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ORGANODEI COOPERATORISALESIANI 80[[ETTINOSALESIANO ANNOXCIV N71 APRILE1970 Spediz,inabbon.post . - Gruppo2-(70) -1 a quindicina 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI80[[ETTINO SALESIANO ANNO XCIV N 7 1 APRILE 1970Spediz, in abbon. post . - Gruppo 2- (70) - 1 a quindicina

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IN QUESTO NUMERO

La nuova catechesi per la Chiesa italianaPierino prende la drogaEduchiamo come Don Bosco : educare è facile o difficile?Incontri umani al di là delle sbarreSalesiani in Spagna. Parola d'ordine : demassificareEsercizi Spirituali per CooperatoriGiovani d'oggi a convegnoUn villaggio di vacanze per famiglie di ExallieviMathias e Madras inseparabili

IN COPERTINAGioia cristiana . Una affermazionesempre attuale di San DomenicoSavio : « Noi qui facciamo consisterela santità nello stare molto allegri .Procuriamo soltanto di evitare ilpeccato, come un gran nemico checi ruba la grazia di Dio e la pacedel cuore» .

La legge capitale del celibatonon si può abbandonare ne' discutereIl sacro celibato dei Preti è una legge capitale della nostra Chiesa latina . Abbando-narla, o metterla in discussione non si può : sarebbe retrocedere ; sarebbe venir menoad una fedeltà d'amore e di sacrificio, che la nostra Chiesa latina, dopo consumataesperienza, con immenso coraggio e con evangelica serenità, si è imposta nello sforzosecolare di severa selezione e di perenne rinnovamento del suo ministero sacerdotale,dal quale poi dipende la vitalità di tutto il Popolo di Dio .È certo una norma molto alta e molto . esigente, la cui osservanza esige, oltre che unirrevocabile proposito, uno speciale carisma, cioè una grazia superiore e interiore(Mt. 19, 12 ; 19, 29 ; r Cor . 7, 7) ; ed è ciò che la rende del tutto conforme alla voca-zione all'unica sequela di Cristo e conforme alla risposta totale del discepolo, che lasciaogni cosa per seguire Lui solo e per dedicarsi completamente ed esclusivamente, concuore indiviso, al ministero in favore dei fratelli e della comunità cristiana .Tutto questo fa del celibato ecclesiastico una suprema testimonianza al regno di Dio,un segno unico e parlante dei valori della fede, della speranza, dell'amore, una condi-zione incomparabile di pieno servizio pastorale, un'ascetica continua di perfezione cri-stiana. Sì, è difficile ; ma è proprio questo carattere che lo rende attraente alle animegiovani e ardenti ; ed è più che mai valido per i bisogni del nostro tempo . Diciamo dipiù : può diventare facile, lieto, bello, cattolico . Dobbiamo conservarlo e difenderlo, edobbiamo pregare affinché il Signore oggi ce lo faccia a tutti, chiamati o non chiamati,più profondamente comprendere, e da tutti, laici, religiosi ed ecclesiastici, stimare evenerare .

PAOLO VI, il lo febbraio in Piazza San Pietro

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LA NUOVA CATECHESIPER LA CHIESA ITALIANAInvitiamo i nostri Cooperatori a prendere a cuore la causa

La catechesi si rinnova

del rinnovamento catechistico in Italia, che ci viene

Negli ultimi vent'anni la maggior

proposta dai Vescovi . L'interesse catechistico ha sempre

parte dei paesi cattolici ha rinnovatoprofondamente i propri catechismi :

caratterizzato la Famiglia salesiana, a cominciare dal suo

nel 1947 la Francia, nel 1955 la Ger-mania, nel 196o l'Austria, nel 1963

Fondatore fino all'opera attuale del Centro Catechistico

il Canada ecc . Anzi, nel giro dei duedecenni alcuni episcopati hanno ri-

Salesiano di Torino-Leumann e dell'Istituto di Catechetica

fatto per ben due volte questo la-annesso all'Ateneo Salesiano di Roma .

voro: così la Francia nel 1 947 enel 1965, l'Olanda nel 1948 e nel1966 su basi totalmente diverse,la Germania nel 1955 e nel 1969.La spinta al rinnovamento venivasia dai movimenti interni alla Chiesacome quello biblico e liturgico, siadal confronto con il mondo modernosottoposto, a partire dagli anni deldopoguerra, a mutamenti rapidi eimprevedibili .

Solo il nostro paese era rimastoancorato al catechismo proposto allediocesi italiane da San Pio X neglianni 1905 e 1912, che ricalcava l'an-tico formulario di mons . Casati,vescovo di Mondovì alla fine delSettecento .Da noi soprattutto si rendeva

dunque urgente rinnovare un cate-chismo che, ottimo in sé, non ri-spondeva più agli orientamenti delVaticano II né alla situazione e aibisogni profondi del popolo italiano .

Il «via» al rinnovamento è statodato dagli stessi Vescovi, ai qualicompete la responsabilità supremadell'annuncio della Parola di Dio .È del 25 luglio 1966 un comunicatodella Commissione episcopale checosì si esprime: « . . . Si è riconfer-mata la necessità di un nuovo formu-lario a carattere nazionale per fan-ciulli e preadolescenti, ed è statodato mandato all'Ufficio CatechisticoNazionale di prepararne le linee e ilmetodo, secondo la teologia del Con-cilio Ecumenico Vaticano II e te-nendo conto delle esperienze fatteanche in altri paesi».

Che si siano impiegati tre anniad approntare il primo testo per ilrinnovamento della catechesi in Ita-lia, dice la complessità del problema,che viene a scuotere una situazione« pesante » e a intaccare una certa «tra-dizione » rimontante ad alcuni decen-,ni addietro, e la serietà con cui si èlavorato da parte delle commissioni . t

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Il « documento di base » per ilnuovo catechismo italiano

Ciò che la Conferenza episcopaleha presentato alle diocesi italianenel marzo scorso, non è propria-mente un catechismo, ma un «docu-mento di base » per il nuovo cate-chismo. Ora, per intendere il signifi-cato di questo termine, dobbiamorifarci al progetto che la commissioneincaricata dalla C.E .I. ha propostoper il nuovo catechismo fin dal feb-braio 1967 . Lo presentiamo grafica-mente, per poi darne un breve com-mento .

rcatechismo

t per l'infanzia

i

catechismo perla fanciullezza

Come appare dallo schema, ilprogetto contemplava quattro tappenell'itinerario che avrebbe guidato laChiesa italiana a darsi un nuovotesto e soprattutto un nuovo stiledi catechesi :

i . il lavoro inizia con un « docu-mento di base » (DB), il quale offrea tutti coloro che operano nel set-tore della catechesi (sacerdoti, ca-techisti, suore, genitori) i nuovi orien-tamenti della Chiesa post-conciliare ;

2 . su questo fondo le commissionispecializzate elaborano i catechismidi base per le diverse età, dall'infan-zia all'età adulta ;

3 . viene poi assegnato ai centricatechistici e agli esperti il compitodi preparare i testi didattici, cioèi libri di religione da mettere diret-tamente in mano ai fanciulli, adole-scenti e giovani ;4. infine l'episcopato, secondo il

dettato del Vaticano II (CD, 44) eavvalendosi dell'esperienza accumu-lata in questi anni di lavoro comunee di innovazioni, darà alla Chiesaitaliana le direttive che dovrannoguidare e coordinare la pastorale ca-techistica nel nostro paese .

La Chiesa italiana a una svolta

Come si vede siamo solo alla primatappa di questo lungo cammino,

2 anche se sono già iniziati i lavori

DOCUMENTO

di BASE

ji

delle diverse commissioni dei cate-chismi secondo le età, e c'è ragionedi sperare che entro due o tre annii nostri ragazzi e giovani (e forseanche gli adulti) potranno avere deitesti finalmente aggiornati in ordinealla loro maturazione nella fede .

Ma questo inizio rappresenta giàuna svolta decisiva per l'avveniredella Chiesa in Italia . Se l'interopopolo di Dio (sacerdoti, religiosi,laici) saprà accogliere e attuare ilrinnovamento che viene propostodai vescovi italiani, c'è da sperareche andrà crescendo tra noi unanuova generazione di cristiani, « adulti

Icatechismo

per l'adolescenzae la giovinezza

lf

Testi d idattici per le varie etàI

Direttorio catechisticonazionale

icatechismo

per l'età adultai

nella fede», capaci di assumere leproprie responsabilità nell'ambito del-la comunità ecclesiale e di risponderei n termini rigorosamente evangelicialla sfida del mondo sui grandi temiche angosciano l'umanità d'oggi, comesono quelli della pace, della giustiziasociale, della libertà . Se la catechesiinvece non si rinnoverà, continueremoad avere in Italia una massa bat-tezzata ma religiosamente denutrita,amorfa, ferma a un livello infantiledi fede, incapace perciò di reggerealla pressione che viene dal nostrotempo nel senso di un disimpegnose non di rottura di fronte al fattoreligioso .

Si intravede perciò come sia diestrema importanza che tutti i cat-tolici militanti (come sono ad esempioquelli dell'A . C., i Cooperatori sa-lesiani, ecc .), tutti i cristiani dibuona volontà, diano il loro apportoa tradurre in realtà operante le pro-spettive di rinnovamento propostedalla C .E .I .

Le idee fondamentali del« Documento di base»Quali sono dunque queste linee

fondamentali su cui dovrà muoversiil rinnovamento della Chiesa inItalia? A questo proposito vogliamoseguire una traccia offerta dallo stessoUfficio Catechistico nazionale .

i . L'intero popolo di Dio (vescovi,sacerdoti, religiosi e laici) è responsa-bile della catechesi . È perciò urgente«abilitare » tutti i battezzati, masoprattutto i genitori, a svolgerequesto fondamentale compito di edu-cazione cristiana dei fanciulli e deigiovani. Se ogni battezzato deve es-sere catechista, con la parola e latestimonianza della vita, sono inparticolare i genitori che devono as-sumere questa missione in quell'atmo-sfera serena e sacra che fa della pro-pria casa una vera «chiesa domestica» .

2 . La catechesi è efficace se èopera dell'intera comunità cristiana ;fallisce se viene isolata nella solafamiglia o scuola o parrocchia . Il«documento base » ritiene perciòche è di estrema necessità promuo-vere una pastorale d'insieme che sol-leciti e coordini meglio gli interventieducativi della famiglia, della scuolae della parrocchia .

3. L'obiettivo a cui si deve mi-rare da parte di tutti i catechisti(sacerdoti, maestri, genitori) è laformazione di una mentalità di fedenel battezzato. Non serve educarea una pratica religiosa o ottenereche s'impari a memoria il catechismo,se manca questa formazione di « men-talità ». I genitori e gli educatoriavranno fatto una valida catechesi,quando il giovane «pensa, giudica edecide la propria azione » secondola fede. Questo è ciò che il « do-cumento base » definisce come « men-talità di fede » .

4. Gesù Cristo è centro del mes-saggio cristiano e nucleo ispiratoredella mentalità di fede. La catechesiannuncia non « qualcosa » (una listadi dogmi, un elenco di precetti,un insieme di riti), ma «Qualcuno ».Una catechesi troppo nozionistica eastratta non è bastata a formareautentiche personalità cristiane . Lanuova catechesi dovrà essere postain chiave personalistica e impegna-tiva . Questo è appunto il «centrovivo» del suo messaggio : il Padreci chiama nella Chiesa perché, permezzo di Cristo e animati dalloSpirito Santo, ci mettiamo a serviziodel mondo « a lode della sua gloria» .

5. A quanti fanno catechesi, il«documento base» indica infine lalegge fondamentale del metodo ca-techistico: fedeltà a Dio e fedeltàall'uomo . I catechisti dovranno perciòcostantemente riferirsi alle fonti dellafede (Bibbia, vita della Chiesa, li-turgia, creato) ed essere nello stessotempo attenti all'uomo, alla suamentalità, alle sue esigenze, avvalen-dosi in questo compito dell'apportodelle scienze antropologiche : psico-logia, sociologia, pedagogia .

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Da

Si chiamino Pierino o Pierina,abitino al Nord o al Sud,abbiano diciannove o dodici anni,per molti ragazzi italiani sta scoppiandoil « boom della droga giovane », quelloche forse sarà il fattaccio degli anni Settanta .Quindicimila, si calcola, sono giàin Italia i ragazzi drogati .Ragazzi afflitti da un male profondo,affettivamente orfani, spiritualmentesenza ideali . Ragazzi che difendono il lorovizio dietro gli alibi della moda,della cultura psichedelica, di una fasullaesperienza religiosa, della protestacontro la società disumana .Ragazzi che col loro dramma chiedonoalla parte migliore della società di essereprotetti dall'inferno interiore che li divora .

P roprio non ci volevano, i soliti adulti guastafeste .Lui, Roberto il capellone, la festa quella notte l'aveva

organizzata a dovere. I suoi clienti, sistemati in unattico all'estrema periferia di Bari, erano giovani egiovanissimi, ragazzi e ragazze tra i dodici e i dician-nove anni . Alcuni erano già partiti per il « viaggio »- come lo chiamano - verso le zone affascinanti del-l'inconscio : stavano accovacciati qua e là, pallidi, calatinel loro stupore, con le pupille immobili affogate in unmare di albume venato di sangue . Altri, bicchiere inmano, con gesto ieratico stavano trangugiando la po-zione di filtro magico . Sul tavolo scatolette di pasticche,e fiale sfuse di metedrina . Poteva essere una notte fan-tastica come le altre, invece irruppero i guastafeste :gli agenti della Squadra Mobile e le assistenti dellaPolizia Femminile . E finirono tutti in questura .

L'episodio, uno dei tanti, viene a dire che il terribilePierino » ora prende la droga. « Pierino » nel senso

più esteso della parola, cioè i nostri ragazzi . Questo èil fatto straordinario : una volta la droga era roba daadulti, ora sta diventando roba da ragazzini .

Una volta, cioè tre o quattro anni fa . Il boomdella droga giovane è appena di ieri, esplode in questigiorni, sarà probabilmente il fattaccio degli anni Set-tanta. Vedremo i nostri ragazzi stare spesso e volentierilontani da casa, tornare chiusi in se stessi, imbambolati,straniti, abulici . Assisteremo ai loro insuccessi scolastici,li vedremo perdere l'interesse per ciò che prima liappassionava, e alla fine scopriremo la paurosa verità :senza che ce ne fossimo accorti, sono diventati prigio-nieri della droga .

I SOGNI SEGUONO LA CORRENTE DEL GOLFOLe ondate della droga partono da molto lontano, e

giungono in Italia seguendo la Corrente del Golfo .Muovono dal continente americano, toccano le isoleinglesi, s'infrangono tra i fiordi scandinavi ; poi si river-sano sul continente europeo : attraverso la Germaniarifluiscono in Svizzera, in Francia, in Italia e anche inSpagna. Marijuana e hashish in Italia c'erano ancheprima, ma si fumavano in ambienti ristretti, in circolicosiddetti artistici, fra letterati e attori . Costituivanoun problema circoscritto per una pittoresca e discu-tibile élite . Dall'estate scorsa, invece, stanno diven-tando un problema di massa .

La droga arriva abbondante negli zaini dei biondicapelloni che con la stagione buona calano dai Paesinordici. Basta un « pane » di mezzo chilo di hashish,opportunamente sbriciolato e venduto, per pagarsi levacanze italiane . I zazzeruti « corrieri della droga » pra-ticano prezzi « onesti » : per un grammo di hashishchiedono da 6oo a iooo lire, e con un grammo, a saperfare bene le parti, si possono confezionare anche cinquesigarette rivendibili a 350-6oo lire l'una . Le pasticcheviolette di LSD costano più care, sulle iooo lire, incompenso offrono un « viaggio » in cabina di lusso .

I ragazzi di solito diffidano delle droghe « esplosive*tipo morfina o eroina, che costano ancor più care, eall'inizio si orientano verso i prodotti meno pericolosi :la marijuana, l'hashish, le amfetamine, la mescalina,le cosiddette «mini-droghe » . E sono già in parecchi apraticare questo turismo nel mondo dei sogni . A Roma- dicono i responsabili - il 30% dei ragazzi si sarebbetolta almeno una volta la curiosità di sperimentare « ciòche si prova »; quelli ormai avviati alla tossicomaniasarebbero tre-quattromila . A Milano la situazione forseè più grave ancora ; il terzo posto in classifica sarebbe,in ballottaggio fra Torino, Genova e Napoli . In tuttaItalia i ragazzi intossicati sarebbero già quindicimila . 3

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Queste cifre vanno viste in prospettiva : il fenomenoappare ora solo agli inizi. Quel che accade oggi in Ame-rica probabilmente si ripeterà anche in Italia, e vale lapena dare un'occhiata fra la gioventù all'ombra deigrattacieli di Manhattan .

IL FUTURO ARRIVA DALL'AMERICALe cifre ufficiose riguardanti gli Stati Uniti dànno

40 milioni di persone che hanno «provato», e iomilioni di tossicomani ormai incatenati alla droga .Le percentuali risultano altissime tra i giovani : dal35 al 55 % di studenti avrebbero fatto uso almeno unavolta della marijuana. I ragazzi trovano sul cancellodella scuola l'emissario della droga che domanda in unbisbiglio : « Hai bisogno di qualcosa? ». La prima joint(sigaretta con l'aggiunta della droga) è in omaggio ; lesuccessive no. In ogni campus universitario gli studentisanno a chi rivolgersi se vogliono fare un « viaggio » .

La sola New York denuncia alle volte quattro mortial giorno, vittime soprattutto della spietata eroina .Gli ospedali americani ogni anno aumentano i posti-letto riservati ai tossicomani, e ospitano in quantitàsempre maggiore ragazzi di quindici anni, di tredicianni, sovente bruciati senza scampo .

Nessuna legge, né la polizia, né la scuola, né la fami-glia, riescono ad arginare il consumo dilagante delladroga. «Non è che un inizio » dicono preoccupate leautorità sanitarie americane . E aggiungono con pessi-mismo (la frase è di un'assistente sociale di Detroit) :«Contro questa malattia contagiosa che distrugge ilcorpo e lo spirito, ci troviamo a combattere a mani nude » .

Questo quadro autorizza a pronosticare il futuroper l'Italia .

COME SONO LE DROGHE GIOVANILa droga di gran lunga più usata dai giovani, in

gergo la chiamano «erba». E la «canapa indiana» .Quella adatta alle « fumate » si può coltivare sul balcone,fra i gerani e i rampicanti .$ «erba» tanto la marijuana che l'hashish . E am-

bedue si fumano . In gruppo . Il drogato classico d'untempo era un adulto solitario e appartato ; il drogatodi oggi è giovane e fa i « viaggi » in comitiva . Il posses-sore della droga di solito fa da guida e da cicerone perla tournée degli altri . Mescola briciole di hashish altabacco di una comune sigaretta, poi arrotola il tuttoin un pezzetto di carta velina : ne viene fuori una siga-retta manufatta piuttosto rozza, che ricorda i tempi deltesseramento dei tabacchi . L'esperto l'accende e lapassa in giro . Dieci minuti dopo, i più sensibili esconoin risatine insulse ; altri prendono a recitare filastrocchesenza nesso ; altri si concentrano estatici nel loro mondointeriore . Le idee si fanno lucide, le immagini prolifiche .Poi l'eccitazione aumenta, e si diventa socievoli, esal-tati, convinti che si è superiori al resto dell'umanità .Presto l'effetto scompare, lasciando posto a un malin-conico stato depressivo. Il qo% delle droghe consumatedai giovani in Italia è « erba » .

Nelle reti della polizia italiana da qualche tempocade con maggior frequenza l'« acido », come lo chia-mano, cioè .l'LSD . Segno che i giovani cominciano afarne uso. Per ora timidamente, data la sua potenza,e con un certo timore reverenziale, come risulta dalsoprannome elogiativo che gli - è stato affibbiato : « Tbcbig drug », la grande droga . Un grammo è sufficienteper mettere in « viaggio » una comitiva di diecimila

4 persone .

I giovani principianti si accontentano spesso di droghepiù blande, cercandole in farmacia. Almeno 5o prodottiliberamente venduti (non per tutti è richiesta una ri-cetta medica) possono servire da droghe. Chi sa qualisono di solito ne tace il nome, ma il segreto è statoinfranto e parecchi adolescenti ne sanno in propositopiù di qualche medico . Così ricorrono per esempio alleamfetamine, le note « bombe » dei ciclisti, sommi-nistrate anche ai soldati nelle ultime guerre perchéaumentano la fiducia in sé, stimolano le reazioni nervosee provocano estrema lucidità . I giovanissimi le mesco-lano con l'innocente coca-cola, con vino o alcool .Allo stesso modo consumano i tranquillanti e gli

ipnotici . Questi prodotti non sono vere droghe; le chia-mano scherzosamente mini-droghe . Si prendono sem-pre in gruppo, ed è molto thrilling per i giovani mani-polare le sostanze alla ricerca della dose più efficace .In uno scantinato di Novate Milanese gli intraprendentiragazzi si iniettavano nelle vene lo sciroppo con oppio,per accrescerne la potenza . Ottennero «viaggi » di mez-z'ora. Continuarono finché uno di loro, colto da crisi,entrò in stato comatoso e dovettero intervenire medicie polizia .

SCALDA POCO E BRUCIA MOLTOContro le droghe, psichiatri, psicologi, sociologi,

tutori dell'ordine e responsabili della cosa pubblicascagliano, compatti e solidali, i fulmini infuocati delleloro scomuniche .Essi conoscono bene l'assuefazione fisica provocata

dagli oppiacei, in particolare dalla cocaina, dalla mor-fina e da quel demonio scatenato che è l'eroina . I loroeffetti sono tragici : scavano nella carne, sconvolgonoil cervello, uccidono la volontà .Le altre droghe provocano quasi tutte un secondo

tipo di assuefazione, anch'essa .molto pericolosa, quellapsichica : si resta affascinati e sedotti dalla droga, si haun vivo desiderio di continuare a prenderla . Non. neva esente neppure la blanda marijuana. Forse in sestessa è davvero - come qualcuno sostiene - menopericolosa dell'alcool, ma molte volte diventa il « rom-pighiaccio » che apre la strada verso l'uso di droghe piùpericolose . Su cento persone che provano per una voltala marijuana, almeno trenta ripeteranno l'esperienza,e dieci non smetteranno più . Sanno poi che l'hashishè sei volte più potente, che l'« acido » fornisce sogni diqualità « super », che esistono paradisi artificiali ancorpiù estasianti : non si fermeranno più. È l'« escalationdella droga» .

I ragazzi escono dall'esperienza profondamente dan-neggiati . Anche se si tratta della semplice marijuana .Perdono interesse per la scuola, la carriera, la vita .Diventano deboli di fronte alla sofferenza e alle diffi-coltà, incapaci di assumere responsabilità, incapaci discegliersi un partner per la vita perché rifiutano glialtri come in pratica rifiutano se stessi. Finiscono perinstallarsi nel mondo della loro evasione, lontani daDio non meno che dagli uomini, e consumano nellasolitudine e contro natura la loro capacità di amare .Dice un proverbio arabo : « L'erba è come il fuoco :scalda un poco, e brucia molto » .

A VOLTE SI SBAGLIA PORTACon l'« acido », stessa assuefazione psichica, e danni

anche maggiori . L'LSD promette il paradiso, ma nonsempre il drogato infila la porta giusta e a volte entranell'inferno . È preso dall'ansia, dallo sconforto, dalterrore . Il volto di un amico si trasforma in un mo-

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La joint di hashish non si porta direttamente alla bocca, maviene aspirata attraverso il cavo della mano .

struoso vampiro, sempre in agguato per avventarglisiaddosso. Lo prende un panico selvaggio, urla, tenta difarla finita. Ammazza o si ammazza .

Il paradiso non è meno pericoloso . Il drogato sente inse stesso tale sicurezza che girando per le strade si sentecapace di fermare con le mani un'auto in piena corsa .Ci prova, e rimane travolto . Oppure si sente così leg-gero da poter volare . Apre la finestra e spicca il salto .Ma la legge di gravità non ha preso 1'« acido », è rimastaquella di prima, e lui si sfracella sull'asfalto .

Le mini-droghe dei giovanissimi in genere non sonocosì pericolose, ma è facile che prendano loro la mano .Le amfetamine provocano sconquassi non indifferentinel sistema neuro-vegetativo . In casi di vera esagera-zione causano delirio allucinatorio, con degenza inclinica, magari prolungata . Le pastiglie degli ipnoticiimmergono in uno stato di sopore con passaggio a mo-menti di lucidità alternati a intensa attività onirica .È un « dormire con molte illustrazioni a colori nel testo » .Il rischio che comportano è soprattutto di non poterpiù fare a meno degli ipnotici .I veri danni delle mini-droghe si situano però al

livello della personalità . Esse hanno una carica incon-sciamente distruttiva, che mina il giovane dall'interno .Per captare un piacere nella sfera vegetativo-affettiva,il giovane rinuncia alle attività veramente umane, acompiere atti razionali di libera decisione. Sradicatodalla vera vita, tutto assorbito dallo sforzo di assaporareil sogno, il giovane finisce per rinunciare alla sua « sto-ricita ». È un vinto, come l'apprendista-stregone di cuiracconta Wolfgang Goethe in una sua ballata : uninesperto « stregone in erba » volle evocare da solo glispiriti degli abissi ma poi, non ricordando più la for-mula per ricacciarli agli inferi, rimase travolto e sopraf-fatto dalla furia degli elementi che aveva scatenato conle sue mani .

TRE ALIBI PER LA DROGADifficilmente serve dire a questi ragazzi - una volta

che hanno cominciato - che la droga li rovina, checompromette il loro avvenire, che avvelena la loro vita .Essi sanno difendersi e difenderla . Vi parleranno deivantaggi della droga, della sua liceità e necessità .

Dicono per esempio che la prendono perché oggi èdi moda . La droga difatti rientra nel codice morale deglihippies, viene celebrata nelle canzoni dei Beatles e diBob Dylan, è la tessera d'ingresso in certi ambientigiovanili . La «moda » costituisce per molti giovani unsolido e inespugnabile alibi, che fornisce loro il diritto•

il dovere di drogarsi .I giovani difendono la droga anche con l'alibi dell'espe-

rienza religiosa . Timothv Leary, il noto « teologo e sacer-dote della religione psichedelica », chiama l'LSD « lattedel paradiso », e asserisce che nelle sedute psichedeli-che si approda « a visioni di estasi, alla trascendenza,alla liberazione dell'io dai limiti spazio-temporali,all'unione mistica » . « L'LSD è una sacra realtà biochi-mica - afferma . - È la porta stretta che si schiude aun'esaltante esperienza mistica » . E Aldous Huxley diritorno da un « viaggio » ha esclamato : « Ho visto quelche Adamo vide il mattino della creazione » . I suoiseguaci rifacendo il verso al testo sacro assicurano :«In principio era l'Allucinazione » . Applicando questanuova teologia, le sètte psichedeliche americane fannodel consumo della droga un rito religioso .

C'è in tutto ciò un equivoco che va chiarito. L'LSDpuò davvero introdurre oltre le soglie del conosciuto• condurre a esplorare un mondo inatteso. Ma questomondo appartiene alla sfera della psiche umana, e nonalla sfera del divino . L'equivoco consiste nello scam-biare per Dio o manifestazione di Dio qualche angolonon ancora scandagliato della propria psiche . Il teologoDomenico Salman, che ha condotto uno studio sull'ar-gomento, ha concluso dicendo : « Non sembra che l'espe-rienza psichedelica legata all'uso delle droghe possacondurre a un'esperienza religiosa autentica» .

L'alibi più frequentemente usato dai giovani consistenel fare della droga la loro arma di protesta nei confrontidegli adulti . La società in cui sono costretti a vivereappare loro caratterizzata da folle alienate, da nevrosicollettiva, massificazione dei rapporti, appannamentodei valori religiosi, contraddizioni nella cultura e nelcostume. Tutti motivi di protesta e di rifiuto . Recentiindagini compiute in Danimarca e in Svizzera diconoche i giovani drogati sono cresciuti in proporzione del52 e 56% in famiglie poco unite se non disunite,• per il 70 °,/o si dichiarano in contrasto con i genitori .Il calore umano di cui avevano bisogno, non trovandoloin famiglia, lo hanno cercato nel gruppo . Ma nel gruppohanno trovato pure il calore dell'« erba » e dell'« acido » .

I MALI OSCURI

Gli alibi dei giovani per giustificare a sé e agli altril'uso della droga sono solo tentativi di mascherare lecause vere, i disagi profondi, i mali oscuri che stannoradicati nella nostra società e nel cuore dell'uomo .

Anzitutto, nel cuore dell'uomo . Esistono certe piaghedello spirito che rendono dolorosa a non pochi giovanila fatica di crescere, di aprirsi la strada verso la maturità•

la vita . Ragazzi con l'anima gracile e il fiato corto,ragazzi spaventati dalle responsabilità troppo grandi,• che giudicano troppo grandi . Essi evitano l'urto fron-tale con la realtà, rifugiandosi in zone d'evasione. Il colle-zionismo, il tifo sportivo, il gioco, l'avventura, per loronon sono come per gli altri un semplice passatempo :diventano un continente in cui sbarcare per sottrarsiall'incubo del reale . Se poi qualcuno li introduce incau-tamente nel mondo delle allucinazioni, vi si trincerano•

non ne escono più .E poi i mali oscuri della società .- A spingerli nell'im-

buto dell'evasione tante volte contribuisce proprio la 5

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famiglia . Quella italiana sta cambiando. Fino a ieril'Italia vantava madri fra le più affettuose del mondo ;pur con gli inconvenienti dello zelo eccessivo, i genitoridi ieri proteggevano i figli . Ora la famiglia si sta aggior-nando secondo i canoni della società industriale, e vederidursi sempre più le sue numerose funzioni tradizionalidi carattere economico, formativo, ricreativo, assisten-ziale . E i figli ? Essi hanno bisogno di affetto oggi comeieri e come sempre ; ma non sanno più che farsene diun calore coccolante : chiedono ai genitori un'amiciziache sia cameratesca e « sportiva » . Tanti genitori invece,in ritardo con i tempi, sanno offrire solo un calore sof-focante divenuto inopportuno ; e tanti genitori nonhanno proprio nulla da offrire. « Drogandosi e autodi-struggendosi - ha scritto uno studioso - i giovaniinconsciamente puniscono i genitori per la loro man-canza di amore» .

Parte delle attribuzioni paterne e materne dovreb-bero oggi essere assunte dalla scuola. Ma la scuola èstata finora una preparazione alla vita e non un mo-mento della vita . Fino a ieri ha fornito ai giovani piùun bagaglio di nozioni ritenute indispensabili perl'arrampicata sociale, che non elementi di giudizio pervalutare la società, o strumenti di lavoro per lievitarladall'interno . Un tempo questo sistema scolastico forseera adeguato ; oggi non regge più . È in atto una radicaleriforma della scuola, ma è lenta e in ritardo . Di fattogli studenti non si trovano ancora a loro agio a scuola ;hanno l'impressione che la vera vita verrà dopo . Sof-frono ciò che è stato chiamato « il complesso dell'anti-camera», un'attesa lunga e frustrante, prima di poterentrare a pieno diritto nella società. Un'attesa moltevolte riempita di droga .

UN COMPITO PER GLI ANNI SETTANTA

Gli anni Settanta affidano alla parte migliore dellasocietà un compito difficile : proteggere dalla droga igiovani deboli .

C'è da aggiornare la legislazione su diversi punti .Essa non discrimina abbastanza fra consumatore e spac-ciatore di droga, e li considera tutt'e due alla stregua

A SERVIZIO DEGLI ALTRI GIOVANI

«ESTATE '70» CON I GIOVANI COOPERATORIAnche nella prossima estate i campi di lavoro offriranno ai giovani cooperatori l'occasione di un servizio a ritmopieno per un loro tirocinio pratico nell'apostolato educativo .Questo infatti è l'aspetto tipico dei loro campi : mentre si fa l'esperienza comunitaria a sfondo fortemente cristiano,si vive a contatto con i ragazzi del luogo, ai quali si tenta di offrire qualcosa di proprio a loro vantaggio, quasia ricambiare l'amicizia e l'ospitalità .Oltre ai campi organizzati dai Consigli Ispettoriali, ne sono previsti alcuni a raggio nazionale .Ecco alcune indicazioni riguardanti questi ultimi : dureranno circa un mese ciascuno e si svolgeranno nel periodoluglio-metà settembre .I campi sono aperti ai giovani cooperatori, o aspiranti a divenirlo, di età 18-28 anni .Lavoro per la gioventù e le famiglie : soggiorni estivi per ragazzi e gruppi ricreativi - Ripetizioni gratuite -Puericoltura ed economia domestica - Prestazioni domestiche - Incontri con la gioventù .Lavoro manuale : costruzione muraria di un'opera di particolare interesse per i giovani del luogo o di vera ur-genza per la collettività .I partecipanti si autofinanziano con un contributo proprio e con il frutto di un lavoro svolto antecedentementeai campi .Località : Cupone di Cerro (Campobasso) • Palma Montechiaro (Agrigento) • Riesi (Caltanissetta)Urzulei (Nuoro) • Talana (Nuoro) .È previsto anche un campo all'estero . . Iscrizioni e informazioni : presso i rispettivi Consigli lspettoriali.

di delinquenti (mentre lo spacciatore è di sicuro uncriminale da punire, e il drogato è quasi sempre unmalato da curare) . Il medico è ancora costretto a denun-ciare il tossicomane che si rivolge a lui per cure : primadi curarlo deve denunciarlo . E poi : la legge riservauguale trattamento sia al cocainomane che al ragazzinoche fuma la joint ; in compenso non fa nulla controchi si avvelena con amfetamine e barbiturici .

Per la scuola la droga è ancora un argomento tabù .In quali libri di testo se ne parla ? Eppure è importantealmeno quanto il massimo comun divisore . Biologia,psicologia, chimica non possono ignorare certi prodottie certi loro effetti . Ma soprattutto filosofia e religionedevono dire la loro parola .

Ben di più può fare la scuola . Rinnovando i program-mi e i metodi, deve giungere a interessare veramentei giovani, ad appassionarli ai problemi della vita . Unalegge recente ha riconosciuto agli studenti il diritto diassemblea; ma le assemblee sovente sono servite a pic-cole minoranze per esercitare una certa demagogia .Sarebbero invece da utilizzare per avviare i giovani aconcrete responsabilità sociali .Ma non basta. C'è uno sforzo morale da compiere,

qualcosa che la società degli adulti ha da dare prima ase stessa e poi ai giovani . Quando Goethe esclamavacon enfasi : « O ideale, tu solo esisti! », commettevacerto un enorme peccato di romanticismo, ma nellostesso tempo prescriveva una ricetta contro la droga .Il nostro Pierino quotidiano non ha bisogno di roman-ticismo (e sa difendersene da solo, oggi) . Ha bisogno diideali . E di Dio, fonte degli ideali .

Prima di affidarsi all'« acido », Pierino forse è statodeluso dagli adulti . Dai genitori, dagli educatori, daitestimoni civili e religiosi di questa nostra società .Forse ha trovato molti errori, molte scissioni, moltianatèmi nel mondo, ma pochi ideali e poca fede . E auna realtà banale ha preferito l'allucinazione . Saràcosì, o peggio, per i giovani degli anni Settanta, se nontroveranno adulti capaci di amarli con amicizia came-ratesca e « sportiva », adulti che siano per loro contoentusiasti della vita, e appassionatamente votati a unideale .

a

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Educhiamocome

`Don Bosco

Educarei giovanifacileo difficile?

Don Bosco entrò un giorno in unaIEcco come Don Bosco conquistava i Ibarbieria di Torino per farsi radere la giovani : sapeva dare fiducia e attirarli :,

barba. Vi trovò un ragazzetto che faceva a sé per educarli e portarli a Dio . Scrissecon umorismo uno psicologo : « Educarei ragazzi è facilissimo se si ha la pa-zienza di un certosino, i nervi di un astro-nauta e poco bisogno di sonno» . Megliosarebbe dire : « Educare i ragazzi è facileper chi sappia dare loro fiducia e amarliveramente fino al sacrificio di sé » .

- Come ti chiami? - gli chiese( Don Bosco .

Mi chiamo Carlo Gastini .Hai ancora i genitori?Ho soltanto la mamma .Quanti anni hai?Undici .Hai già fatto la primaNon ancora .Vai al catechismo?Quando posso, vado sempre .Bravo, bravo . Adesso tu mi devi farebarba .Per carità - interloquì il padrone, -

non si arrischi, reverendo . Questo ra-gazzo è da poco tempo che impara . Èappena capace di radere la barba ai cani .- Non importa, - rispose calmoDon Bosco ; -se il ragazzo non cominciaa provare non imparerà mai .- Mi scusi, reverendo ; la prova, seoccorre, gliela faccio fare sulla barba diun altro, non su quella di un prete .- Questa è curiosa! Ma la mia barbaè forse più preziosa ? Niente paura, signorbarbiere . (Qui Don Bosco rivelò il suonome e poi giocando scherzosamentesul cognome aggiunse) : La mia barbaè barba d' bosch (bosch in piemontesesignifica legno) . Mi basta che non mitagli il naso .

Il ragazzetto apprendista ci si provò.Don Bosco subì imperturbabile il col-laudo. « Non c'è male, - disse allafine, - non c'è male . Un po' per voltadiventerai un famoso barbiere» . Scherzòancora con Gastini, por gli lanciò l'in-vito di venire all'Oratorio la domenicaseguente ; il ragazzo glielo promise.

Pagò il padrone, e uscì . Lungo lastrada ogni poco Don Bosco si lisciavala faccia che gli doleva e gli bruciava .

Ma era contento di aver conquistato unragazzo. Carlo tenne la parola ; la dome-nica seguente eccolo puntuale all'Ora-torio . Don Bosco lo elogiò, lo fecegiocare con gli altri ragazzi . Terminatele funzioni religiose, gli disse una dellesue celebri paroline all'orecchio ; poi locondusse in sacrestia, lo preparò con-venientemente e ne ascoltò la confes-sione. Fu tanta la commozione di Carloche a un certo punto scoppiò a piangere .Anche a Don Bosco vennero sugli occhile lagrime . Da quel giorno l'Oratoriodiven-ne per Carlo Gastini la sua seconda casa .

la

subito

comunione? Qual è il maggiore ostacolo ai buonirapporti tra educatori e ragazzi ?

Ordinariamente, è ostacolo l'incapacitàdi amare i giovani fino al sacrificio .

I genitori spesso fanno consistere il loroamore nel procurare ai figli ogni benes-sere materiale, mentre essi cercano benaltro . Essi vogliono trovare nei genitorigli amici a cui confidare i problemi per-sonali, la guida sicura nelle difficoltàche la vita presenta loro con il cresceredell'età . Ma il primo passo lo debbonosempre fare i genitori . È difficile che ifigli riescano a farlo per primi . Lo stessosi può dire degli educatori . Non basta,ad esempio, essere un buon insegnanteper educare il ragazzo ; bisogna amarlo,e dimostrargli in modo convincente ilproprio affetto.

Gli adolescenti si dimostrano spessodisinteressati o addirittura irrive-renti in fatto di religione . Come fare?

Un po' è causa dell'età, un po' dellasocietà in cui vivono . Un po' è anchecolpa degli educatori, che raramentesanno presentare l'autentica religione delVangelo. I giovani respingono d'istintouna religione fatta solo di leggi, di di-vieti e di minacce . Ma questa non èla religione di Gesù Cristo .

Quali mete debbono additare ai gio-vani i genitori e gli educatori 7

Anzitutto occorre aiutarli a diventare uo-mini maturi e responsabili . Poi a convin-cersi che senza Dio e senza fede la vitadiventa un rebus inestricabile e insoste-nibile . È bene guidarli a fare da se stessitali scoperte . Per esempio, dato che siparla tanto di «amore» : invitarli a sco-prire dove c'è amore autentico e dovenon c'è. I risultati della loro indaginetroveranno la conferma divina nel Van-gelo ed essi cominceranno ad apprezzarlo

7

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I l1 3o agosto dell'anno scorso un gruppo di sale-siani di Arese fu ricevuto in udienza privata dal Papa .

Paolo VI ebbe parole cordiali e affettuose per tutti(ne abbiamo riferito nel numero di dicembre) ma sitrattenne in modo particolare con il coadiutore DanteDossi, che gli parlò della sua attività a favore dei gio-vani carcerati . Il Papa lo ascoltò con viva attenzionee poi, dandogli una benedizione speciale, gli disse :«Quando vai a trovare questi giovani in carcere, portaa ciascuno di loro il mio saluto, e digli che il Papavuole bene anche a loro» .Abbiamo voluto conoscere direttamente da questo

salesiano i particolari di una esperienza che ci è parsaricca d'interesse .

Signor Dossi, sappiamo che l'apostolato tra i carceratifu esercitato già da Don Bosco sotto la guida di DonCafasso ; e oggi i salesiani svolgono la loro opera ancheinalcuni riformatori, per esempio ad Arese . Tuttavia,ci sembra che rappresenti ancora una eccezione nellaCongregazione . Vorrebbe dirci come sia nata in lei l'ideadi dedicarsi a questa attività?

Nel 1955, quando l'allora mons . Montini affidò aisalesiani il riformatorio di Arese, io fui uno dei primisalesiani che i Superiori destinarono a quella Casa .Conobbi così per la prima volta tanti poveri giovaniche la società puniva per i loro sbagli, e mi accorsisubito che la cosa di cui sentivano più urgente bisogno,l'unica che li avrebbe veramente aiutati a redimersi,era la comprensione, l'affetto . Così sono diventato illoro amico e il loro confidente . Alcuni di essi, pur-troppo, ricaddero nel male e finirono in carcere . Sentiiil bisogno di andarli a trovare, per riconfermare aloro il mio affetto e la mia fiducia . Essi stessi mi fe-cero conoscere altri compagni di sventura ; altri mifurono presentati dal cappellano o dal direttore delcarcere. Così, ora conosco e seguo decine di giovaniin una cinquantina di carceri e di penitenziari un po'per tutta l'Italia .

Dire « carcere,> significa indicare il luogo dove vengonorinchiusi uomini violenti e malvagi. A varcare quelle so-glie lei ìmit ~u , : lii r, r

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Timore, soprattutto dei carcerati, assolutamente no .Disgusto, pena, sì, e per molti motivi . Chi non hamai visitato una prigione, ben difficilmente può im-maginare quali siano le condizioni di vita di un de-tenuto. La maggior parte di quegli edifici sono costru-zioni molto vecchie (antichi castelli, fortezze o ancheconventi) ; sono fredde, umide, senza sole, avare diluce e perfino di aria. Faccia il confronto con gli al-loggi, anche modesti, nei quali abitiamo noi, e poipensi a chi è gettato a marcire in quei tuguri . Ma c'èdi peggio. Non di rado i presunti colpevoli debbonoattendere il processo per mesi e mesi, e quando la sen-tenza è di assoluzione, chi gli ripaga l'immenso dannomateriale e morale che hanno subìto ? Non parliamopoi di certi regolamenti, talmente arretrati e irragione-voli da diventare addirittura disumani . Non dobbiamoallora meravigliarci troppo quando scoppiano rivoltefuribonde, come quelle che l'anno scorso hanno riem-pito le cronache dei giornali .

L'opinione comune condanna questi uomini perchéhanno mancato gravemente contro la società, e ritiene

8 quindi logico che non si usino loro tanti riguardi . A

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Incontriumanial di ladello sbarroLA SINGOLAREESPERIENZADI UN SALESIANOCOADIUTORE

parte il fatto che spesso i peggiori misfatti contro l'uma-nità restano impuniti, e certo che la detenzione devecercare di redimere il colpevole, non solo di •punirlo .Si deve fare ogni sforzo perché siano eliminate le con-seguenze degenerative, antisociali e antiumane delcarcere .

E poi, è gente che ha fatto del male, d'accordo .Ma perché l'ha fatto? È una questione da non eluderecon leggerezza . Sa cosa vuol dire essere nati e cre-sciuti in un ambiente di miseria, senza un minimo dicalore umano, da genitori a loro volta depravati o di-sgraziati ; sa cosa vuol dire vedersi respinti e derisidalla società «bene» perché sporchi, stracciati e senzacultura? Io francamente al loro posto non so se avreiagito meglio. Non creda che esageri, le posso docu-mentare quanto dico .A questo punto Dossi apre un voluminoso dossier

di lettere, e ne legge alcuni brani con voce velata dallacommozione .

« Caro Dante, la tua lettera così piena di affetto miha fatto piangere . Io non ho mai sentito parlare così .Mio padre è morto, mia madre si è data al mestiere . . .con i miei fratelli non si va d'accordo. Mi sono trovatoin mezzo a una strada » .

« Carissimo Dante, la tua lettera mi ha fatto piangere . . .la tua parola è energia, è fede, è bontà, è coraggio, èamore . . . sei tu che mi dai la volontà per superare questigiorni tremendi . . . Continua nella tua opera e aiuta igiovani che hanno avuto tante amarezze dalla vita» .

« Scrivendo da questi posti, mi vergogno e nonriesco a capire come abbia potuto cadere così in basso . . .solo dopo compresi lo sbaglio fatto, capii la fine cheavrei fatto, e pensai a mia madre . .. Mi vergogno diessere al mondo, e non vedo l'ora di uscire per di-mostrare che sono ancora capace di vivere e di lavorareonestamente » .

«Quando si è qui dentro, più nessuno ci pensa . . .da quando lei mi scrive, sto tornando a credere al Si-gnore, e prego tutte le sere . . . Mai nessuno mi ha scrittoda quando sono in carcere, tutti mi hanno abbando-nato . .. sono tanto e tanto felice quando lei mi scrive,ogni sua lettera fa sorridere la mia cella».

« Lei è la sola persona che si è interessato di me du-rante tutto il tempo della mia carcerazione, e mi haaiutato in tanti modi a correggere il mio carattere, perdiventare un ragazzo onesto e laborioso, in modo dapotermi reinserire positivamente nella società . Le as-sicuro che lavorerò, saprò quello che è giusto fare enon fare, le amicizie da allontanare, gli ambienti chenon dovrò più frequentare . . . » .

Là documentazione non finirebbe più . ' La interrom-piamo per porre un'altra domanda .

Però sta di fatto che tra i delinquenti ci sono anche gio-vani « di buona famiglia, incensurati » : come spiega questicasi?

Se ne sono già occupati ampiamente i giornali . Iodirò soltanto questo: come può definirsi buona unafamiglia che si preoccupa quasi unicamente di cosemateriali ? Genitori che saziano i figli di bistecche, divestiti e di divertimenti, ma che non sanno amarliveramente, non hanno un minimo di capacità educativa ?E poi, ce lo conferma l'esperienza di ogni giorno, sela famiglia non possiede il senso cristiano della vita, 9

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II salesiano coadiutore Dante Dossi è incoraggiato da Paolo VI a conti-nuare la sua attività a favore dei giovani carcerati : « Porta a ciascuno ilmio saluto e di' che il Papa vuol bene anche a loro » .

possiamo aspettarci qualsiasi sorpresa, non esclusa ladelinquenza dei figli . Dove Dio non è rispettato eamato, non dobbiamo meravigliarci di nulla .

In concreto, signor Dossi, come svolge la sua opera trai aetenuti?

Io mi dedico particolarmente ai giovani, com'è lo-gico per un salesiano. Poiché, come ho già detto, queipoveretti hanno soprattutto bisogno di comprensionee di affetto, io cerco di stabilire con loro un rap-porto di vera amicizia, e il mezzo più facile per rag-giungere questo scopo è la corrispondenza . Alcuninon ricevono mai posta, da nessuno . Quando vengonoa conoscere uno che si interessa di loro in modo sinceroe affettuoso, si sentono rinascere . Si riaprono alla spe-ranza, alla fiducia, si aggrappano a me come a un padre,a un salvatore . Senta ancora questi brani di lettera :«Non può certo immaginarsi come la sua mi sia

giunta gradita. Davvero non pensavo che qualcunopotesse interessarsi di me, tanto più in un luogo comeil carcere, relegato da tutti . . . » .

« Caro Dante, ti prego, stammi vicino col pensiero,con la tua lettera settimanale . . . Non ho che te, nonabbandonarmi, fammi coraggio, ne ho tanto bisogno .Se, non potrai venire al processo, scrivimi almeno,terrò la tua lettera sul cuore, così ti saprò vicino ame . . . » .

Ma questo contatto epistolare è insufficiente ; appenaposso mi inetto in viaggio e vado a trovare i miei amici .Quando mi vedono arrivare, non le dico la loro gioia,le feste che mi fanno. Le nostre conversazioni nonfinirebbero più. In questo modo, io posso conosceremeglio il loro animo, la loro situazione, il loro dramma .In tono di amicizia affettuosa, ma leale e sincera, cercodi aiutare il giovane a rientrare in se stesso, a esaminarsisulle sue responsabilità, e con pazienza e coraggio loaiuto a iniziare quella riforma interiore che dovrà

renderlo capace di una vita laboriosa e onesta il giornoin cui, terminata la sua espiazione, riacquisterà la li-bertà. In questo dialogo umano, anche il tipo più esa-cerbato e ribelle si calma e si apre alla fiducia di poterrisorgere a una vita nuova .

Le fanno anche richieste di ordine materiale, economico?

Naturalmente . E non si tratta soltanto di sigarette• di viveri. Molti di essi sono poverissimi, abbandonatidalle loro famiglie, che se ne vergognano, e non hannosoldi per pagare l'avvocato ; alcuni non hanno neanchela biancheria per cambiarsi . Allora io stendo la manoper loro, povero per aiutare i poveri . E gli aiuti ven-gono, perché le anime generose non mancano, tantopiù che ormai sono conosciuto, e tutti sanno dove vaa finire il danaro che mi viene offerto . Non è raro ilcaso che lo stesso avvocato riduca al minimo le sueesigenze di onorario .

Ma questi carcerati non hanno la possibilità di lavorar e,•

quindi guadagnarsi qualcosa? Ne caverebbero ancheil vantaggio di non marcire nell'ozio, e di addestrarsia un lavoro onesto per il ritorno in società.

Certamente. Purtroppo però in molte carceri il la-voro non è possibile: mancano i laboratori, mancal'attrezzatura indispensabile . Invece dove questa esiste,i carcerati lavorano volentieri ; oltre i grandi vantaggiche lei ha detto, hanno anche la soddisfazione di potercontribuire con il loro lavoro alle spese necessarie . Ea questo proposito mi permetta uno sfogo . Qualcunoha scritto che l'Italia sarà finalmente un paese civileil giorno in cui verrà approvato il divorzio . C'è da ri-manere sbalorditi. Io ritengo che l'Italia sarà un paesecivile quando ci sarà lavoro per tutti, quando ci sa-ranno ospedali e scuole a sufficienza, e quando anche lecarceri saranno più umane . E non il giorno in cuientrerà in vigore una legge che, distruggendo la famiglia,aumenterà ancora il numero già grande di giovani fuor-viati e delinquenti, come succede in tutti i paesi divor-zisti . Tornando ai carcerati, ricorderò che non c'è soloil lavoro per tenerli utilmente occupati, c'è anche lostudio. Molti di essi hanno un vivo desiderio di stu-diare, e mi chiedono libri di ogni genere : grammatiche• vocabolari di lingue moderne, testi di meccanica,di elettronica, e perfino di zoologia . . . In qualche car-cere ci sono già corsi di studio organizzati, con esamiregolari e relativi diplomi. Ma sono ancora casi ecce-zionali .

Signor Dossi, quando questi carcerati hanno scontatola loro pena e riacquistano la libertà, trovano facile odi cile reinserirsi nella vita sociale? Trovano una fa-miglia, un lavoro, possono stare a testa alta, o rimaneimpresso il marchio del carcerato?

Lei tocca uno dei problemi più penosi e spinosi .È l'incognita che tormenta il carcerato . Senta cosascrive questo giovane: « Che cosa succederà quandouscirò dal carcere ? Si ripeterà quello che è già accadutouna volta ? Vorrà la società tendermi la mano e reinte-grarmi nel suo seno o non vorrà invece rigettarminel fango ? Questi interrogativi hanno creato dentrodi me aridità e sfiducia . . . ».

E non sono timori infondati . Glielo posso documen-tare con quest'altra lettera : « Uscito dal carcere, trovailavoro come tornitore alla Ditta . . . Mi fecero fare il

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capolavoro e fui assunto con una paga superiore acentomila lire al mese . Mi misi di buona volontà, miaumentarono, e avrei dovuto migliorare ancora . Andavobenissimo, ero contento, e il capo era soddisfatto delmio lavoro . Un giorno venni chiamato dal direttore,il quale mi disse nel più garbato dei modi che erolicenziato per via dei «precedenti», e mi promise chenon avrebbe detto ad altri il motivo del mio licenzia-mento. Cercai un altro lavoro, ma porte chiuse ; misisu, in uno scantinato, una piccola officina, ma nontrovavo lavoro, e così finii ancora in questi brutti posti .Perché la società non ci lascia vivere tranquilli e lavo-rare come ogni cittadino? Abbiamo già espiato, perchénon ci vengono in aiuto? Vogliamo solo lavorare e di-mostrare che siamo cittadini onesti . . . ».

Bisogna ammettere tuttavia che la diffidenza verso questiuomini è istintiva . Quali argomenti potrebbe addurre peraiutare a superarla?

Anche solo la mia esperienza, una ormai lungaesperienza. Sono stato tanti anni ad Arese e hoconosciuto tanti giovani che hanno maturato nella sof-ferenza un ravvedimento sincero e stabile . Molti sonoriusciti a reinserirsi nella società e a guadagnarsenela fiducia come gente laboriosa e onesta . Le dirò di più .Ho trovato tra questi detenuti una generosità che èsconosciuta a tanti altri giovani « perbene » . Senta an-cora questa lettera : « L'altro giorno è venuto nellamia cella un detenuto che piangeva. Lo avevano arre-stato per una multa di i5 mila lire ; lui non le aveva,allora gliéle ho date io . Così ora sono all'asciutto . . . » .E quest'altra: « Carissimo Dante, oggi abbiamo ricevutoil tuo pacco. Ci è giunto proprio a proposito, perchéè arrivato il freddo . Abbiamo ripartito la biancheriatra i compagni di cella ; il resto lo abbiamo dato adaltri ragazzi più bisognosi . . . » .

MATRIMONIO

G. Campanini, L'amore coniugale,pag . 93 • L. 350

A.Toniolo Pasquali, Armonia coniugale,pag . 117 • L. 350

P. Gagliardi, Momenti di vita coniu-gale, pag. 116 • L. 350

A. Riva, Sessualità e matrimonio,pag . 112 • L. 400

PER LA DIFESA DELLA FAMIGLIANelle diocesi, parrocchie, capoluoghi di provincia sono sorti movimenti, comitati, gruppi vari per la difesa dei valori del matrimonioe per sostenere una nuova politica familiare, più aderente alle necessità del nostro tempo e dei nostri figli .I Centri Cooperatori sono invitati ad aderire e animare tali provvidenziali iniziative, che rientrano nel loro programma apostolico .A questo fine cominciamo a offrire titoli di libri che possono essere ottimi sussidi per illuminare e orientare .In questo numero presentiamo la collana Enciclopedia della famiglia della editrice Sales (Circonvallazione Aurelia 50 - 00165Roma), in cui vengono trattati da autori competenti gli argomenti di fondo del matrimonio, della famiglia e della educazione .

iFAMIGLIA

A. Crivelli, 1 conti di casa, pag . 127L. 350

G . Ricca, Quando la madre lavorafuori casa, pag. 128 • L. 350

D. Volpi, Tempo libero e famiglia,pag . 103 • L. 350

F. Franceschetti, La casa per la fa-miglia, pag. 99 • L. 350

La loro bontà di fondo emerge in tante lettere scrittealla mamma con espressioni traboccanti di affetto e dipentimento . Qualcuno ha perfino espresso in versi isuoi nobili sentimenti . Non pochi hanno ritrovato lafede in Dio: nel mio umile interessamento per lorohanno capito che Dio non li aveva abbandonati . Cisono addirittura di quelli che vorrebbero riscattareil passato mettendosi al servizio dei più poveri neipaesi sottosviluppati .

Un'ultima domanda . Lei pensa che i nostri Cooperatoripossano fare qualcosa a favore dei carcerati?

Certo, moltissimo, come già stanno facendo alcunicentri, ad esempio Casale, Belluno, Bari . . . È tuttaquestione di cuore, come diceva Don Bosco . Si trattadi incominciare a vincere la naturale diffidenza, percapire il loro dramma e donare un po' di affetto, dicui sentono enorme bisogno . Andarli a trovare, te-nere corrispondenza ; visitare la loro famiglia, aiutarlaa superare le difficoltà materiali e morali, in modoche non dimentichino il carcerato . . . Procurare libri,indumenti, offrire serate ricreative o anche incontrisu argomenti educativi . Io ho trovato non pochi gio-vani che, dopo avermi interrogato a lungo sulla miaesperienza, si sono spontaneamente impegnati ad aiu-tare i carcerati rinunciando a un gelato, alla sigaretta,al cinema . . . Così riescono ad aiutare la moglie rimastasola, o i bambini piccoli, o magari la mamma vecchiae malandata ; e anche a contribuire per le spese del-l'avvocato. Tutto sta a cominciare con fiducia e amore :il resto verrà da sé .

Per conto mio, le posso assicurare che questa espe-rienza ha cambiato la mia vita, e mi procura una gran-dissima gioia: quella che deriva dalla certezza di ser-vire Cristo, che continua a soffrire in . carcere nellapersona di questi nostri giovani fratelli .

EDUCAZIONE

A. M. Sarti, 1 primi due anni dei bam-bino, pag. 96 • L. 350

A. M. Sarti, II bambino dai due aisei anni, pag. 103 - L. 350

G . Strani, Ragazzi a scuola, pag . 103L. 350

G . Donato, Ragazzi al lavoro, pag. 95•

L. 350

C. Busnelli, I ragazzi difficili, pag. 108•

L. 400

B . M . Aironi Faccini, L'adolescenza,pag . 112 • L. 500

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PAROLA D'ORDINE

OMSIIAL'antica istituzione delle Compagnie salesiane riviveoggi in Spagna attraverso la rinnovata metodologia deigruppi spontanei, che frantumano la massa dei giovani

consentono un'educazione individuale . Basandosi

sulla naturale esigenza che i ragazzi hanno di agire

sul loro senso dell'amicizia, i gruppi spontanei

propongono loro dapprima le attività del tempo libero,

ma sotto la guida dell'educatore li maturano

gradualmente alla formazione personale e all'apostolatod'ambiente, in un clima di confidenza e di serena

12 collaborazione, come voleva Don Bosco .

Ho notato - mi diceva un gio-vane catechista in un collegio di

Valenza - che molti fenomeni so-ciali prima esplodono in Francia,poi passano in Italia e quindi arri-vano qui da noi in Spagna » . Si par-lava di problemi giovanili, argomentoa cui egli si appassionava, e aggiun-geva : «Tutto sommato noi qui siamofortunati, perché abbiamo modo diprevedere per tempo che cosa ca-piterà tra qualche anno da noi: pos-siamo leggere libri e documentazioni,studiare i fatti altrui e prepararcicosì ad affrontare in tempo le futuresituazioni di casa nostra» . Avevaragione questo salesiano a ritenere laSpagna fortunata, anche perché difatto - nel mondo della pastoralegiovanile - non si limitano a osser-vare i problemi ma scendono al pra-tico, con iniziative che sono spessomigliori dei modelli stranieri studiati.

Ho sott'occhio due volumetti ugualinel formato e nell'impaginazione : unoitaliano, un documento della nostraConferenza Ispettoriale intitolato Lacomunità educativa, del 1966, e l'al-tro spagnolo della Conferenza Ispetto-riale Iberica col titolo analogo : La

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SALESIANIIN SPAGNA

comunidad educativa, posteriore diun anno. Sembrano uno la traduzionedell'altro . Stesse parole, stessi titoli,perfino stessa impostazione grafica .Ma a un tratto il testo cambia, illibretto spagnolo ha un paio di pa-gine « diverse », due pagine che ba-stano a dare nuova profondità e effi-cacia a idee, orientamenti, schemi teo-rici e realizzazioni pratiche nei col-legi, negli oratori, nelle associazioni.

Ricordo, mentre visitavo un col-legio salesiano a Zamora nel nord dellaSpagna, un lungo corridoio con a si-nistra i laboratori e a destra ampiestanze bizzarramente ammobiliate : unapiena di cavalletti da pittori ; un'altracon, leggii, spartiti musicali e chi-tarre; un'altra con fotografie, pelli-cole sviluppate, bacinelle, boccette diprodotti chimici; altre stanze ancora,tutte segnate dal pittoresco efferve-scente attivismo dei ragazzi. « Sonole sale - mi spiegarono - dove siriuniscono "los grupos naturales"per le attività del tempo libero» .

Ricordo, mentre visitavo uno deitanti collegi di Barcellona, un altrocorridoio che a sinistra dava sullevetrate multicolori della chiesa nuova

e a destra portava in una decina disalette piccole, tutte uguali, ciascunacon due pareti a vetro, un tavolo ro-tondo basso che quasi la riempiva, eotto o nove sedie intorno . « Sono lesalette - mi si spiegò - dove si riu-niscono "los grupos naturales" perle adunanze di tipo formativo » .

Proprio di questi gruppi, che làchiamano naturales e in Italia spon-tanei, si parla nelle due pagine «di-verse » del documento spagnolo . Sonoessi che, con la loro particolare im-postazione, dànno un volto tipico allapastorale giovanile di Spagna .

Un uomo nell'occhiodel ciclone

Come capita quasi sempre, nell'oc-chio del ciclone - al centro del vorticedi idee e di iniziative - c'è un uomo .Solo, in disparte, riflessivo, attivo .Sono andato a scovarlo a Madrid,al secondo piano della longilinea casasalesiana di Calle Alcalà .

Don Antonio Mélida, 44 anni, giàdirettore a Valenza, poi delegato ispet-toriale per la pastorale giovanile, poipromosso a delegato nazionale, ha ilviso tondo, roseo . e un sorriso che di-sarma. Capisci come i ragazzi dove-vano essere entusiasti di lui.

« Vede - mi dice - i ragazziche ci arrivano in collegio formanouna massa, sulla quale è difficileinfluire . Bisogna frantumare questamassa. È ciò che chiamiamo "de-massificazione" . Cioè bisogna fare inmodo che i giovani si raccolganoin piccoli gruppi attorno a un su-periore : allora si potrà influire sudi loro. La demassificazione però èsolo una parte del lavoro educativo :la seconda è la "socializzazione" .Il ragazzo viene restituito ai suoicompagni (e domani alla società ealla Chiesa), per vivere fin dal col-legio, dal circolo, dall'oratorio, le in-tense relazioni sociali» . E don Mé-lida tira fuori i volumetti sulla « co-munità educativa» .

Li scorre rapido, con la matita inmano, trova i punti chiave e li sotto-linea . « Il salesiano - sottolinea nelvolumetto italiano - è un inviatodalla Chiesa ai giovani d'oggi » . Epoi : « La formazione integrale delgiovane è opera di tutta la comunitàeducativa » . E ancora : « La comu-nità non può sussistere validamentese agli allievi si richiede solo di ri-cevere, di assimilare e eseguire, senzaconsentir loro, né chiedere loro, dipensare, di dare, e entro certi limitidi decidere » . E più avanti : «Educarel'uomo è renderlo libero . La conse-guenza è evidente : io, come educa-tore, non avrò fatto nulla se non

sarò arrivato a far volere il mioallievo. Non far fare, ma far volerefare » .

La matita di don Mélida sottolineaancora « l'aspetto dinamico e atti-vistico dell'assistenza salesiana, concui il semplice sorvegliare ha benpoco in comune » ; infatti «l'educa-tore convive con gli allievi, parte-cipando alla loro vita, interessandosidei loro problemi, prendendo partealle loro conversazioni e ai loro giochi,e intervenendo a rettificare idee, acorreggere ragionevolmente giudizi evalutazioni » . Educare così è difficile,richiede una capacità di amare e unadedizione assoluta, ma è educare se-condo Don Bosco .

« I gruppi spontanei - dice donMélida - si innestano proprio suquesti princìpi. Noi insistiamo moltoperché questi gruppi siano liberi » . E'legge - questa volta dal volumettospagnolo - una raccomandazione :« Si procuri soprattutto che i gruppinascano e si sviluppino per inizia-tiva spontanea dei ragazzi ». « Delresto - aggiunge - Don Bosco•nella biografia di Domenico Savioaveva scritto a proposito delle Com-pagnie: "Esse si tenevano con li-cenza dei superiori, ma erano assi-stite e regolate dai giovani stessi»-L'iniziativa era dei giovani .

« Ora in Spagna torna a essere così .All'inizio dell'anno il catechista sug-gerisce le iniziative possibili . I ra-gazzi nelle ricreazioni discutono leattività da svolgere e si scelgono traloro, in modo che ogni gruppo siaformato da amici affiatati . E si co-mincia » .Il documento spagnolo - siamo

alle due pagine «diverse » - proseguecosì : « È necessario distinguere tretipi di gruppi, secondo le loro fi-nalità. Primo tipo, gruppi puramentesportivi, artistici, culturali, in rela-zione con il divertimento e il tempolibero ». Commenta don Mélida : « Sonoi gruppi a cui qualsiasi ragazzo siorienta spontaneamente, seguendo ilproprio istinto e il proprio gusto,per quel bisogno irresistibile che hadi fare, cantare, suonare, giocare in-sieme con gli altri . Ma molti di questiragazzi sono già in grado di riunirsia scopo formativo, per discutere suqualche problema e impegnarsi nellavita spirituale . Per costoro c'è ilsecondo tipo di gruppi » .

Legge dal volumetto : « Sono gruppidiretti essenzialmente alla formazionepersonale di ciascun membro, anchese per costituire il gruppo si utilizzaqualche attività ricreativa o cultu-rale ». «All'inizio - aggiunge donMélida - si tratterà di attività sem-plici di vita sociale, come aiutare i 13

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compagni. Ma vogliamo che i gruppinon si fermino al primo stadio,quello del tempo libero, ma appenadiventa possibile giungano al se-condo. Col passare del tempo l'at-tività formativa del gruppo può di-ventare la principale, senza peròche venga abbandonata l'attività deltempo libero » .

« E naturalmente - aggiunge -si va oltre . Il gruppo formativo puòmaturare al punto da accettare disvolgere un lavoro apostolico a ser-vizio dei compagni sul piano organiz-zativo riguardo alle attività del col-legio o dell'oratorio . Si ha così ilterzo tipo di gruppi (e legge dal vo-lumetto) : "I gruppi di formazione,ma con intento e azione apostolicanell'ambiente in cui vivono" . Sonogruppi di dirigenti, che aiutano ilcatechista e il consigliere, e si assu-mono anche la responsabilità di ani-matori nei gruppi dei compagni piùpiccoli* .

Don Mélida s'infervora come chisa di essere dalla parte del giusto :« L'importante nell'educare diventail far passare i ragazzi da un tipodi gruppo all'altro » . « Una dellemete che l'educatore ha da conse-guire per gradi - è scritto - è difar sì che i gruppi veramente forma-tivi si orientino all'apostolato attivo,e che quelli puramente ricreativi oculturali si completino presto conriunioni di carattere formativo » .

Alla domanda su come funzionano,don Mélida risponde con franchezza :« In parecchie case salesiane moltobene, in altre più o meno, in altrenon si fa ancora nulla . Ma abbiamocominciato solo da tre o quattro anni .Su 8o.ooo ragazzi raccolti nelle no-stre opere, 30-35 .000 si riunisconogià. E quel che più conta, sonosoprattutto i ragazzi più grandi» .Non mi restava che andare a ve-

dere, e sono partito per Zamora, ilcollegio che ha un corridoio ammobiliatodal pittoresco attivismo dei ragazzi.

1 gruppi spontanei di Zamora«Certo che ci vogliono i gruppi .

Per rompere la monotonia dell'in-ternato. Il ragazzo vive con noitutte le ventiquattro ore del giornoe dopo qualche mese è stufo. Madovrà sopportare e farsi sopportarefino alla fine dell'anno scolastico . La"routine" assorbe, spreme, soffocail ragazzo » . A parlare così è il cate-chista di Zamora, don José Samaniego,il responsabile di quel famoso corri-doio .

Il suo ufficio, in cui mi ha trovatoa fatica un posto a sedere, porta dap-

14 pertutto le tracce di mille iniziative,

sbozzate, cominciate, troncate; finite,consumate, e relegate all'angolo. Con-tinua : « Nel nostro collegio notiamoche quei ragazzi che esercitano qual-che attività, che cantano, dipingono,fotografano, sopportano poi la vitadell'internato molto meglio degli al-tri . Il ragazzo che riesce in qualcheattività acquista sicurezza, fiducia disé, e quindi si dispone a una vitatranquilla . I ragazzi più malcontenti,più critici sono quelli non impe-gnati in nulla . Questi gruppi ven-gono incontro a un'esigenza fonda-mentale dei giovani, che è l'afferma-zione della personalità . Il motivo èche nei gruppi essi si sentono con-siderati come persone . È quel chenoi vogliamo, ciò che chiamiamocon parola d'un certo effetto la de-massificazione » .

Anche lui ha pronunciato la "pa-rola" . Don José Samaniego è gio-vane, alto, sottile, pieno di fuoco ;fatto per mettere sossopra il collegio .Fino a stancare i ragazzi. Fino astancare anche i confratelli .

A Zamora i confratelli sono tuttimobilitati per i gruppi. Mi facciofare l'elenco delle attività. Ci sono igruppi sportivi, sotto l'egida del con-sigliere. Una figura, quella del con-sigliere, che nella comunità educativabasata sui gruppi spontanei viene moltovalorizzata : le attività del diverti-mento e del tempo libero rientrano in-fatti nel suo dominio .

Ci sono i gruppi fotografici, ilgruppo del cine, i gruppi della mu-sica, i gruppi dei lavori manuali, igruppi delle bacheche, il gruppo deigiornalisti, il gruppo dei pittori. . .

Don Samaniego è sicuro di aver di-menticato qualche gruppo . Sono tanti.Come catechista cura in modo specialei trenta e più gruppi di impostazioneformativa e apostolica . Lo aiutano iconfratelli e anche i ragazzi più alti.Questi ultimi li riunisce ogni setti-mana, e tutti insieme preparano l'in-contro con i loro fratelli più piccoli.Avanzo qualche diffidenza verso

questi «educatori in erba » . E don Sa-maniego: « Dipende dal lavoro chesi fa con loro . Alcuni di questi mieigiovani appartengono al movimentoAdsis, e fanno molto bene . La re-sponsabilità che hanno assunto difronte ai compagni più giovani liimpegna a lavorare in profondità,a condurre una vita di testimonianza,alla coerenza tra quel che dicono equel che fanno . Li obbliga pure a ri-flettere, a farsi solide idee personali .Per i ragazzi più giovani, ha moltopeso l'influsso di un compagno piùgrande che s'impegna seriamentecon loro ; essi rimangono impressio-nati dall'esempio dei più grandi » .

Vedere, giudicare, agireÈ interessante come funzionano i

gruppi formativi. Ogni anno la Com-missione nazionale di pastorale giova-nile - formata da don Mélida e daidelegata ispettoriali - lancia unacampagna generale, un grande temada dibattere (per il 1968-69 il temafu Vangelo e gioventù) . Dal Centropartono poi i sussidi.

In primo luogo una rivista per idirigenti, bimestrale, Técnica de Apos-tolado . Poi don Mélida invia unPiano di attività e riunioni diviso pertrimestri.

E per ogni riunione spedisce i foglicon gli schemi delle adunanze. Sono35 .000 copie di schemi, in due tipi,per i ragazzi piccoli e i grandi, eper ogni adunanza .

Le riunioni seguono il metodo "Ve-dere, giudicare, agire" . Si aprono conuna preghiera preparata su misuraper l'argomento e recitata in comune ;poi vengono presentati i fatti, toltidalla vita, dalla cronaca, dal Van-gelo, dalla storia. Fatti che conver-gono su un aspetto del tenia generale .Si tratta di giudicarli, e la schedasuggerisce diverse domande orientative .Nasce la discussione : i ragazzi parlano,ascoltano, replicano, si aprono, siaccalorano . Ora si tratta di concluderela discussione, di esprimere un giudiziodefinitivo . La verità è stata scoperta,tutti hanno partecipato a costruirla,così tutti si sentono impegnati a vi-verla. Perché subito la si applica alproprio ambiente, al collegio, all'ora-torio, alla parrocchia, alla famiglia,alle vacanze, alla vita . E infine sitratta di agire. Ognuno prende persé il proprio impegno, si compromettedi fronte agli altri.

«L'influsso di queste riunioni suiragazzi ? » . Avevo rivolto la domandaa don Samaniego . «Rispondo in ma-niera negativa : se cessano di funzio-nare per due mesi, decade il climadella casa . Lo si nota nella disciplina;nel rendimento scolastico, nella vitadi pietà. Ciò che si dice in un pic-colo gruppo di sette o otto ragazzi,ha un peso molto maggiore di quelche si dice a tutta una classe o nella"buona notte" all'intera comunità .Nella riunione di gruppo si porta unmessaggio personale rivolto al sin-golo ragazzo . E il ragazzo lo accetta » .

« Nel gruppo - prosegue don Sa-maniego - i ragazzi parlano libera-mente dei loro problemi . Vengonofuori le difficoltà spirituali di un ra-gazzo un po' complicato, i retroscenafamiliari di un allievo sfortunato, laprima lettera "rosa" di un giova-nottello che trova così logico discu-terne fra amici . Se l'educatore è al-

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L'animatore dei gruppi spontanei diZamora, don Luigi Samaniego

l'altezza dei suoi compiti, prende lospunto da quanto ha udito in riu-nione per esercitare, in altra sede,un'efficace direzione spirituale» .

Della direzione spirituale mi avevaparlato anche don Mélida . « L'8o%dei ragazzi - aveva detto - nonhanno bisogno di vera e propriadirezione spirituale : a risolvere i loropiccoli problemi bastano la predi-cazione che ascoltano, le "buonenotti", il confessore . I casi più sem-plici che emergono dalle riunionidei gruppi a volte possono essererisolti da qualunque salesiano, anchedal chierico, e perfino dal compagnopiù grande ; i casi più delicati e dicoscienza vanno invece inoltrati alcatechista o al direttore». I gruppispontanei hanno il merito di crearele occasioni per questi incontri .

Con i ragazzi in unarelazione naturale

Tre punti mi rimanevano da chia-rire, e ho cercato le risposte un po'in tutta la Spagna .Prima domanda: questi gruppi

non richiedono troppo tempo, nonassorbono troppo personale?La risposta fu unanime : i gruppi

richiedono molto tempo e molto per-sonale, ma il gioco vale la candela .E alla scarsità di braccia sono molti irimedi. I ragazzi più grandi si occu-pano dei più piccoli. Dalle case diformazione i giovani salesiani e per-fino gli aspiranti aiutano nei collegivicini . Diversi direttori rivendicano asé l'onore di presiedere i gruppi deglialunni più grandi . E poi molti con-fratelli cercano di trovare sul fardella sera, magari ogni sera, quell'orettada dedicare a un gruppo . « Del resto- mi diceva un coadiutore attivissimo- che cosa c'è di più bello che ungruppo di ragazzi cordiali che desi-derano parlare seriamente di coseserie ? Se devo essere sincero, sonoquelli i momenti in cui più misento salesiano » .

Problema di capacità, e anche pro-blema di mentalità. C'è chi vede questeattività come una dispersione, come at-tentati al rendimento scolastico .E scritto nel libretto spagnolo :

« Urge cambiare mentalità riguardoall'opinione - abbastanza generaliz-zata - di chi considera ben impie-gato solo il tempo dedicato allostudio » .

La seconda domanda era questa :E le antiche Compagnie? Che ne èdi loro, ora che ci sono i gruppispontanei?

Col nuovo sistema le Compagnienon sono affatto scomparse, anzi sono

state restituite al loro scopo genuino .Nelle due pagine "diverse" de Lacomunidad educativa si legge ched'ora innanzi si considereranno apieno diritto come Compagnie « igruppi formativi con intento e at-tività apostolica » . Nulla viene sop-presso, tutto è perfezionato . Qualchevolta esse tenevano un discorso molto ele-vato sul piano delle idee e dell'apostola-to; perciò erano meno adatte alla massadei ragazzi, e se venivano riservate aun'élite, potevano provocare un po'di classismo (i gruppi invece sono for-mati dai ragazzi stessi, secondo leloro capacità e aspirazioni) . Il nonentrare in esse e ancor più il venirneallontanati era sentito come un diso-nore (nei gruppi invece chiunque, inqualunque momento, può entrare euscire) .

Ho posto questa terza domanda,tendenziosa : con i gruppi, siamo an-cora con Don Bosco?

Il sì di don Mélida è stato rotondo .« Si ottiene quel che si cercava diottenere con le Compagnie, e lo sipuò ottenere con maggior efficacia .Le Compagnie si rivolgevano an-cora a delle masse, con difficoltàraggiungevano il singolo; il gruppoci riesce. Don Bosco diceva : "LeCompagnie sono la chiave del si-stema preventivo" ; ciò vale ancorpiù per i gruppi . I loro scopi sonoquelli di Don Bosco, mentre la me-todologia è più efficace» .

« I gruppi hanno soltanto quattroanni di vita - ha osservato don Sa-maniego - ma l'idea che li sorreggenon è affatto nuova ; è quella di DonBosco: per lavorare con frutto fra iragazzi occorre interessarsi a loro,entrare nella loro vita . Il bello deigruppi è che permettono di starecon i ragazzi in una maniera tran-quilla, non disciplinare, in una rela-zione naturale, espansiva, allegra,serena, di confidenza . Si trova benein questo clima il ragazzo, e anche ilsalesiano » .« Sì, siamo in pieno con Don Bosco- mi diceva con convinzione un sa-lesiano anziano che aveva accolto lenuove iniziative con un entusiasmoimprevedibile. - Mi piace moltis-simo il modo in cui i ragazzi vengonoconsiderati nel gruppo spontaneo .Noi siamo abituati a ritenerli soltantodei ragazzi, magari leggeri, vuoti,viziati, sfaticati . Invece no . Essi par-lano, discutono e decidono come pic-coli uomini . Nei gruppi spontaneisi trovano bene perché si vedonofinalmente trattati per quello chesono. Da piccoli uomini, voglio dire » .

DON ENZO BIANCO 15

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i

2

3

16

Esercizi spiiPER COOPERATORI

PIEMONTECaselette (Torino) : 29 maggio - 2 giugno

LOMBARDIAComo : 26-29 giugnoComo : 6-9 settembre

VENETOCison di Valmarino (Treviso) : 19-23 agostoCison di Valmarino (Treviso) : 23-27 settembreRocca di Garda (Verona) : 3-6 agostoMonterico di Monselice (Padova) : 27-30 agosto

LIGURIACol di Nava (Soggiorno Don Bosco) : 26-30 settembre(per Cooperatori e Cooperatrici)EMILIABologna : 11-14 agostoTOSCANACalci (Pisa) : 30 luglio - 2 agostoMARCHELoreto : 22-26 agosto

LAZIOAlbano (Roma) Oasi Frattocchie : 27-30 giugno

CAMPANIASeiano di Vico Equense (Napoli) : 28-31 marzo(Cooperatori e familiari)PUGLIAOstuni (Brindisi) : 1-4 luglioPotenza - Casa S. Cuore : 26-29 agosto(Cooperatori e familiari)

CALABRIASoverato (Catanzaro) : 10-13 settembreSICILIAZafferana (Catania) : 28 giugno - 2 luglio(Cooperatori e famiglie)Zafferana (Catania) : 1-5 agosto(Cooperatori e famiglie)Zafferana (Catania) : 25-29 settembre (Cooperatori efamiglie)

PER COOPERATRICI

PIEMONTEMuzzano Biellese (Vercelli) : 26-30 luglioMuzzano Biellese (Vercelli) : 31 luglio - 4 agostoMuzzano Biellese (Vercelli) : 31 agosto - 4 settembreSaluzzo (Cuneo) : 25-29 agostoCaselette (Torino) : 13-17 settembre

LOMBARDIAComo : 10-14 agostoCasbeno (Varese) : 1-5 settembreZoverallo di Verbania : 10-14 settembreZoverallo di Verbania : 15-20 settembre

VENETOCison di Valmarino (Treviso) : 9-13 settembreCesuna (Vicenza) : 6-9 luglio

EMILIABologna : 27-30 giugno

TOSCANACalci (Pisa) : 5-9 agostoMARCHELoreto : 27-31 agostoLAZIOAlbano (Roma) - Oasi Frattocchie : 10-13 settembre

CAMPANIAPacognano di Vico Equense (Napoli) : 27-31 luglioPacognano di Vico Equense (Napoli) : 26-30 settembre

PUGLIAOstuni (Brindisi) : 1-4 luglio

Per informazioni rivolgersi al e Delegato Cooperatori» della locale

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ituali 1970CALABRIASoverato (Catanzaro) : 10-13 settembreGambarie (Reggio Calabria) : 26-29 settembreSICILIAZafferana (Catania) : 17-21 aprileZafferana (Catania) : 28 giugno - 2 luglioSARDEGNACagliari : 8-12 settembre

PER CONIUGI

PIEMONTEMuzzano Biellese (Vercelli) : 14-18 agostoMuzzano Biellese (Vercelli) : 18-22 agostoLOMBARDIAComo : 10-13 settembreVENETOCison di Valmarino (Treviso) : 26-30 agostoLIGURIASestri Levante (Genova) : 22-26 agostoSestri Levante (Genova) : 20-24 settembreEMILIATossignano (Bologna) : 2-4 ottobreLAZIOAlbano (Roma) - Oasi Frattocchie : 27-30 giugnoCAMPANIAPacognano di Vico Equense (Napoli) : 14-18 settembre

PER SACERDOTI

PIEMONTEMuzzano Biellese (Vercelli) : 6-12 settembre

PER GIOVANI

LIGURIASestri Levante (Genova) : 1-3 maggio (per fidanzati)Genova-Voltri (Villa Azzurra) : 19-21 giugno (per gruppigiovanili d'impegno sociale)Genova-Voltri (Villa Azzurra) : 13-16 settembre (pergiovani)MARCHELoreto : 6-10 settembre (Cooperatrici e signorine)CAMPANIAPacognano di Vico Equense (Napoli) : 25-28 marzo(Cooperatori)Pacognano di Vico Equense (Napoli) : 20-24 settembre(Cooperatrici con sezione per signorine)PUGLIASanteramo (Bari) : 23-26 settembre (giovani Cooperatori)SARDEGNAVillasimius (Cagliari) : 10-12 aprile

ORIENTAMENTO VOCAZIONALE

LAZIOAlbano (Roma) - Oasi Frattocchie : 27-30 giugno (giovanie signorine)SICILIAZafferana (Catania) : 25-29 settembre (signorine)

INelle foto : Alcune « Case di Esercizi» tenute dai Sale-siani e dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in Italia : 1. Case-lette (Torino) . 2. Muzzano Biellese (Vercelli) . 3. Como.4. Císon di Va/marino (Treviso) . 5. Mornese (Ales-sandria). 6. Zafferano (Catania) .

Casa salesiana o delle F. di M .A., oppure di quella più vicina

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U no dei segni caratteristici del nostro tempo è larichiesta da parte dei giovani di partecipare in

modo attivo e responsabile alla vita sociale, nelle suediverse manifestazioni .

Parlando di «giovani», non intendiamo «tutti i gio-vani », ma un gruppo scelto che si eleva al di sopradella massa, spesso ancora povera di ideali e di inizia-tive . Si tratta di una minoranza, che merita la nostraattenzione perché costituisce il lievito destinato a fer-mentare la massa .

Non sempre gli adulti valutano nel debito modoquesta promettente minoranza : sarà perché torna piùcomodo difendere le posizioni conquistate ; sarà perchénon di rado i giovani presentano le loro rivendicazioniin modo troppo « giovanile », e cioè estremista, che nontiene conto della gradualità necessaria per ogni evo-luzione, per quanto legittima e urgente .

La preoccupazione costante dell'educatore

I giovani che frequentano ~ mbienti animati dai sa-lesiani sono, in Italia, parecchie migliaia. Molti diessi formano gruppi spontanei, o anche organizzati,attorno ai più diversi centri di interesse : sport, turismo,cultura, formazione religiosa, stampa, cinema, aposto-lato, ecc . È abbastanza ordinario che in seno a taligruppi emergano individui particolarmente dotati, chene diventano i leaders . Costoro vengono invitati a ma-turare la loro formazione tecnica e spirituale, in mododa poter animare di autentico spirito cristiano e apo-stolico i gruppi di cui fanno parte .

In questa opera di formazione la preoccupazionecostante dell'educatore è di non sostituirsi all'allievo .Al contrario, egli cerca di stimolarne costantementeil senso di «corresponsabilità» . L'educatore non vuolemettersi nell'atteggiamento autoritario di chi fa tuttolui lasciando al giovane soltanto il compito di «ubbi-dire e tacere». Ma ne chiede continuamente la colla-borazione responsabile, non solo sul piano delle ideee della programmazione, ma anche e soprattutto sulbanco di prova dell'azione .

Il convegno di Roma

Dopo anni di sperimentazione, questi giovani hannosentito il bisogno di un incontro su piano nazionaleper uno scambio di vedute e di esperienze . Così in unconvegno che si può dire il primo di questo genere,si sono incontrati a Roma centoventi giovani, rappre-sentanti dei consigli ispettoriali delle nostre associazionigiovanili .

Questo raduno è stato una dimostrazione convin-cente della loro capacità di assumersi responsabilità e diimpegnarsi a fondo . L'hanno voluto loro, lo hannopreparato loro, interessando prima tutti i componentidei rispettivi gruppi, specialmente nei corsi regionaliestivi, in modo da farsi portavoce non di idee perso-nali, ma di quelle comuni a tutti . Lo hanno organiz-zato loro nei minimi particolari, dall'orario alla logi-stica, dalle assemblee generali ai gruppi di studio, dalservizio di segreteria a quello di amministrazione .

La nota dominante del convegno fu la fraternità ela gioia . Centoventi giovani che non si erano mai vistiné conosciuti prima, strinsero un'amicizia che nonfu incrinata neppure nelle inevitabili discussioni delleassemblee, e costituì un'esperienza di vita comunitaria

18 giovanile veramente singolare. La spiegazione sta nel

GIOVANIA CONVLo scorso dicembre si sono riunitia Roma i rappresentanti deiconsigli giovanili ispettoriali delleAssociazioni Giovanili Salesiane(A.G .S.) . Hanno discusso diformazione' alla corresponsabilitàe di collegamento fra i gruppi

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fatto che questi giovani non sono mai rimasti su un pianopuramente umano, per quanto impegnato . Il momentoculminante della giornata era la celebrazione eucari-stica, da cui attingevano la forza per quella donazionegioiosa che deve distinguere l'autentico apostolo cri-stiano .

La corresponsabilità

Nella sala delle riunioni campeggiava una felice in-tuizione di Don Bosco : « Le associazioni sono opera deigiovani » . Corresponsabilità, dunque, in cui l'educa-tore non viene eliminato, l'apporto della sua prepara-zione e della sua esperienza è ritenuto indispensabile,ma non al punto da soffocare la libera iniziativa deigiovani . «Noi non chiediamo ai nostri educatori dilasciarci soli - fu precisato in un intervento - madi aver fiducia in noi, di credere nel dialogo, di evitareogni forma di paternalismo» . «Il giovane - precisòun altro - chiede di essere aiutato a vivere con re-sponsabilità personale la propria vita . L'educatoredeve riuscire, poco alla volta, a rendersi superfluo » .

La corresponsabilità non può maturare entro schemirigidi di associazione . «Per favore - chiede un gio-vane - non dateci associazioni con strutture fisse eimmutabili. Abbiate fiducia nella nostra fantasia crea-tiva » .

Il clima di schietta e totale sincerità che si era for-mato tra giovani e educatori toglieva ogni acidità alladenuncia dei difetti riscontrati . « Il cammino da fareè ancora parecchio - fu detto : - noi giovani per su-perare la tentazione di indifferenza, di egoismo o diintemperanza nelle nostre rivendicazioni ; gli adulti,per non fare della propria esperienza il criterio unicodi giudizio delle nostre idee » .

Il Rettor Maggiore con i Presidenti nazionali per l'Italia e per la Spagnadelle Associazioni Giovanili Salesiane

D'OGGIEGNO

Far circolare le idee

Il dialogo tra gruppi provenienti da tutte le regioniitaliane, di svariati ambienti educativi e di moltepliciesperienze, risultò quanto mai fecondo . Ne scaturìla proposta di un più costante ed efficiente contattodei gruppi tra di loro e con il consiglio nazionale . « Ab-biamo bisogno di scambiarci le nostre esperienze, diconoscere le idee che circolano nei vari gruppi, per va-gliarle e confrontarle con le nostre » . Le strutture civogliono dunque, ma sempre nel rispetto dell'autonomiae della spontaneità delle singole associazioni ; e chesiano efficienti e non un soffocante apparato burocra-tico. «Non ci torna utile e gradito un dirigente chedecide tutto lui, anziché animare il gruppo a decidere » .

Gli stessi princìpi valgono per i dirigenti nazionali :« Non ci servono consiglieri rappresentanti, ma rap-presentativi . . . I consiglieri e i consultori devono viverele realtà della base».

Il principio della corresponsabilità è conosciuto dallapedagogia di tutti i tempi, ed è fondamentale in quelladi Don Bosco . La novità sta forse nel fatto che sonoi giovani ad averne capita meglio la portata, sia nelrapporto educatore-alunno che in quello genitori-figli,adulti-giovani . È un rapporto difficile, il cui equilibriova riconquistato giorno per giorno .

Il convegno di Roma è stato il primo collaudo subase nazionale delle nuove e più impegnative esperienzefatte . Il giudizio dei giovani partecipanti è stato po-sitivo. Gli educatori hanno riaffermata la loro volontàdi servizio e di fiducia verso i giovani ; i giovani a lorovolta hanno maturato la convinzione della necessitàdi collaborare attivamente alla formazione propria edegli amici che rappresentano. Potranno così portareun fecondo impegno di attività nella costruzione delRegno di Dio, in armonia con le direttive della Con-sulta generale dell'Apostolato dei Laici .

a

PARTECIPIAMO ALLASECONDA CONFERENZA ANNUALE

Ricordiamo ai nostri Cooperatori la 2a Conferenzaannuale, uno dei punti fondamentali del Regola-mento dei Cooperatori salesiani . Di regola si suoletenere in ogni Centro nel mese di maggio . L'argo-mento di quest'anno si ispira alla strenna annualedel Rettor Maggiore sulla carità. La la Conferenzaannuale ha avuto per tema : «Don Bosco, un gi-gante della carità». Anche il tema della 2a Confe-renza è eminentemente salesiano : «La carità versoi giovani» . Tema più necessario e urgente non sipoteva proporre nella appassionata esigenza cheoggi muove la Chiesa ad accostarsi ai giovani delnostro tempo per rigenerarli cristianamente .Rivolgiamo quindi caldo invito a tutti i nostri Coo-peratori a partecipare alla Conferenza che si terrànel loro Centro, secondo le direttive che riceverannodal Delegato locale .

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Un villaggiodi vacanzeper lefamigliedegliexallievi

F orgeassoud è un piccolo villag-gio alpino, nell'Alta Savoia, a

mille metri di altitudine. Un an-goluccio di montagna, raccolto ecalmo . Immaginate un pianoro er-boso, addossato a un pendio diboschi, sullo spartiacque di dueincantevoli vallate : attorno è unanfiteatro di montagne, la catenadegli Aravis, dalle cime copertedi nevi che al tramonto si incen-diano di tinte rosee .

Da alcuni anni su « Fiamme Sa-lésienne », l'organo della Federa-zione nazionale degli exallievi diFrancia, era stata lanciata l'idea :di creare un vero villaggio divacanze, a disposizione delle fa-miglie degli exallievi e dei loroamici .A poco a poco, in tappe sue-

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cessive, il progetto prese corpo :prima l'acquisto di un terrenodi quattro ettari, grazie a unasottoscrizione nazionale, poi i dos-siers degli architetti e degli edili,e finalmente la realizzazione . Ilmerito va senz'altro al signorRousseau, presidente degli ex-allievi di Francia, e ai suoi colla-boratori. Oggi funzionano in pienotre chalets di otto vani ciascuno,che possono ospitare famiglie conun totale di centoventi persone ;inoltre un grande edificio moderna-mente attrezzato con camerettepersonali, grande sala da pranzo,bar, sale per spettacoli e riunioni,sale da gioco per i più giovani,biblioteca ecc .

A Natale ci fu un tutto esau-rito: il funzionamento è perma-

Forgeassoud (Alta Savoia) . II villaggio degliexallievi di Francia con i tre chalets e l'edificiocollettivo.

Monsieur R . Rousseau, presidente nazionale degliexallievi, dà il benvenuto alle Autorità e agliexallievi presenti all'inaugurazione del villaggio .

nente e le famiglie vi si alternano .D'estate gli svaghi abbondano(molti exallievi possono ricordarela pesca alla trota nel silenziodelle Alpi, rotto appena dalloscroscio dei torrenti) : salire su peri monti non è troppo impegnativo ;le passeggiate nei boschi alla ri-cerca dei mirtilli e delle fra-goline selvatiche lasciano l'animadistesa .

Il raggio turistico è assai vasto :Ginevra è a 45 chilometri di di-stanza, il lago di Annecy invitaa un giro in battello . D'invernovi spadroneggia sua maestà lo sci :le piste di La Clusaz sono a trechilometri ; a Saint-Jean-de-Sixtè in attività una sciovia per i de-buttanti, in attesa di costruirneuna per il Villaggio exallievi, dato

che i campi di neve abbondanotutt'intorno .

Le spose degli exallievi vi sisentono a loro agio : ci sono tuttii conforti e i dispositivi casalinghiche le invitano, per cui le vacanzecon i piccoli bimbi non incidonominimamente sulla regolarità delloro lavoro .

Il villaggio è accogliente perconvegni di studio, per ritiri spi-rituali, cioè per un riassestamentodell'anima con Dio e con gli uo-mini . Ma è anche un centrosociale dove regna lo spirito difamiglia caratteristico delle casedi Don Bosco e dove, attraversoincontri e scambi di esperienze,gli exallievi di Francia si prepa-rano ad essere fermento cristianonella società in cui vivono .

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NELMONDOSALESIANO

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IL 31 GENNAIO A VALDOCCO

Momenti della festa diSAN GIOVANNI BOSCO

A sinistra: II cardinale Michele Pellegrino, arci-vescovo di Torino, si dirige all'altare per presie-dere la solenne concelebrazione delle ore 10 .

In basso a sinistra : Il Rettor Maggiore donLuigi Ricceri concelebra con i Superiori mag-giori e con 22 Ispettori salesiani convenuti aTorino da ogni parte del mondo .

Sotto : Mons. Giovanni Picco, vescovo titolare diAnea, presiede la funzione eucaristica dei pome-riggio e tiene il panegirico di San Giovanni Bosco .

i

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Roma • Un corso di giornalismorealizzato nella casa generaliziadelle Figlie di Maria Ausiliatrice

La rivista femminile per adolescenti « Prima-vera» ha organizzato un convegno di giorna-lismo, per le sue collaboratrici . Vi hanno parte-cipato anche le Delegate stampa di tutte leIspettorie d'Italia . Le lezioni vennero affidate aesperti e competenti in campo giornalistico,letterario e editoriale, opportunamente scelti daldott . Giuseppe Padellaro, Direttore generale delServizio Informazioni e Proprietà letteraria, ar-tistica e scientifica alla Presidenza del Consigliodei Ministri, che diresse il convegno e si riservòla relazione introduttiva . Furono trattati temipieni di interesse, come : « Cronaca bianca,rosa, gialla e nera » - « L'attualità della stampaper i ragazzi » - « Come si parla ai lettori » -«L'importanza della terza pagina» ecc .Ogni relatore invitava il gruppo delle parteci-panti a un familiare dibattito, offrendosi a darespiegazioni, a chiarire qualche particolare fe-nomeno di attualità e di costume .

Luxemburg • L'« Home Don Bosco »,la prima opera salesiananel Granducato

A Lussemburgo, dall'inizio di quest'anno sco-lastico, ha aperto le sue porte l' « Home Don Bo-sco», pensionato per la gioventù studentesca .Negli anni 1931-32 c'erano state trattative peruna fondazione a Lussemburgo, ma le circo-stanze non avevano permesso di realizzarla .Restò tuttavia disponibile un posto per Don Bosconel Granducato . Le scuole di tutti i gradi sononelle mani dello Stato, che ha anche pensatoad aprire pensionati per gli allievi che vengonodal di fuori . Ma resta il problema del tempolibero, dell'ambiente, dei compagni, tutto unquadro di vita che può e deve essere educativo .I salesiani hanno contribuito a risolverlo aprendoun pensionato per un centinaio di giovani chevi trovano, oltre il vitto e l'alloggio, i mezzi peruna vita cristiana autentica e convinta .

Quito (Ecuador) • La nostraterza Famiglia si organizza

II 24 gennaio u . s. per la prima volta si potérealizzare una giornata di studio per dirigentiCooperatrici dei tre centri di Quito e di quellodi Riobamba . L'incontro ebbe luogo nell'Isti-tuto Superiore di Filosofia, presenti i chiericistudenti . Le partecipanti discussero e appro-varono le attività programmate per l'anno incorso e tornarono ai loro centri arricchite dinuovo entusiasmo e profondamente convintedell'attualità dell'apostolato assegnato da DonBosco alla sua terza Famiglia tra la gioventùmoralmente e materialmente abbandonata .

NEL MONDO

SALESIANO

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NELMONDOSALESIANO

André Frossard, « l'uomoche ha incontrato Dio »,ricevuto dal Rettor Maggiore

Il giornalista de Le Figaro, assai noto in Francia,è divenuto popolarissimo anche da noi da quandola SEI ha pubblicato la traduzione del volumeDio esiste, io l'ho incontrato . In esso Frossardracconta la storia della sua fulminea conversionedall'ateismo più integrale e «tranquillo» a unfervente cattolicesimo .L'edizione francese ha già superato le trecen-tomila copie, mentre in Italia la traduzione staavvicinandosi al traguardo delle centomila copiee continua ad occupare il primo posto nellaclassifica dei best-seller. Invitato a presentare laesperienza al pubblico italiano, Frossard ha otte-nuto ovunque vivissima attenzione : la stampa,la radio, la televisione hanno parlato della suastraordinaria esperienza .Accogliendolo cordialmente nel suo studio, ilRettor Maggiore si è rallegrato con il giornalistafrancese per il successo di un libro che è statoper molti una provvidenziale occasione per medi-tare sull'esperienza religiosa . Una testimonianzacome quella di Frossard è particolarmente validain quest'epoca in cui sorgono persino i profetidella cosiddetta « morte di Dio» .

Germania • Il Don Bosco-Heimdi Memmingen

A Memmingen, in diocesi di Augsburg, è sortoun grandioso complesso scolastico per 900alunni di scuola secondaria . Per quelli che pro-vengono da lontano c'è anche il Convitto con120 posti . Accanto al moderno edificio spiccanoil campanile e la cupola della chiesa dedicataa Don Bosco. L'inaugurazione dell'istituto ela consacrazione dell'altare vennero fatti damons. Zimmermann, che parlò di Don Boscocome lui, profondo conoscitore del Santo, saparlare.

Barcellona (Spagna)È nata la « Sales films »

La Congregazione Salesiana a Barcellona nel1969 ha realizzato una nuova attività : la «SalesFilms», produttrice di films salesiani in Spagna .La «Sales Films» si propone di riunire le rea-lizzazioni salesiane in campo documentario elungometraggio e di offrire ogni anno una pa-noramica filmata delle attività apostoliche sale-siane in Spagna . Ha anche in programma larealizzazione di documentari didattici, comeaiuto all'insegnamento. Attualmente dispone giàdi una serie di filmati che possono servire a farconoscere l'opera salesiana .

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INCONTRO DI STUDIODI ISPETTORI SALESIANIDal 15 al 30 gennaio u . s . si è tenuto un incontrod'ispettori salesiani provenienti da tutte le partidel mondo : 22 Ispettori di recente nomina ope-ranti in 18 nazioni diverse .La prima settimana di studio si è svolta a Case-lette, presso Torino .I partecipanti furono impegnati nello studiodei compiti affidati a loro quali maggiori respon-sabili nel governo delle Ispettorie salesiane .Tali compiti furono illustrati da specialisti, re-ligiosi e laici, e in massima parte dagli stessimembri del Consiglio Superiore .Il Rettor Maggiore don Ricceri ogni giornoriassumeva, completava e allargava le relazioniman mano che si svolgevano, presentando icompiti dell'ispettore salesiano nella luce dellospirito del Fondatore, degli scopi e della naturadella Congregazione e tenendo conto delle esi-genze del mondo postconciliare .II secondo tempo di questi incontri, fu pro-seguito a Valdocco, centro spirituale della nostraFamiglia .Anche questa fu una settimana di intenso la-voro. A ogni relazione faceva seguito la rifles-sione personale o di gruppo e la discussione.La fraterna e gioiosa atmosfera che si creòfin dal principio, la comunicazione di multiformiattività salesiane nei vari paesi, le tre solenniconcelebrazioni al Còlle Don Bosco, nella Chie-sa di S. Francesco di Sales a Valdocco nellafesta del Patrono della Società Salesiana, enella Basilica di Maria Ausiliatrice il 31 gennaio,solennità di Don Bosco, hanno reso questoincontro una grande e positiva esperienza .

NELMONDOSALESIANO

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11Lche

di Madras, mons . Arulappa, vuoleche lei venga a cena all'arcivescovado » . Brother

Robert me lo disse con tono disarmante e irrevocabile .Bisogna conoscere brother Robert : è un coadiutore sale-siano, originario di Bombay, entusiasta, ottimista . Èstato per diversi anni segretario del defunto arcive-scovo di Madras, mons . Mathias .

Una sera di fine settembre vi andammo . Si transitòlungo la parte più imponente di Madras : i palazzi delgoverno, l'università, il Forte William da dove gli in .glesi iniziarono la conquista dell'India . Robert mi in-dicava tutto, con una precisione da orologiaio svizzero .

Arrivammo alla cattedrale di Madras ; erano ancorain corso i lavori di completamento : un gioiello . Mi disseRobert: « Questa cattedrale è il Magnificat di mon-signor Mathias ». Dentro vi è sepolto anche lui . Nonfinivo di contemplarla .

C'era afa. A Madras esistono soltanto due stagioni :la calda e la caldissima. Nella sala dell'arcivescovofunzionava il ventilatore. Come viene da ringraziareil Signore per quell'onda d'aria che disperde l'accumulodi umidità sulla pelle e che rinfresca!A cena dall'arcivescovo notai con stupore una

comunità di sacerdoti indiani (insieme all'ottuagenariovescovo ausiliare) affiatati attorno al loro pastore .Brother Robert era al centro della conversazione; emons. Arulappa guidava meravigliosamente il dialogo,come un regista .

Quando uscimmo, dissi a Robert :- Robert, adesso lei dovrebbe dirmi tutto su

mons. Mathias .

- Mi ci proverò - rispose, - ma come si fa?Capii che gli era impossibile : troppi ricordi gli si

affollavano alla mente e al cuore .Fortuna volle che mi capitasse tra mano un libro di

Paul Mongour, un salesiano di Francia . Il titolo è ilseguente : De l'Himalaya au Golfe du Bengale : mon-seigneur Louis Mathias, apótre de l'Inde, père despauvres . È un libro che risente il gusto e lo stile delgiornalista . Penso che alla maggioranza dei lettori delBollettino Salesiano, nella cui memoria forse il ricordodi mons . Mathias si è un po' sbiadito, non dispiacerààrinfrescarlo .

DON MATHIAS SUL FRONTE DI GUERRAI primi anni di Luigi Mathias sono chiusi in una

cornice di vicende dolorose . Papà e mamma di Luigi,alsaziani ambedue, emigrano a Parigi e poi in Tunisia,dove muoiono giovanissimi, lasciando orfani Luigi ela sorellina Georgette . Luigi, quattordicenne, perinteressamento del cappellano dell'ospedale dov'eraspirata la mamma, viene accettato nell'orfanotrofiosalesiano di La Marsa a quindici chilometri da Tunisi ..Lì sboccia la sua vocazione . Fa domanda di essereammesso al noviziato salesiano e viene inviato inSicilia, a San Gregorio di Catania . Gli anni verdi e glianni ruggenti li passa a Pedara, sulle pendici del-l'Etna e a Bova Marina, in Calabria . Poi, per gli studiteologici viene inviato nel nord, a Foglizzo Canavese ::si laurea in teologia a Torino, è ordinato sacerdote eritorna a lavorare nel sud che lo affascina . Scoppia la

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MADRASo MATHIASinseparabiliMons. Mathias con una nipotina in costumealsaziano, accanto a una delle grandiopere sociali da lui costruite a Madras

prima guerra mondiale e il giovane prete alsazianorientra in Francia per il servizio sanitario e vieneinviato al fronte come barelliere. Lì incontra un gio-vane seminarista che poi diventerà vescovo come lui :amicizia presto fatta. Si ritroveranno al Concilio tuttie due: mons. Guerry, arcivescovo di Cambrai, e mon-signor Mathias, arcivescovo di Madras .

«Ammirai in don Mathias la sua audacia aposto-lica. Mi aiutò a comprendere San Paolo », scrisse diquel tempo mons. Guerry . E raccontò un episodio

qualità,soprattutto lo spirito di decisione, di iniziativa e direalizzazione . Nulla lo poteva frenare quando si trat-tava del Regno di Dio e del bene delle anime . Si eramesso in testa di tenere divertiti i soldati in licenzadurante il periodo di forzato riposo. Decise di proiet-tare un po' di cinema. Don Mathias ottenne dal co-'mandante che mi inviassero a Parigi dalle due grandicase cinematografiche a richiedere alcune bobine difilm. A Parigi chiesi alla distributrice dei film : "Vo-gliamo film morali per poilus" . La distributrice pensòche erano soldati alla guerra e mi consegnò dei filma scatola chiusa . Convinto che fossero morali, comin-ciammo a proiettarli senza una precedente revisione .In capo a pochi minuti apparvero le frasi e le sceneequivoche . Vidi allora don Mathias tirar fuori di tascail rosario e lo sentii pregare a voce forte : "VergineSanta, fa' che la pellicola si rompa!" . Di colpo, cracla pellicola saltò e si arricciolò. I soldati alzarono unabordata di fischi e di proteste: "Proprio al momentopiù interessante", mugugnavano indispettiti .

Don Mathias finì la guerra prigioniero in Germania,due volte intossicato dai gas .

CAPO SPEDIZIONE PER L'ASSAM

Poi ridiscese nel sud Italia : direttore a Pedara . Lìlo raggiunse l'invito da parte dei superiori di Torinodi partire per l'India, a capo della prima spedizionemissionaria salesiana nell'Assam . L'Assam è unaregione stupenda tra il Tibet e la Birmania, recintadalle montagne immense dell'Himalaya. Il nomeAssam deriva dalla parola sanscrita « A-Sama » chesignifica « Senza eguali », cioè « Incomparabile ». Elo è, sotto tutti gli aspetti .

Nel giro di pochi mesi (secondo semestre del 1921)don Mathias preparò la sua attività missionaria .

Partì da Marsiglia la vigilia del Natale del 1921 .Il 6 gennaio del 1922, giorno dell'Epifania, sbarcano

a Bombay, la porta dell'India. Li attende padre Dhur,un gesuita del collegio San Francesco Saverio . Don Ma-thias vibra di entusiasmo . Meglio, è impaziente. Sivolge a padre Dhur e con tutta schiettezza gli domanda :- Fra quanti anni lei pensa, Padre, che l'India

sarà cristiana?Senza scomporsi, padre Dhur gli risponde con di-

staccata freddezza :- Dopo un terremoto universale oppure dopo la

valanga comunista . Bisogna prima spazzare il terreno . . .Stupefatto don Mathias lo guarda e non sa capire.Riprendendo il suo abituale sorriso, padre Dhur

aggiunge :

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- Sa lei perché Gesù inviò come missionario inIndia l'apostolo Tommaso che non credeva? Perchéqui in India prima di credere bisogna metterci il dito . . .

Da Bombay la spedizione salesiana con don Mathiasprende il treno per Calcutta, Gahuati, Shillong.

Shillong è a quasi duemila metri di altezza . È lacittà dei fiori . Un gesuita li attende . Li conduce subitoal centro della missione cattolica nella zona dettaLaitumkhrah . Appena messo piede in cappella,don Mathias trasalisce : il suo occhio si posa su unasfavillante statuetta della Vergine Ausiliatrice. Gliviene sulle labbra una frase del Vangelo di San Gio-vanni, a proposito delle nozze di Cana : « E la Madredi Gesù era presente » .

UNA FIORITURA DI OPEREAi primi di marzo del 1922 don Mathias cominciò

il suo primo giro missionario . Lo accompagnava ilgesuita padre Lefebvre, un veterano della zona . Sismarrirono e invece di arrivare immediatamente al piùvicino villaggio cattolico si infilarono in due villaggipagani. Fu una fortuna. Appena arrivati al villaggiocattolico, il capo li avvertì :- Hai fatto bene ad arrivare soltanto oggi - gli

disse con un sorriso .- Perché? - chiese don Mathias .- Perché se tu fossi stato qui la notte scorsa, un

elefante selvaggio probabilmente ti avrebbe ucciso .È venuto ne'lla tua capanna, ha sollevato il tetto conla proboscide e poi l'ha spinta nel tuo letto dove sitrovava la mia provvista di riso .- Ma voi avete degli elefanti selvaggi?- Oh, padre - rispose il capo. E si mise a narrargli

le devastazioni dei campi di riso e, ancora più emozio-nante, una recente lotta a morte fra la tigre e l'elefante .La tigre tentava di saltargli sopra e di azzannarlo alcollo; l'elefante la scaraventava a terra con un colpodi proboscide . Poi ogni poco i due avversari andavanoal fiume a lavarsi le piaghe .- E chi vinse alla fine?- Hathi, hathi : l'elefante - gridarono con gioia i

cristiani che attorniavano il loro capo .Rientrarono per la Pasqua a Shillong . Avevano

contratto il tifo. Don Mathias se la cavò presto, mapadre Lefebvre ne rimase fulminato .

Il 5 dicembre 1922 don Mathias veniva nominatoprefetto apostolico dell'Assam, del Manipur e delBhutan. Le opere fiorivano : sei nuove stazioni missio-narie, 2000 battesimi e 400.000 comunioni in un anno .I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice saliti da11 a 56 : aperta inoltre una casa a Calcutta (il Siopì,cioè il Catholic Orphan Press), l'aspirantato presso ilsantuario mariano di Bandel e accettata la diocesi diKrishnagar nel Bengala .

DA SHILLONG A MADRAS«Passeggiavo un giorno davanti alla chiesa di Shil-

long - raccontò mons . Mathias . - All'improvviso28 venne verso di me una vecchietta della tribù khassii

"Non sono cristiana - mi disse - ma desidero diven-tarlo subito. Poche settimane fa, tornavo dal mercato ;un missionario cattolico mi si avvicinò e mi disse dipresentarmi a voi perché mi istruiate". Chi era quelmissionario? Mons . Mathias riferì che la vecchiettagli diede una specie di identikit : "Non aveva barba,vestiva una veste bianca, una croce sul petto, portavaocchiali". Impossibile identificarlo . Nessuno a Shillongtra i missionari corrispondeva a quella descrizione ."Vieni, ti presenterò a un prete che si occuperà di te",l'invitò mons . Mathias . Entrarono nell'ufficio di donVendrame, un evangelizzatore formidabile, un caccia-tore di anime, un apostolo dalla tempra di diamante .Appena entrata, la vecchia vide il ritratto del PapaPio XII: "Eccolo, è quello", esclamò con un grido digioia. Quella vecchietta venne istruita, battezzata etrascinò a Gesù tutto il suo villaggio che prima erainteramente pagano . Alcuni anni dopo, mons. Mathiasvenne ricevuto in udienza dal papa Pio XII . Gli rac-contò l'episodio della vecchietta del villaggio di Wa-yajer. Il Papa si mostrò felice . Confidò a mons . Mathias :"Tutti i giorni - notate bene, tutti i giorni - io pregoper i missionari. Ah, se tutti i cattolici pregassero ognigiorno per i pagani e i missionari, son sicuro che benpresto il mondo intero si convertirebbe" ».

Scadevano intanto dieci anni di permanenza nel-1'Assam . Mores. Mathias tirò le cifre del bilancio . Con-solantissimo : battesimi 13 .156; comunioni distribuite1 .500.000; cattolici da 5844 a 18.000 .

Il 12 dicembre 1934 moriva l'arcivescovo di Madras,mons. Mederlet . Il 18 marzo 1935 da Roma giungeval'ordine di trasferta per mores . Mathias, da Shillongalla sede arcivescovile di Madras .

INSEDIATO A MADRASIl 20 luglio 1935, anniversario della sua nascita e

della sua ordinazione sacerdotale, mons . Mathias pren-deva possesso della nuova sede .

A Madras si parla la lingua tamil ; l'alfabeto tamilconta la bagattella di 225 lettere . Ha le declinazionicome il latino e usa mettere il verbo alla fine dellafrase . Gli abitanti sono in maggioranza indù . Mons. Ma-thias nel giorno del suo insediamento si espresse ineccellente tamil . Sorpresa generale . Come aveva fattoa imparare quella difficile lingua? «Avevo chiesto- raccontò monsignore - al vicario generale dellamia diocesi di tradurre la mia allocuzione in tamil epoi avevo imparato il testo a memoria» .

Incominciò subito col rafforzare il seminario . Com-però a Poonamallee un ex ospedale militare inglese elo adibì a seminario maggiore . Già nel 1959 da quelseminario erano usciti 133 sacerdoti. Poi costruì unodegli edifici più belli di Madras, il Catholic Center, asei piani, con 120 stanzette per studenti e operai .Rifuse il settimanale diocesano e vi dette un'imposta-zione ariosa e modernissima . Lo intitolò New Leadere fu come uno squillo di tromba con cui convocava isuoi fedeli alle attività del Regno di Dio .

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« SONO I MIEI TESORI »

Mons . Mathias, il cui cuore era generoso, non siabituò mai alla miseria che lo circondava . Una delleingiustizie che più lo addolorava era l'esistenza dellecaste. A Madras, la casta degli allevatori di maialineri è particolarmente disprezzata . Quando Gandhivolle risollevare le condizioni dei paria (cioè degliintoccabili) decise di dar loro il bellissimo nome di« Harijan » che significa : « Uomini del Signore » .Aveva negli orecchi le parole di Gesù « Beati i paci-ficatori perché saranno chiamati figli di Dio » .A Madras, monsignore trovò le Suore Francescane

di San Giuseppe : erano di origine paria e si occupa-vano dei fanciulli più poveri, dei più abbandonati . Laloro casa madre era a Madras . Mons. Mathias le videdisprezzate da tutti e in estrema miseria ; se ne occupòsubito. È merito suo se oggi le Suore Francescane diSan Giuseppe a Madras sono più di 200 e dirigono operefiorentissime .

Un altro problema angoscioso che dovette affron-tare l'arcivescovo fu il problema dei senzatetto : aMadras vivono 37 .400 famiglie che non hanno casa ;a Madras vi sono 306 slums, cioè quartieri poverissimie insalubri ; molte migliaia di persone dormono e vivonosui marciapiedi ; tra questi senzatetto, i ragazzi e leragazze sono in numero di 18 .000 .Mons. Mathias cominciò col fondare quattro quar-

tieri di nuove abitazioni per dare alloggio a 109 fami-glie; poi iniziò la costruzione della città « Pax Christi ».

Un'altra opera pietosissima lanciata da mons . Ma-thias è il cosiddetto « Mercy Home », cioè l'Ospiziodella Misericordia: vengono a rifugiarvisi gli ammalatirifiutati da tutti, in maggioranza tubercolotici all'ul-timo stadio . « Sono i miei tesori », diceva monsignoree riecheggiava l'espressione del Cottolengo che dicevadei minorati mentali: « Sono le mie perle » .

CON GANDHI E CON NEHRU

Fu detto di mons. Mathias : « Se egli fosse vissutonel mondo degli affari, non c'è dubbio che avrebbecostruito un impero industriale » . Aveva in realtàtutte le doti organizzative e tecniche del costruttore .Qualche cifra : dal 1939 al 1945 costruì 9 chiese e 11canoniche. Dal 1952 al 1961 : 26 chiese e 18 canoniche .A Coonoor aprì una casa di riposo per sacerdoti anzianio malati e la chiamò : « Ephesus Home ». Ebbe la primaidea dell'Università Cattolica di medicina di Banga-lore, il Saint John Medicai College, che oggi, ancorain via di completamento, ospita 200 allievi .

Ebbe dei contatti frequenti anche al vertice politico,cioè con Gandhi e con Nehru. Un giorno per esempiolesse sul giornale Harijan un articolo a firma di Gandhiche diceva così : « È mia convinzione sempre più forteche i grandi e ricchi missionari cristiani debbano limi-tare le loro attività a opere unicamente sociali e cari-tative. Devono quindi abbandonare ogni proselitismoreligioso ». Mons. Mathias subito pregò il direttoredel più grande giornale di lingua inglese, il The Mail,di inviargli uno dei redattori per un'intervista . Toccòsubito l'argomento scottante e si espresse così : « L'ar-

ticolo firmato da Gandhi mi sembra molto poco logico .Ammettendo le opere sociali e caritative del cristia-nesimo, Gandhi ne accetta i frutti . Ma interdicendoogni proselitismo religioso, rifiuta l'albero che li porta .Infatti è il cristianesimo, il Cristo stesso che ci spingea fare beneficiare gli uomini di quei frutti meravigliosiche sono le nostre opere caritative . Sradicare l'alberoè sopprimere radicalmente i frutti ». La conseguenzafu che da allora il Mahatma Gandhi non si arrischiòpiù su un terreno così scivoloso .

Con Nehru gli incontri furono più amichevoli . Nehru,benché indifferente in fatto di religione, simpatizzavaper i cristiani: « I cristiani dell'India - scriveva -sono una parte integrante del popolo indiano » . In uncolloquio con mons . Mathias, il vescovo gli chiese :« Noi cattolici abbiamo un po' paura di lei, a motivodelle sue idee rivoluzionarie e del suo agnosticismo reli-gioso » . E Nehru, che portava sempre una rosa all'oc-chiello: « Perché avete paura di me? Io sono agnostico,è vero, allevato in ambiente areligioso . Ma io rispettola religione di ognuno . Io cerco da parte mia unica-mente di rendere felici gli uomini su questa terra » .

CANTERO IN ETERNO

Quando prese possesso della sua diocesi di Madras,mbns. Mathias trovò in città soltanto 30 .000 cattolicisu una popolazione totale di mezzo milione di abitanti .Raccontò ai suoi seminaristi di Trichinopoli nel gen-naio del 1936 : « Ma io non mi scoraggio . Vi vogliocomunicare il mio segreto . Ho preso la decisione direcitare personalmente e regolarmente, ogni giorno,una piccola preghiera per la conversione di un'animapagana della mia diocesi » .

E per rendere più efficiente il campo magnetico diirradiazione spirituale decise di fondare un conventodi Carmelitane . Nel luglio del 1964 erano otto le primeclaustrali che s'insediavano nella diocesi .

Un'altra opera che gli stette particolarmente acuore fu l'opera di San Paolo apostolo per la forma-zione dei catechisti indigeni : un parallelo dell'Operadi San Pietro apostolo per la formazione del clero indi-geno. Il 18 ottobre 1963 mons . Mathias, in pieno Con-cilio Vaticano II a Roma, appellandosi al papa Paolo VIche aveva detto che « l'ora dei laici era suonata nellaChiesa », domandò ai padri del Concilio : 1) di pensarealle necessità che aveva la Chiesa di laici ben formatiper diventare catechisti-diaconi ; 2) della necessità ches'imponeva di opportune e adeguate scuole di forma-zione; 3) di uno stipendio conveniente per questi rap-presentanti della Chiesa nella loro opera nei villaggi,per mantenere se stessi e le loro famiglie . Quell'inter-vento fu definito « il colpo di genio di mons . Mathias ».

Pochi mesi dopo, l'infaticabile vescovo era a Legnanoin casa di una famiglia di benefattori quando fu col-pito dal male . Fu portato all'ospedale . Impartì la cre-sima, prima dell'intervento operatorio, a un ballerinonigeriano di nome Rau Ezeora Touchè, appena con-vertito. Il 3 agosto lo ghermì la morte, all'una delpomeriggio . Il suo grande cuore cessò di battere . Nelsuo testamento spirituale aveva scritto : « Canterò ineterno le misericordie del Signore » .

a 29

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PERINTERCESSIONE

DIMARIA

AUSILIATRICE

anni or sono accusai un forte male al-l'apparato laringoiatrico . Sottoposto adaccurati esami presso il reparto « Otori-nolaringoiatrico » dell'Ospedale Civile diPadova, la diagnosi fu : « Neoplasia alpavimento orale» (cancro). Purtroppoaltro rimedio non c'era che rischiare undifficile quanto delicato intervento chi-rurgico . Gli abilissimi Professori consul-tarono i parenti e decisero l'intervento,dopo che io ebbi protestato tutta la miafiducia in Don Bosco .L'operazione fu eseguita e durò oltresette ore, sotto l'indescrivibile ansia ditutti . La post-operazione non fu menodifficile, anzi a un certo momento erodato per spacciato . Man mano che laanestesia si dissipava e il male si faceva

1 sempre più sentire, la mia fede aumen-tava: non cessavo un istante di invocarel'Ausiliatrice e Don Bosco . E fui esau-dito, tanto che dopo venti giorni, fra lasorpresa e l'ammirazione di tutti, fui di-messo dall'ospedale .I controlli in questi due anni furononumerosi e la risposta che ne venivaogni volta era sempre più confortevole .Da qualche settimana sono stato eso-nerato da ulteriori visite con la più sod-disfacente motivazione : guarito! Lascio

Dovevo subire un intervento chirurgico, immaginare la commozione mia, la gioiache si presentava molto difficile . Ag- 1 dei parenti, amici e conoscenti, i qualigravava la situazione il fatto che lo , son concordi nel parlare di miracolo .specialista si rifiutava di operarmi per- Mi sono convinto, per esperienza per-ché aveva notato una lesione al cuore, sonale, che l'Ausiliatrice non abbandonache secondo lui era inguaribile. Allora nessuno : basta invocarla con fede .mi affidai a Maria Ausiliatrice chieden-dole che mi guarisse il cuore per averela possibilità di essere operata . Promisiun'offerta per le vocazioni salesiane eper i ragazzi poveri raccolti negli istitutidi Don Bosco . La mia gioia fu grandequando, in un successivo controllo, lospecialista trovò che la lesione al cuoreera scomparsa . Potei quindi essere ope-rata con esito felice e riacquistare lasalute. Riconoscente a Maria Ausilia-trice, adempio le mie promesse .Madrid (Spagna)

MARIA

HA OTTENUTO LA GUARIGIONEDEL FIGLIO E DEL MARITO

Sento il dovere di segnalare due grazie .La prima è stata la guarigione completadi mio figlio diciottenne, chierico nelSeminario di Acqui, da una forma acutadi reumatismo, senza lasciare conse-guenze al cuore, come temevano i Sa-nitari che lo curavano .La seconda grazia è stata per mio ma-rito, ricoverato d'urgenza all'Ospedaleper stenosi pilorica da ulcera duodenalesanguinante e in uno stato fisico taleda far temere che non superasse l'in-tervento . Ho pregato tanto, ho suppli-cato Maria Ausiliatrice e San GiovanniBosco facendo la novena con tantafede ed essi mi hanno esaudita .Mando un'offerta in ringraziamento af-finchè Maria Ausiliatrice e San GiovanniBosco continuino a vegliare sulla miafamiglia .Cremolino (Alessandria)

ARMANDA GIACOBBE TURCO

LA LESIONE AL CUOREERA SCOMPARSA

GUARITO DA NEOPLASIAAL PAVIMENTO ORALE

È doveroso per me rendere pubblicauna grazia straordinaria ricevuta per in-tercessione di Maria Ausiliatrice e diDon Bosco, ai quali sono particolar-

30 mente devoto da lunghi anni . Oltre due

CONSUELO FERNANDEZ

Monselice (Padova) ANTONIO BROCADELLO

TRE GIORNI TRA LA VITAE LA MORTE

Colpita da forte metrorragia, non ebbialcun giovamento dalle premurose curemediche. Dovetti quindi sottopormi a unintervento chirurgico, che superai benenonostante la debolezza in cui mi trovavo .Purtroppo dopo venti giorni ricaddi esau-rendo le poche forze rimaste. Ricoveratad'urgenza in ospedale, i medici dichiara-rono inevitabile un'altra difficile opera-zione. Mi raccomandai a Maria Ausilia-trice chiedendole di vivere, non tantoper me quanto per mio marito e i mieicari figli . L'operazione andò bene, masopravvenne un blocco intestinale che mifece lottare tre giorni tra la vita e la morte .Rinnovai con la mente la mia fiduciosainvocazione a Maria Ausiliatrice, promet-

tendo un'offerta per le missioni piùpovere e la pubblicazione della grazia .Subito sentii un miglioramento che miportò allo sblocco totale. Fu la mia sal-vezza. Anche il personale sanitario af-fermò che avevo ricevuto una grandegrazia . Commossa e riconoscente, unita-mente alla mia famiglia, adempio le miepromesse .Villafalletto (Cuneo)

MICHELINA GOSMAR RACCA

i

E DELSUO APOSTOLOSANGIOVANNIBOSCO

'! MESE DI MARZO (continuazione)

3 Montagna Milazzo Concetta - Montagnini Rino- Montarsino Francesca - Montefameglio Mario ePaolo - Montesissa Giulia - Monticcilo Rosaria -Morello D'Aratro Francesca - Moriconi Renata -

i Morra Luigi e Marisa - Mosca Quintilia - Muraa Gavina - Mura Stefano - Mureddu Ibba Caterina

- Mussi Guggiari Adi fam. - Mussio Anna - NarsiDorilla - Nanni Stefano e Nelly - Navone Livia -Negra Marisa - Negri Lucia - Negri Braccio Vir-ginia - Nicoletti Cammarata Giuseppina - NicolosiNicotra Maria - Nogara Maria - Occelli Benita -Oliveri Angela - Olivero Maria - Olivi Iride -Olivo Bambina - Ormezzano Silvia - Paoli Gina -Para Costanzo - Pasenti Giuseppina - Pateri Mau-rizio - Paternostro Adelma - Pelgnino Cesare eOlga - Pennanio Teresa - Pepe Cannizzaro MariaAntonia - Pere Mut Walter - Perego MosconiChiara - Perrucci Ragosta Maria - Petralia Salvina- Pettinelli Emilia - Pierotti Lorenzo - Pigati Annae Romolo - Piotti Antonietta - Piras Antonio Giu-seppe - Pistari M . Adelaide ved . Torchio - Pistoc-chini Graziella - Pitta Maria - Pizzi Fortunata -Pizzuti Vincenzo - Polastri Maria - Pozzoli Maria- Prete Angiolina - Procopio Adelina , ProverbioDelia - Puglisi Grazia - Pupillo Giovanna - Ra-mella Giulio - Ranzo Martini Emilia - Rao Maria- Reita Margherita - Repetto Franco - RestagnoPasquale - Ricciardi Libera - Rigano Assunto -Rigato Mario - Rigotti Giuseppe - Rima Idea -Rinaldi Angela - Riva Andreina - Riva Pierina eIda - Rivetta Giorgio - Rizzo Carlo - Rizzuto Maria- Roberto Caterina - Robotto Caterina ved . Lorano- Rocci Clara - Rollandin Giulia - Romeo MicheleRonchi Celestino - Rossi Nordi Giulietta - Rossi

sorelle - Rosso Caterina ved . Mollo - Russo PerezGuido - Sacchi Battistina - Sala Valeria SalvoGiovanni - Sangiorgio Erminia - Sanna Francesca- Sanna Giovanna - Santi Eleonora - Santi Mau-rilio - Sappa Agostino - Savarro Cena Paola -Savoini Maria - Scancarello Maria A. - SchellinoFina Aria - Scinica Rolando - Scivoletto Concettae Maria - Scotto Antonio - Semino Clorinda -Serretiello Giovanni e Maria - Servello Bruna -Sesto Vassallo Santina - Sette Luigina - SiccardiGiovanni - Simonasso Paolina - Snozzi Candida -Sogni Carolina - Soltetti Emilia - Sottile Santina- Spadaro Dario - Spanò Giuseppina - SpataforaGiovanna - Sperlinga Massimo - Spinelli Irma -Spinoli Lucia ved . Carciulo - Spriano TizzaniEdvige - Sutto Emma - Taborro Italia - TagliavinoSebastiana - Tambacco Maria - Tarditi Valentina- Tati Lilla - Torbol Carmela - Tosa Adelaide -Toscano Saveria - Toselli Adriano - TrombelliLuigia - Uguardi Maria Rosa - Valenise Angelina- Valentino Ferdinando - Vanzetti Maria - VaraldoLorenzo - Velati Fontaneto M. Teresa - VenzaGaspare - Vercellino Fiorenza - Verri Elena -Vidani Mary - Viganò Rachele - Vigorito Fran-cesco - Viola Margherita - Visonà Dorina - VitranoSalvatore - Volpe sorelle - Zanella Angela - ZaniAlbino - Zavattieri Francesca - Zerboni Teresina- Zurli G. R.

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ti SPECIALISTI E MEDICINENON LE AVEVANO PORTATOALCUN GIOVAMENTO

Don Michele Rua

Un'operazione che avevo subìto al-l'occhio destro, mi aveva lasciato undisturbo alle narici, che mi rendeva dif-ficile la respirazione e persino l'uso dellaparola. Due specialisti del naso e moltemedicine non mi avevano portato al-cun giovamento. Poichè leggo sempre

k il Bollettino, mi cadde sotto gli occhiuna grazia del venerabile don MicheleRua, che mi spinse a chiedere la gua-rigione a questo Salesiano del quale io,anziana, ho sempre sentito lodare la san-tità straordinaria . Ora posso dire che ildisturbo è scomparso . Vorrei che questa

t grazia contribuisse ad affrettare il giornoin cui Don Rua sarà elevato all'onoredegli altari .Varazze (Savona)

ELISABETTA SAETTONE

Simone Srugi Don Filippo Rinaldi

PERINTERCESSIONEDI ALTRISERVIDI DIO

GUARIGIONE ISTANTANEA DA

reliquia di don Filippo Rinaldi . GiunseENCEFALITE

alle 21,30, pose la reliquia sotto il guan-ciale di Vittorio, gli diede la benedizione

A quanto esporrò intendo di dare il va- di Maria Ausiliatrice e recitò con noi lalore di una dichiarazione giurata . Mio iì preghiera a don Rinaldi, seguita da unfiglio Vittorio Alessandro di 6 anni tempo % Pater, Ave e Gloria . Appena terminatafa si ammalò gravemente . Il medico É' la preghiera, Vittorio si siede sul letto,di casa diagnosticò encefalite . Fu imme- conversa allegramente con i presenti e,diatamente ricoverato in ospedale, dove - dopo alcuni istanti, dà loro la buonapassò tutto il giorno e la notte seguente notte e si abbandona a un sonno tran-in preda a convulsioni e assopito . Gli r quillo : era guarito! Ho lasciato passarefurono applicati i rimedi del caso e ri- R cinque anni per sfatare le previsioni pes-petute trasfusioni, ma la febbre non di- simistiche di eventuali conseguenze in-minuiva e le convulsioni continuavano tellettuali o morali nel figlio ; e oggi possogiorno e notte. Un giorno venne a tro- dire che don Rinaldi ha fatto la graziavarlo il direttore del collegio salesiano I completa . Il figlio continua a star benefrequentato da mio figlio, il padre Vittorio ( e a frequentare con profitto le scuole .Giraudo, che vista la gravità della malattia Cordoba (Argentina)promise che sarebbe tornato con una

MABEL A.M. de del CASTILLO I

LA MAMMA È GUARITADALL'ESAURIMENTO

Mia mamma soffriva per un forte esauri-mento nervoso che, nonostante le curemediche, non accennava a diminuire.Con fede pregai il venerabile don Mi-chele Rua . Con me ha pregato la mam-ma. Oggi posso dichiarare che la mammaè guarita dall'esaurimento e, nonostantequalche disturbo, svolge con gioia il suolavoro di massaia . Memori e riconoscential venerabile Successore di Don Bosco,auspichiamo che venga presto onoratosugli altari .Lussello di Villadeati (Alessandria)

AGNESE BRUSASCHETTO

PROTETTA IN TREPERICOLOSE CADUTE

Allorquando, tre anni fa, le mie superiorecredettero bene affidarmi un incarico difiducia, invocai il servo di Dio SimoneSrugi, la cui tomba si trova presso lanostra casa, affinché durante quel periodonon si verificasse nella comunità nessunamalattia grave, e il Servo di Dio mi hapienamente esaudita . In quel periododovetti sperimentare personalmente l'in-tervento quasi miracoloso del signorSrugi, quando, in seguito a tre pericolosecadute, mediante l'invocazione del me-desimo, non ho riportato alcun male e labenché minima conseguenza . Ringraziodi cuore il Servo di Dio e compio la pro-messa di far pubblicare la grazia .Beitgemal (Israele)

una FIGLIA di MARIA AUSILIATRICE

GRAZIA ATTRIBUITA ADON PIETRO BERRUTI

nuare come direttore e maestro dei novizinella nuova sede . Cominciai il mio la-voro con entusiasmo, ma presto mi sentiipoco bene in salute. Vari medici consultatidiagnosticarono : epatite acuta e precir-rosi . Trascorsi 54 giorni all'ospedale e,nonostante le cure più sollecite, tornai acasa debole e abbattuto. Il medico eramolto preoccupato e con chiarezza in-formò l'ispettore della gravità del miocaso. Al mio vicario disse senz'altro chenon contassero più su di me. Fu allorache l'ispettore don Eugenio Pennati sug-gerì a tutta la comunità del noviziato difare una novena in onore di don PietroBerruti, chiedendo la mia guarigione .Animò tutti alla fiducia raccontando chedon Berruti gli aveva già ottenuto unagrazia singolare con la guarigione dellamamma in circostanze molto difficili . Co-minciammo la novena con grande fer-

Invio la relazione di una grazia che horicevuto per intercessione di don PietroBerruti . Si tratta della guarigione da unamalattia grave, che fu ammirata da tuttala comunità e in modo speciale dal medicocurante, professore all'Università di Co-chabamba .Essendosi trasferito il noviziato per laBolivia e il Perù da Lima a Cochabamba i straordinarie nelle quali mi aveva trovato .

i n Bolivia, ricevetti l'ubbidienza di conti- Anche nel suo consultorio non si stan-cava di ripetere che io ero un caso ecce-zionale, che nella storia della sua pro-fessione il mio sarebbe rimasto il « casoprinceps», che il mio stato l'aveva fattosoffrire molto ma che al presente gliprocurava una grande gioia .Mentre avveniva tutto questo, io mi davoconto che qualcosa di non comune erasuccesso in me e ringraziavo di cuore ilbuon Padre, che io avevo avuto la sortedi conoscere e di trattare intimamentefin dal 1935, quando fece la visitastraordinaria all'Uruguay.Desidero rendere pubblica la mia ricono-scenza con la promessa di far conosceredon Berruti e le sue virtù, affinché nesia introdotta la Causa di beatificazionee molti possano godere della sua inter-cessione ed edificarsi ai suoi esempi .Noviciado salesiano - Cochabamba (Bolivia)

P. ALMICAR S. PASCUAL

vore. Al quarto giorno il medico, entratonella stanza, al solo guardarmi, esclamò :« Ma cosa ha fatto? Qui c'è un cambia-mento straordinario, meraviglioso 1 » . Edopo avermi esaminato, aggiunse : «Latrovo decisamente migliorato » . E mentresi congedava, ai confratelli che incontravaparlava con entusiasmo delle condizioni

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SALESIANI DEFUNTI

Don José Clemente Silva, t a Buenos Aires (Argentina) a 81 anni .L'Ispettoria di Buenos Aires perde con don Silva uno dei più antichie benemeriti membri. Fu direttore per trent'anni . Fondò e ampliòcollegi, iniziò e diresse opere sociali e per quarantacinque anni fu pro-pulsore della Unione Padri di Famiglia dei Collegi cattolici del Paese .Partecipò a congressi mondiali e latinoamericani di educazione . Fuministro plenipotenziario in Roma per promuovere la immigrazionedi famiglie italiane e spagnole in Argentina. Oratore brillante, pre-dicò la parola di Dio con fervore sacerdotale e salesiano . Fu consi-gliere e amico di quanti ricorrevano a lui . Il gran cuore ch'egli ebbelo rese disponibile a tutti e in tutti i settori sociali .Don Emídío Farolfí t a Bologna a 85 anni .Sacerdote diocesano, volle entrare nella famiglia salesiana per dedi-carsi totalmente alla salvezza dei giovani . Per trent'anni fu vicariodi don Gavinelli, il popolare ricostruttore del Santuario del SacroCuore, godendone la piena fiducia per la fedeltà nel seguirne le diret-tive . Durante i bombardamenti della guerra ,940-45, che distrussero ilSantuario, l'Istituto e gran parte del quartiere, don Farolfi rimase alsuo posto, incurante del pericolo, assistendo feriti, curando malatie avendo per tutti la parola di conforto . Durante la ricostruzione,organizzò l'aiuto ai poveri, ai sinistrati e ai reduci, facendo del suoufficio una piccola centrale della carità .Don Faustino Bellottí t a Pindamonhangaba (Brasile) .Una carta d'identità del tutto eccezionale, la sua: tot anno di età,81 di vita salesiana, 73 di sacerdozio . Era il salesiano più vecchio delmondo. Nato nel ,869 in Pedenosso (Sondrio), nel 1889 fu inviato inAmerica dal venerabile don Rua, che gli predisse che non sarebbemai più tornato in patria . E questo si verificò, perché don Faustino aun carattere allegro e brioso associava un forte spirito di sacrificio e didistacco . Passò gran parte della sua vita tra i novizi salesiani, dandoloro l'esempio di una vita che attinge la serenità e la gioia alle fontigenuine della fedeltà e del dovere .Don Alfredo Buttígnol t a Bahia Blanca (Argentina) a

60anni .

Sentì da giovane la chiamata alle Missioni e rispose con prontezzapartendo ancora adolescente per la Patagonia, la terra dei sogni diDon Bosco. Nella direzione di varie nostre Opere si distinse per il suoamore a Don Bosco e alla Congregazione, per lo spirito di lavoro e perl'alto senso di responsabilità che, unitamente a una grande bontà dicuore, lo resero caro a quanti ne condivisero lo zelo apostolico .Coad. Modesto Domínguez t a Siviglia (Spagna) a go anni .Coad. Guido Canestriní t a Bologna a 83 anni .Coad. Giuseppe Sabaté t a Vigo (Spagna) a 82 anni .Coad. Giuseppe Zublena t a Cuenca (Ecuador) a 8z anni .Sac. Michele Torda r a Budapest (Ungheria) a 8z anni .Sac. Giuseppe Oleksi t a Varsavia (Polonia) a 77 anni .Sac. Ignazio Kuczkowíicz t a Gdansk (Polonia) a 77 anni .Coad. Giovanni Osomanskíi t a Czerwinsk (Polonia) a 75 anni .Sac. Tommaso Kelene t a Lubiana (Jugoslavia) a 67 anni .Sac. Giorgio Kretschmer t a Colonia (Germania) a 67 anni .Coad. Giuseppe Appendíno t a Chàtillon (Aosta) a 67 anni .Sac. Tommaso Agostoní t a Sesto S . Giovanni (Milano) a 6z anni .Sac. Adamo Cyronek t a Kolobrzek (Polonia) a 61 anni .Sac. Giovanni Spec t a Lubiana (Jugoslavia) a 61 anni .Sac. Giuseppe Mezofènyí t a Budapest (Ungheria) a 58 anni .Sac. Paolo Frantzen t a Ensdorf (Germania) a 56 anni .Sac. Leopoldo Kaucíc t a Sevnica (Jugoslavia) a 55 anni .Sac. Giovanni Gli t a Salamanca (Spagna) a 52 anni .Sac. Amerigo Faría t a Lisbona (Portogallo) a 49 anni .Sac. Erminio Mascagní t a La Guaira (Venezuela) a 46 anni .Sac. Giuseppe Brambílla t a Vignaud (Argentina) a 39 anni .

COOPERATORI DEFUNTI

Mons. Stefano Ballarati t a Buscate (Milano) a gi anni .Fu sacerdote umile e pio, consigliere prudente, pastore zelante . Lasua memoria di padre premuroso della salvezza eterna dei suoi soprav-vive nella memoria di quanti furono da lui beneficati . Decurione sale-siano dal 1933, amò Don Bosco e ne beneficò l'Opera .Maria Berruti ved . Bressani t a Torino a 7z anni .Era sorella di uno dei salesiani più venerati, don Pietro Berruti, pre-

PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI

fetto generale per diciotto anni . Ispirò a un vivo senso cristiano lasua operosa esistenza, che dedicò alla famiglia educandola in modoesemplare, e all'insegnamento, facendone una missione per ben qua-rant'anni . Suo ideale fu di infondere nei suoi numerosi allievi unaprofonda formazione cristiana basata sull'onestà, sulla rettitudinee sull'amore di Dio e del prossimo . Dedicava parte del suo tempolibero a lavorare per i missionari e per i lebbrosi . Accettò la malattiacome manifestazione della volontà di Dio . Lascia in chi la conobbe ilcaro ricordo della sua semplicità, pazienza e bontà.Francesco Ballarí t a Balangero (Torino) a 55 anni .Era fratello del nostro dori Battista, che giunse da Cuba in tempoutile per confortarne gli ultimi giorni . Exallievo dell'Oratorio di Val-salice, vi sii mantenne sempre affezionato, come dimostrò anche loslancio con cui contribuì al ricordo del suo antico direttore don Lus-siana . La malattia lo purificò e la Comunione quotidiana gli diede laforza per fare della sofferenza un passaporto per il premio .Annetta Moine t a Cavallermaggiore (Cuneo) a 84 anni .Nella laboriosa cittadina che vedeva la signorina Annetta frettolosa edisadorna percorrere i suoi itinerari di carità, forse nessuno è sfuggitoagli impulsi generosi di questo cuore illibato negli affetti e ardentedi uno zelo senza confini . Prima lavorò a fianco del fratello sacerdote,teol. Giovanni Battista Moine, poi ne continuò il multiforme apostolatoeducativo, caritativo e vocazionale . Dimentica di sé, visse in francescanapovertà, sempre larga di aiuti ai bisognosi, ai missionari e alle istituzionidi carità . Lo zelo per l'educazione della gioventù l'avvicinò all'operasalesiana, che cercò di far conoscere e beneficare .Edvige Sedetti ved. Spiri t a Rimini a 7o anni .Mamma buona e affettuosa, visse di fede, di umiltà e di amore . Accettòcon spirito cristiano il sacrificio e la sofferenza per il bene dei suoi cari,tra cui il figlio salesiano coadiutore Enzo Spiri .Santína Cali t a Villa San Giovanni (Reggio Cal .) .Tutta la vita di questa ardente Cooperatrice fu intessuta di fedeoperativa e di devozione alla Vergine e a Don Bosco . Ripiena di sensocristiano, visse beneficando e valorizzando i suoi dolori con una con-tinua unione con Dio . Per Don Bosco fu l'ultimo suo pensiero ; eDon Bosco avrà certamente facilitato il suo ingresso al premio .Insegnante Teresa Gínex t a Canicattì (Caltanissetta) .Dopo anni di intensa attività didattica, si dedicò a opere di pietà e diapostolato . Fu Cooperatrice salesiana devota e zelante . Sentì fortementel'ideale missionario, e ancora un mese prima della morte volle fondareuna borsa missionaria che perpetuasse il suo apostolato oltre la vitaterrena . La benedizione del Rettor Maggiore ne allietò gli ultimi giorni .Gíacomína Nícolao t a Imèr (Trento) a 84 anni .Fervida ammiratrice di Don Bosco e della sua Opera, che sostennefattivamente, lascia il ricordo della sua serena allegria e della sua de-vozione alla Madonna, il cui altare essa adornò filialmente di fiori peroltre trentacinque anni .

Federico Accoroní t a Torino.Cooperatore fedele e generoso dell'Oratorio San Luigi in Torino,mise intelligenza e cuore a servizio dei prossimo, in spirito di umiltà,conquistandosi la stima e l'affetto di quanti lo avvicinavano . Appar-tenne tra i primi al movimento scoutistico cattolico, di cui divenneun capo fra i più apprezzati . Fu confratello della S. Vincenzo e segre-tario dell'Unione Exallievi del San Luigi .Albertina Hírschler t a Milano .Cooperatrice zelante e pia, volle ricordare le Opere salesiane ancoranelle sue ultime volontà, per essere partecipe, anche dopo morte, delbene che operano i figli di Don Bosco .

ALTRI COOPERATORI DEFUNTI

Ambrosioni Elena - Anastasi Rosa - Bettini Candida - Bezzon Bortolo -Bollini Prima - Bozzetti Carlotta - Bressan Zeno - Brilli don Baldassarre -Brunetti Giacinta - Caracciolo Carmela - Cassone Rosa - Cattaneo Franca- Cavallo Maria - Consoli Grazia - Corsaro Santa - Curtoni MascantiRosa - De Miro Maria - Di Pietro Grazia - Fafrocile Umberto - Fu-niagalli don Carlo - Guerri mons . Vittorio - Guerrini Teresa - Gu-glielmo Pietro - Guma Ugo - Josia mons . Gino - Manni Carmelina -Marengo don Francesco - Mazzetta Assunta - Micono Felicina -Molinis prof. Giuseppe - Muzio Bice Cazzani - Pagliuca De Lillo El-vira - Paietta Luigia ved. Nigris - Panceri Giovanni - Pasi Luigi -Pera Ernestina - Perego Virginia - Prestinari don Roberto - PrioriMaria - Radici Maria e Luigia - Riccardelli Ricca Berenice - RicettiGiulia - Rossi don Angelo - Ruffoni Maria - Scapino Pierino - SchiaviAngelo - Schisani Filippo - Sciutto Selvina - Stroili Severino - TitoTeresa - Turcatti Greco Maria - Vittiglio Pasqualina - Zagami Cri-stina - Zamolo Italia .

L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n . 22, può legalmente rice-vere Legati ed Eredità . Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule :

Se trattasi d'un legato : « .,, lascio all'istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire .. . (oppure) l'immobilesito in .. . ».

Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere questa :« . . . Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torinolasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo» .

(luogo e data)

(firma per esteso)

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BORSE COMPLETE

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ricordo e suffragiodi Egidio e Giuseppina Pedranzini e a beneficiospirituale della propria famiglia, a cura di EvelinaPedranzini (Bormio - Sondrio) . L . 100 .000.Borsa : San Giovanni Bosco, in ricordo e suffragiodi Egidio e Giuseppina Pedranzini e a beneficiospirituale della propria famiglia, a cura di Eve-lina Pedranzini (Bormio - Sondrio) . L .-100.000 .Borsa : Giovanni Gualberto Donna, a cura diMons. Felice Donna (Vercelli) . L . 100 .000.Borsa : Caterina Vergeglio, a cura di mons . Fe-lice Donna (Vercelli) . L. 100.000 .Borsa: Felice Donna, a cura di mons . FeliceDonna (Vercelli). L . 100 .000.Borsa : Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausi-liatrice, implorando protezione, a cura di F. M .e G. B., L . 100.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, acura degli Exallievi 1° Oratorio Festivo e CasaMadre, di via Salerno e via M . Ausiliatrice (To-rino) . L. 100 .000 .

Borsa: Mons. Salvatore Rotolo, vescovo sale-siano, in memoria e suffragio, per ottenere prote-zione, a cura dei suoi exallievi e di persone dalui beneficate (Roma) . L. 100.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice ' e S . G . Bosco, in-vocando protezione sulle nostre famiglie Cellanovae Nascimbene (Pavia) . L. 100 .000.

Borsa : Don Pietro Berruti, in memoria e suffragiodella sorella Maria Berruti ved . Bressani, a curadei figli Piero e Laura (Torino) . L . 50 .000.Borsa : San Giuseppe e S. G. Bosco, in me-moria di Jeanne Bruyère (Carlsbourg - Belgio).L. 50 .000 .Borsa : Don Bosco, benedici e proteggi sempre ilmio Paolo e la sua nuova famiglia, a cura di N .N.(Piacenza). L . 50.000 .Borsa : Linda Toffaloni Rossi, a cura di N .N.(Vicenza) . L. 50.000 .Borsa : Maestra Chiarina Farei, in ricordo e suf-fragio, a cura della sorella Maria Farei (Chiro-nico - Svizzera) . L . 50 .000 .

Borsa : Don Bosco, a cura del dottor Carlo Pa-nizzi, exallievo di Alassio (Sanremo - Imperia).L. 50.000 .Borsa: Pietro Fracchia, in ricordo e suffragio,a cura di G.F., L . 50 .000.Borsa: Don Gerlando Tuttolomondo, sacerdotesalesiano, in memoria e suffragio, a cura del fratelloe delle sorelle . L . 50.000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, pre-gate per noi e per la pace nel mondo e proteggetecisempre, a cura di P.G.E .C ., L. 50 .000.Borsa : Madre Linda Lucotti, a cura di PeppinoLucotti (Sartirana - Pavia). L . 50.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, inriconoscenza e supplicando protezione, a cura diM. N . (Pino - Torino) . L. 50 .000.

Borsa : Papa Giovanni XXIII, a cura di Giu-seppe Genco (Orbassano - Torino). L. 50 .000.

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, 8',in suffragio di mia moglie Imene, implorando daM. Ausiliatrice e S. G . Bosco la grazia di soprav-vivere nella fede e nell'abbandono alla volontà diDio, a cura di Agostino Beretti (Roma) . L. 50 .000.Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e S.D. Savio, a cura di Rosita Sassi (MinervinoMurge - Bari). L . 50.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, acura del cooperatore Giobatta Martini (Rossi-glione - Genova). L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, insuffragio di tutti i miei cari defunti, a cura di PinaGandolfo (Alassio - Savona) . L . 50.000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, otte-netemi la grazia che tanto desidero, a cura di As-sunta Chirico Bello (Reggio Calabria). L . 50 .000.

Borsa : Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausilia-trice, aiutatemi!, a cura di Luigia Zonato (Mon-teforte D'Alpone - Verona) . L. 50 .000 .Borsa : San Domenico Savio, in ringraziamentoper la nascita di Gianluigi, a cura di Franco e Ca-terina Pelliccioni - Zaccarini (Faenza) . L. 50 .000.

Borsa : Padre Mantovani, in ricordo, a cura diGiuseppe Cubeta (Catena - Reggio Calabria),L. 50 .000.Borsa : Don Angelo Amadei, in memoria, a curadi Guido Rizzalio (Rivoli - Torino) . L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, in-vocando protezione per Francesca e Federica, acura di Francesca Lorenzoni (Torino) . L . 50 .000.

Borsa : Maria Ausiliatrice, invocando aiuto eprotezione, a cura di Gianfranco Ferraro (Torino)L. 50 .000.Borsa : San Giovanni Bosco, Papa GiovanniXXIII e S. D . Savio, guarite Ada, a cura dellafamiglia Giuseppe De Guglielmi (Oneglia - Im-peria) . L . 55 .000.

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G. Bosco e DonRinaldi, intercedete per i coniugi Casi rati, a curadi Alberghetti Natalina (Cassano d'Adda - Mi-lano) . L . 50 .000.

Borsa: Don Amilcare Bertolucci, in memoria,perché preghi per Caterina Pavia, a cura di N .N .(Torino) . L . 50 .000 .Borsa: Alfio Gemma, in memoria, a cura deldottor Sebastiano Gemma (Lentini - Catania) .L . 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di AssuntaRe (Pavia) . L. 50 .000.Borsa : Don Bosco, a cura di Assunta Re (Pavia) .L. 50 .000.Borsa : Papa Giovanni XXIII, in ringraziamentoe invocando protezione, a cura di Gianluigi (To-rino) . L . 50 .000.

ROCIATAau#i#'IA\ 1 a AI ∎

TOTALE MINIMO PER BORSAL. 50 .000 • Avvertiamo che lapubblicazione di una Borsa in-completa si effettua quando ilversamento iniziale raggiungela somma di L . 25 .000, ovveroquando tale somma viene rag-giunta con offerte successive.Non potendo formare una Borsa, sipuò contribuire con qualsiasi som-ma a completare Borse già fondate

Borsa : San Giovanni Bosco, a cura di GiacomoSpoto (Calatafimi - Trapani) . L . 50.000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e PapaGiovanni XXIII, a cura dei coniugi ing . Gio-vanni Manfredi e Maria Cerisola (Savona).L.50 .000 .Borsa : Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilia-trice e S. G. Bosco, benedite mio fratello e la suafamiglia, a cura di Sr. Maria Cutinelli (Bitonto- Bari). L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e S.D . Savio, in ringraziamento e implorando prote-zione su persone care, a cura delle sorelle V. (Ver-celli) . L. 50 .000 .

Borsa: Don Bosco, invocando protezione sullapropria famiglia, a cura di Luisa Donelli (Legnano) .L. 50 .000 .

Borsa : San Giuseppe, invocando protezione, acura delle sorelle Teresa e Anna Ginolino (Co-rato - Bari) . L. 50 .000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio del proprio marito e invocando protezione,a cura di Linda Zaccolo ved . Bisiaco (Tricesimo- Udine). L . 50.000 .Borsa : San Giuseppe, a cura di T . S . (Latina),L . 50.000 .Borsa : San Domenico Savio, a cura di GiovannaCerrito (Caserta) . L. 50 .000.

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, insuffragio delle anime sante del Purgatorio, a curadi N.N . (Savona) . L . 50 .000.Borsa : San Giovanni Bosco, S . D . Savio, DonRinaldi, in ringraziamento, a cura di AngiolaDesana (Pescara) . L . 50 .000 .Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, p .g.r.e invocando continua protezione sul figlio Michele,a cura della mamma Elisa Budini (Napoli) .L . 50.000 .Borsa : SS . Sacramento, Maria Ausiliatrice,S . Giuseppe e S. G . Bosco, invocando grazia,a cura di A .M .P . (Vicenza) . L. 50 .000 .Borsa :

ria Ausiliatrice e Don Bosco, p .g.r .,a cura di ombellardo (Torino). L . 50.000 .

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G. Bosco e S.M. Mazzarello, a ricordo e suffragio di Giovannie Ida Derossi, a cura dei familiari (Ponderano -Vercelli). L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G. Bosco e S.D. Savio, per grazie ricevute e invocandone altre,a cura di Massimina R . L. 50 .000.Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco, DonRua, Anime sante del Purgatorio e S . Rocco,riconoscenti per grazie ricevute e invocando prote-zione, a cura di Giovanni e Maria Giotto (ValleSauglio) . L. 50.000 .Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G. Boscop .g.r . e invocando protezione sulla famiglia, a curadi N.N., L. 50.000 .

(eosan eÀb

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TEEN -AGERS : i protagonisti di oggi

ENZO BIANCO PERCHÉ I GIOVANI HANNO LA FEBBRE?Collana « I libri del Colibrì » • Edizione Periodici SEI • Pag . 160 • L. 700

Contestare è peccato? • Giovanissimi in fuga • Il boom della droga • Come diventareconsumatori e vivere felici • Sotto inchiesta gli ideali dei giovani • Problemi, fermenti,errori, tensioni e inquietudine del mondo giovanile . Documenti e testimonianze : un librostimolo, una provocazione per i giovani e per chi si interessa dei giovani, una ricercaappassionata di responsabilità e di prospettive verso il futuro .

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Spediz . in abbon . postale - Gruppo 2° (70) - 1 quindicina

Città

BS/4/70

BOLLETTINO SALESIANOSi pubblica il 1 o del mese per i Cooperatori Salesiani; il 15del mese per i Dirigenti dei Cooperatori

S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-fattori e Amici delle Opere Don Bosco

Direzione e amministrazione : via Maria Au-siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel . 48 .29.24

Direttore responsabile Don Pietro Zerbino

Autoriz . del Trib . di Torino n . 403 del 16 febbraio 1949

Per inviare offerte servirsi del C .C. Postale n . 2-1355intestato a : Direz . Generale Opere Don Bosco - Torino

Per cambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente

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