TTTT · 2020. 5. 7. · tttt t3tttt tttttttt3tt3tt tttttt3tttttttttt ttt 3tt ttttt ttt3 tttt tttt...

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Confondere scienza e verità assoluta crea l'illusione di essere al sicuro Nel suo ultimo libro, il filosofo Petrosino definisce l'epidemia r«irruzione dell'imprevedibile» nel cuore del mondo più avanzato. E contesta l'idea che il pensiero scientifico sia assenza di dubbi e incertezze Per gentile concessione del l'editore, pubblichiamo uno stralcio del libro di Silvano Pe trosino, Lo scandalo dell'im prevedibile (80 pagine, 10 eu ro, Interlinea). Un dialogo tra la casa editrice e il filosofo at traverso le parole chiave del l'emergenza, per non lasciar si sopraffare dall'epidemia. di SILVANO PETROSINO ¦ Se dovesse in modo diretto e sintetico indicare l'aspetto più rilevante dell'epidemia che ci ha colpito quale termi ne utilizzerebbe? «Non riesco a pensare a nul la di più appropriato del termi ne "imprevedibile". L'epide mia che ci ha colpito si è mani festata con la violenza dell'im prevedibile, è stata una vera e propria "irruzione dell'impre vedibile". Certo, non avevamo bisogno di questa tragica lezio ne per sapere che la nostra vita è continuamente attraversata dall'imprevedibile: l'infarto ci colpisce spesso all'improvvi so, così come la foratura dello pneumatico dell'autovettura che ci porta al posto di lavoro avviene senza alcun preavviso; ci sono poi i terremoti, le allu vioni e gli infiniti incidenti, più o meno gravi, che affollano la quotidianità di ogni essere umano. Ma tutti questi eventi, proprio perché più o meno fre quenti, sono degli imprevisti in qualche modo previsti, sono degli "imprevisti previsti" che in una certa misura fanno par te della contabilità che gover na le nostre esistenze; in altre parole, come non a caso si usa dire, essi "sono messi in con to". Ma, a eccezione forse di alcuni virologi, perla stragran de maggioranza delle persone l'epidemia ha colpito come un evento del tutto e da tutti inat teso; inoltre e questo neppure i virologi sono riusciti a preve derlo essa si è sviluppata e poi diffusa non nel terzo e quarto mondo, o nelle periferie degra date delle megalopoli dell'A merica latina, e neppure in al cune città del nostro stesso Paese in cui le condizioni igie niche e la raccolta dei rifiuti sono ancora lontano dalla nor malità, ma nel "primo mon do", in grandi nazioni tecnolo gicamente avanzate ed econo micamente solide, in Cina e poi in Italia, più precisamente nel Nord ricco e industrioso, e infine in tutta Europa e poi nel mondo intero». [...] Vorrei invitarla a esamina re una questione complessa che tuttavia non si può evitare di affrontare; mi riferisco al ruolo svolto in questa doloro sa vicenda dalla scienza. «Questo tema è davvero molto complesso e non può es sere adeguatamente trattato in questa sede. Tuttavia su ai meno due suoi aspetti è possi bile avanzare alcune brevi considerazioni. Bisognerebbe prima di tutto distinguere la "scienza" dalla "immagine (mediatica e non solo) della scienza". All'interno della no stra cultura la scienza il che vuole dire: il suo modo di ra gionare, i termini che essa uti lizza, l'immaginario che essa mette in scena, eccetera svol ge un ruolo così importante da risultare eselusivo; essa ha in qualche modo finito per as sorbire in sé stessa ogni prete sa di verità e di certezza: all'in terno del comune sentire la verità vera (scusi la formula), la verità più autentica, quella più potente ed efficace, è in ultima istanza quella scienti fica. Al di fuori di essavi sareb bero solo dei pareri, delle emozioni, dei sentimenti, del le fedi, un universo simbolico ricco e dal punto di vista an tropologico certamente rile vante ma non per questo og gettivo, certo, sicuro, vale a di re, per l'appunto, vero. La scienza autentica è abitata da dubbi, incertezze, perplessi tà, correzioni, eccetera, ma tutto questo travaglio è assen te dall'immagine della scienza che alimenta il comune senti re. Di fronte a un'epidemia non si può far altro che lottare con gli strumenti della scien za, ma l'immagine della scien za ha finito per alimentare nelle persone delle aspettative a cui la scienza, come dovreb be essere ovvio, non ha potuto rispondere. Si è trattato di un'autentica attesa salvifica: come mai la scienza, questa assoluta protagonista all'in terno del nostro potente pri mo mondo, non ha risolto su bito la tragedia? Come mai non l'ha neppure prevista? Come mai, noi cittadini del po tente primo mondo, abbiamo dovuto vivere nell'incertezza cosi a lungo? In secondo luogo bisogne rebbe distinguere la "scienza" dagli "scienziati". Da questo punto di vista la raccolta, l'ela borazione e l'interpretazione dei dati epidemiologici da par te degli scienziati hanno mes so in luce un'incertezza in ve rità a mio modesto avviso mol to interessante e preziosa che il sentire comune non si atten deva da quella immagine della scienza che oggi rassicura il vissuto di tante persone. Se la sola verità certa è quel la della scienza, come mai gli scienziati si dimostrano così incerti, così perplessi, così in contrasto tra di loro, così timi di nel dire quando comincerà una cosa e terminerà l'altra? Chi, dunque, ci potrà mai al meno un po' rassicurare se non proprio salvare? Questi scienziati, infatti, smentendo l'immagine della scienza di cui parlavo, si sono comporta ti come gli altri uomini di cul tura, hanno confermato che non tutto si può prevedere, che c'è un avvenire al di là del futuro, che c'è sempre qualco sa che non funziona, un resto che non si riesce in alcun mo do a contabilizzare. Ci si dovrebbe dunque in terrogare con maggiore atten zione e serietà su rapporti che intercorrono tra la scienza e l'immagine della scienza, evi tando ad esempio di liquidare frettolosamente (magari ac cusando subito la stampa, i giornalisti e più in generale il mondo dei media) la questio ne relativa a una eventuale re sponsabilità della scienza stessa nei confronti della co struzione di quella immagine così favorevole e potente che non a caso le garantisce un ruolo sociale di assoluta rile vanza». Percepisco nelle sue parole una sorta di presa di distanza nei confronti della «scienza» o, se preferisce, di una certa «immagine della scienza». Ep pure [...] di fronte a un'epide mia come quella che ci ha col pito chi ci poteva e ci può anco ra aiutare se non la scienza? «Mi dispiace di averle dato questa impressione. Alla scienza non ci deve opporre, anche perché sarebbe sempli cemente una follia il farlo; so no soprattutto gli scienziati, i medici e gli infermieri che lot tano contro il diffondersi di un'epidemia, e il loro operato non può essere sostituito da niente e da nessuno. Per fortu na, dunque, c'è la scienza; per fortuna il sapere scientifico progredisce e ci viene di conti nuo in aiuto. In quel magnifico testo che Céline dedica al dot tor Semmelweis e a un'altra — epidemia, quella della febbre puerperale, lo scrittore fran cese scrive: "Non credete a Data: 07.05.2020 Pag.: 17 Size: 780 cm2 AVE: € 3900.00 Tiratura: 73382 Diffusione: 31311 Lettori: INTERLINEA 1

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  • Confondere scienza e verità assolutacrea l'illusione di essere al sicuroNel suo ultimo libro, il filosofo Petrosino definisce l'epidemia r«irruzione dell'imprevedibile» nel cuoredel mondo più avanzato. E contesta l'idea che il pensiero scientifico sia assenza di dubbi e incertezzePer gentile concessione dell'editore, pubblichiamo unostralcio del libro di Silvano Petrosino, Lo scandalo dell'imprevedibile (80 pagine, 10 euro, Interlinea). Un dialogo trala casa editrice e il filosofo attraverso le parole chiave dell'emergenza, per non lasciarsi sopraffare dall'epidemia.di SILVANO PETROSINO

    ¦ Se dovesse in modo direttoe sintetico indicare l'aspettopiù rilevante dell'epidemiache ci ha colpito quale termine utilizzerebbe?«Non riesco a pensare a nul

    la di più appropriato del termine "imprevedibile". L'epidemia che ci ha colpito si è manifestata con la violenza dell'imprevedibile, è stata una vera epropria "irruzione dell'imprevedibile". Certo, non avevamobisogno di questa tragica lezione per sapere che la nostra vitaè continuamente attraversatadall'imprevedibile: l'infarto cicolpisce spesso all'improvviso, così come la foratura dellopneumatico dell'autovetturache ci porta al posto di lavoroavviene senza alcun preavviso;ci sono poi i terremoti, le alluvioni e gli infiniti incidenti, piùo meno gravi, che affollano laquotidianità di ogni essereumano. Ma tutti questi eventi,proprio perché più o meno frequenti, sono degli imprevistiin qualche modo previsti, sonodegli "imprevisti previsti" chein una certa misura fanno parte della contabilità che governa le nostre esistenze; in altre

    parole, come non a caso si usadire, essi "sono messi in conto". Ma, a eccezione forse dialcuni virologi, perla stragrande maggioranza delle personel'epidemia ha colpito come unevento del tutto e da tutti inat

    teso; inoltre  e questo neppurei virologi sono riusciti a prevederlo  essa si è sviluppata e poidiffusa non nel terzo e quartomondo, o nelle periferie degradate delle megalopoli dell'America latina, e neppure in alcune città del nostro stessoPaese in cui le condizioni igieniche e la raccolta dei rifiutisono ancora lontano dalla normalità, ma nel "primo mondo", in grandi nazioni tecnologicamente avanzate ed economicamente solide, in Cina epoi in Italia, più precisamentenel Nord ricco e industrioso, einfine in tutta Europa e poi nelmondo intero». [...]Vorrei invitarla a esamina

    re una questione complessache tuttavia non si può evitaredi affrontare; mi riferisco alruolo svolto in questa dolorosa vicenda dalla scienza.«Questo tema è davvero

    molto complesso e non può essere adeguatamente trattatoin questa sede. Tuttavia su ai

    meno due suoi aspetti è possibile avanzare alcune breviconsiderazioni. Bisognerebbeprima di tutto distinguere la"scienza" dalla "immagine(mediatica e non solo) dellascienza". All'interno della nostra cultura la scienza  il chevuole dire: il suo modo di ragionare, i termini che essa utilizza, l'immaginario che essamette in scena, eccetera  svolge un ruolo così importante darisultare eselusivo; essa ha inqualche modo finito per assorbire in sé stessa ogni pretesa di verità e di certezza: all'interno del comune sentire laverità vera (scusi la formula),la verità più autentica, quellapiù potente ed efficace, è inultima istanza quella scientifica. Al di fuori di essavi sarebbero solo dei pareri, delleemozioni, dei sentimenti, delle fedi, un universo simbolicoricco e dal punto di vista an

    tropologico certamente rilevante ma non per questo oggettivo, certo, sicuro, vale a dire, per l'appunto, vero. Lascienza autentica è abitata dadubbi, incertezze, perplessità, correzioni, eccetera, matutto questo travaglio è assente dall'immagine della scienzache alimenta il comune sentire. Di fronte a un'epidemianon si può far altro che lottarecon gli strumenti della scienza, ma l'immagine della scienza ha finito per alimentarenelle persone delle aspettativea cui la scienza, come dovreb

    be essere ovvio, non ha potutorispondere. Si è trattato diun'autentica attesa salvifica:come mai la scienza, questaassoluta protagonista all'interno del nostro potente primo mondo, non ha risolto subito la tragedia? Come mainon l'ha neppure prevista?Come mai, noi cittadini del potente primo mondo, abbiamodovuto vivere nell'incertezzacosi a lungo?In secondo luogo bisogne

    rebbe distinguere la "scienza"dagli "scienziati". Da questopunto di vista la raccolta, l'elaborazione e l'interpretazionedei dati epidemiologici da parte degli scienziati hanno messo in luce un'incertezza  in verità a mio modesto avviso molto interessante e preziosa  cheil sentire comune non si attendeva da quella immagine dellascienza che oggi rassicura ilvissuto di tante persone.Se la sola verità certa è quel

    la della scienza, come mai gliscienziati si dimostrano cosìincerti, così perplessi, così incontrasto tra di loro, così timidi nel dire quando cominceràuna cosa e terminerà l'altra?Chi, dunque, ci potrà mai almeno un po' rassicurare senon proprio salvare? Questiscienziati, infatti, smentendol'immagine della scienza di

    cui parlavo, si sono comporta

    ti come gli altri uomini di cultura, hanno confermato chenon tutto si può prevedere,che c'è un avvenire al di là delfuturo, che c'è sempre qualcosa che non funziona, un restoche non si riesce in alcun modo a contabilizzare.Ci si dovrebbe dunque in

    terrogare con maggiore attenzione e serietà su rapporti cheintercorrono tra la scienza el'immagine della scienza, evitando ad esempio di liquidarefrettolosamente (magari accusando subito la stampa, igiornalisti e più in generale ilmondo dei media) la questione relativa a una eventuale responsabilità della scienzastessa nei confronti della costruzione di quella immaginecosì favorevole e potente chenon a caso le garantisce unruolo sociale di assoluta rilevanza».

    Percepisco nelle sue paroleuna sorta di presa di distanzanei confronti della «scienza»o, se preferisce, di una certa«immagine della scienza». Eppure [...] di fronte a un'epidemia come quella che ci ha colpito chi ci poteva e ci può ancora aiutare se non la scienza?«Mi dispiace di averle dato

    questa impressione. Alla scienza non ci deve opporre,anche perché sarebbe semplicemente una follia il farlo; sono soprattutto gli scienziati, imedici e gli infermieri che lottano contro il diffondersi diun'epidemia, e il loro operatonon può essere sostituito daniente e da nessuno. Per fortuna, dunque, c'è la scienza; perfortuna il sapere scientificoprogredisce e ci viene di continuo in aiuto. In quel magnificotesto che Céline dedica al dottor Semmelweis e a un'altra —epidemia, quella della febbrepuerperale, lo scrittore francese scrive: "Non credete a

    Data: 07.05.2020 Pag.: 17Size: 780 cm2 AVE: € 3900.00Tiratura: 73382Diffusione: 31311Lettori:

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  • quei poeti che vanno lamentandosi contro i rigori e le costrizioni del pensiero o chemaledicono le catene materiali con cui pretendono vengaintralciato il loro mirabileslancio verso il cielo dei purispiriti! Beati incoscienti! Pretenziosi ingrati, in verità, chenon concepiscono altro cheun grazioso cantuccio di quell'assoluta libertà che pretendono di desiderare ! ".Riconosciuto questo, biso

    gnerebbe tuttavia anche evitare, così almeno a me sembra,di trasformare lo stesso termine scienza in una sorta di "parola magica" in grado di leggere, interpretare e risolvere,prima o poi, sempre tutto, come se al di fuori della razionalità strettamente scientifica siagitassero solo "pulsioni incontrollate, illusioni e nuvole". Vi sono aspetti della vita

    dell'uomo, aspetti essenziali

    della sua esperienza umana,che oppongono un'evidenteresistenza a una loro lettura einterpretazione in termini *strettamente scientifici. Pocopiù sopra ho parlato della verità; ecco, ci si potrebbe chiedere, ad esempio, se sia possibilerisolvere nella sola "certezza",in quella che viene anche definita la "pura obiettività", il *senso che la parola "verità"continua afecondare all'interno del vissuto umano. SempreCéline  e questo è solo un altroesempio , a proposito del metodo sperimentale che è il cuore stesso della scienza così come noi la concepiamo, osserva: "Il metodo sperimentalenon è che una tecnica infinitamente preziosa, ma deprimente. Esso richiede dal ricercatore un sovrappiù di fervore

    per non crollare prima di raggiungere il suo scopo, su quel "lo spoglio sentiero che bisognapercorrere accompagnati appunto dal metodo. L'uomo èun essere sentimentale. Senzasentimento, niente grandicreazioni, e l'entusiasmo siesaurisce rapidamente nellamaggior parte degli uomini, amano a mano che si allontanano dal loro sogno"».

    L 'attesa salvificaverso i virologiè stata delusa dal fattodi vederli litigareNon serve a nulla

    opporsi agli scienziatiBasta riconoscere

    che qualcosa sfugge

    PETROSINO

    LO SCANDALODELL' IMPREVEDÌBILE

    PENSARE LEHOEMIA

    PENSIERO FORTE In alto,il libro di Silvano Petrosino.

    A destra, piazza Duomoa Milano, semivuota [Ansa]

    Data: 07.05.2020 Pag.: 17Size: 780 cm2 AVE: € 3900.00Tiratura: 73382Diffusione: 31311Lettori:

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  • Data: 07.05.2020 Pag.: 17Size: 780 cm2 AVE: € 3900.00Tiratura: 73382Diffusione: 31311Lettori:

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    INTERLINEALA VERITA - CONFONDERE SCIENZA E VERITÀ ASSOLUTA CREA L'ILLUSIONE DI ESSERE AL SICURO