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IL BOLLETTINO SALESIANORivista della Famiglia SalesianaFondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e cultura religiosaedito dalla Congregazione Salesiana diSan Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 9092 -00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69.31 .341 .Conto corr. post . n . 46 .20 .02 intestato a Dire-zione Generale Opere Don Bosco, Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accornero - Marco Bon-gioanni - Carlo Borgetti - Gaetano Nanetti - Lu-ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-raro - Saverio Stagnoli .Collaboratori : Nino Barraco - Elia Ferrante -Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - AngeloPaoluzi - Francesca Tiziani - Domenico Volpi .Archivio: Guido CantoniDiffusione: Arnaldo MontecchioFotocomposizione e Impaginazione:Scuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa : Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione: Tribunale di Torino n . 403 del16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo dl ogni mese (undici numeri, eccet-to agosto) per la Famiglia Salesiana.* 11 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .Collaborazione : La Direzione invita a mandarenotizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,e s'impegna a pubblicarle secondo il loro inte-resse generale e la disponibilità di spazio .Edizione di metà mese . A cura dell'Ufficio Na-zionale Cooperatori (Panfilo, Rinaldini) - ViaMarsala 42 -00185 Roma - Tel . (06) 49 .50 .185.

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milio-ni di copie) in : Antille (a Santo Domingo) - Ar-gentina - Australia - Austria - Belgio (in fiam-mingo) - Bolivia - Brasile - Canada - CentroAmerica (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (aHong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-gna - India (in inglese, malayalam, tamil e te-lugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato ein sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (editoa Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - StatiUniti - Sudafrica - Thallandia - Uruguay - Ve-nezuela - Zaire

DIFFUSIONEII BS è dono-omaggio dl Don Bosco ai com-ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-stenitori delle sue Opere .Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,nei limiti del possibile .Cambio di Indirizzo : comunicare anche l'indi-rizzo vecchio .

2 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 •

4 BREVISSIME

11 VITA ECCLESIALE Non ha vita facile la Religione nella scuola pubbli-ca . Un problema di vitale importanza per i cattoliciitaliani è certamente questo dell'insegnamentodella religione . Il BS ne ha parlato con due esperti .

16 PROGETTO AFRICA Il «gigante» africano è in ginocchio . Proseguendogli interventi sull'Africa, questo mese è di turno laNigeria .

12 FAMIGLIA SALESIANA Suore di clausura in terra di missione . AntonioAlessi, appassionato conoscitore dell'Oriente, pre-senta in questo articolo la vita di un gruppo disuore cresciute in Thailandia all'ombra dei Sale-siani .

25 PROTAGONISTI

28 VITA SALESIANA

RUBRICHE

Papà mi parlava di due persone : «Don Bosco e Si-vori» . Un originale e insospettabile profilo del cal-ciatore Patrizio Hernandez . Ne è autore TeresioBosco .

Corea: una chiesa creata dal laici e fondata sulmartiri . Quali sono i problemi della Corea? I Sa-lesiani che fanno? Ecco un primo tentativo di ri-sposta .A che punto siamo con le vocazioni salesiane?

La XXI giornata mondiale delle vocazioni ci impe-gna alla preghiera e alla riflessione . Intervista adon Francesco Maraccani, incaricato del settore .

Scriveteci, 3 - Pigy di Del Vaglio, 6 - La lettera diNino Barraco, 7 - Qualche tempo fa, 8 - Note spiri-tuali a cura di Clara Bargi, 10 - Libri & Riviste,35 - I nostri santi, 36 - I nostri morti, 38 - Solida-rietà, 39 .

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Ancora sulla pace

Mi sono permesso di scrivere per ri-spondere, per quanto posso, al sig . Gio-vanni Imperia, che aveva scritto (BS,anno 108, n° 4) la lettera «Pace e stam-pa= .

Pur essendo d'accordo riguardo allaSua convinzione, che il cristiano debbabattersi fino in fondo per la pace, dissen-to riguardo alle pubblicazioni militari . In-fatti penso che l'idea della pace si diffon-da con l'educazione e il censurare tali ri-viste sia inutile: chi è un guerrafondaionon cambierà di certo, gli unici e patirnesarebbero i collezionisti e per di più learmi odierne non suscitano tanto il de-siderio della guerra quanto il terrore diessa ; pertanto penso che queste pubbli-cazioni •siano educative perché infor-mano l'opinione pubblica delle possibiliatrocità della guerra . Distinti saluti .

Luigi Marini - Torino

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.Accettare la sofferenzanon è facile .

Mi permetto di scrivere, perché desi-dero ricevere il bollettino in quanto sonodiventata cooperatrice insieme a miomarito il 31 gennaio 1983 dopo tanti annidi lungo cammino e aver conosciuto l'o-pera salesiana grazie alla frequenza dimio figlio Angelo dall'età di otto anni edora prossimo a maturarsi .

Un grazie a S . Giovanni Bosco e MariaAusiliatrice per averci dato come assi-stente ispettoriale del gruppo coopera-tori il caro e indimenticabile don Bassoora parroco di Salerno, lui con saggez-za, bontà, prudenza e umiltà ci ha gui-dati per una sana preparazione a talechiamata .

Spesso la sofferenza ci ha colpito so-prattutto avendo un figlio handicappato,nonostante i gravi problemi familiari ab-biamo accettato tutto con serenità epace grazie alle preghiere e al confortodei salesiani che ci sono stati sempre vi-cini e noi con l'aiuto di S . Giovanni Bo-sco non ci siamo mai fatti prendere dallasfiducia e dallo sconforto ma sentivamola necessità di renderci sempre più di-sponibili al servizio dei salesiani e accre-scere sempre più l'amore per S . Giovan-ni Bosco e tutte le attività salesiane, so-prattutto le opere missionarie, ecc . ecc .

Ora sono gravemente ammalata, ac-cettare la sofferenza non è facile ma èbello capirla, amarla e donarla, ed iocome mamma più volte provata ho ca-pito il valore della sofferenza e soprattut-to l'essere cooperatrice mi ha fatto cre-scere e maturare sempre più .

Ancora grazie a S . Giovanni Bosco eMaria Ausiliatrice per avermi dato donGiuseppe Savino come guida spiritualeche con pazienza non mi ha abbando-nata ma continua a seguirmi e con co-stanza mi porta Gesù, Lui mi dà la forza

di soffrire e offrire con pace e serenità aLui ho donato la mia vita, Gesù sa quelche vuole da me misera creatura umana,Lui mi vuole bene ed io non posso es-sere felice senza il mio Gesù, Lui il miomedico, il mio confidente, il mio tutto,Gesù non abbandona e non delude mai .

Ho sofferto molto stare lontano dalleattività dei salesiani e di saper notizie sututto quello che si fa, ma offro i miei atro-ci dolori per il Rettor Maggiore don Egi-dio Viganò e tutti i salesiani ora impe-gnati nel Capitolo e per l'unità dei cristia-ni e la capacità per i nostri fratelli .

Chiedo scusa di avervi stancato masentivo la necessità di esprimere il miograzie attraverso il Bollettino Salesiano atutti i salesiani e un augurio di vero cuo-re di operare sempre meglio .

Un grazie e una preghiera nella pacedi Cristo .

Dora Tocci Boccuni - Taranto

Cara signora Dora,siamo noi a doverla ringraziare per

questa sua testimonianza che ci fa sen-tire come il Signore è presente in mezzoa noi. Ci senta vicini con l'amicizia e lapreghiera .

L'indirizzo dell AiART

Ho apprezzato e condivido come ge-nitore la risposta del BS alla signora Tre-visan di Belluno «A proposito di TV . .

Pertanto se possibile pubblichi l'indi-rizzo o se può mi scriva all'AIART diRoma .

Dovendo poi recarmi prossimamenteper un viaggio in Somalia vorrei saperese in quel Paese ci sono missioni sale-siane .

Grazie per lo spazio e per il bene chefate nell'affrontare argomenti che re-sponsabilizzano tutti .

Piera Ginbellina - Tronzano Vercellese

Caro signor Piero, i Salesiani nonsono ancora presenti in Somalia. Quan-to all'indirizzo, eccolo : AIART - Associa-zione Italiana Ascoltatori Radiofonici Te-lespettatori, Via Casi 44, Roma .

V`~l

Chi vuoi scrivere a Pierglorgio?

Sono un ragazzo 18enne, mi chiamoPiergiorgio e, da alcuni anni, ricevo eleggo il BS con molto interesse . Mi piac-ciono moltissimo i servizi delle missionisparse in tutto il mondo .Approvo l'aiuto che danno a tutta

quella gente che ha bisogno di qualcosada mangiare, di vestiti e soprattutto diuna adeguata istruzione .

lo cerco di aiutare le missioni facendoqualche piccola offerta, visto che la mia

condizione non mi permette di più . Hosempre avuto un grande desiderio : quel-lo di corrispondere con qualche missio-nario o qualche ragazzo/a che frequen-ta la Famiglia Salesiana per compren-dere e sapere meglio la loro vita ed i loroproblemi .

Sono in grado di scrivere in ingleseed in francese (oltre che in italiano, s'in-tende).

So che il BS viene letto anche in altreparti del mondo e spero che questo miodesiderio venga esaudito .

Questo è il mio indirizzo : PiergiorgioLunati, Strada Valle Sanglio, 10020 PE-CETTO (TO), Italy.

Non riceviamo il Bollettino

È già la seconda volta che veniamo adimportunarvi con una nostra lagnanzanon da poco conto : non riceviamo più ilcaro Bollettino Salesiano. È dall'apriledello scorso anno che il bel giornale checi tiene a corrente sulla vita della Fami-glia Salesiana, non arriva più al nostroindirizzo.

Non sappiamo se questo dipenda da-gli spiacevoli disguidi postali o dal cen-tro di spedizioni, quindi vi preghiamo dicontrollare perché ci teniamo veramentea ricevere il Bollettino .

Nella nostra famiglia i due ragazzisono stati allievi di istituti salesiani quin-di il BS ci fa sentire parte di quella schie-ra di amici di Don Bosco che sono tanti edisseminati nel mondo .

Famiglia Cottone - Catania

Assicuriamo la Famiglia Cottone d'a-ver provvisto al regolare invio. Cogliamotuttavia l'occasione per raccomandare atutti i nostri lettori di verificare sempre lacorrettezza e la completezza dei loro in-dirizzi.

Un plauso per lo .Stemma.

In occasione del centenario dello«stemma salesiano (cfr . pag . 2 BS) vigiunga il mio plauso e il mio consensoper averlo conservato pur nell'ammoder-namento del Bollettino: è un «marchio difabbrica molto caro e segno delle «cosenostre . . Grazie. Quando a suo tempoavete rinnovato la veste del BS mi si è al-largato il cuore nel constatare che nonavevate buttato a mare quel simbolo cosìpregnante di salesianità . . .

Lettera firmata - Torino

IMPORTANTE : Non si prendono In consi-derazione le lettere non firmate e senza In-dirizzo completo del mittente. A richiestala firma può essere non pubblicata . SI rac-comanda la brevità delle lettere.

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1964 • 32015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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BREVi5

CASA GENERALIZIA

Rinnovato il ConsiglioSuperiore

Il 22° Capitolo Generale siavvia ormai al termine e men-tre rimandiamo alla sua con-clusione una convenientecronaca di tutto il suo svol-gimento non possiamo noninformare innanzitutto del-l'avvenuta riconferma di donEgidio Viganò alla guida del-l'intera Famiglia Salesiana .

La sua rielezione si è avu-ta con voto unanime il 28marzo 1984 .

Sempre in materia di ele-zioni l'l1 aprile è stato rielet-to Vicario per un terzo ses-sennio don Gaetano Scrivomentre, il 12 aprile, sono statirieletti i Consiglieri generaliper la Pastorale giovanile,Formazione, Famiglia Sale-siana e Comunicazione So-ciale, Missioni ed Economatorispettivamente nelle per-sone di don Juan Vecchi,don Paolo Natali, don SergioCuevas, don Luc van Looy,don Omero Paron .Don Sergio Cuevas ha

preso così il posto del com-pianto don Raineri mentredon Luc van Looy, belga, mada moltissimi anni impegnatoin Corea, quello di don Ber-nardo Tohill .

Mentre chiudiamo questonumero del Bollettino i Capi-tolari sono impegnati adeleggere i Consiglieri Gene-rali che avranno il compito diseguire le cinque grandi Re-gioni nelle quali è suddivisala presenza salesiana nelmondo .

Ecco pertanto, con unprofilo del Rettor Maggiore alquale va l'augurio filiale delBollettino e dei suoi lettori, ilmessaggio che don EgidioViganò ha voluto inviare atutti i suoi confratelli ed al-l'intera Famiglia Salesiana :«Un abbraccio cordiale a

tutti voi, cari confratelli, an-che a nome dei capitolarioperosamente dedicati aconcludere bene i loro la-vori.

il mio saluto va anche allanumerosa Famiglia salesia-na, specialmente alle be-nemerite Figlie di Maria Au-siliatrice con le quali condi-vidiamo ancora il dolore dellutto, mentre preghiamo giàper il buon esito del pros-

4

SI

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984

MEsimo loro Capitolo Generale.Sono con voi per incomin-

ciare di nuovo: cammine-

remo insieme. Ormai ci co-nosciamo .

Iniziamo l'interscambiodei nostri ideali alla luce del-la santità così originale diDon Bosco, nel cinquante-simo della sua canonizzazio-ne .

Il nuovo sessennio saràcaratterizzato da un accre-sciuto interesse per la figurae la missione storica del no-stro Fondatore in vista dellecelebrazioni centenarie dellasua morte .

li clima delle comunitàverrà presto arricchito del te-sto rinnovato della Regolasalesiana; essa ci aiuterà afar fruttificare con maggioreincisività il ricco patrimoniodelle origini.

Don Bosco ha fatto storiacon la sua santità:- ha dimostrato che

essa non è un'evasione,bensì una forma più esigentedi intervento nella vita delpopolo ;

- si è impegnato con laChiesa e per la Chiesa al didentro dei grandi problemiche travagliavano la sua mis-sione;

- si è donato ai giovani esi è inserito tra essi generan-do nelle loro persone queivalori evangelici che rendes-sero possibile una civiltà del-l'amore.

Ebbene: vi invito ad attin-gere con dovizia alla sorgen-te di Valdocco .Anche noi faremo storia,

se muniti del coraggio e, delrealismo ecclesiale di DonBosco . Avanti!

A tutti i più vivi auguri diBUONA PASQUA» .

Don Egidio Vlganò è nato64 anni fa, il 26 luglio 1920 aSondrio, una cittadina delNord Italia 30 km . dal confinesvizzero, in una bella valledelle Alpi : la Valtellina .

Lì, nell'oratorio festivo S .Rocco sente l'invito di DonBosco che lo chiama a unavita di rischio e di avventura .A dodici anni entra nell'O-

pera salesiana di Chiari . Ma-tura a poco a poco, durantegli anni di studi, la vocazioneed entra nel noviziato diMontodine, dove emette laprofessione religiosa, il 1°settembre 1936, giorno delsuo onomastico .

Compie a Torino gli studidi filosofia e nel 1939 è invia-to nel Cile: dall'Aspirantatohanno chiesto con urgenza«un buon professore di la-tino e greco» . Lui ha 19 annie i suoi alunni qualcuno dimeno .

Seguono tre anni a Maculcome giovane professore diginnasio, la professione per-petua nel '42, gli studi diTeologia all'Università Cat-tolica di Santiago dei Cile .

Il 31 maggio 1947 il card .José Maria Caro gli conferi-sce l'ordinazione sacerdo-tale .

Conseguita la licenza inSacra Teologia, si laurea conuna profonda tesi sulla soli-darietà nel corpo Mistico,che gli merita la nomina aprofessore di Teologia Dog-matica nella stessa Facoltàdi Santiago .

Nel 1965 viene eletto de-legato dell'Ispettoria cilena alCapitolo Generale XIX .

Intanto realizza il suo la-voro di docente nello Stu-dentato Teologico Interna-zionale di La Cisterna : ventianni di insegnamento che isuoi numerosi alunni latino-americani ricorderanno conpiacere e simpatia .Dal 1962 al 1968 svolge

con uguale competenza lefunzioni di Direttore delloStudentato, nella nuova sedea Lo Canas (La Florida) .Sono anni di intensa attivitàteologica a livello di Chiesa :si sta celebrando il VaticanoII e don Egidio trascorre lequattro sessioni del Concilioa Roma chiamato come pe-rito conciliare a servizio spe-cialmente dell'Episcopato ci-leno .

Simile esperienza vivrà su-bito dopo quando dovràprendere parte attiva, comerappresentante dei religiosi,alla Conferenza EpiscopaleLatino-americana radunata aMedellin nel 1968, e più tardi,come Superiore Generale, aquella di Puebla .

Nominato Ispettore Provin-ciale del Cile, partecipa aRoma al Capitolo Specialedei Salesiani, dal quale, nel1971, uscirà eletto Consiglie-re Generale per la Formazio-ne. Il Capitolo Generale XXInel 1977 lo elegge quindiRettor Maggiore .

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INDIA

Una vita per gli ultimiRecentemente in Italia don

Francesco Schlooz, da quasicinquant'anni in India è statointervistato dalla Radio Va-ticana. Questo il testo dellatrasmissione avvenuta il 18

marzo 1984 a cura di PaoloScappucci :D. Quarant'anni di sacer-

dozio, 50 anni di apostolatomissionario in India, tuttispesi per aiutare gli ultimi ariconoscere il volto di Dio Pa-dre, riconoscerlo nella Chie-sa che, come il Cristo, buonsamaritano, si fa tutto a tutti .

50 anni tra i lebbrosi, tra glianalfabeti, gli emarginati, gliorfani, i moribondi . . . Una«Madre Teresa al maschile,Padre dei poveri e dei mise-rabili». Questo è don Fran-cesco Schlooz, olandese dinascita, ma indiano di elezio-ne, per amore di Cristo e deifratelli più abbandonati . È

qui ai nostri microfoni e cidice qualcosa della suaesperienza .R. Sono ritornato dall'In-

dia del Sud dove mi trovo da49 anni. Sono qui in Europaper ringraziare i miei bene-fattori . Grazie a loro possocontinuare il mio lavoro a Po-lur . Cerco di fare quello cheil Signore ha fatto, di cui leg-giamo «Passò beneficandotutti». Quando vedo i vostribimbi e vedo l'assistenza so-ciale che ricevete dai vostrigoverni, devo proprio dirvi :fortunati voi! Ultimamente undottore svizzero ha esami-nato i miei ragazzi : ha tro-vato che il 78 per cento eragravemente sotto il peso nor-male. Questo è logico quan-do si sa che il più dei nostripoveri mangiano solamenteuna volta al giorno. Da noi ècosì: quando non c'è lavoro,non c'è cibo . Cerchiamo disollevare i nostri poveri, noncon le elemosine, ma dandolavoro ed istruzione, con lescuole, e più ancora con lescuole serali, perché il piùdei bimbi deve lavorare du-rante la giornata . Anche perle donne abbiamo un pro-gramma, insegnando lorotutto quello che debbono sa-pere da donna, moglie e ma-dre, e vi sono veramente deibuoni risultati, perché i mieisono tutti 'fuori casta' -Gandhi li ha chiamati 'Hari-jans' . Poi abbiamo 8.000 leb-brosi intorno alla missione diPolur. Adesso il governo in-diano non vuole più averelebbrosari ; preferisce curarlia casa loro . Ultimamentehanno trovato medicine nuo-ve, e speriamo proprio che imilioni di lebbrosi nel mondone profitteranno veramente .

STATI UNITI

Don Bosco a HollywoodIl salesiano don Larry N .

Lorenzoni del nostro ufficioispettoriale di San Franciscoin California è stato invitato aparlare sulle opere di DonBosco nel mondo per il pro-gramma nazionale statuni-tense «Heart of the Nation»(«II cuore della nazione»)che va in onda proprio inqueste settimane e che vienetrasmesso da Hollywood .

(Nella foto, con don Lo-renzoni è Kathy McVeighche conduce il programma) .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 52015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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MESSICO

Oh la buona Provvidenza!Con questa esclamazione

di don Armando Cocco, sa-lesiano italiano in Messico,ha concluso una sua lungalettera del 24 novembre 1983che ci informa delle graviinondazioni avvenute nellasua missione . La riportiamoper intero :

"Ancora oggi stiamo sof-frendo i danni della terribileinondazione che colpì parec-chi villaggi e soprattutto Are-nai, ai primi del luglio passa-to . Qui, nella selva, il tempo ècome un orologio . I periodidella secca e delle pioggesono sempre regolari . Maquest'anno non fu così . Lagente e alcuni che si dannoarie di «metereologici», di-cono che la causa di questidisordini «temporali» fu l'e-ruzione del vulcano Chic-honal. Il fatto è che da aprilea giugno la scarsezza dipioggia seccò i «maizali» edi pascoli rimasero aridi . Si te-meva per il bestiame . I nostripoveri villaggi raccolsero po-che e smilze pannocchie eprevedevano mesi di fame .Ed ecco la notte del 5 lugliosi scatenò un uragano divento e pioggia . Il centro diquesta «tromba d'acqua»,come dicono qui, fu proprioArenai ed i villaggi circo-stanti .

L'Arroyo (rio) Secco -sembra ironia, ma si chiamaproprio così - che passaper il centro del paesello,straripò, con veemenza sigettò nelle case, invase lapiazzetta, entrò in chiesa enel dispensario e fece disa-stri . I primi che si svegliaronodiedero l'allarme, suonaronole campanelle. La gente feceappena in tempo a salvare ibambini e a fuggire su per ilmonte. L'acqua limacciosa siportò via le poche e indi-spensabili cose della gente :stuoie, copertine dei bambi-ni, la tortilla e le poche pan-nocchie. Alcuni perdettero ipochi soldini, messi da partecon sacrificio, le galline, ipulcini . Senza fare il tragico,più di un uomo rimase senzacalzoni. I danni peggiori li6 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984

soffrì la chiesa, il dispensa-rio, e un piccolo negozio dialimentari, che l'acqua di-strusse completamente, di-sperdendo la mercanzia . Inchiesa l'acqua entrò sovra-na, scardinando la porta eraggiungendo l'altezza di1,70 m . I banchi galleggia-vano, l'armonio inservibile .San Isidoro, il patrono, tran-quillo nella sua nicchia, gal-leggiò fino alla porta . Lì sifermò. Scherzando la gentediceva: «San Isidro volevaandare come «giornaliero» .

In sacrestia l'acqua non ri-spettò niente . I paramenti sa-cri, il calice, i messali . . . tuttonel fango, fuori uso . Peggioche peggio dispensario, chesta su un margine dell'ar-royo. A 2,70 m . arrivò l'ac-qua, quasi al soffitto . Dellabuona medicina, che servivaper tanta povera gente, nonrimase niente . Erano le 2 del-la notte . Solo il mattino doposi videro i disastri. Grazie aDio non ci furono vittimeumane. Ma la situazione eradurissima . Tutti correvano incerca di maiz . Un kg . costava25 e 30,35 pesos. In mezzo atanta sofferenza una cosa fupositiva: il trionfo della caritàcristiana . I fratelli delle co-munità non colpite ci invia-rono aiuti . lo sono volato aMessico e, grazie alla Ma-donna dei poveri, incontraibuone offerte che venivanodall'Italia . Una buona manoci diedero i Cooperatori diMessico. Ritornai alla missio-ne con sacchi di vestiario,alimenti, e 64 .000 pesos buo-ni per comperare 4 tonn . dimaiz. Oh la buona Provvi-denza" .

PARAGUAY

Un quartieredi nome «Lombardia»Da Asunción, in Paraguay,

don Giuseppe Zanardini in-forma che quest'anno conl'aiuto dei suoi amici è riusci-to a comprare circa venti et-tari di terra per un valore diquasi 90 milioni . Si sono di-visi - ci scrive - in lotti fa-miliari e ci stanno circa due-cento famiglie che vivevanoprima nella miseria più neraper le strade della capitale .Sono sorti così tre quartieri :«Lombardia», «Don Bosco»e «Maria Auxiliadora» .

La prima tappa è un lottodi terra con baracca provvi-soria (plastica, cartone, ecc .)per difendersi dal sole e dal-

l'acqua; poi, secondo i mezzieconomici viene la casa de-finitiva ; per esempio in . . .Lombardia ci sono già venticase di mattoni, sicure e igie-niche. Domenica scorsa - èancora don Zanardini a scri-vere - ho benedetto la pri-ma pietra di altre venti chesorgeranno nei prossimimesi con l'Operazione E .Cattaneo . Ogni famiglia pos-siede anche uno spazio diterra per l'orto familiare . NelDon Bosco incominciano adautocostruire casette in le-gno, due stanze e il porticosu basi di mattoni .Per «M. Auxiliadora» a

causa dei molti debiti, nonpossiamo ancora costruirequalcosa di definitivo; masono sicuro che la Provvi-denza penserà anche a loro .

CAMERUN

A Ebolowa«cosa incalza cosa»È quanto hanno scritto re-

centemente i salesiani dell'i-spettoria Ligure-Toscana(don Bocchi, don Rizzato, DeMarchi) che da alcuni mesihanno aperto in questa loca-lità una nuova presenza sa-lesiana nel quadro generaledel Progetto Africa. Eccocome ci hanno descritto laloro situazione :

Carissimi: Parenti, Confra-

PiL~rY di diLVaho

telli, Suore, Amici, Benefat-tori e Giovani. «A voi, chesiete di Dio Padre e del Si-gnore nostro Gesù Cristo,noi, i lontani, ma presenti,auguriamo . . . grazia, gioia epace. Ringraziamo sempreDio per tutti voi e vi ricordia-mo nelle nostre preghiere» .La città di Ebolowa è più

grande di quella di Sangmé-lima e conta circa 38 .000 abi-tanti . È situata su alcune col-linette, come i 7 colli diRoma, contornata da alcunemontagnole, che fanno dacorona, ricoperte di fitta fo-resta. Il panorama è ampioed aperto . Quasi al centro diquesta piana c'è un piccololago (= marécage), che cidona molte zanzare . La cittàè divenuta dal settembrescorso, capoluogo della Pro-vincia Centro-Sud del Ca-merun. Conta 15 quartieri,assai popolati e in passatoera un centro importante delprotestantesimo . Anche at-tualmente i protestanti sonopiù della metà della popola-zione. Conta due parrocchiecattoliche. La prima d'A-bang, un po' fuori città (2 km .dal centro), già esistente findal 1930. A fianco di questasi trova il seminario minore«Jean XXIII», unico in tutta ladiocesi, e un grande collegiocattolico delle scuole supe-riori .

La nostra parrocchia è incentro città ed è fondata nel

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1959. La chiesa è stata co-struita nel 1962 . Tutte e dueerano dirette dagli Spiritani,religiosi francesi, che hannolavorato moltissimo in quasitutto il Camerun. Ora si sonoridotti a pochi e da alcunianni hanno lasciato Ebolowaed altre missioni . La città hatutte le scuole inferiori e su-periori fino all'università . Èsede del Governatore. Pos-siede due ospedali, una pri-gione, una compagnia mili-tare delle forze armate, uncampo sportivo (stadio!),mercato . . . ecc . Ci sono diver-se etnie : Bafang, Bafoussam,Bety, Ewondo, Bulu . . . e di-verse religioni : protestanti :E.P.C . - E.P.C.O., avventisti,Mussulmani, Animisti e Cat-tolici . . . La città dista dallaCapitale, Yaoundé, circa 178km. e da Sengmélima, doverisiede il Vescovo, 117 km .Le strade non sono ancoraasfaltate anche quelle dellacittà e in questa stagionesecca, ci danno tanta pol-vere rossastra che penetradappertutto . II clima è più omeno uguale a quello diSangmélima con qualchegrado in più di calore e unpo' più umido . E una città dipassaggio per il Gabon, perla Guinea Equatoriale e perle altre missioni cattoliche,che si estendono all'intorno .Come a Sangmélima c'è tan-ta povertà e miseria e lamaggior parte delle case,tranne in centro città, sono diterra . Molte sono ancorasenz'acqua e senza luce,perché non se la possonopagare .

La nostra Missione ab-braccia quasi tutta la città(13 quartieri) e in più ha 5 pi-ste (strade) con un percorsototale di circa 160 km ., dovesi trovano più di 40 villaggicon 40 rispettive cappelle .Geograficamente è estesa suoltre 9 .000 km . quadrati . Ha45 mila abitanti, compresi ivillaggi di cui 18 mila circasono cattolici, 23 mila pro-testanti, 5 mila animisti . Lalingua principale è il bulu . Lanostra parrocchia in città hala cura religiosa-pastoraledelle comunità cattoliche dei13 quartieri, della prigione,dei due ospedali, di un quar-tiere di lebbrosi, Koessombo,di tutte le scuole statali e del-la nostra scuola cattolica, di-visa in 3 complessi edificicon oltre 1350 allievi dellescuole primarie, che è la piùgrande di tutto il Camerun .Fuori città ha la cura pasto-rale dei 40 villaggi, situatilungo le strade che portano

a Yaoundé, Sangmélima,Ambam, Bimenqué e Nko'e-tyé . I cattolici di questi villag-gi sono seguiti da noi attra-verso tre o quattro tournée(incontri) durante l'anno .Essi esigono che il prete(Fata) rimanga nel loro vil-laggio almeno una notte . Letournée durano dei mesi e ilprete resta fuori casa tre oquattro giorni per settimana .

La chiesa è a forma rettan-golare, costruita dagli Spiri-tani in blocchetti di cementointonacati e ricoperta da la-miere sorrette da capriate dilegno. È assai grande e puòcontenere oltre 2000 fedeli ;ha 3 entrate, due laterali eduna centrale ; è arredata conbanchi di legno massicci epesanti, un presbiterio rial-zato ed una piccola sacre-stia. È assai luminosa, aven-do lateralmente una strisciadi finestre chiuse soltanto dainferriate in cemento . La fac-ciata è sulla strada principalea due corsie che immettonoin centro città, con un pic-colo portico e a fianco uncampanile alto 22 m . circa,ma senza campane . Per am-pliare la voce, soprattutto nel-le messe domenicali, poichéla chiesa è quasi sempre pie-na, c'è un altoparlante condue microfoni assai scassatiche non sono mai sufficientiper il prete, per i lettori e peril maestro di coro.

Dietro la chiesa si trova lacasa canonica, nostra abi-tazione. È una bella casettacontornata da terrazze, qua-si ad un unico piano, in muraresistenti con 7 camere e 5uffici attigui, sala per man-giare, servizi igienici . Nellaparte scoscesa del terreno,un seminterrato in cui si tro-vano la cucina, dei magaz-zini, garage e due camereper ospiti di passaggio, per-ché sono scomode . Abbiamola luce elettrica, l'acqua dellacittà, assai terrosa ed amara,che noi filtriamo sempre, iltelefono. Per noi è veramentemolto ed assai confortevole .

Intorno alla chiesa c'è unpo' di cortile e dietro allacasa un po' di terreno perfare un po' di giardino e diorto. Giuseppe De Marchi hagià incominciato a seminarcii pomodori e l'insalata. Afianco della chiesa c'è il no-stro più grande complessoscolastico che fa da chiusurada un lato e dall'altro il ter-reno è chiuso con pali di le-gno e rete, mentre sulla stra-da la chiusura è in muraturacon inferiate . Gli altri duecomplessi scolastici dipen-

HANDICAPPATO PAROLA SACRA

Carissimo,è bello chiamarsi per nome, sostenersi nell'amore,

essere aiutati a credere, a lottare, a sperare .Con i deboli soprattutto . Dio ha appeso al braccio

dei deboli la speranza di domani .Mettere insieme, condividere la resurrezione con

quelli che soffrono di più . Penso ai poveri, agli amma-lati, a tutti coloro che vivono soli, emarginati, esclusidalla terra. Penso agli handicappati .

Gli handicappati . Abbiamo celebrato un Anno inter-nazionale . E da allora?

Certo, si fa ogni giorno chiarezza di responsabilità,si assumono iniziative ed esperienze per convertire lanostra sicurezza alla convivenza con i fratelli «in diffi-coltà». Ma l'amore è ancora distante. Spaventosamen-te distante .

Handicappato : parola sacra . E però calpestata dal-l'egoismo, sbattuta in faccia con brutalità, parola dis-sacrata, che contraddistingue i fratelli segnati, sfregiatidallo stigma . Fratelli diminuiti da questa civiltà orrenda,competitiva, commerciale, costruita sul volume dellasua efficienza, fratelli sradicati dalla speranza e dallavita .

Occorre gridare, lavorare, cogliere il segno di que-sta ferita divina nella storia, sentirci solidali, essere gri-do profetico di giustizia, per riconoscere nel volto del-l'handicappato il fratello in cui Dio si è fatto presenza,scandalo, irruzione di dolore nel mondo .

Si tratta di coinvolgere concretamente, con la fa-miglia stessa, il quartiere, la scuola, il territorio, lascienza, ad educarci «insieme» . Il che significa, certo,abbattere le barriere architettoniche che impedisconoogni movimento di vita, ma significa abbattere tutte lepiù pesanti barriere sociali che provocano disinteresse,separazione da ogni appartenenza .

Significa lottare con l'altro che ha diritto a serviziadeguati di cura e di riabilitazione, ad un contesto divita, di spazi vitali, di ambiti educativi, di integrazionesociale, in famiglia, a scuola, nel mondo del lavoro .

Essere grido di donazione, decisione totale, plena-ria, di ritrovarci in qualcuno, di farci programmare dalbisogno di qualcuno, di dipendere da qualcuno .

Handicappato, un volto che si fa messaggio a tuttala comunità, lettera di Dio, preferenza di Dio per ognivita indifesa, debole, abbandonata . Salvezza e rischio .Provocazione e sfida del nostro futuro .

denti dalla nostra missione sitrovano in due quartieri dellacittà ; uno è da ultimare, per-ché ancora senza finestre,senza servizi igienici, senza ilpavimento in cemento, mada due anni si fa lo stesso lascuola ; l'altro complesso èquasi cadente, ma si conti-nua a fare scuola . Purtroppole aule non sono sufficienti eci sono i doppi turni: dalleore 7 fino alle 12 del mattino ;dalle ore 12 fino alle 17 di po-meriggio. Il terreno occupatodalla chiesa, casa canonica,scuole e cortile è circa 3 mila

mq. Non è un gran ché per imolti ragazzi che frequen-tano la scuola e per potergiocare. E l'Oratorio? Verràin seguito! Per adesso li fac-ciamo un po' giocare al sa-bato e domenica pomeriggiointorno alla Chiesa . Al sabatopomeriggio abbiamo molteclassi di catechismo dalleore 14,30 alle 16,30, utiliz-zando le aule della scuola,che fortunatamente al po-meriggio le abbiamo tenutelibere . Non abbiamo ancoratrovato un luogo dove met-tere i macchinari lasciati al

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 7

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Centro di Sangmélima . Qui inun futuro potrebbero servireed essere utili per iniziareuna scuola di artigiani ve-ramente necessaria. Stiamocercando un terreno ed unasoluzione .

ITALIA

Marcia di primaveraa Palermo

«È stata una grande fe-sta, ma anche un'occasio-ne per riflettere sulla iden-tità della scuola cattolicanel contesto socio-cultu-rale del nostro Paese» .Così ha scritto il quotidia-no cattolico «Avvenire»del 10 aprile 1984 com-mentando la 1 8 Marcia diPrimavera organizzata aPalermo domenica 8 apri-le .

Alla manifestazione -

UNIVERSITÀSALESIANA

8 • BOLLETTINO SALESIANO • I MAGGIO 1984

organizzata dalle Polispor-tive Giovanili Salesiane edalla FIDAE - hanno par-tecipato oltre diecimilapersone alle quali lo stessocardinale Salvatore Pap-palardo ha parlato . «Lascelta della scuola catto-lica - ha detto fra l'altrol'arcivescovo - è unascelta di valori e l'adesionead un progetto educativocome contributo alla fa-miglia per una migliore for-mazione umana e cristianadei propri figli» .

L'Università allargaI suoi amici

È uscito il primo numerodi «Università SalesianaNotizie» . La pubblicazioneè destinata a tutti quelliche sono interessati a co-noscere e sostenere l'atti-vità dei salesiani nell'am-bito della ricerca scienti-fica universitaria. Chiun-que fosse interessato puòfarne richiesta al RettorMagnifico della stessa uni-versità (P.za dell'AteneoSalesiano 1, 00139 Roma) .

COMUNICAZIONISOCIALI

II BS si rinnova . . .Attorno al Bollettino Sa-

lesiano c'è un rinnovato in-teresse che porta anche adun rinnovamento grafico .Ecco ad esempio come ap-pare l'edizione che si stam-pa in Thailandia .

ITALIA

Teatro per i più piccoliGrazie all'impegno del-

l'Unione Exallievi salesianidi Terni un bel gruppo diragazzi delle scuole ele-mentari di Terni hanno po-tuto cimentarsi nella se-conda rassegna di recita-zione ad essi riservata . L'i-niziativa - cui presiede uncomitato guidato dal ve-scovo della città monsi-gnor Franco Gualdrini,exallievo egli stesso, e dalprovveditore agli studi dot-toressa Vittoria Pujia -mira a far scoprire ai gio-vanissimi l'antica e sempreaffascinante arte del tea-tro .

Riesi ricordadon Giacomuzzi

Una delle vie della po-polosa cittadina nissena diRiesi sarà intitolata a donPaolo Giacomuzzi, sacer-dote salesiano .

La commissione di to-ponomastica, presiedutadal prof. Giuseppe Di Le-gami, nei giorni scorsi si èriunita ed ha preso in esa-me alcune schede di pre-sentazione e varie propo-ste per intitolare alcune viee il municipio a personaggistorici .

In genere si scelgono traquelli locali, o regionali, onazionali, del mondo dellacultura, della religione, del-la politica. La Commissio-ne di Riesi si è completa-mente riferita alla storia delpaese, e così ha intitolato,all'unanimità, il Municipioa don Cristoforo Benenati,che fu il principale arteficedella nascita e della vitadel paese del primo decen-nio; la piazzetta antistanteè stata dedicata a don Pie-tro Altariva, fondatore delcomune, la cui licenza di

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giubileo preadolescenti

bologna - 1 aprile '84

popolare risale al 13 ago-sto 1647 .

Quindi due strade sonostate intitolate a don An-gelo De Angelis, primo par-roco di Riesi, originario diBarrafranca, morto nel set-tembre 1657 ; e l'altra a donPaolo Giacomuzzi, sacer-dote salesiano, nato a Zia-no di Fiemme, in provinciadi Trento il 30 giugno 1883 .Egli fu inviato a Riesi nellontano 1941, e vi rimaseapostolo dei Riesini, sinoalla morte avvenuta il 9 lu-glio 1980. Un doverosoomaggio dei Riesini al po-polare don Paolo .

Il prof. Testa Giuseppeha preparato le schedestoriche dei vari perso-naggi .

Ragazzi in festa conDon Bosco

Fra le tante iniziative chehanno ricordato il cinquan-tenario della canonizzazio-ne di Don Bosco di parti-colare interesse è stataquella organizzata a Bo-

logna il primo aprile conuna accentuata attenzioneai ragazzi che per l'occa-sione hanno anche cele-brato il loro giubileo .

La manifestazione si èsvolta presso la parrocchiasan Giovanni Bosco dellacittà emiliana . Ad essa i ra-gazzi erano stati preparaticon una presentazionedella figura di Don Boscoed in particolare il suoamore e la sua scelta deigiovani e dei ragazzi : lasua personalità umana ; lasua relazione con Dio ; l'al-legria e la continuità dellasua missione nella Fami-glia Salesiana realizzata indiverse vocazioni .

Questi temi sono statisintetizzati in cinque sche-de-sussidio dai seguenti ti-toli : «Don Bosco amico deiragazzi» ; «Don Bosco untipo in gamba», «Don Bo-sco contava su Dio», «DonBosco ci vuole allegri»,«Don Bosco : una vita checontagia» .

Pubblichiamo in questa rubrica tatti, fatterelli, curio-sità raccolti rileggendo le pagine del Bollettino Salesia-no dalla sua nascita, nel lontano 1877 .

Il colera delle galline - Il «Bollettino Salesiano» èsempre sorprendente . Sfogliarne la collezione vuol direcogliere di continuo spunti curiosi che, al tempo stesso,sono testimonianza della vitalità di questo foglio, del suodinamico agganciarsi ai più diversi aspetti della vita . An-che di quella . . . animale . Vi sareste mai immaginati che lecolonne del BS ospitassero una segnalazione sul rimediocontro il colera delle galline e l'afta epizootica? Ebbene èaccaduto. Vale dunque la pena di trascrivere testualmentel'«Avviso» comparso nel numero dell'agosto 1901 . «Ri-medio contro il colera delle galline e contro l'atta epizoo-tica nei bovini, ovini e suini . Consiste nell'influsso di timoselvatico, che si fa col riempire generosamente senza eco-nomia di fieno-tino una botte, coprirla d'acqua bollentealla sera per darlo a bere a digiuno, per una volta, al mat-tino . Il cav. dott. Morandi di Milano, corso Vittorio Emanue-le 21, si presta per qualsiasi dubbio o difficoltà, anche so-pra luogo, a proprie spese» . Pare che la mistura fosse ef-ficace. Provare per credere . . .

Una nuova rubrica - Dopo l'«Avviso» sul colera del-le galline, il BS sembra essersi affezionato ai problemi del-l'agricoltura . Difatti mette in cantiere una nuova rubrica in-titolata «Spigolature agrarie» . Nel presentarla ai lettorinell'ottobre 1901, il Bollettino scrive che la rubrica intendetrattare mensilmente questioni di agraria «mediante ragio-namenti alla buona, quesiti cui verrà data risposta in modofacile e piano, dati raccolti nelle nostre colonie agricole inItalia, Francia e America» . Per conseguire questo risultatoil BS si è procurata la collaborazione di esperti . «A moltidei nostri agricoltori - sottolinea il Bollettino - non giun-gono le scoperte della scienza, ad altri arrivano contraffat-te dalla malafede e da ingordi speculatori» . Il primo ar-gomento trattato : «Salviamo volatili e fessipedi», essendo i«fessipedi» bovini, suini ed ovini (almeno lo supponiamo,essendo il termine arcaico e oggi introvabile nei dizionarimoderni) .

Un .globe-trotter. salesiano - A mons. Cagliero, va-loroso missionario, il BS del dicembre 1901 attribuisce lapalma del più attivo viaggiatore salesiano . Ne aveva, in ef-fetti, tutti i titoli . In 25 anni aveva percorso 100 mila leghe,ovvero 500 mila chilometri . Aveva solcato nove volte l'A-tlantico andando e venendo dall'Europa per altre terre ;due volte il Pacifico, da Valparaiso a Montevideo, passan-do per lo stretto di Magellano ; quattro volte aveva fatto ilviaggio da Montevideo a Rio de Janeiro . Nel solo periodo1886-1887 percorse, in sette mesi, 13 .900 chilometri in fer-rovia, a cavallo, in barca per fiumi e per mari . Risalì i fiumiPlata, Paranà, Paraguay, Uruguay, Negre, Chubut . In Eu-ropa aveva viaggiato in lungo e in largo l'Italia, la Spagna,la Francia, il Portogallo, il Belgio e l'Inghilterra. C'è dachiedersi quando riposasse . A quei tempi, non dimenti-chiamolo, il comodo aeroplano non c'era ancora .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 92015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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SP,R1TUNOTE d dar

i

dalla parte,degli ultimi .Come abbiamo già avuto modo di

osservare, la missione di Don Boscoè volta, oltre che all'educazione deigiovani, all'elevazione materiale emorale dei «ceti popolari», cioè diquella parte d'umanità che deve la-vorare sodo per rimettere insieme ildesinare con la cena, e non sempreci riesce .

Ai tempi di Don Bosco il termine«popolo» significava quasi solamen-te persone semplici, prive di culturae di mezzi, tenute volutamente nell'i-gnoranza e nell'indigenza . Don Bo-sco sentì la necessità di promuoverequesta gente dal lato umano, chie-dendo per loro un lavoro dignitoso,un po' di cultura ; e dal lato spirituale,insegnando il catechismo e «le buo-ne devozioni» . In lui c'era la convin-zione che agendo sugli adulti, si agi-va sui giovani, perché è nella fami-glia che i giovani ricevono la primaeducazione, spesso determinante perla formazione della loro personalità .

Oggi il contesto socio-culturale ècambiato. Col termine «popolo» siindica una classe ben precisa di in-dividui socialmente, economicamen-te, culturalmente e politicamente piùevoluti; una categoria che possiedela coscienza di essere una «classe»,una «forza», e usa questa consape-volezza come un mezzo di lotta perraggiungere i suoi fini . Ciò non esclu-de, chiaramente, che esistano an-cora fasce sociali di deprivazione e dimiseria, in cui il problema più grossonon è quello di procurarsi una cul-tura o un livello di vita più elevato o10 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 •

di acquisire una coscienza di classe,bensì quello più immediato e urgentedi avere il minimo indispensabile pervivere. La soddisfazione di questo bi-sogno primario non è soltanto l'a-vere pane e companatico sufficientiper fare due pasti al giorno ; ma è an-che l'essere considerati persone, ac-cettati come tali, aiutati a liberarsi delbagaglio d'incapacità e di miseriache grava sulle spalle . In una parola,l'uomo ha bisogno contemporanea-mente di pane e di amore .

Capire la fame

La fame di pane si vede e si toccacon mano: è concreta, salta agli oc-chi. La povertà d'amore, no .

La fame d'amore non fa dimagri-re, non fa svenire per la strada, nonrende l'uomo emaciato e stanco .Mentre la fame di pane, a volte, faproblema, la fame d'amore, in que-sta nostra società del benessere, noninterpella quasi nessuno. Un proble-ma ignorato è un problema inesi-stente : questa la filosofia del nostrotempo .

Così, consentendo tacitamentealla morte di migliaia di bambini peraborto o per fame, ci assumiamo laresponsabilità di negare loro il dirittodi vivere : ma non ci pensiamo mai .

Così, permettendo l'emarginazio-ne degli anziani, ci assumiamo la re-sponsabilità di condannarli a intristirenella loro solitudine e nella loro im-potenza: ma è un rimorso che non cisfiora .

Così, prendendo le distanze scan-dalizzati o indifferenti da tanti chemuoiono fisicamente e moralmentesui marciapiedi delle nostre città ; aicrocicchi delle periferie ; per le stradedei nostri paesi, ci assumiamo la re-sponsabilità di privare degli esseri ve-ramente poveri del diritto ad essereamati: ma questo cruccio non ci di-vora .

Così, procurandoci un secondo la-voro per arrotondare uno stipendioche spesso non avrebbe bisogno diessere arrotondato, ci assumiamo laresponsabilità di privare altri uominidi un loro diritto sacrosanto: quello dilavorare per vivere: ma il problemadella disoccupazione è fuori del no-stro piccolo mondo .

Così, rifiutando ogni tipo d'impe-gno nel quartiere, nel sindacato, ne-gli organismi ecclesiali, nel contestosociale in cui viviamo, insomma! noici assumiamo la responsabilità di ne-gare l'apporto della nostra intelligen-za, della nostra creatività, del nostrosacrificio, del nostro amore, alla so-luzione dei problemi di quegli «ulti-mi» cui Don Bosco ha dedicato lavita: ma anche noi abbiamo diritto aun po' di pace : che facciano gli altri!

E si potrebbe continuare ancora :la casistica sarebbe ben più lunga . . .ma forse non è necessario . . . ognunodi noi può benissimo continuare dasolo . E alla fine della nostra riflessio-ne, anche se ci pare di non saperloattuare, non potrà nascere in noi cheun solo proposito :

Essere nel mondo testimonidell'amore del Padre

Noi siamo cristiani, seguaci di unoche ha fatto dell'Amore per i piccolie per i poveri una bandiera, una ra-gione di vita, un motivo sublime dimorte e di resurrezione : e noi com-prendiamo anche quanto bisognoc'è oggi del nostro amore e del no-stro sacrificio. Ma spesso sentiamo iproblemi come realtà più grandi del-le nostre possibilità, e il nostro desi-derio d'amare s'arresta alle sogliedella nostra impotenza .

È qui che ci viene in aiuto bonBosco. Lui ha varcato quel limite ol-tre il quale noi non riusciamo ad an-dare; Lui può insegnarci il modod'essere nel mondo il tramite attra-verso cui l'amore di Dio giunge finoall'ultimo degli uomini .

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non havita facilela Religionenella scuolapubblicaDibattiti e polemiche sono statiuna costante, dall'unità d'Italia adoggi . La norma introdotta dalnuovo concordato non ha chiusola discussione. Pensare aigiovani .

L 'insegnamento della reli-gione nella scuola pubblicaè di nuovo oggetto di un vi-

vace dibattito fra cattolici e laici,oltre che all'interno dello stessomondo cattolico, dove si confron-tano diverse posizioni di varia ispi-razione. La recente firma del nuo-vo Concordato fra lo Stato e laChiesa e la concomitante discussio-ne al Senato della proposta di leg-ge di riforma della scuola mediasuperiore hanno fornito lo spuntoper nuove prese di posizione suquesto argomento di grande impor-tanza ai fini dell'educazione dei ra-gazzi e dei giovani. È giusto ricor-dare che il tema dell'insegnamentoreligioso fu costantemente presen-te nell'azione di Don Bosco, il qua-

le si trovò a vivere in un momentodi particolare tensione fra lo Statoitaliano e la Chiesa cattolica . Unapresenza testimoniata dallo stessoprogramma di Don Bosco riferitoai giovani e riassunto nella formu-la: «formare buoni cittadini e buo-ni cristiani» .

Non c'è dubbio che l'insegna-mento religioso nella scuola pub-blica non ha mai avuto, per un mo-tivo o per l'altro, vita facile nel no-stro Paese. Nel corso dei decenniche vanno dall'unità d'Italia adoggi, le controversie, le difficoltà, iproblemi sorti attorno a questotema sono stati una costante . Lecause sono molte, e anche comples-se, perché complesso è l'intrecciodegli elementi che formano la de-licata questione. Un ruolo di primopiano lo ha sicuramente svoltol'andamento non sempre lineare, enon sempre pacifico, dei rapportifra Stato e Chiesa .

Ripercorriamo dunque, sia puresommariamente, questo itinerariostorico. Lo Stato italiano affrontòla sistemazione della scuola pubbli-ca nel suo complesso con la leggeCasati, promulgata il 13 novembre1859 . Era una legge che, pur affer-mando il diritto-dovere dello Statodi provvedere all'istruzione pubbli-

ca, non conteneva particolari di-sposizioni contrarie alla presenzadella religione nella scuola. Anzi,partendo dal presupposto che lalaicità della scuola non dovessetradursi automaticamente in unorientamento anticlericale, la leggeCasati riconosceva l'insegnamentocatechistico obbligatorio per tutti,salvo per coloro che avessero fattorichiesta di esonero.La «questione romana», sorta

con la rottura fra Stato e Chiesanel 1870, nonché l'affermarsi delleidee positiviste e laiciste fra la clas-se dirigente, portarono la scuolaitaliana ad assumere un carattereareligioso sempre più accentuato .Uno degli effetti più vistosi di que-sto orientamento lo si ebbe nel1873, quando con provvedimentomiope anche ai soli effetti cultura-li, si decise la soppressione delleFacoltà teologiche negli atenei ita-liani. Non meno drastica la leggeCoppino, del 1877, che abolì i «di-rettori spirituali» nelle scuole,completando l'opera con un prov-vedimento adottato nel luglio dellostesso anno, diretto in pratica a eli-minare l'insegnamento religiosodal novero delle materie obbliga-torie nella scuola elementare.Quel provvedimento non suo-

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nava esplicita abrogazione dell'in-segnamento religioso, si limitava anon considerarlo più come obbli-gatorio. Ciò consentì ai cattolici disostenere la tesi secondo cui lo Sta-to era tenuto a garantire l'insegna-mento a quanti ne avessero fattorichiesta. La diatriba si protrasse alungo, con toni spesso accesi. Ascontrarsi erano, da una parte, lapolitica scolastica del governo ri-volta a riflettere sulla scuola unavisione fortemente laicizzata dellavita, e dall'altra, la rivendicazionesostenuta dai cattolici della libertàdi insegnamento, intesa non sol-tanto come diritto a creare scuoleprivate cattoliche, ma anche comediritto a ottenere per l'insegna-mento religioso un ruolo essenzialein una scuola che volesse dirsi com-pleta sotto il profilo educativo .

Il dissidio sembrò attenuarsiquando Giovanni Gentile, a suavolta in contrasto con i settori an-ticlericali, riconobbe che i ragazzi,almeno a quelli che frequentavanole elementari, dovevano esseremessi di fronte a una prima visionedella vita mediante l'insegnamentoreligioso. Solo dopo molti anni,Gentile fu in grado di tradurre inpratica quel suo convincimento :nel 1923, infatti, egli incluse nellariforma scolastica che porta il suonome la norma che prevedeva l'in-segnamento della religione, nellaforma catechistica della dottrinacristiana, in tutta la scuola elemen-tare .

Infine, nel 1929 fu firmato ilConcordato fra lo Stato e la Chie-sa. Esso estese dalle elementari allescuole medie l'insegnamento reli-gioso, definito «fondamento e co-ronamento dell'intero progettoeducativo» . Lo Stato sembravacosì aver aderito a una richiestaportata avanti con tenacia dallaChiesa. Ma ciò era vero solo in ap-parenza. In realtà, il regime fasci-sta non tardò a manifestare il suoproposito di mantenere una forteipoteca sull'educazione dei giovani,nei quali voleva inculcare gli idealidella virilità e della forza . Cadutoil fascismo, l'assemblea Costituen-te recepì, come è noto, il Concor-dato nell'articolo 7 della Costitu-zione, con ciò stesso confermando ilprecedente atteggiamento nei con-fronti della religione nelle scuole .

In sede costituente, l'intera que-stione fu oggetto di lunghi dibat-12 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 •

titi e alla fine non tutte le parti po-litiche diedero il loro assenso . Pres-soché unanime - si è registratal'astensione dei liberali e dei mis-sini e il voto contrario di alcunefrange della sinistra - è stato in-vece il voto del Parlamento sulnuovo Concordato. Il documento,per quanto attiene all'insegnamen-to della religione, è molto innova-tivo rispetto al Concordato del1929. E, sempre sotto questo stessoprofilo, è stato subito messo allaprova dalla discussione sul proget-to di legge di riforma della scuolasecondaria superiore, alla commis-sione pubblica istruzione del Se-nato .

I problemi presenti nel dibattitoin questa sede sono stati così rias-sunti dal senatore democristianoSpitella, vice presidente dellaCommissione : « I problemi sono es-senzialmente tre . Il primo riguardail riconoscimento del valore dell'in-segnamento della religione nel qua-dro del raggiungimento delle fina-lità educative e formative dellascuola. Il secondo riguarda le ga-ranzie che la possibilità di usufrui-re dell'insegnamento religioso siaassicurato nel rispetto della libertàdi coscienza di ciascun allievo sen-za pericoli di discriminazione e diforzature. Il terzo riguarda l'inse-gnamento della religione cattolicae delle altre confessioni religiose,secondo le norme del Concordato esecondo gli accordi stabiliti con lealtre chiese» .

Su questi temi c'è stato un am-pio scambio di opinioni, c'è statapolemica. Il presidente del Consi-glio Craxi è intervenuto a «richia-mare» i senatori al rispetto dellalettera del Concordato per quantoattiene alla formulazione dell'arti-colo della riforma relativo all'in-segnamento della religione. Dalmondo cattolico si sono levate vocia sostenere che se il rispetto del-l'articolo 9 del Concordato è fuoridiscussione, deve essere altrettantochiaro che ciò non può significaredefinitiva chiusura dello Stato asoluzioni che si prospettino invececome utili alle oggettive esigenzedella scuola .

A questo proposito, si è registra-to un intervento della stessa Con-ferenza episcopale italiana, e piùprecisamente del Consiglio nazio-nale dell'Ufficio catechistico e del-la Consulta nazionale dell'Ufficio

della pastorale scolastica dellaCEI. Nella nota resa pubblica silegge: «Quanto alla riforma dellasecondaria superiore, il cui disegnodi legge è all'esame del Senato, unvivo auspicio è stato espresso peruna legge con cui il Parlamento inrisposta alle istanze obbiettive del-la scuola e dei giovani, si esprimain termini più articolati dello stes-so testo concordatario, e, senzasvuotare di significati o emarginarel'insegnamento della religione, as-sicuri di fatto servizi di appren-dimento formativo e di cultura re-ligiosa a vantaggio anche di quantinon vogliano avvalersene» .

Nello stesso quadro si inseriscela proposta formulata in Commis-sione dal sen. Pietro Scoppola(DC) relativa all'istituzione daparte dello Stato di un insegna-mento storico-critico delle espe-rienze religiose nel loro complesso,secondo una articolazione che restada definire (si veda l'intervista alsen. Scoppola che pubblichiamo aparte) . Anche su questa proposta siè aperto il dibattito . I comunisti,per bocca del sen . Bufalini, si sonodichiarati contrari. Il liberale Va-litutti ha accusato Scoppola di vo-ler fare rientrare dalla finestra ciòche con il Concordato è uscito dal-la porta .Come si vede, l'insegnamento

della religione nella sciXola pubbli-ca continua, nonostante tutto a su-scitare polemiche e tensioni . Le ac-que restano agitate e non è esclusoche si possano muovere ancora dipiù quando si entrerà nella faseoperativa. Non mancano coloroche coltivano speranze catastrofi-che, come un certo laico il qualenon ha esitato a profetizzare che«entro tre anni, di religione catto-lica nella scuola non se ne parleràpiù». Per evitare che si arrivi atanto occorre cercare di fare chia-rezza nel settore, diradare le neb-bie in cui tuttora sembra avvolto .Occorre soprattutto che i cattolicisi impegnino a fondo, con senso diresponsabilità, con lealtà e in spi-rito di collaborazione, per conser-vare alla religione nella scuola lospazio che ad essa compete, in unquadro di una pacifica, civile con-vivenza della comunità nazionale .Occorre pensare soprattutto ai ra-gazzi, ai giovani, per poterne faredei « buoni cittadini e dei buoni cri-stiani» .

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Quali prospettive catechetiche?Risponde Cesare Bissoli*

C osa ne pensa della nuovaformulazione del Concor-dato in materia di insegna-

mento della Religione alle scuo-le pubbliche?

- Chiaramente i pregi e limiti diogni Concordato si ripercuotonoanche sul nostro argomento. Dicia-mo subito che il testo concordata-rio nell'art . 9 (e nel Protocollo cor-rispondente) dice cose di estremointeresse e per lo più disattese nelparlare comune. Vi è esplicito il ri-conoscimento da parte dello statodel «valore della cultura religiosa»e che « i principi del cattolicesimofanno parte del patrimonio storicodel popolo italiano» ; si afferma conchiarezza che perciò «continueràad assicurare» (quindi non soltan-to a tollerare o a garantire dall'e-sterno) l'insegnamento della reli-gione cattolica nelle scuole pubbli-che non universitarie di ogni or-dine e grado, beninteso «nel qua-dro delle finalità della scuola» .Queste sono affermazioni di largaportata, mai fatte in antecedenza,per cui veramente la religione, equella cattolica in particolare par-tecipa alla «promozione dell'uomoe al bene del paese » (art . 1) .

1) La caduta di livello, per cui alriconoscimento di cui sopra non sifa seguire una partecipazione ge-nerale normativa all'insegnamentodella religione, ma lo si lascia allalibera scelta ; 2) La tendenza ad in-terpretare il testo in maniera ri-duttiva, svuotando di fatto le so-lennità dei principi : che di religio-ne si debba parlare solo in terminiconcordatari e non come impegnocivile e culturale della società cometale. Purtroppo una lettura così ri-duttiva ha già fatto la sua compar-sa da parte laicista .

Ai cattolici, o meglio a quanti,ben oltre i cattolici, ritengono va-lore culturale la religione come di-sciplina, spetta di vigilare perchél'attuazione del Concordato, equindi del famoso dispositivo »di-ritto di scegliere se avvalersi o nonavvalersi», sia attuato nella letteradi tutto l'art . 9,2, e non si riduca a

* Direttore dell'Istituto Catecheticodell'Università Salesiana di Roma.

squallido esercizio di vuota facol-tatività.

- Che si intende per insegna-mento confessionale?

- Nel Concordato il termine nonappare mai. Compare unicamente«l'insegnamento della religionecattolica». E giustamente. Confes-sionale può avere più sensi . Qui in-teressa ricordarne due: insegna-mento confessionale può voler direuna concreta figura di religionestorica `confessata' ; può volere direinsegnamento che ha per finalitàdiretta di educare, iniziare ad unaconfessione religiosa . Ebbene, perla intesa concordataria, dove l'IR èproposto secondo «le finalità dellascuola» e in armonia con diverseprese di posizioni della CEI (vediad es. Documento di Base, 154),confessionale vuol dire insegna-mento nel primo senso, ossia esplo-razione, studio oggettivo, cultural-mente valido della religione catto-lica, ovviamente prestando atten-zione ad altre religioni, ad altri si-stemi di significato e alle diversecomponenti culturali della scuola .Questo non significa escludere apriori ogni rischio di coinvolgimen-to esistenziale o di fede .Piuttosto un credente da uno

studio siffatto, se condotto da in-segnanti competenti ed onesti, tro-va solidità per la sua fede, ne vedele ragioni motivanti, scopre e siconfronta con concezioni diverse,

insomma perviene a quel «saperrender conto della speranza» che èin lui di fronte ad un mondo chenon si lascia tirare - e non si puòattirare - con parole fumose o sti-moli sentimentali per credere inGesù Cristo. Quante volte il S. Pa-dre insiste per una fede che facciacultura ed una cultura che nutra lafede! Ecco, pur nelle grandi ristret-tezze e difficoltà, e IR concordanovorrebbe fare questo servizio.

- Come considera le propostedel senatore Scoppola che in-troduce un secondo insegna-mento di tipo storico-critico afianco di quello concordato .

- Distinguo . A livello di princi-pio, è sacrosanto affermare il dirit-to-dovere dello stato di darsi un in-segnamento della religione in forzadel valore culturale della medesi-ma. Lo stesso si può dire per laproposta della Commissione Fas-sino relativamente all'IR nelle ele-mentari. A livello pratico di esegui-bilità, faccio osservare due cose :cosa si intende per insegnamento«storico-critico», in rapporto aquale figura storica di religione, daparte di chi. ..?

Ed ora, dandosi di fatto l'inse-gnamento concordatario, si dovràalmeno pensare questo insegna-mento «storico-critico» autonomoin termini non oppositivi . Si po-trebbe pensare ad un regime di op-zionalità obbligata: scelta dell'in-segnamento concordatario o sceltadell'insegnamento «storico-critico»(che, ripeto, va però ben più espli-citato ed articolato) .

- La Chiesa italiana come siprepara ad affrontare questoproblema?

- Dobbiamo riconoscere allaChiesa italiana, anzitutto nei re-sponsabili della CEI, il merito diaver condotto in porto una formu-lazione concordataria a propositodell'IR assai migliore di quella pri-ma prospettata (anche se non pro-prio soddisfacente i Vescovi stessi) .Il Segretario della CEI, Mons . E .Caporello ha più volte data unaesegesi `forte' del testo concorda-tario, limpida, carica di possibilità,pur nell'angustia dei termini. Oratutta l'Assemblea dell'episcopatosi prepara, tramite i servizi del-1'UCN, a dare una dichiarazioneunitaria e stimolante per la praticaesecuzione .

Infatti dobbiamo constatare due•

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 132015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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CHE COSA DICE IL NUOVO CONCORDATO

Il nuovo accordo fra lo Stato e la Chiesa, all'articolo 9 così siesprime :

1) La Repubblica Italiana, in conformità al principio della libertàdella scuola e dell'insegnamento previsti dalla propria Costituzione,garantisce alla Chiesa cattolica il diritto di istituire liberamente scuole diogni ordine e grado e istituti di educazione . A tali scuole che ottenganola parità è assicurata piena libertà, ed ai loro alunni un trattamentoscolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole di Stato edegli altri enti territoriali, anche per quanto concerne l'esame di Stato .

2) La Repubblica Italiana, riconoscendo il valore della culturareligiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno partedel patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nelquadro delle finalità della scuola, l'insegnamento della religionecattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine egrado .

Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilitàeducativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere seavvalersi o non avvalersi di detto insegnamento. All'atto dell'iscrizione,gli studenti o i loro genitori eserciteranno tale diritto, su richiestadell'autorità scolastica, senza che la loro scelta possa dar luogo adalcuna forma di discriminazione .

cose oggi nel nostro Paese : da unaparte fra i cattolici si sono notatifenomeni di indifferenza, purtrop-po anche di discordia, ma grazie aDio non manca gente di intelligen-za e saggezza che sente il problemaed ha bisogno di chiarezza e di li-nee di convergenza ; d'altra parteurge prepararsi concretamente allaesecuzione del Concordato. E quiva fatto il richiamo a tutte le forzeche credono al valore promozionaledella religione nella scuola perchécollaborino alla realizzazione di unIR cattolico che deve restare inse-gnamento a base culturale, nonstrettamente catechistico, cosìbene formulato e realizzato da at-tirare anche non cattolici, senzache venga meno il rispetto alla loro

Scoppola: proposta culturaleper colmare prevedibili vuoti

«Temo che caleranno le frequenze al corso di religione» . Lo Statodeve promuovere una sua iniziativa perché «siamo un Paese con scar-sa cultura religiosa» .

D ocente di storia contempora-nea all'Università di Roma,

storico egli stesso, autore di nu-merose opere sul movimento cat-tolico, Pietro Scoppola è stato elet-

14 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 •

coscienza. Ci sono problemi praticidi formazione degli insegnanti, diprogrammazione, di testi, di siste-mazione di orari, prima ancora dimodalità valide per una libera scel-ta, di attenzione per quanti non siavvalgono dell'IR, di caratterizza-zione dell'IR per le materne ed ele-mentari ... Non è detto che tuttodebba essere fatto subito . Ma cer-tamente si prospetta a tutta la co-munità ecclesiale italiana, ai geni-tori, ai ragazzi, agli insegnanti direligione, agli altri insegnanti . . . uninsieme di impegni che esigono unsalto di qualità. Si potrebbe direche oggi il consenso non si ha perlegge, ma per la bontà della pro-posta e della sua realizzazione .

to senatore nelle liste della Demo-crazia Cristiana alle ultime elezionilegislative. Membro della Commis-sione pubblica istruzione del Se-nato, Scoppola ha preso parte at-

tiva al dibattito in corso sul pro-getto di legge di riforma della scuo-la secondaria superiore. Quando èvenuto in discussione l'articolo del-la legge che inquadra l'insegna-mento della religione, ha presen-tato una sua proposta diretta a in-trodurre, accanto a quello previstodalla normativa concordataria, unsecondo insegnamento di tipo sto-rico-critico sulla problematica re-ligiosa .

- Prof. Scoppola, anzituttouna domanda sul dato di par-tenza, cioè sulla nuova norma-tiva introdotta dal Concordatoa proposito dell'insegnamentodella religione: come valutaquesta innovazione?

- E opportuno chiarire innanzi-tutto il meccanismo dell'innovazio-ne. Non si passa dal regime dell'in-segnamento obbligatorio salvo eso-nero, a un regime che prevede il di-ritto di usufruire su richiesta ditale insegnamento. Si passa invecea un regime di libera scelta . LoStato è obbligato a fornire a tuttil'insegnamento della religione cat-tolica nelle scuole di ogni ordine egrado non universitarie . Ma saran-no i giovani, o invece i loro genito-ri, a fare la propria autonoma scel-ta, a dichiarare, al momento dell'i-scrizione, se vogliono o non voglio-no avvalersi di quell'insegnamento .Oggi chi non lo vuole deve dirlo .Domani dovranno dirlo sia coloroche lo vogliono, sia coloro che nonlo vogliono . Sotto questo profilo, ilsalto compiuto è enorme .

- Si può azzardare una pre-visione su come andranno lecose quando ragazzi e genitorisaranno chiamati a fare la loroscelta?

- Se vogliamo essere realisti,dobbiamo presumere che sarà ine-vitabile una caduta nella frequenzaal corso di religione, specie nelle ul-time classi delle superiori. Ne vedoi sintomi già ora, da come vanno lecose nella scuola. C'è scarsa atten-zione per il corso di religione, il suoprestigio è in ribasso presso i gio-vani, solo raramente si conduce unserio studio del fenomeno religioso.

- Ma la CEI, nel suo docu-mento pubblicato il giorno stes-so della firma del Concordatoha dichiarato di volersi impe-gnare nella prospettiva di un

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rinnovato servizio educativo escolastico, proponendo aglialunni e ai loro genitori validemotivazioni, autentici conte-nuti, metodi e docenti qualifi-cati. In altri termini, una rifon-dazione culturale dell'insegna-mento?

- È un modo di atteggiarsi da-vanti al problema che consideromolto responsabile e di grandeapertura, tanto più che la CEI fariferimento a una «ricerca» corag-giosa della verità . Mi pare di capireche ciò stia a significare non il soloinsegnamento catechistico, ma an-che l'elaborazione, la documenta-zione, l'analisi . Ciò nonostante, iorimango del parere che saremo co-stretti a registrare una caduta difrequenze. Ho presente ciò che èaccaduto in Francia, sia pure in uncontesto diverso e in presenza didiverse caratteristiche dell'inse-gnamento della religione . Sa a chelivello si attesta in quel paese lafrequenza? Quattro per cento . . .

- Nella sua nota del 31 marzoscorso, la CEI auspica che lalegge in discussione al Senatosi esprima «in termini più arti-colati dello stesso testo concor-datario». Si deve vedere in ciòun invito rivolto allo Stato per-ché promuova altre iniziative aldi là della stessa formula con-cordataria?

- L'orientamento espresso dallaCEI mi trova del tutto consenzien-te. Le faccio notare che i vescovi,giustamente e correttamente, si li-mitano ad «auspicare» . Infatti, ciòche può configurarsi come qualcosadi «più articolato dello stesso testoconcordatario», è di stretta com-petenza dello Stato. È veramentestrano che certi laici, come il sena-tore liberale Valitutti, sostenganoche la mia proposta è materia con-cordataria, e si presentino come di-fensori del Concordato. Al di là deltesto concordatario, esiste unacompetenza autonoma dello Statoin materia. E non sta scritto danessuna parte che lo Stato debbarinunciare, solo perché ha firmatoil Concordato, alle sue prerogativenel settore culturale, in cui entranoa pieno titolo le tematiche reli-giose.

- E qui che si innesta la suaproposta?

- Sono partito dalla previsioneche ho fatto prima, e che io consi-dero non pessimistica, ma realisti-ca. Dobbiamo lasciare, senza farnulla, che coloro i quali diranno noall'insegnamento religioso «patti-zio», rimangano senza una culturareligiosa? Già oggi l'Italia non bril-la in questo settore, siamo un paeseche non conosce la Bibbia, che puresta alla base della cultura occiden-tale. Siamo un paese che non haben chiaro il concetto di profeziabiblica e ne ignora la grande ric-chezza spirituale e culturale. Puòlo Stato lasciare che si rimanga aquesto livello?

- Come si articola la sua pro-posta?

- In commissione al Senato hoformulato due ipotesi. La primasuggerisce di adottare il metodo al-ternativo : l'insegnamento pattiziooppure quello storico-critico daistituire, affidandone la scelta aglialunni. La seconda ipotesi prevedeinvece una base culturale religiosa,cioè l'insegnamento storico-critico,garantita a tutti, e in più, per chilo ha scelto, l'insegnamento «pat-tizio », confessionale.

- Quale delle due ipotesi pre-ferisce?

- Non ho preferenze, anzi diproposito ho lasciato aperte en-trambe le strade come avvio di di-scussione, che potrà svolgersi piùampiamente quando il progetto di

legge passerà dalla Commissioneall'aula . L'importante è ci si arrivicon le idee chiare.

- Dall'esterno, che tipo direazioni sono venute?

- Al di là dei rifiuti incompren-sibili di gruppi laici, ho constatatouna certa resistenza nei confrontidella prima ipotesi, quella diciamocosì, opzionale, o l'uno o l'altro de-gli insegnamenti. Più favorevolel'orientamento, invece, verso la se-conda ipotesi, perché sembra assol-vere al compito di dare a tutti igiovani la possibilità di rifletteresulle grandi tematiche religiose,con indubbio vantaggio sul pianoculturale e civile. Coloro poi chedesiderano un ulteriore approfon-dimento di questa tematica si av-varranno anche dell'insegnamentoconfessionale .

- Ma non c'è il rischio che do-vendo frequentare già un corsoobbligatorio, i ragazzi disertinoquello confessionale, rimastoalla loro libera scelta?

- Il rischio c'è, non me lo na-scondo. Ma non nasce dalla miaproposta. Nasce semmai dal Con-cordato, che già consente di nonavvalersi dell'insegnamento religio-so. E, le ripeto, le mie previsioni alriguardo non sono brillanti .

- I Vescovi, nell'auspicareche lo Stato intervenga in modipiù articolati dello stesso testoconcordatario avanzano unaspecie di riserva: purché, di-cono, si abbia cura di non svuo-tare di significato o emarginarel'insegnamento della religione.Vede un rischio in questosenso?

- Quella della CEI è una giustapreoccupazione e lo Stato faràbene a tenerne conto. Ma un vero eproprio rischio in pratica non lovedo.

- Perché?- Ma perché si può benissimo

fare cultura all'interno di una op-zione di fede. La cultura non impli-ca una mancanza di fede, di orien-tamento, la cultura non presup-pone un terreno asettico su cui svi-lupparsi. Al contrario, implica scel-te. Del resto, dove li mettiamoAgostino, Tomaso, Rosmini, tantoper fare qualche nome? Si trattapiuttosto di vedere come si giusti-fica culturalmente la scelta.

Gaetano Nanetti e Giuseppe Costa

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 - 152015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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il «gigante»africanoèinginocchioCrisi economica e crisi politicahanno duramente colpito laNigeria. Ora il paese è «curato»dai militari. La drammaticasituazione zonale di Lagos,specchio di un paese che devemettere ordine nel suo sviluppo .

J 1 «gigante africano» - cosìsi è soliti definire la Nigeria- è diventato più . .. piccolo.

Eppure non è diminuito di statu-ra: con i suoi 80 milioni di abitan-ti resta il paese più popolato delContinente. E non è neppure di-minuito di peso : le sue risorse na-turali (agricoltura, olii vegetali,petrolio) lo confermano uno deipaesi potenzialmente più ricchidell'Africa . E allora? In realtà, il«gigante» non è più piccolo . Ap-pare più piccolo solo perché è inginocchio .

Una grave crisi economica sucui si e innestata una non menograve crisi politica, ha assestatoalla Nigeria una serie di colpi du-rissimi, riuscendo perfino a sbia-16 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984

dire l'immagine prestigiosa delpaese non solo a livello africano,ma anche internazionale. Pocopiù di un anno fa, nel febbraio1983, su questa grande nazione sisono appuntati gli occhi di tutto ilmondo. Occhi che hanno visto leimmagini raggelanti del più gran-de esodo di popolazione avvenutoin Africa nel XX secolo . Sospintia frustate da poliziotti e soldati,terrorizzati dalle pesanti sanzionipreviste a loro carico dal decretodi espulsione, curvi sotto il pesodelle povere masserizie traspor-tabili a spalla, affamati e assetati,due milioni di lavoratori stranierisono affluiti in massa, nel giro dipochi giorni, alle frontiere, per es-sere ricacciati nei paesi d'origine.

Povera gente del Ghana, del-l'Alto Volta, del Togo e di altripaesi poveri della regione avevatrovato lavoro nella «mecca» ni-geriana. E la Nigeria l'avevasfruttata nel periodo delle «vac-che grasse», quando lo sviluppo

economico, per quanto disordina-to, esplodeva con impeto e sem-brava non dovesse avere mai fine .Si era poi risolta a liberarsenebrutalmente quando, con la crisidilagante, quella gente era appar-sa come un peso insopportabile .In quei giorni, la tradizionaleospitalità africana apparve comeuna favola piuttosto che come larealtà tanto decantata .

Il governo di Lagos, adottandoi provvedimenti di espulsione, ri-tenne di poter arginare il dissestoeconomico giunto ormai a livellida bancarotta . Ma si illudeva. Lacrisi nigeriana ha radici ben piùprofonde, che si diramano nel ter-reno economico, ma anche inquello sociale. Investe, cioè, l'in-tera comunità nazionale . Con allabase il maledetto «oro nero», ilpetrolio. La Nigeria da anni or-mai puntava tutto sul petrolio, siaffidava ad esso come perennefonte di ricchezza. Ma i pinguiguadagni degli anni del «boom» si

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Si portano le «prime» pietre .

erano andati via via riducendo .Venne così in luce un errore difondo: l'abbandono della produ-zione agricola.

La Nigeria si era trovata a di-pendere in misura massiccia dallecostose importazioni alimentariproprio quando le sue risorse fi-nanziarie si erano paurosamenteassottigliate. Di qui gli astrono-mici debiti contratti all'estero e irelativi straripanti interessi dacorrispondere ai creditori . A tuttociò si aggiungevano la corruzionedilagante, alimentata anche dallelotte acerrime che opponevano ivari partiti, la fragilità della for-mula federale minata da fortispinte centrifughe non semprecorrispondenti a legittime aspi-razioni all'autonomia, serpeggian-ti in modo sempre più vistoso inmolte regioni del paese, la corsaspasmodica di tutti all'arricchi-mento facile, senza troppi riguar-di per i mezzi impiegati per rag-giungere, o tentare di raggiungere,

lo scopo .Specchio di una situazione in

costante degrado è la stessa capi-tale, Lagos. Essa è il microcosmoche riassume tutti i problemi del-la nazione. Città frustrante, cittàinvivibile, caotica, senza futuro :sono alcuni dei giudizi espressi daosservatori imparziali. Secondouna commissione dell'ONU, La-gos è anche la città meno igienicadel mondo. I servizi sono del tuttoinadeguati alle esigenze di una po-polazione che è cresciuta a ritmifrenetici, raggiungendo in pochianni i quattro milioni di persone .

Migliaia di contadini hanno ab-bandonato le aree rurali per ten-tare la fortuna nella metropoli,coltivando la speranza di metterele mani su una parte della ricchez-za che sembrava riversarsi copio-sa sulla Nigeria. Gran parte diessi ha invece incontrato la disoc-cupazione .Il fenomeno dell'inurbamento

selvaggio è notariamente diffuso

in tutta l'Africa a livelli pericolosie le conseguenze negative si ritro-vano pressoché dovunque. A La-gos esse raggiungono dimensionimacroscopiche. Le speranze dimolti sono andate in fumo in bre-ve tempo, cosicché le file del sot-toproletariato misero e sfruttatosi sono gonfiate. Le «bidonvilles»che circondano il centro cittadinosvettante di grattacieli, o cresciu-te a ridosso di ricchi quartieri re-sidenziali, occupano aree stermi-nate e si presentano con l'aspettopiù miserabile. L'83 per cento del-la popolazione di Lagos vive incase malsane, il 72 per cento dellefamiglie (ciascuna con otto per-sone in media) si stringe in unmonolocale .

Le «bidonvilles» sono popolateda gente che sembra abbandonataa se stessa, analfabeta (non piùdel sei per cento delle donne saleggere e scrivere), dedita a ognigenere di traffici pur di sbarcare illunario, percorse da una violenza

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 17

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endemica che vede attivi soprat-tutto ragazzi e giovani allo sban-do, spesso dediti alla droga. Lebaracche, i tuguri non hanno néacqua corrente né servizi igienici .Eppure sono ceduti in affitto aprezzi esorbitanti, spesso un quar-to del salario medio di un operaio,insostenibili per i capifamiglia chenon hanno un lavoro fisso, ma siaffidano ad occupazioni precarie,sono venditori ambulanti improv-visati, spesso di piccoli oggetti perturisti di passaggio . In mancanzadi strutture sanitarie adeguate,dozzine di cliniche private, più omeno legali, offrono servizi medicie farmaci a prezzi da strozzini .

In queste condizioni disumane,la criminalità urbana dilaga . Co-stretti alla miseria, mentre a po-chi chilometri di distanza c'è lasolita esibizione del lusso più sfre-nato, molti sono tentati di pren-dere con la violenza ciò che nonriescono ad ottenere con un one-sto lavoro. Omicidi, furti, rapine,scippi sono innumerevoli, ognigiorno. La forma più spettacolaredi criminalità è la pirateria marit-tima, quella che si svolge nelle ac-que del porto e al largo, dove cen-tinaia di navi attendono pazien-temente, anche per settimane, dipoter attraccare a una delle sem-pre affollate banchine di ormeggioe dar corso alle operazioni di sca-rico della merce. Si sono contatifino a dodici abbordaggi al giorno .Informati sul carico delle navi dacomplici impiegati negli uffici do-ganali, i pirati scelgono quelli piùpreziosi, irrompono a bordo, si im-possessano della merce e poi si al-lontanano su veloci motoscafi. Gliequipaggi attaccati armi allamano, hanno in genere la conse-gna di non intervenire, allo scopodi evitare l'apertura di un proce-dimento giudiziario ufficiale de-stinato, per le lungaggini burocra-tiche, a protrarsi per mesi, ag-giungendo al danno anche la beffadi non consentire alla nave di ri-prendere il mare .

Un settore della vita del paeseche, nonostante gli sforzi compiu-ti, resta ancora al di sotto del sod-disfacimento minimo del bisogno,è quello dell'istruzione. E ciò nonsolo a causa delle 250 diverse«culture» esistenti nel paese, cuicorrispondono altrettante lingue,18 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 •

e dei diversi sistemi scolastici pro-pri di ciascuno dei 19 Stati, maanche per la carenza di scuole eper la non sempre adeguata pre-parazione degli insegnanti, che ri-mangono comunque in numero in-feriore al fabbisogno . La conse-guenza è, naturalmente, il rista-gno dell'analfabetismo, nonostan-te le campagne - peraltro nonprive di qualche risultato - in-trapresa dal governo fin dal 1977 .Gode invece di un indubbio pre-stigio l'insegnamento universita-rio, mentre è del tutto carente, inrelazione allo sviluppo del paese,la scuola tecnico-professionale .

Nel complesso, la situazione ge-nerale è, dunque, a dir poco pe-nosa. Sarebbe tuttavia ingiusto, eper di più un modo troppo co-

di nigeriani della parrocchia

S. Patrick.

modo di sfuggire a responsabilitàbene individuate, attribuire tuttele colpe alla Nigeria . Le colpe cisono, certo, ma vanno di pari pas-so con quelle che spettano di di-ritto ai paesi industrializzati, inparticolare quelli europei . La gra-ve malattia che ha messo in ginoc-chio il gigante dell'Africa è stataprovocata da virus allevati in ter-reno di coltura che configura unaforma «nuova» di sfruttamentodel paese africano da parte deipaesi «ricchi» . Questi hannoesportato laggiù i loro modelliconsumistici spinti oltre ogni ra-gionevole limite, hanno contribui-to ad incrementare l'indebitamen-to della Nigeria forzandola a in-camminarsi lungo la strada delpiù caotico sviluppo, si sono im-

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pegnati a sollecitare i nigeriani aimbarcarsi in progetti faraonici,incuranti dei rischi mortali che fa-cevano correre al paese.

Eppure essi sapevano benissimoche la crisi poteva sopravvenireda un momento all'altro . Già inpassato, tra il 1975 e il '76, la pro-duzione di petrolio era precipitatadai due milioni e 700 mila bariliquotidiani a un milione e mezzo .Le entrate finanziarie avevano diconseguenza subìto un forte calo, ibilanci statali avevano accumu-lato rilevanti disavanzi . Poi laproduzione del petrolio era risa-lita nel 1977, e gli investitori stra-nieri si erano dati a spargere ot-timismo a piene mani, gli «esper-ti» interessati garantivano che laproduzione si sarebbe ulterior-

mente dilatata : «fino a quattromilioni di barili al giorno», era laloro rosea previsione . E via a fareprogetti, a impostare ogni generedi attività, magari del tutto inu-tile ai fini di dotare i nigeriani diservizi sociali e di un migliore te-nore di vita. Invece è sopravve-nuta la crisi, la produzione di pe-trolio è scesa al limite storico di700 mila barili quotidiani . Ed èstato il disastro . Le masse ster-minate degli inurbati e degli im-migrati sono piombate, più an-cora che nella miseria, nella dispe-razione .

Oggi il gigante è sotto cura . Sioccupano di lui, al suo capezzale, imilitari. Questo vuol dire che laNigeria è arretrata da paese de-mocratico a paese retto da un po-

I SALESIANI PRESENTI CONDUE «NUCLEI OPERATIVI»

I salesiani hanno in Nigeria due primi «nuclei operativi» : la parroc-chia di San Patrizio, Diocesi di Ondo, una città di 200 mila abitanti, e laparrocchia Maria Ausiliatrice, in Akure . In quest'ultima lavorano tre sale-siani della «Subalpina» di Torino : don Massone, don Costellino, donTessore .

A San Patrizio operano due sacerdoti, don Italo Spagnolo, don Ga-briele Wade e il coadiutore sig . Giovanni Patrucco, dell'Ispettoria nova-rese-elvetica . La loro è una destinazione provvisoria, in attesa che siacompletata la nuova sede operativa, la parrocchia di San Giovanni Boscoalla periferia della città .

Se si dovessero accogliere tutte le richieste che provengono dallaChiesa nigeriana, i salesiani dovrebbero decuplicarsi . Per ora, i missio-nari presenti in Nigeria sono come il lievito destinato a far crescere lamassa, «animatori e collaboratori della Chiesa locale - ha scritto l'ispet-tore don Pietro Scalabrino dopo una visita in Nigeria nel Natale dell'annoscorso - allo scopo di inserire in essa il carisma di Don Bosco, appro-priato ai bisogni di questo popolo così ricco di gioventù vivace e intuitiva,ricca di sentimento e gioia di vivere, impregnata di religiosità» .

La Chiesa nigeriana, anche se giovane, è già ben formata e per essasi apre una nuova era, quella delle «specializzazioni», della presenza deicarismi di congregazioni e istituti secolari per renderla sempre più riccadi doni dello Spirito . La cristianizzazione della Nigeria è iniziata nel 1400,ma ebbe scarso risultato fino alla metà del 1800 per mancanza di adat-tamento all'ambiente, agli usi e ai costumi locali . I musulmani superano il36 per cento della popolazione, i cristiani il 35 per cento . La percentualedei cattolici è dell'8 per cento . Prima dell'indipendenza c'erano 14 dio-cesi con quattro vescovi nigeriani, ora le diocesi sono 32 con 26 vescovineri e sei stranieri .

« La posizione del missionario straniero - ha scritto ancora don Sca-labrino - oggi è molto delicata . Pur essendo ancora indispensabile per ilprimo annuncio ai non cristiani, e per la crescita delle nuove chiese in-digene, è necessario che sia molto umile, e sappia fare come il Battista,preparare cioè la strada alla Chiesa locale e mettersi in disparte non ap-pena è terminata la sua funzione di 'marine'» . I salesiani sono stati accol-ti nella Diocesi con molta cordialità dal clero e dai religiosi . Particolareaffetto poi nutre per i Figli di Don Bosco monsignor Francis Alauge, ve-scovo di Ondo . La popolazione è soddisfatta del loro metodo di lavoro estile di vita .

tere autoritario, allineandosi aimolti altri Stati africani che sitrovano nelle stesse condizioni.Non è la prima volta che a Lagos i«politici» sono costretti a cedereil posto a uomini in divisa, inter-rompendo una tradizione - raranel Continente - che poggia sulpluralismo politico, sul sistemaparlamentare, sull'indipendenzadella magistratura, sulla libertà distampa, di associazione, di riunio-ne. L'ultimo colpo di Stato mili-tare risale al gennaio scorso,quando il gen. Mohammed Bu-hari ha deposto il presidente Sha-gari e ne ha preso il posto alla te-sta della Repubblica.

Era già accaduto . A pochi annidall'indipendenza - raggiuntanel 1960 - durante la sanguinosa

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 19

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Immagini di vita nigeriana attorno alla missione salesiana.

guerra del Biafra (1967-70), iltrentenne gen. Gowon prese il po-tere e riuscì a porre fine al conflit-to. Fu a sua volta spodestato daaltri militari, che si impegnaronoa riportare la democrazia parla-mentare nel paese entro il 1975 . Adifferenza di quanto solitamenteaccade in altri paesi africani e an-che in America Latina, i militarinigeriani onorano la promessa.Autorizzati a ricostituirsi nel1975, i partiti parteciparono a li-bere elezioni nel 1979, quando fu-rono eletti il presidente della re-pubblica - Shagari - e i membridel Senato e della Camera deirappresentanti. I generali rientra-rono in caserma. Tutti riconob-bero che durante la loro perma-nenza al potere, molte delle di-20 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 •

storsioni del sistema erano stateeliminate, sia pure con metodi tal-volta piuttosto drastici, anche semai vi furono repressione e vio-lenza gratuita. Inoltre, essi ave-vano inciso a fondo in direzione diuno dei problemi più delicati dellaNigeria, l'unità dei 19 Stati checompongono la Federazione .

Non ottennero certo di amal-gamare in unità nazionale le gran-di etnie, né riuscirono ad assorbirei centri di potere islamico - i sul-tanati - a ricomporre in unitàspirituale le diversificazioni cul-turali esistenti nelle diverse regio-ni del paese. Ma occorre realisti-camente tener conto che in unpaese tanto vasto (tre volte l'Ita-lia), solo da pochi anni costitui-tosi in nazione indipendente, l'im-

presa non può essere conseguitafacilmente e in tempi brevi . Le treregioni principali della Nigeriahanno connotati fortemente dif-ferenziati tra di loro . «L'Est e l'O-vest del nostro paese - ebbe adire un leader nigeriano - diffe-riscono tra loro come la Germa-nia dall'Irlanda . Ma il Nord si di-stingue dal resto come fosse laCina . . . » .

Guardiamolo un po' più vicinoquesto Nord . . . cinese. Esso è instretto rapporto con il deserto sa-hariano, e quindi con il mondoarabo-berbero, che vi ha le sue ra-dici. Le città del Nord hanno lecase di pietra e fango color ocra,sono circondate da mura, al cen-tro c'è il palazzo dell'emiro, mer-cati e moschee sottolineano il ti-

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pico aspetto della città arabo-afri-cana. La sua città principale,Kano, ne è l'espressione più visto-sa. L'etnia dominante è quella de-gli Haussa-Fulani .A forte maggioranza musul-

mana, sotto l'influenza dell'aristo-crazia conservatrice degli emiri,poco scolarizzato, tradizionalista,il Nord è tuttavia meno monoli-tico di quel che può sembrare. Enon solo per le divisioni che sepa-rano gli Haussadai Fulani, ma an-che per la presenza di minoranzeetniche piuttosto consistenti, diorigine locale o trapiantate da al-tre regioni. Alcune di esse sonocristianizzate, e trovano sostegno,per le loro rivendicazioni a garan-zia del proprio patrimonio cultu-rale, nelle etnie-madri dell'Ovest e

dell'Est. Un ruolo destabilizzanteè svolto anche dai dissidi di na-tura ideologica e religiosa, che tal-volta esplodono in modo violento .

La stessa comunità islamica èdivisa in confraternite spesso inlotta tra loro . Particolarmente at-tiva è una setta integralista daicontorni oscuri, che ha inalberatoil vessillo della «guerra santa» eche in più di una occasione ha co-stretto il governo di Lagos a farintervenire l'esercito per ripren-dere il controllo della situazione aKaduha e a Kano, messe in sub-buglio dai seguaci della setta, contumulti che hanno provocato mi-gliaia di morti, la devastazione dichiese cristiane e il saccheggio dicase di musulmani considerati«tiepidi» .

Se il Nord vive le sue rivoltesporadiche, l'Est ha dato origine auna vera e propria guerra. Nonsenza l'interessata complicità dipaesi stranieri che guardavanocon ingordigia ai giacimenti pe-troliferi concentrati appunto nellaregione orientale, ma anche conl'intento di affermare la propriaidentità culturale fortementecompressa dal potere centrale, lepopolazioni Ibo si ribellarono nel1967, decidendo di staccarsi dallaFederazione per dar vita a unoStato indipendente, il Biafra . GliIbo sono un popolo intraprenden-te, hanno a lungo formato l'«in-tellighenzia» nigeriana, i loro lea-der sono stati fra i più attivi nellalotta per l'indipendenza. Formanotuttora la più rilevante comunitàcristiana della Nigeria . Quandodecisero la secessione, ci fu chinon esitò ad approfittarne, permettere una ipoteca sulla futurarepubblica qualora fosse riuscitaad affermarsi. La lotta fu dram-matica, si prolungò per oltre treanni con alterne vicende, innu-merevoli furono le stragi da unaparte e dall'altra, la fame falciòun impressionante numero di vit-time, pesanti furono le interferen-ze straniere .

Per fortuna tutto ciò appartie-ne al passato e oggi, nonostante ledifficoltà, la speranza più viva èche la Nigeria riesca a superare lacrisi conservando la sua integritàterritoriale. Nel gioco complessorientra anche la terza regione delpaese, quella che occupa le terredell'Est, abitate dall'etnia Yoru-ha. È la regione più popolata del-l'Africa tropicale, con un tasso diurbanizzazione che ha raggiuntoil 50 per cento .

Le domande, oggi, sono queste :riusciranno i militari a rimettereordine nel paese, a incanalarloverso un sano sviluppo, a sfrut-tare al meglio le ricchezze del pae-se? E, soprattutto, saranno capacidi ripetere per la seconda volta ilgesto esemplare di alcuni anni fa,ritornando in caserma dopo averassolto il loro compito? Restitui-ranno alla Nigeria la democrazia?Sono in molti ad auspicarlo . Per-ché l'Africa, tutta l'Africa, ha bi-sogno della Nigeria .

∎(Le foto di questo articolosono di Pietro Scalabrino)

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 212015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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suoredi clausurain terra dimissione

L a Thailandia è da semprela roccaforte del Buddi-smo. Il 95% degli abitanti

aderisce a questa religione cui èstrettamente legata la cultura, laciviltà, le tradizioni di questo po-polo che ha saputo difendere, at-traverso i secoli, la sua identità ela sua libertà .Il buddismo rappresenta la

maggiore difficoltà alla penetra-zione del messaggio cristiano ; ba-sti pensare come dopo oltre tre se-coli dalla presenza dei missionariin questa terra, i cattolici raggiun-gono appena le 200.000 unità e inprevalenza sono oriundi cinesi,laotiani, annamiti, vietnamiti, oprovenienti dalle tribù animistedel nord .

Fino al 1927, tutto il territorio,con una superficie di 513 .115 kmqe una popolazione che sfiora at-tualmente i 50 milioni di abitanti,formava un solo vicariato aposto-lico, affidato alla «Compagniadelle missioni estere di Parigi» .

In quell'anno la S. Sede affidòai figli di Don Bosco la parte me-22 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 •

Tre «Cappuccine clarisse» il giorno della loro professione .

ridionale del paese, fino ai confinicon la Malaysia : un territorio di118 mila kmq, con una popolazio-ne che raggiungeva a quel tempo idue milioni e mezzo di abitanti .

Il primo gruppo di salesiani,provenienti dalla Cina e guidatipersonalmente dall'allora prefettogenerale della Congregazione sa-lesiana, don Pietro Ricaldone,giungevano a Bangkok il 25 ot-tobre 1927, proseguendo poi perBang Nok Khuek, un villaggio sulfiume Meklong, che doveva diven-tare per qualche anno la sede cen-trale della missione .

Acclimatatisi e appreso il diffi-cilissimo idioma, composto di ben44 consonanti e 32 vocaboli, i con-fratelli si sparsero nella vasta re-gione, per accudire ai . pochi cri-stiani e fare nuovi proseliti,aprendo scuole, oratori, chiese, di-spensari. ..Uno dei centri più attivi fu

Banpong, una cittadina a 68 kmdalla capitale Bangkok, sullesponde del Meklong, lungo la li-nea ferroviaria che percorre tuttala penisola malese, fino a Singa-pore. All'arrivo dei salesiani gliabitanti non raggiungevano i die-cimila, ma essi intuirono come sisarebbe ben presto sviluppata, di-ventando un fiorente centro com-

merciale e industriale .Vi aprirono subito una scuola

che andò man mano sviluppan-dosi e ingrandendosi fino a ospi-tare 2 .000 allievi, dalle primarie aicorsi preuniversitari .

Le suore in missioneAd affiancare l'opera dei sale-

siani, nel 1931 giunsero anche leFiglie di Maria Ausiliatrice . Pri-ma a Bang Nok Khuek e nel 1936a Banpong, dove costruirono ac-canto all'opera salesiana un gran-de istituto con scuole di ogni gra-do, internato, esternato e aspiran-tato .

L'intensa attività di quei primianni fece toccare con mano quan-to fosse duro il terreno da disso-dare per far attecchire i semi dellafede. Per questo mons. GaetanoPasotti, primo Vicario apostolicodella missione, chiamò da Mon-tughi (Firenze), una comunità disuore di clausura, le «CappuccineClarisse», perché «arassero con leloro preghiere e i loro sacrifici, l'a-rido terreno dove lavoravano i fi-gli di Don Bosco» .

L'ordine, con una regola di vitamolto austera, era stato fondatodalla ven. Maria Lorenza Longonel 1538 .

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Chi scrive si trovava a Banpongquando giunse dall'Italia questogruppo di pioniere che meritanoessere ricordate per l'influenza elo sviluppo che avrà la loro con-gregazione in questa terra non cri-stiana .

Il gruppo di cinque suore giunsea Banpong il 24 aprile 1936, gui-date da suor Maria Serafica (alsecolo Maria Adriana Micheli),che da quarant'anni pregava difondare un convento di clausurain terra di missione. Ne facevanoparte: suor Margherita (EugeniaViti), suor Elisabetta (CarolinaCiani), suor Annunziata (MariaBennati), suor Arcangela (MariaCorsini) .

La vita durissima : otto ore dipreghiera al giorno, con recita co-rale del divino ufficio, breve ri-poso notturno su dure assi, inter-rotto a mezzanotte per la recita di«Mattutino e Lodi», silenzio eastinenza dalle carni, non scorag-giò queste eroine dell'amore, chetrovarono ben presto in questaterra pagana numerose giovanettethai che, affascinate da quellavita di immolazione e dedizione,chiesero di far parte della nuovacomunità .Mons. Pasotti, con l'aiuto del

generoso benefattore Kum Luang

Sith, aveva fatto costruire perloro un modesto convento a Ban-pong, a un solo piano, accanto al-l'opera salesiana ; ma già nel 1960mons. Carretto, suo successore, nefaceva costruire uno nuovo in mu-ratura, molto più ampio .Nel 1969 la comunità, che in

Italia da molti anni non aveva piùavuto alcuna vocazione, contavagià 19 professe e due novizie .

Di quei primi anni ricordo concommozione la generosità con cuila popolazione, quasi tutta bud-dista, portava ogni giorno viveri edoni di ogni genere a queste clau-strali, ammirata ed entusiastadella loro scelta, così vicina allamistica della loro religione .

Del gruppo di pioniere rimaneoggi una sola superstite, grave-mente ammalata; le altre sono giàtornate alla casa del Padre a go-dere il premio della loro vita di sa-crificio e oblazione .

Prodigiosa espansioneMalgrado il numero ristretto

dei cattolici e la vita durissimacui sono votate queste claustrali,l'ordine ha avuto un prodigiososviluppo . Il primitivo conventodovette essere più volte ampliato,ma ben presto dal piccolo granel-

lino di senape si sviluppò un al-bero che diede vita a nuove fon-dazioni .

Il 10 marzo 1972 sorgeva un se-condo convento a Huei Jang, 250km da Banpong, nel sud dellamissione, in una zona strappataalla foresta dal coraggio e dallatenacia di un grande missionariosalesiano, don Delfino Crespi,oggi centro pulsante di vita e diattività .

Questo secondo convento contaattualmente 31 religiose tra pro-fesse, novizie e aspiranti . Il cre-scente numero di vocazioni le co-stringe a una nuova emigrazione,questa volta a nord, a Udon Tha-ni, una cittadina di 50.000 abitan-ti, 560 km a nord-est di Bangkok,a soli 50 km dai confini con ilLaos, dove i Salesiani e le Figlie diMaria Ausiliatrice hanno realiz-zato due grandi opere .

Era necessaria anche qui la loropresenza «per arare» un terrenonon meno arido e incolto di quellodel sud. Attualmente si prospettala fondazione di un quarto con-vento a Semphram, il «Vaticanodella Thailandia », un centro ametà strada tra Bangkok e Ban-pong, dove sono presenti tutte lecomunità religiose maschili e fem-minili operanti in Thailandia .

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BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 232015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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Le suore ed i loro familiari in

Ogni volta che mi reco in Thai-landia non manco mai di visitareil primitivo convento che ho vistonascere e svilupparsi, anche perparlare con la maestra delle no-vizie che parla ottimamente l'ita-liano .24 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 •

occasione della professione.

- Come spiegate questo af-fluire di vocazioni, in un paesenon cristiano e in piena crisivocazionale, lamentata un po'dovunque?

- È il Signore che ce le manda!Noi lo preghiamo con tanta fede elui non delude le nostre attese.Penso che molte ragazze scelganola nostra vita di silenzio e nascon-dimento, attirate proprio dai sa-crifici e dalle rinunce che propo-niamo. Abbiamo perfino delle gio-vani buddiste che chiedono di far-si suore. La gioventù è generosa,non ama la mediocrità .

- Cosa pensa la gente di voi?- Ci ricolmano di doni e non

solo i cristiani. .. Sono moltissimi ibuddisti che vengono a portarciofferte, a raccomandarsi alle no-stre preghiere, persino a portarciintenzioni di sante Messe .

- Come trascorrono la gior-nata le suore?

- La maggior parte del tempo èdedicata alla preghiera e alla me-ditazione ; poi ci sono le ore di stu-dio, di lavoro nell'orto, di cucito,ricamo, rammendo. .. Non abbia-mo certo tempo per restare in ozioo annoiarci .

- È vero che un gruppo divoi si prepara ad andare inItalia?

- Sì, otto nostre sorelle dei di-versi conventi, andranno in Italia,a Firenze ; un ritorno alle origini,per vedere se abbiamo assimilatobene la regola, per approfondire lostudio dell'italiano e tradurre nel-la nostra lingua qualcuna delleopere ascetiche più conformi alnostro spirito .

- Lo sapete che anche in Ita-lia scarseggiano le vocazioni?

- Sì, anche per questo preghia-mo tanto e siamo liete di tornarenella terra dove è nato il nostroordine. Pensiamo sia una dove-rosa restituzione e un ringrazia-mento per le prime cinque gene-rose suore, che hanno lasciato lapatria per portarci la fede e l'a-more del Signore Gesù .

- Cosa vi attendete dalla vo-stra presenza in Italia?

- Non chiediamo nulla per noi,anche se avremmo bisogno di tan-ti aiuti . Desideriamo solo pregareperché il Signore susciti ancoratra le giovani italiane, anime ar-denti e generose che sentano il fa-scino di una totale donazione aDio per la salvezza dei fratelli .

- Buon viaggio, suor Serafina,a lei e a tutte le sorelle, e buonapostolato sotto il bel cielo d'Ita-lia!

Antonio M. Alessi

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L ui si chiama Patrizio, suopadre si chiamava Patri-zio, suo figlio, questo bam-

bino con cui gioco a pallone e cheha una forza indistruttibile (ètrenta minuti che insegue la palladi cuoio, e non si stanca mai!) sichiama anche lui Patrizio. Il per-ché di questo nome ricorrente melo spiegherà tra pochi minuti Her-nandez, l'ala sinistra del Torino,campione nazionale dell'Argenti-na, che nei Mondiali di Spagnaera il vice-Maradona .

Ora è nel campo ad allenarsiagli ordini del sergente di ferroBersellini. Tra il fango, deve aturno ricevere una fiondata dalladifesa e scaraventarla in rete . Un

papà mi parlavadi due persone :« Don Boscoe Sivori »

Patrizio Hernandez, vice-Maradona ai Mondiali diSpagna, una delle migliori ali sinistre del campionatoitaliano, racconta : «Nella casa salesiana di San Nicolasdi Buenos Aires, mi chiamavano `Magone Michele',perché ero un vero ribelle. Ma volevo bene a DonBosco, e quando mi proposero tre città italiane, scelsidi colpo Torino . La prima passeggiata l'ho fatta al ColleDon Bosco, a vedere la casetta di cui tanto mi avevaparlato papà» .

esercizio in cui si alternano sei at-taccanti, e che lascia sbalorditiper la potenza e l'esplosione diforza che scaturisce da questi uo-mini .

Prima di scendere in campo miha detto : «Abbia pazienza unamezz'oretta . Poi sarò tutto per lei .Ai Salesiani non ho mai detto dino. Intanto si alleni anche lei conmio figlio . Coi ragazzi, voi sale-siani, ci sapete fare, sia di quache al di là dell'Oceano» .

Patrizio junior mi ha messo ab-bondantemente k.o. (mi sono se-duto a rifiatare su una panchinamentre lui corre come sempre)quando arriva papà . Si piazza da-vanti al registratore e mi dice : «Io

dai Salesiani ho imparato tutto .Solo una cosa la sapevo già quan-do arrivai nella loro casa di SanNicolas di Buenos Aires: giocareal pallone . Avevo imparato a dueanni» .

Iniziamo l'intervista .

- Vuol raccontarmi la suastoria di ragazzo?

- Ho avuto uno splendidopapà, molto religioso. A 12 anni èandato a studiare, e ha fatto tuttala scuola secondaria dai Salesiania San Nicolas, il nostro paese . Si èsposato con mia mamma e hannoavuto 7 figli. Io sono il quinto . Mihanno messo il nome di «Patri-zio», perché uno dei primi Sale-siani arrivati a San Nicolas sichiamava Patrick Boyle, ed eradiventato intimo amico di miopapà. Fin da piccolo ho comincia-to non solo a frequentare, ma pro-prio a «vivere» nella casa dei Sa-lesiani, che mio papà consideravala sua seconda casa. E Il ho co-minciato ad andare a scuola .

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 - 252015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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- I suoi risultati scolasticierano buoni?

- All'inizio sì, ma poi peggio-rarono moltissimo. La mia indisci-plina era terribile. Il banco discuola mi sembrava una prigione,e io ero un vero ribelle . Tutti ipreti salesiani mi chiamavano«Michele Magone», « Miguel » inspagnolo. Mi hanno fatto leggereinfinite volte il libretto con la vitadi quel ragazzino piemontese, etutti speravano che Don Bosco miavrebbe «calmato» come aveva«domato» Magone . Addiritturaun mio fratello, forse a causa diquel soprannome che mi portavoaddosso, venne battezzato « Mi-guel » .

- Quali erano i suoi progettiper l'avvenire?

- Volevo diventare un gioca-tore di pallone, lo sognavo fin dapiccolissimo. Lo desideravo tantoche mi ribellavo alla scuola perchévedevo in essa l'ostacolo princi-pale alla realizzazione del miosogno .

- Era forte questo suo desi-derio?

- Non era un desiderio . Il «de-siderio» ce l'hanno tutti. Era una«vocazione» : mi sentivo proprioattratto, avevo tutte le doti perdiventarlo, ed ero disposto ad af-frontare qualunque sacrificio perrealizzare quel sogno .

- Quando riuscì finalmentea «realizzare» questa voca-zione?

- Quando feci coi Salesiani unpatto strano, ma di ferro . Miopapà era anche professore nellaScuola salesiana. Avevo 15 anni .Parlammo seriamente io, i Sale-siani e papà, e decidemmo cheavrei fatto un anno di «disciplinamilitare», per provare se avevoveramente la capacità di realiz-zare quel sogno . Dovevo affron-tare un orario rigido: Messa alle 6del mattino, poi scuola fino all'u-na, poi pranzo, ricreazione e stu-dio. Così per cinque giorni allasettimana. Il mercoledì facevo unviaggio di 300 chilometri per rag-giungere il Boca Junior, una dellepiù grandi squadre argentine, e al-lenarmi con i giovanissimi . Allasera altri 300 chilometri per tor-nare alla scuola. Per tutto l'annostrinsi i denti, e funzionai benis-simo: a scuola ottimi voti, al Boca26 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984

Junior grandi progressi, e invitoad entrare nella squadra.

- L'anno dopo?- Lasciai la scuola e la famiglia

e, col consenso di mio papà, di-ventai un giocatore di calcio .

- Come è venuto in Italia?- L'Italia era un sogno per me .

Mio papà, prima di andare a dor-mire, mi parlava sempre di duepersone: di Don Bosco e di OmarSivori. Don Bosco era il suo gran-de protettore. Sivori era il suogrande amico campione. Fu miopapà a vincere le ultime incertez-ze di Sivori e a persuaderlo a fareil matrimonio religioso . L'Italiaera quindi per me la terra di DonBosco e di Sivori, che era venuto agiocare nella Juventus e poi nelNapoli. La prima squadra italia-na che mi opzionò fu il Milan. Poiil Milan scivolò in serie B, e tresquadre mi contattarono : il To-rino, il Verona, la Sampdoria .Quando sentii «Torino», non ebbinessuna esitazione: sarei venutoal Torino, perché Torino era lacittà che portavo nella mente enella simpatia da moltissimi anni .Giunto a Torino, la prima passeg-giata l'ho fatta al Colle Don Bo-sco, a vedere la casetta di cui tan-to mi aveva parlato papà . Io sonostato portato a Torino da don Ra-bino che nella squadra è il sacer-dote amico di tutti .

- Ha trovato difficoltà nel-l'ambiente italiano?

- No, difficoltà no. Venni inItalia con la mia famiglia (ho duebambini), e questa è il mio confor-to stabile . Ebbi però qualche di-spiacere. Uno dei più grossi fu ilperiodo in cui mia moglie era in-cinta e provava molte difficoltà amettere al mondo la bambina. Miconsigliarono l'aborto, insisten-temente. Ma io rifiutai, sempre .Furono giorni di grande tensioneper me: uno può essere forte spi-ritualmente, ma lontano dai pro-pri fratelli, dai propri amici, in unmomento così brutto ci si sentemale. Ebbi un forte «calo» . Ma,grazie a Dio, tutto si conclusebene, nacque la mia bambina inpieno Campionato del Mondo inSpagna. E potei tornare alla feli-cità .

- La preghiera l'ha lasciatatra le cose da ragazzo, o c'è an-cora nella sua vita?

- Io sono cattolico praticante .Vado alla Messa e vivo da catto-lico. Alla sera prego con i mieibambini, e se sono solo prego dasolo .

- Passo a qualche domandacalcistica. Chi sono i miglioricalciatori che oggi giocano inItalia?

- È difficile rispondere, perchéun calciatore non «funziona» dasolo. Dipende dalla società in cuiè, dalla squadra in cui si trova .Posso dire che Zico, Falcao, Pas-sarella, Antognoni, Bruno Contisono giocatori che hanno una con-tinuità di rendimento, una serietàdi condotta, che li fanno preferireagli altri .

- Avrebbe qualche giovaneda segnalare a Bearzot per lanazionale?

- Bearzot sa fare molto bene ilsuo mestiere, ha un'ottima orga-nizzazione alle spalle, ed è moltopiù facile che scopra lui un gio-vane campione che non lo scopraio. Io rispetto le sue scelte .

- Che cosa si dicono due av-versari durante la partita? Sivedono gomitate, spinte, sivede che urlate . Vi insultateanche?

- No. Oggi il calcio è molto di-verso da quello che incontrai a 16-17 anni. Allora sì, c'era anchegrossolanità, superbia verso l'av-versario. Oggi ci si rispetta. Siamoprofessionisti, compagni di lavoro.C'è una stima sincera tra noi,anche se le eccezioni ci sono do-vunque.

- Quando ha visto l'inciden-te di Antognoni, quello diGiordano, che cosa ha pen-sato?

- Ho pensato che anch'io possocorrere quel rischio, ed ho pensatoal dramma delle loro famiglie . Eterribile vedere un proprio com-pagno di lavoro stroncato da unincidente. Si prova un grandis-simo dispiacere .

- Da ragazzo per che squa-dra faceva tifo?

- Per gli Estudiantes de la Pla-ta, la squadra dove andai a gio-care dopo il Boca Junior.

- Dicono che i giocatorisono superstiziosi . Lei lo è?

- No. Non credo nei gesti ma-gici né negli oggetti che portanovia la sfortuna.

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- Che cosa si prova a starein panchina?

- Ai Mondiali di Spagna ero inpanchina perché titolare nel mioruolo giocava Maradona, un fuo-riclasse di ordine internazionale .Non mi sentivo affatto umiliato .Sono cosciente che se uno va inpanchina è perché in campo c'èuno che sta giocando meglio dilui. In un campionato ci sono mol-tissime partite, ed è normale chein certi periodi alcuni giocatori siesprimano meglio di altri .

- Lei giudica Maradona ve-ramente il migliore giocatoredel mondo?

- Ci sono nel mondo tre, quat-tro giocatori che sono di grandis-simo lovello. Credo che oggi essisiano Rummenigge, Zico, Mara-dona, e se continua sull'attuale li-vello, anche Platini .

- C'è qualche difensore chel'ha fatto «soffrire» in manieraparticolare? Che non gli hafatto «vedere il pallone»?

- Ci sono tanti difensori chefanno bene il loro mestiere . Ricor-do in modo particolare Casagran-de, della Sampdoria. Perdevano3-0. Mancavano pochi minuti allafine, eppure lottava contro di mecome se la partita fosse comincia-ta in quel momento. Una grossaserietà professionale, la sua .

- Quando spiegherà a suo fi-glio «come deve vivere», checosa gli dirà?

- Che abbia un grande rispettoper suo papà, per sua mamma, pertutta la sua famiglia e i suoi ami-ci. Il rispetto per gli altri gli por-terà felicità per tutta la vita.

- Quando il suo Patrizio lechiederà per la prima volta«che cos'è la morte», che cosarisponderà?

- Una cosa naturale della vita,una cosa sicura, che non dobbia-mo drammatizzare perché siamocristiani. A mio papà io ho por-tato un amore «terribile», e la suamorte ci ha colpito moltissimo .Ma non abbiamo drammatizzatol'avvenimento. Siamo sette fratel-li, quasi tutti sposati, qualcunocon sei, sette figli . La tristezzal'abbiamo potuta condividere conmoltissime persone, che ci vole-vano bene, e che ci consolavano .Se si crede nell'al di là, la mortenon è una tragedia .

- Lei lo sente vicino ancorasuo papà?

- Sì. Il suo ricordo è vivo e per-manente per me.

- Quando smetterà di gio-care, cosa farà?

- Sicuramente l'allenatore.- La sua famiglia è unita?- Sì. Ci vogliamo bene. E il

centro della mia felicità. Come intutte le cose della vita, eviden-temente devo lottare per conqui-stare e difendere questa felicità .

- Lei conosce i giovani d'og-gi, anche i giovani italiani. Selei dovesse indicare il proble-ma più difficile che deve af-frontare la gioventù oggi, qua-le indicherebbe?

- Il poco rispetto che hannoper papà, mamma, nonni e fami-liari. Per me questo è un proble-ma maggiore della droga e delladelinquenza. Perché è quando lafamiglia si sfascia, che la droga ela delinquenza vengono fuori. Sela famiglia è sana e unita, droga edelinquenza se ne vanno. La colpadella disgregazione della famigliadobbiamo darla un poco alla «so-cietà del consumo» : tutti voglionosciare, vogliono la moto, l'auto-mobile. Non si sta più insieme .Nemmeno a Natale la famiglia siritrova per un'intera giornata .

- Se dovesse condensare inpoche parole il messaggio diGesù Cristo, dirlo in pochi se-condi ad un ragazzo, cosa di-rebbe?

- Che Dio è amore e che dob-biamo credere nell'amore .

- Ci sono molti suoi tifositra i giovani. Quale messaggiovuol lasciare loro?

- Dico loro tre cose . Primo : chenon parlino sempre del domani,del dopodomani, del «che cosa sa-ranno». Vivano il presente, s'im-pegnino ogni giorno a rendersi unpo' migliori e fare migliore il loroPaese. Seconda cosa : molto belloconquistare l'universo, saper usa-re il computer: ma prima di tuttocerchino di conoscere se stessi .Terzo: imparino ad ascoltare Dioe i loro genitori .

Teresio Bosco

IL DONODI DON BOSCOALLA FAMIGLIA

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BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 27

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In due secoli di vita, uno di durepersecuzioni. La visita di GiovanniPaolo li . I Salesiani impegnati nelvasto campo della gioventùabbandonata .

L a Chiesa di Corea riceve inmaggio la visita di Gio-vanni Paolo II, che l'ha

scelta come una delle tappe delsuo viaggio in Asia. Una visitameritata dai cattolici coreani, an-siosi di esprimere la loro fedeltà alVicario di Cristo. L'occasione èfornita dal 200° anniversario difondazione della Chiesa in quelpaese. Una Chiesa giovane, dun-que, ma fondata su una base di in-dubbia solidità : il martirio di tan-ti suoi figli, vittime di una serie dipersecuzioni spietate, che si sonoabbattute sui cristiani per circaun secolo. Oggi essa è una Chiesavitalissima, formata da cristianidi fede incrollabile, che onorano i28 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984

iC e

Corea :una Chiesacreata dai laicie fondatasui martiri

loro martiri considerandoli sor-gente perenne di innumerevoligrazie .In questa dinamica comunità,

un posto di prima fila occupano isalesiani. Una presenza numeri-camente ancora piccola, ma in co-stante crescita . Senza risparmiar-si, abbondando di entusiasmo ededizione, i salesiani rivolgono leloro cure ai giovani abbandonati,si calano in mezzo al popolo, ope-rano negli ambienti di lavoro . Cisono, in Corea, tanti ragazzi la-sciati a se stessi, privi di ogni pun-to di riferimento, bisognosi di aiu-to. I salesiani si sono votati adessi, con lo stesso spirito con cuiDon Bosco si dedicò all'infanziaabbandonata d'Italia nel secoloscorso .

I salesiani si sentono così inte-grati nella Chiesa di Corea . Unachiesa che ha una caratteristicaforse unica nella storia della Chie-sa universale : è nata praticamen-te da sola. E in modo del tuttosingolare. Non sono stati, cioè, imissionari venuti da Occidente aevangelizzare i coreani, ci hanno

pensato loro stessi. Sul finire deldiciottesimo secolo, un sant'uomodi lettere, Lee Byok, trasformò ilcentro culturale in cui operava inun centro di formazione alla fede,servendosi solo del Vecchio e delNuovo Testamento, di cui realiz-zò un compendio scritto in formalirica. Lee Byok e i suoi compagni,pur sforzandosi di fare del loromeglio per osservare i comanda-menti e le regole della Chiesa, nonebbero alcun contatto con laChiesa cattolica fino al momentoin cui uno del gruppo, Lee SeungHoon, fu inviato in Cina nel 1784 .A Pekino egli incontrò il Vescovodella città e ottenne il battesimo .

Rientrato in patria, egli e i suoiamici si ritirarono su un monteper studiare i libri sulla dottrinacristiana che aveva portato con sédalla Cina, e insieme ne trasseroelementi vitali per avviare il la-voro di apostolato. Si battezza-rono a vicenda e poi cominciaronoa diffondere l'annuncio della fededi Cristo. Era nata la Chiesa diCorea. Ma insorse subito un pro-blema. Lee Seung Hoon aveva vi-

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Le novizie delle FMA 1984.

I novizi salesiani 1983-84 .

Alcune scene del martirio dei protomartiri coreani visti da unpittore.

sto i sacerdoti celebrare la Messa,confessare i fedeli, amministraregli altri sacramenti . Come avreb-bero potuto fare, i cristiani di Co-rea, a vivere lo stato di grazia sa-cramentale per mezzo della Chie-sa senza che tra loro ci fosse unsolo sacerdote?

Pensarono allora di scrivere aPekino e a Roma, per chiedereche mandassero loro almeno unprete. Non furono accontentati .Né in Cina né a Roma c'erano sa-cerdoti disponibili. Per i povericristiani di Corea fu un colpo tre-mendo, tanto più che la comunitàandava espandendosi, sia pure informa segreta a causa dell'ostilitàdel mondo esterno. Accadde al-lora un fatto canonicamente nonortodosso, certo, ma commovente .Era tanto grande la fede di queiprimi cristiani, tanto forte il de-siderio di partecipare alla Messa eai sacramenti, che scelsero essistessi, fra i migliori di loro, i «sa-cerdoti». In breve tempo, la Chie-sa coreana si strutturò come le al-tre chiese, ma dei suoi preti nes-suno era stato ordinato . . .

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 292015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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La cosa si riseppe e Roma fecele sue rimostranze, ma si deciseanche a provvedere. Un sacerdotecinese, il padre Chu Moon Mogiunse nel 1794 in Corea, con l'in-carico di curare quella comunitàcristiana . Per il nuovo arrivato lavita non fu facile, come del restonon lo era per il suo gregge, sot-toposto a dure prove . La fede cri-stiana era vista dagli uomini chedetenevano il potere come una«teoria» inaccettabile, non soloper la sua provenienza occidenta-le, ma anche perché, in un paeselacerato da profonde divisioni po-litiche e ideologiche, con un Norde un Sud fra loro divisi e contrap-posti (anche allora!), si ritenneche i seguaci della «teoria» stes-sero formando un partito . Ce n'e-rano già troppi, di partiti, nellaCorea di quell'epoca e non ne vo-levano un altro, per timore di do-ver fare i conti con esso in terminidi spartizione del potere .

I cristiani erano ben lontani daquesta errata visione della loropresenza, ma proprio a causa diessa furono costretti a tenersi na-scosti. Padre Chu Moon Mo vi-veva nella clandestinità, incontra-va i cristiani nelle loro case, cele-brava la Messa nel cuore dellanotte. Tante precauzioni non losalvarono: scoperto nel 1901, fucatturato e messo a morte . Conlui e prima di lui, molti cristianiandarono incontro al sacrificiodella vita testimoniando con co-raggio la propria fede . Apre que-sta schiera di martiri GiovanniBattista Lee Byok, il fondatoredella Chiesa in Corea . Egli fu im-prigionato, nella sua casa, dai suoistessi famigliari . Costoro, rifiu-tandosi anche solo di capire ladottrina professata da Lee Byok,ricorsero ad ogni mezzo per disto-glierlo dalla sua fede . Il padregiunse a minacciare di impiccarsise il figlio non avesse smesso dipartecipare alle attività della suachiesa. Ma Giovanni Battista re-sistette a ogni genere di pressione .Si impose un digiuno totale, rac-cogliendosi nella meditazione enella preghiera finché le forze glivennero meno . Due anni più tar-di, nel 1787, un proprietario ter-riero (possedeva la terra su cuisorge oggi la cattedrale di MyronRye, nell'archidiocesi di Seul), di30 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984

Don Lue von Looy, eletto recentemente consigliere generale per le Missioni, in mezzo aisuoi ragazzi .

Gruppi di pellegrini coreani presso la tomba dei protomartiri .

nome Tomaso Kim Beon-Woo,venne arrestato, gettato in prigio-ne e sottoposto a tortura. Morì inseguito alle percosse subite, invo-cando il nome di Gesù .

Numerosissimi altri cristianicaddero vittime della persecuzio-ne, furono torturati e uccisi. Illoro sacrificio contribuì ad allar-gare la cerchia dei convertiti . Tut-ti si impegnavano con slancio am-mirevole nel lavoro di apostolato,

correndo rischi mortali, costrettitalvolta a dolorose rinunce o adentrare in contrasto con i lorostessi famigliari. Un momento dif-ficile fu quello che vide i cristianiobbligati ad abbandonare unapratica che da secoli appartenevaal patrimonio tradizionale delpaese. In ogni casa coreana c'eraun piccolo altare eretto in memo-ria degli antenati e in determinatigiorni dell'anno si svolgevano riti

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L'impegno delle FMA nella catechesi è notevole .

particolari . Il vescovo di Pekinoritenne che quei riti configuras-sero pratiche idolatriche, e li vietòai cristiani. Per molti fu una ri-nuncia dolorosa : comportava l'ab-bandono di una pratica tradizio-nale e, spesso, il distacco dalla fa-miglia. Ma, salvo pochi casi diapostasia, anche questo sacrificiofu accettato in spirito di obbe-dienza .

Il popolo cristiano di Corea nu-tre una venerazione particolaris-sima per colui che fu il primo sa-cerdote coreano, e che rimase vit-tima della persecuzione all'età di26 anni. Andrea Kim Dae Keonnacque a Dan-Chin nel 1821. Lasua famiglia aveva già dato allaChiesa un martire: il nonno diAndrea, ucciso nel 1816, dopoaver trascorso dieci anni in prigio-ne. E ne avrebbe dato un secondo,il padre di Andrea, giustiziato nel1839. A 15 anni, Andrea fu man-dato clandestinamente in Cina, astudiare nel seminario di Schan-gai, dove fu ordinato sacerdotenel 1845. Rientrato di nascosto inCorea, iniziò un alacre lavoro diapostolato, conquistando molteanime. La sua missione dovevadurare solo un anno . Catturatonel maggio del 1846, fu decapitatoin settembre dello stesso anno .Dal carcere scriveva ai fedeli :«Tutte queste sofferenze le ricevo

in nome di Cristo . Io credo fer-mamente nella grazia di Cristo espero che Dio mi darà la forza disopportare queste torture finoalla fine . Signore, pietà. Signore,pietà» .

Dopo l'esecuzione, un cristianosottrasse il corpo del giovane sa-cerdote e lo portò di notte, attra-verso monti e vallate, nella terranatale, a più di cento chilometridalla capitale. L'anno scorso, lareliquia del sacerdote-martire hapercorso, di città in città, tutte leparrocchie della Corea, e molte fa-miglie l'hanno potuta ospitarenelle loro case . Le persecuzionisuccedutesi per oltre un secolohanno coinvolto anche missionarifrancesi, dieci dei quali sarannoproclamati beati durante la visitadel Papa, assieme a don AndreaKim Dal Keon e a 92 laici coreani .

A quelle dure persecuzioni, chericordano quelle dei cristiani deiprimi secoli, i fedeli coreani rispo-sero con eroica determinazionenella fede, rinsaldando la lorounione, aiutandosi fraternamentea vicenda. Una generazione dopol'altra, seppero resistere alla tem-pesta. Solo nel 1883, le cose accen-narono a migliorare, anche se lalibera testimonianza della fedesenza restrizioni poté manifestarsiappieno all'indomani della guerradel 1953 .

Non c'è da stupirsi se, con que-sti precedenti storici, la Chiesacoreana è oggi una Chiesa viva ein pieno fermento . I cattolici sonoun milione e mezzo, i catecumeniaffollano i corsi di catechismo perprepararsi al battesimo, i semi-nari accolgono un numero cre-scente di aspiranti al sacerdozio,sono nati movimenti di preghiera,gruppi di studio per laici . C'è unagrande partecipazione ecclesialealla vita sociale, con opera desti-nate ai poveri e agli emarginati,alle vittime dell'ingiustizia cau-sata dal sistema economico chesembra voler sacrificare l'uomo alprofitto. Per la difesa dei dirittidell'uomo, la Chiesa è scesa incampo con determinazione, moltisacerdoti hanno conosciuto la pri-gione perché non hanno esitato alevare la loro voce di denuncia . Iripetuti interventi dell'Episco-pato contro l'ingiustizia, hannocreato un clima di fiducia nellaChiesa, anche tra i non cristiani .E ciò perché i coreani sentono ac-crescere il bisogno di ideali, anchereligiosi, per sfuggire al soffocanteabbraccio di uno sviluppo eco-nomico dai tratti disumani, di-mentico che l'uomo viene primadella produzione .

La Chiesa di Corea celebra dun-que quest'anno i suoi 200 anni divita. Si è preparata a questa ricor-renza moltiplicando gli sforzi dianimazione. Ovunque sono in cor-so iniziative, piccole e grandi, tut-te comunque rivolte a dare ulte-riore slancio alla comunità eccle-siale. La partecipazione dei sale-siani a questo sforzo è piena edentusiastica. Come è loro costu-me, essi operano in favore dei gio-vani, dei ragazzi, quelli abbando-nati a se stessi, anzitutto, ma an-che quelli delle scuole, per contri-buire alla loro educazione e for-mazione civile e religiosa . I dor-mitori per i ragazzi, i centri di at-tività per giovani operai, i presidi^medici per i lebbrosi, sono alcunefra le molteplici attività dei sale-siani, delle Figlie di Maria Ausi-liatrice, dei cooperatori, delle vo-lontarie di Don Bosco, insommadi tutta la famiglia di Don Bosco .Anch'essi contribuiscono a farcrescere la dinamica chiesa corea-na, esemplare per vitalità, corag-gio e certezza nella fede.

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 31

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G;or

II 13 maggio la Chiesa celebra laXXI Giornata mondiale dipreghiera per le vocazioniistituita da Papa Paolo VI che nedelineò così le finalità : «Lagiornata è per tutta la comunitàecclesiale un tempo diriflessione approfondita sul temadella vocazione e di fervidapreghiera per tutte le vocazionidi speciale servizio al popolo diDio» . Cogliamo questaoccasione per offrire ai lettori delBS una conversazione con donFrancesco Maraccani, superioredella Ispettoria di Verona eincaricato da parte dellaConferenza delle Ispettoried'Italia, di seguire l'opera deglianimatori vocazionali salesianinel nostro Paese .

C oncludendo la descrizionedella presenza salesiananel mondo, nella sua re-

lazione al 22° Capitolo Generale,il Rettor Maggiore, don EgidioViganò, sottolineava che, se «laCongregazione è presente in tuttii continenti», la crisi degli anni'60 e '70 ha però ridotto il perso-nale: « da 22 mila siamo passati a17 mila. L'incremento delle voca-

a che puntosiamo conle vocazionisalesiane?

32 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984

I

Don Francesco Maraccani .

zioni si è ridotto ; quello più inten-so viene ora soprattutto da zonegeografiche nuove» .

Di fronte all'impegno di rinno-vamento legato al Concilio Ecu-menico Vaticano Il e alle assenzepastorali incolte dell'attività apo-stolica oggi si fà ancor più avver-tire il peso della «crisi» . Comereagisce ad essa la Congregazio-ne? Come traduce in atto l'invitoche don Viganò sintetizzava inqueste parole: «Dobbiamo sentir-ci chiamati a lavorare pastoral-mente per un maggior incrementodelle vocazioni»?

Lo abbiamo chiesto a don Fran-cesco Maraccani .

- Vuol dirci come si concre-tizza l'impegno della Congre-gazione per fronteggiare lacrisi delle vocazioni?

- La pastorale delle vocazioniviene vista ed affrontata all'inter-no della pastorale giovanile nelsuo insieme. È quindi una preoc-cupazione di ogni ispettoria, diogni comunità della Congregazio-

ne che vive la missione per i gio-vani. A livello mondiale non c'èuna struttura specificamente in-caricata del problema vocaziona-le. È il Consigliere per la pastoralegiovanile, che ha il compito di te-ner vivo il progetto educativo sa-lesiano, a dare anche le linee es-senziali per la pastorale vocazio-nale. Tuttavia a livello delle di-verse Conferenze Ispettoriali op-pure di gruppi di Ispettorie esi-stono organizzazioni concrete perfavorire lo sviluppo delle vocazio-ni, sia sacerdotali che religiose.

Così in Italia, la Conferenzadelle Ispettorie, pur preservandol'unità del progetto educativo sa-lesiano, ha incaricato in modoparticolare un'Ispettoria di tenerviva la sensibilità per il problemadelle vocazioni e di coordinare inun certo senso il lavoro in questocampo. Pur restando fermo che lacura delle vocazioni dev'essereuna preoccupazione di ogni Ispet-toria e di ogni Comunità salesia-na, da alcuni anni è stato istituitoun Ufficio Nazionale per l'Ani-

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mazione Vocazionale, coordinatoda un Ispettore che si avvale dellacollaborazione di un incaricatonazionale e degli incaricati ispet-toriali .

- Quali, in sintesi, le finalitàdell'Ufficio nazionale?

- Una funzione, essenzialmen-te, di animazione e di stimolo pertener desta la proposta vocazio-nale nelle diverse comunità. A talfine i membri dell'Ufficio si incon-trano più volte durante l'anno perscambiarsi esperienze, proporresussidi, definire linee operative e,soprattutto, confrontare la nostraanimazione vocazionale con ilcammino di tutta la Chiesa ita-liana.

Sempre più, infatti, la nostraazione vocazionale - che, si badi,è per tutte le vocazioni ecclesiali enon solo per quelle salesiane - ècollegata fortemente con la pasto-rale vocazionale della Chiesa cheè in Italia. Ed i confratelli impe-gnati in questo campo vengonosollecitati ad un contatto semprepiù continuo e profondo con i

Centri Vocazionali Diocesani .- Ci sono novità nelle «for-

me» con cui la «proposta» sa-lesiana viene presentata oggi?

- Accanto ad alcune metodo-logie di proposta vocazionale piùdiffuse nel passato, e tuttora va-lide come i centri di orientamentoe gli 'aspirantati' tradizionali cheinviavano novizi al termine delginnasio (15/16 anni), si sono ag-giunte altre forme come l'azionenei gruppi vocazionali (gruppi cheraccolgono ragazzi già disponibilialla proposta), campi scuola, co-munità per preadolescenti e ado-lescenti (comunità di accoglienza,che vengono comunemente chia-mate comunità-proposta) ed altreforme di convivenza dei giovaninelle nostre comunità .

Vorrei qui sottolineare che perl'Italia si tratta di una novità ;una novità che indica anche comela pastorale vocazionale tenda adinserirsi sempre di più in tutto iltessuto della nostra azione di pa-storale giovanile .

- In che misura la scarsità

di vocazioni che tocca quasitutti gli ordini religiosi, e granparte della Chiesa, è stata av-vertita dai salesiani?

- La crisi degli ultimi venti,anzi trent'anni ha toccato profon-damente anche la Congregazionesalesiana. Soprattutto nei paesi dipiù antica tradizione cristiana.

Oggi assistiamo però ad unafioritura davvero promettentedelle vocazioni in India, nelle Fi-lippine, nelle giovani Chiese del-l'Africa e in alcune nazioni del-l'Est europeo come la Polonia,dove nonostante le difficoltà il va-lore della vocazione religiosa vie-ne sentito vivamente.

In quest'ultimi anni si nota poiuna ripresa abbastanza consisten-te in quasi tutte le nazioni del-l'America Latina, grazie anchealla coscienza progressiva che laChiesa ha preso di sé stessa e delproprio servizio ai popoli latino-americani, nelle Conferenze a li-vello continentale di Medellin e diPuebla.

Assai più lenta è invece la ripre-sa nei paesi dell'Europa occiden-tale, negli Stati Uniti e nel Giap-pone, dove i salesiani hanno sem-pre avuto abbastanza vocazioni .

In Italia è evidente un aumen-tato interesse vocazionale . Que-st'anno, possiamo contare su piùdi cinquanta «novizi» ; un numerocertamente più alto di quello deglianni passati, e che segna una ri-presa ma ancora assai ridotta ri-spetto alle reali necessità delleopere salesiane e alla tradizionalericchezza delle vocazioni salesianenel nostro paese .

- Nella sua relazione al Ca-pitolo generale, il Rettor Mag-giore ha lanciato «un gridod'allarme» soprattutto per ilcalo numerico dei coadiutori .. .

- Purtroppo, mentre la voca-zione sacerdotale fiorisce o ripren-de a fiorire un po' dappertutto, lostesso non avviene per le vocazio-ni dei coadiutori . Sembra che lavocazione del religioso in quantotale, ossia non legata al ministerosacerdotale, sia ancora troppopoco avvertita o, forse, troppopoco annunciata e testimoniata .Due anni fa abbiamo promosso

un incontro su questo problema inItalia ed abbiamo dovuto prenderatto che la vocazione del salesiano

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 - 332015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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coadiutore non è sufficientementecompresa, valorizzata e propostadagli stessi sacerdoti. Su questopunto dovremo insistere con mag-gior forza perché Don Bosco ave-va visto un volto originale dellaSocietà Salesiana proprio nella fi-gura del salesiano laico .

- Come viene proposto l'i-deale salesiano ai giovanid'oggi?

- Nella tradizione salesiana lapresentazione della nostra vitaavviene soprattutto attraverso lapresenza diretta in mezzo ai gio-vani. Adesso ci stiamo chiedendocome vengano accolte dai giovanid'oggi la nostra presenza e la te-stimonianza della nostra vita.

Ci accorgiamo infatti che nonsono «segni» che vengono imme-diatamente compresi. Di qui l'im-portanza di «ripresentare» il ca-risma di Don Bosco e l'ideale diuna vita donata totalmente aigiovani .

Sembra che oggi faccia ancoramolta presa l'ideale «missiona-rio», del religioso o del sacerdotepienamente disponibile per il Re-gno; faccia ancora presa una vitache è donata al servizio degli altrisoprattutto dei più poveri .

Ci sforziamo, quindi, di presen-tare la vocazione salesiana nellasua globalità (senza distingueretra la vita del prete e quella dellaico) prima di tutto nel suoaspetto di donazione, di servizio einsieme anche sotto l'aspetto edu-cativo.

Mi pare però che i giovani d'og-gi siano molto più sensibili all'a-spetto del servizio e meno a quellodell'educazione .

Da questo punto di vista fa' ta-lora problema che, nei nostri isti-tuti educativi, non sempre sappia-mo mostrare come il nostro «farescuola» sia davvero una donazio-ne, un servizio . A volte sono i gio-vani stessi a rimproverarci d'es-sere troppo insegnanti, professori,e non sufficientemente testimonidella capacità di donarsi e di ama-re di Don Bosco .

Infine, poiché i giovani sonooggi molto sensibili al discorso co-munitario, cerchiamo di presen-tare anche il significato di una co-munità che testimonia la vocazio-ne religiosa salesiana al tempostesso, come vocazione di persone34 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 •

che singolarmente si mettono alservizio degli altri e come vocazio-ne che si realizza in una comunità .Anche sotto tale profilo occorreperò riconoscere che talvolta in-contriamo delle difficoltà, perchénon siamo sempre le comunità chedovremmo essere per testimoniarecon efficacia il messaggio.

- Quali sono i maggioriostacoli all'accoglienza dellaproposta salesiana da partedei giovani?

- Il più grave è costituito dallastessa società secolarizzata, in cuii giovani vengono investiti da unapluralità di messaggi e spesso nonriescono a comprendere i valoridella vita religiosa, la quale, secomporta delle rinunce, è tuttaviauna vita di donazione totale e di-sinteressata agli altri .

Al clima secolarizzato si ag-giunge la difficoltà rappresentatatante volte dall'ambiente familia-re, perché la famiglia non sempreè quella comunità di fede dove ilvalore della vocazione viene capi-to, apprezzato ed aiutato a cre-scere.

Tuttavia, nonostante l'ignoran-za di certi valori, io sono ferma-mente convinto che vale ancheper i nostri giorni quel che DonBosco affermava ai suoi giorni, ecioè che un giovane su cinque ha ildono della vocazione o almeno l'a-pertura alla vocazione . Io sono si-curo che il Signore continua achiamare e chiama abbondante-mente anche oggi. E necessariofar giungere il suo messaggio a co-loro che mostrano i segni, i germidella vocazione ; far loro compren-dere la bellezza della nostra vita,del donare se stessi per gli altri .

Oggi il pericolo non è che entri-no dei non-chiamati, ma che resti-no fuori dei chiamati,

- Dalle sue risposte emergela delicatezza della missionedell'animatore vocazionale,che oggi assai più che in pas-sato non ammette improvvi-sazioni. ..

- Vorrei ricordare che ogni sa-lesiano dev'essere capace di co-municare il dono della vocazione .È tra le caratteristiche della no-stra Società. Don Bosco, tra le fi-nalità della Congregazione, hamesso quella di promuovere le vo-cazioni ecclesiastiche e religiose, e

non solo quelle salesiane .Dunque, animatore vocazionale

dev'essere ogni salesiano . Ma nonsono ammesse improvvisazioni! Civuole una conoscenza profondadel dono della vocazione per po-terla presentare in maniera ade-guata. Ci vuole una conoscenzamaggiore del ragazzo e dei segniche il Signore dona e che si mani-festano nell'animo dei giovani . Civogliono capacità di discernimen-to e capacità di proposta .In sostanza, dobbiamo essere

degli educatori capaci di orienta-re, servendoci anche delle scienzeumane, attenti alle condizioniconcrete del mondo d'oggi, so-prattutto nei paesi del benessere,e insieme fiduciosi nella forza in-teriore dell'annuncio della paroladi Dio .

- In conclusione, quello del-le vocazioni non è un proble-ma che possa essere eluso perquanto grandi possano esseregli altri che assorbono la So-cietà in Italia?

- Premesso che nessuna co-munità religiosa può eludere otrascurare questo problema, direiche noi salesiani ne stiamo pren-dendo sempre più coscienza perritornare agli inizi stessi dellaCongregazione, quando ogni co-munità era un centro vocazionale .E aggiungerei che sempre piùdobbiamo vivere il dono della vo-cazione all'interno di quel grandemovimento che è la Famiglia sa-lesiana, in unione con i gruppiconsacrati come le Figlie di MariaAusiliatrice, le V.D.B ., con i coo-peratori e gli exallievi .

Desidero ulteriormente ribadirel'importanza che la pastorale vo-cazionale non solo sia inserita al-l'interno del progetto educativoglobale della comunità salesiana,ma sia anche collegata con la pa-storale vocazionale della Chiesache oggi è in Italia . Non solo cisentiamo uniti, ma comprendia-mo di avere un ruolo particolareed una specifica responsabilità e,al tempo stesso, anche una specia-le possibilità per la presentazionedel carisma della vocazione sale-siana proprio quanto più agianoin unione con gli altri religiosi,con i sacerdoti diocesani e con iVescovi .

Silvano Stracca

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LIERI& RIVISTE

* RENATO ZANONRINO SEVERI

Parole, Idee, 3 volumi con gui-da per l'insegnante, Ed. Mo-rano (Napoli-Milano), L .15.000 a volume

È uscita in questi giorni invivace veste tipografica, conimpaginazione spaziata e cor-redata da illustrazioni e dise-gni di uno degli autori, la nuo-va antologia italiana per laScuola Media, Parole Idee del-l'editore Morano. Ne sono au-tori due salesiani . Come èapertamente specificato nellapresentazione dei volumi enella Guida per l'insegnante,la nuova antologia si proponel'educazione linguistica del-l'allievo nel particolare mo-mento dell'età evolutiva, in cuiegli sente la necessità di aprir-si al mondo e di comunicarecon gli altri .A questo scopo l'antologia

offre un'ampia scelta di testi,non solo letterari, ma anche diattualità, presi dalla stampaquotidiana e periodica (un ter-zo circa rispetto alla totalitàdei brani di prosa e di poesia) .

Ogni testo inoltre è corre-dato da esercizi di «Verificadelle parole» e «Verifica deicontenuti» . E dato anche op-portuno spazio ai linguaggiconnessi con quello verbale-letterario, come il linguaggiodel giornale, della televisione edella radio, del cinema e deifumetti .

L'opera si propone anche,come finalità comprimaria, l'a-pertura e la maturazione versoi problemi ed i fatti importantidella società attuale, cercandoin ciò un giusto equilibrio, nonesasperando cioè la compo-nente sociale, ma neppure an-nullandola, a favore solo diquella individuale ed espres-siva. Si dà ampio spazio dun-que alle tematiche riguardantila persona umana, la natura el'ecologia, il futuro e le profes-sioni . . . L'intento formativo de-gli autori ispira tutti gli argo-menti e gli interventi didatticiproposti. Essi dichiarano di«credere alla scuola come va-lido momento di educazione,nonostante le difficoltà dell'at-tuale situazione storica e pro-prio per la odierna prevalenzadei linguaggi non verbali, ac-cettati passivamente» .

La metodologia adottata inParole Idee segue una linea

essenzialmente linguistica,senza allargare il discorso adaltre discipline, evitando cosìun'antologia enciclopedica .

Per quanto riguarda la ter-minologia grammaticale e sin-tattica ed anche l'analisi lette-raria-estetica, ci si attiene allaformulazione tradizionale, puraccogliendo le recenti acqui-sizioni degli studi di linguisti-ca .

Altri criteri sono la multidi-sciplinarità, limitata e possibi-le, il criterio dell'apprendimen-to attivo per cui l'allievo vieneguidato ad acquisire gradual-mente un metodo di studiopersonale. Tenendo presentele diverse situazioni psicolo-giche e culturali degli allievi,anche dei meno dotati, l'anto-logia contiene esercizi diffe-renziati ed una gamma di pro-poste di lavoro individuale e digruppo, a diverso livello di im-pegno .

In armonia con questi crite-ri, l'antologia propone nume-rose schede didattiche di tretipi : di metodologia con indi-cazioni su «Come fare untema», «Capire una poesia»,«Come fare la relazione di unlibro di narrativa», «Come vi-sitare un museo» . . . ; inoltreschede di narrativa su opere diautori italiani e stranieri sug-gerite alla lettura dell'allievo ; einfine schede di nomenclaturasui significati di una parola,per meglio avviare all'uso delvocabolario .

* ANTONIO FALLICOLa Preghiera, Editrice Rogate,Roma 1984, pp. 140, L . 6 .000

Segnaliamo volentieri que-sto libro che sappiamo esserenato da una esperienza per-sonale e comunitaria facendonostra la recensione che VitoMagno ha pubblicato sull'Os-servatore Romano del 4 feb-braio 1984 .

Antonio Fallico, noto pernumerose pubblicazioni, haraccolto in un libro dal titolo«La preghiera, rapporto d'a-

more con Dio Uno e Trino»,pubblicato dall'Editrice Roga-te, un ciclo di meditazioni in-centrate sulle linee portantidella spiritualità «Chiesa-Mon-do» e dell'omonimo Istituto«Missione Chiesa-Mondo»,del quale è promotore e re-sponsabile .

Non si tratta di un piccolotrattato sulla preghiera : questaviene presentata come «rap-porto d'amore con Dio Uno eTrino», cioè come espressionedi una spiritualità che intendeessere trinitaria in quanto con-sidera la vita trinitaria qualemodello e fonte della comu-nione (koinonía) e del servizio(diakonía) nella Chiesa e nelmondo. Il rapporto trinitario,perciò, non è assunto astrat-tamente, bensì come rapportocon Dio Padre, con Dio Figlio•

con Dio Spirito Santo .La serie di meditazioni non

è un susseguirsi di lezioni sul-la preghiera, la quale non vie-ne insegnata, ma piuttosto«mostrata» nel suo esprimersineotestamentario e nella co-munità ecclesiale di oggi. Lasensazione che coglie il lettoreè che la preghiera sia assaiprima un bisogno che un do-vere, un linguaggio di vita piùche una dimostrazione di fede .Tutte le pagine del volume, in-fatti, sono attraversate da uncalore contenuto ma sincero,da una partecipazione chenon scade mai nella retorica,ma che conosce l'immediatez-za del dialogo vivo, la concre-tezza dei riferimenti alle situa-zioni reali non solo dell'orante,ma dell'ambiente nel quale chicrede intende e vuole pregareinsieme alla Chiesa e al mon-do .

Opportunamente l'EditriceRogate si è assunta l'iniziativadi questa pubblicazione . I tem-pi e la riflessione dimostranocome il problema vocazionale- istituzionalmente legato al-l'impegno del Rogate - chia-mi in causa, con sempre mag-giore evidenza, natura, neces-sità e insostituibilità della pre-ghiera . La sequela di Cristo èmomento successivo ad unapreghiera, è risposta in pre-ghiera ad una chiamata che èpossibile decifrare soltanto nelrapporto d'amore avviato e so-stenuto dalla preghiera .

Senza confondere dottrina• prassi, contemplazione eazione, l'Autore insiste oppor-tunamente sulla impossibilitàdi «separare la preghiera delconsacrato nel tempio dall'im-pegno socio-politico nella cittàdegli uomini . Tutte le preghie-re di tutti gli uomini sono soli-darietà storica perché presen-tano a Dio i bisogni del mo-mento . . . L questo il compitoche ci spetta : mediare traChiesa e mondo, tra eternità etempo, tra spirituale e materia-le, tra divino e umano, tra con-

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 35

templazione e azione . Questo• il nostro destino storico inquanto discepoli consacrati diGesù per le strade del mon-do» .

Con l'espressione pregnan-te, ma certamente esatta, silegge che «la preghiera diven-ta "seno materno" che generavita nuova, vocazioni nuove» .• la dottrina e la coscienza disempre nella Chiesa, per cui siè considerato e si consideracapace di vivere secondo lapropria vocazione umana ecristiana colui che sa vera-mente pregare .

Sebbene scaturito da am-biente di anime consacrate,questo scritto sulla preghieraha per destinatari tutti : sacer-doti, religiosi, laici e, vorrem-mo aggiungere, credenti e noncredenti .

DOMENICO VOLPIDidattica dell'umorismo, Col-lana « Tecniche per una scuo-la nuova», Editrice La Scuola,Brescia, 1938, pp. 176, L .7.500Sull'«Avvenire» del 3 ago-

sto 1979 Sandro Maggiolinipubblicava una sua «preghie-ra per l'umorismo» . Conce-dimi, Signore - diceva - lagrazia dell'umorismo . . . osochiedertelo almeno perché mipare che ce ne sia tanto biso-gno, e qualcuno lo deve purpossedere per poterlo indicare•

comunicare, almeno comeatteggiamento possibile . . .Umorismo, dunque, come

registro del linguaggio (ver-bale e iconico), ma anchecome atteggiamento mentale,di tipo chiaramente divergen-te, umorismo che non è disim-pegno, ma un immergersi nellastoria dominandola in una vi-sione più ampia e più lungadella nostra sapienza, in unospendersi che non diviene di-sperazione perché si sa cheoltre i nostri sforzi c'è un Altroche compie i nostri risultati espesso li riaggiusta .

Perché no, dunque, un di-scorso di educazione all'umo-rismo diretto a tutti coloro chedella educazione appuntosono i professionisti?

Dopo le decine di saggi sul-l'umorismo pubblicati in questiultimi anni, l'opera di Volpi -exallievo e nostro collabora-tore - si colloca in uno spa-zio del tutto inesplorato e -questo ne è l'aspetto più signi-ficativo - con prospettive as-solutamente originali .

Un libro, quello di DomenicoVolpi, che non può mancarenella biblioteca di ogni inse-gnante e di chiunque operi nelsettore dell'animazione gio-vanile .

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UN VALIDO SOSTEGNO

Desidero segnalare la costante pro-tezione di Maria Ausiliatrice da me in-vocata in unione ai miei bambini sullamia famiglia .

Le nostre preghiere chiedono anzi-tutto una maturazione spirituale sem-pre più sincera e profonda di tutti noie, alle volte, come successo di recente,anche un aiuto per difficoltà contin-genti .

In particolare in occasione di preoc-cupanti disturbi sofferti da mio marito edalla nostra bambina più piccola ab-biamo riscontrato un valido sostegnoda parte dei nostri cari interecessori .

Lettera firmata - Trieste

«METTETEVI SOTTOLA SUA PROTEZIONE

Sono un exallievo delle scuole ele-mentari «Maria Ausiliatrice» e ricevoda sempre il «Bollettino Salesiano» .

Avendo tanto pregato Maria Ausilia-trice per la soluzione di tanti problemiche hanno attraversato la mia esisten-za ed avendone sempre riportato gran-de aiuto morale, desidero ora ringra-ziare attraverso la rivista ed esortarechiunque si trovi in difficoltà a mettersisotto la sua protezione .

Da parte mia continuo ad invocarlaed a pregarla fiducioso nella sua inter-cessione affinché protegga la mia fa-miglia e tutte le persone che ne hannobisogno .

Peroni Claudio - Pavia

C'ERA UN PO' Di TENSIONE

Innanzitutto voglio salutarvi tuttiquanti .

Ricevo sempre il «Bollettino» e mipiace molto .

Leggo sempre tutte le grazie e an-ch'io ho da segnalarvene una . Nella fa-miglia di mio fratello c'era un po' ditensione per bisticci tra lui e la moglie .Seppi di quelle discussioni ed iniziaisubito una novena a Maria Ausiliatri-

36 - BOLLETTINO SALESIANO . 1 MAGGIO 1984 •

ce . Seppi quasi subito c e a bu eraera passata .

Grata a Maria Ausiliatrice e chieden-do ancora la Sua protezione per tuttinoi, colgo l'occasione per questa op-portunità che mi date .

Lettera firmata - Asti

DOVETTI SUBIREUNA SECONDA OPERAZIONE

Sono una cooperatrice e scrivo perringraziare a nome di mia sorella, Ma-ria Ausiliatrice e Don Bosco.

A distanza di tre anni da una primaoperazione ne ha dovuto subire unaseconda per un male grave . Adessosta benino anche se deve fare dei con-trolli . Speriamo che il Signore ci dia lasalute e la forza di vivere sempre benela nostra vita . Grazie di cuore per lapubblicazione . Da quando ho cono-sciuto i Salesiani scrivo sempre contanta familiarità e sono trent'anni chericevo il «Bollettino» dove mi piaceleggere le tante grazie che la Madonnadispensa.

Esposito Corcione MariaSan Gennaro Vesuviano (NA)

DIFFICILE OPERAZIONE

Dopo grandi sofferenze, il 25 gen-naio 1983 fui operata presso il Centrotumori di Milano a causa di due carci-nomi maligni . Il rischio fu grande dalmomento che ho settantasette anni ac-compagnati anche da altri non lievi ac-ciacchi .

Malgrado le preoccupazioni dei me-dici tutto andò bene e ne ebbi io stessaconferma proprio il 31 gennaio festa disan Giovanni Bosco.

Mi sento in dovere di ringraziareperciò questo santo e di chiedere lasua protezione per la mia numerosa fa-miglia ed in particolare per un mio fi-glio che è missionario comboniano .

Anita Pavese BragottiCinisello Balsamo (MI)

TUTTA LA MIA GRATITUDINE

Chiedo con grande cortesia di pub-blicare questa mia lettera, in modo chepossa adempiere, anche se con ritar-do, ad una promessa fatta a S. Giovan-ni Bosco e a S. Domenico Savio, per-ché aiutassero la mia mamma, gra-vemente ammalata di un male incura-bile all'ipofisi .

L'operazione chirurgica era statasconsigliata per l'età avanzata, avevaall'ora 71 anni, e venne quindi sotto-posta ad un ciclo di cobaltoterapiamolto intensa, nel tentativo di fermare

il male o quanto meno rallentarne ilprogredire. Dopo lunga degenza diquattro mesi circa, la riportammo acasa in condizioni estremamente gravi,aveva perduto totalmente la vista e du-rante la giornata aveva brevissimi mo-menti di lucidità eppoi cadeva in un so-pore silenzioso completamente .

Il medico disse che non avrebbe po-tuto vivere per più di tre mesi .

lo nella comprensibile disperazionemi raccomandavo sempre con mag-gior fervore nelle mie preghiere, invo-cando un miglioramento, anche se pa-reva impossibile, e che ella fosse po-tuta vivere almeno per altri quattroanni senza notevoli sofferenze, tantoera il tempo che «qualcuno» mi avevasuggerito perché il male, se fermato,insorgesse nuovamente .

Ma tutto procedeva come in una chi-na ed anche la speranza mi comincia-va ad abbandonare, quando un mat-tina improvvisamente ella mi disse :«Antonio ti vedo» . Cominciò qui il mi-glioramento auspicato e così congrande coraggio, senz'altro consciadella situazione, soffrendo anche se inmodo alquando sopportabile e con lagrande sorpresa dei medici (e qui ri-cordo quando dopo tre o quattro mesiho incontrato il primario dell'Ospedaleche aveva prestato con amore le primecure e che mi disse : « la Mamma è mor-ta poi . . .» e quanta sorpresa alla mianegativa risposta) è vissuta giusto percirca quattro anni, quando un mattinotutto improvvisamente è caduta in pre-coma eppoi in coma e dopo nove gior-ni ha lasciato il babbo, me e mio fratel-lo per andare in paradiso .

Antonio Biagioni - Marina di Grosseto

GUARITA DA UNA GRAVE MALATTIA

Oggi vorrei farvi conoscere la graziache ho avuto fatta dal Beato MicheleRua.

Nel mese di maggio del 1982 misono trovata con un dolore al seno de-stro e con un nodulo .

Andai dal mio dottore curante e vi-sitandomi mi ha subito mandato a Pa-lermo al centro tumore, là i dottori mihanno fatto tutti gli esami, il risultato èstato di fare un esame istologico e ri-coverarmi al più presto possibile .

Perciò si capisce che a casa mia simisero tutti in preoccupazione. Venen-do una amica a farmi visita mi ha por-tato un santino del Beato Michele Rua,io con fede mi sono rivolta al Beato di-cendogli : «Se non ho niente ti facciopubblicare la grazia» . E così fu .

Ritornando al mio discorso di primanon andai più a Palermo a farmi rico-verare, ma sono andata a Milano dalprofessore, mi sembra, Rasponi . Visi-tandomi le sue prime parole sono statecosì : «Signora non ha niente» . Non miha dato nessuna cura, nemmeno unapomata, niente di niente ; soltanto miha detto che ogni anno mi debbo con-trollare .

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Ritornai contenta e dopo circa 15giorni il nodulo mi è scomparso defini-tivamente .

Ora alla distanza di quasi due anniio scrivo e ringrazio il Beato MicheleRua della grazia ricevuta .

Varvaro Giuseppina - Alcamo (TP)

IL CARO SANTO LE ESAUDIRÀ

Invocai con tanta fiducia San Do-menico Savio e per Sua intercessionepresso Dio sono stata esaudita con lanascita della nipotina della quale era-vamo in attesa da 12 lunghi anni .

Riconoscente metto la piccola Chia-ra sotto la Sua protezione e chiedo allaredazione del Bollettino di pubblicaretale grazia ottenuta affinché le sposein attesa da anni non si scoraggino mapreghino con fiducia il caro Santo chele esaudirà . Ringrazio .

Pelle Giliberta - Albugnano (AT)

UN LAVORO DESIDERATO

Un anno e mezzo fa presi l'esauri-mento nervoso e quasi contempora-neamente mi offrirono la possibilità diun lavoro per alcuni mesi che io avevotanto desiderato .

Pregai in quel momento san Dome-nico Savio affinché mi desse la forza diriuscire a lavorare per tutto il periodoprefissato impegnandomi a far cono-scere la grazia .

Dal momento che ci sono riuscita,mantengo la promessa .

Lettera firmata - Valdagno (VI)

LA GIOIA Di UN DONO

Avremmo piacere che pubblicastesul «Bollettino Salesiano» questa pre-ghiera :

«Signore, nostro Dio, con immensaumiltà sentiamo il desiderio di ringra-ziarTi per questo piccolo fiore FELI-CITA, sbocciata da poco nel nostrocuore .

Tu ci hai dato la gioia di questo im-menso dono, tramite il piccolo grandeSanto Domenico Savio .

Fa' che possiamo esserne sempredegni e riconoscenti, aiutaci a raffor-zare la nostra fede, insegnaci a cre-scere nel cammino della speranza e adaprirci agli altri con la carità .

Con l'aiuto di Maria Ausiliatrice,Mamma tua e nostra, e la tua protezio-ne, fa' che possiamo essere per la no-stra creatura di buon esempio, come losono tuttora per noi i nostri genitori » .

Adriana e Luciano MontiCajello di Gallarate (VA)

UNA GIOVANE MAMMA

Sono una giovane mamma e desi-dero ringraziare Domenico Savio peravermi aiutato durante la mia ultimagravidanza .

Lo prego ora di voler sempre assi-stere le mie due bambine .

Pezzoli Giusy - Casnigo (BG)

UNA SCUOLA IN DIFFICOLTÀ

Terminato l'anno scolastico 1982-83, con sorpresa ci siamo trovate inuna situazione delicata, con il rischiodi compromettere l'azione educativadella nostra opera .

Fiduciose ci siamo rivolte a Suor Eu-sebia, sicure di essere esaudite, conl'impegno di far pubblicare la grazia .Son trascorsi sette mesi e la situazionesi è normalizzata .

Ringraziamo di cuore Sr . Eusebia diaverci assistite in questa situazione ein altre di non minore importanza e lasupplichiamo di voler continuare lasua protezione all'Opera educativache svolgiamo .

Lettera firmata - Torino

COMPLETAMENTE GUARITA

Sofferente da mesi di forti dolori allaschiena, ribelli ad ogni cura, mi sonorivolta fiduciosa a Suor Eusebia Pa-lomino applicando anche una sua fo-tografia sulla parte malata . Una nuovacura iniziata due mesi fa ha dato subitoesito positivo e ora, sono completa-mente guarita .

Maria Ragiano - Torino

UNO DEI MIEI FIGLI . . .

Voglio esprimere pubblicamente lamia gratitudine e la mia grandissima fi-ducia nell'intercessione della Serva diDio Suor Eusebia Palomino, che mi haottenuto molte grazie . Comunico le piùrecenti .

Uno dei miei figli si trovava in diffi-coltà economiche e per superarle de-cise di vendere un terreno . Ma non riu-sciva a incontrare chi lo volesse com-prare. Mi raccomandai a Sr. Eusebia eal termine della novena la questione sirisolse in condizioni favorevoli .

Una nipote era disoccupata ed ave-va fatto vari tentativi per impiegarsi .Anche in questo caso la mia cara pro-tettrice mi venne in aiuto : inizio una

novena di preghiere e al termine diessa mia nipote trova un buon posto dilavoro .

Infine, una nipotina, al termine delloscorso anno scolastico, doveva affron-tare un esame fastidioso, ed avevapoco coraggio e poca speranza di riu-scita. Con fiducia, divenuta ormai qua-si certezza, raccomando anche lei aSr. Eusebia con una novena, e consorpresa e gioia generale l'esame è su-perato ottimamente .

Sento proprio il bisogno di espri-mere il mio sincero grazie a Sr. Euse-bia Palomino, potente e pronta nellasua opera di intercessione .

Lettera firmata

UNA MADRE PREOCCUPATA

lo ho una figlia che vedevo semprepiù rinchiudersi in se stessa e perderequei suoi valori che noi genitori e lenostre suore avevano cercato di incul-care nel suo cuore .

Verso i 17 anni l'unico suo scopoera la sua persona, essere ammirata,essere corteggiata . Il suo cuore eraduro; arido, insensibile, non provavaaffetto per nessuno . Aveva conosciutoun ragazzo meraviglioso, che ogni ma-dre desidererebbe come figlio ; questile voleva veramente bene ; ma lei in-capace di donare al prossimo, sapevasolo giocare col cuore di quel poveroragazzo causandogli momenti di veradisperazione .

lo ero abbattuta e disperata nel ve-dere una ragazza così .

La affidai a suor Eusebia della qualeavevo ricevuto una reliquia .E da un anno e mezzo che con

estrema fiducia prego ogni giorno per-ché suor Eusebia interceda per la tra-sformazione dei cuore di mia figlia .

Da due mesi la vedo trasformarsi .Quel «prodigio d'amore» che avevo

chiesto si sta compiendo .Di solito tutti vedono un miracolo

nelle guarigioni dai mali fisici, ma credipure caro «Bollettino», la guarigionedell'anima, la trasformazione di uncuore non è da meno, anzi ti dico cheper me è il miracolo più grande chepossa avvenire negli uomini .

Per questo voglio ringraziare pubbli-camente suor Eusebia per la grazia ot-tenuta, Maria Ausiliatrice e Don Boscoche ci ha insegnato ad aver fiducianella preghiera perché «la preghiera faviolenza al cuore di Dio» .

Lettera firmata - Cinisello Balsamo (MI)

CI HANNO COMUNICATO GRAZIE

Martinotti Camillo - Messina Ausilia - Morello Guido- Oteri Giuseppa - Pagliughj Carlo - Palumbo Cani-glia Annamaria - Pasini Rina - Porcelli Candido -Rabellino Assunta Rabolini Ausilia Ricagno Antonia- Rossi Luigina - Rosso Irma - Ruzittu Masina -Scozzari Giusy - Spotti Anna - Tallone Angela - To-masella Agnese - Turchet Ofelia - Usai Giuseppa -Varacalli Filomena - Zahra Elena .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 37

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BACCHIN AUGUSTO (GIORGIO) tMonselice (PD) a 86 anni

Cavaliere di Vittorio Veneto, uomosemplice e di profonda fede cristiana.Ha consacrato la sua lunga e laboriosavita alla famiglia. Lascia un vivo ricor-do della sua bontà e rettitudine inquanti lo conobbero . Da molti anni let-tore del Bollettino Salesiano . Dio be-nedisse lui e la sua famiglia con la vo-cazione del figlio Luigi alla vita religio-sa salesiana .

FERRO TERESA ved . FALETTO t Ri-varolo C.se (TO) a 83 anni

Fervorosa cooperatrice, molto sem-plice ma di profonda fede . Riponendola sua fiducia in Dio nel superare lemolte difficoltà della vita, nutrendo ilsuo spirito con la preghiera quotidia-na, seppe infondere nei suoi figli le pa-role del Vangelo : «non sappia la sini-stra quello che fa la destra= .

DOLOMINA ANGELA ved. VADDA tSale San Giovanni (CN) a 83 anni

Un'esistenza spesa nel lavoro e nelsacrificio per la famiglia ; uno spirito re-ligioso semplice, ma profondamenteradicato nel cuore . Benvoluta da tuttiper la sua onestà e giovialità, passò lavita distribuendo bontà e coraggio efacendo del bene a quanti ebbero bi-sogno del suo aiuto e del suo consi-glio . Lasciò, in quanti l'hanno avvici-nata, la traccia di una profonda fede inDio e nella sua Provvidenza anche incircostanze tristi e dolorose della vita .Ha saputo accettare la volontà del Si-gnore che la chiamava a lasciare il la-voro per la sofferenza fisica causata

38 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1964

da artrite deformante progressiva chesopportò per ventidue anni . Il dono ri-cevuto dal Signore di un figlio Salesia-no la rendeva visibilmente felice egioiosa . Visse gli ultimi anni nella pre-ghiera e nella sofferenza preparandosial suo incontro con il Signore avvenutoil 5 novembre u .s .

MEAGLIA ANGELA ved . ROTTI t a 83anni

Nata in una famiglia di profonde tra-dizioni religiose, orientò tutta la suavita alla fede. Fin dall'adolescenza par-tecipò con convinzione alla vita par-rocchiale . Sposa e madre esemplareriversò nel marito e nel figlio le ricchez-ze del suo gran cuore. Fu donna d'in-tensa vita spirituale alimentata conmessa e comunione quotidiana e me-ditazione della Parola di Dio. Devotis-sima della Madonna fece pellegrinaggia Lourdes, a Fatima e ad altri santuarimariani e molto frequentemente alSantuario di M . Ausiliatrice a Torino .Partecipò attivamente all'A .C . parroc-chiale, fu coerente cooperatrice sale-siana, terziaria francescana, incaricatadei Volontari della Sofferenza, dell'Ap.della Preghiera e di altre Associazionireligiose . Fu sempre larga nella bene-ficienza. Sopportò con fortezza cristia-na le molte sofferenze della sua vita,non cedette facilmente al male, così daessere sempre presente fino agli ultimigiorni alla preghiera comunitaria e al-l'apostolato. Accettò con serenità lamorte come ultimo incontro con Dio,lasciando a tutti un grande esempio daimitare .

ROZZONI ANTONIETTA t Castel Roz-zone (BG)

Donna di profonda pietà e di intensapreghiera! Amava la Famiglia Salesia-na e la sosteneva con la generositàdelle sue offerte. Ha dato all'istitutodelle FMA Suor Savina, amando nellasua figliola tutte le FMA . La sua vitasemplice è stata caratterizzata da unabontà e mitezza veramente evangeli-che!

PIERINA PERENTHALER Cooperatricet Taio (TN) a 68 anni

Madre buona e ottimista diffuse se-renità in quanti l'avvicinarono. Si di-stinse per la sua instancabile preghie-ra e per il suo grande spirito di fedeche l'aiutarono a superare prove e dif-ficoltà e ad accettare i dolori fisici .Donò generosamente al Signore nell'I-stituto delle Figlie di Maria Ausiliatricela figlia Suor Maria e lei fu sempre unacooperatrice convinta e operosa .

PROVINI MADDALENA Ved. POZZICooperatrice t Susa a 90 anni

Si è spenta all'età di novant'anni laCooperatrice Salesiana Sig . Madda-lena Provini ved . Pozzi, madre del Sa-lesiano don FiorAngelo che dopo es-sere stato parroco a Castel Gandolfoha scelto la missione dello Zaire e ma-dre di Mons . GianPietro, capoufficioalla Congregazione Orientale del Va-ticano . Questa mamma che ha meri-tato di avere due figli sacerdoti scri-veva ad un giovane cooperatore delloZaire due mesi prima di morire: »Sonocontenta di sapere che fai parte dellanostra famiglia poiché abbiamo ungrande santo come padre e la VergineAusiliatrice come madre . . . non potròvenire nello Zaire poiché sto preparan-domi ad andare a ringraziare la Ver-gine santissima ma vi aspetto tutti inparadiso con la famiglia di Don Bosco .Madre di sette figli ebbe sempre a cuo-re l'educazione della gioventù . Tra leprime cose al figlio don FiorAngelo ac-corso al suo capezzale diceva : non hoancora versato la quota annuale alClub dei centomila . Se puoi andareoggi così ho regolato tutto . Ogni po-vero era per lei Gesù in persona eGesù va trattato bene, diceva, ed eracosì . Ogni salesiano era per lei comeun figlio . Il Bollettino Salesiano la sualettura preferita ed era fiera di ogni im-presa salesiana che sentiva di famiglia .E fiera si è mostrata quando il figliodon FiorAngelo le ha detto di voler an-dare in missione in Africa, anche se,scrivendo ad amici, diceva che gli eracostato lacrime di sangue . I suoi ultimigiorni furono confortati dall'affetto ditutti i suoi cari, dalla celebrazione quo-tidiana dei due figli sacerdoti in unastanza accanto, trasformata in cappel-la, e dalla lettura di .Storia di umilegente» di don Angelo Viganò, letturache la riempiva di gioia e di ammirazio-ne fino alle lacrime. Con il rosario tra lemani che non ha mai abbandonato du-rante la sua malattia raggiungeva ilcielo e siamo certi di avere una protet-trice in più per le nostre unioni di Coo-peratori .

SALVADORE STELLA CooperatriceSalesiana t Comaredo a 85 anni

Vorrei attraverso queste poche righe- ci ha scritto la figlia - far conosce-re una grande familiare del clero. Que-sta donna è mia mamma, nata a Fiu-micello di Campodarsego (PD) 85 annifa, 43 vissuti nelle campagne di quelpiccolo paese poi trasferitasi a Tradate(VA) per 26 anni con i suoi 10 figli, poiper 17 anni con il figlio sacerdote, l'ul-timo, ordinato nel 1966 . Dall'aspettoera una delle tante buone mamme chepassano la loro vita in casa, tutta ser-vizio e premura per gli altri e soprattut-to con tanto buon senso. In casa del fi-glio prete sapeva avere un grande ri-spetto per le cose della Chiesa e per lepersone che via via andava conoscen-do, una grande bontà verso tutti e ver-so tutto . Non pesavano a lei i vari tra-slochi con ciò che comportano, unanuova casa, un nuovo paese; l'impor-tante era per lei seguire suo figlio sa-cerdote. La sua più grande ricchezzaera la fede, una grande fede in Dio enella vita che provocava in lei la gioiadi vivere. Veramente ha saputo viveretutti quei valori cristiani del mondocontadino in cui era cresciuta ; peresempio la nobiltà di cuore, la vera po-vertà di spirito di chi sa stare all'ultimoposto, la discrezione e il grande rispet-to verso il ministero sacerdotale. Di-strutta dal tumore nel breve spazio diqualche mese, quando giorno dopogiorno si vedeva consumare e tutto ri-sultava impotente, la sua preghiera di-ventava giorno e notte sempre più in-sistente. Morì pregando e salutandotutti alle ore 15 precise del 18 del mesedi febbraio. Si chiamava Stella di nomema era veramente una stella sempresplendente .

PICCO Prof . ALDO Exalllevo t TorinoEducatore secondo il cuore di Don

Bosco, fece della scuola una missione .Animò l'Associazione Exallievi, con en-tusiasmo e impegno . Testimoniò con lavita i valori umani, cristiani e salesianiche proponeva . Amò la famiglia conaffetto tenero e profondo . Sopportòcon fede sincera e coraggiosa la sof-ferenza che lo tormentò negli ultimigiorni della sua vita . Ci indica una stra-da da percorrere e ci lascio un esem-pio da imitare .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO-con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale Opere

Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire. . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o

l'altro dei due Enti su indicati :« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione» .(luogo e data)

(firma per disteso)

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íovaní Missionari

pervenute 1110 Direzione opere DonBosco

di studio per 9

Borsa: Don Bosco, a cura di N .N ., Vi- Borsa : Beato Don Rua, in memoria deicenza, L . 500.000

genitori, a cura di Zavarise M . Carme-

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Giovannila, Biadene TV, L . 110.000

Bosco, invocando protezione da un Borsa : In memoria e suffragio del papàgrave male che mi affligge, a cura di Luigi, a cura di Giudici Luigi, SaronnoLa Vecchia Vittorio, Bergamo, L . VA, L . 110 .000500.000

Borsa : Don Bosco, a cura di MurgiaBorsa: In suffragio di Elda e Umberto Gianluigi, Latina, L . 110 .000Monesi, a cura della nipote Rosa, L.400.000

BORSE DA L . 100.000Borsa : In memoria di Oberto Teresa Borsa: S. Giovanni Bosco, in ringrazia-ved. Morgando, a cura della famiglia, mento, a cura di Genco Giuseppe, Or-L . 300 .000

bassanoBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco e S. Domenico Savio, in ringra-ziamento e invocando protezione, acura di Viziale Secondina L 300 .000

Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausi-Ilatrice, S. Giovanni Bosco, imploran-do protezione per noi e la pace nelmondo, a cura di P .G . e E. C .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, per ottenere guarigione, a curadi A C 1 Torino L 250 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a cura di Bertero Emanuele,Volvera TO

Borsa: Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco, invocando grazia, a cura diACI Torino L 250 .000Borsa: S . Cuore di Gesù, Maria Ausl-llatrice, Santi Salesiani, in memoria esuffragio di mio marito Carlo, a cura diCaldini Laura, Lasino TN, L . 250 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, in memoriadei genitori Rosa e Pietro e della mo-glie Maria, a cura di Renoglio RobertoTO

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in memoria del Dott. GiacomoGilli, a cura di N .N.

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta e invocan-do ancora grazia per la famiglia epace nel mondo, a cura di Nicoletti Borsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniAvv . Giovanni e Bonia, Palagonia, L . Bosco, S. Domenico Savio, per otte-200 .000

nere grazia, a cura di Cisi Maria, To-Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovanni

rino

Bosco, invocandone protezione sui Borsa : Maria Ausiliatrice, S. Giovannimiei sei giovani pronipoti, a cura di Bosco, in ringraziamento e invocandoE .R ., Vallemosso VC, L . 200.000 protezione per la famiglia, a cura di

Dellucca Marcella, TorinoBorsa : S . Giovanni Bosco, in memoriadi don Giuseppe M. Bertols, a curadella nipote Laura, L . 200.000Borsa: In memoria di Laura MaglianoCay, a cura dei nipoti Ninì Angelo eMariuccia Bastiani, L . 200 .000 Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni

Bosco, in memoria e suffragio di AllaraClelia, a cura di Raiteri Ercolina, [so-tengo AL

Borsa : Maria Auslllatrice, S. GiovanniBosco, invocando protezione, a curaBorsa : Per ricordare e onorare don di Raiteri Ercolina, Isolengo ALMario Schiavelll, loro insegnante e as-

sistente, gli Exallievi Don Bosco di Ce- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovannivaglià VC, L . 200.000 Bosco, per ringraziamento e per otte-

nere ancora grazie, a cura della Fa-miglia Combi, Cremeno CO

Borsa: Don Bosco, in ringraziamento einvocando protezione per lavoro, stu-di, salute, a cura di Davide, Irene eAnna Maria, L . 200 .000

Borsa : Don Rinaldi, per ringraziamen-to, a cura di Lanaro Giuseppe, SchioVI, L . 200 .000

Borsa : Beato Michele Rua, invocandograzie, a cura di R . M ., Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, per ringraziamento einvocando protezione sulla famiglia, acura di R .R.A.

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di S .L., Milano

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don FilippoRinaldi, in suffragio di Guglielmo e in-vocando protezione, a cura di Berto- Borsa : Maria Auslllatrice, S . Giovanniglio Renata e Carlo, Biella VC, L . Bosco, in suffragio dei cari defunti, a150 .000

cura di Dalmasso Caterina, Boves CNBorsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa- Borsa: Maria Ausiliatrice, pregando lalesiani, a,4cura di Bianchi Giuseppina, pace per il mondo, a cura di GuidottiSondrio, L. 150 .000

Zerbina, ModenaBorsa: Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffragioBosco, invocando protezione, a cura dei genitori Lina e Giuseppe, a curadi Maggetti Maria, Svizzera, L . 115 .000 dei figli Rita e Guglielmo

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando grazie e protezione,a cura di Caini Giovanni, Odolo BS

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, in memoria della mamma Na-talina, a cura di Galli Teodora, Varese

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e imploran-do grazie per persona cara, a cura diBeltrame M . Grazia, Casale M . AL

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, per grazia ricevuta, acura di Novella Maria, Mineo CT

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di DeIntinis Teresa, Penne PE

Borsa : In ricordo di don Giovanni Pian,a cura di N.N ., Gradisca d'Isonzo GO

Borsa : S. Domenico Savio, a cura diCamilotto Raffaele, Prilly, SvizzeraBorsa : Maria Ausiliatrice, invocandonela protezione su di me e persone care,a cura di N .N., Villasanta MI

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,S .M. Mazzarello, ringraziando e an-cora invocando una grazia, a cura diE .D., Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,in suffragio dei miei familiari, a cura diCesana Maria, Monza Mi

Borsa: Maria Auslllatrice e Santi Sa-Borsa: Don Bosco, a cura di Dandolo leslanl, in ringraziamento e in suffra-Gino, Bologna

gio del defunto Domenico, a cura diBorsa: Maria Ausiliatrice, in memoria e Bodda Cesare, San Severo FG

suffragio della moglie, a cura di Setti Borsa: Maria Auslllatrice, S. GiovanniGino, Marco TN

Bosco, Papa Giovanni, per un grandefavore, a cura di Scarpetti Emilia,RomaBorsa: In memoria di mia madre, a

cura di De Paoli Dr . Fabio, Piove diSacco

Borsa: S. Giovanni Bosco, a cura diMontaldo Pietro, Alba CN

Borsa: Maria Auslllatrice: cara Mam-ma: pensaci Tu, a cura di Rinaldi Re-nata B ., Biella VC

Borsa: In memoria e suffragio di Sal-vatore D'Alessandro, a cura di A.L .

Borsa: In suffragio di mia sorella An-

Borsa: Maria Auslllatrce, S . Giovanni rami ENgela, a cura di Sutera M . Gaetana, Ce-

Bosco, Domenico Savio, in suffragio _,

dei genitori e invocando continuo aiu- Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giovannito, a cura di Cipriano Aniello, Venezia li~, per ottenere una conversione,

a cura di N .N . , CR

Borsa: Don Bosco, invocando prote-zione, a cura di Morello Maddalena,Candiolo TO

Borsa: Maria Ausiliatrice, ringraziandoe chiedendo protezione per la fami- Borsa: Maria Ausiliatrice, S . Giovanniglia, a cura di Lombardino Lucia, Ra- Bosco, invocando intercessione pergusa

una grazia speciale, a cura di Roma-gnolo Secondina, AstiBorsa: In memoria e suffragio di Ro-

meo Nave, a cura della figlia Giovanna Borsa: Maria Ausiliatrice e a . GiovanniBosco, in memoria e suffragio dei ge-nitori Felice e Antonia, e fratelli, a curadi Carpanetto Giovanna, VC

Borsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, in ringraziamento e imploran-do grazie e protezione, a cura di BertiElvira, Borgomanero NO

Borsa: Maria Ausiliatrice e Papa Gio.-Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Don Variara, in ringraziamento e pro-vanni, in ricordo e suffragio dei geni- tezione, a cura di Gado Maurizio, Via-tori, a cura di R .E ., Saluggia VC

rigi ATBorsa: Maria Ausiliatrice, in suffragio Borsa : In memoria e suffragio di miadei miei genitori, Giovanni e Assunta, madre Leontina, a cura dei figlio.a cura di Murero don Giovanni, Co-droipo UD

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio di Francini Primo, acura di Francini Severino, Dogana,Rep . S . Marino

Borsa: Maria Ausiliatrice, in ricordodei miei morti, a cura di Cottinelli Lina,Brescia

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1984 • 392015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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TORINOCENTRO CORRISPONDENZAper la restituzione al mittente

Una storia vissutatutta "dentro" la Chiesa

Gianni Giorgianni

COL CIELOADDOSSO

m yaim sdgime

Tre preti operai esprimono una ricercaappassionata della verità, non immune dallecontraddizioni del nostro tempo . E vivono la lorosingolare vocazione con la volontà di ispirarsial modello di Cristo .Gli slanci, le debolezze, gli ideali, i dubbidel post-Concilio nella vicenda di tre uomini chenon hanno rinunciato alla fiducia nei destinidell'uomo.Collana «La Quinta Stagione » - L.14.000

SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE - TORINO

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