SALVAGUARDIA DEL CREATO 64 pagine

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I N T R O D U Z I O N E

Con un certo rispetto e ammirazione mi accingo a introdurre questo leggero, piacevole e multimediale sussidio preparato da un grup-po di amici che stimo e per i quali chiedo divulgazione. La storia della salvaguardia dell’Oasi San Daniele, alle pendici del massiccio del Grappa, è solo uno degli innumerevoli interventi che il diacono Bruno Martino, e la sua equipe, ha realizzato in più di trent’anni di “amore per il Creato”. Nella zona pedemontana della diocesi di Treviso che va dal fiume Brenta al fiume Piave, negli ultimi anni, notevoli sono stati gli inter-

venti di recupero ecologico di aree verdi che si possono giustamente considerare “gioielli di Creato”. E, a mano a mano che l’opera di recupero attivo si faceva strada, nella coscienza della gente impegnata a vari livelli (da quello culturale a quello sociale ed ecclesiale), na-sceva la consapevolezza che il territorio non poteva più essere solamente “sfruttato”. Così, anche nelle comunità ecclesiali, una certa sensibilità verde iniziava ad emergere e a farsi strada soprattutto in occasione di battaglie per salvaguardare il bene per eccellenza che ci è stato affidato: nostra “sorella madre terra”.

Testimonianze concrete di questa novità tematica entro l’agenda pastorale della vita delle comunità parrocchiali, possono essere considerati i numerosi dibattiti organizzati in

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occasione dei Referendum sull’acqua e sul nucleare tenutisi nel giugno 2011. Anche per quanto riguarda la vita della Chiesa dunque, stanno trovando sempre più spazio doman-de, interrogativi, dibattiti in seno a gruppi famigliari, che portano entro i percorsi formativi tematiche ecologiche ormai ineludibili.

La Conferenza Episcopale Italiana, fattasi portavoce di questa novità, da sette anni a questa parte, ha istituito la giornata del Creato nella prima domenica di settembre. Ogni anno essa invia a tutte le comunità parrocchiali un testo di confronto e di dibattito che cerca di affrontare, da un punto di vista eminentemente cristiano, le problematiche legate alla salvaguardia del Creato.

Il testo del diacono Bruno Martino che potrete leggere e meditare si inserisce a pieno titolo entro questo percorso portandovi una luce e una prospettiva teologica affa-scinante e carica di ricerca personale. Non si tratta, infatti, di ricette pronte per l’uso sullo stile di “Cotto e mangiato”, bensì della testimonianza della ricerca di una sintesi fra l’ormai assodata centralità della persona umana e il mondo entro cui è inserita. È la riflessione matura di un uomo credente e “servitore del Signore” che ha fatto della difesa del Creato la sua missione. Fra le righe si legge una certa tensione intellettuale. Essa, a mio avviso, scaturisce dalla constatazione della crisi del modello di sviluppo di cui l’autore stesso ne è stato testimone. In questo senso si pone quasi in continuità con la prima parte dell’Enciclica papale “Caritas in Veritate” nella quale il santo Padre Benedetto XVI esamina gli esiti della

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“Popolorum Progressio” del suo predecessore Paolo VI.

Non mi resta che augurare, a chi leggerà queste righe, una proficua riflessione nella speranza che essa approdi alla consapevolezza che nostro Signore ci ha donato il Giardino e che a noi compète l’affascinante missione di restituirlo ai nostri posteri migliore di come l’abbiamo trovato.

don Alberto BernardiDirettore Ufficio Diocesano

per la Pastorale Sociale e del Lavoro,Giustizia e Pace e Salvaguardia del Creato

Per quanto riguarda l’attività della diocesi di Treviso su questo settore segnalo che l’ufficio di cui sono direttore, aderisce alla Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita e sta costruendo una rete diocesana di credenti sensibili e impegnati che cercano di promuovere, nel territorio diocesano, tematiche legate al creato e alla sobrietà. I membri dell’equipe dell’Ufficio diocesano si rendono disponibili per formare e incontrare persone e gruppi che desiderano sviluppare questi temi a partire da un punto di vista credente cristiano.Info: http://nuovistilidivitapadova.wordpress.com/ www.diocesitv.it mail: [email protected]

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Ho incontrato l’amico diacono Bruno Martino nella mia lunga strada di battaglie per i diritti umani attorno al mondo e nel mio ultimo im-pegno dentro la nuova pastorale sugli “stili di vita“ della diocesi di Treviso. Negli ultimi anni, passando costantemente tra paesi ricchi e poveri, aree del mondo sviluppate e sottosviluppate, ambienti inter-nazionali, nazionali e locali, ho sempre più avuto la consapevolezza che il modello di sviluppo capitalistico mondiale ormai mostra le “sue crepe”.

Disuguaglianze sempre più accentuate dentro e fuori i confini nazio-nali, dal livello internazionale al piccolo livello locale, cambiamenti

climatici, rapina delle risorse naturali e crisi finanziaria, sono solo alcune delle contraddi-zioni attuali che mi hanno dato la cognizione che i nostri “stili di vita” (relazioni nuove con: la natura, le cose, le persone, l’altro), non si cambiano dal basso e subito; se non li mutiamo radicalmente non salvaguarderemo il bene per eccellenza che Dio ci ha affi-dato: “nostra sorella madre terra“.

Da cristiani “sempre inquieti ed in ricerca“, camminando sulle strade quotidiane del mondo, superando con l’aiuto dello Spirito Santo le fatiche di ogni giorno, Bruno e io ci siamo incontrati nella Diocesi di Treviso, per seminare assieme a molte altre persone di buona volontà “un piccolo granello

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di senape”: nuove pratiche che risveglino la coscienza, tutta cristiana, della centralità della persona umana e del mondo in cui è inserita, perché Dono di Dio.

L’Oasi di S. Daniele e i Sentieri Natura di San Zenone degli Ezzelini, sono uno dei tanti “granellini di senape”, ed il diacono Bruno Martino e la sua equipe ne sono i loro pre-ziosi “coltivatori”; con loro e con questo DVD, mi piace pensare di continuare a coltivare il Giardino che il Signore ci ha donato.

Dott.ssa Annalisa MilaniGiudice internazionale ONU

e Osservatore Unione Europeaper i diritti umani e la natura

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SALVAGUARDIA DEL CREATO Riflessione del Diacono Bruno Martino

IL MIO OBIETTIVO NON E’ DARE SEMPLICEMENTE“ISTRUZIONI PER L’USO”

O RIFLETTERE SU QUADRI STATISTICI.

Tra le persone che leggono o ascoltano queste riflessioni, alcune si aspetterebbero più delle “istruzioni per l’uso” sulla raccolta differenziata dei rifiuti, sull’uso corretto e sul risparmio dell’acqua chiudendo i rubinetti mentre ci si lava i denti o ci si insapona sotto la doccia, che non un approccio lirico, etico o trascendente. Ad altri poi, piacerebbe principalmente approfondire le grandi tematiche industriali: riscaldamento del pianeta, inquinamento atmosferico, emissioni di anidride carbonica, deforestazione, desertificazione, protocollo di Kyoto, avere dati, statistiche, riferimenti a normative specifiche e quant’altro. Io tenterò di esprimervi invece, con semplicità, solamente il mio personale pensiero in merito. Pensiero acquisito dopo tanti decenni di impegno e di realizzazioni di strutture ed attività volte a creare una coscienza naturalistica ed ambientale.

In tutti questi anni, 64 per l’esattezza, mi sono posto continuamente le domande fondamentali sulla vita, sull’universo, sulla spiritualità che lo pervade diffusamente. E fin dai miei primi

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pensieri, dalle mie prime sensazioni, dalle mie prime emozioni mi sono sentito a pieno titolo parte del tutto che mi sovrasta, di un infinito che mi precede, di un mistero che mi chiama ad andare oltre. Mi sono da molti anni impegnato per approfondire questo mio sentimento e, attraverso un progettare ed operare concreto e continuo, ho cercato di dare forma a questo mio sentimento che mi interroga incessantemente e mi guida verso una Luce che è sempre più in là, che è sempre oltre …

Per farmi conoscere meglio, penso sia opportuno dare qualche notizia sul mio servizio diaconale, sui miei ruoli, sulle mie iniziative:

Ho fondato e presiedo da trent’anni l’Associazione Sentieri Natura “Parco degli - Ezzelini”, nella Pedemontana prealpina veneta, a San Zenone degli Ezzelini, e con i suoi soci, con gli Alpini, la Protezione Civile, volontari, scolaresche, Amministrazioni locali, ho realizzato quattro sentieri natura, di cui uno per persone con disabilità, poi un’Oasi naturalistica, vincendo una dura tenzone, contrapponendoci ad un Consorzio di aziende che avrebbe voluto in quel sito ameno realizzare una discarica di fanghi industriali di tipo 2B. Si chiama “Oasi San Daniele” prendendo questa intitolazione dalla chiesetta lì accanto.Ho realizzato nel 1991 un “erbario didattico” delle specie erbacee, arbustive ed - arboree della Pedemontana del Monte Grappa, che è stato esposto in molte scuole venete per l’educazione naturalistica. Questo strumento didattico lo abbiamo

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chiamato “L’erbario degli Ezzelini” perché l’erborizzazione è avvenuta nel territorio comunale di S. Zenone.Ho realizzato anche un erbario in diapositive della flora alpina che ho proiettato - spesso in molte sale del Veneto.Ho appena terminato una guida dei fiori nella Pedemontana del Monte Grappa.- Sono Presidente dal 1985 del Premio di Poesia - “Il Fiore”, riservato alla scuola dell’obbligo della Regione Veneto, patrocinato dal Ministero della Pubblica Istruzione e dalla Giunta Regionale del Veneto. Premio, da allora, in una palestra, ogni primo maggio, centinaia di bambini di tutte le province venete.Guido, da trent’anni, gruppi, famiglie, associazioni e scolaresche nei boschi e nei - prati di pianura e di montagna. Come Presidente della Fondazione - “Pirani-Cremona” di Bassano del Grappa, da Gennaio 1995 a Maggio 2011, insieme al Consiglio di Amministrazione dell’Ente ed alle Associazioni e Cooperative interessate, ho realizzato sul Massiccio del Monte Grappa, un Rifugio Alpino (“Alpe Madre” www.rifugioalpemadre.it ), una Casa Natura (“Alpenise” www.alpenise.eu) ) ed un Parco Avventura per l’educazione naturalistica, la riscoperta della bellezza, dell’immensità del Creato e l’importanza della fatica che insieme spendiamo in montagna.Ugualmente, con diverse altre Cooperative venete ed il C.d.A. della Fondazione e la - Conferenza dei Sindaci dell’Asl 3 di Bassano del Grappa, ho realizzato importanti progetti di Fattorie Sociali per persone con disabilità. Ultimato l’importante

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progetto “Concadoro” (www.concadoro.org), in fase di realizzazione il progetto “Rubbi” ed il Progetto “Vittorelli”. Complessivamente, ponendoci in rapporto con le attività agresti, lo stupore per le meraviglie del Creato, al centro delle attività e delle accoglienze, abbiamo messo a disposizione circa 800.000 metri quadrati di terreno agricolo e bosco, perché il rapporto con la natura sia al centro di ogni dinamica riabilitativa e contribuisca a ridonare ad ogni persona la dignità che le appartiene, qualunque possa essere la sua condizione fisica.Ho lottato e sto lottando, nella pedemontana del Monte Grappa e nell’Altopiano - di Asiago, contro misfatti vari che persone grette e danarose, presentando progetti vari, vorrebbero compiere ai danni dell’ambiente locale quali discariche industriali inutili, bruciatori di biomasse in serie, escavazione selvaggia con spianamento di colline, inceneritori mascherati da cementifici ed altro, parcheggi inutili e pericolosi in preziose e fragili valli alpine quali quella della Marcesina di Enego.

Ritornando a quanto ho detto all’inizio, non intendo dare il taglio delle” istruzioni per l’uso” a questa riflessione che sta per iniziare.

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CAPITOLO 1Cercherò di dimostrarvi che le sole istruzioni non sono sufficienti a risolvere le problematiche globali né ad orientarle verso l’orizzonte complesso ed articolato delle tematiche da affrontare. E’ certo che è necessario conoscere cosa ognuno nel suo piccolo, in casa o nella propria quotidianità può fare, risparmiando l’uso di luce, gas, acqua, educandosi ed educando a tenere pulito il proprio ambiente domestico, il proprio campo coltivato, il proprio frutteto, il proprio giardino, la propria casa, la propria città, la propria persona (fisicamente, moralmente, spiritualmente …) . E’ da queste riflessioni che di solito si entra nelle tematiche più grandi. Ci sono molti testi che parlano di questo, a scuola se ne parla e spesso la stampa specializzata riporta appunto “manuali per l’uso”. Ma fermarsi a questo punto della nostra riflessione-ricerca non basterebbe a significarvi il percorso che ho a cuore di indicarvi.

INTANTO E’ NECESSARIO DIRE CHE NON ESISTE SEPARAZIONE TRA UOMO E NATURA (L’UOMO NE E’ PARTE COSTITUENTE ED INSCINDIBILE)

Nella disamina del problema ecologista, quando si parla del Creato, cioè dell’universo articolato, infinito, animato ed inanimato che ci circonda, delle rocce, dell’acqua, dell’aria,

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della vita vegetale, quella animale e dell’uomo, dobbiamo acquisire un principio fondamentale: non esiste separazione tra “l’uomo e la natura”. Non sono due cose diverse o separate. L’uomo e la natura sono la stessa cosa. Esiste la natura, l’universo, il Creato, che comprende l’uomo il quale non è un elemento esterno ad essi ma ne è parte costituente ed inscindibile.

Per questo quindi il grido della natura è anche il grido dell’uomo, minato nella salute dall’inquinamento in ogni sua forma, dalla rottura degli equilibri naturali, dal precario assetto idrogeologico dovuto ai processi di antropizzazione crescente nel pianeta. Questo riguarda tutti noi e specie l’uomo più povero poiché la logica che sfrutta le risorse naturali è la stessa che sfrutta le classi e assoggetta i popoli agli interessi di pochi ricchi e potenti. Ripeto è la stessa distorsione dell’animo umano che saccheggia la Terra spogliandola delle sue ricchezze, senza solidarietà, rispetto, senza alcun principio di riferimento, né etico, né di pura morale, né religioso o spirituale. Il pensiero ricorrente da sempre è che l’uomo sia solamente il dominatore assoluto dell’universo e il Creato un complesso di elementi e di occasioni da predare a suo insindacabile giudizio, per arricchirsi, con arroganza, ignoranza e presunzione squisitamente umane, di soldi e di potere. Non è così!!

Questa logica perversa e gretta sta spezzando il fragile equilibrio dell’universo, costruito con grande sapienza lungo 15 miliardi di anni di paziente lavoro della natura. Specie negli ultimi quattro secoli l’essere umano si sente solo, in un mondo, in un infinito considerato

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più un nemico da sottomettere, domare, sfruttare. L’uomo non si sente suo custode ed il suo premuroso coltivatore, ma si sta dimostrando, oltre che omicida ed etnocida, anche biocida e genocida. Il pianeta, ma anche il nostro cosmo più prossimo al nostro pianeta, è ferito e malato per causa nostra. Può da questo nuovo caos, da questa situazione di devastazione odierna, nascere un nuovo ordine più elevato e promettente per tutti?

Tra gli esseri più minacciati nel Creato, come accennavo prima, è l’uomo povero. Ed anche l’uomo povero fa parte, con pari di dignità di tutti i benestanti, a pieno titolo, del Creato. Si tratta del 79% circa dell’umanità che vive nel grande Sud del mondo di cui un miliardo di persone che vivono nella povertà assoluta. Di fronte a questo dramma la solidarietà tra gli umani è praticamente inesistente. Forse provoca più emozione (suggestione buonista) parlare della scomparsa di una specie vegetale all’ora e del tentativo di salvare Tigre e Panda, che non capire che i bambini che muoiono ogni minuto per fame o per violenze varie, fanno anche loro parte del Creato da salvaguardare. Tra il 1500 ed il 1850 si estingueva una specie vivente - animale o vegetale - ogni dieci anni. Tra il 1850 ed il 1950 una specie l’anno. A partire dal 1990 sta scomparendo una specie al giorno. Oggi scompare, come dicevo, una specie l’ora. Le specie variano, a seconda dei criteri scelti dagli specialisti nelle varie discipline, dai dieci ai cento milioni, mentre ne sono state descritte soltanto un milione e quattrocentomila.

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UN’ALTRA VERITA’ DA SOTTOLINEARE: E’ FALLITA L’IDEA DI PROGRESSO MESSA DALL’UOMO

AL CENTRO DELL’EVOLUZIONE SOCIALE DELLA COMUNITA’ UMANA.

E’ fallita l’idea di progresso che avevamo messo al centro dell’evoluzione della comunità umana. Un progresso che intendeva muoversi tra due infiniti: l’infinito delle risorse terrene e l’infinito del futuro. Si pensava che la Terra fosse inesauribile nelle sue risorse e che si potesse progredire indefinitamente in direzione del futuro. I due infiniti sono illusori. La coscienza della crisi riconosce che le risorse hanno un limite, poiché non tutte sono rinnovabili, riconosce anche che la crescita indefinita nel futuro è impossibile, perché non possiamo universalizzare il modello di crescita per tutti e per sempre.

“Bisogna decolonizzare l’immaginario occidentale uscendo dal dogma ideologico dello sviluppo illimitato”, dice Serge Latouche, nelle sue conferenze sulla decrescita. Questo nostro pianeta è in difficoltà evidente e non porta più le nostre illusorie speranze di sviluppo illimitato. Se ad esempio la Cina dovesse continuare nella direzione di sviluppo intrapresa, senza cercare di analizzare il fallimento assoluto del modello occidentale consumistico dello sviluppo che sta riproponendo al mondo, a parte tutti i guai ambientali che sta già procurando, se volesse ad esempio offrire alle sue famiglie il numero di automobili che gli USA offrono alle loro, essa si trasformerebbe in un immenso parcheggio inquinato. Nulla più si muoverebbe.

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Ed ancora, se tutto il mondo fosse coltivato come la nostra pianura Padana, senza andare tanto distante con gli esempi, se in tutto il mondo immettessimo le stesse quantità di energie chimiche sotto forma di diserbanti, fitofarmaci e concimi, il nostro pianeta esploderebbe in pochi secondi.

E’ INNEGABILE CHE IL MODELLO DI SOCIETA’ E DI VITA CHE ABBIAMO CREATO VIVA UNA EVIDENTE E PROFONDA CRISI.

Continuando in questa premessa sottolineo ancora che il modello di società ed il senso di vita che gli esseri umani hanno progettato per se stessi, almeno negli ultimi 400 anni, vivono una evidente e profonda crisi. Il modello, in termini di logica di vita quotidiana era, e continua ad essere, questo: l’importante è accumulare un gran numero di mezzi di vita, di ricchezza materiale, di beni e di servizi, al fine di poter sfruttare il breve passaggio su questo pianeta.

A realizzare questo progetto, con la maggiore velocità possibile, ci aiutano la scienza che conosce i meccanismi della terra, e la tecnica che opera interventi su di essa a vantaggio degli umani. Si cerca pertanto, a qualsiasi costo, senza rispetto alcuno per il Creato, il massimo vantaggio con il minimo investimento nel più breve tempo possibile.

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GLI IDOLI DELLA STORIA CHIEDONO SACRIFICICONTINUI, E NON SOLO “UMANI”, ALL’ALTARE DEL CONSUMISMO.

L’essere umano in questa pratica culturale si ritiene al di sopra delle cose delle quali dispone secondo propria logica e convenienza, per proprio “uso e consumo”. Non si ritiene mai uno che si trova “insieme” con le cose, che “cammina” con esse, non si sente membro di una comunità più vasta, il Creato stesso, non sente la sua appartenenza ad una comunità planetaria e cosmica. L’effetto finale, solamente adesso visibile ed inconfutabile, è quello espresso da una frase attribuita a Gandhi: “la Terra è sufficiente per tutti, ma non per la voracità dei consumisti”.

La coscienza ecologista, che va sempre più crescendo nel mondo, anche se ancora in misura insufficiente, è così inquadrata: se porteremo avanti questo nostro senso di essere e se daremo libero corso alla logica della nostra macchina produttivistica, potremo arrivare a degli effetti irreversibili per la natura e per la vita umana: desertificazione (ogni anno più di 45000 km quadrati diventano deserto) – deforestazione (il 42% delle foreste tropicali è già stato distrutto), piogge acide e riscaldamento del nostro pianeta stanno decimando le residue foreste ad iniziare da quella più importante del sistema terra, la foresta dell’emisfero settentrionale di 6 miliardi di ettari etc. etc. Tutto questo per ribadire che la strada intrapresa dall’essere umano nel confidare unicamente negli idoli della storia, nel progresso a qualsiasi costo, sta portando il pianeta e quindi l’uomo verso una crisi sempre

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più profonda. Una prima aberrazione sulla quale riflettere e che ripeto ancora una volta è il sentirsi al di sopra delle cose per fare di esse altrettante condizioni e strumenti della felicità e quindi delle prospettive di progresso consumistico e di felicità illusoria che si è dato. Egli non si considera un tutto inscindibile insieme al Creato, che respira e cammina e vive con esso ed in esso in una appartenenza reciproca, come membro di un tutto più vasto.

E’ questo sentirsi avulso, al di sopra di questo universo infinito in cui risiede il meccanismo fondamentale della crisi attuale della nostra civiltà.

Quale è la suprema ironia dei nostri giorni? E’ esattamente la volontà di dominare su tutto facendo di noi stessi dei … dominati e assoggettati agli imperativi di una Terra degradata. L’utopia di migliorare la condizione umana attraverso la civiltà dei consumi a qualsiasi costo, ha peggiorato invece la qualità della vita. Il sogno di una crescita illimitata ha prodotto il sottosviluppo dei due terzi dell’umanità; la voluttà di una utilizzazione ottimale delle risorse della terra, di fatto una vera e propria predazione irresponsabile e cieca, ha portato all’esaurimento dei sistemi vitali ed alla disintegrazione dell’equilibrio ambientale. Sia nel socialismo che nel capitalismo è stata intaccata la base della ricchezza che è sempre e solo la Terra con le sue risorse ed il lavoro umano. Il pianeta si trova oggi in avanzata fase di esaurimento, mentre a causa della rivoluzione tecnologica, dell’informatizzazione e della robotizzazione, non c’è più bisogno di lavoro e di creatività ed i lavoratori vengono esclusi perfino da quell’esercito di riserva costituito dal lavoro sfruttato.

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Entrambi, terra e lavoratore, si trovano feriti e sanguinanti pericolosamente. Ma, ripeto, c’è una nuova consapevolezza che comincia a farsi strada in questa crisi profonda ed irreversibile. Ci eravamo persi tra macchine, economie virtuali, dati di borsa, strutture industriali invadenti ed articolate, rinchiusi in uffici con aria condizionata e fiori essiccati, nel nido di case circondati dal calore di elettrodomestici e con l’infinito a portata di tasto di televisore.

STA SORGENDO IN TUTTI NOI LA CONSAPEVOLEZZADEL FALLIMENTO DI QUESTA ILLUSIONE,

DELLA NECESSITA’ DI RICAPITOLARE L’ORDINE DEI NOSTRI VALORIE DELLE NOSTRE PRIORITA’,

DI ANDARE OLTRE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA DELL’UOMO CHE RIMANE E RIMARRA’ INCAPACE DA SOLO

DI MODIFICARE SOSTANZIALMENTEQUESTO STATO DI COSE E QUESTO MODELLO DI SOCIETA’.

LA DECRESCITA IN CORSO PUO’ ESSERE UNA VERA OCCASIONEPER CAMBIARE ROTTA, ANDANDO PIU’ IN LA’,

OLTRE IL SENSO CHE ABBIAMO FINO AD OGGI INTESO DAREALLA NOSTRA VITA.

E’ NECESSARIO UN NUOVO STILE DI RELAZIONE, UNA NUOVA META.

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Sì, sta sorgendo in noi la consapevolezza del fallimento di questa illusione che ci ha affebbrati per qualche “decennio”. Un nuovo sentimento si va facendo strada, quello della necessità di ricapitolare l’ordine dei valori e delle priorità, di un nuovo sentimento, di una nuova emozione, un nuovo modo di essere, di vivere, di relazionarsi con il Creato.C’è la necessità crescente in ognuno di noi di riscoprire il legame vero che tiene unito l’universo, del quale non è sufficiente misurare tecnicamente e scientificamente i numeri ed i processi perché comunque l’uomo sarebbe incapace di sfuggire a se stesso ed alla sua stoltezza.

CAPITOLO 2ANALISI ANTROPOCENTRICA

Proviamo infatti a fare un passo in più e mettiamo proprio e ancora l’essere umano al centro di questo nostro tentativo di capire se sia o meno in grado, da solo, di salvaguardare il Creato, tentativo quindi che potrei definire “antropocentrico”.

Per sua intima predisposizione, l’uomo, purtroppo, non è contenibile nella sua vanità e nelle sue bramosie. E’ stordito dalla ricerca di sé stesso, della sua affermazione sugli altri suoi simili e su tutto il Creato. Come recita un Salmo (48), “l’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono”.

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Dio ama la mia stupidità ? Se non la amasse non le donerebbe questi luminosi sospiri.

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La verità è che le scelte e le decisioni dell’uomo, di ogni tempo, di ogni cultura, di ogni religione, vanno di fatto e speditamente verso la realizzazione di ricchezza, potere, controllo, dominio ad ogni costo, anche se ciò porta morte, devastazione, povertà diffusa e ogni sorta di crimine per la sua affermazione.

E non raccontiamoci frottole: sempre di fronte a noi abbiamo questa testimonianza, in ogni cultura ed in ogni tempo. E non solo la classe politica o i nuovi industriali sono i detentori del primato di questa incapacità a capire ed orientarsi, a riconoscersi, a legiferare nella maniera più opportuna per tornaconto personale o della propria casta, ma anche tutti noi quando ingrossiamo il loro ego ed il loro portafoglio chiedendo, a qualsiasi prezzo, favori e complicità a tutti loro nella discrezione degli uffici pubblici e privati.

Di fronte al potere, alla ricchezza e al guadagno, non si è mai fermato nessuno e mai nessuno si fermerà. La concupiscenza dell’uomo, la sua attitudine a tradire sé stesso ed il Creato, sono fattori costitutivi che mai lo metteranno in condizioni di salvare né sé stesso, né il pianeta, né tanto meno l’universo. Non basta seguire le istruzioni per l’uso per rimediare alla devastazione in corso, che aumenta a dismisura negli effetti con il passare degli anni, come i chicchi di riso nella dama cinese.

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CAPITOLO 3ANALISI ETICO-CENTRICA

(Passaggio da identità ad alterità – Alterità come eticaResponsabilizzarsi prima della conoscenza e di qualsiasi calcolo opportunistico).

Ancora un piccolo passo per un minimo di contributo che vorrei definire “etico-centrico”.L’ambito della morale, come complesso di comportamenti virtuosi provocati dalla disciplina necessaria ad onorare le scelte etiche poste come luce della nostra vita, può essere un livello superiore ed il punto di incontro tra le varie culture, tra laici, atei e religiosi di tutti il mondo e di tutte le dottrine. Parlare di etica nell’ecologia presuppone comunque una immediata acquisizione di responsabilità nei confronti del Creato, quindi del nostro pianeta, del nostro universo.Molti antepongono, in questa cultura delle convenienze, la conoscenza all’acquisizione di responsabilità.

“Io ti aiuto se ti conosco”; solitamente è questo il criterio di riferimento di ogni opportunista che si rispetti, specie se qualcuno cerca voti o qualsivoglia forma di complicità.“Mai più ti aiuto se appartieni alla corrente opposta o se non ne ho un ritorno o, peggio ancora, un tuo asservimento incondizionato”. Il samaritano aiutò il ferito perché lo conosceva? Acquisì la sua responsabilità perché ne sapeva provenienza, nome, appartenenza religiosa e politica? No.

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Non si curò di lui perché lo conosceva e quindi avrebbe potuto calcolare un suo tornaconto, ma lo conobbe – nel senso più vero e profondo del termine - perché si responsabilizzò di lui. Diceva Emmanuel Lévinas, proponendo un progetto di alterità come etica della relazione, che responsabilizzarsi del volto di ogni altro e delle sue problematiche, senza prima conoscerne il nome, voleva dire dare sacralità, trascendenza a quella relazione. Questo si potrebbe applicare anche al Creato.

In questa mia riflessione desidero rimarcare la necessità che questa acquisizione di responsabilità preceda ogni nostra scelta. Quindi è necessario sviluppare un sentimento molto più ampio e profondo: responsabilizzarsi di ogni volto umano, responsabilizzarsi del Creato, della natura e di ogni suo singolo componente animato e inanimato, visibile e invisibile, come primo passo, come nostra scelta, come premessa fondamentale del nostro esistere, del nostro comprendere.

Non abbiamo molte altre scelte in questo piano etico. Tra l’altro, e non è secondario ciò che sto per dire, quando si parla di inquinamento e di malattia del creato o della natura che dir si voglia, si parla anche della salute di ognuno di noi. L’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria, continuerà e colpirà l’assetto idrogeologico di ogni territorio progressivamente, inesorabilmente, con sempre maggiori devastazioni. Bisogna tenere conto che tutto questo si rifletterà sulla nostra salute, fisica e psichica, su quella degli animali, su ogni altra forma di vita vegetale ed animale, perché noi siamo il Creato, noi siamo la natura.

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Ripeto, c’è una connessione immediata tra il problema ecologico e la qualità della nostra salute o, meglio, con tutte le malattie della nostra psiche o della nostra biochimicità, del nostro corpo.

OCCORRONO SCELTE NUOVE PER DIVENIRE PERSONE NUOVE.C’E’ IL PERICOLO CHE IL SOLO PENSIERO RAZIONALE DEGENERI IN LEGALISMO, MORALISMO, BUONISMO

E ABITUDINI COMPORTAMENTALI DI CONTENTIMENTO,ANZICHE’ ARRIVARE ALLA REALIZZAZIONE DI UN EQUILIBRIO SOSTENIBILE

TRA NECESSITA’ REALI DEL VIVERE ED OFFERTA DELLA NATURA.

Anche il livello etico, il nostro contegno morale nei confronti del problema ecologico non è sufficiente per tentare di affrontare il futuro dell’ecologia mondiale. L’atteggiamento predominante dell’uomo rimarrà quello del predatore nei confronti dell’ambiente, sempre, in ogni luogo, ad ogni livello sociale.

Occorre fare ancora un passo in avanti.

E non può essere solo un passo guidato da un sentimento sociale, umano, scientifico, tecnico, biochimico, evoluzionista. Correremmo sempre il rischio che quest’etica, pur importante, determinante sotto certi aspetti, degeneri in legalismo, moralismo,

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efficientismo, razionalismo, buonismo ed abitudini comportamentali di contenimento anziché di realizzazione gioviale dell’esistenza in riverente e tenera relazione verso tutti gli altri esseri. La strada dell’alterità presuppone scelte profonde, anche se concepiamo l’alterità stessa come pura etica. Approfondiamo il sentimento necessario, l’ascolto e la riflessione utili per tentare di prendere la strada giusta.

CUSTODIRE, SALVAGUARDARE, RESPONSABILIZZARSI E NON ESSERE PADRONI E SFRUTTATORI IRRAGIONEVOLI ED ARROGANTI

Noi uomini tutti siamo chiamati a coltivare e custodire, per il benessere, per il bene e la sussistenza di tutti gli abitanti della terra, il bel mondo dentro al quale Dio ci ha posto come amministratori e custodi del territorio in cui viviamo e dell’universo intero, non come padroni e sfruttatori irragionevoli ed arroganti.

Abbiamo bisogno di una trasformazione interiore, di un cambiamento radicale, nella nostra cecità, di inquinatori e sfruttatori dell’ambiente, per potere o per interesse, deturpati da queste aberrazioni nel nostro cuore e per nostra ignoranza e durezza, dobbiamo svuotare noi stessi dalle nostre ambizioni ed accedere ad un nuovo pensiero per abitare la terra con amore, pace, serenità e prosperità per tutti.

C’è bisogno di una nuova sobrietà da umiltà, bisogna essere consapevoli di trovarsi di fronte a qualcosa di immensamente più grande di noi, come l’universo, ed inginocchiarsi,

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deporsi ai piedi di questo mistero infinito, di questa meravigliosa ed infinita complessità del Creato, custodendolo, amministrandolo con giustizia, legalità, sapienza, buon senso, lungimiranza.

E tutto ciò riguarda ogni realtà ed ogni territorio del nord e del sud, riguarda Alpi ed Appennini e tutti gli esseri animati ed inanimati che li costituiscono e che come noi stessi sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. Di fronte al Creato grandi e piccoli della terra devono genuflettersi senza superbia, senza odio, amandolo come si ama il prossimo, convivendo fraternamente e filiarmente con la natura che è icona stessa della grandezza, magnificenza, forza, immensità di Dio.

SIAMO ANCHE NOI LA NATURA (Ne siamo parte strutturale, inscindibile)

Questa nuova sobrietà, questa rinnovata spiritualità, deve farci vedere parte del tutto. E non meno importante è affermare che più noi inquiniamo il nostro ambiente e più miniamo la salute di noi stessi. “Perché”, qualcuno ancora si chiede? Ma perché: “i sassi e le rocce dei nostri monti sono le nostre ossa, l’acqua dei nostri ruscelli e delle nostre sorgenti è il nostro sangue, il vento tra le nostre querce, quest’aria così dolce è il nostro respiro. La terra delle nostre zolle, i frutti dei nostri alberi, sono la nostra carne, il canto degli uccelli, il tuono, lo sciabordio delle onde sono il nostro udito, la luce filtrata da quest’aria sempre più inquinata è la luce dei nostri

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occhi. Per questo ogni azione che metta in difficoltà il Creato si riflette irrimediabilmente sul nostro corpo, sulla nostra salute, sul nostro futuro.

OCCORRE RIPETERLO: E’ NECESSARIA UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO,

UNA NUOVA SPIRITUALITA’, UNA NUOVA SOBRIETA’, UN NUOVO STILE DI VITA E DI RELAZIONE

E’ necessario quindi, se vogliamo una nuova terra con amore, pace e prosperità, come è scritto nel libro dell’Apocalisse, occorre una nuova visione del mondo, una nuova spiritualità. E non crediate che il mondo vada in difficoltà solo per le grandi deturpazioni, ma anche per gli innumerevole meccanismi perversi che l’uomo accende a macchia di leopardo in ogni territorio e per i quali si rende responsabile quando invece dovrebbe avere la responsabilità della custodia, della cura, della salvaguardia di ogni essere vivente e della intera creazione naturale.

IL CREATO IRROMPE NELLE STRADE DELLA NOSTRA QUOTIDIANITA’, NEL NOSTRO CUORE E NELLA NOSTRA VITA.

SOLO I PICCOLI E GLI UMILI POSSONO DIALOGARE CON IL CREATO E COMPRENDERE IL SUO LINGUAGGIO

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CAPITOLO 4Questo ultimo passaggio che sto per proporvi, non può essere compreso da tutti, ma solo dai “piccoli ed umili”, come diceva il Signore. Solo i piccoli ed umili, possono essere così liberi da poter scorgere, in tutto ed in tutti, quella scintilla d’infinito che dà il senso giusto alla nostra esistenza, alla nostra origine, al nostro destino.

Solo ai piccoli ed umili è data la possibilità di conoscere, di intuire, di sentire la grandezza, l’immensità del Creato ed i conflitti apocalittici che da miliardi di anni, e forse prima ancora di essere concepito, si sono generati in esso. Solo a loro è concessa di vedere quella forza, quella essenza di bontà contenute in un sasso, in un fiore, in un soffio di vento, nel battito della ciglia di ogni persona che incontriamo o che non incontreremo mai… Solo i piccoli ed umili tra noi potranno decifrare il linguaggio del Creato… E’ necessario svestirci dal nostro ego e, come affermavo poc’anzi, entrare in una nuova e rinnovata spiritualità, in una nuova sobrietà, lasciarci rapire da quella bellezza, quella meraviglia, che in me ad esempio si è prima trasformata in commozione, poi in preghiera, ed infine in compassione e servizio, che mi ha deposto ai piedi del Creato, soggiogato dal Mistero di tanta grandezza, di tanta complessità. Un mistero che è infinitamente più grande di noi e delle nostre possibilità di capire e spiegare, per quanto ci proviamo, per quanto sia giusto provarci.

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Il sentimento che ci lega al Creato - recuperando una dimensione umile, piccola, nei suoi confronti - deve essere contestualmente fraterno e filiale, e deve sviluppare quell’ascolto così profondo, la cui possibilità, anche se da noi quasi sempre non sperimentata, ci appartiene fin dal nostro concepimento.

NEL CREATO DUE VOCI CI CHIAMANO INCESSANTEMENTE:QUELLA DELLA STORIA E QUELLA DELL’ETERNITA’

Il Creato - nelle sue forme molteplici di vita vegetali ed animali, visibili ed invisibili, animate ed inanimate, l’universo infinito con la sua materia vibrante, organica ed inorganica, l’acqua, il fuoco, l’aria, la terra, le rocce, la luce - ci chiama incessantemente con le voci, contenute in tutto ed in tutti, anche in ogni pensiero, in ogni parola, in ogni intenzione, della storia ed i suoi idoli e con la voce dell’eternità. Sono questi i richiami che ci portiamo nel cuore su questo universo. Sono voci instancabili ed incessanti che ci condizionano e ci costringono a delle scelte importanti.La voce della storia è facile da comprendere così come è facile cadere prede degli allettamenti dei suoi idoli che ricambiano la nostra attenzione con la promessa illusoria della felicità immediata ed a basso prezzo. Potere, successo, ricchezza, ci tendono le loro mani ricolme di doni e noi siamo disposti a “svenderci”, a “prostituirci” a queste promesse abbracciando ogni disvalore, fino a diventare strumenti di morte, di negatività, di distruzione, diventando predatori del Creato e portatori di sofferenza e di caducità.

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La voce dell’eternità si propone invece al nostro cuore mostrandoci tutta la bellezza delle cime da scalare. Solo i piccoli e gli umili riescono ad arrampicarsi su questi erti crinali dai quali si può iniziare a scorgere la Luce della carità, dell’Amore vero ed eterno che ci illumina il sentiero della solidarietà, che ci indica la strada ad ogni bivio della nostra vita. Ad ogni passo che faremo nella nostra esistenza terrena la Luce ci illuminerà i segni di questo Amore infinito contenuto in tutto ciò che osserveremo nel nostro cammino e negli occhi ricolmi di speranza di tutti coloro che incontreremo. I segni di bene e di bontà sono ovunque nel Creato che ci dà forma e vita.

S. FRANCESCOPATRONO MONDIALE DEI CULTORI DELL’ECOLOGIA,

DELLA SALVAGUARDIA DEL CREATO

Francesco, da ricco e potente, si fece frate piccolo ed umile per capire la bontà contenuta negli esseri animati ed inanimati, nelle stelle, nel fuoco, nel sole, nella luna. Parlava ai fiori ed alle belve sentendoli fratelli, rispettava ogni forma di vita perché sapeva che in sé racchiudeva la Luce dell’eternità.Era arrivato a tal punto di sensibilità nel dialogo con il Creato che quando si lavava le mani, sceglieva un posto dove l’acqua non venisse pestata con i piedi. E se gli toccava camminare sulle pietre, o vedeva delle formiche sul sentiero o qualsiasi altra minuscola forma di vita, si muoveva con delicatezza e riguardo … ed evitava di far del male alle formiche, ma anche

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agli stessi… sassi delle rocce sotto i suoi piedi. Al frate che andava a tagliare la legna per il fuoco, raccomandava di non tagliare interamente l’albero, ma di lasciarne una parte.

Al frate che teneva l’orto diceva di far colloquiare ortaggi e fiori alternando le coltivazioni che poneva l’una accanto all’altra. Si dilettava con ogni creatura, dagli esseri umani alle farfalle, dai grilli ai raggi del Sole. In essi sapeva scorgere l’essenza stessa dell’amore eterno di Dio che lo chiamava. A tutti noi è giunto il suo messaggio, il suo sentimento che creava in lui l’esigenza di chiamare fratello il lupo rendendolo mansueto, che addomesticava le tortore selvatiche, che predicava agli uccelli facendo star quiete anche le rondini.

S. ANTONIO

Fu l’Eternità che mandò a Francesco ed al suo movimento frate Antonio che con la sua cultura, inizialmente rifiutata da Francesco, evitò che lo stesso francescanesimo crollasse sotto la spinta degli eretici. Anche Antonio considerava l’umiltà la radice di ogni virtù.

Egli raggiunse questa convinzione attraverso la fatica e la sofferenza nel passare dall’agiatezza della sua condizione famigliare, quando si chiamava Fernando, a quando decise di prendere la strada del convento e di diventare frate con il nome di Antonio, decidendo quindi di abbracciare la mistica francescana, attenta alla vita vissuta, alla semplicità e all’affetto nel rapporto con il soprannaturale. Egli mortificò il proprio io (cosa che non deve essergli stato agevole in

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considerazione della propria indole e delle proprie origini), servendo i confratelli nelle più umili necessità e ritirandosi spesso in solitudine. Del resto, che l’umiltà fosse premessa per ricercare e trovare Dio nel cuore e nel Creato glielo avevano insegnato i suoi primi maestri spirituali, San Agostino e San Bernardo, studiati nel monastero di Santa Croce a Coimbra (Portogallo). E’ per queste vie che cerca ed ottiene il dono prezioso dell’umiltà, del divenire piccolo nella povertà dello spirito.

IL TEMPO PASSA E L’ETERNITA’ RIMANE(Ispirato agli scritti di Padre Theodossios)

Francesco e Antonio ci confermano che: “...il Creato parla a noi anche con il linguaggio dell’eternità”. Ci dicono che il tempo passa e l’eternità rimane, questo il ponte di comprensione attraverso il quale si devono vedere e filtrare tutte le cose, tutti i pensieri, tutti i sentimenti, tutti i ricordi, i colori, le forme, la luce, i meccanismi della creazione. Quel che permane è l’eternità, eterno è solo l’Amore. E Dio è amore.I “piccoli ed umili” riescono a percepire e vivere - pur in mezzo ad ogni sorta di occupazioni e di tribolazioni, dietro ogni cosa, in ogni fiore, in ogni sguardo, in ogni lacrima, in ogni sorriso, in ogni dignitoso desiderio, in ogni sofferenza, in ogni gioia, in ogni pura passione - il segno dell’eternità, il linguaggio intimo di ogni creatura, e sentire dietro ogni essere animato o inanimato l’amore eterno di Dio. In ogni cosa, in ogni essere, in ogni battito delle nostre ciglia e dei nostri cuori, si può leggere il messaggio dell’eternità, la

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speranza dell’amore. Dietro ogni immagine del Creato, ogni movimento, ogni presunta staticità, ogni desiderio, ogni coscienza, sono racchiusi un appello, un sogno, una promessa. Tutta la creazione contiene il segno di una bontà, di una spiritualità, che va oltre ogni confine umano. In ogni cosa ed in ogni essere c’è un orizzonte di luce interiore. In quella luce risplende il volto dell’amore eterno ed incorruttibile, un volto umano e divino, il volto del finito e l’infinito, la dolcezza della compassione cosmica, il profumo del perdono. In ogni petalo di fiore ed in ogni goccia di rugiada, in ogni essere, in ogni zolla di terra, è contenuto un canto segreto, un canto dolce, discreto, infinito, il canto del Signore. Il Signore dell’Amore eterno. Ogni cosa contiene il canto dell’Amore, una nota della musica del concerto del Creato, una parola del linguaggio eterno ed universale.

San Paolo scrive: “Infatti dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rom 1,20). Chi, come Francesco ed Antonio, sa guardare con questo sguardo il Creato, capisce il linguaggio con cui l’infinito ci chiama a camminare insieme verso l’Amore, dicendoci dell’immensa bontà che le cose possono esprimere e della quale vedremo il compimento quando dimoreremo con lui nel suo giardino e con il Creato condivideremo una incommensurabile gioia.

E’ l’Eternità che si riflette nel Creato e che ci viene incontro con la dolcezza del suo richiamo e la persona che si fa piccola ed umile per ascoltare la sua Luce e seguirla scopre la verità

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della firma del Creatore impressa nell’intimità della natura incamminandosi nel sentiero che lo condurrà fuori della storia, fuori da questa grande illusione che ci ha rapito.

CAPITOLO 5PROPOSTA CRISTOCENTRICA

L’essenza di questa riflessione, il mio dono a voi, si ripropone all’interno delle mie scelte nella vita. Vi posso donare, testimoniare, solo me stesso, le scelte anche molto difficili, della mia vita. La via della comprensione pone l’eternità dell’amore al centro, all’origine ed al culmine di questa mia riflessione che si rivela quindi “Cristocentrica”, perché la mia convinzione è che, da soli, non avremo nessuna possibilità di frenare la devastazione provocata dalla concupiscenza che ci governa, ad ogni era ed ad ogni livello dell’umanità. Gli esempi attuali, ed abbiamo avuto intorno, ci confermano abbondantemente la veridicità di questa mia affermazione.

Da soli siamo destinati al fallimento, non riusciremo a fare solo un passo per salvare noi stessi nel Creato.

Per questo 2000 anni fa è venuto Gesù tra noi, il figlio di Dio.

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Egli non è venuto a decretare “la fine” della storia, ma “il fine” della storia. E’ venuto ad annunciare un nuovo inizio e cioè:

L’INAUGURAZIONE DEL REGNO DI DIO CHE REDIMA LA STORIA.

Gesù è venuto a proporci di ritornare nel Creato che ci apparteneva all’origine dei tempi, in quel giardino dove: “il lupo dimorava con l’agnello, la pantera era sdraiata accanto al capretto, il vitello ed il leoncello pascolavano insieme ed un fanciullo li guidava. In quel luogo dove la vacca e l’orsa pascolavano insieme ed erano sdraiate insieme ai loro cuccioli, dove il leone si cibava di paglia come il bue ed il lattante d’uomo si trastullava sulla buca dell’aspide ed il bambino metteva la mano nel covo dei serpenti velenosi (Is 11,6-8).”

Cari amici, non c’è altra strada per affrontare la gravissima situazione in cui versa la Creazione, che aderire al progetto che Gesù è venuto a proporci oltre 2000 anni fa. Egli, ripeto, non è venuto a distruggere la nostra storia, ma a redimerla, ripristinando un ordine nell’armonia del Creato, nella pace, e non nello sfruttamento e nella devastazione.

L’UNICA STRADA PER GIUNGERE AL GIORNO DEL SIGNOREE’ QUELLA DELLA NOSTRA CONVERSIONE:PER GIUNGERE AL GIORNO DEL SIGNORE,

ED IL CREATO TORNI AD ESSERE IL GIARDINO ETERNO DEL PARADISO.

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• E per andare nel suo regno bisogna prendere la strada della conversione, credendo al Vangelo e vivendo secondo i suoi insegnamenti. E’ questa l’unica strada che può portarci al Giorno del Signore.• Quando questa strada sarà stata da noi percorsa e sarà giunto Il giorno del Signore, il Creato sarà liberato, avremo cieli nuovi e terra nuova, fra noi avrà stabile dimora la giustizia, il Male sarà stato sconfitto e nel mondo si sarà realizzata una fraternità universale nel Suo nome. Allora il nostro pianeta sarà diventato una mensa imbandita per tutti e la nostra vita avrà acquisito il volto della solidarietà, del benessere condiviso e saranno annientati l’egoismo, la grettezza, l’opportunismo, l’ignoranza, l’arroganza, il desiderio di ricchezza, di dominio, di successo, così pure lo sfruttamento e la violenza nell’universo in ogni loro forma.

• Gli idoli della storia si infrangeranno sugli scogli della morte ma le nostre opere di bene, realizzate pienamente nel nostro cammino quotidiano, risorgeranno in quel giardino. Tutto risorgerà alla nuova, antica vibrazione d’Amore, di Vita vera ed eterna.

• Ma cos’è la Risurrezione? La Risurrezione è la condizione dell’amore eterno conquistata già oggi e ogni giorno nei luoghi della nostra vita diventando strumenti del Bene nell’edificazione quotidiana del Regno di Dio.

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CONCLUDO

E’ un dogma fondamentale della fede il fatto che Dio Padre sia “il Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”. E ancora: secondo i grandi Padri della Chiesa, l’uomo è appunto il Principe della Creazione, dotato del privilegio della libertà. Partecipando simultaneamente il mondo materiale e quello spirituale, egli è stato creato non solo per custodire ed amministrare il Creato, ma principalmente per ricondurre la Creazione al suo Creatore, affinché il mondo fosse salvato dalla decadenza e dalla morte.

Dice Paolo nella lettera ai Romani (Rm 8,19-22): “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi delle doglie del parto.”

E cosa è, per finire, l’Eternità? E’ entrare in intimità con il divino, proprio come gli Angeli, è vivere tutti noi insieme, ed insieme ad ogni segno di vita del Creato e ad ogni sua più piccola componente materiale, assaporare una gioia incommensurabile per sempre. In questo Giardino, che Gesù ha chiamato “Paradiso”, potremo ritrovare l’origine purissima dei tempi. Sarà un luogo dove ancora: “il lupo dimorerà con l’agnello, vedremo la pantera sdraiata accanto al capretto, il vitello ed il leoncello pascolare insieme ed un fanciullo guidarli.

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In quel luogo dove la vacca e l’orsa pascoleranno insieme e saranno sdraiate insieme ai loro cuccioli, dove il leone si ciberà di paglia, come il bue, ed il lattante d’uomo si trastullerà sulla buca dell’aspide ed il bambino potrà ancora mettere la sua mano nel covo dei serpenti velenosi” (Is 11,6-8).

Inginocchiati ai piedi del Creato, possiamo recepire la fragranza di questo giardino lasciandoci rapire dal profumo della Parola di Dio e dalla promessa del suo Amore eterno che è già qui, tra i segni del Bene sparsi ovunque e su chiunque, tra noi, adesso ed ora.

Sia lodato Gesù Cristo.

Bruno Martino Diacono

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foto di Bruno Martino

un particolare ringraziamento a Luigia Pandolce

© copyright 2012 Associazione Sentieri Natura Parco degli Ezzelini

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