SPAGYRICA GENNAIO 2018 N. 27 - Dr. Giorgini

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N. 27 GENNAIO 2018 MENSILE GRATUITO SPAGYRICA news dal mondo naturale SPAGYRICA IN CUCINA IL RADICCHIO DISCIPLINE ALTERNATIVE I FIORI DI BACH SINUSITE PERCHÉ NON VA SOTTOVALUTATA SPAGYRIA SE LA MATEMATICA NON È UN’OPINIONE DEL DR. GIORGINI (IV PARTE) GAMBE SENZA RIPOSO QUEL BRIVIDO ALLE GAMBE TONSILLE LE SORVEGLIANTI DEL NOSTRO ORGANISMO ALIMENTAZIONE AMAROGNOLO, CROCCANTE E COLORATO DIETA A BASSO INDICE GLICEMICO GLI ZUCCHERI: NEMICI AMICI ALITOSI COME CONTRASTARLA IN MODO NATURALE DIVERTICOLI COSA SONO E COME PREVENIRLI AGOPUNTURA I TRE DAN TIAN E I SETTE CHAKRA

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N. 27GENNAIO 2018M

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SPAGYRICA IN CUCINAIL RADICCHIO

DISCIPLINEALTERNATIVE

I FIORI DI BACH

SINUSITEPERCHÉ NON VA SOTTOVALUTATA

SPAGYRIASE LA MATEMATICA NON È UN’OPINIONE DEL DR. GIORGINI (IV PARTE)

GAMBE SENZA RIPOSOQUEL BRIVIDO ALLE GAMBE

TONSILLELE SORVEGLIANTI DEL NOSTRO ORGANISMO

ALIMENTAZIONEAMAROGNOLO,

CROCCANTE E COLORATO

DIETA A BASSO INDICE GLICEMICOGLI ZUCCHERI: NEMICI AMICI

ALITOSICOME CONTRASTARLA

IN MODO NATURALE

DIVERTICOLICOSA SONO

E COME PREVENIRLI

AGOPUNTURAI TRE DAN TIAN E I SETTE CHAKRA

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editoriale

4 SPAGYRIASe la matematica non è un’opinioneGiorgini Dr. Martino (IV parte)

12 TONSILLELe sorveglianti dell’organismo

16 DIVERTICOLIQuelle piccole sacche nell’intestino

20 SINUSITEUn fastidioso e diffuso male di stagione

24 ALITOSIAfflitti da foetor ex ore?

28 DIETA A BASSO INDICE GLICEMICOGli zuccheri: nemici amici

Dr. Matteo Menetti Cobellini

32 GAMBE SENZA RIPOSOQuel brivido alle gambe

Dr. Matteo Menetti Cobellini

Nel celebre racconto di Jerome Klapka Jerome, Tre uomini in barca, uno dei protagonisti, in piena

salute, leggendo l’enciclopedia medica, si accorge di essere affetto da tutte le malattie in elenco,

ad eccezione di una: il ginocchio della lavandaia. Questa mentalità, esposta con grande ironia dal

celebre autore britannico, è presente ormai tutto l’anno, non solo, quindi, durante la stagione in-

vernale, quando i malanni del periodo si fanno più frequenti e intensi.

Peraltro, è intuibile che la condizione di chi si sente affetto da ogni problema – che rivela pur

sempre un egocentrismo fuori misura – non riguarda unicamente la salute, ma copre uno spazio

ben più ampio! Si tratta, comunque, di una visione deformata e deformante per cui qualsiasi con-

dizione (evento, oggetto, persona) che non viene compresa produce – sempre più spesso – timore,

ansia, ma anche insofferenza, impazienza, chiusura e avversione.

Ma questa disposizione – o meglio indisposizione – andrebbe corretta quanto prima, dal momento

che oltre a precludere la possibilità di conoscere qualcosa di nuovo, arrecando dunque un re-

stringimento del proprio orizzonte, può veramente provocare un danno alla salute. Insomma, la

convinzione di essere affetti da tutti i malanni – come scrive Jerome – e (perché no) di essere

sempre nel giusto, non fa che portare a un isolamento da se stessi. In tal modo, oltre a subentrare

una rigidità che impedisce di mantenersi sempre attivi nel porsi le domande, un ulteriore rischio

può essere quello di gettarsi fra le braccia di abili truffatori che, per mero interesse economico,

sfruttano queste situazioni.

Per evitare questo rischio e, dunque, per non finire in una sorta di girone infernale, occorre es-

sere, in primo luogo, solidali con se stessi, quindi perseguire un confronto aperto, che non veda

l’imposizione estrema del proprio punto di vista, ma che non getti neppure in balia del lestofante.

Come spesso avviene, all’inizio del nuovo anno vengono espresse formule beneauguranti, nonché

propositi per un nuovo stile di vita che contenga – fra l’altro – maggiore attività fisica, meno cibo,

maggior tempo da dedicare a familiari, amici… un interessante auspicio potrebbe essere quello

di perseguire una reciproca interazione – che, beninteso, non vuol dire totale passività figlia di

ingenuità e sciocco buonismo – così da giungere a una nuova forma mentis, ovvero a una nuova

modalità con cui la mente percepisce e assorbe ciò che la circonda e ciò che la permea. Ecco, la

capacità di essere spugna per assimilare e setaccio per trattenere il sapere e il sentire ex adiu-

vantibus scartando quel che non serve. Ma cosa c’entra, allora, il passaggio tratto dal racconto di

Jerome con questa rivista?

Vedere ciò che ci attornia – esterno, ma anche interno, comunque incontrollabile – come qualcosa

che può annullare la nostra vitalità (una sorta di aggressione), rappresenta di per sé già un’in-

fezione per tutto l’organismo, non più sovrano ma schiavo (di altri) e, pertanto, deresponsabiliz-

zato. Di fronte a quest’eventualità da scongiurare, Spagyrica vuole intenzionalmente spostare sui

lettori il peso della propria responsabilità affinché quanto scritto diventi il loro scopo e non già

qualcosa che viene suggerito da una rivista (o un’enciclopedia) che si è andati a consultare.

LBM

Considerazioni beneauguranti

L'APP DI SPAGYRICA È ADESSO

36 AGOPUNTURA

I tre dan tian e i sette chakraDr. Giovanni Di Luccio

38 DISCIPLINE ALTERNATIVERimedi floreali di BachAgostino Gazzurelli

40 ALIMENTAZIONEAmarognolo, croccante e meravigliosamente colorato

44 SPAGYRICA IN CUCINAIl radicchioPaola Balducchi

47 PER SAPERNE DI PIÙInfuso, Decotto, Tisana, Tintura Madre ed Estratto Integrale

SPAGYRICA news dal mondo naturale ~ Periodico mensile N. 27 Gennaio ~ [email protected]

EDITORE: Elitto Edizioni ~ Via Val della Meta, 4 - 50034 Marradi (FI)

DIRETTORE RESPONSABILE: Lorenzo Bellei Mussini ~ e-mail: [email protected]

REDAZIONE: Federica Stefanini

DIREZIONE, PROGETTO GRAFICO, REDAZIONE, IMPAGINAZIONE E STAMPA (in proprio):© Ser-Vis Srl ~ Via Nanni Costa 30 - 40133 Bologna

Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 8414 in data 07/04/2016

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Sommario

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Spagyria

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SE LA MATEMATICA NON È UN'OPINIONE... (quarta e ultima parte)

Amico Lettore, va rilevato che, dopo la serie 1, 2, 3, 4, 9, 8, 27, Platone prosegue, sempre nel Timeo: «Dopo di ciò, [DIO] riempì completamente gli intervalli doppi e tripli, recidendo ancora dal tutto le parti e ponendole intermedie fra questi, in modo che in ciascun intervallo ci fossero due medi e l’uno superasse un estremo e fosse superato dall’altro di una medesima frazione e l’altro superasse e fosse superato dalla stessa quantità numerica. E poiché risultavano da questi rapporti altri intervalli negli intervalli di prima, ossia di una volta e mezzo, di una volta e un terzo, e di una volta e un ottavo nell’ambito degli intervalli precedenti, riempì con un intervallo di uno e un ottavo gli intervalli di uno e un terzo, lasciando una parte di ciascuno di essi in modo che l’intervallo di questa parte lasciata, in rapporto di numero e numero avesse i suoi termini come 256 in rapporto a 243. La mescolanza adoperata, da cui Egli recideva, fu, in tal modo, adoperata per intero…»1.In questo modo, Platone definisce i termini:

che corrispondono alla tonica, alla quarta, alla quinta e alla ottava; e appare anche l’intervallo:

È lecito quindi domandarsi se la musica sia anch’essa basata sugli archetipi universali e se anzi la Manifesta-zione (Creazione) altro non sia che una vibrazione cosmica della Luce che organizza la Tenebra: «il cosmo canta la musica delle sfere». E se i numeri governano la musica, allora i numeri governano la materia!Mentre «il cosmo intero canta la musica delle sfere», noi consideriamo un DO di 1000 Hz (hertz). Il DO dell’ottava superiore sarà di 2000 Hz. Nell’intervallo che va dalla tonica all’ottava (in altre parole da 1 a 2) poniamo i termini corrispondenti alle frequenze delle varie note:

Va notato, non senza eccitazione, che questi intermedi di vibrazione sono tutti numeri irrazionali!Alcuni di questi sono di uso corrente anche in campi apparentemente diversi da quello musicale. Ritroviamo, ad esempio, nella formula per calcolare il volume della sfera Vsf = r3 x π x .Calcoliamo ora, come abbiamo fatto per la gamma di numeri relativa allo Spirito Universale, l’archetipo equivalente estraendo i numeri di base 2, 3, 4, 5, 8, 9, 15 (notiamo, intanto, che sono tutti divisori di 360) e moltiplichiamo fra loro 2 x 3 x 4 x 5 x 8 x 9 x 15 = 129.600.129.600 = 64x100, ma cosa più sorprendente, è un quadrato perfetto come 46.656!

360 x 360 = 129.600216 x 216 = 46.656Inoltre, 25.920 x 5 = 129.600

2Ptolem. harm. I 13 (cfr. Boëth. Inst. mus. V 17 ss.)

1 243

32

1,

DO RE MI FA SOL LA SI DO

2,98

,54

,43

,32

,53

,158

= x43

43

23

43

43

1Platone, Platone tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale, Rusconi.

Se, poi, da 129.600 sottraiamo 46.656 otteniamo 82.944, che è anch’esso un quadrato perfetto: 288 x 288 = 82.944!Se a 129.600 aggiungiamo qualche zero otteniamo 12.960.000, proprio il numero a cui fanno riferimento tutte le tavole delle moltiplicazioni e delle divisioni provenienti dalla antica biblioteca di Ashurbanipal, a Ninive (oltre 6000 anni fa)! 12.960.000 si ottiene moltiplicando l’Anno Platonico per 500: 25.920 x 500=12.960.000Infine, 129.600, 82.944 e 46.656 sono fra di loro nella relazione geometrica intera, conosciuta come “triangolo pitagorico”, con i lati commensurabili fra di loro (fig.1)!

32 + 42 = 52 9 + 16 = 25 (3, 4 e 5 sono fra i numeri di base musicali)

Infatti, 129.600 = 3602 360 = 72 x 5 82.944 = 2882 288 = 72 x 4 46.656 = 2162 216 = 72 x 3!!!

Con questa relazione si dimostra il legame fra Aritmetica, Geometria, Musica e Sferica (ovvero i 4 Elementi della Seconda Natura).L’invenzione della musica viene attribuita a Orfeo, ma chiunque sia stato a trovarla conosceva i segreti della Creazione Divina, tanto da essere considerato come un Dio, anche per questa ragione.Noi possiamo fare solo divertenti considerazioni, dai frammenti che abbiamo dell’antico sapere, fatto disprezzare:

129.600 = 450 x 288450 = 162 + 28846.656 : 288 = 162288 – 162 = 126360 + 288 + 216 = 864288 x 3 = 864360 + 216 = 576288 x 2 = 24 x 24 = 242 = 576288 + 216 = 504126 x 4 = 504…

Il brano del Timeo, riferito alla Seconda Natura e alla “composizione” dello Spirito Vitale («… dell’Identico, del Diverso e dell’Essere…»), terminava con il rapporto di due enigmatici numeri, 256 e 243. Per trovare anche qui la spiegazione per far comprendere che gli Antichi non si limitavano ad enunciarlo, ma cercavano e trovavano le quantità numeriche dei fenomeni e delle cose, lasciamo per un poco Platone per leggere un brano del suo maestro Archita, riportato da Tolomeo2: «Archita di Taranto si dedicò allo studio della musica più d’ogni altro pitagorico. Egli si sforza di mantenere le proporzioni dei rapporti non soltanto negli accordi, ma anche nelle divisioni interne ai tetracordi giudicando che la simmetria degli intervalli è nella natura stessa dell’armonia... Egli distingue tre gamme, la enarmonica, la cromatica, e la diatonica.

4

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SpagyriaLa base del tetto ha per misura 144 (numero della terra, metà di 288!), mentre i lati hanno 108 (108 + 108 = 216, numero del tetto).

Così il rapporto = = =

Lo stesso rapporto del «velo» del Santo dei Santi del Tempio di Gerusalemme: = !E va notato, inoltre, che 216+144=360! Origine sumerica, (DUB = 360)!«L’area rituale degli edifici Ming T’ang doveva comprendere da Est a Ovest 9 stuoie, e 7 stuoie da Sud e Nord». Secondo il Kao Kong Li, sesto libro del Tchen Li, la lunghezza della stuoia ha per misura 9 e l’area del rituale Ming T’ang 63x81.

area rituale del Ming T’ang

Da cui = , che è anche il rapporto fra il primo e il quinto tubo della formula musicale pentatonica.

Inoltre, 63 + 81 = 144 144 x 2 = 288!Ancora una volta ritroviamo l’importanza del 288. Ritroviamo questo numero un po’ ovunque. Leggiamo nella Genesi: «Dio creò l’uomo e li fece maschio e femmina». Ebbene, il valore esoterico segreto della parola maschio in ebraico è 150, mentre quello di femmina è 138.Tre lettere per maschio ( ) e quattro lettere per femmina ( ) 4 + 3 = 7, ma c’è dell’altro: 150 + 138= 288! Questo numero lo ritroviamo anche nel codice genetico che è il meccanismo che permette di passare da una sequenza poli–nucleotidica a una sequenza poli–peptidica, cioè da una catena del DNA genetico alle proteine!Le lettere dell’alfabeto ebraico come abbiamo visto sono 22. Ebbene, le proteine sono costituite da 22 aminoa-cidi! Questi sono come “lettere” dell’alfabeto organico e le proteine quindi “parole” o “frasi” (ormoni, enzimi, neuro–trasmettitori, messaggeri intra − cellulari, ecc.) della lingua interna dell’organismo. L’alfabeto del DNA possiede 4 lettere (chiamati nucleotidi), quattro come i 4 Elementi: Guanina (G), Adenina (A), Uracile (U), Citosina (C); legate da un quinto elemento, uno zucchero a 5 atomi di carbonio (ribosio).Con 4 lettere si possono formare al massimo 64 parole di 3 lettere ciascuna (da notare che 64 è il prodotto di 4 x 4 x 4 = 64).Per produrre una proteina il DNA, che è avvolto su se stesso in doppia elica a spirale (come la traiettoria finale della Terra attorno al sole), si deve aprire come un libro per poterlo leggere. Solo allora l’RNA messaggero può trascrivere il messaggio di un gene del DNA. Lo fa specularmente, come se fosse uno specchio, ma attraverso il successivo trasferimento, una seconda riflessione, viene girato esattamente come era nel DNA e viene tradot-ta in una determinata serie di aminoacidi, corrispondente a una determinata proteina; ovvero una determinata “parola” o “frase”, una vibrazione, un determinato suono (così nel piccolo come nel grande!). Gli aminoacidi, proprio come le lettere di un alfabeto, hanno forme specifiche, ideogrammi viventi che producono una vibra-zione, perciò un suono, un’armonia specifica.Facciamo un esempio, decriptiamo la parola di tre lettere che vuol dire: «metti l’Arginina, la Tirosina, la Vali-na, la Leucina…». La trascrizione nei codoni dell’RNA messaggero, è speculare, ma negli anti-codoni dell’R-NA messaggero stesso viene di nuovo trascritto specularmente, cosicché si ottiene la sequenza di partenza e gli aminoacidi attirati da quel suono entrano nella composizione della proteina.

E così distingue in ciascuna gli intervalli: l’ultimo rapporto lo stabilisce uguale nei tre generi, e lo fa consistere in

; quello medio, nel genere enarmonico lo fa consistere in

, nel diatonico , sicché l’intervallo primo

nel genere enarmonico è di , e nel diatonico di . Poi stabilisce nel genere cromatico il suono secondo a partire dal più acuto, servendosi di quello che ha la sua stessa posizione nel genere diatonico, dicendo che il suono secondo nel genere cromatico sta al secondo (dal più acuto) nel genere diatonico nel rapporto di 256 a 243. In rapporto a questi intervalli compone questi tetracordi servendosi di numeri primi: se daremo ai suoni più acuti dei tetracordi il numero 1512, ai più gravi, che stanno a quelli nel rapporto di , daremo il numero 2016; e dunque darà, nel rapporto di

, il numero 1944. Questo numero rappresenterà dunque il secondo

suono, a partire dal più grave, in tutti e tre i generi. I numeri dei suoni secondi a partire dal più acuto saranno, nel genere enarmonico il 1890 che è nel rapporto di col numero 1944 e di

col numero 1512, nel genere

dianotico il 1701 che è nel rapporto di col 1944 e di

col 1512, nel genere cromatico il 1792 che è nel rapporto di col 1701».

Se andiamo a studiare la musica cinese, ovvero il pensiero di questa civiltà tradizionale, vedremo che utilizza gli stessi archetipi, pur essendo la gamma pentatonica (5 note), diversa da quella occidentale che è eptatonica (7 note)! Così come l’alfabeto ebraico di 22 lettere concorda con quello latino da 24 in quanto all’origine, per-ché si riferiscono entrambe ai 24 numeri che dividono 360 in rapporti interi.La musica cinese, sorprendentemente, è basata sul quadrato (pari, 2, Yin) e sul triangolo (dispari, 3, Yang). Anche qui il 2 e il 3, i primi due numeri! Stessa origine! La musica cinese si basa su due serie di numeri: 80, 56, 72, 48, 64 e 81, 54, 72, 48, 63. Questi numeri misurano la lunghezza che debbono avere i tubi sonori dai quali provengono le note della gamma pentatonica. Questa gamma musicale è in relazione con la concezione architettonica sacra Ming T’ang: «L’edificio è l’im-magine dell’universo; le preparazioni del profilo del tetto e del piano della terrazza ricordano le prime il triangolo (dispari, 3, Yang) e le seconde il quadrato (pari, 2, Yin). Questi sono due principi su cui si basano gli edifici Ming T’ang».

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3635

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256243

216144

432288

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108108

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YangYin

enarmonico

la

sol

fa

mi

cromatico diatonico

. . 43=

3227

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intervalli

רכז תבקנ

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A A C C A T A T G G C T D.N.A. (informazione) 1) | | | | | | | | | | | |

T T G G T A T A C C G A trascrizione speculare nell’RNA

2) U U G G U A U A C C G A CODONI, R.N.A. messaggero ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ trasferimento

3) A A C C A U A U G G C U ANTICODONI, R.N.A. (seconda trascrizione speculare) Leu Val Tir Arg traduzione (proteina)

Leucina – Valina – Tirosina – Arginina – ecc. Polipeptide (proteina, ovvero catena di aminoacidi).U, corrisponde al nucleotide Uracile che è presente solo nei codoni e anti-codoni dell’RNA messaggero.

AAC = Adenina – Adenina – Citosina = metti l’aminoacido LeucinaCAU = Citosina – Adenina – Uracile = metti l’aminoacido ValinaAUG = Adenina – Uracina – Guanidina = metti l’aminoacido TirosinaGCU = Guanina – Citosina – Uracile = metti l’aminoacido ArgininaI codoni sono accoppiati agli anticodoni secondo la seguente complementarità:

C U A G| | | |G A U C

64 combinazioni, si è detto, l’aritmetica, ancora una volta, è alla base di questo alfabeto. Se si abbina un nume-ro alle 4 lettere, C = 0 , T = 1 , A = 2, G = 3, ognuno dei 64 codoni è rappresentato da una serie di numeri (CCC = 000; CCT = 001; CCA = 002; GGA = 332; GGG = 333, ecc.). Se sommiamo i numeri delle 64 combinazioni otteniamo... 288! Il numero di Iavè, dei musicisti del Tempio, dei nuclei atomici stabili, ecc.Se si sommano i numeri considerandoli cifre di 3 numeri, si otterrà 10.656. Ebbene 10.656 – 288 = 10.338, che è il numero di Iavè iod x he x vav x he (con iod = 18)!Inoltre, 10.656=288 x 37.37 rappresenta il valore esoterico segreto di הֶיְהֶא «ehieh», che significa “io sono”, cioè l’Essere Esistente.37 proviene da 111:3 = 37, cioè la Trinità divisa per tre, ovvero le tre Nature!Quando Platone dice che l’Essere Esistente, ovvero il Demiurgo, ha guardato alla copia perfetta in sé e per sé per fare il Mondo, mi viene in mente l’RNA messaggero che rispecchia il DNA e lo riflette poi per formare le proteine!4 lettere nel DNA, come i 4 elementi, ma noi sappiamo (e ne parleremo anche più avanti) che hanno origine da 2 Principi chiamati anche i due Contrari (Luce e Tenebra). Così, esprimiamo il codice genetico col sistema binario 0 e 1 (che ben rappresentano i 2 Contrari):C = 00, T = 01, A = 10, G = 11. Col sistema binario, per i 64 codoni di 3 lettere sono necessarie 6 caselle.

Nella formulazione binaria si otterranno tutti i numeri necessari da 000000 (CCC) a 111111 (GGG), cioè da 0 a 63. Ora se al posto di 1 e 0 si utilizzano i segni _______e ___ ___, che sono i segni più semplici che si possano immaginare…

GGG ______ CCC ___ ___ CTA ___ ___ ______ ___ ___ ___ ___ ______ ___ ___ ___ ___ ______ ___ ___ ________ ______ ___ ___ ________ ______ ___ ___ ___ ___

Amico lettore, avrai già riconosciuto che le figure così formate altro non sono che gli ideogrammi cinesi Yang e Yin de I King o Libro dei Mutamenti! Di nuovo dalla stessa Conoscenza Antica!Tutte queste concordanze fra antichi Greci, Ebrei, Latini, Cinesi, Sumeri, fanno concludere che c’è stata un’an-tica origine unica di tutte le conoscenze, se la Matematica non è un’opinione…

Fine della IV e ultima parte. Salve!

Giorgini Dr. Martino

Spagyria

Bibliografia:

- Leo Georges Barry, I numeri magici nucleari, Edizioni Atanor, Roma.- Giovanni Reale, Per una nuova interpretazione di Platone, Editore Vita e Pensiero.- Platone, Tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale, Rusconi Editore.- Giamblico, Il Numero e il Divino, Rusconi Editore.

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LE TONSILLE RICONOSCONO GLI ESTRANEI E INNESCANO MECCANISMI DI DIFESA PRODUCENDO ANTICORPI

Le tonsille sono strutture linfoi-di, dalla forma simile a una man-dorla, facenti parte del cosiddetto anello linfatico oro-faringeo, un insieme di formazioni linfatiche disposte tutt’attorno alla faringe a costituire una sorta di barriera difensiva. Esso è costituito dalla

tonsilla faringea, dalle tonsille palatine e dalla tonsilla linguale.

La TONSILLA FARINGEA (o tonsilla adenoidea), si trova nella volta del rinofaringe per filtrare l’aria che proviene dal naso. Rag-giunge la massima dimensione

alla pubertà. Talvolta cresce tal-mente da impedire ai bambini la respirazione nasale dando luogo a un processo di iperplasia e iper-trofia, con formazione di vegeta-zioni adenoidi (le adenoidi del linguaggio corrente).

Le TONSILLE PALATINE sono situate nelle pareti latera-li dell’istmo delle fauci. Vanno spesso incontro a infiammazioni nelle malattie da raffreddamento.

La TONSILLA LINGUALE non è un organo come le tonsil-le palatine e le adenoidi, ma è un tessuto linfoide situato nella mu-cosa della radice della lingua.

Nel linguaggio comune, quando si parla di tonsille ci si riferisce a quelle palatine, che si trovano ai lati della gola, dietro e sopra la base della lingua. La loro funzio-ne è quella di difendere l’organi-smo dalle aggressioni di agenti esterni (batteri o virus) nel primo ingresso dell’albero respiratorio; un’ulteriore attività è anche quel-la di fungere da messaggeri per informare il sistema immunitario sul tipo di aggressione che si sta subendo e, quindi, di produrre anticorpi mettendo, così, in atto strumenti di difesa adeguati. In senso lato, le tonsille possono es-sere considerate sorveglianti che intercettano germi patogeni e concorrono alla loro eliminazione.

Le funzioni delle tonsille sono particolarmente attive nei primi anni di vita, in quel processo di maturazione del sistema di di-fesa, durante il quale l’organismo si confronta con l’ambiente e, dato il diretto contatto delle stes-se con l’esterno, viene a favorirsi la produzione di anticorpi. Ecco perché nei bambini, che “affron-tano” germi ancora sconosciuti all’organismo, tende a verificarsi con maggiore frequenza un’iper-trofia tonsillare, cioè un aumen-

to di volume (non patologico), a sua volta rappresentante un segno dell’attività di queste ghiando-le che, appunto, s’ingrandiscono quando lavorano maggiormen-te, in un sistema immunitario in via di formazione. Di contro, con la crescita dell’individuo, l’insieme delle sue difese viene a incrementarsi, sicché le tonsille riducono, gradualmente, la loro attività e il loro volume. Insom-ma, le tonsille sono di estrema importanza giacché ricevono un

insieme di informazioni che ver-ranno successivamente elaborate dall’organismo per creare delle difese immunologiche fonda-mentali per la vita.

E però, nonostante le difese im-munitarie dell’adulto siano su-periori a quelle del bambino e, quindi, la frequenza di ipertrofia tonsillare risulti minore, anche in età matura l’organismo si può trovare – magari in seguito a sbalzi termici – in una condizio-

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Tonsille

ne sfavorevole, ove le tonsille “perdono la battaglia” contro gli agenti patogeni, subendo passivamente la virulenza di questi che, pertanto, producono un’infezione facendo pervenire uno stato febbrile. Chiaramente, la condizione infettiva potrà interessare le tonsille stesse oppure le altre vie respiratorie, provocando così la-ringite, tracheite, bronchite e, anche, polmonite. Ma come si presenta questa “battaglia”? In maniera molto semplice, il germe entra nelle cripte tonsillare, dove incontra l’anticorpo: se ad avere la meglio è quest’ulti-mo, non si verifica l’infezione. Viceversa, se a prevalere è il germe, si ha l’infezione che provoca la tonsillite.

In presenza di un’infiammazione – sia essa batterica o virale, acuta o cronica – le tonsille si presentano in-grossate e arrossate, in alcuni casi possono arrivare a toccarsi tra loro e sono spesso "verniciate" da materiale biancastro e da pus; per converso, quando sono sane, esse hanno un colore rosa tenue. Talvolta, le tonsille risultano talmente grandi che impediscono la respirazione! La tonsillite è quindi una patologia a carico di queste strutture linfatiche, i cui sintomi sono forte dolore alla gola, difficoltà a deglutire – con dolore spesso irradiato alle orecchie – febbre, brividi e raffreddore.

D’inanzi a una tonsillite provocata da un virus (quindi di origine virale), ecco che questa si manifesterà inizial-mente con mal di gola, lieve arrossamento delle tonsille, febbre non oltre i 39°; già dopo il secondo giorno, questi sintomi inizieranno ad attenuarsi cedendo il posto a raffreddore, tosse secca e catarro. Nel caso di una tonsillite batterica (il batterio più frequente è lo Streptococco), invece, è frequente la presenza di essudato tonsillare, ovvero le placche, e una febbre superiore ai 39°.

Talvolta, le forme preventive – che andrebbero sempre seguite – non riescono a proteggere l’organismo da virus e batteri particolarmente insistenti che approfittano dei pochi istanti in cui il sistema immunitario ha un po’ di riposo o una flessione. Oltre a ciò, alcune forme voluttuarie, come il fumo di sigaretta, non fanno che irritare ulteriormente le tonsille, il cui ruolo molto delicato e importante necessita della massima efficienza. In casi di infezioni, si potrà agire con prodotti antisettici, ovvero quelle sostanze in grado di distruggere i germi patogeni. In tal senso, esiste una pianta medicinale poco conosciuta come la Baptisia, la cui ricchezza di polisaccaridi con-tenuti nella radice ha dimostrato «di aumentare la risposta immunitaria» (F. Perugini Billi, Manuale di fitote-rapia, Azzano San Paolo 2004). Grazie alla sua azione «antisettica» (Ibidem), la Baptisia promuove il benessere di naso e gola e, nello specifico, «è considerata particolarmente efficace nelle infezioni delle alte vie respiratorie (tonsilliti, faringiti, sinusiti etc.)» (Ibidem). Altri studi riferiscono che la Baptisia può essere utilizzata a «comple-tamento della terapia antibiotica» (G. Nuti, La terapia iridologica. Fitoterapia, oligoterapia, omeopatia e materia medica iridologica, Milano 2009), in presenza di «infezioni virali e sindromi infettive gravi» (Ibidem).

A conclusione di questo breve articolo, non può mancare un riferimento alla tonsillectomia (l’aspor-tazione chirurgica delle tonsille), operazione che viene eseguita sia in presenza di tonsille ipertrofi-che che, oltre a provocare apnee notturne, possono causare soffocamento, sia quando si hanno infezioni ricorrenti che causano più di cinque episodi di ton-sillite all’anno, sintomo che tali strutture non riesco-no più a svolgere la propria funzione, rischiando di diventare dannose per l’organismo. Ancora una vol-ta, la strada dell’integrazione, come forma preven-tiva (ma non solo!), può essere un valido percorso da seguire, specie nei periodi in cui l’organismo può risultare più cagionevole!

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QUELLE PICCOLE SACCHE NELL’INTESTINODIVERTICOLOSI, MALATTIA DIVERTICOLARE E DIVERTICOLITE: QUALI LE DIFFERENZE E COME TRATTARLE

Diverticoli Informazione pubblicitaria a cura di VIS MEDICATRIX NATURAE® s.r.l. di Giorgini Dr. Martino

PREMESSAL’effetto esercitato dalle fibre alimentari sulla durata del transito delle feci è direttamente correlato all’au-mento del peso e del volume fecale. Una grossa massa fecale oltre ad attraversare il colon con maggior facili-tà, richiede una minore pressione intraluminale e determina una minore sollecitazione delle pareti del colon. La maggior durata del transito intestinale (associata alla dieta occidentale) è responsabile dell’esposizione prolungata alla flora intestinale dei vari composti ingeriti (sia naturali, sia artificiali) i quali hanno quindi una maggiore possibilità di essere convertiti in sostanze potenzialmente dannose. Per questo e altri motivi, man-tenere le feci morbide favorisce la peristalsi, riducendo significativamente lo sforzo durante la defecazione.

In teoria una dieta ricca di fibre potrebbe aiutare a migliorare que-ste situazioni, il problema è che ormai anche i cibi integrali sono impoveriti. Spesso per ottenere le farine integrali si aggiunge la crusca alle farine raffinate, oppu-re, in certi casi, vengono aggiunti addirittura dei coloranti che con-

feriscono il colore marrone alla pasta o al pane cosiddetto inte-grale, per ingannare l’occhio del consumatore. In questo caso però si perde una delle componenti più importanti del cereale: il germe di grano che contiene importan-tissimi nutritivi come gli acidi grassi e soprattutto la vitamina E.

Per sopperire a questa “povertà” delle fibre, sarebbe bene utilizza-re composti naturali che, richia-mando acqua, mantengono le feci morbide e, soprattutto, riducono l’insorgenza di alcuni problemi che possono coinvolgere l’inte-stino, come vedremo di seguito.

I DIVERTICOLISi tratta di estroflessioni (ripiegamento verso l’esterno di un organo anatomico) che si formano nelle pareti del colon e che rappresentano una struttura più debole rispetto al resto della parete sana dell’organo. Sono, in pratica, alterazioni anatomiche simili a piccole “sacchette” che si sviluppano alterando il profilo del colon, in particolare di quello sinistro e del sigma. La presenza dei diverticoli, se asintomatica, è detta diverticolosi: non rappresenta una patologia ed è, peraltro, una condizione assai diffusa; infatti, almeno il 50% delle persone dopo i 60 anni presenta diverticolosi, ovvero la semplice presenza di diverticoli. Va da sé che, con il passare degli anni, questa condizione può progredire e mutare in disfunzione.

Il termine diverticolosi va tenuto distinto da quello di malattia diverticolare che si riferisce alla presenza di una sintomatologia legata ai diverticoli. Di contro, quando questi subiscono un processo di infiammazione e si crea un quadro clinico patologico, si passa alla diverticolite. Quest’ultima, provocata dall’accumulo di materiale fecale – che transita lungo il colon – all’interno dei diverticoli, potrà avere forma lieve (non compli-cata) e forma grave (complicata), dove l’evento più traumatico è rappresentato dalla perforazione intestinale.

Le cause della formazione di diverticoli possono essere diverse: a onor del vero, alcune volte non c’è un’ori-gine identificabile con sicurezza, benché sia condivisibile il fatto che si sviluppino in un intestino mal fun-zionante. Generalmente, la formazione di queste “sacchette” sembra attribuita a un’alimentazione povera di fibre: com’è noto, queste aumentano il volume delle feci, però di fronte a una scarsa assunzione, il contenuto fecale diminuisce, il diametro del colon si riduce e questo si traduce in un aumento di pressione! D’altra parte, è lo stile di vita a essere chiamato in causa in maniera prepotente: la diverticolosi si affaccia nei primi del ’900, specie con l’introduzione di alimenti nuovi che hanno sostituito le fibre, mentre la malattia divertico-lare è assai diffusa nei paesi industrializzati, ove si segue una dieta grassa e raffinata; viceversa è rara nei paesi del terzo mondo, dove ci si alimenta con elevati apporti di fibre.

Non sempre è facile distinguere i casi di malattia diverticolare sintomatica da una condizione di colon irri-tabile. La prima, però comprende un ampio spettro di sintomi – che si intensificano in caso di diverticolite –, prevalentemente situati nella parte sinistra della pancia, tra i quali: meteorismo; dolore addominale ricorrente

DIVERTICOLI

INTESTINO DIVERTICOLI

EMORRAGIA

INFIAMMAZIONE

COLON

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Diverticoli

Se la scelta di trattamento in caso di diverticolite dipende dall’entità del problema e può prevedere anche l’in-tervento laddove sia presente un’infiammazione in stato avanzato, in condizione di diverticolosi occorre inter-venire sullo stile di vita. Benché i diverticoli non possano regredire con l’alimentazione, in teoria, una dieta adeguata, ricca di fibre (almeno 30-40 grammi al dì), che preveda un importante consumo di frutta e verdura, pane e pasta integrali e cereali, nonché con molta acqua, potrebbe ridurre il rischio che questi degenerino in-fiammandosi. Il problema è che ormai anche i prodotti integrali come il pane e la pasta sono sempre più poveri.

Che siano solubili o insolubili, le fibre infatti favoriscono lo svuotamento intestinale. Tutto ciò, andrà costan-temente accompagnato da una valida attività fisica, mantenendo un corretto bilancio idrico per proteggere così l’intestino e prevenire l’insorgere di diverticoli.Qualora i diverticoli dovessero presentare un’infiammazione intensa, sarà bene seguire una dieta con pochi residui fissi, ciò significa che dovrà altresì essere limitato il consumo di fibre. Comunque, sarà d’uopo impo-stare la corretta alimentazione con un medico specialista.

Volendo continuare a riflettere su quali possono essere le migliori modalità di prevenzione dei diverticoli, va detto che un ruolo importante viene svolto dai probiotici, sostanze naturali in grado di “bonificare” l’intestino, riducendo accumuli di tossine e fenomeni putrefattivi. Se evitare cibi grassi e spezie risulta quasi una scelta obbligata, occorre anche limitare il consumo di frutti e verdure che contengono semi (kiwi, anguria, pomo-dori, melanzane ecc.), giacché questi ultimi arrivano intatti nel colon e, se entrano nelle anse dei diverticoli, favoriscono l’ostruzione e l’accumulo di materiale putrefattivo.

Un sostegno naturale per prevenire i diverticoli può giungere dall’agar-agar, una sostanza naturale che non viene assorbita dall’intestino ma, a contatto con l’acqua, si gonfia al suo interno. Questo gel che si viene a for-mare impedisce alle feci di essere troppo dure o troppo molli, favorendone l’evacuazione. L’aspetto, però, qui di maggiore interesse è che «inglobando nella gelatina le feci vecchie accumulate, tiene puliti anche eventuali diverticoli» (AA. VV., Medicamenta, VI, Milano 1996).

o cronico; stipsi e irregolarità intestinale o, per converso, dissenteria; spasmi; raramente emorragia rettale, nonché febbre. La diagnosi, comunque, è molto spesso occasionale e avviene dopo una manifestazione acuta o tramite una colonscopia di controllo. L’endoscopia, può inoltre, riferire se vi sia la presenza o meno dei diverticoli, nonché indicarne la fisionomia.

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Sinusite Informazione pubblicitaria a cura di VIS MEDICATRIX NATURAE® s.r.l. di Giorgini Dr. Martino

UN FASTIDIOSO E DIFFUSO MALE DI STAGIONESE SOTTOVALUTATA, LA SINUSITE PUÒ DIVENTARE UN PROBLEMA CRONICO

Seno facciale sano Sinusite

Muco in eccesso

Membrana sinusale infiammataSeno frontale

Seno etmoidale

Seno mascellare

Seno sfenoidale

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CAVITÀ NASALI E PARANASALILe fosse (cavità) nasali formano la parte interna del naso: si tratta di due canali separati dal setto e suddivisi in quattro aree (vestibolo, atrio, zona olfattiva e porzione respiratoria); esse svolgono una funzione respi-ratoria – l’aria inalata attraversa le fosse, dividendosi in due flussi, di cui uno passa alla mucosa olfattiva ed entrambi giungono alla rinofaringe –; una olfattiva – le particelle odorose che giungono nella mucosa olfattiva ne stimolano le ghiandole che trasmettono tramite il nervo olfattivo ai centri olfattivi cerebrali e diventano sen-sazioni di odore una fonatoria – contribuiscono alla corretta pronuncia e modulazione delle consonanti nasali –. Le fosse nasali sono rivestite da una mucosa che produce muco (le narici anche da peli) il quale impedisce

il passaggio di sostanze estranee che altrimenti potrebbero penetrare nelle vie respiratorie con l’aria inspirata. Mentre comunicano con l’esterno per mezzo delle narici, esse si aprono posteriormente nella rinofaringe; inoltre, le stesse sono in comunicazione, tramite piccoli canalicoli, con un complesso sistema di cavità scava-te all’interno dello scheletro del cranio, i seni paranasali.

Questi sono cavità poste attor-no alle fosse nasali, con le quali sono in comunicazione attraverso piccole aperture (osti); distinti in frontali, mascellari, etmoidali e sfenoidali, i seni sono situati nel cranio, sopra e sotto gli occhi, al centro della testa. Anch’essi sono ricoperti da una mucosa, che è in continuità con quella delle fosse nasali, benché molto più sottile e costituita da epitelio ci-lindrico semplice con ciglia che si

muovono in direzione delle fosse. La mucosa delle cavità paranasa-li produce a sua volta un muco che oltre a mantenerla detersa, evitando l’accumulo di germi e batteri, si riversa in quelle nasali con lo scopo di filtrare, inumidire e riscaldare l’aria che si respira; i seni paranasali, infatti, riscalda-no e umidificano l’aria inspirata e, durante gli atti respiratori, l’aria in essi racchiusa si mescola con quella inspirata e con quella espi-

rata, modificandone la composi-zione. Nondimeno, essi svolgono anche un ruolo nella fonazione, fungendo da cassa di risonanza. Le secrezioni che fisiologicamen-te vengono prodotte dalla mu-cosa nasale fuoriescono dai seni paranasali grazie a due meccani-smi: la forza di gravità che tende a fare uscire le secrezioni e a con-vogliarle verso la cavità nasale e il trasporto muco-cigliare.

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Sinusite

COS’È LA SINUSITE E QUALI SONO I SUOI SINTOMI?Per sinusite si intende un’infiammazione dei seni paranasali: in presenza di stati infiam-matori, infatti, la mucosa si gonfia provo-cando dolore; la conseguenza è un aumento della secrezione di muco che ristagna e, ac-cumulandosi, impedisce il passaggio di aria e diventa terreno fertile per la proliferazione di colonie batteriche. Spesso la sinusite – che viene distinta in acuta e cronica – è preceduta da patologie nasali: allergia a sostanze inalate, infezione, problema catarrale. Nel caso di una sinusite acuta, questa è simile a un forte raffreddore: i sintomi primari sono cefalea intensa (clas-sico pulsare della mucosa in corrispondenza degli occhi), dolore al volto e alla radice del naso che spesso si estende all’orbita e all’o-recchio, ostruzione nasale. Talvolta vi può essere anche febbre, specie quando la sinu-site è purulenta. Com’è desumibile, se le for-me acute non vengono curate sfociano in una forma cronica. Quest’ultima, prima di tutto, è persistente e dura nel tempo, inoltre presenta sintomi specifici legati a manifestazioni nasa-li quali: secrezione giallo-verdastro, ridu-zione dell’olfatto, necessità di soffiarsi ripe-tutamente il naso, nonché cefalea pulsante e frequente.

COME INTERVENIRE?Prima di tutto, va detto che se la sinusite cronica è legata a un difetto intrinseco della conformazione nasale, può rendersi necessario un intervento chirurgico con l’obiettivo di allargare le vie d’accesso ai seni parana-sali, migliorando così la ventilazione e il drenaggio del muco. Come visto, invece, la causa primaria di una sinusite temporanea è un’alterata capacità di comunicare con l’esterno che, a sua volta, può essere provoca-ta da: raffreddore, , batteri, virus e funghi, alterazioni anatomiche. Sicché

è evidente che se vengono trattate tali patologie, la sinusite dovrebbe cessare. Molto frequente è, negli ultimi tempi, la sinusite determinata dall’inquinamento atmosferico, elemento di elevato disturbo della funzione na-sale; e però, tra le cause non va mai escluso il fumo, abitudine voluttuaria che – come noto – blocca il trasporto del muco e ne altera la qualità.

Al di là delle doverose puntualizzazioni, si può affermare che un po’ di sinusite, oggi, non si nega a nessuno! Tuttavia, mentre la terapia chirurgica viene riservata nei casi intrattabili, di fronte – come visto – a sinu-siti originate da altre problematiche (magari stagionali), se viene risolto quel problema, ecco che la prima insorgerà raramente. Per esempio, in caso di raffreddore, da cui può sorgere una condizione di sinusite, «il succo di Aloe vera può essere utilizzato per decongestionare il naso chiuso» (J. Lawless, J. Allan, Aloe vera. Le proprietà terapeutiche di una pianta versatile ed efficace, Milano 2000); comunque – in passato – l’Aloe vera venne «apprezzata soprattutto come trattamento per curare la sinusite» (Ibidem). Insomma, ancora una volta può essere utile aprirsi ai prodotti naturali che, unitamente a una vita salutare, possono aiutare a contrastare malanni passeggeri!

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Alitosi Informazione pubblicitaria a cura di VIS MEDICATRIX NATURAE® s.r.l. di Giorgini Dr. Martino

AFFLITTI DA FOETOR EX ORE?COME CONTRASTARE L’ALITO CATTIVO IN MODO NATURALE

L’odore sgradevole proveniente dalla bocca è una condizione che, oltre a interessare individui di ogni sesso ed età, può manifestarsi transitoriamente come caratteristica para-fisiologica correlata a situazioni della vita quotidiana, oppure essere patologica, quindi provocata da affezioni orali o sistemiche. Ahinoi, l’alitosi ha impor-tanti implicazioni psicologiche personali e collettive: può essere, per molte persone, causa di preoccupazione notevole quando ven-gono intrattenuti rapporti sociali e affettivi. D’altra parte, si tratta di un problema fastidioso sia per chi ne soffre sia per le persone che percepiscono quella altrui.

Ma da cosa è composto l’alito? Esso è formato da vapore acqueo, alcuni gas e scorie microscopiche, che però sono inodori nei sog-getti sani che mantengono una buona igiene della bocca. Nel cavo orale si trovano alcuni ceppi di batteri anaerobi che proliferano in assenza di ossigeno e, in talune condizioni, producono gas e zolfo. Non solo, ma questi portano a putrefazione sostanze organiche con-tenute nei residui alimentari e nelle cellule di sfaldamento della mucosa orale, provocando così l’alitosi. Peraltro, sempre nel cavo orale, vi è la presenza della placca, una pellicola morbida e incolore, anch’essa composta da batteri; se non viene eliminata con un ade-guato uso di spazzolino da denti e filo interdentale, essa si solidifi-ca e si trasforma in tartaro, a sua volta composto da batteri anaerobi fossilizzati, cementati con sali di fosfato di calcio e saliva.

Com’è noto, il tartaro (e le problematiche che la sua mancata ri-mozione comporta: gengivite, parodontite, carie) presenta un odore sgradevole che, a sua volta, provoca alitosi.Fortunatamente, l’accumulo di placca può essere prevenuto con una buona igiene orale, con una dieta sana a ridotto consumo di zuc-cheri e bevendo molta acqua. A livello di cavo orale, va altresì ricordato che sulla superficie ru-vida della lingua si depositano cellule morte, residui di cibo, batteri e scarti della digestione batterica: se questi elementi non vengono eliminati, concorrono anch’essi a causare un cattivo odore dell’alito. È per questo motivo che, soprattutto negli ultimi tempi, viene calda-mente consigliato, dopo che si è proceduto con la pulizia dei denti, di detergere con uno spazzolino anche la lingua, ricettacolo, come visto, di sostanze che contribuiscono a una condizione di alitosi.

Nonostante si tenda a limitare la ricerca delle cause dell’alitosi esclusivamente nella bocca, in realtà, la causa più comune e, forse, più difficile da combattere, risiede nell’intestino. In certi casi infatti, i batteri putrefattivi che normalmente sono limitati al colon, possono risalire fino all’intestino tenue. Questo succede per due motivi:

• fermentazioni abnormi a opera di batteri putrefattivi che si svi-luppano oltre misura a causa di disbiosi intestinali e squilibri della flora batterica.

• Insufficienza di acido cloridrico e di succhi gastrici che “disin-fettano” la parte alta dell’intestino tenue impedendo la risalita dei batteri putrefattivi.

Queste due cause, associate a una scorretta alimentazione e a una carenza di enzimi digestivi, a lungo andare fanno sì che le fer-mentazioni risalgano, appunto, fino alla parte più alta dell’inte-

stino dove normalmente non sono presenti. I gas che si producono da queste fermentazioni risalgono fino allo sto-

maco e l’odore sgradevole si percepisce anche in bocca. In tal caso l’igiene orale sarà utile solo a per risolvere mo-mentaneamente il problema.

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Alitosi

Comunque, va detto che nell’arco della giornata, vi sono momenti in cui l’alito diventa più “pesan-te”. Indubbiamente, vi sono situazioni predispo-nenti, come l’eloquio lungo, dove la secchezza all’interno del cavo orale fa sì che si senta mag-giormente la presenza di batteri; il fumo di tabac-co; le bevande alcoliche e, soprattutto, l’eccessi-vo consumo di cibi alitogeni: aglio, cipolla, porri.Non solo, ma in condizioni normali, l’odore del cavo orale può registrare variazioni nella sua in-tensità e tipologia in funzione di alcune variabili. Per esempio, un alito “sgradevole” al risveglio, così come dopo un pranzo (o cena) particolar-mente saporiti, o dopo un’attività fisica intensa, è una condizione normale e non necessita di par-ticolari accorgimenti. Durante la notte, infatti, la produzione della saliva diminuisce, al pari dei movimenti della lingua: ciò produce un ulterio-re incremento del processo di decomposizione batterica all’interno della bocca. Del resto, la saliva – un antibatterico naturale contenente os-sigeno che a sua volta contrasta la proliferazio-ne di germi – modifica la sua consistenza in base all’età, alle abitudini alimentari, ai momenti della giornata e all’ambiente in cui ci si trova; per cui se questa viene a ridursi, diminuisce conseguente-mente anche l’auto-detersione della bocca.Tuttavia, alcune persone presentano alitosi non solo nelle occasioni sopracitate. Ora, dal momen-to che è la scarsità di saliva presente nella bocca a causare di frequente tale problema, occorre anda-re a ricercare ulteriori motivi della sua parziale as-senza: alcuni farmaci per esempio – antidepres-sivi e, soprattutto, antistaminici – hanno spesso tale effetto collaterale. Altre cause possono essere un’allergia al lattosio, un’affezione alla gola (tonsillite, faringite, laringite). Recentemente, è stato rilevato che l’alitosi può essere dovuta an-che ai tonsilloliti, aggregati di materiale per lo più calcifico che si formano nelle cripte delle ton-sille palatine.

È comunque possibile contrastare l’alitosi e il suo insorgere in molteplici modi. Anzitutto – e lo si ribadisce con forza – è necessaria una scrupolosa igiene del cavo orale che comporta: lavaggio accurato dei denti, uti-lizzo del filo interdentale e pulizia della lingua, specie il terzo posteriore del dorso, dove la proliferazione bat-terica è maggiore. Possono essere impiegati anche i collutori, tuttavia, è opportuno optare per quelli naturali – magari a base di Aloe vera, mirra, o Rosmarino «utile per combattere l’alito cattivo, la secchezza della bocca e della gola» (S. F. Parsa, La salute dei denti. Guida alle più efficaci terapie naturali, Milano 1997) – e, soprattutto, analcolici (l’alcol disidrata le mucose). Per quanto aglio e cipolla siano alimenti utili, tuttavia non conferiscono un odore particolarmente gradevole all’a-lito; comunque, anche spezie, cibi grassi, alcolici, caffè, vino, birra e soprattutto il fumo a lungo andare possono aumentare una condizione di alitosi. Per promuovere la funzione digestiva, nonché per favorire l’eliminazione dei gas intestinali e sostenere la funzionalità delle vie respiratorie, è ottima la Menta (e il suo olio essenziale) che, se nebulizzata in bocca sotto forma di spray, svolge anche il ruolo di sintomatico, rinfrescando l’alito. Ovviamente, questo dovrà essere utilizzato con cautela da chi è affetto d’alitosi per via di un reflusso gastro-esofageo: la menta, infatti, può aumentare tale disturbo. Ad eccezione, però, di tale contingenza, questa pianta presenta caratteristiche che possono aiutare nelle condizioni più difficili, senza mai dimenticare che più si ha cura del proprio cavo orale e più ridotto sarà il rischio di avere un foetor ex ore!

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Tra i primi studiosi a intuire le criticità di un’alimentazione ricca di zuccheri fu, negli anni Ottanta, il medi-co francese Michel Montignac. In quel periodo così economicamente frenetico, l’uso di bevande e merende preconfezionate, in risposta all’esigenza di ottimizzare i tempi dell’alimentazione, ha comportato un corposo picco nella crescita dell’obesità nei Paesi industrializzati, ed anche nelle classi sociali a basso reddito (T. Lob-stein, Y. Wang, Worldwide trends in childhood overweight and obesity, in «International Journal of Pediatric Obesity» I, 2006, pp. 11-25).

Se per dieta a “basso contenuto glicemico” intendiamo la riduzione, attraverso un percorso alimentare, di tutti gli zuccheri, ebbene si rischia di cadere in errore. Per-ché c’è zucchero e zucchero. Esistono zuccheri “buoni” e zuccheri “cattivi”. È davvero così? Lo scopriremo. Ci si consenta per adesso un passo indietro. Per indice gli-cemico s’intende la capacità di un determinato zucche-ro di alzare la glicemia, cioè la concentrazione di glu-cosio nel sangue, dopo il pasto e rispetto a uno standard di riferimento. Per “zuccheri”, sia quelli buoni sia quel-li cattivi (ricordate, è vera questa classificazione?), esi-ste una categoria omnicomprensiva, quella dei glucidi. Essa raggruppa sommariamente i carboidrati semplici, come gli zuccheri semplici (che sono immediatamente bruciati dal metabolismo dopo l’assimilazione) e quelli complessi, che fungono da scorta energetica. I primi sono più semplicemente gli zuccheri propriamente detti (lattosio, fruttosio, zucchero bianco e tutti i derivati), i secondi appartengono, semplificando, all’universo su cui si basa la dieta mediterranea (pane, pasta, riso). Per comprendere queste distinzioni e capire quali sono le motivazioni a favore di una dieta ipoglicemica, Spa-gyrica si è rivolta al dott. Stefano Geminiani, nutrizio-nista in Bologna.

PERCHÉ GLI ZUCCHERI SEM-PLICI, QUELLI CATTIVI, SONO CONSIDERATI DANNOSI PER LA SALUTE?Io non amo distinguere tra zuc-cheri buoni o cattivi, non c’è nul-la di troppo “cattivo” o di trop-po “buono” nel cibo. Tuttavia, è bene precisare che quando il cor-po umano assume questo tipo di zuccheri anche nei suoi derivati (i dolci, per esempio) il pancre-as si attiva per produrre insulina cercando di abbassare il livello di glicemia nel sangue. L’insulina ha una sua misura e tende a ricostru-irsi molto lentamente per cui, se si eccede con gli zuccheri, il pan-creas non riesce a mantenere una produzione di ormone sufficien-te. Quando l’insulina raggiunge un livello insufficiente s’innesta una reazione: il cervello inizia a domandare nuovo cibo perché l’assenza di questo ormone re-gola anche il senso di sazietà. In sostanza più si assume zucchero semplice più il corpo ne pretende altro, in un circolo vizioso cui bi-sogna stare attenti.

29Scopri la vasta gamma dei prodotti del Dr. Giorgini sul sito internet www.drgiorgini.it28 I prodotti del Dr. Giorgini sono disponibili in erboristeria, farmacia e parafarmacia

Dieta a basso indice glicemico

GLI ZUCCHERI: NEMICI AMICI

ALLA RICERCA DELLA SALUTECON LA DIETA A BASSO INDICE GLICEMICO

Page 16: SPAGYRICA GENNAIO 2018 N. 27 - Dr. Giorgini

A QUALI CONSEGUENZESI PUÒ ANDARE INCONTRO?All’obesità certamente, ma anche ai disordini alimentari. Fisiologi-camente una dieta ricca di zuc-cheri può portare a una sindro-me metabolica, come il diabete, oppure a una insulino resistenza, ovvero quando le cellule del cor-po umano diminuiscono la rispo-sta all’azione dell’insulina stessa.

LE DIETE “FAI DA TE” POSSO-NO PRODURRE RISULTATI SOD-DISFACENTI?Se queste si limitano a ridurre dolci, cioccolata, miele e gela-ti certamente. Credo, però, che qualsiasi percorso alimentare debba avere a corollario un’edu-cazione al cibo e premessa delle considerazioni. La prima di que-ste è che il paziente si sottoponga a precisi esami clinici, in questo caso sul livello di glicemia; la se-conda, è che questi si rivolga a uno specialista perché ogni per-corso alimentare, che sia iperpro-teico o ipoglicemico, deve essere studiato caso per caso.

GLI INTEGRATORI ALIMENTARI POSSONO AIUTARE AD AB-BASSARE LA GLICEMIA?Certamente sì. E ci sono accorgi-menti molto utili: assumere fibre alimentari come verdura e insala-ta e, perché no, prodotti integrali. Va precisato che molti tra i cibi che assumiamo oggi sono lavora-ti e le fibre contenute in essi scar-se. È anche utile ricordare che integrare non significa sostituire: occorre equilibrio. Dr. Matteo Menetti Cobellini - Giornalista professionista

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Un formicolio alle gambe che cresce diventando un brivido, come quando si è colti da un gelo invernale e il corpo co-stringe se stesso a produrre una rapida scarica di calore per equilibrare nuovamente la temperatura fisiologica. E poi quella necessità impellen-

te, per alcuni intollerabile, per tanti insopportabile, di muo-vere gli arti. Si chiama RLS, Sindrome delle Gambe Sen-za Riposo ed è un disturbo neurologico che, secondo gli ultimi dati dell’Associazione Pazienti RLS, colpisce tra il 5 e il 10% degli italiani con

un’incidenza significativa tra la popolazione femminile tra i 35 e i 50 anni.RLS “attacca” il paziente du-rante le ore di riposo serale e notturno e si inserisce in una più ampia problematica colle-gata ai disturbi del sonno come loro conseguenza.

Codificato nel 1944 dal neu-rologo norvegese Ekbom, per l’RLS sono stati stabiliti dei criteri di diagnosi dalla Natio-nal Insitutes of Health, la pre-stigiosa agenzia della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti. È scienza, quindi: la ne-cessità di muovere le gambe associata a un miglioramento con il movimento e a un peg-

gioramento nelle ore nottur-ne provocatorio di un sonno estremamente disturbato, sono fattori di diagnosi che non lasciano più dubbi.Se consideriamo, poi, che la RLS è spesso associata a pa-tologie complesse, tra cui le varici venose (dilatazione del-le vene); la carenza di magne-sio; le apnee; il diabete e an-

cora fibromialgia e malattia di Parkinson, diventa chiaro che per i pazienti affetti da queste malattie, un ulteriore compro-messo è gravemente debilitan-te anche sul piano psicologico. Tuttavia, limitatamente alla sindrome in oggetto, vi sono delle risposte.

33Scopri la vasta gamma dei prodotti del Dr. Giorgini sul sito internet www.drgiorgini.it32 I prodotti del Dr. Giorgini sono disponibili in erboristeria, farmacia e parafarmacia

Gambe senza riposo

QUEL BRIVIDO ALLE GAMBE

LA SINDROME DELLE GAMBE SENZA RIPOSO, UNA MALATTIA AL FEMMINILE CHE VIENE DAL CANADA, VEDE TRA LE SUE CAUSE, ANCHE LA CARENZA DI CALCIO.

In uno studio del 1994 titola-to Restless legs syndrome and sleep bruxism: prevalence and association among Canadians, lo studioso Lavigne Mon-tplaisir afferma che circa il

60% dei casi di Sindrome delle Gambe Senza Riposo sono ri-conducibili al proprio patrimo-nio genetico. Curiosamente, la ricerca è sta-ta effettuata proprio in Canada

poiché il primo “luogo gene-tico” di formazione della sin-drome è stato individuato nella zona francese del Paese. Non sono note le cause di questa afflizione.

Nondimeno, nella ricerca delle origini di questa problematica, un’attenzione particolare va riservata al Calcio.Questo, infatti, oltre ad essere il maggiore costituente delle ossa e dei denti e ad essere ne-cessario per il battito cardiaco, per la secrezione endocrina, per la produzione di energia, per il mantenimento delle atti-vità immunitarie ecc., è neces-sario anche per la contrazio-ne muscolare e la conduzione nervosa.

Normalmente, viene assorbi-to (assimilato) solo un terzo del Calcio che ingeriamo con gli alimenti! L’assorbimento intestinale del calcio può esse-re inibito anche da alcuni far-maci. Sintomi come crampi alle gambe, dolori mestruali e “gambe senza riposo”, ci in-dicano che il corpo è in “riser-va rossa” di Calcio.

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34 I prodotti del Dr. Giorgini sono disponibili in erboristeria, farmacia e parafarmacia

Gambe senza riposo

«È ben noto che il calcio è di vi-tale importanza per dare forza alle ossa. Ma i nervi, i muscoli e vari organi del corpo abbisognano an-ch’essi di una razione regolare di calcio per la loro salute. Il calcio è utilizzato dai nervi, ed effettiva-mente, Sir Bernard Katz (premio Nobel per la medicina) scoprì che il calcio è l’elemento chiave per trasportare impulsi lungo i ner-vi. Il calcio è urgentemente richie-sto dai muscoli; la sua mancanza causerà crampi e convulsioni» (Il libro completo delle vitamine, a cura dello Staff of Prevention Magazine, Firenze 1985).

Benché le cause di questa patolo-gia siano diverse e complesse e malgrado non esista attualmente una soluzione al problema, il per-corso “Naturale” – come sempre – può correre in nostro aiuto an-che in questa contingenza. Le co-siddette erbe “femminili” (Arte-misia, Angelica cinese…) sono “sinergiche” tra loro e collabora-no validamente con un’integra-

zione di Calcio, giacché – come visto – la carenza di questo ele-mento provoca crampi, dolori mestruali e convulsioni. Pertan-to, aggiungere Calcio alla dieta dà un primo, grande, sollievo a chi soffre di RLS o di disturbi mi-nori alle gambe.

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I TRE DAN TIAN E I SETTE CHAKRA

Agopuntura

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Dr. Giovanni Di LuccioMedico Agopuntore di Firenze

[email protected]

I tre Dan Tian, letteralmente Cam-pi di Cinabro (minerale di aspetto rossiccio ancora oggi fonte prin-cipale da cui si estrae il mercu-rio), sono descritti nella cultura Taoista come luoghi del corpo umano dove si accumula il Qi che viene trasportato a tutto il corpo attraverso i meridiani. La loro descrizione risale alle pratiche Taoiste dell’Alchimia Interiore, storicamente iniziate verso la fine della dinastia Han (25-220 d.C.). Il lavoro Alchemico passa attra-verso la trasformazione del Jing (essenza vitale) in Qi (energia, movimento) che si trasforma in Shen (spirito) per poi trasformare questo in Kong (vacuità, spazio senza limitazioni e costrizioni).I sette Chakra sono la sede latente dell’energia “divina” e, secondo la tradizione tantrica di origine indiana, sono rappresentati nelle pratiche Yogiche con la forma del

fiore di loto ognuno con un colo-re diverso. Come i tre Dan Tian, hanno localizzazioni ben precise. Nelle pratiche meditative tantri-che, questa rappresentazione dei Chakra viene visualizzata duran-te la meditazione e rappresenta il “corpo sottile” o “yogico” da cui si diramano tutti i soffi che attra-versano il corpo, allo stesso modo con cui il Qi attraversa i meridiani.

È curioso osservare che la loca-lizzazione dei tre Dan Tian coin-cide con la localizzazione di tre dei sette Chakra.Il Dan Tian superiore anche det-to Shen Dan Tian è la sede dello Shen, luogo abitato dagli spiriti celesti. Si localizza tra le soprac-ciglia superiori come il VI Cha-kra, di colore Indaco. Si trova so-pra un punto di agopuntura fuori meridiano detto Yintang. A que-sta localizzazione corrisponde,

nell’ambito delle culture esoteri-che, il terzo occhio. A livello ana-tomico troviamo una corrispon-denza con l’ipofisi o ghiandola pituitaria e l’epifisi o ghiandola pineale.Il Dan Tian medio è la sede del Qi, localizzato a livello sternale, anatomicamente sopra il cuore. In questa sede si trova un punto del meridiano Vaso Concezione detto Shanzhong (17VC), centro del petto. Questa è la stessa sede del IV Chakra di colore Verde, situato nella regione del plesso cardiaco.Il Dan Tian inferiore è posto nell’addome circa tre-quattro dita sotto l’ombelico, in questo Dan Tian risiede il Jing, ed è anche detto porta della vita o del desti-no. A questo livello troviamo tre punti del meridiano Vaso Con-cezione, il 4VC, Cancello delle Origini, il 5VC, detto cancello di

pietra e il 6 VC, chiamato Mare del Qi, Qihai. In questa sede troviamo il II Chakra, di colore arancione, localizzato nella zona del plesso sacrale, alla base degli organi genitali, a cui corrisponde posteriormente un altro punto di agopuntura del meridiano Vaso Governatore, il 4VG, chiamato Cancello della Vita, Mingmen.Per chi pratica le tecniche di me-ditazione è molto chiaro il motivo di queste analogie. In queste sedi, infatti, si concentrano tre zone energetiche che le diverse culture hanno chiamato semplicemente con nomi diversi ma che in realtà sono la stessa cosa.

Ma andando avanti con la descri-zione degli altri sette Chakra non descritti fin qui, troviamo altre analogie con alcuni punti di ago-puntura.Il I Chakra è situato tra l’ano e i genitali esterni, il colore è il ros-so e a questo punto corrisponde l’1VC, detto Huiyin, chiamato incontro dello Yin. A livello del perineo abbiamo anche un altro punto importante, l’1VG po-

sto però tra ano e coccige, detto Changqiang.Il III Chakra si trova nella regio-ne del plesso epigastrico, anche detto plesso solare ed è posto tra l'ombelico e lo xifoide sternale, di colore giallo, tra il 14 e il 9 Vaso Concezione.Il V Chakra a livello del plesso la-ringeo, di colore azzurro è situato tra il 22 e il 23 Vaso Concezione. Il VII Chakra è posto all’apice della testa, di colore viola, dove troviamo anche il 20 Vaso Gover-natore, chiamato Baihui, Cento Incontri, punto mare dei midolli.Tutte queste zone possono essere stimolate con specifiche tecni-che di meditazione, ma non solo, possono essere stimolate anche con l’agopuntura e il massaggio. Ponendo la giusta attenzione su questi punti possiamo lavorare su quei grandi centri di accumulo dell’energia che una volta sbloc-cati possono dare alla persona un grandissimo senso di benessere.

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Al riguardo, Bach sosteneva la necessità che tale forma di terapia dovesse essere semplice e accessibile a tutti, in quanto a suo dire chiunque avrebbe le potenzialità e le sensibilità necessarie per effettuare autodiagnosi e au-to-pratica. Sosteneva inoltre che la terapia dovesse avere carattere preventivo e scevra da effetti collaterali. Alla base della floriterapia di Bach è il principio secondo il quale, nella cura di una persona, devono essere prese in considerazione soltanto le sue emozioni e la sua personalità, le quali determinerebbero il sintomo manifesto nel fisico: il singolo fiore sarebbe in grado di dare il via al processo di trasformazione dell’emozione negativa nel suo tratto positivo, con una conseguente scomparsa del sintomo fisico, essendo quest’ultimo ritenuto il disturbo finale di un disagio originatosi a un altro livello, molto più profondo. Ripetute e approfondite ricerche mediche e scientifiche non hanno tuttavia dimostrato alcun effetto terapeutico dei fiori di Bach, se non quello autosuggestivo dell’effetto placebo.Secondo i sostenitori, i rimedi floreali scoperti da Bach rilascerebbero nell’acqua, se opportunamente trattati, la loro «energia» o «memoria». Il concetto di «memoria dell’acqua» non è mai stato tuttavia dimostrato sperimental-mente e non ha riscontri nella letteratura scientifica accreditata.

IL CONCETTO DI «MALATTIA» IN BACHSecondo Bach la malattia all’origine non è materiale, bensì il risultato di uno squilibrio tra le scelte compiute con la mente e i desideri del cuore, a un livello più sottile. Tale squilibrio, alla lunga inascoltato, genera un sintomo nel fisico del quale la persona è costretta a occuparsi in quanto le causa dolore. Seguendo invece il proprio intuito e istinto, si compiono quelle scelte armoniche che permettono al corpo di rimanere in salute. «La scienza degli ultimi due millenni ha considerato la malattia come un agente materiale che può essere eli-minato solo da mezzi materiali: questo è, naturalmente, completamente sbagliato. La malattia del corpo, come

la conosciamo noi, è un risultato, un prodotto terminale, uno stadio finale di qualcosa di molto più profondo.» (Edward Bach, Essere se stessi, trad. it., San Martino di Sarsina 1995, p. 15).Bach sostiene che a presiedere ogni disturbo fisico vi siano paure, preferenze personali ed emozioni; esattamente un’emozione negativa è all’origine di ogni disturbo psicosomatico: guarendo la mente, il corpo seguirà. Sulla base di tali principi, Bach identificò trentotto rimedi floreali, corrispondenti ad altrettanti tipi di emozione, la cui «energia» entra in vibrazione con l’energia umana ed è in grado di trasformare l’emozione negativa nel suo tratto positivo. Lungi dall’«eliminare» l’emozione, la terapia si propone di «trasformarla» al fine di rendere migliore e più «armonico» il soggetto. A titolo d’esempio, una persona egocentrica e a tratti egoista, trattata secondo la tera-pia di Bach, sarebbe in grado di rendersi conto che una parte di sé è capace di dedicarsi agli altri con generosità, sì da ripristinare lo «stato armonico» tra mente e cuore, ed eliminando il sintomo fisico di malessere. «Essi [i rimedi] curano, non attaccando la malattia, ma pervadendo il nostro corpo con le stupende vibrazioni della nostra natura più alta, alla cui presenza la malattia si scioglie come la neve alla luce del sole». I 38 fiori di Bach, primissimi fiori scoperti da Bach, furono i cosiddetti “12 Guaritori”, che il medico gallese iniziò prontamente a sperimentare prima su sé stesso e poi sui suoi pazienti; gli altri 26 vennero scoperti poco tempo dopo. Bach consigliava di cogliere i fiori nel periodo di massima fioritura e nelle prime ore del mattino di un gior-no assolato, senza nubi in cielo; il fiore integro veniva posto in una ciotola d’acqua di sorgente nel campo dove era stato raccolto e veniva trattato secondo il metodo del sole. L’altro metodo, detto della bollitura, consisteva nel far bollire le gemme o i boccioli sui propri rametti. Questi sono gli unici due metodi di preparazione riportati nelle opere del medico gallese. Il Dr. Bach abbandonò in seguito la distinzione tra “Guaritori”, “aiutanti” ed “assistenti” ritenendola superflua, ma molte persone nel mondo continuano ad utilizzarla ugualmente.

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IN QUESTA STAGIONE È POSSIBILE ASSAPORARE IL RADICCHIO E USUFRUIRE DELLE SUE PROPRIETÀ NUTRIZIONALI

Alimentazione

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Un antico detto popolare riferisce che il radicchio fu un dono che l’autunno fece all’inverno per rallegrare i campi durante la fredda stagione invernale, grazie al suo acceso colorito rosso-violaceo. Il radicchio venne scoperto – ed è tuttora coltivato principalmente – in Italia e viene esportato in Europa settentrionale come verdura invernale. Se la semina, infatti, avviene da giugno a luglio, il raccolto viene effettuato in un periodo che va da ottobre a febbraio (in base alla varietà del radicchio).

Ma quali sono i caratteri bota-nici di questo ortaggio? Il radic-chio, il cui nome scientifico è Cichorium intybus, è la forma orticola della comune cicoria, appartenente alla famiglia delle Compositae. Se in alcune regio-ni è conosciuto come radicchio, in altre esso mantiene il nome di cicoria. Comunque, sia i picco-li coltivatori sia i consumatori identificano sempre più come radicchi i tipi a foglie colo-rate e come cicorie quelli a foglie verdi.

Appartenenti, dunque, al genere Cichorium, ambedue hanno avuto origine da selezioni e incroci vari

avvenuti nel corso del tempo; la suddivisione odierna vede mag-giore chiarezza nella definizione delle tipologie. Prima di tutto, le cicorie-radicchio vengono ripar-tite – come si evince da quanto detto – in tipologie a foglie colo-rate e a foglie verdi. All’interno della prima categoria, si trovano i “Rossi” di Chioggia, Treviso e

Verona (precoci o tardivi), i “Va-riegati” di Castelfranco, nuova-mente Chioggia, Lusia, anche in questo caso precoci o tardivi. Vi-ceversa, tra quelli a foglie verdi si annoverano il Bianco di Chiog-gia, la Cicoria Pan di Zucchero, quella di Milano, quella Capotta e quella di Bruxelles.

Come si può desumere da que-sto breve elenco, il Veneto è la regione nella quale è maggior-mente concentrata la coltivazio-ne di questo ortaggio: il Rosso di Chioggia è, infatti, quello più coltivato, anche se il padre di tutti, il più rinomato, è quello di Treviso. Il radicchio è comunque diffuso anche (partendo da nord) in Lombardia, Emilia-Roma-

gna, Abruzzo e Lazio.

Del radicchio si consumano i ce-spi, costituiti da foglie riunite a rosetta più o meno compatta, di dimensione e aspetto molto diver-si a seconda della varietà; queste, infatti, possono essere arroton-date, lunghe, a margine liscio o frastagliato e vanno, come colore, dal verde chiaro al verde scuro, sino al rosso di varie tonalità.

Sarebbe bene, se si desidera ap-prezzare appieno le caratteristiche gustative del vegetale, nonché le proprietà nutritive, consumarlo crudo in insalata e fresco, appe-na colto; oggigiorno, comunque, le possibilità di impiegare questi prodotti dell’orto sono varie.

Secondo tutti gli Autori, il radic-chio contiene una buona quantità di nutrienti preziosi e svolge un importante ruolo di integrazio-ne nutrizionale. Nello specifico, a fronte di un apporto calorico irrisorio (10/15 calorie per 100 grammi di prodotto), si ritiene che le diverse varietà di radicchio possiedano una buona quantità di nutrienti. Questi ortaggi, ven-gono considerati discrete fonti di minerali quali calcio e ferro, ma-gnesio e potassio.

In realtà, se si vanno a consultare le tabelle nutrizionali degli ali-menti, ci si rende conto che l’ap-porto di nutrienti non è così eleva-to: 100g di radicchio contengono, ad esempio, solo 25mg di calcio, 0,74mg di ferro e 13mg di magne-sio. Anche le fibre in realtà non

sono cosi abbondanti… Tutta-via, benché dal punto di vi-

sta nutrizionale non sia così ricco come si pos-sa pensare, da quello fito-terapico invece può offrire un valido supporto.

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Alimentazione

TABELLA NUTRIZIONALE DEL RADICCHIOComponenti principali in 100g di prodotto commestibile

ACQUA 94,1 g FIBRE 1,3 gCARBOIDRATI 2,4 g LIPIDI 0,2 gPROTEINE 1,3 g MINERALI 0,8 g

VITAMINEQuantità contenute

in 100g di parte commestibile

Apporti giornalieri ammessi dal Ministero

della SaluteVitamina A 570 mgc 1200 mcgβ-carotene 3,4 mg 7,5 mgVitamina D 0 mcg 50 mcgVitamina E 0 mg 60 mgVitamina K 0 mcg 180 mcgVitamina C 9 mg 1000 mgVitamina B1 (tiamina) 0,06 mg 25 mgVitamina B2 (riboflavina) 0,035 mg 25 mgVitamina B3 (niacina) 0,24 mg 54 mgVitamina B6 0,05 mg 9,5 mgVitamina B12 0 mcg 1000 mcgAcido folico 50 mcg 400 mcgBiotina 0,005 mg 0,450 mgAcido pantotenico 0 mg 18 mg

MINERALIQuantità contenute

in 100g di parte commestibile

Apporti giornalieri ammessi dal Ministero

della SaluteCalcio 25 mg 1200 mgFosforo 25 mg 1200 mgMagnesio 13 mg 450 mgFerro 0,74 mg 30 mgZinco 0,165 mg 15 mgRame 0,1 mg 2 mgManganese 0,3 mg 10 mgFluoro 0 mg 4 mgSelenio 0 mcg 83 mcgCromo 0 mcg 200 mcgMolibdeno 0 mcg 100 mcgIodio 0 mcg 225 mcgBoro 0 mg 3,6 mgPotassio 195 mg 2000 mgCloro 25 mg non definitoSodio 4 mg non definitoSilicio 0 mg non definito

L’ideale sarebbe consumare una porzione di radicchio crudo all’inizio del pasto: infatti, esso favorisce la produzione di bile, migliorando così la digestione, specie dei pranzi e delle cene complessi e degli alimenti ricchi

di grassi. Il sapore amaro, dovu-to ai guaionolidi, rende il radic-chio un ottimo aperitivo giacché risveglia l’appetito e predispone a una buona digestione. Senza dimenticare che, tra le altre so-stanze presenti nel radicchio,

vanno ricordate le antocianine (che danno il colore rosso a questi vegetali), potenti antiossidanti che, nel radicchio rosso di Chiog-gia e in quello di Treviso non si alterano con il calore, quindi nep-pure con la cottura.

Page 23: SPAGYRICA GENNAIO 2018 N. 27 - Dr. Giorgini

45Scopri la vasta gamma dei prodotti del Dr. Giorgini sul sito internet www.drgiorgini.it44 I prodotti del Dr. Giorgini sono disponibili in erboristeria, farmacia e parafarmacia

Due fogli di pasta sfoglia800 g di radicchio di Treviso160 g di fontina3 cucchiai di olive nere snocciolateolio d’oliva extra vergine d’olivasalepepe1 tuorlo d’uovo

IL RADICCHIO IN CUCINA

Cucinare il RadicchioIl radicchio rosso è buono in insalata condito con dell’ottimo olio extravergine d’oliva e poco aceto. È altret-tanto gustoso condirlo con olio extravergine d’oliva e aceto balsamico tradizionale di Modena. Si può mangia-re anche grigliato (specie il rosso tardivo di Treviso), nonché nel risotto e nei tortelli.

AbbinamentiIn generale, il radicchio si accompagna ottimamente con un Prosecco (DOC e DOCG), una Ribolla Gialla Friu-lana, un Sauvignon e un Cabernet Sauvignon del Friuli Venezia-Giulia, veneto, ma anche dei Colli Bolognesi.

PREPARAZIONE (5 minuti) COTTURA (60 minuti)Lavate i cespi di radicchio e tagliateli a metà. Scolateli dall’acqua, sistemandoli in una pirofila; salate, pepate e irrorate con l’olio, coprite con carta stagnola e cuocete in forno già caldo a 180° per circa 60 minuti, poi servite.

Le ricette di:

Paola Balducchi

Appassionata di cucina

e autrice di libri sull’argomento

Torta salata al Trevigiano (PER 4 PERSONE) DIFFICOLTÀ MEDIA

DIFFICOLTÀ FACILE

PREPARAZIONE (15 minuti) COTTURA (25 minuti)Lavate il radicchio e tagliatelo a listarelle. In una casseruola mettete l’olio, il radicchio tagliato, sale e pepe, facendo cuocere per una decina di minuti; alla fine mettete le olive. Adagiate la sfoglia in una tortiera e bucherellate il fondo, versate il radicchio con le olive e distribuite sopra dadini di fontina. Chiudete con l’altra sfoglia bucherellandola e spen-nellandola con il tuorlo d’uovo. Cuocete in forno a 200° per circa 20 minuti. Sfornatela e servitela tiepida.

2 cespi di radicchio IGP di Treviso (precoce o tardivo) sale

pepeolio extravergined’oliva q.b.

Le mie ricette:

Varietà di RadicchioROSSO DI CHOGGIA: deriva dal variegato di Chioggia, ottimo per insalate; BIANCO DI LUSIA: chiaro con leggerissime striature rosse, buonissimo in insalata; ROSSO DI VERONA: nato da modificazione della componente genetica del radicchio rosso di Treviso, ha forma piccola e compatta, ottimo in insalataROSSO PRECOCE DI TREVISO: si trova da settembre in poi, ottimo sia cotto sia crudo.VARIEGATO DI CASTELFRANCO IGP: nato nel ’700 dall’incrocio del Rosso di Treviso con la indivia sca-rola, oltre ad essere buono cotto e crudo è anche bello perché sembra una rosa chiara con striature rosa.ROSSO TARDIVO DI TREVISO IGP: è il più ricercato e anche il più caro, ottimo sulla griglia ma è buono anche crudo.

Nel 1996 è nato il consorzio del radicchio rosso di Treviso, nello stesso anno l’Europa ne riconosceva l’IGP (sia al precoce sia al tardivo), nonché al radicchio variegato di Castelfranco.

Curiosità

Le principali proprietà del radicchio riguardano l’antinvecchiamento (perché ricco di antiossidanti). Inoltre, questo ortaggio contiene vitamina A, B1, B2, C e fibre; 100 g di radicchio rosso apportano circa 10 calorie. Ha proprietà depurative e, grazie al contenuto di acqua, di fibre e principi amari, favorisce la digestione e il corretto funzionamento dell’intestino.

Proprietà

La nascita del radicchio rosso si perde nella notte dei tempi. Secondo alcuni studi si ipotizza che esso fosse già coltivato nella metà del XVI secolo; tuttavia, occorrerà aspettare il XIX secolo per avere una produzione organizzata, presentata a Treviso nella piazza dei Signori.

DIFFICOLTÀ MEDIA

350 g di riso vialone nano7 dl di brodo vegetale2 cespi di radicchio di Treviso3 cucchiai d’olio extravergine d’oliva100 g di taleggiosale

Risotto al Radicchio (PER 4 PERSONE)

PREPARAZIONE (10 minuti) COTTURA (20 minuti)Tagliate il radicchio a listarelle, lavatelo, scolatelo e mettetelo in una casseruola con l’olio, facendolo prima saltare quindi cuocere per qual-che minuto; dopodiché unite il riso, girandolo e versandovi il brodo ve-getale caldo. Lasciate cuocere a tegame scoperto fino a quando non si sia assorbito tutto il brodo vegetale (ci vorranno 5 o 6 minuti). Spegnete il fuoco, chiudete con il coperchio la casseruola, dopo circa 5 minuti mantecate con il taleggio e servite.

Spagyrica in cucina

Radicchio Rosso di Treviso al forno(PER 4 PERSONE)

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Infuso, Decotto, Tisana, Tintura Madre ed Estratto Integrale

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• L’Infuso è un prodotto fitoterapico che si prepara versando dell’acqua bollente sul rimedio prescelto, in un recipiente con chiusura per evitare la perdita di oli volatili. In generale, le erbe vengono fatte riposare (infusione) per circa un quarto d’ora, dopodiché si filtra e si beve subito il liquido; la dose media per infuso è di 1-3 cucchiaini da tè per una tazza di acqua.

• Il Decotto è un preparato fitoterapico dove il solvente è sempre rappresentato dall’acqua e consiste nel fare bollire le piante medicinali per circa venti minuti, sempre in un piccolo contenitore coperto. Il decotto quindi riposa dopo l’ebollizione, poi viene filtrato e bevuto. Per la preparazione, solitamente, vengono utilizzate le parti più dure e legnose della droga (rami, bacche, corteccia, radici).

• La Tisana è uno dei rimedi più comuni per usare le piante medicinali ma non indica un metodo estrattivo vero e proprio, è una preparazione che si può ottenere sia tramite infusione che come decotto. Solitamente si effettua utilizzando una miscela di piante essiccate e sminuzzate.

• La Tintura Madre è una preparazione fitoterapica che si ottiene facendo macerare in alcool e acqua la pianta. Solitamente il rapporto estrattivo è di 1:10 (cioè 1Kg di pianta macerata in 10 litri di alcool per 1 mese).

• L’Estratto Integrale liquido (o secco) è l’unica preparazione fitoterapica che contiene l’intero fitocomplesso della pianta (cioè tutti i principi attivi e nutritivi contenuti in una pianta). Non si tratta di una semplice macerazione, ma di un’estrazione dinamica eseguita sottovuoto e a tem-peratura ambiente. Il rapporto di estrazione può variare da 1:1 a 1:10 a seconda delle caratteristiche della pianta.

L’estratto integrale, a causa della presenza di resine e oli essenziali in superficie e/o di sedimento sul fondo del prodotto (che costituiscono le frazioni insolubili del fitocomplesso), non può essere mai limpido e trasparente. Mentre, l’infuso, il decotto o la tintura madre, che non contengono l’in-tero fitocomplesso, sono sempre limpidi e trasparenti.

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Integratore a base di erbe, istidina, sali minerali e vitamine. Echinacea e chiretta favoriscono la funzionalità delle prime vie respiratorie e, insie-me alla baptisia, promuovono le naturali difese dell’organismo. Timo, baptisia e pioppo nero coadiuvano il benessere di naso e gola mentre origano e timo sono utili per la fluidità delle se-crezioni bronchiali. Inoltre, ferro, zinco, rame e vitamine B6, B12, C e acido folico contribuiscono alla normale funzione del sistema immunitario.

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La grindelia possiede un benefico effetto balsamico e, insieme all’erisimo, svolge un’azione emolliente e leni-tiva sulla mucosa orofaringea promuovendo il normale tono della voce. Il finocchio, favorendo la fluidità del-le secrezioni bronchiali, coadiuva l’azione benefica di grindelia ed erisimo sulle prime vie respiratorie. La rosa canina, grazie al contenuto elevato di vitamina C, so-stiene la normale funzione del sistema immunitario.

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