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ATTIVITA’ FISICA COMPENSATA E ADATTATA LEZIONI IN PALESTRA 1° INCONTRO TEST DELLA MARCIA DI FUKUDA: Il test permette di evincere la presenza un' evidente contrattura in un lato del corpo. Il paziente dovrà marciare sul posto alzando le ginocchia, e rimanendo ad occhi chiusi, per un tempo di 50 secondi. Successivamente bisogna immaginare disegnato sul pavimento un grande goniometro il cui punto 0° sarà situato in quel piano passante saggittalmente al corpo. I dati vengono estrapolati nel seguente modo: da 0° a +90° paziente con alterato tono posturale destro; da 0° a -90° paziente che avrà il lato sinistro contratto con conseguente alterazione del tono posturale. Si pone +/- 30° come limite oltre il quale ci si trova di fronte ad una alterazione del tono posturale.

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ATTIVITA’ FISICA COMPENSATA E ADATTATA

LEZIONI IN PALESTRA

1° INCONTRO

TEST DELLA MARCIA DI FUKUDA:Il test permette di evincere la presenza un' evidente contrattura in un lato del corpo. Il paziente dovrà marciare sul posto alzando le ginocchia, e rimanendo ad occhi chiusi, per un tempo di 50 secondi.Successivamente bisogna immaginare disegnato sul pavimento un grande goniometro il cui punto 0° sarà situato in quel piano passante saggittalmente al corpo. I dati vengono estrapolati nel seguente modo:

da 0° a +90° paziente con alterato tono posturale destro; da 0° a -90° paziente che avrà il lato sinistro contratto con conseguente alterazione del tono

posturale. Si pone +/- 30° come limite oltre il quale ci si trova di fronte ad una alterazione del tono posturale.

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TEST DI ROMBERG:Il test è un esame che viene usato da molti anni in campo neurologico e ci da punti di riferimento su eventuali squilibri posturali in avanti, in dietro e lateralmente del paziente preso in esame. Quest'ultimo dovrà rimanere in piedi, con i talloni ben accostati, le punte leggermente divaricate, chiudere gli occhi e tendere le braccia fino a formare con il corpo un angolo di 90°. A questo punto il soggetto in esame potrà muoversi in modo inconscio, e se vi sarà un problema di carattere posturale, la direzione di questo movimento sarà quella del lato, per così dire, squilibrato.Rifacendoci a studi francesi di neurofisiologia, possiamo dire che generalmente le persone il cui primo movimento in questo test è anteriore, sono soggetti in una depressione posturale che si manifesterà caratterialmente con senso di apatia e svogliatezza.Coloro i quali si muoveranno posteriormente saranno soggetti in iperattività fisica, poco affidabili, e con un bilancio di fine giornata quasi nullo. Dobbiamo sottolineare l'importanza di analizzare esclusivamente il primo movimento, ed inoltre, per avere un buon punto di riferimento, noi dovremo rimanere immobili di fronte al paziente durante l'esame.

TEST MOBILITÀ DELLA SPALLA

Si chiede al paziente di andare a toccarsi le mani dietro la schiena, a destra e sinistra e si valutano eventuali limitazioni o differenza fra i due lati

MANOVRA DI LASEGUE

La manovra di Lasegue ci permette di valutare la tensione muscolare sulla fasce muscolari degli arti inferiori. Si prende la gamba del paziente e passivamente si cerca di portarla perpendicolare al tronco, la norma e di circa 90°, l’importante e che comunque i due arti siano simmetrici.

MANOVRA DI DE CYON:Test da utilizzarsi quasi esclusivamente di caso di dubbi sulla situazione neurologica del paziente in esame. Consiste nel far unire la punta degli indici delle due mani ad occhi chiusi, rimanendo seduti e con le braccia tese.

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MANOVRA DI CONVERGENZA OCULARE:Il test permette di di testare il tono dei muscoli retti esterni degli occhi, e si esegue dirigendosi lentamente con una penna, da una distanza iniziale di circa 80 cm, verso il naso all'altezza della linea bipupillare.

TEST DI ROTAZIONE DELLA TESTA:In questo test il paziente dovrà sedere con le braccia abbandonate, ed il terapeuta posizionato alle sue spalle, porre le braccia ben tese e tenere saldamente le sue spalle nella regione compresa tra la zona scapolare e quella cervicale laterale.A questo punto il paziente dovrà girarsi ruotando la testa prima in un lato e poi nell'altro, ed interrogato su eventuali differenze tra i due lati. Fisiologicamente, durante questi movimenti rotazionali, qualsiasi soggetto dovrà essere in grado di vedere completamente la faccia del terapeuta.

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MANOVRA DI BASSANI:Conosciuta come il “test dei pollici montanti”, si tratta di un esame dinamico in cui il paziente sarà in stazione eretta con le spalle rivolte a chi fa il test. Nello specifico l’esaminatore dovrà appoggiare i pollici simmetricamente e lateralmente ai processi spinosi, zona L3, con una forza di circa 50 gr, e fargli abbassare prima la testa e qualche istante dopo anche il busto fino a toccare con le mani la punta dei piedi. Successivamente si andrà a valutare l’allungamento dei muscoli gran dorsali, responsabili dei movimenti di estensione e rotazione dell'omero, andando quindi a tirare il braccio in basso e indietro.Nella parte finale dell'esame, i pollici, fisiologicamente, dovranno trovarsi nella stessa posizione simmetrica di partenza, altrimenti il pollice rimasto più in alto dimostrerà un evidente spasmo nella parte omolaterale.

MANOVRA DI CONVERGENZA PODALICA:Si valutano i muscoli rotatori esterni degli arti inferiori, facendogli compiere una rotazione interna progressiva simmetrica grazie ad una presa al livello malleolare.Questo test dovrà essere eseguito con il paziente sdraiato sul lettino, inoltre per standardizzare questo esame si usa avere una presa malleolare ben precisa: si fa scivolare la mano dall'esterno all'interno sotto il tendine d'Achille, e una volta arrivati con la punta delle dita al malleolo si stringe intensamente usando così durante il movimento anche la nostra parte alta del palmo della mano.

ANALISI POSTURALE GLOBALE:Da una analisi ortostatica del nostro paziente, che per facilità potrà essere posizionato dietro un posturoscopio, ovvero uno strumento fatto a griglia, delle dimensioni di un uomo su cui sarà tracciata la verticale di Barrè o linea sagittale, e privo del normale vestiario, potremo già avere una importante idea sulle sue condizioni costituzionali e morfologiche.Essenzialmente, durante la sua analisi, andremo a distinguere un' esame frontale, uno antero - posteriore ed uno posteriore. Anteriormente avremo come punto di riferimento le spine iliache

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superiori, la parte interna clavicolare e l'asse bipupillare.Antero-posteriormente, in assenza del posturoscopio, dovremo utilizzare un filo a piombo per analizzare se questo paziente tenderà in avanti o in dietro, quindi, se sarà un morfotipo tendente alla 2° o 3° classe. Posteriormente avremo come repere le spine iliache posteriori, la punta delle scapole e la zona sub-occipitale.

IL SEGNO DI TRENDELENBURG, detto anche zoppìa dell’anca, è un importante segno clinico, di rilevanza neurologica, ortopedica e fisiatrica.È così chiamato perché prende il nome dal chirurgo tedesco Friedrich TrendelemburgLa deambulazione anomala si manifesta in appoggio monopodalico (ovvero quando si è su una gamba sola), ed è dovuta alla riduzione della forza muscolare degli abduttori dell'anca (medio gluteo piccolo gluteo) e/o da una lussazione congenita dell’anca.Consiste in uno spostamento laterale del tronco verso il lato della debolezza, dislocando il centro di gravità in modo da far bilanciare il corpo sull'arto con un sostegno muscolare minimo a livello dell'anca.

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2° INCONTRO

GINNASTICA DOLCE

Numerosi contribuiti da parte di studiosi importanti in campo motorio come Moshe Feldenkrais, Joseph Pilates, Francois Mćziėres etc, B. Aucuturier, J. Le Boulche, A. Lapierre, P.Vayer, sono disponibili in letteratura in merito alla ginnastica dolce. Nello specifico si tratta di un’attività di tipo olistico risalente alla metà del secolo scorso, indicata sia per persone sedentarie che non svolgono attività fisica da molto tempo sia per soggetti anziani. Gli assunti di base della ginnastica dolce, affondano le radici in diverse discipline provenienti dal mondo orientale che in maniera perfetta, si integrano con le discipline del mondo occidentale, creando un mix di esercizi utili per un allenamento ottimale, che coinvolge il corpo nella sua totalità.

Principi della ginnastica dolce

Come tutte le attività motorie, anche la ginnastica dolce presenta dei principi che non si possono eludere per garantire la riuscita di un buon programma di allenamento. In ordine alfabetico, gli stessi possono essere distinti come segue:

Consapevolezza corporea La consapevolezza corporea è importante per un normale sviluppo fisico e psicologico della persona. In assenza della stessa, il soggetto difficilmente capirà di essere un'entità autonoma e separata dal mondo circostante.

Organizzare la seduta di allenamento Un buon insegnante di attività fisica prima di proporre una seduta di allenamento deve valutare quanto segue:

A. I punti di forza e di debolezza dell’individuo a livello motorio, al fine di mantenere i punti di forza e rafforzare quelli di debolezza

B. l'ambiente nel quale dovrà svolgersi la seduta di allenamentoC. i mezzi e i materiali a disposizione

In funzione di ciò, occorre:

A. far esercitare la traslazione di esperienze sensoriali nel movimento (imitare una sequenza motoria)

B. prediligere l’apprendimento di gesti e di posture corretteC. favorire l’esecuzione di esercizi che rafforzino sia le capacità condizionali che

coordinative

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Globalità e centralità del corpoL'insegnante durante ogni seduta di allenamento deve favorire l'insorgenza di una connessione mente corpo. Nello specifico con questa espressione si intende una “completa coordinazione di corpo, mente e spirito”

Lavoro di sensazione e distensioneLa pratica dell'attività fisica dovrebbe promuovere sensazioni di piacere e di benessere provocate da esercizi soft

Rispettare il ritmo di lavoro di ciascunoL'insegnante deve promuovere nei soggetti che si allenano la consapevolezza che non è importante fare tanto, ma fare bene gli esercizi secondo le proprie possibilità motorie.

Gli esercizi di ginnastica dolce non esercitano un impatto elevato sul corpo e sulle articolazioni ma, nello stesso tempo, sono in grado di attivare.

la muscolatura la circolazione apportare benefici alle ossa, alle articolazioni e ai legamenti.

Il lavoro sul corpo è mirato a rendere consapevole la persona di ogni suo muscolo, organo, articolazione; serve ad insegnare a percepire ed ascoltare il respiro, inteso anche come “flusso di energia” che attraversa il corpo.L’uso di oggetti come nastri, bacchette, palle è importante sia per la creazione di un gesto armonico, sia per la dimensione immaginativa. Il lavoro in coppia invece, in alcuni casi è uno strumento di superamento di barriere, timidezze, un incontro umano, oltre che corporeo.

ESERCIZI PER IL CAPO (IN STAZIONE ERETTA O DA SEDUTI)

1) Flessione della testa a dx e sx2) Flessione della testa avanti3) Rotazione della testa a dx e sx

ESERCIZI PER LE SPALLE

1) Elevazione e depressione delle spalle in modo alternato o contemporaneamenteMuscoli coinvolti: muscoli respiratori

2) Circonduzione di spalle indietro o avanti in base alle esigenze in modo alternato o contemporaneamenteMuscoli coinvolti: muscoli respiratori, trapezio

3) Press up al muroMuscoli coinvolti: pettorali, deltoidi anteriori, tricipiti

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ESERCIZI PER GLI ARTI SUPERIORI

1) Curl con manubri Muscoli coinvolti: bicipiti, brachiale

2) Curl con barra anche a presa inversaMuscoli coinvolti: brachioradiale, tricipiti, bicipiti

3) Estensioni degli avambracci in decubito supinoMuscoli coinvolti: tricipiti

ESERCIZI PER GLI ARTI INFERIORI

1) Stazione eretta, elevazione e depressione dei talloni in modo singolo, alternato o simultaneamenteMuscoli coinvolti: polpacci, muscoli delle caviglie

2) Leg extensions in decubito supinoMuscoli coinvolti: quadricipiti

3) Curls in decubito prono in modo alternato o contemporaneamenteMuscoli coinvolti: ischio crurali

ESERCIZI PER GLI ADDOMINALI

1) Decubito supino, crunch dinamico o isometrico con arti inferiori in atteggiamento breve o lungoMuscoli coinvolti: addominali

2) Criss crossMuscoli coinvolti: obliqui

3) Scissor con arti inferiori in atteggiamento breve o lungoMuscoli coinvolti: retto addominale, trasverso dell’addome, ileo-psoas

GINNASTICA REPIRATORIA

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Introduzione

Un ulteriore aspetto fondamentale, nella formazione fisica di base, è la ginnastica respiratoria.

L’aria (comburente) e il cibo (combustibile - acqua compresa), sono gli unici due elementi che

l’uomo introduce per garantire lo svolgimento delle funzioni vitali dell’organismo. Solo il cervello

umano dell’adulto consuma circa il 25% di ossigeno del fabbisogno totale e addirittura, nel

bambino, arriva anche al 50%. L’importanza del respiro trova profonde radici nelle culture orientali,

che sulle tecniche di respirazione hanno elaborato una vera e propria filosofia di benessere fisico e

psichico. Tipico aspetto dell’ansia, atteggiamento molto diffuso nel dinamismo esasperato della

moderna società, è il ritmo respiratorio accelerato, orale e superficiale. Le tecniche rivolte ad

abbassare il livello ansioso tendono a decelerare e rendere più profondi gli atti respiratori. La

respirazione è anche utilizzata nella ginnastica correttiva per agevolare il ritorno degli atteggiamenti

viziati e dei paramorfismi entro i limiti della norma.

L’educazione respiratoria è quindi un aspetto importantissimo, soprattutto nella formazione fisica di

base, in quanto ci permette di:

migliorare l’elasticità della gabbia toracica e aumentare la funzionalità e l'efficienza

dell'apparato respiratorio;

migliorare i processi metabolici dell'intero organismo che si traducono in una maggiore

efficienza fisica generale;

mantenere la corretta postura;

far acquisire un maggior controllo sugli stati d'ansia e di emotività, favorendo la

concentrazione ed il rilassamento generale.

Meccanica respiratoria

Dal punto di vista della meccanica respiratoria, l’aria inalata, entrando attraverso le vie

respiratorie (in successione: naso, faringe, laringe, trachea e bronchi) arriva fino ai capillari

sanguigni degli alveoli polmonari dove avviene lo scambio tra ossigeno che entra e anidride

carbonica che esce. L’aria inspirata contiene circa il 21% di ossigeno, il 78% di azoto e una dose

irrilevante di anidride carbonica. In uscita la stessa diventa rispettivamente ossigeno per il 14%,

anidride carbonica per il 5,6% e azoto nella stessa percentuale di entrata. La gabbia toracica si

presenta come un elemento cilindro-cono alla cui base è posto il muscolo diaframma. La possibilità

di respirare avviene grazie alla posizione inclinata delle costole, tramite inspirazione ed espirazione.

Nei bambini la posizione delle costole risulta ancora sollevata per cui il torace assume una forma

cilindrica che porta come conseguenza ad una modesta capacità vitale. Pertanto la risposta

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all’impegno fisico avviene con il solo aumento della frequenza degli atti respiratori poiché,

l’espansione della gabbia toracica è proporzionale all’ampiezza del sollevamento delle costole. Il

movimento involontario delle costole avviene grazie all'azione dei muscoli respiratori (Intercostali

esterni ed interni e diaframma) coordinati dai motoneuroni del sistema nervoso centrale. Complessi

meccanismi nervosi, situati nei centri vegetativi bulbari e alveolari, regolano il ritmo respiratorio in

funzione dell'ottimale presenza o meno nel sangue di anidride carbonica e ossigeno. Nell'

inspirazione aumentano i diametri antero-posteriore e trasverso del torace grazie alla contrazione

dei muscoli intercostali esterni che spostano le costole e lo sterno in alto e in fuori. Nel contempo

aumenta il diametro verticale grazie al diaframma che si contrae abbassandosi. L'aumento della

capacità toracica determina un ulteriore abbassamento della pressione esistente nella cavità pleurica

(da -2 a -6 mm Hg) che fa tendere ed espandere i polmoni. Nell' espirazione diminuiscono i

diametri antero-posteriore e trasverso del torace grazie al rilasciamento dei muscoli intercostali

esterni che spostano le costole e lo sterno in basso e in dentro. Nel contempo diminuisce il diametro

verticale grazie al diaframma che si rilascia sollevandosi. La diminuzione della capacità toracica

determina un abbassamento della pressione nella cavità pleurica (da -6 a -2 mm Hg) che fa retrarre i

polmoni. La respirazione può essere enfatizzata ulteriormente attraverso la ventilazione forzata

dove volontariamente vengono reclutati ulteriori muscoli del tronco.

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Esercizi per l’educazione respiratoria

La possibilità di effettuare una corretta tecnica respiratoria è collegata alla capacità di

rilassamento in quanto riduce le sollecitazioni ai centri nervosi superiori che agiscono proprio sul

centro respiratorio. Pur essendo la respirazione un processo involontario, si può intervenire su di

essa volontariamente modificandone i parametri di ampiezza, intensità e frequenza o operando

arresti momentanei più o meno lunghi. Un aspetto importante della respirazione è che avvenga

sempre con il naso. Infatti nell’inspirazione, la particolare forma dei turbinati nasali permette un

ampio contatto dell’aria con le mucose nasali, fortemente irrorate dai capillari sanguigni. Inoltre

viene umidificata dal muco. I peli nasali fungono da filtri mentre il muco è un ottimo battericida e

umidificante. Nell’espirazione nasale vengono espulse le impurità bloccate all’interno del naso e

viene utilizzata l’umidità e il calore presenti in quest’aria per l’inspirazione che segue subito dopo.

Le posizioni del corpo per eseguire gli esercizi respiratori sono solitamente quella di stazione

eretta e supina. La posizione di decubito laterale, anch’essa molto efficace, viene utilizzata

soprattutto nella ginnastica correttiva.

Va tenuto presente che:

Nella stazione eretta viene facilitato il movimento di salita e discesa del diaframma in

quanto la gravità porta i visceri verso il basso.

Stazione eretta

Nella posizione supina, assunta con le braccia lateralmente ai fianchi, extraruotate e con i

palmi delle mani in alto (in modo da dare un punto di appoggio migliore ai muscoli grande e

piccolo pettorale) e gli arti inferiori flessi (per decontrarre il muscolo psoas - iliaco), la

colonna vertebrale è scaricata e aumenta la respirazione addominale.

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Sempre in posizione supina, in fase di inspirazione assumere la posizione del capo in “doppio

mento”. In questo modo si agevola l’azione di sollevamento dello sterno da parte dei muscoli

scaleni e sternocleidomastoidei.

Come eseguire una corretta tecnica respiratoria

Durante l’esecuzione degli esercizi di respirazione è importante quanto segue:

Dalla stazione eretta:

1) Inspirare ed espirare sempre col naso.

2) Nella fase di inspirazione:

- distendere gli arti inferiori;

- estendere la colonna vertebrale;

- sollevare le braccia in fuori con le mani in supinazione senza superare la linea delle spalle.

Infatti oltre questa posizione, per azione dei muscoli gran dentato e trapezio, ruotano in fuori le

scapole con conseguente chiusura e scarsa mobilizzazione della parte alta del torace. Il

sollevamento delle braccia fino all’orizzontale non influisce sul sollevamento delle costole ma

contribuisce a ingrandire il volume della gabbia toracica.

3) Nella fase di espirazione:

- flettere leggermente la colonna vertebrale (collo e dorso).

- portare le braccia verso il basso, lungo i fianchi;

- piegare parzialmente gli arti inferiori.

Da decubito supino:

- inspirare ed espirare sempre col naso;

- mantenere le gambe in flessione e le braccia extraruotate lungo i fianchi con i palmi in alto;

- in fase di inspirazione assumere la posizione del capo in “doppio mento”.

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Atteggiamento nella fase finale di inspirazione e di espirazione

Va evidenziato che un'espirazione più lunga e lenta dell'inspirazione impedisce un aumento

eccessivo della concentrazione di anidride carbonica nel sangue e svuota gli alveoli polmonari in

modo che il successivo riempimento di ossigeno risulti ottimale.

Nella pratica motoria, l’educazione respiratoria consiste essenzialmente nel far esercitare il

bambino su diversi aspetti dell’atto respiratorio:

la profondità dell'inspirazione e dell'espirazione;

l’esecuzione di inspirazioni ed espirazioni a velocità e quantità desiderate;

il trattenere l'aria, controllarne la posizione all'interno della gabbia toracica (gonfiare,

appiattire, schiacciare e abbassare il petto), espellerla in varie modalità (con un soffio unico

e violento, con una serie di soffi successivi, ecc.).

Nelle fasi iniziali è necessario lavorare per prendere coscienza dell’atto respiratorio nelle

sue varie fasi (inspirazione, apnea, espirazione, apnea e via di seguito). La posizione migliore è

quella supina, ginocchia flesse con i piedi a terra, una mano sul petto e l’altra sull’addome. Gli

occhi chiusi possono facilitare il rilassamento e la concentrazione.

Presa di coscienza dell’atto respiratorio

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1) Respirare profondamente cercando di avvertire gli spostamenti prima dell’addome e poi del

torace, controllando i quattro tempi respiratori.

2) Respirare accelerando o rallentando la frequenza degli atti respiratori.

3) Passare poi progressivamente alla presa di coscienza del ritmo respiratorio:

- inspirare lentamente contando fino a tre ed espirare lentamente nel doppio del tempo;

- inspirare lentamente, trattenere il respiro per cinque - dieci secondi, espirare lentamente;

- inspirare ritmicamente in tre tempi ed espirare con cinque soffi;

- inspirare ed espirare modulando la espirazione come se si gonfiasse una bolla di sapone.

Infine è importante esercitarsi sulla percezione della localizzazione del respiro. Molto spesso,

infatti, la respirazione viene limitata solo ad una sezione della gabbia toracica per cui viene a ridursi

la ventilazione completa e la mobilizzazione di tutte le strutture anatomo - funzionali che in essa

sono parte attiva. Va anche tenuto presente che la respirazione fisiologica tranquilla in un soggetto

sano è sempre addominale (A.L. Maccagno).

La posizione consigliata è quella supina, ginocchia flesse e piedi a terra, una mano

sull’addome e l’altra lateralmente sulla regione bassa della gabbia toracica.

Percezione della localizzazione del respiro

L’atto respiratorio non va mai forzato ma deve avvenire passivamente cercando sempre di

essere rilassati.

1) Respirazione addominale: inspirare inviando l’aria al ventre ed espirare sgonfiando il ventre

grazie alla contrazione dei muscoli addominali (retrazione della pancia). Fare in modo che il

coinvolgimento sia totale, quindi a livello visivo (visualizzare il ventre che prima si gonfia e poi

si sgonfia), tattile (la mano sull’addome che ne avverte il movimento), propriocettivo (pressione

della mano che aumenta o diminuisce anche con l’aiuto dell’insegnante).

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2) Respirazione toracica: inspirare inviando l’aria nel petto ed espirare sgonfiando il petto. Unire il

coinvolgimento visivo, tattile e propriocettivo.

3) Respirazione toraco-addominale (o totale): inspirare gonfiando prima il ventre poi il petto,

espirare sgonfiando prima il petto poi il ventre. Anche in questo esercizio unire il

coinvolgimento visivo, tattile e propriocettivo

Fasi della respirazione totale

1) inspirazione addominale;

2) inspirazione toracica;

3) espirazione toracica;

4) espirazione addominale.

4) Esercizio di apnea respiratoria: inspirare, spingere verso il ventre abbassando il petto, rientrare il

ventre sollevando il petto.

Infine, per agire sulla profondità inspiratoria o espiratoria possono essere eseguiti degli esercizi

di gruppo:

- inspirare a lungo immaginando di odorare un fiore o altro oggetto che emana un profumo

gradevole;

- espirare a lungo facendo il verso della sirena dei pompieri, di una zanzara, di una gomma che si

sgonfia, del treno in salita, ecc.;

- soffiare su una pallina o su una matita posta su un tavolo.

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IL METODO FELDENKRAIS IMPARARE AD IMPARARE

Il metodo Feldenkrais è un particolare processo di apprendimento individuale basato su una stretta integrazione tra movimenti, sensazioni, sentimenti e pensiero che ha come fine il funzionamento efficiente del corpo umano. A partire dalla consapevolezza del proprio corpo, dei suoi limiti, delle sue potenzialità, delle sue azioni e reazioni, il Metodo Feldenkrais, consente di individuare, ridurre o evitare dolori, malesseri psicofisici, riduzioni posturali o funzionali e a ristabilire un tono muscolare equilibrato in tutto il corpo. Oltre a ciò, tale metodo è particolarmente apprezzato nel mondo dello spettacolo e dello sport poiché porta ad incrementare la precisione, la forza, la resistenza e la coordinazione motoria che alla base di ogni prestazione di qualità, atletica o artistica. Nello sport l’applicazione di questo metodo ha dato grandi risultati nella corsa, nello sci, nel golf, nel tennis e nelle arti marziali. Migliorando la consapevolezza di sé si apprendono delle sequenze di movimenti in maniera più efficace di quanto siano lo sforzo e la forza di volontà secondo il principio del minimo dispendio di energia per il massimo d’efficacia. Si acquisiscono via via nuovi schemi di azione che portano a movimenti consapevoli risultanti dall’azione congiunta tra mente e corpo. Ciascuno giunge così a fare le cose che sa fare in modi diversi e nello stesso tempo può liberare se stesso da comportamenti stereotipati e da movimenti abituali eseguiti meccanicamente, spesso causa di blocchi e di irrigidimenti.

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Principi di riferimento del Metodo Feldenkrais:

Durante una lezione, all’inizio la persona è supina e le si chiede di imparare ad ascoltarsi, ad esaminare il contatto del proprio corpo con il pavimento e il livello di tensione e/o di rilassamento dei propri muscoli.

Si invita a svolgere ogni esplorazione e movimento con lentezza di esecuzione per poter scoprire l’energia superflua parassita e permettere la sua parziale eliminazione.

L’apprendimento deve essere gradevole e facile.

È necessaria fin da subito la riduzione graduale dello sforzo inutile per aumentare la sensibilità cinestesica, senza la quale la persona non può autoregolarsi.

Occorre prima pensare al movimento migliore piuttosto che a quello giusto, perché il “meglio” può essere migliorato, il giusto rimane per sempre il limite.

Di solito i movimenti preliminari non evocano l’atto finale, così ognuno si sente a proprio agio senza sentirsi costretto ad ottenere dei risultati. Spostando l’attenzione sui mezzi di conseguimento invece che sul bisogno di riuscire si facilita, si velocizza e si semplifica il processo di apprendimento.

È importante non avere alcuna “intenzione” di essere corretti, perché gli errori non possono essere evitati quando si sta apprendendo.

Ogni movimento deve essere fatto facilmente; il limite dell’ampiezza deve essere il punto in cui si avverte una leggera tensione o sforzo.

Per apprendere e cambiare è necessario divertirsi, quindi quando ci si sente stanchi è tempo di fermarsi.

Ogni tanto è possibile lavorare solo mentalmente, immaginando i movimenti della lezione appresa senza eseguirli; ciò induce un notevole cambiamento nei muscoli e nelle articolazioni impegnate.

Un corso di Feldenkrais, prevede due forme: una individuale ed una di gruppo  L’insegnamento individuale: l’Integrazione funzionale:

Prevede coinvolti l’insegnante e la persona da trattare. Nell’integrazione funzionale si comunica attraverso il tatto. L’insegnante non è passivo ma sente che cosa è necessario per l’apprendimento dello studente e attraverso il doppio anello del feed-back studente-insegnante, si sperimentano nuovi pattern di possibilità. Questo tipo di comunicazione richiede sincronia e un attivo collegamento dei processi motori e sensoriali di entrambi i protagonisti.

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Questa tecnica è efficace perché la persona che vi ricorre, che può aver subito interventi chirurgici, amputazioni di arti, o che soffre di paralisi cerebrale, non è in grado di aiutarsi; la persona si allontana man mano da quanto accade nel mondo esterno ed è completamente assorbita dai propri cambiamenti interni. Viene utilizzata anche da artisti, atleti e da chiunque desideri un miglioramento più rapido.

Lezioni di GruppoIl corso consiste, in genere, in lezioni settimanali o bisettimanali della durata di circa 60 minuti. Il momento migliore per fare queste lezioni è la sera prima di addormentarsi, o almeno un’ora dopo la cena. Sarebbe meglio andare a letto appena terminato, perché diminuendo la tensione mentale e muscolare il sonno sarà migliore. Al mattino appena alzati è auspicabile riprendere e ricordare le sensazioni provate la sera durante la lezione e ripetere alcuni movimenti che si ricordano . Il luogo più adatto per lavorare è un area del pavimento coperta da un tappeto o da una stuoia. È meglio indossare pochi indumenti che devono essere comodi e non ostacolare i movimenti o la respirazione. Le lezioni vengono indirizzate sull’approfondimento, pratico, di una funzione motoria specifica: alzarsi, sedersi, girarsi, afferrare qualcosa, respirare, camminare. L’insegnante trasmette verbalmente come eseguire determinati movimenti, ma mai dimostra egli stesso come svolgerlo. In questa maniera lo studente deve giudicare e decidere in base alla propria personale esperienza quale modo di muoversi sia migliore per lui, e tale processo conduce a migliorare la funzione motoria attraverso movimenti piacevoli e inusuali, volti a raggiungere la consapevolezza della relazione tra corpo e mente e della sua armonia.

“Se sei consapevole di ciò che fai puoi fare quel che vuoi”. (Moshe Feldenkrais)

ESERCIZI

1) D.S. gamba dx e relatico braccio in atteggiamento lungo all’altezza della spalla. La ganbs sx è in atteggiamento breve e il braccio sx disteso in alto. Inspiro ed espiro eseguendo una torsione del busto sul lato dx. Ripeto dal lato opposto

2) R.B. con arti inferiori in atteggiamento breve3) Seduti con arti inferiori in atteggiamento breve. Inspirare ed espirare ed eseguire delle

torsioni prima a dx e poi a sx4) Crunch dinamico con arti inferiori in atteggiamento breve e incrociati5) S.E. mani poggiate a terra. Inspiro ed espiro ed eseguo delle mezze circonduzioni del busto a

dx e sx

Libri di Moshe Feldenkrais (Tradotti in italiano) Il corpo e il comportamento maturo, Ed. Astrolabio, Roma 1996. Conoscersi attraverso il movimento, Celuc libri, Milano 1978. Il caso di Nora, Ed. Astrolabio, Roma, 1996. Le basi del metodo per la consapevolezza dei processi psicomotori, Ed. Astrolabio, Roma,

1991. Il Metodo Feldenkrais - conoscere se stessi attraverso il movimento, Ed. RED - L'altra

medicina studio/30, Como

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LA BACK SCHOOL

La Back School cioè la scuola della schiena nasce con lo scopo di insegnare ed educare ad un uso sano della schiena, attraverso esercizi e posture, integrando diversi metodi: il metodo Mckenzie, il metodo Mézières, il metodo Feldenkrais, la rieducazione posturale globale di Souchard. La Back School sceglie il metodo in base all’obiettivo da raggiungere o alla necessità del paziente.

Il paziente come protagonista La Back School riconosce al paziente un ruolo attivo, lo rende protagonista e collaborante per la buona riuscita di qualsiasi trattamento. Ciascuno viene messo nelle condizioni di conoscere come funziona e come è fatta la propria colonna vertebrale per poi indagare quali sono i meccanismi che innescano una dinamica dolorosa. Attraverso questo processo di consapevolezza si apprende un uso corretto della schiena attraverso posture efficaci e coerenti alle diverse azioni quotidiane.

Le curve fisiologiche della colonna vertebrale Vista lateralmente la colonna vertebrale non è diritta ma presenta delle curve armoniose che le conferiscono maggiore resistenza e la capacità di ammortizzare i numerosi carichi che essa riceve quotidianamente. Esse si chiamano lordosi lombare, cifosi dorsale e lordosi cervicale, cifosi sacro-coccigea. Tali curve, essendo normali, vengono definite curve fisiologiche. È, pertanto, normale avere un certo grado di lordosi e di cifosi, non è normale che aumentino (iperlordosi e ipercifosi), ma non è positivo neppure che si riducano.

Il dolore non è un ostacolo ma una guida: Quando le posizioni scorrette vengono mantenute per brevi periodi non provocano danni né lombalgia. Se, al contrario, vengono mantenute per tempi prolungati possono scatenare una lombalgia. Il dolore non è altro che un messaggio intelligente, un segnale di allarme della colonna vertebrale che cerca di far capire il suo disagio ed esprime il bisogno di cambiare posizione. Infatti è sufficiente modificare la posizione per eliminare la lombalgia. Meglio ancora, sempre in presenza di lombalgia posturale, per eliminare il dolore, correggere la postura scorretta.

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Il dolore diventa il migliore alleato della rieducazione: È molto più facile educare un soggetto che soffre di mal di schiena a sedersi e muoversi correttamente, quando, in fase acuta, i movimenti scorretti provocano dolore. Allo stesso modo è più facile convincerlo ad eseguire regolarmente gli esercizi, quando si accorge che con la loro ripetizione può ridurre il suo dolore.

ESEMPI DI ESERCIZI Capacità di mantenere la lordosi lombare in posizione seduta:

La capacità di mantenere la fisiologica lordosi lombare è un obiettivo fondamentale per la Back School poiché permette di evitare i danni della posizione seduta prolungata.

In posizione seduta di fianco ad uno specchio appoggiare le mani sul bacino e provare a ruotare il bacino in avanti e indietro. Prendere coscienza di come variano i contatti del bacino con il piano del sedile: si percepisce che ruotando il bacino in avanti il peso si sposta sulle tuberosità ischiatiche (dette più brevemente “ischi”), ruotando il bacino indietro il peso si sposta sul coccige. Allo specchio è possibile osservare che la curva della regione lombare del rachide varia modificando l’atteggiamento del bacino: • ruotando il bacino in avanti (stando seduti sugli “ischi”) si riforma la lordosi fisiologica (fig A), cioè la regione lombare diventa concava; • se la rotazione del bacino in avanti viene forzata la lordosi appare accentuata (fig.B); • ruotando il bacino indietro gradualmente la lordosi si riduce, poi si rettifica ed infine quando il peso si sposta sul coccige si inverte, da concava diventa convessa assumendo un atteggiamento di cifosi lombare (fig. C). Saper eseguire la rotazione del bacino in avanti permette di acquisire la capacità di mantenere le curve fisiologiche (fig. A), condizione indispensabile per evitare i danni della posizione seduta prolungata.

Esercizi per combattere il dolore

1) Rilassamento in estensione per chi ha bisogno di riformare la lordosi lombare 2) Mantenere la posizione per alcuni minuti con un respiro calmo e regolare. 3) Rilassamento in flessione per chi ha bisogno di ridurre la lordosi lombare 4) Rilassarsi completamente lasciando scendere leggermente il bacino per effetto della forza di gravità.

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IL METODO MCKENZIE

Si tratta di un sistema di diagnosi e trattamento dei dolori a carico del collo e della schiena. Viene applicato in diversi paesi del modo come: Europa, Asia, Australia. Nello specifico consiste nel mantenere una postura corretta e nell’eseguire esercizi che hanno lo scopo di curare il mal di schiena. I cardini del metodo soo tre:

1. Diagnosi meccanica2. Trattamento meccanico3. Prevenzione delle ricadute

Il coinvolgimento del paziente è molto importante. Viene considerato parte attiva nel processo di guarigione.

Soggetti che non possono praticare il metodo: Soggetti con problemi alla vescica Soggetti che hanno dolori molto forti Soggetti che soffrono di vertigini Soggetti che soffono di uno stato di malessere generale Persone che hanno subito incidenti avvenuti in tempi recenti

ESERCIZIO PER IL COLLO

Seduti su una sedia o su uno sgabello, guardare dritto davanti a sé, rilassandosi completamente

Senza spostare in alto o in basso il mento, portare la testa il più possibile indietro, aiutandosi anche con una spinta delle mani

Mantenere questa posizione per 1-2 secondi, poi tornare in posizione di rilassamento E’ necessario eseguire una serie di 10 movimenti, 6-8 volte al giorno nell’arco di una

normale giornata, si dovrà quindi eseguire una serie ogni 2 ore circa

ESERCIZIO PER LA SCHIENA Sdraiarsi in posizione prona su un tappetino Rimanere in questa posizione per 3-5 minuti E’ necessario eseguire questo esercizio ogni volta che si inizia una serie di esercizi

per la schiena E’ la posizione ideale che ogni persona che soffre di mal di schiena dovrebbe

assumere in fase di riposo

ESERCIZI GENERICI1. Posizione del morto mantenuta per 3-5 minuti2. D.P. braccia piegate. Inspirare ed espirare distendendo le braccia in alto. Mantenere la

posizione un paio di secondi3. Raccogliersi a cucchiaio con la testa poggiata a terra

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IL METODO MEZIERES

Il Metodo è una tecnica di riabilitazione individuale ad approccio globale che, attraverso il ripristino della simmetria corporea, permette il recupero funzionale.Il paziente, secondo una visione olistica, è valutato nella sua totalità al fine di ricercare le contratture muscolari presenti e responsabili del problema patologico in corso. Nello specifico, il metodo è incentrato sull' individuazione delle cause che hanno determinato l'insorgenza del fenomeno patologico, mentre la risoluzione della sintomatologia ne è la diretta conseguenza. Il campo d'interesse è quello della patologia ortopedica così distinta:

VERTEBRALE (scoliosi, iperlordosi, cifosi, compressione dei dischi intervertebrali e relative radicolopatie, sciatalgia, cervico-brachialgia, ecc.)

ARTICOLARE (artrosi, periartrite scapolo-omerale, coxartrosi, gonartrosi, ecc.) MUSCOLARE (lombalgia, torcicollo, mialgie, ecc.), DISMORFICA (lussazione temporo-

mandibolare, ginocchia vare o valghe, piede piatto o cavo, ecc.).

Il Mézièrista dopo avere eseguito un bilancio globale della postura, per evidenziare gli scompensi più marcati, agisce a mezzo di specifiche posture che hanno il compito di riequilibrare gli scompensi muscolo-articolari causa di dolori e problematiche. Il corpo ritrova così la sua corretta funzione e la possibilità di adattamento agli eventi ambientali e il dolore si risolve.

Quante sedute sono necessarie?Mediamente, 3-5 sedute a cadenza settimanale risolvono i dolori, mentre per agire profondamente sulla postura occorrono più sedute. Più i problemi sono cronici e maggiore è il tempo che necessita l'organismo per ristabilirsi.

Svolgimento di un trattamento MézièresScopo: allentare le tensioni muscolari ridare la lunghezza originale ai muscoli accorciatiMezzi: mettendo il paziente nelle posizioni di stiramento globale, esercitando una trazione continua e simultanea alle estremità delle catene muscolari ed impedendo nel limite del possibile le compensazioni - adattamenti (chiamate anche imbrogli). Queste posizioni globali e totali devono essere tenute con gran rigore e per un tempo abbastanza lungo (a differenza dello stretching!) e associato ad un lavoro d'espirazione che combatte le lordosi ed allunga il diaframma, anch'esso un muscolo molto importante per la statica.

La seduta mézièresDurata media da 45' a 60', la durata di una seduta non ha alcun rapporto con l'età del paziente la durata dipende dallo stato del paziente al momento della terapia; ogni seduta è totalmente "adattata" al paziente Una seduta a settimana, senza dover eseguire ulteriori esercizi a casa (salvo casi rari) se la seduta durasse più di 60'.Finalità del metodo mézièresUn trattamento Mézières avrà diverse finalità, esso sarà:

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a) terapeutico :è il paziente che viene a consultare il terapista quando insorgerà il dolore, lo scopo terapeutico è chiaro.

b) di mantenimento :molto spesso qualche seduta distanziata è abbastanza per mantenere e consolidare i risultati già ottenuti precedentemente, impedendo così delle ricadute

c) preventivo :agire prima che insorgano i sintomi prevedibili. A volte, qualche seduta fatta al momento giusto, è sufficiente per evitare l'apparire di problemi.

Reazioni dovute alle sedute

GradevoliUn benessere generale, un'impressione di leggerezza e d'autoaccrescimento. A volte vi è già un sollievo dal dolore fin dalla prima seduta.

SgradevoliFame - freddo - affaticamento - formicolii all'estremità degli arti - tremolii - dolenze per ca. 24 h. Risa - pianto che appaiono e scompaiono velocemente.Tutte queste reazioni sono un buon segno ed esprimono la liberazione delle tensioni muscolari e psichiche con conseguenze riflesse sul sistema neurovegetativo, quindi anche circolatorio. Questi effetti riflessi sono della stessa natura di quelli prodotti dal massaggio riflesso del tessuto connettivo (terapia segmentale).

Chi trarre benefici?

Tutte le persone che cercano un trattamento personalizzato, adattato al proprio caso. Si possono anche trattare giovani di 7/8 anni se hanno abbastanza attenzione. Con i pazienti della terza e quarta età (anche con più di 80 anni) si ottengono dei risultati eccezionali per quel che riguarda dolori reumatici, nevralgie, mal di schiena, rigidezza articolare, disturbi circolatori, artrosi, ecc...

Complementarietà con altre terapie

Il metodo Mézières è assolutamente in opposizione con la maniera d'affrontare e di trattare il paziente nella fisioterapia classica. Alcune terapie sono complementari al metodo Mézières perché hanno lo stesso metodo di contatto olistico del paziente, vale a dire globale ed individualizzato, come ad esempio: l'omeopatia, l'osteopatia, le terapie manuali, l'agopuntura, le tecniche riflesse, il rilassamento, la bioenergia, le psicoterapie, il massaggio, ecc.

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IL METODO SOUCHARD

Ideato Philippe E. Souchard, il metodo si basa su una netta distinzione di comportamento e ruolo dei muscoli della statica e dei muscoli della dinamica.

I muscoli antigravitari hanno un’attività continua che li predispone all’accorciamento e alla retrazione, favorendo la compressione articolare. Anche l’utilizzo di posizioni mantenute a lungo o di movimenti ripetitivi fa contrarre sempre muscoli dominanti.Il principio cardine di questa metodica è che i muscoli statici più rimangono accorciati (in contrazione) più diventano retratti e resistenti all'allungamento, mentre quelli dinamici possono essere accorciati (contratti) liberamente e favoriti in questo da un pre-allungamento. Ne deriva che i muscoli statici andranno esercitati in modo eccentrico e quelli dinamici in modo concentrico.Superando i limiti della Mézières, Souchard pone inoltre particolare attenzione al muscolo respiratorio diaframma e al nervo fibroso che lo sostiene, nonché alla sua azione sinergica con i muscoli posteriori e psoas.

Souchard ritiene che le catene muscolari della statica siano prevalentemente due: anteriore e posteriore.

Alla catena anteriore appartengono:

1) La catena inspiratoria, formata dai seguenti muscoli: diaframma con il suo tendine sospensore scaleni gran dentato sternocleidomastoidei piccolo pettorale

2) La catena antero-interna della spalla, formata dai seguenti muscoli: sottoscapolare parte superiore del gran pettorale coracobrachiale

3)La catena anteriore del braccio, formata dai seguenti muscoli: bicipite brachiale anteriore coracobrachiale lungo-supinatore grande e piccolo palmare muscoli dell'eminenza thenar ed ipotenar

4) La catena antero-interna dell'anca, formata dai muscoli: ileo-psoas muscoli adduttori pubici

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Alla catena posteriore appartengono: spinali grande gluteo pelvi-trocanteri ischio-tibiali popliteo soleo plantari.

 

  

Souchard individua prevalentemente due quadri morfologici.

A. Anteriore: i pazienti appartenenti a questa categoria possono presentare prevalentemente queste caratteristiche: testa in avanti, ipercifosi, iperlordosi, bacino antiverso, femore intraruotato e ginocchia valghe, calcagno e piede valgo.

B. Posteriore; i pazienti appartenenti a questa categoria possono presentare prevalentemente queste caratteristiche: nuca corta, dorso piatto, ipolordosi lombare e diaframmatica, bacino retroverso, ginocchia vare, calcagno e piede varo. 

Il tipo anteriore (sinistra) e il tipo posteriore (destra)Le zone numerate sono:(1) = nuca

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(2) = zona dorsale(3) = zona lombare(4) = bacino(5) = ginocchio(6) = calcagno

 

Da questi due principali quadri morfologici derivano i due principali gruppi di posture:1) Posture con l'apertura dell'angolo coxo-femorale per agire sulla catena anteriore.2) Posture con chiusura dell'angolo coxo-femorale per agire sulla catena posteriore.Entrambe possono essere effettuate a braccia aperte o chiuse.

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