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1 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT Anno 14 Numero 276 1 gennaio 2019 — CIV M.Y. Akhtamar on line In fondo chi se ne accorgerebbe? Prendiamo il classico editoriale del primo numero di qualche anno fa e lo piazziamo in questo riquadro, proprio dove ora state leggendo. Il gioco è fatto. Tanto di mezzo ci sono i soliti auguri, le solite speranze, le solite preoccupazioni per l’Armenia e l’Artsakh. Un anno dopo l’altro… nell’immutabile dinamica del tempo. La Turchia, gli azeri, la politica economica, tutto come da copione, insomma. Avremmo potuto fare un bel ‘copia e incolla’ e risolverci il problema delle riflessioni di inizio anno. E invece per questo 2019 ci tocca fare lo straordinario e metter nero su bianco un pensiero che forse è di molti: non sarà un anno come tutti gli altri. C’è stata in Armenia una rivoluzione soft, di velluto, che - come abbiamo avuto modo di scrivere più volte - ha certificato una buona solidità democratica del sistema nel cambio politico e generazionale; le recenti elezioni hanno avallato gli umori della piazza dello scorso marzo, la classe politica uscente si è astenuta da colpi di mano che avrebbero avuto conseguenti devastanti per tutto il Paese. Dunque il prossimo anno ci dirà, inevitabilmente, se il ‘governo del cambiamento’ all’ombra dell’Ararat sarà riuscito a stimolare la crescita economica del Paese, aumentare la trasparenza e ad abbattere (o quanto meno far vacillare) la piaga endemica della corruzione. Ma il prossimo anno ci potrebbe fornire anche novità per l’Artsakh. L’insoluta calma che si registra da qualche mese sulla linea di contatto non può essere spiegata semplicemente con l’attendismo tipico di tutti i periodi pre-elettorali: quanto piuttosto sembra dare l’idea di un segnale di buona volontà delle parti nel trovare una soluzione al contenzioso. Degli azeri però non ci fidiamo e non vorremmo che tale ‘buonismo’ nascondesse il ricatto di un accordo, magari sollecitato da potenze internazionali, alle spalle degli armeni della regione. Vogliamo invece essere ottimisti e guardare a un futuro di pace ma anche di libertà e di indipendenza per il popolo dell’Artsakh. Buon anno a tutti i nostri lettori! 2019, un anno diverso? 1 Sylvie Vartan 2 Armavir, la storia dietro un nome 3 La voce dell’Artsakh 4 Meno caduti ma una lista ancora lunga 5 Qui Armenia 5 Frasi famose (2) 6 Sommario 2019, un anno diverso? Bollettino interno di azione armena

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    Anno 14 Numero 276

    1 gennaio 2019 — CIV M.Y. Akhtamar on line

    In fondo chi se ne accorgerebbe? Prendiamo il classico editoriale del primo numero di qualche anno fa e lo piazziamo in questo riquadro, proprio dove ora state leggendo. Il gioco è fatto. Tanto di mezzo ci sono i soliti auguri, le solite speranze, le solite preoccupazioni per l’Armenia e l’Artsakh. Un anno dopo l’altro… nell’immutabile dinamica del tempo. La Turchia, gli azeri, la politica economica, tutto come da copione, insomma. Avremmo potuto fare un bel ‘copia e incolla’ e risolverci il problema delle riflessioni di inizio anno. E invece per questo 2019 ci tocca fare lo straordinario e metter nero su bianco un pensiero che forse è di molti: non sarà un anno come tutti gli altri. C’è stata in Armenia una rivoluzione soft, di velluto, che - come abbiamo avuto modo di scrivere più volte - ha certificato una buona solidità democratica del sistema nel cambio politico e generazionale; le recenti elezioni hanno avallato gli umori della piazza dello scorso marzo, la classe politica uscente si è astenuta da colpi di mano che avrebbero avuto conseguenti devastanti per tutto il Paese. Dunque il prossimo anno ci dirà, inevitabilmente, se il ‘governo del cambiamento’ all’ombra dell’Ararat sarà riuscito a stimolare la crescita economica del Paese, aumentare la trasparenza e ad abbattere (o quanto meno far vacillare) la piaga endemica della corruzione. Ma il prossimo anno ci potrebbe fornire anche novità per l’Artsakh. L’insoluta calma che si registra da qualche mese sulla linea di contatto non può essere spiegata semplicemente con l’attendismo tipico di tutti i periodi pre-elettorali: quanto piuttosto sembra dare l’idea di un segnale di buona volontà delle parti nel trovare una soluzione al contenzioso. Degli azeri però non ci fidiamo e non vorremmo che tale ‘buonismo’ nascondesse il ricatto di un accordo, magari sollecitato da potenze internazionali, alle spalle degli armeni della regione. Vogliamo invece essere ottimisti e guardare a un futuro di pace ma anche di libertà e di indipendenza per il popolo dell’Artsakh. Buon anno a tutti i nostri lettori!

    2019, un anno diverso? 1

    Sylvie Vartan 2

    Armavir, la storia dietro un nome 3

    La voce dell’Artsakh 4

    Meno caduti ma una lista ancora lunga 5

    Qui Armenia 5

    Frasi famose (2) 6

    Sommario

    2019, un anno diverso?

    Bollettino interno di

    azione armena

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    infatti nello spettacolo dei Beatles e di Trini Lopez diventando così la cantante francese più popolare con “La Plus Belle Pour Aller Danser” rimasta al vertice della classifica per ben 11 settimane. Comincia a ricevere proposte cinemato-grafiche filtrate dal suo agente che, a sua insaputa, le rifiuta. Il 1965 è l’anno del suo matrimonio

    con Johnny Hallyday, un anno dopo nasce il suo primogenito David, che diventerà anche lui cantante. Regina dello yéyé arriva in Italia con la cover di Mina “Zum zum zum”. Collezionando un successo dietro l’altro, tra il 1968 e il 1969, la Vartan diventa conosciutissima anche il Italia, traducendo i suoi succes-si, con dischi 45 giri come “Due minuti di felicità”, “Come un ragazzo”, “Buonasera buonasera”, “Irresistibilmente”. Compare anche in programmi televisivi di grande audience come “Doppia coppia”, “Canzonissima”, “Punto e basta”, con Gi-no Bramieri, fino a uno show a lei dedi-cato: “Incontro con Sylvie Vartan”. La sua brillante carriera subisce pur-

    troppo una battuta d’arresto nel giugno del 1969 a causa di un incidente stradale a bordo della sua Ford Coupé nella quale viaggiava diretta a Parigi con l'a-mica d'infanzia Mercedes Calmel. Un tragico scontro frontale che causa il decesso dell'amica e gravi ferite a lei tanto da costringerla a sottoporsi addi-rittura ad un intervento di chirurgia plastica facciale. Tuttavia, nel periodo

    Sylvie George Vartanian di nascita, Sylvie Vartan nello spettacolo. La fran-cese di origine armena e bulgara è stata regina dello yéyé, prima rock girl di Francia, prima interprete nella storia francese a cantare e ballare contempo-raneamente e la francese più amata dagli italiani. Nasce in Bulgaria, a Iskretz (un sob-

    borgo di Sofia) nel 1944 da Georges Vartanian, bulgaro di origine armena, e Ilona Mayer figlia di Rudolf Mayer, un architetto ungherese. A seguito dell’invasione russa la loro casa viene nazionalizzata e si trasferiscono prima a Sofia e poi, nel 1952, a Parigi. Come gran parte degli immigrati, lei

    con la sua famiglia vivono in una stanza d’albergo per quattro anni, poi riescono a permettersi un appartamento. Fin dalla più tenera età Sylvie ama la musica e in questa sua passione è influenzata dal fratello Eddie che è produttore mu-sicale per la RCA francese. È grazie a lui che debutta in un duo con Frankie Jordan nel disco 45 giri “Panne d’essence” con un'apparizione televisiva per la quale le attribuiscono il soprannome di “la liceale del twist”. Un successo che spinge la RCA a farle firmare un con-tratto discografico. Ha solo 16 anni quando esce, nel 1961 il suo primo disco con la Decca Records “Quand le film est triste” e 17 anni quando esce il primo album “Tous mes copains”. Comin-ciano i primi servizi fotografici su rivi-ste patinate e apparizioni cinematografi-che. Nel 1962, con il singolo “Le Loco-Motion”, arriva prima in classifica in Francia. Stessa cosa l’anno dopo con “Watching You” e con “Si Je Chante”. Durante uno spettacolo all’Olympia la

    giovanissima Sylvie conosce Johnny Hallyday con il quale si fidanza nella primavera del 1963 durante il loro tour, L’Olympia è stato per lei un palco di importanti incontri: nel 1964 si esibisce

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    Akhtamar on line della lunga e dolorosa convalescenza, si prepara a dare un cambiamento alla carriera passando da cantante a showgirl, ballerina, intrattenitrice e at-trice nel film “Malpertuis”. Tra alti e bassi, accentuate dalla perdita

    di un bambino nel 1974, il matrimonio tra le due rock star va avanti fino alla separazione nel 1978. La coppia Sylvie Vartan e Johnny Hallyday per il pubbli-co ha rappresentato la versione france-se dei nostri Al Bano e Romina Power. Dopo la fine del suo primo matrimonio la Vartan si risposa nel 1984 con il pro-duttore statunitense Tony Scotti e a-dotta una bambina bulgara. L’anno dopo le arriva la prima onorificenza di Cavaliere dell'Ordre des arts et des let-tres e due anni dopo quella di Cavaliere dell'Ordine nazionale al merito. Nel 1991 si esibisce nello spettacolo “Je vous salue Paris”. Tre anni dopo Sylvie Vartan interpreta

    il film “Black angel” di Jean-Claude Bris-seau; nel 1996 pubblica l’album di mag-gior successo "Toutes les femmes ont un secret” e riceve la prima onorificenza straniera di Dama dell'Ordine del Cava-liere di Madara (Bulgaria). La sua carrie-ra artistica prosegue e nel 1998 ottiene l’onorificenza della Legion d’Onor dal presidente Jacques Chirac. Molto sensi-bile e attiva per la battaglia per la libera-zione dei medici bulgari imprigionati in Libia, lo stesso anno, vi si reca in visita con il presidente della repubblica Nico-las Sarkozy. Nel 2004, per festeggiare i suoi 60 an-

    ni, Sylvie Vartan è risalita sul palco del Palais des Congres di Parigi e ottiene la seconda onorificenza straniera: Dama di II classe dell'Ordine della Stara Plani-na (Bulgaria), Ma due anni dopo diven-ta anche Ufficiale dell'Ordine nazionale al merito. Dieci anni fa è tornata in Italia ed ha preso parte al programma “Carramba che fortuna” condotto da Raf-faella Carrà. Nel 2010 ha partecipato alle trasmissioni Rai “I migliori anni” di Carlo Conti e “Ti lascio una canzone” con Antonella Clerici riproponendo alcuni dei suoi vecchi successi musicali. Dall’inizio della sua carriera ha pubbli-

    cato più di 40 album (l’ultimo nel 2015) e ha girato 13 film (l’ultimo nel 2014). Sylvie Vartan è la zia dell'attore Michael Vartan, figlio del fratello Eddie.

    Sylvie Vartan regina armena dello yéyé e prima

    rock girl francese

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    Cominciamo con il fare un po’ di chiarezza. Se cercate notizie sulla città di Armavir in Armenia dovete in primo luogo sincerarvi di distinguere tra que-sta e l’omonima che si trova in Russia.

    Poi non lasciatevi ingannare dall’omonimo villaggio che si trova a una manciata di chilometri dalla stessa città che è anche il capoluogo della provincia che riporta lo stesso nome.

    Spazzato il campo dagli equivoci to-ponomastici, i problemi sul nome di questa cittadina di circa trentamila abi-tanti adagiata nella piana nell’estremità occidentale dell’Armenia non finiscono qui.

    Perché, a parte l’insediamento storico, la moderna Armavir venne fondata nel 1931 ma all’epoca aveva il nome di Sardarapat; lo stesso della prossima località nella quale si combatté la cele-bre battaglia tra il 21 e il 29 maggio del 1918. Non un evento di secondaria importanza… La vittoria degli armeni contro i turchi permise loro di soprav-vivere e di rendere vane le ambizioni di Ataturk di spazzare via per sempre la nazione armena già duramente colpita dalla campagna genocidiaria del 1915.

    Sardarapat, dove si trova il celebre monumento che ricorda l’epica impresa armena, è oggi un paese di circa seimila anime praticamente contiguo al capo-luogo regionale.

    Dunque, all’inizio della terza decade del Novecento, la città nuova viene fondata con il nome della località dove si combatté la storica battaglia. Ma tale toponomastica dura solo lo spazio di qualche anno.

    Già nel 1935 alla città viene assegnato il nome di Hoktemberyan (che più o meno vuol dire “Città di ottobre”) in onore della rivoluzione di quasi un ven-tennio prima.

    Terminata l’esperienza della repubbli-ca socialista sovietica di Armenia, ecco il ritorno, novembre 1995, al toponimo originale di Armavir.

    Parliamo quindi di una città ricca di storia anche se di moderna edificazione. Negli anni Trenta vi si stabilirono molti armeni provenienti dalla provincia di

    Shirak, da quella di Javakhk (in Geor-gia) e dal sud dell’Armenia (Zangezur).

    Negli anni Quaranta affluirono nel nuovo insediamento anche curdi e yazi-di sicché, grazie a questi flussi migrato-ri, nel 1947 Armavir acquisì lo status di città.

    Nelle due decadi successive altri arme-ni giunsero dalla Siria, dal Libano e dall’Iran attirati anche da nuovi impian-ti industriali nel frattempo aperti fra i quali una succursale della celebre “Yerevan Brandy”.

    Con la riforma amministrativa dell’Armenia del 1995, Armavir oltre a recuperare la precedente denominazio-ne fu designata anche come capoluogo dell’omonima provincia che si estende nella fertile valle dell’Ararat (di fatto dalla periferia di Yerevan sino al confi-ne occidentale con la Turchia, e che conta poco meno di trecentomila abi-tanti, un decimo dei quali residenti pro-prio nel capoluogo. Situata a una cin-quantina di chilometri a ovest della

    capitale, Armavir è un vivace centro commerciale e punto di partenza per tour in zona: oltre al memoriale della battaglia di Sardarapat (costruito nel 1968 in occasione del cinquantesimo anniversario) merita una visita il sito archeologico (con museo) di Metzamor (prossimo alla centrale nucleare) ma anche la Santa Sede di Etchmiadzin che si trova quasi a metà strada con Yere-van.

    Il cuore di Armavir è la piazza semicir-colare sulla quale si affacciano il Munici-pio e il palazzo della Provincia. A nord dell’emiciclo le vie cittadine seguono lo stesso percorso circolare (che ricorda molto da vicino l’impianto urbanistico del centro di Yerevan), mentre a sud si intersecano in classiche vie rette.

    Le comunicazioni, con la capitale a est e con Gyumri a nord ovest, sono garan-tite dalla superstrada M5 in corso di riqualificazione e ammodernamento e dalla linea ferroviaria con la graziosa stazione inaugurata nel 1927.

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    Armavir, la storia dietro un nome

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    ACCESO L’ALBERO DI NATALE A STEPANAKERT

    Grande festa in piazza della Rinascita lo scorso 19 dicembre. Si sono accese le luci del tradizionale albero di Natale. La cerimonia, alla quale hanno presenziato le massime autorità della città e dello Stato, è stata seguita da migliaia di cittadini. Musica ed aventi artistici hanno fatto da cornice alla tradizionale accensione dell’albero.

    Le dichiarazioni del ministro degli Este-ri azero a commento dell’incontro a Milano dell’Osce e i commenti di Arme-nia e Artsakh. Un bluff o una svolta nel negoziato?

    Le parole di Elmar Mammadya-rov concernenti l’incontro avuto con il collega armeno Mnatsakanyan a Milano lo scorso 6 dicembre nell’ambito della riunione del Gruppo di Minsk dell’Osce sono state riprese e analizzate in queste ultime ore con viva attenzione dalla stampa armena. Commentando quell’appuntamento, secon-do l’agenzia di stampa azera “Trend”, Mam-madyarov avrebbe sottolineato la necessità di un impegno reciproco delle parti per il raggiungimento di un risultato finale, dichia-rando altresì che «durante l’incontro con il mio omologo armeno a Milano abbiamo raggiunto una comprensione reciproca per la prima volta in assolu-to, qualcosa che non siamo riusciti a gestire così per tanto tempo. Cercheremo modi per risolvere questo conflitto». Una dichiarazione che, ovviamente, non poteva lasciare indifferenti. Che cosa si cela

    dietro l’espressione “reciproca comprensione“, due parole che nel linguaggio diplomatico possono voler dire tutto e il contrario di tutto? Il leader armeno Nikol Pashinyan si è affret-tato a smentire sostanzialmente le parole del capo della diplomazia azera affermando che sul Nagorno Karabakh non vi sono novità particolari. Il ministero degli Esteri di Yere-van ha minimizzato la portata della dichiara-zione: la portavoce Naghdalyan ha sottoli-neato l’importanza della dichiarazione a firma congiunta al termine dei lavori milane-si e ha dichiarato che «il mantenimento di toni non conflittuali e non ostili nelle dichiarazioni pubbliche riguardo a situazioni così complesse è già un buon risultato». Dall’Artsakh, il portavoce presidenzia-le Davit Babayan ha ricordato co-me Stepanakert abbia sempre affermato di accogliere con favore gli incontri tra i rap-presentanti dell’Armenia e dell’Azerbaigian nel quadro del processo di risoluzione del conflitto e sotto l’egida del Gruppo di Minsk dell’OSCE. Ed ha ipotizzato che forse gli azeri hanno realizzato la necessità

    della partecipazione del Karabakh ai collo-qui di pace. «Riteniamo che ogni incontro sia un contributo unico al processo – ha osservato Babayan. Per quanto riguarda la dichiarazione di Mammadya-rov, possiamo presumere che, prima di tutto, si tratta del fatto che Baku ha finalmente compreso la necessità di sostenere il precetto di una soluzione pacifica al conflitto. In secondo luogo, l’Azerbaigian è sulla buona strada per accettare la necessità della partecipazione di Stepanakert al processo di nego-ziazione. Se esiste un accordo corrispondente e l’accettazione di tale necessità da parte dell’Azerbaigian, allora si può parlare di una nuova qualità del processo di negoziazione». LA DICHIARAZIONE DEL GRUPPO DI MINSK DELL’OSCE

    MILANO, Italia, 6 dicembre 2018 – In occasio-ne della riunione del Consiglio dei ministri dell’OSCE a Milano, i Paesi copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE (Federazione Russa, Stati Uniti d’America e Francia) e il Ministro degli Esteri dell’Azerbaigian Elmar Mammadya-rov e il ministro degli Esteri sostituto dell’Armenia, Zohrab Mnatsakanyan, hanno accettato di continu-are a lavorare per una soluzione pacifica equa e duratura del conflitto del Nagorno Karabakh. I Paesi copresidenti hanno accolto con favore la significativa diminuzione, seguito della conversazio-ne dei leader di Armenia e Azerbaigian a margine del vertice del Commonwealth degli Stati indipen-denti a Dushanbe in settembre, delle violazioni del cessate il fuoco e delle vittime denunciate. Hanno fatto appello alle parti affinché continuino ad attua-re le intese raggiunte e ad adottare misure concrete per preparare le loro popolazioni alla pace. I Paesi copresidenti hanno espresso la speranza che un intenso dialogo ad alto livello orientato ai risultati tra i leader dell’Azerbaigian e dell’Armenia fina-lizzato a promuovere una soluzione giusta e duratu-ra del conflitto possa riprendere nel prossimo futuro. Il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian e il mini-stro degli esteri facente funzione dell’Armenia han-no riaffermato il loro impegno a lavorare intensa-mente per promuovere una risoluzione pacifica del conflitto e ridurre ulteriormente le tensioni. Hanno concordato di incontrarsi di nuovo all’inizio del 2019 sotto l’egida dei Copresidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE a tale scopo e al fine di facilitare colloqui di alto livello. Hanno riconosciuto il forte impegno e gli sforzi di mediazione in buona fede resi dai Paesi copresidenti, nonché le attività del Rap-presentante personale del Presidente in esercizio dell’OSCE.

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    Reciproche comprensioni...

    la voce dell’Artsakh

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    PROGETTI A VANADZOR Il Primo ministro ad interim dell'Armenia, Nikol Pashinyan, lo scorso 22 dicembre è stato presente all'apertura ufficiale di un impianto di produzione di bombole di gas composito a Vana-dzor realizzato da una società iraniana per un’impresa armena che ha investito ad oggi 6 milioni di dollari che diventeranno 21 a ciclo completato. In previsione a Vanadzor ci sono anche un impianto di produzione di fibre di carbonio, il cui investimento ammonta a 60-80 milioni di euro, e - nell'ambito della cooperazione con la società automobilistica del gruppo SAIPA Iran - una linea di montaggio leggera per autovet-ture in Armenia. NUOVO STADIO PER IL PYUNIK Artur Soghomonyan, imprenditore russo di origini armene, proprietario della squadra di calcio del Pyunik, ha annunciato l’intenzione di costruire uno stadio di esclusiva proprietà della squadra che oggi disputa gli incontri casalinghi allo stadio repubblicano Vazgen Sargsyan di Yerevan. Il progetto presentato alla stampa nei giorni scorsi prevede un impianto di circa 5000 posti di capienza con un budget previsto di circa quindici milioni di dollari. Lo stadio dovrebbe essere completato nell’arco di tre anni e sarà dotato anche di campi accessori di allenamento. COMMERCIO DI STRADA Il sindaco di Yerevan Hayk Marutyan ha an-

    Meno caduti, ma una lista ancora troppo lunga

    Il bilancio è ancora tragico ma per fortuna segna un deciso calo rispetto all’anno precedente. Nel 2018 sono stati ben quarantadue i soldati armeni che han-no perso la vita in circostanze varie e di questi ben trentatré lungo la linea di contatto tra Artsakh e Azerbaigian. Nel 2017 il numero complessivo era stato di cinquantotto, sem-pre trentatré quelli caduti in prima linea. Le cause dei decessi sono diverse: dagli incidenti stradali (il 6 novembre scorso ben quattro militari sono periti presso Goris) agli incidenti occorsi nel maneggiamento delle armi, alle mine, agli eventi naturali (da ultimo una valanga nella regione di Ge-gharkounik in Armenia). Per non parlare dei colpi dei cecchini azeri la cui attività in que-ste ultime settimane sembra essersi calmata. Lo spostamento e lo stanziamento di migliaia di soldati, la mag-gior parte diciottenni o diciannovenni in servizio di leva, com-

    porta un rischio sempre alto di caduti. È un prezzo, un prezzo molto salato, che Armenia e Artsakh devono pagare per garantirsi la loro sicurezza. Ai caduti e alle loro famiglie giunga sempre il nostro commosso pensiero.

    nunciato che intende vietare il commercio illegale di strade nella capitale armena dal 1° gennaio 2019. Parlando ai giornalisti dopo una sessione del Consiglio degli anziani (il Consiglio comuna-le) ha affermato che il problema è duplice. Da un lato, i cittadini chiedono che il commercio di stra-da sia bandito, dall'altro i venditori ambulanti, che commerciano soprattutto frutta e verdura, sostengono che questa è la loro unica fonte di reddito e che se sono allontanati dalle strade non saranno in grado di mantenere le loro famiglie. Vedremo se le intenzioni saranno messe in prati-ca. Nel frattempo una decina di giorni or sono la polizia municipale ha sequestrato un migliaio di pesci venduti su bancarelle non autorizzate; verifi-cato in laboratorio che si trattava di prodotti comunque commestibili, sono stati donati a un centro di igiene mentale. GAS La Gasprom ha annunciato l’intenzione di am-pliare il deposito di gas di Abovyan (a nord della capitale) fino a 300 milioni di metri cubi di capacità. Il costo dell’intervento sarà superiore ai 300.000 euro. L’impianto di Abovyan è uno dei principali elementi del sistema di trasporto del gas armeno che garantisce la sicurezza energetica del paese. Fu costruito nel 1962 su depositi di salgemma a una profondità di 800-1.000 metri. Lo stoccag-gio del gas regola anche il consumo stagionale di gas del settore industriale dell'Armenia e fornisce

    gas ai principali consumatori di gas del paese. NUOVE TARIFFE DOGANALI Sono state approvate nuove tariffe doganali che limitano, ma solo per il trasporto non aereo, le esenzioni “duty free”. In particolare, il Comitato delle entrate statali dell'Armenia rende noto che, a partire dal primo gennaio, in caso di importa-zione di prodotti per uso personale del valore inferiore a 500 Euro fino a 25 kg di peso, non saranno applicati dazi. Un'aliquota del dazio unica sarà applicata in caso di superamento del limite di franchigia doganale - il 30% del valore del prodotto, ma non meno di 4 euro per 1 kg. Le norme riguardano i prodotti in valigie impor-tati nel territorio dell'Unione europea (escluso il trasporto aereo) e non comprendono bevande alcoliche, alcol etilico, birra e prodotti per uso personale non distribuibili. ARMENPRESS COMPIE 100 ANNI La storica agenzia di stampa armena ha festeg-giato il secolo di vita il 18 dicembre. È stata infatti fondata il 18 dicembre 1918 quando, con decisione del Consiglio nazionale della prima Repubblica armena, fu creata un'agenzia di stampa, l'Armenian Telegraph Agency. Attual-mente, l'agenzia opera come società per azioni di proprietà della Repubblica di Armenia. L'agen-zia è la più antica dell'Armenia e pubblica in armeno, inglese, russo e arabo circa trecento arti-coli al giorno.

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    Qui Armenia

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    A. era una signorina un po’ attempata, intelligente, ma brutta. Insegnava lingue straniere in un istituto per adulti. La signora M., sua amica, vedova con alcune figlie, era assillata dal pensiero di "sistemarle"(= trovare marito); perciò un giorno disse ad A. "Se nel tuo istituto viene qualche uomo che sia un buon partito, cerca di combinarlo per una mia figlia". Al che A. le rispose, stizzita; "Se ci fosse qualcuno così, lo avrei già preso per me".

    Un altro personaggio terribile era la signora S. Si narrava che quando era ancora in Turchia aveva picchiato e cacciato via i gendarmi che si erano recati ad arrestare suo fratel-lo. Aveva una figlia dotata di molte buone qualità tanto che più d'un giovane armeno aveva desiderato sposarla, ma quando si giungeva al dunque, cioè chiedere la mano della figlia, ovviamente alla madre perché il padre era annichilito da cotanta moglie, questa risponde-va: "Sì, ma a patto che venga anch'io ad abitare con mia figlia". Visto il tipo di suocera che avrebbero avuto fra i piedi, i vari spasimanti fecero dietro-front con la velocità della luce. Un giorno, già anziana, ma non per questo meno autoritaria, incontrò degli armeni suoi conoscenti e li trascinò in un negozio di tintoria dove aveva fatto tingere un suo vestito. In un italiano approssimativo cominciò a protestare nei confronti del titolare, reo, secondo lei, di averle rovinato il vestito; ma visto che la controparte non le dava ragione, cominciò a tuonare in armeno, gesticolando più d'un direttore d'orchestra e ripetutamente dicendo “Diglielo” a questi conoscenti, affinché traducessero ciò che diceva. Cosa che essi fecero, con non poco imbarazzo per il tono irruente di S. . Ma ogni volta che il negoziante respin-geva le sue accuse, aumentavano la sua rabbia e la sua aggressività, mentre quei poveri suoi conoscenti, continuando a tradurre, dovevano cercare di calmarla, fino a che, al culmine della rabbia, rivolta al negoziante, urlò, sempre in armeno, un crasso anatema orientale: "Mangia la mia m..." e rivolta agli armeni che l'accompagnavano aggiunse "Diglielo, diglie-lo". Ma essi, in quest’ultima occasione, preferirono non fungere da interpreti.

    Kh. non era una persona terribile, ma piuttosto poteva essere definita una macchietta. Fra le varie cose che amava raccontare vi era anche questo episodio capitatole mentre era ospite di un albergo: "Stavo scendendo giù dalle scale e ad un tratto vidi che una modesta signora veniva verso di me. "Buon giorno" le dissi; "Buon giorno" mi rispose. Ma poi che cosa vidi, era uno specchio!". Capita spesso di non riconoscere le persone, ma non ricono-scere neanche se stessi allo specchio non è certo da candidati al premio Nobel. Un giorno, mentre narrava qualcuna delle sue peripezie, il signor S., la apostrofò chiamandola "Signora"; al che questa, risentita, rispose: "Non sono signora; sono signorina".

    La stessa un giorno si recò a teatro ad assistere alla rappresentazione dell'opera "Lohengrin" nel corso della quale, ad un certo punto, compare un cigno; scena, questa, che evidentemente le interessava, ma non tanto quanto il resto dell'opera. Motivo per cui ad un certo punto si appisolò, ma poi d'un tratto si svegliò e, pensando al cigno, si rivolse a chi l'accompagnava chiedendogli :"E' passata l'oca?".

    Non si può concludere una carrellata di frasi celebri (si fa per dire) italo-armene, senza citare i padri Mechitaristi. Padre Taddeo, una novantina di anni fa direttore del Collegio Armeno Moorat Raphael di Venezia, come molti suoi confratelli, era un cultore della lin-gua armena. Un giorno piovoso giunse in Collegio il professore di chimica, per far lezione agli allievi. Padre Taddeo, incontrandolo sulle scale e vedendolo tutto inzuppato di pioggia, gli chiese, parlando in italiano, ma pensando in armeno: ”Professore, ha mangiato tanta pioggia?”; al che il professore gli rispose: ”Padre, la pioggia tutt’al più si beve”.

    Bollettino interno edito da

    comunitaarmena.it

    Contatti: [email protected]

    FRASI FAMOSE … (parte seconda) di Esse

    QUES TA P UB BLIC AZ ION E E’ ED IT A CON IL F AVO RE DEL

    MINI ST ER O DELLA D IASP O RA

    il numero 277 esce il 15 gennaio 2019

    La pagina dedicata a l Nagorno Kara-bakh è real izzata in co llaborazione

    con:

    www.karabakh.i t Informazione quotidiana

    in i tal iano sul l ’Artsakh

    Anche quest’anno, il 23 dicembre, è stata organizzata nella capitale la tradizionale ‘corsa dei babbi Natale’. Alcune decine di uomini e donne si sono dati appunta-mento nel centro della capitale per la corsa non competitiva. Tutti tradizionalmente vestiti in versione natalizia. Cielo sereno e una temperatura insolitamente mite (intorno ai dieci gradi) hanno fatto da cornice alla corsa.