Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed...

162

Transcript of Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed...

Page 1: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Prof.ssa Carla Fiori

Aritmetica e Teoria dei Gruppi

Lezioni ed esercizi

Univertisà di Modena e Reggio EmiliaDipartimento di Scienze Fisiche Informatiche Matematiche

Anno Accademico 2019/20

Page 2: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Prefazione

Il corso di Algebra A, s.s.d. Mat/02, è corso fondamentale nel Corso di Lau-rea MATEMATICA (D.M.270/04). E' inserito nell'oerta didattica del 1 anno,secondo semestre; 9 CFU, 48 ore di lezioni e 24 ore di esercitazioni.

Per ulteriori informazioni si rinvia al sito www.esse3.unimore.it

Questa sinossi raccoglie le lezioni e le esercitazioni del corso di Algebra A te-nute dalla Professoressa Carla Fiori presso l'Università di Modena e Reggio Emiliadurante l'anno accademico 2019/20. Ogni capitolo termina con il paragrafo dedica-to agli esercizi, tutti con soluzione. La presente stesura integra ed amplia la prece-dente; è oerta quale ausilio didattico per gli studenti ed è reperibile gratuitamentenella pagina web del docente alla voce "Materiale Didattico".

https://cdm.unimo.it/home/matematica/ori.carla/

Testi di riferimento per approfondimenti:

(1) D.Dikranjan, M.S. Lucido, Aritmetica e Algebra, Liguori Editore.(2) G.M. Piacentini Cattaneo, ALGEBRA un approccio algoritmico, Zani-

chelli.(3) I.N. Hernstein, ALGEBRA, Editori Riuniti.

i

Page 3: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

PREFAZIONE ii

frasi celebri ....

Non cercare di diventare un uomo di successo,ma piuttosto un uomo di valore.

Albert Einstein (1879-1955 )

La matematica non conosce razze o conni geograci;per la matematica, il mondo culturale è una singola nazione.

David Hilbert (1862-1943)

La matematica è un grandioso e vasto paesaggio apertoa tutti gli uomini a cui il pensare arrechi gioia,ma poco adatto a chi non ami la fatica del pensare.

Immanuel Lazarus Fuchs (1833-1902)

Dallo studio dei triangoli e delle formule algebrichesono passato a quelle degli uomini e delle cose;comprendo quanto quello studio mi sia stato utile per quelloche ora vado facendo degli uomini e delle cose.

Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861)

Dio creò i numeri naturali, tutto il resto è opera dell'uomo.Leopold Kronecker (1823-1891)

La matematica è la porta e la chiave delle scienze.Ruggero Bacone (1214-1294)

I numeri governano il mondo.Platone (427-347 a.C.)

Page 4: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Indice

Prefazione i

Capitolo 1. Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 11. Generalità sugli insiemi 12. Relazioni. Relazioni di equivalenza e di ordine. 53. Applicazioni fra insiemi 134. L'insieme N dei numeri naturali. Principio di Induzione. 175. I numeri interi. La divisione euclidea. MCD di due interi. 186. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica. 257. Insiemi niti e inniti. Cardinalità. 288. Esercizi relativi al Capitolo 1 33

Capitolo 2. Gruppi 391. Strutture algebriche. Proprietà elementari dei gruppi. 392. Esempi di gruppi fondamentali 503. Sottogruppi 544. Generatori di un gruppo. Gruppi ciclici. 585. Laterali e Indice di un sottogruppo 626. Teorema di Lagrange. Teorema di Sylow. Teorema di Cauchy. 647. Esercizi relativi al Capitolo 2 68

Capitolo 3. Gruppi di Permutazioni 751. Permutazioni. Gruppo Simmetrico. 752. Gruppo Alterno 823. Esercizi relativi al Capitolo 3 84

Capitolo 4. Sottogruppi normali e gruppo quoziente 861. Sottogruppi normali. Gruppo Quoziente. 862. Gruppi Semplici. 893. Esercizi relativi al Capitolo 4 92

Capitolo 5. Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 941. Denizioni e Proprietà 942. Teorema di Cayley 993. Centro e centralizzante di un gruppo 994. Automorsmi interni e sottogruppi caratteristici di un gruppo 103

iii

Page 5: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

INDICE iv

5. Azione di un gruppo su un insieme. Orbite. Stabilizzatori. 1056. Esercizi relativi al Capitolo 5 114

Capitolo 6. Prodotto Diretto di gruppi 1201. Denizioni e Proprietà 1202. Struttura dei gruppi abeliani niti. 1243. Esercizi relativi al Capitolo 6 127

Capitolo 7. Gruppi Risolubili 1311. Derivato di un gruppo 1312. Risolubilità di un gruppo 1343. Risolubilità di Sn e di altre famiglie di gruppi. 1364. Esercizi relativi al Capitolo 7 138

Capitolo 8. Reticoli 1401. Reticoli: denizioni e proprietà 1402. Sottoreticoli 1443. Diagramma di un reticolo nito (diagramma di Hasse) 1454. Reticoli modulari e reticoli distributivi 1505. Reticoli complementati e Algebra di Boole 1536. Esercizi relativi al Capitolo 8 156

Page 6: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

CAPITOLO 1

Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici

1. Generalità sugli insiemi

Un insieme è una collezione di oggetti detti elementi dell'insieme e, dinorma, indicato fra due parentesi grae. Ad esempio 1, 2, 3 indica l'insiemei cui elementi sono 1, 2, 3. E' importante sottolineare che gli elementi di uninsieme si intendono sempre diversi fra loro.

Un insieme può essere assegnato elencando i suoi elementi o enunciando unaproprietà che ne caratterizzi gli elementi. Ad esempio l'insieme delle prime quattrolettere dell'alfabeto italiano si può denire per elencazione scrivendo a, b, c, d,mentre l'insieme dei colori dell'arcobaleno può essere denito con la proprietàcaratterizzante scrivendo x tale che x è un colore dell'arcobaleno ; la locuzione” tale che” verrà indicata con il simbolo ” | ” oppure con il simbolo ” : ” .Useremo lettere maiuscole per indicare gli insiemi, lettere minuscole per indicaregli elementi di un insieme. Se a è un elemento dell'insieme A diremo che” a appartiene ad A ” e scriveremo ” a ∈ A ” . Per negare l'appartenenzascriveremo ” a 6∈ A ” .

In generale per indicare la negazione di ciò che signica un determinato simbolomatematico si usa sbarrare il simbolo.

Nota 1.1.1. Il simbolo ” ∈ ” fu introdotto da G. Peano (1858-1932) e sta aricordare la prima lettera della parola greca che in italiano signica ” é ”.

Denizione 1.1.2. Dato un insieme A, si denisce sottoinsieme di A unqualunque insieme B tale che ogni elemento di B sia anche un elemento di A .In tal caso si scrive B ⊆ A oppure B ⊂ A a seconda che B possa oppure nocoincidere con A .

Tra i sottoinsiemi di un dato insieme A vi è sempre A stesso e l'insieme vuotoche si indica con il simbolo ∅ ed è l'insieme privo di elementi.

Sia A un insieme, con |A| si indica il numero degli elementi di A.

1

Page 7: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 2

Denizione 1.1.3. Dato un insieme A, l'insieme i cui elementi sono tutti isottoinsiemi di A viene indicato con P (A) ed è chiamato l'insieme delle partidi A.

Se A ha un numero nito n di elementi allora l'insieme P (A) ha 2n elementi.Ad esempio considerato A = 1, 2, 3 si haP (A) = ∅, A, 1, 2, 3, 1, 2, 1, 3, 2, 3 , |A| = 3 , |P (A)| = 23 = 8 .

Denizione 1.1.4. Due insiemi A e B sono uguali se e solo se A ⊆ B eB ⊆ A .

Per dimostrare che due insiemi A e B sono uguali occorre dimostrare che val-gono le due inclusioni A ⊆ B, B ⊆ A, mentre per dimostrare che A 6= B bastadimostrare che vi è un elemento che appartiene ad un insieme ma non all'altroinsieme.

Con le prossime due denizioni si stabiliscono modi elementari ma fondamentaliper costruire nuovi insiemi a partire da insiemi dati.

Denizione 1.1.5. Dati gli insiemi A e B si denisce prodotto cartesianodi A e B l'insieme A×B = (a, b) | a ∈ A, b ∈ B .

In generale risulta A × B 6= B × A . Si ha A × B = B × A solo se A = Boppure se uno dei due insiemi é l'insieme vuoto perchè A× ∅ = ∅ × A = ∅.

Esempio 1.1.6.

(1) Sia A = 1, 2 e sia B = a, b, allora A×B = (1, a), (1, b), (2, a), (2, b).(2) Sia N l'insieme dei numeri naturali e sia P = 2m | m ∈ N, allora

N× P = (n, 2m) | n,m ∈ N.

Denizione 1.1.7. Siano A e B due insiemi non necessariamente diversi. Sideniscono i seguenti insiemi:

1) Unione di A e B. E' l'insieme A ∪B = x | x ∈ A oppure x ∈ B .2) Intersezione di A e B. E' l'insieme A ∩B = x | x ∈ A e x ∈ B .3) Dierenza di A e B. E' l'insieme A−B = x | x ∈ A e x 6∈ B .Nel caso in cui B è sottoinsieme di A, l'insieme A− B è detto complemento(o complementare) di B in A.

4) Dierenza simmetrica di A e B. E' l'insieme A M B = (A−B)∪ (B−A).

Page 8: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 3

Esempio 1.1.8.

(1) Dati A = 1, 2, 3, 4 e B = 2, 3, 5 si ha A ∪ B = 1, 2, 3, 4, 5,A ∩B = 2, 3, A−B = 1, 4 , A M B = 1, 4, 5.

(2) In N il complementare dei numeri pari è l'insieme dei numeri dispari.(3) Nell'insieme dei numeri primi il complementare dei numeri dispari è 2 .

Denizione 1.1.9. Due insiemi A e B si dicono disgiunti se A ∩B = ∅ .

Gli insiemi deniti in 1.1.7 godono delle seguenti proprietà:

(1) A ∪B = B ∪ A ; A ∩B = B ∩ A.(2) (A ∪B) ∪ C = A ∪ ( B ∪ C) ; (A ∩B) ∩ C = A ∩ ( B ∩ C ).

(3) A ∪ A = A ; A ∩ A = A.

(4) ( A ∩B ) ∪ C = ( A ∪ C ) ∩ ( B ∪ C ) ;( A ∪B ) ∩ C = ( A ∩ C ) ∪ ( B ∩ C ).

(5) A − ( A−B ) = A ∩B.(6) A M B = ( A ∪B ) − ( A ∩B ).

Dimostriamo ad esempio la prima di (4) .

Dimostrazione. Per la denizione 1.1.4 occorre dimostrare la doppia inclu-sione.

(a): Iniziamo con il dimostrare che (A ∩B) ∪ C ⊆ (A ∪ C) ∩ (B ∪ C).Sia x ∈ (A ∩ B) ∪ C , allora si possono avere due casi x ∈ A ∩ B oppurex ∈ C. Se x ∈ A ∩ B allora x ∈ A e x ∈ B e pertanto x ∈ A ∪ C ex ∈ B ∪ C. Se x ∈ C allora segue x ∈ A ∪ C e x ∈ B ∪ C. In entrambi icasi x ∈ (A∪C)∩ (B ∪C) e dunque (A∩B)∪C ⊆ (A∪C)∩ (B ∪C).

(b): Dimostriamo ora che (A ∪ C) ∩ (B ∪ C) ⊆ (A ∩B) ∪ C .Sia x ∈ (A ∪ C) ∩ (B ∪ C), allora x ∈ A ∪ C e x ∈ B ∪ C. Se x 6∈ Callora da x ∈ A ∪ C si ha che x ∈ A e da x ∈ B ∪ C si ha x ∈ B e quindix ∈ A∩B. Dunque x ∈ C oppure x ∈ A∩B e perciò x ∈ (A∩B)∪C epertanto (A ∪ C) ∩ (B ∪ C) ⊆ (A ∩B ) ∪ C.

Da (a) e (b) segue (A ∩B) ∪ C = (A ∪ C) ∩ (B ∪ C).

Nota 1.1.10. Vericare con uno o più esempi che una determinata proprietà èvera non signica averla dimostrata. Per dimostrare una proprietà occorre provareche essa vale in generale ossia qualunque siano gli insiemi considerati. Se invece sivuole dimostrare che una proprietà non vale, è suciente portare un solo esempioin cui quella proprietà non vale (detto controesempio).

Page 9: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 4

Ad esempio per dimostrare che non è vera la proprietà A ∪ (B − A) = B,basta considerare A = 1, 2, 3, 4, 5, B = 1, 2, 3, 4, 6 e si ha A ∪ (B − A) =1, 2, 3, 4, 5 ∪ 6 = 1, 2, 3, 4, 5, 6 6= B perchè 5 6∈ B. Questo solo esempioassicura che per gli insiemi non vale la proprietà A ∪ (B − A) = B anche se incerti casi può essere vera come accade nel seguente esempio: A = 1, 2, 3, 4, 5,B = 1, 2, 3, 4, 5, 6, A ∪ (B − A) = 1, 2, 3, 4, 5 ∪ 6 = B.

Fra le proprietà dell'insieme dierenza dimostriamo le note leggi di De Morgan.Come simbolo per indicare il complementare di un insieme consideriamo un apiceposto a destra del simbolo rappresentante l'insieme.

Teorema 1.1.11 (Leggi di De Morgan). Siano M un insieme, A e B sot-toinsiemi di M , A′ e B′ i complementari di A e B in M . Si ha:

( A ∩ B)′ = A′ ∪ B′ e ( A ∪ B )′ = A′ ∩ B′

Dimostrazione. Proviamo la prima delle due leggi. Sia x ∈ (A ∩ B)′ allorax ∈ M , x 6∈ A ∩ B e pertanto x ∈ M e x 6∈ A oppure x ∈ M e x 6∈ B. Nelprimo caso x ∈ A′, nel secondo caso x ∈ B′; in ogni caso x ∈ A′ ∪ B′ ossia(A ∩ B)′ ⊆ A′ ∪ B′. Viceversa sia x ∈ A′ ∪ B′; si ha x ∈ A′ oppure x ∈ B′

ossia x ∈ M e x 6∈ A oppure x ∈ M e x 6∈ B, in ogni caso x ∈ M e x 6∈ A ∩ Bossia x ∈ (A ∩ B)′ e dunque A′ ∪ B′ ⊆ (A ∩ B)′. Rimane pertanto provato che( A ∩B)′ = A′ ∪B′.

In modo analogo si dimostra la seconda legge di De Morgan.

Le nozioni di unione, di intersezione e di prodotto cartesiano precedentementedenite, si generalizzano al caso di più di due insiemi:

•n⋃i=1

Ai = A1 ∪ A2 ∪ ... ∪ An

(con n nito o no) è l'insieme costituito dagli elementi ciascuno dei qualiappartiene ad almeno uno degli insiemi Ai, i = 1, 2, ..., n.

•n⋂i=1

Ai = A1 ∩ A2 ∩ ... ∩ An

( con n nito o no) è l'insieme costituito dagli elementi ciascuno dei qualiappartiene ad ogni insieme Ai, i = 1, 2, ..., n.

•n∏i=1

Ai = A1 × A2 × ... × An

è l'insieme di tutte le n-ple ordinate (a1, a2, ..., an) con a1 ∈ A1, a2 ∈A2, ..., an ∈ An.

Page 10: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 5

Se Ai = A per ogni i = 1, 2, ..., n, alloran∏i=1

A si indica anche con An.

Esempio 1.1.12.Siano A1 = 1, A2 = 1, 3, 4, A3 = 1, 5; si ha :

3⋃i=1

Ai = A1 ∪ A2 ∪ A3 = 1, 3, 4, 5

3⋂i=1

Ai = A1 ∩ A2 ∩ A3 = 1

3∏i=1

Ai = A1 × A2 × A3 = (a, b, c) | a ∈ A1, b ∈ A2, c ∈ A3 =

= (1, 1, 1), (1, 1, 5), (1, 3, 1), (1, 3, 5), (1, 4, 1), (1, 4, 5).

2. Relazioni. Relazioni di equivalenza e di ordine.

Denizione 1.2.1. Siano A e B insiemi; ogni sottoinsieme R di A × B èdetto relazione fra A e B (o relazione binaria di A e B ).

Se R ⊆ A×B è una relazione fra A e B, anzichè (a, b) ∈ R si usa scrivere a R be si dice che ” a è in relazione con b ”.

Considerato un insieme A, le relazioni in A (oppure su A) sono le relazioniR ⊆ A × A . Fra queste ve ne sono alcune particolarmente importanti, sono lerelazioni di equivalenza e le relazioni di ordine (parziale e totale).

Denizione 1.2.2. Sia A un insieme e sia R ⊆ A×A una relazione in A. Sidice che R è una relazione di equivalenza se soddisfa le seguenti proprietà:

(1) a R a per ogni a ∈ A (proprietà riessiva);(2) se a R b allora b R a (proprietà simmetrica);(3) se a R b e b R c allora a R c (proprietà transitiva).

Esempio 1.2.3.1) Nell'insieme Z dei numeri interi la relazione binaria R denita da ” a R b

se a− b è un intero pari” è di equivalenza.

Page 11: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 6

2) Sia A l'insieme delle rette del piano euclideo. In A la relazione R denitada ” a R b se a = b oppure a ‖ b ” è una relazione di equivalenza.

3) Sia A l'insieme di tutti i soldati. In A la relazione R denita da ” a R bse a e b hanno lo stesso grado ”, è una relazione di equivalenza.

Esercizio 1.2.4.Sia R una relazione in A per la quale valgano sia la proprietà simmetrica, siala proprietà transitiva . Dire cosa c'è di sbagliato nella seguente dimostrazioneche proverebbe che la proprietà simmetrica e la proprietà transitiva implicano laproprietà riessiva.” Se a R b , allora b R a per la proprietà simmetrica e perciò, poichè vale laproprietà transitiva, da a R b , b R a segue a R a e pertanto vale la proprietàriessiva ” .Soluzione - L'errore sta nel fatto che a R a non è detto che valga per ognia ∈ A perchè vale solo quando esiste b ∈ A tale che a R b. La proprietà riessivarichiede invece che sia a R a per ogni a ∈ A .

Come evidenziato dall'esercizio precedente, occorre fare molta attenzione alsignicato dei quanticatori.

Denizione 1.2.5. Sia A un insieme e R una relazione di equivalenza in A.Per ogni a ∈ A si chiama classe di equivalenza di a l'insieme [a] = x | x ∈A, x R a. L'insieme avente come elementi tutte le classi di equivalenza si chiamainsieme quoziente e si indica con A

R= [a] | a ∈ A.

Quale esempio consideriamo la relazione di equivalenza denita al punto 1) dell'e-sempio 1.2.3. Essa determina due classi di equivalenza: una classe è formata datutti i numeri interi pari e l'altra classe da tutti i numeri interi dispari.

Denizione 1.2.6. Sia A un insieme non vuoto e = = Ai, i = 1, 2, ..., n unafamiglia di sottoinsiemi non vuoti di A. Si dice che = è una partizione di A se esolo se

(1) ∪ni=1Ai = A(2) Ai ∩ Aj = ∅ per ogni i 6= j; i, j = 1, 2, ..., n.

Esempio 1.2.7.Siano A = 2n | n ∈ N, A1 = 2n | n = 0, 1, 2, A2 = 2n | 3 ≤ n ≤ 104,A3 = 2n | n ∈ N, n ≥ 105. Allora = = A1, A2, A3 è una partizione di Aperchè A = A1 ∪ A2 ∪ A3 con A1 ∩ A2 = A1 ∩ A3 = A2 ∩ A3 = ∅.

Page 12: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 7

Teorema 1.2.8. Sia A un insieme non vuoto e R una relazione di equivalenzain A. Le classi di equivalenza di R costituiscono una partizione di A e viceversase = è una partizione di A si può denire in A una relazione R di equivalenza lecui classi sono gli elementi di =.

Dimostrazione. Sia R una relazione di equivalenza in A. Dimostriamo chele classi di equivalenza costituiscono una partizione di A; considerata la classe diequivalenza [a] , si ha [a] 6= ∅ perchè a ∈ [a] . Siano [a] e [b] due classi diequivalenza, se esiste x ∈ [a] ∩ [b] si ha x R a e x R b da cui a R b cioè[a] = [b] e pertanto se [a] 6= [b] si ha [a] ∩ [b] = ∅ . Inne per ogni a ∈ Asi ha a ∈ [a] e perciò l'unione delle classi di equivalenza coincide con l'insiemeA. Viceversa, sia = una partizione di A. Deniamo in A la relazione a R b seesiste F ∈ = tale che a, b ∈ F . Poichè per ogni elemento x ∈ A esiste unoed un solo insieme F ∈ = tale che x ∈ F , ne consegue che R è una relazione diequivalenza e che gli elementi di = sono le classi di equivalenza.

Come mostrano i prossimi due esempi, utilizzando le relazioni di equivalenza,a partire dall'insieme N dei numeri naturali si può denire l'insieme Z dei numeriinteri e l'insieme Q dei numeri razionali.

Esercizio 1.2.9.Sia N l'insieme dei numeri naturali. In N×N si consideri la relazione denita da(a, b) R (c, d) ⇔ a + d = b + c. Dimostrare che la relazione è di equivalenza evericare che l'insieme quoziente N×N

Rè l'insieme Z dei numeri interi.

Soluzione - Poichè in N vale la proprietà commutativa della ” + ”, è immedia-to dimostrare che valgono la proprietà riessiva e la proprietà simmetrica. Di-mostriamo la proprietà transitiva: sia (a, b) R (c, d) e (c, d) R (e, f), ciò signi-ca a + d = b + c, c + f = d + e e sommando membro a membro si ottienea + d + c + f = b + c + d + e, da cui a + f = b + e e quindi (a, b) R (e, f). Larelazione R è dunque una relazione di equivalenza in N× N.

Deniamo Z = N×NR

e chiamiamo numeri interi gli elementi di Z. Per esempio,un intero è l'insieme (1, 0), (8, 7), (11, 10), (37, 36), ... = (n+ 1, n) | n ∈ N; cosìsono interi l'insieme (n, n+ 2) | n ∈ N, o l'insieme (n, n+ 7) | n ∈ N. Questadenizione di numeri interi, a prima vista, sembra ben lontana dall'usuale modellodi numeri interi, ma si verica facilmente che presa una classe di equivalenza [(a, b)]essa può essere rappresentata in uno ( ed uno solo ) dei due modi seguenti: [(n, 0)]oppure [(0, n)] a seconda che sia a ≥ b oppure b ≥ a. Se a ≥ b allora [(a, b)] =[(n, 0)] con n = a− b ∈ N; se b ≥ a allora [(a, b)] = [(0, n)] con n = b− a ∈ N.

Per semplicità invece di [(n, 0)] si usa scrivere +n ed al posto di [(0, n)] si usascrivere −n. Con questa convenzione la classe di equivalenza [(0, 0)] può esserescritta sia come +0 sia come −0 e per semplicità si scrive solo 0; risulta alloraZ = N+ ∪ 0 ∪ N−.

Page 13: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 8

Esercizio 1.2.10.Sia Z l'insieme dei numeri interi. In Z × Z∗ si consideri la relazione denita da(a, b) < (c, d) ⇔ ad = bc. Dimostrare che la relazione è di equivalenza e vericareche l'insieme quoziente Q = Z×Z∗

< è l'insieme dei numeri razionali.Soluzione - Poichè in Z vale la proprietà commutativa della ” · ”, è immediato di-mostrare che valgono la proprietà riessiva e la proprietà simmetrica. Dimostriamola proprietà transitiva: sia (a, b) < (c, d) e (c, d) < (e, f) . Da ad = bc, cf = demoltiplicando la prima uguaglianza per f e la seconda uguaglianza per b (si ricordiche f 6= 0 e b 6= 0) si ottiene adf = deb ed essendo d 6= 0 si conclude cheaf = be ossia (a, b) < (e, f).

Gli elementi dell'insieme quoziente Q = Z×Z∗< sono i numeri razionali, la classe

[(a, b)] è l'insieme dei numeri razionali del tipo akbk

con k ∈ Z.

Esercizio 1.2.11.Nell'insieme Z degli interi si consideri la relazione ” a R b se 3 | (a−b) ”. Dimo-strare che R è una relazione di equivalenza e determinare le classi di equivalenza.Soluzione - ( Il simbolo ” | ” signica divide )1. a R a per ogni a ∈ Z . Infatti 3 | (a− a) in quanto 3 | 0 . Dunque vale laproprietà riessiva .2. Se a R b allora b R a . Infatti da a R b si ha 3 | (a− b) , a− b = 3q conq ∈ Z e perciò b − a = 3(−q) , −q ∈ Z da cui segue b R a . Dunque vale laproprietà simmetrica .3. Se a R b e b R c allora a R c . Infatti da 3 | (a−b) e 3 | (b−c) si ha a−b = 3q ,b − c = 3t e sommando membro a membro risulta (a − b) + (b − c) = 3q + 3t ,(a − c) = 3(q + t) con (q + t) ∈ Z e perciò a R c . Dunque vale la proprietàtransitiva .Rimane così provato che R è una relazione di equivalenza .Le classi di equivalenza sono:

• [0] = x | x ∈ Z, x R 0 = 3n | n ∈ Z perchè x R 0 signica3 | (x− 0) , x− 0 = 3n, x = 3n.• [1] = x | x ∈ Z, x R 1 = 3n + 1 | n ∈ Z perchè x R 1 signica

3 | (x− 1), x− 1 = 3n, x = 3n+ 1.• [2] = x | x ∈ Z, x R 2 = 3n + 2 | n ∈ Z perchè x R 2 signica

3 | (x− 2), x− 2 = 3n, x = 3n+ 2.

La relazione di congruenza

La relazione dell'esercizio precedente è un caso particolare della seguente relazionedenita in Z. Fissato n ∈ N− 0 , sia

a R b se n | (a− b)

Page 14: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 9

Questa è una relazione di equivalenza (la dimostrazione è analoga a quella dell'e-sercizio precedente). Rimangono determinate n classi di equivalenza dette classiresto modulo n perchè la relazione R è equivalente alla relazione < denita nelseguente modo.

Fissato n ∈ N− 0 , deniamo in Z la relazione

a < b se a e b hanno lo stesso resto nella divisione per n.

< è una relazione di equivalenza. Infatti

1. a < a per ogni a ∈ Z . Banalmente vera.2. Se a < b allora b < a . Banalmente vera.3. Se a < b e b < c allora a < c . Infatti da a < b si ha a = nq1 + r ,b = nq2 + r ; da b < c si ha b = nq2 + r , c = nq3 + r e pertanto a < c perchèa e c hanno lo stesso resto nella divisione per n.

Osserviamo che

R e < sono la stessa relazione.

Infatti considerati a, b ∈ Z, dividendo per n, gli interi a e b possono esserescritti come a = nq1 + r1 e b = nq2 + r2 , r1 ≥ r2 (analogamente se fosser2 ≥ r1). Si ha a − b = n(q1 − q2) + (r1 − r2) da cui a R b ⇔ n | (a − b) ⇔r1 − r2 = 0 ⇔ r1 = r2 ⇔ a < b .

La relazione R viene chiamata ” relazione di congruenza modulo n ” e indicatacon a ≡ b (mod n) :

a ≡ b (mod n) ⇔ n | (a− b) .

La relazione di congruenza modulo n determina n classi di equivalenza e l'insiemequoziente, di norma, è indicato con Zn oppure Z

nZ oppure Z<n>

.

Il simbolo ” ≡ ” è stato introdotto da Gauss (1777 − 1855); la scelta è statafatta per ricordare che molte proprietà della relazione di congruenza sono analoghealle proprietà di cui gode la relazione di uguaglianza tra numeri interi.

Fra le proprietà della relazione di congruenza, dimostriamo le seguenti due:

(1) Se a ≡ b (mod n) e c ≡ d (mod n) allora si ha a+c ≡ b+d (mod n)e ac ≡ bd (mod n) .

(2) Se ab ≡ ac (mod n) e MCD(a, n) = 1 allora b ≡ c (mod n) .

Page 15: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 10

Dimostrazione. (1) - Da a ≡ b (mod n) si ha a−b = hn , da c ≡ d (mod n)si ha c − d = kn . Sommando membro a membro le uguaglianze si ottiene(a+ c)− (b+d) = (h+k)n e pertanto (a+ c) ≡ (b+d) mod n . Moltiplicandoentrambi i membri di a − b = hn per c e moltiplicando entrambi i membridi c − d = kn per b, si ottiene ac − bc = chn , bc − bd = bkn ; sommandomembro a membro le ultime due uguaglianze si ha ac − bd = (ch + bk)n da cuiac ≡ bd (mod n) .

Dimostrazione. (2) - Da ab ≡ ac (mod n) si ha ab−ac = hn , a(b−c) = hne poichè a è primo con n deve essere a | h cioè h = ta da cui a(b− c) = tan ,b− c = tn e pertanto b ≡ c (mod n) .

Con la relazione di congruenza modulo n si può dire che si rappresenta l'in-sieme innito Z con l'insieme nito Zn, essendo gli elementi di quest'ultimouna partizione di Z.

Questo passaggio dall'innito al nito è utile specialmente quando si voglionoeettuare calcoli o veriche al computer che lavora solo in termini niti.

Applicazioni della relazione di congruenza.

La prova del noveL'algoritmo detto prova del nove serve per controllare l'esattezza di moltipli-

cazioni tra interi utilizzando solo semplici somme e prodotti. Più precisamente, sequesta prova non riesce (nel senso che ricorderemo sotto con un esempio) allora ilrisultato è certamente sbagliato, mentre se la prova riesce non è comunque dettoche il risultato sia corretto, è solo molto probabile che lo sia. Perchè questo? Per-chè se la prova riesce, essa assicura solo che il risultato corretto e quello ottenutosono congrui modulo 9.

Supponiamo di voler moltiplicare fra loro due interi, per esempio 139 e 287,e di trovare come risultato 39893. Per controllare l'esattezza utilizzando la provadel nove, si procede nel modo seguente.

Per ognuno dei due fattori della moltiplicazione si sommano le cifre che com-pongono il numero (fattore), tralasciando i 9 che vengono sostituiti con lo zero esi itera questa procedura no ad arrivare ad un numero ad una sola cifra. Si mol-tiplicano i due numeri ad una sola cifra così ottenuti e si riduce anche il risultatodi questa operazione ad un numero x ad una sola cifra con il procedimento prece-dente. Inne si riduce nello stesso modo ad una sola cifra anche il risultato dellamoltiplicazione che si è ottenuto e che si vuole controllare; se esso non coincidecon x l'operazione certamente non è corretta.

Nel nostro esempio si ha

139 × 287 = 39893

Page 16: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 11

139 7→ 1 + 3 + 0 = 4287 7→ 2 + 8 + 7 = 17 7→ 1 + 7 = 8

Facciamo ora il prodotto e, al solito, riduciamo ad una cifra:4 · 8 = 32 7→ 3 + 2 = 5.

Riduciamo ad una sola cifra il risultato della nostra moltiplicazione39893 7→ 3 + 0 + 8 + 0 + 3 = 14 7→ 1 + 4 = 5.

Poiché come somma delle cifre del risultato otteniamo 5, con molta probabilità ilrisultato è corretto, se invece avessimo trovato un numero diverso da 5 sicuramentela moltiplicazione era sbagliata. In altre parole, la prova del nove è una condizionenecessaria ma non suciente per l'esattezza dei calcoli. Ad esempio, se, sbagliandoi calcoli, come risultato del prodotto di 139 per 287 avessimo ottenuto 39794, conla prova del nove non avremmo potuto accorgerci di avere commesso un erroreperchè i numeri 39893 e 39794 stanno nella stessa classe di Z9 ossia nella classe [5].

Cerchiamo ora di capire la relazione che c'è con il numero 9.

Qualunque sia n > 0 si ha che

10n − 1 = 999 . . . 9︸ ︷︷ ︸n-volte

= 9 · 111 . . . 1︸ ︷︷ ︸n-volte

, cioè 10n ≡ 1 (mod 9).

Quando scriviamo 139 in base 10 intendiamo il numero 1 · 102 + 3 · 10 + 9 · 100.

Ma allora, utilizzando le proprietà delle congruenze, ne segue che

139 = 1 · 102 + 3 · 10 + 9 ≡ (1 + 3 + 9) mod 9, ossia il numero 139 è congruo

modulo 9 alla somma delle sue cifre.Ogni numero intero scritto in base 10 è congruo modulo 9 alla somma

delle sue cifre, ossia considerato z ∈ Z,

z = an10n + an−110n−1 + · · ·+ a0100, si ha z ≡ an + an−1 + · · ·+ a0 (mod 9 ).

Oltre alla prova del nove, altre interessanti applicazioni delle congruenze sono:

(1) i criteri di divisibilità per 2, 3, 4, 5, 9, 11;

(2) la compilazione del calendario ;

(3) la costruzione del tabellone di un torneo di n squadre in modo che ognisquadra incontri ogni altra squadra esattamente una volta.

Per le dimostrazioni relative a queste tre applicazioni, si rinvia al volume Aritme-tica, Crittograa e Codici, di Baldoni, Ciliberto, Piacentini Cattaneo, pag. 117,129-133.

Dopo le relazioni di equivalenza, consideriamo ora un'altra famiglia importante direlazioni binarie che riprenderemo solo alla ne del corso.

Page 17: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 12

Denizione 1.2.12. Sia A un insieme e sia R ⊆ A× A una relazione in A.Si dice che R è una relazione di ordine o di ordine parziale se valgono leseguenti tre proprietà:

(1) a R a per ogni a ∈ A (proprietà riessiva);(2) se a R b e b R a allora a = b (proprietà antisimmetrica);(3) se a R b e b R c allora a R c (proprietà transitiva).

Una relazione di ordine parziale si denota solitamente con il simbolo ” ≤ ”.Un insieme A in cui è denita una relazione di ordine parziale ” ≤ ” è dettoinsieme parzialmente ordinato e si indica con (A,≤); due elementi x, y ∈ Asi dicono confrontabili se x ≤ y oppure y ≤ x .

Esempio 1.2.13. - Sono insiemi parzialmente ordinati:

1) (Z,≤) dove ” ≤ ” è la relazione denita da a ≤ b se b− a ∈ N .

2) (N∗,≤) dove ” ≤ ” è la relazione denita da a ≤ b se a, b ∈ N∗ e a | b( a ” divide ” b ).

3) (P (A),≤) dove ” ≤ ” è la relazione X ≤ Y se X ⊆ Y , con X e Ysottoinsiemi di A.

Denizione 1.2.14. Sia (A,≤) un insieme parzialmente ordinato e sia B ⊆ A,B 6= ∅. Si denisce

(1) supB (o estremo superiore di B in A) ogni elemento v ∈ A tale che :• b ≤ v per ogni b ∈ B;• se x ∈ A e b ≤ x per ogni b ∈ B allora è v ≤ x.• se v = supB e si ha v ∈ B allora v si chiama massimo di B.

(2) inf B (o estremo inferiore di B in A) ogni elemento u ∈ A tale che:• u ≤ b per ogni b ∈ B;• se x ∈ A e x ≤ b per ogni b ∈ B allora x ≤ u.• se u = inf B e si ha u ∈ B allora u si chiama minimo di B.

(3) L'ordine ” ≤ ” si dice denso se dati x, y ∈ A tali che x ≤ y, x 6= y, esistez ∈ A tale che x ≤ z ≤ y, x 6= z, z 6= y.

(4) L'ordine si dice buono (o che A è un insieme bene ordinato) se ognisottoinsieme non vuoto di A ha un elemento minimo.

Esempio 1.2.15.Sia (R,≤) l'insieme dei numeri reali e ≤ l'ordinamento naturale, sia B ⊆ Rl'insieme B = x | x ∈ Q∗, x2 ≤ 2. L'insieme B ha estremo superiore supB =

√2

ma non ha massimo. L'insieme B ha estremo inferiore inf B = 0 ed ha minimo 0.

Page 18: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 13

Esempio 1.2.16.(N,≤) è in insieme parzialmente ordinato rispetto alla relazione così denita: a ≤b se b− a ∈ N. Questa relazione è detta ordinamento naturale.

Per il principio di induzione (vedi paragrafo 4 di questo capitolo), segue chel'ordine dell'esempio 1.2.16 è un buon ordinamento di N. Questa importanteproprietà è nota come il Principio del buon ordinamento.

Teorema 1.2.17 (Principio del buon ordinamento). Ogni insieme non vuotodi numeri naturali possiede un elemento minimo.

Per la dimostrazione si rinvia a Dikranjan-Lucido, Aritmetica e Algebra, Liguorieditore, pag.26.

Il Principio del buon ordinamento permette, per esempio, di aermare che nonesiste alcun intero c compreso tra 0 e 1.

Se in un insieme parzialmente ordinato (A, ≤) due elementi sono sempre con-frontabili allora la relazione si dice di ordine totale.

Denizione 1.2.18. Sia A un insieme e sia R ⊆ A×A una relazione in A.Si dice che R è una relazione di ordine totale (o lineare) se valgono le seguentiproprietà:

(1) a R a per ogni a ∈ A (proprietà riessiva);(2) se a R b e b R a allora a = b (proprietà antisimmetrica);(3) se a R b e b R c allora a R c (proprietà transitiva);(4) a R b oppure b R a per ogni a, b ∈ A .

3. Applicazioni fra insiemi

Denizione 1.3.1. Siano A e B due insiemi non vuoti. Si denisce applica-zione di A in B ogni relazione R ⊆ A×B con la proprietà che per ogni a ∈ Aesiste uno ed un solo b ∈ B tale che a R b .

Un'applicazione di A in B è solitamente indicata con una lettera e con una no-tazione del tipo f : A → B. L'insieme A si dice dominio dell'applicazione f el'insieme B si dice codominio dell'applicazione f . Se a ∈ A, l'unico elementob ∈ B tale che a è in relazione con b, viene indicato con f(a) e detto immaginedi a secondo la relazione f . L'insieme f(A) = f(a) | a ∈ A di tutte leimmagini degli elementi di A è detto insieme immagine dell'applicazione f .

Page 19: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 14

Sia A 6= ∅ ; l'applicazione idA : A → A denita da idA(a) = a per ognia ∈ A è detta applicazione identità o applicazione identica di A.

Esempio 1.3.2.(1) Sia A 6= ∅ un insieme; allora f : A→ P (A) denita da f(a) = a è

un'applicazione.(2) Sono applicazioni le seguenti funzioni numeriche:

X f : R→ R denita da f(x) = x2 + 1 .X f : R+ → R+ denita da f(x) =

√x .

(3) Non sono applicazioni le seguenti funzioni numeriche:X f : R→ R+ denita da f(x) =

√x .

X f : R→ R denita da f(x) = log x .

Si noti che per denire una applicazione occorre un dominio A, un codominioB e una ” legge ” f che permette di assegnare ad ogni elemento a ∈ A ununico elemento f(a) ∈ B. Occorre fare attenzione perchè la stessa ”legge” puòdeterminare oppure no un'applicazione a seconda del dominio e/o codominio incui è considerata. Ad esempio

1. f : N→ R denita da f(x) = −x2 è una applicazione;2. f : N→ N denita da f(x) = −x2 non è una applicazione.

Denizione 1.3.3. Sia X un insieme non vuoto e sia A ∈ P (X). Si deniscefunzione caratteristica di A l'applicazione χA : X → 0, 1 denita da

χA(x) =

1 se x ∈ A0 se x 6∈ A

Denizione 1.3.4. Sia B un sottoinsieme non vuoto di A.

• L'applicazione iB : B → A denita da iB(x) = x per ogni x ∈ B si diceimmersione di B in A.• Sia f : A → C un'applicazione. L'applicazione fB : B → C denita dafB(y) = f(y) per ogni y ∈ B si dice restrizione di f a B .

La seguente denizione caratterizza le applicazioni a seconda delle proprietà dicui godono. La famiglia delle applicazioni si può così suddividere in tre importantisottofamiglie (non disgiunte).

Denizione 1.3.5. Un'applicazione f : A→ B si dice:

(1) iniettiva se da a1 6= a2 segue f(a1) 6= f(a2) ;(2) suriettiva se f(A) = B ;

Page 20: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 15

(3) biettiva (o biunivoca) se è iniettiva e suriettiva.

Esempio 1.3.6.(1) f : R→ R+

0 , f(x) = x2 , è suriettiva ma non iniettiva.(2) f : N→ Z , f(x) = x2 , è iniettiva ma non suriettiva.(3) f : R→ R , f(x) = 2x+ 1 , è biettiva.

Denizione 1.3.7. Se f : A → B è un'applicazione biettiva, allora si puòdenire un'applicazione di B → A indicata con f−1 , che ad ogni y ∈ B associala sua controimmagine nella f , ossia f−1(y) = x con f(x) = y. L'applicazionef−1 è detta l'applicazione inversa della f .

Denizione 1.3.8. Un'applicazione biettiva di un insieme A in sè stesso èdetta permutazione. Nel caso A sia un insieme nito con n elementi, si puòpensare A = 1, 2, ..., n e una permutazione α di A si può rappresentare con laseguente matrice (

1 2 · · · nα(1) α(2) · · · α(n)

).

Nota 1.3.9. Le applicazioni biettive rivestono un ruolo particolarmente im-portante. Qui ci limitiamo ad evidenziare tre proprietà che saranno approfonditenel seguito.

(1) Permettono di ” confrontare” e di ” contare ” gli elementi di un insieme.Si dice che A e B hanno lo stesso numero di elementi se e solose fra A e B è possibile stabilire una applicazione biettiva. Adesempio l'insieme N = 0, 1, 2, ..., n, ... dei numeri naturali e l'insiemeP = 0, 2, 4, ..., 2n, ... dei numeri pari hanno lo stesso numero di elementiperchè fra essi è possibile stabilire una applicazione biunivoca:

f : N → P ; f(n) = 2n .

(2) Ammettono l'applicazione inversa. Si osservi che• f : A → B è invertibile (ossia ammette l'inversa) se e solo se èbiettiva. In tal caso l'inversa di f è unica.• f−1 è biettiva.• (f−1)−1 = f .• f : A → B iniettiva diventa biettiva e quindi invertibile se siconsidera f : A → f(A) .

Page 21: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 16

(3) Sia X un insieme non vuoto e 0, 1X l'insieme di tutte le applicazioniX → 0, 1 che si denota con 2X . Fra l'insieme delle parti P (X) el'insieme 2X si può denire la seguente applicazione biettiva ϕ .

ϕ : P (X)→ 2X , ϕ(A) = χA , per ogni A ∈ P (A)

dove χA è la funzione caratteristica di A.La biettività di ϕ assicura che se X è un insieme non vuoto allora l'insiemedelle parti P (X) ha esattamente 2|X| elementi, dove |X| indica il numerodi elementi di X. In simboli: |P (X)| = 2|X|.

Nota 1.3.10. Nel caso di insiemi niti si ha che:

• Il numero di tutte le applicazioni iniettive di un insieme nito A con nelementi in un insieme B con m elementi è uguale a m · (m − 1) · ... ·(m− n+ 1).• Se A e B sono due insiemi niti aventi lo stesso numero n di elementi,allora esistono esattamente n! = 1 · 2 · ... · n applicazioni biettive di Ain B.• Sia A un insieme nito con n elementi. Allora il numero di tutte lepermutazioni di A è n!.

Sotto particolari condizioni, due applicazioni si possono comporre ossia possonodenire una terza applicazione.

Denizione 1.3.11. Siano f : A → B e g : B → C due applicazioni. Sidenisce prodotto operatorio o composizione di f e g l'applicazione g f :A→ C denita da (g f)(x) = g(f(x)) per ogni x ∈ A.

Esempio 1.3.12.1) Sia f : N→ N, f(n) = 3n+ 1, g : N→ N, g(n) = 2n− 1. Si ha g f(n) =

g(f(n)) = g(3n+ 1) = 2(3n+ 1)− 1 = 6n+ 1.

2) Sia f : R∗ → R∗, f(x) = x2, g : R∗ → R, g(x) = log(|x|). Si ha g f(x) =g(f(x)) = log(x2).

Dalla denizione di composizione di applicazioni segue che se A è un insiemenon vuoto allora esiste la composizione di due qualunque applicazioni f , g di A inse stesso.La composizione di applicazioni permette anche di denire l'applicazione inversa dif come quell'applicazione, indicata con f−1, tale che f f−1 = f−1 f = identità.

Page 22: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 17

4. L'insieme N dei numeri naturali. Principio di Induzione.

”Dio creò i numeri naturali, tutto il resto è opera dell'uomo”Leopold Kronecher (1823-1891).

L'insieme N dei numeri naturali

L'insieme N = 0, 1, 2, ..., n, ... dei numeri naturali è uno dei concetti primitivi lacui esistenza non può essere provata. G. Peano (1858-1932) assunse come primitivii concetti di numero naturale, di zero, di successivo di un numero naturale e proposela seguente descrizione assiomatica.

Assiomi di Peano.

(1) I numeri naturali formano un insieme N.(2) Zero è un numero naturale.(3) Il successivo di un numero naturale è un numero naturale.(4) Numeri naturali che hanno lo stesso successivo sono uguali.(5) Zero non è il successivo di alcun numero naturale.(6) Se l'insiemeA contiene lo zero ed ha la proprietà che se un numero naturale

n sta in A anche il successivo di n sta in A, allora N ⊆ A.

L'assioma (6) è noto anche come principio di induzione matematica ed è lapiù importante proprietà dei numeri naturali. Esso dà luogo ad una tecnica moltousata in matematica, la cosiddetta ” dimostrazione per induzione ”. Tenuto contodella sua importanza, riformuliamo separatamente questo assioma.

Principio di induzione matematica.

Per ogni numero naturale n ∈ N sia data un'asserzione P (n) e supponiamo che:

(1) P (0) sia vera.(2) Se P (k) è vera per k ∈ N, allora P (k + 1) è vera.

Allora l'asserzione P (n) è vera per ogni n ∈ N.Vediamo un esempio di dimostrazione per induzione.

Esercizio 1.4.1.Dimostrare per induzione su n che per ogni n ≥ 8, n ∈ N, esistono h, k ∈ N taliche n = 3h+ 5k .Soluzione - Se n = 8 allora 8 = 3 · 1 + 5 · 1. Supponiamo sia n = 3h + 5k everichiamo che n+ 1 = 3t+ 5q per qualche t, q ∈ N. Distinguiamo due casi:1 caso - Sia k = 0. Allora n = 3h, h ∈ N, h ≥ 3; n+ 1 = 3h+ 1 = 3(h− 3)+

3 · 3 + 1 = 3(h− 3) + 5 · 2.2 caso - Sia k 6= 0. Allora n+ 1 = 3h+ 5k + 1 = 3h+ 5(k − 1) + 5 · 1 + 1 =

3h+ 3 · 2 + 5(k − 1) = 3(h+ 2) + 5(k − 1).

Page 23: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

5. I NUMERI INTERI. LA DIVISIONE EUCLIDEA. MCD DI DUE INTERI. 18

5. I numeri interi. La divisione euclidea. MCD di due interi.

Dato l'insieme dei numeri naturali N si costruisce l'insieme dei numeri intericome insieme quoziente Z = N×N

Rdove R è la relazione di equivalenza denita da

(a, b) R (c, d) ⇔ a+ d = b+ c, vedi esercizio 1.2.9. Per comodità si sceglie comerappresentante di una classe di equivalenza il numero naturale più piccolo in valoreassoluto e si scrive semplicemente Z = 0,±1,±2,±3, ...,±n, ....In questa trattazione non si aronta in modo approfondito lo studio dell'aritmeticadegli interi, certi che, da un punto di vista operativo, le principali nozioni sonoben note perchè incontrate nel corso degli studi precedenti. Inoltre i fondamentaliconcetti di massimo comune divisore, MCD, e di minimo comune multiplo, mcm,saranno ripresi e studiati in modo rigoroso ” da un punto di vista superiore ”quando si aronterà lo studio degli anelli euclidei. Tuttavia, per la loro importanzae per l'uso che ne faremo, ricordiamo e dimostriamo alcune proprietà fondamentalidi Z.

Teorema 1.5.1. Sia a ∈ Z, a 6= ±1. Se a | b allora a - (b+ 1).

Dimostrazione. Supponiamo per assurdo a | b e a | (b + 1). Allora b = hae b + 1 = ka da cui ha + 1 = ka, 1 = (k − h)a e poichè a = 1

k−h ∈ Z deve esserek − h = ±1. Distinguiamo due casi.1 caso: k−h = 1. Allora k = 1+h e quindi risulta b+1 = (1+h)a = a+ha = a+bda cui a = 1, assurdo.2 caso: k − h = −1. Allora k = −1 + h e quindi risulta b + 1 = (−1 + h)a =−a+ ha = −a+ b da cui a = −1, assurdo.

La divisione euclidea

Non è sempre vero che un intero divida un altro intero, tuttavia, come dimostra ilseguente teorema, in Z si può sempre eseguire la divisione con resto detta anchedivisione euclidea. Questa proprietà così importante per gli interi, non lo è per inumeri razionali, reali , complessi, perchè in questi ambienti numerici la divisibilitàb|a ( b divide a) c'è sempre ogniqualvolta b 6= 0. Qualunque siano a, b ∈ Z nonentrambi nulli, la divisione euclidea assicura due fondamentali proprietà: esisteil massimo comune divisore MCD(a, b) dei due interi e fornisce un importantealgoritmo per calcolare il MCD(a, b).

Teorema 1.5.2. Se a, b ∈ Z e b 6= 0 allora esistono e sono unici q, r ∈ Z taliche a = bq + r e 0 ≤ r < |b|.

Di questo teorema daremo due dimostrazioni, la prima basata sul principio diinduzione, la seconda più intuitiva.

Page 24: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

5. I NUMERI INTERI. LA DIVISIONE EUCLIDEA. MCD DI DUE INTERI. 19

Dimostrazione. 1 - Supponiamo dapprima a ≥ 0 e b > 0 e proviamoPa : ” esistono q, r ∈ N tali che a = bq + r con 0 ≤ r < b ” .

Per ogni 0 ≤ a < b la proposizione Pa è vera perchè basta prendere q = 0 e r = a.Se a = b la Pa è vera per q = 1 e r = 0. In particolare sono dunque vere P0 e P1.Supponiamo ora a > b e procediamo per induzione su a.Supponiamo vera Pa e dimostriamo che vale Pa+1. Si ha a = bq+ r con 0 ≤ r < b.Se è r = b− 1 risulta a + 1 = bq + r + 1 = bq + b = b(q + 1) + 0 e la Pa+1 è vera.Se è r < b− 1 otteniamo a+ 1 = bq + r + 1 con 0 < r + 1 < b e la Pa+1 è vera.

Dimostriamo ora che comunque presi a, b ∈ Z, b 6= 0, esistono q, r ∈ Z tali chea = bq + r con 0 ≤ r < |b|. Si è già dimostrato sopra che il teorema vale quandoè a ≥ 0 e b > 0. Se è a = 0 e b < 0, basta prendere q = r = 0. Proviamo ora ilteorema negli altri casi.

1) Sia a < 0, b > 0 .Esistono q, r ∈ N tali che −a = qb+ r con 0 ≤ r < b.Se è r = 0 si ha a = (−q)b+ 0 ed il risultato è provato.Se è r > 0 si ha a = (−q− 1)b+ (b− r) con 0 < b− r < b ed il risultato èprovato.

2) Sia a < 0, b < 0.Si ha −a = q(−b) + r con q, r ∈ N e 0 ≤ r < |b|.Se è r = 0 si ha a = qb+ 0 ed il risultato è provato.Se è r > 0 si ha a = (q + 1)b− b− r = (q + 1)b+ |b| − r ed essendo0 < |b| − r < |b| il risultato è provato.

3) Sia a > 0, b < 0.Si ha a = q(−b) + r con q, r ∈ N e 0 ≤ r < |b| e quindia = (−q)b+ r ed il risultato è provato.

Dimostriamo inne l'unicità di q ed r. Supponiamo esistano anche q′ ed r′ interitali che a = q′b + r′ con 0 ≤ r′ < |b| e con r′ ≥ r (analogamente se fosse r′ ≤ r).Si ottiene (q − q′)b = r′ − r con 0 ≤ r′ − r < |b| da cui segue q = q′ ed r = r′.

Dimostrazione. 2 - Esistenza di q ed r. Sia T = bk | k ∈ Z, bk ≤ al'insieme dei multipli di b minori od uguali ad a. Poniamo m = maxT . Essendom multiplo di b, esiste q ∈ Z tale che m = bq, deniamo r = a − bq. Poichèm = bq = maxT ∈ T si ha m = bq ≤ a, ossia r = a − bq ≥ 0 e a = bq + r. Seper assurdo fosse r ≥ |b|, si avrebbe r = a − bq ≥ |b|, a ≥ bq + |b| = m + |b| edunque bq+ |b| sarebbe un multiplo di b minore o uguale ad a, e pertanto sarebbeun elemento di T maggiore di m e ciò è assurdo perchè m = maxT.

Unicità di q ed r. Supponiamo esistano anche q′ ed r′ interi tali che a = q′b+r′

con r′ ≥ r (analogamente se fosse r′ ≤ r). Si ha: a = q′b + r′ = qb + r da cui(q − q′)b = r′ − r con 0 ≤ r′ − r < |b|. Da r − r′ < |b| segue q − q′ = 0, q = q′. Daa = qb+ r′ = qb+ r segue r = r′.

Page 25: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

5. I NUMERI INTERI. LA DIVISIONE EUCLIDEA. MCD DI DUE INTERI. 20

MCD di due interi

Denizione 1.5.3. Dati a, b ∈ Z non entrambi nulli, un intero d ∈ Z si dicemassimo comune divisore di a e b se:

(1) d | a e d | b;(2) se d′ | a e d′ | b allora d′ | d.

Si osservi che se d è massimo comune divisore di a e b anche −d lo è. In praticain Z il massimo comune divisore è denito a meno del segno; per convenzione, inZ si sceglie sempre come massimo comune divisore di due interi a, b non entrambinulli quello positivo. Di conseguenza in Z il massimo comune divisore è davvero ilmassimo (nel senso dell'ordinamento naturale di Z) dei divisori comuni di a, b. Ilmassimo comune divisore di a e b si indica con MCD(a, b).

Denizione 1.5.4. Due interi a, b tali cheMCD(a, b) = 1 si dicono coprimi,o relativamente primi fra loro.

Il seguente teorema prova l'esistenza del massimo comune divisore tra due interinon entrambi nulli e ne fornisce una scrittura come identità di Bézout.

Teorema 1.5.5. Siano a, b ∈ Z non entrambi nulli, allora in Z esiste ilmassimo comune divisore di a e b. Se d = MCD(a, b) allora d = ha + kb conh, k ∈ Z.

Dimostrazione. Consideriamo l'insieme S = s | s = ax+ by con x, y ∈ Z.Poichè (a, b) 6= (0, 0), l'insieme S contiene qualche elemento non nullo e se s =ax + by sta in S, allora anche −s = a(−x) + b(−y) sta in S. Ciò signica che Scontiene sempre qualche intero positivo ed è un sottoinsieme non vuoto dell'insiemedei numeri naturali e perciò in S esiste un intero positivo minimo, questo elementominimo sia d = ah+bk. Dimostriamo che d è ilMCD(a, b); infatti per la divisioneeuclidea si ha a = dq + r con 0 ≤ r < d e perciò r = a − dq = a − (ah + bk)q =a(1 − hq) + b(−kq). Se r 6= 0 allora r ∈ S con 0 < r < d contro l'ipotesi diminimalità fatta su d e pertanto, per non avere un assurdo, r = 0 ossia d dividea. Procedendo in modo analogo si ha anche che d divide b ossia d è un divisorecomune di a e b. Se anche z è un divisore comune di a e b si ha z|d perchè postoa = mz e b = nz risulta d = ah+bk = mzh+nzk = (mh+nk)z. Rimane pertantodimostrato che d è il massimo comune divisore di a e b.

La scrittura del massimo comune divisore d di due interi a e b nella formad = ha + kb, ossia come combinazione lineare di a e b, è nota come identità diBézout.Si osservi che tale scrittura non è unica.

Page 26: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

5. I NUMERI INTERI. LA DIVISIONE EUCLIDEA. MCD DI DUE INTERI. 21

Ad esempio, MCD(5, 7) = 1, 1 = 3 · 7 + (−4) · 5 = (−2) · 7 + 3 · 5.

Il prossimo corollario fornisce un algoritmo per il calcolo eettivo del MCD(a, b),inoltre permette di determinare una sua scrittura come identità di Bézout.

Corollario 1.5.6 (ALGORITMO Euclideo).Siano dati a, b ∈ Z, a ≥ b > 0. Operiamo le seguenti divisioni:

a = bq1 +r1 0 < r1 < bb = r1q2 +r2 0 < r2 < r1

r1 = r2q3 +r3 0 < r3 < r2

· · · · · · · · · · · ·rn−3 = rn−2qn−1 +rn−1 0 < rn−1 < rn−2

rn−2 = rn−1qn +rn 0 < rn < rn−1

rn−1 = rnqn+1 +0

Allora MCD(a, b) = rn (ultimo resto non nullo).

Il procedimento deve certamente avere termine (in meno di b passi) perchè b >r1 > r2 > . . . è una successione strettamente decrescente di interi positivi. Ora,dall'ultima divisione si ha che rn | rn−1 per cui MCD(rn, rn−1) = rn. Andando dalbasso verso l'alto, si ha rn | rn−2, inoltre c | rn, c | rn−1 se e solo se c | rn−1, c | rn−2.Quindi MCD(rn−1, rn−2) = MCD(rn, rn−1) = rn. Proseguendo verso l'alto si harn = MCD(a, b).

Nota 1.5.7. Le relazioni dell'algoritmo euclideo orono un modo per determi-nare α e β e scrivere il MCD(a, b) nella forma αa + βb, ossia danno una identitàdi Bézout. PoichèMCD(a, b) = rn, basta far vedere che tutti i resti delle divisionisi possono scrivere come combinazioni di a e b. Per il corollario 1.5.6. si ha

r1 = a− bq1

r2 = b− r1q2

· · · · · ·ri+2 = ri − ri+1qi+2

· · · · · ·Risulta r2 = b−r1q2 = b−(a−bq1)q2 = (−q2)a+(1+q1q2)b ossia r1 e r2 si scrivonocome combinazione di a e b. Supposto allora che ri e ri+1 si possano scrivere comecombinazione di a e b, si ha che ri+2 si può scrivere come combinazione di a e b.Ma allora ogni resto si può scrivere nel modo richiesto, e in particolare rn che è ilmassimo comune divisore.

Esempio. Si determini una identità di Bézout per il MCD(3522, 321). Si ha

Page 27: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

5. I NUMERI INTERI. LA DIVISIONE EUCLIDEA. MCD DI DUE INTERI. 22

3522 = 321 · 10 + 312321 = 312 · 1 + 9312 = 9 · 34 + 6

9 = 6 · 1 + 36 = 3 · 2 + 0

Risulta MCD(3522, 321) = 3. Rappresentiamo una combinazione lineare di 3522e 321 scrivendo solo la coppia dei coecienti, ossia

α · 3522 + β · 321→ (α, β)

e deniamo nell'insieme di tali coppie le seguenti operazioni:

(α, β) + (α′, β′) = (α + α′, β + β′),γ(α, β) = (γ · α, γ · β)

per ogni α, β, γ, α′, β′ ∈ Z. In questo modo i passaggi che portano alla identità diBézout sono i seguenti:

a = 3522 = 1 · 3522 + 0 · 321 → (1, 0) = (1, 0)b = 321 = 0 · 3522 + 1 · 321 → (0, 1) = (0, 1)r1 = 312 = 3522 + 321 · (−10) → (1, 0) + (0, 1)(−10) = (1,−10)r2 = 9 = b+ 312 · (−1) → (0, 1) + (1,−10)(−1) = (−1, 11)r3 = 6 = 312 + 9 · (−34) → (1,−10) + (−1, 11)(−34) = (35,−384)r4 = 3 = 9 + 6 · (−1) → (−1, 11) + (35,−384)(−1) = (−36, 395).

Quindi

3 = (−36) · 3522 + (395) · 321.

Considerati a, b, c ∈ Z, l'identità di Bézout permette di dimostrare una con-dizione necessaria e suciente perchè l'equazione ax + by = c, detta equazionediofantea, ammetta soluzioni intere.

Teorema 1.5.8. L'equazione ax + by = c con a, b, c ∈ Z, possiede unasoluzione intera (x, y) se e solo se MCD(a, b) = d divide c.

Dimostrazione. Sia (x, y) una soluzione intera dell'equazione. Allora, poichèil MCD(a, b) divide sia a che b, esso dividerà anche ax+ by e quindi anche c.

Viceversa, supponiamo che d divida c. Scriviamo d nella forma d = αa + βb.Allora, essendo c = d · h, sarà

c = (αa+ βb)h = αha+ βhb

cioè (x = αh, y = βh) rappresenta una soluzione intera dell'equazione.

Page 28: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

5. I NUMERI INTERI. LA DIVISIONE EUCLIDEA. MCD DI DUE INTERI. 23

Ad esempio

2x+ 5y = 3

è risolubile in Z perchè MCD(2, 5) = 1 divide 3. Poichè 1 = (−2) ·2 + (1) ·5, si ha3 = (−2 · 3) · 2 + (1 · 3) · 5. Una soluzione intera dell'equazione considerata è quindi(−6, 3). Si osservi che tale soluzione non è unica. Ad esempio un'altra soluzioneintera dell'equazione è (9,−3).

Dimostriamo inne un altro teorema fondamentale per la divisibilità in Z.

Teorema 1.5.9. Dati due interi a, b ∈ Z, se a è relativamente primo con be a | bc allora a | c.

Dimostrazione. Poichè MCD(a,b)=1 esistono due interi m,n tali che ma+nb = 1 e pertanto mac+ nbc = c. Da a | bc si ha bc = ha e pertanto mac+ nbc =mac + nha = a(mc + nh) ossia a | mac + nbc. Ricordando che mac + nbc = crimane dimostrato che a | c.

Ovviamente il teorema precedente si generalizza nel senso che se un numeroprimo divide un prodotto di interi allora divide almeno uno dei fattori.

Teorema 1.5.10. Comunque presi a, b ∈ Z non entrambi nulli risulta

MCD(a, b) ·mcm(a, b) = a · bdove mcm(a, b) indica il minimo comune multiplo di a e b.

Dimostrazione. Per la dimostrazione è suciente considerare gli interi posi-tivi. Siano a, b ∈ N non entrambi nulli; sia d = MCD(a, b) e siaM = m.c.m.(a, b).Dalle denizioni di MCD e di m.c.m. segue, rispettivamente, che

a = dx , b = dy con MCD(x, y) = 1;

M = az = bw con MCD(z, w) = 1.

Da az = bw segue (dx)z = (dy)w da cui xz = yw e poichè x è primo con y si hache x divide w e anche che w divide x perchè w è primo con z e pertanto x = wda cui segue anche z = y. Da a = dx e M = bw = bx si ottiene

MCD(a, b) ·m.c.m.(a, b) = dM = dbx = dxb = ab.

Nota 1.5.11. La proprietà dimostrata nel teorema precedente

(1) permette di calcolare il minimo comune multiplo noto il massimo comunedivisore che, come visto, anche per grandi numeri si calcola facilmente conl'algoritmo euclideo;

Page 29: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

5. I NUMERI INTERI. LA DIVISIONE EUCLIDEA. MCD DI DUE INTERI. 24

(2) non vale se si considerano tre interi a, b, c ∈ Z∗. Infatti, in generale, si ha

MCD(a, b, c) ·mcm(a, b, c) 6= a · b · c.Ad esempio se a = 6, b = 10, c = 42 si ha MCD(6, 10, 42) = 2,

m.c.m.(6, 10, 42) = 210 e risulta 2 · 210 6= 6 · 10 · 42.

L'identità di Bézout (dimostrata nel teorema 1.5.5) fornisce anche un metodoper risolvere i sistemi di congruenze.

Teorema 1.5.12 (Teorema cinese del resto).Siano a, b, c, d ∈ Z con MCD(a, b) = 1. La coppia di congruenze

x ≡ c mod ax ≡ d mod b

ha una soluzione intera che è unica mod ab.

Dimostrazione. Poichè MCD(a, b) = 1, esistono due interi r ed s tali che

1 = ra+ sb (identità di Bézout)c− d = (c− d) · 1 = (c− d)ra+ (c− d)sb.

Posto λ = (c− d)r e µ = (c− d)s, si ha c− d = λa+ µb da cui c− λa = d+ µb.Posto x = c− λa = d+ µb ∈ Z, risulta x ≡ c (mod a) e x ≡ d (mod b).

L'intero x è quindi una soluzione del sistema dato. Verichiamo ora che x èdenito a meno di multipli di ab. Infatti se x è un'altra soluzione, si ha

x− x ≡ 0 (mod a) da cui x− x = nax− x ≡ 0 (mod b) da cui x− x = mb

per qualche m,n ∈ Z, e perciò na = mb. Poichè b è primo con a, l'intero b devedividere n ossia esiste k ∈ Z tale che n = kb e pertanto x− x = na = kab.

Esempio 1.5.13. Discutere e risolvere il sistema

x ≡ 3 mod 11x ≡ 2 mod 6

Poichè MCD(11, 6) = 1, il sistema ha soluzione. Da 1 = (−1) · 11 + 2 · 6ragionando come nella dimostrazione del teorema cinese del resto, si ha:

(3−2) = (3−2) ·1 = (3−2) · (−11) + (3−2) ·12, 3−2 = −11 + 12, 3 + 11 =12 + 2 = 14.

Allora x = 14 è la soluzione del sistema dato, denita a meno di multipli di 66.

Page 30: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

6. NUMERI PRIMI. IL TEOREMA FONDAMENTALE DELL'ARITMETICA. 25

Il teorema cinese può essere generalizzato al caso di n congruenze nel sensoseguente.

Corollario 1.5.14. Se m1,m2, ...,mn sono numeri interi a due a due primifra loro e se a1, a2, ..., an sono interi qualsiasi, allora il sistema di congruenze

x ≡ a1 mod m1

· · ·x ≡ an mod mn

ammette soluzione. Inoltre se x e x sono due soluzioni, allora x ≡ x mod M conM = m1 ·m2 · ... ·mn.

Nota Storica. Il precedente teorema è noto come Teorema cinese del restoperchè nel I (o III?) sec. d. C. lo scrittore-matematico cinese Sun-Tse pose ilseguente quesito che fu in seguito ripubblicato in un libro del 1247 scritto da QinJiushao.

Quale numero diviso per 3, per 5, per 7 dà come resti 2, 3, 2?

Il problema, in termini moderni, si può così riformulare :

Quale numero x (se esiste) soddisfa le relazioni

x ≡ 2 mod 3x ≡ 3 mod 5x ≡ 2 mod 7

Nel testo cinese compaiono le soluzioni 23 e 758. Il Teorema e il corollario prece-dente ci assicurano che le soluzioni sono innite perchè sono tutti i numeri congruia 23 modulo 105, ad esempio 23, 128, 233, 338, 443, 548, 653, 758, . . . .

6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.

Denizione 1.6.1. Un numero p ∈ Z∗ si dice primo se p 6= ±1 e p non hadivisori propri.

Poichè in una scomposizione in fattori il segno meno ” - ” non inuisce, perconvenzione quando si parla di numeri primi si intende numeri maggiori di 1.

I numeri primi hanno da sempre esercitato un grande ” fascino ” e n dall'an-tichità i matematici si sono interrogati sulla loro esistenza e come determinarli.

Page 31: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

6. NUMERI PRIMI. IL TEOREMA FONDAMENTALE DELL'ARITMETICA. 26

Tuttora, pur con l'aiuto dei calcolatori, i problemi relativi ai numeri primi riman-gono fra i più dicili da arontare. Già nel libro IX degli Elementi di Euclideviene riportato che i numeri primi sono inniti.

Teorema 1.6.2 (Teorema di Euclide). Esistono inniti numeri primi.

Dimostrazione. Se i numeri primi fossero in numero nito, siano p1, p2, ..., pn.Consideriamo allora il numero P = p1p2...pn + 1 . Per il teorema 1.5.1. gli interip1, p2, ..., pn non dividono P e pertanto il numero P deve essere un numero primoe quindi dovrebbe coincidere con uno dei p1, p2, ..., pn e ciò è assurdo.

Il teorema di Euclide assicura che i numeri primi sono inniti; la loro distribu-zione è però molto irregolare : lunghi intervalli senza numeri primi si alternano acoppie di primi gemelli ossia del tipo p, p+2. Non si sa se esistono innite coppiedi numeri gemelli, ma è noto che per ogni n ∈ N, n > 1 c'è almeno un numeroprimo nell'intervallo [n, 2n−2] mentre Chebishev ha dimostrato che nell'intervallo[n, 2n] esistono almeno due numeri primi.

Rimane tuttora aperta la Congettura di Goldbach secondo la quale in N∗ogni numero pari maggiore di 3 è somma di due numeri primi mentre è statodimostrato che ogni numero dispari maggiore di 5 è somma di tre numeri primi.

Ancora dopo millenni, lo studio dei numeri primi è importante non solo peril suo intrinseco valore teorico-matematico, ma per il ruolo fondamentale che inumeri primi giocano in crittograa e, in particolare, per la loro applicazione neisistemi crittograci asimmetrici.

Il prossimo teorema assicura che ogni intero si può esprimere, e in modo unico,come prodotto di numeri primi nel senso seguente. Per ogni intero a 6= 0,±1esistono numeri primi p1, ..., pk tali che a = p1 · ... · pk e se p1 · ... · pk = q1 · ... · qscon q1, ..., qs numeri primi, allora s = k e dopo una opportuna permutazione deinumeri primi si ha p1 = ±q1, ..., pk = ±qk.

Teorema 1.6.3 (Teorema Fondamentale dell'aritmetica). Tutti i numeri in-teri a ∈ Z − 0,−1, 1 hanno una fattorizzazione unica in prodotto di numeriprimi.

Dimostrazione. Esistenza: è suciente dimostrare il caso di a > 0; siadunque a 6= 0 e a ∈ Z+ − 1. Procediamo per induzione su a. Se a = 2 ilteorema è vero perchè 2 è un numero primo. Supponiamo a > 2 . Se a è primo ilteorema è ovviamente vero. Se a non è primo esistono b, c ∈ Z tali che a = bc e1 < b < a, 1 < c < a. Per l'ipotesi nduttiva, sia b che c sono prodotti di numeriprimi essendo entrambi maggiori di 1 e minori di a. Rimane pertanto dimostrato

Page 32: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

6. NUMERI PRIMI. IL TEOREMA FONDAMENTALE DELL'ARITMETICA. 27

l'esistenza della fattorizzazione di a in prodotto di numeri primi. Analogamentese a ∈ Z− − −1.

Unicità: supponiamo che a = p1 · ... · pn = q1 · ... · qs siano due fattorizzazionidi a in prodotto di numeri primi. Procediamo per induzione su n. Se n = 1, siha p1 = q1 · ... · qs che implica s = 1 perchè p1 è primo. Supponiamo ora n > 1.Allora p1 divide il prodotto q1 · ... · qs e quindi divide uno dei fattori, supponiamodivida q1. Poichè q1 è primo, si conclude che q1 = ±p1. Semplicando si ottienep2 · ... · pn = ±q2 · ... · qs. Poichè l'elemento a = p2 · ... · pn è prodotto di un numerodi primi inferiore ad n, per l'ipotesi di induzione si ha che la sua fattorizzazione èunica a meno di permutazione dei fattori, ossia s = n e q2 = ±p2, ..., qs = ±pn.

Teorema 1.6.4. Sia p un numero primo; per ogni x, y ∈ Z si ha

(x+ y)p ≡ xp + yp (mod p)

Dimostrazione. Osserviamo che per ogni 0 < k < p, il numero p divide ilcoeciente binomiale (

p

k

)=

p!

k! (p− k)!.

Poichè (x + y)p = xp +∑p−1

k=1((pk

)xp−kyk) + yp, il teorema vale perchè

dall'osservazione precedente segue che la sommatoria è un multiplo di p.

Corollario 1.6.5. Sia p un numero primo; per ogni x, y ∈ Z e per ogni s ∈ Nsi ha

(x+ y)ps ≡ xp

s+ yp

s(mod p)

Dimostrazione. Ricordando che da a ≡ b (mod n) e c ≡ d (mod n) segueac ≡ bd (mod n), poichè (x + y)p

s=((x + y)p

s−1)p, dal teorema precedente, per

induzione su s segue la tesi.

Teorema 1.6.6 (Piccolo Teorema di Fermat (1601-1665)). Sia p un numeroprimo. Allora

ap ≡ a (mod p) per ogni numero intero a.

Dimostrazione. Per dimostrare il teorema supponiamo dapprima a ≥ 0 eusiamo l'induzione. Se a = 0 è ovvio. Supponiamo l'asserto vero per a > 0 edimostriamo che vale per a+ 1 ossia dimostriamo che (a+ 1)p ≡ (a+ 1) (mod p).Per il teorema precedente è (a + 1)p ≡ ap + 1 (mod p), e poichè, per l'ipotesiinduttiva, è ap ≡ a (mod p), si conclude (a+ 1)p ≡ (a+ 1) (mod p).

Supponiamo ora a < 0. Per il teorema precedente si ha 0 ≡ 0p ≡ (a+(−a))p ≡ap+(−a)p (mod p), ma per quanto dimostrato sopra per gli interi positivi, essendo−a > 0 si ha (−a)p ≡ −a (mod p) e pertanto 0 ≡ ap + (−a)p ≡ ap + (−a) ≡ap − a (mod p); dunque rimane dimostrato l'asserto anche per a < 0.

Page 33: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 28

Si osservi che già in questa breve esposizione, più volte si sono consideratinumeri interi coprimi fra loro. E' quindi evidente l'importanza della funzione diseguito denita.

Denizione 1.6.7. Sia φ la funzione in N∗ denita da φ(1) = 1 e, per ognin > 1, da φ(n) uguale al numero dei numeri naturali k coprimi con n e tali che1 ≤ k < n. Questa funzione è nota come funzione di Eulero.

Il piccolo teorema di Fermat è un caso particolare del seguente teorema dovutoad Eulero (1707− 1783).

Teorema 1.6.8 (Teorema di Eulero-Fermat). Siano a ed m due interi primifra loro e tali che a > 1, m > 1. Indicata con φ la funzione di Eulero, si ha che

aφ(m) ≡ 1 mod m.

Dimostrazione. Per la dimostrazione si rinvia al testo Aritmetica e Algebradi D. Dikranjan e M. S. Lucido, pag. 77.

7. Insiemi niti e inniti. Cardinalità.

Sono gli studi compiuti alla ne del XIX secolo che portano a formalizzare lenozioni di insieme nito e di insieme innito. Come prevedibile è la denizione diinsieme innito quella che crea più dicoltà e che apre nuovi scenari nell'ambitodegli insiemi. Fra i matematici che più di altri si sono dedicati a questi studi,gurano Cantor (1845-1918) e Dedekind (1831-1916).

Denizione 1.7.1. Un insieme A è nito se A è vuoto oppure esistono unnumero naturale n > 0 e una biezione f : 1, 2, ..., n → A. In quest'ultimo casosi dice che A ha cardinalità n e si scrive |A| = n. Se A = ∅ si pone |∅| = 0.

Denizione 1.7.2. Riportiamo tre denizioni di insieme innito. Un insiemeA è

(1) innito se A non è nito.(2) innito nel senso di Dedekind se esiste un'applicazione iniettiva

f : N→ A.(3) innito nel senso di Cantor se esiste un'applicazione iniettiva ma

non suriettiva f : A→ A (ossia una biezione di A in un suo sottoinsiemeproprio).

Page 34: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 29

In realtà, come mostra il seguente teorema, la denizione è una sola. Ladiversità è solo nell'approccio e nel linguaggio con cui viene arontato l'argomento.

Teorema 1.7.3. Per un insieme A le seguenti tre aermazioni sono equivalenti.1. A è innito (ossia A non è nito).2. A è innito nel senso di Dedekind.3. A è innito nel senso di Cantor.

Dimostrazione. Per la dimostrazione si rinvia al testo "Aritmetica e Alge-bra" di D. Dikranjan e M. S. Lucido, Liguori Editore, pag. 19.

Nota 1.7.4. E' importante sottolineare il fatto che il concetto di insieme in-nito nel senso di Dedekind presume l'esistenza di N, mentre quello proposto daCantor non fa ricorso all'insieme dei numeri naturali.

Nella presente trattazione non entreremo nel dettaglio di una denizione rigo-rosa del concetto di numero cardinale. Porremo attenzione a come si confrontanoi numeri cardinali |A| e |B| di due insiemi.

Denizione 1.7.5. Si dice che gli insiemi A e B sono equipotenti, ossia hannolo stesso numero di elementi e scriveremo |A| = |B|, se esiste una biezione A→ B.In generale: |A| ≤ |B| se esiste un'applicazione iniettiva A → B. Scriveremo|A| < |B| se vale |A| ≤ |B| ma non vale |B| ≤ |A|.

Teorema 1.7.6 (Principio di Dirichelet (1805-1859)). Se A e B sono insieminiti con |A| > |B|, allora non esiste nessuna applicazione iniettiva di A→ B.

Dimostrazione. Siano n = |A|, m = |B|, m < n. Senza ledere in generalitàpossiamo supporre A = 1, 2, ..., n e B = 1, 2, ...,m. Inoltre da m < nsegue m + 1 ≤ n. Essendo la restrizione di un'applicazione iniettiva ancoraun'applicazione iniettiva, possiamo supporre A = 1, 2, ...,m+1 e pertanto bastadimostrare per induzione su m che non esiste un'applicazione iniettiva di A =1, 2, ...,m+ 1 in B = 1, 2, ...,m. Per m = 1 l'asserto è vero. Supponiamo chesia vero per qualche m ∈ N e supponiamo per assurdo che esista un'applicazioneiniettiva f di A = 1, 2, ...,m + 2 in B = 1, 2, ...,m + 1. Se m + 1 6∈ f(A),esiste un'applicazione iniettiva 1, 2, ...,m + 2 → 1, 2, ...,m che ristretta ad1, 2, ...,m + 1 contraddice l'ipotesi induttiva, pertanto esiste k ∈ A tale chef(k) = m+ 1. Sia g : A→ A l'applicazione denita da

Page 35: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 30

g(x) =

x se x ∈ A e x 6= k, m+ 2m+ 2 se x = kk se x = m+ 2

Allora g è biettiva e h = f g : A → B è un'applicazione iniettiva conh(m + 2) = m + 1. Pertanto la restrizione di h all'insieme 1, 2, ...,m + 1 èun'applicazione iniettiva di 1, 2, ...,m+ 1 in 1, 2, ...,m e ciò è assurdo.

Il seguente teorema di Cantor dimostra che |A| < |P (A)| qualunque sia l'insie-me A 6= ∅. Grazie a questo teorema si dimostrò che il numero degli elementidell'insieme dei numeri naturali è strettamente inferiore del numero degli ele-menti dell'insieme dei numeri reali. Infatti, come dimostra il teorema 1.7.14, si haR = |P (N)| e dunque risulta |N| < |R|.

Teorema 1.7.7 (Teorema di Cantor). Sia A un insieme non vuoto; nonesiste un'applicazione suriettiva f : A→ P (A).

Dimostrazione. Supponiamo che esista un'applicazione f : A → P (A) su-riettiva . Sia X = x ∈ A | x 6∈ f(x). Allora, poichè X ∈ P (A), per lasuriettività di f esiste x0 ∈ A con f(x0) = X. Dimostriamo che per x0 non val-gono nè x0 ∈ X , nè x0 6∈ X . Infatti se x0 ∈ X , allora x0 6∈ f(x0) = X perla denizione di X e ciò è assurdo. Se x0 6∈ X allora x0 ∈ f(x0) = X e ciò èassurdo.

Anche i prossimi due teoremi sono fondamentali nella teoria della cardinalità,in questa trattazione riportiamo solo gli enunciati rinviando al testo Aritmetica eAlgebra di D. Dikranjan e M. S. Lucido (pagg. 33-34) per la loro dimostrazione.

Teorema 1.7.8 ( Teorema di Cantor-Bernstein ). Siano S e T due insieminon vuoti. Se esistono S → T e T → S applicazioni iniettive, allora esiste ancheun'applicazione biettiva S → T .

La prima dimostrazione rigorosa di questo teorema fu data da Bernstein nel1897.

Teorema 1.7.9 ( Teorema di Hartogs (1874-1943)). Siano S e T due insieminon vuoti. Allora esiste un'applicazione iniettiva S → T oppure un'applicazioneiniettiva T → S.

Page 36: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 31

Il Teorema di Hartogs assicura che per due insiemi S e T si ha |S| ≤ |T | oppure|T | ≤ |S|. In altre parole, i numeri cardinali sono sempre confrontabili.

Il Teorema di Cantor- Bernstein assicura inoltre che, se si ha contemporanea-mente |S| ≤ |T | e |T | ≤ |S| allora |S| = |T |.

Abbiamo dimostrato (Teorema di Cantor 1.7.7) che |A| < |P (A)|, questopermette di trovare degli insiemi di cardinalità sempre più grandi.

Denizione 1.7.10. Un insieme A si dice numerabile se |A| = |N|, con Ninsieme dei numeri naturali. Il numero cardinale innito |N| si denota con ℵ0 e silegge alef con zero.

Teorema 1.7.11. L'insieme N× N è numerabile.

Dimostrazione. Consideriamo l'applicazione f : N× N→ N denita da

f(m,n) = 2m(2n+ 1)− 1.

L'applicazione f è iniettiva; infatti supposto f(m,n) = f(r, s) si ha che se f(m,n)è pari allora m = 0 = r e n = f(m,n)/2 = f(r, s)/2 = s; se f(m,n) è dispariallora m ed n sono univocamente determinati da f(m,n)+1. Inoltre f è suriettivaperchè se a ∈ N è pari, allora a = f(0, a/2). Se a è dispari allora a + 1 = 2rq con

r ≥ 1, q ≥ 1, q dispari; sia n =q − 1

2e m = r. Si ha f(r,

q − 1

2) = 2r(2 · q − 1

2+

1)− 1 = 2rq − 1 = a. Dunque f è biettiva e |N× N| = |N| = ℵ0.

Teorema 1.7.12 (Teorema fondamentale di Cantor sul numerabile). L'u-nione di un numero nito oppure di una innità numerabile di insiemi niti onumerabili è un insieme di cardinalità non superiore al numerabile.

Dimostrazione. Poichè un insieme nito ha cardinalità minore di quella delnumerabile, basta dimostrare che l'unione H di una innità numerabile di insieminumerabili H1, H2, ..., Hi, ... a due a due disgiunti ha la cardinalità del numerabile.Supponiamo pertanto |Hi| = ℵ0 per ogni i ∈ N. Elenchiamo gli elementi diciascun Hi con una successione; per ogni i ∈ N poniamo Hi = ai1, ai2, ai3, ..., aik, ....Disponiamo gli elementi degli insiemi Hi incolonnandoli in base al secondo pedicee ponendo nella riga r-esima gli elementi dell'insieme Hr. Chiamiamo diagonaledi indice j la successione formata da j elementi aj1, a(j−1)2, a(j−2)3, ..., a1j (ossial'insieme dei j elementi axy tali che x+y = j+1 ordinati secondo i valori crescentidel secondo pedice).

H1 : a11 a12 a13 a14...a1k...H2 : a21 a22 a23 a24...a2k...H3 : a31 a32 a33 a34...a3k...H4 : a41 a42 a43 a44...a4k...

Page 37: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 32

· · ·Hi : ai1 ai2 ai3 ai4...aik...· · ·Un qualunque elemento axy dell'insieme H =

⋃i∈NHi appartiene ad una ed

una sola diagonale (quella di indice j = x + y − 1). Consideriamo l'applicazionef : H → N denita da f(axy) = 1 + 2 + ... + (j − 1) + y ( ossia all'elemento axyfacciamo corrispondere il numero naturale che si ottiene aggiungendo y al numerocomplessivo degli elementi posti sulle diagonali di indice minore di j). Dimostriamoche l'applicazione f è biunivoca. Poichè |Hi| = ℵ0, certamente |H| ≥ ℵ0 e pertantoper dimostrare che |H| = ℵ0, basta dimostrare che f è iniettiva. Sia axy 6= azw;distinguiamo due casi.

1 caso: axy e azw appartengono alla stessa diagonale j.Allora x + y = z + w = j + 1 e f(axy) = 1 + 2 + ... + (j − 1) + y e f(azw) =

1 + 2 + ...+ (j− 1) +w. Se f(axy) = f(azw) allora y = w da cui segue anche x = z(perchè x+ y = z + w = j + 1) ossia axy = azw contro l'ipotesi.

2 caso: axy e azw appartengono a diagonali diverse.Sia x+y = j+1 e z+w = j1 +1 con j 6= j1. Supponiamo j1 > j; sia j1 = j+k

con k ∈ N∗. Allora f(axy) = 1+2+...+(j−1)+y e f(azw) = 1+2+...+(j1−1)+w.Poichè x+y = j+1 e x ≥ 1, si ha y ≤ j e pertanto f(axy) ≤ 1+2+ ...+(j−1)+ jmentre f(azw) = 1 + 2 + ...+ (j1− 1) +w = 1 + 2 + ...+ j + ...+ (j + k− 1) +w >1 + 2 + ...+ j. Risulta dunque f(axy) < f(azw) da cui f(axy) 6= f(azw) e pertantof è iniettiva.

Nota 1.7.13.

• Georg Cantor, fondatore della teoria degli insiemi, il 7 dicembre 1873dimostrò che l'insieme dei numeri reali non è numerabile.• La cardinalità dell'insieme R dei numeri reali è detta cardinalità delcontinuo e si denota con C e come dimostrato nel teorema seguente, essacoincide con la cardinalità dell'insieme P (N) delle parti di N.• In generale si pone 2|A| = |2A| = |P (A)| con P (A) insieme delle parti diA; per il teorema di Cantor (teorema 1.7.7) si ha sempre 2|A| > |A|.

Teorema 1.7.14. La cardinalità del continuo coincide con la cardinalità diP (N).

Dimostrazione. Consideriamo la denizione dei numeri reali secondo Dede-kind. Ogni numero reale r corrisponde ad una partizione Q = R1 ∪ R2 con laproprietà x < y per ogni x ∈ R1 ed ogni y ∈ R2 (la coppia (R1,R2)) di insiemi dinumeri razionali è detta sezione di Dedekind. Poichè la partizione è completamentedeterminata dall'insieme R1, la corrispondenza r → R1 denisce un'applicazione

Page 38: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 33

iniettiva di R in P (Q). Poichè P (Q) è equipotente a P (N), rimane provato che|R| ≤ |P (N)|. D'altra parte P (N) è equipotente all'insieme 2N delle applicazioniN → 0, 1 ossia all'insieme delle successioni (an) ad elementi in 0, 1. De-niamo un'applicazione f : 2N → R che ad (an) fà corrispondere il numero realeΣ∞n=1an2−n. Sia C il sottoinsieme di 2N delle successioni che sono denitivamentecostanti, ossia delle successioni per le quali esiste n0 tale che an è costante per tuttigli n ≥ n0. L'applicazione f ristretta al complemento C ′ di C in 2N è iniettiva equindi |C ′| ≤ |R|. Poichè |2N| > |N| = |C|, si ha |C ′| = |2N|. Poichè |C ′| = |P (N)|si ha |P (N)| ≤ |R|. Per Teorema di Cantor-Bernstein si conclude |R| = |P (N)|.

8. Esercizi relativi al Capitolo 1

Esercizio 1.8.1.Nell'insieme N dei numeri naturali si considerino i sottoinsiemi A e B sottoindi-cati e si determinino A ∩B, A ∪B, A−B, B − A.

(1) A = x ∈ N | x divide 12, B = y ∈ N | y divide 18.(2) A = x ∈ N | 6 divide x, B = y ∈ N | y divide 50.(3) A = x ∈ N | 6 divide x, B = y ∈ N | 8 divide y.

Soluzione

(1) A ∩ B = 1, 2, 3, 6, A ∪ B = 1, 2, 3, 4, 6, 9, 12, 18, A − B = 4, 12,B − A = 9, 18.

(2) A ∩ B = ∅, A ∪ B = x ∈ N | x divide 50 oppure x = 6h, h ∈ N,A−B = A, B − A = B.

(3) A ∩B = x ∈ N | x = 24h, h ∈ N, A ∪B = x ∈ N | x = 6h oppure x =8h, h ∈ N, A − B = x ∈ N | x = 6h, h ∈ N, h 6= 2r, r ≥ 2, B − A =x ∈ N | x = 8h, h 6= 3k, k ∈ N.

Esercizio 1.8.2.Siano A,B,C sottoinsiemi di un insieme S. Si dimostri che

(1) A = B se e solo se A ∩B = A ∪B.(2) A ⊆ B ⊆ C se e solo se A ∪B = B ∩ C.

Soluzione

(1) Se A = B è ovvio che A∩B = A∪B = A = B. Viceversa se A∩B = A∪Ballora per ogni x ∈ A si ha x ∈ A ∪ B e dunque x ∈ A ∩ B e pertantox ∈ B ossia A ⊆ B. Analogamente per ogni x ∈ B risulta x ∈ A epertanto B ⊆ A. Si conclude A = B.

(2) Si procede come per (1) esaminando i vari casi.

Page 39: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 34

Esercizio 1.8.3.Si considerino due insiemi S e T e sia f un'applicazione di S in T . In ciascunodei casi seguenti, si stabilisca se f è un'applicazione iniettiva, suriettiva o biettiva.Si indichi l'insieme delle controimmagini di ogni elemento t ∈ T . Nel caso in cuif sia biettiva trovare l'applicazione inversa.

(1) S = R, T = t ∈ R | t ≥ 0, f(s) = s2 per ogni s ∈ S.(2) S = T = s ∈ R | s ≥ 0, f(s) = s2 per ogni s ∈ S.(3) S = T = Z, f(s) = s2 per ogni s ∈ S.(4) S = T = Z, f(s) = 2s per ogni s ∈ S.(5) S = T = R∗, f(s) = 2s+ 1 per ogni s ∈ S.(6) S = T = R∗, f(s) =

1

sper ogni s ∈ S.

(7) S = R∗, T = R, f(s) =1

sper ogni s ∈ S.

(8) S = R∗, T = R∗+, f(s) = |s| per ogni s ∈ S.Soluzione

(1) f è suriettiva, f non è iniettiva, la controimmagine di t è f−1(t) = ±√t.

(2) f è biettiva, f−1(s) =√s.

(3) f non è iniettiva, f non è suriettiva, se z ∈ f(Z) allora f−1(z) = ±√z.

(4) f è iniettiva, f non è suriettiva, se z ∈ f(Z) allora f−1(z) = z2.

(5) f è iniettiva, f non è suriettiva, se r ∈ f(R∗) allora f−1(r) = r−12.

(6) f è biettiva, f−1(r) = 1r.

(7) f è iniettiva, f non è suriettiva, se r ∈ f(R∗) allora f−1(r) = 1r.

(8) f è suriettiva, f non è iniettiva, la controimmagine di r è f−1(r) = ±r.

Esercizio 1.8.4.Si considerino le applicazioni f e g di Q in Q denite da f(x) = x2 − 1 per ogni

x ∈ Q, g(y) =1

yper ogni y ∈ Q, y 6= 0 e g(0) = 0. Si descrivano le applicazioni

f, g, f g, g f precisando se sono iniettive, suriettive o biettive.Soluzione

• f non è iniettiva, non è suriettiva.• g è biettiva e g−1 = g.• f g(x) = f(g(x)) = f( 1

x) = 1

x2− 1 per x 6= 0 e f g(0) = f(g(0)) =

f(0) = −1. L'applicazione non è iniettiva, non è suriettiva.• gf(x) = g(f(x)) = g(x2−1) = 1

x2−1per x 6= ±1 e gf(1) = g(f(−1)) =

g(0) = 0. L'applicazione non è iniettiva, non è suriettiva.

Esercizio 1.8.5.Sia < una relazione denita nell'insieme S. In ciascuno dei casi sottoindicatisi stabilisca se < è di equivalenza e, qualora lo sia, si determinino le classi diequivalenza.

Page 40: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 35

(1) S = N, a < b se e solo se a divide b.(2) S = R+, a < b se e solo se esiste n ∈ N tale che a = bn.(3) S = N× N; (a, b) < (c, d) se e solo se a+ d = c+ b.

Soluzione

(1) < non è di equivalenza.(2) < non è di equivalenza.(3) < è di equivalenza. Le classi di equivalenza sono

[(0, n)] = (x, n + x) | x ∈ N e [(n, 0)] = (x + n, x) | x ∈ N al variaredi n in N.

Esercizio 1.8.6.Dimostrare che le seguenti relazioni non sono di equivalenza. Vericare di qualiproprietà godono fra le proprietà riessiva, simmetrica, transitiva, antisimmetrica.

(1) In Q si studi la relazione x < y se x+ 3y = 12.(2) In R+ si studi la relazione x < y se esiste un intero positivo n tale che

x = yn.

Soluzione

(1) Vale la proprietà antisimmetrica. Non valgono la proprietà riessiva, laproprietà simmetrica, la proprietà transitiva.

(2) Valgono la proprietà riessiva, la proprietà transitiva, la proprietà anti-simmetrica. Non vale la proprietà simmetrica.

Esercizio 1.8.7.Dimostrare che < è una relazione di equivalenza in A se e solo se valgono leseguenti due proprietà:1. a < a per ogni a ∈ A.2. Se a < b, b < c allora c < a.Soluzione - Se a < b allora, poichè per 1. si ha b < b, per 2. si ha che da a < b eb < b segue b < a ossia vale la proprietà simmetrica. Dimostriamo che vale anchela proprietà transitiva: sia a < b e b < c, allora per 2. si ha c < a e inne per laproprietà simmetrica si ha a < c.

Esercizio 1.8.8.Dimostrare che in N∗ la relazione n < m ⇔ n è divisibile per m, è una relazionedi ordine parziale.Soluzione - Vale la proprietà riessiva, infatti n < n per ogni n ∈ N essendo ndivisibile per se stesso. Vale la proprietà antisimmetrica, infatti se a < b e b < aallora a = hb e b = ka con h, k ∈ N∗ e pertanto da a = hka segue h = k = 1 edunque a = b. Vale la proprietà transitiva, infatti se a < b e b < c si ha a = hb,b = kc con h, k ∈ N∗, da cui segue a = hkc e pertanto a < c.

Page 41: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 36

Esercizio 1.8.9.Dimostrare che l'insieme Np dei numeri primi è numerabile.Soluzione - Poichè Np ⊂ N si ha |Np| ≤ |N| = ℵ0 inoltre, come dimostrato nelteorema 1.6.2., i numeri primi sono inniti e pertanto si può costruire la biezionef : Np → N denita ponendo 2→ 0, 3→ 1, 5→ 2, 7→ 3, 11→ 4, ...; f è iniettivaper costruzione ed è anche suriettiva perchè comunque preso n ∈ N, essendo Npinnito esiste p ∈ Np tale che f(p) = n.

Esercizio 1.8.10.Dimostrare per induzione su n che la somma dei primi n numeri interi positivi èn(n+1)

2.

Soluzione - Per n = 2 la proprietà è vericata perchè 1+2 = 3 ed anche 2(2+1)2

= 3.

Supponiamo che sia 1 + 2 + ... + n = n(n+1)2

e dimostriamo che la proprietà valeper (n+ 1).

Si ha 1 + 2 + ...+ n+ (n+ 1) = n(n+1)2

+ (n+ 1) = n(n+1)+2(n+1)2

= (n+1)(n+2)2

=(n+1)[(n+1)+1]

2.

Esercizio 1.8.11.Dimostrare per induzione su n che 1 + x+ x2 + ...+ xn = 1−xn+1

1−x .

Soluzione - Per n = 1 la proprietà è vericata perchè 1 + x = (1+x)(1−x)1−x = 1−x2

1−x .Supponiamo che la proprietà sia vera per n e dimostriamo che vale per n + 1. Siha

1 + x+ x2 + ...+ xn + xn+1 = 1−xn+1

1−x + xn+1 = 1−xn+1+xn+1−xn+2

1−x = 1−xn+2

1−x .

Esercizio 1.8.12.L'insieme Z dei numeri interi relativi è numerabile.Soluzione - Da |N+| = |N−| = ℵ0, poichè Z = N+ ∪ N− ∪ 0, per il teoremafondamentale sul numerabile (teorema 1.7.12) risulta |Z| = ℵ0.

Esercizio 1.8.13.L'insieme Z2 = Z× Z è numerabile.Soluzione - Ad ogni coppia (a, b) associamo il numero naturale h = |a| + |b|detto altezza della coppia. Indichiamo con Hh l'insieme delle coppie aventi altezzah. Ogni elemento di Z × Z appartiene ad esattamente un insieme Hh. Per comedenitoHh, risulta Z×Z =

⋃h∈NHh ossia Z×Z è unione di una innità numerabile

di insiemi niti e pertanto per il teorema fondamentale sul numerabile (teorema1.7.12) si ha |Z× Z| = ℵ0.

Esercizio 1.8.14.L'insieme Zn è numerabile.Soluzione - Procediamo per induzione su n. Per n = 2 si ha Z2 numerabile come

Page 42: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 37

dimostrato nell'esercizio 1.8.15. Sia Zn−1 numerabile, allora le (n−1)-uple possonoessere messe in corrispondenza biunivoca con N : A1, A2, ..., Aj, ... . Se Aj =(a1, a2, ..., an−1) deniamo l'applicazione f : Zn → Z2 che fa corrispondere allan-upla (a1, a2, ..., an−1, s) la coppia (j, s). L'applicazione f è banalmente biettivae pertanto |Zn| = |Z2| = ℵ0.

Esercizio 1.8.15.L'insieme Q dei numeri razionali è numerabile.Soluzione 1 - L'insieme Q+ è in corrispondenza biunivoca con il sottoinsiemeZ2 formato dalle coppie (p, q) con p, q interi positivi. Q+ è pertanto numerabileperchè è non nito ed è contenuto in un insieme numerabile. Ovviamente risultaanche |Q−| = ℵ0. Poichè Q = Q+ ∪ Q− ∪ 0, per il teorema fondamentale sulnumerabile (teorema 1.7.12) risulta |Q| = ℵ0.Soluzione 2 - Si può portare una dimostrazione più diretta associando ad ogniab∈ Q il numero naturale h = |a|+ |b| detto altezza di a

b. Sia Hh l'insieme (nito)

degli elementi di Q aventi altezza h. Per ogni h ∈ N∗ è Hh un insieme nito eHh ∩Hk = ∅ per h 6= k e pertanto Q =

⋃h∈N∗ Hh è numerabile perchè unione di

una innità numerabile di insiemi niti.

Esercizio 1.8.16.Sia Z[x] l'insieme dei polinomi a coecienti interi in una indeterminata x. Di-mostrare che Z[x] è numerabile.Soluzione - Per ogni n ∈ N sia Pn = anxn + ... + a1x + a0 | ai ∈ Z, an 6= 0l'insieme dei polinomi di Z[x] di grado n. Ad ogni polinomio di grado n facciamocorrispondere la (n + 1)-upla (an, ...a1, a0) dei suoi coecienti. La corrisponden-za così denita assicura che Pn è un sottoinsieme innito di Zn+1 e quindi Pn ènumerabile perchè |Pn| ≤ |Zn+1| = ℵ0 ( vedi esercizio 1.8.17). L'insieme Z[x] ri-sulta pertanto l'unione di una innità numerabile di insiemi numerabili a due adue disgiunti e pertanto è numerabile per il teorema fondamentale sul numerabile(teorema 1.7.12) : Z[x] = P0 ∪ P1 ∪ P2 ∪ ... ∪ Pn ∪ ....

Esercizio 1.8.17.Provare che l'insieme di tutti i numeri reali è equipotente all'insieme dei numerireali positivi.Soluzione - Basta vericare che esiste una biezione fra R ed R+. Eccone alcune:f1 : x→ ex, f2 : x→ 2ex, f3 : x→ 2x, f4 : x→ 3x.

Esercizio 1.8.18.Dimostrare che ogni intervallo reale (a, b) è equipotente all'intervallo (0, 1).Soluzione - Sia f : (0, 1)→ (a, b) l'applicazione denita da f(x) = (b−a)x+a perogni x ∈ (0, 1). L'applicazione è iniettiva, infatti se f(x1) = f(x2) allora x1 = x2

Page 43: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 1 Insiemi. Relazioni. Insiemi numerici 38

perchè da (b− a)x1 + a = (b− a)x2 + a segue x1 = x2. L'applicazione è suriettiva,infatti per ogni y ∈ (a, b) esiste x = y−a

b−a ∈ (0, 1) tale che f(x) = y.Si noti che dal punto di vista geometrico, quanto dimostrato signica che gli

insiemi che hanno per elementi i punti di due qualsiasi segmenti sono equipotenti.Ad esempio l'insieme dei punti del segmento AB è equipotente all'insieme dei puntidel segmento AM = AB

2.

Page 44: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

CAPITOLO 2

Gruppi

Con questo capitolo inizia lo studio delle strutture algebriche. Lo studio del-le strutture algebriche permette di ” vedere ” da un punto di vista superiore egenerale gli ambienti matematici che si incontrano ma che il più delle volte sonotrattati solo in casi particolari ed è per questo che le strutture algebriche nasconodall'osservazione di analogie tra oggetti matematici apparentemente molto diversifra loro.

La struttura algebrica che verrà studiata è quella di gruppo che è parte costi-tutiva fondamentale dell'algebra. Quella di gruppo è una struttura con una solaoperazione, si descrive formalmente in modo semplice e il suo studio permette diarontare in modo chiaro i concetti algebrici fondamentali per tutte le strutturealgebriche, quali quelli di omomorsmo, automorsmo e quoziente.

1. Strutture algebriche. Proprietà elementari dei gruppi.

Per lo studio delle strutture algebriche è fondamentale il concetto di operazione.

Denizione 2.1.1. Dato un insieme A 6= ∅, un'applicazione ~ : A × A → Aè detta operazione (binaria) su A.

Se a e b sono elementi di A, l'immagine tramite ~ della coppia (a, b) si indicacon a ~ b. Per indicare le operazioni useremo di solito i simboli ” · ” e ” + ”e useremo l'usuale notazione moltiplicativa nel primo caso e l'usuale notazioneadditiva nel secondo caso. D'ora in poi, se non specicato diversamente, useremo” · ” e scriveremo semplicemente ab al posto di a · b.

Nota 2.1.2. Delle tradizionali quattro ” operazioni ” dell'aritmetica dei numerinaturali solo due, l'addizione e la moltiplicazione, sono delle operazioni secondola denizione 2.1.1, mentre non risultano operazioni la sottrazione e la divisione.L'elevamento a potenza (x, y)→ xy non è una operazione in N mentre lo è in N∗

(si ricordi che 00 è forma indeterminata).

39

Page 45: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 40

Si osservi che la denizione di operazione prescinde dalla natura degli elemen-ti di A che pertanto vengono considerati simboli suscettibili di assumere i piùsvariati signicati concreti e prescinde anche dal signicato concreto della opera-zione; inoltre la denizione evidenzia che nello stesso insieme si possono denirepiù operazioni.

Perchè è così importante prescindere dalla natura degli elementi dell'insieme edal signicato concreto dell'operazione?

Per rispondere consideriamo l'insieme Z dei numeri interi e in esso l'usuale opera-zione ” + ” di addizione. Consideriamo ora le rotazioni di un quadrato, intorno alsuo centro, di ampiezza 90, 180, 270, 360 (in senso orario) e indichiamo queste,rispettivamente, con α, β, γ, δ. Nell'insieme T = α, β, γ, δ deniamo l'opera-zione ” ⊗ ” ponendo x ⊗ y = z se z è la rotazione che si ottiene eseguendosuccessivamente le due rotazioni x e y . Così, ad esempio, α ⊗ α = β perchèruotando il quadrato di 90 e poi ancora di 90 si ottiene una rotazione di 180. E'immediato vericare che le operazioni ” + ” e ”⊗ ” considerate rispettivamentein Z e T vericano le seguenti proprietà:

(Z,+) (T,⊗)

1. a+ (b+ c) = (a+ b) + c 1. x⊗ (y ⊗ z) = (x⊗ y)⊗ zper ogni a, b, c ∈ Z per ogni x, y, z ∈ T

2. a+ 0 = 0 + a = a 2. x⊗ δ = δ ⊗ x = xper ogni a ∈ Z per ogni x ∈ T

3. per ogni a ∈ Z 3. per ogni x ∈ Tesiste −a ∈ Z tale che esiste −x ∈ T tale chea+ (−a) = (−a) + a = 0 x⊗ (−x) = (−x)⊗ x = δ

I due esempi considerati mostrano che:

(1) lo studio di (Z,+) presenta notevoli analogie con lo studio di (T,⊗) ;(2) se si ha l'esigenza di operare in un ambiente in cui è suciente che vi

sia una operazione con le proprietà 1., 2., 3., allora è del tutto ininuenteconsiderare (Z,+) o (T,⊗).

A prescindere dalla loro natura, tra gli elementi di un insieme esistono dellerelazioni denite a partire solo da proprietà formali.

Nella matematica moderna, considerare un insieme unitamente ad una o piùoperazioni in esso denite, signica considerare una struttura algebrica.

Page 46: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 41

Lo studio delle strutture algebriche formali è ciò che dierenzia l'algebra ”elementa-re” studiata alle scuole superiori dall'algebra astratta studiata all'università. Conriferimento ai due esempi precedenti, si può dire che l'algebra elementare studiaseparatamente le proprietà della addizione in Z e le proprietà delle rotazioni di unquadrato; l'algebra astratta studia una unica struttura algebrica di cui (Z,+) e(T,⊗) sono esempi particolari.

Denizione 2.1.3. Sia G 6= ∅ e sia data in G una operazione binaria:

G×G −→ G

(a, b) 7−→ a · bSi dice che (G, ·) è un gruppo se valgono le seguenti proprietà:

(1) a · (b · c) = (a · b) · c per ogni a, b, c ∈ G (proprietà associativa);(2) esiste u ∈ G tale che a · u = u · a = a per ogni a ∈ G (u è detto elemento

unità e di norma verrà indicato con 1);(3) esiste ed è unico a−1 ∈ G tale che a ·a−1 = a−1 ·a = u per ogni a ∈ G

(a−1 è detto l'inverso dell'elemento a).

Denizione 2.1.4. Se l'operazione del gruppo è indicata con la notazione +additiva, allora

• l'elemento neutro si usa indicarlo con lo zero: a+ 0 = 0 + a = a per ognia ∈ G;• l'elemento inverso di a si chiama opposto di a e si indica con ” − a ”:a+ (−a) = (−a) + a = 0 per ogni a ∈ G;• per indicare la somma x+ (−y) si usa anche scrivere x− y.

Denizione 2.1.5.

• Se nel gruppo (G, ·) l'operazione gode della proprietà commutativa, ossiaa · b = b · a per ogni a, b ∈ G, allora (G, ·) è detto gruppo abeliano ocommutativo.• Un gruppo (G, ·) con un numero nito n di elementi si dice di ordine n.

Esempio 2.1.6.(1) Dato l'insieme G = N \ 0, e l'operazione a · b = ab, (G, ·) non è un

gruppo perché non vale la proprietà associativa: a(bc) = a(bc) = abc

mentre (ab)c = abc = (ab)c = abc.(2) (R∗, ·) è un gruppo.(3) (Z,+) è un gruppo additivo abeliano.(4) (N,+) non è un gruppo.

Page 47: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 42

(5) (Q,+), (Q∗, ·) sono gruppi.(6) (Q, ·) non è un gruppo.

Nota 2.1.7. (Z, ·) non è un gruppo perché valgono le proprietà (1) e (2) delladenizione di gruppo ma non vale la proprietà (3). Questo assicura che l'assioma(3) della denizione di gruppo non dipende da (1) e (2).

Nota 2.1.8. Esistono gruppi di ogni ordine. Nel proseguo della trattazioneverranno portati esempi sia di gruppi inniti sia di gruppi con un numero nito ndi elementi per ogni n ∈ N∗.

Nota 2.1.9.

• Non condradditorietà degli assiomi. Quando si denisce una strut-tura algebrica, è importante vericare che gli assiomi presenti nella deni-zione siano fra loro compatibili ossia non contradditori. La non contrad-ditorietà di una assiomatica si prova dimostrando l'esistenza di un modelloche verica tutti gli assiomi.

• Indipendenza degli assiomi.E' meno importante della non contradditorietà ma non trascurabile: nelledenizioni si deve cercare di mettere solo gli assiomi che sono indipendentitra loro.

Teorema 2.1.10. Sia (G, ·) un gruppo con elemento neutro u. Si ha che:

(1) l'elemento neutro è unico;(2) l'elemento inverso è unico;(3) (a−1)−1 = a per ogni a ∈ G.Dimostrazione. (1) - Supponiamo che, oltre all'elemento u, esista anche v ∈

G tale che va = av = a, per ogni a ∈ G; dimostriamo che allora v = u.v · u = v per (2) della denizione di gruppo;v · u = u per l'ipotesi su v.Dal confronto delle ugualianze segue v = u.

Dimostrazione. (2) - Sia a ∈ G, supponiamo che oltre ad a−1 esista anchea ∈ G tale che aa = aa = u. Allora:

(aa) a−1 = a(aa−1

)= au = a

(aa) a−1 = ua−1 = a−1

da cui a = a−1.

Page 48: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 43

Dimostrazione. (3) - Risulta

a−1 · (a−1)−1 = u ma anche a−1 · a = u

dal confronto delle ugualianze si deduce che (a−1)−1 = a

Teorema 2.1.11. Sia (G, ·) un gruppo con elemento neutro u. Per ognia, b ∈ G si ha (ab)−1 = b−1a−1.

Dimostrazione. Risulta

(ab)−1(ab)b−1 = ub−1 = b−1

(ab)−1(ab)b−1 = (ab)−1a(bb−1) = (ab)−1au = (ab)−1a

dal confronto delle ugualianze si ha b−1 = (ab)−1a e pertanto b−1a−1 = (ab)−1.

Il teorema ora dimostrato si generalizza al seguente.

Teorema 2.1.12. Sia (G, ·) un gruppo. Comunque presi a1, a2, . . . , an ∈ Gsi ha:

(a1a2 . . . an)−1 = a−1n a−1

n−1 . . . a−12 a−1

1 .

Dimostrazione. La dimostrazione si eettua per induzione su n. Per n =2 l'assero è vero per il teorema precedente. Supponiamo sia vericato per n edimostriamo che vale per n+ 1.

(a1a2 . . . anan+1)−1 = [(a1a2 . . . an)an+1]−1 = a−1n+1 · (a1a2 . . . an)−1 =

= a−1n+1a

−1n . . . a−1

2 a−11 .

Corollario 2.1.13. Se (G, ·) è un gruppo abeliano allora:

(ab)−1 = a−1b−1 e (a1a2 . . . an)−1 = a−11 a−1

2 . . . a−1n .

Tabella di moltiplicazione di un gruppo nito G.

Se (G, ·) è un gruppo nito allora è possibile rappresentare l'operazione che lodenisce mediante una matrice-tabella nel modo sottoriportato. Questa matriceviene detta tabella di moltiplicazione del gruppo. Se G = g1, g2, g3, ..., gn, la ta-bella si costruisce ponendo gij = gj · gi (applico prima gi poi gj).

Page 49: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 44

· g1 g2 g3 · · · gng1 g11 g12 g13 · · · g1n

g2 g21 g22 g23 · · · g2n

g3 g31 g32 g33 · · · g3n...

......

......

......

......

......

...gn gn1 gn2 gn3 · · · gnn

Nota 2.1.14. Nel caso nito la tabella di un'operazione binaria su G è unostrumento molto ecace per ” vedere ” immediatamente se l'operazione denisceoppure no un gruppo e anche se valgono alcune proprietà.

• Se l'operazione denisce un gruppo allora necessariamente su ogni riga eogni colonna gurano una ed una sola volta tutti gli elementi di G.• Si desume facilmente l'esistenza oppure no dell'elemento neutro.• L'operazione gode della proprietà commutativa se e solo se la tabella èsimmetrica rispetto alla diagonale principale.• Dalla tabella non si può dedurre immediatamente se vale oppure no laproprietà associativa, per questa proprietà occorre fare i calcoli o dimo-strarla.

Esercizio 2.1.15.Scrivere la tabella moltiplicativa del gruppo S3 di tutte le permutazioni su tre ele-menti rispetto all'operazione di prodotto operatorio.Soluzione - Sia N = 1, 2, 3; gli elementi di S3 sono:

a1 =

(1 2 31 2 3

), a2 =

(1 2 31 3 2

), a3 =

(1 2 33 2 1

)a4 =

(1 2 32 1 3

), a5 =

(1 2 32 3 1

), a6 =

(1 2 33 1 2

).

Posto aij = aj(ai(x)),

la tabella di moltiplicazione é:

a1 a2 a3 a4 a5 a6

a1 a1 a2 a3 a4 a5 a6

a2 a2 a1 a6 a5 a4 a3

a3 a3 a5 a1 a6 a2 a4

a4 a4 a6 a5 a1 a3 a2

a5 a5 a3 a4 a2 a6 a1

a6 a6 a4 a2 a3 a1 a5

Page 50: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 45

Nota 2.1.16. Il prossimo teorema assicura che nella denizione di gruppo

• l'assioma (2) può essere sostituito da ” esiste u ∈ G tale che a · u = a perogni a ∈ G ” ;• l'assioma (3) può essere sostituito da ” esiste a−1 ∈ G tale che a · a−1 = uper ogni a ∈ G ”.

Occorre però fare molta attenzione all'ordine con cui si scrivono gli elementi perchè

• (G, ·) non è un gruppo se:(1) a · (b · c) = (a · b) · c, per ogni a, b, c ∈ G;(2) a · u = a, per ogni a ∈ G;(3) a−1 · a = u, per ogni a ∈ G.

Teorema 2.1.17. Sia G 6= ∅ e ” · ” un'operazione in G tale che:

(1) (a · b) · c = a · (b · c), per ogni a, b, c ∈ G;(2) esiste u ∈ G tale che a · u = a, per ogni a ∈ G;(3) esiste a−1 ∈ G tale che a · a−1 = u, per ogni a ∈ G;

allora (G, ·) è un gruppo.

Dimostrazione. Basta provare che u · a = a e a−1 · a = u per ogni a ∈ G.Poichè per ipotesi a−1 · (a−1)−1 = u, si ha :

a−1 · a = (a−1 · a) · u= (a−1 · a) · [a−1 · (a−1)−1]

= a−1 · (a · a−1) · (a−1)−1

= a−1 · u · (a−1)−1

= a−1 · (a−1)−1

= u

Inoltre si ha :

u · a = (a · a−1) · a= a · (a−1 · a)

= a · u= a

Teorema 2.1.18. Sia (G, ·) un gruppo; comunque presi a, b ∈ G esiste unoed uno solo x ∈ G tale che a ·x = b ed esiste uno ed un solo y ∈ G tale che y ·a = b.

Page 51: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 46

Dimostrazione. Dati a, b ∈ G se esiste x ∈ G tale che a · x = b possiamoscrivere

a−1 · (a · x) = a−1 · b(a−1 · a) · x = a−1 · b

u · x = a−1 · bx = a−1 · b

ossia rimane determinato in modo unico l'elemento x. Ma dati a, b ∈ G, l'elementoa−1 · b ∈ G esiste e verica a · x = b, infatti

a · (a−1 · b) = (a · a−1) · b = b .

Dunque dati a, b ∈ G esiste ed è unico l'elemento x ∈ G tale che a · x = b, anzipossiamo dire che risulta

x = a−1b

Quella data è pertanto una dimostrazione costruttiva.Analogamente, supponiamo esista y ∈ G tale che y · a = b; allora y = ba−1. Madati a, b ∈ G l'elemento b−1a in G esiste e verica y · a = b infatti

(b · a−1) · a = b · (a−1 · a) = b

Dunque esiste ed è unico in G l'elemento y tale che

y · a = b

Nota 2.1.19. Nella dimostrazione del teorema

• l'unicità segue dall'esistenza;• se il gruppo G è commutativo allora risulta x = y.

Le proprietà del teorema precedente sono caratteristiche di un gruppo, ossiavale il seguente teorema.

Teorema 2.1.20. Sia G 6= ∅ e ” · ” un'operazione in G tale che:

(1) a · (b · c) = (a · b) · c per ogni a, b, c ∈ G;(2) esiste x ∈ G tale che a · x = b per ogni a, b ∈ G;(3) esiste y ∈ G, tale che y · a = b per ogni a, b ∈ G;allora (G, ·) è un gruppo.

Dimostrazione. Preso a ∈ G, per (2) esiste u ∈ G tale che a · u = a.Considerato un qualunque b ∈ G, esiste y ∈ G tale che y · a = b. Risulta

b · u = (y · a) · u = y · (a · u) = y · a = b

Page 52: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 47

e pertanto u ∈ G è tale che b · u = b per ogni b ∈ G (esiste l'elemento neutro).Inne per ogni a ∈ G esiste ed è unico a−1 ∈ G tale che

a · a−1 = u

infatti da (2) segue che a · x = u ha una ed una sola soluzione.Per il teorema 2.1.17 rimane provato che (G, ·) è un gruppo.

Il seguente corollario evidenzia due implicazioni dette leggi di cancellazione.

Corollario 2.1.21. Sia (G, ·) un gruppo; per ogni a, b, c ∈ G si ha che:

a · b = a · c =⇒ b = c

b · a = c · a =⇒ b = c

Dimostrazione. Sia d = a · b = a · c, poichè in un gruppo a · x = d ha unae una sola soluzione, deve essere b = c. Sia d = b · a = c · a, poichè in un gruppoy · a = d ha una e una sola soluzione, deve essere b = c.

Teorema 2.1.22. Sia G 6= ∅ un insieme nito. In G sia denita un'opera-zione ” · ” che goda della proprietà associativa e per la quale valgano entrambe leleggi di cancellazione. Allora (G, ·) è un gruppo.

Dimostrazione. Iniziamo con il dimostrare che, poichè valgono le leggi dicancellazione, si ha che per ogni g1, g2, a ∈ G risulta g1a 6= g2a se e solo seg1 6= g2. Infatti: sia g1 6= g2; se fosse g1a = g2a per le leggi di cancellazione siavrebbe g1 = g2 contro l'ipotesi. Viceversa se g1a 6= g2a , poichè valgono le leggidi cancellazione, si ha g1 6= g2.Fissato a ∈ G, essendo G nito e per quanto dimostrato sopra, si ha |G| = |aG| =|Ga| ossia G = aG = Ga e perciò per ogni a, b ∈ G valgono

(1) esiste x ∈ G tale che ax = b;(2) esiste y ∈ G tale che ya = b;

e quindi per il teorema 2.1.19 si ha che (G, ·) è un gruppo.

Nota 2.1.23. Come mostra l'esempio seguente il fatto che in un insieme (G, ·)valga la proprietà associativa e valgano le due leggi di cancellazione non assicurache (G, ·) sia un gruppo, occorre l'ipotesi che G sia nito.

Esempio 2.1.24.In (N∗, ·) valgono:

(1) Proprietà associativa;(2) n · x = n · y =⇒ x = y;

Page 53: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 48

(3) x · n = y · n =⇒ x = y.

ma (N∗, ·) non è un gruppo perché se n 6= 1 non esiste in N∗ l'elemento inverso.

La struttura algebrica di gruppo permette di denire il multiplo e la potenzadi un elemento.

Denizione 2.1.25. Sia (G, ·) un gruppo in cui l'operazione è quella moltipli-cativa. Si deniscono le potenze di x ∈ G ad esponente m ∈ Z ponendo:

x0 = ux1 = x...

xm = x · x · . . . · x︸ ︷︷ ︸ per m > 1

m volte

x−1 = inverso di xx−2 = x−1 · x−1

...x−m = x−1 · x−1 · . . . · x−1︸ ︷︷ ︸ per m > 1

m volte

Teorema 2.1.26. In un gruppo (G, ·) valgono le seguenti proprietà:

xmxn = xm+n = xnxm , (xm)n = xmn = (xn)m

e nel caso di (G, ·) abeliano vale anche:

(xy)m = xmym

Dimostrazione. Seguono dalla denizione di potenza e dal fatto che in ungruppo vale la proprietà associativa.

Riformuliamo in notazione additiva la denizione 2.1.25 e il teorema 2.1.26.

Denizione 2.1.27. Sia (G,+) un gruppo in cui l'operazione è quella additiva.Si deniscono i multipli mx di x ∈ G secondo un intero m ∈ Z, ponendo:

Page 54: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 49

0 · a = 01 · a = a2 · a = a+ a

...m · a = a+ a+ . . .+ a︸ ︷︷ ︸ per m > 1

m volte

(−1) · a = −a(−2) · a = −a− a

...(−m) · a = −a− a− . . .− a︸ ︷︷ ︸ per m > 1

m volte

Teorema 2.1.28. In un gruppo (G,+) valgono le proprietà:

ma+ na = (m+ n)a , n(ma) = (nm)a

Dimostrazione. Seguono dalla denizione di multiplo e dalla proprietà as-sociativa.

Denizione 2.1.29. Sia (G, ·) un gruppo con elemento neutro u. Sia a ∈ G,si dice che a ha periodo (o ordine) nito n se n è il più piccolo intero positivotale che an = u. Si dice che a non ha periodo nito se è an 6= u per ogni n ∈ N∗.

Se la notazione del gruppo è quella additiva si dice che a ha periodo (o ordine)nito n se n è il più piccolo intero positivo tale che n · a = a+ a+ · · ·+ a︸ ︷︷ ︸

n volte

= 0.

Per indicare che a ha periodo n si usa scrivere o(a) = n.

Osserviamo che in un gruppo l'unico elemento di periodo 1 è l'elemento neutro.

Esercizio 2.1.30.Dimostrare che se tutti gli elementi di un gruppo (G, ·) hanno periodo 2 allora Gè abeliano.Soluzione - Notiamo anzittutto che se a ∈ G ha periodo 2, signica che a = a−1.Comunque presi a, b ∈ G si ha ab ∈ G con o(ab) = 2 ossia (ab)2 = 1; poichèa = a−1 e b = b−1 risulta ab = (ab)−1 = b−1a−1 = ba.

Page 55: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 50

2. Esempi di gruppi fondamentali

Esempio 2.2.1. Gruppo Quadrinomio o trirettangolo.

Sia G l'insieme delle isometrie di un rettangolo non quadrato (movimenti delrettangolo in sè). G è un gruppo rispetto al prodotto operatorio. In (G, ) valgonole seguenti proprietà:

(1) G ha ordine 4. Sia G = 1, a, b, c con 1 elemento neutro.(2) Ogni elemento di G diverso dall'elemento neutro coincide con il proprio

inverso: a2 = b2 = c2 = 1.(3) G è abeliano.(4) La tabella di moltiplicazione del gruppo è la seguente:

1 a b c

1 1 a b ca a 1 c bb b c 1 ac c b a 1

Considerando il rettangolo di gura, gli elementi del gruppo sono:

1 =

(A B C DA B C D

), a =

(A B C DD C B A

),

b =

(A B C DB A D C

), c =

(A B C DC D A B

).

A B

D C

Esempio 2.2.2. Gruppo delle rotazioni.

Sia n un numero naturale con n ≥ 3. Sia G l'insieme delle rotazioni di ampiezza2πk

n, k = 1, ..., n intorno al centro del poligono regolare di n lati. Rispetto alla

operazione di composizione, la coppia (G, ) è un gruppo. Se indichiamo con a la

rotazione di ampiezza2π

n, allora risulta:

• gli elementi del gruppo sono tutte e sole le potenze di a: G = a, a2, a3, ..., an;• G è abeliano;• |G| = n.

Page 56: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 51

Esempio 2.2.3. Gruppo addittivo delle Classi resto modulo n.

Fissato n ∈ N∗, nell'insieme Z degli interi rimane determinata la relazione dicongruenza

a ≡ b (mod n) ⇔ a− b = hn con h ∈ Z.La relazione di congruenza è una relazione di equivalenza, sia Zn l'insieme delleclassi di equivalenza. In Zn deniamo la seguente operazione di somma:

[a] + [b] = [a+ b] per ogni [a], [b] ∈ Zn.La denizione data è una buona denizione, ossia non dipende dal rappresentantedella classe scelto, ossia se [a] = [a] e [b] = [b] allora [a + b] = [a + b]. Infatti da[a] = [a] e [b] = [b] si ha a − a = hn e b − b = kn, allora sommando membroa membro e ricordando che in Z valgono la proprietà associativa e la proprietàcommutativa, si ottiene (a+ b)− (a+ b) = (h+ k)n e pertanto (a+ b) ≡ (a+ b)(mod n), ossia [a+ b] = [a+ b].La coppia (Zn,+) è un gruppo abeliano. Infatti, tenendo presente le proprietà di(Z,+), è immediato provare che

• in (Zn,+) vale la proprietà associativa;• [0] è elemento neutro;• se [a] ∈ Zn allora in Zn esiste l'elemento opposto dato da [−a];• [a] + [b] = [b] + [a] per ogni a, b ∈ Zn;• |Zn| = n.

Esempio 2.2.4. Gruppo moltiplicativo delle Classi resto modulo p,p primo.

Fissato p ∈ N, p primo, nell'insieme Z degli interi rimane determinata larelazione di congruenza

a ≡ b (mod p) ⇔ a− b = hp con h ∈ Z.La relazione di congruenza è una relazione di equivalenza, sia Zp l'insieme delleclassi di equivalenza. In Z∗p = Zp − [0] deniamo la seguente operazione diprodotto:

[a] · [b] = [a · b] per ogni [a], [b] ∈ Z∗p.La denizione data è una buona denizione, ossia non dipende dal rappresentantedella classe scelto, ossia se [a] = [a] e [b] = [b] allora [a · b] = [a · b]. Infatti da[a] = [a] e [b] = [b] si ha ab−ab = hbp e ab−ab = akp, allora sommando membroa membro e ricordando le proprietà che valgono in Z, si ottiene ab−ab = (hb+ak)pe pertanto ab ≡ ab (mod p), ossia [ab] = [ab].La coppia (Z∗p, ·) è un gruppo abeliano nito con |Z∗p| = p − 1. Infatti, tenendopresente le proprietà dell'insieme dei numeri interi, è immediato provare che

• in (Z∗p) vale la proprietà associativa;• [1] è elemento neutro;

Page 57: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 52

• in Z∗p ogni elemento ha l'inverso;• [a] · [b] = [b] · [a] per ogni a, b ∈ Z∗p;• |Z∗p| = p− 1.

Dimostriamo, ad esempio, che ogni elemento di Z∗p ha l'inverso. Sia [n] ∈ Z∗p,0 < n < p, consideriamo i (p − 1) prodotti [n][m] al variare di [m] ∈ Z∗p; questiprodotti sono tutti distinti perchè se fosse [n][m] = [n][m′] allora si avrebbe[nm] = [nm′] da cui nm − nm′ = hp, n(m −m′) = hp e poichè p - n perchèn < p, deve essere p|(m −m′) ossia m −m′ = kp e pertanto m ≡ m′(mod p)e dunque [m] = [m′]. Ciò signica che, ssato [n], i prodotti [n][m] esaurisconotutti gli elementi di Z∗p e perciò esiste [n] tale che [n][n] = [1] e vale anche[n][n] = [1].

E' importante sottolineare che (Z∗n, ·) è un gruppo se e solo se n è unnumero primo. Ad esempio, (Z∗6, ·) non è un gruppo perchè, per esempio, [2]·[3] =[0] 6∈ Z∗6, oppure [2] · [2] = [4] e anche [2] · [5] = [4] e ciò è assurdo.

Esempio 2.2.5. Gruppo Diedrale o diedrico.

Questo gruppo esiste per ogni numero naturale n ≥ 3. Fissato n si deniscegruppo diedrale il gruppo

Dn = a1 , a2 , ..., an , ba1 , ba2 , ..., ban con a, b tali che o(a) = n, o(b) = 2, aib = ban−i, i = 1, 2, ..., n. Riportiamo alcune

proprietà di facile verica, altre saranno evidenziate nei prossimi capitoli.

(1) |Dn| = 2n.(2) Dn non è commutativo.(3) Nella denizione posta, la condizione aib = ban−i può essere sostituita

da baib = a−i per ogni i = 1, 2, ..., n, o più semplicemente da bab = a−1.(4) Gli elementi a e b che deniscono Dn possono essere interpretati come

le permutazioni denite da

a =

(1 2 · · · n− 1 n2 3 · · · n 1

), b =

(1 2 · · · n− 1 nn n− 1 · · · 2 1

).

Il gruppo diedrale rappresenta il gruppo dei movimenti che portano un poligono

regolare con n lati in sè: n rotazioni di ampiezza2πk

n, k = 1, ..., n, intorno al

centro del poligono e n simmetrie, una per ognuno degli n assi di simmetria delpoligono.

Page 58: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 53

Esempio 2.2.6. Gruppo Diedrale D4.

Quale esempio, esplicitiamo il caso n = 4.

D4 = a , a2 , a3 , a4 , β , γ , δ , ε dove gli elementi a, a2, a3, a4 = 1 rappresentano le rotazioni del quadrato, intornoal suo centro, di ampiezza rispettivamente 90, 180, 270, 360 ; gli elementiβ, γ, δ, ε rappresentano le simmetrie rispetto ai quattro assi di simmetria.

A B

D C

Indichiamo i vertici del quadrato con A,B,C,D (procedendo in senso orario).Gli elementi di D4 sono:

a =

(A B C DB C D A

), a2 =

(A B C DC D A B

),

a3 =

(A B C DD A B C

), a4 =

(A B C DA B C D

),

β =

(A B C DB A D C

), γ =

(A B C DC B A D

),

δ =

(A B C DD C B A

), ε =

(A B C DA D C B

).

Si noti che risulta βa = ε, βa2 = δ, βa3 = γ, βa4 = β (nel prodotto si èapplicata prima la permutazione di destra) e pertanto tutti gli elementi di D4 sipossono ottenere dalla rotazione a (di ampiezza 90) e da una ssata simmetria β(si ottiene analogo risultato se al posto di β si prende γ oppure δ oppure ε).

• |D4| = 8.• D4 non è commutativo: per esempio a3β 6= βa3.• In D4 aiβ = βa4−i, per ogni i = 1, 2, 3, 4.

Page 59: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 54

Esempio 2.2.7. Gruppo dei Quaternioni.

Sia G = 1,−1, i,−i, j,−j, k,−k e in G si consideri l'operazione ” · ” denitada: (−1)2 = 1 , i2 = j2 = k2 = −1 , ij = k , jk = i , ki = j , ji = −k , kj = −i ,ik = −j.(G, ·) è un gruppo detto gruppo dei quaternioni e denotato con Q8. Di seguitoriportiamo la tabella di moltiplicazione e alcune proprietà di facile verica. Neiprossimi capitoli evidenzieremo altre interessanti proprietà di questo gruppo.

(1) Q8 è non abeliano;(2) Q8 è il più piccolo gruppo non abeliano di ordine la potenza di un numero

primo;(3) La tabella di moltiplicazione di Q8 è la seguente :

· 1 −1 i j k −i −j −k1 1 −1 i j k −i −j −k−1 −1 1 −i −j −k i j ki i −i −1 k −j 1 −k jj j −j −k −1 i k 1 −ik k −k j −i −1 −j i 1−i −i i 1 −k j −1 k −j−j −j j k 1 −i −k −1 i−k −k k −j i 1 j −i −1

3. Sottogruppi

Per ogni struttura algebrica rimane denito il concetto di sottostruttura.

Denizione 2.3.1. Sia (G, ·) un gruppo e H ⊆ G, H 6= ∅. Si dice che H èsottogruppo di G se H è gruppo rispetto alla stessa operazione denita in G. SeH è sottogruppo di G si scrive H ≤ G.

Nota 2.3.2.

(1) Ogni gruppo (G, ·) ammette almeno due sottogruppi: G e 1G formatodal solo elemento neutro. Questi due sottogruppi sono detti sottogruppibanali.

(2) Se (G, ·) è abeliano, ogni suo sottogruppo è abeliano.

Page 60: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 55

Esempio 2.3.3.

(1) Sia P = 2n : n ∈ Z l'insieme dei numeri pari in Z. (P,+) è sottogruppo(abeliano) di (Z,+).

(2) Sia D = 2n + 1 : n ∈ Z l'insieme dei numeri dispari in Z. (D,+) nonè sottogruppo di (Z,+) perché + non è un'operazione in D, quindi nonha senso chiedersi se (D,+) sia un gruppo.

(3) Sia Q∗+ = x ∈ Q∗ : x > 0 l'insieme dei numeri razionali positivi. (Q∗+, ·)è sottogruppo di (Q∗, ·).

(4) Sia A = x+√

2y : x, y ∈ Q. (A,+) è sottogruppo di (R,+).

Teorema 2.3.4. Sia (G, ·) un gruppo e sia H ⊆ G, H 6= ∅.(1) H è un sottogruppo di G ⇔ per ogni a, b ∈ H risulta a · b ∈ H, a−1 ∈ H.(2) H è un sottogruppo di G ⇔ per ogni a, b ∈ H risulta a · b−1 ∈ H.(3) Se H è nito allora si ha che H è un sottogruppo di G ⇔ a · b ∈ H, per

ogni a, b ∈ H.

Dimostrazione. (1)

=⇒: Se H è sottogruppo di G è ovvio che a · b ∈ H, a−1 ∈ H per ognia, b ∈ H.⇐=: Sia H ⊆ G, H 6= ∅, tale che per ogni a, b ∈ H risulta a · b ∈ H,a−1 ∈ H. Poichè H ⊆ G, in (H, ·) vale la proprietà associativa e pertantoper dimostrare che H è sottogruppo rimane solo da dimostrare che in Hc'è l'elemento neutro: a ∈ H ⇒ a−1 ∈ H ⇒ a · a−1 = 1 ∈ H.

Dimostrazione. (2)

=⇒: Se H è sottogruppo di G allora comunque presi a, b ∈ H si ha a, b−1 ∈H e pertanto ab−1 ∈ H .⇐=: Sia H ⊆ G, H 6= ∅ tale che per ogni a, b ∈ H sia ab−1 ∈ H . PoichèH 6= ∅ esiste a ∈ H e pertanto aa−1 ∈ H da cui 1 ∈ H. Da a ∈ H e1 ∈ H segue 1 · a−1 ∈ H e perciò a−1 ∈ H per ogni a ∈ H.

Dimostrazione. (3)

=⇒: Se H è sottogruppo di G è ovvio che a · b ∈ H per ogni a, b ∈ H.⇐=: Sia H = a1, a2, . . . , an, dimostriamo che per ogni ai, aj ∈ H esistonoe sono unici x, y ∈ H tali che ai · x = aj e y · ai = aj. Consideriamo glielementi aia1, aia2, . . . , aian. Questi n prodotti per ipotesi stanno in He sono a due a due distinti perché se aiah = aiak allora a−1

i aiah = a−1i aiak,

uah = uak, ah = ak. Gli n prodotti sono dunque tutti e soli gli elementidi H, allora esistono e sono unici gli elementi ah e ak tali che

ai · ah = aj, ak · ai = aj.

Page 61: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 56

Nota 2.3.5. Nella (3) del teorema precedente l'ipotesi che H sia nito è in-dispensabile. Infatti nel gruppo (Z,+) si ha N ⊆ Z, N 6= ∅, a + b ∈ N per ognia, b ∈ N. Ma (N,+) non è un gruppo.

Esempio 2.3.6.Fissato n ∈ Z nel gruppo (Z,+) consideriamo il sottoinsieme nZ = xn |x ∈ Z.Per ogni a, b ∈ nZ risulta a+(−b) ∈ nZ; infatti, ricordando che in (Z,+) valgonola proprietà commutativa e la proprietà associativa, se a = x · n e b = y · n, si haa+ (−b) = x · n+ (−y · n) = x+ x+ · · ·+ x︸ ︷︷ ︸

n−volte

+ (−y) + (−y) + · · ·+ (−y)︸ ︷︷ ︸n−volte

=

(x− y) + (x− y) + · · ·+ (x− y)︸ ︷︷ ︸n−volte

= (x− y) · n ∈ nZ.

Questo prova che (nZ,+) è sottogruppo di (Z,+). Ovviamente, nel caso n = 0il sottogruppo è quello banale.

Teorema 2.3.7. Siano H e K sottogruppi di un gruppo (G, ·). Si ha :

(1) H ∪K è un sottogruppo di G se e solo se H ⊆ K oppure K ⊆ H.(2) Un gruppo G non può essere unione di due sottogruppi propri.(3) Siano Hi, i = 1, 2, ..., n, sottogruppi di G. L'unione insiemistica ∪ni=1Hi

non è detto che sia sottogruppo di G.

Dimostrazione. (1) - Se H ⊆ K oppure K ⊆ H, allora H ∪ K è unsottogruppo poichè in tal caso H ∪K coincide con K o con H rispettivamente.

Supponiamo ora cheH∪K sia un sottogruppo di G e cheH * K. Dimostriamoche allora necessariamente K ⊆ H. Poichè H * K esiste h ∈ H con h 6∈ K.Consideriamo un qualunque elemento k ∈ K, allora k ∈ H∪K e anche h ∈ H∪K.Poichè H ∪K è un sottogruppo di G, si ha hk ∈ H ∪K, ma hk 6∈ K. Infatti sefosse hk ∈ K, moltiplicando a destra per k−1 ∈ K si avrebbe h = (hk)k−1 ∈ K eciò è assurdo. Quindi hk 6∈ K e di conseguenza hk ∈ H. Moltiplicando a sinistraper h−1 ∈ H si ottiene k = h−1(hk) ∈ H e pertanto K ⊆ H.

Dimostrazione. (2) - Supponiamo per assurdo che esistano due sottogruppipropri H,K di G tali che G = H ∪K. Allora per quanto dimostrato in (1) si haH ≤ K oppure K ≤ H. Supponiamo per esempio H ≤ K. Allora G = H∪K = Ke ciò va contro l'ipotesi che K sia un sottogruppo proprio di G.

Dimostrazione. (3) - Segue da (1) e (2).

Page 62: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 57

Nota 2.3.8. Si possono trovare gruppi che sono unione di tre sottogruppipropri. Ad esempio il gruppo quadrinomio è unione dei suoi tre sottogruppi propri.

Teorema 2.3.9. Siano H1, H2, . . . , Hn sottogruppi del gruppo (G, ·). Alloral'intersezione insiemistica ∩ni=1Hi è un sottogruppo di G.

Dimostrazione. La dimostrazione segue banalmente dalle denizioni di grup-po e di intersezione. Viene lasciata per esercizio.

Teorema 2.3.10. Siano (G, ·) un gruppo, H ≤ G, a ∈ G. Se esistonom,n ∈ Z coprimi e tali che am ∈ H, an ∈ H, allora a ∈ H.

Dimostrazione. Poichè MCD(m,n) = 1, per le note proprietà del MCD didue interi (vedi teorema 1.4.3), siano u, v ∈ Z tali che 1 = um + vn. Allora si haa = aum+vn = (am)u · (an)v ∈ H.

Denizione 2.3.11. Se A, B sono sottoinsiemi di un gruppo (G, ·), rispetti-vamente (G,+), si chiama prodotto, rispettivamente somma, di A e B l'insieme

A ·B = a · b | a ∈ A, b ∈ Brispettivamente

A+B = a+ b | a ∈ A, b ∈ B.

Teorema 2.3.12. Sia (G, ·) un gruppo e siano H e K sottogruppi di G.

H ·K è un sottogruppo di G se e solo se H ·K = K ·H.

Dimostrazione. Sia H ·K un sottogruppo di G. Consideriamo k ·h ∈ K ·H;si ha k · h = (h−1 · k−1)−1 con h−1 ∈ H e k−1 ∈ K e quindi h−1 · k−1 ∈ H ·K epoichè H ·K è sottogruppo di G si ha (h−1 · k−1)−1 ∈ H ·K ossia k · h ∈ H ·K edunque K ·H ⊆ H ·K.Consideriamo ora h · k ∈ H ·K; si ha (h · k)−1 ∈ H ·K e dunque (h · k)−1 = h1 · k1

con h1 ∈ H e k1 ∈ K. Si ha cosí h · k = (h1 · k1)−1 = k−11 · h−1

1 ∈ K · H ossiaH ·K ⊆ K ·H.Poichè K ·H ⊆ H ·K e H ·K ⊆ K ·H, rimane provato che H ·K = K ·H.

Viceversa sia H ·K = K ·H. Presi h1 · k1, h2 · k2 ∈ H ·K, dalla ipotesi segue

h1 ·k1 · (h2 ·k2)−1 = h1 ·k1 · (k2 · h2)−1 = h1 ·k1 · h2−1 · k2

−1= h1 ·h3 ·k3 · k2

−1 ∈ H ·Ke dunque H ·K è sottogruppo di G.

Corollario 2.3.13. Sia (G, ·) un gruppo abeliano. Se H, K sono sottogruppidi G allora H ·K è sottogruppo di G.

Page 63: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 58

Dimostrazione. E' conseguenza immediata del teorema precedente.

4. Generatori di un gruppo. Gruppi ciclici.

Denizione 2.4.1. Sia (G, ·) un gruppo e H un sottoinsieme non vuoto di G.Sia F = H1, H2, . . . , Hn l'insieme di tutti i sottogruppi di G che contengono H.

Il gruppo

< H >=⋂Hi∈F

Hi.

è detto sottogruppo generato da H.Un gruppo (G, ·) si dice nitamente generato se G =< H > con H nito.L'insieme H è detto sistema di generatori di < H > e nel caso H sia nito, seH = x1, x2, . . . , xn, al posto di < H > si usa anche scrivere < x1, x2, . . . , xn >.

Dalla denizione ora posta segue che:

• < H >⊆ Hi per ogni Hi ∈ F .• < H > è il più piccolo sottogruppo contenente l'insieme H.

Teorema 2.4.2. Sia H un sottoinsieme non vuoto del gruppo (G, ·) e siaH−1 = x−1 : x ∈ H. Il gruppo < H > generato da H è costituito dai prodotti

x1 · x2 · · · · · xnal variare di n ∈ N e di xi ∈ H ∪H−1.

Dimostrazione. Sia H il sottoinsieme di G formato dai prodotti di cui nel-l'enunciato.

Da x1 · x2 · · · · · xn ∈ H e y1 · y2 · · · · · ym ∈ H segue che:

(x1 · x2 · · · · · xn)−1(y1 · y2 · · · · · ym) = x−1n · · · · · x−1

1 · y1 · y2 · · · · · yn ∈ He perciò H è sottogruppo di G.

Inoltre è ovvio che ogni sottogruppo di G che contiene H contiene H e pertanto

H =< H >

Teorema 2.4.3. Un gruppo (G, ·) nitamente generato è nito oppure ha lacardinalità del numerabile.

Page 64: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 59

Dimostrazione. Sia G =< x1, . . . , xm >. Ogni x ∈ G è tale chex = xn1

i1· xn2

i2· . . . · xns

iscon ni ∈ Z e i1, i2, . . . , is ∈ 1, 2, . . . ,m. Per ogni x si

ponga hx = |n1| + |n2| + . . . + |ns|. Gli x ∈ G tali che hx ≤ n per un assegnaton ∈ N, formano un sottoinsieme nito Gn di G e quindi la tesi segue dall'essereG =

⋃n∈NGn .

Corollario 2.4.4. Un gruppo generato da un insieme numerabile è numerabile.

Nota 2.4.5. Un sottogruppo di un gruppo nitamente generato può non esserenitamente generato.

Esempio 2.4.6.

(1) (R,+), (R∗, ·), (C,+), (C∗, ·) non sono nitamente generati.(2) (Z,+) è nitamente generato: Z =< 1 > .(3) (Q,+) non è nitamente generato. Infatti supponiamo per assurdo che Q

sia nitamente generato dar1

s1

,r2

s2

, · · · , rnsn∈ Q. Ogni ri

si= ki ·

1

s1s2 . . . sncon ki = ris1s2 . . . si−1si+1 . . . sn. Ne segue che

<r1

s1

,r2

s2

, · · · , rnsn

>⊆< 1

s1s2 . . . sn>6= Q

Denizione 2.4.7. Un gruppo (G, ·) che sia generato da un solo elemento sidice ciclico. Se G =< g > allora l'elemento g è detto generatore di G.

Teorema 2.4.8. Sia (G, ·) un gruppo e g ∈ G. Allora il gruppo generato daH = g coincide con l'insieme < g >= gn | n ∈ Z di tutte le potenze di g.

Dimostrazione. Si ha < g > 6= ∅ perchè g = g1 ∈< g >. Presi gr, gs ∈< g >si ha che gr · gs = gr+s ∈< g >; inoltre se gs ∈< g > allora (gs)−1 = g−s ∈< g >.Rimane provato che < g > è un gruppo (sottogruppo di G). Ma un qualunquesottogruppo di G che contenga H = g contiene < g > e pertanto < g > è ilsottogruppo di G generato da H.

Nota 2.4.9.

• Se g è generatore di (G, ·) allora anche g−1 genera (G, ·).• Ogni gruppo ciclico è abeliano.Infatti considerato il gruppo G =< g >, per ogni gr, gs ∈ G risultagrgs = gr+s = gs+r = gsgr perchè in Z si ha r + s = s+ r.

Page 65: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 60

Esempio 2.4.10.

(1) In (Z,+), il sottogruppo < 5 >= x · 5 | x ∈ Z = 5Z è un gruppociclico generato da 5.

(2) In (Q∗, ·) il sottogruppo < 13>= (1

3)n | n ∈ Z è un gruppo ciclico

generato da 13.

(3) (Z,+) è gruppo ciclico generato da 1 oppure da −1: Z =< 1 >=< −1 >.(4) Per ogni numero naturale n ≥ 3, il gruppo delle rotazioni del poligono

regolare con n lati intorno al suo centro è un gruppo ciclico di ordine n e

un suo generatore è la rotazione di ampiezza2π

n.

(5) (G, ) denito da G = r0, r1 =< r1 >

r0 r1

r0 r0 r1

r1 r1 r0

è un gruppo ciclico di ordine 2.(6) Il gruppo G =< 1 > formato dal solo elemento neutro è un gruppo ciclico

di ordine 1.(7) Il gruppo diedrale D4 non è ciclico.(8) Il gruppo Q8 dei quaternioni non è ciclico.

Nota 2.4.11. Come mostrano gli esempi sopra riportati, esistono gruppi ciclicidi ogni ordine. Se due gruppi ciclici hanno lo stesso numero di elementi sonosostanzialmente la stessa cosa, sia nel caso nito che in quello innito. Dunque èsuciente prendere un solo modello di gruppo ciclico per ogni ordine.

Esempio 2.4.12.

(1) (Z,+) e Γ =< 15>= (1

5)n | n ∈ Z sono entrambi gruppi ciclici di

ordine innito. Come insiemi sono diversi ma hanno la stessa strutturaalgebrica.

(2) Il gruppo additivo (Z3,+) delle classi resto modulo 3, è un gruppo ciclicodi ordine 3, e perciò ha la stessa struttura algebrica del gruppo dellerotazioni del triangolo equilatero che è pure ciclico di ordine 3.

Teorema 2.4.13. Ogni sottogruppo di un gruppo ciclico è un gruppo ciclico.

Dimostrazione. Sia (G, ·) un gruppo ciclico e g un suo generatore: G =gn | n ∈ Z. Sia A un sottogruppo di G. Se A = g0 allora A è banalmenteciclico; se A 6= g0 sia h il piú piccolo intero positivo tale che gh ∈ A. Ovviamenteè < gh > ⊆ A, ma risulta anche A ⊆ < gh > ossia ogni elemento di A è una potenzadi gh, infatti sia gn ∈ A e sia n = hq + r con q, r ∈ Z , 0 ≤ r < h.

Page 66: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 61

Si ha

gn = ghq+r = ghq · gr ∈ A

e quindi gr ∈ A ma allora per l'ipotesi di minimo fatta su h, risulta r = 0 e dunque

gn = ghq = (gh)q ∈ < gh >

Resta cosí dimostrato che A = < gh > e quindi A è ciclico, anzi si è anchetrovato da quale elemento è generato il sottogruppo.

Corollario 2.4.14. I sottogruppi di (Z,+) sono tutti e soli i gruppi (nZ,+)con n ∈ N.

Dimostrazione. Fissato n ∈ N, l'insieme nZ = xn | x ∈ Z =< n > è unsottogruppo di (Z,+) come dimostrato nell'esercizio 2.3.5. Viceversa se H è unsottogruppo di (Z,+), poichè Z =< 1 > è ciclico, dal teorema 2.4.13 segue che Hè ciclico e pertanto esiste n ∈ N tale che H =< n >= nZ.

Considerando l'insieme dei numeri interi si può trovare un modello di gruppociclico di ordine n per ogni n nel senso che (Z,+) è un gruppo ciclico innito e perogni n ∈ N il gruppo delle classi resto (Zn,+) è ciclico di ordine n.

I gruppi ciclici sono particolarmente importanti per lo studio dei gruppi perchèun qualunque gruppo è l'unione insiemistica dei suoi sottogruppi ciclici.

Nota 2.4.15. Esistono gruppi non ciclici ma tali che ogni loro sottogruppoproprio è ciclico. Ad esempio ciò accade per il gruppo (Q8, ·) dei quaternionidescritto in 2.2.7. Il gruppo dei quaternioni è un gruppo di ordine 8 non abelianoe perciò non ciclico. I suoi sottogruppi propri sono:

H1 = 1,−1 =< −1 >, H2 = 1,−1, i,−i =< i >

H3 = 1,−1, j,−j =< j >, H4 = 1,−1, k,−k =< k >.

Si può facilmente vericare che quelli sopra riportati sono tutti e soli i sotto-gruppi propri di (Q8, ·) e sono tutti ciclici.

Page 67: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 62

5. Laterali e Indice di un sottogruppo

Fissato n ∈ N − 0, in (Z,+) la relazione a ≡ b (modn) se a − b ∈ nZ èdi equivalenza e poichè gli nZ sono tutti e soli i sottogruppi di Z, possiamo direche la relazione di congruenza è denita a partire da (Z,+) e dai suoi sottogrup-pi. Ci chiediamo allora se quanto visto in (Z,+) relativamente alla relazione dicongruenza, possa valere per ogni gruppo G e ogni suo sottogruppo H.

Denizione 2.5.1. Sia (G, ·) un gruppo e H un sottogruppo di G. Deniamoin G la relazione a ≡ b (modH) se e solo se a · b−1 ∈ H.

Questa è una relazione di equivalenza. Infatti:

(1) Proprietà riessiva :a ≡ a (modH) ⇐⇒ a · a−1 ∈ H e poichè H è sottogruppo, certamente1 = a · a−1 ∈ H per ogni a ∈ H.

(2) Proprietà simmetrica :Se a ≡ b (modH) allora a·b−1 ∈ H, ma allora anche (a·b−1)−1 = b·a−1 ∈ He quindi b ≡ a (modH).

(3) Proprietà transitiva :Se a ≡ b (modH) e b ≡ c (modH) allora a · b−1 ∈ H e b · c−1 ∈ H edessendoH sottogruppo sarà anche (a·b−1)·(b·c−1) ∈ H, a·(b−1 ·b)·c−1 ∈ Hda cui a · c−1 ∈ H e pertanto a ≡ c (modH).

Denizione 2.5.2. Se H è sottogruppo di (G, ·) e a ∈ G deniamo:

• Ha = ha | h ∈ H classe laterale destra di H in G;• aH = ah | h ∈ H classe laterale sinistra di H in G.

Teorema 2.5.3. Le classi di equivalenza della relazione ” ≡ modH ” sonole classi laterali destre di H.

Dimostrazione. Sia [a] = x ∈ G | a ≡ x (modH) la classe di equivalenzadell'elemento a. Si ha

• [a] ⊆ Ha: infatti x ∈ [a] ⇒ x ≡ a (modH) ⇒ x · a−1 ∈ H ⇒ x · a−1 =h⇒ x = h · a⇒ x ∈ Ha;• Ha ⊆ [a]: infatti x ∈ Ha ⇒ x = h · a ⇒ x · a−1 = h ∈ H ⇒ x ≡a (modH)⇒ x ∈ [a].

Rimane così provato che [a] = Ha.

Nel capitolo 1 è stato dimostrato che le classi di equivalenza formano unapartizione dell'insieme in cui è denita la relazione.

Per il teorema precedente si può allora aermare che due classi laterali destre diH in G o coincidono oppure non hanno elementi in comune e l'unione insiemistica

Page 68: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 63

di tutte queste classi laterali è G. Ossia, considerate le classi laterali destre di Hin G, si ha

Hx⋂Hy = ∅ per x /∈ Hy⋃

x∈GHx = G

Teorema 2.5.4. Sia H un sottogruppo del gruppo (G, ·). Due qualunqueclassi laterali destre Hx e Hy hanno lo stesso numero cardinale (nito o no) dielementi.

Dimostrazione. Per ogni a ∈ G l'applicazione ϕ : H → Ha denita daϕ(h) = ha è biettiva. Infattiϕ è iniettiva poichè ϕ(h1) = ϕ(h2)⇒ h1 · a = h2 · a⇒ h1 = h2;ϕ è suriettiva poichè per ogni ha ∈ Ha si ha ϕ(h) = h · a.L'esistenza della biezione ϕ assicura cheH eHa hanno lo stesso numero di elementiper ogni a ∈ G. Dunque qualunque siano a, b ∈ G si ha |Ha| = |H| = |Hb| ossiale classi laterali |Ha| e |Hb| hanno lo stesso numero cardinale di elementi.

Corollario 2.5.5. Nel caso nito se |H| = n allora |Ha| = n qualunque siaa ∈ G.

Se H è un sottogruppo di (G, ·), si può denire la relazione a ≡ b (modH) se esolo se a−1b ∈ H. Questa è una relazione di equivalenza e, analogamente a quantodimostrato nei due teoremi precedenti, si ha che le classi di equivalenza sono leclassi laterali sinistre di H, ossia per ogni a ∈ G si ha:

[a] = aH = ah | h ∈ HInoltre si può denire una applicazione biettiva ”ϕ” dell'insieme dei laterali destrinell'insieme dei laterali sinistri ponendo

ϕ(Ha) = a−1H .

Ciò assicura che il numero dei laterali destri di H in G è uguale al numero deilaterali sinistri di H in G e pertanto si può porre la seguente denizione.

Denizione 2.5.6. Sia (G, ·) un gruppo e sia H un sottogruppo di G. Sidenisce indice di H in G il numero dei laterali destri (o sinistri) di H in G.

Nota 2.5.7. Se (G, ·) è un gruppo nito e H un suo sottogruppo, è ovvio chel'indice di H in G è un numero naturale, ma anche nel caso in cui G sia innito,l'indice di un suo sottogruppo H può essere un numero naturale ossia può essereche i laterali di H siano in numero nito anche se G è innito. Per esempio l'indicedi H =< 5 >= 5Z in (Z,+) è cinque anche se Z è innito.

Page 69: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 64

6. Teorema di Lagrange. Teorema di Sylow. Teorema di Cauchy.

Il seguente celebre teorema si deve a Lagrange (1736 - 1813) e aerma unasemplice ma importante relazione tra la cardinalità di un sottogruppo H di ungruppo nito G e l'indice di H in G.

Teorema 2.6.1 (Teorema di Lagrange). Sia G un gruppo di ordine nito n,sia H un sottogruppo di G e sia i l'indice di H in G. Si ha n =| H | · i .

Dimostrazione. I laterali destri di H sono i e ognuno di essi ha m =| H |elementi. Poichè i laterali formano una partizione di G, risulta n = m · i.

Nota 2.6.2. Il Teorema di Lagrange dà una condizione necessaria ma nonsuciente per l'esistenza di un sottogruppo di un dato ordine. Ad esempio assicurache un gruppo di ordine 12 non può avere un sottogruppo di ordine 5 o 7 o 8 o9 o 10 o 11, ma non dice nulla sulla esistenza di un sottogruppo di ordine 2 o 3o 4 o 6. Dunque ogni sottogruppo di un gruppo G di ordine n ha per ordine undivisore m di n, ma in generale non vale il viceversa, ossia non è detto che per ognidivisore m di n esista in G un sottogruppo di ordine m. Come dimostreremo nelteorema 2.6.12, il viceversa del teorema di Lagrange vale nei gruppi abeliani nitie in altri casi particolari.

Riportiamo ora alcuni risultati che sono conseguenze immediate ma moltoimportanti del Teorema di Lagrange.

Teorema 2.6.3. Un gruppo (G, ·), G 6=< 1 >, ha come sottogruppi i solisottogruppi banali se e solo se è nito ed ha per ordine un numero primo.

Dimostrazione. Se G ha per ordine un numero primo allora per il teoremadi Lagrange i soli sottogruppi di G sono quelli banali.

Viceversa, supponiamo che G sia privo di sottogruppi propri e G 6=< 1 >.Sia a ∈ G, a 6= 1; poichè H = ah | h ∈ Z ≤ G, per l'ipotesi fatta deve essereH = G e quindi G =< a > ossia G è ciclico. Se G fosse innito, allora < a2 >sarebbe un sottogruppo non banale di G contro l'ipotesi. Dunque G è nito eG = a0 = 1, a, a2, ..., an−1; se n non è primo sia n = r · s con 1 < r, s < n.Allora < ar > è un sottogruppo non banale di G e ciò è contro l'ipotesi. Pertanton è un numero primo.

Corollario 2.6.4. Se il gruppo G ha ordine un numero primo allora G è ciclicoe ogni suo elemento diverso dall'elemento neutro è un generatore del gruppo.

Page 70: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 65

Teorema 2.6.5. Sia (G, ·) un gruppo nito di ordine n. Ogni elemento a ∈ Gha periodo nito m e m | n.

Dimostrazione. Considerato a ∈ G, se a non avesse periodo nito, il gruppoG avrebbe inniti elementi perché conterrebbe almeno tutte le potenze di a. Sia mil periodo dell'elemento a, allora < a >= a0, a1, a2, . . . , am−1 è un sottogruppodi G e quindi per il teorema di Lagrange m | n.

Un caso particolare si ha quando tutti gli elementi di un gruppo G hannoperiodo una potenza di uno stesso primo p.

Denizione 2.6.6. Sia p un numero primo. Un gruppo G in cui ogni elementoha periodo pn, per qualche n ∈ N, si dice p-gruppo.

Il teorema 2.6.5 assicura che se un gruppo G ha ordine pn, allora tutti i suoielementi hanno periodo che divide pn e pertanto G è un p-gruppo. Se p è un primo,i p-gruppi niti sono esattamente i gruppi di ordine pn, per qualche n ∈ N∗.

Denizione 2.6.7. Sia G un gruppo nito, |G| = pna, con p primo e (p, a) = 1.Allora un sottogruppo H di G di ordine pn si dice un p-sottogruppo di Sylowdi G. L'insieme dei p-sottogruppi di Sylow di G si denota con Sylp(G).

Sia (G, ·) un gruppo ciclico nito e a un suo generatore: G =< a >, |G| = n.Considerato un elemento ai ∈ G, come deve essere i anché ai sia un generatoredi G?

L'elemento ai genera G quando ha periodo n e pertanto ai genera G se i e nsono primi tra di loro.

Esempio 2.6.8. Consideriamo il gruppo ciclico di ordine 8: G =< a >, |G| =8. Gli elementi a1, a3, a5, a7 sono i generatori del gruppo. Se invece, ad esempio,consideriamo a2, esso non genera il gruppo perchè le sue potenze non mi dannotutti gli elementi di G ma solo a2, (a2)2 = a4, (a2)3 = a6, (a2)4 = a8 = 1.

Teorema 2.6.9. Sia G =< a > un gruppo ciclico nito di ordine n. Perogni divisore m di n esiste uno ed un solo sottogruppo di G avente ordine m.

Dimostrazione. Se m | n allora n = q ·m e 1 = an = (aq)m allora o(aq) = me pertanto esiste il sottogruppo H =< aq > con |H| = m.

Dimostriamo che è unico: supponiamo per assurdo che esista H tale che |H| =m, H =< ak >. Deve essere (ak)m = 1 allora k · m = λ · n, k · m = λ · m · q,k = λ · q da cui ak = (aq)λ ∈ H, di conseguenza H ⊆ H e poichè |H| = |H| = m(nito), si ha che H = H.

Page 71: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 66

Il teorema precedente assicura che se di un gruppo nito si conoscono almenodue sottogruppi diversi con lo stesso ordine, sicuramente quel gruppo non è ciclico.Ad esempio il gruppo quadrinomio e il gruppo dei quaternioni non sono certamenteciclici. Infatti, come abbiamo visto, il primo ha tre sottogruppi diversi di ordine2; il secondo ha tre sottogruppi diversi di ordine 4.

Abbiamo visto che in generale non vale il viceversa del teorema di Lagrange,vale però il seguente teorema dimostrato nel 1872 da Sylow (1832− 1918) e notocome primo Teorema di Sylow. La dimostrazione di seguito riportata è del 1959ed è dovuta a H. Wielandt (1910− 2001).

Teorema 2.6.10 (Teorema di Sylow). Se (G, ·) è un gruppo nito e ph dividel'ordine di G, con p, h ∈ N∗, p primo, allora esiste in G almeno un sottogruppo diordine ph.

Dimostrazione. Sia |G| = phr e sia = = K1, K2, . . . , Km l'insieme di tuttii sottoinsiemi di G ciascuno dei quali è costituito da ph elementi. Sarà

(1) m =

(phrph

)=phr · (phr − 1) · · · · (phr − λ) · · · · · (phr − ph + 1)

ph · (ph − 1) · · · · · (ph − λ) · · · · · 1

per ogni λ, con 0 ≤ λ ≤ ph− 1, la massima potenza di p che divide λ coincide conla massima potenza di p che divide (phr− λ) perché (phr− λ) è divisibile per p see solo se λ è divisibile per p.

Nella espressione (1) semplicando numeratore e denominatore, rimane che lamassima potenza di p che dividem coincide con la massima potenza di p che divider; questa massima potenza sia pt (t ∈ N e t = 0 nel caso in cui r, e quindi anchem, sia primo con p), cioè pt | m, r ma pt+1 - m, r.

Nell'insieme = deniamo la relazione: Ki ∼ Kj se esiste g ∈ G tale che Kj =g ·Ki. Questa è una relazione di equivalenza e perciò gli elementi di = si possonoripartire nelle classi di equivalenza.

Poichè pt+1 - m, esiste almeno una classe di equivalenza avente n elementi conpt+1 - n, questa classe di equivalenza sia C = K1, K2, . . . , Kn.

Consideriamo l'insieme H = g ∈ G | g ·K1 = K1, ovviamente risulta H 6= ∅e H sottogruppo di G, sia |H| = v.

Essendo C una classe di equivalenza, ogni elemento di C è in relazione con K1

e quindi per ogni i con 2 ≤ i ≤ n esiste gi ∈ G tale che Ki = gi ·K1.Fissato i, contiamo gli elementi di G in base al loro eetto su Ki:

g ·K1 = Ki ⇔ g ·K1 = gi ·K1 ⇔ g−1i · g ·K1 = K1 ⇔ g−1

i · g ∈ H

e dunque, posto g−1i g = g, gli elementi g ∈ G tali che g ·K1 = Ki sono tanti quanti

sono i g (essendo gi sso),ossia sono tanti quanti gli elementi di H ossia sono v.

Page 72: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 67

Poichè questo conteggio vale per ogni i = 2, . . . , n e anche per K1, gli elementidi G sono v + v + · · ·+ v︸ ︷︷ ︸

n volte

, ossia |G| = v · n e pertanto risulta

phr = vn

Ricordando che pt | r, si ha ph+t = phpt | phr = vn, ma pt+1 - n (cioè almassimo pt | n e quindi almeno ph | v) e perciò ph | v da cui ph ≤ v.

Fissiamo k1 ∈ K1, si ha H · k1 ⊂ H ·K1 = K1 e quindi |H · k1| = |H| ≤ |K1|ossia v ≤ ph.

Confrontando le due disugualianze si conclude pertanto che v = ph. Si è dunquecostruito un sottogruppo H di G con |H| = ph.

La validità del prossimo teorema è già assicurata dal Teorema di Sylow mariportiamo anche la seguente dimostrazione indipendente dal Teorema di Sylow.

Teorema 2.6.11 (Teorema di Cauchy). Sia (G, ·) un gruppo nito. Per ogninumero primo p divisore dell'ordine di G esiste in G un sottogruppo di ordine p.

Dimostrazione. Sia |G| = n e p | n, p primo. Indichiamo con 1 l'ele-mento neutro di G e consideriamo il seguente insieme di p-uple di G: A =(x1, x2, . . . , xp) | xi ∈ G, x1 · x2 · · · · · xp = 1. Ogni elemento di A è univo-camente determinato quando si ssano i primi p− 1 elementi x1, x2, . . . , xp−1 dellap-upla, perciò gli elementi di A sono tanti quante sono le (p− 1)-uple di G di ele-menti non necessariamente distinti, ossia |A| = np−1. Deniamo in A la seguenterelazione ∼:

(a1, . . . , ap) ∼ (ai, ai+1, . . . , ap, a1, . . . , ai−1)

cioè due p-uple sono in relazione quando una si ottiene dell'altra permutandociclicamente i suoi elementi. Questa relazione è di equivalenza.

Se gli elementi di una p-upla sono tutti uguali allora essa è l'unico elementodella sua classe di equivalenza mentre se una p-upla ha almeno due elementi diversila sua classe di equivalenza contiene esattamente p p-uple

Sia h il numero di elementi x ∈ G tali che xp = 1, h è perciò anche il numerodelle classi di equivalenza con un solo elemento e si ha h > 0 perchè c'è almenola p-upla (1, 1, ..., 1); sia k il numero delle classi di equivalenza ciascuna con pelementi; si ha np−1 = h+ kp.

Per ipotesi p è un divisore di n, e perciò p è un divisore di np−1, inoltre pdivide kp e pertanto p divide h, ciò signica che h > 1. Esiste allora almeno unap-upla del tipo (a, a, ..., a) con a 6= 1 e quindi un elemento a ∈ G di periodo p e diconseguenza almeno un sottogruppo di ordine p.

Ci sono gruppi niti non abeliani in cui l'inverso del teorema di Lagrange nonvale, ad esempio il gruppo alterno A4, |A4| = 12, non ha sottogruppi di ordine 6.

Page 73: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 68

D'altra parte esistono gruppi niti non abeliani per i quali il teorema di Lagrangesi inverte, ad esempio il gruppo dei Quaternioni oppure il gruppo diedrico Dp conp primo. Ciò signica che in generale non vale l'inverso del Teorema di Lagran-ge. Tuttavia per alcuni gruppi o famiglie di gruppi vale anche l'inverso di questoteorema. Ad esempio il teorema di Lagrange si inverte per tutti i gruppi abelianiniti come dimostra il seguente teorema.

Teorema 2.6.12. Se (G, ·) è un gruppo abeliano nito di ordine n allora perogni divisore h di n esiste in G almeno un sottogruppo di ordine h.

Dimostrazione. Sia G un gruppo abeliano di ordine n = pr11 ·pr22 · · · · ·prss , conpi numeri primi diversi fra loro, i = 1, . . . , s. Sia h | n, h = ph1i1 ·p

h2i2· · · · ·phtit , con pij

numeri primi diversi fra loro. Per il teorema di Sylow esistono in G i sottogruppiA1, A2, . . . , At di ordine rispettivamente ph1i1 , p

h2i2, . . . , phtit e tali che Ai ∩Aj =< 1 >

perché |Ai| e |Aj| sono primi tra loro, per ogni i, j = 1, . . . , t, i 6= j.Poichè G è abeliano risulta A1 ·A2 = A2 ·A1 e perciò A1 ·A2 è sottogruppo di G.

Inoltre è |A1 ·A2| = ph1i1 · ph2i2

perché gli elementi prodotto a · b con a ∈ A1 e b ∈ A2

sono tutti distinti fra loro. Infatti se a, c ∈ A1, b, d ∈ A2 si ha a·b = c·d⇔ c−1 ·a =d · b−1; ma c−1 · a ∈ A1 e d · b−1 ∈ A2 e pertanto c

−1 · a = d · b−1 ∈ A1∩A2 =< 1 >;ne segue che a · b = c · d⇔ c−1 · a = d · b−1 = 1⇔ a = c, b = d.

Analogamente A1·A2·A3 = (A1·A2)·A3 è sottogruppo di G di ordine ph1i1 ·ph2i2·ph3i3

e procedendo in questo modo si ha che A1 · A2 · · · · · At è un sottogruppo di G diordine h.

7. Esercizi relativi al Capitolo 2

Esercizio 2.7.1.Dimostrare che nella denizione di gruppo

• l'assioma (1) non dipende dagli assiomi (2) e (3);• l'assioma (2) non dipende dagli assiomi (1) e (3);• l'assioma (3) non dipende dagli assiomi (1) e (2).

Soluzione - E' suciente portare l'esempio di una struttura in cui valgono dueassiomi ma non vale il terzo. Si portano, rispettivamente, i seguenti esempi.

• (R+0 ,⊕) con a⊕ b = a+ b− 2

√ab per ogni a, b ∈ R+

0 .• (Q− 0, 1, ·).• (Z, ·).

Page 74: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 69

Esercizio 2.7.2.Sia Z6 l'insieme delle classi resto modulo 6. Dimostrare che (Z6,+) è un grupporispetto l'operazione [a] + [b] = [a+ b]. Costruire la tabella dell'operazione.Soluzione - La proprietà associativa vale perchè immediata conseguenza dellaproprietà associativa di Z. Come mostra la tabella dell'operazione, [0] è elementoneutro e per ogni [a] ∈ Z6 esiste l'opposto [−a] = [6− a].

+ [0] [1] [2] [3] [4] [5]

[0] [0] [1] [2] [3] [4] [5][1] [1] [2] [3] [4] [5] [0][2] [2] [3] [4] [5] [0] [1][3] [3] [4] [5] [0] [1] [2][4] [4] [5] [0] [1] [2] [3][5] [5] [0] [1] [2] [3] [4]

Esercizio 2.7.3.Sia Z6 l'insieme delle classi resto modulo 6. Dimostrare che (Z∗6, ·) non è un grupporispetto l'operazione [a] · [b] = [ab]. Costruire la tabella dell'operazione.Soluzione - (Z∗6, ·) non è un gruppo perchè, per esempio [2] · [3] = [0] 6∈ Z∗6. Latabella dell'operazione è

· [1] [2] [3] [4] [5]

[1] [1] [2] [3] [4] [5][2] [2] [4] [0] [2] [4][3] [3] [0] [3] [0] [3][4] [4] [2] [0] [4] [2][5] [5] [4] [3] [2] [1]

Esercizio 2.7.4.Sia Z7 l'insieme delle classi resto modulo 7. Dimostrare che (Z∗7, ·) è un grupporispetto l'operazione [a] · [b] = [a · b]. Costruire la tabella dell'operazione.Soluzione - La proprietà associativa vale perchè immediata conseguenza dellaproprietà associativa di Z. Come mostra la tabella dell'operazione, [1] è elementoneutro e per ogni [a] ∈ Z∗7 esiste l'inverso [a−1].

· [1] [2] [3] [4] [5] [6]

[1] [1] [2] [3] [4] [5] [6][2] [2] [4] [6] [1] [3] [5][3] [3] [6] [2] [5] [1] [4][4] [4] [1] [5] [2] [6] [3][5] [5] [3] [1] [6] [4] [2][6] [6] [5] [4] [3] [2] [1]

Page 75: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 70

Esercizio 2.7.5.Dimostrare che non è possibile completare la seguente tabella in modo da ottenereun gruppo.

· e a b c d

e e a b c da a eb bc c bd d b

Soluzione - Nella colonna di ”a” non è possibile mettere l'elemento b perchè giàpresente nelle ultime tre righe.

Esercizio 2.7.6.In Q∗ si consideri la seguente operazione:

a · b = 12ab per ogni a, b ∈ Q∗.

Dimostrare che (Q∗, ·) è un gruppo abeliano.Soluzione - La proprietà associativa e la proprietà commutativa seguono, ri-spettivamente, dalla proprietà associativa e dalla proprietà commutativa di Q.L'elemento neutro è 2. L'elemento inverso di a è 4

a, per ogni a ∈ Q∗.

Esercizio 2.7.7.Nell'insieme G = Q− 1,−1 × 1,−1 si consideri l'operazione denita da

(a, n) · (b,m) = (a · b+ a ·m+ b · n, n ·m)

Dimostrare che (G, ·) è un gruppo abeliano.Soluzione

• Proprietà associativa: per ogni (a, n), (b,m), (c, i) ∈ Q− 1,−1 risulta[(a, n)(b,m)](c, i) = (ab + am + bn, nm)(c, i) = (abc + amc + bnc + abi +ami+ bni+ nmc, nmi) = (a, n)(bc+ bi+mc,mi) = (a, n)[(b,m)(c, i)].• Elemento neutro: (0, 1).• Elemento inverso: per ogni (a, n) ∈ Q−1,−1 se n = 1 si ha (a, 1)−1 =

( −aa+1

, 1) mentre se n = −1 si ha (a,−1)−1 = ( aa−1

,−1).

Esercizio 2.7.8.Sia (G, ·) un gruppo tale che (ab)2 = a2b2 per ogni a, b ∈ G. Dimostrare che G èabeliano.Soluzione - Si ha (ab)2 = abab e a2b2 = aabb. Poichè per ipotesi (ab)2 = a2b2,segue abab = aabb da cui a−1(abab)b−1 = a−1(aabb)b−1 e pertanto ba = ab per ognia, b ∈ G.

Page 76: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 71

Esercizio 2.7.9.Sia R l'insieme dei numeri reali. Dimostrare che rispetto al prodotto righe percolonne sono gruppi i seguenti insiemi:

(1) L'insieme GLn(R) delle matrici quadrate di ordine n con determinantenon nullo a coecienti nell'insieme R dei numeri reali.

(2) G = (a −5bb 3b+ a

), a, b ∈ R, (a, b) 6= (0, 0) .

(3) G = (a b0 d

), ad 6= 0, a, b, d ∈ R .

(4) G = (a b0 a−1

), a 6= 0, a, b ∈ R .

Soluzione - In tutti i casi presentati, la proprietà associativa è facilmente veri-cabile calcolando il prodotto di tre qualunque matrici di G. Inoltre in tutti i casi

considerati, la matrice

(1 00 1

)∈ G ed è l'elemento neutro.

(1) Per ogni M =

(a bc d

)∈ G risulta M−1 =

(d

ad−bc−b

ad−bc−c

ad−bca

ad−bc

)∈ G.

(2) Per ogni M =

(a −5bb 3b+ a

)∈ G risulta M−1 =

(r st u

)con

r = 3b+a3ab+a2+5b2

, s = 5b3ab+a2+5b2

, t = −b3ab+a2+5b2

, u = a3ab+a2+5b2

e M−1 ∈ Gperchè s = −5t, u = 3t+ r; r, t ∈ R.

(3) Per ogni M =

(a b0 d

)∈ G risulta M−1 =

(r st u

)con r = d, s =

−b, t = 0, u = a e M−1 ∈ G perchè ru 6= 0; r, s, u ∈ R.

(4) Per ogni M =

(a b0 a−1

)∈ G risulta M−1 =

(r st u

)con r =

a−1, s = −b, t = 0, u = a e M−1 ∈ G perchè r 6= 0; r, s ∈ R.

Esercizio 2.7.10. Sia

G =I1 =

(1 00 1

), I2 =

(−1 00 −1

), I3 =

(0 1−1 0

), I4 =

(0 −11 0

),

I5 =

(0 ii 0

), I6 =

(0 −i−i 0

), I7 =

(i 00 −i

), I8 =

(−i 00 i

) con i2 = −1.

Dimostrare che G è un gruppo rispetto al prodotto righe per colonne. Studiarequesto gruppo di ordine 8.Soluzione - Per ogni M ∈ G si ha detM = 1. G è gruppo perchè in G vale la

Page 77: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 72

proprietà associativa, la matrice

(1 00 1

)è elemento neutro ed esiste l'inversa di

ogni matrice. Studiamo il periodo degli elementi (deve essere un divisore di 8).Periodo 2: I2 = I−1

2 .Periodo 4: I3, I4 = I−1

3 , I5, I6 = I−15 , I7, I8 = I−1

7 .G è isomorfo al gruppo dei quaternioni Q8 nell'isomorsmo ϕ : G → Q8 denito daϕ(I1) = 1, ϕ(I2) = −1, ϕ(I3) = i, ϕ(I4) = −i, ϕ(I5) = j, ϕ(I6) = −j, ϕ(I7) =k, ϕ(I8) = −k.

Esercizio 2.7.11. Sia

G = (a bc d

), ad− bc 6= 0, a, b, c, d ∈ Z3.

(1) Dimostrare che G è un gruppo rispetto al prodotto righe per colonne.(2) Dimostrare che |G| = 48.(3) Dimostrare che se si richiede ad− bc = 1 allora si ha |G| = 24.

Soluzione -

(1) Tenendo presente le tabelle delle operazioni di somma e prodotto neigruppi (Z3,+) e (Z∗3, ·), è facile vericare che G è gruppo.

(2) Tutte le matrici quadrate di ordine 2 ad elementi in Z3 sono tante quante ledisposizioni con ripetizione di tre elementi a quattro a quattro e pertantosono 34 = 81. Da queste matrici occorre escludere quelle con determinantenullo, contiamole:• sia ad = bc 6= 0; le matrici siatte sono 2 · 4 = 8;• sia ad = bc = 0; le matrici sono 25 (a 6= 0, d = 0, bc = 0 sono 10matrici; a = 0, d 6= 0, bc = 0 sono 10 matrici; ad = 0 con a = d = 0sono 5 matrici).

In totale le matrici con ad − bc = 0 sono 33 e pertanto le matrici di Gsono 81− 33 = 48.

(3) Per ogni a, b, c, d ∈ Z3 tali che ad − bc = 1 esiste x ∈ Z∗3 tale che (ad −bc)x = 2 e viceversa per ogni a, b, c, d ∈ Z3 tali che ad − bc = 2 esistey ∈ Z∗3 tale che (ad − bc)y = 1 e pertanto le matrici M con detM = 1sono tante quante le matrici M con detM = 2. Come dimostrato in (2),le matrici M con detM 6= 0 sono 48 e pertanto le matrici con detM = 1sono 48

2= 24.

Esercizio 2.7.12. Sia

G = (a bc d

), ad− bc 6= 0, a, b, c, d ∈ Zp, p primo.

(1) Dimostrare che G è un gruppo rispetto al prodotto righe per colonne.

Page 78: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 73

(2) Dimostrare che |G| = p(p− 1)2(p+ 1).(3) Dimostrare che se si richiede ad−bc = 1 allora si ha |G| = p(p−1)(p+1).

Soluzione -

(1) Tenendo presente le tabelle delle operazioni di somma e prodotto neigruppi (Zp,+) e (Z∗p, ·), è facile vericare che G è gruppo.

(2) Tutte le matrici quadrate di ordine 2 ad elementi in Zp sono tante quante ledisposizioni con ripetizione di tre elementi a quattro a quattro e pertantosono p4. Contiamo quelle con determinante nullo, ossia con ad = bc.• Sia ad = bc 6= 0; poichè per ad 6= 0 si hanno (p−1)(p−1) possibilità,per ogni b 6= 0 rimane univocamente determinato c e pertanto lematrici con ad = bc 6= 0 sono in totale [(p−1)(p−1)](p−1) = (p−1)3.• Sia ad = bc = 0. Se a = d = 0 si hanno (p − 1) possibilità seb 6= 0, (p − 1) possibilità se c 6= 0, una possibilità se c = b = 0.Se a 6= 0 si hanno (2p − 1) possibilità (p se b = 0 e (p − 1) seb 6= 0) e dunque, poichè a 6= 0 per (p − 1) valori, si hanno in totale(p − 1)(2p − 1) possibilità. Analogamente se d 6= 0. In totale ad =bc = 0 in 2 · (p− 1) + 1 + 2 · (p− 1)(2p− 1) = 4p2 − 4p+ 1 casi.

In totale le matrici con ad−bc = 0 sono (p−1)3 +4p2−4p+1 = p3 +p2−pe pertanto le matrici di G sono p4 − p3 − p2 + p = p(p− 1)2(p+ 1).

(3) In G la relazione ”avere lo stesso determinante” è di equivalenza ed esisto-no esattamente (p−1) classi di equivalenza (una per ogni x ∈ Z∗p). Poichèper ogni r, s ∈ Z∗p esiste ed è unico t ∈ Z∗p tale che s = rt, come si vericafacilmente, due classi di equivalenza hanno lo stesso numero di elementi epertanto ogni classe di equivalenza ha esattamente |G|

p−1= p(p− 1)(p+ 1)

elementi. Ciò vale anche per la classe i cui elementi hanno determinanteuguale a 1.

Esercizio 2.7.13. Sia G = (a, b) | a, b ∈ R, a 6= 0 e in G si consideri l'o-perazione denita da (a, b)(c, d) = (ac, bc + d). Vericare che rispetto a questaoperazione G è un gruppo non abeliano e determinare gli elementi di G che hannoperiodo nito.Soluzione -G è gruppo perchè vale la proprietà associativa (conseguenza dell'asso-ciativa di R). L'elemento (1, 0) è elemento neutro. L'inverso di (a, b) è (a−1,−ba−1).Il gruppo non è abeliano perchè, per esempio, (1, 3)(2, 5) 6= (2, 5)(1, 3). Se (a, b)ha periodo nito, da (a, b)n = (an, . . .) segue che a deve avere periodo nito epertanto si hanno due soli casi: a = 1 oppure a = −1.Se a = 1 allora (1, b)n = (1, nb) e pertanto (1, nb) = (1, 0) solo per b = 0. Sea = −1 allora (−1, b)2 = (1, 0) qualunque sia b.Gli elementi di periodo nito diversi dall'elemento neutro sono dunque gli elementidel tipo (−1, b); essi hanno tutti periodo 2.

Page 79: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 2 Gruppi 74

Esercizio 2.7.14. Sia (G, ·) un gruppo. Dimostrare che per ogni n ∈ Z e perogni a, b ∈ G, si ha che:

(1) (ba)n = a−1(ab)na.(2) Gli elementi ab e ba hanno lo stesso periodo.

Soluzione -

(1) (ba)n = ba · ba · . . . · ba︸ ︷︷ ︸n volte

= (a−1a) ba · ba · . . . · ba︸ ︷︷ ︸n volte

= a−1(ab · ab · . . . · ab︸ ︷︷ ︸n volte

)a =

a−1(ab)na.(2) Sia o(ba) = n, allora (ba)n = 1 da cui, per quanto dimostrato in (1),

a−1(ab)na = 1, (ab)n = aa−1 = 1 e pertanto o(ab) = n perchè se n nonfosse il minimo intero per cui (ab)n = 1, non lo sarebbe nemmeno per baossia n non sarebbe il periodo di a.

Esercizio 2.7.15. Sia G un gruppo di ordine pari. Dimostrare che il numerodegli elementi di G di periodo 2 è dispari.Soluzione - Sia |G| = 2n. Un elemento di G ha periodo 2 se coincide con il proprioinverso e pertanto gli elementi di G che non hanno periodo 2 si possono suddividerein coppie (a, a−1) con a 6= a−1; gli elementi di G che non hanno periodo 2 sonopertanto in numero pari, siano 2t, 0 ≤ t < n. Indicando con 1G l'elemento neutro,gli elementi di G di periodo 2 sono quindi |G|−1G−2t = 2n−1−2t = 2(n− t)−1ossia sono in numero dispari.

Esercizio 2.7.16.Determinare tutti i sottogruppi del gruppo diedrico D4.Soluzione - Sia D4 = a0 = 1, a, a2, a3, b, ba, ba2, ba3. I sottogruppi sono:H0 = 1, H1 =< a2 >= 1, a2, H2 = 1, b, H3 = 1, ba, H4 = 1, ba2, H5 =1, ba3, H6 =< a >= 1, a, a2, a3, H7 = 1, a2, b, ba2, H8 = D4.

Esercizio 2.7.17.Si consideri il gruppo (Q∗, ·). Determinare in Q∗ i laterali dei sottogruppi H =1,−1 e K = r ∈ Q∗ | r > 0 = Q∗+.Soluzione - I laterali di H sono qH = q,−q con q ∈ Q∗+. I laterali di K = Q∗+sono Q∗+ = K e Q∗− = r ∈ Q∗ | r < 0.

Esercizio 2.7.18.Dimostrare che il Teorema di Lagrange si inverte per i gruppi diedrali Dp con pnumero primo.Soluzione - |Dp| = 2p e i divisori sono 2 e p. InDp ci sono i sottogruppiH = 1, bcon o(b) = 2 e K =< a > con o(a) = p. Dunque |H| = 2, |K| = p. Si noti che ilteorema di Lagrange si inverte in Dp pur essendo questo un gruppo non abeliano(come il caso del gruppo Q8 dei quaternioni).

Page 80: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

CAPITOLO 3

Gruppi di Permutazioni

In questo capitolo studiamo proprietà fondamentali delle permutazioni e i duegruppi di permutazioni per eccellenza: il gruppo simmetrico e il gruppo alterno.

I gruppi di permutazioni sono importanti perchè ogni gruppo astratto si puòpensare come gruppo di permutazioni (Teorema di Cayley).

1. Permutazioni. Gruppo Simmetrico.

Una permutazione è un'applicazione biunivoca di un insieme in se stesso. Seσ, τ sono due permutazioni sullo stesso insieme, useremo semplicemente la scritturaστ per indicare σ τ .

Denizione 3.1.1. Sia E un insieme non vuoto e sia S l'insieme di tuttele permutazioni su E. L'insieme S rispetto all'operazione di composizione è ungruppo detto gruppo simmetrico (o totale) su E e si indica con SymE oppurecon SE.

Per n ∈ N, n ≥ 3, il gruppo simmetrico è non abeliano.Nel caso in cui E sia nito di ordine n, il gruppo simmetrico su E è indicato

anche con Sn e risulta |Sn| = n! perchè gli elementi di questo gruppo sono tuttee sole le disposizioni senza ripetizioni di n oggetti.

Esempio 3.1.2.Esplicitiamo i gruppi simmetrici per n = 1, 2, 3.

• E = 1; S1 = a1 con a1 =

(11

), |S1|=1 .

• E = 1, 2; S2 = a1, a2 con a1 =

(1 21 2

), a2 =

(1 22 1

),

|S2| = 2! = 2.

a1 a2

a1 a1 a2

a2 a2 a1

75

Page 81: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Gruppi di Permutazione 76

• E = 1, 2, 3; S3 = a1, a2, a3, a4, a5, a6 con

a1 =

(1 2 31 2 3

), a2 =

(1 2 31 3 2

), a3 =

(1 2 33 2 1

),

a4 =

(1 2 32 1 3

), a5 =

(1 2 32 3 1

), a6 =

(1 2 33 1 2

),

|S3| = 3! = 6;

a1 a2 a3 a4 a5 a6

a1 a1 a2 a3 a4 a5 a6

a2 a2 a1 a6 a5 a4 a3

a3 a3 a5 a1 a6 a2 a4

a4 a4 a6 a5 a1 a3 a2

a5 a5 a3 a4 a2 a6 a1

a6 a6 a4 a2 a3 a1 a5

a4 a3 = a6 6= a5 = a3 a4 dunque S3 non è commutativo.

Sottogruppi di S3 di ordine 3 : H = a1, a5, a6.Sottogruppi di S3 di ordine 2 : H1 = a1, a2, H2 = a1, a3, H3 = a1, a4.

Si osservi che S3 è un gruppo non abeliano e quindi non ciclico, ma tutti i suoisottogruppi propri sono ciclici e quindi abeliani.

Esempio 3.1.3.E = 1, 2, 3, 4;S4 = id, a1, a2, a3, a4, a5, a6, a7, a8, a9, b1, b2, b3, b4, b5, b6, b7, b8, c1, c2, c3, c4, c5, c6 con

id = identità a1 = ( 1 2 ); a2 = ( 1 3 );a3 = ( 1 4 ); a4 = ( 2 3 ); a5 = ( 2 4 );a6 = ( 3 4 ); a7 = ( 1 2 )( 3 4 ); a8 = ( 1 3 )( 2 4 );a9 = ( 1 4 )( 2 3 ); b1 = ( 2 3 4 ); b2 = ( 2 4 3 );b3 = ( 1 3 4 ); b4 = ( 1 4 3 ); b5 = ( 1 2 4 );b6 = ( 1 4 2 ); b7 = ( 1 2 3 ); b8 = ( 1 3 2 );c1 = ( 1 2 3 4 ); c2 = ( 1 4 3 2 ); c3 = ( 1 2 4 3 );c4 = ( 1 3 4 2 ); c5 = ( 1 4 2 3 ); c6 = ( 1 3 2 4 ).

• Sottogruppi di ordine 2. Sono nove, ossia tanti quanti gli elementi diperiodo 2: W = id, α con α ∈ a1, a2, a3, a4, a5, a6, a7, a8, a9.• Sottogruppi di ordine 3. Sono quattro: K = id, α, α−1 con α ∈ b1, b3, b5, b7.• Sottogruppi di ordine 4. I loro elementi devono avere periodo 2 o 4:

H1 = id, c1, c21, c

31 H2 = id, c3, c

23, c

33 H3 = id, c5, c

25, c

35

H4 = id, a7, a8, a9 H5 = id, a1, a6, a7 H6 = id, a2, a5, a8H7 = id, a3, a4, a9

Page 82: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Gruppi di Permutazione 77

• Sottogruppi di ordine 6. Esistono, ad esempio H = id, a1, a3, a5, b5, b6 =WK con W = id, a1 , K = id, b5, b6.• Sottogruppi di ordine 8. Esistono, ad esempioH = id, a1, a6, a7, a8, a9, c5, c6 =WK con W = id, a1 , K = id, a7, a8, a9.• Sottogruppi di ordine 12. E' uno solo

H = id, a7, a8, a9, b1, b2, b3, b4, b5, b6, b7, b8.

Denizione 3.1.4. Sia E un insieme non vuoto e sia r ∈ N tale che 1 ≤ r ≤|E|. Si denisce ciclo di lunghezza r (o r-ciclo) ogni elemento α ∈ SymE chepermuta ciclicamente r elementi di E e ssa tutti i rimanenti.

Un ciclo di lunghezza 2 è detto trasposizione.

In altre parole, una permutazione α ∈ SymE è un r-ciclo nel caso in cui in Eesistano r elementi distinti i1, i2, . . . , ir tali che α(i1) = i2, α(i2) = i3, . . . , α(ir−1) =ir, α(ir) = i1 e α(x) = x per ogni x ∈ E − i1, i2, . . . , ir.

Si usa rappresentare un r-ciclo con una notazione a una riga ossia si scrive unelemento del ciclo, alla sua destra la sua immagine e così via no alla chiusura delciclo. Ad esempio se E = 1, 2, 3, 4, 5, 6 la permutazione su E data da:

α =

(1 2 3 4 5 63 2 4 6 5 1

)è un ciclo di lunghezza 4 e più semplicemente si scrive:

α = ( 1 3 4 6 ) = ( 3 4 6 1 ) = ( 4 6 1 3 ) = ( 6 1 3 4 )

Si noti che le seguenti rappresentazioni deniscono tutte lo stesso ciclo:

( a1 a2 · · · an ), ( a2 a3 · · · an a1 ), ( a3 a4 · · · an a1 a2 ), ecc..

Esempio 3.1.5.In S7 le permutazioni:

a =

(1 2 3 4 5 6 72 5 1 6 4 3 7

)=(

1 2 5 4 6 3)

b =

(1 2 3 4 5 6 73 1 5 4 6 2 7

)=(

1 3 5 6 2)

c =

(1 2 3 4 5 6 72 1 3 4 5 6 7

)=(

1 2)

sono rispettivamente un 6-ciclo, un 5-ciclo e una trasposizione.

Page 83: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Gruppi di Permutazione 78

La permutazione:

d =

(1 2 3 4 5 6 72 1 3 4 6 7 5

)non è un r-ciclo per nessun r ∈ N.

Denizione 3.1.6. Due cicli α, β ∈ SymE sono detti disgiunti se sonodisgiunti i due insiemi: x ∈ E | α(x) 6= x e x ∈ E | β(x) 6= x

Esempio 3.1.7.Consideriamo in S7 i cicli:

a =

(1 2 3 4 5 6 72 3 5 4 7 6 1

)=(

1 2 3 5 7)

b =

(1 2 3 4 5 6 71 2 3 6 5 4 7

)=(

4 6)

c =

(1 2 3 4 5 6 71 2 3 5 6 4 7

)=(

4 5 6)

I cicli a e b sono disgiunti; i cicli a e c non sono disgiunti, cosí come i cicli b e c.

Nota 3.1.8.

(1) Dalla denizione 3.1.6 segue che se α e β sono cicli disgiunti, allora α(x) 6=x implica β(x) = x. Inoltre se i cicli α e β sono disgiunti, risulta αβ = βαossia due cicli disgiunti commutano.

(2) Se due trasposizioni non sono disgiunte si ha (a b)(b c) = (b c)(a c).

I cicli sono permutazioni molto importanti perchè risultano essere ” i numeriprimi ” con cui costruire tutte le permutazioni.

Teorema 3.1.9. Sia E di ordine nito, |E| = n. Ogni permutazione α ∈ Snsi può scomporre in modo unico nel prodotto di cicli disgiunti.

Dimostrazione. Sia α ∈ Sn; deniamo in E la relazione

x ∼ y ⇔ y = αm(x) , m ∈ NQuesta è una relazione di equivalenza e quindi gli elementi di E vengono ri-

partiti in classi di equivalenza. Una classe di equivalenza ha un solo elemento xse e solo se α(x) = x; in caso contrario gli elementi della classe sono permutaticiclicamente da α.

Page 84: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Gruppi di Permutazione 79

Siano C1, C2, . . . , Ct le classi di equivalenza aventi ciascuna piú di un elemento,ossia le classi formate dagli elementi non ssati da α. Per ogni Ci deniamo lapermutazione βi : E 7−→ E tale che βi(x) = α(x) per ogni x ∈ Ci, e βi(x) = xper ogni x ∈ E − Ci. La permutazione βi permuta ciclicamente gli elementi diCi e ssa gli elementi di E − Ci e perciò, a partire dalle classi C1, C2, . . . , Ct, siottiene una scomposizione di α in cicli disgiunti α = β1β2 . . . βt (l'ordine non haimportanza perchè essendo cicli disgiunti commutano fra loro).

La scomposizione di α in cicli disgiunti cosí ottenuta è unica, infatti sia α =γ1γ2 . . . γs con γi cicli disgiunti, i = 1, . . . , s. Se γi =

(x1 x2 . . . xh

)si ha

α(x1) = x2, α(x2) = x3 = α2(x1), . . . , αh−1(x1) = xh, αh(x1) = x1

e perciò x1, x2, . . . , xh sono tutti e soli gli elementi di una classe di equivalenzaCr e pertanto γi = βr. Ne segue che s = t e che le scomposizioni α = β1 . . . βt eα = γ1 . . . γt coincidono a meno dell'ordine dei fattori.

Esempio 3.1.10.

In S7 considerata la permutazione: α =

(1 2 3 4 5 6 72 1 4 5 3 7 6

)si ha

α = (1 2)(3 4 5)(6 7) = (3 4 5)(1 2)(6 7).

Nota 3.1.11. Se f ∈ Sn − id e f = σ1σ2 . . . σt è una scomposizione di f incicli disgiunti, allora il periodo di f è il m.c.m. delle lunghezze dei cicli σi.

Teorema 3.1.12. Ogni permutazione di Sn è il prodotto di trasposizioni.

Dimostrazione. Poichè ogni permutazione di Sn è il prodotto di cicli disgiun-ti, basta provare che un ciclo è prodotto di trasposizioni. Poichè risulta

( a1 a2 . . . am ) = ( a1 am )( a1 am−1 )( a1 am−2 ) . . . ( a1 a2 )il teorema è provato.

Nota 3.1.13. La scomposizione di un ciclo nel prodotto di trasposizioni nonè univocamente determinata. Per esempio in S4 si ha:

α =(

1 2 3)

=(

1 3) (

1 2)

ma anche

α =(

1 2 3)

=(

1 4) (

1 3) (

3 4) (

1 2)

Teorema 3.1.14. La permutazione identità 1E ∈ SE, |E| = n, non puòessere espressa come prodotto di un numero dispari di trasposizioni.

Page 85: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Gruppi di Permutazione 80

Dimostrazione. Iniziamo con l'osservare che 1E non può essere espressa daesattamente una trasposizione perchè se 1E = (a b) si ha 1E(a) = b 6= a e ciò èassurdo. Supponiamo sia

(1) 1E = γ1γ2 . . . γ2t+1, t ≥ 1, γi trasposizioni di SE.Sia a ∈ E un elemento che compare in almeno una trasposizione γi. Poichè due

trasposizioni o sono disgiunte e quindi commutano oppure, se non sono disgiunte,si ha (a b)(a c) = (a c)(b c), si può scrivere la (1) in modo che le trasposizioni checontengono l'elemento a siano le prime r, ossia

(2) 1E = δ1δ2 . . . δrδr+1 . . . δ2t+1

con δ1 =(a x1

), δ2 =

(a x2

), . . . , δr =

(a xr

)mentre le trasposizio-

ni δr+1, . . . , δ2t+1 ssano l'elemento a perchè non lo contengono. Se gli elementix1, x2, ..., xr non sono tutti distinti, considerati δm = (a xm) = δn = (a xn), con gliopportuni scambi si portano δm e δn consecutivi e si eliminano perchè δmδn = 1E.Nella decomposizione di 1E a cui si perviene dopo queste operazioni, si possonoavere due casi:

• Esistono delle trasposizioni contenenti a: siano σ1 = (a y1), ..., σs = (a ys)con yi 6= yj per i 6= j, 1E = σ1σ2 . . . σsσs+1 . . . σh. In tal caso considerataσi = (a yi), 1 ≤ i ≤ s si ha 1E(a) = yi 6= a e ciò è assurdo.• Non esistono trasposizioni contenenti a. Ciò signica che in (1) le tra-sposizioni contenenti l'elemento a si sono a due a due ”eliminate”, ossiain (1) le trasposizioni che contenevano a erano in numero pari e pertan-to la permutazione identità rimane scomposta in un numero dispari ditrasposizioni in cui non gura più l'elemento a. Ripetendo quanto fattoper l'elemento a per ogni elemento che compare nella scomposizione dellapermutazione identità, si ottiene la scomposizione 1E = ϕ1ϕ2 · · ·ϕ2k+1,k ≥ 0, in cui gli elementi che compaiono nelle trasposizioni ϕi sono tuttidiversi fra loro e ciò è assurdo perchè se ϕi = (a b) è una qualunque diqueste, si ha 1E(a) = b 6= a.

Dal teorema ora dimostrato segue una importante proprietà delle permutazioni:il numero di trasposizioni in cui si può scomporre una permutazione è o semprepari o sempre dispari.

Teorema 3.1.15. Sia α ∈ SE, |E| = n, α = α1α2 . . . αh e α = β1β2 . . . βkcon αi e βj trasposizioni per i = 1, 2, . . . , h e j = 1, 2, . . . , k. Allora risultah ≡ k mod 2.

Dimostrazione. Poichè ogni trasposizione coincide con la propria inversa siha α−1 = βk . . . β1 e 1E = αα−1 = α1α2 . . . αh βkβk−1 . . . β1. Nel caso in cui h ek siano uno pari e l'altro dispari, signica che è possibile scrivere 1E come prodotto

Page 86: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Gruppi di Permutazione 81

di un numero dispari di trasposizioni e ciò è assurdo per quanto dimostrato nelteorema precedente.

La proprietà invariante dimostrata nel teorema precedente permette di dare laseguente denizione.

Denizione 3.1.16. Sia α una permutazione su E nito. Si dice che α è diclasse pari (rispettivamente classe dispari) se α si può scrivere come prodottodi un numero pari (rispettivamente dispari) di trasposizioni.

Nota 3.1.17.

• Un ciclo di lunghezza r è pari se e solo se r è dispari.• La permutazione identità è di classe pari (vedi teorema 3.1.14).

Teorema 3.1.18. Sia E = 1, 2, . . . , n, per ogni ssato i ∈ E il gruppo Snè generato dalle n − 1 trasposizioni

(i 1

),(i 2

), . . . ,

(i j

), . . . ,

(i n

)con i 6= j.

Dimostrazione. Per n = 1 e n = 2 la tesi è banalmente vera. Sia n > 2 e sia(r s

)una trasposizione con i 6= r, s. Si ha

(r s

)=(i r

) (i s

) (i r

)e pertanto ogni elemento di Sn può essere scomposto nel prodotto di trasposizionidel tipo (

i 1),(i 2

), . . . ,

(i j

), . . . ,

(i n

)con i 6= j.

Teorema 3.1.19. Sia (G, ·) un sottogruppo di Sn generato da un n-cicloσ = ( i1 i2 . . . in ) e dalla trasposizione τ =

(ik ik+1

). Allora G = Sn.

Dimostrazione. Ordinando opportunamente 1, 2, . . . , n si può assumereσ = ( 1 2 . . . n ) e τ =

(1 2

).

Si ha σ(

1 2)σ−1 =

(2 3

), σ(

2 3)σ−1 =

(3 4

), . . . , σ

(n− 2 n− 1

)σ−1 =(

n− 1 n)e pertanto per ogni r = 2, 3, ..., n la trasposizione (r − 1 r) ∈ G.

Poichè in G esistono la trasposizione τ = (1 2) e le trasposizioni (r − 1 r)per ogni r = 2, 3, ..., n, procedendo ricorsivamente, si ottiene che in G esistono letrasposizioni:

(1 3) = (2 3)(1 2)(2 3)

(1 4) = (3 4)(1 3)(3 4)

...

Page 87: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Gruppi di Permutazione 82

(1 n) = (n− 1 n)(1 n− 1)(n− 1 n).

Per il teorema precedente le trasposizioni(

1 2),(

1 3), . . . ,

(1 n

)ge-

nerano Sn e pertanto rimane provato che G = 〈σ, τ〉 = Sn.

2. Gruppo Alterno

Denizione 3.2.1. L'insieme delle permutazioni pari di Sn forma un sotto-gruppo di Sn detto gruppo alterno su n elementi e indicato con An.

Teorema 3.2.2. Se n > 1 si ha:

|An| = n!2

Dimostrazione. Sia An = p1, p2, . . . , pt, |An| = t l'insieme delle permuta-zioni di classe pari e sia Sn −An = q1, q2, . . . , qv, |Sn −An| = v, l'insieme dellepermutazioni di classe dispari. Sia α una qualunque trasposizione.

L'insieme αAn = αp1, αp2, . . . , αpt è costituito da t permutazioni dispari equindi t ≤ v. Analogamente α (Sn −An) = αq1, αq2, . . . , αqv è costituito da vpermutazioni pari e quindi v ≤ t. Risulta pertanto v = t = 1

2|Sn| = 1

2n!.

Teorema 3.2.3. Sia E = 1, 2, . . . , n con n ≥ 3, siano i, j ∈ E, i 6= j. Ilgruppo alterno An è generato dagli n− 2 cicli di lunghezza tre:(

i j 1),(i j 2

), . . . ,

(i j k

), . . . ,

(i j n

)con k 6= i, j.

Dimostrazione. Fissato i ∈ E il gruppo Sn è generato dalle n− 1 trasposi-zioni

(i h) con h ∈ E − ie perciò ogni elemento di An può essere espresso come prodotto di un numero paridi queste trasposizioni, ma due trasposizioni consecutive possono essere associatee diventare quindi un 3-ciclo (a meno che i fattori non siano uguali, nel qualcaso il loro prodotto è l'identità), ad esempio

(i s

) (i r

)=(i r s

)con

(r 6= s ; i 6= r, s). Dunque An è generato dai 3-cicli.Se n = 3 il teorema è banalmente vero essendo An =

⟨(1 2 3

)⟩. Sia n ≥ 4

e sia j ∈ E, i 6= j; si ha(i r j

)=(i j r

) (i j r

)inoltre se r, s ∈ E − i, j si ha(

i r s)

=(i j s

) (i j r

) (i j r

)

Page 88: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Gruppi di Permutazione 83

e pertanto ogni 3-ciclo si può scrivere come prodotto di 3-cicli del tipo(i j 1

),(i j 2

), . . . ,

(i j k

), . . . ,

(i j n

)con k 6= i, j.

Poichè An è generato dai 3-cicli, rimane provato che An è generato dai 3-cicli deltipo (

i j 1),(i j 2

), . . . ,

(i j k

), . . . ,

(i j n

)con k 6= i, j.

Permutazioni pari e ... gioco.

A conclusione di questo capitolo illustriamo un gioco per il quale è determinantela nozione di permutazione pari.

Fu inventato nel XIX secolo da Sam Loyd (1841 − 1911) . Si tratta di unsupporto quadrato contenente quindici tessere, numerate da 1 a 15, che possonomuoversi entro una griglia 4 × 4; delle sedici posizioni possibili, una è libera. Letessere devono essere posizionate in successione da 1 a 15 dopo essere state mesco-late da una serie di mosse fatte a caso. Ogni mossa scambia lo spazio libero conuna tessera ad esso connante (a lato, in alto, in basso).

1 2 3 4

5 6 7 8

9 10 11 12

13 14 15

Loyd dispose le tessere in ordine da 1 a 13, scambiò fra loro solo le ultime duetessere, la 14 e la 15, e lasciò libero lo spazio posto nell'angolo in basso a destradella griglia. Loyd lanciò la sda di rimettere in ordine le tessere dalla 1 alla 15con libera l'ultima casella in basso a destra, orì una altissima ricompensa a chifosse riuscito a risolvere questo problema. I suoi soldi erano però al sicuro, perchèlui sapeva che il problema è impossibile da risolvere.

L'impossibilità è dovuta alla dierenza fra permutazioni pari e permutazionidispari. Una permutazione che trasponga la posizione di due tessere lasciandoinalterato tutto il resto è una trasposizione ossia è una permutazione dispari.

Lo scambio delle tessere 14 e 15 è dunque una permutazione dispari. Se im-maginiamo di colorare i sedici spazi in bianco e nero, come una scacchiera, alloraogni mossa libera lo spazio da bianco a nero o da nero a bianco perchè ogni mossascambia lo spazio libero con una tessera ad esso connante. Se dunque il giocodeve terminare con libera la casella che era libera all'inizio del gioco, il numero dimosse da fare deve necessariamente essere pari.

Page 89: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Il gruppo Simmetrico e il gruppo Alterno 84

Nel caso proposto da Loyd, non è dunque possibile arrivare a trasporre solo duetessere e rimettere tutto il resto nella posizione iniziale perchè ciò equivarrebbe auna permutazione dispari.

3. Esercizi relativi al Capitolo 3

Esercizio 3.3.1.Determinare se le seguenti permutazioni sono di classe pari o di classe dispari.

(1) α =

(1 2 3 4 5 6 72 3 1 6 7 5 4

).

Si scompone in(1 2 3

)(4 6 5 7

)=(

1 3)(

1 2)(

4 7)(

4 5)(

4 6)

e pertanto α di segno dispari.

(2) β =

(1 2 3 4 52 1 4 3 5

).

Si scompone in(

1 2)(

3 4) (

5)

e pertanto β è di segno pari.

(3) γ =

(1 2 3 4 5 6 7 82 3 5 1 7 6 4 8

).

Si scompone in(

1 2 3 5 7 4) (

6) (

8)

e pertanto γ è di segno dispari perchèγ =

(1 4

) (1 7

) (1 5

) (1 3

) (1 2

).

(4) δ =

(1 2 3 4 5 62 3 1 5 4 6

).

Si scompone in(

1 2 3) (

4 5) (

6)

=(

1 3) (

1 2) (

4 5)

e pertanto δ è di segno dispari.

Esercizio 3.3.2.Sia p un numero primo. Dimostrare che Sp è generato da τ e ρ con τ una qua-lunque trasposizione e ρ un p-ciclo.Soluzione - Con un opportuno ordinamento di 1, 2, ..., p si può supporre τ =(

1 2). Essendo ρ un ciclo di lunghezza p primo, esiste il p−ciclo σ = ρk tale che

σ(1) = 2. Il p-ciclo σ e la trasposizione τ soddisfano le ipotesi del teorema 3.1.19e pertanto < τ, σ >=< τ, ρ >= Sn.

Page 90: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 3 Il gruppo Simmetrico e il gruppo Alterno 85

Esercizio 3.3.3.Determinare tutti i sottogruppi del gruppo alterno A4 e dimostrare che non possiedesottogruppi di ordine 6.Soluzione - I dodici elementi di A4 sono dei seguenti tipi : identità, (abc), (ab)(cd);in particolare esistono otto 3-cicli e tre prodotti di trasposizioni disgiunte. Peril Teorema di Lagrange gli ordini possibili per i sottogruppi propri di A4 sono:2, 3, 4, 6.

• Sottogruppi di ordine 2. Sono S1 =< (12)(34) >, S2 =< (13)(24) >,S3 =< (14)(23) > perchè sono i sottogruppi generati dagli elementi diperiodo 2.• Sottogruppi di ordine 3. Sono H1 =< (123) >, H2 =< (124) >,H3 =< (134) >, H4 =< (234) > perchè sono i sottogruppi generati dai3-cicli.• Sottogruppi di ordine 4. E' il solo K = id., (12)(34), (13)(24), (14)(23).Infatti poichè gli elementi di A4 sono permutazioni su 4 elementi, in A4

non può esserci un elemento di periodo 4 perchè sarebbe un 4-ciclo che èuna permutazione di classe dispari; l'unica possibilità per un sottogruppodi ordine 4 è che esso sia il gruppo di Klein, ossiaK = id., (12)(34), (13)(24), (14)(23).• Sottogruppi di ordine 6. Non ne esistono. Infatti supponiamo per assurdoche R sia un sottogruppo proprio di ordine 6. R non può contenere Kperchè 4 - 6, inoltre, se Hi, Sj ⊆ R, operando sugli elementi di Hi ed Sjin tutti i possibili modi, si ottiene tutto A4; analogamente se si considerail caso Hi, Hj ⊆ R.

Page 91: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

CAPITOLO 4

Sottogruppi normali e gruppo quoziente

Sia (G, ·) un gruppo e H un suo sottogruppo. Se si considerano le classi lateralidestre e sinistre, non sempre aH = Ha. Studiamo il caso in cui vale l'uguaglianza.

Lo studio dei sottogruppi per i quali vale l'uguaglianza, oltre ad un suo valo-re intrinseco, è di massima importanza perchè questi sottogruppi permettono dicostruire la struttura di gruppo quoziente.

1. Sottogruppi normali. Gruppo Quoziente.

Denizione 4.1.1. Sia N un sottogruppo di (G, ·), sia g ∈ G e sia gNg−1 =gng−1 | n ∈ N. Il sottogruppo N è detto normale (o invariante) in G segNg−1 = N per ogni g ∈ G. In tal caso si scrive N C G.

Esempio 4.1.2.

(1) Ogni sottogruppo di un gruppo abeliano è normale.(2) I sottogruppi banali sono normali.

(3) Sia G =

(a bc d

)| a, b, c, d ∈ Q, ad− bc 6= 0

, G è un gruppo rispetto

al prodotto righe per colonne.

(a) Sia H =

(a bc d

)| a, b, c, d ∈ Q, ad− bc = 1

. Risulta H C G;

infatti per le proprietà del determinante di una matrice si ha che perogni A ∈ G e per ogni B ∈ H risulta det(ABA−1) = det(A) ·det(B) ·

1

det(A)= det(B) = 1 e perciò ABA−1 ∈ H per ogni A ∈ G e per

ogni B ∈ H.

(b) Sia K =

(a b−b a

)| a, b, c, d ∈ Q, a2 + b2 6= 0

. Risulta K sotto-

gruppo di G, ma K non è sottogruppo normale in G; infatti sia

M =

(1 21 3

)∈ G e A =

(2 1−1 2

)∈ K;

86

Page 92: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 4 Sottogruppi normali e gruppo quoziente 87

risulta MAM−1 =

(−5 5−10 9

)6∈ K.

Teorema 4.1.3. N CG se e solo se gNg−1 ⊆ N per ogni g ∈ G.Dimostrazione. Se N C G allora gNg−1 = N per ogni g ∈ G ed è ovvio

che gNg−1 ⊆ N per ogni g ∈ G. Viceversa se per ogni g ∈ G risulta gNg−1 ⊆ N ,poichè g−1 ∈ G si ha g−1N (g−1)

−1 ⊆ N , g−1Ng ⊆ N ossia per ogni n ∈ N si hag−1ng = n ∈ N da cui n = gng−1 ∈ gNg−1 e perciò N ⊆ gNg−1. Unitamente agNg−1 ⊆ N si conclude che gNg−1 = N per ogni g ∈ G e quindi N C G.

Si osservi che dalla denizione di sottogruppo normale e dal teorema oradimostrato, le condizioni riportate nella seguente nota sono equivalenti.

Nota 4.1.4. Dato un gruppo (G, ·), un suo sottogruppo N è normale in G seè vericata una delle seguenti condizioni:

(1) gng−1 ∈ N , per ogni g ∈ G, per ogni n ∈ N .(2) gNg−1 ⊆ N , per ogni g ∈ G.(3) gNg−1 = N , per ogni g ∈ G.(4) gN = Ng, per ogni g ∈ G.

Teorema 4.1.5. Sia (G, ·) un gruppo. Se H è un sottogruppo di G di indice2, allora H è sottogruppo normale di G.

Dimostrazione. Sia H sottogruppo di G di indice 2. Allora esistono esat-tamente 2 laterali destri di H ed esattamente 2 laterali sinistri di H, siano rispet-tivamente H,Ha e H, aH con ovviamente a 6∈ H. Per ogni x ∈ G, x /∈ H si hapertanto Hx = G − H e xH = G − H e quindi xH = Hx per ogni x ∈ G, ossiaH C G.

Esempio 4.1.6.

(1) Il gruppo alterno An è sottogruppo normale del gruppo simmetrico Snperché An é di indice 2 in Sn.

(2) Consideriamo il gruppo simmetrico (S3, ), S3 = a1, a2, a3, a4, a5, a6 con

a1 =

(1 2 31 2 3

), a2 =

(1 2 31 3 2

), a3 =

(1 2 33 2 1

),

a4 =

(1 2 32 1 3

), a5 =

(1 2 32 3 1

), a6 =

(1 2 33 1 2

).

Page 93: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 4 Sottogruppi normali e gruppo quoziente 88

R = a1, a2 è sottogruppo di S3, ma R non è normale in S3 perché, peresempio, Ra3 = a4, a6 6= a4R = a4, a5. Analogamente T = a1, a3 eV = a1, a4 sono sottogruppi di S3 ma non normali in S3. Se invece siconsidera il gruppo alterno A3 = a1, a5, a6, esso è sottogruppo di S3 edè normale in S3 perché è di indice 2 = 6

3.

Se (G, ·) è un gruppo e N /G, allora a partire da G e da N si può costruire unaltro gruppo.

Teorema 4.1.7. Siano (G, ·) un gruppo, N / G, GN

= gN | g ∈ G. GN

ègruppo rispetto all'operazione g1N · g2N = g1g2N .

Dimostrazione. In GN

deniamo la seguente operazione · : g1N · g2N =g1g2N .Verichiamo che la denizione è ben posta, ossia se g1N = h1N e g2N = h2Nallora g1g2N = h1h2N . Infatti da g1N = h1N si ha h1 = g1n1 con n1 ∈ N e dag2N = h2N si ha h2 = gen2 con n2 ∈ N . Risulta h1h2 = g1n1g2n2 = g1g2n1n2

con n1 ∈ N (perchè N / G e quindi Ng2 = g2N), dunque h1h2 ∈ g1g2N ossiah1h2N = g1g2N .Rispetto a questa operazione G

Nè un gruppo, infatti

• vale la proprietà associativa: (gN · hN) · zN = ghN · zN = ghzN =g (hz)N = gN · (hzN) = gN · (hN · zN) ;• esiste l'elemento neutro: 1G ·N = N ;• esiste l'elemento inverso: per ogni gN esiste g−1N tale che gN · g−1N =gg−1N = N.

Nota 4.1.8.

• Il gruppo (GN, ·) determinato nel teorema precedente è detto ”gruppo quo-

ziente G modulo N ” o semplicemente ”G quoziente N ”.• La condizione che N sia normale è essenziale perchè l'operazione sia bendenita. Infatti, con riferimento all'esempio 4.1.6, se in (S3, ), S3 =a1, a2, a3, a4, a5, a6, consideriamo H = a1, a2, g1 = a2, h1 = a1, g2 =a3, h2 = a6, si ha che a2 H = a1 H, a3 H = a6 H ma a2 a3 H 6=a1 a6 H. Questo perchè H non è normale in S3.

Esempio 4.1.9.

(1) (Z,+) gruppo abeliano allora ogni suo sottogruppo è normale: < n > / Z.Si ha (Z,+)

<n>= < n > +m | m ∈ Z = Zn.

Page 94: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 4 Sottogruppi normali e gruppo quoziente 89

(2) Rispetto al prodotto riga per colonna

G =

(a bc d

)| a, b, c, d ∈ Q, ad− bc 6= 0

è un gruppo.

N =

(a bc d

)| a, b, c, d ∈ Q, ad− bc = 1

è un sottogruppo normale

di G, N / G. Il gruppo quoziente GN

è il gruppo i cui elementi sono leclassi di matrici aventi lo stesso determinante. Infatti se g′ ∈ gN allorag′ = gn e poichè det(n) = 1, det(g′) = det(gn) = det(g) · det(n) seguedet(g′) = det(g).

Nota 4.1.10. Si osservi che

(1) Se H / G, H di indice nito i, allora∣∣GH

∣∣ = i.

(2) Se H / G con |G| = n nito, |H| = m, allora∣∣GH

∣∣ = nm.

(3) Il quoziente di due gruppi entrambi inniti può essere sia un gruppo nitosia un gruppo innito (vedi esempio 4.1.9).

2. Gruppi Semplici.

Denizione 4.2.1. Un gruppo si dice semplice se ha come sottogruppi nor-mali solo i sottogruppi banali.

Esistono gruppi semplici? Sì. Ad esempio, per il Teorema di Lagrange ognigruppo nito di ordine un numero primo è semplice.Si conoscono tutti i gruppi semplici niti (il lavoro è stato terminato intorno al1980). Esistono 18 famiglie innite di gruppi semplici niti e 26 gruppi non inclusiin nessuna di queste famiglie e per questo detti sporadici. Fra questi gruppisporadici ve ne è uno scoperto nel 1982 da R. Griess ed avente 8 · 1053 elementi.

Studiamo ora per quali valori di n il gruppo alterno An è semplice. Dimostriamodapprima il seguente teorema.

Teorema 4.2.2. Sia n ≥ 3; se un sottogruppo normale N di An contiene un3-ciclo allora N = An.

Page 95: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 4 Sottogruppi normali e gruppo quoziente 90

Dimostrazione. Sia n = 3; poichè i 3-cicli possibili sono solo a = (1 2 3) ea−1 = (1 3 2) e tenuto conto che A3 = id., a, a−1, si ha che se il sottogruppoN contiene il 3-ciclo a (rispettivamente a−1) allora contiene anche il 3-ciclo a−1

(rispettivamente a) e pertanto N = A3.Sia n > 3 e supponiamo

(1 2 3

)∈ N / An; consideriamo in An l'elemento(

3 k) (

1 2)con k 6= 1, 2, 3 (esiste certamente perchè è una permutazione pari

e n ≥ 4). Considerati(

1 2 3)∈ N ,

(3 k

) (1 2

)∈ An, poichè N / An

e[(

3 k) (

1 2)]−1

=(

1 2) (

3 k), si ha

(3 k

) (1 2

)·(

1 2 3)·(

1 2) (

3 k)∈ N , ossia

(2 1 k

)∈ N per ogni k 6= 1, 2, 3; inoltre anche

(2 1 3) ∈ N perchè è l'elemento inverso dell'elemento (1 2 3) ∈ N . Quindi(1 2 j

)∈ N per ogni j 6= 1, 2 e questi (n − 2) 3-cicli generano An (vedi

teorema 3.2.3) e pertanto N = An.

Teorema 4.2.3. Il gruppo alterno An è semplice per ogni n ≥ 5.

Dimostrazione. Sia n ≥ 5 e sia N / An con N 6=< 1 >; dimostriamo cheN = An. Sia α ∈ N , α 6= 1, α elemento fra quelli che ssano il massimo numero dielementi e consideriamo la permutazione α scritta come prodotto di cicli disgiunti.Suddividiamo la dimostrazione in tre parti, dimostriamo che:

(1) ogni ciclo della scomposizione di α è di lunghezza ≤ 3;(2) se nella scomposizione di α esiste un ciclo di lunghezza 3 allora esso è

l'unico ciclo di α;(3) nella scomposizione di α non possono esistere due cicli di lunghezza 2.

Dimostrazione di (1). Supponiamo per assurdo che esista α ∈ N nella cuiscomposizione guri un ciclo di lunghezza almeno 4, siaα =

(1 2 3 4 ...

) (i j ...

)... . Consideriamo la permutazione

β =(

1 2 3)α(

1 2 3)−1

=(

2 3 1 4 ...) (

i j ...)... ; poichè

N / An segue β ∈ N , e pertanto β−1α ∈ N e risulta β−1α = (2)(

3 1 ...)... .

Inoltre si ha che se α(x) = x, x 6= 1, 2, 3, allora anche β(x) = x e β−1α(x) = x.La permutazione β−1α è diversa dall'identità, è un elemento di N ed è tale cheβ−1α(2) = 2 e perciò β−1α ssa almeno un elemento in piú di α contro l'ipotesifatta su α.

Dimostrazione di (2). Supponiamo per assurdo che nella scomposizione di α cisia un ciclo di lunghezza 3, sia α =

(1 2 3

) (4 5 ...

)... . Consideriamo la

permutazione γ =(

4 1 2)α(

4 1 2)−1

=(

1 5 ...) (

2 4 3)... . Si

ha γ ∈ N perchè N/An e pertanto γα ∈ N con γα 6= id., γα = (2)(

1 4 ...)... .

Inoltre si ha che se α(x) = x allora anche γ(x) = x e γα(x) = x e pertanto, poichèγα(2) = 2, si ha che γα ssa piú elementi di α contro l'ipotesi.

Page 96: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 4 Sottogruppi normali e gruppo quoziente 91

Dimostrazione di (3). Supponiamo per assurdo che nella scomposizione di α incicli disgiunti ci siano due cicli di lunghezza 2, sia α =

(1 2

) (3 4

)... . Con-

sideriamo la permutazione δ =(

1 2 5)α(

1 2 5)−1

=(

2 5) (

3 4)...;

poichèN/An si ha δ ∈ N e perciò δα ∈ N con δα 6= id., δα = (3) (4)(

2 1 5)... .

Ora, solo l'elemento 5 potrebbe risultare ssato da α ma non da δ, ma ogni altroelemento ssato da α è anche ssato da δ. Dunque δα ssa tutti gli elementi ssatida α tranne al piú l'elemento 5, ma δα ssa sia il 3 che il 4 che non sono ssati daα e perciò δα ssa almeno un elemento più di α e ciò è assurdo.

Da (1), (2), (3) segue che α è un 3-ciclo oppure una trasposizione. Poichè αè di classe pari non può essere una trasposizione e perciò α è un 3-ciclo. Per ilteorema precedente segue allora N = An.

A completamento del teorema precedente, esaminiamo i casi An per n=1,2,3,4.

• A1, A2, A3 sono semplici perchè non hanno sottogruppi diversi da quellibanali.• A4 non è semplice. Infatti | A4 |= 12 e in A4 ci sono tre elemen-ti di periodo 2: α =

(1 2

) (3 4

), β =

(1 3

) (2 4

), γ =(

1 4) (

2 3). Gli altri elementi di periodo 2 di S4 sono semplici

trasposizioni e quindi non appartengono ad A4, dunque α, β, γ sono tuttie soli gli elementi di A4 di periodo 2. Sia H = id., α, β, γ, H è sotto-gruppo di A4 ed è normale in A4, infatti se σ ∈ A4, allora σασ

−1, σβσ−1,σγσ−1 hanno periodo 2 e sono di classe pari e quindi stanno in H.

E' ora possibile dimostrare il seguente teorema.

Teorema 4.2.4. Per ogni n ≥ 5, An è l'unico sottogruppo normale di Sn.

Dimostrazione. Sia N / Sn, N 6=< 1 >, e sia α ∈ N , α 6= 1, α elemento traquelli che ssano il massimo numero di elementi. Per quanto dimostrato in (1),(2), (3) del teorema precedente, α risulta un 3-ciclo oppure una trasposizione.

Se α è un 3-ciclo si ha α ∈ An perchè un 3-ciclo è una permutazione pari e quindiα ∈ N ∩ An. Ma N ∩ An è sottogruppo normale di An che è semplice e pertantodeve essere N ∩An = An da cui segue An ⊆ N. Se N non ha permutazioni di classedispari si ha N = An; se in N esiste una permutazione γ di classe dispari alloraN = Sn perchè γAn ⊂ N , | γAn |=| An |, γAn ∩ An = ∅ e quindi N = γAn ∪ An,| N |=| γAn | + | An |=| Sn | .

Se α è una trasposizione, α = (1 2), poichè N / Sn , N contiene tutti glielementi (2 k)(1 2)(2 k), k = 3, 4, ..., n, cioè N contiene tutte le trasposizioni(1 k) per k = 2, 3, ..., n e quindi N = Sn perchè Sn è generato da queste n − 1trasposizioni (vedi teorema 3.1.18).

Page 97: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 4 Sottogruppi normali e gruppo quoziente 92

3. Esercizi relativi al Capitolo 4

Esercizio 4.3.1.Determinare i sottogruppi propri di (S3, ), stabilire quali di essi sono normali ecostruire i relativi quozienti.Soluzione - Nell'esercizio 3.1.2 sono già stati determinati tutti i sottogruppi propridi S3: H1 = H = a1, a5, a6, H2 = a1, a2, H3 = a1, a3, H4 = a1, a4. Conriferimento alla tabella moltiplicativa dell'esercizio 3.1.2, risulta gH1 = H1g perogni g ∈ S3 e pertanto H1 è un sottogruppo normale di S3. D'altra parte ciò eraprevedibile perchè H1 è di indice 2 in S3 (Teorema 4.1.5), anzi H1 è il gruppoalterno che, come noto, è sottogruppo normale del gruppo simmetrico. Il gruppoquoziente è S3

H1= H1, a3H1.

I sottogruppi H2, H3, H4 non sono normali, infatti a4H2 6= H2a4, a4H3 6= H3a4,a3H4 6= H4a3.

Esercizio 4.3.2.

Sia G un gruppo ciclico e H un sottogruppo di G. Dimostrare cheG

Hè ciclico.

Soluzione - G è commutativo perchè ciclico e pertanto risulta grHr = (gH)r,infatti g · g · · · · · g︸ ︷︷ ︸

r − volte

·H ·H · · · · ·H︸ ︷︷ ︸r − volte

= gH · gH · · · · · gH︸ ︷︷ ︸r − volte

= (gH)r.

Posto G =< g > si ha GH

=< gH >, infatti per ogni g1H ∈ GH, posto g1 = gr si ha

g1H = grH = (gH)r.

Esercizio 4.3.3.Sia C∗ il gruppo moltiplicativo dei numeri complessi non nulli. Sia N = a+ bi ∈C∗|a2 + b2 = 1. Dimostrare che N è sottogruppo normale di C∗.Soluzione - Se z = (a+ ib) ∈ C∗, indichiamo con |z| = a2 + b2 (modulo di z). Nè gruppo:

• N 6= ∅ perchè 1 ∈ N .• Per ogni z1 = (a+ ib), z2 = (c+ id) ∈ N si ha |z1 ·z2| = |z1| · |z2| = 1 ·1 = 1e pertanto z1 · z2 ∈ N .• Se z = (a + ib) ∈ N si ha z−1 ∈ N perchè se così non fosse si avrebbe

1 = |z · z−1| = |z| · |z−1| 6= 1.

N è normale perchè C∗ è commutativo. C∗N

ha come elementi le classi costituiteda tutti e soli i numeri complessi aventi lo stesso modulo, infatti z1N = z2N se esolo se z1z

−12 ∈ N se e solo se |z1z

−12 | = 1, se e solo se |z1| = |z2|.

Esercizio 4.3.4.Sia (G, ·) un gruppo avente un solo sottogruppo di un dato ordine. Dimostrare cheH è normale in G.Soluzione - Sia |H| = r, H = h1, h2, . . . , hr. Se hi 6= hj allora ghig

−1 6= ghjg−1

Page 98: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 4 Sottogruppi normali e gruppo quoziente 93

per ogni g ∈ G e pertanto |gHg−1| = r. Per l'ipotesi di unicità dell'ordine delsottogruppo, risulta allora gHg−1 = H per ogni g ∈ G ossia H è normale in G.

Esercizio 4.3.5.Siano H e K sottogruppi normali del gruppo (G, ·) tali che H ∩K = 1. Dimo-strare che per ogni h ∈ H e per ogni k ∈ K risulta hk = kh.Soluzione - Per ogni h ∈ H e per ogni k ∈ K si ha:

(1) (hk)−1(kh) = (k−1h−1k)h = h1h ∈ H perchè (k−1h−1k) ∈ H essendoH CG;

(2) (hk)−1(kh) = k−1(h−1kh) = k−1k1 ∈ K perchè (h−1kh) ∈ K essendoK CG;

allora da (1) e (2) segue (hk)−1(kh) ∈ H ∩K e per l'ipotesi H ∩K = 1 risulta(hk)−1(kh) = 1 da cui hk = kh per ogni h ∈ H e per ogni k ∈ K.

Page 99: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

CAPITOLO 5

Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo

1. Denizioni e Proprietà

Se consideriamo il gruppo quadrinomio, il gruppo delle rotazioni del quadratoe il gruppo delle classi resto modulo 4, essi hanno tutti ordine 4, ma (al di là deisimboli usati per rappresentarli) possono essere considerati lo stesso gruppo o sonogruppi diversi ?

Abbiamo visto che per denire la struttura algebrica di gruppo occorrono uninsieme non vuoto e una operazione e perciò se si vogliono ” confrontare ” duegruppi non è suciente esaminare i due insiemi, ma il confronto deve coinvolgeregli insiemi e le operazioni.

Denizione 5.1.1. Siano (G, ·) e (G′; ∗) due gruppi e sia φ una applicazionedi G in G′. Si dice che φ è un omomorsmo di G in G′ se per ogni a, b ∈ G siha φ(a · b) = φ(a) ∗ φ(b). Si parla di omomorsmo iniettivo, suriettivo, biiettivose l'applicazione che lo denisce è, rispettivamente, iniettiva, suriettiva, biiettiva.Un omomorsmo biiettivo si dice isomorsmo e in questo caso i due gruppi G eG′ si dicono isomor. Un isomorsmo di G in G si dice automorsmo.

Per semplicità di scrittura, di norma le operazioni dei due gruppi coinvolti siindicheranno con lo stesso simbolo.

Esempio 5.1.2.

• L'applicazione φ : (Z,+) → (Z,+) denita da φ(x) = 2x è un omomor-smo iniettivo perché per ogni x, y ∈ Z si ha φ(x + y) = 2 · (x + y) =2 · x+ 2 · y = φ(x) + φ(y) ed inoltre φ(x) = φ(y) solo se x = y.• L'applicazione ϕ : (G, ·)→ (G′, ·) denita da ϕ(x) = 1G′ per ogni x ∈ G,e l'applicazione ψ : (G, ·) → (G, ·) denita da ψ(x) = x per ogni x ∈G, sono omomorsmi qualunque siano i gruppi considerati. Questi dueomomorsmi sono detti omomorsmi banali.• L'applicazione ϕ : (R,+)→ (R∗+, ·) denita da ϕ(x) = 2x è un isomorsmoperchè è biettiva ed è tale che ϕ(x+ y) = 2x+y = 2x · 2y = ϕ(x) · ϕ(y) perogni x, y ∈ R.

94

Page 100: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 95

• L'applicazione ϕ : (Q∗, ·) → (Q∗, ·) denita da ϕ(x) =1

2x non è un

omomorsmo perchè ϕ(x·y) = 12·x·y mentre ϕ(x)·ϕ(y) = 1

2·x· 1

2·y = 1

4·x·y.

Quindi ϕ(x · y) 6= ϕ(x) · ϕ(y).

• N / G,G

Ngruppo quoziente. L'applicazione ϕ : G → G

Ndenita da

φ(g) = gN è un omomorsmo suriettivo: φ (g)φ (h) = (gN) (hN) =(ghN) = φ (gh). Questo omomorsmo è detto omomorsmo naturale

di G suG

N.

Teorema 5.1.3. Siano (G, ·) e (G′, ·) gruppi aventi come elemento neutro 1e 1′ rispettivamente. Sia φ un omomorsmo di G in G′, si ha:

(1) φ(1) = 1′

(2) φ(x−1) = φ(x)−1

(3) Se H < G e K < G′ allora φ (H) < G′e φ−1 (K) < G.

Dimostrazione.

(1) Sia a ∈ G : φ(a) = φ(a · 1) = φ(a) · φ(1), ma anche φ(a) = φ(a) · 1′ alloraφ(a) · φ(1) = φ(a) · 1′, da cui φ(1) = 1′.

(2) Sia x ∈ G : φ (x · x−1) = φ (x) · φ (x−1), ma anche φ (x · x−1) = φ (1) = 1′,allora φ (x)φ (x−1) = 1′ e dunque φ(x−1) = φ(x)−1.

(3) Sia H un sottogruppo di G e sia φ (H) = φ (h) | h ∈ H; poichè perogni φ (h1) , φ (h2) ∈ φ (H), si ha φ (h1)φ (h2)−1 = φ

(h1h

−12

)∈ φ (H), si

ha φ (H) sottogruppo di G′. Sia K sottogruppo di G′ e sia φ−1 (K) =x ∈ G | φ (x) ∈ K; si ha φ−1 (K) 6= ∅ perchè almeno 1 = φ−1 (1′) ∈φ−1 (K) , inoltre se x, y ∈ φ−1 (K) allora φ (x) , φ (y−1) ∈ K e perciòφ (x)φ (y−1) ∈ K,φ (xy−1) ∈ K, xy−1 ∈ φ−1 (K). Dunque φ−1 (K) èun sottogruppo di G.

Nota 5.1.4.

(1) Dalla (1) del teorema precedente segue, per esempio, che non può esserciun omomorsmo di (Q∗, ·) in (Q∗, ·) che mandi 1 in 2.

(2) Come struttura algebrica, due gruppi isomor possono essere consideratilo stesso gruppo. Se consideriamo i gruppi ciclici, si ha che per ogniordine r (anche non nito) esiste un solo gruppo ciclico di ordine r (vediCorollario 5.1.10).

Denizione 5.1.5. Sia φ un omomorsmo fra i gruppiG eG′ e sia 1′ l'elementoneutro di G′. Si chiama nucleo di φ l'insieme kerφ = x ∈ G | φ (x) = 1′ .

Page 101: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 96

Teorema 5.1.6. Siano G, G′ gruppi e sia φ un omomorsmo di G in G′.

(1) kerφ è un sottogruppo normale di G.(2) φ è iniettivo se e solo se kerφ = 1 con 1 elemento neutro di G.(3) H / G se e solo se H = kerψ, con ψ omomorsmo.

Dimostrazione.

(1) E' immediato che kerφ è sottogruppo di G; inoltre se x ∈ G e y ∈ kerφsi ha φ (xyx−1) = φ (x)φ (y)φ (x)−1 = 1′ e pertanto kerφ / G.

(2) Sia φ iniettivo, allora se x ∈ G e φ (x) = 1′ per l'iniettività e per (1)del teorema 5.1.5, deve essere x = 1 e quindi kerφ = 1. Viceversasia kerφ = 1 e siano x, y ∈ G; se φ (x) = φ (y) allora φ (x)φ (y)−1 =1′, φ (xy−1) = 1′, allora xy−1 ∈ kerφ e quindi per l'ipotesi fatta xy−1 = 1ossia x = y e pertanto φ è iniettivo.

(3) Se H / G allora H = kerψ con ψ omomorsmo naturale di G inG

H.

Se H = kerψ per qualche omomorsmo ψ, allora per (1) risulta H / G.

Nota 5.1.7. Dato N / G, poichè N è l'elemento neutro diG

N, l'omomorsmo

naturale φ : G→ G

Ndenito da φ (x) = xN ha come nucleo N perchè

x ∈ kerφ⇐⇒ φ (x) = N ⇐⇒ xN = N ⇐⇒ x ∈ N.

Si può allora aermare che ogni gruppo quozienteG

Nè immagine omomorfa del

gruppo G. Con il teorema seguente proveremo anche che ogni immagine omomorfadi un gruppo G è un quoziente di G (a meno di isomorsmi).

Teorema 5.1.8 (Primo teorema di omomorsmo per gruppi). Sia φ : G →G′ un omomorsmo suriettivo del gruppo (G, ·) nel gruppo (G′, ·). Allora G′ è

isomorfo aG

kerφ.

Dimostrazione. Sia φ : G→ G′ un omomorsmo suriettivo, sia K = kerφ e

sia ψ :G

K→ G′ denita da ψ (gK) = φ (g). Quella posta è una buona denizione

(e quindi ψ è una applicazione) perchè se gK = hK allora g = hk con k ∈ Ke quindi φ (g) = φ(hk) = φ(h)φ(k) = φ(h) · 1 = φ (h) . La ψ è iniettiva, infattise ψ (gK) = ψ (hK) allora φ (g) = φ (h) da cui φ (g−1h) = 1′, allora g−1h ∈ Kda cui h ∈ gK e quindi gK = hK. La ψ è suriettiva, infatti se y ∈ G′ alloray = φ (g) con g ∈ G e quindi y = ψ (gK). La ψ è un omomorsmo, infatti

Page 102: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 97

ψ (gKhK) = ψ (ghK) = φ (gh) = φ (g)φ (h) = ψ (gK)ψ (hK) . Dunque ψ è un

isomorsmo diG

kerφin G

′. Il teorema può essere rappresentato con il seguente

schema

Gφ //

λ

G′

G

kerφ

ψ

>>

dove φ omomorsmo suriettivo, ψ isomorsmo, λ omomorsmo naturale.

Esempio 5.1.9.

G =

(a bc d

)| a, b, c, d ∈ Q, ad− bc 6= 0

è un gruppo rispetto al prodotto

righe per colonne. Considerato il gruppo (Q∗, ·), l'applicazioneφ : G −→ Q∗, φ (M) = detM

è un omomorsmo con kerφ =

(a bc d

)| ad− bc = 1

e pertanto Q∗ ≈ G

kerφ(isomorsmo).

L'identicazione di Im φ (immagine di φ) con il quoziente GKerφ

assicura chetutti gli omomorsmi suriettivi di un gruppo G si possono identicare con gliomomorsmi naturali sul quoziente. Questo teorema ha varie applicazioni, adesempio fornisce la classicazione dei gruppi ciclici.

Corollario 5.1.10. Sia (G, ·) un gruppo ciclico. Se G è innito allora G èisomorfo a (Z,+), se G è nito di ordine n allora G è isomorfo a (Zn,+).

Dimostrazione. Sia G =< g >. L'applicazione

ϕ : (Z,+)→ G =< g >

k → gk

è un omomorsmo suriettivo. Se G =< g > è innito, allora da h 6= k si hagh 6= gk e pertanto la ϕ è iniettiva e ne segue Kerϕ = 0; per il primo teoremadi omomorsmo per gruppi risulta G ∼= Z. Se G =< g > è ciclico di ordine n,allora Kerϕ = nZ e per il primo teorema di omomorsmo per gruppi risultaG ∼= Z

nZ = Zn.

Page 103: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 98

Teorema 5.1.11. Sia G un gruppo, N / G, K / G, K ⊂ N . Si ha

G

Nisomorfo a

G/K

N/K.

Dimostrazione. Per il primo teorema di omomorsmo per gruppi basta di-

mostrare che esiste un omomorsmo suriettivo daG

Ksu

G

Navente per nucleo

N

K.

Sia φ :G

K−→ G

Nl'applicazione denita da φ (gK) = gN per ogni gK ∈ G

K. Quel-

la posta è una buona denizione, infatti se gK = hK allora h−1gK = K ⊂ N ,allora h−1g ∈ N e quindi gN = hN da cui φ (gK) = φ (hK). Per come de-nita, l'applicazione φ è suriettiva ed è un omomorsmo: infatti φ (gKhK) =

φ (ghK) = ghN = gNhN = φ (gK)φ (hK) . Il nucleo di φ èN

Kperchè gK ∈ kerφ

se e solo se φ (gK) = N se e solo se gN = N se e solo se g ∈ N e pertanto

kerφ = gK | g ∈ N =N

K.

Esempio 5.1.12.Siano G = (Z,+), N = 3Z =< 3 >, K = 6Z =< 6 >. Poichè (Z,+) è abeliano siha N CG,K CG,K CN. Determiniamo i vari gruppi quozienti che intervengono.

RisultaG

N=Z3Z

= Z3,G

K=Z6Z

= Z6.

Determiniamo ora il gruppoN

K=

3Z6Z

=< 3 >

< 6 >= a+ < 6 > | a ∈< 3 > ;

considerata la classe [a] ∈ < 3 >

< 6 >, poichè a = 3t si possono avere due casi a

seconda che t sia pari o dispari ossia può essere a = 3 · 2h = 6h con h ∈ Zoppure a = 3 · (2h + 1) = 6h + 3 con h ∈ Z. Gli elementi di

N

K=

3Z6Z

sono

pertanto esattamente due: un elemento è la classe contenente gli elementi del tipoa+ < 6 >= 6h + 6r ossia tutti e soli i multipli di 6, mentre l'altro elemento è laclasse contenente gli elementi del tipo a+ < 6 >= 6h + 3 + 6r ossia tutti e soli i

multipli di 3; risulta dunque3Z6Z≈ Z2. Per il teorema precedente rimane provato

cheZ3Z≈

Z6Z3Z6Z

.

Page 104: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 99

2. Teorema di Cayley

Questo Teorema mostra l'importanza dei gruppi di permutazioni perchè dalteorema segue che ogni gruppo si può pensare come gruppo di permutazioni. E'dovuto ad A. Cayley (1821-1895).

Teorema 5.2.1 (Teorema di Cayley). Ogni gruppo (G, ·) è isomorfo ad ungruppo di permutazioni sui suoi elementi.

Dimostrazione. Occorre provare che esiste un isomorsmo fra G e un sot-togruppo del gruppo SymG delle permutazioni sugli elementi di G, pertanto èsuciente provare l'esistenza di un omomorsmo iniettivo di G in SymG.L'omomorsmo iniettivo è l'applicazione f : G → SymG, denita da f(g) = φgcon φg : G→ G denita da φg(x) = g · x per ogni x ∈ G. Infatti

(1) f è un omomorsmo perchè f(g1g2) = φg1g2 con φg1g2(x) = g1g2x; d'altraparte f(g1)f(g2) = φg1φg2 con φg1φg2(x) = φg1(g2x) = g1g2x e pertantof(g1g2) = f(g1)f(g2).

(2) f è un'applicazione iniettiva perchè se f(g1) = f(g2) allora φg1 = φg2 dacui g1x = g2x per ogni x ∈ G e dunque g1 = g2.

Poichè f è un omomorsmo iniettivo, rimane provato che f(G) è un sottogruppodi SymG isomorfo a G.

3. Centro e centralizzante di un gruppo

Denizione 5.3.1. Sia (G, ·) un gruppo, si chiama centro di G l'insieme

Z (G) = x ∈ G | xg = gx per ogni g ∈ G .

Il centro di un gruppo è dunque l'insieme degli elementi di G che sono permu-tabili con ogni elemento di G. Ovviamente si ha:

Z (G) = G⇐⇒ G è abeliano

Teorema 5.3.2. Sia (G, ·) un gruppo e Z (G) il suo centro. Si ha Z (G) /G.

Dimostrazione. Qualunque sia il gruppo G, poichè 1 ∈ Z (G) si ha Z(G) 6=∅. Siano x, y ∈ Z (G), per ogni g ∈ G si ha (xy) g = x (yg) = x (gy) = (xg) y =(gx) y = g (xy) e quindi xy ∈ Z (G). Sia ora x ∈ Z (G), per ogni g ∈ G siha xg = gx e quindi anche x−1 (xg)x−1 = x−1 (gx)x−1, da cui gx−1 = x−1g epertanto x−1 ∈ Z (G). Dunque Z (G) è un sottogruppo di G. Il sottogruppo Z (G)è normale, infatti se x ∈ Z (G) e g ∈ G si ha gxg−1 = xgg−1 = x ∈ Z (G).

Page 105: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 100

Denizione 5.3.3. Sia (G, ·) un gruppo; ssato a ∈ G si chiama centraliz-zante di a in G l'insieme C (a) = g ∈ G | ga = ag.

Teorema 5.3.4. Sia (G, ·) un gruppo e sia a ∈ G. Il centralizzante C(a) dia in G è un sottogruppo di G.

Dimostrazione. C (a) 6= ∅ perchè qualunque sia a ∈ G si ha 1 ∈ C (a).Se g, h ∈ C (a) si ha (gh) a = g (ha) = g (ah) = (ga)h = (ag)h = a (gh) edunque gh ∈ C (a). Inoltre se g ∈ C (a) da ga = ag si ha g−1a = g−1 (agg−1) =g−1 (ag) g−1 = g−1 (ga) g−1 = (gg−1) ag−1 = ag−1 e pertanto g−1 ∈ C (a). Rimanecosì provato che C (a) è un sottogruppo di G.

Nota 5.3.5. Sia G un gruppo, a ∈ G e C(a) il centralizzante di a in G. Sonodi immediata verica le seguenti proprietà

(1) Z (G) ≤ C (a).(2) Il centro di un gruppo è l'intersezione dei centralizzanti degli elementi di

G ossia Z(G) =⋂a∈G

C(a).

(3) a ∈ Z(G) se e solo se C(a) = G.

Denizione 5.3.6. Sia (G, ·) un gruppo e siano a, b ∈ G. Si dice che a e bsono coniugati se esiste x ∈ G tale che b = xax−1.

Dalla denizione ora posta segue che la relazione di coniugio (aRb ⇔ esistex ∈ G tale che b = xax−1)

• è una relazione di equivalenza in G;• determina una partizione di G;• le classi di equivalenza costituite da un solo elemento sono quelle che con-tengono un elemento del centro di G. (|[a]| = 1⇔ xax−1 = a per ogni x ∈G⇔ xa = ax per ogni x ∈ G⇔ a ∈ Z(G));• un elemento e i suoi coniugati hanno lo stesso periodo.

Teorema 5.3.7. Se (G, ·) è un gruppo nito ed a ∈ G allora il numero deglielementi di G coniugati ad a è uguale all'indice del centralizzante di a in G.

Dimostrazione. Sia C (a) il centralizzante di a. Per ogni x ∈ G l'elementoxax−1 è coniugato ad a, ma gli elementi xax−1 al variare di x ∈ G non sonotutti distinti, ossia il numero di coniugati di a non è |G| perchè due coniugati dia possono coincidere. Si ha xax−1 = yay−1 ⇐⇒ y−1xa = ay−1x ⇐⇒ y−1x ∈C (a) ⇐⇒ x ∈ yC (a), ma anche y ∈ yC (a) e dunque risulta xax−1 = yay−1 se

Page 106: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 101

e solo se x e y stanno nello stesso laterale sinistro di C (a). Dunque ilnumero dei coniugati distinti di a è uguale al numero dei laterali (sinistri) di C (a)

ossia è l'indice di C (a) in G, cioè| G || C (a) |

.

Il teorema sopra dimostrato è utile per contare gli elementi di G tramite leclassi di equivalenza (essendo queste una partizione di G).

Corollario 5.3.8. Se a ∈ Z (G) allora| G || C (a) |

= 1.

Dimostrazione. Segue dal teorema precedente e dalla (3) della nota 5.3.5.

Corollario 5.3.9. Sia G un gruppo nito e sia C(a) il centralizzante dell'ele-mento a ∈ G. Si ha:

|G| =∑ |G||C(a)|

dove la somma è estesa agli a ∈ G, uno per ogni classe di coniugio.

Dimostrazione. Per il teorema 5.3.7, considerato a ∈ G, il numero ca deiconiugati di a uguaglia l'indice del centralizzante C(a) in G ossia ca = |G|

|C(a)| . Le

classi coniugate sono una partizione di G e pertanto, scelto un elemento a in ogniclasse coniugata, risulta

|G| =∑

ca =∑ |G||C(a)|

Corollario 5.3.10. Sia G un gruppo nito e sia Z(G) il suo centro. Si ha:

|G| = |Z(G)|+∑ |G||C(a)|

dove la somma è estesa agli a 6∈ Z(G), uno per ogni classe di coniugio.

Dimostrazione. Dalla denizione di centro di un gruppo segue che un ele-mento a appartiene a Z(G) se e solo se la sua classe coniugata è costituita dalsolo a. La relazione del corollario precedente si può dunque esprimere nel modoseguente:

|G| = |Z(G)|+∑ |G||C(a)|

dove la somma è estesa agli a 6∈ Z(G), uno per ogni classe di coniugio.

Page 107: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 102

Esempio 5.3.11. Sia G = S3. Le classi di coniugio sono

C1 = idC2 = (1 2), (1 3), (2 3)C3 = (1 2 3), (1 3 2)

Indicato con C(a) il centralizzante dell'elemento a, prendiamo un a in ogni classedi coniugio; si ha

C(id) = S3

C((1 2)) = id, (1 2)C((1 2 3)) = id, (1 2 3), (1 3 2)

Verichiamo l'equazione delle classi dimostrata nel Corollario 5.3.9 :

|S3| =6

|C(id)|+

6

|C((1 2))|+

6

|C((1 2 3))|=

6

6+

6

2+

6

3= 1 + 3 + 2 = 6.

Teorema 5.3.12. Il centro di un gruppo nito (G, ·) di ordine pn con pprimo, n ∈ N∗, non si riduce al sottogruppo identico.

Dimostrazione. Consideriamo la relazione di coniugio e contiamo gli ele-menti di G contando gli elementi di ogni classe di equivalenza e poi sommando.Osserviamo che una classe è costituita da un solo elemento a se e solo se a ∈ Z (G),quindi se | Z (G) |= r ci sono r classi con un solo elemento. Se G = Z (G), cioèse G è abeliano, banalmente è Z (G) 6=< 1 >. Se G 6= Z (G), sia a ∈ G − Z (G);per quanto dimostrato nel teorema precedente, il numero dei coniugati di a è da-

to dall'indice di C (a) in G ossia| G || C (a) |

. Da a /∈ Z (G) segue C (a) 6= G e

perciò è| G || C (a) |

= pi con 0 < i < pn. Allora gli elementi di G − Z (G) si ri-

partiscono in classi disgiunte ciascuna avente un numero di elementi dato da unapotenza di p ad esponente positivo, ossia | G |=| Z (G) | +pi + pj + ... + ps ossiapn = r + pi + pj + ... + ps e poichè tutti gli addendi diversi da r sono divisibi-li per p, per ottenere pn deve essere divisibile per p anche r, ossia r 6= 1, cioèZ (G) 6=< 1 > .

Dal teorema ora dimostrato seguono importanti risultati quali quelli dei dueseguenti teoremi.

Teorema 5.3.13. Se (G, ·) è un gruppo di ordine pn, con p primo, n ∈ N∗,esiste in G un sottogruppo normale di ordine p.

Dimostrazione. Sia | G |= pn, n > 0; per il teorema precedente si ha| Z (G) |= ph con h > 0. Per il teorema di Sylow esiste allora in Z (G) unsottogruppo N di ordine p e poichè gli elementi di N (essendo anche elementi diZ(G)) permutano con ogni elemento di G si ha N / G.

Page 108: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 103

Teorema 5.3.14. Ogni gruppo di ordine p2, p primo, è abeliano.

Dimostrazione. Sia G un gruppo di ordine p2. Per il teorema 5.3.12. si haZ(G) 6=< 1 > . Supponiamo Z (G) 6= G, allora | Z (G) |= p per il teorema diLagrange. Sia a ∈ G−Z (G), il centralizzante C (a) di a deve avere per ordine undivisore di p2 e poiché a ∈ C (a) , a /∈ Z (G) e Z (G) ⊆ C (a) si ha | C (a) |= p2

ossia C (a) = G e quindi a ∈ Z (G), contro l'ipotesi. Dunque non può essereZ (G) 6= G, ma deve essere Z (G) = G e quindi G è abeliano.

4. Automorsmi interni e sottogruppi caratteristici di un gruppo

Denizione 5.4.1. Sia (G, ·) un gruppo. Per ogni a ∈ G, l'automorsmoφa : G → G denito da φa(x) = a · x · a−1 è detto automorsmo interno delgruppo.

Teorema 5.4.2. Sia (G, ·) un gruppo.

(1) L'insieme A(G) degli automorsmi di G è un gruppo rispetto al prodottooperatorio.

(2) L'insieme I(G) degli automorsmi interni di G è un sottogruppo normaledel gruppo A(G).

Dimostrazione.

(1) A(G) è un gruppo perchè• Per ogni α, β ∈ A(G) risulta α β ∈ A(G); infatti (α β)(xy) =α[β(xy)] = α[β(x)β(y)] = αβ(x)αβ(y).• Per ogni α ∈ A(G) risulta α−1 ∈ A(G); infatti considerati x, y ∈ G,sia x = α(x) e sia y = α(y); risulta α−1(xy) = α−1(α(x)α((y))) =α−1[α(xy)] = xy = α−1(x)α−1(y).

(2) I(G) non è vuoto perchè contiene l'automorsmo identità; inoltre presiφa, φb ∈ I(G) si ha:(φa φb)(x) = φa(φb(x)) = a · (b ·x · b−1) ·a−1 = (a · b) ·x · (a · b)−1 = φa·b(x)dunque φa φb = φa·b ∈ I(G). Inoltre φa−1 φa(x) = x per ogni x ∈ G equindi φ−1

a = φa−1 ∈ I(G). Dunque I(G) è sottogruppo di A(G).Inne se α ∈ A(G) e φa ∈ I(G) si ha (αφa α−1)(x) = αφa(α−1(x)) =α(aα−1(x)a−1) = α ·(a·α−1(x)·a−1) = α(a)·x·α(a−1) = α(a)·x·α(a)−1 =φα(a)(x) e quindi αφaα

−1 = φα(a) ∈ I(G) e pertanto I(G) /A(G).

Page 109: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 104

Teorema 5.4.3. Sia (G, ·) un gruppo. Si ha

G

Z(G)isomorfo a I(G)

Dimostrazione. Sia f : G → I(G) l'applicazione denita da f(a) = φa conφa(x) = a · x · a−1. La f è un omomorsmo suriettivo di nucleo Z(G) e pertanto

per il primo teorema di omomorsmo per gruppi si haG

Z(G)≈ I(G).

Nota 5.4.4. Dalla denizione di automorsmo interno segue che un sotto-gruppo H del gruppo (G, ·) è normale in G se e solo se H è mutato in sè da ogniautomorsmo interno di G.

Denizione 5.4.5. Un sottogruppo H di un gruppo (G, ·) è detto caratte-ristico (o pienamente invariante) se è mutato in sè da ogni automorsmo diG.

Ovviamente se H è caratteristico in (G, ·) è anche normale perchè essendomutato in sè da ogni automorsmo, è mutato in sè anche dagli automorsmi internie pertanto risulta a ·H · a−1 = H, a ·H = H · a per ogni a ∈ G.

Esistono però sottogruppi normali che non sono caratteristici.

Esempio 5.4.6.(Z,+) / (Q,+) ma Z non è caratteristico in Q. Infatti φ : (Q,+) → (Q,+)

denito da φ(x) =1

2· x è un automorsmo di (Q,+) ma φ(Z) 6= Z perchè, per

esempio, φ(3) = 326∈ Z.

Teorema 5.4.7. Sia (G, ·) un gruppo.

(1) Se H è un sottogruppo di G e φ(H) ⊆ H per ogni φ ∈ Aut(G), allora Hè un sottogruppo caratteristico di G.

(2) Il centro Z(G) è un sottogruppo caratteristico di G.

Dimostrazione.

(1) Poichè φ(H) ⊆ H per ogni φ ∈ Aut(G), da φ−1 ∈ Aut(G), si haφ−1(H) ⊆ H da cui φ(φ−1(H)) ⊆ φ(H), H ⊆ φ(H). Da φ(H) ⊆ He H ⊆ φ(H) si conclude H = φ(H) per ogni φ ∈ Aut(G) e pertanto Hè un sottogruppo caratteristico di G.

Page 110: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 105

(2) Per quanto dimostrato al punto (1) basta provare che per ogni φ ∈ Aut(G)si ha φ(Z(G)) ⊆ Z(G) ossia φ(c) ∈ Z(G) per ogni c ∈ Z(G). Siac ∈ Z(G) e sia g ∈ G; ricordando che φ è un automorsmo di G, esisteh ∈ G tale che g = φ(h) ; si ha φ(c) · g = φ(c) ·φ(h) = φ(c ·h) = φ(h · c) =φ(h) · φ(c) = g · φ(c) e quindi φ(c) ∈ Z(G) e perciò φ(Z(G)) ⊆ Z(G) equindi per (1) si ha che Z(G) è un sottogruppo caratteristico di G.

5. Azione di un gruppo su un insieme. Orbite. Stabilizzatori.

Denizione 5.5.1. Un'azione del gruppo (G, ·) sull'insieme Ω è un'applica-zione

∗ : G× Ω → Ω(g, x) → g ∗ x

tale che

(1) 1 ∗ x = x per ogni x ∈ Ω (1 elemento neutro di G);(2) (g1 · g2) ∗ x = g1 ∗ (g2 ∗ x) per ogni x ∈ Ω e ogni g1, g2 ∈ G.

Quest'ultima proprietà non va confusa con la proprietà associativa che è denitasolo per elementi di uno stesso insieme, mentre g1, g2, x appartengono ad insiemidiversi (g1, g2 ∈ G, x ∈ Ω.)

L'azione denita in 5.5.1 viene detta più propriamente azione a sinistra. Inmodo analogo si può denire un'azione destra Ω×G→ Ω di G su Ω.

Dalla denizione di azione segue che ogni g ∈ G determina una applicazionebiunivoca ψg di Ω in sè data da ψg(x) = g ∗ x e quindi ψg appartiene al grupposimmetrico SΩ. Le condizioni (1) e (2) assicurano che l'inversa di ψg è ψg−1 e chel'applicazione ψ (da G al gruppo simmetrico SΩ) data da

ψ : G → SΩ

g → ψg

è un omomorsmo di gruppi. Si dice anche che il gruppo G agisce sull'insieme Ω(come gruppo di trasformazioni). Gli elementi di G si possono pertanto pensarecome permutazioni o trasformazioni dell'insieme Ω. Il Teorema di Cayley si puòdunque interpretare come azione del gruppo (G, ·) sull'insieme G.

Per ogni g ∈ G e ogni x ∈ Ω, indicheremo g∗x con xg o, se non crea ambiguità,più semplicemente con g(x).

Page 111: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 106

Denizione 5.5.2. Sia G un gruppo che agisce sull'insieme Ω tramite l'azione′′∗′′. Si denisce orbita dell'elemento x ∈ Ω l'insieme

O(x) = y ∈ Ω | y = g ∗ x per qualche g ∈ G.

In altre parole, l'orbita di x è l'insieme delle immagini di x tramite l'azione ′′∗′′.

Se G è un gruppo che agisce sull'insieme Ω, la relazione

x R y ⇔ esiste g ∈ G | y = g ∗ xdenita in Ω è una relazione di equivalenza le cui classi sono le orbite e perciò leorbite formano una partizione di Ω.

Esempio 5.5.3.(1) Ogni gruppo G agisce su se stesso per coniugazione. Infatti basta conside-

rare Ω = G e g ∗ x = gxg−1. L'orbita di x ∈ Ω (= G) è costituita da tuttigli y ∈ G tali che y = gxg−1 per qualche g ∈ G. Le orbite sono quindi leclassi di coniugio.

(2) Il gruppo simmetrico Sn agisce in modo naturale sull'insieme Ω = 1, 2, . . . , nσ ∗ x = σ(x) = il trasformato di x mediante la σ ∈ Sn.

Poichè in Sn ci sono tutte le permutazioni di Ω, si ha una sola orbita eper questo si dice che Sn opera transitivamente su Ω. Infatti, dato unelemento x ∈ Ω, un qualunque y ∈ Ω è in relazione con x perchè esistecertamente almeno una permutazione che manda x in y.

(3) Sia σ = (4 5)(1 3 6)(2 7 8) ∈ S8 e sia G =< σ > . Rispetto l'azionenaturale di G su Ω = 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, rimangono determinate tre or-bite: 4, 5, 1, 3, 6, 2, 7, 8. In generale, se σ è una permutazione di Sn,considerato G =< σ > e Ω = 1, 2, . . . , n, l'insieme Ω sotto l'azionenaturale di Sn viene ripartito in orbite che corrispondono ai ciclidisgiunti in cui si scompone la permutazione σ.

(4) Sia H un sottogruppo di un gruppo (G, ·). Deniamo la seguente azionedel gruppo H su G:

∗ : H ×G→ G, h ∗ g = h · g per ogni h ∈ H, per ogni g ∈ Gossia, come azione consideriamo l'ordinaria moltiplicazione in G. Si trat-ta eettivamente di un'azione perchè (h1h2)g = h1(h2g) per ogni g ∈G, per ogni h1, h2 ∈ H. Le orbite sono i laterali destri modulo H.

(5) Sia H un sottogruppo di un gruppo (G, ·). Deniamo la seguente azionedel gruppo H su G:

∗ : H ×G→ G, h ∗ g = g · h per ogni h ∈ H, per ogni g ∈ G.A dierenza di quanto dimostrato in (4), questa non è un'azione perchè(h1h2) ∗ g = gh1h2 6= h1 ∗ (h2 ∗ g) = gh2h1.

Page 112: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 107

Risulta invece un'azione la seguente applicazione:

h ∗ g = gh−1 (moltiplicazione in G) per ogni h ∈ H, per ogni g ∈ G.

Le orbite sono i laterali sinistri modulo H.(6) Il gruppo (Z,+) agisce sulla retta reale Ω = R per traslazione:

z ∗ r = z + r per ogni z ∈ Z, per ogni r ∈ R.

L'orbita di un elemento r ∈ R è costituita da tutti i traslati di r medianteinteri, ossia O(r) = r + z | z ∈ Z.

Un problema importante è quello di calcolare la cardinalità di ogni orbita, e, seil gruppo è nito e agisce su un insieme nito, determinare il numero delle orbite.Per fare questo occorrono alcune denizioni e risultati validi in generale.

Denizione 5.5.4. Sia G un gruppo che agisce su Ω. Si denisce stabiliz-zatore Gx di un elemento x ∈ Ω l'insieme degli elementi g ∈ G che ssano x,ossia

Gx = g ∈ G | g(x) = x.

Teorema 5.5.5. Sia G un gruppo che agisce su Ω. Per ogni x ∈ Ω si ha

(1) lo stabilizzatore Gx è un sottogruppo di G;(2) Gg(x) = gGxg

−1, ossia gli stabilizzatori di elementi che si trovano nellastessa orbita sono coniugati.

Dimostrazione. Dimostriamo (1) - Dalla denizione di stabilizzatore seguebanalmente che Gx è un gruppo e pertanto sottogruppo di G. Dimostriamo (2) -Consideriamo due elementi x e y che stanno nella stessa orbita. Sia g ∈ G tale chey = g(x); risulta

g ∈ Gg(x) ⇔ g ∈ Gy ⇔ g(y) = y ⇔ g(g(x)) = g(x) ⇔

⇔ g−1gg(x) = x ⇔ g−1gg ∈ Gx ⇔ g ∈ gGxg−1

e pertanto rimane provato che Gg(x) = gGxg−1.

Si osservi che se lo stabilizzatore di un elemento x ∈ Ω è molto gran-de, signica che l'elemento x è ssato da molti elementi di G, quindi ha pochepossibilità di essere mosso ossia la sua orbita è piccola.

Teorema 5.5.6. Sia G un gruppo che agisce su Ω. La cardinalità dell'orbitaO(x) uguaglia l'indice di Gx in G: |O(x)| = |G|

|Gx| .

Page 113: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 108

Dimostrazione. Sia L = laterali destri di Gx = Gxg | g ∈ G. Poichèl'indice di Gx uguaglia |L|, consideriamo l'applicazione

O(x) → Lg(x) → Gxg

−1

E' un'applicazione ben posta e iniettiva, infatti

g1(x) = g2(x) ⇔ g−12 g1(x) = x ⇔ g−1

2 g1 ∈ Gx ⇔ Gxg−11 = Gxg

−12 .

Inoltre è suriettiva, infatti dato comunque un laterale destro Gxg, esso è immaginedell'elemento g−1(x) ∈ O(x). Risulta pertanto |O(x)| = |L|.

Corollario 5.5.7. Se G è un gruppo nito che opera su un insieme Ω, per ognix ∈ Ω risulta

|G| = |O(x)| · |Gx|.

Esempio 5.5.8. Consideriamo l'azione naturale di S4 su Ω = 1, 2, 3, 4.Consideriamo x = 1 ∈ Ω, si ha

O(1) = 1, 2, 3, 4, G1 ' S3

e pertanto |O(1)| = 4, |G1| = 6, da cui 4 · 6 = 24 = |S4|.

Esercizio 5.5.9. Sia Ω l'insieme di tutte le parole (ossia stringhe) con 7 lettere.Si determini quante sono le parole distinte che hanno due A, tre B e due C.Soluzione - Il gruppo S7 agisce su Ω permutando le lettere. Ad esempio

(1 3 5)(2 7) ∗ (ABCAGFE) = GEAACFB.

Le parole cercate sono quelle che stanno nell'orbita O(x) con

x = AABBBCC

perchè sono le parole ottenute con le permutazioni che ”muovono”x. Lo stabiliz-zatore Gx è costituito da tutte le permutazioni σ ∈ S7 tali che

σ(AABBBCC) = AABBBCC.

Esso coincide pertanto con l'insieme di tutte le permutazioni che scambiano traloro solo le prime due posizioni, solo la terza, quarta e quinta posizione e solamentele ultime due. In tutto lo stabilizzatore ha 2!3!2! = 24 elementi e quindi

|O(x)| = |S7||Gx|

=7!

24= 210.

Concludiamo il paragrafo con il Teorema di Burnside (1852−1927) noto anchecome Teorema di Cauchy-Frobenius.

Page 114: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 109

Teorema 5.5.10 (Teorema di Burnside). Sia G un gruppo nito e sia Ω uninsieme nito su cui agisce G. Sia Fg = x ∈ Ω | g(x) = x, allora il numero t diorbite in Ω rispetto all'azione di G è dato da:

t =1

|G|∑g∈G

|Fg|.

Dimostrazione. Sia Γ l'insieme di tutte le coppie (g, x) tali che g(x) = x.Contiamo il numero di elementi di Γ in due modi diversi.

• Fissato g ∈ G, esistono |Fg| coppie che hanno g come primo elemento.• Fissato x ∈ Ω, ci sono |Gx| coppie che hanno x come secondo elemento.

Dunque si ha:

|Γ| =∑g∈G

|Fg| =∑x∈Ω

|Gx|.

Per il corollario 5.5.7 si ha |Gx| = |G| · 1|O(x)| e pertanto∑

x∈Ω

|Gx| = |G|∑x∈Ω

1

|O(x)|.

Considerata un'orbita O, se |O| = n allora tutti gli n elementi x dell'orbita Ocontribuiscono, nella sommatoria, per

1

|O|+

1

|O|+ · · ·+ 1

|O|︸ ︷︷ ︸n - volte

= |O| · 1

|O|= 1

e pertanto∑

x∈Ω1

|O(x)| rappresenta esattamente il numero t di orbite:

t =∑x∈Ω

1

|O(x)|.

L'uguaglianza ∑x∈Ω

|Gx| = |G|∑x∈Ω

1

|O(x)|

precedentemente ottenuta diventa dunque∑

x∈Ω |Gx| = |G| · t da cui

t =1

|G|∑x∈Ω

|Gx| =1

|G|∑g∈G

|Fg|.

Page 115: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 110

Esempio 5.5.11.Sia Ω = 1, 2, 3, 4 e G sia il gruppo ciclico generato dalla permutazione (1 2 3 4).Solo l'identità ssa elementi, ne ssa esattamente quattro. Allora il numero diorbite è

t =1

4· (4 + 0 + 0 + 0) = 1

Esempio 5.5.12.Sia Ω = 1, 2, 3, 4, 5 eG sia il gruppo ciclico generato dalla permutazione (1 2 3)(4 5).Il gruppo G ha due orbite, infatti

Elementi del gruppo Numero dei punti ssi(1)(2)(3)(4)(5) 5

(1 2 3)(4 5) 0(1 2 3) 2(4 5) 3

(1 3 2) 2(1 3 2)(4 5) 0

poichè |G| = 6, le orbite sono in tutto t = 16· (5 + 0 + 2 + 3 + 2 + 0) = 2.

D'altra parte, se si calcolano direttamente, le orbite risultano essere O(1) =1, 2, 3 e O(4) = 4, 5.

Esempio 5.5.13.Sia Ω = 1, 2, 3, 4 e D4 sia il gruppo diedrale di ordine 8. Il gruppo D4 haesattamente una orbita, infatti

Elementi del gruppo Numero dei punti ssi(1)(2)(3)(4) 4

(1 2 3 4) 0(1 3)(2 4) 0(1 4 3 2) 0(1 2)(3 4) 0(1 4)(2 3) 0

(2 4) 2(1 3) 2

e pertanto t = 4+2+28

= 1.

Esempio 5.5.14.Sia Ω = 1, 2, 3, 4 e H = id., (1 2)(3 4). Il gruppo H (sottogruppo del gruppodiedrale D4) ha esattamente due orbite, infatti.

Page 116: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 111

Elementi del gruppo Numero dei punti ssi(1)(2)(3)(4) 4(1 2)(3 4) 0

e pertanto t = 42

= 2. Le due orbite sono Ω(1) = Ω(2) = 1, 2 e Ω(3) = Ω(4) =3, 4.

Esercizio 5.5.15 (Applicazione del Teorema di Burnside).Determinare in quanti modi diversi, ossia distinguibili, si possono disporre attornoad una tavola circolare sei persone.Soluzione - Sia Ω l'insieme di tutte le possibili disposizioni delle sei persone. Ri-sulta |Ω| = 6!. Operando una rotazione delle persone si ottiene una disposizionedelle persone che non è distinguibile dalla precedente. Facciamo quindi agire su Ωil gruppo G delle possibili rotazioni (ciclico di ordine 6). Allora le disposizionidistinguibili non sono 6! = 720 ma sono tante quante le orbite distinte:infatti non siamo in grado di distinguere due disposizioni di persone che appar-tengono alla stessa orbita (perchè si tratta di due disposizioni ruotate attorno allatavola). Per cercare il numero delle orbite utilizziamo il teorema di Burnside. Siha |Fg| = 0 per ogni rotazione g diversa dalla rotazione identica, inoltre |Fid| = 6!(la rotazione identità ssa tutte le 6! disposizioni). Pertanto risulta:

t =1

|G|∑g∈G

|Fid.| =1

66! = 120.

Esercizio 5.5.16 (Applicazione del Teorema di Burnside).Contare i braccialetti distinguibili che si possono fare con cinque perle e tre corallicon la condizione che le perle e i coralli siano equidistanti .Soluzione - Poichè perle e coralli sono equidistanti, si può pensare che essi sianovertici di un ottagono regolare. Ogni congurazione è individuata non appena sisistemano i tre coralli e pertanto le congurazioni possibili sono

(83

)= 56 ma non

sono tutte distinguibili. Per determinare quali sono distinguibili occorre trovarequale gruppo agisce sull'insieme di tutte le congurazioni e contare solo le congu-razioni che stanno in orbite diverse rispetto a questa azione ossia occorre trovareil numero di orbite. Il gruppo che agisce è il gruppo diedrale delle simmetrie di unottagono: infatti il braccialetto può essere sia ruotato sia ribaltato (cosa che nonpoteva accadere nel caso dell'esercizio precedente). Si osservi però che il gruppoagisce sulle 56 congurazioni e non sui vertici dell'ottagono. Per contare il numerodelle orbite utilizzando il teorema di Burnside, occorre conoscere il numero |Fg| dicongurazioni ssate da ognielemento g ∈ D8.

• L'identità ssa tutte le 56 congurazioni.• Le rotazioni non ssano nessuna congurazione.

Page 117: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 112

• I quattro ribaltamenti rispetto agli assi del poligono che bisecano due latiopposti, non ssano nessuna congurazione perchè rispetto a uno di questiassi i tre coralli non possono essere metà da una parte e metà dall'altra(può solo essere 3− 0 oppure 2− 1).• I quattro ribaltamenti rispetto agli assi del poligono che passano per duevertici opposti, ssano ciascuno 6 congurazioni (sono quelle che hannosui vertici dell'asse una perla e un corallo per avere la stessa distribuzionedi coralli da una parte all'altra dell'asse).

Per il Teorema di Burnside, il numero delle orbite è:

t =1

16(56 + 0 + 0 + 0 + 0 + 0 + 0 + 0︸ ︷︷ ︸

ssate dalle rotazioni

+ 0 + 0 + 0 + 0 + 6 + 6 + 6 + 6︸ ︷︷ ︸ssate dai ribaltamenti

) = 5

e pertanto le congurazioni distinguibili sono cinque (Fig. 1).

Figura 1. Congurazioni distinguibili

Se si fossero considerate 13 perle e 3 coralli allora il numero di congurazionidistinguibili è 21. Infatti

(163

)= 560 congurazioni, |Fid| = 560, |Fs| = 14 per ogni

s simmetria con asse passante per due vertici e pertanto

t =1

32(560 + 8 · 14) = 21.

Esercizio 5.5.17 (Applicazione del Teorema di Burnside).Il Ministero della Difesa deve adottare un codice di tre cifre arabe scelte tra 0, I, 2, 3, 4,5, 6, 7, 8, 9. Questo codice viene scritto su un foglio che non contiene del testo o del-le gure o altri simboli. Quanti codici distinguibili vi sono?

Page 118: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 113

Soluzione - Poichè il foglio contiene solo il codice, i codici distinguibili non sonotutte le possibili terne perchè ruotando di 180 il foglio, un codice come 9I8 nonpuò essere distinto da 8I6 (si suppone il numero 1 scritto come I) e pertanto 9I8e 8I6 li ”conto” come un codice solo. Sia Ω l'insieme di tutti i possibili codiciossia di tutte le terne ottenibili con le dieci cifre arabe; si ha |Ω| = 103. I codici”capovolgibili” sono 53 perchè sono tanti quanti quelli ottenibili con le cifre 0,I, 6, 8, 9. Consideriamo l'applicazione

g : Ω → Ω

α 7→ g(α) =

α se α non è capovolgibileα−1 se α è capovolgibile

dove con α−1 si intende il codice α letto capovolgendo il foglio.Dunque g ssa i codici non capovolgibili e trasforma ogni codice capovolgibile nelsuo ”inverso” e pertanto g = g−1.Consideriamo il gruppo G = id., g e deniamo un'azione di G su Ω nel seguentemodo:

G× Ω → Ω(id., α) 7→ α per ogni α ∈ Ω

(g, α) 7→ αg =

α se α non è capovolgibileα−1 se α è capovolgibile

I codici distinguibili sono tanti quante le orbite di Ω sotto l'azione di G. Infattise α ∈ Ω non è capovolgibile la sua orbita è formata solo da α perchè id(α) =g(α) = α. Se α ∈ Ω è capovolgibile all'orbita di α appartengono α e α−1, ma

le orbite determinate dalle parole capovolgibili non sono 53

2perchè ci sono parole

capovolgibili tali che α = α−1. Per contare il numero di orbite applichiamo ilteorema di Burnside, occorre determinare il numero di elementi di Ω ssati daciascun elemento di G.

• id. ssa 103 elementi di Ω.• g ssa tutti gli elementi non capovolgibili che sono (103− 53), inoltre ssagli elementi capovolgibili tali che α = α−1 ossia le terne aventi la cifracentrale scelta tra 0, I, 8 e come prima e terza cifra quelle di una delleseguenti coppie (0, 0), (I,I), (8, 8), (6, 9), (9, 6) e pertanto g ssa 15 codicicapovolgibili. In totale g ssa (103 − 53 + 15) elementi di Ω.

Per il teorema di Burnside il numero di orbite è

1

|G|∑a∈G

|Fa| =1

2[103 + (103 − 53 + 15)] = 945

e pertanto si ottengono 945 codici distinguibili.NOTA- Se si volessero escludere tutti i codici capovolgibili tali che α 6= α−1

(come per esempio 9I8 - 8I6) allora occorre togliere da 945 il numero di orbite daessi determinate ossia 55 e pertanto i codici distinguibili rimangono 890.

Page 119: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 114

6. Esercizi relativi al Capitolo 5

Esercizio 5.6.1.Sia (Q∗, ·) il gruppo moltiplicativo dei numeri razionali e sia f : Q∗ → Q∗ denitada f(x) = |x| per ogni x ∈ Q∗. Dimostrare che f è un omomorsmo e si determi-nino Kerf , Imf , Q∗

Kerf.

Soluzione - Per le proprietà del valore assoluto si ha f(xy) = |xy| = |x||y| =f(x)f(y) per ogni x, y ∈ Q∗ e pertanto f è un omomorsmo. Risulta Kerf =1,−1 e Imf = Q∗+. Il gruppo quoziente Q∗

Kerfè costituito dalle classi xKerf =

x,−x al variare di x in Q∗.

Esercizio 5.6.2.Sia (G, ·) un gruppo e sia ϕ : G→ G denita da ϕ(x) = x−1 per ogni x ∈ G.

(1) Portare l'esempio di un gruppo G per il quale ϕ è un automorsmo.(2) Portare l'esempio di un gruppo G per il quale ϕ non è un automorsmo.(3) Determinare una condizione necessaria e suciente anchè ϕ sia un

automorsmo di G.

Soluzione - L'applicazione ϕ è biettiva perchè in un gruppo esiste ed è unicol'inverso di ogni elemento.

(1) Sia G il gruppo quadrinomio (vedi 2.2.1). In questo gruppo ogni elementocoincide con il proprio inverso e perciò si ha ϕ(x) = x−1 = x per ognix ∈ G e pertanto ϕ è un automorsmo perchè è l'identità.

(2) Sia G = S3 (vedi 2.1.15) il gruppo simmetrico su tre elementi. Consideratigli elementi a1 = (2 3), a3 = (1 2), a4 = (1 2 3), a5 = (1 3 2), si haϕ(a1a3) = (a1a3)−1 = a5 mentre ϕ(a1)ϕ(a3) = a−1

1 a−13 = a4 e pertanto ϕ

non è un automorsmo.(3) Gli esempi portati in (1) e (2) suggeriscono che la condizione cercata

può essere che G sia abeliano. Sia G abeliano, si ha ϕ(xy) = (xy)−1 =y−1x−1 = x−1y−1 = ϕ(x)ϕ(y) per ogni x, y ∈ G e pertanto ϕ è un auto-morsmo. Viceversa se ϕ è un automorsmo allora per ogni x, y ∈ G siha ϕ(xy) = (xy)−1 = y−1x−1 = ϕ(x)ϕ(y) = ϕ(yx) e poichè ϕ è biettiva(e quindi in particolare iniettiva), da ϕ(xy) = ϕ(yx) segue xy = yx epertanto G è abeliano. Rimane dimostrato che condizione necessaria esuciente perchè ϕ sia un automorsmo è che G sia abeliano.

Esercizio 5.6.3.Siano (Q8, ·) il gruppo dei quaternioni e (D4, ·) il gruppo diedrico su quattro ele-menti. Stabilire se fra questi due gruppi di ordine 8 è possibile denire un isomor-smo.Soluzione - Il gruppo dei quaternioni (vedi 2.2.7) ha un unico sottogruppo diordine due: H = 1,−1. Il gruppo D4 =< a, b >, o(a) = 4, o(b) = 2, ha cinque

Page 120: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 115

sottogruppi di ordine due (vedi 2.2.6) : K1 = 1, a2, K2 = 1, β, K3 = 1, γ,K4 = 1, δ, K5 = 1, ε, con γ = aβ, δ = a2β, ε = a3β. Poichè un automorsmotrasforma un sottogruppo in un sottogruppo isomorfo (e quindi con lo stesso nu-mero di elementi), non può esistere nessun isomorsmo fra Q8 e D4 avendo questiun numero diverso di sottogruppi di ordine due.

Esercizio 5.6.4.Determinare un omomorsmo non banale di (S3, ) in (Z4,+). Discutere comeapplicare il primo teorema di omomorsmo.Soluzione - Poichè il nucleo di un omomorsmo è un sottogruppo normale, occorreindividuare i sottogruppi normali non banali del gruppo simmetrico S3. Questogruppo ha un solo sottogruppo normale non banale: A3. L'omomorsmo f cercatodeve avere nucleo A3 e quindi deve essere f(α) = [0] per ogni α ∈ A3 e banalmenteper ogni α, β ∈ A3 risulta f(α β) = f(α) + f(β) . Anchè sia f(α β) = f(α) +f(β) anche per ogni α, β ∈ S3 − A3 deve essere f(α) = [2] per ogni α ∈ S3 − A3.Dunque l'applicazione f : S3 → Z4 denita da f(α) = [0] se α è di classe parie f(α) = [2] se α è di classe dispari è un omomorsmo non banale di nucleoA3. Per applicare il primo teorema di omomorsmo occorre che l'omomorsmof sia suriettivo e perciò occorre considerare f : S3 → H con H = [0], [2] ossiaf : S3 → Z2 e risulta S3

A3≈ Z2.

Esercizio 5.6.5.Siano A e B due gruppi niti di ordine primo fra loro. Dimostrare che l'unicoomomorsmo di A in B è quello banale.Soluzione - Sia |A| = m, |B| = n , con MCD(m,n) = 1 e sia ϕ un omomorsmodi A in B. Se |Kerϕ| = r, per il teorema di Lagrange si ha m = rs (ossia s dividem) e s = | A

Kerϕ|. Per il primo teorema di omomorsmo si ha che Imϕ e A

Kerϕsono

isomor e perciò |Imϕ| = | AKerϕ| = s, ma Imϕ è sottogruppo di B e pertanto per il

teorema di Lagrange s divide n. Per l'ipotesi MCD(m,n) = 1 risulta allora s = 1da cui segue r = m ossia Kerϕ = A e pertanto ϕ è l'omomorsmo banale.

Si noti che non vale la proprietà inversa perchè, per esempio, fra Q8 e D4 vi èsolo l'isomorsmo identità ma MCD(|Q8|, |D4|) = 8 6= 1.

Esercizio 5.6.6.Sia (G, ·) un gruppo nito. Dimostrare che l'applicazione f : G → G tale chef(x) = x2 è un automorsmo di G se e solo se G è abeliano e non contieneelementi x 6= 1G tali che x2 = 1G.Soluzione - Sia f un automorsmo di G. Per ogni x, y ∈ G risulta f(x)f(y) =f(xy), x2y2 = (xy)2, xxyy = xyxy da cui xy = yx e pertanto G è abeliano. Inoltrese x ∈ G, x2 = 1G allora f(x) = x2 = 1G da cui x = 1G perchè f biettivo e unomomorsmo manda elemento neutro in elemento neutro.

Page 121: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 116

Viceversa; f(xy) = (xy)2 = xyxy = (per l'abelianità di G ) = xxyy = x2y2 =f(x)f(y) e pertanto f è un omomorsmo. Dimostriamo che l'applicazione f èiniettiva: se f(x) = f(y) allora x2 = y2, x−2y2 = 1G, x

−1x−1yy = 1G e perl'abelianità di G si ha x−1yx−1y = 1G, (x−1y)2 = 1G, x

−1y = 1G e perciò x = y.Poichè G è nito e f è iniettiva, si ha f suriettiva e pertanto f è un automorsmo.

Esercizio 5.6.7.Sia (C∗, ·) il gruppo moltiplicativo dei numeri complessi. Fissato un numero natu-rale n ∈ N∗, vericare che l'applicazione f : C∗ → C∗ denita da f(x) = xn è unomomorsmo e determinarne il nucleo e l'immagine.Soluzione - L'applicazione è un omomorsmo perchè f(xy) = (xy)n = xnyn =f(x)f(y) per ogni x, y ∈ C∗.

Poichè in C∗ esiste la radice n-esima di ogni elemento, si ha Im f = C∗.Inne Kerf = x ∈ C∗ | f(x) = xn = 1 ossia è l'insieme delle radici n-sime

dell'unità. Si osservi che per il primo teorema di omomorsmo si ha che C∗

Kerfe C∗

sono isomor.

Esercizio 5.6.8.Determinare il centro del gruppo (G, ·) con

G = (a bc d

)| a, b, c, d ∈ R, ad − bc 6= 0 e l'operazione di prodotto riga per

colonna.Soluzione - Per appartenere al centro, una matrice di G deve commutare in

particolare con ogni matrice del tipo

(x 00 1

)per ogni x 6= 0. Si ha(

a bc d

) (x 00 1

)=

(ax bcx d

),

(x 00 1

) (a bc d

)=

(xa xbc d

)e

perciò deve essere b = c = 0. Anchè una matrice del tipo

(a 00 d

)stia nel

centro, deve commutare con la matrice

(0 11 0

)e perciò deve essere a = d.

Poichè per ogni x ∈ R∗ risulta(a bc d

) (x 00 x

)=

(x 00 x

) (a bc d

), si

conclude che Z(G) = (x 00 x

)| x ∈ R∗.

Esercizio 5.6.9.Dimostrare che se H è l'unico sottogruppo di ordine 2 di un gruppo (G, ·) alloraH è contenuto nel centro di G.Soluzione - Sia H = 1, h, ciò signica che h è l'unico elemento di G di periodo2. Per ogni x ∈ G risulta x−1hx · x−1hx = 1 ossia x−1hx elemento di periodo 2 eperciò x−1hx = h da cui hx = xh per ogni x ∈ G e pertanto H ⊆ Z(G).

Page 122: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 117

Esercizio 5.6.10.Sia |E| ≥ 3; dimostrare che il centro di SymE è il gruppo banale.Soluzione - Sia α ∈ SymE. Se α 6= id esistono a, b ∈ E tali che α(a) = b 6= a; siac ∈ E, c 6= a, c 6= b e sia β ∈ SymE tale che β(b) = c, β(c) = b, β(x) = x per ognix ∈ E−b, c; risulta αβ 6= βα perchè αβ(a) = α(a) = b mentre βα(a) = β(b) = ce pertanto α 6∈ Z(SymE). Si conclude Z(SymE) = id.

Esercizio 5.6.11.Determinare il centro del gruppo diedrico Dn, n ≥ 3.Soluzione - Ricordiamo che Dn = a1, a2, ..., an = 1, ba1, ba2, ..., ban = b cono(a) = n, o(b) = 2, aib = ba−i, i = 1, 2, ..., n. Se un elemento del tipo bai ∈ Z(Dn)allora (bai)a = a(bai) ossia deve essere bai+1 = bai−1 perchè a(bai) = (ab)ai =(ba−1)ai = bai−1. Ne segue che bai ∈ Z(Dn) se e solo se ai+1 = ai−1, a = a−1,ossia a di periodo 2, ma a ha periodo n ≥ 3 e pertanto per ogni i = 1, 2, ..., n si habai 6∈ Z(Dn). Se un elemento del tipo ai ∈ Z(Dn) allora aib = bai ossia ba−i = bai

ossia a−i = ai ossia ai deve avere periodo 2.Se n è dispari nessun elemento del tipo ai può avere periodo 2 perchè in Dn il

periodo di ai deve dividere n e pertanto Z(Dn) = 1.Se n è pari, l'unico elemento del tipo ai di periodo 2 è l'elemento a

n2 e pertanto

Z(Dn) = 1, an2 .

Esercizio 5.6.12.Sia (Q8, ·) il gruppo dei quaternioni. Determinare

(1) Il centro Z(Q8) del gruppo.(2) Il gruppo quoziente Q8

Z(Q8).

(3) Il gruppo I(Q8) degli automorsmi interni e vericare l'isomorsmo Q8

Z(Q8)≈

I(Q8).

Soluzione - (1) Ricordiamo che Q8 = ±1,±i,±j,±k con i2 = j2 = k2 = −1,ij = k, jk = i, ki = j. Il solo elemento diverso da 1 che commuta con ogni altroelemento di Q8 è l'elemento −1 e pertanto Z(Q8) = 1,−1. Questo assicura ancheche H = 1,−1 è sottogruppo normale in Q8.

(2) Sia H = Z(Q8), come dimostrato in (1), si ha H = 1,−1 e pertanto|Q8

H| = 8

2= 4 e quindi Q8

H≈ C4 oppure Q8

H≈ D2 ≈ K ( gruppo quadrinomio).

Per stabilire quale gruppo è, costruiamo gli elementi di Q8

H. Gli elementi di Q8

H

sono H = 1,−1, iH = i,−i, jH = j,−j, kH = k,−k e l'operazioneche rende gruppo Q8

Hè xH · yH = xyH. Calcoliamo il periodo degli elementi di

Q8

H: per ogni x ∈ Q8 − 1 risulta xH · xH = H e dunque tutti gli elementi

diversi dall'elemento neutro hanno periodo 2 e pertanto si conclude Q8

H≈ D2 ≈ K

(gruppo quadrinomio).(3) Sia φa l'elemento di I(Q8) associato all'elemento a ∈ Q8. Si ha φ1 = φ−1 =

identità, φi = φ−i perchè risulta φi(1) = 1 = φ−i(1), φi(−1) = −1 = φ−i(−1),

Page 123: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 118

φi(i) = i = φ−i(i), φi(j) = −j = φ−i(j), φi(k) = −k = φ−i(k) ; analogamente siha che φj = φ−j e φk = φ−k e pertanto I(Q8) = φ1, φi, φj, φk.

Poichè Z(Q8) = 1,−1 si ha Q8

Z(Q8)= 1,−1, i,−i, j,−j, k,−k e

l'applicazione f : Q8

Z(Q8)→ I(Q8) denita da f(a,−a) = φa per ogni a ∈

1, i, j, k è un isomorsmo.

Esercizio 5.6.13.Determinare il gruppo degli automorsmi del gruppo (Z12,+) e studiarne la strut-tura .Soluzione - Osserviamo che un automorsmo f di un gruppo ciclico è completa-mente individuato dall'immagine di un generatore, infatti se G =< x > e f(x) = yallora per ogni xh ∈ G risulta f(xh) = (f(x))h = yh ossia y = f(x) è un generatoredi Imf ; ma un automorsmo è suriettivo e pertanto G = Imf =< y >.

Per quanto sopra osservato, per determinare gli automorsmi di Z12 bastaindividuare i generatori e considerare le applicazioni che associano ad un ssatogeneratore un generatore. Poichè Z12 =< 1 >=< 5 >=< 7 >=< 11 >, gliautomorsmi richiesti sono i seguenti quattro

f1 = id : [1]→ [1], f2 : [1]→ [5], f3 : [1]→ [7], f4 : [1]→ [11].

Per determinare la struttura di Aut(Z12) = f1, f2, f3, f4 consideriamo il pe-riodo degli elementi, risulta f2 f2 = f1, f3 f3 = f1, f4 f4 = f1 e pertanto ilgruppo Aut(Z12) è isomorfo al gruppo quadrinomio.

Esercizio 5.6.14.Dimostrare che se un gruppo nito (G, ·) possiede due sole classi di elementi co-niugati allora |G| = 2 .Soluzione - Poichè la classe coniugata dell'elemento neutro di G è E = 1G,in G le due classi di elementi coniugati sono E e K = G − 1G e pertanto sea 6= 1G la classe coniugata di a è K con |K| = n − 1. Ricordiamo che il numerodegli elementi coniugati di a ∈ G uguaglia l'indice del centralizzante C(a) (vediteorema 5.3.7) e perciò |K| divide |G| ossia (n− 1)|n, deve allora essere n− 1 = 1da cui n = 2.

Esercizio 5.6.15.Sia (G, ) il gruppo delle applicazioni fa,b : R→ R denite da fa,b(x) = ax+ b cona, b ∈ R, a 6= 0. Si verichi che l'applicazione ϕ : G → R∗ denita da ϕ(fa,b) = aè un omomorsmo. Si determinino Kerϕ e Imϕ e si applichi il primo teorema diomomorsmo per gruppi.Soluzione - L'applicazione ϕ è un omomorsmo perchè ϕ(fa,b fc,d) = ϕ(fac,ad+b) =ac = ϕ(fa,b) ϕ(fc,d) per ogni fa,b, fc,d ∈ G. Risulta Kerϕ = f1,b(x) = x+ b, b ∈ Re Imϕ = R∗. Applicando il primo teorema di omomorsmo si ottiene l'isomorsmoϕ∗ : G

Kerϕ→ R denito da ϕ∗([fa,b]) = a.

Page 124: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 5 Omomorsmi e Automorsmi di un gruppo 119

Esercizio 5.6.16.Dimostrare che il gruppo simmetrico S3 è isomorfo al gruppo Aut(S3) dei suoiautomorsmi.Soluzione - Siano a, b, c i tre elementi di periodo 2 (trasposizioni) di S3 e d, d−1 idue elementi di periodo 3. Se α ∈ Aut(S3), α permuta i tre elementi di periodo 2,e l'applicazione ϕ : Aut(S3)→ S3 che associa ad α la permutazione su tre elementicosì ottenuta, è un omomorsmo. Se α e β inducono la stessa permutazione, alloraαβ−1 è l'identità su a, b, c ossia su S3 che è generato dalle trasposizioni e pertantoα = β eKerϕ = 1. Ne segue che Aut(S3) è isomorfo ad un sottogruppo di S3, maessendo Z(S3) = 1 ( si ricordi che S3 ≈ D3 ed essendo 3 dispari è Z(D3) = id),S3 ha sei automorsmi interni e perciò Aut(S3) ≈ S3. Da quanto dimostratorisulta che tutti gli automorsmi di S3 sono automorsmi interni, d'altra parte ciòsi deduce anche dal primo teorema di omomorsmo perchè essendo Z(S3) = 1si ha S3 ≈ S3

Z(S3)≈ Int(S3), ciò vale per ogni Sn, n 6= 2, 6.

Page 125: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

CAPITOLO 6

Prodotto Diretto di gruppi

In questo capitolo si illustra e si studia un metodo per costruire, sotto certe ipo-tesi, un gruppo a partire da gruppi dati. Lo stesso metodo permette di ”scompor-re” un gruppo abeliano nel prodotto di suoi sottogruppi e di caratterizzare tutti igruppi abeliani niti.

1. Denizioni e Proprietà

Considerati due gruppi (A, ·), (B, ∗), nel prodotto cartesianoA×B = (a, b) | a ∈A, b ∈ B si può denire la seguente operazione :

(a, b) (c, d) = (a · c, b ∗ d) , per ogni a, c ∈ A e per ogni b, d ∈ B

Si verica facilmente che questa operazione:

(1) è associativa;(2) ammette elemento neutro: (1A, 1B);(3) ogni elemento ammette inverso: (a, b)−1 = (a−1, b−1).

Rispetto a questa operazione, A × B risulta dunque un gruppo detto prodottodiretto esterno di A e B : (A×B, ).

Esempio 6.1.1.

(1) Siano A = (Z2,+) e B = (Z3,+). Il prodotto esterno è dato da

Z2 × Z3 = ([0], [0]), ([0], [1]), ([0], [2]), ([1], [0]), ([1], [1]), ([1], [2]).

Il periodo degli elementi di Z2 × Z3 è rispettivamente 1, 3, 3, 2, 6, 6. Si èottenuto un gruppo ciclico di ordine 6 e pertanto Z2 × Z3 ' Z6.

(2) Siano A = Z2 e B = Z4. Il prodotto esterno è costituito da 8 elementi,poichè non esiste nessun elemento di periodo 8, non si tratta del gruppociclico di ordine 8 e pertanto Z2 × Z4 Z8.

120

Page 126: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 121

Il gruppo (A×B, ) ha due sottogruppi ”speciali”:A = (a, 1B) | a ∈ A e B = (1A, b) | b ∈ B.A risulta un sottogruppo di A×B isomorfo al gruppo A nell'isomorsmo:

φ : A 7−→ Aa 7−→ (a, 1B)

Analogamente B risulta un sottogruppo di A × B isomorfo al gruppo B nell'iso-morsmo:

ψ : B 7−→ Bb 7−→ (1A, b)

Quanto ora osservato ci assicura che se il gruppo G è prodotto diretto esternodei gruppi A e B, allora G si può sempre considerare (a meno di isomorsmi)prodotto diretto di due suoi sottogruppi. Per questo motivo la trattazione di questoargomento è limitata al caso di gruppo prodotto diretto di suoi sottogruppi.

Prima di dare la denizione di gruppo come prodotto diretto di suoi sottogrup-pi, osserviamo che, per come deniti, i sottogruppi A e B sono tali che:

(1) A / (A×B), B / (A×B) ;(2) A ∩B = (1A, 1B) ;(3) (a, b) = (a, 1B) (1A, b) per ogni (a, b) ∈ A×B.

Queste proprietà di A e B suggeriscono la seguente denizione.

Denizione 6.1.2. Un gruppo (G, ·) si dice prodotto diretto (interno) deisuoi sottogruppi A1 e A2, e si scrive G = A1 × A2, se:

(1) A1 / G , A2 / G;(2) A1 ∩ A2 =< 1 >;(3) G = A1A2.

Nota 6.1.3. Nella denizione ora posta, la (2) e la (3) possono essere sostituitedall'unica condizione

(I) Ogni elemento di G si scrive in uno ed un sol modo come prodotto di unelemento di A1 per un elemento di A2.

Infatti se valgono (2) e (3) allora è unico il modo di esprimere g ∈ G comeg = a1a2 con a1 ∈ A1 e a2 ∈ A2 perchè se g = a1a2 e g = b1b2 si ha a1a2 = b1b2 dacui b−1

1 a1 = b2a−12 con b−1

1 a1 ∈ A1 e b2a−12 ∈ A2 e perciò b−1

1 a1 = b2a−12 ∈ A1 ∩ A2

e per (2) si ha b−11 a1 = 1 e b2a

−12 = 1 e pertanto a1 = b1 e a2 = b2.

Viceversa se vale (I) allora vale (3) e vale (2) perchè se esistesse x ∈ A1 ∩ A2

con x 6= 1, l'elemento x ∈ G si potrebbe scrivere in due modi diversi come prodotto

Page 127: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 122

di un elemento di A1 per un elemento di A2, infatti si avrebbe x = 1A1 · x ( con1A1 ∈ A1, x ∈ A2) ma anche x = x · 1A2 ( con x ∈ A1, 1A2 ∈ A2) contro l'ipotesi(I). La (3) è immediata conseguenza di (I).

Esempio 6.1.4.Sia C6 = a0, a1, a2, a3, a4, a5 il gruppo ciclico di ordine 6 e siano C2 = a0, a3e C3 = a0, a2, a4 i suoi sottogruppi di ordine rispettivamente 2 e 3. RisultaC6 = C2 × C3.

La denizione di G prodotto diretto di due suoi sottogruppi si estende in modonaturale al caso di un numero nito di sottogruppi.

Denizione 6.1.5. Un gruppo (G, ·) si dice prodotto diretto dei suoi sotto-gruppi A1, A2, . . . , An, e si scrive G = A1 × A2 × . . .× An, se:

(1) Ai / G, i = 1, 2, . . . , n;

(2) Ar ∩ (∏i 6=r

1≤i≤nAi) =< 1 > per ogni r, 1 ≤ r ≤ n;(3) G =

∏1≤i≤nAi.

Nota 6.1.6. Analogamente a quanto dimostrato per il caso n = 2, valgono leseguenti proprietà

(1) Nella denizione 6.1.5 le condizioni (2) e (3) sono equivalenti all'unicacondizionePer ogni g ∈ G sono univocamente determinati gli elementi ai ∈ Ai,i = 1, 2, ..., n, tali che g = a1a2a3...an.

(2) Se (G, ·) è il prodotto diretto dei gruppi G1, G2, ..., Gn allora G è il pro-dotto diretto di n suoi sottogruppi G1, G2, ..., Gn isomor nell'ordine aG1, G2, ..., Gn.

Teorema 6.1.7. Se il gruppo (G, ·) è prodotto diretto di suoi sottogruppi Ai,i = 1, ..., n, allora valgono le seguenti proprietà.

(1) Ai ∩ Aj =< 1 > per ogni i 6= j;(2) gli elementi di Ai commutano con gli elementi di Aj, comunque siano

scelti i, j = 1, . . . , n, i 6= j;(3) comunque presi Ai1 , Ai2 , . . . , Aih ∈ A1, A2, . . . , An, l'insieme Ai1 · Ai2 ·

. . . · Aih è un sottogruppo di G;(4) Ai1 ∩ (Ai2 · Ai3 · . . . · Aih) =< 1 > con 1 ≤ i1, i2, . . . , ih ≤ n.

Dimostrazione. Sia G = A1 × A2 × ...An prodotto diretto.

Page 128: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 123

(1) Per la (1) della nota precedente, se x ∈ Ai ∩ Aj con i 6= j e x 6= 1 siha una contraddizione perchè in tal caso x si esprimerebbe in due modidiversi come prodotto degli elementi Ai , i = 1, 2, ..., n. L'elemento x sipuò infatti considerare prodotto di fattori tutti uguali a 1 tranne il fattorei-esimo uguale a x. Ma x si può anche considerare prodotto di fattori tuttiuguali a 1 tranne il fattore j-esimo uguale a x.

(2) Sia i 6= j e sia x ∈ Ai, y ∈ Aj. Essendo Ai e Aj normali in G, si hay−1xy ∈ Ai, x−1y−1x ∈ Aj da cui x−1 · y−1xy ∈ Ai e x−1y−1x · y ∈ Aj.Poichè Ai ∩ Aj =< 1 >, deve essere x−1y−1xy = 1 e pertanto xy = yx.

(3) Per (2) si ha ArAs = AsAr per ogni r 6= s, inoltre è AiAi = Ai perogni i, possiamo quindi considerare il prodotto Ai1 · Ai2 · . . . · Aih comeil prodotto di k fattori a due a due distinti: Ar1 · Ar2 · . . . · Ark . DaAr1Ar2 = Ar2Ar1 segue che Ar1Ar2 è un sottogruppo diG, sia B1 = Ar1Ar2 .Risulta B1Ar3 = Ar3B1 e quindi B1Ar3 = Ar1Ar2Ar3 è un sottogruppo diG. Così procedendo si ha la tesi.

(4) Sia ai1 ∈ Ai1 ∩ (Ai2 · Ai3 · . . . · Aih); poichè ai1 ∈ Ai1 esso si può scriverecome prodotto di n fattori uguali a 1 tranne il fattore i1-esimo uguale adai1 .

Per la commutatività dei fattori Ai possiamo scrivere Ai2 · . . . · Aih =Aj2 ·Aj3 · . . . ·Ajh con j2 < j3 < . . . < jh. Da ai1 ∈ Ai2 ·Ai3 · . . . ·Aih ossiaai1 ∈ Aj2 · Aj3 · . . . · Ajh si può scrivere ai1 = aj2aj3 ...ajh come prodottodi n fattori dei quali quello di posto jp è ajp ∈ Ajp , p = 2, . . . , h, mentretutti gli altri n− (h− 1) fattori sono 1.

Poichè ai1si può esprimere in un solo modo come prodotto di elementidi G = A1 × A2 × . . .× An, deve essere ai1 = 1.

Esempio 6.1.8.

(1) Il gruppo (Z,+) non può essere prodotto diretto di due suoi sottogruppinon banali perchè l'intersezione di due suoi qualunque sottogruppi non siriduce mai al solo elemento neutro (aZ ∩ bZ = mZ conm = m.c.m.(a, b)).

(2) Il gruppo simmetrico S3 non può essere prodotto diretto perchè possiedeun solo sottogruppo normale non banale (vedi anche Esercizio 6.2.3).

(3) Il gruppo diedrico D4 non può essere prodotto diretto perchè due qualun-que sottogruppi normali non banali di D4 hanno intersezione che non siriduce al solo elemento neutro perchè contiene sempre l'elemento a2.

(4) Il gruppo Z12 è isomorfo al prodotto diretto Z3×Z4. Infatti i due sottogrup-pi H = [0], [4], [8] e K = [0], [3], [6], [9] sono (ovviamente) normali,l' intersezione è il solo elemento neutro [0] e sono tali che Z12 = H + K.Inoltre, H ∼= Z3 e K ∼= Z4.

Page 129: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 124

Teorema 6.1.9. Siano Cm, Cn, Cmn i gruppi ciclici di ordine rispettivamentem,n,mn ∈ N∗. Si ha Cmn = Cm × Cn se e solo se m ed n sono primi fra loro.

Dimostrazione. Siano Cm =< x >, Cn =< y > e Cm × Cn = (a, b) | a ∈Cm, b ∈ Cn. L'elemento (x, y) ∈ Cm × Cn ha periodo il m.c.m.(m,n), pertantoCm×Cn è ciclico generato da (x, y) se e solo se m.c.m.(m,n) = mn ossia se e solose m ed n sono primi fra loro. Si conclude che Cmn = Cm × Cn se e solo se m edn sono primi fra loro.

Il teorema ora dimostrato si generalizza nel seguente corollario.

Corollario 6.1.10. Siano n1, n2, ..., nr ∈ N∗ e Cniil gruppo ciclico di ordine

ni. Risulta Cn1n2...nr isomorfo al prodotto diretto Cn1 × Cn2 × ...× Cnr se e solo sen1, n2, ..., nr sono a due a due primi tra loro.

Esempio 6.1.11.

(1) C30 ' C2 × C3 × C5.(2) C24 C4×C6, anzi C4×C6 non è nemmeno ciclico perchè se C4 =< x >

e C6 =< y > si ha che C4×C6 possiede due diversi sottogruppi di ordinedue: S = (1, 1), (x2, 1) e T = (1, 1), (1, y3) e pertanto C4 × C6 nonpuò essere ciclico.

2. Struttura dei gruppi abeliani niti.

Per descrivere la struttura dei gruppi abeliani niti, iniziamo con il dimostrare ilTeorema di Frobenius-Stickelberg che caratterizza i gruppi abeliani niti di ordinela potenza di un numero primo.

Teorema 6.2.1. Sia (G, ·) un gruppo abeliano, |G| = pn, p primo. Allora Gè prodotto diretto di gruppi ciclici.

Dimostrazione. Procediamo per induzione su n. Per n = 1 il gruppo G èciclico. Supponiamo il teorema vero per r < n e dimostriamo che vale per n. SiaG non ciclico e n > 1. Sia b ∈ G con b elemento fra quelli di periodo massimo esia o(b) = pk, k < n. Sia B =< b >, |B| = pk, e sia C il più grande sottogruppo diG tale che B ∩ C = 1; dimostriamo che G = BC.Sia x ∈ G con o(x) = ps, 0 ≤ s ≤ k; per dimostrare che x ∈ BC procediamoper induzione su s. Per s = 0 si ha x = 1G ∈ BC; supponiamo s ≥ 1 e che,per l'ipotesi di induzione, tutti gli elementi di G di periodo ps−1 appartengano

Page 130: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 125

a BC. Considerato y = xp si ha o(y) = o(xp) = ps−1 e perciò per l'ipotesiinduttiva è y ∈ BC ossia esistono bm ∈ B e c ∈ C tali che y = bmc da cuiyp

s−1= (bmc)p

s−1= 1G, b

mps−1cp

s−1= 1G e quindi bmp

s−1 ∈ C perchè è l'elementoinverso di cp

s−1, anzi bmp

s−1 ∈ B ∩ C = 1G da cui bmps−1

= 1G e per l'ipotesi dimassimalità fatta sul periodo dell'elemento b, si ha che pk divide mps−1 e quindi pdividem perchè k > s−1; siam = pm1 conm1 ∈ Z. Allora y = xp = bpm1c e postoa = x(bm1)−1 si ha ap = c ∈ C. Se a ∈ C allora x = bm1a ∈ BC. Se a /∈ C allora ilsottogruppo C1 =< C, a > contiene propriamente C e perciò C ∩ C1 6= 1G perla scelta di massimalità fatta su C. Sia b1 ∈ B ∩ C1, b1 6= 1; allora esistono c ∈ Ce n ∈ Z tali che b1 = can. Se p divide n sia n = n1p con n1 ∈ Z; allora (ricordandoche ap ∈ C) an = an1p ∈ C da cui b1 ∈ B ∩ C = 1G in contraddizione conb1 6= 1G. Dunque p non può dividere n ossia MCD(n, p) = 1 e poichè ap, an ∈ C siha ap, an ∈ BC e per il teorema 2.3.10 risulta a ∈ BC e pertanto x = abm1 ∈ BC.Rimane così dimostrato che G = BC.

Poichè B C G, C C G, B ∩ C = 1G, G = BC, si ha G = B × C (prodottodiretto).

Poichè |C| = |G||B| = pn−k, per l'ipotesi induttiva su n, il gruppo C è prodotto diretto

di gruppi ciclici ed essendo B ciclico si conclude che G è prodotto diretto di gruppiciclici.

Teorema 6.2.2. Sia (G, ·) un gruppo abeliano nito di ordine m con mdiverso dalla potenza di un numero primo. Allora G è prodotto diretto di suoisottogruppi.

Dimostrazione. Sia m = pr11 pr22 · . . . · prnn con n ≥ 2, ri > 0 e pi numeri primi

distinti. Per il Teorema di Sylow, per ogni prii esiste in G un sottogruppo Ai diordine prii .

Si ha Ai/G per ogni i = 1, 2, . . . , n perchè G è abeliano, inoltre vale la (2) della

denizione 6.1.5 perchè gli ordini dei gruppi Ar e (∏i 6=r

1≤i≤nAi) sono primi tra loro;da questo segue che se a1a2 . . . an = b1b2 . . . bn con ai, bi ∈ Ai, i = 1, . . . , n, alloraai = bi per ogni i = 1, 2, ..., n e perciò il numero degli elementi di A1A2 . . . An èpr11 p

r22 . . . prnn e quindi vale anche la (3) della denizione di prodotto diretto.

Teorema 6.2.3. Ogni gruppo abeliano nito è isomorfo al prodotto direttodi gruppi ciclici.

Dimostrazione. Segue dai teoremi 6.2.1 e 6.2.2; infatti se G è abeliano nitocon |G| = n = pa11 p

a22 ...p

att alloraG è isomorfo al prodotto diretto Ap1×Ap2×...×Apt

con |Api | = paii , i = 1, 2, ..., t. Ma ogni Api è prodotto diretto di gruppi ciclici epertanto segue la tesi.

Page 131: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 126

Sia n ∈ N∗, n = pa11 pa22 · · · patt . Per contare quanti sono i gruppi abeliani G di

ordine n, posto G = Ap1 × Ap2 × · · · × Apt con |Api | = paii , i = 1, . . . , t, occorrevedere in quanti modi si riesce a fattorizzare ogni Api come prodotto di gruppiciclici (di ordine pri ) ossia si deve contare in quanti modi si può scrivere

Api = Zpi1i× Z

pi2i× · · · × Zpisi . Deve essere

|Api | = paii = pi1i pi2i · · · p

isi = pi1+i2+···is

i

e pertanto occorre contare in quanti modi si può scrivere ai come somma di i1 +i2 + · · ·+ is. Questo numero è il numero τ(ai) di partizioni di ai. Ne segue che perdeterminare il numero di gruppi non isomor di un dato ordine n, basta procederenel modo seguente:

(1) si fattorizza n = pa11 pa22 · · · patt ;

(2) si determina il numero τ(ai) di partizioni di ai, per ogni i = 1, . . . , t;(3) i gruppi abeliani non isomor di ordine n sono τ(a1)τ(a2) · · · τ(at).

Esercizio 6.2.4.Descrivere tutti i gruppi abeliani di ordine 48.Soluzione - Poichè 48 = 24 · 31, ogni gruppo abeliano G con |G| = 48 risultascomposto nel prodotto diretto G = A2 × A3 con |A2| = 24, |A3| = 31. Tuttii possibili gruppi G si ottengono considerando tutte le possibili fattorizzazionidi A2 e di A3. Poichè τ(4) = 5 le possibili fattorizzazioni di A2 sono cinque:Z24 ;Z23 × Z21 ;Z22 × Z22 ;Z22 × Z21 × Z21 ;Z21 × Z21 × Z21 × Z21 . Poichè τ(1) = 1per A3 si ha una sola possibilità: Z3. Tutti i possibili gruppi abeliani G di ordine48 sono pertanto 5 · 1 = 5 e precisamente

• G ≈ Z16 × Z3 ≈ Z48;• G ≈ Z8 × Z2 × Z3;• G ≈ Z4 × Z4 × Z3;• G ≈ Z4 × Z2 × Z2 × Z3;• G ≈ Z2 × Z2 × Z2 × Z2 × Z3.

Esercizio 6.2.5.Determinare quanti sono i gruppi abeliani G di ordine 1620 ed elencarli.Soluzione - Poichè 1620 = 22 · 34 · 51, ogni G con |G| = 1620 risulta scompostonel prodotto diretto

G = A2 × A3 × A5 con |A2| = 22, |A3| = 34, |A5| = 51

e τ(2) = 2, τ(4) = 5, τ(1) = 1.

Quindi il numero totale di gruppi abeliani di ordine 1620 è

τ(2)τ(4)τ(1) = 2× 5× 1 = 10.

Le diverse fattorizzazione di A2 sono: Z22 , Z21 × Z21 .

Page 132: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 127

Le diverse fattorizzazione di A3 sono: Z34 , Z33 × Z3, Z32 × Z32 , Z32 × Z31 × Z31 ,Z31 × Z31 × Z31 × Z31 .Per A5 si ha solo la possibilità Z51 .

Ogni gruppo abeliano G di ordine 1620 è quindi isomorfo ad uno dei seguentidieci gruppi (non isomor fra di loro):

A2 × A3 × A5 G, |G| = 1620

Z4 × Z81 × Z5 G ≈ Z4 × Z81 × Z5 = Z1620

Z4 × Z27 × Z3 × Z5 G ≈ Z4 × Z27 × Z3 × Z5

Z4 × Z9 × Z9 × Z5 G ≈ Z4 × Z9 × Z9 × Z5

Z4 × Z9 × Z3 × Z3 × Z5 G ≈ Z4 × Z9 × Z3 × Z3 × Z5

Z4 × Z3 × Z3 × Z3 × Z3 × Z5 G ≈ Z4 × Z3 × Z3 × Z3 × Z3 × Z5

Z2 × Z2 × Z81 × Z5 G ≈ Z2 × Z2 × Z81 × Z5

Z2 × Z2 × Z27 × Z3 × Z5 G ≈ Z2 × Z2 × Z27 × Z3 × Z5

Z2 × Z2 × Z9 × Z9 × Z5 G ≈ Z2 × Z2 × Z9 × Z9 × Z5

Z2 × Z2 × Z9 × Z3 × Z3 × Z5 G ≈ Z2 × Z2 × Z9 × Z3 × Z3 × Z5

Z2 × Z2 × Z3 × Z3 × Z3 × Z3 × Z5 G ≈ Z2 × Z2 × Z3 × Z3 × Z3 × Z3 × Z5

Esercizio 6.2.6.Descrivere tutti i gruppi abeliani di ordine 1365.Soluzione - Risulta 1365 = 3 · 5 · 7 · 13. Ogni gruppo abeliano G di ordine 1365si fattorizza nelle seguenti componenti primarie:

G = A3 × A5 × A7 × A13, con |A3| = 3, |A5| = 5, |A7| = 7, |A13| = 13.

Risulta necessariamente G = Z3 × Z5 × Z7 × Z13; si tratta del gruppo ciclico diordine 1365. Dunque esiste un solo gruppo abeliano di ordine 1365.

Questo è un fatto generale. Se n = p1p2 · · · pt con i pi numeri primi distinti,allora esiste un solo gruppo abeliano di ordine n che è ovviamente il gruppo ciclicodi ordine n, vedi anche teorema 6.1.9 .

3. Esercizi relativi al Capitolo 6

Esercizio 6.3.1.Provare le seguenti aermazioni

(1) (Q∗, ·) è prodotto diretto di (Q∗+, ·) e di (1,−1, ·).(2) (C,+) = (R,+)× (iR,+) è prodotto diretto.(3) (C∗, ·) = (R+, ·)× (Γ, ·) è prodotto diretto, con Γ = z ∈ C | |z| = 1.

Page 133: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 128

Soluzione - E' di immediata verica che valgono le condizioni richieste nelladenizione 6.1.2.

Esercizio 6.3.2.Siano p e q numeri primi e p 6= q. Determinare il numero di sottogruppi del gruppoG = Zp × Zq.Soluzione - Sia z = (x, y) ∈ G; poichè p primo, tutti gli elementi di Zp diversidall'elemento neutro hanno periodo p. Analogamente ogni elemento di Zq diversodall'elemento neutro ha periodo q e pertanto se z = (x, y) ∈ G con x 6= 0q, y 6= 0q,si ha o(z) = pq e pertanto | < z > | = pq e dunque < z >= G.

Se z = (x, 0q), x 6= 0p, si ha A =< z >= Zp × 0q. Se z = (0p, y), y 6= 0q,si ha B =< z >= 0p × Zq. In questo modo sono stati descritti tutti i possibilisottogruppi di G; sono quattro compresi i due sottogruppi banali: < (0p, 0q) >,G, A ' Zp, B ' Zq.

Esercizio 6.3.3.Dimostrare che il gruppo simmetrico S3 non è prodotto diretto di due suoi sotto-gruppi propri.Soluzione - Supponiamo sia S3 = K × H con K e H sottogruppi propri di S3.Poichè |S3| = 6, per il teorema di Lagrange |K| e |H| dividono 6 e quindi |K| e|H| possono essere solo 3 e 2 e perciò K e H sono ciclici e quindi abeliani. Neseguirebbe S3 abeliano e ciò è assurdo.

Più semplicemente si può aermare che S3 non è prodotto diretto di sottogruppiperchè ha un solo sottogruppo proprio normale: A3.

Esercizio 6.3.4.Sia G un gruppo abeliano, non ciclico, di ordine 9. Dimostrare che G ' Z3 × Z3.Soluzione - Sia x ∈ G, x 6= 1, e sia H =< x >. Poichè G è non ciclico si hao(x) = 3 e |H| = 3. Analogamente considerato y ∈ G − H e K =< y >, siha |K| = 3 ed inoltre K * H e perciò H ∩ K = 1 e K ⊂ HK da cui segueHK sottogruppo di G. Per il teorema di Lagrange |HK| > 3 divide |G| = 9 epertanto HK = G. Essendo G abeliano, i sottogruppi H e K sono normali equindi G = H ×K prodotto diretto, con H ' Z3 ' K.

Esercizio 6.3.5.Dimostrare che, se G è un gruppo ciclico di ordine n2, esso non è isomorfo alprodotto diretto esterno H ×H dove H è un gruppo ciclico di ordine n.Soluzione - Anzittutto ricordiamo che un gruppo ciclico nito di ordine r possiedeun ( ed un solo ) sottogruppo ciclico di ordine s per ogni s divisore di r, perciò Gpossiede un unico sottogruppo ciclico H di ordine n.

Sia H =< x >; il gruppo H ×H possiede almeno due sottogruppi di ordine nciclici: A =< (1, x) > e B =< (x, 1) >. I gruppi G e H ×H non possono quindiessere isomor.

Page 134: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 129

Esercizio 6.3.6.Sia p un numero primo. Si calcoli il numero dei sottogruppi del gruppo Zp × Zp.Soluzione - Poichè |Zp×Zp| = p2, ogni sottogruppo proprio di Zp×Zp ha ordine pe quindi è ciclico. Siano H eK due sottogruppi propri distinti. Allora H∩K = 0e quindi ogni elemento x 6= 0 di Zp×Zp è contenuto in un solo sottogruppo propriodi Zp × Zp. Poichè Zp × Zp ha p2 − 1 elementi x 6= 0 e poichè ogni sottogruppoproprio contiene p−1 elementi diversi da 0, si deduce che il numero di sottogruppi

propri di Zp × Zp è p2−1p−1

= p+ 1.

Esercizio 6.3.7.Determinare il centro dei gruppi H = C2 ×D3 e K = Q8 × Z3.Soluzione - L'elemento (a, b) ∈ Z(H) se e solo se per ogni (x, y) ∈ H risulta(a, b)(x, y) = (x, y)(a, b), ossia ax = xa e by = yb per ogni x ∈ C2 e per ogniy ∈ D3. Dunque il centro Z(H) è il prodotto diretto del centro di C2 e del centro diD3 e poichè Z(C2) = C2 = 1, a e Z(D3) = 1 si ha Z(H) = (1, 1), (a, 1).Analogamente poichè Z(Q8) = 1,−1 e Z(Z3) = Z3 = 0, 1, 2 si ha Z(K) =(1, 0), (1, 1), (1, 2), (−1, 0), (−1, 1), (−1, 2).

Esercizio 6.3.8.Determinare la struttura di tutti i possibili gruppi di cardinalità 8.Soluzione - Distinguiamo due casi:

1 caso) |G| = 8, G abeliano. Essendo un gruppo abeliano, G è il prodottodiretto di gruppi ciclici e quindi si hanno le seguenti possibilità: G ' Z8,G ' Z4 × Z2, G ' Z2 × Z2 × Z2.

2 caso) |G| = 8, G non abeliano. Come noto esistono i gruppi G ' Q8 (qua-ternioni) e G ' D4 (diedrico). Dimostriamo che non ci sono altri gruppidi ordine otto non abeliani. Ricordiamo che il periodo di un qualunqueelemento di G è 2 oppure 4 oppure 8 perchè sappiamo che deve dividerel'ordine del gruppo. Sicuramente in G non esistono elementi di periodootto (altrimenti G sarebbe ciclico e quindi abeliano); inoltre gli elementidiversi dall'elemento neutro non possono avere tutti periodo due perchèin tal caso G sarebbe abeliano (infatti se x = x−1 per ogni x ∈ G − 1,si ha xy = (xy)−1 = y−1x−1 = yx). Sia dunque x ∈ G un elemento diperiodo quattro; allora si osservi che in G anche l'elemento x3 ha periodoquattro e pertanto in G gli elementi di periodo quattro devono essere innumero pari ossia sono 2 oppure 4 oppure 6. Se in G vi sono esattamente due elementi di periodo 4 allora ognielemento y ∈ G− < x > è di periodo 2 (essendo o(x) =o(x3) = 4)e poichè xy ∈ G− < x > si ha o(xy) = 2 da cui xy = yx exry = yx4−r, r = 0, 1, 2, 3 e pertanto G è isomorfo al gruppo diedricoD4.

Page 135: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 6 Prodotto Diretto di gruppi 130

Se in G ci sono esattamente quattro elementi di periodo 4, sianox, x3, y, y3 tali che o(x) = o(x3) = o(y) = o(y3) = 4 con x 6= y, x 6= y3.Poichè x 6= y, il gruppo < x > ∩ < y > è sottogruppo proprio di< x > e quindi da | < x > | = 4 segue | < x > ∩ < y > | ≤ 2. Se | <x > ∩ < y > | = 1 allora si ha G '< x > × < y > prodotto direttoe |G| = 16 contro l'ipotesi |G| = 8. Se | < x > ∩ < y > | = 2 allorax2 = y2 e G = 1, x, x2, x3, y, y3, xy, x3y con o(xy) = o(x3y) = 2(perchè i soli elementi di periodo 4 sono x, x3, y, y3) e pertanto xy =yx e x3y = yx3. Allora è di immediata verica che gli elementi di Gpermutano fra di loro ossia G è abeliano contro l'ipotesi ( risulterebbeG ' Z4 × Z2 con Z4 '< x >,Z2 '< xy > ).

Se in G ci sono esattamente sei elementi di periodo 4 allora G èbanalmente isomorfo al gruppo Q8 dei quaternioni.

Page 136: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

CAPITOLO 7

Gruppi Risolubili

In questo capitolo presentiamo le principali nozioni relative ad una famiglia digruppi detti gruppi risolubili per il loro legame con il problema della ”risoluzione”delle equazioni algebriche. In particolare si studierà la risolubilità dei gruppi sim-metrici e dei gruppi alterni per l'importanza che questa proprietà riveste nellateoria delle equazioni algebriche. E' noto che una equazione algebrica di grado nammette una formula generale di risoluzione per radicali se e solo se n ≤ 4.

1. Derivato di un gruppo

Denizione 7.1.1. Sia (G, ·) un gruppo; per ogni coppia (a, b) di elementi diG si denisce commutatore di (a, b) l'elemento k(a, b) = b−1 · a−1 · b · a.Per indicare il commutatore k(a, b) a volte si scrive semplicemente [a, b].(Se si usa la notazione addittiva allora [a, b] = −b− a+ b+ a)

Dalla denizione segue immediatamente che:

(1) k(a, b) = 1⇔ a · b = b · a(2) a · b · k(a, b) = b · a, ossia moltiplicando a · b per il suo commutatore si

ottiene b · a ( questa proprietà giustica il nome di commutatore).(3) k(a, a) = 1 per ogni a ∈ G.(4) k(a, b)−1 = k(b, a).

Nonostante l'elemento neutro di G sia un commutatore e l'elemento inversodi un commutatore sia ancora un commutatore, come assicurano la (3) e la (4)precedenti, non è detto che il prodotto di due commutatori sia un commutatoree pertanto l'insieme dei commutatori di un gruppo G, in generale, non è unsottogruppo di G. Ha perciò signicato considerare e studiare il gruppo generatodai commutatori di un gruppo.

Denizione 7.1.2. Sia (G, ·) un gruppo; si denisce derivato (primo) di Gil sottogruppo G′ di G generato dai commutatori di G.

Teorema 7.1.3. Il derivato primo del gruppo (G, ·) è il gruppo

131

Page 137: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 7 Gruppi risolubili 132

G′ = k1 · k2 · · · · · kn | n ∈ N∗; ki commutatore, i = 1, 2, · · · , n.

Dimostrazione. L'insieme G′ = k1 ·k2 ·· · ··kn | n ∈ N∗; ki commutatore, i =1, 2, · · · , n è chiuso rispetto al prodotto di G e G′ 6= ∅ perchè 1 ∈ G′. Inoltre,come già notato precedentemente, l'inverso di un commutatore è un commutatoree pertanto per ogni k1 · k2 · · · · · kn ∈ G′ si ha (k1 · · · · · kn)−1 = k−1

n · · · · · k−11 ∈ G′.

L'insieme G′ è quindi un sottogruppo di G. Per come denito, G′ è contenuto inogni sottogruppo di G che contiene i commutatori di G e perciò G′ è il più piccolosottogruppo di G che contiene tutti i commutatori ossia G′ è il gruppo generatodai commutatori di G.

Nota 7.1.4.

• La non abelianità diG è tutta racchiusa inG′. Così come tutta l'abelianitàdi G è racchiusa nel centro Z(G).• G′ =< 1 >⇐⇒ G è abeliano, ossia G′ =< 1 >⇐⇒ G = Z(G).• Il derivato G′ di G è il più piccolo sottogruppo di G che contiene tutti icommutatori.

Teorema 7.1.5. Il derivato G′ di un gruppo (G, ·) è un sottogruppo caratte-ristico di G.

Dimostrazione. Occorre provare che per ogni φ ∈ Aut(G) risulta φ(G′) =G′. Dimostriamo dapprima che ogni automorsmo φ ∈ Aut(G) trasforma uncommutatore k(a, b) in un commutatore:

φ(k(a, b)) = φ(b−1 · a−1 · b · a) = φ(b)−1 · φ(a)−1 · φ(b) · φ(a) = k(φ(a)φ(b)) ∈ G′.Siano ora k1 · k2 · · · · · kn ∈ G′, per ogni φ ∈ Aut(G) risulta φ(k1 · k2 · · · · · kn) =

φ(k1) · φ(k2) · · · · · φ(kn) ∈ G′ e pertanto rimane provato che φ(G′) = G′.

Il teorema ora dimostrato assicura, in particolare, che il derivato G′ è unsottogruppo normale di G: G′ E G.

Teorema 7.1.6. Sia (G, ·) un gruppo e G′ il derivato di G. Si ha che

(1) GG′

è abeliano;

(2) se H E G e GH

abeliano, allora G′ ⊆ H;

(3) se H ≤ G e G′ ⊆ H allora H E G e GH

è abeliano.

Dimostrazione.

(1) Siano a, b ∈ G; considerati i laterali aG′, bG′ ∈ GG′

si haaG′ · bG′ = abG′ = ab · k(a, b)G′ = baG′ = bG′ · aG′e quindi G

G′è abeliano.

Page 138: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 7 Gruppi risolubili 133

(2) Sia H E G e GH

abeliano; per ogni a, b ∈ G si ha aH · bH = bH · aH,abH = baH, b−1a−1baH = H da cui b−1a−1ba ∈ H. Dunque H contienetutti i commutatori di G ed essendo H un gruppo, H contiene anche tuttii prodotti di commutatori e perciò G′ ⊆ H.

(3) Sia G′ ⊆ H ≤ G; per ogni g ∈ G e h ∈ H si ha g−1h−1gh ∈ G′ edunque g−1h−1gh ∈ H, ma H gruppo e h−1 ∈ H e perciò g−1h−1gh ·h−1 = g−1h−1g ∈ H allora (g−1h−1g)−1 = g−1hg ∈ H e pertanto H èsottogruppo normale di G. Inoltre G

Hè abeliano perchè per ogni a, b ∈ G

si ha aH · bH = abH = ab[a, b]H = baH = bH · aH (si ricordi che[a, b]H = H perchè [a, b] ∈ H essendo G′ ⊆ H).

Il teorema ora dimostrato assicura che il derivato G′ di un gruppo G è il piùpiccolo sottogruppo normale H di G tale che il quoziente G

Hsia abeliano.

Denizione 7.1.7. Sia (G, ·) un gruppo. Posto G(0) = G, per ogni r ∈ N∗per induzione si denisce G(r) = (G(r−1))′. Il sottogruppo G(r) è detto derivator-esimo di G.

In particolare si scriverà G(1) = G′, G(2) = (G′)′ = G′′e così via.

Teorema 7.1.8. Sia (G, ·) un gruppo. G(r) è un sottogruppo caratteristicodi G.

Dimostrazione. Ogni automorsmo φ ∈ Aut(G) trasforma un commutatoredi G in un commutatore di G. Ne segue che ogni automorsmo φ di G è ancheautomorsmo del derivato G′ perchè ogni elemento di G′ è un prodotto nitodi commutatori di G. Procedendo in modo ricorsivo, risulta pertanto che ogniautomorsmo φ ∈ Aut(G) è anche automorsmo di G(r) ossia φ(G(r)) = G(r)

per ogni φ ∈ Aut(G) e dunque G(r) è sottogruppo caratteristico di G per ognir ∈ N∗.

Il teorema ora dimostrato assicura che per ogni r ∈ N∗ si ha G(r) CG.

Teorema 7.1.9. Sia Sn il gruppo delle permutazioni su n elementi, alloraS ′n = An per ogni n ∈ N∗.

Dimostrazione. Suddividiamo la dimostrazione in quattro parti:

(1) S ′n E An.Infatti poichè in Sn una qualunque permutazione g e la sua inversa g−1

sono sempre entrambe di classe pari o entrambe di classe dispari, si hache un qualunque commutatore di Sn è una permutazione di classe pari equindi è un elemento di An. Risulta quindi S ′n ⊆ An e pertanto S

′n E An.

Page 139: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 7 Gruppi risolubili 134

(2) Caso n ≥ 5.Per n ≥ 5, An è semplice (vedi teorema 4.2.3) quindi i suoi sottogruppinormali sono solo quelli banali, deve allora essere S ′n = An oppure S ′n =< id. >. Se S ′n =< id. > allora Sn abeliano e ciò per n ≥ 5 è assurdo.Rimane dunque provato che per n ≥ 5 risulta S ′n = An.

(3) Caso n = 4.

Consideriamo α, β ∈ S4, con α =

(1 2 3 42 3 1 4

)e β =

(1 2 3 41 3 2 4

).

Si ha α−1 · β−1 · α · β =

(1 2 3 42 3 1 4

)∈ S ′4 e α−1 · β−1 · α · β è un

3-ciclo e dunque per il teorema 4.2.2 si ha S ′4 = A4 perchè S ′4 contiene un3-ciclo ed è un sottogruppo normale di A4.

(4) Caso n ≤ 3.Per n = 3 da S ′n ⊆ An segue |S ′3| = 1 oppure |S ′3| = 3. Se fosse |S ′3| = 1sarebbe S3 abeliano e ciò è assurdo e pertanto deve essere |S ′3| = 3 ossiaS ′3 = A3.Per n ≤ 2 si ha banalmente S ′n = An =< id. >.

2. Risolubilità di un gruppo

Denizione 7.2.1. Un gruppo (G, ·) si dice risolubile se esiste un interor ≥ 1 tale che G(r) =< 1 >.

Esempio 7.2.2.

• Ogni gruppo abeliano è risolubile perchè G′ =< 1 >.• Il gruppo dei quaternioni è risolubile perchè G

′′=< 1 >.

Denizione 7.2.3. Si chiama catena di un gruppo (G, ·) ogni successionenita di sottogruppi G = G1 > G2 > · · · > Gi > · · · > Gn =< 1G >.

La catena è detta serie subnormale (o catena normale ) se Gi / Gi−1 perogni i = 2, 3, . . . , n ed in questo caso i gruppi Gi−1/Gi sono detti fattoriali dellacatena.

Se in una serie subnormale ogni Gi è anche un sottogruppo normale di G, lasuccessione di sottogruppi è detta serie normale.

Page 140: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 7 Gruppi risolubili 135

Esempio 7.2.4.

(1) Se (G, ·) è risolubile allora il gruppo G ed i suoi derivati formano una serienormale: G . G′ . · · · . G(i) . · · · . G(r) =< 1G >.

(2) In S4 consideriamo i sottogruppiH1 = id., (1 2)(3 4), (1 3)(2 4), (1 4)(2 3)e H2 = id., (1 2)(3 4). Allora S4 B H1 B H2B < id. > è una seriesubnormale ma non è una serie normale perchè H2 5 S4.

Teorema 7.2.5. Un gruppo (G, ·) è risolubile se e solo se possiede una seriesubnormale a fattoriali abeliani.

Dimostrazione. Sia G risolubile. Allora, per la (3) del teorema 7.1.6, lacatena dei suoi derivati è una serie subnormale a fattoriali abeliani.

Viceversa supponiamo cheG possieda una serie subnormale a fattoriali abeliani:sia G = G1.G2.· · ·.Gi.· · ·.Gn =< 1G > con Gi−1

Giabeliano per ogni i = 2, 3, ..., n.

Per la (2) del teorema 7.1.6, daG1.G2 eG1

G2abeliano segueG′1 ⊂ G2; da

G2

G3abeliano

segue che G′2 ⊂ G3; ma G′1 ⊂ G2 signica anche (G′1)′ ⊂ G′2 ossia G′′1 ⊂ G′2 da cui

G′′1 ⊂ G3. Procedendo in questo modo si ottiene G(n−1)1 ⊂ Gn e poichèGn =< 1G >

si ha G(n−1)1 =< 1G > e dunque G è risolubile.

Teorema 7.2.6. Sia (G, ·) un gruppo; H /G tale che H e GH

siano risolubili.Allora G è risolubile.

Dimostrazione. Essendo H / G si ha che (GH

)′ = (G′·H)H

; infatti considerato

un qualunque commutatore di GH, si ha [g1H g2H] = (g2H)−1(g1H)−1g2Hg1H =

Hg−12 Hg−1

1 g2Hg1H e poichè giH = Hgi perchè H è normale in G, si haHg−1

2 Hg−11 g2Hg1H = g−1

2 g−11 g2g1H ∈ G′H

H. Sempre per la normalità di H in G

si ha [g1H g2H][g3H g4H] = [g1 g2][g3 g4]H e pertanto (GH

)′ = G′HH

. Procedendo per

induzione su r si ottiene (GH

)(r) = (G(r)·H)H

. Per ipotesi GH

è risolubile, allora esiste

n ∈ N∗ tale che (GH

)(n) =< 1 > ossia (G(n)·H)H

=< 1 > e quest'ultima ugualianza

comporta G(n) ⊂ H. Per ipotesi H è risolubile allora esiste un m ∈ N∗ tale cheH(m) =< 1 >; risulta allora G(n+m) =< 1 > e quindi G è risolubile.

Teorema 7.2.7. Sia (G, ·) un gruppo risolubile. Ogni sottogruppo di G èrisolubile.

Dimostrazione. Sia (G, ·) un gruppo risolubile, allora esiste r ∈ N∗ tale cheG(r) =< 1G >. Sia H un sottogruppo di G; da G ⊃ H si ha G(r) ⊃ H(r) e quindiH(r) =< 1G > ossia H è risolubile.

Page 141: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 7 Gruppi risolubili 136

Teorema 7.2.8. Sia (G, ·) un gruppo risolubile. Ogni immagine omomorfadi G è un gruppo risolubile.

Dimostrazione. Sia φ un omomorsmo suriettivo di G nel gruppo H e siaG(r) =< 1 >. Si ha φ(G′) = H ′, φ(G′′) = H ′′, . . . , φ(G(r)) = H(r) e poichèG(r) =< 1 > e φ omomorsmo, si ha φ(G(r)) =< 1 > ossia H(r) =< 1 > epertanto H è risolubile.

Corollario 7.2.9. Ogni quoziente di un gruppo risolubile è risolubile.

Dimostrazione. Segue dal teorema precedente perchè ogni quoziente di ungruppo è una sua immagine omomorfa (vedi 1 teorema di omomorsmi per grup-pi).

3. Risolubilità di Sn e di altre famiglie di gruppi.

Teorema 7.3.1. Sn risolubile ⇐⇒ n = 2, 3, 4

Dimostrazione. Procediamo per casi:

(1) n = 2:S2 è risolubile perchè è abeliano.

(2) n = 3:S3 è risolubile perchè possiede una serie subnormale a fattoriali abeliani:S3 . A3. < id. >.

(3) n = 4:S4 è risolubile perchè possiede la serie subnormale a fattoriali abeliani:S4 . A4 . H. < id. >, dove H = id., α, β, γ con α = (1 2)(3 4), β =(1 3)(2 4), γ = (1 4)(2 3).

(4) n ≥ 5:Per n ≥ 5 abbiamo dimostrato che An è semplice; poichè An non è abe-liano, non può essere A′n =< id. > e quindi deve essere A′n = An; perciòAn non è risolubile per n ≥ 5. Essendo An non risolubile, anche Sn ⊃ Annon è risolubile per n ≥ 5.

Nota 7.3.2. Per sottolineare l'importanza del teorema precedente, si tengapresente che la risolubilità dei gruppi simmetrici Sn con n ≤ 4 e la non risolubilitàdei gruppi simmetrici Sn con n ≥ 5 sta alla base del fatto che solo le equazio-ni algebriche di grado n ≤ 4 ammettono una formula risolutiva radico-razionalegenerale.

Page 142: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 7 Gruppi risolubili 137

Teorema 7.3.3. Sia (G, ·) un gruppo semplice. G è risolubile se e solo se ènito ed ha per ordine un numero primo.

Dimostrazione. Se |G| = p con p primo allora G è ciclico e quindi abelianoe pertanto G è risolubile.

Viceversa, se G è risolubile si ha G′ 6= G e poichè G′ /G e G è semplice, risultaG′ =< 1 > e quindi G è abeliano. Essendo G abeliano, ogni suo sottogruppo ènormale e quindi, essendo G semplice, G deve essere privo di sottogruppi propri epertanto deve essere G nito di ordine primo.

Teorema 7.3.4. Ogni gruppo di ordine pn con p primo, n ∈ N∗, è risolubile.Dimostrazione. Per n = 1 il risultato è vero perchè il gruppo, essendo di

ordine primo, è ciclico e quindi è abeliano e perciò risolubile.Procediamo per induzione su n, supponiamo vero il risultato per (n − 1) e

dimostriamo che vale per n. Sia (G, ·) un gruppo di ordine pn, n > 1. Alloraesiste N /G tale che |N | = p; il gruppo N è risolubile perchè ciclico, il gruppo G

risolubile per l'ipotesi di induzione essendo di ordine pn−1 e perciò per il teorema7.2.6, G è risolubile.

Esempio 7.3.5.Il gruppo Q8 dei quaternioni è risolubile perchè |Q8| = 23.

Teorema 7.3.6. Ogni gruppo di ordine p · q con p, q numeri primi, è risolu-bile.

Dimostrazione. Sia (G, ·) un gruppo di ordine p · q, con p, q numeri primi.Se p = q allora |G| = p2 e pertanto G è abeliano e quindi risolubile.

Se G ha ordine p · q con p < q, allora G ha un solo sottogruppo di ordine q:infatti per il teorema di Sylow G ammette almeno un sottogruppo di ordine q;supponiamo per assurdo che esistano A,B sottogruppi di G con |A| = |B| = q eA 6= B. Si ha A∩B =< 1 > e |A ·B| = q2 perchè i prodotti a · b con a ∈ A, b ∈ Bsono a due a due distinti (se fosse a · b = c · d con a, c ∈ A, b, d ∈ B si avrebbec−1 · a = d · b−1 ∈ A ∩B e quindi a = c, b = d). Ovviamente A ·B ⊂ G ma questoè assurdo perchè |A ·B| = q2 e |G| = p · q con p < q.

Dunque inG esiste un solo sottogruppo A di ordine q; questo implica x·A·x−1 =A per ogni x ∈ G e quindi A/G. Il gruppo G è pertanto risolubile perchè possiedeuna serie subnormale a fattoriali abeliani: G . A . < 1 >.

Nel prossimo teorema enunciamo altri due risultati importanti per lo studio deigruppi niti e per la loro classicazione. In questa trattazione le dimostrazioninon vengono riportate per la loro complessità.

Page 143: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 7 Gruppi risolubili 138

Teorema 7.3.7.

(1) Un gruppo di ordine pmqn con p, q numeri primi, m,n ∈ N, è risolubile(teorema di Burnside).

(2) Ogni gruppo nito di ordine dispari è risolubile (teorema di Feit-Thomson).

Si osservi che dal teorema di Feit-Thomson (1960), segue che se G è un grup-po semplice nito, allora G è ciclico di ordine primo oppure è non abe-liano ed ha ordine pari. Infatti se G è semplice, nito, abeliano allora è ciclicodi ordine primo (perchè semplice abeliano implica che non ha sottogruppi e dunquevale il teorema 2.6.3); se G è semplice, nito, non abeliano, esso non può avereordine dispari perchè se così fosse non potrebbe essere semplice perchè G′ sarebbesottogruppo normale di G con G′ 6= G.

4. Esercizi relativi al Capitolo 7

Esercizio 7.4.1.Sia Dn il gruppo diedrico. Dimostrare che Dn è risolubile e determinare D′n.Soluzione - SiaDn = 1, a, a2, ..., an−1, b, ba, ..., ban−1 e sia Cn =< a >. Il gruppoCn è ciclico (abeliano) di indice 2 in Dn e pertanto è un sottogruppo normale diDn. Il gruppo quoziente Dn

Cnè di ordine 2 e perciò è abeliano. Da Cn C Dn,

Dn

Cn

abeliano segue D′n ≤ Cn e pertanto D′n è ciclico (e quindi abeliano) generato dauna potenza di a. Dalla abelianità di D′n segue D′′n =< 1 > e pertanto Dn èrisolubile.

Per determinare D′n studiamo come sono i commutatori di D′n :

• [ai aj] = a−ja−iajai = 1 perchè Cn è commutativo;• [ai baj] = a−jba−ibajai = a−jaibbajai = a−jaiajai = a2i;• [bai baj] = a−jba−ibbajbai = a−jaibbbba−jai = a−jaia−jai = a2(i−j).

dunque i commutatori sono espressi come potenze di a2 e pertanto D′n ⊆< a2 >.Ma a2 = [a1 baj] ∈ D′n e perciò < a2 >⊆ D′n e dunque D′n =< a2 >.

Ad esempio D′6 = 1, a2, a4, D′9 = 1, a1, a2, a3, a4, a5, a6, a7, a8.

Esercizio 7.4.2.Sia (G, ·) un gruppo tale che |G| = 2p2, p primo. Dimostrare che G è risolubileperchè G′′ =< 1 >.Soluzione - Per il teorema di Sylow G possiede un sottogruppo di ordine p2, siaH. Il sottogruppo H è di indice 2 in G e perciò è normale in G ed è abelianoperchè |H| = p2 (vedi teorema 5.3.11); inoltre G

Hè abeliano perchè |G

H| = 2. Da

H CG e GH

abeliano segue G′ ⊆ H da cui segue G′ abeliano e quindi G′′ =< 1 >e pertanto G è risolubile.

Ad esempio il gruppo Q8 dei quaternioni è risolubile perchè |Q8| = 2 · 22.

Page 144: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 7 Gruppi risolubili 139

Esercizio 7.4.3.Sia (G, ·) un gruppo tale che esiste α ∈ Aut(G) con la proprietà α 6= id., α(x) = xoppure α(x) = x−1. Dimostrare che G è risolubile.Soluzione - Sia H = x ∈ G | α(x) = x. Si ha H 6= G perchè α 6= id. e H risultasottogruppo di G.

(1) Dimostriamo che H è normale in G. Banalmente, per ogni g ∈ H e perogni h ∈ H si ha g−1Hg = H. Per ogni g ∈ G − H e per ogni h ∈ H ègh /∈ H e quindi α(gh) = (gh)−1 ma anche α(gh) = α(g)α(h) = g−1h equindi (gh)−1 = g−1h, h−1g−1 = g−1h, g−1hg = h−1 ∈ H ossia g−1hg ∈ Hper ogni g ∈ G − H e per ogni h ∈ H. Rimane così provato che H èsottogruppo normale di G perchè g−1Hg = H per ogni g ∈ G e per ognih ∈ H.

(2) Dimostriamo che H è abeliano e quindi risolubile. Fissato g /∈ H, l'ap-plicazione φg : H → H denita da φg(h) = g−1hg è un automor-smo di H perchè per ogni h1, h2 ∈ H risulta φg(h1h2) = g−1h1h2g =g−1h1gg

−1h2g = φg(h1)φg(h2). Per quanto dimostrato in (1) si ha g−1hg =h−1 ossia φg(h) = h−1 per ogni h ∈ H e pertanto si ha φg(h1h2) =(h1h2)−1 = h−1

2 h−11 ma anche φg(h1h2) = φg(h1)φg(h2) = h−1

1 h−12 da cui

h−12 h−1

1 = h−11 h−1

2 ossia h1h2 = h2h1 per ogni h1, h2 ∈ H. Si conclude Habeliano e H risolubile.

(3) Dimostriamo che GH

è abeliano e quindi risolubile.• Se g1, g2 ∈ H allora g1Hg2H = H = g2Hg1H.• Se g1 ∈ H e g2 /∈ H allora essendo H normale in G si ha g−1

2 h1g2 ∈ H,g1g2 = g2h con h ∈ H e pertanto g1Hg2H = g1g2H = g2hH =g2Hg1H.• Se g1, g2 /∈ H distinguiamo due casi. Sia g1g2 /∈ H; si ha g1g2 = g2g1

perchè da α(g1g2) = α(g1)α(g2) = g−11 g−1

2 e α(g1g2) = (g1g2)−1 =g−1

2 g−11 segue g−1

1 g−12 = g−1

2 g−11 da cui g1g2 = g2g1 e pertanto g1Hg2H =

g1g2H = g2g1H = g2Hg1H. Sia g1g2 ∈ H; allora, per quanto dimo-strato nel caso precedente, non può essere g2g1 /∈ H e perciò g2g1 ∈ Hda cui g1Hg2H = g1g2H = H = g2g1H = g2Hg1H. Si conclude G

Habeliano e quindi risolubile.

Da H CG, H risolubile e GH

risolubile segue G risolubile (teorema 7.2.6).

Page 145: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

CAPITOLO 8

Reticoli

Quella di reticolo è una struttura algebrica ottenuta a partire da una relazioned'ordine e per questo la teoria dei reticoli fa parte sia della teoria dell'ordine chedella teoria dell'algebra universale. La struttura di reticolo trova particolari ap-plicazioni in logica matematica e in molti rami dell'informatica. Questa strutturapuò essere ulteriormente arricchita no a giungere alla struttura algebrica dettaalgebra di Boole.

Il termine reticolo deriva dalla modalità di rappresentare i reticoli niti con idiagrammi di Hasse.

1. Reticoli: denizioni e proprietà

Iniziamo ricordando la denizione di relazione di ordine ( vedi capitolo 1,paragrafo 2).

Denizione 8.1.1. Sia A un insieme e sia R ⊆ A × A una relazione binariain A. La relazione R è detta di ordine, o di ordine parziale, se sono soddisfattele seguenti proprietà:

(1) (a, a) ∈ R per ogni a ∈ A (prop. riessiva);(2) se (a, b) ∈ R e (b, a) ∈ R allora a = b (prop. antisimmetrica);(3) se (a, b) ∈ R e (b, c) ∈ R allora (a, c) ∈ R (prop. transitiva).

Di norma una relazione R di ordine parziale si indica con il simbolo ≤ epertanto la scrittura delle proprietà precedenti diventa:

(1) a ≤ a per ogni a ∈ A;(2) a ≤ b, b ≤ a⇒ a = b;(3) a ≤ b, b ≤ c⇒ a ≤ c.

Si dice che A è un insieme parzialmente ordinato se in A è denita unarelazione ≤ di ordine parziale, in questo caso si scrive (A,≤).

Esempio 8.1.2.

(1) N∗ = N \ 0, (N∗,≤) è un insieme parzialmente ordinato rispetto allarelazione a ≤ b se a | b (relazione di divisibilità);

140

Page 146: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 141

(2) Z∗ = Z \ 0, (Z∗,≤) non è un insieme parzialmente ordinato rispettola relazione a ≤ b se a | b perchè non vale la proprietà antisimmetrica(−1 | 1, 1 | −1, 1 6= −1).

Denizione 8.1.3. Sia (L,≤) un insieme parzialmente ordinato. Si dice che(L,≤) è un reticolo se per ogni x, y ∈ L il sottoinsieme x, y ha in L estremosuperiore, denotato con a ∨ b, ed estremo inferiore denotato con a ∧ b.

Il reticolo (L,≤) si dice limitato se ha anche elemento minimo ed elementomassimo denotati solitamente con 0 e 1, rispettivamente.

Si osservi che se x, y sono confrontabili esiste sempre inf(x, y) e sup(x, y). Preci-samente se x ≤ y si ha inf(x, y) = x e sup(x, y) = y.

Esempio 8.1.4.I seguenti insiemi parzialmente ordinati sono reticoli:

(1) (N∗,≤), a ≤ b se a | b.(2) (S,≤), S = s | s = ∅ oppure s punto o retta di un piano ane π, oppure

s = π=sottospazi di un piano ane π, a ≤ b se a è sottospazio di b.(3) (P(I),≤) , P(I) insieme delle parti dell'insieme I, A ≤ B se A ⊆ B.(4) (S(G),≤), S(G) è l'insieme di tutti i sottogruppi del gruppo G, H ≤ K

se H ⊆ K.(5) (D(n),≤), D(n) insieme dei divisori di un ssato numero naturale n 6= 0,

x ≤ y se x | y, inoltre infx, y = MCD(x, y) e supx, y = mcm(x, y).

Teorema 8.1.5. Sia (L,≤) un reticolo. Se B ⊆ L, B 6= ∅, B nito, alloraB ha in L sia estremo superiore che estremo inferiore.

Dimostrazione. Il risultato è vero per ogni B tale che |B| = 1 o |B| = 2.Procediamo per induzione: supponiamo vero il risultato per ogni B, |B| = n, eproviamo che vale per ogni H, tale che |H| = n+ 1. Sia H = a1, . . . , an+1; sianov = supa1, . . . , an e u = infa1, . . . , an, allora esistono in L il supv, an+1 einfu, an+1 e questi sono rispettivamente supH e inf H.

Corollario 8.1.6. Ogni reticolo nito ammette massimo e minimo.

I reticoli si possono caratterizzare mediante opportune operazioni interne al re-ticolo. Con questa caratterizzazione si mette in luce l'aspetto di struttura algebricadel reticolo.

Page 147: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 142

Denizione 8.1.7. Sia L un insieme non vuoto e siano ∨ e ∧ due ope-razioni in L. La struttura (L,∨,∧) è detta reticolo se per ogni a, b, c ∈ L siha:

(1) a ∨ b = b ∨ a (1') a ∧ b = b ∧ a(2) a ∨ (b ∨ c) = (a ∨ b) ∨ c (2') a ∧ (b ∧ c) = (a ∧ b) ∧ c(3) a ∨ (a ∧ b) = a (3') a ∧ (a ∨ b) = a(4) a ∨ a = a (4') a ∧ a = a

(leggi commutative)(leggi associative)(leggi assorbimento)(leggi idempotenza)

Esempio 8.1.8.

(1) Sia L = D(n) l'insieme dei numeri naturali divisori di n ∈ N∗. Per ognia, b ∈ L sia a∧b = MCD(a, b) e a∨b = mcm(a, b). (L,∨,∧) è un reticolo.

(2) Sia L = S(G) l'insieme di tutti i sottogruppi di un gruppo G. Per ogniH,K ∈ S(G) siaH∨K =< H∪K > il più piccolo sottogruppo contenenteH e K e sia H ∧ K il gruppo intersezione di H e K. (S(G),∨,∧) è unreticolo.

(3) Sia L = SN(G) l'insieme dei sottogruppi normali di un gruppo G. Rispet-to alle operazioni ∨ e ∧, rispettivamente di unione e intersezione gruppale,(SN(G),∨,∧) è un reticolo.

(4) Sia A un insieme nito. L'insieme L = P(A) di tutti i sottoinsiemi di A èun reticolo rispetto alle operazioni di intersezione di insiemi e unione diinsiemi : (P(A),∪,∩).

Nota 8.1.9.

• Gli assiomi della denizione 8.1.7 non sono indipendenti perchè (4) e (4′)sono conseguenze di (3) e (3′); infatti a ∨ a = a ∨ [a ∧ (a ∨ b)] = a,a ∧ a = a ∧ [a ∨ (a ∧ b)] = a. Si è comunque soliti riportare la denizionedi reticolo come sopra per ragioni storiche.• Le operazioni di ∧ e ∨ di un reticolo L non sono da confondersi conle operazioni di unione e intersezione insiemistica.

Legge di dualità

Se nella denizione di reticolo (L,∨,∧) si scambiano i simboli di ∨ e ∧ gli assiomiche vi gurano non cambiano. Questo comporta che se in un reticolo vale laproprietà P allora nel reticolo vale anche la proprietà duale P d ottenuta da Pscambiando i simboli di ∨ e ∧.

Page 148: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 143

Equivalenza delle due Denizioni di reticolo

I seguenti due teoremi assicurano che le denizioni 8.1.3 e 8.1.7 sono equivalenti epertanto possono essere usate in modo intercambiabile a seconda di quale sia piùconveniente rispetto all'ambito di lavoro.

Teorema 8.1.10. Sia (L,≤) un reticolo. In L rimangono denite due ope-razioni ” ∨ ” e ” ∧ ” tali che

(1) a ∨ b = b ∨ a (1') a ∧ b = b ∧ a(2) a ∨ (b ∨ c) = (a ∨ b) ∨ c (2') a ∧ (b ∧ c) = (a ∧ b) ∧ c(3) a ∨ (a ∧ b) = a (3') a ∧ (a ∨ b) = a(4) a ∨ a = a (4') a ∧ a = a

(prop. commutativa)(prop. associativa)(prop. di assorbimento)(prop. di idempotenza)

Dimostrazione. Deniamo in L le seguenti due operazioni dette rispettiva-mente unione e intersezione:

• a ∨ b = supa, b• a ∧ b = infa, b

Poichè (L,≤) è un reticolo, le proprietà dell'estremo superiore e dell'estremo infe-riore rendono di immediata verica che le due operazioni sopra denite soddisfanole proprietà enunciate.

Viceversa vale il seguente teorema.

Teorema 8.1.11. Sia (L,∨,∧) un reticolo. In L rimane denita una re-lazione ≤ di ordine tale che per ogni x, y ∈ L il sottoinsieme x, y ha in Lestremo superiore ed estremo inferiore .

Dimostrazione. Deniamo in L la seguente relazione ”a ≤ b se a ∧ b = a”.Osserviamo che da a ∧ b = a segue a ∨ b = (a ∧ b) ∨ b = b e viceversa da a ∨ b = bsegue a∧ b = a∧ (a∨ b) = a; dunque si ha a ≤ b se e solo se a∨ b = b. La relazionein L sopra denita, è una relazione di ordine parziale perchè soddisfa alle seguentiproprietà:

• a ≤ a per ogni a ∈ L. Infatti per ogni a ∈ L si ha a ∧ a = a;• a ≤ b, b ≤ a⇒ a = b. Infatti a ∧ b = a, b ∧ a = b⇒ a = b;• a ≤ b, b ≤ c⇒ a ≤ c. Infatti a ∧ b = a e b ∧ c = b⇒ a ∧ c = (a ∧ b) ∧ c =a ∧ (b ∧ c) = a ∧ b = a.

Dunque (L,≤) è un insieme parzialmente ordinato. Inoltre per ogni a, b ∈ Lsi ha a ∨ b = supa, b infatti da a ∨ (a ∨ b) = a ∨ b segue a ≤ a ∨ b e dab∧ (a∨ b) = b segue b ≤ a∨ b; da a ≤ x, b ≤ x segue a∨ x = x, b∨ x = x e quindi(a ∨ b) ∨ x = a ∨ (b ∨ x) = a ∨ x = x cioè a ∨ b ≤ x. Analogamente si prova cheper ogni a, b ∈ L si ha a ∧ b = infa, b.

Page 149: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 144

2. Sottoreticoli

Come per tutte le strutture algebriche, anche per il reticolo si può denire lanozione di sottoreticolo.

Denizione 8.2.1. Se (L,∨,∧) è un reticolo e L′ ⊆ L, L′ 6= ∅, allora L′ è unsottoreticolo di L se e solo se a ∨ b ∈ L′ e a ∧ b ∈ L′ per ogni a, b ∈ L′.

Esempio 8.2.2.

(1) Sia L = D(60) l'insieme dei numeri naturali divisori di 60, sia a ∧ b =MCD(a, b) e a ∨ b = mcm(a, b) per ogni a, b ∈ L. (L,∨,∧) è un reticolo.• Sia L′ = 1, 3, 5, 20; L′ non è un sottoreticolo di L perchè 3∨5 /∈ L′.• Sia L′′ = 1, 2, 3, 6; L′′ è un sottoreticolo di L.

(2) Sia L = S(G) l'insieme dei sottogruppi di un gruppo G. Per ogni H,K ∈S(G) sia H ∨ K =< H ∪ K > il più piccolo sottogruppo contenente He K e sia H ∧K l'intersezione di H e K. (S(G),∨,∧) è un reticolo manon è un sottoreticolo del reticolo P(G) delle parti di G. Infatti l'unioneinsiemistica H ∪K di P(G) è, di norma, inclusa propriamente nell'unionegruppale H ∨K di S(G).

(3) Sia L = SN(G) l'insieme dei sottogruppi normali di G. Rispetto all'u-nione e alla intersezione gruppale, (SN(G),∨,∧) è un reticolo che risultasottoreticolo del reticolo (S(G),∨,∧) dei sottogruppi di G.

Denizione 8.2.3. Siano (L,∨,∧) e (L′,∨′,∧′) due reticoli e sia ϕ un'ap-plicazione di L in L′; ϕ è detta omomorsmo se per ogni a, b ∈ L si haϕ(a∨b) = ϕ(a)∨′ϕ(b) e ϕ(a∧b) = ϕ(a)∧′ϕ(b). L'omomorsmo ϕ si dice monomor-smo, epimorsmo, isomorsmo a seconda che l'applicazione ϕ sia rispettivamenteiniettiva, suriettiva, biettiva.

Nota 8.2.4. Se ϕ è un omomorsmo tra due reticoli L e L′ limitati, alloraϕ(0) = 0 e ϕ(1) = 1.

Denizione 8.2.5. Siano (L,∨,∧) e (L′,∨′,∧′) due reticoli; se esiste unaapplicazione ϕ biiettiva di L in L′ tale che ϕ (a ∧ b) = ϕ (a) ∨′ ϕ (b) e ϕ (a ∨ b) =ϕ (a) ∧′ ϕ (b) per ogni a, b ∈ L allora ϕ è detta antisomorsmo (o isomorsmoinverso) e i reticoli L e L′ sono detti antisomor.

Page 150: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 145

3. Diagramma di un reticolo nito (diagramma di Hasse)

Sia (L,∨,∧) un reticolo nito; poichè si può denire in L una relazione ” ≤” di ordine parziale, la struttura del reticolo può essere descritta mediante undiagramma. Gli elementi di L si rappresentano come punti del piano cartesianocon le seguenti convenzioni:

• se x ≤ y, scegliamo l'ordinata di x minore di quella di y;• se x ≤ y e non esiste z tale che x ≤ z ≤ y, x 6= y, x 6= z, y 6= z, allora sicollega x con y mediante un segmento.

Nota 8.3.1. Due reticoli niti sono rappresentabili con lo stesso diagrammase e solo se sono isomor.

Nota 8.3.2. Per capire se un diagramma rappresenta un reticolo occorre sta-bilire se esistono il sup e l'inf degli insiemi formati da due elementi non collegatidirettamente, perchè se gli elementi sono collegati il sup è quello con ordinatamaggiore e l'inf è quello con ordinata minore.

Esempio 8.3.3.

(1) P (I) insieme delle parti di I = 1, 2, 3 è un reticolo rispetto alla relazio-ne ” ⊆ ” di inclusione e si visualizza con il seguente diagramma:

1,2,3

1,2 1,3 2,3

1

2

3

(2) Sia I = a, b, c, d ordinato come segue: a ≤ b, a ≤ c, a ≤ d, b ≤ d,c ≤ d, b e c non confrontabili. (I,≤) è un reticolo rappresentato con ildiagramma:

Page 151: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 146

d

b c

a

(3) L'insieme D (42) dei divisori di 42 ordinato con la relazione ”x ≤ y sex | y” è un reticolo rappresentabile dal seguente diagramma.

42

14 6 21

2

7

3

1

(4) Il diagramma seguente non rappresenta un reticolo perchè non è univoca-mente denito inf 2, 3, che potrebbe essere sia 4 che 5.

1

2 3

4 5

6

(5) Il diagramma non rappresenta un reticolo perchè non esiste inf b, c

a

b c

(6) Il diagramma rappresenta un reticolo perchè gli unici elementi non colle-gati direttamente sono 3 e 4 ma sup 3, 4 = 2 e inf 3, 4 = 5

Page 152: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 147

1

2

3 4

5

(7) Il diagramma rappresenta un reticolo. Gli elementi non collegati sono2, 3, 3, 4 e risulta sup 2, 3 = sup 3, 4 = 1, inf 2, 3 = inf 3, 4 =5

1

2 3

4

5

(8) In gura sono rappresentati i diagrammi di Hasse di tutti i possibili reticolicon al più cinque elementi:

Page 153: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 148

(9) I reticoli aventi i seguenti due diagrammi sono antisomor.

1

2

3 4

5

5

3 4

2

1

(10) I due reticoli aventi i seguenti due diagrammi sono sia isomor sia antiso-mor.

(11) Sia L il reticolo delle parti di A = x, y; sia D (15) il reticolo dei divisoridi 15 con a ∨ b = mcm (a, b) e a ∧ b = MCD (a, b). Dimostrare che i duereticoli sono isomor.

Page 154: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 149

A

x y

15

5 3

1

Soluzione - Dati i due reticoli sopra, questi sono isomor perchèhanno lo stesso diagramma. L'isomorsmo non è unico; sono infattiisomorsmi

ϕ : P(A) → D(15) con ϕ(A) = 15, ϕ(x) = 3, ϕ(y) = 5, ϕ(∅) = 1;ψ : P(A) → D(15) con ψ(A) = 15, ψ(x) = 5, ψ(y) = 3, ψ(∅) = 1;

(12) Sia L il reticolo delle parti di A = 1, 2, 3 e sia D (30) il reticolo deidivisori di 30 rispetto le usuali relazioni. Dimostrare che i due reticolisono isomor.

Soluzione - I reticoli sono isomor perchè sono rappresentati da dia-grammi uguali.

30

15 10 6

5

3

2

1

1,2,3

1,2 1,3 2,3

1

2

3

(13) Sia f un omomorsmo non biiettivo fra due reticoli. Dimostrare che sea ≤ b allora f (a) ≤ f (b) , ma non vale il viceversa.

Soluzione - Ricordiamo che a ≤ b se a ∧ b = a. Se a ≤ b risultaf (a ∧ b) = f (a) e per le proprietà dell'omomorsmo f (a ∧ b) = f (a) ∧f (b); pertanto f (a) ∧ f (b) = f (a) e quindi f (a) ≤ f (b).Dimostriamo che non vale il viceversa portando un controesempio:

Page 155: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 150

1

2 3

4

f** a

b

f : 1 → a, 2 → a, 3 → b, 4 → b l'applicazione f così denita èun omomorsmo, risulta f (3) ≤ f (2) ma non è 2 ≤ 3.

4. Reticoli modulari e reticoli distributivi

Denizione 8.4.1. Un reticolo (L,∨,∧) è detto modulare se per ognia, b, c ∈ L con b ≤ a risulta a ∧ (b ∨ c) = (a ∧ b) ∨ (a ∧ c) .

Nota 8.4.2. Ricordando che in un reticolo vale la Legge di Dualità e che dab ≤ a segue a ∧ b = b, il reticolo (L,∨,∧) è modulare se e solo se vale una delleseguenti condizioni.

(1) a ∧ (b ∨ c) = b ∨ (a ∧ c) , per ogni a, b, c ∈ L con b ≤ a.(2) a ∨ (b ∧ c) = b ∧ (a ∨ c) , per ogni a, b, c ∈ L con a ≤ b.(3) a ∨ (b ∧ c) = (a ∨ b) ∧ c, per ogni a, b, c ∈ L con b ≤ a.

Nota 8.4.3.

(1) Se (L,∨,∧) è un reticolo modulare allora lo è anche ogni suo sottoreticolo(L′,∨,∧) . Infatti l'unione e l'intersezione in L′ coincidono con l'unione el'intersezione degli stessi elementi in L.

(2) Il reticolo I rappresentato dal seguente diagramma di Hasse è detto reti-colo pentagonale. E' un reticolo non modulare.

Page 156: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 151

d

c

e

b

a

Infatti si ha b ≤ c e risulta c∩(b∪e) = c∩d = cmentre b∪(c∩e) = b∪a = be pertanto il reticolo non è modulare.

Corollario 8.4.4. Un reticolo è modulare se e solo se è privo di sottoreticolipentagonali.

Esempio 8.4.5.

• Il reticolo P (I) delle parti di un insieme è modulare.• Il reticolo D(n) dei divisori di n ∈ N∗ è modulare.• Il reticolo dei sottospazi di un piano proiettivo π è modulare.• Il reticolo dei sottospazi di un piano ane π∗ non è modulare.

Teorema 8.4.6. Il reticolo formato dai sottogruppi normali di un gruppo èmodulare.

Dimostrazione. Sia (G, ·) un gruppo e sia (SN(G),∪,∩) il reticolo dei sot-togruppi normali di G, con H ∪ K = HK e H ∩ K intersezione gruppale (=insiemistica ). Siano H,K, J ∈ SN(G) con H ≤ J (e dunque H ⊆ J), si ha:

(1) H ∪ (K ∩ J) ≤ (H ∪K)∩ J . Infatti se x ∈ H ∪ (K ∩ J) si ha x = hy conh ∈ H, y ∈ K, y ∈ J . Poichè H ⊆ J , x ∈ J e poichè x = hy ∈ H ∪K,risulta x ∈ (H ∪K) ∩ J .

(2) (H ∪K) ∩ J ≤ H ∪ (K ∩ J). Infatti se x ∈ (H ∪K) ∩ J si ha x ∈ J ex = hk con h ∈ H e k ∈ K. Si ricava k = h−1x e dunque k ∈ J perchèh−1 ∈ H e per ipotesi H ⊆ J . Pertanto x = hk con h ∈ H e k ∈ K ∩ Jossia x ∈ H ∪ (K ∩ J).

Da (1) e (2) segue H ∪ (K ∩ J) = (H ∪K)∩J e perciò il reticolo è modulare (vedi(2) di nota 8.4.2).

Page 157: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 152

Corollario 8.4.7. Se (G, ·) è un gruppo abeliano allora il reticolo dei suoisottogruppi è modulare.

In un reticolo, una condizione più forte della modularità è la validità delle leggidistributive.

Denizione 8.4.8. Un reticolo (L,∨,∧) è detto distributivo se per ognia, b, c ∈ L vale la proprietà distributiva dell'unione rispetto all'intersezione (oequivalentemente per il principio di dualità dell'intersezione rispetto all'unione).In simboli:

(1) a ∨ (b ∧ c) = (a ∨ b) ∧ (a ∨ c)(2) a ∧ (b ∨ c) = (a ∧ b) ∨ (a ∧ c)

Nota 8.4.9. Se (L,∨,∧) è un reticolo distributivo allora lo è anche ogni suosottoreticolo.

Esempio 8.4.10.

• Ogni insieme totalmente ordinato è un reticolo distributivo.• Il reticolo P (I) delle parti di un insieme è un reticolo distributivo.• Il reticolo dei sottospazi di un piano proiettivo π non è distributivo.

Teorema 8.4.11. Se (L,∨,∧) è un reticolo distributivo allora (L,∨,∧) è unreticolo modulare. Non vale il viceversa.

Dimostrazione. Sia L distributivo, se a, b, c ∈ L con b ≤ a allora la 1. delladenizione di reticolo distributivo assicura che b ∨ (a ∧ c) = (b ∨ a) ∧ (b ∨ c) =a ∧ (b ∨ c) e pertanto L è modulare. Il viceversa non vale, ad esempio il retico-lo rappresentato dal seguente diagramma è modulare ma non distributivo, comemostrato nella nota successiva.

Page 158: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 153

Nota 8.4.12. Il reticolo rappresentato dal seguente diagramma

c

b e d

a

è detto reticolo trirettangolo perchè è il reticolo dei sottogruppi del gruppotrirettangolo (o gruppo quadrinomio). Questo reticolo è modulare perchè il gruppotrirettangolo è abeliano, ma non è distributivo. Infatti b∨(e∧d) = b∨a = b mentre(b ∨ e) ∧ (b ∨ d) = c ∧ c = c.

Corollario 8.4.13. Un reticolo (L,∨,∧) è distributivo se e solo se esso noncontiene sottoreticoli isomor al reticolo pentagonale o al reticolo trirettangolo.

5. Reticoli complementati e Algebra di Boole

Denizione 8.5.1. Sia (L,∨,∧) un reticolo. Se esiste un elemento 0 ∈ L taleche a ∨ 0 = a, per ogni a ∈ L, allora l'elemento 0 è detto zero del reticolo (oelemento neutro rispetto all'unione). Se esiste un elemento 1 ∈ L tale 1 ∧ a = a,per ogni a ∈ L allora l'elemento 1 è detto unità del reticolo (o elemento neutrorispetto all'intersezione).

Dalla denizione di reticolo limitato (def.8.1.3), segue che il reticolo (L,∨,∧)ha zero e unità se e solo se è limitato ed ha minimo 0 e massimo 1.

Nota 8.5.2.

(1) Ricordando che in ogni reticolo si può denire una relazione di ordineparziale (a ≤ b se a ∧ b = a o, equivalentemente, a ∨ b = b) si ha che:• lo zero di un reticolo, se esiste, è il minimo del reticolo;• l'unità di un reticolo, se esiste, è il massimo del reticolo.

(2) Ogni reticolo nito ha l'elemento zero e l'elemento unità.(3) Se due reticoli L e L′ sono isomor allora L ha zero (risp. unità) se e solo

se L′ ha zero (risp. unità).(4) Se due reticoli L e L′ sono antisomor allora L ha zero (risp. unità) se e

solo se L′ ha unità (risp. zero).

Page 159: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 154

Denizione 8.5.3. Sia (L,∨,∧) un reticolo dotato di zero e di unità. Per ognix ∈ L si chiama complemento di x ogni elemento x ∈ L tale che x ∧ x = 0 ex ∨ x = 1.

Denizione 8.5.4. Un reticolo (L,∨,∧) si dice complementato se ognisuo elemento ha in L almeno un complemento. Se ogni elemento ha un unicocomplemento, il reticolo è detto univocamente complementato.

Nota 8.5.5.

(1) Se x è complemento di x allora x è complemento di x.(2) Gli elementi 0 e 1 sono uno il complemento dell'altro.(3) Ogni insieme totalmente ordinato nito con più di due elementi contiene

elementi che non ammettono complemento.

Esempio 8.5.6.

(1) Il reticolo rappresentato dal seguente diagramma è univocamente comple-mentato.

1

x y

0

(2) Il reticolo pentagonale è complementato ma non univocamente. L'elemen-to 3 ha come complemento sia 2 che 4.

1

2

3

4

5

Page 160: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 155

(3) Il reticolo trirettangolo è complementato ma non univocamente. Ognielemento della terna x, y, z ha come complementi gli altri due.

1

x y z

0

Teorema 8.5.7. Sia (L,∨,∧) un reticolo distributivo dotato di zero e diunità. Ogni elemento di L ha al più un complemento.

Dimostrazione. Sia x ∈ L; supponiamo che x e x siano complementi di x eproviamo che è x = x. Si ha

x = x ∧ 1 = x ∧ (x ∨ x) = (x ∧ x) ∨ (x ∧ x) = 0 ∨ (x ∧ x) = x ∧ xx = x ∧ 1 = x ∧ (x ∨ x) = (x ∧ x) ∨ (x ∧ x) = 0 ∨ (x ∧ x) = x ∧ x

e pertanto x = x.

Corollario 8.5.8. Un reticolo distributivo e complementato è un reticolo uni-vocamente complementato.

Denizione 8.5.9. Si chiama algebra di Boole un reticolo distributivo,dotato di zero e unità e tale che ogni suo elemento ha complemento.

Osserviamo che, per il teorema precedente, in un algebra di Boole ogni elementoammette uno ed un solo complemento.

Esempio 8.5.10.

(1) Il reticolo (P(I),≤) delle parti dell'insieme I è un'algebra di Boole.Consideriamo (P(A) reticolo rispetto alla relazione A ≤ B se e solo seA ⊆ B. (P(I),≤) è un'algebra di Boole, infatti:• A ∧ (B ∨ C) = (A ∧B) ∨ (A ∧ C) per ogni A,B,C ∈ P(I).• Sia 0 = ∅ e 1 = I, allora per ogni B ∈ P(I) risulta B ∨ ∅ = B eB ∧ I = B. Inoltre ogni elemento A ∈ P(I) ha come complementol'insieme complementare I−A perchè A∧(I−A) = ∅, A∨(I−A) = I.

(2) Il reticolo pentagonale e il reticolo trirettangolo non sono algebre di Booleperchè non sono reticoli distributivi.

Page 161: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 156

Teorema 8.5.11. Sia (L,∨,∧) un'algebra di Boole e per ogni x ∈ L siax il suo complemento. In L valgono le seguenti due proprietà dette Leggi di DeMorgan.

(1) (a ∨ b) = a ∧ b(2) (a ∧ b) = a ∨ b

Dimostrazione. Proviamo la (1). Dalla denizione di complemento segue:(a ∨ b) ∧ a ∨ b = 0(a ∨ b) ∨ a ∨ b = 1

Considerato l'elemento a ∧ b risulta(a ∨ b) ∧ (a ∧ b) = [(a ∨ b) ∧ a] ∧ b = (a ∧ b) ∧ b = a ∧ (b ∧ b) = 0(a ∨ b) ∨ (a ∧ b) = [(a ∨ b) ∨ a] ∧ [(a ∨ b) ∨ b] = (a ∨ b) ∨ b = a ∨ (b ∨ b) = 1

ossia (a ∨ b) è il complemento sia dell'elemento a ∨ b sia dell'elemento a ∧ b epertanto risulta a ∨ b = a ∧ b. Per la legge di dualità rimane provata anche la(2).

Corollario 8.5.12. In un'algebra di Boole l'applicazione che ad ogni elementofa corrispondere il suo complemento è un antisomorsmo.

6. Esercizi relativi al Capitolo 8

Esercizio 8.6.1.Dimostrare che (N∗,≤) è un reticolo rispetto alla relazione ”x ≤ y se e solo seesiste z ∈ N∗ tale che zx = y”.

Esercizio 8.6.2.Sia A = 1, 2, 3, 4, 12. Si considerino in A l'usuale relazione ” ≤ ” e la relazionedi divisibilità. Dire quali delle due relazioni risulta di ordine totale.

Esercizio 8.6.3.Sia E = 1, 3, 5, 6, 10, 15, 30 e sia ” ≤ ” la relazione di divisibilità. Tracciare ildiagramma di Hasse di (E,≤) e vericare che (E,≤) non è totalmente ordinato.

Esercizio 8.6.4.Siano (E, ρ) e (F, σ) due insiemi parzialmente ordinati rispettivamente dalle rela-zioni ρ e σ. Sia τ la relazione in E × F denita da

Page 162: Aritmetica e Teoria dei Gruppi Lezioni ed esercizicdm.unimo.it/home/matematica/fiori.carla/algebra_A_21_febbraio_2020.pdf6. Numeri primi. Il teorema fondamentale dell'aritmetica.25

Capitolo 8 Reticoli 157

(x, y)τ(x′, y′) ⇔ xρx′ e yσy′

• Dimostrare che τ è una relazione d'ordine.• Dimostrare che se τ è una relazione d'ordine totale allora anche ρ e σ sonodi ordine totale, mentre il viceversa non è sempre vero.• Siano E = 2, 3, 4, F = 1, 5, 7, ρ la relazione di divisibilità, σ larelazione ” ≤ ”. Tracciare il diagramma di Hasse di (E × F, τ).

Esercizio 8.6.5.Dimostrare che l'insieme dei sottogruppi normali di un gruppo G è un sottoreticolodel reticolo dei sottogruppi di G.

Esercizio 8.6.6.Dimostrare che l'insieme F delle applicazioni di un insieme qualsiasi E in un retico-lo distributivo R formano un reticolo distributivo rispetto al seguente ordinamento

f ≤ g ⇔ f(x) ≤ g(x) per ogni x ∈ E

Esercizio 8.6.7.Dimostrare che ogni omomorsmo trasforma un reticolo distributivo in un reticolodistributivo.

Esercizio 8.6.8.Dimostrare che ogni omomorsmo trasforma un reticolo modulare in un reticolomodulare.