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La Leishmania è un protozoo appartenente all’ordine kine- toplastida, famiglia Trypanosomide e caratterizzato dalla presenza di un organello mitocondriale (kinetoplasto), contenente DNA extranucleare. Essa è un parassita dixenico che necessita, cioè, la presenza di due ospiti per completare il suo ciclo vitale. Il cane ed i canidi in generale, rappresen- tano il serbatoio del parassita mentre l’insetto ematofago rappresenta il vettore della malattia. Con il pasto di sangue il flebotomo inietta la saliva infetta, carica di promastigoti (forma flagellata del parassita), nell’epi- dermide del cane. I macrofagi del connettivo sono attratti dai promastigoti e li fagocitano. All’interno del citoplasma il fago- soma si fonde con i lisosomi ed il parassita subisce tutta una serie di aggressioni fisico-chimiche che però non riescono a distruggerlo a causa dei suoi intrinseci ed efficaci sistemi di protezione. Con l’aumento della temperatura e sotto stimoli multipli, ancora poco conosciuti, il promastigote si trasforma in amastigote (forma rotonda e non flagellata) capace di replicarsi all’interno dei macrofagi. La replicazione avviene per scissione binaria e porta alla formazione di numerosi amastigoti che alla fine, causano l’esplosione della cellula e la liberazione dei parassiti nell’ambiente esterno. I parassiti liberi sono, presto, nuovamente fagocitati da altri macrofagi, amplificando l’infezione. I macrofagi e tutte le cellule della linea monocitica sono responsabili della diffusione delle leishmanie nell’organismo. A seconda del parassita e del tipo di risposta immunitaria dell’ospite la malattia potrà manifestarsi con una forma muco-cutanea e/o viscerale. Gli amastogoti di leishmania si troveranno, sempre, comunque, anche a livello cutaneo e potranno, quindi essere assunti dal Diagnostic Update Leishmaniosi canina: aspetti clinico-patologici e diagnostica di laboratorio Vanessa Turinelli, DVM, PhD, diplomata ECVCP, patologo clinico per IDEXX Laboratories Italia. marzo 2015 Leishmania infantum è l’agente causale della leishmaniosi canina, malattia infettiva diffusa nel bacino Mediterraneo, endemica in molte aree costiere ed interne dell’Italia con un ampio range di latitudine. La leishmaniosi è una zoonosi; essa, infatti, può essere trasmessa oltre che al cane, volpe e ratto anche all’uomo che rappresenta, tuttavia, un ospite occasionale. La trasmissione avviene attraverso la puntura di un insetto vettore; Plebotomus perniciosus, P. ariasi, P. perfiliewi, P. neglectus, P. tobbi sono i vettori riscontrati nel bacino Mediterraneo. flebotomo durante la suzione. Nell’intestino del vettore si completa il ciclo biologico della leishmania. La suscettibilità alla malattia e lo sviluppo della sintomatologia e delle alterazioni organiche sono legate al tipo di risposta immunitaria dell’ospite. Le forme più gravi di leishmaniosi si manifestano in quei soggetti in cui la risposta immunitaria pre- dominante è di tipo Th2 o umorale. In questi cani, la continua stimolazione antigenica porta ad una risposta anticorpale esagerata e ad un quadro di malattia da immunocomplessi. Gli anticorpi, infatti, non sono efficaci nei confronti dei paras- siti e gli immunocomplessi che si formano e si depositano

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La Leishmania è un protozoo appartenente all’ordine kine-toplastida, famiglia Trypanosomide e caratterizzato dalla presenza di un organello mitocondriale (kinetoplasto), contenente DNA extranucleare. Essa è un parassita dixenico che necessita, cioè, la presenza di due ospiti per completare il suo ciclo vitale. Il cane ed i canidi in generale, rappresen-tano il serbatoio del parassita mentre l’insetto ematofago rappresenta il vettore della malattia.

Con il pasto di sangue il flebotomo inietta la saliva infetta, carica di promastigoti (forma flagellata del parassita), nell’epi-dermide del cane. I macrofagi del connettivo sono attratti dai promastigoti e li fagocitano. All’interno del citoplasma il fago-soma si fonde con i lisosomi ed il parassita subisce tutta una serie di aggressioni fisico-chimiche che però non riescono a distruggerlo a causa dei suoi intrinseci ed efficaci sistemi di protezione. Con l’aumento della temperatura e sotto stimoli multipli, ancora poco conosciuti, il promastigote si trasforma in amastigote (forma rotonda e non flagellata) capace di replicarsi all’interno dei macrofagi. La replicazione avviene per scissione binaria e porta alla formazione di numerosi amastigoti che alla fine, causano l’esplosione della cellula e la liberazione dei parassiti nell’ambiente esterno. I parassiti liberi sono, presto, nuovamente fagocitati da altri macrofagi, amplificando l’infezione. I macrofagi e tutte le cellule della linea monocitica sono responsabili della diffusione delle leishmanie nell’organismo. A seconda del parassita e del tipo di risposta immunitaria dell’ospite la malattia potrà manifestarsi con una forma muco-cutanea e/o viscerale. Gli amastogoti di leishmania si troveranno, sempre, comunque, anche a livello cutaneo e potranno, quindi essere assunti dal

Diagnostic Update

Leishmaniosi canina:aspetti clinico-patologici e diagnostica di laboratorio Vanessa Turinelli, DVM, PhD, diplomata ECVCP, patologo clinico per IDEXX Laboratories Italia.

marzo 2015

Diagnostic Update

Tutti i marchi ®/TM sono di proprietà di IDEXX Laboratories, Inc. o di suoi associati negli Stati Uniti e/o in altri paesi. La politica di tutela della privacy di IDEXX è disponibile sul sito idexx.it © 2015 IDEXX Laboratories, Inc. Tutti i diritti riservati · 1502079-0215-IT

Per approfondire l’argomento

• Ferroglio E, et al. Evaluation of an ELISA rapid device for the serological diagnosis of Leishmania infantum infection in dog as compared with immunofluorescence assay and Western blot. Veterinary Parassitology (2007); 144: 162-166. Ferroglio E, et al. Canine Leishmaniasis in Italy. Emerging. Infectious Diseases (2005); 11: 1618-1620.

• Gruppo di studio sulla Leishmaniosi canina (G.S.L.C). Leishmaniosi canina: linee guida su diagnosi, stadiazione, terapia, monitoraggio e prevenzione. Parte I. Approccio diagnostico e classificazione del paziente leishmaniotico e gestione del paziente proteinurico. Veterinaria (2007); 3: 19-32.

• Gruppo di studio sulla Leishmaniosi canina (G.S.L.C). Leishmaniosi canina: linee guida su diagnosi, stadiazione, terapia, monitoraggio e prevenzione. Parte II: Approccio terapeutico. Veterinaria (2008); 6: 9-20.

• Gruppo di studio sulla Leishmaniosi canina (G.S.L.C). Leishmaniosi canina: linee guida su diagnosi, stadiazione, terapia, monitoraggio e prevenzione. Parte III: Prevenzione. Veterinaria (2009); 4: 19-26.

IDEXX Laboratorio di riferimentoVia Guglielmo Silva, 3620149 Milano

Numero verde 800 917 940 opz. 1 Numero verde fax 800 906 945 [email protected]

Leishmania infantum è l’agente causale della leishmaniosi canina, malattia infettiva diffusa nel bacino Mediterraneo, endemica in molte aree costiere ed interne dell’Italia con un ampio range di latitudine. La leishmaniosi è una zoonosi; essa, infatti, può essere trasmessa oltre che al cane, volpe e ratto anche all’uomo che rappresenta, tuttavia, un ospite occasionale. La trasmissione avviene attraverso la puntura di un insetto vettore; Plebotomus perniciosus, P. ariasi, P. perfiliewi, P. neglectus, P. tobbi sono i vettori riscontrati nel bacino Mediterraneo.

flebotomo durante la suzione. Nell’intestino del vettore si completa il ciclo biologico della leishmania.

La suscettibilità alla malattia e lo sviluppo della sintomatologia e delle alterazioni organiche sono legate al tipo di risposta immunitaria dell’ospite. Le forme più gravi di leishmaniosi si manifestano in quei soggetti in cui la risposta immunitaria pre-dominante è di tipo Th2 o umorale. In questi cani, la continua stimolazione antigenica porta ad una risposta anticorpale esagerata e ad un quadro di malattia da immunocomplessi. Gli anticorpi, infatti, non sono efficaci nei confronti dei paras-siti e gli immunocomplessi che si formano e si depositano

• Martinez-Subiela S., et al. Serum concentrations of acute phase proteins in dogs with leishmaniasis. Veterinary Record (2002); 150: 241-244.

• Martinez V, et al. Canine leishmaniasis: the key points for qPCR result interpretation. Parasites and vector (2011); 4: 57.

• Mettler M, et al. Evaluation of enzyme-linked immunosorbent assays, an immunofluorescent- antibody test, and two rapid tests (immunochromatographic-dipstick and gel tests) for serological diagnosis of symptomatic and asymptomatic Leishmania infections in dogs. Journal of Clinical Microbiology (2005); 43: 5515-5519.

• Oliva G, et al. Guidelines for treatment of leishmaniasis in dogs. Journal of the American Veterinary Medical Association (2010); 236: 1192-1198.

• Paltrinieri S, et al. Guidelines for diagnosis and clinical classification of leishmaniasis in dogs. Journal of the American Veterinary Medical Association (2010); 236: 1184-1191.

• Solano-Gallego, et al. Direction for the diagnosis, clinical sstaging, treatment and prevention of canine leishmaniasis. Veterinary Parassitology (2009); 165: 1-18.

Le alterazioni clinico-patologiche più frequentemente riscontrate sono: anemia normocitica-normocromica non rigenerativa e trombocitopenia da soppressione midollare, meccanismi immunologici e vasculite diffusa. I leucociti possono essere aumentati (leucogramma da stress/infi am-mazione cronica) oppure diminuiti a causa dell’aplasia midol-lare. Dal punto di vista biochimico si osserva iperproteinemia caratterizzata da ipoalbuminemia, ipergammaglobulinemia (poli/oligoclonale) e alterato rapporto alb/glob (nelle forme avanzate aumentano anche le beta globuline e si può formare un ponte β – γ oppure possono aumentare le α2 globuline secondariamente all’instaurarsi di una sindrome nefrosica), moderato aumento degli enzimi epatici ALT e AST, azotemia, proteinuria, urine isostenuriche (p.s 1008 –1012) o scarsa-mente concentrate (p.s <1030).

Dal punto di vista citologico le alterazioni più frequenti si hanno a livello dei linfonodi che appaiono spesso megalici e caratterizzati da una iperplasia plasmacellulare associata ad una adenite granulomatosa. Gli amastigoti di leishmania possono essere presenti in gran numero nel citoplasma dei macrofagi o nel fondo del vetrino ma possono anche essere scarsi o assenti. Una quadro simile si può riscontrare all’esame della milza. L’esame citologico del midollo osseo è molto meno patognomonico di quello dei linfonodi e della milza: si possono infatti, avere quadri di anemia aplastica (panipoplasia midollare), ipoplasia-displasia eritroide e/o megacariocitica associata ad iperplasia mielo-monocitica o granulomatosa con presenza o meno di amastigoti di leishmania. Il midollo osseo può anche apparire senza anomalie quali-quantitative.

La diagnosi di leishmaniosi si basa sull’anamnesi del paziente(area in cui vive o storia di viaggi in zone endemiche), sui segni clinici, sulle alterazione degli esami di laboratori e su indagini diagnostiche specifi che. Queste possono essere di-rette, volte ad evidenziare la presenza del parassita nell’ospite ed indirette tramite il riconoscimento di anticorpi. Poiché la presenza di malattia clinica è strettamente correlata al tipo di risposta dell’ospite, tali esami devono essere integrati tra loro. La messa in evidenza di amastiglti di leishmania in preparati citologici o istologici e l’esame colturale rappresentano il

“gold standard” della diagnostica di leishmaniosi. Tuttavia,la microscopia soffre di bassa sensibilità (circa 60 %) e, pertanto, si possono avere facilmente dei falsi negativi. Gli organi dove più spesso si possono ritrovare i parassiti sono il midollo osseo, i linfonodi e la milza. Anche le lesioni cutanee, qualora presenti, possono essere campionate ed analizzate al microscopio. L’utilizzo di colorazioni immunoistochimiche oppure della PCR possono essere utili qualora la citologia e l’istologia risultassero negative ma le alterazioni patologiche ed il quadro cellulare fortemente sospetti. L’esame colturale, sebbene molto specifi co, soffre, anch’esso, di bassa sensibi-lità e necessita di tempi molto lunghi per la crescita in coltura di promastigoti vitali; è, pertanto, un esame poco impiegato nella diagnostica di routine. La biologia molecolare, attraver-so la PCR rappresenta una tecnica molto sensibile che, oltre a fornire indicazioni sulla presenza o meno del parassita in un determinato tessuto, ne può anche quantifi care la carica, fornendo informazioni utili per il successivo monitoraggio terapeutico. La scelta dei campioni da testare con la PCR è molto importante. Dovranno essere scelti, principalmente, gli organi del sistema reticolo-endoteliale (linfonodi, milza, midollo osseo) e le lesioni cutanee, qualora presenti.

a livello delle membrane glomerulari, articolazioni, pareti vascolari, meningi, occhi, ecc sono responsabili della sinto-matologia clinica. Nei soggetti in cui la risposta immunitaria predominante è di tipo Th1 o cellulo-mediata, la malattia non si sviluppa oppure è clinicamente meno grave. Chiaramente, essendo questi due tipi di immunità correlati, non ci saranno mai individui con risposta immunitaria esclusivamente di un tipo e quindi la malattia può assumere vari gradi di severità. Il meccanismo patogenetico della Leishmaniosi è una reti-coloendolite sistemica che si manifesta dopo un periodo di incubazione molto lungo: da 3 mesi fi no a 7 anni.

La leishmaniosi canina, quando clinicamente manifesta, si può associare a numerosi quadri clinici. I sintomi più frequentemente rilevabili sono, tuttavia, quelli cutanei, il dimagrimento e la linfoadenomegalia. Altri segni clinici generali, frequentemente riportati sono l’ipotrofi a muscolare (spt muscoli crotafi ti), pallore delle mucose, letargia, epistassi, poliuria-polidipsia, epato-splenomegalia, zoppia e raramente febbre. I segni cutanei e muco-cutanei comprendono: dermatite esfoliativa generalizzata o localizzata (spt sulla testa e dorso del naso), alopecia intorno agli occhi (segno degli occhiali), dermatite ulcerativa a livello delle prominenze ossee, articolazioni, estremità e giunzioni muco-cutanee, dermatite nodulare e pustolosa (sterile e rara), ipercheratosi del tartufo e cuscinetti plantari, depigmentazione del tartufo, onicogrifosi. La leishmaniosi si può, inoltre, manifestare attraverso lesioni oculari quali blefarite, cherato-congiuntivite, episclerite e sclerite diffusa, corio-retinite, emorragia e distacco della retina, uveite, glaucoma, panoftalmite. Altri segni clinici riportati ma meno frequenti sono di tipo gastroenterico e neurologico.

La diagnostica sierologica con la messa in evidenza di anticorpi anti-leishmania in circolo è un esame molto impor-tante, anche se un esito positivo non può essere direttamente correlato allo stato di malattia. Nelle aree endemiche, infatti, molti animali risultano sieropositivi senza, pertanto, essere malati; viceversa nelle fasi iniziali dell’infezione i cani possono risultare falsamente negativi. Sono necessari circa 5 mesi per assistere alla sieroconversione e, generalmente, solo nei cani con disseminazione del parassita i titoli anticorpali tendono ad essere molto elevati oppure ad aumentare. Gli anticorpi, inoltre, possono persistere a lungo negli animali clinicamente guariti. I test sierologici più usati si basano sulla metodica Elisa che può quantifi care gli anticorpi in circolo ed è utilizzata anche dai test rapidi ambulatoriali, l’IFAT, dotata di elevata sensibilità e specifi cità ma che può soffrire di un certo grado di soggettività e richiede un personale esperto ed una standardizzazione della procedura. Infi ne, il Western Blotting, dotato di elevata sensibilità e specifi cità ma, tecnicamente complesso e riservato solo per la risoluzione di casi dubbi.

Se è vero che la terapia può, spesso, portare a guarigione clinica del paziente, è anche vero che non è in grado di eliminare totalmente il parassita dall’organismo e, pertanto, sono possibili recidive e trasmissione del protozoo ai fl ebo-tomi vettori. Lo scopo principale della terapia è di potenziare la risposta immunitaria cellulare Th1, ridurre la carica parassi-taria, controllare i danni organici, indotti dal parassita, sta-bilizzare i risultati nel tempo ed eventualmente, intervenire nelle recidive. In letteratura si riportano numerosi protocolli terapeutici tra cui:

• Meglumine antimoniale 100 mg/Kg SID per 4 – 6 settimaneAllopurinolo 20 – 40mg/Kg SID per 6 – 16 mesi

• Miltefosina 2 mg/kg BIS po per 28 giorni (da sola oppure in associazione con allopurinolo)

La prevenzione rappresenta un punto focale nella lotta alla Leishmaniosi. Tutti i cani infetti, siano essi clinicamente malati, sani oppure guariti e che vivono in zone endemiche dovreb-bero essere sottoposti a misure di protezione nei confronti degli insetti vettori. Essi, infatti, possono fungere da serbatoi della malattia e contribuire alla diffusione del protozoo. Anche i cani sani che si recano in zone endemiche o a rischio devono essere protetti attraverso l’uso di repellenti a base di piretroidi sintetici, disponibili in formulazioni spot-on, collari e spray. È buona norma tenere i cani in casa dal tramonto all’alba durante la stagione estiva, al fi ne di evitare il più possibile il contatto con i fl ebotomi.Da qualche anno è, inoltre, disponibile un vaccino inattivato per la prevenzione della leishmaniosi il cui scopo ultimo è quello di stimolare la risposta immunitaria cellulo-mediata in modo da ridurre la probabilità che un cane infetto si ammali.

Citologia linfonodale: iperplasia plasmacellulare ed adenite granuloma-tosa da Leishmania. presenti numerosi amastigoti nel citoplasma dei macrofagi e sul fondo del vetrino. May Grünwald Giemsa 400X

Cane con lesioni diffuse dermatologiche ed alopecia da leishmaniosi Tracciato elettroforetico di un cane affetto da leishmaniosi: notare il picco policlonale nella frazione gamma-globu

Le alterazioni clinico-patologiche più frequentemente riscontrate sono: anemia normocitica-normocromica non rigenerativa e trombocitopenia da soppressione midollare, meccanismi immunologici e vasculite diffusa. I leucociti possono essere aumentati (leucogramma da stress/infi am-mazione cronica) oppure diminuiti a causa dell’aplasia midol-lare. Dal punto di vista biochimico si osserva iperproteinemia caratterizzata da ipoalbuminemia, ipergammaglobulinemia (poli/oligoclonale) e alterato rapporto alb/glob (nelle forme avanzate aumentano anche le beta globuline e si può formare un ponte β – γ oppure possono aumentare le α2 globuline secondariamente all’instaurarsi di una sindrome nefrosica), moderato aumento degli enzimi epatici ALT e AST, azotemia, proteinuria, urine isostenuriche (p.s 1008 –1012) o scarsa-mente concentrate (p.s <1030).

Dal punto di vista citologico le alterazioni più frequenti si hanno a livello dei linfonodi che appaiono spesso megalici e caratterizzati da una iperplasia plasmacellulare associata ad una adenite granulomatosa. Gli amastigoti di leishmania possono essere presenti in gran numero nel citoplasma dei macrofagi o nel fondo del vetrino ma possono anche essere scarsi o assenti. Una quadro simile si può riscontrare all’esame della milza. L’esame citologico del midollo osseo è molto meno patognomonico di quello dei linfonodi e della milza: si possono infatti, avere quadri di anemia aplastica (panipoplasia midollare), ipoplasia-displasia eritroide e/o megacariocitica associata ad iperplasia mielo-monocitica o granulomatosa con presenza o meno di amastigoti di leishmania. Il midollo osseo può anche apparire senza anomalie quali-quantitative.

La diagnosi di leishmaniosi si basa sull’anamnesi del paziente(area in cui vive o storia di viaggi in zone endemiche), sui segni clinici, sulle alterazione degli esami di laboratori e su indagini diagnostiche specifi che. Queste possono essere di-rette, volte ad evidenziare la presenza del parassita nell’ospite ed indirette tramite il riconoscimento di anticorpi. Poiché la presenza di malattia clinica è strettamente correlata al tipo di risposta dell’ospite, tali esami devono essere integrati tra loro. La messa in evidenza di amastiglti di leishmania in preparati citologici o istologici e l’esame colturale rappresentano il

“gold standard” della diagnostica di leishmaniosi. Tuttavia,la microscopia soffre di bassa sensibilità (circa 60 %) e, pertanto, si possono avere facilmente dei falsi negativi. Gli organi dove più spesso si possono ritrovare i parassiti sono il midollo osseo, i linfonodi e la milza. Anche le lesioni cutanee, qualora presenti, possono essere campionate ed analizzate al microscopio. L’utilizzo di colorazioni immunoistochimiche oppure della PCR possono essere utili qualora la citologia e l’istologia risultassero negative ma le alterazioni patologiche ed il quadro cellulare fortemente sospetti. L’esame colturale, sebbene molto specifi co, soffre, anch’esso, di bassa sensibi-lità e necessita di tempi molto lunghi per la crescita in coltura di promastigoti vitali; è, pertanto, un esame poco impiegato nella diagnostica di routine. La biologia molecolare, attraver-so la PCR rappresenta una tecnica molto sensibile che, oltre a fornire indicazioni sulla presenza o meno del parassita in un determinato tessuto, ne può anche quantifi care la carica, fornendo informazioni utili per il successivo monitoraggio terapeutico. La scelta dei campioni da testare con la PCR è molto importante. Dovranno essere scelti, principalmente, gli organi del sistema reticolo-endoteliale (linfonodi, milza, midollo osseo) e le lesioni cutanee, qualora presenti.

a livello delle membrane glomerulari, articolazioni, pareti vascolari, meningi, occhi, ecc sono responsabili della sinto-matologia clinica. Nei soggetti in cui la risposta immunitaria predominante è di tipo Th1 o cellulo-mediata, la malattia non si sviluppa oppure è clinicamente meno grave. Chiaramente, essendo questi due tipi di immunità correlati, non ci saranno mai individui con risposta immunitaria esclusivamente di un tipo e quindi la malattia può assumere vari gradi di severità. Il meccanismo patogenetico della Leishmaniosi è una reti-coloendolite sistemica che si manifesta dopo un periodo di incubazione molto lungo: da 3 mesi fi no a 7 anni.

La leishmaniosi canina, quando clinicamente manifesta, si può associare a numerosi quadri clinici. I sintomi più frequentemente rilevabili sono, tuttavia, quelli cutanei, il dimagrimento e la linfoadenomegalia. Altri segni clinici generali, frequentemente riportati sono l’ipotrofi a muscolare (spt muscoli crotafi ti), pallore delle mucose, letargia, epistassi, poliuria-polidipsia, epato-splenomegalia, zoppia e raramente febbre. I segni cutanei e muco-cutanei comprendono: dermatite esfoliativa generalizzata o localizzata (spt sulla testa e dorso del naso), alopecia intorno agli occhi (segno degli occhiali), dermatite ulcerativa a livello delle prominenze ossee, articolazioni, estremità e giunzioni muco-cutanee, dermatite nodulare e pustolosa (sterile e rara), ipercheratosi del tartufo e cuscinetti plantari, depigmentazione del tartufo, onicogrifosi. La leishmaniosi si può, inoltre, manifestare attraverso lesioni oculari quali blefarite, cherato-congiuntivite, episclerite e sclerite diffusa, corio-retinite, emorragia e distacco della retina, uveite, glaucoma, panoftalmite. Altri segni clinici riportati ma meno frequenti sono di tipo gastroenterico e neurologico.

La diagnostica sierologica con la messa in evidenza di anticorpi anti-leishmania in circolo è un esame molto impor-tante, anche se un esito positivo non può essere direttamente correlato allo stato di malattia. Nelle aree endemiche, infatti, molti animali risultano sieropositivi senza, pertanto, essere malati; viceversa nelle fasi iniziali dell’infezione i cani possono risultare falsamente negativi. Sono necessari circa 5 mesi per assistere alla sieroconversione e, generalmente, solo nei cani con disseminazione del parassita i titoli anticorpali tendono ad essere molto elevati oppure ad aumentare. Gli anticorpi, inoltre, possono persistere a lungo negli animali clinicamente guariti. I test sierologici più usati si basano sulla metodica Elisa che può quantifi care gli anticorpi in circolo ed è utilizzata anche dai test rapidi ambulatoriali, l’IFAT, dotata di elevata sensibilità e specifi cità ma che può soffrire di un certo grado di soggettività e richiede un personale esperto ed una standardizzazione della procedura. Infi ne, il Western Blotting, dotato di elevata sensibilità e specifi cità ma, tecnicamente complesso e riservato solo per la risoluzione di casi dubbi.

Se è vero che la terapia può, spesso, portare a guarigione clinica del paziente, è anche vero che non è in grado di eliminare totalmente il parassita dall’organismo e, pertanto, sono possibili recidive e trasmissione del protozoo ai fl ebo-tomi vettori. Lo scopo principale della terapia è di potenziare la risposta immunitaria cellulare Th1, ridurre la carica parassi-taria, controllare i danni organici, indotti dal parassita, sta-bilizzare i risultati nel tempo ed eventualmente, intervenire nelle recidive. In letteratura si riportano numerosi protocolli terapeutici tra cui:

• Meglumine antimoniale 100 mg/Kg SID per 4 – 6 settimaneAllopurinolo 20 – 40mg/Kg SID per 6 – 16 mesi

• Miltefosina 2 mg/kg BIS po per 28 giorni (da sola oppure in associazione con allopurinolo)

La prevenzione rappresenta un punto focale nella lotta alla Leishmaniosi. Tutti i cani infetti, siano essi clinicamente malati, sani oppure guariti e che vivono in zone endemiche dovreb-bero essere sottoposti a misure di protezione nei confronti degli insetti vettori. Essi, infatti, possono fungere da serbatoi della malattia e contribuire alla diffusione del protozoo. Anche i cani sani che si recano in zone endemiche o a rischio devono essere protetti attraverso l’uso di repellenti a base di piretroidi sintetici, disponibili in formulazioni spot-on, collari e spray. È buona norma tenere i cani in casa dal tramonto all’alba durante la stagione estiva, al fi ne di evitare il più possibile il contatto con i fl ebotomi.Da qualche anno è, inoltre, disponibile un vaccino inattivato per la prevenzione della leishmaniosi il cui scopo ultimo è quello di stimolare la risposta immunitaria cellulo-mediata in modo da ridurre la probabilità che un cane infetto si ammali.

Citologia linfonodale: iperplasia plasmacellulare ed adenite granuloma-tosa da Leishmania. presenti numerosi amastigoti nel citoplasma dei macrofagi e sul fondo del vetrino. May Grünwald Giemsa 400X

Cane con lesioni diffuse dermatologiche ed alopecia da leishmaniosi Tracciato elettroforetico di un cane affetto da leishmaniosi: notare il picco policlonale nella frazione gamma-globu

La Leishmania è un protozoo appartenente all’ordine kine-toplastida, famiglia Trypanosomide e caratterizzato dalla presenza di un organello mitocondriale (kinetoplasto), contenente DNA extranucleare. Essa è un parassita dixenico che necessita, cioè, la presenza di due ospiti per completare il suo ciclo vitale. Il cane ed i canidi in generale, rappresen-tano il serbatoio del parassita mentre l’insetto ematofago rappresenta il vettore della malattia.

Con il pasto di sangue il flebotomo inietta la saliva infetta, carica di promastigoti (forma flagellata del parassita), nell’epi-dermide del cane. I macrofagi del connettivo sono attratti dai promastigoti e li fagocitano. All’interno del citoplasma il fago-soma si fonde con i lisosomi ed il parassita subisce tutta una serie di aggressioni fisico-chimiche che però non riescono a distruggerlo a causa dei suoi intrinseci ed efficaci sistemi di protezione. Con l’aumento della temperatura e sotto stimoli multipli, ancora poco conosciuti, il promastigote si trasforma in amastigote (forma rotonda e non flagellata) capace di replicarsi all’interno dei macrofagi. La replicazione avviene per scissione binaria e porta alla formazione di numerosi amastigoti che alla fine, causano l’esplosione della cellula e la liberazione dei parassiti nell’ambiente esterno. I parassiti liberi sono, presto, nuovamente fagocitati da altri macrofagi, amplificando l’infezione. I macrofagi e tutte le cellule della linea monocitica sono responsabili della diffusione delle leishmanie nell’organismo. A seconda del parassita e del tipo di risposta immunitaria dell’ospite la malattia potrà manifestarsi con una forma muco-cutanea e/o viscerale. Gli amastogoti di leishmania si troveranno, sempre, comunque, anche a livello cutaneo e potranno, quindi essere assunti dal

Diagnostic Update

Leishmaniosi canina:aspetti clinico-patologici e diagnostica di laboratorio Vanessa Turinelli, DVM, PhD, diplomata ECVCP, patologo clinico per IDEXX Laboratories Italia.

marzo 2015

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Tutti i marchi ®/TM sono di proprietà di IDEXX Laboratories, Inc. o di suoi associati negli Stati Uniti e/o in altri paesi. La politica di tutela della privacy di IDEXX è disponibile sul sito idexx.it © 2015 IDEXX Laboratories, Inc. Tutti i diritti riservati · 1502079-0215-IT

Per approfondire l’argomento

• Ferroglio E, et al. Evaluation of an ELISA rapid device for the serological diagnosis of Leishmania infantum infection in dog as compared with immunofluorescence assay and Western blot. Veterinary Parassitology (2007); 144: 162-166. Ferroglio E, et al. Canine Leishmaniasis in Italy. Emerging. Infectious Diseases (2005); 11: 1618-1620.

• Gruppo di studio sulla Leishmaniosi canina (G.S.L.C). Leishmaniosi canina: linee guida su diagnosi, stadiazione, terapia, monitoraggio e prevenzione. Parte I. Approccio diagnostico e classificazione del paziente leishmaniotico e gestione del paziente proteinurico. Veterinaria (2007); 3: 19-32.

• Gruppo di studio sulla Leishmaniosi canina (G.S.L.C). Leishmaniosi canina: linee guida su diagnosi, stadiazione, terapia, monitoraggio e prevenzione. Parte II: Approccio terapeutico. Veterinaria (2008); 6: 9-20.

• Gruppo di studio sulla Leishmaniosi canina (G.S.L.C). Leishmaniosi canina: linee guida su diagnosi, stadiazione, terapia, monitoraggio e prevenzione. Parte III: Prevenzione. Veterinaria (2009); 4: 19-26.

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Numero verde 800 917 940 opz. 1 Numero verde fax 800 906 945 [email protected]

Leishmania infantum è l’agente causale della leishmaniosi canina, malattia infettiva diffusa nel bacino Mediterraneo, endemica in molte aree costiere ed interne dell’Italia con un ampio range di latitudine. La leishmaniosi è una zoonosi; essa, infatti, può essere trasmessa oltre che al cane, volpe e ratto anche all’uomo che rappresenta, tuttavia, un ospite occasionale. La trasmissione avviene attraverso la puntura di un insetto vettore; Plebotomus perniciosus, P. ariasi, P. perfiliewi, P. neglectus, P. tobbi sono i vettori riscontrati nel bacino Mediterraneo.

flebotomo durante la suzione. Nell’intestino del vettore si completa il ciclo biologico della leishmania.

La suscettibilità alla malattia e lo sviluppo della sintomatologia e delle alterazioni organiche sono legate al tipo di risposta immunitaria dell’ospite. Le forme più gravi di leishmaniosi si manifestano in quei soggetti in cui la risposta immunitaria pre-dominante è di tipo Th2 o umorale. In questi cani, la continua stimolazione antigenica porta ad una risposta anticorpale esagerata e ad un quadro di malattia da immunocomplessi. Gli anticorpi, infatti, non sono efficaci nei confronti dei paras-siti e gli immunocomplessi che si formano e si depositano

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