Urliamo!
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Transcript of Urliamo!
Urliamo è un'operazione culturale nata da un progetto che ha come punto di partenza il recupero della
centralità dell’individuo, negata oggi dalle tendenze consolidate nell’evoluzione di modelli di riferimento
esclusivamente legati al rapporto ed agli atteggiamenti imposti dai media.
Occorre prendere coscienza, che i mezzi di comunicazione impongono tali modelli, ponendoli prima di
qualsiasi interesse e bisogno individuale. Applicare stili di vita non omologati, non conformi, può portare
l’individuo all’isolamento, nei luoghi di lavoro, a scuola, nei quotidiani rapporti sociali.
Le conseguenze di questo isolamento, a volte neanche volute dal singolo, ma imposte dal sistema,
sostanzialmente pesano sulle fasce più deboli: bambini, anziani, extracomunitari, soggetti finanziariamente
non autonomi, influendo anche nella vita quotidiana delle persone cosiddette “normali”, che senza neanche
accorgersene, vengono defraudate della loro autonomia nell’operare qualsiasi tipo di scelta.
Il progetto urliamo intende aiutare l’individuo a prendere coscienza di quello che sta accadendo ed essere
padrone della sua dignità, sino ad acquisire quella sfera di autonomia, lontana dagli stereotipi imposti dalla
comunicazione di massa, che troppo spesso viene negata.
Dobbiamo convincerci che non abbiamo bisogno di risultare appetibili come consumatori per essere
importanti; dobbiamo invece recuperare quella libertà che per tutti deve voler dire tornare a ragionare con la
propria testa, vivere un migliore rapporto con il prossimo, con i propri figli.
Urliamo intende costruire un percorso in cui le persone possano rompere gli schemi, collaborando tra loro
per recuperare la loro individualità. Questo, non vuol dire egoismo, ma autonomia rispetto alle imposizioni
del profitto a tutti i costi, alle mafie, ai raccomandati, al malcostume imperante, tutti atteggiamenti che
troppo stanno nuocendo alla nostra società.
Per diffondere il progetto ho chiamato a raccolta gli artisti, che quotidianamente già vivono una situazione di
disagio, visto che il sistema dell’arte non si basa su elementi di carattere meritocratico, bensì sulla capacità
dell’artista di rispondere alle esigenze modaiole di mercato e delle gallerie..
Ho chiesto loro di realizzare dei lavori in totale libertà, con possibili integrazioni in itinere.
In molti hanno risposto con entusiasmo, producendo opere molto interessanti che si sono rivelate un ottimo
veicolo di comunicazione per il progetto.
L'arte così abbinata al social networking, che ha un ruolo fondamentale nella nuova e rivoluzionaria
concezione del rapporto di comunicazione con un flusso informativo "andata-ritorno", non filtrabile da
lobbies e da meschini interessi personali, mi sta permettendo di ottenere ottimi riscontri, al di sopra di ogni
aspettativa.
Le reti Facebook, My Space, Twitter, comunicano costantemente l’evoluzione del progetto a migliaia di
utenti che interagendo tra loro ne arricchiscono il contenuto, fornendo il feedback necessario alla costruzione
di una nuova identità "non convenzionale.”
I 5 punti di Urliamo
1) Tornare a sviluppare l’autonomia di pensiero Oggi, la gente non pensa più, si limita a “vedere e commentare” come in un Talk Show. Il gossip ha
preso il posto del confronto delle idee. L’esito di tutto ciò è una "società non pensante”.
La cultura e l’arte aiutano l’uomo a pensare ed a non fermarsi alla parte più superficiale. Occorre
tornare a porsi le domande fondamentali che hanno accompagnato l'evoluzione del genere umano:
“chi sono? Da dove provengo e perchè? Qual’è lo scopo della mia vita?”
Occorre rifiutare la logica del “consumo quindi esisto”.
Un uomo che pensa è sicuramente meno pilotabile, difficilmente indotto a cadere nei tranelli della
comunicazione fine a se stessa.
2) Tornare ad una comunicazione che sia più legata all’arte ed alla sensibilità.
La comunicazione in mano ai cosiddetti “marketer” ha danneggiato i media che la contengono
contribuendo alla diffusione di messaggi qualitativamente discutibili, incentivando il propagarsi di
pessimi modelli sociali incentrati esclusivamente sul consumismo sfrenato ed alla diffusione
dell’edonismo di massa, giungendo a radicare il fenomeno del suddetto “totalitarismo della marca”.
Occorre tornare, come un tempo, alla comunicazione dai contenuti artistici, dove sono la qualità e
la sensibilità a primeggiare e non esclusivamente il prodotto.
I pubblicitari, oltre ai contenuti necessari alla vendita, dovrebbero, nell'elaborare azioni di
comunicazione, utilizzare tematiche socialmente utili e raggiungere quindi degli scopi molteplici.
3) Riappropriazione di un mezzo di comunicazione di massa come la televisione, affinchè non sia
più succube della pubblicità e degli ascolti a tutti i costi. Essa dovrà rispondere responsabilmente ai compiti di informazione e formazione, tornando a
produrre programmi di qualità in grado di educare, informare e non solo intrattenere.
4) Primato della conoscenza sull’opinione. La televisione, ritenuta “cattiva maestra” da Karl Popper oltre ai danni inequivocabili segnalati già
negli anni 70 da Pasolini, come causa della “mutazione antropologica”, tenta di convincerci che
l’opinione è importante e necessaria, e sinonimo di libertà. Niente di più sbagliato!
E’ la conoscenza che ci aiuta a procedere, essa proprio perché fondata su basi scientifiche,
filosofiche non ci induce in errore; invece l’opinione proprio perché personale è fallibile. Per questo
motivo i media influenzano le masse prendendo a riferimento le indicazioni dei famosi “opinion
leaders” e per rafforzare tali opinioni si avvalgono dei sondaggi, abilmente utilizzati come
strumento non di rilevazione, ma di convincimento.
5) Ridimensionamento del marketing. Oggi il marketing si è rivelato, nella sua applicazione, disastroso. Nato con il compito di rilevare le
esigenze del mercato e di aiutare l’azienda a soddisfarle, creando un mercato più etico, vicino alle
reali esigenze del consumatore, si è dimostrato un’arma micidiale in grado di influenzarne le scelte.
Invece di soddisfare le necessità, il marketing ha condizionato e continua a condizionare il mercato
sino a creare delle vere e proprie esigenze inesistenti, come dicevo già, negli anni 70 Pasolini
puntava il dito affermando che le variazioni delle mode e dei desideri della collettività venivano
decisi prima nei consigli di amministrazione delle reti televisive e poi fissate nelle menti dei
telespettatori tramite messaggi subliminali e pubblicità. Oggi, qualcosa è cambiato, il marketing ha
aiutato la televisione sollevandola da una incombenza come quella di decidere, infatti le scelte
vengono fatte dai direttori marketing e alle emittenti non resta che metterle in onda a pagamento. La
totale degenerazione si è avuta nel momento in cui le aziende a loro volta sono diventate schiave del
meccanismo, a cui non riescono più a sottrarsi, pena il crollo delle vendite. Tutto questo ha generato
un mercato in preda alle continue pressioni delle aziende, tramite spot ed acquisti di spazi a costi
esorbitanti, dove ovviamente tutto l’onere dell’operazione viene scaricato sul consumatore che lo
paga al momento dell’acquisto.
Sollecito con questo progetto la ripresa dello spazio che compete all’individuo, dove
necessariamente l’arte e la cultura abbiano un ruolo fondamentale nella vita di ognuno e dove i
comportamenti siano indotti da un libero pensiero e da scelte non influenzate da alcun che. La rete,
nostra alleata, in questo ambito sta svolgendo un ruolo fondamentale, non solo aiuta la diffusione
del pensiero, ma incrementa e ne permette il confronto. Il progetto non è chiuso, anzi apertissimo a
qualsiasi contributo, alla pari di un Software Open Source.
Sollecitiamo le aziende "illuminate" della nuova era a sostenere il nostro progetto nel nome di un
futuro, auspicabilmente non lontano, dove finalmente la sostanza, il talento, il sacrificio siano
premiati lontani dalle raccomandazioni e le beghe e i poteri personali, dove sia possibile vivere con
maggiore serenità una "vera vita" in un luogo che non è nostro ma soltanto in prestito.
Domenico Gioia
Curatore del progetto