BOL LESIANO SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE...

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BOL RIVISTA ~ COOPERATORI =~ SALESIANI « . . .dopotreanni andaiaGerusalemme perconoscere Pietroerimasidalui quindicigiorni.. (Gai1,18) Inquestonumero : unapanoramica sulnostroprogetto diTRELEW(Patagonia) DELLA ETTINO LESIANO FAMIGLIASALESIANAFONDATADASANGIOVANNIBOSCONEL1877 ANNO104N .10 2'QUINDICINA •1 5 GIUGNO1980 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO 2 ° ( 701 CooperatoriSalesiani :cattolicidiqualità! RiempitediVangelolavitaumana ; portatenelcuoreil"Damihianimas"diDonBosco! ... DonEgidioViganò RettorMaggiore PARTICOLARMENTEI ND IC A TOPERI000PERATO R ISALESIANI 1/6 5 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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BOL

RIVISTA

~ COOPERATORI =~

SALESIANI

« . . .dopo tre anniandai a Gerusalemmeper conoscerePietro e rimasi da luiquindici giorni. . . »

(Gai 1, 18)

In questo numero:una panoramica

sul nostro progettodi TRELEW (Patagonia)

DELLA

ETTINO

LESIANOFAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

ANNO 104 N.10 • 2' QUINDICINA •1 5 GIUGNO 1980SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 22 ° ( 701

Cooperatori Salesiani: cattolici di qualità!Riempite di Vangelo la vita umana ;portate nel cuore il "Da mihi animas" di Don Bosco! . . .

Don Egidio ViganòRettor Maggiore

PARTICOLARMENTE I N D I C A T O PER I 0 0 0 P E R AT O R I S A L E S I A N I

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LEGGENDO LACORRISPONDENZA

23/3/80E' stata da me la sig .ra . . . Hanno saputo che nessuna di loro

del laboratorio, all'infuori di una forse, è Cooperatrice sale-siana. Credevano d'esserlo . Hanno parlato con il delegato equesti ha detto loro che si cercano oggi Cooperatori giovani ;che stessero tranquille, che esse sono Cooperatrici perché infondo lavorano per Don Bosco .

Non mi so rendere conto di tutto ciò . Chiedo a Lei se cisono disposizioni nuove, indicazioni segrete di mettere daparte, possibilmente fuori dell'Unione, le anziane, per far po-sto alla . . . fiumana di giovani Cooperatrici che impazienti bat-tono alla porta per entrare . Mi spiace e mi avvilisce sentirepersone affezionatissime, che lavorano da anni e sono uncentro di animazione salesiana, che si sentono estromesse,alla chetichella, e non sono considerate Cooperatrici . Puòdarsi, (di questo non posso rendermi conto), che sia statatralasciata l'iscrizione formale ; ma si può rimediare . . .

La pregherei di farmi sapere qualcosa in merito .Don L.Z .

Carissimo Don L.Z.,domandi scusa a nome dell'Associazione a quelle brave

Signore. Le tranquillizzi. . . Mai si sono dati disposizioni oorientamenti per emarginare le Cooperatrici anziane. Ricer-care vocazioni giovanili non significa voler emarginare alcu-no .Però l'adesione formale e cosciente è importante ; si tratta

allora di aiutare le interessate a prendere coscienza del si-gnificato dell'essere Cooperatrici. In sostanza è sul piano delfare e su quello dell'essere che bisogna mettersi. Mancandouno dei due, viene meno il vero Cooperatore,

Chieri, 20/5/80

« . . .il consiglio dei Cooperatori di Chieri desidera ricevereadeguate istruzioni sul modo di inviare la somma di denaroricavata dalla lotteria a favore di Trelew .Fiduciosi di ricevere presto una sua risposta porgiamo

cordiali saluti» . A nome del consiglio .Navone Margherita

Grazie anzitutto per quanto fate per i vostri fratelli Coope-ratori che operano in Patagonia .

Si versi la somma sul conto corrente postale 45256005 in-testato a "Ufficio naz.le Cooperatori - Roma —, indicando lacausale del versamento. E' bene poi darne notizia al Segre-tario Coordinatore ispettoriale .

Napoli, 10/1 /80« Ieri, 9 gennaio, ho constatato quanto sia grande l'amore di

Dio per me e per la mia famiglia. Non sapevo come fare perpagare la bolletta della luce, quando, uscendo di casa, hotrovato nella cassetta della posta un vaglia di Lit . 100.000,inviatomi anonimamente da una buona sorella cooperatricesalesiana .Non ho parole . . . a voi la conclusione» .

(da «Camminare insieme» - CC della Campania)

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CAPITOLIISPETTORIALI SALESIANI

Importante momento di famiglia a cuinon siamo estranei

∎ DALLE «ANNOTAZIONI PRESENTATE DAI COOPERA-TORI ALLA PRIMA COMMISSIONE DEL CAPITOLO DELLA«CENTRALE»

Invitati dal Sig . Ispettore a fare sentire anche la nostra vocenel prossimo Capitolo Ispettoriale, presentiamo alla Commis-sione che ha studiato il problema vocazionale alcune nostrenote, affidandole all'attenzione dei membri dei Capitolo .

Le nostre proposte

1 . I Superiori CI AIUTINO nelle Comunità a farci conosceree «riconoscere» come salesiani veri, tipici, promuovendo connoi il dialogo .

2 . I responsabili dei gruppi giovanili, di gruppi di catechistiadulti e giovani, di gruppi di genitori PRIVILEGINO la propostaalla Cooperazione Salesiana, come VERA VOCAZIONE validaper se stessa, come impegno permanente del proprio servizionella Chiesa e nella Congregazione .3. Crediamo importante dare ampio spazio alla formazione

salesiana nei Centri giovanili con l'appoggio a esperienze divita salesiana e spiritualità salesiana, come avvio ad un di-scorso più approfondito di vocazione al laicato salesiano .4. Uno sforzo chiediamo alle Comunità perché diano la

possibilità ai Delegati di privilegiare (come tempo e comeimpegno) il loro servizio di cooperatori affinché non manchi aquesti la guida costante per la loro formazione, lo stimoloall'azione, soprattutto in merito ai GG. CC .

5 . Siamo un po' perplessi di fronte ad alcuni Centri esistentisulla carta ma che in realtà non trovano consistenza di vita .Chiediamo di essere aiutati a risolvere questi casi per quantoè di competenza delle Comunità .

6. Alla Comunità chiediamo ancora appoggio per le inizia-tive di carattere ispettoriale (per quanto può essere possibile),soprattutto ora che l'Associazione dei Cooperatori congiun-tamente con gli Exallievi, accogliendo una proposta delConsiglio Ispettoriale SDB, si è assunta la responsabilità digestire, riadattandola, la Casetta e il cascinale adiacente di S .Domenico Savio di Riva di Chieri, per un servizio di assistenzaspirituale ai gruppi giovanili .

∎ DAL MESSAGGIO DEI COOPERATORI LETTO AL CAPI-TOLO ISPETTORIALE DELLA SICILIA

E questo servizio di animazione della Famiglia salesianasarà tanto più accettato e valido quanto più verrà dato nelrispetto della specificità, dell'autonomia, della creatività, del-l'inventiva propria di ciascun ramo (CGS 177, 172 ; R . 30) equanto più verrà vissuto dalla Comunità Salesiana ai vari li-velli .

E' la Comunità infatti- che prepara gli animatori salesiani, delegati spirituali

adatti e competenti (CG21 75, 588)- che programma insieme a noi i corsi di formazione CC .- che attua la collaborazione diretta dei CC . e EX nell'o-

pera educativa salesiana inserendoli di preferenza quali col-

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AMATEI GIOVANIChe cosa vuol dire essere un grande educatore?

Vuol dire prima di tutto, essere un uomo che sa«comprendere» i giovani. Ed infatti noi sappiamoche Don Bosco aveva una particolare intuizionedell'anima giovanile : egli era sempre pronto edattento nell'ascoltare e capire i giovani che a luiaccorrevano numerosi nell'oratorio di Valdocco enel Santuario di Maria Ausiliatrice . Ma bisognaaggiungere subito che la ragione di questa pecu-liare profondità nel «comprendere» i giovani fuche con altrettanta profondità li «amava» . Com-prendere ed amare : ecco l'insuperata formulapedagogica di Don Bosco .

(Giovanni Paolo II, Torino, 14.4.1980)

laboratori laici come componente necessaria nella missioneeducativa- che ha cura di favorire e promuovere vocazioni per la

F.S. e quindi anche per la nostra associazione, per mantenerevivo nella Chiesa il carisma salesiano .Proprio perché convinti di ciò abbiamo chiesto animatori :

a) che fossero di esempio per i Cooperatori con la loro vita,con il loro entusiasmo, con la loro preparazione e sensibilità .

PENSATE AIGIOVANI!

I giovani! . . . . Non posso far mancare almeno unaparola proprio al problema della gioventù, che ri-chiede da Voi Pastori le cure più assidue e gene-rose . Pensate a loro! Non si possono certamentedimenticare le altre età, nell'insieme di una pa-storale attenta e finalizzata . Ma sono i giovani chedevono attirare prima di ogni altro l'attenzione . . .

Seguiteli con i vostri sacerdoti migliori, non la-sciate che le forme associative, in cui amano or-ganizzarsi, siano dei fuochi di paglia che subito sispengono, disperdendo energie preziose, né tantomeno che sì sviluppino ai margini della Chiesa o,Dio non voglia, in contrapposizione con essa .

(All'assemblea dei Vescovi d'Italia, il 29 .5.80)

b) che fossero presenti a nome della Comunità Salesianache li delega

c) che la presenza fattiva della comunità salesiana, ai varilivelli fosse avvertita dall'Associazione e dai suoi membri

d) che fosse rispettato il nostro specifico di salesiani se-colari

e) che fosse rispettata la nostra autonomia e la program-mazione che viene dal Consiglio Nazionale, dal ConsiglioIspettoriale, dal Consiglio locale .

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IL XVII CONSIGLIONAZIONALEAPPROVATO IL PROGRAMMA 1980-81

A TORINO IL PROSSIMO CONSIGLIO NAZIONALE

Nei giorni dal 25 al 27 aprile u.s. a Roma, pressol'istituto «Auxilium Christianorum», a poche centinaiadi metri dal Vaticano, si è tenuto il XVII Consiglio na-zionale dei Cooperatori salesiani .

I lavori, moderati da Lello Nicastro e con al tavolodella segreteria Anna M . Vigna e Chiara Chiabotto,sono stati aperti da una fervorosa liturgia della Parolae successivamente dal saluto cordiale dei Segretarionazionale Giannantonio . La riflessione di Don Aubry su«la preghiera e la fraternità in Don Bosco», il temaconduttore dell'incontro nazionale di fraternità e pre-ghiera del prossimo settembre, ha dato un colpo d'alaa tutti i partecipanti, creando quel clima squisitamentesalesiano, particolarmente adatto alla prosecuzionedei lavori, incentrati soprattutto sulla definizione edapprovazione del programma delle attività dell'Asso-ciazione per il prossimo anno 1980-81 .L'appassionata discussione che ne è seguita ha

esaltato la maturità e la viva partecipazione dei con-venuti, i quali nei loro numerosi interventi hanno di-mostrato una incontestabile sensibilità ai temi in di-scussione ed alla realtà apostolica ed organizzativa deiCentri che operano nel nostro Paese .

Come si può vedere nella pagina accanto, si è fattoun intenso e proficuo lavoro, al quale non hannomancato di portare il loro illuminante contributo l'i-spettore Don Prina ed il Delegato generale Don Co-gliandro. Il programma, approvato dal Consiglio na-zionale, costituirà il ruolino di marcia dell'Associazioneper il prossimo anno e testimonierà ancora una voltadell'ansia di formazione, dello slancio apostolico edella vitalità operativa dei Cooperatori nell'ambito dellaFamiglia salesiana e nella Chiesa locale .

I lavori sono stati conclusi dal Segretario nazionale eda un pensiero di Don Giovanni Raineri, Consiglieresuperiore per il Dicastero della Famiglia salesiana, cheha voluto seguire una parte dei lavori . Poi i parteci-panti si sono recati in Piazza S . Pietro per un omaggiodi fedeltà al S. Padre e recitare con Lui il «ReginaCoeli» in comunione con la Chiesa universale .Attesa e quindi gradita la visita, prolungatasi per al-

cune ore, di circa venti confratelli salesiani del Corsodi formazione permanente presso la Casa generalizia,provenienti da varie nazioni . Proficuo vicendevolmentelo scambio di esperienze e di delucidazioni .

Salvatore Di Tommaso

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PARTECIPANTI

RAPPRESENTANTI DELLE ISPETTORIE

Pina Bellocchi (SICILIA) - Anna Camia (LIGURIA) -Bruna Cardile (CALABRIA) - Gianfilippo Casanova(NOVARESE) - Mauro Cerruti Quara (VENETA-SANMARCO) - Chiara Chiabotto (CENTRALE) - EmilioChiolero (SUBALPINA) - Marilena Gamberucci (LA-ZIO) - Elena Mancini (TOSCANA) - Sergio Mastro-pierro (PUGLIA) - Silvio Milia (SARDEGNA) - Salvatore

Mobilia (SICILIA) - Lello Nicastro (CAMPANIA) - IlarioPinzi (LOMBARDIA) - Luisa Rigon (EMILIA) - LorianoSaibene (LOMBARDIA) - Luigi Sarcheletti (VENETA-SAN ZENO) - Domenico Scafati (LAZIO) - Angelo Tei

(ADRIATICA) - Annamaria Vigna (CENTRALE) - PaoloZoli (ADRIATICA) .

GIUNTA ESECUTIVA NAZIONALE :

Giovanna Alberi - Don Armando Buttarelli - Salva-tore Di Tommaso - Giuseppe Giannantonio - Maria Pia

Onofri - Alessandro Pistoia - Suor Maria Rampini -Paolo Santoni .

DELEGATE ISPETTORIALI :

Suor Angela Anzani - Suor Vera Carrai - Suor GraziaCatalano - Suor Pierina Pellizzari .

DELEGATI ISPETTORIALI

Don Galliano Basso - Don Gianni Bazzoli - DonGiorgio Roccasalva - Don Ilario Spera .

PRESENTI ANCHE ALCUNI PER TUTTA LA DURATADEI LAVORI

Don Giuseppe Aubry - Don Mario Cogliandro - DonMario Prina - Don Giovanni Raineri .

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Il Consiglio nazionale dell'Associazione nella riunione annuale del 25-27 aprile 1980ha approvato il

che viene presentato ai Centri con la più viva raccomandazione di attuarlo in ognisingola parte

TEMA DI STUDIO

PROGRAMMA 1980-81

I COMPITI DELLA FAMIGLIA CRISTIANA DI FRON-TE AL PROBLEMA DELLA VIOLENZA CHE COLPISCEI GIOVANI NELLE VARIE SITUAZIONI DI VITA(SCUOLA, MASS-MEDIA, PORNOGRAFIA, POLITICIZ-ZAZIONE DELLE STRUTTURE, ECC .) .(Si approfondisce un aspetto del tema dell'anno

precedente 1979-80 : «Come vivere da salesiani . . . inalcuni ambienti sociali»).

CONFERENZE ANNUALITemiNella prima: IL TEMA DELLA «STRENNA» DEL

RETTOR MAGGIORE PER IL 1981Nella seconda : «LA SPIRITUALITA' SALESIANA IN

S. MARIA DOMENICA MAZZARELLO» (nella ricorren-za del centenario della morte) .

RINNOVO DEI CONSIGLI ISPETTORIALI

(Interessa i Consigli che scadono per finito triennio) .

CENTENARIO DELLA MORTE DI S.MARIA MAZZA-RELLO

L'ASSOCIAZIONE ADERISCE UFFICIALMENTE AL-LA CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO partecipandoe sostenendo le iniziative che saranno programmatedalle FMA ai vari livelli .

COOPERATORI INSEGNANTI

INCONTRO NAZIONALE su un tema di forte attua-lità .

(Il tema e l'articolazione dell'incontro saranno pre-cisati - durata di tre giorni - fine luglio 1981 . Sichiederà la collaborazione dell'istituto di scienze del-l'educazione della pont. Università salesiana e dellapont. Facoltà di scienze dell'educazione delle FMA) .

COOPERATORI MISSIONARI

CALARE NELLA REALTA' ASSOCIATIVA LE DECI-SIONI DEL XVI CN STRAORDINARIO .

«EI dia de Trelew» sarà celebrato da questo anno il7 novembre .«Seminario», con adeguato periodo di preparazio-

ne, possibilmente all'inizio dell'anno sociale .

GIOVANI COOPERATORI

Valorizzare le conclusioni dei Convegni interregio-nali 1980 .

LABORATORI «MAMMA MARGHERITA»INCONTRO NAZIONALE DIRIGENTI

Si terrà a Torino (Valdocco), dove iniziò il primo la-boratorio la Madre di Don Bosco, con scopo di verificae rilancio (a sei anni dall'ultimo Convegno - data dadefinire) .

CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALEA LOURDES (Luglio 1981)

Il CN rivolge invito alla Consulta mondiale per lapartecipazione di una rappresentanza ufficiale dei CC,come in altri precedenti Congressi .I COOPERATORI D'ITALIA ASSICURANO LA LORO

PRESENZA .

«CERCHIO MARIANO»

L'Ave Maria delle origini rivissuta e rinnovata da tuttii Cooperatori e propagandata tra gli altri Gruppi dellaFamiglia salesiana . (II «Centro mariano salesiano» diTorino si è associato e assicura la sua collaborazione) .

CONGRESSO NAZIONALE

Roma, dal 6 all'8 dicembre 1981 . (Interessa tutti iConsigli ispettoriali) .

XVIII CONSIGLIO NAZIONALE

Torino, dal 1 ° al 3 maggio 1981 .Riflessione sul Ramo giovanile dell'Associazione

(Giovani Cooperatori) .

Proseguono le iniziative già avviate :

CORSO DI QUALIFICAZIONEGRUPPI NUOVIMONDO NUOVO- Nuova serie «Letture cattoliche»VACANZE PER COOPERATORI E FAMILIARI

AI presente programma faranno riferimento i pro-grammi dei Consigli ispettoriali e locali .

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COOPERATORE .DIMMI CHI SEI

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J . Aubry

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Sorella e fratello carissimo,

oggi, in questo biglietto «spirituale», mi piace comunicartiun progetto di grandissimo interesse per te, per il tuo gruppo,per tutti i tuoi fratelli e sorelle dell'Associazione e della Fa-miglia salesiana .

In questi anni di crescita dell'Associazione e di consistenzasempre più forte della nostra Famiglia, si è sentito un po'dappertutto un bisogno di «formazione» . Formazione inte-grale, che corrisponde alle diverse esigenze dell'essere e delfare salesiano. Nel 1977, una guida per la formazione trac-ciava ai responsabili tutto un cammino per far maturare neiCooperatori il senso della loro vocazione . Nel 1978, venivalanciato un Corso di qualificazione, presentato come «itine-rario di fede-conversione al messaggio di Cristo e di DonBosco», e che senza dubbi ha contribuito e contribuisce al-l'arricchimento dottrinale e apostolico di molti Cooperatori.Durante le vacanze, sempre più, accanto alle attività educa-tive e pastorali, vengono organizzate delle «Giornate» o delle«Scuole» o dei «Campi» di approfondimento della vocazionesalesiana . . .

E sempre più anche si nota che l'aspetto più decisivo diquesta formazione si situa a livello spirituale, e, oserei dire, alivello mistico e carismatico : un Salesiano non è solo un bravocristiano pronto a «fare qualcosa» per i cristiani e ad imitareil sorriso di Don Bosco .

Dallo Spirito di Dio, che è Amore, è chiamato «a realizzarese stesso secondo il progetto apostolico di Don Bosco », diceil Nuovo Regolamento (art. 7). E' tutto un progetto di vita, cheparte dal più profondo del cuore, là dove ognuno di noi se-gretamente incontra Dio che lo invita, lo trasforma, lo spin-ge . . . Senza profondità personale, senza interiorità, senzameditazione e preghiera, il Cooperatore è incapace di cam-minare salesianamente .

L'iniziativa di cui parlavo nelle prime righe entra in questaprospettiva : mira ad alimentare il soffio spirituale del Coope-ratore, ed altrettanto quello di ogni membro della Famiglia,che condivide fondamentalmente lo stesso progetto di vitasalesiana . Mira ad offrirgli regolarmente cibo e ristoro per ilsuo cammino, un cibo sostanzioso e gustoso . . . Si tratta di una

RIVISTA DI SPIRITUALITA' SALESIANACosa ne pensi? Il progetto ha ancora bisogno di essere

precisato . Ma le grandi linee esistono già : ogni numero offri-rebbe articoli di dottrina spirituale (parola di Dio, parola deifondatori, esempi dei nostri santi . . .) e un bel numero di testi-monianze di SDB, FMA, VDB, Cooperatori, Exallievi, inse-gnanti, adulti e giovani . . . che costituirebbero uno scambiomeraviglioso delle nostre ricchezze più profonde e un ele-mento di santa emulazione .

Se te ne parlo oggi è soprattutto per farti notare che unarivista di questo tipo non può vivere senza una larga coope-razione dei suoi lettori .

E' quindi per chiedere già adesso la tua, la vostra col-laborazione . . . MANDAMI, MANDATEMI DEI SUGGERIMENTI :mostrati vero fratello, vera sorella!

Il progetto DEVE riuscire!

UN CARISMA PERGIOVANI IMPEGNATI

Don Carlo Borgetti

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Si è insistito sul fatto che non è giusto, anche se ancorafrequente, presentare la realtà ecclesiale dei CooperatoriSalesiani, sopratutto dei giovani Cooperatori, come «aiuto»,«cooperazione», quasi una specie di servizio ausiliario deiSalesiani, Sacerdoti e Suore, e delle loro istituzioni .

Si tratta invece di un'esperienza originale e di una costantetestimonianza di fede e -di impegno, vissute con vocazionelaicale nella Famiglia salesiana per il carisma di Don Boscoche altri continuano invece con vocazione sacerdotale o«religiosa» in senso canonico.

Ripercorriamo ancora una volta le grandi tappe dell'itine-rario di un ragazzo o di una ragazza che prenda contatto conun ambiente salesiano. Viene, dopo un primo approccio,Coinvolto da proposte e iniziative, partecipa gradualmente allaloro animazione . Ciò può essere frutto di dinamismo naturale .L'intervento dell'educatore porta presto però la coscienza diun servizio compiuto per gli altri, mentre ci si realizza piùpienamente . Non si testimonia solo una personalità intra-prendente, non si vivacizza semplicemente un ambiente ; ci siinterroga sui valori e sulle stesse finalità della vita, si aiutanoincontri, approfondimenti, scelte . Si cresce così in corre-sponsabilità, come nello stile di Don Bosco e nelle istanze piùcaratterizzanti del Progetto Educativo che a lui si ispira .Non si crea solo un clima di aggregazione, simpatia, e

neppure solo di approfondimento culturale o di studio diparticolari problemi, personali, di gruppo o di zona. Si offreanche la testimonianza e l'offerta di una scelta religiosa au-tentica che non opprime, ma unifica, gerarchizza secondoverità, dà senso alla vita e alla speranza . Il giovane animatorevive e testimonia tutto questo con il linguaggio e la sensibilitàdel coetaneo tra coetanei . Testimonia un'esperienza e invitagli altri a viverla, senza retorica, con l'eloquenza magari di uncerto geigo giovanile, o dell'intelligente silenzio ricco di si-gnificato, della «voglia di vivere», ma con un «certo stile» .Porta poi questo stile dall'ambiente;, salesiano ad altri am-bienti, in fabbrica, al bar, sui campi di gioco o in politica . Nonè il _«n . 13» di una squadra di preti; è un «titolare» insosti-tuibile della squadra di Dio in cui preti e suore hanno un lororuolo preciso, ma diverso, con necessità d'intesa, ma anchedi rispetto delle diverse caratteristiche e della loro comple-mentarìetà .

Dio voglia che noi religiosi sappiamo prendere coscienza diqueste verità e farla prendere a tutti i giovani e alle ragazzeche iniziano con noi un lavoro apostolico e una testimonianzaper i fratelli, appena il loro impegno diventa serio e continuo eil bisogno di fede caratterizza la loro vita. Dio aiuti i GruppiGiovani Cooperatori a rendere visibile agli altri giovani, sen-sibilizzati così, l'approdo nella Famiglia salesiana non percaricarsi di inutili orpelli associazionistici, ma per vivere in-sieme la bellezza di una vocazione. Dio ci aiuti insieme arealizzare in ogni ambiente strutture capaci di far vivere ilCarisma, e solo perché il Carisma salesiano sia vissuto dav-vero, in pienezza .

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NUOVOREGOLAMENTODall'Africa un invito a nutrirsi di Parola

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La sesta regola di vita del Cooperatore salesiano siriallaccia alla quinta con un termine che ricorre sol-tanto in questi due art . del Nuovo Regolamento : Li-turgia. La trasformazione della vita in una liturgia siperfeziona e si attua principalmente in tre momenti dipreghiera: Meditazione - Eucaristia - Riconciliazione .

Bisognava esser fedeli a Don Bosco che nel suo Re-golamento non aveva prescritto ai Cooperatori che lepreghiere del buon cristiano, e aveva fatto perno per lapietà sui sacramenti della confessione e della comu-nione (cfr. «sogno» delle due colonne). E bisognavaesser fedeli al Concilio Vat. 2° che ha dato rilievo alposto della Parola di Dio nella vita della Chiesa . E harivolto ai laici - ciascuno secondo le proprie capacità edisponibilità - l'invito a lasciarsi interpellare dal Van-gelo, a giudicare alla sua luce gli avvenimenti quoti-diani, a discernere i segni dei tempi e rispondere do-cilmente ai progetti di Dio, da testimoni convinti (cfr .AA 4c, 6d ; GS 4, 11, 44) .

Una gradita sorpresa che mi ha portato il RettorMaggiore di ritorno dal suo recente viaggio in Africa èstato un modestissimo ciclostilato inviatomi dall'ispet-tore Don Sabbe . Si tratta di una lettera mensile aiCooperatori africani . Quattro semplici paginette, for-mative e informative . Ma ogni mese, sotto il titolo «IlCooperatore prega ogni giorno», vengono suggeriti perla riflessione quotidiana brevi testi evangelici . Anche unsolo versetto. Perché - vi è annotato - «ogni versettoè una sorpresa di Dio per noi» . Ad esempio per giugno :

1 . Mt 5,6 7. Mc 3,142. Mt 11,28 8. Le 18,163. Mt 11,29 9. Gv 4,144. Mt 9,9 10. Gv 6,355 Mc 1,17 11. Gy 6,376. Mc 1,20

12. Gv 6,47 ecc .

Questa esemplare iniziativa la propongo ai Coopera-tori con le parole di Enrico Medi (cfr. In faccia al mi-stero di Dio, ediz. LDC 1980) : «Prendere cinque righedel Vangelo, leggerle lentamente, fermarcisi sopra . Sa-persi nutrire di pochissime parole per lunghissimotempo» .

Don Mario Cogliandro

Delegati e assistenti della Sicilia riuniti a Convegno il 9 marzo u .s . aMessina, presente Don Paolo Natali .

I consigli locali della Sicilia riuniti a Congresso, presente Don MarioCogliandro (MESSINA, 23 marzo u .s .)

Giornata di spiritualità per cooperatori di Marina di Pisa e Livorno, il16 marzo u .s .

DON BOSCO 2000 : il messaggio del Santo ai giovani attraverso unaserata di canti, offerta dai GG.CC. della «Centrale», in collaborazionecon i giovani Exallievi, a Valdocco, il 25 gennaio u .s .

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GIOVANI COOPERATORIConvegni interregionali in preparazione a ROMA-80

∎ ALTA ITALIABRESCIA 1-2 MARZO 1980

Tema del Convegno

«COOPERATORI SALESIANI : CHI SIAMO?IDENTITA' SPIRITUALE DEL COOPERATORE SALE-SIANO »

Relatore: DON JOSEPH AUBRY

Finalità dei Convegno :

- Crescere nel cammino dei due Convegni prece-denti: Como 1974, Brescia 1975, con una particolareattenzione ai «contenuti» .- in vista dell'incontro Nazionale di fraternità e di

preghiera che si terrà a Roma nei giorni 1-4 settembre1980, approfondire la nostra «identità spirituale",persuasi che ogni nostra espressione, compresa quelladel prossimo Incontro Nazionale, sarà valida ed effi-cace in misura in cui ci ritroviamo fratelli in una stessaidentità spirituale .

SONO STATI INVITATI AL CONVEGNO :

- Giovani Cooperatori e quanti sono orientati adivenirlo ;- Delegati e Delegate ;- Qualche Cooperatore adulto .

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HANNO PARTECIPATO AL CONVEGNO N. 100 per-sone, di cui 78 giovani, 17 fra SDB, FMA e 5 Coope-ratori adulti .

Dei 78 giovani, 50 sono già Cooperatori .Circa altre 30 persone sono state presenti solo in

alcuni momenti del Convegno: o alla relazione di DonAubry, o alla Liturgia Eucaristica finale .

I giovani sono arrivati al Convegno ben preparati e vihanno partecipato con molto impegno ; fra l'altro, essihanno collaborato nei diversi ruoli che erano statiprecedentemente assegnati alle singole ispettorie : Li-turgia, canti, serata di fraternità, fotografia, aspetti lo-gistico-amministrativi .

Il corpo principale del Convegno è stata la Relazionedi Don Aubry e l'approfondimento che, di essa, hannofatto i singoli gruppi di studio . Pezzo forte del Conve-gno è stato il lavoro degli stessi gruppi sulle «Istanzedei GG.CC. » .

Il tema fondamentale, i momenti robusti di preghierae di liturgia, il clima di fraternità canterina che hapermeato tutto il Convegno, hanno contribuito ad unaefficace omogeneità .

Le indicazioni emerse dai gruppi di studio

Al Convegno i gruppi di studio hanno lavorato su diuna « griglia » che sollecitava i partecipanti a rifletteresulla realtà dei G G.CC. in situazione come si suoi dire .E questo perché il discorso fosse sempre più concreto« al di là - vi si leggeva - dei discorsi teorici e del-l'esperienza, pur forte, dei convegni» .

Vincolati dalla pista di lavoro i gruppi hanno indivi-duato alcune istanze che costituiscono il frutto imme-diato del Convegno, ma che rimandano ad una rifles-sione e ad una attuazione nel tempo .

1 . Rapporti tra GG.CC. e Cooperatori adulti

Nella maggioranza dei Centri il rapporto tra GG.CC .ed adulti è molto limitato, ed a volte difficile .

Per poter saldare i legami tra le due «generazioni»,diamo alcune indicazioni :- nell'arco dell'anno vi siano dei momenti in co-

mune, come, ad es ., in occasione delle conferenzeannuali, delle feste salesiane, ecc . ;- 3i creino delle possibilità per un reciproco

scambio di esperienze nelle varie attività ;- si studi una formula per unificare il Bollettino

Salesiano per i CC .SS. con «Presenza Giovani» .

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2. Proposta vocazionale

Pochi sono i giovani ai quali viene proposta la «vo-cazione a Cooperatore Salesiano» .

Chiediamo, pertanto, ai Consigli Ispettoriali dei SDB• delle FMA - ed in prima persona agli Ispettori - ditenere ben presente questo settore nella programma-zione delle attività ispettoriali : il discorso vocazionale a«C.S .» venga possibilmente unito a quello vocazionalealla «Vita Religiosa» : qualche Ispettoria lo sta già fa-cendo .

In particolare, indichiamo i gruppi o i contesti neiquali si può meglio collocare la nostra «proposta vo-cazionale» :- GEX - PGS - TGS - ADS ;- le nostre scuole medie superiori ed i Centri Pro-

fessionali ;- il personale laico operante negli ambienti sale-

siani .

3. Formazione

Si nota una certa carenza nella formazione cristiana•

salesiana dei GG.CC., mentre siamo convinti che :- la vocazione salesiana del Cooperatore deve es-

sere coltivata e qualificata ;- e che, prima di diventare Cooperatore, un gio-

vane deve premettere una preparazione ben appro-fondita durante un tempo adeguato .

Indichiamo alcuni aspetti essenziali di questa for-mazione :

3 .1 . La spiritualità - intesa come crescita cosciente inun cristianesimo autentico, che va riscoperto con.una costante conversione e nutrito di preghiera edi Sacramenti .

3 .2. La salesianità - che si sviluppa particolarmentecon lo studio :

• della vita di don Bosco• del sistema preventivo•

del Nuovo Regolamento .

3.3. La qualificazione operativa - che ciascuno puòraggiungere specificandosi gradualmente in qual-cuno degli impegni salesiani più caratteristici, co-me :

la catechesi•

il settore dei mass media•

taluni servizi sociali che meglio rispondono al-la missione salesiana•

l'associazionismo•

gli spazi ricreativi : lo sport, il teatro, ecc .•

le «missioni» nel Terzo Mondo .

Per poter sviluppare questa «qualificazione» chie-diamo una particolare collaborazione da parte di tutti iSDB, e riteniamo necessario che ogni ConsiglioIspettoriale dei CC.SS. s i assuma in proprio l'impegnodi programmare dettagliatamente e per gradi il cam-mino di tutta la formazione preparatoria e permanente .

4 . Rapporti con i SDB e con le FMA

La situazione, nei vari Centri, si presenta differen-ziata. In alcune Comunità dei SDB e delle FMA si notauna rilevante sensibilizzazione nei confronti deiCC.SS . ; in altre il rapporto con i CC .SS. è limitato alDelegato-Delegata ; in talune non esiste ancora nessunrapporto di collaborazione .

Proponiamo, di conseguenza :- di saperci presentare, come CC .SS. nella nostra

identità e con la nostra testimonianza personale ;- di impegnarci maggiormente nel sensibilizzare i

SDB e le FMA :•

presentandoci direttamente alle Comunità per farciconoscere ;

coinvolgendo le stesse Comunità in alcune nostreattività ;

privilegiando i contatti con i SDB giovani .Potremmo concentrare su due perni tutte le indicazionioperative emerse nei vari momenti del convegno1) Approfondire la Relazione di Don Aubry, conside-

randola come una delle strade principali da per-correre .

2) Attualizzare le conclusioni dei tre Convegni : Como1974 - Brescia '75 e Brescia '80, sulle quali cicconfronteremo in un prossimo Convegno .

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∎ ITALIA CENTRALERIMINI 11-13 APRILE 1980

Tema del Convegno:«A CASA DI DON BOSCO SI VIVE IN UN CLIMA PA-SQUALE»

Relatore: Don GIUSEPPE AUBRY

Sviluppo del Convegno - Il clima di «fraternità e dipreghiera»

Il secondo Convegno interregionale è stato quelloche ha interessato l'Italia centrale . Ad esso hannopartecipato circa cento tra GG .CC. e simpatizzantiprovenienti dall'Ispettoria Adriatica, la Sardegna o ilLazio, la Toscana era presente con una simpatica egiovane famiglia .

Il tema era presentato così : «A CASA DI DON BO-SCO SI VIVE IN UN CLIMA PASQUALE». La relazionedi don Aubry (di cui sono riportati in altra pagina alcunistralci) è stata tenuta il sabato mattina, e dopo diquesta i giovani si sono riuniti in gruppi di lavoro .

La veglia fino a tarda notte ha voluto recuperare lapreghiera propria del Giovane Cooperatore, che volevaanche essere un incontrarci a tu per tu con il CristoRisorto .

II clima in cui si è svolto il Convegno è stato moltovivo e ricco per tutti, quasi un preludio di Roma-80 .

Aiutati da un «dossier» abbiamo potuto meglio de-finire a noi stessi la nostra appartenenza alla Famigliasalesiana, forse anche alla presenza di . . . don Ricceri,che con un suo messaggio volle essere tra noi . Ospitemolto gradito è stato anche don Buttarelli, che ci èstato vicino durante tutto il Convegno .La presenza del Vescovo di Rimini, Mons . Giovanni

Locatelli, che ha presieduto la concelebrazione euca-

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ristica ha avuto un significato particolare per noi . An-che la partecipazione dell'ispettore don Carlo Melis èstata segno dell'unica Famiglia di cui facciamo parte .

Cinque convegnisti hanno emesso la loro «promes-sa» e sono stati al centro della «festa» .

L'ultima parte del Convegno è stata caratterizzata dauna carrellata di forti testimonianze, anche da parte di~alcuni Cooperatori adulti presenti con noi ai lavori, edalla presentazione di alcune «piste» per una rifles-sione futura . Esse sintetizzano i risultati del lavoro digruppo e della sensibilità di Don Aubry che potè cap-tare, con l'intuito che lo distingue, impressioni e rea-zioni alla sua conferenza. A lui pertanto dobbiamoanche la formulazione di queste piste conclusive .

Non sono mancati i momenti di allegria salesiana elo scambio dei doni tendenti a recuperare lo stile deiveri salesiani, che forse, in questi anni, poteva apparireun poco sbiadito . Per il clima «pasquale» che si potèinstaurare tra noi fu determinante l'accoglienza gene-rosa e simpatica delle Cooperatrici di Rimini e deiconfratelli della locale Casa salesiana .

Manuela Nencini

Piste conclusive di riflessione

Introduzione : Tener ben presente che essere sale-siano non è un «più» riguardo alla vita salesiana . E'solo un modo (tra tanti altri) di essere cristiano, quelloche «mi piace» e sembra convenire alle mie capacità espingermi a svilupparle .

E' accogliere e seguire Cristo «alla maniera di DonBosco», all'interno della sua grande famiglia .

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I . Il discorso cristiano

1 . II dubbio, la paura, l'aggressività negativa conl'istinto di possesso degli altri sono ancora (purtroppo)le nostre tentazioni. Riconoscere umilmente questanostra vulnerabilità per curarla con la vigilanza e losforzo coraggioso .

2. Beato chi sente il bisogno di approfondire e ma-turare la propria fede, per se stesso, e anche per poterrispondere alle richieste e interrogazioni dei ragazzi edei giovani! Acquistare una «cultura cristiana» èun'esigenza irrinunciabile (non restarne a livello del-l'elementare!)Fare questo approfondimento - sia con la rifles-

sione personale -, sia insieme («ritrovarsi per riflet-tere sulla propria fede») .

3. Dare la dovuta importanza alla preghiera e ai sa-cramenti.

II . Il discorso salesiano

4 . La salesianità è un modo di essere che impegna apoco a poco tutta la persona ; è un modo di vivere adogni istante, in ogni situazione, dappertutto (e non èsolo un occuparsi dei ragazzi) . Quindi si è salesianinella propria famiglia, nell'ambiente di lavoro e ditempo libero, nelle piccole cose quotidiane («vivere lanovità pasquale nel particolare») . Progredire in questo«stile di vita» salesiano .

5 . Questo modo di essere e vivere è il nostro primo espesso principale mezzo di annunziare Cristo, con lapropria testimonianza (« Suor Rosa, Lei non mi ha

parlato di Dio, ma ha fatto molto meglio : me l'ha fattovedere!») .. Arrivare ad essere «trasparenza di Cristo»alla maniera di Don Bosco .

6. Beato chi sente il bisogno di conoscere don Bo-sco (vita, opere, spirito) per essere salesianamentecompetenti, per poter andare ai giovani come lui ciandava: non solo con una simpatia naturale, maavendo alle spalle la sua «ispirazione» le sue pro-spettive («Dammi le anime!»), la sua fiducia in Dionelle difficoltà .

7. Chiedere e cercare la presenza del sacerdote-guida .

Conclusione : «Camminare/insieme/con Lui»

Il segreto della riuscita : l'amicizia forte tra di noi ;basata sulla presenza viva del Cristo di Emmaus .

«Prendici per mano, Dio nostro,guidaci nel mondo a modo tuo .La strada è tanto lunga e tanto dura .Però con Te nel cuor non ho paura» .

(Né dubbio, né paura, né aggressività dominatrice) .

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COOPERATORISALESIANI

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INCONTRO NAZIONALE DI FRATERNITA' E PREGHIERA1-4 settembre 1980

SPUNTIPER RIFLETTERE SUL TEMA DELL'INCONTRO E IN PREPARAZIONE SPIRITUALE AD ESSO

Don Bosco: mandato per offrire ai giovani un climapasquale

Credo che, cent'anni fa, nella casa di Valdocco aTorino, centinaia di ragazzi avevano la fortuna di per-cepire anche questa novità pasquale delle relazionicristiane, non solo un istante, ma durante settimane,mesi, anni . Respiravano l'aria di Pasqua quotidiana-mente, perché un prete, don Bosco, era stato mandatoda Dio proprio per offrire loro un clima di sicurezza, difiducia, di fraternità, di gioia . Don Bosco in effetti'ap-pare nella storia come l'educatore per eccellenza de-dicato alla salvezza dei giovani «poveri, abbandonati,pericolanti» del mondo moderno, e cioè dei giovaniesposti al dubbio, perché stanno perdendo la fede inun mondo che sta perdendola, esposti alla paura del-l'altro e all'insicurezza, perché sono sfruttati dai datoridi lavoro e non trovano amico sul quale appoggiarsi,esposti all'aggressività per difendersi, e qualche voltasolo per vivere o sopravvivere : rubano, litigano, sonopronti a farne di tutti i colori . . . i primi giovani con cuidon Bosco avrà contatto a Torino saranno giovanicarcerati! Tutta la sua opera educativa e pastoraleconsisterà a far passare i giovani dal mondo vecchiodella sofferenza e del peccato al mondo nuovo dellagrazia e della gioia di Cristo .

A livello personale : accoglienza e amorevolezza

La prima cosa da dirsi è che il discepolo di donBosco è precisamente un «uomo di relazioni», cioè ilcontrario di misantropo : la solitudine gli pesa, nonpossiede affatto lo stile monacale, gli piace la compa-gnia, il trovarsi con altre persone, soprattutto con lagente semplice e col popolo ; è simpatico, o per lomeno domanda ogni giorno allo Spirito Santo di ac-cordargli il «dono di simpatia»!

Ma attenzione! il salesiano non desidera di esseresimpatico per attirare gli altri a sé e sfruttarli a suobeneficio, ma, al contrario, per poterli amare e serviresul serio. Si potrebbe dire globalmente che egli pos-siede ciò che si chiama oggi il «senso della persona»,cioè ha una certa maniera di guardare ogni persona edi riconoscerla nella sua originalità unica . A Valdocco

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La fraternità checi ha insegnatoDon Bosco

don Bosco conosceva e amava personalmente cia-scuno dei suoi 600 ragazzi, il piccolo Michele, ilgrande Roberto, il timido Antonio . . . e trovava il tempodi incontrare ciascuno per dargli un sorriso, una pa-rola, un consiglio. Pensateci bene : questa è una cosastraordinaria!Come don Bosco, il salesiano ha uno sguardo di

stima e di simpatia verso ciascuno, e questo invita alcontatto diretto . Volentieri fa il primo passo, soventecon gli adulti con la discrezione opportuna e amabil-mente, e sempre con i giovani . Avvicina ognuno con ilvolto e il cuore aperto, con una semplicità che rifiutal'artificio e le complicazioni . Ha il senso dell'acco-glienza, cioè si comporta in tal maniera che l'altro sisente riconosciuto, accettato tale e quale com'è . Me-glio ancora: si sente amato. Nella famosa lettera diRoma, don Bosco dice : «Che i giovani non solo sianoamati, ma che essi stessi conoscano di essere amati» .Il contatto salesiano è quindi impregnato di vero affettodimostrativo, fatto di calore umano e di grande deli-catezza insieme, affetto di carattere paterno o fraternoo amichevole secondo le circostanze : è la famosa«amorevolezza» o «famigliarità» . Il salesiano è unuomo di cuore; la sua presenza è un pò come il sole :diffonde una luce e un calore che avvolge e rendefelici, e conquista i cuori. Dirò più avanti che questonon significa affatto sentimentalismo! Per avere un'i-dea più chiara di questa tipica amorevolezza salesiana,niente meglio rileggere la lettera di Roma .

A livello comunitario : lo spirito di famiglia

Mediante il suo affetto reale e delicato, il salesiano sicomporta come un amico che cerca la risposta d'a-micizia, che dona la sua fiducia per ottenere a suavolta la mutua confidenza .

Quando egli ottiene questa reciprocità, allora si creauna vera «comunità», o, per dirla come don Bosco,una «famiglia» . Dappertutto dove vivono dei discepolidi don Bosco, Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice,Cooperatori, nelle opere salesiane, ma anche negliincontri e nelle diverse relazioni, soprattutto con igiovani, essi tendono ad instaurare una specie di fa-miglia, un clima o uno spirito di famiglia . La loro carità

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è comunicativa, essa diventa un bene comune, doveciascuno dà e riceve abbondantemente .

Ciò che caratterizza questo spirito è essenzialmentela mutua confidenza, come tra gli sposi, i genitori e ifigli in una vera famiglia, o secondo questa sete difraternità reale che provano gli uomini di oggi . Questaconfidenza si esprime in due atteggiamenti principali .In primo luogo l'intercomunicazione è intensa, cioè c'èbisogno e gioia di condividere e scambiare tutto . Ognicosa buona che si possiede, si vuole metterla a di-sposizione degli altri perché sia loro di profitto, ca-pendo che lo scambio più importante non è quello deibeni materiali, ma quello della vita stessa e dei beni piùprofondamente personali: sentimenti, pensieri, inte-ressi, progetti, gioie e pene, e anche esperienze einiziative di tipo sociale o apostolico .

In secondo luogo le relazioni attive sono regolate dalminimum dei ricorsi alla legge e all'autorità, ai rego-lamenti e alle convenienze, e dal maximum di appelloalle potenze interiori di ciascuno, alle capacità piùprofonde, più personali, che sono in noi : l'intelligenza,la libertà, l'amore, il senso estetico, la fede. Abbiamo

qui una cosa d'importanza capitale per la vita socialeattuale, per la vita della Chiesa, per la vita familiare ededucatrice .

A casa di don Bosco, non s'impongono né le idee négli atti ; si mette in gioco un dialogo sincero, e le idee siacquistano per persuasione intima personale ; si met-tono anche in gioco le risorse personali, si fa appelloall'iniziativa e alla corresponsabilità reale, e gli atti, iservizi, i comportamenti religiosi scaturiscono dalla li-bertà intima personale . Uno dei segni più sicuri dellospirito e clima salesiano è quest'aria di disinvoltura, dilibertà, di fantasia, di gioia che circola tra i vari di-scepoli di don Bosco. Non si è costretti, non si hapaura di dire ciò che si pensa, si apporta il propriocontributo personale, generoso, si inventa . . . Don Bo-sco stesso diceva : «A Dio non piacciono le cose fatteper forza . Essendo egli Dio d'amore, vuole che tutto sifaccia per amore!» (MB VI, 15) .

(da : «A casa di Don Bosco si vive in un clima pasquale, conferenzatenuta da don G . Aubry al Convegno interregionale GG.CC. di RiminiI'11 aprile 1980) .

CIO' CHE E'NECESSARIO FARE SUBITO (riepilogando)

Preparazione spirituale - Ricerca degli atteggiamenti interiori- Preparazione tecnica

∎ OGNI PARTECIPANTE E OGNI COOPERATOREFORZATAMENTE ASSENTE

Riflettere molto sul significato dell'incontro, sul suoperché, su quali obiettivi l'Associazione si prefigge diraggiungere con questo importante momento associativo,(servirsi allo scopo di quanto è stato pubblicato sul Bol-lettino e specialmente del «sussidio preparatorio» cheogni partecipante farà bene ad acquistare presso il pro-prio Centro o presso l'Ufficio ispettoriale).

Pregare molto e con molta fede per la buona riuscita ,per il raggiungimento degli scopi che «Roma-'80» siprefigge . Far pregare i malati . . .

Disporsi interiormente a vivere «Roma-'80» gioiosa-mente, liberamente, in clima di festa .

Dare l'adesione al più presto con regolare iscrizione eversamento della quota richiesta .

Riservarsi, con ogni garanzia, i giorni 31 agosto-4settembre.

Preparare un piccolo dono personale da scambiare,partecipando all'equazione : «1 x 1 = tutti con il dono delfratello!»

∎ OGNI CENTRO, ATTRAVERSO IL SUO CONSIGLIO

Sensibilizzare a Roma-'80 con contatti personali, cir-colari, diffusione del programma e dei sussidio, esposi-zione periodicamente ripetuta della locandina, articolisulla stampa locale e diocesana, e simili mezzi .

Raggiungere, utilizzando lo schedario, quanti, pur es-sendo Cooperatori, sono forse assenti dalla vita del Centroperché trasferiti, o malati o per altri motivi. Tutti siamocoinvolti anche chi non potrà partecipare di persona. Atutti si rechi la «lieta notizia» e tutti vivano Roma-'80 .

Il segretario coordinatore locale non si assenti per leferie senza aver predisposto bene il necessario . Anche adistanza mantenga i necessari contatti .

Ci si preoccupi degli alloggi, utilizzando agenzie o co-noscenze a Roma, ed esortando i partecipanti ad ungrande spirito di adattamento .

La presenza di tutti i consiglieri a Roma-'80 è segno disensibilità e testimonianza efficace che rende credibili .

∎ IL CONSIGLIO ISPETTORIALE E IN PARTICOLAREIL SUO COORDINATORE

Coordinino il lavoro di sensibilizzazione e quello tec-nico ; mantengano contatti con i Centri a mezzo circolari evisite di persona . Si assicurino che i partecipanti verifi-chino in sè i criteri e le condizioni per partecipare, sì daavere a Roma-'80 una «massa salesiana», cioè associati ovicini ad esserlo, e non persone qualsiasi .

Si mantengano in stretto rapporto con il Comitato or-ganizzatore di Roma, dando tempestivamente le necessa-rie comunicazioni relative ad ogni aspetto della parteci-pazione .

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TRELEW

IL (`NOSTRO» PROGETTO MISSIONARIO

Situazione attuale - Significato di una presenza di Cooperatori -Prospettive per un promettente sviluppo

« . . .E' un'esperienza molto profonda emolto seria ; penso che qui si sia rag-giunto un livello molto buono . RingrazioDon Bosco per questo dono prezioso nelcentenario del primo arrivo dei Salesianiin questa terra di Patagonia» .(Mons . Ar-gimiro Moure, vescovo diocesano)

• «Dio voglia che l'esperienza continuie cresca. . . Che bello sarebbe se invecedi tre ce ne fossero cinque-sei! Esprimola gratitudine dei Salesiani dell'ispettoriaper questa presenza . . . » . (Padre France-sco Casetta, Ispettore) .

• «L'interesse per le Missioni farà rifio-rire la Famiglia Salesiana . . . Vi domande-rete : ma noi Cooperatori, che possiamofare? . . . Qui la messe è promettente eabbondante! . . . Grazie per aver sceltoTrelew come campo di esperienza mis-sionaria» . (Padre Lucio Sabatti, Diretto-re-parroco di Trelew).

• «Non è ancora cessato l'invito di DonBosco ad andare a lavorare in Patago-nia . . . » . (Padre Giacomo Belli, delegatoispettoriale CC .) .

LA CHIESA DEVE INVIARE ANCORA

Resta vero, purtroppo, anche ai nostri giorni, il giudizio che dava ai suoi tempi il «Principe deimissionari», San Francesco Saverio : «Parecchi non diventano cristiani solo perché mancano quelliche li facciano cristiani» (Epist., I, Roma 1944, p . 166)

Davanti a questa obiettiva carenza, la Chiesa non può tacere né riposare tranquilla, ignorando ibisogni di tanti milioni di fratelli che attendono l'annuncio del messaggio di salvezza : «Dio - ci ri-corda San Paolo - vuole che tutti gli uomini arrivino alla conoscenza della verità e siano salvati» (1Ti m . 2,4)

(dal messaggio di Giovanni Paolo Il per la Giornata missionaria mondiale del prossimo 19 ottobre)

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1 . UNA VISITA DI SOLIDARIETA' PER UNA MIGLIORE COLLABORAZIONE .2 . TRELEW E IL NOSTRO «CENTRO COMUNITARIO NUESTRA SENORA DEL CAR-

MEN AL BARRIO NORTE».3 . COME E' VISTO SUL POSTO IL PROGETTO DEI COOPERATORI .

1 Una visita di solidarietà per una migliore collaborazione

Carissimi Cooperatori,di ritorno dalla visita ai Giovani

Cooperatori che operano a Trelew(alla «nostra» missione, esperienzapiccola ma carica di speranza perun domani che già si preannunciaricco di sviluppo) mi sembra dove-roso riferirne specialmente a quantisono direttamente responsabili del-l'Associazione, Cooperatori dirigentie Delegati. Mi sembra però chequanto qui scrivo sarà utile anche atutti i Cooperatori che si sono affe-zionati a Trelew e che hanno col-laborato con la preghiera, la simpa-tia, il sostegno morale e l'offerta indanaro alla realizzazione di questaincipiente opera missionaria .

- Perché a Trelew? Da tempo iGG.CC. che sono lì avevano mani-festato la necessità che un salesianosi recasse presso loro, fermandosipossibilmente 5-6 mesi, per viverel'esperienza e quindi avvalersi diessa una volta tornato in Italia . An-che il Direttore Don Lucio Sabattientusiasta e sostenitore primo del-l'iniziativa, incoraggiava a visitareTrelew. Allora mi consigliai con ilSegretario Coordinatore nazionale,con D. Raineri e Don Cogliandro e,presi accordi con l'ispettore com-petente Don Francesco Casetta,pensai di recarmi nei giorni nei qualiquesti avrebbe compiuto la visitaispettoriale . E' facile comprenderequanto fosse necessario e utilesentire sul posto l'ispettore, insiemecon la Comunità salesiana . (Altrabella coincidenza : anche il Vescovolocale, salesiano, aveva program-

PANORAMICA SUL NOSTROPROGETTO MISSIONARIO

mato la visita pastorale a Trelew peril medesimo periodo) . Inoltre essen-do da tempo scaduta la «conven-zione» tra l'Associazione e l'ispet-toria di Bahia Bianca, occorrevariesaminarla insieme, per poter pro-cedere poi ad una successiva ap-provazione.

- Partito il 5 maggio da Romagiunsi il 6 seguente a Buenos Aires,festa di San Domenico Savio, e il 7ero già a Trelew, avendo program-mato di non fare soste vere e pro-prie ma di utilizzare il tempo perstare il più possibile con i GG .CC .

L'accoglienza dei Salesiani e delleF.M .A. è stata veramente calda eaffettuosa . Questi due termini vi di-cano molto nella loro scarna sem-plicità . Daniela, Oliviero, Giuseppe,Maria del Carmen e Luis (di questidue vi dirò più avanti) erano felicicome me .Un caloroso ripetuto abbraccio,

scambio di notizie e saluti, insom-ma . . . potete immaginare! tutto que-sto è stato all'inizio di una perma-nenza con loro tanto calda quantovariabile, piovigginoso e freddo erail clima esterno . (Desidero da questamìa lettera dire ancora a loro il miograzie per le mille attenzioni usatemie per il calore di cui mi hanno cir-condato). Ho constatato che sonocontenti della loro scelta e impe-gnati nel loro lavoro pure se - an-che per il poco tempo da che tre diloro si trovano a Trelew - ancoranon riescono del tutto ad inserirsi apieno nella loro nuova realtà .

- Con l'ispettore, presente an-

che Don Sabatti, ho potuto parlarepiù volte. Il primo incontro è avve-nuto all'arrivo (ore 13 .30) : egli era alCentro Comunitario dove risiedono inostri GG.CC. per la visita ispetto-riale e abbiamo pranzato quindi in-sieme in santa allegria .

Nei giorni seguenti si è parlato piùvolte e con la necessaria calmadell'esperienza che si sta facendo aTrelew. Mi sembra che il suo pen-siero si possa sintetizzare così : E'contento di come operano i GiovaniCC . e della loro vita spirituale ; desi-dera che tutto continui come ora epossibilmente con più partecipanti ;raccomanda che quanti sarannoinviati siano ben preparati; ha esor-tato i «nostri» alla concretezza e aduna programmazione particolareg-giata; desidererebbe che non avve-nisse una sostituzione in blocco inavvenire; tende a far suscitare inloco altri Cooperatori che si inseri-scano nel nostro progetto (a parteviene riportato un suo scritto al ri-guardo) .

Questi pensieri sono condivisi dallocale direttore-parroco, un salesia-no molto realista, concreto, entu-siasta ma che è consapevole dei li-miti che anche i GG.CC. possonoavere («Anche i nostri chierici chepure hanno vissuto molti anni nellaformazione, hanno forti limiti . . . Nonpossiamo pretendere di più da que-sti giovani») .

- Un momento di particolare im-portanza è stato quello nel quale si èesaminato il testo della Convenzioneper un eventuale rinnovo, essendoquesta ad experimentum . Per l'oc-

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Al Centro Comunitario la domenica c'è sempre aria di festa e di famiglia

Daniela tra i suoi affezionati «canillitas» sembra voler dire: lo con voi mi trovo bene . . .

casione l'ispettore aveva fatto venireil delegato ispettoriale CC . DonGiacomo Belli, da Bahia Bianca .Esaminammo, anche Don Sabatti, iltesto, e furono proposte alcune lievimodifiche. Cosa che fecero anche iquattro Giovani CC . Vennero quindiriunite le proposte di modifiche . (Orail testo è all'esame del Consiglioispettoriale salesiano di Bahia Bian-ca e sarà spedito anche ai Consigliispettoriali CC . perché lo esamininoe presentino eventuali emendamentio aggiunte) .Ho potuto anche parlare con il

vescovo locale in vista pastorale aTrelew e l'ho invitato a parlare aiG G .C C. perché dicesse il suo pen-siero riguardo l'esperienza .

Egli conosce molto bene l'identitàdel Cooperatore (partecipò al Capi-

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tolo Generale Speciale SDB) e so-stiene molto l'Associazione . Si dissecontentissimo e auspicò un amplia-mento dell'esperienza anche ad al-tre località . Gli chiesi poi di parlareal registratore e a parte viene ripor-tato quanto disse .

- Ho trascorso il tempo prefis-satomi (diciotto giorni) il più possi-bile con i G G.CC ., visitando la zonadi loro interesse, informandomi, ce-lebrando sempre la sera nel CentroComunitario e mangiando con loro .Con grande gioia loro ho anche as-sistito ad alcune loro attività, comead esempio liturgia domenicale,nella quale mi fu concesso il privi-legio di amministrare il battesimo adue bambine .

Con loro mi sono riunito più volte

per esaminare - presente il parro-co -, il programma di lavoro e ilrelativo orario, dando, dove ritennidi farlo, qualche suggerimento .Un certo tempo l'ho destinato a

girare da solo nel quartiere per ren-dermi conto della situazione dellagente a procurare il materiale ne-cessario per avere la documenta-zione audio-visuale tanto richiesta .

II 13 marzo, festa di Santa MariaMazzarello, ho celebrato presso laComunità delle FMA e ho espressoloro, a nome dell'Associazione, lagratitudine per l'ospitalità e l'ap-poggio che danno con tanta gene-rosità alle due ragazze .Soprattutto ho voluto rendermi

conto, capire, con l'aiuto di questiGG .CC., che cosa si fa, quali pro-blemi hanno, quali difficoltà possonoincontrare, cosa possiamo fare noidall'Italia, quale preparazione deb-bono avere coloro che verranno qui .Ho trovato simpatia, apertura e tantacordialità nei ragazzi e nella gente ; lìanche chi sa fare solo un po' dioratorio trova il posto suo. La genteè riconoscente e si affeziona subito!(Ho potuto constatare come ricordi-no con piacere Bernardino e Ro-mano dei cui lavoro iniziale di sfon-damento si sono avvantaggiati gliattuali GG .C C.) .- Concludo questa breve crona-

ca, che viene integrata dalle infor-mazioni che riporto nelle pagineseguenti al n° 2, dandovi il salutoaffettuoso di Daniela, Maria deiCarmen, Luis, Giuseppe e Oliviero, edella Comunità Salesiana e delleF.M .A. Posso assicurarvi che tuttiapprezzano moltissimo la presenzaapostolica di quei bravi Cooperatorie il contributo economico che so-stiene il Centro Comunitario .Chiedono che molti altri vadano

ad aiutarli . Affido questo appellopressante alla sensibilità e genero-sità di tanti tra voi che pure avendola possibilità di «partire» e che ilSignore invita, sono trattenuti dacircostanze apparentemente gravi eimpedienti .

Posso assicurarvi che da partedella Giunta esecutiva nazionale emia in particolare ogni cura saràmessa per una buona preparazionedei futuri partenti e per sostenere intutti i modi il Progetto Trelew .

Vi saluto Fraternamente .Don Armando ButtarelliRoma, 15 giugno 1980

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L'Argentina e le sue

«provincie» (regioni)

Trelew fa parte della provincia deno-

minata Chubut, che ha una estensione dipoco inferiore a quella dell'Italia, con

una popolazione assai scarsa: soltantocirca 240 .000 abitanti .

I Salesiani vi giunsero nel 1907 ;le F.M.A. nel 1910 ;

i Cooperatori nel 1976 .

11 problema dell'evangelizzazione

e della promozione della Patago-

nia non ha ancora trovata una

soluzione e resta aperto .

SE AVESSI MOLTI PRETI E MOLTICHIERICI VORREI MANDARLI AD

EVANGELIZZARE LA PATAGONIAE LA TERRA DEL FUOCO. E SAI ILPERCHE'?

PERCHE' QUESTI POPOLI FINORAFURONO I PIU' ABBANDONATI . . .

(Don Bosco, Memorie Biografiche 3, 363)

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2 Trelew e il nostro «Centro Comunitario nuestra senora del Carmen al barrio norte»

Una notizia, in breve, su TrelewE' una delle città più importanti

della provincia argentina del Chu-but, (regione estesissima con pochiabitanti, in piena Patagonia), anchese la capitale è la vicina Rawson . Viaccorre gente da ogni dove, dalnord e dall'interno, attratta dallapossibilità di lavoro, per altro malretribuito, specialmente presso in-dustrie tessili e nell'edilizia . Il feno-meno dell'urbanesimo ha creato unasituazione impressinante .Attorno ad un Centro cittadino

vero e proprio, con i suoi uffici, al-berghi, scuole, negozi e vie larghe,si è creata e si crea ancora unacintura di numerosi quartieri (bar-rios) cresciuti rapidamente, formatida abitazioni che da noi sono de-nominate baracche o catapecchie,ove vivono famiglie per lo più nu-merose (5-6-8 figli), disastrate edissestate, in situazione precariasotto ogni punto di vista .

Un aeroporto consente di ridurrealquanto, a chi può permetterselo,l'isolamento veramente grande .

Distanze per noi europei sbalordi-tive separano Trelew da altri centri .Alcuni esempi : la sede vescovile diComodoro Rivadavia è a 386 km ;Esquel, un altro centro abbastanzapopolato, è a 680 km ; l'ispettoresalesiano risiede a Bahia Bianca cheè a oltre 700 km . La Capitale BuenosAires è a 1300 km .

L'Argentina ha una superficiemolto estesa. Il solo Chubut è gran-de poco meno dell'Italia : 240 .000kmq contro i 316 .000 dell'Italia . Maha soltanto circa 240 .000 abitanti .Attualmente Trelew ha circa

70 .000 abitanti. Vi lavorano i Sale-siani dal 1907 (parrocchia e orato-rio, scuola primaria e secondariacon circa 700 alunni), assistenza aivillaggi (pueblos) della zona : la co-munità è formata da nove confratellidi cui però alcuni sono molto anzianie dànno un generoso ma moltomodesto aiuto: le FMA con un isti-tuto fiorente (scuole primarie e se-condarie; tredici suore di cui dueattendono alla scuola della vicinaRawson e due all'animazione deibarrios) .

Dicevamo prima della triste cintu-ra dei quartieri poveri o barrios . E'confortante prendere atto che verso

1 8/82

essi si sta rivolgendo l'attenzione el'impegno dei Salesiani che hannofatto sorgere sette «Centri Comuni-tari» presso altrettanti barrios (alcu-ni di questi ne sono però ancorasprovvisti) con relative costruzioni,più o meno grandi, per uso evange-lizzazione e promozione sociale, esoprattutto con il suscitare laici im-pegnati che si sono assunti il com-pito di assistere il barrio a loro as-segnato, collaborando con il sacer-dote in modo insostituibile .

Il Centro Comunitario «NuestraSefiora del Carmen» al Barrio Norte

Sorge in una zona della cintura diTrelew, un agglomerato di baraccheo quasi-casette improvvisate dovevive una popolazione di circa 6 .000anime raggruppate in circa mille fa-miglie che vivono in situazione su-bumana, senza servizi sociali sulposto. Famiglie diciamo noi «scom-binate», dove la convivenza sosti-tuisce il matrimonio, la prostituzioneè abbastanza forte, l'analfabetismo el'alcolismo raggiungono un altogrado di diffusione . Povertà e man-canza di igiene rendono il quadropiù fosco .Quando piove : vie allagate, acqua

stagnante fra le baracche e barac-che con dentro acqua e umidità! Etanti bambini, ragazzi e giovani checi sarebbe lavoro per dieci, cin-quanta, cento Cooperatori missio-nari .Al margine di questo Barrio (uno

dei tredici-quattordici barrios dellacittà) su un terreno molto vasto do-nato qualche anno fa alla parroc-chia, sono state costruite alcune at-trezzature che sostituendo un primobaraccone (che si potrebbe chia-mare la «Tettoia Pinardi del barrio»e ancora fa bella mostra di sè . . .) of-frono possibilità di rendere alcuniservizi al quartiere : aule per cate-chismo e scuola, una cappella, unambulatorio e docce pubbliche (co-struite ma non ancora funzionanti),un salone e l'abitazione per iGG.C C. composta di tre stanze piùcucina, bagno e ingresso . C'è ancheun ampio campo da gioco .Queste attrezzature sono state

pagate in parte con le offerte deiCooperatori italiani : (dico in parteperché la spesa sostenuta corri-

sponde a circa cento milioni di lireitaliane; siamo lontani dall'aver pa-gato il «nostro» Centro! . . .) . Alcuniambienti di questo Centro sono orausati a titolo provvisorio per scuolapubblica - due turni - in attesache sia pronto l'edificio che le au-torità hanno programmato di co-struire .

Chi lavora al Centro Comunita-rio?

Per chi non fosse aggiornato, di-ciamo come stanno le cose : alCentro operano attualmente cinqueGiovani Cooperatori di cui 2 argen-tini : Maria del Carmen Merlini, figliadi Italiani, proveniente da BahiaBianca, professoressa di lettere, cheè diventata cooperatrice il 16 agosto1979, e Luis, venti anni, insegnanteelementare con scuola al pomerig-gio, cooperatore dal 30 dicembre1979 . Ci sono poi Daniela Beretta,Giuseppe Belardo e Oliviero Zoli atempo pieno . La prima è a Trelewdall'agosto 1978, ed essendo inse-gnante di ruolo in Italia può usu-fruire solo di due anni di aspettativa ;pertanto sarà in Italia in tempo utileper iniziare il nuovo anno scolasticoasettembre, e sarà sostituita . Olivie-ro e Giuseppe sono a Trelew sol-tanto dal 18 luglio dell'anno scorso .

Per alcune iniziative collaboranoanche dei laici : ad esempio un dot-tore per l'ambulatorio . Un sacerdotesalesiano si reca a celebrare lamessa domenicale nella cappella delbarrio .

L'attività più varia tiene impegnatii quattro Giovani CC ., che hanno unvalido aiuto in Luís .

Daniela ogni giorno, alle 8, è adisposizione dei cosiddetti «canil-litas» (o rivenditori di giornali), ilgruppo di ragazzi che richiama a noiitaliani gli «sciuscià» del dopoguer-ra, e ai quali oltre al sorriso e unabuona parola prepara una deside-rata colazione. Quindi inizia, in al-cuni giorni della settimana (daqualche tempo in forma più siste-matica), la visita alle famiglie delbarrio . Ha tante altre attività : prepa-razione di genitori al battesimo deifigli, catechesi alla domenica, inse-gnare ad alcune ragazze il lavoro aduncinetto e simili, fare la spesa, ecc .Maria del Carmen dà lezione al

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mattino presso la scuola delleF.M.A ., ma a mezzogiorno è già apreparare il pranzo per la piccolacomunità . Il pomeriggio si reca trevolte a settimana in un altro barriopiù bisognoso di quello «nostro»chiamato «pianta del gas» per lacatechesi o, il sabato, per animare laMessa; dà qualche lezione di soste-gno ad alcuni ragazzi più bisognosi,insomma ha la giornata piena .

Olivero e Giuseppe lavorano nellacatechesi, e nella visita alle famiglia,(Oliviero collabora con il medicodell'ambulatorio il sabato e si offreper iniezioni a chi lo chiede), e sonoa disposizione per tanti lavori nonprogrammati di grande utilità .

Tutti quattro il venerdì pomeriggioe la domenica attendono ai ragazziche vengono volentieri al Centro perla catechesi, la Messa e il gioco . Perla catechesi si seguono il venerdì tregruppi e la domenica cinque, con untotale di circa cinquanta ragazzi ilvenerdì e ottanta la domenica) .

Altre attività: Giuseppe fa cate-chesi presso la parrocchia per pre-parare alla confermazione (33 ra-gazzi in due gruppi) e Oliviero al«pianta del gas» con 15 bambini .Tutti quattro fanno inoltre cate-

chesi regolare alla scuola elemen-tare statale che usufruisce dei localidel Centro .

Proprio in questi giorni hanno de-ciso con il padre Lucio di organiz-zare l'insieme dei ragazzi che ruo-tano attorno al Centro, sì che di-venga un vero «oratorio salesiano» .

Famiglia salesiana «una»Si percepisce subito che a Trelew

è già in atto, ma non risulta che sia

Attorno al centro cittadino una cintura enorme di baracche, «los barrios pobres» . . .

frutto di studi o convegni . E' evi-dente qui il «funiculus triplex difficilerumpitur» di Don Bosco e la mis-sione ne guadagna. I Salesiani sonosempre accanto ai GG .CC. per ognioccorrenza, offrono il servizio spiri-tuale, stimolano, incoraggiano . Al-trettanto fanno le F .M.A. (che, tral'altro, ospitano Daniela e Maria delCarmen) e i primi CC di Trelew .

Non è però una realizzazione della«Famiglia salesiana» che blocca l'i-niziativa autonoma dei Cooperatori :si nota con piacere che c'è parteci-pazione alla pastorale locale orga-nizzata dal parroco e dalla comunitàsalesiana ma nel contempo c'è unospazio sufficiente (talvolta neppuredel tutto occupato per vari motivi) diautonomia per l'iniziativa e per tantiinterventi originali .

Fin dall'inizio, 1976, Luis Ulik offrìla sua collaborazione che col tempoè diventata partecipazione semprepiù piena non solo al «fare» ma al-l'«essere» . Egli è diventato infattiCooperatore emettendo, come si èdetto, la promessa il 30 .12 .79 .Anche la Signora Carmen Krebs

emise la promessa nella stessa data .Si stanno ora preparando a farlacirca altri dieci . A lunedì alterni siriuniscono e Daniela fa da coordi-natrice. Questo sorgere di Coope-ratori del luogo è una delle cose piùsignificative perché i nostri GG .CC .sono stati «segno» efficace del mo-do secolare di essere Salesiani estimolo a diventarlo per altri .•

La vita spirituale della piccolacomunitàE' alimentata da alcuni momenti

particolari . A sera, messa nella

chiesa parrocchiale cui si fa seguireuna mezz'ora di preghiera comuni-taria .

Il ritiro mensile viene fatto, insiemeai Salesiani, in un pomeriggio,presso la vicina casa salesiana diRawson, a 15 km . Altri momenti nonsono possibili se non a due a due,cioè in modo distinto i ragazzi dalleragazze. Non mancano le comoditàdi confessione e colloquio spiritualecon il salesiano. E' assicurato ancheil corso annuale di Esercizi. Que-st'anno i «nostri» parteciperanno alcorso ispettoriale che si farà in ot-tobre per i Cooperatori della zona .•

Il «menage» nell'aspetto abita-zione e in quello economicoL'abitazione dei Cooperatori è

fornita d'acqua che viene immessain cisterne con autobotte a cura delmunicipio, di luce elettrica e di unastufa a kerosene necessaria percombattere il forte freddo . Il tutto èattrezzato con il necessario per ipasti e il dormire . Qui la piccolacomunità si ritrova per intero alpranzo e per alcune attività . Vi dor-mono però soltanto Giuseppe edOliviero, mentre Maria e Daniela al-loggiano presso le F .M .A. ove ancheconsumano la cena (per questo of-frono un certo compenso). I ragazzicenano con i Salesiani e questo èun momento certamente significati-vo per loro . (Sono ancora al loroposto la «cappella Pinardi» delCentro Comunitario, il carrozzoneche fu di valido aiuto ai primi dueG G.CC . e il «forno» da loro co-struito per intrattenere i ragazzi conlavoretti di ceramica . Sono segniche valgono a ricordare inizi impa-

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stati di fede e di coraggio e che ilSignore sta benedicendo) .

Dove trovano i mezzi di vita?Giuseppe, Daniela e Oliviero rice-

vono dal municipio per il serviziosociale che compiono nel «barrio»pesos 365.000 ciascuno (pari a182.000 lire circa). Maria del Car-men riceve come stipendio pesos640.000 (lire 320 .000) per il suo la-voro d'insegnante .

Per le spese relative al pranzo ditutti i giorni ciascuno contribuiscecon la somma di pesos 150 .000 (Lire75.000). Per le altre spese (mante-nimento della vecchia Fiat 650, bat-tezzata ciquita, riscaldamento,eventuali riparazioni della casa . . .) ilcosto varia tra 50 .000 e 100.000pesos mensili per ognuno .

Oltre allo stipendio il Comune as-sicura le normali previdenze socialiriconosciute anche in Italia e vale-voli ai fini della pensione, per cui iCooperatori sono assicurati sottotutti i punti di vista .

Per le spese relative al CentroComunitario (acquisto di sussidi e dimateriale per le diverse attività -riparazioni - riscaldamento) esisteuna cassa comune formata con ilricavato della vendita dei vestiti usati

(mandati anche dall'Italia), con of-ferte varie, e con il provento di pic-cole iniziative .

Quanto dall'Italia è stato inviatoper il Centro è servito finora a pa-gare parte della costruzione delCentro e l'arredamento. Ora è ilmomento di spiegare una cosa cheanche io ho compreso solo il primogiorno che arrivai : il costo della vitaè in Argentina assai alto rispetto aquello che è in Italia. Porto qualcheesempio: da Buenos Aires telefonaiai Salesiani di Trelew per comuni-care l'ora di arrivo ; solo il tempostrettamente necessario . Spesi7.500 lire . Il bus che mi ha portatodall'aeroporto di Buenos Aires allacittà mi è costato 9.500 lire, bagaglioa parte! Un «cappuccino», senzanull'altro, lo pagai L . 750 in un barcomune. La stufa a kerosene ac-quistata per il barrio, necessaria ve-ramente, è costata 420.000 lire .Quando constatai ciò ebbi un movi-mento di sorpresa e di delusione .Credevo che i vari milioni inviati aTrelew fossero stati sufficienti per lacostruzione. Invece ho detto tra mee me: Che figura! . . . Bisognerà chemi scusi con i Salesiani e promettadi riflettere in Italia perché si possarimediare .

Tutto bene allora a Trelew?

Si sarebbe già . . . in Paradiso secosì fosse . Certamente l'esperienzaè positiva. Che si possa fare di più lodicono sia i protagonisti che il par-roco Don Lucio . E la direzione versocui puntare sembra essere quella dioccuparsi di più della massa di ra-gazzi e adolescenti, organizzandoun «oratorio» vero e proprio nelquale privilegiare un nucleo di pos-sibili collaboratori che di qui aqualche anno possano dare manforte nel lavoro apostolico .Quindi chi parte per Trelew deve

sapere fare oratorio, organizzaregruppi, avere spirito di iniziativa,animare il gioco, i canti e lo sport,mettere su il teatrino, il tutto anchein maniera semplice ma costante . Epoi tanto senso pratico!Poiché i Superiori locali hanno

progettato ormai di aprire una nuovaparrocchia nei barrios poveri (tra cuiquelli che ci interessano), i Coope-ratori ne avranno certamente van-taggio, purché non si affievolisca illoro spirito di iniziativa . Le ragazzepoi sentono il bisogno di una casaper sè: l'ospitalità presso le suore èassai apprezzata ma, a parte alcunipiccoli comprensibili condiziona-

Agglomerato di baracche, famiglie in situazione subumana . . . Campo di lavoro proprio per la nostra Associazione .

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menti, non dà modo di vivere un'e-sperienza pienamente secolare (l'I-stituto poi è proprio al centro dellacittà, lontano dal luogo del vero la-voro). E' forse il caso anche di stu-diare la situazione di chi volesserestare per sempre . L'Associazionecosa può offrire per un sicuro do-mani? Qualcuno vede in un «lavoro»retribuito, ma simile a quello di tantagente del barrio, una soluzione . Sitratta di rifletterci e esperimentare .E' materia nuova, ma bisognerà purcominciare. Così come proprio cen-to anni fa iniziarono i Salesiani an-dando in Patagonia : esperimentaro-no e trovarono la strada giusta .

Che cosa possiamo fare ancoraper il «progetto» o microrealiz-zazione di Trelew?Uno slogan usato in passato di-

ceva : Per Trelew occorrono uominie soldi. Ambedue le cose vengonose c'è una sensibilizzazione ampia ecapillare, una presa di coscienzache questo progetto è dell'Associa-zione tutta, quindi dovrebbe essereassunto e sentito in proprio di tutti-iCentri che, senza ignorare le altremissioni salesiane, potendolo fare,

La vecchia glorio-sa «tettoia Pinardidi Trelew» e Ilnuovo Centro co-munitario N .S. delCarmine .

diano preferenza a questa) . Un di-scorso di Famiglia salesiana non èautentico se non tende a realizzarea pieno il proprio «gruppo» . Se l'e-sperienza si rassoderà e come taleproseguirà nel tempo anche ramifi-candosi, non solo se ne avvantag-gerà l'Associazione ma l'intera Fam-glia salesiana perché la testimo-nianza è sempre contagiosa .Parlare quindi spesso di Trelew,

nella sua piccola e recente storia, diciò che lì viene fatto, del significatoche acquistano queste «partenze»,del loro valore come momento eoccasioni per fare vivere all'Asso-ciazione la sua dimensione missio-naria: tutto questo serve a suscitareappunto «uomini» che partano e«soldi» per sostenere il Centro .

Allora l'invito si concretizza pro-prio in questo :

1) Cominciamo a parlare di Tre-lew durante i Corsi di esercizi estivi,e in occasioni simili. Spieghiamo chie a quali condizioni può partire,chiediamo senza titubanze la carità,come faceva Don Bosco, moltipli-chiamo gli «offertori» per Trelew ;valorizziamo dal prossimo novembre

la celebrazione dell'iniziativa «EI Diade Trelew» ecc . (Speriamo di poterpresto offrire ai Centri un «pieghe-vole» illustrativo del «progetto» euna serie di diapositive con relativacassetta. Si tratta di strumenti indi-spensabili ed efficacissimi) .

2) Poniamo l'attenzione su pro-babili candidati a partire e coltivia-moli con la cura e l'attenzione ne-cessarie .Ogni Consiglio ispettoriale do-

vrebbe nutrire una certa santa am-bizione di partecipare a questa ini-ziativa (a Trelew ho potuto vederedei giovani, distinti nel portamento,sicuri di sè, provenienti dal Nord-America che potremmo chiamareGiovani Cooperatori «Mormoni» .

Si tratta di Missionari come i nostriche lavorano in due chiese con im-pegno per due anni .Altre confessioni religiose, come

gli evangelisti e gli avventisti, hannoi loro missionari a Trelew, per nonparlare dei Testimoni di Geova) .3) Chiediamo la preghiera a

quanti possono dare soltanto que-sta. E' molto e molto richiesta .

A. B .

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3 Come è visto il Progetto missionario

dei Cooperatori

. . .un Centro comunitario che ha il carattere di parrocchia«Come Vescovo devo esprimere le mie impressioni sull'e-

sperienza che è stata fatta nella mia diocesi dai Cooperatorisalesiani nella Parrocchia di Maria Ausiliatrice di Trelew .

Praticamente loro hanno avuto l'incarico di una parrocchia,propriamente di un Centro comunitario che ha il carattere diparrocchia. L'hanno preso proprio con lo spirito salesiano,anzitutto per il posto che hanno scelto, uno dei rioni più poveridella parrocchia, più popolati di ragazzi, di adolescenti, digiovani e hanno cominciato a lavorare su di loro e poi, attra-verso loro, si è lavorato anche sugli adulti. 11 lavoro è riuscitonegli anni che stanno servendo di esperienza, è riuscito ab-bastanza bene. Ce n'è ancora molto da fare, però molto, mol-tissimo si è fatto già ; nella catechesi, nell'autentico oratoriofestivo, cioè tutta la metodologia che impiegava S. GiovanniBosco con i suoi ragazzi, hanno impiegato questi giovaniCooperatori con i ragazzi di questo rione, così povero, cosìpopolare; e già adesso è preparato il posto per fare una par-rocchia propriamente tale, una parrocchia formale che, a Diopiacendo, costituiremo l'anno venturo.

E' una grande soddisfazione che questa esperienza sia statafatta tra di noi, è una esperienza molto profonda e molto seria .Tutti sanno apprezzare il lavoro di questi che hanno lasciato ola patria, i tre italiani che sono qui, o la propria città, e famiglia,la ragazza argentina che li accompagna, e apprezzano ancheil loro fresco e spontaneo cuore salesiano nel loro lavoro, cioèun vero autentico lavoro salesiano, lavoro organizzato cosìcome gruppo di Cooperatori salesiani.

Si avvera così quello che San Giovanni Bosco sognava per isuoi Cooperatori, che siano dei veri cristiani, autentici cristiani .Dopo il Concilio Vaticano Il che penso passerà alla storia deiConcilii come il Concilio dei laici, si vede chiarissimo il ruolo diprotagonisti che i laici hanno nella Chiesa . L'istaurazione delRegno di Dio, devono farla loro, i laici, e così questi giovaniCooperatori salesiani lavorano molto, moltissimo e molto beneper la costituzione del Regno di Dio tra questa povera gente .Cioè quello che Don Bosco ha pensato dei Cooperatori sale-siani penso che qui si sia raggiunto un livello molto buono,quasi direi perfetto . Per questo ringrazio Dio per questa espe-rienza e spero che sia moltiplicata anche nella mia diocesi.

Ci sono molti posti in tutta la Patagonia, e tutta questa Pa-tagonia centrale, cioè il Chubut, è una provocazione alla vo-cazione salesiana e alla vocazione di tutta la Famiglia salesia-na . Abbiamo due comunità di Figlie di Maria Ausiliatrice cinque

Durante la visita pastorale a Trelew il vescovo Mons. Moure, sale-siano, ha incontrato il gruppo dei nostri Cooperatori in apposita riu-nione, presente il parroco locale Padre Lucio Sabatti (in basso alcentro) .

Comunità di Salesiani e abbiamo due gruppi di Cooperatorisalesiani, questo gruppo di Trelew e anche un gruppo che stanascendo, che si sta formando attorno al collegio Maria Ausi-liatrice di Comodoro Rivada via . Speriamo che questi gruppi simoltiplichino in modo che l'evangelizzazione della diocesi siapresto un fatto molto profondo e molto reale e molto vasto .

Ringrazio i Salesiani, ringrazio San Giovanni Bosco perquesto dono prezioso nel centenario dell'arrivo dei primi Sale-siani in questa terra » .

Trelew, 22 maggio 1980

(al registratore)

Mons. Argimiro Moure,vescovo di

Comodoro Riva da via-A rgen tina

. .un ricco messaggio dell'AssociazioneCooperatoriCarissimi Cooperatori Salesiani d'Italia,

la Madonna in questo mese di maggio ci ha concesso variegrazie . Una di esse è la visita di Don Armando Buttarelli aigiovani Cooperatori Salesiani di Trelew . E' stata per essi unregalo gradito, ne sono certo, ed uno stimolo nel loro non fa-cile lavoro missionario. Ma, ripeto, è stato un motivo di gioiaper l'ispettoria intera, giacché i Cooperatori di Trelew e la loroesperienza apostolica sono parte viva ed apprezzata della no-stra comunità ispettoriale .

Non sto a dirvi quello che fanno a Trelew Daniela, Giuseppeed Oliviero, con Maria del Carmen ; né parlerò dell'ambiente incui lavorano . Don Buttarelli vi potrà dire molto di più e moltomeglio .

Solo esprimerò la gratitudine dei Salesiani dell'ispettoria perquesta presenza. E' certo di gran valore il lavoro che svolgono;ma è incalcolabile soprattutto l'importanza del messaggio cheportano .

«L'esperienza Trelew» parla di una profonda assimilazionedella vocazione cristiana e salesiana come chiamata all'apo-stolato ; parla di amore grande ai giovani ed ai poveri ; parla didisponibilità all'ispirazione della Grazia ; parla di «FamigliaSalesiana» in cui tutti siamo fratelli senza barriere di distanze,nazionalità, lingue e costumi . . .

Forse quelli che sono a Trelew non se ne accorgono nean-che; ma per i cristiani della Patagonia questa esperienza è unesempio edificante, ed è argomento per scuotere la loro indif-ferenza e far capire a fondo la portata dell'impegno cristiano .

La presenza a Trerew dei giovani Cooperatori stabilisce uncontrasto : dall'Italia vengono giovani laici a fare apostolato ead attendere i bisognosi, mentre tanti «cattolici per bene» diTrelew ignorano (intenzionalmente? non se ne accorgono?)queste necessità, e vivono tranquilli nella loro coscienza dibattezzati . . .

Grazie, allora, per questo ricco messaggio dell'Associazionedei Cooperatori salesiani .

Dio voglia che l'esperienza continui e cresca . A voi, certa-mente, fa bene questo sbocco apostolico . E noi ne abbiamobisogno. Perché anche in questo c'è un contrasto stridente : laPatagonia, che non è più considerata terra di missione perchégià ci sono le diocesi organizzate, è in realtà vera terra dimissione. Don Armando non ha potuto visitare molto, ma daquel poco che ha potuto vedere se ne è fatta una idea chiara, eve ne parlerà .Attendiamo, allora, nuovi Cooperatori missionari . Che bellosarebbe se invece di tre ce ne fossero 5-6! . . . Che bello se, coltempo, si potesse ripetere l'esperienza anche in un'altra zo-na! . . .

Vi scrivo nella festa di Maria Ausiliatrice, vigilia di Penteco-ste . Chiedo alla Madonna che vi benedica, ed allo Spirito Santoche rafforzi il vostro fervore cristiano . Adiòs! . . . Un abbraccio .

Bahía Bianca, 24 maggio 1980P. Francisco Casetta

Ispettore salesiano

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Attorno al centro cittadino di Trelew è sorta una cintura di quartieri o «barrios», formati da baracche improvvisate eprive di ogni servizio sociale o struttura di prima necessità . Le «case sono abitate con una intensità di persone chesupera ogni immaginazione .

Il quartiere denominato «barrio norteu (indicato con la freccia) è stato affidato ai Giovani Cooperatori ed è tra i piùpoveri . In esso sorge il Centro Comunitario N .S. del Carmine.

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• La messe è abbondante e promettente ... C'è bisogno assolutodi gioventù decisa e generosa!

Carissimi Cooperatori d'Italia,

ha costituito un motivo di grandegioia l'arrivo e la visita di Don But-tarelli. Ha goduto del bene chestanno realizzando Daniela, Josè,Oliviero, Maria e che già realizzaro-no Romano e Marta, Dino e Silvia .

Inoltre si è reso conto personal-mente della situazione, delle diffi-coltà, dei problemi .

La situazione della nostra gente siriscontra perfettamente fotografatanel documento di Puebla nn . 28-42 .A volte a uno può dare fastidio mo-strare i panni sporchi. Però questavolta lo hanno fatto i Vescovi riunitia Puebla e hanno risparmiato a noila violenza di essere obbligati amostrare gli aspetti negativi .

Perché in realtà, se è uno stra-niero che scrive questo, uno puòdubitare. Se invece a descriverequesta situazione sono gli stessiabitanti della zona, voi capite che ilfatto assume una forza di verità piùconsistente e risulta molto più cre-dibile .

Come risolvere tanti problemi?Chi lavora per lo sviluppo di questipopoli? Senza dubbio il governo sista movendo, specialmente per co-struire case, strade, scuole, fogna-ture, ospedali, servizi primari chepermetteranno lo sviluppo di questifratelli in difficoltà .

Non è assente da questo sforzo laChiesa che si presenta più viva chemai. A Trelew la Chiesa è rappre-sentata dalla Famiglia Salesiana neisuoi tre grandi ceppi : Salesiani, Fi-glie di Maria Ausiliatrice e Coopera-tori .

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Padre Lucio Sabatti è il direttore dell'Opera salesiana di Trelew e par-roco di quella vasta parrocchia . E' un italiano del Bresciano e da circa seianni lavora in Argentina . Ha intuito fin dall'inizio l'importanza e l'originalitàdel nostro progetto missionario e lo ha sostenuto con convinzione e tenacia.Dobbiamo a lui e alle comunità salesiana e delle FMA una profonda grati-tudine .

Ancora una volta gli abbiamo chiesto di parlarci con chiarezza mo-strandoci le possibilità di intervento e gli atteggiamenti che debbono averecoloro che si recano a Trelew .

Nell'interno della Cappelletta del barrio Norte Padre Lucio presiede l'Eucarestia della Comu-nione.

Ci sono Cooperatori locali e Coo-peratori provenienti dall'Italia, fruttodel bellissimo lavoro che voi, inunione con chi vi guida, state rea-lizzando .

Per potersi inserire in questomondo, che è totalmente diverso dalnostro, veramente un altro mondo,bisogna proprio «svestirsi della cul-tura» di cui siamo impregnati perassumere con «senso critico e dimaturità» la cultura della zona .

Uno non sa davvero che fare al-l'inizio. Si trova perduto! Vive fa-cendo paragoni . Ogni riflessione hacome ritornello: «Però noi là face-vamo così . . . », «non sarebbe meglio

fare come in Italia? . . . » E questo èdifficile per il Salesiano che si vapreparando con tanti anni di forma-zione ed è affascinato per il «Damihi animas» ; immaginatevi per ungiovane o una ragazza senza unaprofonda e provata preparazionespecifica!

E' un mondo nuovo, un ambientetotalmente distinto, con notevoli dif-ferenze di giudizi di valore. E' unmondo con poca storia alle spalle,con tradizioni limitate, con espres-sioni culturali autoctone labili . . . eper questo soggetto all'influsso co-stante dei modelli d'oltreoceanovissuti però con superficialitàperché non sono stati conquistati

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Prima comunione (8 dicembre 1979) .

con fatica . Inoltre uno si trova da-vanti a persone che soffrono conuna rassegnazione e una passivitàpaurose .

Il loro dolore si perde nella nottedei tempi . Ha radici così profondeche non solo non pensano a ribel-larsi, se non che quasi si conside-rano gente di serie B, accettandopassivamente e fatalmente il lorodestino, considerando quasi comeuna cosa «giusta» che ci sia semprechi debba dominare e chi servire . Lapoca cultura, la scarsezza di ele-menti di difesa del povero (i sinda-cati, mutue, ricorsi, . . .) creano unabarriera insormontabile per chi vuo-le capovolgere la situazione. Biso-gna andare molto adagio .

Da qui un senso di scoraggia-mento, o di ribellione che può sor-gere. Uno si sente impotente, total-mente impotente di fronte a situa-zioni di una ingiustizia palese escontata. Però non ci può fare nulla .La sensazione di impotenza è dav-vero fortissima. A uno viene la vogliadi buttar tutto . Per questo non è pernulla facile la preparazione per laMissione .

a) Quando uno arriva, si imbattesubito nel problema dell'idioma . Nonsi può comunicare .

b) L'assenza della famiglia, (che a

alcuni mesi, passata la novità, lavolte non valorizziamo sufficiente-

tentazione di piantare tutto!mente) e degli amici, della attività,

c) Riaffiora prepotentemente il

La festa della Mamma al Centro Comunitario (21 dicembre 1979) .

degli hobbies, dei divertimenti abi- problema affettivo, e si rischia dituali pesa moltissimo .

cercare forme di compensazioneIl problema della solitudine che è che rinchiudono la persona in se

parte del mistero dell'uomo, si acui- stessa, isolandola e impedendo losce e fa soffrire . E' comune dopo sviluppo di attività apostoliche . E

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Momento di famiglia nel patio del Centro Comunitario .

allora la persona è di inciampo, diostacolo. Non sa che fare lei e nonsanno che farci gli altri . Non è con-tenta e scontenta tutti e col passardel tempo questo risulta insosteni-bile .

d) Parte del rischio del missiona-rio sono pure gli incerti : una malat-tia, la morte di una persona cara, lamancanza di comodità di ogni ge-nere . . .

Però, amici, se si pone sulla bi-lancia quello che si lascia e i rischiche si corrono, con la gioia di co-struire un'àncora di salvezza pertanta povera gente, uno si senteanimato e pienamente felice e rea-lizzato .- Poter insegnare e scrivere a

chi non lo sa ;- costituire la voce di quelli che

non hanno voce ;- essere l'elemento su cui si ap-

poggiano con certezza i più biso-gnosi sicuri di non essere traditi;

- annunziare la parola di Dio e ilmessaggio di salvezza a quelli cheancora non l'hanno conosciuto;

26/90

Il Cooperatore si sente immerso inuna comunità salesiana o delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice che hannole stesse sensibilità e lottano per glistessi ideali per i quali uno ha la-sciato la sua terra . Una comunitàche apre le sue braccia e accogliechi arriva come integrante a tutti glieffetti . Inoltre gli offre tutte le risorsedella vita salesiana :

- lo spirito di famiglia e la sem-plicità di vita;- il lavoro ;- l'allegria ;- la vita di fede fatta di pochi

fronzoli e di molta sostanza, centra-ta sulla vita sacramentale e nelladevozione a Maria, madre e mae-stra;- il senso di appartenenza alla

Famiglia di Don Bosco nella Chiesadi Dio;- la certezza di essere stata

contemplato da Don Bosco nel fa-moso sogno sulla Patagonia e dicontribuire alla diffusione del Regnodi Dio .

- trasformarsi in amico, confi-dente, maestro di intere famiglie;- dischiudere l'orizzonte dell'in-

finito a chi si dispera ;- aver la gioia di veder sorridere

e lottare nelle difficoltà i più poveri,dopo averli tirati fuori dal pozzo neroin cui vivevano;- incominciare a cambiare le

strutture dall'interno ponendo seriinterrogativi e catalizzando le forzeche trasformano poco a poco il rit-mo di vita;- sentire la gioia della propria

coscienza che riempie il cuore el'anima di pace profonda .

Sono beni incomparabili . E, vi assi-curo, uno non pensa più alle diffi-coltà. Al contrario . «Le difficoltàaguzzano l'ingegno» e l'interesseper superarle vittoriosamente .

Inoltre se queste realtà sono vis-sute comunitariamente la gioia simoltiplica .

Voi vi domanderete : Ma noi, Coo-peratori, che possiamo fare? La

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messe è promettente e abbondante .C'è bisogno assoluto di gioventùdecisa e generosa. Pensate se fos-sero in sette o otto in un posto per illavoro di evangelizzazione e di pro-mozione umana. Prepararsi insieme,studiare situazioni, temprarsi nell'u-so dei mezzi adeguati, rafforzarsiinsieme nella fede che sposta lamontagna e fa superare ostacoli . . .

E il fascino della testimonianza diuna comunità giovane! Sarebbedavvero incalcolabile .

Per questo all'opera :- approfondire la propria fede,

trasformarla in vita e apprendere letecniche e i mezzi per comunicarlaefficacemente ;- abituarsi ai giovani, vivere con

loro, dialogare con loro, ascoltarli . . .stare in mezzo a loro, per poterliorientare ;- essere capaci di dimenticare e

lasciar da parte noi stessi perchépossano crescere gli altri e possia-mo comprendere la miseria di tantagente ;- amare e praticare quello che

piace ai giovani : musica - letture -sport - canto - teatro - giochi - gin-nastica . . . perché i giovani amino ciòche noi amiamo ;- dimenticare il proprio «essere

italiani» e far nascere dal di dentro«il cittadino del mondo» per sentirsiparte integrante del Popolo che ciospita, rispettosi della storia, delletradizioni, dei valori, delle forme divita e di cultura .

I settori e le modalità di lavorosono moltissimi :- catechesi;- animare la liturgia ;- assistente sociale;- direttori di oratorio ;- maestri di musica;- organizzare giornate di ritiro ;- visitare famiglie, ospedali;- responsabili di un asilo ;- religione nelle scuole di Stato ;- responsabili della vita di fede e

della vita associata di alcuni paesinisperduti nella deserta Patagonia ;- doposcuola ;- attività di promozione umana in

zone sottosviluppate ;- visitare periodicamente alcune

scuole del Campo per la catechesi,canto, convivenza ;- celebrazione della Parola in

I nostri Cooperatori sono inseriti nella vita dell'Associazione locale . Eccoli nella foto, insieme adaltri aspiranti CC dell'ispettoria di Bahia Bianca e all'ispettore Padre Casetta, a due giornate dispiritualità a Fortin'Mercedes, 21-22 ottobre scorso .

diverse zone del Campo, tutte ledomeniche;- Missione nel Campo accom-

pagnando il P. Hermes ;- possibilità di « Missionare » du-

rante l'estate ;- possibilità di entrare nell'indu-

stria (7/8 ore di lavoro) e poi dedi-carsi a attività dei Centri Comunita-ri. . .

Di attività ce n'è fin che si vuole .

Una cosa è sicura : l'interesse per leMissioni farà rifiorire la Famiglia sa-lesiana .

Penso di essermi spiegato . Per fi-nire rammento a Voi e a me alcuniricordi di D . Bosco ai Missionari :- cercate anime, ma non danari,

né onori, né dignità (evangelizza-zione) ;- prendete cura speciale degli

ammalati, dei fanciulli, dei vecchi edei poveri, e guadagnerete la bene-dizione di Dio e la benevolenza degliuomini (= promozione umana)- fate in modo che il mondo co-

nosca che siete poveri negli abiti,

nel vitto, nelle abitazioni e saretericchi in faccia a Dio e diverretepadroni del cuore degli uomini (_testimonianza personale)- nelle fatiche e nei patimenti

non si dimentichi che abbiamo ungran premio preparato in cielo (_fede viva e concreta) .

E basta .Grazie per aver scelto Trelew co-

me campo di esperienza missiona-ria .Grazie per Dino, Romano e fami-

glie .Grazie per il regalo di Daniela,

Oliviero e Giuseppe .Grazie per averci mandato Don

Buttarelli e per essere parte inte-grante della Famiglia Salesiana .

D. Lucio Sabatti

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• Non è cessato l'invitodi Don Bosco . . .

A cento anni dall'arrivo dei primi Salesiani religiosicome missionari nella Patagonia, giungono i primi Sa-lesiani laici per la medesima missione .

Dobbiamo ringraziare il Signore per questa iniziativadei Cooperatori missionari venuti dall'Italia a Trelew,iniziativa che certamente viene dallo Spirito Santo eapre un grande panorama apostolico missionario siaper i cooperatori già venuti da fuori come per i nostri .Noi l'accogliamo con gioia perché nasce nel mo-

mento in cui la Chiesa, aperta di nuovo all'apostolatodei laici, chiama anch'essi ad essere missionari . I Coo-peratori debbono dare massima importanza a questoavvenimento e seguirlo da vicino, vedendo in esso unachiamata che Dio fa a loro in questo nuovo campo diapostolato .

Esso è un vero «arricchimento» «ecclesiale e sale-siano», e come tale dobbiamo coltivarlo e farlo cre-scere .

Ma non deve essere un fatto isolato, né deve rima-nere estraneo agli altri membri dell'Associazione .

Venendo ora al caso concreto del progetto Trelew,dobbiamo dire che ciò che hanno fatto finora i Coope-ratori d'Italia è stato il meglio che si poteva ; vale a dire :cominciare un lavoro di promozione e di evangelizza-zione nei quartieri poveri, specialmente nel «barrioNorte», adattandosi alla gente dei posto e al pianogenerale e pastorale della parrochia nella quale lavo-rano . Sicuramente l'esperienza di questi primi anni lispingerà a futuri migliori programmi .

Intanto vediamo con gioia che anche una Coopera-trice di Bahia Bianca si è unita a loro, così l'esperienzaserve ad ambedue, Italia e Argentina . Ai Cooperatorid'Italia per vivere maggiormente la dimensione missio-naria con l'avere il cuore a Trelew; a quelli dell'Argen-tina per mettere in atto la collaborazione con i fratelliitaliani e per stimolare i propri centri a un'apostolato piùcoraggioso a favore della gioventù povera e bisognosa .

Ai Cooperatori che vivono in Italia desideriamo direche il « problema della Patagonia» non è ancora risolto,ma esiste tuttora a livello di promozione e di evange-lizzazione .

Non è cessato ancora l'invito di Don Bosco ad an-dare a lavorare in Patagonia : questa è ancora uncampo di lavoro molto adatto per i Cooperatori sale-siani .

Padre Giacomo Belli(Delegato isp .le Cooperatoridi Bahia Bianca -Argentina)

La gioventù di Trelewcomprende.. .

Sebbene la conoscenza che posso avere dell'opera chesvolgono i Cooperatori in Trelew è molto limitata, per il fattoche sono giunta in questa città soltanto da pochi mesi, es-sendone stata richiesta desidero dare risalto alle cose piùsalienti :

- Considero valido e molto efficace il lavoro di questigiovani : il campo della loro azione è grande (forse troppogrande) e richiede uno spirito di sacrificio del quale essidanno una prova costante .- L'ambiente offre loro ogni giorno il materiale sufficiente

per manifestare il loro amore a Cristo e alla Chiesa, nella suaporzione migliore (i poveri) .- La dedizione costante è gioiosa ed entusiasta . Penso

che forse lo è troppo (se ci permette di parlare, di misurare unpo' le forze). Sono giovani, debbono impegnarsi, però deb-bono tuttavia avere i propri momenti di riposo .- La gioventù di Trelew che ne è capace comprende ciò

che significa impegnarsi totalmente per Cristo .- La mia Comunità (le suore), mi chiede che si metta in

evidenza la loro capacità di impegno generoso e sempregioioso!- Avanti . . . E CHE NE VENGANO MOLTI ALTRI!

Suor Eleonora Suarezdirettrice Ist . M. Ausiliatrice

di Trelew

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• Vi racconto la mia storia

Sono una Cooperatrice salesiana argentina, figlia diitaliani ma nata e cresciuta a Bahia Bianca (Provincia diBuenos Aires) .

Dal 9 gennaio 1980 mi trovo a Trelew con i Coope-ratori missionari italiani Daniela, Oliviero e Giuseppe .

Educata nel Collegio delle F.M.A. di Bahia Bianca,continuai gli studi nell'istituto Superiore del Profesora-do «Giovanni XXIII», opera salesiana, e poi fui assuntacome insegnante nello stesso Collegio delle Suore enell'Istituto « Giovanni XXIII» .

La storia della mia vita è stata quasi sempre legataalla Famiglia salesiana, ma, soltanto nell'ottobre 1978,invitata ad un Convegno di Cooperatori svoltosi aViedma, ebbi la grande gioia di scoprire la mia voca-zione salesiana e di trovare, finalmente, una risposta atante delle mie aspirazioni, nell'Associazione dei Coo-peratori.

Dal 1971, ogni anno, nel periodo delle vacanze, de-dicavo 20 giorni al servizio dei fratelli più bisognosidella zona della Cordigliera, a Junin de los Andes, conle «Missioni estive» organizzate dalle F.M.A .

Nel 1977 fui invitata a vivere la stessa esperienza inun'altra provincia, nel Chubut, in un piccolo paese a170 km da Trelew.Da allor? incominciai a pensare seriamente sulla

possibilità di fare qualcosa di più impegnativo e dure-vole .

Continuai a partecipare alle Missioni ogni anno e nel1979 ci ritornai per una settimana, anche nel periodoinvernale .

Nei miei viaggi a Trelew avevo conosciuto i GiovaniCooperatori italiani (Dino, Romano, Daniela) e, dopol'esperienza di Viedma, ero decisa a fare un po' ciò cheavevano fatto loro: venire a Trelew in modo stabile einserirmi nel progetto di CC . italiani.

Parlai con Don Lucio, il parroco di Trelew e con DonBelli, il delegato ispettoriale dei CC., i quali mi accol-sero con viva simpatia e affetto e mi incoraggiarono aprendere questa decisione .II 16 agosto 1979, compleanno di Don Bosco, con

grande gioia, ricevetti l'Attestato .Finito l'anno scolastico, appena fu possibile, mi tra-

sferii a Trelew per iniziare qui il mio lavoro come coo-peratrice salesiana missionaria, nella mia patria .

Ho incontrato in Daniela, Oliviero e Giuseppe verifratelli e amici; nelle Suore e nei Salesiani, un'autenticafamiglia .

Sono felice e mi trovo tanto bene in mezzo ai ragazzidel «Barrio Norte » e del «Barrio pianta del gas », chesono tra i più poveri della città .

Vedo che a Trelew posso vivere un'esperienza di la-voro apostolico che da anni sognavo di poter realizzaree ringrazio tanto il Signore che mi ha offerto questapossibilità .

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La mia giornata a Trelew si svolge press'a poco così :al mattino faccio lezione nel Collegio « Maria Ausiliatri-ce». A mezzogiorno ci riuniamo i quattro Cooperatori albarrio Norte e pranziamo insieme .Nel pomeriggio , due volte la settimana, mi reco con

Oliviero al barrio «pianta del gas» per fare catechesi . Ilsabato con la presenza di un sacerdote e di una suora,aiutati da alcune ragazze e ragazzi di Trelew, facciamoun po' di oratorio e concludiamo con la santa Messadomenicale .

Per Pasqua abbiamo visitato quasi tutte le famigliedel quartiere e ci stiamo occupando pure della prepa-razione al battesimo perché molti di questi bambini nonsono ancora battezzati e bisogna prepararli e preparareanche le loro famiglie .Al barrio Norte ho pure due gruppi di bambini del 1 °

anno di catechismo e, nei giorni in cui non vado a«pianta del gas», faccio il doposcuola ad alcuni bam-bini. Una volta la settimana vado in un altro CentroComunitario per fare catechesi ai ragazzi che si pre-parano alla Cresima .

Alle ore 19 ci riuniamo in parrocchia per la santaMessa e, dopo, abbiamo un breve incontro di preghie-ra .

Per la cena, Oliviero e Giuseppe vanno presso i Sa-lesiani e Daniela ed io presso le Suore .Dopo cena, spesso abbiamo delle riunioni di pro-

grammazione pastorale perché cerchiamo di collabo-rare il più possibile nelle attività parrocchiali .

Il nostro campo di lavoro è molto vasto e crediamo diessere in grado di fare di più. Abbiamo alcuni progetti e,con l'aiuto di Dio e l'appoggio della Famiglia salesiana,specialmente dei nostri fratelli Cooperatori, speriamo dipoterli realizzare .

A Trelew c'è posto per tutti! Chi sente l'invito del Si-gnore ad una maggiore donazione di se stesso la-sciando gli amici, il lavoro e la famiglia per mettersi alservizio dei giovani poveri, con lo spirito di Don Bosco,non abbia paura di sentirsi solo; qui troverà raddop-piato tutto ciò che lascia ; amici, lavoro, famiglia .

Certamente, ci sono a volte delle difficoltà, ma il Si-gnore non ci abbandona mai ed il suo infinito amore diPadre trova sempre un cammino per farci sentire davicino la sua presenza ed il suo valido aiuto .

Come Cooperatrice e come argentina «ringraziotanto i Cooperatori italiani» che hanno avuto il coraggiodi aprire una nuova strada e mi affido alle loro pre-ghiere .

Uniti in fraterno abbraccio di fede cantiamo insiemenella nostra vita il Magnificat, con Maria Ausiliatrice eDon Bosco.

Maria del Carmine Merlini

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• Ho ricevuto molto dalla gente . . .

Trelew, 23 maggio 1980

Carissimi

che strano. . . sto scrivendo!Doveva proprio arrivare Don Buttarelli per scuotermi

dal mio torpore epistolare!Posso però assicurarvi che, a parte i chilometrici si-

lenzi, siete stati costantemente presenti nel mio ricordoe nelle mie preghiere .

Per me è già arrivato il momento di tirare i remi inbarca per fare il punto sopra l'esperienza Trelew : devoammettere che non è semplice .Quello che mi sembra fondamentale è esprimere, in

primo luogo, la mia gratitudine al Signore . In questi dueanni di permanenza argentina sono convinta di aver ri-cevuto molto dalla gente semplice che avvicino, dairagazzi a cui mi dedico, dalle persone che condividonoquesta mia esperienza e mi stanno vicine .Da questo contatto esco umanamente e cristiana-

mente trasformata anche se, forse, apparentementenon è cambiato e non cambierà molto nella mia vita .Certamente sono diversi la mia disponibilità interiore edil mio modo di affrontare la realtà. Le difficoltà non misono mancate. Forse ciò che più mi è costato è statol'accettare, consapevolmente e vitalmente, di essere unchicco di frumento che deve morire ogni giorno perdare frutto . Come è difficile attendere i risultati, aspet-tare, non perdere la pazienza, sperare e credere anchee soprattutto quando il nostro lavoro non sembra avereuna rispondenza immediata!

Penso che duri siano i rischi che ho potuto correre : loscoraggiamento, derivato dalla perdita della carica edell'entusiasmo iniziali, ed il lasciarmi prendere troppodall'immediato, dal fare, perdendo un po' di vista laglobalità del mio impegno apostolico .

Esaminando il nostro progetto missionario con P .Lucio, l'ispettore di Bahia Bianca, il Vescovo diocesano(i giorni passati in allegra convivenza salesiana conDon Armando sono serviti allo scopo), ci siamo accortiche davanti a noi si spalanca un vasto orizzonte apo-stolico .

Le attività possibili sono molte e varie e potrannopermettere ai futuri partenti di scegliere l'impegno piùconsono alle proprie attitudini ed aspirazioni. Certa-mente saranno necessari un serio esame della propriavocazione, e, durante i primi mesi di permanenza ar-gentina una serena, anche se difficile, accettazione diun periodo di orientamento dedicato allo studio del-l'ambiente. Dobbiamo ricordarci che come Cooperatoristiamo, in questo campo, muovendo i primi passi: cimancano ancora molta abilità, molta esperienza, moltaorganizzazione; per questo è importantissimo l'appog-gio dei Salesiani e delle F. M.A . del posto, appoggio cheè sempre stato ed è prodigato con generosa e fraternadisponibilità .

L'impressione che io ricavo dallo sviluppo del di-

AUTOFINANZIAMENTO

Contributi pervenuti all'Ufficio nazionale, dal 1 aprile '80 al30 maggio '80, pari al 25% dell'intera somma raccolta daiCentri.

Alessandria-Angelo Custode (35 .000); Alessandria-Maria Au-siliatrice (50 .000); Aosta (12.500) ; Bellano (2.500) ; Belledo diLecco (4 .000); Bologna-Parrocchia (20 .000); Bosio (5 .000) ;Caiello (10.000); Caltanissetta-Sacro Cuore (10 .000); Cam-pione d'Italia (5 .000) ; Campo Ligure (10.000); Caselette(22 .000); Cassolnovo (30.000); Castel de' Britti (10 .000); Ce-sano Maderno (5.000) ; Chàtillon (30 .000); Conegliano(25 .000); Di Tommaso Salvatore (20.000); Enna (10 .000); Fa-gnano Castello (20 .000); Fenegrò (5 .000); Fusignano (13 .000) ;Gallico Superiore (3 .000); Genova-F.M.A. (50 .000); Genzano(25 .000); Lanzo Torinese (50 .000) ; L'Aquila (20.000); La Spe-zia-San Paolo (70 .000) ; Latina (20.000); La Spezia-Canaletto(30 .000); Legnago (40.000); Livorno-Casa S . Spirito (15 .000) ;Loria (7 .500); Lugo di Ravenna (25 .000); Melzo (25 .000) ;Moncrivello (2 .500) ; Montecatini (10 .000); Napoli-Don Bosco(20 .000); Novi Ligure (32.500); Nunziata (25.000); Padova-Parrocchia Don Bosco (20.000); Parma-San Benedetto(30 .000); Pistoia Alessandro (12 .000); Rimini (30 .000); Riva-rolo (10 .000); Riva di Chieri (10 .000); Rollo Carlo (5 .000) ;Roma-Don Bosco (10 .000); Roma-Pio XI (20 .000) ; Salussola(25 .000); San Giusto (5 .000); San Gregorio (2 .500); Sormano(5 .000); Spezzano Albanese (15 .000) ; Tirano (15.000) ; Treca-stagni (10 .000); Valcanale (15 .000); Valdagno (15.000); Va-razze (10 .000); Vasto (50.000); Venezia-San Giorgio (25 .000) ;Vercelli-FMA (10 .000); Vignole Borbera (15 .000); Vigo di Ca-dore (15.000); Vigonovo (2.500) ; Villareggia (2 .500) ; Zurigo(25 .000). TOTALE L . 1 .234.000

scorso missionario è quella di una lenta, però costantematurazione del progetto. Sempre muovendoci nelcampo della sperimentazione stiamo passando daun'attività un poco asistematica alla elaborazione di unpiano di lavoro seriamente programmato che sorgacome risposta alle esigenze locali.

Mi sembra inoltre interessante, a questo proposito,porre l'accento sopra il formarsi di un piccolo, peròfantastico, gruppo di CC. trelewesi. Questo nucleo saràun punto di riferimento e di sostegno per i prossimi CC .missionari.

Per il futuro si tratterà, con l'aiuto di chi conoscemeglio di noi la realtà missionaria di Trelew, di inter-pretare «saggiamente» le circostanze . . . Certamente,saranno le persone che verranno a dare una fisionomiachiara al nostro progetto missionario . . .

Coraggio!

Qui c'è lavoro per tutti! Un abbraccioDaniela

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I testi sono corredati dagli accordi per chitarra_O(3

L .D .C . editrice L . 3.500

Il volume è disponibile oltre che presso laL.D.C. anche presso l'Ufficio Ispett . dei Coo-peratori, Milano .

PER CELEBRAZIONI LITURGICHE - PER MO-

BOLLETTINO SALESIANOQuindicinale di informazione e di cultura religiosa

L'edizione di metà mese del BS è partico-larmente destinata ai Cooperatori SalesianiDirezione e amministrazione : Via della Pi-sana, 1111 - C.P. 9092 - 00100 Roma-Aurelio -Tel . 69 .31 .341Direttore responsabile : Enzo BiancoRedattore : Armando Buttarelli - Viale dei Sale-siani, 9 - 00175 Roma - Tel. (06) 74 .80 .433Autorizz . del Trib . di Torino n . 403 del 16 febbraio 1949C. C. Postale n . 2-1355 intestato a : Direzione GeneraleOpere Don Bosco - TorinoC .C.P . 462002 Intest. a Dir . Gen . Opere D. Bosco - RomaPer cambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente

E' in distribuzioneil «SUSSIDIO» inpreparazione all'incontroNazionale «Roma-'80» .Deposito presso gliUffici ispettoriali -L. 400 .

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