La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento...

8
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 208 (48.532) Città del Vaticano sabato 12 settembre 2020 . Il Papa preoccupato dal rischio che la dimensione umana della cura sia lasciata alla “buona volontà” del singolo medico La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo clinico «La persona malata è sempre e mol- to di più del protocollo — molto di più! — all’interno del quale la si in- quadra da un punto di vista clini- co». Per questo «non bisogna per- mettere che l’economia entri così prepotentemente nel mondo della sanità». La raccomandazione di Pa- pa Francesco va di pari passo con le sue preoccupazioni «riguardo al ri- schio, piuttosto diffuso, di lasciare la dimensione umana della cura... alla “buona volontà” del singolo medi- co». Il Pontefice ne ha parlato stama- ne, venerdì 11 settembre, ricevendo in Vaticano i partecipanti all’annuale incontro della Società internazionale di ginecologia oncologica, rimarcan- do come occorra impedire «che l’economia entri prepotentemente nel mondo della sanità» fino a «pe- nalizzare aspetti essenziali come la relazione» con i pazienti. Certo, il vescovo di Roma si è detto consape- vole che «la ricerca richiede un forte impegno economico», tuttavia ha espresso la convinzione «che si pos- sa trovare un equilibrio tra i diversi fattori». E in tale contesto, ha am- monito, «il primo posto va comun- que riconosciuto alle persone, in questo caso le donne ammalate», senza dimenticare «il personale che opera quotidianamente a stretto con- tatto con loro, perché possa lavorare in condizioni adeguate». Dopo aver ricordato il lavoro dell’«Associazione in favore delle donne che affrontano malattie diffi- cili e complesse», il Papa ha elogiato in particolare il ruolo di alcune ini- ziative di condivisione «tra ex pa- zienti, che favoriscono il sostegno re- ciproco. Nel vostro prezioso servizio, — ha detto loro — voi siete ben con- sapevoli dell’importanza di creare le- gami di solidarietà tra gli ammalati con gravi patologie, coinvolgendo i parenti e gli operatori sanitari, in una relazione di mutuo aiuto». A maggior ragione quando si tratta di «malattie che possono mettere seria- mente a rischio, o pregiudicare, la fertilità e la maternità». Un incoraggiamento è stato infine rivolto dal Papa a quanti si impe- gnano «a considerare tali dimensio- ni di una cura integrale, anche nei casi in cui il trattamento è essenzial- mente palliativo». Perché, ha con- cluso, «è proprio la vicinanza dell’amore che apre le porte alla speranza». PAGINA 8 Mentre infuriano le polemiche per le sue affermazioni sul covid Trump rivela l’esistenza di una super arma nucleare WASHINGTON, 11. Si alzano i toni della campagna elettorale negli Stati Uniti. A gettare benzina sul fuoco in questi giorni sono le anti- cipazioni, diffuse dal «Washington Post», del nuovo libro del celeber- rimo giornalista Bob Woodward. «Rage» (“Rabbia”), questo il titolo del volume, riporta alcune conver- sazioni avute dal giornalista con il presidente. Alcune di queste stanno suscitando non poche polemiche. Come ad esempio quella in qui Trump afferma di essere stato ben consapevole sin da febbraio della pericolosità del coronavirus, ma di aver in qualche modo minimizzato per non gettare il paese nel panico. Ieri, attraverso un’altra anticipa- zione di «Rage», l’inquilino della Casa Bianca ha dichiarato che gli Stati Uniti dispongono di una po- tentissima arma nucleare mai resa nota prima. «Ho costruito un siste- ma nucleare... un’arma che nessuno ha mai avuto prima in questo pae- se. Abbiamo qualcosa che non si è mai visto e sentito. Abbiamo qual- cosa di cui Putin e Xi non hanno mai saputo. Non c’è nessuno... quello che abbiamo è incredibile», dice il presidente al giornalista. Trump ha parlato di quest’arma ri- flettendo su quanto Stati Uniti e Corea del Nord fossero stati vicini ad una guerra nucleare nel 2017. Woodward ha sottolineato che fon- ti anonime gli hanno confermato successivamente l’esistenza della nuova arma. E mentre esperti e mass media si interrogano sulla natura della nuo- va arma vantata da Trump, nel paese flagellato dalla pandemia in- furiano le polemiche dopo la pub- blicazione delle parole del presi- dente che ammette di essere stato al corrente della minaccia costituita dal covid-19. Lo stress Trump è ieri intervento sulla questione attraver- so un tweet. «Bob Woodward ave- va le mie dichiarazioni da molti mesi. Se pensava fossero così sba- gliate o pericolose, perché non le ha immediatamente rese pubbliche per salvare vite umane? Non aveva un obbligo a farlo? No, perché sa- peva che erano risposte corrette e adeguate. Calma, nessun panico», ha scritto il presidente. Un’obiezio- ne a cui Woodward non ha saputo fornire una risposta convincente, ma che non mette al riparo Trump dalle critiche. «Il virus non è colpa di Donald Trump ma le morti cau- sate dalla pandemia lo sono perché avrebbe potuto fare qualcosa inve- ce andava dicendo che non c’era bisogno di distanziamento sociale o di indossare la mascherina e guardate cosa è accaduto» ha affer- ma Joe Biden, candidato democra- tico alla Casa Bianca alla Cnn. Intanto, gli stessi ricercatori che, sulla base di un’analisi condotta mediante i motori di ricerca e i so- cial network, avevano previsto, contro ogni pronostico, la vittoria di Trump su Hillary Clinton, riten- gono probabile l’affermazione del presidente anche a novembre. Dopo quello dello scorso 4 agosto Nuovo grande incendio al porto di Beirut Le credenziali dell’a m b a s c i a t o re di Iraq Nella mattina di venerdì 11 settembre Papa Francesco ha ricevuto Sua Eccellenza il signor Rahman Farhan Abdullah Al-Ameri, nuovo ambasciatore di Iraq, in occasione della presentazione delle lettere con cui viene accreditato presso la Santa Sede. Nel Mediterraneo La Rete Jasmine a supporto della leadership femminile SILVIA CAMISASCA A PAGINA 2 Codici e pagine miniate trafugati e recuperati Splendore e fragilità FRANCESCA ROMANA DE’ANGELIS A PAGINA 4 Storie di una Napoli che non c’è più Il cavaliere e il capitone GIOVANNA BATTISTA EVENTI A PAGINA 5 La messe è molta: viaggio nel mondo delle vocazioni/IV La multiforme esperienza dei Serra Club Italia IGOR TRABONI A PAGINA 6 Il sostegno di Acli Sardegna a una fondazione colombiana che si occupa dei bambini di strada Carità che fiorisce dove regna la violenza GIORDANO CONTU A PAGINA 7 Celebrate le esequie nel santuario polacco di Kalwaria Il cardinale Jaworski ha suscitato speranza PAGINA 7 ALLINTERNO BEIRUT, 11. Ad una settimana dalla visita del segretario di Stato per la Giornata universale di preghiera e digiuno per il Libano, indetta da Papa Francesco, l’incubo di una nuova devastante esplosione, come quella del 4 agosto scorso al porto di Beirut, si è riaffacciato ieri nella capitale libanese. Un vasto incendio si è infatti propagato proprio all’in- terno di uno dei capannoni di quel che resta dello scalo marittimo di- strutto dalla deflagrazione. L’allar- me è scattato quando una densa e fitta colonna di fumo si è levata nei cieli della capitale libanese. Il porto e la zona circostante sono subito stati fatti sgomberare, tra scene di panico e disperazione tra la popola- zione e gli operai dello scalo. Per ore i pompieri e gli elicotteri della protezione civile hanno lottato con- tro le fiamme, domate solo in tarda serata. La Croce rossa libanese ha confermato che non ci sono state vittime, ma solo alcuni feriti lievi. Un rogo, quello di ieri, che se- condo alcune fonti sarebbe stato di origine dolosa, con l’obiettivo «di cancellare le prove del crimine» del 4 agosto, proprio mentre gli inqui- renti sono al lavoro per fare luce sulla deflagrazione di poco più di un mese fa. Il governo ha però smentito, parlando invece di un «in- cidente» causato da lavori di salda- tura in un deposito dove, dopo il 4 agosto, erano stati stoccati barili d’olio e pneumatici. Il presidente Michel Aoun ha convocato d’urgenza l’Alto Consi- glio di Difesa ribadendo l’importan- za di identificare le cause dell’incen- dio. Che si tratti di un sabotaggio, di un errore tecnico o di una negli- genza, «i responsabili dovranno ren- derne conto» alla giustizia, ha affer- mato il Presidente. Gli apparati giudiziari — riferisce l’agenzia di stampa governativa li- banese Nna, che cita un comunicato del palazzo presidenziale di Beirut — hanno già aperto un’inchiesta, e da più parti si sono levate voci di condanna per un «incidente che non sarebbe dovuto accadere», so- prattutto dopo la tremenda esplo- sione del 4 agosto. Circa 3.000 tonnellate di nitrato di ammonio deflagrarono — secondo alcuni sempre a causa di lavori di saldatura eseguiti in malo modo — - devastando interi quartieri di Beirut, uccidendo circa duecento persone, ferendone altre 6.500 e lasciando senza una casa oltre 300.000 abitan- ti della capitale e delle zone circo- stanti. Solo pochi giorni fa, sono state rinvenute, sempre nella zona del porto, altre quattro tonnellate di nitrato di ammonio. Da più parti, in Libano e all’estero, in queste setti- mane sono stati sollevati interrogati- vi circa il fatto che questo materiale esplosivo potesse essere a disposi- zione di movimenti estremisti. Tensioni nell’isola greca dopo il rogo nel campo profughi di Moria Dieci Paesi dell’Ue accoglieranno quattrocento minori da Lesbo ATENE, 11. La Grecia sta affrontando l’ennesima emergenza dopo il terri- bile incendio che due giorni fa ha distrutto il campo profughi di Mo- ria nell’isola di Lesbo. Nelle prossi- me ore alcune navi finanziate dal- l’Ue saranno messe a disposizione per dare rifugio ai richiedenti asilo più vulnerabili. Lo ha annunciato il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, che ieri sera si è recato sull’isola, dove è sta- to dichiarato lo stato di emergenza per quattro mesi. Intanto il ministro degli Interni tedesco, Horst Seehofer, ha reso no- to che saranno in tutto dieci i Paesi dell’Ue che accoglieranno i 400 mi- nori non accompagnati. Francia e Germania ne accoglieranno rispetti- vamente tra i 100 e i 150, mentre ieri sera è stata annunciata la disponibi- lità anche dell’Olanda. Nel frattempo, è stata rafforzata la presenza della polizia sull’isola, dove non accennano a placarsi le tensioni seguite all’incendio, che ha lasciato senza tetto circa 13.000 mi- granti. La popolazione ne chiede la il trasferimento. L’Ue, invece, è pronta a «finanziare un nuovo cam- po più moderno», ha annunciato Schinas, aggiungendo che «l’Ue è disposta anche a considerare qual- siasi richiesta greca per un ruolo più attivo nella gestione di questa nuova struttura» Intanto nei pressi del campo an- dato a fuoco sono stati allestiti rico- veri d’emergenza, mentre un primo traghetto è già giunto nell’isola. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto que- sta mattina in udienza Sua Ec- cellenza il Signor Rahman Fa- rhan Abdullah Al-Ameri, Am- basciatore di Iraq, per la pre- sentazione delle Lettere Cre- denziali. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: l’Eminentissimo Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vesco- vi; Sua Eccellenza Monsignor Adriano Bernardini, Nunzio Apostolico. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Joseph Kojo Akudibillah, Ambasciato- re del Ghana, in visita di con- gedo. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Gweru (Zimbabwe) Sua Eccellenza Monsignor Ru- dolf Nyandoro, finora Vescovo di Gokwe. Nomina di Vescovi Ausiliari Il Santo Padre ha nominato Vescovi Ausiliari dell’Arcidioce- si Metropolitana di Chicago (Stati Uniti d’America) i Reve- rendi: — Jeffrey S. Grob, del clero della medesima Arcidiocesi, fi- nora Vicario Giudiziale, asse- gnandogli la Sede titolare ve- scovile di Abora; Kevin M. Birmingham, del clero della medesima Arci- diocesi, finora Segretario am- ministrativo dell’Eminentissi- mo Cardinale Blase J. Cupi- ch, Arcivescovo Metropolita di Chicago, assegnandogli la Sede titolare vescovile di D olia; — Padre Robert J. Lombar- do, C.F .R., Membro della Con- gregazione dei Franciscan Friars of the Renewal, finora Vicario Foraneo del Decanato III-A e Direttore dell’«Our La- dy of the Angels Mission Cen- ter» a Chicago, assegnandogli la Sede titolare vescovile di Munaziana.

Transcript of La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento...

Page 1: La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia €

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 208 (48.532) Città del Vaticano sabato 12 settembre 2020

.

Il Papa preoccupato dal rischio che la dimensione umana della cura sia lasciata alla “buona volontà” del singolo medico

La persona malata è sempree molto di più di un protocollo clinico

«La persona malata è sempre e mol-to di più del protocollo — molto dipiù! — all’interno del quale la si in-quadra da un punto di vista clini-co». Per questo «non bisogna per-mettere che l’economia entri cosìprepotentemente nel mondo dellasanità». La raccomandazione di Pa-pa Francesco va di pari passo con lesue preoccupazioni «riguardo al ri-schio, piuttosto diffuso, di lasciare ladimensione umana della cura... alla“buona volontà” del singolo medi-co».

Il Pontefice ne ha parlato stama-ne, venerdì 11 settembre, ricevendoin Vaticano i partecipanti all’annualeincontro della Società internazionaledi ginecologia oncologica, rimarcan-do come occorra impedire «chel’economia entri prepotentementenel mondo della sanità» fino a «pe-nalizzare aspetti essenziali come larelazione» con i pazienti. Certo, ilvescovo di Roma si è detto consape-vole che «la ricerca richiede un forteimpegno economico», tuttavia haespresso la convinzione «che si pos-sa trovare un equilibrio tra i diversifattori». E in tale contesto, ha am-monito, «il primo posto va comun-que riconosciuto alle persone, inquesto caso le donne ammalate»,senza dimenticare «il personale cheopera quotidianamente a stretto con-tatto con loro, perché possa lavorarein condizioni adeguate».

Dopo aver ricordato il lavorodell’«Associazione in favore delle

donne che affrontano malattie diffi-cili e complesse», il Papa ha elogiatoin particolare il ruolo di alcune ini-ziative di condivisione «tra ex pa-zienti, che favoriscono il sostegno re-ciproco. Nel vostro prezioso servizio,— ha detto loro — voi siete ben con-sapevoli dell’importanza di creare le-gami di solidarietà tra gli ammalati

con gravi patologie, coinvolgendo iparenti e gli operatori sanitari, inuna relazione di mutuo aiuto». Amaggior ragione quando si tratta di«malattie che possono mettere seria-mente a rischio, o pregiudicare, lafertilità e la maternità».

Un incoraggiamento è stato infinerivolto dal Papa a quanti si impe-

gnano «a considerare tali dimensio-ni di una cura integrale, anche neicasi in cui il trattamento è essenzial-mente palliativo». Perché, ha con-cluso, «è proprio la vicinanzadell’amore che apre le porte allasp eranza».

PAGINA 8

Mentre infuriano le polemiche per le sue affermazioni sul covid

Trump rivela l’esistenzadi una super arma nucleareWASHINGTON, 11. Si alzano i tonidella campagna elettorale negliStati Uniti. A gettare benzina sulfuoco in questi giorni sono le anti-cipazioni, diffuse dal «WashingtonPost», del nuovo libro del celeber-rimo giornalista Bob Woodward.«Rage» (“Rabbia”), questo il titolodel volume, riporta alcune conver-sazioni avute dal giornalista con ilpresidente. Alcune di queste stannosuscitando non poche polemiche.

Come ad esempio quella in quiTrump afferma di essere stato benconsapevole sin da febbraio dellapericolosità del coronavirus, ma diaver in qualche modo minimizzatoper non gettare il paese nel panico.

Ieri, attraverso un’altra anticipa-zione di «Rage», l’inquilino dellaCasa Bianca ha dichiarato che gliStati Uniti dispongono di una po-tentissima arma nucleare mai resanota prima. «Ho costruito un siste-ma nucleare... un’arma che nessunoha mai avuto prima in questo pae-se. Abbiamo qualcosa che non si èmai visto e sentito. Abbiamo qual-cosa di cui Putin e Xi non hannomai saputo. Non c’è nessuno...quello che abbiamo è incredibile»,dice il presidente al giornalista.Trump ha parlato di quest’arma ri-flettendo su quanto Stati Uniti eCorea del Nord fossero stati viciniad una guerra nucleare nel 2017.Woodward ha sottolineato che fon-ti anonime gli hanno confermatosuccessivamente l’esistenza dellanuova arma.

E mentre esperti e mass media siinterrogano sulla natura della nuo-va arma vantata da Trump, nelpaese flagellato dalla pandemia in-furiano le polemiche dopo la pub-blicazione delle parole del presi-dente che ammette di essere statoal corrente della minaccia costituitadal covid-19. Lo stress Trump è ieriintervento sulla questione attraver-so un tweet. «Bob Woodward ave-va le mie dichiarazioni da moltimesi. Se pensava fossero così sba-gliate o pericolose, perché non leha immediatamente rese pubblicheper salvare vite umane? Non avevaun obbligo a farlo? No, perché sa-peva che erano risposte corrette eadeguate. Calma, nessun panico»,ha scritto il presidente. Un’obiezio-ne a cui Woodward non ha saputofornire una risposta convincente,ma che non mette al riparo Trumpdalle critiche. «Il virus non è colpadi Donald Trump ma le morti cau-sate dalla pandemia lo sono perchéavrebbe potuto fare qualcosa inve-ce andava dicendo che non c’erabisogno di distanziamento socialeo di indossare la mascherina eguardate cosa è accaduto» ha affer-ma Joe Biden, candidato democra-tico alla Casa Bianca alla Cnn.

Intanto, gli stessi ricercatori che,sulla base di un’analisi condottamediante i motori di ricerca e i so-cial network, avevano previsto,contro ogni pronostico, la vittoriadi Trump su Hillary Clinton, riten-gono probabile l’affermazione delpresidente anche a novembre.

Dopo quello dello scorso 4 agosto

Nuovo grande incendioal porto di Beirut

Le credenziali dell’a m b a s c i a t o redi Iraq

Nella mattina di venerdì 11 settembre Papa Francesco ha ricevuto Sua Eccellenzail signor Rahman Farhan Abdullah Al-Ameri, nuovo ambasciatore di Iraq, in occasione

della presentazione delle lettere con cui viene accreditato presso la Santa Sede.

Nel Mediterraneo

La Rete Jasminea supportodella leadershipfemminile

SI LV I A CAMISASCA A PA G I N A 2

Codici e pagine miniatetrafugati e recuperati

Splendore e fragilità

FRANCESCA ROMANA DE’ ANGELISA PA G I N A 4

Storie di una Napoliche non c’è più

Il cavalieree il capitone

GI O VA N N A BAT T I S TA EVENTIA PA G I N A 5

La messe è molta: viaggio nelmondo delle vocazioni/IV

La multiformeesp erienzadei Serra Club Italia

IGOR TRABONI A PA G I N A 6

Il sostegno di Acli Sardegnaa una fondazione colombianache si occupa dei bambini di strada

Carità che fioriscedove regna la violenza

GIORDANO CONTU A PA G I N A 7

Celebrate le esequie nel santuariopolacco di Kalwaria

Il cardinale Jaworskiha suscitato speranza

PAGINA 7

ALL’INTERNO

BE I R U T, 11. Ad una settimana dallavisita del segretario di Stato per laGiornata universale di preghiera edigiuno per il Libano, indetta daPapa Francesco, l’incubo di unanuova devastante esplosione, comequella del 4 agosto scorso al portodi Beirut, si è riaffacciato ieri nellacapitale libanese. Un vasto incendiosi è infatti propagato proprio all’in-terno di uno dei capannoni di quelche resta dello scalo marittimo di-strutto dalla deflagrazione. L’allar-me è scattato quando una densa efitta colonna di fumo si è levata neicieli della capitale libanese. Il portoe la zona circostante sono subitostati fatti sgomberare, tra scene dipanico e disperazione tra la popola-zione e gli operai dello scalo. Perore i pompieri e gli elicotteri dellaprotezione civile hanno lottato con-tro le fiamme, domate solo in tardaserata. La Croce rossa libanese haconfermato che non ci sono statevittime, ma solo alcuni feriti lievi.

Un rogo, quello di ieri, che se-condo alcune fonti sarebbe stato diorigine dolosa, con l’obiettivo «dicancellare le prove del crimine» del4 agosto, proprio mentre gli inqui-renti sono al lavoro per fare lucesulla deflagrazione di poco più diun mese fa. Il governo ha peròsmentito, parlando invece di un «in-cidente» causato da lavori di salda-tura in un deposito dove, dopo il 4agosto, erano stati stoccati barilid’olio e pneumatici.

Il presidente Michel Aoun haconvocato d’urgenza l’Alto Consi-glio di Difesa ribadendo l’imp ortan-za di identificare le cause dell’incen-dio. Che si tratti di un sabotaggio,di un errore tecnico o di una negli-genza, «i responsabili dovranno ren-derne conto» alla giustizia, ha affer-mato il Presidente.

Gli apparati giudiziari — riferiscel’agenzia di stampa governativa li-banese Nna, che cita un comunicatodel palazzo presidenziale di Beirut— hanno già aperto un’inchiesta, eda più parti si sono levate voci dicondanna per un «incidente che

non sarebbe dovuto accadere», so-prattutto dopo la tremenda esplo-sione del 4 agosto.

Circa 3.000 tonnellate di nitratodi ammonio deflagrarono — secondoalcuni sempre a causa di lavori disaldatura eseguiti in malo modo — -devastando interi quartieri di Beirut,uccidendo circa duecento persone,ferendone altre 6.500 e lasciandosenza una casa oltre 300.000 abitan-ti della capitale e delle zone circo-stanti. Solo pochi giorni fa, sonostate rinvenute, sempre nella zonadel porto, altre quattro tonnellate dinitrato di ammonio. Da più parti, inLibano e all’estero, in queste setti-mane sono stati sollevati interrogati-vi circa il fatto che questo materialeesplosivo potesse essere a disposi-zione di movimenti estremisti.

Tensioni nell’isola greca dopo il rogo nel campo profughi di Moria

Dieci Paesi dell’Ue accoglierannoquattrocento minori da Lesbo

ATENE, 11. La Grecia sta affrontandol’ennesima emergenza dopo il terri-bile incendio che due giorni fa hadistrutto il campo profughi di Mo-ria nell’isola di Lesbo. Nelle prossi-me ore alcune navi finanziate dal-l’Ue saranno messe a disposizioneper dare rifugio ai richiedenti asilopiù vulnerabili. Lo ha annunciato ilvicepresidente della Commissioneeuropea, Margaritis Schinas, che ierisera si è recato sull’isola, dove è sta-to dichiarato lo stato di emergenzaper quattro mesi.

Intanto il ministro degli Internitedesco, Horst Seehofer, ha reso no-to che saranno in tutto dieci i Paesidell’Ue che accoglieranno i 400 mi-nori non accompagnati. Francia eGermania ne accoglieranno rispetti-vamente tra i 100 e i 150, mentre ieri

sera è stata annunciata la disponibi-lità anche dell’O landa.

Nel frattempo, è stata rafforzatala presenza della polizia sull’isola,dove non accennano a placarsi letensioni seguite all’incendio, che halasciato senza tetto circa 13.000 mi-granti. La popolazione ne chiede lail trasferimento. L’Ue, invece, èpronta a «finanziare un nuovo cam-

po più moderno», ha annunciatoSchinas, aggiungendo che «l’Ue èdisposta anche a considerare qual-siasi richiesta greca per un ruolo piùattivo nella gestione di questa nuovas t ru t t u r a »

Intanto nei pressi del campo an-dato a fuoco sono stati allestiti rico-veri d’emergenza, mentre un primotraghetto è già giunto nell’isola.

NOSTRE INFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza Sua Ec-cellenza il Signor Rahman Fa-rhan Abdullah Al-Ameri, Am-basciatore di Iraq, per la pre-sentazione delle Lettere Cre-denziali.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza:

l’Eminentissimo CardinaleLorenzo Baldisseri, SegretarioGenerale del Sinodo dei Vesco-vi;

Sua Eccellenza MonsignorAdriano Bernardini, NunzioAp ostolico.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza SuaEccellenza il Signor JosephKojo Akudibillah, Ambasciato-re del Ghana, in visita di con-gedo.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato

Vescovo di Gweru (Zimbabwe)Sua Eccellenza Monsignor Ru-dolf Nyandoro, finora Vescovodi Gokwe.

Nominadi Vescovi Ausiliari

Il Santo Padre ha nominatoVescovi Ausiliari dell’Arcidio ce-si Metropolitana di Chicago(Stati Uniti d’America) i Reve-re n d i :

— Jeffrey S. Grob, del clerodella medesima Arcidiocesi, fi-nora Vicario Giudiziale, asse-gnandogli la Sede titolare ve-scovile di Abora;

— Kevin M. Birmingham,del clero della medesima Arci-diocesi, finora Segretario am-ministrativo dell’E m i n e n t i s s i-mo Cardinale Blase J. Cupi-ch, Arcivescovo Metropolitadi Chicago, assegnandogli laSede titolare vescovile diD olia;

— Padre Robert J. Lombar-do, C.F.R., Membro della Con-gregazione dei FranciscanFriars of the Renewal, finoraVicario Foraneo del DecanatoIII-A e Direttore dell’«Our La-dy of the Angels Mission Cen-ter» a Chicago, assegnandoglila Sede titolare vescovile diMunaziana.

Page 2: La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia €

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 sabato 12 settembre 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

Città del Vaticano

o r n e t @ o s s ro m .v aw w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

ANDREA MONDAdirettore responsabile

Giuseppe Fiorentinov i c e d i re t t o re

Piero Di Domenicantoniocap oredattore

Gaetano Vallinisegretario di redazione

Servizio vaticano: [email protected] internazionale: [email protected] culturale: [email protected] religioso: [email protected]

Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 [email protected] w w w. p h o t o .v a

Segreteria di redazionetelefono 06 698 83461, 06 698 84442

fax 06 698 83675segreteria.or@sp c.va

Tipografia VaticanaEditrice L’Osservatore Romano

Tariffe di abbonamentoVaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198Europa: € 410; $ 605Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665America Nord, Oceania: € 500; $ 740Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):telefono 06 698 99480, 06 698 99483fax 06 69885164, 06 698 82818,[email protected] diffusione.or@sp c.vaNecrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675

Concessionaria di pubblicità

Il Sole 24 Ore S.p.A.System Comunicazione Pubblicitaria

Sede legaleVia Monte Rosa 91, 20149 Milanotelefono 02 30221/3003fax 02 30223214

s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e m @ i l s o l e 2 4 o re . c o m

Aziende promotricidella diffusione

Intesa San Paolo

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Società Cattolica di Assicurazione

Si inasprisce il confronto sulla Brexit

L’Ue pronta ad azioni legalicontro Londra

Nell’area del Mediterraneo

La Rete Jasmine a supportodella leadership femminileBRUXELLES, 11. Si inasprisce il con-

tenzioso sulla Brexit, con l’Unioneeuropea che ha rivolto ieri sera unultimatum in piena regola al gover-no di Boris Johnson. Entro fine set-tembre — ha fatto sapere in una notada Bruxelles uno dei vicepresidentidella Commissione europea, MarošŠefčovič — Londra deve ritirare ilprogetto di legge che minaccia dimettere in discussione alcuni degliimpegni assunti nell’accordo di di-vorzio firmato con l’Ue appena po-chi mesi fa. Altrimenti lo scontro sisposterà in tribunale.

Bruxelles contesta a Londra l’In-ternal Market Bill, la legge sul mer-cato interno, che intende rivedere ilcosiddetto “Protocollo per l’Irlandadel Nord”, pensato per evitare il ri-pristino di un confine fisico sull’isolairlandese nel caso in cui i negoziatitra Londra e Bruxelles sulle relazionifuture dovessero fallire. Un modo,ha indicato un documento diDowning Street, per tutelare il mer-cato interno britannico nel post-Bre-xit, assicurando «protezione dei po-sti di lavoro, crescita economica efluidità del mercato interno».

Un braccio di ferro che rischia diandare ormai ben oltre lo spettro delno deal sulle future relazioni com-merciali. La richiesta perentoria dichiarimento dei 27 è sfociata nellaferma risposta del ministro britanni-co, Michael Gove, nella riunioned’emergenza del Comitato congiun-to d’attuazione della Brexit. E poi inun duro scambio di dichiarazioni.

Šefčovič ha accusato il governoTory di avere «seriamente danneg-giato la fiducia tra Ue e Regno Uni-

to» mostrandosi pronto a rinnegareun’intesa «ratificata, il cui rispettointegrale è un obbligo legale». E haintimato a Londra, senza tanti giridi parole, di abolire l’Internal Mar-ket Bill, pena il ricorso «ad azionilegali». Parole condivise dai verticidell’Unione europea e spalleggiateda vari governi nazionali (Parigi,Berlino e Dublino in testa).

Da Londra, Gove ha fatto imme-diatamente sapere che il governobritannico «non vuole e non può»ritirare il progetto di legge. «Il Par-lamento — si legge in una nota — èsovrano in materia di legislazione in-terna e può approvare una legge chesia in contrasto con obblighi assuntidal Regno Unito in un trattato sen-za agire in modo incostituzionale».

Il nuovoa m b a s c i a t o re

di Iraq

Revo catoa Suu Kyiil premioS a k h a ro v

Sua Eccellenza il SignorRahman Farhan Abdullah Al-Ameri, nuovo ambasciatore diIraq presso la Santa Sede, è na-to a Diyala il 1° gennaio 1962. Èsposato. Si è laureato in chimicaall’Università statale di Baghdad(1983) e ha insegnato tale mate-ria fino al 1986. Ha ricoperto,tra gli altri, i seguenti incarichi:dipendente amministrativo dap-prima presso il ministero per laGioventù e lo Sport (2004-2005)e poi presso quello per gli Affariesteri (2005-2006); diplomaticodell’ambasciata a Muscat, Oman(2006-2010); direttore della se-zione Golfo Persico e MedioOriente e poi vice-direttore deldipartimento per i Paesi arabi,presso il ministero degli Esteri(2010-2014); console generale aManchester, Regno Unito (2014-2018); vice direttore e poi diret-tore del dipartimento per le Or-ganizzazioni e Congressi inter-nazionali presso il ministero Af-fari esteri (2018–2020).

A Sua Eccellenza il SignorRahman Farhan Abdullah Al-Ameri, nuovo ambasciatore diIraq presso la Santa Sede, nelmomento in cui si accinge a ri-coprire il suo alto incarico, giun-gano le felicitazioni del nostrogiornale.

Per le posizioni assunte nel contenzioso con la Grecia

I Paesi dell’Euromed versosanzioni ad Ankara

Un momento del vertice ad Ajaccio (Ansa)

Non si fermanole proteste

in Bielorussia:altri 37 arresti

MINSK, 11. In Bielorussia ancoraarresti tra gli oppositori del presi-dente, Aleksandr Lukashenko.

Fonti del ministero dell’Internohanno fatto sapere che ieri altre37 persone sono finite in manetteper avere partecipato alle protestecontro il capo dello Stato e la suavittoria alle elezioni presidenzialidel 9 agosto scorso, secondo glioppositori stravolte dai broglielettorali.

Nel confermare gli arresti, ilportavoce del ministero, OlgaCemodanova, ha aggiunto in unanota che le 37 persone sono finirein carcere «per aver violato le leg-gi sugli eventi di massa».

Citato dalle agenzia di stampa,Lukashenko ha esortato i pubbliciministeri a chiedere sanzioni par-ticolarmente severe per i leaderdell’opposizione arrestati, mentreil premio Nobel per la letteratura,Svetlana Alexievich, ha chiestoall’Onu di inviare una missione inBielorussia per accertare gli abusicommessi contro i giornalisti.

Accordo tra Cina e Indiaper stemperare le tensioni di confine

BRUXELLES, 11. «Inazione e ac-cettazione dei crimini in corsocontro la comunità dei rohingyain Myanmar». È la motivazionecon la quale il Parlamento euro-peo ha deciso di escludere AungSan Suu Kyi dalla comunità del-le personalità insignite del pre-mio Sakharov.

Nel 1990 Bruxelles aveva asse-gnato il premio per la libertà dipensiero a Suu Kyi, per decennileader dell’opposizione al regimemilitare in Myanmar (ora espo-nente di spicco del governo), peravere incarnato la lotta per la de-mocrazia nel suo Paese. Un an-no dopo aveva ricevuto anche ilpremio Nobel per la Pace.

La comunità del premioSakharov mette in relazione glieurodeputati, i premiati e la so-cietà civile per accrescere la coo-perazione sulle azioni in materiadi diritti umani, a Bruxelles e intutto il mondo.

di SI LV I A CAMISASCA

È trascorso quasi un anno daquel 13 novembre 2019, incui si sono date appunta-

mento a Palermo una ventina didonne in rappresentanza di 12 di-versi Paesi dell’area Mediterranea:l’incontro nella Sala delle Lapididi Palazzo delle Aquile del capo-luogo siciliano, oggi sede della Re-te Jasmine, promossa dall’ong Me-diter Bruxelles nell’ambito del pro-getto Amina - Programme thémati-que Organisations de la société ci-vile et autorités locales (Oscal), fi-nanziato dall’Ue, puntava alla co-stituzione di una rete nel Mediter-raneo a supporto della leadershipfemminile, che, attraverso forma-zione continua e scambio di buoneprassi, favorisse l’accesso a posizio-ni di rilievo di giovani donne afri-cane ed europee. Tre giorni di con-fronto e dibattiti a conclusione deiquali le co-fondatrici della Retehanno sottoscritto, davanti ad au-torità locali e internazionali, laCarta di intenti Jasmine, che uffi-cialmente definisce priorità edemergenze, modalità di interventoe strategie di azione.

Le interviste rilasciate a marginedei lavori sono ora, a distanza diun anno, raccolte in un libro pub-blicato in 5 lingue (italiano, spa-gnolo, inglese, francese e arabo).«È stato un lungo viaggio con unpreciso punto di svolta nel 2006,quando, in Libano, si scoprì il ruo-lo insostituibile della componentefemminile della società civile —racconta Victor Matteucci, presi-dente di Mediter, ong con oltre 60partner delle due rive del Mediter-raneo, ideatore del progetto Aminae tra i promotori della Rete Jasmi-ne, da 20 anni in ruoli di responsa-bilità nella cooperazione interna-zionale nell’ambito delle dinami-che di genere e dei diritti umanidelle popolazioni post conflitto —.A differenza degli uomini, ancoracoinvolti negli strascichi dellaguerra civile e nel clima di conflit-to con Israele, le donne sembrava-no eludere ogni contrasto, conti-nuando silenziose il loro impegnoin cooperative di sartoria, in picco-le attività commerciali o nel reperi-mento di acqua e cibo: la loro otti-ca, disincantata e, nel contempo,lucida, era già proiettata nella rico-s t ru z i o n e » .

Così, ad esempio, il senso prati-co spinse alcune a riunirsi in stan-zoni polverosi davanti a vecchiemacchine per cucire, mentre lo spi-rito di iniziativa di altre a commer-ciare frutta, verdura e altri prodottidi prima necessità in piccole botte-

ghe: «Lì presi atto dell’i m p re s c i n-dibile ruolo strategico che rivesti-vano» ricorda Matteucci, sottoli-neando il modello che, con bassoprofilo e molta dignità, stavanoimpostando secondo forme di coo-perazione spontanea: «Dalla loroorganizzazione sociale in struttureorizzontali emergeva una visione direte istintivamente incline a proces-si condivisi e inclusivi — p ro s e g u eil presidente di Mediter — unoschema ordinato di bisogni, cono-scenze, relazioni, iniziative, natu-ralmente inserito in un dinamicociclo di opportunità, basato suscampoli di tempo, spazi e risorse,e alimentato dall’alternanza recu-p ero-riciclo».

Tra le figure più carismaticheaderenti alla Rete Jasmine, la psi-canalista, scrittrice e antropologa,Rita El Khayat: originaria di Ra-bat, è stata la prima donna nellastoria del Marocco a rivolgersi, di-rettamente e pubblicamente, al so-vrano Mohammed VI, allo scopo dicontrastare il tentativo del Movi-mento islamista-reazionario di limi-tare la presenza e l’impegno delledonne nella società maghrebina.«Esiste uno squilibrio tra i popolia nord e quelli a sud del Mediter-raneo, come evidentemente è enor-me la differenza di cittadinanza tragli occidentali e gli altri popoli»afferma Rita El Khayat, sottoli-neando una discriminazione che siripercuote a cascata in termini digiustizia sociale: «Migliaia di per-sone muoiono nel Mediterraneo,consapevoli di rischiare la vita: ac-cettano un atroce compromesso,perché costretti da condizioni uma-namente non dignitose nei loroPaesi. Questa situazione non è tol-lerabile».

El Khayat sottolinea il passag-gio, difficile per una intellettualedonna, dalla presa di coscienza diquesta lacerazione alla scelta diadoperarsi, in prima persona eapertamente, per abbattere i muriche delimitano gli spazi di autono-mia e realizzazione delle donne.«La prima conquista è stata il rico-noscimento del mio ruolo: le ricer-che e gli studi di anni mi hannoportato ad un approccio trasversaleed oggi mi sento pronta a metterela mia esperienza al servizio delprossimo, contribuendo a costituireun mondo più giusto». Un obietti-vo, questo, raggiungibile, secondoEl Khayat, attraverso un processoche faccia leva sulla trasformazionedella condizione femminile in tuttoil pianeta: «La rivoluzione nei rap-porti di forza all'interno delle variecomponenti sociali deve iniziare daun altro tipo di relazione tra esseriumani, uomini e donne, giovani evecchi, minori e adulti, instauran-do un nuovo equilibrio basato suun patto di solidarietà e parità».

Altra voce autorevole della ReteJasmine, Enaam Suhail Al-Barrishi,direttrice della Jordan River Foun-dation (Jrf), racconta la sua espe-rienza alla guida, in qualità di Ge-neral Manager, della Royal HealthAwareness Society (Rhas), presie-duta da Sua Maestà, la Regina Ra-nia Al Abdullah: «Lavorando daotto anni in una delle più grandiorganizzazioni della Giordania, ri-tengo che la cultura non basti arendere le donne economicamenteautosufficienti. Solo essere indi-pendenti dà la libertà di scegliere:in famiglia, sul lavoro e negli am-bienti di vita. Perché le donne pos-sano autonomamente scegliere il ti-po di educazione o come curarsi,dobbiamo aiutarle ad acquisire piùforza: una forza che le renda capa-ci di rifiutare ogni forma di violen-za». Proprio quest’ultima, in Gior-dania, ha assunto i caratteri diun’emergenza, a causa dell’elevatonumero di rifugiate irachene e si-riane: «I traumi da loro subiti nonsi contano: fornire assistenza psico-logica è una priorità assoluta e, perquesto, abbiamo sviluppato diversiprogrammi ad hoc per le rifugiate»conclude Al-Barrishi, mostrandosi,tuttavia, fiduciosa, alla luce dei si-gnificativi passi degli ultimi anni:«La strada è ancora lunga, però,rimanendo nell’ambito dell’e m a n c i-

pazione femminile, la professione,il lavoro, l’impiego, non sono piùtabù. Accettare che una donnacontribuisse al sostegno e al bilan-cio del nucleo familiare era impen-sabile fino al cambiamento radicaledi 15 anni fa».

«La mia storia personale è sinto-matica della necessità di doversiimpegnare per 40 anni nella carrie-ra, in un contesto pieno di con-traddizioni e conflittualità culturalie religiose — racconta la libanese,Samira Baghdadi, direttrice dellaFondazione Culturale Safadi edesperta di sviluppo locale —. L’i n i-zio del mio impegno civile nelcampo dell’educazione è coincisocon il periodo post bellico delloscontro civile in Libano: in quellafase ho dovuto fare i conti con tut-ti gli ostacoli di uno stato di guer-ra e, subito, ho rafforzato la con-vinzione che le donne sono leva epilastro del benessere sociale».

Dal mondo arabo giunge un co-ro unanime nel sottolineare quantol’assenza di una cultura della valu-tazione delle competenze agisca dafreno all’emancipazione femminile,il che determina una partecipazio-ne alla gestione del potere politicoe alla guida delle imprese ancoramolto timida e, per lo più, legataall’appartenenza ad un ceto socialeprivilegiato. La sfida è certamenteculturale, ma non solo, e, soprat-tutto, richiede il coinvolgimento ditutte le parti sociali, indipendente-mente dal genere, dal ceto e dalpaese di appartenenza.

AJ A C C I O, 11. La Libia, il dossier mi-granti e la risposta economicadell’Ue alla crisi covid-19 sono stati itemi in discussione al settimo verticedei leader dell’Euromed — il forumdei 7 Paesi del sud dell’Unione euro-pea — di Ajaccio, in Corsica, che si èconcluso oggi. Ma a tenere banco èstata la tensione sempre più crescen-te tra Turchia e Grecia nel Mediter-raneo orientale.

Duro l’intervento contro Ankaradel presidente francese e padrone dicasa, Emmanuel Macron, che haesortato i partner dell’Europa a «fareblocco» dinanzi alle operazioni tur-che nella zona. «L’Europa deve ave-re una voce più unita e più chiara»nei confronti della Turchia, che«non è più un partner», ha avvertitol’inquilino dell’Eliseo.

In una nota, i leader dell’E u ro -med hanno dichiarato di esserepronti a sostenere sanzionidell’Unione europea contro la Tur-chia se Ankara «si dimostrerà indi-sponibile» al dialogo dopo l’ina-sprirsi dei contenziosi marittimi conAtene e anche con Cipro.

Oltre alle affinità storiche e geo-grafiche e alla forte proiezione ma-rittima, gli Stati partecipanti al sum-mit di Ajaccio hanno condividonosensibilità comuni su alcune temati-che europee, in particolare sui temifinanziari, sulla risposta economica

alla pandemia di coronavirus e sulruolo centrale che rivestono i paesidell’Euromed nei rapporti con gliStati della sponda meridionale delMediterraneo.

MOSCA, 11. Secondo informazionid’agenzia, Cina e India hanno si-glato ieri un importante accordoper stemperare le tensioni al confi-ne himalayano, dopo gli scontri afuoco tra i due eserciti che hannoprovocato almeno venti morti.

L’intesa — in 5 punti — è stataraggiunta al termine di un incontroa Mosca tra il ministro degli Estericinese, Wang Yi, e l’omologo india-no, Subrahmanyam Jaishankar, amargine del vertice della ShanghaiCooperation Organization. Pechinoe New Delhi si sono anche impe-gnate — si legge nel documento — a«evitare azioni di aggravamentodella situazione». I due Paesi asiati-ci si sono accusati reciprocamentedi avere aperto il fuoco nella regio-

ne del Ladakh, nella valle di Gal-wan, inasprendo un contenzioso ter-ritoriale che va avanti da anni. Unadisputa (risalente al periodo colo-niale) che riguarda alcune valli e ci-me himalayane tra i 3.500 e i 6.000metri di altezza, difficilmente rag-giungibili e poco sfruttabili econo-micamente. Decine di migliaia dimilitari dei due Paesi sono stati di-spiegati nell’area, per difendere leposizioni di una frontiera mai deli-mitata. Cina e India hanno combat-tuto una breve ma intensa guerra diconfine nel 1962, ma l’ultimo scon-tro a fuoco nell’area risale ufficial-mente al 1975, quando quattro sol-dati indiani morirono in uno scon-tro a fuoco con dei militaridell’esercito cinese.

Page 3: La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia €

L’OSSERVATORE ROMANOsabato 12 settembre 2020 pagina 3

Duplice attacco nella Repubblica Democratica del Congo

Cinquantotto personeuccise nell’Ituri

Nel XIX anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle

Cerimonia in sicurezza al World Trade CenterLa giunta

militare in Maliavvia tre giornidi consultazioni

BA M A KO, 11. La giunta militareche il mese scorso ha preso ilpotere in Mali ha avviato ieritre giorni di «consultazioni na-zionali» con i partiti politici, isindacati e le organizzazioninon governative, rispondendocosì alla domanda interna e allepressioni internazionali chespingono per un governo ditransizione.

Al forum, che si svolge nelcentro conferenze della capitaleBamako, partecipano circa 500persone. I colloqui segnano ilsecondo ciclo di discussioni trai militari — che lo scorso 18agosto hanno destituito il presi-dente Ibrahim Keita — e i rap-presentanti politici e della so-cietà civile, molti dei quali han-no manifestato per mesi chie-dendo le dimissioni del presi-dente. Alla base delle protesteci sono anche gli urgenti pro-blemi economici e di sicurezzadel paese.

Questa seconda fase di con-sultazioni verterà su questionicruciali quali la durata del go-verno di transizione e l’assegna-zione delle cariche a civili e mi-litari. Sarà esaminata anche laquestione di come la giunta in-tenda mantenere le promesse,fatte a poche ore dal golpe, diripristinare il governo civile eorganizzare elezioni entro untempo «ragionevole».

Durante la prima giornata diconsultazioni si sono però regi-strati alcuni episodi di violenza.Secondo quanto riportato dallastampa locale, la polizia ha fat-to ricorso a gas lacrimogeni perdisperdere un centinaio di so-stenitori del Movimento M5-Rfp, la coalizione di opposizio-ne promotrice delle proteste dimassa delle scorse settimane.Gli scontri sono avvenuti all’in-gresso del centro congressi, ri-tardando l’inizio dei colloqui diieri.

Negli ultimi venti anni grazie all’Istituto nazionale per l’assistenza familiare

Tornati alla libertà in Colombiaquasi settemila bambini soldato

L’ovestdegli Stati Uniti

devastatodagli incendi

WASHINGTON, 11. Numerose zonedegli Stati Uniti occidentali stan-no bruciando. Washington, Ore-gon, Colorado e California gli sta-ti più colpiti. Più di cento gli in-cendi scoppiati nei 12 Stati occi-dentali — dallo stato di Washin-gton, alla frontiera con il Canada,fino a San Diego, non lontano dalconfine con il Messico —, dove sistima siano andati in fiamme 4,3milioni di acri.

Nel nord della California, in cuisono ancora una trentina i roghiattivi — molti dei quali unitisi inun unico grande incendio —, è sa-lito a dieci il bilancio delle vittimee almeno sedici sono le personeancora disperse a causa dell’onda-ta eccezionale di incendi. Sonoquasi duecentomila gli ettari deva-stati dagli indendi.

In Oregon, dove 500.000 per-sone sono state evacuate per lefiamme, almeno cinque centri ur-bani sono stati distrutti. La gover-natrice Kate Brown ha sottolinea-to che le fiamme, nel giro di solitre giorni, hanno distrutto il dop-pio del quantitativo di vegetazio-ne che normalmente viene brucia-ta in un anno.

In Colorado le fiamme a Came-ron Peak hanno colpito un’a re ache si estende per 40mila ettari eobbligato mille persone ad abban-donare le loro abitazioni.

Brasile: il Pantanaldivorato

dalle fiamme

BRASÍLIA, 11. Il Pantanal, la piùgrande zona umida tropicale delpianeta situata per gran parte inBrasile, e in parte in Bolivia e inParaguay, è divorato dalle fiamme.Una vera tragedia quella che staandando in scena in questo san-tuario della biodiversità con unafauna eccezionale, alle prese conun disastro ecologico senza prece-denti, con danni irreparabili all'e-cosistema. Felipe Días, direttoredel Sos Pantanal Institute ha di-chiarato all’Afp di non aver maivisto nulla di simile in 20 anni.Secondo i dati ufficiali dell’Istitu-to nazionale di ricerca scientifica,la regione ha registrato il recorddi focolai, 10.153 tra gennaio eagosto di quest’anno. Un numerosuperiore alla somma dei focolairegistrati tra il 2014 e il 2019.

Il Burkina Faso dichiaralo stato di calamità per le inondazioni

OUAGAD OUGOU, 11. Le autorità delBurkina Faso hanno dichiarato lostato di calamità naturale dopo leforti piogge dei giorni scorsi. Ilpaese è stato letteralmente inondatoda violenti nubifragi che, oltre a in-genti danni materiali, hanno causa-to almeno 13 morti e 19 feriti. Lo ri-porta Al Jazeera.

Il ministro della Cultura, delleArti e del Turismo, ha dichiarato inuna conferenza stampa che le allu-vioni hanno distrutto «molte case»e colpito «molte persone», senzafornire ulteriori dettagli. Il ministe-ro delle Finanze ha annunciato lostanziamento di cinque miliardi difranchi cfa — somma pari a 9,1 mi-lioni di dollari — per aiutare le vitti-me, mentre al ministero dell’Ammi-nistrazione territoriale è stato datol’incarico di offrire ospitalità in edi-fici pubblici alle persdone rimastesenza casa.

Le alluvioni stanno colpendo tut-ta la fascia del Sahel. Inondazionirecord hanno colpito circa 760 milapersone, causando gravi danni intutta la regione nelle ultime setti-mane, con centinaia di morti e cen-tinaia di migliaia di senzatetto dalSenegal al Sudan, il paese più col-pito con almeno 102 morti e decinedi migliaia di case distrutte o dan-neggiate. In tutta la vasta regione,già colpita da conflitti, le fortipiogge — conseguenze dei cambia-menti climatici in atto anche nelcontinente africano — hanno aggra-vato l’emergenza umanitaria dovutaalla pandemia di covid-19.

In particolare, il Burkina Faso —paese di circa 20 milioni di abitanti— è stato colpito negli ultimi annida un’escalation di violenze chehanno provocato la morte di centi-naia di civili e quasi un milione disfollati.

L’allarme del Wwf nel rapporto Living Planet Index

In mezzo secolo persi i due terzi della fauna selvatica

GLAND, 11. In 50 anni il pianeta haperso due terzi della sua fauna sel-vatica. Questo l’allarme lanciato dalWwf nel nuovo rapporto LivingPlanet, l’analisi della perdita di ani-mali nel mondo dal 1970 ad oggi,sottolineando come la principale ra-gione di tale calo sia l’uomo e av-vertendo sui pericoli per il futurodell’umanità legati a tale fenomeno.

Tra le cause della grave perdita dianimali, sottolinea il rapporto, «ladeforestazione, l’agricoltura non so-stenibile e il commercio illegale difauna selvatica, responsabili anchedella diffusione di epidemie come ilcovid-19».

Il Living Planet Index, fornitodalla Zoological Society of London,ha esaminato circa 4.000 specie divertebrati suddivise in circa 21.000popolazioni animali di fauna selva-tica in tutto il mondo: il calo medioregistrato è del 68 per cento in più

di 20.000 popolazioni di mammife-ri, uccelli, anfibi, rettili e pesci.

Il Living Planet Index costituisceuna delle misurazioni più completedella biodiversità globale secondoquanto affermato dal dottor Andrew

Terry, direttore della Zoological So-ciety of London. Per Terry «un calomedio del 68 per cento negli ultimi50 anni è una chiara prova del dan-no che l’attività umana sta arrecan-do al mondo naturale».

BO GOTÁ, 11. Quasi settemila minoricolombiani, vittime di reclutamentoda parte dei gruppi armati, sono sta-ti salvati negli ultimi venti anni gra-zie a un programma di ripristino deiloro diritti. Lo ha riferito l’Istitutocolombiano per l’assistenza familiare(Icbf) che ne ha curato il recupero eil ritorno a una vita libera.

Attualmente sono 222 i bambini,bambine ed adolescenti che ricevonoassistenza, dopo essere stati separatida gruppi armati che li avevano re-clutati in diverse zone del Paese,adolescenti che ancora oggi vivonoin uno stato di terrore permanente.«Duecentoventidue ragazzi, ragazzee adolescenti separati dal conflittosono sotto la protezione dell’Icbf, ci-fre che mostrano la realtà di un fe-nomeno che non è cessato», ha di-chiarato la direttrice dell’istituto, Li-na Arbeláez, nel presentare il docu-mento relativo al periodo compresotra il novembre 1999 e il 31 luglio diquest’anno.

Secondo l’Icbf, i gruppi armatiche storicamente hanno reclutato piùminorenni sono le Forze armate ri-voluzionarie della Colombia (Farc),l’Esercito di liberazione nazionale(Eln), le Autodifese unite della Co-lombia (Auc) e le bande criminali edi gruppi armati residui.

«Del totale (degli assistiti), 3.879sono stati reclutati dalle Farc, ovvero

il 57 per cento; segue l’Eln con il 19per cento (1.270), l’Auc con il 15 percento (1.054) e il 9 per cento (640)da altri gruppi come bande crimina-li», afferma il rapporto, specificandoche «attraverso il programma è statostabilito che 2.558 adolescenti sonostati reclutati all’età di 17 anni, 1.893quando avevano 16 anni e 1.162 a 15anni; 603 a 14 anni, 241 a 13 e 403bambini sono stati reclutati quandoavevano tra i 9 ei 12 anni». Infine leregioni con il maggior numero di ca-si di questo tipo risultano essere An-tioquia con 820, Caquetá con 489,Cauca con 458, Meta con 467, Cho-có con 409, Nariño con 396, Tolimacon 316, Putumayo con 292, Araucacon 292 e Bolívar con 198.

Nel maggio 2016, nel quadro delletrattative che avrebbero portato allostorico accordo di pace tra governocentrale e le Farc — dopo un conflit-to durato più di mezzo secolo e cheha causato oltre 260.000 morti, a cuisi aggiunsero milioni di sfollati — leparti in causa arrivarono ad un’inte-sa storica (sostenuta dall’Unicef) se-condo cui i bambini sotto i 15 annisarebbero stati i primi ad abbando-nare la guerriglia. Subito tantissimibambini soldato lasciarono i campidei guerriglieri, sottratti finalmentealla guerra, e furono presi in caricoproprio dal Fondo delle NazioniUnite per l’infanzia.

WASHINGTON, 11. Si svolgerà “in sicurezza”, nel rispettodelle misure di distanziamento sociale, con tanto di ma-scherine, la cerimonia in memoria delle circa tremila vitti-me degli attentati dell’11 settembre 2001 in programmaquesta mattina a New York, sul sito del National Septem-ber 11 Memorial and Museum al World Trade Center. Seirintocchi delle campane scandiranno i momenti di queltragico attentato: alle 8.46, l’ora dell’impatto dell’Ameri-can Airlines Flight 11 sulla North Tower del World TradeCenter, alle 9.02 quella dell’impatto del United AirlinesFlight 175 contro la South Tower, alle 9.37 l’ora in cui

l’American Airlines Flight 77 è precipitato sul Pentagono,alle 10.02 quando il United Airlines Flight 93 è precipitatoa Shanksville, in Pennsylvania e alle 10.29 quando è crolla-ta la North Tower.

Non ci sarà la consueta lettura dei nomi delle personedecedute quella mattina di 19 anni fa. Verrà rimpiazzatadalla trasmissione di una registrazione, una scelta conte-stata da una parte dei familiari delle vittime. Al terminedella cerimonia le famiglie potranno visitare il MemorialMuseum, che riaprirà al pubblico il 12 settembre, dopo 6mesi di chiusura per la pandemia.

KINSHASA, 11. Non si placano leviolenze nella Repubblica Demo-cratica del Congo. Almeno 58 per-sone sono state uccise in un dueattacchi sferrati nella provincia diIturi, nel nord-est del paese. Lohanno reso noto le autorità regio-nali, attribuendo gli attacchi algruppo armato noto come Forzedemocratiche alleate (Adf).

Tra le vittime, almeno 23 perso-ne sono state massacrate nel terri-torio di Irumu, nell’Ituri meridio-nale, l’8 settembre scorso, e altre35 sono morte in un agguato com-piuto il 10 settembre nella stessaregione. Uomini armati hanno as-saltato i civili con coltelli e armida fuoco. La stampa locale riferi-

sce che tra le vittime ci sono trecapi villaggio. I sopravvissuti sonostati costretti a fuggire dall’a re aper il timore di nuovi attacchi.

I due assalti sono gli ultimi diuna serie di massacri perpetratidai gruppi armati locali. L’Onu ri-ferisce in particolare che la miliziaAdf — nata negli anni Novanta daun gruppo ribelle di ugandesi mu-sulmani — ha ucciso più di 1.000civili dall’inizio del 2019.

Secondo l’Alto commissariatodelle Nazioni Unite per i dirittiumani, Michelle Bachelet, le vio-lenze nella regione potrebbero co-stituire crimini di guerra e control’umanità. L’Onu sottolinea, inparticolare, che la violenza attri-buita alle Adf è aumentata in ma-niera rilevante dall’inizio del 2020,in risposta al lancio di una campa-gna dell’esercito su larga scala. Afine luglio, invece, 12 persone so-no morte nel giro di 48 ore in oc-casione di molteplici attacchi dialtri miliziani attivi nella zona.

La violenza commessa da oltrecento gruppi armati ha costrettooltre mezzo milione di personenell’est del paese a lasciare le pro-prie case, causando un numerocrescente di profughi. Tuttavia —secondo l’Onu — anche le forzearmate governative sono accusatedi aver commesso atti particolar-

mente gravi, tra cui omicidi e vio-lenze sessuali.

Gli ultimi assalti sono avvenutiil 9 agosto, quando almeno 19 ci-vili sono stati uccisi e altri due so-no rimasti feriti in tre villaggi del-la provincia di Ituri. In quel caso,l’attacco è stato attribuito ad alcu-ni militanti della Cooperativa perlo sviluppo del Congo (Codeco),un gruppo armato politico-religio-so accusato di massacri, soprattut-to a base etnica. Codeco dopol’uccisione a fine marzo del suoleader Justin Ngudjolo per manodell’esercito congolese, si è divisoin diverse fazioni.

La regione di Ituri è stata giàteatro tra il 1999 e il 2003 di con-flitti di matrice etnica fra le duecomunità lendu (agricoltori) edhema (pastori) che hanno avutouna preoccupante recrudescenzaalla fine del 2017, quando sonoriesplose tensioni di lunga data ri-guardanti l’accesso alle terre, allerisorse naturali e al potere politicolo cale.

In particolare, dal dicembre2017 le violenze nella provincia diIturi hanno provocato migliaia dimorti e mezzo milione di sfollati.Lo ha rivelato un rapporto pub-blicato lo scorso 15 luglio dal cen-tro di analisi politica dell’Interna-tional Crisis Group (Icg).

Page 4: La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia €

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 sabato 12 settembre 2020

Splendore e fragilitàCodici e pagine miniate trafugati e recuperati

Cantiche e laudi dedicate al nome della madre di Gesù

Secoli di musica racchiusi in cinque lettere

Documento e narrazione insiemele pagine dipinte sono scrigni preziosi di lingua, cultura e devozionee come tali custodi e testimoni di tanto nostro passatoL’arte che esprimono— l’arte di “a l l u m i n a re ”, come la chiamava Dante,cioè di spandere luce decorando con pennellate d’oro —è un’arte dialogante che vive di relazioni

Corale D. Graduale Proprio dei Santi per tutto l’anno liturgicoe Comune dei Santi. Iniziale istoriata E (Egredimini)

con l’Incontro di Gioacchino e Anna(1485-1490 circa, Colle di Val d’Elsa, Museo San Pietro)

La devozione è nata come pia praticanella Spagna medievaledove vennero compostele prime Cantigas«Nome dolcissimo, nome d’a m o re »è la più popolare tra le canzonidedicate a questo tema

Particolare della copertina del libro «Nel nome di Maria» di Alessandro Zaccuri

di BENNO SCHARF

La festa liturgica del Santo Nome diMaria venne istituita da Giulio II nel1513 per la diocesi di Cuenca (Spagna)

e fissata al 12 settembre. Proprio in questogiorno nel 1681 il re di Polonia Giovanni So-bieski sconfisse i turchi che assediavanoVienna, liberando la città. Per riconoscenzaalla Madre di Dio il Papa Innocenzo XI este -se la solennità a tutta la Chiesa, portandolaperò alla domenica successiva, l’8 settembre.In seguito Pio X la riportò al 12 settembre.

I canti medievali

La devozione al Santo Nome di Marianacque come pia pratica nella Spagna me-dievale e qui si ebbero anche i primi cantispecificamente collegati a essa. Tra le 427Cantigas de Santa Maria, la grande raccoltadi canti mariani curata dal re Alfonso X ilSaggio intorno al 1280, la numero 70 ha il ti-tolo Nel nome di Maria vi sono cinque lettere enon più. Questa frase forma anche il ritornel-lo, alternato alle 5 quartine di cui consta iltesto. Le iniziali delle strofe sono l’a c ro s t i c odel nome Maria; in ogni quartina si citano ledoti della Madonna, che iniziano con lastessa lettera. Nella M ella è nostra Madre,la Migliore di tutta l’umanità, ma anche Ca-po (Ma i o r in spagnolo) di essa ed esempiodi Mitezza e Mansuetudine. Poi con A ella èper noi Amica e Avvocata, da noi Amata eAdorata e Posta sopra di noi (Ap o s t a ). ConR iniziano Radice, Ramo, Rosa e Regina delmondo. I significa che ella ci mostra Gesù(Jesu) Cristo, Giusto Giudice (Justo Juiz).L’ultima quartina dice letteralmente «“A”vuol dire che noi Avremo e Concluderemo(Ac a b a re m o s ) tutto quello che chiederemo aDio per mezzo suo». La melodia, in primomodo gregoriano trasportato di una quinta,è enfatica, con alcuni slanci al mi superiore,da cui traspare una fiducia entusiastica.

Precedente a questo canto era però l’usodevozionale del domenicano Giordano diSassonia (1190–1237), successore di san Do-menico come superiore dell’ordine. Giorda-no recitava preghiere e salmi, in modo daformare l’acrostico di Maria. Nell’o rd i n e :Magnificat, Ad Dominum (salmo 119), Retri-bue servum tuum (salmo 118), In convertendo(salmo 125), Ad te levavi (salmo 122).

Al Nome di Maria è poi dedicata la lungaAve Maria del monaco di Salisburgo, com-posta da questo anonimo religioso, buonpoeta e musicista, intorno al 1440; è una li-tania di 23 versi, che iniziano con le letteredell’alfabeto e costituiscono un elenco gli at-tributi della Madre di Dio. All’A si dice:«Ave, creatura splendida, figura angelica;Dio stesso t’ha dato questa natura». Alla M:«Maria, noi ti adoriamo: dacci un poco del-la tua immensa bontà e fa che dai mali diquesto terra possiamo volgere lo sguardo alcielo, a contemplare la tua immagine». Mu-sicalmente la sequenza è già un esempio dicomposizione rinascimentale: temi diversi sialternano anticipando la polifonia del secolosuccessivo.

La canzone italiana

Sant’Alfonso Maria de Liguori (1696–1787)scrisse una bella canzone intitolata Maria chedolce nome; le 8 brevi quartine rimate che lacompongono sono un inno di affidamentoalla Madonna. «Maria, che dolce nome / tusei per chi t’intende; / beato chi ti rende /amore per amor» dice la prima strofa, men-tre la seconda svolge il pensiero di fondo:«Se avrò Maria sul labbro / un bel pensiermi dice / ch’io pur sarò felice / se avrò Ma-ria sul cuor». Ritorna poi il tema, frequentenel Settecento, della lotta contro il male: laMadre di Dio è scudo contro «l’infernal ne-mico» e nel suo «nome amato» ritrova «ladolce speme, il porto / il giusto e il pecca-tor». Il devoto morirà in pace se avrà Maria

sul labbro e nel cuore. La semplice e festosamelodia ebbe notevole successo fino a pochidecenni fa.

O dolce nome, Maria, Maria è un’altra can-zone, proveniente dai seguaci di sant’Alfon-so, i Redentoristi. L’autore è sconosciuto,ma la composizione dovrebbe risalire agliinizi dell’Ottocento. In otto quartine a rimabaciata il fedele assume un atteggiamento si-mile a quello della precedente canzone: l’af-fidamento completo a Maria, chiedendone lavicinanza e l’aiuto nelle difficoltà della vita.«O dolce nome Maria, Maria / speme econforto dell’alma mia / col cuor sul labbrofinché vivrò / o dolce nome, t’invo cherò»dice la prima strofa; l’affinità con la canzone

di sant’Alfonso induce a vederne qui unaparafrasi, in forma più poetica. con frequentirichiami alla natura. «Allor che l’alba rimenail giorno / allor che il sole fa in mar ritor-no» il fedele invocherà il “dolce Nome”.Con un’altra immagine il devoto si paragonaa una nave, che può smarrirsi «nel mar cru-dele di questa vita». Ma Maria è «la stellache fuga i venti / che doma e placa l’ondefrementi / che mille e mille navi salvò» e dilei si chiede l’intervento. Una fiduciosa invo-cazione conclude la preghiera. Quando il fe-dele sarà arrivato ai confini del vivere nontemerà «del fier nemico le insidie e i danni»perché invocherà il dolce Nome di Maria.Nonostante l’indubbio valore poetico e la

gradevole melodia il canto ebbe solo scarsadiffusione; è però rimasto nella tradizionere d e n t o r i s t a .

Nome dolcissimo, nome d’a m o re è la più po-polare tra le canzoni dedicate al Santo No-me di Maria. Fu composta nel 1920 (e orane ricorre il centenario) da monsignor An-drea Castelli (1876-1970), valido organista ecompositore. «Nome dolcissimo, nomed’amore, tu sei rifugio al peccatore / fra icori angelici è l'armonia, Ave Maria, AveMaria». Questa prima strofa si diffuse intutta Italia, ma da varie parti si aggiunserostrofe eterogenee. Nella versione originale al-la prima seguono altre tre strofe, ognuna ditre versi con un quarto, che fa da ritornello,ripetendo l’incipi dell’Ave Maria.

La Madre del Salvatore è onore al suo po-polo e a lei s’inchinano la terra e il cielo.Una preghiera conclude il canto: «Dal ciel

benigna riguarda a noi, / materna mostratiai figli tuoi; / ascolta, o Vergine, la precepia. Ave Maria, Ave Maria». Circa un secoloprima il musicista romano Gaetano Capocci(1811-1898) aveva composto un’altra canzonecon il medesimo titolo: «Nome dolcissimo,nome d’amore / possente balsamo al miodolore / solo rifugio dell’alma mia / AveMaria». La difficoltà della melodia, elabora-ta con qualche cromatismo, ne frenò la dif-fusione.

di FRANCESCA ROMANA DE’ ANGELIS

Un libro per incantarsi tragli splendidi motivi orna-mentali di un’arte, quelladella miniatura, nota so-prattutto a studiosi e col-

lezionisti perché i codici, conservati neipalchetti delle biblioteche, sono rara-mente accessibili al grande pubblico.Un libro per saperne di più di un tem-po lontano quando ancora la stampanon era stata inventata e per rifletteresull’importanza di chi protegge e difen-de un patrimonio culturale che è un be-ne comune. Tutto questo è Storie di pa-gine dipinte. Miniature recuperate dai Ca-ra b i n i e r i (Livorno, Sillabe, 2020, pagine392, euro 40), il catalogo che, per la cu-ra di Sonia Chiodo, docente di Storia

della Miniatura all’Università di Firenzee grande esperta della materia, accom-pagna la mostra fiorentina organizzatadalle Gallerie degli Uffizi presso Palaz-zo Pitti e dove fino al 4 ottobre 2020sono esposti codici e pagine miniate, untesoro straordinario che fu rubato e chepoi è stato recuperato dai Carabinieri.

Ad aprire il volume la bella presenta-zione di Roberto Riccardi che dirige ilComando Carabinieri per la Tutela delPatrimonio Culturale del nostro Paese, aragione definito «il più grande museodel mondo». Un reparto speciale istitui-to ormai mezzo secolo fa con finalità disalvaguardia dei nostri immensi tesori,un’eccellenza italiana per la professiona-lità degli addetti, le tecnologie d’avan-guardia e una banca-dati dei beni illeci-tamente sottratti che è la più grande al

testo e il miniaturista chiamato a illu-strarlo, così come l’artista titolare di unabottega con i collaboratori e gli appren-disti che partecipano alle diverse fasidelle decorazioni. Dialogano alla distan-za anche esecutori e committenti. Gli“ornatissimi” codici, che vanno a impre-ziosire le biblioteche signorili o religio-se, ma anche le case degli studiosi piùcelebri o quelle di una ricca e colta bor-ghesia, richiamano i destinatari attraver-so emblemi o stemmi a volte tanto co-nosciuti da valere quasi delle firme, co-

nodate, opera di un delicato anonimominiatore quattrocentesco, rimanda aViolante da Montefeltro moglie di Ma-latesta Novello, signore di Cesena. Unaugurio di fertilità che non ebbe fortu-na per una sposa che riuscì, come ricor-dava il grande studioso Augusto Cam-pana, a trasformare un condottiero inun umanista e a dar vita a un “governoconsortile” apprezzato dai sudditi.

Storie, recita a ragione il titolo, per-ché il volume raccoglie le tante vicendedelle pagine dipinte che sono in mostra.

Scuola di Specializzazione e del Dotto-rato in Storia dell’Arte dell’Universitàdi Firenze guidati da Sonia Chiodo,una sorta di laboratorio sul campo perun’esperienza che sarà decisiva nel loropercorso di studiosi. Le pagine dipintecoprono un ampio arco cronologico chedal XIII secolo giunge al XVI e proven-gono da varie località dell’Italia centra-le: Pistoia, Poggibonsi, Castelfiorentino,Colle Val d’Elsa, Firenze, Perugia. In-venzione nel disegno, linguaggi icono-grafici, stili e tecniche, fantasie orna-mentali, vivacità cromatica per esempla-ri di rara bellezza dove convivonosplendore e fragilità, perché espressionedi una forma pittorica che come e forsepiù di altre soffre l’ingiuria del tempo edegli uomini. Questi codici dapprimaamati, custoditi e protetti furono poitrafugati, smembrati, ritagliati e immes-si in un mercato clandestino per ali-mentare un collezionismo privo di scru-poli. Storie di sottrazioni ma anche diritrovamenti frutto dell’impegno, delladeterminazione e della fatica dei Cara-binieri dell’Arte. Pagine dipinte chehanno avuto vita difficile e travagliata,ma un finale felice grazie a questo spe-ciale comando dell’Arma che ha resti-tuito alla comunità tanti tesori artistici etanta cultura. Perché ogni foglio strap-pato, ogni capolettera ritagliato, ognicodice rubato è più che un furto: è sot-trarre alla memoria e distruggere unaparte della nostra storia e della nostraciviltà.

me nel caso di principi quali Medici,Sforza, Montefeltro, Este. In qualchecaso compaiono invece simboli più sofi-sticati e coperti come la splendida far-falla che orna tanti codici della Bibliote-ca Malatestiana di Cesena. Più che unrichiamo alla spiritualità che vince sullamateria, come nella tradizione, la farfal-la in volo tra bianchi girari e lettere an-

Del resto, come osserva lo storico d’artee ceramista inglese Edmund de Waal,erede di una famiglia di celebri collezio-nisti, «Il modo in cui gli oggetti vengo-no tramandati è pura narrazione».

Merito non secondario di questa mo-stra e di questo catalogo è che a rico-struire e raccontare le diverse storie so-no stati chiamati sedici studenti della

mondo. Da raffinato cono-scitore e appassionato d’artequale è, Riccardi firma dellepagine intense dedicateall’arte della miniatura, dan-done anche una splendidadefinizione: «Presenti nelleciviltà più remote del mondoallora conosciuto i fogli mi-niati hanno accompagnatoper secoli il cammino uma-no, aggraziato strumento do-cumentale e narrativo. Fraun capolettera e una figurasi è scritta la storia universa-le». Documento e narrazio-ne insieme, le pagine dipintesono veri e propri scrignipreziosi di lingua, cultura,arte, devozione e come talicustodi e testimoni di tantonostro passato.

L’arte di “a l l u m i n a re ”,cioè spandere luce decoran-do le miniature con pennel-late d’oro, così la chiamavaDante, è un’arte dialogante,che vive di relazioni. Comesottolinea lo studioso Ranie-ri Varese vis verborum e visimaginum cioè la forza delleparole e quella delle illustra-zioni si incontrano come duestrade che procedono divisee poi finiscono per conver-gere, in questo caso in quelprodigio artistico che è unlibro miniato. Il rapporto trail testo e l’immagine infattinon ha una funzione pura-mente decorativa, ma de-scrittiva ed esplicativa. Dia-logano lo scriba che copia il

Maestro dell’Officiummortuorum di Leone X:incipit dell’Officiummortuorum,Membr., 157 x 100 mm;ff. 1-46(Firenze, Collezioneprivata, già CollezioneCarlo De Carlo)

Page 5: La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia €

L’OSSERVATORE ROMANOsabato 12 settembre 2020 pagina 5

di GI O VA N N A BAT T I S TA EVENTI

Nella mia città si dice —si diceva —: «’A vita èn’affacciata ‘e fenne-sta», e il balconcinodella camera delle zie

era il mio osservatorio sul mondodel vicolo. (…) Al primo piano difronte a noi, proprio sopra al bassodi Donn’Amalia, abitava il cavaliereDiomede del Cilento — così lui sipresentava —, ufficiale a riposo eamico di mio nonno, che arrotonda-va la non lauta pensione dando le-zioni di scherma.

Quando mi vedeva sul balcone,mi salutava impeccabilmente con unrigido inchino e battere di tacchi,dandomi del lei e chiamandomi si-gnorina, e mi faceva fare il saluto colfioretto dai suoi allievi.

Questo trattamento da damigellad’altri tempi mi lusingava non pocoe avrei volentieri accettato l’invitopiù volte ripetutomi di andare da luia imparare a tirare di scherma, se ilnonno non avesse opposto un severodivieto, a causa delle pretese eccessi-ve tendenze alla galanteria del cava-liere. Quest’ultimo era comunque dicasa da noi, poiché veniva spesso alpomeriggio a fare una partita a cartecol nonno. A volte si univa a loromia zia Aurelia, la cui concentrazio-ne nel gioco era però già in partenzacompromessa dalle divertite aspetta-

refrenabili di riso nervoso, che cerca-va disperatamente di contenere fis-sando con ostinazione il cipiglio mi-naccioso del nonno, il quale poi,una volta che era sicuro di non pote-

guanti nel confinante popolare rionedella Sanità e mia madre e io anda-vamo spesso a prenderla all’uscita,quando veniva a casa per pranzo.Mi piaceva molto attraversare quelvecchio pittoresco quartiere. Gli edi-fici, tutti diversi gli uni dagli altri espesso in cattivo stato di manuten-zione, ospitavano folti gruppi fami-liari che dalle poche stanze tracima-vano immancabilmente sui balconi osui terrazzini sempre pavesati di

biancheria stesa ad asciugare. Nellesere d’estate si ritiravano i panni or-mai asciutti per fare spazio alla tavo-la, intorno alla quale la famiglia sisarebbe seduta prima per cenare epiù tardi per attendere, tra qualchechiacchiera e qualche canzone, chela notte rinfrescasse le stanze di quelminimo indispensabile per poterpensare di andare a dormire.

Il rione Sanità non si presentaoggi molto diverso da quello checonoscevo nella mia infanzia, con lebotteghe la cui variopinta e variega-ta mercanzia è largamente espostaall’esterno, occupando quasi total-mente l’esiguo spazio dei marciapie-di, con i colori, le voci, i richiami,l’andirivieni continuo di vicoli, diuomini e donne di ogni ceto e con-dizione, e soprattutto di “guagliuni”impegnati nel gioco o in più serie omisteriose attività. (…)

Erano giornate piene per mequelle delle feste di Natale. Accom-pagnavo le zie a far la spesa per ilperiodo natalizio e le botteghe era-no uno spettacolo, con le mostreche straripavano sulla strada, inparticolare quelle dei [?] con le filedi lampadine che illuminavano lamerce di tanti colori, con la fruttaesotica e i sacchetti di frutta secca, ele fronde di pungitopo, e di lauro edi vischio.

Al Vico Tagliaferro, come in altrestrade di Napoli anche i bottegaivegliavano tutta la notte della vigi-lia (…). E quindi la strada era illu-minata a giorno tutta la notte e sisentivano le voci, gli scambi di bat-

no zia Bice e zio Geppino, il qualeun anno diventò il protagonista diuna scena epica. Lui camminavatranquillo per la Galleria Umbertoe stringeva sotto il braccio il car-toccio con il capitone. Ad un trat-

Storie di una Napoli che non c’è più

Il cavalieree il capitone

re di botanica alla Sapienza, fu affiancatodal chirurgo Filippo Todini, il quale assistet-te il Papa nella malattia mortale, una graveforma di stranguria, che nel volgere di cin-que giorni lo avrebbe portato alla tomba.

Il successore Pio VIII (1829-1830) non no-minò, per il suo breve pontificato, nessunarchiatra. A curarlo durante la sua ultimamalattia fu Domenico Morichini († 1836),già medico di Pio VII. Gregorio XVI (1831-1846) immediatamente dopo l’elezione, «perla sua robusta salute non credette dichiarareil medico e il chirurgo» (G. Moroni). Perqualche lieve indisposizione faceva riferi-mento al professor Paolo Baroni († 1854)dell’Università di Bologna il quale, su chia-mata dello stesso Pontefice, si trasferì a Ro-ma con l’incarico di direttore generale dellasanità militare e membro della Congregazio-ne di sanità. Dal 1841 a seguire costantemen-te il Pontefice fu Benedetto Vernò, padre ge-

Subito licenziato quello che parlava troppoDa Pio VII a Leone XIII solo specialisti discreti

«Un acquisto molto impegnativo era quello del capitoneCi andavano zia Bice e zio Geppinoil quale un anno diventò il protagonista di una scena epicaLui camminava tranquillo per la Galleria Umbertoe stringeva sotto il braccio il cartoccio con il capitoneAd un tratto si accorse che il cartoccio si era afflosciatosi guardò intorno e vide a pochi passi di distanza il capitoneche cercava disperatamente una via di fuga»

Giovanna Battista Eventibambina

Il diario originale di Giovanna Battista Eventi

Con Gregorio XVI, per la prima voltasi annovera tra i medici del Papaanche un dentistail professor Giovanni Melia

Medico personale di Leone XIII (1878-1903), successore di Pio IX, fu GiuseppeLapponi (1851-1906), «archiatro di sua santi-tà Papa Leone XIII», come egli stesso si defi-nisce nel frontespizio del suo Compendio dimedicina legale. A scorrere la bibliografia diquesto medico i suoi interessi scientifici van-no dalle malattie veneree, alla tubercolosi eal tifo senza disdegnare l’ipnotismo e lo spi-ritismo, prendendo posizione a favore delprimo, di cui considera l’utilità, e tacciandoil secondo di immoralità. Si interessò ancheai miracoli di Lourdes (1858) e alle obiezioniche sollevavano i medici riguardo a essi. Alui si deve anche la formulazione dell’ip ote-si, a partire da alcuni documenti ritrovati ne-gli archivi vaticani, che le pietre della SantaCasa siano state trasportate nel XIII secolo aLoreto da una nobile famiglia bizantina diorigine imperiale, gli Angelo, per strapparlealle devastazioni musulmane (cfr. GiuseppeSantarelli, Loreto. L’altra metà di Nazaret,Edizioni Terra Santa, 2016).Leone XIII in una foto d’epoca

Si svolgerà dal 18 al 20 settembre nelle piazze di Pieve SantoStefano, la “Città del diario”, la 36a edizione del Premio Pieve.«Come pagine bianche» è il titolo scelto quest’anno per dareun’immagine che rispecchia un momento complesso, in cui siindugia di fronte alle certezze di sempre anche nella ricerca delleparole per raccontare una nuova storia. «Tutti noi siamo comepagine bianche e cerchiamo le parole con cui riempire il nostroracconto», spiegano gli organizzatori sottolineando che «mai comequest’anno le testimonianze custodite dall’Archivio dei diarirappresentano per il Premio la base per indagare il presente escegliere le parole per raccontarlo». Anticipiamo un estratto dalracconto Vico Tagliaferro (memoria 1939-1952), uno degli 8 diarifinalisti. L’autrice (Napoli, 1939) , prima della pensione, è statainsegnante di lingua francese. Il vincitore sarà annunciato il 20s e t t e m b re .

Anticipazionedalla 36a edizione del Premio Pieve

di LUCIO CO CO

Il secolo XIX si apre con l’elezione diPio VII (1800-1823), dopo un concla-ve tenutosi sull’isola di San GiorgioMaggiore a Venezia per via dell’o c-cupazione francese di Roma e durato

centoquattro giorni. Il nuovo Pontefice scel-se come medico personale Carlo Porta cheera già stato medico del conclave, mentrecome chirurgo di sua santità fu chiamatoCamillo Ceccarini. In questo periodo moltodifficile per la storia del papato altri medicisi affiancarono alla persona del Pontefice,tra di loro Tommaso Francesco Prelà di Ba-stia (che avrebbe ricoperto l’incarico diispettore dei medici, chirurghi e farmacistinei rioni di Roma) e Domenico Morichiniche dal 1801, con la riapertura della Sapien-za, avrebbe tenuto la cattedra di chimica peroltre trent’anni.

Il pontificato di Pio VII non fu facile. Nel1809 Napoleone, che aveva preso Roma, lofece deportare in Francia. Cinque anni d’esi-lio nella terra d’oltralpe durante il quale adaccompagnarlo sia nel viaggio d’andata chedi ritorno nell’Urbe nel 1814 ci fu sempre ildottor Porta. In particolare Papa Chiara-monti volle personalmente ricordare anchela figura di un altro medico, il francese dot-tor Ribes che aveva fatto parte del seguitopapale nel suo rientro in Italia, «un uomo —nelle parole del Pontefice — di cui si ammi-ravano l’ingegno, la gentilezza e la riserba-tezza nel parlare» (Alexis F. Artaud, Storiadi Pio VII).

Al ritorno a Roma Tommaso Prelà fu no-minato archiatra, mostrandosi assiduo nellecure che richiedeva l’età che sopravanzavadel Pontefice. Furono le conseguenze e lecomplicanze di una frattura del collo del fe-more avvenuta il 7 luglio del 1823 a causarela morte del Papa poco più di un mese do-po (20 agosto 1823), triste contrappunto aquanto egli aveva detto di se stesso al suomedico in occasione degli ottant’anni di«sentirsi in forza, pieno di coraggio, e di ve-dere con piacere di essere pervenuto ad

un’età, cui non credeva di poter giungere»(Alexis F. Artaud, Storia di Pio VII).

A succedergli fu chiamato Leone XII(1823-1829), il cui archiatra fu MichelangeloPoggioli († 1850), già medico del conclave,che in seguito sarebbe stato anche il sanita-rio di Gregorio XVI (1831-1846). Poggioli, cheoltre a essere un dottore era anche professo-

nerale dell’ordine ospedaliero dei Fatebene-fratelli, di cui in un breve del 1841 il Papaloda «la straordinaria abilità nell’arte medicae chirurgica» (G. Moroni). A partire dal1845 la nomina a medico personale ricaddesu Michelangelo Poggioli, già archiatra diLeone XII. Inoltre, ed è questa una notiziacuriosa, per la prima volta si annovera tra imedici di Papa Gregorio anche un dentista,il professor Giovanni Melia.

Nel conclave che doveva eleggere Pio IXfu nominato medico Pietro Carpi, che eraaccorso al capezzale di Papa Cappellari,quando questi si era aggravato in seguito auna breve malattia di cui non si era ben va-lutata la gravità. Il nuovo archiatra che si ac-compagnò all’ascesa di Giovanni Maria Ma-stai Ferretti al soglio pontificio (1846-1878)fu invece Benedetto Viale Prelà. Nipote diquel Tommaso Prelà, ottimo clinico che erastato medico segreto di Pio VII. Questi prese

l’incarico a partire dal 1856 dopo una bril-lante carriera che lo aveva visto, al tempo diGregorio XVI, medico capo dell’Ospedale diSan Giacomo degli incurabili e quindi nel1836 inviato del governo pontificio ad Anco-na per coordinare le azioni di contrasto auna epidemia di colera. Da questa esperien-za sorsero le Osservazioni sull’epidemia,un’opera importante per l’epoca. In seguito(1837) aveva assunto l’incarico di medico delPalazzo pontificio e con esso quello di pri-mario dell’Ospedale San Giacomo e quindidi membro, prima onorario e poi ordinario,dell’Accademia Pontificia dei Lincei. Nel1856 era stato nominato medico personale diPio IX e nel 1861 archiatra pontificio, caricache tenne fino alla morte († 1874).

Con la sua scomparsa veniva a mancareuna figura che era stata centrale sulla scenasanitaria pontificia e ciò coincideva anchecon il declino fisico del Pontefice. Un nuovo

medico «fu subito licenziato per aver chiac-chierato troppo» (Giacomo Martina, Pio IX,Roma, Editrice Pontificia Università Grego-riana) e nel 1877, a novembre, in occasionedel peggioramento delle condizioni di salutedel Papa, fu fatto venire da Padova il profes-sor Vanzetti. Ma la situazione era ormai irre-versibile e il 7 febbraio 1878, per gli esiti ma-ligni di una bronchite, come certificato daimedici presenti, Antonini e Topai, Papa Ma-stai spirò «per una paralisi polmonare»(Luigi Gazzaneo, Il pontificato di Pio IX nellacultura dell’Ottocento e nello scenario del Risor-gimento, L. Pellegrini Editore, 2000).

Il pontificato di Pio VII non fu facileNel 1809 Napoleonefece deportare il Papa in FranciaAd accompagnarlo nel 1814nel viaggio d’andata e di ritornoci fu sempre il dottor Porta

tive di una probabile telefonata del“Comando”.

Questo misterioso “Comando” simetteva infatti all’improvviso in co-municazione col cavaliere, senza bi-sogno di apparecchi telefonici o dicavi telegrafici, e lui scattava ad untratto in piedi, doverosamente allachiamata con un immediato: «Agliordini! Vengo subito». Dopo di chesi congedava rapidamente, scusando-si con i presenti: «Perdonate, è ilComando. Purtroppo devo andare».In queste occasioni, zia Aurelia ri-schiava di essere colta da attacchi ir-

re più essere sentito dal cavaliere,commentava per metà arrabbiato eper metà ridacchiando nella barba:«Benedett’uomo, è pazzo come uncavallo!». Il tenente intratteneva an-che un altro strano tipo di comuni-cazione, di genere parapsicologico,con le anime delle sue sorelle defun-te, che lui chiamava «gli enti» e chediceva gli apparissero sotto forma didue farfalline, che ogni tanto veniva-no a recargli avvertimenti e consigli.(…)

Mia zia Bice lavorava come diret-trice di una piccola fabbrica di

MEDICUS PA PA E — L’OTTO CENTO

«Al primo piano di fronte a noi,proprio sopra al basso di Donn’Am a l i a ,abitava il cavaliere Diomede del Cilento,ufficiale a riposo e amico di mio nonnoQuando mi vedeva sul balcone, mi salutavaimpeccabilmentecon un rigido inchino e battere di tacchi,dandomi del lei e chiamandomi signorina,e mi faceva fare il saluto col fioretto dai suoi allievi»

tute, e le risate di quelli che a turnovigilavano tenendosi svegli conquattro chiacchiere e qualche bic-chiere che, insieme ai bracieri accesisulla via, aiutavano a combattere ilf re d d o .

Un acquisto molto impegnativoera quello del capitone. Ci andava-

to si accorse che il cartoccio si eraafflosciato, si guardò intorno e vi-de a pochi passi di distanza il ca-pitone che cercava disperatamenteuna via di fuga. Anche altri pas-santi si accorsero dell’accaduto einsieme allo zio si misero all’i n s e-guimento.

Page 6: La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia €

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 sabato 12 settembre 2020

LA MESSE È M O LTA : VIAGGIO NEL MOND O DELLE VO CAZIONI/4

Chiamati a un progetto universaleLa multiforme esperienza dei Serra Club Italia

di IGOR TRABONI

È il 23 settembre 2015 quando,nel santuario nazionale del-l’Immacolata Concezione a

Washington, Papa Francesco presie-de la messa di canonizzazione di pa-dre Junípero Serra, vissuto nel Sette-cento e beatificato da san GiovanniPaolo II nel 1988. A questo fratefrancescano di origini spagnole sideve l’evangelizzazione di una vastaarea della California, da San Franci-sco a Los Angeles, a San Diego.«Ha saputo vivere — disse tra l’a l t roPapa Francesco nell’omelia dellamessa di canonizzazione — quelloche è “la Chiesa in uscita”, questaChiesa che sa uscire e andare per lestrade, per condividere la tenerezzariconciliatrice di Dio. [...] Scelse unmotto che ispirò i suoi passi e pla-smò la sua vita: seppe dire, ma so-prattutto seppe vivere dicendo“Sempre avanti”. Questo è stato ilmodo che Junípero ha trovato pervivere la gioia del Vangelo, perchénon si anestetizzasse il suo cuore. Èstato sempre avanti, perché il Signo-re aspetta; sempre avanti, perché ilfratello aspetta; sempre avanti per

tutto ciò che ancora gli rimaneva davivere; è stato sempre avanti. Comelui allora, che noi oggi possiamo di-re: sempre avanti».

E come lui, oggi sono tanti i cat-tolici, in tutto il mondo, che prega-no per le vocazioni, rifacendosi alnome del santo frate anche nel nomedel sodalizio: il Serra Club. Fondatonel 1935 a Seattle per volere di quat-tro imprenditori e professionisti cat-tolici americani, il movimento delSerra Club ebbe subito ben chiara lastrada maestra: promuovere e soste-nere nuove e sante vocazioni al sa-cerdozio. Dagli Stati Uniti, il Serrasolcò ben presti gli oceani, arrivando

anche in Italia nel 1959 e da princi-pio proprio in una città di mare,quella Genova del cardinale Giusep-pe Siri. Oggi i Club attivi in Italiasono ben cinquantasei, distribuiti aloro volta in nove distretti, per untotale di circa milleduecento soci: fe-deli che pregano per le vocazioni eche le sostengono anche material-mente.

«Il Serra International Italia —spiega Enrico Mori, presidente delConsiglio nazionale — è un’asso cia-zione cattolica che si propone la dif-fusione della cultura cristiana e siimpegna a promuovere nella societàcivile una cultura favorevole alle vo-cazioni fondamentali della vita, inparticolare a quelle al sacerdozio ealla vita consacrata». E qui è impor-tante, per definire al meglio le fun-zioni e la funzionalità stessa del mo-vimento, e dunque l’operato a favoredelle vocazioni, dare un’occhiata allastruttura: l’organo deliberante delSerra Italia è il Cnis (Consiglio na-zionale italiano Serra) che definiscele direttive dell’associazione, ha pie-na autorità amministrativa in ognimateria concernente il Serra Italia,ha la direzione generale, l’ammini-

strazione delle proprietà e dei fondie il controllo delle attività. Finalizzala sua azione con il coordinamento eil sostegno delle attività promoziona-li idonee a realizzare gli scopi statu-tari, assicurando unità di formazionee di espressione di tutti i Club Serra.I distretti rappresentano porzioni diterritorio nazionale, in genere coinci-denti con le regioni e comprendonopiù Club. Proprio il Club è il primoelemento di organizzazione del SerraItalia. È presieduto da un presidentee affiancato da un direttivo.

«Potremmo quindi definire l’o rg a -nigramma del Serra InternationalItalia — riprende Mori — come una

piramide rovesciata, dove la cellulafondante dell’associazione è il Clubche rappresenta una presenza attivasul territorio della diocesi di appar-tenenza. I soci si impegnano a colla-borare in amicizia per promuovereun programma annuale, sotto la gui-da di un presidente e di un Consi-glio direttivo, affiancati da un cap-pellano incaricato di consigliare e as-sistere il Club per la parte spirituale.I suoi membri, laici, si impegnano araggiungere questo scopo attraversouna coerente testimonianza di fede edi servizio nella quotidianità dellaloro vita e del loro lavoro. La sinceraamicizia che si sviluppa fra i socigrazie a questa comunione d’intentisi esprime in programmi volti ad ap-profondire la propria fede cristiana,a sviluppare azioni e progetti miratia favorire le vocazioni nei giovani, asostenere concretamente i seminaristinel loro percorso di formazione e aessere di sostegno a sacerdoti e con-sacrati, con spirito di amicizia e diservizio. I soci si riuniscono di nor-ma due volte al mese e si impegna-no a dare un particolare spazioall’eucaristia e alla preghiera per levocazioni, e a mettere a disposizionedel vescovo e dei sacerdoti le propriecapacità personali e professionali,volontariamente e gratuitamente»,p re c i s a .

Ci sono poi delle azioni concreteche non solo avvicinano il Serra allacultura cristiana e alla società civile,ma si rivelano idonee al raggiungi-mento delle finalità vocazionali ap-pena descritte. E si tratta soprattuttodi due concorsi nazionali, a partireda quello scolastico, che ogni annosi rivolge agli alunni delle scuoleprimarie e secondarie di primo gra-do di tutta Italia, coinvolgendo an-che tanti insegnanti (tra i vincitorianche don Marco Pozza, conosciutoanche per le sue “chiacchierate” tele-visive con Papa Francesco). C’è poiil premio «Penna dello Spirito», coni soci serrani che scelgono e votanoun libro nell’ambito di una terzinadi titoli (fra i vincitori Andrea Tor-nielli, Cristiana Caricato, AlessandraBuzzetti, Antonella Lumini e PaoloRodari, Armando Matteo).

Vivaci e attivi anche durante illockdown, per continuare a descrive-re l’azione dei Serra Club, il presi-dente Mori si rifà alle parole di PapaFrancesco nella Gaudete et exsultate,laddove afferma: «Per essere santinon è necessario essere vescovi, sa-cerdoti, religiose o religiosi. Moltevolte abbiamo la tentazione di pen-sare che la santità sia riservata a co-loro che hanno la possibilità di man-tenere le distanze dalle occupazioniordinarie, per dedicare molto tempo

Nel nome di padre Junípero

Il Serra Club deve il suo nome al frate francescano spagnoloJunípero Serra, evangelizzatore della California nel Settecento ecanonizzato da Papa Francesco nel 2015. Si tratta diun’organizzazione laicale internazionale al servizio delle vocazionidella Chiesa cattolica. È diffusa in trentacinque Paesi di tutti ecinque i continenti, con oltre 20.000 soci. In Italia i Club sonocinquantasei, attivi in altrettante diocesi, compresi in nove distretti econ circa 1.200 soci. La fondazione aiuta anche materialmenteseminari e seminaristi. La onlus può ricevere le donazioni del 5 Xmille. Il sito internet è www.serraclubitalia.it.

alla preghiera. Non è così. Tutti sia-mo chiamati a essere santi vivendocon amore e offrendo ciascuno lapropria testimonianza nelle occupa-zioni di ogni giorno, lì dove si tro-va» (14).

«Possiamo quindi affermare — os-serva il presidente nazionale del Ser-ra Club — che ognuno di noi puòintendere la vocazione come unatendenza personale che lo porta afare con più facilità alcune cose in-vece di altre. Ogni vocazione è uni-ca e irripetibile, perché intrecciatacon la persona, la sua storia, il suocarattere. Ma ci sono alcuni indiziche, quando cominciano ad accumu-larsi, fanno decisamente aumentarele probabilità che il Signore stia cer-cando di far capire qualcosa. Qual-cuno sentirà un trasporto interioreverso il matrimonio, la famiglia, illavoro, altri verso la vita consacratama tutti risponderemo a quella“chiamata” che è “la vocazione” asentirci partecipi di un progetto uni-versale, ognuno nel proprio ambitospecifico. Anche in senso cristiano la

vocazione non è solamente quella le-gata al sacerdozio o alla vita consa-crata, ma tutti siamo chiamati a rico-noscere e a valorizzare i nostri talen-ti mettendoli in pratica, in un’otticadi fede, per il bene proprio e il benedel prossimo esattamente come fa ilSerra International Italia che con isuoi membri favorisce e accompa-gna, attraverso l’impegno quotidianodella preghiera, dell’amicizia e

dell’aiuto, i sacerdoti, i seminaristi ei consacrati».

E qui non si può non tornare allapreghiera e a quella assai particolareper le vocazioni: «L’efficacia dellapreghiera, nel campo della vocazio-ne, è inestimabile non solo se essa èpraticata dall’interessato, ma anchese fatta da altri con l’intenzione diilluminare questa vocazione», sotto-linea Enrico Mori. La comunicazio-ne dell’associazione è affidata al por-

tale www.serraclubitalia.it (compren-sivo di tante notizie e documentidella Chiesa, con un utile rimandoin particolare al Centro nazionaleper le vocazioni), alla pubblicazionecartacea e online di «Bellringers»,una newsletter mensile e alla rivistaquadrimestrale «Il Serrano». Va poiconsiderata l’azione parallela dellaFondazione Beato Junípero Serra,costituita nel 1994, con decretodell’allora arcivescovo di Genova,cardinale Giovanni Canestri. Gliscopi della fondazione sono chiaris-simi e così riassumibili: svolgere atti-vità, in tutto il territorio italiano, di-rette a favorire l’istruzione religiosadei giovani che abbiano avvertito lavocazione religiosa con attenzioneper i meritevoli e per coloro chehanno difficoltà economiche. A talfine vengono istituite borse di studioa favore di seminari e noviziati, l’as-sistenza logistica e l’offerta di sup-porti didattici a corsi di aggiorna-mento sul problema vocazionale or-ganizzati dalle diocesi italiane. E,ancora, aiutare i sacerdoti e i religio-si che per ragioni di età, salute o al-tro incontrino difficoltà nello svolge-re il proprio ministero; sensibilizzarei giovani ad accogliere la “chiamata”alla vita religiosa e le famiglie a fa-vorire la vocazione religiosa dei figli;favorire iniziative culturali per la dif-fusione del cattolicesimo nella socie-tà e per migliorare la stima verso isacerdoti e i religiosi.

Dal 2008 all’interno della Fonda-zione Beato Junípero Serra è attivoil ramo onlus (organizzazione nonlucrativa di utilità sociale), la cui pe-culiare attività di beneficenza haesclusive finalità di solidarietà socia-le ed è rivolta a giovani seminaristibisognosi (nelle varie diocesi italia-ne) e consiste in contributi e borsedi studio. Anche l’onlus della fonda-zione può ricevere eredità, lasciti edonazioni con tale specifica destina-zione e in particolare il 5 X milledell’Irpef. Solo nell’ultimo anno, laonlus ha elargito somme per i semi-nari di Acireale, di Taranto, perquello pugliese Pio X, di Palermo,per l’interdiocesano della Basilicata.

La testimonianza di una buddista thailandese che ha scelto di abbracciare la fede cattolica

Dalla pagoda al monastero delle clarisse cappuccinedi EGIDIO PICUCCI

«N on lo dimenticherò mai. Era lanotte del venerdì santo del 2000e mi trovavo nella cappellina del-

la monache clarisse cappuccine di Bang pong,Thailandia, in adorazione davanti al crocifissoche quel venerdì sostituisce il tabernacolo su-gli altari di tutte le chiese cattoliche. Ero solae ripensavo agli ultimi, particolarissimi avve-nimenti della mia vita. Figlia di cinesi buddi-sti emigrati in Thailandia, vivevo a Bangkok elavoravo in banca con uno stipendio che mipermetteva di mantenere la mia numerosa fa-miglia. Conducevo una vita tranquilla, serena.Avevo fatto amicizia con un giovane cattolicoche mi parlava della sua religione, spingendo-mi alla conversione perché volevamo sposarci.“Se dovessi convertirmi alla tua fede — gli di-cevo — lo farei perché credo in Dio, non per-ché voglio sposarmi con te”. Andavamo inchiesa insieme e mi fermavo a guardarlo ingi-nocchiato sul banco, assorto e indifferente aquanto gli accadeva attorno. Io pensavo almio Budda che, al ritorno dalla chiesa, andavoa venerare nel primo tempio che trovavo sullastrada, offrendo incenso e petali di fiori rossi.

«Ero credente? Avevo imparato il bali-san-sagri, la lingua sacra usata dai miei connazio-nali per pregare; ogni settimana riempivo ilbat (ciotola) con cui i monaci raccolgono il ci-bo lungo la strada; di tanto in tanto mi affac-ciavo in qualche tempio, specialmente inquelli vicino alla mia casa. Tutto qui. Nellostesso tempo frequentavo da sola una chiesa

cattolica per chiedere perdono a Dio dei mieipeccati: il mio fidanzato mi diceva che, rifiu-tando di convertirmi al cattolicesimo, avevopeccato. Volevo essere perdonata. Frequentaiun corso di catechismo e un anno dopo rice-vetti il battesimo.

«Un giorno lessi su un giornale che unamonaca cattolica aveva bisogno di aiuto per

essere curata e ogni mattina le portavo il miocontributo all’ospedale. Era assistita amore-volmente da alcune suore, compresa qualcunastraniera. Non credevo ai miei occhi e michiedevo come si potessero avere tante pre-mure per una persona estranea! Lo chiesi allamadre badessa, che mi domandò se mi inte-ressasse la vita consacrata. “No; sono una

pregare e vivere insieme alle suore. Ero vera-mente felice. Alla vigilia del mio ritorno in fa-miglia, la madre badessa mi chiese se volevorestare nel monastero o andarmene. Risposiche non avevo ancora deciso: nel mio cuorec’era una guerra tra il desiderio di restare conGesù e quello di tornare in famiglia e sposar-mi.

«Arrivò la notte di “quel” venerdì, quandomi trovai da sola davanti al Crocifisso illumi-nato da poche candele. C’era un’atmosferasurreale. A un certo punto mi parve di sentireuna voce: “Perché vuoi lasciarmi?”. Capii cheera la voce di Gesù e risposi: “Signore, sequalcuno ti abbandonerà, non sarò certamen-te io”. Passai la notte in bianco e la mattinadel sabato santo corsi dalla badessa per dirleche sarei rimasta in monastero. Per sempre.Ne parlai in famiglia e in ufficio: in famiglia(dove c’era mio padre colpito da un ictus)scoppiarono tutti a piangere, soprattutto miamadre; in ufficio mi dissero che ero diventatapazza. “Come; tu, bella, brava e con un lavo-ro che ti permette di avere tutto dalla vita, la-sci tutto? Pazza; solo una pazza può far que-sto”».

Quella pazza, che si chiamava OrawanLarpppipitmongkol, è oggi suor Anastasia evive nel monastero multietnico delle monacheclarisse cappuccine della Garbatella, a Roma,iscritta alla facoltà di Spiritualità Francescanapresso la Pontificia Università Antonianum divia Merulana. Finito il corso, tornerà fra lesue consorelle thailandesi che la aspettano abraccia aperte.

p eccatrice”. Mi rispose che anchele peccatrici possono farsi mona-che. Tre mesi dopo, la malata mo-rì e chiesi di poter passare qualchetempo nel monastero. Vi restaidue settimane, osservando attenta-mente la vita delle monache anchenelle piccole cose che si fanno intutte le famiglie. Mi piacque, manon dissi nulla a nessuno.

«All’avvicinarsi della Pasquachiesi a mia sorella di accompa-gnarmi al monastero delle mona-che; venne anche mia madre, con-vinte che volessi ritirarmi per pre-gare e ottemperare, così, alKheāpān s’ā (Quaresima) tempo dipreghiera e penitenza previsto peri buddisti. Mi feci portare nel mo-nastero delle monache clarissecappuccine di Bang pong, uno deisei monasteri che le religiose cap-puccine hanno in Thailandia con88 monache. Mi mancavano tantecose, ma scoprii che potevo farnebenissimo a meno, compresa l’ariacondizionata. Mi piaceva molto

San Junípero Serra (1713- 1784) evangelizzatore della California

†La Segreteria di Stato comunica che è de-ceduta la

Signora

MARGERYMONTROSE DO N N E L LY

madre di Mons. Simon Donnelly, Officialedella Segreteria di Stato.

I Superiori e i Colleghi partecipano aldolore di Mons. Donnelly e dei suoi Fami-liari, assicurando la vicinanza nell’amiciziae nella preghiera per la cara defunta, cheaffidano al Signore Risorto.

Page 7: La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia €

L’OSSERVATORE ROMANOsabato 12 settembre 2020 pagina 7

Appello dei vescovi di Cali

Imparare a cercare la pace

Il sostegno di Acli Sardegna a una fondazione colombiana che si occupa dei bambini di strada

Carità che fioriscedove regna la violenza

di GIORDANO CONTU

I quartieri più poveri di Cali pos-so essere molto pericolosi. Per-ciò i volontari della Fundació de

los niños del mundo siempre amigosdistribuiscono alimenti col sostegnodella polizia colombiana. Negli ulti-mi giorni, inoltre, i bambini e le lorofamiglie hanno ricevuto 1.600 ma-scherine per contrastare il diffonder-si della pandemia. Autore di questadonazione è Acli Sardegna, che hafatto avere il denaro necessario aquesta fondazione cattolica che sioccupa di bambini di strada, di per-sone in povertà estrema e della loroformazione sacramentale.

«La fondazione collabora stretta-mente con le parrocchie», racconta a«L’Osservatore Romano» KarenGuerrero, presidente dell’o rg a n i z z a -zione. «Io sono una catechista da ol-tre sei anni. Ho iniziato coniugandola catechesi con la preparazione aisacramenti di bambini e adulti. Poi,vista la situazione di povertà, ho co-minciato a preparare e distribuire ci-bo dopo gli incontri». In Colombiala piaga del traffico di droga è laprincipale fonte di violenza, corru-zione e soprusi. Il controllo socialeesercitato in alcune zone mette a ri-schio anche i cristiani che fanno lacarità. «Le forze dell’ordine sono unalleato importante per le mie attivi-tà» — spiega Karen — perché operoin luoghi ad alto rischio in cui staprendendo piede il narcotraffico, lacriminalità, la prostituzione minorile,

l’abbandono forzato delle case. Per-tanto, per raggiungere molti di que-sti quartieri a Cali, tanti anni fa in-sieme alla parrocchia abbiamo chie-sto l’aiuto della polizia». Oggi que-sti uomini e queste donne sono unalleato fondamentale che consentealla Fundació di svolgere la proprieattività. Non solo accompagnando ivolontari nelle aree più pericolose.L’ente cattolico, infatti, essendo sta-to registrato solo pochi mesi fa, nonha ancora una struttura e un’o rg a -nizzazione solide. «La polizia ci so-stiene nel trasporto del cibo, nel riti-ro delle donazioni», continua la ca-techista. «Mi accompagnano semprea consegnare gli aiuti e quando alle-

stiamo un punto di distribuzione so-no i primi a garantirmi la sicurez-za». Il comandante della polizia me-tropolitana di Cali, Manuel AntonioVásquez Prada, ha guidato personal-mente molte iniziative della fonda-zione. Per le forze dell’ordine questaè un’occasione importante per raf-forzare l’immagine delle istituzioniche appaiono più vicine alle personebisognose.

A Cali la pandemia ha influito ne-gativamente sulla condizione dei piùpoveri. Da un mese il numero deicontagi attivi è in costante calo ed èsceso sotto quota 130 mila. Il primosettembre il governo ha messo fine aun confinamento che durava da cin-

que mesi. Ciò che preoccupa è lasaldatura creatasi tra l’emergenza sa-nitaria e le marcate disuguaglianzeeconomica e sociale documentateanche dalla Banca mondiale. Duran-te il lockdown il centro storico dellacapitale economica del Paese si erasvuotato di passanti e si era riempitodi persone indigenti ed esuli vene-zuelani. In città è attivo anche unmercato nero di mascherine. Ciòespone i volontari che le distribui-scono al rischio di essere rapinati,perché i dispositivi di sicurezza sonodiventati una fonte illegale di guada-gno. Per questo motivo lo scorsomaggio il fotoreporter italiano Anto-nello Zappadu e sua moglie, che vi-vono in Colombia da un decennio,hanno consegnato a Karen Guerrero1.500 mascherine comprate grazie adonazioni provenienti dall’Italia. LaFundació de los niños del mundosiempre amigos e la polizia, poi, lehanno distribuite insieme ai pacchialimentari ai poveri. Nelle settimanesuccessive Acli Sardegna ha contri-buito con una donazione di 1.600mascherine e 700 mila pesos con cuisono stati assicurati 1.400 pasti.

«La pandemia ha acuito i proble-mi delle persone più deboli tra lequali ci sono molti i bambini». Cosìil presidente dell’associazione sardadei lavoratori cattolici, Franco Mar-ras, racconta come è nato questo at-to di solidarietà. «Per noi è stato ungesto naturale che nasce dalla ragio-ne per cui le Acli sono nate 75 annifa — continua — per essere uno stru-mento di supporto alle persone chevivono in difficoltà, offrendo loroservizi, formazione, solidarietà. Que-sta è la nostra attività ordinaria chesi declina in Sardegna, in Italia eall’estero, poiché da sempre siamoimpegnati in progetti e iniziative neiluoghi dell’emigrazione italiana».Soprattutto in Argentina e Brasile,dove nel dopoguerra centinaia dimigliaia di lavoratori hanno chiestoaiuto per migliorare le proprie con-dizioni lavorative o per cercare unacasa. Le tecnologie e la scolarizza-zione hanno cambiato lo scenario incui operano le Acli. Oggi ci si occu-pa soprattutto di assistenza contri-butiva sulle pensioni, ma «in luoghicosì lontani restano difficoltà che ri-chiedono un approccio tradiziona-le», conclude Marras, a causa delladisomogeneità tra la legislazione lo-cale e quella europea.

Il gesto delle Acli può apparirecome una goccia nell’oceano se sipensa che nel solo distretto di AguaBlanca — dove sono particolarmenteattivi i volontari della fondazionecattolica — vivono quasi un milionedi persone. In gran parte povere.Tuttavia ogni donazione è significa-tiva perché fatta col cuore. È un attodi carità fiorito sulla terra teneradell’amicizia tra persone che hannomesso in comune la propria rete dicontatti col solo fine di aiutare ibambini di strada. Per tutto questoKaren Guerrero ringrazia Dio perogni segno di carità che la sua fon-dazione può donare alle persone indifficoltà.

Celebrate le esequie nel santuario polacco di Kalwaria

Il cardinale Jaworskiha suscitato speranza

Le esequie del cardinale Marian Ja-worski — morto sabato 5 settembre,a Cracovia, all’età di 94 anni — so-no state celebrate venerdì 11 settem-bre, alle ore 11, in Polonia, nel san-tuario mariano di Kalwaria Zebr-zydowska dove, in ossequio allasua volontà, è stato poi sepoltonella cappella dell’immagine dellaMadonna.

La messa è stata presiedutadall’arcivescovo Mieczysław Mokr-zycki, diretto successore di Jawor-ski nella sede di Lviv dei latini.L’omelia è stata tenuta da padreRomuald Kośla, dell’UniversitàPontificia Giovanni Paolo II diCracovia, come richiesto dallo stes-so cardinale Jaworski. Il ritodell’ultima commendatio e della va-ledictio è stato presieduto dal cardi-nale Stanisław Dziwisz, arcivescovoemerito di Cracovia. Tra i concele-branti anche il cardinale elemosi-niere Konrad Krajewski, il cardina-le Kazimierz Nycz, arcivescovo diWarszawa, e l’arcivescovo SalvatorePennacchio, nunzio apostolico inPolonia. Con loro, tra gli altri, gliarcivescovi e vescovi Marek Jędra-szewski, Stanisław Budzik, AndrzejDzięga, Józef Guzdek, DamianMuskus, Janusz Mastalski, JanZając, Ignacy Dec e Tadeusz Ra-koczy. Oltre a numerose autorità.

Arcivescovo emerito di Lviv deilatini in Ucraina, nel concistoro del21 febbraio 1998 Giovanni Paolo IIaveva creato Marian Jaworski car-dinale, riservandolo in pectore epubblicandolo poi nel concistorodel 21 febbraio 2001. Proprio l’ami-cizia personale e la collaborazionediretta con Karol Wojtyła, per oltremezzo secolo, sono stati i tratti di-stintivi del servizio del cardinaleJaworski. E lo testimonia anche lascelta per la propria sepoltura delsantuario di Kalwaria: non lontanoda Wadowice, la città natale di Pa-pa Wojtyła che alla spiritualità diKalwaria era fortemente legato.

A ricordare — per «L’O sservato-re Romano» — il profilo umano espirituale del cardinale Jaworski èl’arcivescovo Mokrzycki: «Ha su-scitato speranza! Insieme a tutta laChiesa latina di Ucraina, e in parti-colare all’arcidiocesi di Lviv cara alsuo cuore, affidiamo a Dio il cardi-nale, ringraziando per gli anni delsuo cammino sacerdotale e vescovi-le che ha avuto inizio proprio aLviv e poi il compimento, 70 annifa, proprio a Kalwaria Zebrzydo-wska, dove le vicende del dopo-guerra hanno condotto i seminari-sti cacciati da Lviv».

«Il poeta polacco Jan Twardo-wski ha scritto sul proprio sacerdo-zio: “Nel mondo senza fede cercodi parlare della fede; nel mondosenza speranza — della speranza;nel mondo senza amore —dell’a m o re ”». Proprio attraverso iversi poetici di don Twardowski, fapresente l’arcivescovo Mokrzycki,«guardo al sacerdozio del cardinaleJaworski che ho avuto, personal-mente, la possibilità di accompa-gnare per molti anni e proprio inqueste vedo il suo compimento e illato piu bello». Il suo servizio disacerdote «si è scontrato con unmondo che sta sempre più perden-do la fede. Il cardinale però non sel’è presa con il mondo ma, comeun buon pastore, si è messo tra lagente per testimoniare la sua solidafede che aveva avuto inizio con ilbattesimo nella chiesa di Sant’An-tonio a Lviv».

Sono significative, spiega monsi-gnor Mokrzycki, le parole che hascelto per il suo motto episcopale:Mihi vivere Christus est. Insieme aquesta espressione così eloquente,racconta monsignor Mokrzycki, «ilcardinale Jaworski ha sempre man-tenuto, come grande riferimentoper la sua vita, la testimonianza delbeato Jakub Strzemię, patronodell’arcidiocesi. Lo ha scelto comesua guida spirituale e, oggi più chemai, vediamo che non è stato uncaso: con lo stesso spirito del beatoJakub Strzemię, infatti, è stato esarà ancora il segno, per tutti noi,del coraggio e della disponibilità aformare e a rafforzare l’arcidio cesidi Lviv dei latini».

Il ricordo va, in particolare, aquello storico «16 gennaio 1991,quando è divenuto arcivescovo me-tropolita di Lviv dei latini: il primoa essere nominato dopo la secondaguerra mondiale». Sì, racconta ilsuo successore, «quando per la pri-ma volta, come metropolita di Lvivdel latini, ha passato il confine edè tornato nella sua amata Lviv, ab-bandonata a causa dell’o ccupazio-ne sovietica, ha portato alla nostraChiesa la speranza, rinnovandoneil volto in profondità». Del resto,«chiunque abbia visitato l’a rc i d i o -cesi di Lviv — insiste l’a rc i v e s c o v oMokrzycki — puo vedere e valutarequesto servizio così centrale nellasua vita. Quando è arrivato, nel1991, era tutto distrutto, ma il suoimpegno pastorale ha risvegliato lasperanza, lavorando per recuperareanche gli edifici di culto che eranostati requisiti, riorganizzando la vi-ta nelle parrocchie e riaprendo ilseminario».

Nomine episcopali negli Stati Uniti d’America

Le nomine di oggi riguardano laChiesa negli Stati Uniti d’America.

Jeffrey S. Grobausiliare di Chicago

Nato il 19 marzo 1961 a Madison,Wisconsin, ha frequentato la scuolaelementare Saint Francis Xavier aCross Plains. Ha ricevuto la forma-zione presso l’Holy Name HighSchool Seminary a Madison (1976-1980) e il Saint Meinrad Seminary,Indiana (1980-1982). Ha ottenuto ilbaccalaureato in teologia al Pontifi-cal College Josephinum a Colum-bus, Ohio (1985-1987). Ha studiatonella diocesi di Superior, Wisconsin,alla Saint John’s University a Colle-geville, Minnesota (1988), e poi perl’arcidiocesi di Chicago all’Universi-ty of Saint Mary of the Lake Semi-nary a Mundelein, Illinois (1989-1992). Poi ha conseguito la licenza eil dottorato in diritto canonico allaSaint Paul’s University di Ottawa,Canada (1997-2003). Ordinato sacer-dote per l’arcidiocesi di Chicago il23 maggio 1992, è stato vicario par-rocchiale di Saints Faith, Hope and

Charity a Winnetka (1992-1998); as-sistente dell’ufficio del cancelliere(1994-2001); vicario aggiunto dell’uf-ficio per i servizi canonici (2003-2008); giudice della Corte d’app ellodella provincia (2003-2009); parrocodi Saint Celestine ad Elmwood Park(2008-2013); vicario del tribunalemetropolitano (2013-2015); cancellie-re (2015-2017); vicario foraneo deldecanato VI-D (2008-2009) e vicariogiudiziale (dal 2017).

Kevin M. Birminghamausiliare di Chicago

Nato il 10 ottobre 1971 a OakLawn, nell’arcidiocesi di Chicago, hafrequentato le scuole pubbliche dal1977 al 1989, in seguito ha compiutogli studi ecclesiastici presso il NilesCollege Seminary e la Loyola Uni-versity, dove ha ottenuto il baccalau-reato in filosofia (1989-1993). Haconseguito il master of Divinityall’University of Saint Mary of theLake Seminary a Mundelein (1993-1997). Ordinato sacerdote per il cle-ro di Chicago il 24 maggio 1997, èstato vicario parrocchiale di Saint

Benedict a Blue Island (1997-2001) edi Saint Francis of Assisi ad OrlandPark (2001-2005); parroco di SaintAnne a Hazel Crest (2005-2011) e diMaternity of the Blessed Virgin Ma-ry a Humboldt Park (2011-2014);membro dell’archdiocesan priest per-sonnel board (2004) e del consigliopresbiterale (2008); vicario foraneodel decanato III-A (2013). Dal 2014ad oggi è stato segretario ammini-strativo dell’a rc i v e s c o v o .

Robert J. Lombardoausiliare di Chicago

Nato il 4 settembre 1957 a Stam-ford nella diocesi di Bridgeport,Connecticut, ha ottenuto il bacca-laureato in contabilità presso la No-tre Dame University a South Bend,Indiana (1975-1979). Successivamen-te, ha conseguito il master of Divini-ty alla Maryknoll School of Theolo-gy a Ossining, New York (1986-1990) e un master of Science in Pa-storal Counseling all’Iona College diNew Rochelle, New York (1990).Nel 1980 è entrato nell’ordine deiFrati minori cappuccini, emettendo i

voti perpetui nel 1986. È stato mis-sionario in Honduras e Bolivia(1984) e in servizio presso la parroc-chia Our Lady of Sorrows a Ma-nhattan, New York (1985-1987) efondatore del «Padre Pio Shelter forHomeless Men» nel Bronx, NewYork (1987-1990). Nel 1987 è statoco-fondatore della comunità deiFranciscan Friars of the Renewal(C.F.R.). Ordinato sacerdote per que-st’ultimo Istituto religioso il 12 mag-gio 1990 nella cattedrale di San Pa-trizio nell’arcidiocesi di New York,ha fondato e diretto la Saint Antho-ny Residence (1990-2014) e il SaintAnthony Shelter nel Bronx, (1993-2004); ha diretto la Saint AnthonyFree Dental/Medical Clinic semprenel Bronx (1998-2004) essendo an-che vicario della comunità (1999-2004). Dal 2005 a oggi è stato diret-tore dell’Our Lady of the AngelsMission Center a Chicago, membrodella Coalition for the Homeless inChicago (2008-2010) e dell’Instituteon Religious Life (2010). Sempre nel2010 ha fondato la comunità deiFranciscans of the Eucharist of Chi-cago. Dal 2015 ad oggi è stato vica-rio foraneo del decanato III-A.

Inizio della missionedel nunzio apostolico in Francia

Giunto all’aeroporto Charles deGaulle di Parigi il 5 marzo scorso,l’arcivescovo Celestino Migliore èstato accolto dall’ambasciatore Phi-lippe Franc, direttore del Protocol-lo diplomatico, dal reverendoThierry Magnin, segretario genera-le della Conferenza episcopalefrancese, dai monsignori AndreaFerrante e Yovko Pishtiyski, consi-glieri della nunziatura apostolica, eda una delegazione di collaboratorie di sacerdoti dell’arcidiocesi pari-gina.

Dopo un breve saluto, il nunzioapostolico si è recato nella sede di-plomatica dove ha incontrato i ve-scovi di Meaux, monsignor Jean-Yves Nahmias, e di Nanterre, mon-signor Matthieu Rougé; i rappre-sentanti della Conferenza dei supe-riori religiosi maggiori di Francia(Corref), tutto il personale dellanunziatura, sacerdoti, religiose eamici della rappresentanza pontifi-cia.

Il giorno seguente, l’a rc i v e s c o v oMigliore ha reso una visita di cor-tesia a monsignor Michel Aupetit,Arcivescovo di Parigi, cui ha fattoseguito un incontro al quale hannopreso parte il cardinale André Vin-gt Trois, arcivescovo emerito, e gliausiliari e vicari generali della capi-tale francese. Nello stesso giorno, ilsignor Pierre-Christian Soccoja, vi-ce-direttore del Protocollo diplo-matico, si è recato nella sede dellanunziatura per ricevere la copiadelle lettere credenziali, cosa che, il9 marzo, ha consentito al nunzioapostolico di co-presiedere, insiemeall’allora Primo ministro EdouardPhilippe, la riunione dell’Istanza didialogo tra la Santa Sede, la Con-

ferenza episcopale e il Governofrancese.

Alcuni giorni più tardi, è statodecretato nel Paese il confinamen-to, pienamente rispettato anche innunziatura. L’8 giugno, nella pri-ma fase del déconfinement, monsi-gnor Migliore ha presentato all’ar-civescovo Eric de Moulins-Beau-fort, presidente della Conferenzaepiscopale (Cef), le lettere com-mendatizie del cardinale segretariodi Stato.

Il 14 luglio, in qualità di decanodel Corpo diplomatico, ha parteci-pato alla ristretta cerimonia ufficia-le per la festa nazionale.

Il 27 agosto, il nunzio apostolicoè stato accompagnato all’Eliseodalla signora Brigitte Veyne, rap-presentante del Protocollo diplo-matico, per la cerimonia della pre-sentazione delle lettere credenzialisvoltasi in forma individuale, conle consuete procedure e sobria so-lennità. L’incontro con il presiden-te Emmanuel Macron è stato im-prontato a grande cordialità. Il ca-po dello Stato ha voluto innanzi-tutto esprimere il suo ringrazia-mento al Santo Padre per le calo-rose parole rivoltegli attraverso lelettere credenziali, nonché l’auspi-cio, una volta decretata ufficial-mente la fine della pandemia dacovid-19, di una visita del Ponteficein Francia. Il rappresentante ponti-ficio, a sua volta, ha trasmesso alpresidente Macron i saluti e gli au-guri di Sua Santità per lui e pertutta la nazione francese. Il dialogoha poi toccato alcune tematiche ri-guardanti sia la società, sia la Chie-sa in Francia.

CALI, 11. Non stancarsi mai di cercare la pace, «benecomune e patrimonio in cui tutti dobbiamo impegnar-ci» e un invito a deporre le armi rivolto alle parti inguerra nel Paese, avviando un dialogo costruttivo checambi «questa storia di morte e di distruzione»: èquanto affermano in un comunicato i vescovi dellaprovincia ecclesiastica di Cali, in Colombia, reso pub-blico in occasione della trentatreesima Settimana nazio-nale della pace in corso di svolgimento fino a domeni-ca 13 settembre.

Nel testo — sottoscritto fra gli altri da Darío de JesúsMonsalve Mejía e Juan Carlos Cárdenas Toro, rispetti-vamente arcivescovo e vescovo ausiliare di Cali — i pre-suli sottolineano soprattutto la necessità di rispettare lastorica intesa firmata nel 2016 all’Avana tra il governocolombiano e le Forze armate rivoluzionarie della Co-lombia (Farc) dopo tre anni di intense trattative e unacinquantina di violenti scontri che hanno provocato ol-tre 200.000 morti, 45.000 dispersi e circa 7 milioni disfollati. Dati che portano a riflettere, si legge nella di-chiarazione, sulla «vergognosa violazione dei dirittiumani» che purtroppo si riscontra nell’epoca attuale esulla necessità di proclamare «la pari dignità di tutti,senza alcuna discriminazione». Il riferimento dei pre-suli colombiani è, in particolare, agli afroamericani e aigiovani della nazione «massacrati nelle nostre terre,nelle prigioni e nelle città. Il grido per il rispetto dellavita, per la cura e la protezione della gioventù colom-biana — prosegue il messaggio — va ascoltato e tradot-to in un patto collettivo ecclesiale, sociale e nazionale

che offra a tutti l’opportunità di partecipare alla co-struzione di un Paese più equilibrato e inclusivo».

Nel comunicato sono poi affrontate altre questionirilevanti, prima tra tutte quella relativa alla pandemiadi coronavirus. L’appello dei vescovi, in particolare, è alottare uniti contro il morbo, in particolar modo «ren-dendo conto della speranza cristiana», ovvero «apren-do la mente, il cuore, i talenti e le risorse alla ricerca diuna maggiore parità tra coloro che hanno più possibili-tà e coloro che non ne hanno per sopravvivere e co-struire il loro futuro». Di qui l’esortazione al «mondodegli affari e della finanza» affinché «espanda, sosten-ga e finanzi le imprese agricole», così da trasformarel’attuale sistema economico in «un’impresa di speranzacollettiva». Solo così è possibile assicurare per il futurouna reale tutela della vita e della sua dignità, «dellequali l’unico proprietario è Dio». La grande speranza,osserva l’episcopato, è che la pandemia possa tradursiin un grande insegnamento globale, trasformandosi «incura per noi stessi, per la nostra famiglia, per il prossi-mo, affinché impariamo veramente a convivere in mo-do solidale e attento». In tal senso un doveroso ringra-ziamento viene rivolto al personale medico-sanitario,alle istituzioni e ai mass-media per come hanno affron-tato e gestito l’emergenza provocata dal coronavirus.

La salvaguardia dell’ambiente, in riferimento alla ce-lebrazione, il 1° settembre, della sesta Giornata mondia-le di preghiera per la cura del creato, è un’altra delletematiche affrontate nel documento.

Page 8: La persona malata è sempre e molto di più di un protocollo ...€¦ · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia €

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 sabato 12 settembre 2020

Il Papa preoccupato dal rischio diffuso che la dimensione umana della cura sia lasciata alla “buona volontà” del singolo medico

La persona malata è sempree molto di più di un protocollo clinicoNon permettere che l’economia entri nel mondo della sanità penalizzando la relazione con i pazienti

«La persona malata è sempre e moltodi più del protocollo – molto di più! —all’interno del quale la si inquadra daun punto di vista clinico». Lo hasottolineato il Papa nel discorso rivoltoai partecipanti all’annuale incontrodella Società internazionale diginecologia oncologica, ricevuti inudienza venerdì 11 settembre nell’Au l aPaolo VI.

Gentili Signori e Signore,buongiorno!Vi do il mio cordiale benvenuto e viringrazio di questa visita in occasio-ne del Meeting annuale della Inter-national Gynecologic Cancer Society.Essa mi offre l’opportunità di cono-scere e apprezzare l’impegno dellavostra Associazione in favore delledonne che affrontano malattie cosìdifficili e complesse. Ringrazio per ilsaluto il vostro Presidente, Prof. Ro-berto Angioli, che ha promosso que-sta iniziativa.

Sono lieto di accogliere le rappre-sentanti di diverse associazioni, so-prattutto tra ex pazienti, che favori-scono la condivisione e il sostegnoreciproco. Nel vostro prezioso servi-zio, voi siete ben consapevolidell’importanza di creare legami di

solidarietà tra gli ammalati con gravipatologie, coinvolgendo i parenti egli operatori sanitari, in una relazio-ne di mutuo aiuto. Questo diventaancora più prezioso quando ci siconfronta con malattie che possonomettere seriamente a rischio, o pre-giudicare, la fertilità e la maternità.In queste situazioni, che incidono afondo sulla vita della donna, è indi-spensabile avere cura, con grandesensibilità e rispetto, della condizio-ne — psicologica, relazionale, spiri-tuale — di ciascuna paziente.

Per questo motivo, non posso cheincoraggiare il vostro impegno perconsiderare tali dimensioni di unacura integrale, anche nei casi in cuiil trattamento è essenzialmente pal-liativo. In questa prospettiva, diven-ta molto utile coinvolgere personecapaci di condividere il cammino cu-rativo dando un apporto di fiducia,di speranza, di amore. Tutti sappia-mo — ed è anche dimostrato — chevivere buone relazioni aiuta e sostie-ne gli infermi lungo l’intero percorsodi cura, riaccendendo o incremen-tando in loro la speranza. È propriola vicinanza dell’amore che apre leporte alla speranza, e anche allaguarigione.

La persona malata è sempre emolto di più del protocollo — moltodi più! — all’interno del quale la siinquadra da un punto di vista clini-co — e si deve farlo —. Ne è prova ilfatto che quando l’ammalato vede ri-conosciuta la propria singolarità — lavostra esperienza può confermarlo —cresce ulteriormente la fiducia versol’équipe medica e verso un orizzontep ositivo.

È desiderio mio, e non dubito an-che vostro, che tutto questo non ri-manga solo espressione di un ideale,ma trovi sempre più spazio e ricono-scimento all’interno dei sistemi sani-tari. Spesso si afferma giustamenteche la re l a z i o n e , l’incontro con il per-sonale sanitario, è parte della cura.Che grande beneficio offre agli am-malati avere l’opportunità di aprire illoro cuore liberamente e confidare laloro condizione e situazione! Anchela possibilità di piangere con fiducia.Questo apre degli orizzonti e aiutala guarigione. O almeno, a soppor-tare bene la malattia terminale.

Tuttavia, nel concreto, come svi-luppare questa grande necessitàall’interno dell’organizzazione ospe-daliera, fortemente condizionata daesigenze di funzionalità? Consentite-

mi di esprimere tristezza e preoccu-pazione riguardo al rischio, piuttostodiffuso, di lasciare la dimensioneumana della cura delle persone am-malate alla “buona volontà” del sin-golo medico, invece di considerarla— come è — parte integrante dell’at-tività di cura offerta dalle strutturesanitarie.

Non bisogna permettere che l’eco-nomia entri così prepotentementenel mondo della sanità al punto dapenalizzare aspetti essenziali come larelazione con i malati. In questosenso, lodevoli sono le diverse asso-ciazioni senza fini di lucro che pon-gono al centro le pazienti, sostenen-do le loro esigenze e legittime do-mande e dando voce anche a chi,per la fragilità della sua condizionepersonale, economica e sociale, nonè in grado di farsi sentire.

Certo, la ricerca richiede un forteimpegno economico, questo è vero.Credo tuttavia che si possa trovareun equilibrio tra i diversi fattori. Ilprimo posto va comunque ricono-sciuto alle persone, in questo caso ledonne ammalate, ma anche — nondimentichiamo — il personale cheopera quotidianamente a stretto con-tatto con loro, perché possa lavorare

in condizioni adeguate, e anche chepossa avere il tempo di riposo perriprendere le forze per potere andareavanti.

Vi incoraggio a diffondere nelmondo i preziosi risultati dei vostristudi e delle vostre ricerche, in favo-re delle donne di cui vi prendete cu-ra. Esse, malgrado le loro difficoltà,tuttavia ci ricordano aspetti della vi-ta che talvolta dimentichiamo, qualila precarietà della nostra esistenza, ilbisogno l’uno dell’altro, l’insensatez-za del vivere concentrati solo su disé, la realtà della morte come partedella vita stessa. La condizione dimalattia richiama quell’atteggiamen-to decisivo per l’essere umano che èl’affidarsi: affidarsi all’altro fratello esorella, e all’Altro con la maiuscolache è il nostro Padre celeste. E ri-chiama anche il valore della vicinan-

za, del farsi prossimo, come ci inse-gna Gesù nella parabola del BuonSamaritano (cfr. Lc 10, 25-37). Quan-to, quanto guarisce una carezza nelmomento opportuno! Voi lo sapetemeglio di me.

Cari amici, vi auguro ogni beneper il vostro lavoro. Su di voi e sullevostre famiglie, sui vostri associati esu coloro di cui vi prendete cura in-voco la benedizione di Dio. Benedi-co tutti voi. Tutti, ognuno con lapropria fede, la propria tradizionereligiosa. Ma Dio è l’Unico per tut-ti. Benedico tutti voi. Invoco la be-nedizione di Dio, fonte di speranza,di fortezza e di pace interiore. Vi as-sicuro la mia preghiera e — diconoche i preti sempre chiedono! — io fi-nisco chiedendovi di pregare per me,perché ne ho bisogno. Grazie.

Per il credente, il mondo non si contempla dal di fuorima dal di dentro, riconoscendo i legami con i quali

il Padre ci ha unito a tutti gli esseri. #TempoDelCreato

(@Pontifex_it)