirigenti dell’Olimpia Club al fine di favorire sempre più la diffusione di tale disciplina nell’ambito pugliese, hanno fortemente voluto la quarta prova del 14° Trofeo Puglia – 9° Trofeo del Mediterraneo che ha visto la partecipa-zione di oltre 200 giovani promesse di età compresa tre i 7 e i 18 anni.

Assegnati i sei titoli di Campione Italiano di Marcia su Strada.

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Page 27: Il Fatto n. 064

Chi erano i Sumeri? Perché l’archeolo-gia misteriosa e anticonvenzionale ha sempre dato eccezionale importanza a questa antichissima civiltà? Vissuti più di 6000 anni fa nella fertile terra, l’attuale Iraq, a cavallo dei fiumi Tigri ed Eufrate, i Sumeri si contraddistinse-ro per l’alto grado di evoluzione spiri-tuale, culturale e scientifica. Furono i primi ad utilizzare la numerazione che serviva per la composizione di com-

plesse operazioni matematiche e alge-briche. Alcune operazioni arrivavano anche a quindici cifre. La loro abilità con i numeri li permise di divenire degli straordinari ingegneri rinomati per la costruzione di colossali templi detti “ziqqurat”, grandiose strutture in argilla molto simili alle piramidi a gradoni. Ma i Sumeri furono anche i primi ad utilizzare la scrittura, detta “cuneiforme”, che incidevano su tavo-lette d’argilla. Come altre antichissime popolazioni anche il popolo di Sumer era ossessionato dall’osservazione del cielo, delle stelle e dello spazio. Dalla sommità delle ziqqurat essi indagava-no continuamente sui movimenti degli astri e delle costellazioni, disegnando vere e proprie mappe astronomiche. Nonostante l’enorme portata di testi-monianze archeologiche rinvenute, i Sumeri, “la gente dalla testa nera” come essi stessi si definivano, riman-gono ancora un popolo misterioso. Le numerose tavolette ritrovate hanno per-messo ricostruzione del Pantheon su-mero. Sette erano le divinità principali adorate (foto), i figli di An, il dio del

cielo. Si trattava dei misteriosi Annuna-ki. Quattro di essi non erano altro che le divinità creatrici dei quattro elementi, Aria, Acqua, Cielo e Terra. Ma vi sono elementi di questa civiltà che si ricolle-gano direttamente a uno degli scritti più importanti per la storia “conosciuta e convenzionale” dell’Umanità, il Libro della Genesi. Si tratta del primo volu-me della Torah ebraica e della Bibbia cristiana che narra la “preistoria bibli-ca” dalla Creazione al peccato originale di Adamo ed Eva al diluvio universale sino ad arrivare ai tempi dei grandi pa-triarchi, Abramo, Isacco Giacobbe, ecc. I Sumeri descrivevano perfettamente l’Eden, il Paradiso terrestre, nella stes-sa maniera in cui è descritto nel primo volume della Bibbia. Stessa cosa vale anche per l’allontanamento di Adamo, che si identifica nel dio Enki sumero, dal Paradiso dopo aver assaggiato il frutto proibito. Ma le analogie non fi-niscono qui. Anche il mito della Cre-azione dell’Uomo è ben descritto sulle tavolette e sembra la fotocopia di quel-lo della Bibbia in cui si narra che Dio diede vita all’Uomo, fatto a propria im-

magine e somiglianza, attraverso mo-delli in argilla. Non manca nemmeno il parallelismo con il racconto del diluvio universale. Il racconto sumero che de-scrive tale evento si può sovrapporre a quello del Libro Genesi, cambiando soltanto i nomi dei protagonisti. Il Noè dei Sumeri era Utnapishtim che, per ordine del Dio Enki, costruì un’enor-me imbarcazione per sfuggire al dilu-vio scatenato dal dio Enlil, infastidito dalla malvagità umana. Che siano stati allora i miti tramandati dai Sumeri ad ispirare la Bibbia? Sono tantissimi gli studiosi che rispondono affermativa-mente e senza dubbi a questa domanda. Gli eventi del Libro Genesi sono stati comunque narrati anche da altre anti-chissime civiltà vissute molto prima della stesura del libro stesso. Questo testimonia che ciò che è scritto non è solo frutto di fantasie ma è l’esatto rac-conto di qualcosa che realmente accade diversi millenni fa sulla terra, qualcosa che la mente umana non è ancora pron-ta a cogliere.

Francesco Tempesta

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La “Genesi” dei Sumeri

giovedì 8 luglio 2010 27Oltre la Realtà

Page 28: Il Fatto n. 064

Il fatto.net ha selezionato per voi dai motori di ricerca alcuni annunci di lavoro. Alcuni annunci saranno ripetuti ma vale sempre la pena consultarli tutti. Negli annunci diretti troverete gli annunci fatti direttamente alla nostra redazione. Il servizio di annunci è totalmente gratuito e la radazio-

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Bandito il nuovo concorso di Confindu-stria per la partecipazione ad un percorso formativo denominato “Cento Giovani Per Cento Anni”. Il concorso è organizzato in occasione del centenario di Confindustria ed è riservato a giovani laureati tramite un percorso di durata non superiore a 12 mesi di stage. L’inizio di tale stage è previsto per il mese d’ottobre del 2010 con svolgimento nelle varie sedi del sistema di rappresentan-za, situate su tutto il territorio nazionale. È previsto per i partecipanti un doppio rimbor-so: il primo relativo alle spese e il secondo è rappresentato dal riconoscimento di un rim-borso spese mensile pari a 1.000 euro lordi. Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro la data del 24 luglio 2010. I requisiti per partecipare sono i seguenti: pos-sesso, entro il 1 ottobre 2010, del diploma di laurea, di laurea magistrale e/o dottorato di ricerca. I titoli di laurea in discipline tecni-che-scientifiche e/o economico-giuridiche costituiranno titolo preferenziale per la rela-tiva ammissione al percorso formativo. Per quanto attiene il bando di concorso pubblico e la domanda di partecipazione, gli interes-sati potranno trovare tutta la documenta-zione visitando il sito www.confindustria.it, cliccando sul link di destra denominato “Cento giovani per cento anni“. Per poter partecipare alla selezione i candidati devono compilare l’apposita domanda di parteci-pazione e inviare la stessa sia tramite posta elettronica, all’indirizzo e-mail: [email protected], sia mediante racco-mandata al seguente indirizzo: Unimpiego

Confindustria s.r.l. – Corso Stati Uniti 38 – 10128 Torino. Tutta la procedura di parte-cipazione deve svolgersi obbligatoriamente entro e non oltre il 24 luglio 2010. L’invio della candidatura dovrà essere integrato con la spedizione dei seguenti documenti: un certificato o un’autocertificazione attestante il conseguimento del titolo di laurea, indi-cando il nome del professore relatore e del titolo della tesi, degli esami sostenuti e delle votazioni e dei crediti conseguiti; un curricu-lum vitæ, eventuali ulteriori attestati (corsi di perfezionamento, attività svolte presso isti-tuti di ricerca ed altro).

* * *

La Marion Materassi assume in provin-cia di BariIn periodo di crisi economica e occupazio-nale, qualche raro segnale di ripresa giunge in seguito all’avvio di selezioni di personale da parte d’alcune aziende locali. Proprio in quest’ultimo periodo la Marion, azienda produttrice di materassi in lattice, con sede a Casamassima (Bari), realizza un nuovo piano d’assunzioni. L’azienda è alla ricerca di molte figure professionali da introdurre nella propria struttura. Le offerte di lavo-ro sono comprese all’interno dei seguenti settori aziendali: call center, web, vendita e contabilità. Ecco quindi le offerte di lavoro dell’azienda Marion.Area Call Center. Rif. Operatore di cen-tralino. A questa figura si affiderà l’incarico di ricevere le chiamate in entrata da parte di

potenziali clienti, curerà lo smistamento dei vari appuntamenti per i consulenti in tutte le regioni italiane. Caratteristiche richieste: predisposizione al lavoro per obiettivi; buo-na dialettica, capacità d’ascolto, attitudine al problem solving, conoscenza geografica del territorio italiano, capacità relazionali, flessibilità e disponibilità a lavorare in team, disponibilità full time con fascia oraria 09-13 e 15-18 dal lunedì alla domenica (con turnazione nel fine settimana), residenza in provincia di Bari.Grafico-Web designer. Rif. G.w.d. Per la figura di grafico/web designer si richiedo-no competenze nella creazione di siti web e capacità d’elaborazione delle immagini. Il grafico provvederà alle creazioni digitali d’elementi grafici destinati al web e il dise-gno, progettando anche l’interfaccia utente per ogni tipologia di pagina. Deve posse-dere anche senso estetico e creatività. Sarà gradita, oltre all’invio del proprio curricu-lum, una descrizione dettagliata dei siti e/o lavori effettuati nel settore. Caratteristiche richieste: conoscenza dei principali appli-cativi per la grafica 2D (Fireworks, Photo-shop, Illustrator); pacchetto Adobe (Flash, Dreamweaver), conoscenza base di HTML e CSS, gradita passione per il 3D e anima-zione multimediale, esperienza minima di 1-2 anni, disponibilità full-time.Area post vendita. Rif. P.v. La figura dell’addetta al post-vendita dovrà affiancare il responsabile di divisione. I suoi compiti consisteranno nella gestione e la soddisfa-zione delle domande provenienti dai clienti,

la gestione dei consulenti di vendita e dei corrieri esterni. Caratteristiche richieste: esperienza minima nel settore post-vendita o customer care; capacità di problem solving, gestione dello stress, capacità organizzative, gentilezza e pazienza, capacità d’ascolto, doti relazionali, età 20/35, disponibilità dal lunedì al venerdì, residenza zone limitrofe a Casamassima.Area contabilità. Rif. Ragioniere. I ragio-nieri che saranno assunti si occuperanno dello svolgimento delle pratiche di finan-ziamento. Importante è, inoltre, la compila-zione della prima nota, la fatturazione e le conoscenze amministrative. Caratteristiche richieste: diploma di ragioneria; preceden-te esperienza in contabilità aziendale, ge-stione contabilità Iva, prima nota, modello F24, conoscenze informatiche (pacchetto Office), affidabilità e precisione, capacità di ragionamento matematico, attitudine al problem solving, disponibilità full time con fascia oraria 09-13 e 15-18 dal lunedì al ve-nerdì, residenza in provincia di Bari.Modalità per le candidature: gli interes-sati potranno candidarsi alle offerte di lavoro proposte inviando il proprio cur-riculum specificando in oggetto la man-sione e il riferimento a [email protected]. Per maggiori informazioni vi invi-tiamo a visitare il consueto spazio “lavora con noi” al sito: www.marionlatex.com.

“Nessuno conosce le proprie possibilità finché non le mette alla prova”.

Publio Sirio

giovedì 8 luglio 201028 Lavoro in Chiaro

Page 29: Il Fatto n. 064

IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni, puntuale come sempre il giovedì.

w w w . i l f a t t o . n e t

Antica Salumeria del Centro - Via De Luca, 7Bar Arcobaleno - Banchina San DomenicoBar Astoria - Corso Umberto I, 16Bar Belvedere - lungomare Marcantonio ColonnaBar Caffetteria Paninoteca Grease - Via Molfettesi d’Argentina, 75Bar Camera Cafè - Via XX Settembre, 43Bar Cavour - Corso Fornari, 47Bar Cin Cin - Corso Dante Alighieri, 30Bar Degli Artisti - Via Gesmundo, 4Bar Del Ponte - Via Ruvo, 18Bar Europa - Via F. Cavallotti, 33/35Bar Fantasy - Via Pio La Torre, 33Bar Fausta - Corso Umberto I, 150Bar Football - Via Ugo La Malfa, 11Bar Giotto - Corso Margherita di Savoia, 91Bar Haiti - Via San Domenico, 42Bar Ideal - Via TerlizziBar Kennedy - Via Edoardo Germano, 49Bar La Caffetteria - Via A. Salvucci, 46Bar La Favola Mia - Via Baccarini, 35Bar La Fenice - Corso Umberto IBar London - Via Terlizzi, 6Bar Mary - Corso Umberto I, 122Bar Mezzina - Via Luigi Einaudi, 6Bar Miramare - Via San Domenico, 9Bar Mirror - Via Capitano Manfredi Azzarita, 124Bar Mixer Cafè - 6^ strada ovest Lama MartinaBar Mongelli - Via Baccarini, 35Bar Peter Pan - Via Vincenza Alma Monda, 48Bar Rio - Via Bari, 92Bar S. Marco - Corso Umberto IBar Settebello - Via A. Salvucci, 28Bar Seven - Via Edoardo Germano, 33Bar Seventy - Via Tenente Michele SilvestriBar Sottocoperta - Piazza Giuseppe GaribaldiBar Stazione - Piazza Aldo MoroBar Sweet - Piazza Giuseppe Garibaldi, 32Bar Toto - Corso Fornari, 73Bar Universo - Corso Umberto I

Betty Paige - Largo Municipio, 6Biglietteria regionale FS - Piazza Aldo MoroBlues Cafè - Corso Dante Alighieri, 49Buffetti - Piazza G. Garibaldi, 60Caffe Al Duomo - Banchina Seminario, 10/12Caffè Colorado - Via Guglielmo MarconiCaffè Metropolis - Via Cap. G. De Gennaro, 16Caffè Silver - Via Framantle 19/iCaffetteria Gonzaga - Via Piazza, 23/25/30Caffetteria Manhattan - Viale dei CrociatiCaffetteria Roma 2 - Banchina San DomenicoCaffetteria Venere - Via Martiri di Via Fani, 6Calì Caffè - Via Giacomo Puccini, 7Casa di riposo “Don Grittani” - Via Don MinzoniCoffee Room - Viale Pio XI, 9Comune Di Molfetta - Piazza Vittorio Emanuele, 9De Pinto - Via Edoardo Germano, 39Edicola - Viale Pio XIEdicola - Via Tenente Michele SilvestriEdicola - Via Palmiro TogliattiEdicola - Piazza Giuseppe GaribaldiEdicola - Corso Dante AlighieriEdicolandia - Via Principe Amedeo, 45Edicola delle Rose - Via Gen. C. A. Dalla ChiesaEdicola Gigotti - Via Bari, 74Edicola Grosso - Via Don Pietro PappagalloEdicola L’Altra Edicola - Via TerlizziEdicola Sciancalepore - Via Madonna dei MartiriEdicola Sciancalepore - Piazza CappucciniEuro Caffè - Via San Francesco d’AssisiFarmacia Grillo - Via S. Angelo, 37Flory’s Caffè - Via Poli Generale Eugenio, 3Giotto Cafè - Corso Margherita di Savoia, 91Green Bar - Via Baccarini, 111Gruppo FAMM Immobiliare - Via De Luca, 15Guardia di Finanza - Madonna dei MartiriLe Chic J’Adore - Via Tenente Michele Silvestri, 69Le Mimose - Viale Pio XILido Alga Marina - ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Bahia - località Torre Rotonda

Lido Belvedere - ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Lafayette - ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Marina Piccola - ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Nautilus - ss16 Molfetta-GiovinazzoLido Nettuno - ss16 Molfetta-BisceglieLido Scoglio d’Inghilterra - località Torre RotondaMarilù Cafè - Via Tommaso Fiore, 38/40Mattia’s Cafè - Corso Dante AlighieriMondocasa - Piazza Effrem, 12Music Cafè - Via Ten. Silvestri, 11Note & Book - Via Tommaso Fiore, 24Off Street - Piazza Giuseppe Garibaldi, 15Panificio Annese - Via Cappellini, 28Panificio Biancaneve - Via Molfettesidel Venezuela, 41Panificio Biancaneve - Via De Luca, 59Panificio Cangelli - Via Cap. T. De Candia, 49Panificio Centrale - Via Respa, 40Panificio D’Oro - Via Madonna dei Martiri, 51Panificio de Gennaro - Via Cap. T. De Candia, 155Panificio Don Bosco - Corso Fornari, 67Panificio Don Bosco - Via Raffaele Cormio, 36Panificio Europa - Via Rattazzi, 41Panificio Il Cugino - Via Massimo D’Azeglio, 91Panificio Il Cugino - Via Alessandro Manzoni, 91Panificio Il Forno - Via Fremantle, 42Panificio Immacolata - Via Cappellini, 28Panificio Jolly - Viale Pio XI, 9Panificio La Sfornata - Via Enrico Fermi, 19Panificio Mulino Bianco - Via C. Giaquinto, 46Panificio Non Solo Pane - Via Paniscotti, 44Panificio Non Solo Pane - Via Gen. Poli, 13Panificio Petruzzella - Via Bovio, 18Panificio Posta - Via Ricasoli, 29Panificio Rinascente - Via Nino Bixo, 25Panificio Sant’Achille - Via Martiri di Via Fani, 15Panificio Trionfo - Via Ten. Fiorino, 71Parrocchia Della Cattedrale - Corso Dante AlighieriParrocchia Di San Corrado - Largo Chiesa Vecchia

Parrocchia Immacolata - Piazza Immacolata, 62Parrocchia Madonna Della Pace - Viale Xxv AprileParrocchia Madonna della Rosa - Via Gen. C. A. Dalla ChiesaParrocchia S. Achille - Via A. SalvucciParrocchia S. Bernardino - Via TattoliParrocchia S. Gennaro - Via Sergio PansiniParrocchia S. Giuseppe - Via Aurelio Saffi, 1/dParrocchia Sacro Cuore Di Gesù - Via Sella QuintinoParrocchia San Domenico - Via San Domenico, 1Parrocchia San Pio X - Viale Antonio Gramsci, 1Parrocchia Santa Famiglia - Via Papa Innocenzo VIIIParrocchia Santa Teresa - Piazza V. Emanuele, 3Petito Cafe - S.S. 16 Molfetta-GiovinazzoPlace Blanc Cafè - Piazza Margherita di Savoia, 4Qbo Interior Design - Via Federico Campanella, 24Stazione di rifornimento AGIP - Via TerlizziStazione di rifornimento AGIP - Via GiovinazzoStazione di rifornimento API - Zona IndustrialeStazione di rifornimento Madogas - Strada Provinciale Molfetta-Terlizzi, Km. 2.050Stazione di rifornimento Q8 - Via dei Lavoratori – Zona ASISwing Pub - Viale Pio XI, 21Tabaccheria - Viale Pio XI, 55Tabaccheria - Corso Dante AlighieriTabaccheria - Via Madonna dei Martiri, 2Tabaccheria - Via Baccarini, 67Tabaccheria - Via Rossini, 12Tabaccheria - Piazza G. GaribaldiTabaccheria Edicola - Via Raffaele CormioTabaccheria Pansini - Via Roma 32Tabaccheria Spaccavento - Via Bari, 68Tabaccheria Veneziano - Via L. Azzarita, 65Tabaccheria Veneziano - Via Madonnadei Martiri, 67Totoricevitoria “Del Cuore” - Via Baccarini, 77

giovedì 8 luglio 2010 29Rubriche

Page 30: Il Fatto n. 064

Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo

del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, co-lonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni.Fonte:(it.wikipedia.org)

SOLUZIONI

FACILE DIFFICILE

Consigli per una sana alimentazione Al fresco con l’anguria

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Fresca e dolce, per molti il frutto pre-ferito dell’estate, ma c’è anche chi la vorrebbe tut-to l’anno. Piace a tutti: anziani, adulti e bambini

ne sono ghiotti e in questa stagione non manca mai sulle nostre tavole. Questo frutto ideale nelle giornate afose, a casa o in riva al mare è ricco di proprietà be-nefiche. Innanzitutto comune a tutti è la sensazione di rigenerazione che si av-verte quando viene gustata nei giorni in cui la temperatura esterna è molto eleva-ta. Questo è dovuto all’elevato contenu-to di acqua (la polpa ne è costituita per oltre il 90%), che la rende dissetante, ma anche al discreto contenuto di sali mine-rali come il potassio e il magnesio utili per combattere quel senso di spossatez-za che ci assale quando il caldo incalza. L’anguria però contiene anche una mo-desta quantità di zucchero come il frut-tosio e vitamine. Tra queste la vitamina A che stimola la produzione di melanina e quindi ci aiuterà nella tanto ricercata

tintarella, la vitamina C che dà energia e rinforza le nostre difese e le vitamine del gruppo B che favoriscono il ricambio e l’ossigenazione delle cellule. In più il colore rosso si deve alla presenza di ca-rotenoidi, tra cui il licopene, un potente antiossidante che potenzia il sistema im-munitario. L’insieme di questi nutrienti la rendono un alimento disintossicante, diuretico, indicato in caso di ritenzione idrica, ipertensione, cellulite e gonfiori alle gambe. Tra l’altro, nonostante la dolcezza della polpa, l’apporto calori-co è piuttosto modesto (solo 30 calorie per 100 grammi) e quindi può essere gustata senza limiti e in ogni momento della giornata liberamente anche da chi sta seguendo un regime ipocalorico. Per questo può anche essere utilizzata come strategia per mangiare meno: tutta l’acqua che contiene servirà a gonfiare lo stomaco inducendo il tanto ricercato senso di sazietà senza compromettere la linea.dott.ssa Annalisa Mira Biologa Nutri-zionistaStudio di Nutrizione e AlimentazioneTel. 080.335.45.29- 338.27.87.929

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GLI APPUNTAMENTI DEw w w . i l f a t t o . n e t

8 luglio, ore 22Blues Cafè, il Fatto Reggae

9 luglio, ore 19.30campo “Petrone”, Torneo di Beneficienza

pro Caritas Diocesana

9 luglio, ore 21Anfiteatro di Ponente, Ray Gelato in concerto

10 luglio, ore 20.30lungomare Colonna, Disconovità

15 luglio, ore 20.30Anfiteatro di Ponente, Estate con Teatrarte

13-25 luglioFestival Internazionale di Flamenco

16-25 lugliovie cittadine e Anfiteatro di Ponente,

“Ti fiabo e ti racconto”

22 luglio, ore 21La Darsena, Festa del Giovane Donatore Avis

23 luglio, ore 23lido Belvedere, Summer il Fatto Tour

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giovedì 8 luglio 201030 Rubriche

Page 31: Il Fatto n. 064

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Ingredienti per 10 persone

Procedimento

per la laganédda:400 gr di farina 200 gr di semola 6 tuorli d’uovo 300 gr di cime di rape pulite 0,5 dl di olio extra vergine di oliva 10 gr di sale

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ARIETE LEONE SAGITTARIO

In qualche modo sarete vostro malgra-do coinvolti in qualcosa che vi lascerà perplessi e potrebbe riguardare sia la vostra vita privata che quella lavorativa. In entrambi i casi, dovrete cercare di liberarvi da questo fastidio al più presto.

Sarebbe bene non cadere subito nella trappola di chi cerca di mettervi ansia o di farvi deconcentrare, poiché sareste dav-vero degli allocchi se ci cascaste. Dovete capire che questo è solo un metodo per mettervi alla prova.

I vostri sentimenti sono senza ombra di dubbio più chiari, quindi, approfittando di ciò, dovreste avvicinarvi alle persone che amate e dimostrare loro il vostro af-fetto, ma non solo.

TORO VERGINE CAPRICORNO

Sarete sicuramente portati, dal vostro istinto, ad agire secondo metodi poco ortodossi per il vostro carattere e per il vostro modo di comportarvi, ma per una volta vi lascerete andare e abbandone-rete la razionalità per dare spazio all’in-coscienza.

Eviterete senza ombra di dubbio di partire con il piede sbagliato nei rapporti con gli altri, in quanto sapete che sarà indispen-sabile mantenere un certo grado di bene-volenza in ogni ambito della vostra vita, in visione di alcuni cambiamenti che dovrete fare a breve.

Fareste bene a dare un’occhiata più pro-fonda nell’animo di chi vi circonda, poiché dietro ad una frase, si potrebbe nascon-dere un pensiero ulteriore, completamen-te differente da quello che cercano di farvi passare.

GEMELLI BILANCIA ACQUARIO

Dovreste chiedervi se sia meglio essere chiari e onesti, oppure fare i misteriosi con la persona che vi interessa. Dovre-te comunque scoprirvi alla fine, dovete decidere voi quando e come, ma non potete di certo mantenere un ruolo che non vi appartiene.

Qualcuno che significa qualcosa di im-portante per voi, ma che nel tempo ave-te perso di vista, potrebbe magicamente riapparire e mandarvi ancora una volta dei messaggi ambigui. Il passato a volte ritorna: non servirà a niente scappare o fare finta che non esista.

Se avanzerete troppi dubbi sulla persona che avete affianco o su chi lavora per voi, resterete molto delusi nello scoprire che non ve ne sarà alcuna ragione, poiché queste persone sono assolutamente one-ste nei vostri confronti.

CANCRO SCORPIONE PESCI

Probabilmente un po’ di noia e un po’ di monotonia hanno fatto sentire il loro peso, per cui cercherete di fare il mini-mo indispensabile senza alcuno sforzo. Vedrete che questa sensazione in poco tempo passerà.

Cercherete in tutti i modi di ottenere dei benefici, poiché sono proprio questi che vi mancano ultimamente, quindi vi ingegnerete per averli, proprio come li hanno gli altri. Si tratta pur sempre di una questione economica, quindi andrà trattata con la massima delicatezza.

Qualcuno potrebbe avere da ridire sui vostri modi di fare, che sembreranno alquanto esagerati. Per questi motivi, al minimo sentore di dissenso o co-munque di fastidio provocato, dovrete innanzitutto restare calmi e poi, farvi un esame di coscienza.

I CONSIGLI DELLO ZODIACO

IL FATTOQuindicinale gratuito di informazione

EDITOREActiva S.r.l. con unico socio

PRESIDENTEGiulio Cosentinoe-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILECorrado Germinario

COLLABORATORIAngela Teatino, Pantaleo de Trizio,Isabel Romano, Lella Salvemini,Marilena Farinola, Francesco Tempesta, Annalisa Mira, Giordano Germinario, Beatrice De Gennaro, Gianfranco Inglese, Maria Sancilio, Gaetano de Virgilio.

Registrato presso il Tribunale di Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07

REDAZIONEVia degli Antichi Pastifici,Zona Artigianale A/8 · [email protected]

PROGETTO GRAFICO Vincenzo de Pinto

IMPAGINAZIONEMarcello Brattoli

STAMPAMASTER PRINTING S.R.L.VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA

CONCES. DELLA PUBBLICITA’Ufficio Commerciale · tel. 080.3382096

1 kg di pomodori rossi 50 gr di aglio 100 gr di cipolla rossa 500 gr di vongole 100 gr di acciughe salate 1 dl di olio extra vergine di oliva basilico q.b.

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Cuocere in poca acqua salata le cime di rape, scolare, raffreddare con ghiaccio, sgocciolare e frullare. Preparare la laganédda come una normale pasta all’uovo aggiungendo le cime di rape. Tagliare a metà i pomodori, eliminare i semi, condirli con olio e sale e cuocerli in forno o grigliarli. Tritare l’aglio e la cipolla rossa. Prendere una casseruola e far appassire a fuoco dolce la cipolla, aggiungere i pomodori, il basilico e cuocere per qualche minuto, frullare e verificare il gusto. Dissalare le acciughe, far aprire a fiamma vivace in una padella con coperchio le vongole, sgusciarle e filtrare l’acqua. Far soffriggere in un sautè olio, aglio, acciughe e vongole, aggiungere l’acqua delle vongole; cuocere in abbondante acqua salata la laganèdda e condirla con il fondo prima ottenuto. Sistemare il piatto in una fondina: fondo di salsa di pomodori arrosto e laganèdda al centro, guarnire.

La “laganèdda” di cime di rape con aglio, acciughe e vongole su crema di pomodori arrosto

giovedì 8 luglio 2010 31Rubriche

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