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Orizzonte Sicurezza

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Vice Direttore: Filippo Catalano Capo Redattore: Fernando Di Tommaso

Comitato di redazione: Gigi Del Prete, Mario Cozzi, Salvatore Neglia, France sco Todino, Domenico Terrameo,

Stefano Angelino Giorset, Gianfranco Morcinelli

Editoriale pag. 1-3 Intervista al Questore di Torino pag. 1-5-6 Militarizzazione del territorio pag. 7 Editoriale di Felice Romano pag. 8-9 C’è chi dice no pag. 10-11 Incontro Dirigente Stradale pag. 12-13 Tragica realtà pag. 15 Il SIULP incontra il Questore pag. 16-17 Commissione paritetica pag. 17 Agevolare i poliziotti per il contr. terr. pag. 18 Comunicato stampa impiego militari pag. 19 Messaggio Presidente Berlusconi pag. 20

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(segue dalla prima pagina) Proprio nel precedente numero del nostro bimestrale “Orizzonte Sicurezza”, il collega Serafino Zaccaria faceva notare, con acuta premonizione, il pericolo di caricare, sic et simpliciter, di troppi poteri e responsabilità i neo eletti rischiando, qualora le cose per i poliziotti non andassero proprio come sperato, inevitabili strumentalizzazioni e brutte figure. Poiché noi del Siulp di Torino riteniamo importante che mai come in questi momenti debba prevalere la parsimonia e la ragionevolezza, diciamo subito che non siamo affatto d’accordo con chi vorrebbe imputare ai colleghi del SAP in Parlamento inerzie e responsabilità circa la scarsa considerazione del Governo verso le forze di polizia. Due poliziotti prestati alla politica, contro centinaia di Deputati e Senatori, pone i nostri colleghi in una situazione poco invidiabile. Il Siulp, più che perdersi in inutili critiche, sostiene ed auspica che i nostri due colleghi del SAP in Parlamento agiscano da spina nel fianco riportando, insieme a tutte le forze sindacali, la politica della sicurezza sul binario auspicato in campagna elettorale. Un binario di innovazione e miglioramento economico, sollecitato dai politici di centro-destra e sul quale i colleghi del Comparto Sicurezza non potevano non credere. In realtà, due sono probabilmente le ragioni che hanno reso assolutamente credibile il centro destra. La prima deriva dalle grandi promesse elargite attraverso focosi e convincenti proclami provenienti dal gruppo politico di opposizione del centro-destra al Governo Prodi, nonché dalla campagna elettorale durante la quale, con grande intensità venivano annunciati, dallo stesso gruppo politico, esaltanti aumenti stipendiali per le forze dell’ordine insieme a leggi e strumenti operativi moderni ed all’avanguardia; assoluta garanzia per la sicurezza dei cittadini. L’altra dalla tradizionale fiducia che le forze di polizia ed armate nutrono per il centro-destra, derivante dall’atavica concezione filosofico-politica per la quale la destra ricerca e rispetta l’ordine gerarchico e l’autorità, diversamente dalla sinistra che si richiama più ai valori dell’eguaglianza e delle libertà sociali, succube del timore autoritario. Comunque sia, l’ordine filosofico di destra o di

sinistra, le disattese promesse dell’attuale Governo, sembrano proprio stravolgere o, quanto meno, ridimensionare l’apodittica equazione destra = attenzione per le forze di polizia ed armate: onore e vanto dei partiti di destra. Già, perché l’unica attenzione che oggi il comparto sicurezza ha ricevuto dal Governo di centro-destra sono tagli all’assunzione di poliziotti e carabinieri, tagli per i loro già miseri stipendi, tagli di strumenti e mezzi e questi ultimi ricevuti ultimamente, per bontà, degli stanziamenti dei grandi comuni, che hanno permesso di acquistare nuove autovetture per la polizia. Ma un’altra particolare attenzione emersa con forza per il comparto sicurezza è il famigerato “decreto Brunetta”. Scoccato come una freccia contro i cosiddetti “fannulloni” del pubblico impiego, estende, ad oggi, la sua raccapricciante logica anche ai poliziotti ed ai militari. Colpire i fannulloni è l’inesorabile motto del ministro il quale, come nelle migliori tradizioni autoritarie, prevede di fare di tutta l’ erba un fascio. Chissà se lo stesso motto varrà anche per gli assenteisti del Parlamento? I poliziotti iscritti al Siulp di una cosa possono essere sicuri. A prescindere dal colore dei Governi che si succedono, a prescindere dalle promesse dei partiti ed a prescindere dalla credibilità dei singoli Presidenti del Consiglio, solo i fatti rappresentano e rappresenteranno il vero oggetto di verifica dell’azione politica. Oggi il Siulp, con tutti del comparto sicurezza e difesa, si prepara ad una dura battaglia sindacale contro un Governo che a chiacchiere si proclama amico ma nei fatti è peggio del precedente. Per il Siulp, e per i poliziotti, solo i fatti contano e se qualcuno pensa che le forze di polizia o armate debbano sempre e comunque schierarsi per tradizione con la solita parte politica si sbagliano di grosso. Le forze di polizia ed armate sono costituite da uomini e donne concreti e riconoscono perfettamente, nei fatti e non nelle parole, ciò che è meglio o peggio per loro. L’antica epoca dei “pecoroni” è finita, oggi vogliamo essere considerati e rispettati. Il Governo attuale potrebbe essere ancora in tempo per recuperare la stima dei comparti sicurezza e difesa. Speriamo non si dilunghi troppo in chiacchiere.

Editoriale Eugenio Bravo

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(Intervista al Questore - segue dalla prima pagina) Signor Questore il Siulp Le dà il bentornato in Questura e non nasconde la propria soddisfazione sulla scelta del Dipartimento che, dopo diversi anni, ritiene abbia individuato nella Sua persona, il Questore giusto per la città di Torino ed anche per i poliziotti torinesi. Questa convinzione deriva soprattutto dalla Sua indiscutibile professionalità, dalla Sua conoscenza diretta della città, dei torinesi nonché delle problematiche che affliggono la polizia torinese. Proprio per queste ragioni il Siulp, nella sua responsabilità di primo sindacato della provincia di Torino, è molto interessato, con tutti i suoi iscritti, alle prospettive e misure, che la Sua amministrazione intenderà intraprendere per la sicurezza dei cittadini, per il buon andamento dell’amministrazione e per il benessere dei poliziotti. Le cronache narrano che la carriera del dr. Aldo Faraoni a Torino è costellata di indagini, minuziosamente annotate nei suoi ormai famosi quadernetti, e di importanti successi investigativi conseguiti nei confronti della mafia e della ‘ndrangheta, particolarmente radicate in città nel periodo che va dalla metà degli anni '70 alla metà degli ani '90. La cattura dei boss Epaminonda e di Felice Maniero, il blitz contro i catanesi, soprattutto il clan dei fratelli Miano, hanno scandito un’epoca molto diversa da quella attuale, quando la lotta alla criminalità organizzata ed al terrorismo rosso erano le evidenti priorità. Oggi, signor Questore, come è cambiato il fenomeno criminalità rispetto ad allora e quali sono le priorità che ella intende perseguire per garantire maggiore sicurezza ai cittadini? Il mondo si evolve e naturalmente anche la criminalità organizzata si è evoluta. Oggi, soprattutto nelle regioni del Nord del Paese, continua, in forme più subdole, la sua azione devastatrice. Nella provincia torinese essa, però, deve fare i conti con la tenacia delle forze di polizia che non lasciano terreno franco alle attuali associazioni criminali, le quali prediligono sfruttare bassa manovalanza extracomunitaria per commettere reati che vanno dallo spaccio di droga, al traffico d’armi e all’estorsione, e che, con i “white crimes”, spesso penetrano i sistemi economici ed istituzionali del Paese.

Tuttavia, pur non trascurando nemmeno per un istante la lotta al crimine organizzato ed alle nuove forme di terrorismo, la nostra azione è indirizzata verso quella priorità, avvertita in particolar modo dai cittadini torinesi, che è costituita dai reati perpetrati dalla c.d. famigerata criminalità diffusa. Più visibile, diretta ed immediata, sebbene meno grave e pericolosa di quella organizzata e della quale molto spesso costituisce l’indotto, ingenera grandi paure, preoccupazione e forti disagi ai cittadini. Dobbiamo ridimensionare questo fenomeno variegato, legato al piccolo spaccio di droga, alle rapine, ai furti, alle violenze gratuite, allo sfruttamento della prostituzione, arrestare ed espellere senza indugi gli stranieri clandestini, soprattutto quelli che si rendono autori di tali reati. E’ importante dimostrare ai cittadini la presenza la forza e l’efficacia delle forze di polizia che dovranno costantemente pianificare le strategie di sicurezza per sconfortare attività illegali, riducendo le occasioni per delinquere ed accrescendo le probabilità di assicurare alla giustizia gli autori dei reati. Signor Questore, proprio come diceva Lei, Torino è da un po’ di anni alla ribalta per la questione illegalità diffusa; come giudica il livello di sicurezza della provincia di Torino. Spendersi in facili slogan ad effetto, asserendo che la città di Torino sia ostaggio di piccoli o grandi criminali e di delinquenti che emergerebbero da ogni angolo di strada, significa rappresentare un'immagine falsa della realtà torinese. Nonostante qualche seria e preoccupante situazione di illegalità, che va affrontata con oculata determinazione, Torino resta una tra le più belle e vivibili città italiane, con un standard di sicurezza generale che assicura una serena convivenza ai cittadini. Il mio impegno è ovviamente quello di contrastare con forza i fenomeni criminali con le risorse che ho a disposizione, in tutte le loro diverse manifestazioni, facendo crescere il senso di sicurezza dei torinesi. Dopo ogni finanziaria, le aspettative che provengono dal mondo politico e cittadino sulla tutela della legalità si scontrano sempre più con una costante diminuzione delle risorse. Intanto, il recente decreto sulla sicurezza ha istituito l’inedita figura dei militari impegnati per sei mes i nel presidio e nei pattugliamenti delle aree sensibili delle grandi metropoli. Cosa pensa di questa novità? (continua nella prossima pagina) .

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I militari rappresentano un'importante risorsa per la difesa e, in alcuni contesti, per la stessa sicurezza del nostro Paese. Il loro impiego dovrebbe conseguire un duplice scopo: recuperare personale delle forze di polizia per il controllo del territorio, utilizzando i militari soprattutto in vigilanze fisse o parzialmente dinamiche in posti nevralgici della città, ed instillare nei cittadini maggior fiducia nello Stato, aumentando il loro senso di sicurezza anche attraverso la visibile presenza delle forze armate che oggi concorrono, comunque solo in modo parziale e provvisorio, alle azioni di prevenzione dei reati, sempre sotto la direzione degli operatori di polizia. La cronica carenza di mezzi, infrastrutture ed organici, unitamente alle recenti norme in materia di immigrazione clandestina, rendono difficili le condizioni lavorative degli operatori di polizia, in particolare dei colleghi impegnati sulla strada. Può parlarci dei suoi progetti e soluzioni a breve e medio termine per la Questura di Torino? Nel mio precedente incarico mi sono battuto per migliorare le condizioni logistico-strutturali della polizia di Torino. Qualche risultato concreto è stato ottenuto in termini di mezzi e strutture anche se ancora molto resta da fare. In particolare dobbiamo inaugurare il nuovo commissariato di Barriera di Milano, iniziare senza più ritardi la ristrutturazione della palazzina di via Tirreno, sede distaccata dell’UPG, per la quale i fondi sono già stati stanziati, trovare una definitiva sede per il commissariato di Rivoli, definire il trasferimento della polizia scientifica presso il V Reparto Mobile, riorganizzare strutturalmente il disastrato archivio dell’ufficio immigrazione e studiare possibili alternative per alcuni commissariati come ad esempio quelli di Mirafiori e Borgo Po. Sicuramente c’è tanto da lavorare e purtroppo la soluzione dei problemi strutturali non dipende esclusivamente dalla buona volontà dei Questori ma soprattutto dalle disponibilità finanziarie. Al riguardo sono, comunque, moderatamente ottimista. Per quanto concerne i mezzi, sarà necessario tenere costantemente monitorata la situazione parco auto. Sono convinto che occorra non solo aumentare il numero dei mezzi di serie e di quelli con colori di istituto, ma anche di ottimizzare l'uso di quelle già in dotazione. Per quanto riguarda l’organico della polizia torinese, è di assoluta evidenza la riduzione del numero del personale di polizia avvenuto nel corso degli anni. Ma è altrettanto evidente la flebile speranza di

ottenere un consistente aumento di organico soprattutto nel breve periodo. So di dire una cosa che il Siulp probabilmente non gradirà molto, tuttavia credo che l’onestà e la chiarezza del confronto con le parti sindacali sia fondamentale tanto per l’amministrazione quanto per i sindacati. Ritengo, infatti, che le risorse umane che costituiscono la polizia di Torino debbano essere razionalizzate nell’impiego e soprattutto valorizzate incentivandone la buona volontà e le capacità professionali. Il numero dei poliziotti è sicuramente importante ma, una volta garantiti i diritti previsti per i lavoratori, concedendo le possibili agevolazioni che permettano loro di vivere serenamente la propria vita privata, per l'efficienza ed efficacia del servizio diventa importante che tutti si impegnino con la dovuta professionalità. Un poliziotto ben formato ed altamente professionale conta e serve decisamente di più di tre poliziotti poco professionali e poco volenterosi i quali, oltre a non fornire buoni risultati, rappresentano anche un problema ed una perdita di tempo per chi si impegna e conosce il proprio lavoro. Recuperare il personale sotto utilizzato per renderlo più efficiente e uno dei compiti primari del Questore, assieme a quello di renderlo il più possibile visibile per le strade della città. La presenza di operatori in divisa rassicura la gente. Dalle Sue risposte, come già sapevamo, è palese la Sua conoscenza dei problemi della Polizia di Torino e questo non può che farci molto piacere. Il Siulp vorrebbe farLe altresì notare come i poliziotti spesso si sacrificano per la sicurezza dei cittadini impegnandosi nei più svariati servizi, l’O.P. in primo luogo, con orari che vanno ben oltre il previsto. Pensa sia importante riconoscere in qualche modo al personale questo spirito di abnegazione al dovere. L’O.P. è un servizio molto delicato, fondamentale per la serena convivenza sociale a cui l’Autorità di P.S. risponde, sempre e comunque, direttamente e proprio per questo richiede particolare attenzione. E’ vero: i poliziotti sono impegnati costantemente durante la settimana, e soprattutto nelle giornate di sabato e domenica nei servizi di O.P. Sarà mia cura capire e prevedere, sulla base delle informazioni raccolte, impieghi sempre più ridotti di personale della Questura e dei commissariati utilizzando al meglio i più addestrati operatori del V Reparto Mobile, provvedendone l'impiego non solo in manifestazioni generiche, ma anche in attività locali di prevenzione. (continua nella prossima pagina)

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(segue dalla pag. precedente) Circa lo spirito di abnegazione ribadisco quanto già precisato: chi dimostra capacità e buona volontà sarà degnamente considerato. Condivide l’importanza del dialogo con le forze sindacali e l’importanza di addivenire a soluzioni comuni. Assolutamente sì. I sindacati sono le sentinelle che registrano il polso del personale, le sue aspettative, le sue preoccupazioni e le sue necessità. Poichè ritengo che il personale più è sereno e più lavori meglio, intendo utilizzare tutte le indicazioni ed i suggerimenti che provengono da un dialogo franco e costante con tutti i sindacati. Certo, gli impegni connessi alla funzione di Autorità di P.S. mi imporranno, a volte, di delegare all’ottimo Questore Vicario il rapporto con i sindacati, ma seguirò sempre con grande attenzione tutte le questioni oggetto di confronto. La mia porta è sempre aperta e non solo alle rappresentanze sindacali. La disponibilità di un Questore a ricevere il proprio personale credo che rientri proprio tra quelle forme di riconoscimento ed incentivo che è doveroso tributargli. In conclusione il Siulp le chiede quale ruolo possono avere le leggi per garantire più sicurezza ai cittadini sia in termini preventivi ch e repressivi. Non posso fare altro che ripetere quanto già più volte rappresentato da altri e dal Siulp in particolare. Le leggi, soprattutto quelle penali devono essere

anche proceduralmente effettive. La credibilità di una norma, la sua intimidazione a non commettere un fatto dipende inevitabilmente dalla sua reale applicabilità. Non sempre la sanzione deve necessariamente prevedere la reclusione in carcere, ma deve necessariamente stabilire una pena che induca il colpevole a ripensare al suo comportamento illegale o illecito. Capisco perfettamente la delusione degli operatori delle forze dell’ordine che dopo lunghe indagini o dopo un intervento rapido e coraggioso che porta all’arresto di un facinoroso, vedono vanificare il proprio lavoro perchè le maglie della giustizia consentono la successiva liberazione del presunto autore del fatto. Tuttavia non dobbiamo mai dimenticare che questo è proprio il nostro lavoro. Noi abbiamo il dovere di servire lo Stato e garantire la sicurezza ai cittadini con i mezzi e le leggi che lo Stato stesso si è dato e non possiamo mai ergerci da servitori a giudici. A noi compete prevenire e reprimere il crimine ad altri il compito di giudicare o rivedere eventualmente le varie leggi. La consapevolezza del proprio ruolo, la serietà, la compostezza e l’onestà concorrono a definire l’indice di professionalità delle forze di polizia. Il Siulp la ringrazia per la Sua disponibilità, la Sua chiarezza, per essere stato diretto ed esaustivo e Le Augura un sincero Buon Lavoro. Ringrazio il SIULP per il benvenuto che ha voluto riservarmi, confermo la mia disponibilità al dialogo ed alla fattiva collaborazione per trovare la soluzione giusta ad ogni problema e ricambio un sincero augurio di buon lavoro.

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E non esageriamo!!! Qualche militare qua e là in alcune grandi metropoli italiane cosa volete che sia. Urlare all’autoritarismo derivante dalla militarizzazione del territorio…… Paventare oscuri scenari di gendarmerie pseudo cilene in assetto di guerra nelle città…… Rimembrare fosche e paurose cornici da colpo di Stato……. Non ci crede nessuno, tantomeno chi, seppure con delicata accortezza, vorrebbe instillarne il sospetto. L’Italia è un Paese liberale e democratico e la presenza di qualche colorita divisa in più, in giro per le strade, sotto lo stretto controllo della Polizia e dei Carabinieri, non sposta minimamente il sistema di governo del Paese. I cittadini italiani sotto questo aspetto possono dormire sogni tranquilli. Meno tranquilli possono invece stare gli addetti ai lavori: poliziotti e carabinieri in particolare. Lunghe rivendicazioni sindacali per distinguere il comparto sicurezza dal comparto difesa. Estenuanti dibattiti politici per far comprendere l’impossibilità di assimilare attività lavorative, formazione professionale ed impostazione psicologica, delle Forze di Polizia rispetto alle Forze Armate. Tutto tempo sprecato: l’attuale Governo, con un colpo di spugna, ha cancellato anni di discussioni, analisi, comparazioni metodologiche, uniformando e, poco ci manca, mescolando tutto e tutti in nome dell’esaltante motto “tutti compagni di giubba”, rimarcando forzatamente più le somiglianze che le differenze. Ma tant’è! Soldato e poliziotto in fondo in fondo, ma neanche tanto in fondo, secondo gli attuali illuminati, possono collaborare, aiutarsi e rimpiazzarsi. Dunque, se manca personale di polizia per fronteggiare il crimine, basta procedere ad una sostanziosa iniezione di soldati e tutto si compensa come per magia: la sicurezza dei cittadini è garantita.

“Smettiamola con le modernità culturali assumendo poliziotti e carabinieri per prevenire e reprimere i reati, recuperiamo e valorizziamo la tradizione culturale: il soldato è la soluzione ai problemi di organico delle forze di polizia. Purtroppo in verità, ciò che rende insopportabile tutto questo stravagante effetto di marketing sono gli esorbitanti costi per la grande operazione di politica della sicurezza che potremmo chiamare “rassicuriamo il popolo con più divise”. Tutto questo ambaradan sembrerebbe costare circa 62 milioni di euro per sei mesi, ovviamente rinnovabili. Gli operatori delle forze dell’ordine dovranno, invece, per il loro contratto di lavoro, lesinare inevitabilmente le risorse auree. Naturalmente la colpa è tutta del precedente Governo, indubbiamente poco generoso con le forze di polizia, ma quantomeno un po’ meno sciupone. Già perchè 62 milioni di euro verrebbero sborsati, per l’impiego dei militari, proprio dall’attuale esecutivo che tuttavia, suo malgrado, non perde occasione per proclamarsi amico dei poliziotti, ai quali però, in nome di una amicizia forse un po’ troppo effimera, offre una miseria per i loro già magri stipendi e quasi nulla per implementare uomini e mezzi. Che l’effetto militarizzazione migliori la sicurezza reale dei cittadini fa sorgere indubbiamente spontaneo qualche dubbio: speriamo di essere falsi profeti. “La democrazia è in assoluto il miglior sistema politico esistente soprattutto quando la si smette di parlare….a vanvera”.

Militarizzazione del territorio Il Pungolo

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La luna di miele, come tutte le cose belle, è finita. Quella, intendo, tra cittadini e Governo. Finita in modo brusco e repentino, complice il clima generale, che obiettivamente non è dei migliori, almeno sui fronti che a noi più interessano: quelli dell’economia, della sicurezza e della finanza pubblica. E complice, se vogliamo, un pizzico di sfortuna che, soprattutto in tema di ordine e sicurezza pubblica, ha vanificato, in buona sostanza, gli sforzi più che altro mediatici del Governo, pare di capire che, insomma, con buona pace dei contendenti e chiacchiere a parte, l’azione dell’Esecutivo sui problemi della sicurezza e degli addetti ai lavori sia del tipo standard: tante promesse in campagna elettorale, pochi fatti in sede decisionale. Peccato. Speravamo che, almeno stavolta, le cose sarebbero andate in maniera diversa. Ci eravamo convinti che, almeno stavolta, la politica, quella seria, avesse capito che, per quanto riguarda i poliziotti, la misura fosse colma ed il piatto, purtroppo, quasi vuoto. Ed invece no: tra il tentare una strada nuova e rischiosa, quella di investire sulla sicurezza e sugli uomini ad essa addetti e il proseguire su quella vecchia, quella di puntare sull’effetto mediatico della divisa, incrociando poi le dita e sperando che non succeda nulla di importante, il Governo in carica ha optato per la seconda:quella vecchia, e, pertanto, improduttiva. Lo sanno loro, quelli che hanno responsabilità di gestione; lo sappiamo noi poliziotti, che abbiamo responsabilità di esecuzione delle direttive (a dire il vero sempre più rare e sempre meno chiare), lo sanno i cittadini, sempre più costernati dinanzi alle aggressioni della criminalità, lo sanno, purtroppo e soprattutto quegli altri, i criminali, oramai ben consci della inadeguatezza dell’azione di contrasto ai loro malaffari e perciò più inclini ad incrementarne volume e qualità. Come altrimenti leggere il grave, gravissimo episodio napoletano? In cui 1.500 o forse 2000 “animals”, alla prima domenica di campionato, in mancanza quindi di ogni plausibile motivo d’attrito decidono di prendere il treno per Roma e se lo prendono completo di

tutto, di personale di bordo, di viaggiatori civili e di capotreno: con i saluti e gli “a presto arrivederci” dell’Autorità di pubblica sicurezza che ha cercato in questo modo di impedire il peggio. Come se davvero ci fosse un peggio peggiore di questo, della rinuncia dello Stato alla sua più elementare funzione: la tutela dei diritti dei cittadini dai soprusi dei violenti. Come spiegare questo gesto di autentica follia, se non nell’ottica di una consapevolezza diffusa, per la quale tutto si può fare, in questo Paese, perché lo Stato, per quieto vivere e per ragioni di cassa, tanto non reagisce? Perché i tutori dello Stato soprattutto, avviliti, malpagati e, in qualche caso, mal guidati, sono rimasti i soli,forse,a difendere una trincea, quella della legge e della pacifica convivenza in una società libera e democratica, a volte anche osteggiati da chi dovrebbe invece avendo poteri di guida e di rappresentanza, essere più di tutti al loro fianco. E non solo a parole. Quale pazzo infine potrebbe pensare, pur nella sua follia, di fare quello che hanno fatti gli animals a Napoli, senza avere dentro di sé l’intima convinzione di avere a che fare con uno Stato impotente, talmente impotente da accettare, senza battere ciglio, lo sberleffo e l’affronto e persino l’oltraggio dei suoi figli migliori? Già, l’oltraggio: quell’oltraggio a pubblico ufficiale che per anni è stato l’estremo baluardo di un’idea storica, quella che un uomo, o una donna in divisa rappresenta lo Stato e che un’offesa a quella divisa è un’offesa allo Stato, e quindi alla comunità piuttosto che alla persona. Quell’oltraggio a pubblico ufficiale che una mano anonima ha cancellato dal mondo dei reati, proponendo invece l’idea opposta: quella per la quale chi agisce in divisa opera in nome dell’Istituzione ma per suo conto e non merita pertanto nessuna garanzia aggiuntiva per il suo ruolo, o per la sua persona. Nessuna tutela perla sua dignità; anche per questo, forse, l’immagine del nostro Stato oggi è appannata. Tocca a noi il compito di dar la sveglia ad una classe politica che sonnecchia, incapace di prender decisioni. Ad un Governo che nicchia, tra (segue a pag. 9)

Calori d'Autunno

editoriale di Felice Romano

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(segue da pag. 8) autocompiacimenti mielosi e trovate geniali ma improduttive, che lasciano il tempo che trovano. E ad una Amministrazione sempre più fantasma e sempre più lontana dalla sua gente, arroccata a difendere privilegi e poco propensa a scelte coraggiose per la salvaguardia del personale. Un autunno caldo, anzi caldissimo si prepara: il Siulp, per onorare il suo storico mandato, scenderà in campo per indurre il Governo a rispettare gli impegni presi con i cittadini e con i poliziotti. Dovrà trovare le risorse per un rinnovo contrattuale equo, che faccia recuperare quanto perduto sul potere d’acquisto; dovrà affrontare il tema, oggi più cogente che mai, del riordino delle carriere, che rappresenta per il Siulp il nodo centrale, il passaggio obbligato di ogni intervento efficace sulla sicurezza. Dovrà inoltre sanare l’insana previsione normativa appena introdotta che nei primi dieci giorni di malattia decurta il trattamento economico dei poliziotti alla stregua di qualsiasi tipo di lavoro, alla faccia della tanto decantata e solo a parole riconosciuta specificità ed addirittura in misura

molto maggiore rispetto a tutte le altre categorie di lavoratori. Dovrà infine, volente o nolente, affrontare la questione della dirigenza della polizia, oggi condannata dall’isolamento sindacale e dal processo di burocratizzazione in atto nell’Amministrazione ad un autentico imbarbarimento del proprio ruolo e delle proprie funzioni. E questo è un problema per tutti, non solo per i poliziotti. Sarà un periodo molto tormentato, ma ci accingiamo ad affrontarlo con serenità e con determinazione. Noi sappiamo di essere nel giusto, sappiamo di stare dalla parte dei cittadini onesti,dei poliziotti che col loro quotidiano lavoro danno ancora lustro e decoro al Paese. E questa convinzione è la nostra forza. E sappiamo, soprattutto, di rappresentare al meglio lo Stato e i suoi valori; a volte persino meglio di chi ha responsabilità superiori alle nostre, ma dimostra poi nei fatti di non crederci quanto ci crediamo noi in questi valori. Pazienza: ci daremo da fare anche per loro.

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Succedono di questi tempi cose straordinarie che corrono il rischio di apparire cose ordinarie; giacché fa parte della natura umana reagire dinanzi alle prime, tollerare le seconde. C’è chi dice che ad esempio è arrivato il momento di delegare all’Esercito funzioni di polizia, visto che sinora i risultati sul fronte del contrasto alla criminalità non sono del tutto soddisfacenti. Si dispone quindi che dal mese di agosto, tremila militari, anzi no, mille militari, anzi no, duemila militari, prendano possesso del territorio armati di fucile d’assalto e muniti di mezzi anfibi, così da dare una mano a polizia e carabinieri. Non servono a granché: i criminali continuano ad attivarsi, e non vi è un sensibile calo delle statistiche; si può anzi dire che, confrontando costi e risultati, l’operazione è stata un fallimento completo. Però tutti sono contenti: il Governo, il popolo, ritenuto a torto “bue”, i vertici delle Amministrazioni. Non importa ciò che si fa, importa ciò che si dice. C’è chi dice che nella pubblica amministrazione, ivi compresi gli operatori delle Forze di polizia, ci sia il “paradiso dei fannulloni”. Giù quindi di mannaia, a tagliar privilegi, sprechi, e diritti degli allegri scrocconi. Il Ministro Brunetta appare determinato in questo, molto determinato, e ci mette foga e passione, nella convinzione che stavolta sia stata trovata la ricetta giusta per mettere le cose a posto, per stroncare il malcostume imperante. Questo Governo non fa cose originali: fa cose ovvie, elementari, a volte improduttive, ma lo fa con un vasto consenso di critica e di pubblico: la situazione del nostro Paese è talmente messa male che la gente vuole innovazione ad ogni costo, anche a costo di rimediare imperdonabili, grossolani errori. Siamo impegnati in prima linea per spiegare che fannulloni in Polizia non ne abbiamo sinora riscontrati. Perché è la natura del mestiere che rende impossibile qualsiasi atto di vagabondaggio. Soltanto nell’ultima settimana per esempio, a Venezia, a Bari, a Vicenza sono state emanate ordinanze dei rispettivi questori con le quali, essendo previsto che nel mese di settembre quelle province “saranno interessate da molteplici manifestazioni pubbliche, con richiesta di complessi e delicatissimi servizi di ordine, vigilanza e sicurezza, si dispone la sospensione dei recuperi riposo per il personale della Polizia di Stato e del congedo ordinario, fino a nuova disposizione”. Ecco, basta questo per dimostrare la nostra

diversità: il nostro problema non è quello di andare in ufficio nulla facendo; è esattamente l’opposto, e consiste nel fatto che spesso veniamo privati persino del riposo dovuto per legge, e del diritto di usufruire delle normali ferie. Ad agosto non si fanno, perché c’è bisogno di noi sulle strade; a Natale non si fanno perché la gente ha bisogno di noi. Settembre non se ne parla, perché sono previste “molteplici manifestazioni pubbliche”, unica possibilità di ferie e di riposo novembre, il mese dei morti e gennaio, condizioni meteorologiche permettendo. Il Ministro dell’interno Roberto Maroni queste cose le sa, perché ci conosce e conosce la natura del nostro mestiere: il Ministro della funzione pubblica Renato Brunetta, queste cose dimostra di non saperle perché, essendo professore universitario, ragiona più in base ai principi generali che sulla scorta di esperienze personali. Il nostro compito è stato quello di far capire al Governo che l’articolo 71 del decreto Brunetta non può essere applicato ai poliziotti: non in virtù di un preteso privilegio, ma in considerazione di un fatto oggettivo. Certo, se all’impegno di modifica assunto dal Ministro dell’interno non dovessero subentrare i fatti, la reazione di questo Sindacato sarà dura, anzi durissima. C’è chi dice che anche per l’ordine pubblico e non solo per la sicurezza il modello militare è vincente sul modello civile. E a parte le cortesie di mestiere, la verità viene a galla nei momenti più impensati, rivelando cosa c’è davvero dietro questi interventi dei vari Ministri di questo Governo. Per esempio il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, rispondendo in una trasmissione televisiva alla giornalista che lo incalzava sostenendo che i militari non avessero né la formazione, né l’esperienza dei poliziotti nel campo dell’ordine pubblico, ha affermato alterato: “Ma cosa vuole, per un militare fare il lavoro del poliziotto è una passeggiata”. E via quindi al rinnovo dell’esperimento: non più tremila militari, ma novemila. Tanti saranno i militari destinati a funzioni di polizia nei mesi prossimi venturi: così la gente si abitua a vederli per strada, con tanto di M16 in mano e giubbotto antiproiettile indossato e non ci fa più caso. Non fa più caso al fatto che nel nostro Paese, dopo cinquant’anni, siamo tornati gradualmente e con grande successo di pubblico alla militarizzazione dell’ordine pubblico. (segue a pag. 11)

C’è chi dice no Felice Romano

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(segue da pag. 10) C’è infine chi dice che il problema non è quello di investire sulla sicurezza, ma è quello di tagliare: tagliare sugli organici, tagliare sugli stanziamenti, tagliare sui mezzi. Non si assumono più poliziotti, non si riconosce loro alcuna specificità, si taglia o si vuole tagliare sulla retribuzione accessoria in caso di malattia o di infortuni sul lavoro. Si riduce del 50% all’anno lo stanziamento per remunerare le indennità connesse alla operatività, e si mantengono strutture fatiscenti e non agibili. Da questa mattina presso il Centro di Accoglienza di Elmas (Cagliari) cento colleghi sono costretti a sottoporsi ad accertamenti sanitari: quattro immigrati ospiti del centro hanno contratto il morbo della tubercolosi e siccome gli uffici di polizia sono ospitati in una struttura fatiscente, senza nessuna garanzia di igiene e di isolamento ambientale rispetto alle stanze dove alloggiano gli immigrati, vi è il serio rischio che qualche collega sia rimasto contagiato. Abbiamo lanciato questa mattina l’allarme perché nessun organo di informazione aveva ritenuto questa notizia degna di attenzione. Abbiamo chiesto intervento e spiegazione ai vertici dell’Amministrazione della pubblica sicurezza ed abbiamo sollecitato l’ispezione di tutti i centri di accoglimento esistenti sul territorio nazionale. A questo ci ha portato la politica di questo Governo sulla sicurezza; c’è chi dice che tanto questo

esecutivo è destinato a durare, che ha il consenso del popolo, e che quindi ha la forza dalla sua parte. C’è chi dice no. Il Siulp per esempio: dice no ad una politica sulla sicurezza fatta di espedienti e di piccoli trucchi di immagine; dice no ad una politica fatta di tagli e di promesse mancate; dice di no ad un Governo che dice di fare una cosa ed invece ne fa un’altra. Sei mesi fa parlavamo di investimenti, di potenziamento di organici, di riordino delle carriere, di riconoscimento delle specificità. Oggi siamo costretti a lottare per evitare riduzioni di stipendio, tagli sui trattamenti accessori, negazione di diritti quali quelli, riconosciuti dalla Costituzione, alla salute, al riposo, e al riposo per malattia. Il Siulp per esempio dice che già la misura è colma e che ulteriori errori non sono ammessi. Se non verranno risposte a breve sarà mobilitazione generale sul fronte sicurezza: non ci incantano più le promesse di un mondo migliore se la nostra realtà quotidiana ci opprime con la sua evidente negatività.Molti dicono si per convenienza, per pigrizia per prudenza. Il Siulp dice no per coraggio, con forza, e con la convinzione di essere dalla parte giusta, dalla parte della democrazia, contro un avversario che sta dalla parte sbagliata e dimostra nei fatti di non conoscere molto bene tutta la storia del nostro Paese.

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Nella giornata del 15 c.m. questa O.S. ha avuto un incontro con il Dr. D’Angelo, Dirigente compartimentale della Polizia Stradale, al quale sono state rappresentate numerose problematiche che riguardano le strutture ed il personale della provincia di Torino. Compartimento: Allo stato attuale, il personale appare numericamente adeguato in proporzione ai carichi di lavoro; i settori presso i quali è necessario intervenire, sono il Coc il Coa e la gestione dell’archivio. Il S.I.U.L.P. ha presentato al Dirigente un progetto d’inversione dei locali in uso alle predette sale operative, finalizzato a garantire una migliore funzionalità delle stesse in relazione agli spazi occupati ed al rispettivo personale impiegato. Ancora, è stato rappresentato che la gestione dell’archivio è perlomeno lacunosa: se è oggettiva la mancanza dell’ufficio archivio, a causa dell’assenza di locali idonei (con la conseguenza che ogni ufficio provvede in proprio alla gestione del materiale cartaceo), risulta perlomeno inspiegabile l’assegnazione di quattro addetti, con mansione di archivisti, ad altro ufficio. Pertanto, è auspicabile che ai colleghi in questione siano attribuite specifiche mansioni, all’interno degli uffici in cui materialmente operano, con l’assegnazione di almeno due operatori, in via permanente, all’ufficio che risulta più carente. Per quanto concerne la custodia dei documenti contenenti dati sensibili, è stata sollecitata la fornitura di armadi con serrature funzionati e relative chiavi, ove riporre i documenti alla fine della giornata lavorativa, in ossequio alle “prescrizioni minime di sicurezza” previste dal D.P.S. del Ministero dell’Interno datato 25.08.2005. La Squadra di P.G., grazie ai brillanti risultati conseguiti dalla specifica attività, sarà dotata a breve di altri veicoli idonei al servizio in borghese, confiscati e immatricolati dall’Amministrazione. Sezione: L’organico, grazie alle recenti assegnazioni di personale, è in grado di soddisfare finalmente le esigenze operative specifiche, sia delle pattuglie che degli uffici. Da un lato, l’incremento di personale serve a migliorare la qualità dei servizi, dall’altro va ad acuire situazioni precarie preesistenti. Il riferimento è al problema dei parcheggi per le auto private e di

servizio, ed all’inadeguatezza dei locali in uso come spogliatoi. La struttura dell’immobile ubicato in via Avogadro è oramai congestionata e non consente altre soluzioni tampone; per questo motivo il Siulp ha proposto di valutare il trasferimento del nucleo pattuglianti in Sottosezione. La proposta, a parere del S.I.U.L.P., sarebbe migliorativa per la qualità di vita dei colleghi interessati, poiché andrebbe ad alleviare le predette problematiche. Certo è che il “ trasloco “ dovrà essere organizzato con criteri tali che la gestione del nucleo pattuglianti non crei ulteriori oneri alla Sottosezione ospitante. Nel merito di una soluzione definitiva alla ongestione dello stabile e delle pertinenze di via Avogadro, questa O.S. ha riscontrato con soddisfazione che l’intenzione del Dirigente è quella di trasferire, nel prossimo futuro, l’intera Sezione nello stabile di corso Giambone, ove è attualmente allocata la locale Sottosezione Autostradale, in vista dell’avvio dei lavori per la nuova caserma di quest’ultimo Reparto; a tal proposito, il SIULP vigilerà affinché l’allocazione del nuovo stabile non avvenga in località disagiate per il personale. Il Dirigente, ha anticipato l’intenzione di far eseguire alcuni lavori di ristrutturazione e manutenzione dell’immobile. In particolare, il rifacimento della sala benessere, ed una manutenzione straordinaria all’impianto elettrico. Relativamente alla sala benessere, questa O.S. ha chiesto che venga utilizzata esclusivamente per il relax dei colleghi, e non, anche come sala riunioni: nulla vieta che possa essere utilizzata per momenti conviviali ma, si ribadisce, la primaria destinazione d’uso del locale in argomento deve rimanere sala benessere. E’ stato chiesto di inserire nel programma dei lavori, l’installazione di una porta presso il locale in uso al settore “ricorsi “, affinché i colleghi nei mesi invernali, non siano costretti ad indossare il cappotto. Per quanto riguarda i veicoli, da poco sono state assegnate 6 A.R 159 con colori d’Istituto, permettendo così una rotazione delle autovetture nei turni di servizio. Sottosezione di Torino: E’ stata rappresentata la carenza di organico, aggravata dall’assenza dei dipendenti aggregati presso altre sedi, nonché la necessità di verificare i carichi di lavoro in rapporto alla forza impiegata. (segue pag. 13)

INCONTRO CON IL DIRIGENTE IL COMPARTIMENTO POLIZIA STRADALE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

Segreteria Provinciale

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(segue da pag. 12) La struttura ha bisogno di alcuni lavori di manutenzione, per i quali il Comandante di quel Reparto ha già provveduto ad inoltrare specifiche richieste. Nella fattispecie, la sostituzione di un vetro del garage, che a causa della rottura, consente l’ingresso dei piccioni, con le conseguenze che tutti immaginano e per le quali è necessaria, a riparazione avvenuta, una pulizia straordinaria dei locali; ancora, la riparazione di un sifone di uno dei due bagni ubicati al piano uffici, il cui inutilizzo costringe utenti e colleghi ad usufruire dello stesso servizio, in violazione alle più elementari norme igieniche. La sala benessere, inoltre, dopo oltre tre anni dalla rimozione del bancone del bar, presenta tubi idraulici correnti a vista sul pavimento e cavi elettrici in tensione, schermati alla bell’è meglio; il tutto transennato da un tavolo da ping pong e da un calcio balilla in disuso. Da rivedere, è il piano di intervento per la tratta Torino-Caselle ( Aeroporto), che grava, di fatto, sui servizi di quel Reparto, anche se la competenza spetta alla Sezione. Per la Sottosezione, inoltre, il Dirigente ha comunicato che a breve prenderanno il via i lavori per la nuova struttura: all’uopo, il S.I.UL.P. ha rinnovato le perplessità già manifestate in passato per il sito individuato nei pressi di Settimo, lontano da qualsiasi struttura o servizio ed in posizione troppo esposta rispetto al piano viabile. Sottosezione di Susa e Distaccamento di Pinerolo: Il primo Ufficio si può definire un esempio da esportare, in quanto è dotato di un organico sufficiente, di locali nuovi e confortevoli e di un parco macchine idoneo. Il Secondo è nell’attesa di trasferirsi nella nuova caserma, perciò questa O.S., attende il compiersi di questo evento, prima di verificare l’esistenza di problematiche specifiche.

Distaccamento di Chivasso: E’ stato chiesto di assegnare a tale Reparto almeno un altro dipendente, da individuare tra quelli che ne abbiano fatto richiesta. La dotazione d’autovetture è insufficiente, attualmente è composta da due Fiat Marea obsolete e da una A.R. 159. Il Comandante di quel Reparto ha inoltre segnalato che la pulizia della caserma non è soddisfacente in quanto la dipendente della ditta di pulizie, nelle due ore giornaliere che effettua per cinque giorni settimanali di lavoro, non è in grado di garantire la pulizia di una struttura così ampia; all’uopo è da rivedere l’appalto di fornitura. Non è stata appaltata la manutenzione dell’area verde che circonda l’edificio. Le camerate, che sono usufruite anche da colleghi aggregati, non sono state dotate di armadi per il vestiario. Problematiche generali: Una problematica comune a tutti gli Uffici, è la mancata fornitura di specifici testi normativi aggiornati da parte della nostra Amministrazione; il Dirigente, in virtù di precedenti esperienze, ha garantito un immediato interessamento in merito. Conclusioni: L’incontro, a parere di questa O.S., è stato alquanto positivo in virtù della preparazione e della disponibilità palesata dal Dott. D’ANGELO. L’interesse comune è quello di contribuire a risolvere i problemi nel più breve tempo possibile, ed il compito del S.I.U.L.P. sarà quello di vigilare affinché ciò avvenga. Se il buongiorno si vede dal mattino, i rapporti instaurati con il Dirigente Compartimentale e con la Dirigente della Sezione, consentiranno un confronto serio, propositivo e proficuo, il cui unico scopo sarà quello di migliorare le condizioni lavorative dei lavoratori della Polizia Stradale.

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Carissimi colleghi di questa amatissima Amministrazione, un caloroso abbraccio dalla segreteria sezionale del V Reparto (im)Mobile di Torino!! Oggi, purtroppo, con un discreto groppo in gola, sarò costretto a raccontarVi una storia a tinte forti, triste e tragica al contempo. ( Per la crudezza del testo e delle immagini qui descritte, si consiglia la lettura ad un pubblico adulto…) . Prendo spunto da una frase detta dal nostro nuovo Questore di Torino, a me riferita dai presenti, il quale auspicava tra i punti fermi della sua direzione, l’interesse al benessere dei dipendenti. La cosa mi ha molto colpito in quanto, proprio in questi giorni, involontariamente, si stava giusto considerando quanto sia diventato difficile anche solo lavorare in serenità. Mi spiego meglio. E’ cosa risaputa che anche a Torino, la nostra splendida città, c’è stato l’avvento dei militari i quali concorrono insieme a noi nei controlli del territorio, ci hanno sostituito al centro di accoglienza al Brunelleschi, e, per almeno altri cinque mesi con proroga semestrale, presidieranno la città e la renderanno, secondo il nostro governo, finalmente sicura. Allo stato attuale, per noi poveri fantasmi dei celerini che furono, lavorare con i militari rappresenta quanto di più strano possa esistere al mondo: infatti il modus operandi impostoci dall’Amministrazione prevede che in queste pattuglie miste Polizia-Esercito, l’operatore della Polizia di stato sia il superiore gerarchico degli stessi (in quanto ai militari impegnati nella pattuglia gli viene assegnata temporaneamente al servizio la qualifica di agenti di P.S.) e di conseguenza, la responsabilità del servizio. Peccato che, i nostri militari assegnati in pattuglia, hanno l’obbligo di relazionare a fine turno lo svolgimento del loro servizio, lo stato di umore in cui si è svolto, escludendo di fatto il poliziotto dal rapporto: ciò significa, che, se durante lo svolgimento del servizio io poliziotto decido di fare una cosa, evitarne un’ altra, controllare o non controllare una persona, rischio, dopo qualche giorno, di essere chiamato dalla mia Direzione per giustificarmi in sede disciplinare di una cosa che io ignoro totalmente! Infatti, la relazione di fine turno che i miei subalterni militari redigono sul servizio, a me, viene preclusa. Inoltrata la loro relazione al loro comando, passerà dal Ministero della Difesa, dal ministero dell’Interno, il quale, leggendo ciò che io posso aver fatto, chiederà spiegazioni alla Questura di appartenenza, che la girerà al mio Comandante del Reparto, per le eventuali punizioni di rito. Il tutto senza che io

sappia anche solo perché devo giustificarmi, se non a fatto avvenuto. Logico, no? Ma la cosa più bella è un’altra. Siamo spariti dalla scena lavorativa torinese. Ci chiamano a lavorare quando proprio non ne possono fare a meno; nel controllo del territorio dieci celerini e venti militari, al Brunelleschi militari a gogò e zero celerini: possiamo proprio dire che grazie all’avvento dell’esercito noi poliziotti ci ritroviamo ancora più chiusi all’interno del reparto a fare interi turni di disponibili, e, quando usciamo, raramente, per lavorare con loro, viviamo quanto di cui sopra. Il punto veramente devastante di tutta la situazione è che allo stato attuale un celerino medio ha alle spalle corsi di ordine pubblico effettuati a Roma, Padova, corsi accertanti la capacità di poter affrontare ogni evenienza…ma di morire a fare i disponibili in caserma, questo no. Non eravamo preparati .di essere le balìe di potenziali rovina carriera no, a questo non eravamo preparati. Uno di noi si danna la vita per fare corsi che possano attestare la sua capacità professionale e lavorativa per poi rimanere chiusi in caserma. Ma lo Stato, la nostra Amministrazione, l’opinione pubblica sa che mediamente ci sono 40, 50 in taluni giorni anche 70 poliziotti parcheggiati in via Veglia 44 ogni santissimo giorno ad aspettare una chiamata per poter uscire e lavorare? C’era bisogno dei militari per presidiare la città in considerazione del fatto che gli stessi anche solo per fare un controllo alla radio od un fermo hanno bisogno di un operatore di polizia? Lo sapete tralaltro che i militari che lavorano a Torino vengono dalla provincia e quindi a tutti gli effetti percepiscono una diaria di tre volte superiore alla nostra? Cioè con quanto si paga al giorno un militare per venire al Tossic Park lo stato pagherebbe tre poliziotti….?ma ci rendiamo conto? Una ultima considerazione. Il prossimo anno ci sarà il G9 alla Maddalena in Sardegna, e forse, solo per questo evento, il Ministero dell’Interno, lo Stato si ricorderà di noi. In queste situazioni diventiamo preziosi. Bravi, specialisti, unici. Fondamentali. Ci si ricorda di noi solo quando si ha bisogno. Avrei una proposta: alla Maddalena, mandateci i militari. Saranno sicuramente più bravi, più professionali, più educati, più perfetti stilisticamente parlando. Inoltre loro non hanno i sindacati che rompono le scatole. Dove li metti stanno. Era questo che voleva lo Stato da noi? Non sentirci più? Bastonare i sindacati lagnosi della Polizia di Stato? Perfetto. A luglio del prossimo anno lasciateci a fare, a tutti i Reparti d’Italia, i disponibili in caserma.

Dimenticatevi di noi, tanto, mai come ultimamente, lo avete già fatto.

La tragica realtà… o meglio la resa dei conti Gianfranco Morcinelli

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In data 12 settembre, il SIULP di Torino ha incontrato il nuovo Questore, dr. Aldo Faraoni, per discutere su una serie di problematiche che affliggono da tempo il personale della locale Questura. All'incontro, che si è svolto in un clima cordiale e di reciproca stima, ha partecipato altresì il Vicario, dr. Spartaco Mortola. L'esito del colloquio è stato sostanzialmente positivo, in quanto ha affrontato con assoluta trasparenza ed efficacia, diverse questioni ancora aperte e di difficile soluzione. In merito, questa OS non può non rimarcare la propria soddisfazione per le dichiarazioni del Questore, che hanno manifestato la Sua piena disponibilità nel constatare, anche personalmente e con l'aiuto di rilievi fotografici, qualsiasi problematica logistica esistente negli uffici centrali e distaccati della Questura. Tra le questioni poste dal SIULP, sono emerse in particolare quelle legate all’ Ordine Pubblico. Di fronte ai recenti proclami del governo che pubblicizzano l'utilizzo dei militari nelle aree maggiormente degradate del capoluogo, questa OS ha denunciato la miope politica ministeriale circa lo scarso impiego del V Reparto Mobile. In merito, il Questore ha assicurato il suo impegno nel richiedere al Ministero un maggiore impiego di personale del Reparto Mobile per il concorso nei servizi di Ordine Pubblico, in modo che non si sottoutilizzino operatori addestrati per l’O.P. ed affinchè questi servizi gravino meno sul personale della Questura e Commissariati. Il Questore ha inoltre precisato che il personale delle Volanti non potrà essere ulteriormente utilizzato per servizi in borghese (pur apprezzando la loro indiscutibile professionalità dimostrata) giacchè entrerà in funzione la costituenda squadra dei Falchi, operativa presso la Squadra Mobile, formata da una ventina di elementi, scelti quasi tutti nella medesima divisione, espressamente su base volontaria, che si occuperà, come previsto, della criminalità diffusa. Per le volanti inoltre il Questore si è detto favorevole a prevedere un servizio alternativo che svincoli le volanti stesse dalle traduzioni in carcere ed accompagnamenti vari. Per quanto concerne la cronica carenza di automezzi, il Questore ha promesso che rappresenterà quanto prima la

problematica al Ministero. Inoltre, egli ha annunciato che il Comune di Torino, nell'ambito delle recenti delibere sulla sicurezza, destinerà nell'immediato 105 mila euro per l'acquisto di 5 Grandi Punto colori di serie, da consegnare alla Questura. Particolarmente rilevanti sono state le questioni poste dal SIULP sulle problematiche logistiche. Per quanto riguarda la costruzione del nuovo commissariato di Rivoli, il Questore ha annunciato lo sblocco delle trattative con il comune. Conclusa con esito positivo l'individuazione dell'area su cui sorgerà il commissariato, in un terreno sito in via Piave, il Questore ha riferito che entro 20 gg. sarà bandita la gara d'appalto per la costruzione della nuova sede, corredata di circa 200 posti auto di cui 54 destinati al personale. Indiscutibile l’interessamento del Questore e il grande impegno del Dottor Mellano che anche su questa vicenda, come per il commissariato di Barriera di Milano, ha dimostrato estrema concretezza nella risoluzione dei problemi. Per quanto concerne gli uffici della Questura, il Signor Questore ha assicurato che è stato quasi ultimato il trasferimento nella nuova sede, situata all’interno del Reparto Mobile, del locale Gabinetto di polizia Scientifica eccetto i laboratori che permarranno per il momento in Questura. Lo spazio liberato dalla Scientifica sarà destinato ad ampliare i locali in uso all'Ufficio Immigrazione, alla Divisione Anticrimine, all'UPG ed, in particolare, alla Squadra Mobile, che potrà collocarvi la sala intercettazioni. Inoltre, gli archivi rotanti della Polizia Scientifica saranno destinati all'archivio generale della Questura, mentre sono in corso le ristrutturazioni degli archivi della DIGOS e soprattutto dell'Ufficio Immigrazione, più volte segnalato dal Siulp, che potrà disporre di ulteriori 535 metri lineari per le scaffalature, con una migliore razionalizzazione dello spazio in generale ed in particolare per l’ufficio che si occupa degli asili politici. Ulteriori lavori di ristrutturazione sono in corso nell'ex ufficio carte d'identità, che sarà adibito a locale trattazione arrestati per il personale delle Volanti dei Commissariati. Per quanto concerne il problema parcheggi delle autovetture, il Questore ha risposto che, attualmente, è in corso la valutazione di alcuni progetti, tra cui l'utilizzo di via Tirreno. In merito alle aree di via Tirreno, il Siulp ha chiesto formalmente la garanzia per il personale dell’UPG, Scorte e motorizzazione di poter (segue a pag. 17)

Il SIULP incontra il Questore

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(segue dalla pagina 16) continuare a parcheggiare la propria auto privata all’interno del plesso di via Tirreno ed una maggiore attenzione per il grave degrado di igiene, il Questore ha assicurato che l'AMIAT provvederà mensilmente alla pulizia e gli spazi per le auto privata troveranno una possibile sistemazione. Sempre sulla struttura di via Tirreno sede delle volanti il Questore ha confermato che al più presto verranno assegnati gli appalti alle imprese e la data di inizio lavori per la ristrutturazione della sede non dovrebbe andare oltre il mese di novembre. Anche il COT è stato oggetto di sensibilizzazione da parte del Siulp che oltre a problemi strutturali, come per le volanti ed altri uffici della Questura e commissariati, necessita di un adeguato rinforzo di organico. Questa OS non ha mancato di rimarcare il grave disagio arrecato dalla chiusura dei due spacci, rispettivamente della Questura e della caserma Valdocco. In merito il Questore ha assicurato che

le pratiche per l'assegnazione dello spaccio in Questura hanno avuto esito positivo e la ditta Ristomax, che si è assicurata il contratto, inizierà l'attività entro il 20 ottobre. Il Questore ha aggiunto che sono in corso trattative con la Ristomax per l'apertura dello spaccio anche presso la caserma Valdocco. Pur confortato dalle risposte del Questore, il SIULP ha ritenuto doveroso rimarcare che permangono gravi problematiche logistiche presso i commissariati Borgo Po e Mirafiori, da risolvere quanto prima. In merito, il Questore ha assicurato il suo impegno per sviluppare alcuni progetti da sottoporre al Ministero. In ultimo il Siulp ha chiesto di definire le problematiche legate all’insufficienza ed inadeguatezza del vestiario ed alla questione legata alle reperibilità, prevedendo in sede di contrattazione quelle pattizie, non necessariamente inerenti ad esigenze di Ordine Pubblico. Il Siulp, benché soddisfatto, vigilerà affinchè la nuova Amministrazione persegua gli obiettivi discussi senza lasciare nulla di intentato, per il benessere dei colleghi e della polizia di Torino stessa.

Come richiesto con nota di sollecito del SIULP, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha finalmente proceduto, dopo la riunione del 9 aprile scorso, ad inviare una nuova convocazione della Commissione paritetica prevista dall'art. 29, comma 3, D.P.R. 164/2002 per giungere ad una interpretazione condivisa tra Amministrazione e organizzazioni sindacali degli istituti contrattuali previsti dai CCNL succedutisi nel tempo e, da ultimo, dal D.P.R. 170/2002. Come già comunicato su queste pagine e sul nostro web nazionale, dove sono consultabili sia i verbali delle delibere motivate relative a ciascuno dei punti descritti che la circolare citata, il Dipartimento, a seguito di quella riunione, ha emanato il 26 maggio scorso la circolare nr. 333-A/9807.B.7, incentrata sui punti all'ordine de giorno già affrontati, vale a dire: − indennità per i servizi esterni (art.8): pagamento in misura doppia; − tutela delle lavoratrici madri (art. 14, comma 1, lett. a): esonero dalla sovrapposizione completa dei turni a

richiesta degli interessati; − terapie salvavita (art. 13, comma 2): idonea articolazione dell'orario di lavoro nei confronti dei soggetti

interessati; − congedo ordinario (art II, comma 5): computabilità del servizio di leva ai fini della maturazione del

congedo ordinario medesimo; − aspettativa (art. 12, comma 3): presupposti per l'applicazione delle disposizioni relative al personale

giudicato permanentemente non idoneo al servizio in maniera parziale; − trattamento di missione (art. 6, comma 11): interpretazione della disposizione relativa al rimborso

forfettario del trattamento economico di missione; − diritto allo studio (art. 16): modalità di utilizzazione delle 150 ore di permesso.

Commissione paritetica

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Squadre volanti UPG e Commissariati, Reparto Prevenzione Crimine, Reparto Mobile, ma anche pattuglie investigative non possono continuare a lavorare sul territorio in condizioni di disagio operativo. Sembra impossibile che nel terzo millennio la polizia di Torino riesca a contraddistinguersi rispetto alla stessa polizia di stato di stanza in altre città del nostro Paese, per seri problemi organizzativi o logistici che vanno ad incidere sui servizi di controllo del territorio. Inconcepibile e soprattutto sorprendente è il ritardo (anche 20 minuti), con il quale la Centrale Operativa comunica, suo malgrado, gli esiti alle richieste di controllo dei nominativi inoltrati “via radio” dalle pattuglie, durante i diversi ma sempre importanti controlli effettuati su strada. Dovrebbe essere superfluo, tuttavia diventa indispensabile sottolineare il disagio che gli operatori devono gestire durante le fasi del controllo su strada mantenendo sempre alta, per un tempo inspiegabilmente eccessivo, la vigilanza sulle persone soggette al controllo, sopportare ed in qualche modo placare, con moderazione, la loro comprensibile intemperanza all’eccessivo tempo di attesa circa l’esito del controllo e mantenersi loro

stessi con la necessaria parsimonia, magari in condizioni climatiche anche sfavorevoli. Spiace, ma il Siulp proprio non può giustificare nemmeno per un istante una situazione che oltre a mettere a rischio ed a disagio i poliziotti rappresenta una polizia poco funzionale ed efficiente. “Va bene la polizia di prossimità, ma la permanenza che si verifica durante l’attesa dei riscontri rischia di trasformare la prossimità in un eccessivo attaccamento ai soggetti controllati”. Il Siulp, (premesso subito che per i ritardi in questione nessuno, si auspica, abbia la “luminosa” idea di scaricarli in qualche modo sul personale del COT la cui eccellente professionalità non può essere assolutamente sfiorata), chiede di intervenire con particolare determinazione per risolvere questo problema incrementando, come già richiesto dal Siulp, in modo adeguato, l’organico della sala operativa sia per quanto riguarda il riscontro dei nominativi sia per quanto riguarda il 113 i cui tempi di attesa per comunicare con lo stesso diventano in alcuni casi molto lunghi, a causa di carenza di personale e imprevisti tecnici. Il lavoro dei colleghi del COT non può continuare in condizioni precarie che non fanno sicuramente onore alla Questura di Torino, e complicano l’attività di prevenzione e repressione reati. Cordiali saluti. Torino, 24 Luglio ‘08

Lettera al Questore di Torino Agevolare i poliziotti di controllo nel territorio

Eugenio Bravo

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I poliziotti sono tutti delusi e scontenti. Forse non e’ mai esistito un governo capace di mettere d’accordo tutte le forze armate e di polizia contro una politica governativa che dequalifica e non incentiva

professionalmente ed economicamente il personale militare e della polizia di stato. Forse non e’ mai esistito un governo che si illude di risolvere il problema della sicurezza delle citta’ senza investire denari per assumere poliziotti e carabinieri e per migliorare strutture e mezzi. Forse non e’ mai esistito un governo che si illude di risolvere il problema della sicurezza impiegando militari in controlli di polizia, sicuramente utili per aumentare le relativamente importanti statistiche delle persone identificate, ma con un ulteriore aggravio di lavoro per i gia’ pochi poliziotti e carabinieri i quali, dovendo trattare gli eventuali fermati dei militari, sono costretti a sospendere le pattuglie per il controllo del territorio permanendo negli uffici per la redazione degli atti giudiziari, con la solita beffa che spesso i fermati vengono posti in liberta’, visto il perenne problema di assenza di certezza della pena. Indubbiamente qualche effetto, il costante impiego dei militari riuscira’ a conseguirlo, soprattutto potra’ ottenere il probabile spostamento di situazioni di illegalita’ e di caos, oggi concentrate sul parco della stura “tossik park”, in altri parchi e giardini dislocati in vari punti della citta’ di Torino. La sola repressione oltre tutto parziale, vista l’impossibilita’ di detenere ed espellere tutti i prevenuti extracomunitari, senza un opportuno sistema organizzativo e di prevenzione si rivelera’ perdente. Per quanto concerne la citta’ di Torino, l’utilizzo dei militari sarebbe più proficuo se essi venissero impiegati esclusivamente in vigilanze fisse e per prelevare gli scarcerati extracomunitari gia’ condannati per piccolo spaccio di droga, furti o reati minori, con processo per direttissima. Scarcerazione di extracomunitari che si verifica,

spesso, dopo pochissimi giorni di carcere, e che non sempre la polizia di stato e’ in grado di prelevare per accompagnarli all’ufficio immigrazione dove predisporre l’intimazione all’espulsione entro cinque giorni per ordine del questore art.14 comma 5 lex 286/98 o tradurli direttamente al centro d’identificazione ed espulsione per rendere esecutiva l’espulsione. Infatti, la piu’ volte segnalata carenza di personale della polizia torinese, comporta altresi’ l’impossibilita’ di prelevare senza soluzione di continuita’ i facinorosi extracomunitari gia’ condannati sicche’, l’esercito, in questo caso, potrebbe tornare effettivamente utile. I militari sarebbero propagandisticamente meno visibili ma sicuramente per la sicurezza dei cittadini assolverebbero ad un compito piu’ efficace prelevando i facinorosi, unitamente ad un numero molto piu’ ridotto di poliziotti che coordinerebbero le operazioni, prima che i prevenuti siano posti in liberta’, assicurandoli cosi’, subito e sempre, presso l’Ufficio Immigrazione per l’espulsione. naturalmente sara’ importante prevedere che le scarcerazioni avvengano in orari compatibili con i turni di servizio del personale e delle autorita’ competenti a firmare le espulsioni. Inoltre, proprio non si comprende quali arcane ragioni non consentano di recuperare poliziotti e carabinieri dalle vigilanze fisse della sinagoga e della Croce Rossa di via Bologna, sostituendoli con i militari che vengono invece e paradossalmente impegnati in controlli tipici delle forze di polizia. Infine, ma non per importanza, sarebbe utile capire quale mente tanto lungimirante del Dipartimento della P.S. preferisce “segregare” in caserma circa 40/50 poliziotti al giorno del Reparto Mobile di Torino, completamente inutilizzati, nonostante le tante richieste dirette ad aumentare la presenza dei poliziotti in citta’, provenienti dai cittadini e dalle istituzioni. Il SIULP considera sbagliato buttare a mare tutto quanto ha predisposto questo governo ma alcuni errori strategici che si appalesano richiedono opportuni corretivi. Il SIULP di certo non stara’ inerme a guardare e se sara’ inascoltato, nell’interesse dei poliziotti ma anche dei cittadini predisporra’ eclatanti azioni di protesta in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica.

Comunicato stampa sull’impiego dei militari Eugenio Bravo

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