Novellara vie strade e piazze

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RP GPB 1999 RP GPB 1999 Vie Strade Piazze di Novellara 1999 Gian Paolo Barilli

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Le strade e le piazze hanno sempre avuto una denominazione derivata da una caratteristicapropria o da un edificio, per lo più religioso, o da una situazione particolare.Così a Novellara c’erano la Contrada della torre, la contrada del gioco del pallone,quelle della zecca, dei birri e delle beccherie, lo stradone dei Gesuiti, la piazzettae così via, ma non c’era bisogno di indicazioni o targhe; lo si sapeva e basta.

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RPGPB1999

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Vie Strade Piazzedi Novellara

1999

Gian Paolo Barilli

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Introduzione

Le strade e le piazze hanno sempre avuto una denominazione derivata da una carat-teristica propria o da un edificio, per lo più religioso, o da una situazione particola-re. Così a Novellara c’erano la Contrada della torre, la contrada del gioco del pallo-ne, quelle della zecca, dei birri e delle beccherie, lo stradone dei Gesuiti, la piazzettae così via, ma non c’era bisogno di indicazioni o targhe; lo si sapeva e basta. E’ statonell’Ottocento, con maggiore frequenza dopo l’Unità d’Italia, che si è iniziato adintitolare le vie agli eroi nazionali e ai personaggi delRisorgimento, poi agli artisti, agli scienziati, ai lettera-ti, ai musicisti che avevano dato “lustro alla Patria”.La prassi era anche legata alla necessità di identificarele strade aperte nei nuovi quartieri sempre più numero-si. Se però alcuni personaggi sono universalmente notiperchè, prima o poi, se ne sente parlare a scuola, moltialtri sono conosciuti solo dagli addetti ai lavori, in nu-mero ancora maggiore sono “illustri sconosciuti”, altriancora infine sono solo “politicamente corretti”, senzaaltro merito.Inevitabilmente le vicende storiche portano cambiamentinelle cose; le strade e le piazze sono fra le prime a ri-sentirne; per cui di volta in volta vengono mutati. E’ ilcaso di Piazza Vittorio Emanuele divenuta piazza Unitàd’Italia dopo il raggiungimento dell’unità nazionale, divia Andrea Costa cambiata in Italo Balbo per riprende-re il primitivo nome nel 1946, o di strada della Vittoriadivenuta strada Mussolini, e ritornata alla denomina-zione originale, dopo la fine della guerra. Ci sono an-che frequenti errori nelle mappe e nelle cartine topo-grafiche pubblicate a vario titolo e nelle targhe strada-li; viene portata ad esempio tra i cultori di toponoma-stica una strada del guastallese detta Viazza spino, peruna siepe di “marugon”, trasformata in via dedicata alsignor Spino Viazza. Ma anche noi non siamo da meno:via Felice Cavallotti è diventata fratelli Cavallotti, alponte sulla Fiuma fino a poco tempo fa un cartello di-ceva “cavo Fiuna” con la n, via Giulio Natta, chimico,è stata trasformata in Alessandro Natta, politico, ( per di più, essendo vivente, non glisi può intitolare una strada); via Marchi, alla sua estremità nord, fino a poco tempofa era intitolata anche a G. Matteotti e, dulcis in fundo, con un salto di più di 1500km., San Giovanni della Fossa è Villa San Giovanni sempre in provincia di Reggio,ma di Calabria. Tutte ragioni in più per conoscere meglio la toponomastica e i suoicambiamenti. L’interesse per il significato o l’origine del nome di un luogo è sempre forte nellagente, in particolare quando non è di comprensione immediata. Spesso esistono spie-gazioni tradizionali, in vari casi è di aiuto la storia locale, ancor più sovente bisogna

Antichi numeri civici

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ricorrere agli studi specialistici di una scienza che si chiama Toponomastica. ScriveG.B.Pellegrini che le osservazioni toponomastiche costituiscono un ampio filone diricerca “di norma assi fruttuoso, ricco di suggestione e di fascino che nei suoi risul-tati può illuminare non soltanto molti aspetti delle scienze umane ma anche varirisvolti nel campo della storia naturale, della geografia antropica e di quella fisica”. La prima numerazione delle case del paese e delle ville di cui si ha notizia è di epocanapoleonica, esattamente del 1809, costituita da targhette di terracotta recanti unalettera e un numero ( ce n’è qualcuna superstite, sulla casa Sessi in via della Libertà,sulla casa che fu del canonico Battistoni in via Carlo Cantoni, alla Rossetta in viaCasino di sopra ), la succesiva è del 1901, sostituita negli anni Cinquanta e di nuovonegli anni 1979-80.Nel 1868 Novellara contava 6631 abitanti (3396 maschi e 3235 femmine), un numeropraticamente immutato dal 1600 ( salvo ovviamente gli anni immediatamente se-guenti la peste del 1630 quando morirono due terzi della popolazione); il terrenofertile e la disponibilità di acqua hanno sempre favorito la coltura di granaglie, viti,alberi da frutta, gelsi, prati e l’allevamento di bovini e suini. Al tempo vi si tenevanoquattro fiere annuali S.Cassiano, S.Anna, S.Matteo e Pentecoste ed un mercato setti-manale molto frequentati. Nel 1901 i novellaresi erano diventati 7788. In poco menodi cento anni la popolazione è raddoppiata e il numero delle abitazioni decuplicato;si è passati da una società prettamente agricola ad una più artigianale e di piccolaindustria.Tra le immagini di questo libro non si troveranno né Cavour, né Segni, né Mascagni,né Volta; ho volutamente, salvo rarissime eccezioni, dato lo spazio a luoghi e perso-naggi connessi con Novellara e il suo territorio perché se ne abbia una maggioreconoscenza.Non ho resistito alla tentazione, ma non ho neppure voluto perdere l’occasione, dimostrare i vecchi scorci del paese anziché quelli attuali, pensando che possa essereun piacere confrontarli con quelli che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e dare lapossibilità a molti, non più giovani, di ricordare.

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Ringraziamenti

Graziano Andreani, Giorgio Barilli, Franco Becchi, don Quinzio Bonezzi, don Luigi Brioni, Gabriele Fabbrici,Maurizio Festanti, Giandomenico Ghizzoni, Elena Ghidini, Antea Lombardini, Gino Mariani Cerati, Anna Pelli,Susetta Riccò, Patrizia, Paolo e Firmino Ricci, Corrado Reggiani, Gerolamo Siligardi, Franco Storchi, NorbertoNasi, e tanti altri mi hanno dato una preziosissima collaborazione.Quando non ho trovato materiale illustrativo nelle mie raccolte ho potuto attingere senza limite dalle collezionidi Antonella Rapacchi, Duilio Bartoli, Gaetano Gaddi e Franco Lombardini.Quest’ultimo si è anche prestato con entusiasmo e solerzia ad eseguire stampe, ingrandimenti e riproduzionifotografiche.Sergio Ciroldi mi ha consigliato, sostenuto e spronato in ogni momento mentre Ettore Pedrazzoli non ha mancatodi segnalarmi documenti e materiale d’archivio e indicarmi luoghi, strade e corsi d’acqua.Rinaldo Pace, in arte Ci&Wi, per la sua perizia e passione è stato preziosissimo nelle impaginazione dello scrittoe nelle elaborazioni di tutte le immagini operando non di rado vero miracoli su foto d’epoca che mostravano tuttii segni del tempo.Con diversi anziani ho cercato di ricostruire la vecchia situazione di strade, luoghi ed edifici e di scoprire attra-verso il dialetto il significato di alcune denominazioni.Mia moglie Franca ha riletto più volte le bozze rintracciando non pochi degli infiniti refusi che le costellavano.Così per merito loro questo libro è riuscito assai più ricco e completo.

Disegno prospettico di palazzo Bonaretti a sud della piazza.

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Natio paese, che le diritte viee le quadrate piazze apri accogliente,fra un mar di verde, nella pingue e mitepianura emiliana, a te ritorno,carico d’anni e di vicende. Oh comeil core, nella lunga assenza, questomomento sospirava. Estasiatomiro i fertili campi alla sementanova dal ferro aperti, le stradettenote fra vive siepi e i bei filaridegli olmi coi festoni delle vitigravi di nereggianti opimi grappoli.Dell’alta Chiesa, a cui nel secol d’oroLelio, nobil tuo figlio, ornava il fronte,e della Rocca dei Gonzaga antica,le due torri saluto, che da lunget’annunziano allo sguardo e ai lati estremiveglian, giganti scolte, il gregge ugualedelle case. L’infanzia qui m’arrise,qui le cure e l’affetto de’ miei cariche sotto gli archi del tuo camposantoora àn pace, godetti qui d’amoreprima sognai e qui, ne’ giovani anni,della mia vita la compagna elessi.In seno a te, dove ogni sasso ed ognisterpo al core mi parla, io pensavodi vivere i miei giorni, all’onor tuoe al tuo vantaggio intesi. Altro la sortevolle: sott’altro cielo e in altri lididella gran madre Italia son vissuto,a lontani fratelli ò dato e chiestoaiuto; in altri luoghi ò pur lasciatobrani del cor, non mai di te dimentico.Or vecchio torno a te, dolce paesedelle memorie. O questo scorcio almenopassar qui, tra il sorriso de’ tuoi ortie sotto la corona de’ tuoi porticicoi superstiti amici ricordandol’età passata, e accanto ai padri un giornoposare!... Vano sogno ormai!...Altrovenòvo dover mi vuole, altrove i figlivivono, altrove una diletta tomba,ahi ! troppo presto aperta, a sè mi chiama.

Giuseppe Malagoli

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Uno sguardo alla cartografia di Novellara

Per studiare i percorsi, le vie di comunicazione e i loro cambiamenti sono ovviamente di grande utilità le carte, lemappe, i disegni, gli schizzi anche grossolani e sproporzionati, le descrizioni su lettere e documenti. La cartogra-fia di Novellara e del suo territorio è fortunatamente ricca e varia, il che è stato di grandissimo aiuto per le ricerche

di toponomastica e lo studio dellosviluppo dell’abitato.La più antica rappresentazione del-la zona è stata eseguita sulla scortadel Lodo del 1449, un patto con cuii Gonzaga, i da Correggio e la cittàdi Reggio si accordavano sui con-fini e sul libero scorrimento delleacque. Vi sono raffigurate le stradeessenziali mentre il centro è rappre-sentato schematicamente come ungruppo di edifici circondato da unapalizzata.Databile attorno alla metà del ‘ 500è una piccola mappa del centro sto-rico, il progetto per l’ampliamentodel castello verso ponente, in cuisono disegnati mura e torrioni cheperò non vennero mai realizzati. E’probabilmente ridisegnata da unprogetto originale voluto da Ales-sandro I Gonzaga prima del 1530.Ancora della metà del ‘500 sono al-cune mappe idrauliche che spazia-no da Reggio al Po che mostrano icorsi d’acqua, le valli, le strade conle rispettive denominazioni. Di no-tevole rilevanza son due tavole cheraffigurano la Bassa prima e dopole bonificazioni Bentivoglio e alcu-ne mappe rurali del novellarese daiBoschi ai Terreni Novi alla Valle.Un rilievo particolareggiato del-l’abitato e della campagna circo-stante è stato eseguito da Nicolò Se-bregondi nel 1626. Fra l’altro visono raffigurati i “giardini all’ita-liana” del Casino di sopra.

Del pieno Seicento è un rozzo schizzo delle case del centro, utilizzato all’epoca per definire le pertinenze delconvento dei Gesuiti.Ai primi anni del ‘700 risale una raffigurazione semplice delle terre di Cortenova, con indicate strade e corsid’acqua.Prospero Siliprandi nel 1774 redasse le mappe particolareggiate dei centri storici di Bagnolo e Novellara e di tuttele pertinenze della duchessa M.Teresa Cybo d’Este nella campagna, lasciandoci così una splendida veduta d’in-sieme del feudo gonzaghesco. Dello stesso anno è una grande mappa idraulica da Bagnolo alla Fiuma disegnatada Ludovico Bolognini.Un rilievo molto preciso eseguito con criteri moderni venne operato, nel 1793, da B.Villa per i territori estensi asomiglianza del Catasto Teresiano austriaco. Contiene organiche e complesse operazioni estimative dei terreni edei fabbricati.In epoca napoleonica, attorno al 1810, Novellara fu uno dei rarissimi paesi che fece un rilievo planimetricodell’abitato; ne risultò una carta di grandissime dimensioni ( 3,6 x 4 m.) rimasta per oltre 150 anni nei ripostiglidella rocca e riscoperta negli anni Settanta.Nell’unica edizione a stampa ottocentesca delle Memorie del Davoli si trova una mappa del feudo gonzaghesco.Degli anni Ottanta del secolo scorso sono le tavolette al 25.000 dell’ Istituto Geografico Militare di Firenze,aggiornate tra 1956 e 1961, insostituibili per le denominazioni delle località e delle case. Ancora della fine del-l’Ottocento è la Mappa catastale del Regno cui è seguita quella del Catasto Italiano degli anni Cinquanta.

Mappa disegnata in relazione al Lodo del 1 ottobre 1449 dei vescovi di Mantova eModena per il libero scorrimento delle acque del canale di Novellara.

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Novellara e dintorni dalla tavoletta al 25.000 dell’Istituto Geografico Militare di Firenze del 1881.

Mappa del Novellarese da un manoscritto del can. V. Davoli.

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Mappa della contea di Novellara e Bagnolo pubblicata a corredo dell’edizione a stampa dell’ Istoria di Novellara e dei suoi principi del 1835

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Una porzione del centro di Novellara dal Regio Catasto del 1890.

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A proposito del nome e dell’origine di Novellara

Di Novellara dico voi bramateSapere il certo Fondator primiero,E chi le diede il nome di cittate.Se però devo confessarvi il vero,Quella invano finora io ricercai,Un dettaglio per farne a voi sincero.Invan gli annali suoi io ripescaiDentro di questa spaziosa valle;Ma ritrovarli non potei giammai.

“Ritratto poetico di Novellara” 1752

Si continua purtroppo a far derivare il nome del nostro paese da fenomeni atmosferici come nubila, nube enebula, nebbia, anche se quest’ultima è una presenza costante della zona, è da tempo accertato che non è così. Itoponimi del tipo Nuvolato, Nuvolenta, Nuvolera, Nuvole, Noventa, Novilara e, naturalmente, Novellara, anziN’valera, derivano dal tardo latino “ager novalis”, nuovo campo in quanto riscattato dalla millenaria palude, o danovulus, che si collega all'aggettivo novus, con significato, nei secoli dal V alla XI, di terreno bonificato ad operadei monaci, come è stato dimostrato per Nuvolera e Nuvolento nel Bresciano. Pure partendo dalla definizionelatina di aia si arriva alla stessa conclusione. Aia, in dialetto éra (ara in quello matovano), deriva dal latino areache definisce lo spazio spianato e sgombro a fianco delle case coloniche, quindi Nova éra, N’valera, indicava unospazio “roncato”, liberato da alberi, arbusti, cespugli da utilizzare per le colture. Di toponimi Nuvolara ne esisto-

no altri in Emilia e in Lombardia, anche in posti di col-lina dove la nebbia non si vede proprio, per i quali èprovata la provenienza da “spazio liberato per destinar-lo alla coltura”. Comunque nei documenti più antichi sitrova scritto Nuvelare.

Novellara ha avuto origine da tre centri di aggregazioneumana, tre villaggi preistorici: Cortenova, Castellonco-lo e S.Antonio.La località di cui si ha la più antica attestazione docu-mentaria è Cortenova e risale all’anno 850. La “curtis”si trovava nella attuale zona artigianale a sud, in località“Motta”. Il toponimo “motta”, assai diffuso in Italia, staa indicare un rilievo del terreno, abitato da epoca imme-morabile. Era un centro agricolo con difese e fortifica-zioni a quadrilatero con chiesa dedicata a S.Lorenzo.L’intitolazione a questo santo fa propendere per una ori-gine anteriore al 568, data convenzionale dell’arrivo deiLongobardi in Italia, quindi attribuibile ai primi cristia-ni del periodo tardo romano. Una conferma materiale diciò viene dal ritrovamento in loco di mattoni manubria-ti, embrici, frammenti di ceramica e metalli di tipologiaromana.Il “Castellunculum”, il primitivo “fortilizio” di Novel-lara, si trovava nell’area delimitata da via De Amicis,via della Libertà, via Vittoria di Capua e via Costituzio-ne con chiesa dedicata a S.Stefano; i documenti men-zionano infatti dal 1106 un S.Stefano in Castelloncolo;e poichè anche questo era un santo pre-longobardo, è da

credere che l’insediamento sia esistito almeno dalla stessa epoca di Cortenova.Il terzo centro era alla Motta di S.Antonio presso il Molino di sotto, al limitare delle valli. Il culto del santo è moltoantico essendo vissuto nel III sec. d.C. E’ interessante notare che la scomparsa chiesa di S. Michele, relativamentepoco distante, e di chiara fondazione longobarda, era alle dipendenze di S.Antonio Abate e si trovava sempre aibordi delle valli ma più vicina all’antico Bondeno.Dopo l’anno Mille la popolazione era distribuita sulla lingua di terra lasciata nei secoli precedenti dalle piene delCrostolo, circondata dal Gurgum e dalle paludi su tre lati. La zona più densamente popolata era tra Cortenova, SanGiovanni e Santa Maria perchè le terre più fertili e coltivabili erano quasi tutte qui. Un censimento del 1315, il

Ricostruzione del castrum di Novellara nel XIII sec. secondoS. Ciroldi.1) Chiesa di S.Stefano in Valle, 2) Abitazione del signore, 3)Abitazione dei monaci, 4) Torre di guardia, 5) Alloggi di servie contadini, 6) Scuderie con granaio soprastante,7) Muroperimetrale, 8) Ingresso, 9) Fossato. Nota: la torre e la chiesasono collocate ad arbitrio.

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Liber focorum, ci fornisce la prova di questa distribuzione della gente: 25 nuclei familiari a Cortenova, 15 aS.Giovanni, 20 a S. Maria, 25 a Fossa e solo 3 a Novellara. Al di là dei numeri assoluti è importante sapere che lefamiglie erano particolarmente scarse perchè negli anni precedenti c’erano stati guerre, saccheggi, carestie epestilenze; poi nel censimento probabilmente non si è tenuto conto dei servi e dei villani, dei braccianti e deitezarini. Quasi tutti abitavano in case, raramente in muratura, sparse per la campagna in mezzo ai poderi. Nessun dato certo ci aiuta a capire perchè Novellara sia prevalsa sugli altri centri; possiamo solo ipotizzare che aseguito della invasione degli Ungari del X sec. per il fenomeno dell’incastellamento le nostre piccole comunitàabbiano costruito il Castelloncolo di Novellara equidistante dagli altri nuclei abitati, oppure che Adalberto Atto diToscana, avo di Matilde di Canossa, che qui aveva giurisdizione e beni, abbia privilegiato il paese, per motivi anoi ignoti, erigendovi una fortificazione. Sicuramente i Malapresa, feudatari nella zona da una data imprecisabiledell’ XI secolo, vi avevano un fortilizio che rendeva il luogo più sicuro e quindi polo d’attrazione per la gente delposto.

Il centro storico e il suo sviluppo

S’accrebbero le case, e il suo confineallargò Novellara, insieme a DioUn tempio alzando, e altre magion divine.De’ padron per istinto eccelso e pio,Di torri s’adornò, di campanili,E forma di città prese, e vestio.Fabbricò monesteri ampj e civili;Si divise in contrade spaziose;E s’impinguò di stalle e di fenili.Ma tra le doti sue più speciose,Della piazza tacer non m’è permesso,Che da suoi con tant’arte si dispose.Ella è un quadro bislungo, che in se stessoDa trenta milla fanti chiuderia,Stando però l’uno dell’altro appresso.Insomma è tal che invidia non avria,Se in Roma fosse e avesse una fontana,A qualunque altra piazza in Roma sia.

(da Ritratto poetico di Novellara, 1752)

Il nome Nuvolare compare per la prima volta nel 962 come fundus, mentre da un documento dell’anno seguentesi apprende che c’era una pieve alla quale erano sottoposte alcune cappelle (“plebem de Nuvolare cum suiscapellis”). Allora faceva parte dei vastissimi possedimenti di Adalberto Atto di Canossa. Da questi atti, purpotendo effettuare una serie di importanti deduzioni e considerazioni, nulla si può ricavare sull’abitato. Di grandeinteresse invece un atto di vendita del 1142, nel quale sono menzionate le fortificazioni erette a Novellara daiMalapresa; questo dato sommato alla citazione di un Castellunculum nel 1106 e nel 1211 ci permette di stabilireche c’era un gruppo di costruzioni disposto in modo da formare una solida difesa. Il luogo è facilmente identifica-bile con le case comprese tra via della Libertà, via De Amicis, via del Popolo e via V.di Capua. Ad ulterioreconferma si tenga conto del muro a scarpa delle costruzioni verso est e del fatto che per tradizione vengonochiamate le case dei Sessi, la famiglia preminente in Novellara dal XIII secolo prima dell’avvento dei Gonzaga.Nel corso dello stesso secolo Novellara passava dalla giurisdizione del vescovo a quella del Comune di Reggio.

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La situazione primitiva e il XIV sec.

L’abitato di Novellara, prima dell’avvento dei Gonzaga era costituito, come si è visto, da un gruppetto di casedisposte probabilmente a quadrilatero, di cui oggi restano solo quelle dei lati nord e ovest, che costituivano ilCastelloncolo; una di esse era l’abitazione dei Sessi, famiglia reggiana, filo imperiale, più volte esiliata dalla città,proprietaria di terre e beni a Rolo oltre che a Novellara. Attorno, casupole a un solo piano costruite con pali, cannee fango; poco lontano la pieve. Con tutta probabilità a cavallo tra XII e XIV sec. l’insediamento è stato ampliato,per comprendere anche la chiesa e le altre costruzioni e, circondato da una fossa, che correva circa lungo via dellaLibertà, via 4 novembre, via Ariosto, via Costituzione e via De Amicis, con terrapieni e probabilmente palizzate.La chiesa all’interno del castello era sicuramente dedicata a S.Antonio Abate (venne assegnata ai Carmelitaniquando si stabilirono a Novellara alla fine del ‘400 e intitolata a S. Maria delle Grazie); il Davoli poi riferisce cheesisteva una chiesa di S. Stefano “non lungi da Novellara presso un forte fabbricato nominato il Castelloncolo”.Infine c’era una chiesa dedicata a San Pietro probabilmente lungo la strada che proveniva dal Borgazzo appenafuori del fossato presso la porta del paese.

Poco dopo l’inizio della dominazione dei Gonzaga su Reggio, Filippino Sessi, nel 1341, intenzionato a migliorarele fortificazioni di Novellara, prese accordi col vescovo di Reggio per demolire la chiesa di S.Stefano che sisarebbe venuta a trovare parte nella nuova fossa e parte nei terrapieni. Gli accordi prevedevano la ricostruzionedella chiesa altrove, ma Filippino non tenne fede all’impegno, probabilmente perchè subentrò Feltrino Gonzaga.Il nuovo signore che già aveva impegnato uomini e mezzi per la costruzione della rocca di Bagnolo, iniziò lafortificazione di Novellara con lavori di ampliamento del paese verso sud-ovest, il che portò all’abbattimentodella chiesa di San Pietro per lo scavo delle nuove fosse e l’innalzamento dell’argine, e la costruzione del granaio(case a ponente di piazzale Marconi); poi nel 1364, si offrì di costruire la nuova chiesa di S.Stefano che fuinnalzata al Molino di sopra. L’anno seguente iniziò i lavori per un nuovo castrum “cum subterraliis et aliisaedificiis”; frase che deve essere interpretata nel senso di fortificazione di una parte del paese e non di erezionedella rocca, anche perchè i primi materiali, ricavati dalla demolizione della torre delle case dei Sessi, non poteva-no essere una grande quantità. A proposito di torri non si è ancora potuto stabilire se la torre dei Malapresa fosseall’interno del Castelloncolo o nell’area dell’attuale cortile della rocca.La rocca, ambizioso progetto di Feltrino, iniziata forse da suo figlio Guido, venne realizzata in concreto dal nipoteGiacomo. Era comunque terminata attorno al 1450.Il Malagoli ci ha lasciato la descrizione della casa detta “dei pescatori” proprietà dell’avvocato Borsari in villaBorgazzo, prossima al paese, costruita attorno alla metà del Trecento: “Tale antica capanna è larga metri quadrati34,8, le fondamenta sono di pietra ben cotta e calce che sormontano il suolo per un quarto di metro diventandomuro, a cui trovansi appoggiate orizzontalmente per tutto l’intorno travi robusti che sostengono i cosidetti muri dicinta composti di piedritti, di alghe, di mezze pertiche di salice legate con lazzi di canapa intonacate di terriccio

Sulle due pagine: gli edifici fra via De Amicis e via della Libertà che formavano due lati del "Castelloncolo". Sonostoricamente noti come "Case dei Sessi" perché vi abitò questa famiglia fino alle soglie del Quattrocento . Difianco in basso a sinistra l'interno.

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detto malta o melma, intersecati da travetti formando così una palizzata sino al piano superiore; ai quattro lati delquale e per tutta la loro estensione altri travi orizzontali sostengono il proseguimento del muro di terriccio egualeal sottoposto, dello spessore, tutto compreso, di centimetri trenta. Il tetto ora è composto di tempie, travetti, legnie tegole, ma all’epoca di prima costruzione della capanna ho tutta la ferma persuasione che fosse di alghe, dipertiche di salice e di paglia sovrapostavi. La capanna è composta di una cucina e cantinetta disselciate; mediantescala a piuoli si ascende al sovrastante piano fatto di assi. Il tutto è reso compatto ed unito da larghi e robustichiodi di ferro”.

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Liber focorum, un censimento delle famiglie del 1315, nella edizione settecentesca del Tacoli. Si osservi come la popolazionegravitava in prevalenza a sud di Novellara,distribuita tra Cortenova e S.Maria della Fossa.(Fotocomposizione elettronica).

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Espansione del XV sec.

Si deve a Francesco I Gonzaga il primo ingrandimento certo del paese; da diversi piccoli proprietari aveva acqui-stato i terreni confinanti col “campo delle noci” che avrebbero dovuto costituire l’area della piazza e le contradedel nuovo borgo. Nel 1478 permutava alcune sue possesioni con porzioni di terra, di pertinenza della chiesa diS.Stefano, costituite dalla “Piazzetta”, dalla superficie che sarà occupata in seguito dai “portici del telonio” e daquella del futuro “portico lungo” (via C.Cantoni). Le nuove case “...furono fabbricate-scrive il Davoli- del tutto,o fino al primo piano a spese dei Gonzaga, i quali con una conveniente porzione di terreno nel cortile ed orto, ocanepaio, le cedettero poi in proprietà a chiunque volesse abitarle, sotto l’annuo canone però di uno o due capponialla dispensa Gonzaga”. L’anno prima Francesco aveva ottenuto dal vescovo di Reggio il consenso di fondare unconvento per i padri Carmelitani scalzi. In un primo tempo assegnò loro la chiesa che era stata la parrocchialeall’interno del castello e successivamente ridotta ad oratorio col titolo di S.Alberto, e una casa nelle vicinanze, poia partire dal 1480 furono edificati il complesso claustrale e la nuova chiesa; questa occupava l’area dell’attuale viaLelio Orsi tra ciò che resta del convento, più noto come “casino Chiavelli”, e casa Zanetti. Questa fase durò anchenegli anni di governo di Gian Pietro, cioè fino al 1515. In capo alla Piazza Maggiore si iniziarono nel 1512 i lavoriper la costruzione della nuova parrocchiale che era progettata con la facciata a ponente, cioè all’opposto dell’at-tuale, ed erano ancora in corso nel 1516 sotto la direzione di un messer Bernardino, quasi sicuramente Campi,architetto cremonese, “impiegandovi due fornaci di pietra”.

Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca, 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3)Chiesa di S.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto .Secolo XV

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Espansione della prima metà del XVI sec.

La costruzione delle case e dei portici della piazza proseguì al tempo di Alessandro I, per il lato a settentrione,fino all’inizio dell’attuale corso Garibaldi, terminando con quello che venne chiamato Arco Dominizio e per illato a meridione fino all’altezza dell’odierna via Veneto. Ripresero i lavori attorno alla chiesa nuova della piazzache fu innalzata fino a dodici braccia dal suolo; chi faceva arrivare la calce da Quistello per le opere murarie eraBartolomeo Orsi padre di Lelio. Negli stessi anni lavorò a Novellara anche il Correggio che assieme a messerLatino dipinse le camere del torrione vecchio della rocca.La configurazione a “maglia ortogonale” è indicativa del concetto militare con cui la nuova città viene progettatail che è coerente con la professione di uomini d’armi dei Gonzaga dell’epoca. Non a caso si è scritto “nuova città”perchè questa parte si può considerare un insediamento di nuova fondazione in quanto nasce come “progetto” diun’area completamente libera e non come completamento del preesistente borgo medievale. E’ ciò che Vespasia-no Gonzaga farà un ventennio più tardi, intorno al 1550, quando traccerà il piano urbanistico di Sabbionetaricollegando la preesistente rocca al borgo medievale.Nel 1541 Donna Costanza da Correggio vedova di Alessandro I indirizzava al cognato Giulio Cesare una letterain cui esprimeva il desiderio di costruire una “poca fabrica ma bellissima; la voglio altetta come sopra una motta,ma non a due tasselli,...V.S. li pensi un poco, che subito li diamo principio...”. Passeranno cinque anni prima chei lavori posssano iniziare, ma la residenza in villa, la “delizia” come usava chiamarla, il Casino di sopra divenneuna splendida realtà.

Mappa del centro di Novellara anteriore al 1567, probabilmente ridisegnata da una della prima metà del secolo XVI. Si notino lachiesa di S. Stefano con ingresso e la torre dalla parte opposta rispetta allattuale, la porta di accesso in corrispondenza dell'incrociotra le attuali via Cavour e via C.Cantoni, la porta di accesso al castello all'inizio dellattuale via Gonzaga.

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Espansione della seconda metà del XVI sec.

L’intenzione dei Gonzaga era di allargare il paese con nuove contrade fino alla Piazza del mercato presso ilMolino di sopra; il che fu effettivamente realizzato ad eccezione della contrada che, in prosecuzione a levantedella via del Portichetto, avrebbe dovuto arrivare di fronte alla chiesa dei Cappuccini sul tracciato dell’odierna viaGramsci. Tale via era sicuramente già iniziata nel 1590 ed era formata da alcune case con portici poste perpendi-colarmente in fondo alla Contrada di S.Lucia (vennero demolite nel 1834 dopo l’inondazione dell’anno preceden-te perchè gravemente danneggiate).Lelio Orsi progettò tutta la nuova sistemazione urbanistica; nel 1557 assunse la direzione dei lavori della chiesadi S.Stefano facendo demolire quanto costruito fino a quel momento e ricominciandola ex novo. Da una mappa difine Seicento si possono ricavare gli elementi sufficienti per effettuare la ricostruzione grafica della facciata dellachiesa così come l’aveva progettata Lelio Orsi.Iniziò la costruzione del Casino di sotto, del teatro in rocca e del collegio dei Gesuiti. Nel 1585 venne innalzatoil tratto di portico prospiciente Contrada della torre (corso Garibaldi): “ si diede principio al portico cominciandodov’è l’arco di messer Dominico Busi (arco Dominizio) perfino all’hosteria et casa di Evangelista Bianchi”. Lamappa del 1626, che è riprodotta in copertina, ci mostra chiaramente la situazione urbanistica alla fine del Cin-quecento.

Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca, 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3)Chiesa di S.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto, 6) Chiesa collegiata di S.Stefano, 7) Chiesa e convento dei Gesuiti .Secolo XVI

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Espansione del XVII sec.

Nel 1603 la grande pietà di Donna Vittoria di Capua portò a Novellara dalle catacombe di Roma le reliquie diS.Cassiano; si apriva così un secolo di fervore, ma anche di rigore, religioso. Nello stesso anno la contessa fondòil convento dei Cappuccini con la chiesa dedicata a S.Anna. E’ interessante sapere che ottenne il benestare dalcapitolo provinciale dei Cappuccini in deroga alle regole che non prevedevano l’apertura di un altro convento inquesta Provincia Cappuccina. La costruzione era terminata nel 1605 e venne collegata con la piazza da un lungoportico. Nel 1616 venne fondato all’angolo tra via A.Costa e C.Cantoni l’ospedale per i poveri e nello stesso annovenne eretta la torre della Collegiata di S.Stefano. Molti lavori di rifacimento e di costruzione di edifici, compresele opere di riattamento di appartamenti in rocca furono eseguiti sotto la direzione di G.B.Sormani. Nell’anno1654 fu posta la prima pietra di due complessi religiosi: la chiesa dei Servi e quella della B.V. della Fossetta. Ipadri Servi di Maria a Novellara c’erano già da oltre un secolo e avevano un convento presso la chiesa di S.AntonioAbate al Molino di sotto, ma chiesa e convento nuovi furono costruiti all’interno del paese per soddisfare lavolontà testamentaria del dott. Camillo Farneti. Quella della Fossetta fu eretta in fondo al viale che in prosecuzio-ne della Contrada dei Cappuccini era già stato sistemato nel 1642 con lo scopo di collegare il centro con l’arginedella Linarola. Vi si trasferì, nel 1657, l’immagine miracolosa segata dal muro della primitiva cappelletta che sitrovava all’estremità dell’attuale via Indipendenza al suo innesto in strada Provinciale, dove si trova il pilastrino.Nel 1678 moriva Alfonso II che nel corso dei suoi anni di governo aveva rinnovato i due casini di campagna,continuato la costruzione di case e portici, riquadrata la piazza fabbricando il portico del telonio, accresciuti gliappartamenti in rocca. Anche un complesso monastico femminile fu eretto, pur con rinvii e ritardi tra 1668 e1689, sul lato est della Contrada del gioco del pallone ( via della Libertà) con la chiesa dedicata a S.Teresa chechiudeva la prospettiva della Contrada di mezzo (via Vittoria di Capua). Sul finire del secolo si iniziò la costruzio-ne della nuova chiesa dei Gesuiti. L’immediata conseguenza sull’urbanistica fu l’apertura di nuove strade e lacostruzione delle relative case.

Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca, 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3)Chiesa di S.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto, 6) Chiesa collegiata di S.Stefano, 7) Chiesa e convento dei Gesuiti ,8) Chiesa e convento dei Cappuccini. Secolo XVII

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Lo stato dell’urbanistica dei secoli XVIII e XIX

Il Settecento è stato qui un secolo di distruzioni. Dal 1701 Novellara era coinvolta nella guerra tra tedeschi efrancesi; le truppe alemanne si accamparono sul territorio e recarono gravissimi danni alla popolazione e allecose; distruzioni ancora maggiori portarono i francesi quando saccheggiarono e incendiarono Bagnolo e la suarocca. Altri gravi disagi e forti contribuzioni di guerra si ripeterono al passaggio di truppe straniere nel 1710.Come se non bastasse ci fu un freddo terribile che fece gelare il Po e produsse una pesantissima carestia. L’evolu-zione urbana di questo periodo è limitata alla costruzione nel 1708 della chiesa del Popolo. Dopo la mortedell’ultimo conte, Filippo Alfonso, le vicende per la successione nel feudo portarono nuovamente in paese primale truppe francesi poi quelle alemanne che, oltre a imporre tasse e contribuzioni, derubarono e distrussero, deva-stando anche i giardini del Casino di sotto. Alcuni anni più tardi Ricciarda, sorella di Filippo Alfonso, fecerestaurare e modificare la chiesa di San Bernardino, fece costruire il battistero in S.Stefano, il nuovo ospedale invia Cavour e rinnovare il portico dei Cappuccini. Dopo che il feudo venne devoluto al duca di Modena, qualcheopera venne fatta eseguire dalla duchessa Maria Teresa Cybo come la ricostruzione della chiesa di S.Bernardino,nel 1758, e di quella di S.Agostino presso il Mulino di sopra, nel 1751.La rocca, in balía di tutti, subì demolizioni e insulti di ogni genere finchè non venne venduta da Francesco IId’Este alla Comunità. Il colpo di grazia lo dettero i francesi di Napoleone che oltre a predare opere d’arte siappropriarono degli immobili e dei terreni già dei Gonzaga e vendettero chiese e conventi a privati: il complessodei Gesuiti ad Antonio Greppi di Milano, il convento dei Carmelitani all’ebreo Sinigaglia, quello dei Cappucciniai fratelli Taschini.E’ del primo decennio dell’Ottocento l’esecuzione di una grande carta topografica particolareggiata del centrostorico che ci mostra la situazione urbanistica dell’epoca.Anche nell’Ottocento, almeno nella prima metà, tra le alterne vicende della dominazione napoleonica prima, e le

Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3) Chiesa diS.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto, 6) Chiesa collegiata di S.Stefano, 7) Chiesa e convento dei Gesuiti, 8) Chiesa econvento dei Cappuccini, 9) Santuario della B.V. della Fossetta, 10) Chiesa e convento dei Servi di Maria, 11) Chiesa del Popolo. SecoloXVIII

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guerre d’indipendenza poi, non ci furono nuove costruzioni, anzi furono di più le demolizioni, tra queste la chiesadei Gesuiti nel 1808 e le scuderie nel 1852. Dopo l’unità d’Italia si osserva una ripresa nei lavori: la sistemazioneidraulica del canale della Minara, del ponte sulla Fossetta al termine dell’odierna via Indipendenza, la costruzionedel cimitero di S.Giovanni e di quello di Novellara in villa Borgazzo, del teatro in rocca, del macello comunale inCantarana, della stazione ferroviaria; si eseguì la selciatura di diverse contrade.

Espansione del XX sec.Ancora all’inizio di questo secolo l’attività edilizia era notevole; Celestino Malagoli nel 1907 scriveva in propo-sito queste note: “ Fra le più recenti costruzioni sono da ricordare: In villa Borgazzo: villino Righi, all’entrata delpaese quasi di fronte alla stazione della ferrovia (oggi Istituto don Iodi); in villa S.Michele: casinetto dei fratelliBedogni, di fronte al Casino di sotto; nell’interno: palazzo Bonaretti, in piazza V. Emanuele II; case: Soliani,Merzi-Davolio, Marzi, Benati, in S.Lucia; case: Lombardini, Slanzi, Fornaciari; salone Gallingani, in via Cavour;macello pubblico, fatto costruire dal Municipio, in via del Pallone. Furono poi fatti restauri e riparazioni alleseguenti case: nella piazza V. Emanuele II: Davolio n 4, Neri n 5, Bigi n 10; nel corso Garibaldi: Gherpelli n 9,Fabbrici n 21; in via Cavour Opera Pia locale n 1, Gianotti n 2, Manghi n 7, Rossi n 11; in via C.Cantoni.Gianotti n 1, Fornaciari n 7, Marmiroli n 8, Manghi n 10, Malagoli n 20, Ruspaggiari n 22, Fabbrici n 29,Merzi in Davolio n 31 (antico palazzone costruito nel 1675); in via Santa Lucia: Merzi in Davolio n 2, 4 e 11

Evoluzione del centro di Novellara nella ricostruzione di P.Bonori e P.Ricci. 1) Rocca 2) Chiesa e convento dei Carmelitani, 3) Chiesa diS.stefano vecchio, 4) Mulino di sopra, 5) Portichetto, 6) Chiesa collegiata di S.Stefano, 7) Chiesa e convento dei Gesuiti, 8) Chiesa econvento dei Cappuccini, 9) Santuario della B.V. della Fossetta, 10) Chiesa e convento dei Servi di Maria, 11) Chiesa del Popolo. Secolo XIX

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(palazzone), Altimani n 13 e 15, Lusetti n 17; in via dei Servi: Taschini n 1, Catellani n 3; in via della Zecca:Neri n 2; in via della Cantarana: Neri n 3; in via del Pallone: Bonaretti n 3 (oratorio delle suore ridotto amagazzino), in Villa San Michele: Lombardini n 13 ( Casino di sotto), Lombardini n 8 ( casa detta di Sant’Ago-stino, ove sorgeva la chiesa omonima)”.Nel 1910, con la demolizione dei portici del Telonio, cominciarono i lavori di costruzione della nuova Cassa diRisparmio che terminarono nel 1912. La Grande guerra e la crisi degli anni seguenti imposero un pesante arrestoallo sviluppo urbanistico, con la sola eccezione del villino detto “del francese” in via Roma e la realizzazione deigiardini pubblici per ospitare il Monumento ai caduti , inaugurato nel 1925. E la costruzione delle scuole elemen-tari nelle frazioni. L’attività costruttiva riprese negli anni Trenta con l’ampliamento delle Officine Slanzi e, perl’edilizia pubblica, la realizzazione delle nuove scuole in via N.Campanini e delle scuole elementari nelle frazio-ni, per interrompersi nuovamente allo scoppio della seconda guerra mondiale. Si dovette arrivare alla metà deglianni Cinquanta per rivedere un po’ di attività. Allora vennero aperte le due vie attraverso l’orto dei Gesuiti, viaManzoni e via f.lli Cervi, si operarono il prolungamento di via De Amicis e l’apertura di via XXV Aprile perraggiungere via Costituzione e s’inziarono i lavori del tratto della Circonvallazione da via Veneto alla ferrovia.Venne inaugurato il nuovo campo sportivo in via Indipendenza.Con il “boom economico”, e per tutti gli anni Sessanta, i condomini e le villette si può dire che siano veramentespuntati come funghi. Nei decenni successivi l’edilizia pubblica e privata ha continuato a far crescere il paese e arimodernarlo anche se purtroppo si sono persi alcuni edifici storici come il convento e la chiesa dei Cappuccini,l’oratorio del Carmine, i resti della casa di Lelio Orsi. la chiesa delle monache. La ristrutturazione di numeroseabitazioni private ha portato alla scomparsa di soffitti a travi, travetti e assito, di pavimenti a “quadrelli”, di portein legno, caminetti poveri in scagliola, di pozzi a camicia all’interno dei cortili, di bassi servizi con “foren, cius,poler e canteina”, degli anelli ai pilastri per legare i cavalli. Molto grave è stato il pesante rifacimento o la demo-lizione di complessi rurali. Fortunatamente oggi c’è una maggiore attenzione per la salvaguardia di questo patri-monio urbanistico “minore”.

Mappa dell’abitato di Novellara del 1925-30 con i progetti delle nuove strade, alcune delle quali mai state realizzate.

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La rocca

La rocca rappresenta da secoli la sede del potere, è l’edificio attorno al quale gravita la vita politica e amministra-tiva del paese. Non esiste una data sicura di inizio della costruzione. Quando Feltrino Gonzaga, dopo aver vendu-to Reggio ai Visconti, decise di fortificare Novellara, dispose che si fabbricasse un nuovo “castrum cum subterra-liis et aliis aedificis” ma non fa cenno alla rocca, anche se quasi certamente la fece progettare ( non si dimentichiche aveva già fatto costruire la fortezza di Bagnolo); era il 1371. Probabilmente non vide neppure l’inizio deilavori di scavo delle fondamenta perchè, dopo la vendita della signoria, vagò molto per le corti amiche dellapianura padana e morì a Padova nel 1374. Fu suo figlio Guido che provvide, a partire dal 1385, a realizzarequalcosa in concreto: le fondazioni e lo scavo dei fossati, il consolidamento dei terrapieni attorno al castello. Ilavori alla fabbrica proseguirono per tutta la prima metà del XV secolo e si possono considerare terminati nel1464. L’edificio era sostanzialmente una robusta fortezza con torri angolari, il muro a scarpa, la merlatura; peròsia Giacomo che Francesco I avendola scelta come propria dimora avevano fatto costruire appartamenti all’inter-no e con un gusto prettamente rinascimentale avevano preso ad abbellirli. Sicuramente la grande sensibiltà diCostanza da Correggio influenzò il marito Alessandro I nelle modifiche successive sia della rocca che del paese.Subito dopo il matrimonio, nel 1518, “messer Antonio e messer Latino con due giovini tutti di Correggio” dipin-gevano la “ monitione” e la camera del torrione vecchio appena ristrutturati. Dopo la morte del marito, avvenutanel 1530, Donna Costanza si impegnò a realizzarne i progetti; così tra 1541 e 1542 fece costruire un secondo

piano con loggia e sala. Poi nel 1546 arrivò daReggio Lelio Orsi che divenne l’architetto, il pit-tore, l’artista di corte. Dal 1563 al 1567 ristrut-turò e ampliò gli appartamenti, eseguì la decora-zione delle sale d’onore al piano terreno, ultimòle decorazioni della loggia, dell’appartamento diFrancesco II, del nuovo teatro. La rocca persesempre più la sua funzione di difesa a favore diquella di residenza signorile.Sarebbe passato un secolo prima che si eseguis-sero altri lavori consistenti. Nel 1670 Alfonso IIfece innalzare da G.B.Sormani la torre detta “Campanone” sulla porta esterna della rocca, “...or-nata di guglie, di lanterna e di cupola a squamadi pesce con due giri di ben lavorate ringhiere....”,ed effettuare una nuova sistemazione degli ap-partamenti in particolare del secondo piano dellato nord.Dopo la scomparsa dell’ultimo conte specialmen-te dopo che, nel 1737, il feudo fu assegnato agliEstensi, la rocca cominciò a decadere: “furono

La Rocca in una veduta da nord-ovest degli anni Trenta.

Pianta settecentesca della Rocca di mano di Prospero Siliprandi.

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tolti i ponti levatoi, chiusa la sortita a settentrione,....si disfò una parte della quadra che guarda a mezzodì, poi icorridoi a mattina ed a meriggio coll’abbassare i tetti, si atterrarono i 4 torrioni agli angoli...si devastarono gliultimi appartamenti del piano superiore...se ne affittarono le camere a poveraglia che ne imbrattò i muri, distrussee portò via tutto ciò che potè....”. Nel 1754 fu acquistata dalla Comunità che prese ad installarvi i propri uffici e lescuole, e ad assegnare buona parte dei locali a dipendenti comunali per propria abitazione.Un ultimo importante cambiamento nella struttura della rocca fu apportato negli anni sessanta dell’Ottocento conla costruzione del teatro; per la sua costruzione vennero demolite le cucine, la lavanderia, la legnaia gonzagheschee purtroppo l’antico teatro cinquecentesco, ampiamente decorato da Lelio Orsi.Oggi ospita il Municipio, la Biblioteca, i Musei Gonzaga e della Civiltà contadina e associazioni culturali.

I portici

“Una costante che esprime in modo particolare il valore scenografico dell’ambiente urbano di Novellara -scrivo-no P.Bonori e E.Torreggiani- è costituita dai portici mediante i quali l’organizzazione dei tracciati viari si arricchi-sce anche sul piano planimetrico. Il portico non è costruito soltanto <<per comodo dei servi, ma ancora percagione di tutti i cittadini. (L.B.Alberti)>>; oltre che spazio di pertinenza dell’abitazione diventa centro delleattività quotidiane della popolazione che vi trasferisce le più disparate funzioni, sfruttandone al massimo la dutti-lità... Il portico si pone come percorso specializzato per il traffico pedonale che risulta così separato da quello deicarri e delle cavalcature che avviene sulla strada... Tale concetto è espresso dal Palladio quando sostiene che deveessere diviso <<il luogo per il camminar de gli huomini, da quello che serve per l’uso dei carri, e delle bestie; mipiacerà che le strade siano così divise che dall’una e dall’altra parte vi saranno fatti i portici, per i quali alcoperto possano andare i cittadini a far negotij senza essere offesi dal sole, delle pioggie e dalle nevi...>>...Iportici della piazza creano effetti di dilatazione spaziale...con intento scenografico e caratteristiche monumentali.I rimanenti portici risultano più stretti in relazione alla funzione di collegamento fra le abitazioni degli artigiani egli edifici con funzione pubblica”. Nella progettazione antica dell’impianto urbanistico di Novellara intelligente-mente si è tenuto conto di un giusto equilibrio tra spazi pubblici e spazi privati, tra zone scoperte e zone coperte,che ancora oggi viene rispettato. Alle via e alle piazze si affiancano e si contrappongono i cortili interni e gli orti,alle chiese, alla rocca, alle scuole si affiancano le case, i bassi servizi, i negozi. Il tutto sempre mediato dai portici. Intorno al 1560 il Conte ordinava che “tutte le case poste nel Borgo di sopra cominciando dalla casa di m.rJacopo Provisionati (il notaio) e venendo sino a quella di m.r Mutio Busi, si dovessero fabbricare fino all’altezzadella casa del cavalier de Becchi”. Di portici ce ne sono per oltre quattro chilometri e tutti sanno quanto siano comodi per ripararsi dal sole a piccoe dalle intemperie, come rendano agevoli e sicuri gli spostamenti all’interno del paese. Il fondo, non più in terrabattuta, è stato livellato a cemento in questo secolo ad eccezione del portico a nord della piazza che è statolastricato a quadroni di pietra serena nell’Ottocento. Le vetrine hanno sostituito le distese di mercanzia che occu-pavano i portici fino a metà della loro larghezza, i tavolini dei bar han preso il posto dei tavolacci delle osterie edelle panche addossate ai muri; il passeggio, “la vasca”, è un piacere antico, la gente al tempo dei Gonzaga amavacome noi “ spazziare soto i porteghi”, così come trattare gli affari, il giovedì e la domenica mattina, in piedi, inpunti strategici. Barbieri, sellai, calzolai, falegnami, impagliatori e maniscalchi vi hanno sempre svolto i loromestieri anche se oggi pochi sono i superstiti, utilizzandoli come prolungamento della bottega.Vi si trovano i banchi occasionali delle lotterie e delle vendite di beneficenza delle associazioni e da qualche annoi banchi del mercatino dell’antiquariato.

Ancora la Rocca ripresa da nord-est nei primi anni Trenta.

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Portici.Novellara possiede oltre quattrochilometri di portici.La prima immagine mostra lavita sotto i portici negli anniCinquanta.

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Le Ville o QuadreAll’origine della dominazione dei Gonzaga il territorio era diviso in cinque ville o quadre: Borgazzo, Reatino,Boschi, S.Michele e Valle; a queste se ne aggiunse una sesta tra Quattrocento e Cinquecento, i Terreni Novi. DalXV secolo, sempre i Gonzaga, ottennero l’investitura delle cosidette Ville Reggiane di cui oggi solo S.Giovannie S.Maria fanno parte del Comune.

Borgazzo

Il Borgazzo, intendendo la zona a sud del centro, giace sul primitivo deposito alluvionale lasciato dal Crostolo; laterra è fertile, percorsa da un canale che ne rende facile l’irrigazione. Poderi e campi qui sono stati molto ambitiper secoli come provano atti di compravendita fin da epoca antichissima. La strada tutta a curve, che ha datoorigine al detto “ dritt c’me la streda dal Borgas” dimostra ulteriormente che il territorio era suddiviso in moltepli-ci appezzamenti coltivati e che qui si svolgeva l’attività agricola principale. E’ la fusione tra Corte Nova e Novel-lara. E’ probabile che i frati della “Badia” di Campagnola abbiano molto influito con la loro opera tra XII e XIIIsec. sulla sistemazione idraulica e del suolo del Bor-gazzo prima che le le famiglie feudali emergenti, Ses-si, Lupi, Correggio, Malapresa, se ne impadronissero.Si noti che l’argine della Fossamana è ancora detto “l’er-sen di free”. E’ interessante sapere che tra XIII e XIVsec. il Borgazzo viene denominato “Burgaciun CurtisNovae” e “Burgacium Nuvelare” con prevalenza neltempo sempre maggiore di quest’ultimo, indicandocicosì il periodo in cui il centro degli interessi ha iniziatoa spostarsi verso Novellara.Fa parte del Borgazzo anche la zona attorno alla Motta,oggi occupata in gran parte dal Villaggio artigianale,dove sorgeva la pieve di S.Lorenzo. Qui gli insedia-menti umani erano favoriti dalla presenza delle “sor-tie”, le risorgive.La maggior parte dell’abitato attuale si trova su questaquadra.

San MicheleLa chiesa di San Michele ha dato il nome all’omonimavilla. La dedicazione a un santo per il quale i longobardi avevano speciale predilezione ne fa fissare la fondazionetra VII e VIII secolo d.C.; la sua dipendenza dalla pieve di Cortenova conferma la posteriorità rispetto a S.Lorenzo.Secondo il Davoli era “ a mano sinistra, ossia al mezzo giorno della strada che da Novellara conduce alle Ca’Nove” (via Nova). In effetti nel corso di scavi per la costruzione delle case del cosiddetto “quartiere Copellini”, nesono venute alla luce le fondamenta.Ancora secondo la testimonianza del Davoli, dirimpetto alla chiesa “ a mano sinistra della strada” c’era un anticofabbricato, circondato da fosse, che poteva essere stata l’abitazione di Sirone de Sirii, signorotto di origine longo-barda del XII secolo. Il “Castellacium Sancti Michaelis” è nominato in una carta del 1203 come luogo da cui ireggiani iniziarono lo scavo di un canale navigabile che si collegava al canale di Guastalla.

Reatino

Villa Reatino deriva il nome dalla famiglia Reatini che era feudataria anche della omonima porzione in comunedi Campagnola. Albricone vi possedeva un castello, come risulta dal rogito del notaio Ulrico del 1141, dettoCastellazzo di Reatino o di Campagnola e la sua giurisdizione si estendeva fino alla motta di S.Antonio al Molinodi sotto. Fra parentesi, il Castellazzo fu spianato nei primi anni dell’Ottocento, testimone il Davoli che ne vide ilavori.

Traduzione dell’atto di vendita del Castellazzo nel quale sono compresi luoghi, strade e canali che interessanoanche il Novellarese.Nel nome del Signore, anno 1141, 6 marzo, indizione quarta. A voi signori Gherardo e Corrado fratelli da Cor-reggio, io Palmerio del fu signore Albricone [dei Reatini] da Campagnola nella diocesi di Reggio, che vivosecondo la legge longobarda, vendo e faccio un documento di vendita del castello e della rocca miei che possiedoa Campagnola, detti Castellazzo e di tutti i muri, fossi, redefossi, argini, valli, ponti, ponticelli, catene, fortilizi,munizioni e di tutti i passaggi, telonei, onorari, affitti ed entrate e di tutti i boschi, selve, pascoli, paludi, valli,

Il Borgazzo visto dalla torre di S. Stefano

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peschiere, riserve di caccia e uccellagione, le vie, navigli, canali, acquedotti e mulini che ho fatto a Campagnola,e dei poderi e dei mansi che possiedo in tutta la giurisdizione del detto castello, e dei sottoscritti uomini aventifortilizi con obbligo di obbedienza, e delle ville, del detto castello, e dei cittadini, dei comitatensi, dei vassalli,degli uomini di masnada, degli servi e delle ancelle.Seguono i nomi delle ville tra cui Canolo, Cognento e quelle di Sirone de Sirii con castello, dei Reatini e deiMani.Confini del territorio che si vende con la presente carta: a mezzogiorno Cognento e Canolo di sotto, mediante lastrada; a mattina il mio naviglio e corso d’acqua fino a Fabbrico; a settentrione l’alveo e corso d’acqua dellaParmigiana per il tratto fino al varco dei signori di Reggio; a sera il territorio della villa di Cognento di sotto ela villa novellarese di S.Michele mediante il canale comune chiamato il bosco e prosegue scendendo fino all’im-missione nel naviglio che ho fatto costruire a sera presso il mulino non lontano dalla motta di S.Antonio delterritorio di Novellara, salendo lungo il dugale comune fino ai castelli dei signori Mazzoli e Sironi dove il canalevolge ad oriente e raggiunge la via che passa a settentrione seguendoli fino al suo ingresso nell’alveo dellaParmigiana presso il varco delle valli dei signori di Reggio.Seguono i nomi di coloro che possiedono fortilizi, Malapresa, Della Palude, Sirone de Sirii, Mazzoli, Mani eAlbricone stesso, poi degli abitanti di Campagnola, dei comitatensi, dei vassalli, dei masnadieri, degli ascritti allagleba, dei servi e delle ancelle. Il prezzo concordato è di 4000 denari lucchesi. Rogato dal notaio Ulrico.

Boschi

Dopo la caduta dell’Impero romano i boschi e gli incolti avevano riconquistato aree estesissime della pianura; inepoca longobarda una selva di proprietà regia, si estendeva dalle vicinanze di Reggio fino al Po; essa faceva partedi una selva più vasta che era sotto la giurisdizione del monastero di Leno di Brescia e arrivava fino al Secchia.Già allora tuttavia ampie zone erano libere dagli alberi e venivano utilizzate per i pascoli mentre altre venivanodisboscate per il legnatico. Dalla seconda metà del secolo X l’opera tenace di penetrazione da parte di nuovesignorie, come i Canossa, nonchè delle signorie ecclesiastiche, favorirono correnti di immigrazione nelle zoneadiacenti al Po. Il moltiplicarsi delle pievi con relativi insediamenti umani tra XI e XII secolo testimonia unavviato intenso recupero delle aree a ridosso del Po, facilitato dallo spostamento del fiume verso nord, avvenutoproprio attorno all’anno Mille. Da questo momento l’opera di distruzione dei boschi per conquistare spazi al-l’agricoltura crebbe in maniera vertiginosa. Le zone dissodate, i nostri “ronchi o roncaglie” divennero sempre più

Mappa settecentesca di San Michele e di parte dei Boschi .

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frequenti; si iniziarono anche lavori di bonifica. Furono opera sopratutto dei monasteri, delle abbazie, che intornoalle loro corti raccolsero una vita agricola sempre più intensa.Anche nel novellarese si ebbero inevitabili massicce riduzioni del patrimonio boschivo con un picco tra la finedel ‘400 e l’inizio del ‘500. I nostri Gonzaga riuscirono comunque a salvaguardare fino al 1700 un’area a forestaa sud-ovest del paese, appunto quella da cui ha preso nome l’omonima villa; ciò che era rimasto e cioè circa 40biolche, fu distrutto nel 1798, così come furono tagliate completamente le macchie del Forcello. Un’altra zonaboschiva in confine con Reggiolo era il Bosco delle Bruciate.Nel 1406 Giacomo Gonzaga aveva fatto costruire la prima casa colonica in villa Boschi, mentre nel 1574 CamilloI aveva fatto aprire la strada che attraversava i Boschi e congiungeva Novellara a S.Vittoria.

Valle

La zona paludosa, spesso allagata, a nord-ovest del paese ha dato il nome alla Villa. Questa, assieme alle valli diGuastalla e Reggiolo raccoglieva in origine le acque del Crostolo, del Canale dei molini e del Rodano. Al marginedella Valle esiste ancora oggi un luogo detto “il Porto” che ha avuto grande importanza nel passato. Portussignifica traghetto; qui infatti c’erano le imbarcazioniche percorrevano le paludi, raggiungevano altri attrac-chi e collegavano altri centri abitati. Il Porto era collo-cato all’estremità della strada romana che da Reggioarrivava a Novellara e ne costituiva il naturale prolun-gamento verso il Po. Il fatto poi che nella concessionedel X secolo sia definito anche “ostium”, cioè portovero e proprio, significa che era un approdo organizza-to, con un pontile o una banchina in legno e che in epo-ca medievale era collegato a un mercato. Nel corso delDuecento si provvide ad opera dei Reggiani a dare unaprima sistemazione idraulica alla zona con lo scavo dellaTagliata di Reggiolo, nel 1218, e col cambiamento delcorso del Rodano. Le valli rimasero comunque ampiefino all’epoca delle grandi bonificazioni Bentivoglio.Il marchese Cornelio Bentivoglio, signore di Gualtieri,riuscì a mettere d’accordo tutti coloro che avevano giu-risdizione sulle grandi valli a ridosso del Po e cioè Mantova, Parma, Modena, Novellara, Guastalla e Correggio,per ottenere il primo risanamento delle zone vallive. Le principali realizzazioni per la nostra parte, consistetteronell’inalveare il Crostolo fino al Po facendovi confluire o direttamente o attraverso la Cava e il Canalazzo-Tasso-ne, tutte le acque “alte”. Le acque “basse” invece furono fatte confluire nell’antico letto di Po detto Parmigiana oFiuma, che a questo fine fu scavato in profondità e per una lunghezza di 20 km. seguendo l’antichisso tracciatodella Scalopia. Nel 1564 Alfonso I Gonzaga dava inizio allo scavo del nuovo Bondeno con lo scopo di bonificare

Particolare di una mappa Seicentesca con rappresentazione di zone boschive tra strada Bruciata e Villa Boschi.

Le Valli allagate, in un'immagine degli anni Venti.

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le terre tra Canalazzo e Canale dei Mulini. Tutto que-sto portò all’acquisto di nuove superfici coltivabili sucui sorsero le possessioni Ballabene, Bigliarda, Colom-bara, Daoglia, Pacchiarina, Vallesella, Vezzana e Zo-bola (nomi derivati dalle famiglie che vi si insediaronoad eccezione di Colombara e Vallesella il cui etimo nonnecessita di spiegazioni). Alla fine del XVIII sec. lezone paludose erano comprese tra Bondeno, Bacioccae argine della Gatta. Nel 1861 ancora un quarto del ter-ritorio comunale era paludoso. Nel 1920 presso la Ri-viera c’erano ancora 120 ettari di palude che vennerobonificati nel 1933.

Terreni Nuovi

I “Terreni Novi”, attuale frazione S.Bernardino, furo-no tra i primi ad essere bonificati dai Gonzaga tra Quat-trocento e Cinquecento; evidentemente il Canalazzo erastato arginato a sufficienza da non costituire più un se-rio pericolo per le terre circostanti, almeno dalla partedi Novellara. Francesco I vi fece costruire alla fine del‘400 due grandi case, con relativi servizi, dette le “Co-stanze” dal nome della moglie Costanza Strozzi. Nelsecolo successivo per volontà del conte Alessandro Ifu innalzata la prima chiesa dedicata a S.Bernardino e,attorno al 1580, la cascina Vittoria anch’essa dal nomedella moglie di un Gonzaga, Vittoria di Capua. I Gon-zaga amavano recarsi ai Terreni Novi per cacciare ri-portandone buoni carnieri di fagiani e “pernigoni” e diquaglie catturate con le reti.E proprio ai Terreni Novi fa riferimento una delle pri-me documentazioni relative alla produzione di formaggio. Giulio Cesare Gonzaga, nel 1529, affittava a Lorenzoe Antonio Busi figli di Giarono, ebrei, una cascina, i bassi servizi, le vacche, ben 140 fattrici, le bestie bovine eampie estensioni prative sul posto, nella valle e altrove con lo scopo, tra l’altro, di produrre il grana. Tra le cosee gli attrezzi inventariati c’erano anche “caldere, ramine, fassare, asse et tagliero da formazo”.

San Giovanni e Santa Maria

Alle quadre sono da aggiungere le Ville di Santa Maria e San Giovanni che, con quelle di San Tommaso e SanMichele, sono sorte in epoca remota come insediamenti rivieraschi del “gurgum” lungo la via di comunicazionetra Reggio e la Fiuma. Il “gurgum” era un invaso piuttosto esteso, che si era formato quando il Crostolo scorrevain questa zona e arrivava fino a Quistello, e che venne mantenuto colmo dal Rodano anche quando il Crostolocambiò percorso spostandosi nell’ alveo attuale. Il termine deriva dal latino medievale “corgum o gurgum”,

vortice, pozza d’acqua. Il Crostolo seguiva il percorsodel canale che da S.Maurizio presso Reggio, passa sot-to l’autostrada, gira intorno a Massenzatico, scende poitra la chiesa e il cimitero di S.Maria, corre verso Casa-letto, attraversa S.Giovanni al ponte delle Briciole e vaa gettarsi nella Fiuma. L’acqua delle piene stagnava quidall’autunno alla primavera e spesso non si prosciuga-va completamente neppure durante l’estate. Le colma-te naturali, l’opera dei benedettini e l’inalveamento de-finitivo del Crostolo hanno contribuito al prosciuga-mento dell’invaso; l’ultima bonifica è del 1927.Le località “de gurgo”, sulla fossa, vengono nominateper la prima volta in una pergamena dell’ 881. Le chie-

Ancora una veduta delle Valli.

Un casotto al margine delle Valli

L'abside duecentesca della chiesa di San Giovanni della Fossa,conteneva affreschi del 1280, ora nel Museo Gonzaga.

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se di qui dipendevano dai grandi monasteri, così quel-la di S.Giovanni era soggetta a Canossa, S.Maria a Bre-scello (e per completezza, S.Tomaso a San Prospero diReggio e San Michele a S.Giovanni di Parma). Le Vil-le pagavano un tributo alla città di Reggio. Dopo l’av-vento dei Gonzaga, dal 1449, le parrocchie passaronosotto la loro giurisdizione, mentre nel 1471 FrancescoI ne ottenne l’investitura in perpetuo da Borso d’Este.Da allora le vicende di queste piccole comunità sonostrettamenete legate alla storia della contea di Novella-ra e Bagnolo con la differenza che tutti i fatti negativihanno avuto conseguenze assai più gravi. Bastino comeesempio le alluvioni dei campi per le rotte del Rodanoa Bagnolo che riprendeva periodicamente possesso della“fossa” o del Canalazzo e del Crostolo che invadeva-no, sommergendole, le terre a ponente.A San Giovanni esisteva un’antica pieve dedicata alBattista che nell’ 881 era retta dai monaci di Canossa;dopo l’apertura della nuova strada per Reggiolo da partedel Comune di Reggio nel 1224 questa primitiva co-struzione fu demolita per erigerne una nuova in stileromanico, presumibilmente attorno al 1270. Rimango-no oggi l’abside e i frammenti di affresco datati 1280.Nel 1703 la chiesa di S.Giovanni fu eretta a vicariato;sotto la sua giurisdizione vennero poste le parrocchiedi S.Maria, S.Michele, Canolo e Cognento. Conservòtale privilegio fino al 1866 anno in cui passò sotto la diocesi di Guastalla e alle dipendenze di Novellara perl’amministrazione religiosa. La nuova chiesa, nell'architettura attuale, fu iniziata nell’anno 1900; nel 1945 subìgravi danni per un bombardamento e venne ricostruita.

Santa Maria si trovava all’intersezione di strade di notevole traffico: prima la Strada vecchia, poi la Strada Novada Reggio per Reggiolo in direzione sud-nord, e l’asse Ponte Forca-strada S.Maria, in direzione est-ovest. Que-

st’ultimo raggiungendo da una parteVilla Seta, Cadelbosco e Villa Argine,e dall’altra Correggio, collegava le ter-re che appunto i signori da Correggiopossedvano nel reggiano e nel parmi-giano. Si aggiunga che anche i Gonza-ga avevano possedimenti all’Argine ealla Seta. A confermare l’ampia fre-quentazione di queste vie sta anchel’osteria le cui origini si perdono neltempo, posta strategicamente nel cro-cicchio. Una delle più antiche denomi-nazioni di S.Maria è “de Gurgenzati-co”, cioè sul Gorgo, ma nella quasi to-talità dei documenti si trova “de Vezo-la”. L’attributo deriva da “veza”, corsod’acqua soggetto a manutenzione daperte dell’uomo e sulla sua riva era sorta

la chiesa dedicata a Maria. E’ nota ancheuna “veza de Curtenova” e a Reggio esisteancora una via della Veza, presso il parcheg-gio in zona Cappuccini, e dietro le antichecase c’è ancora l’alveo del canale.

Antico portale delle chiesa di San Giovanni della Fossa.

Panoramica di S.Maria della Fossa.

Altra veduta di S.Maria: il viale della stazione

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Le vie d’acqua

Le vie di terra sono quelle cui siamo abituati e quasi le uniche che oggi percorriamo; nel passato erano invece levie d’acqua le più sfruttate sia perchè sempre utilizzabili, sia perchè permettevano di trasportare uguali quantità dimateriali con minor dispendio di energie.

La navigazione sulle acque interne non si praticava soltanto sui grandi fiumi, ma si estendeva anche sui fiumiminori e sui torrenti. Le paludi, i canali, i torrenti, le anse e gli antichi letti di Po, il Grande fiume e i suoi affluentihanno poi insegnato ai “villici palustri”, nostri antenati, a sfruttare le vie d’acqua come vie di comunicazionecomode, rapide e percorribili in ogni stagione e con ogni tempo anche quando i percorsi di terra erano imprati-cabili per il fango, il che avveniva per almeno sei mesi all’anno, da ottobre ad aprile. La navigazione interna eracapillarmente diffusa, fatta con burchielli, sandali, battelli e zattere. Qualunque canale era nell’uso quotidiano unaidrovia utilizzata per brevi spostamenti di persone e merci. Nel Medioevo le vie d’acqua erano l’unico mezzo perintrodursi nel cuore di ampi spazi incolti, difficilmente raggiungibili per via terra, e sfruttarne le risorse.Fino al secolo XII la bassa pianura reggiana era percorsa da una sorta di fiumara composta da fiumi e torrentisenza argini, da vaste paludi con intercalate fitte boscaglie: il cosiddetto fluvius Bondenus. Il corso d’acqua inizia-va proprio sotto Reggio percorreva la Bassa quindi si dirigeva verso Poggio Rusco, Quarantoli per congiungersicon la Burana.Mediante una o più diramazioni il fiume era collegato col Po verso Gonzaga. Fin dal tempo di Berengario, cioèdal sec. X, questa strata Bondeni, via del Bondeno, era frequentata da numerose imbarcazioni. Da documenti delperiodo 902-913 si desume l’esistenza di un porto fluviale “in villa Gurgo super fluvio Bondeno comitatu regen-se”, verosimilmente il Gorgo presso Novellara, che il “fidelis” Lupo aveva l’incarico sorvegliare. E nei dintorni diNovellara era con tutta probabilità il “portum...qui dicitur Fossato cum theloneo et piscacionibus”, il porto fluvia-le, detto Fossato, con gabella e aree riservate di pesca, che la Chiesa di Reggio otteneva come concessione sovra-na nel 963. Credo che possa essere identificato con l’attuale località Porto ai margini della Valle. Si è già visto chein latino portus significa traghetto e ostium porto vero e proprio, attrezzato per il carico e lo scarico delle merci equindi collegato a un mercato. L’associazione porto fluviale-mercato è attestata per varie località della pianurapadana ed è anche espressa chiaramente nella concessione a Lupo vista più sopra, che aveva da gestire un mercatoannuale che si appoggiava al suo castrum nei pressi di S.Maria della Fossa. Dopo l’anno Mille cominciò a prendere forma nella stessa zona il Crustulus magnus che soppiantava il Bondenusma continuava a passare per il Gurgum. Dal XII secolo invece passava da Cadelbosco e spagliava nelle valli diNovellara e in quelle limitrofe o confluiva nel Bondeno presso Reggiolo; questo fino al 1463 quando iniziaronoi lavori di inalveamento. Dal XII sec. i Comuni cominciarono ad aprire una fitta rete di corsi d’acqua artificiali, i navigli, per collegare lecittà della pianura direttamente al Po. Nella Bassa si utilizzarono alvei abbandonati del Crostolo e verso Novellaraquello che sarebbe diventato il Canale dei molini che arrivava al Porto a nord del paese. Nella stessa ottica va vistoil canale concordato con Cremona, nel 1203, dalla chiesa di S. Michele al naviglio di Guastalla “ad eundum etredeundun cum navibus, et avere et personis”, per andare e tornare con navi mercanzie e persone. Nello stessoaccordo si precisava che le comunicazioni tra Novellara e Reggio dovessero effettuarsi “cum caris” su unastrada, da costruirsi su un idoneo tracciato, che sarebbe poi stata realizzzata nel 1224. Il contrarsi del fluviusBondenus e le divagazioni del Crostolo da est a ovest hanno lasciato numerosi scolatori: a mattina la Fossamanae la Linarola, che drenavano il Gurgum, a sera la Baciocca e il Bondeno vecchio che a sua volta riceve il Fossonuovo (di S.Maria), il Sissa, il Bagnolo e vari altri fossi e dugali, che drenavano i Terreni Novi e la Valle. A nordla Parmigiana, o Fiuma, un ramo di Po abbandonato dal corso principale del fiume, riceve tutti questi canali. Talegrande invaso venne completamente ristrutturato nella seconda metà del Cinquecento allorchè fu eseguita labonifica Bentivoglio. C’è poi il Canale di Novellara che viene da Reggio, passa per Bagnolo, S.Tommaso, S.Maria,S.Giovanni, Novellara.

31Corsi d’acqua nel Novellarese da Italia delineata del Magini del 1620.

Tutti questi corsi d’acqua venivano percorsi dalle imbarcazioni da autunno a primavera e in particolare si utilizza-vano il Canale dei mulini per il collegamento con Bagnolo e le Ville e la Linarola per raggiungere la Fiuma e diqui il Po per tutte le direzioni.Ancora all’inizio di questo secolo don Clinio Ferretti, parroco di S.Bernardino, per andare a celebrare la messaalla chiesetta di S. Luigi alla Riviera quando le strade erano impraticabili per il fango, utilizzava un barchino e viarrivava via acqua.Gli Estensi ebbero cura delle comunicazioni per acqua, sistemarono i canali esistenti e i manufatti, ma non co-struirono nuovi cavi sul Novellarese.Bondeno è forse il più antico tra gli idronimi locali, ma lo incontriamo spesso tra qui e il ferrarese; significaprofondo nella lingua prelatina padana, come attesta lo stesso Plinio quando parlando del Po afferma che gli

Le grandi valli di Novellara, Reggiolo e Guastalla in una mappa idraulica del XVI sec.; a sinistra dell’abitato di Novellara si vede untriangolo di terra indicato come Villa di Corte Nuova; a nord di questa saranno ricavati, mediante bonifica i primi Terreni novi.

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indigeni lo chiamavano Bòdincus, cioè il profondo.La Fossa Linarola, più nota come Fossetta deve il suo nome al fatto che porta-va l’acqua alle case dove si effettuava la lavorazione del lino.Fossamana è il canale sul confine con Campagnola; il suo nome deriva dallafamiglia Mani o Manni di origine correggese menzionata in un documentodel XII sec., o dal fatto di trovarsi a “mane”, cioè a mattina; esiste anche sualcune carte la denominazione di Fossa Madama. Il Canale dei Molini partendo da porta S.Croce a Reggio forniva la forzamotrice alle macine di Bagnolo, di S.Giovanni, ai molini di sopra e di sotto diNovellara e, prima di gettarsi nella Fiuma, a quello di Cataneo o Catanìa.Sicuramente dal 1421 porta questo nome ma dal XVIII secolo anche quelloufficiale di Canale di Novellara.L’acqua del canale fu frequentemente oggetto di lite coi reggiani che, perritorsione, la trattenevano impedendo la macinatura.Il Canalazzo, a ponente, in confine col guastallese era uno dei tanti letti diCrostolo, scaricava le sue acque nelle valli; in onore del governatore di Reg-gio che ne volle la sistemazione, dal 1565, prese il nome di Canalazzo Tasso-ni. Era una importante via d’acqua navigabile anche se un po’ fuori mano perNovellara. In epoca medievale un Navigium novum, nominato nel 1221 assi-curava le comunicazioni tra la città, il Novellarese, il Guastallese ed il Reg-giolese, ma non è stato esattamente individuato.La Baciocca scavata tra 1531 e 1535 su un alveo più antico, per derivarel’acqua da Villa Boschi, sembra trarre il suo nome dal latino medievale ba-culum, bastone, qui però nel significato, altrove conosciuto, di lavoro malfatto. Nel 1568 risiedeva a Novellara un Pellegrino Bacchiochi.Il cavo Sissa originariamente era Dugale Scissa cioè suddiviso in più ramiminori confluenti.Sebbene in varie epoche i reggiani tentassero di costuire un grande naviglioattraverso la contea di Novellara e Bagnolo, non riuscirono mai nell’intentoperché i Gonzaga si opposero tenacemente. Temendo forse una pericolosapenetrazione nel loro territorio ed avendo sufficienti collegamenti col Po econ gli stati Gonzagheschi ed Estensi, non sentivano minimamente la neces-sità di un grande cavo sempre navigabile.Il Canale dei Molini tra Reggio e

Novellara. 1) Mulino di Bagnolo, 2)Mulino di sopra, 3) Mulino di sotto

Imbarcazione da acqua dolce sulla riva del Po.

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“Villico palustre”.

34Dall'alto, antico Mulino sul Po, retro del Mulino di Sopra, retro del Mulino di Sotto.

35Dall'alto, antico Mulino di S. Giovanni, macine, Mulino nuovo di S.Giovanni.

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STRADARIOSTRADARIO

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Via strada piazza

Via deriva dall’omonimo latino che a sua volta discende dall’antico veha (da cui vehere, trasportare) e dall’origi-nale weghya, strada per carri.

Strada, dal latino strata, per l’esattezza via strata, indicava una via costruita con caratteristiche ben precise; nellaforma più semplice: un sottofondo di ghiaia e un manto di ciotoli o grosse pietre spianati, detto basolato. Avendouna funzione essenzialmente militare le strade dovevano essere percorribili in qualunque momento e con qualsi-asi tempo per permettere ai soldati di raggiungere rapidamente i luoghi di operazioni.Oggi si tende a dare l’attributo di via ai percorsi all’interno degli abitati e di strada a quelli di collegamento tra ipaesi o che si sviluppano attraverso la campagna.

Piazza deriva dal latino volgare platja, dal classico platea, che a sua volta prende dal greco plateia, forma femmi-nile del sostantivo platys, largo. Stava ad indicare sia il largo spazio del forum dove si tenevano le riunioni, ilmercato, gli affari pubblici e privati, sia l’area libera nel castrum, l’accampamento militare, all’incrocio del cardocon il decumanus, dove si schieravano e si esercitavano i soldati .

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Alcune doverose ma interessanti note di toponomastica

Scrive Olvieri nel suo Dizionario di toponomastica lombarda: “Da qualche tempo nelle esplorazioni dei nomigeografici più antichi si ha particolarmente di mira la determinazione delle aree di diffusione dei linguaggi, adesempio l’iberico, il ligure, il retico, l’etrusco ecc.”, il che permette spesso di individuare la successione cronolo-gica dei toponimi.Per il Reggiano, la maggior parte dei nomi delle emergenze è di origine medievale, sia che si tratti di corsid’acqua, strade, costruzioni o agglomerati abitativi. Risalgono a quest’epoca i nomi che ricordano rapporti giuri-dici con istituti o magistrature, o vengono dal nome latino: vicinia, concilium, consortes, corte, communis, villa,herbaticum, sorte, braida, fara, marca, o alludono a costruzioni diverse: bastia, camatta, casone, castellaro,molino, turris, o ad appezzamenti di terreno o condizioni di coltura: circa (confine), novum, novetum, novulatum,

piscale, piscaria, ronco, saltus, tesa, o a condutture, corsi d’acqua, opere idrauliche: conca, dugale, gurgula,redefosso, tomba, vasum. Abbondano poi i nomi relativi ad edifici sacri o istituti religiosi: abbadia, basilica,cappella, cella, certosa, collegiata, convento, cura, domus Dei, ecclesia, plebs, titulus. Infine a varie specie dicoltura: canaverra (canepaio), cerchiera (querceto), lovere (roveri), regoleto (roveri), a frequenza di specie ani-mali averara (cinghiali), luè (lupi), o ad altre caratteristiche espresse da aggettivi: alto, basso, aperto, brus, o danomi: isola, regona, vanzo, corrigium, lama, palude, motta, pala, porto, rupta, silice, trezenda, vadum. Non cessal’uso della denominazione dei luoghi per mezzo del nome personale del proprietario, pratica di derivazione romana.Si rintracciano ancora toponimi di chiara origine latina, in particolare quelli provenienti da nomi di persone, didivinità, di distanze miliari dalle città, di numero di iugeri di una proprietà, di ediifici e attività e numerosi altri:Scandiano, Quingentole, Cognento, area, castrum, fabrica, forum, fullonica, vicus, mercatus, quadra, quadrata(centuria), quadrivium, lucus, strata.Più indietro si va nel tempo meno comprensibili diventano i termini, anche perchè non se ne conosce il significatooriginario, tuttavia alcuni sono chiari anche fuori dall’ambiente specializzato: gava (torrente), rodano (torrente),ganda (pietrame), nava (conca), briva (ponte), brogilo (brolo, frutteto), bunda (fondo, profondo), tegia o attegia(capanna), wald (foresta), gahagium (bosco).

Mi sembra necessario e utile premettere, a grandi linee, qualche spiegazione sulla derivazione dei nomi dei luoghidel novellarese, in questo seguen-do le indicazioni date da GabrieleFabbrici nel suo prezioso lavoro“Storia del popolamento del novel-larese attraverso i nomi locali”.a) Toponimi romani, longobardi eagionimiaI primi, originatisi da presenze diepoca romana, non hanno lasciatotracce che siano arrivate fino adoggi. Tra ‘400 e ‘500 si avevanoancora un Gazano e un Pinzano,forse provenienti da un Gaianusfundus e Pincianus fundus.Non necessitano di grandi spiega-zioni i nomi di derivazione religio-

La Gatta

La Farnetta

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sa, mentre è importante rilevare chedalla intitolazione di un edificio sa-cro o di un luogo si può risalire al-l’epoca di fondazione. Ad esempioS.Antonio Abate, S.Lorenzo,S.Stefano ricordano un culto che sidiffuse anteriormente alla venutadei Longobardi (568 d.C.) mentreS.Michele, caro ai Longobardi, nefa fissare il culto tra VI e VIII seco-lo.A proposito di Longobardi, nei se-coli fino al XVI comparivano spes-so nei documenti nomi che si pote-vano far risalire a quel popolo o afamiglie che vivevano secondo lalegge longobarda. Così abbiamoBraida o Breda, campo coltivatovicino a un centro abitato; Gaçolis

e Gaya, siepe, bosco, selva, da cui il medievale latino gajum; una via Gaya era tra S.Giovanni e S.Maria indirezione ovest; e Cà armanna (in dialetto “cà romana”) forse da arimannus, proprietario di terre longobardo.b) Toponimi derivati dai dissodamenti, dal disboscamento e dalle condizioni del suoloBosco, da cui Villa Boschi e Bosco delle Bruciate che ricordano le ultime distese alberate esistite sul territorio;Stellaria da hastellaria, canneto, località scomparsa in villa Boschi; Ronchi, Ronca, Ronchelle dal latino medie-vale runcus, terreno dissodato; si riferiscono al periodo in cui gli abitanti nell’alto Medioevo misero a coltura iterreni paludosi.Cantarana, luogo basso e acquitrinoso; con questo termine si individua ancor oggi la parte più antica, del borgomedievale di Novellara, così detto per la sua vicinanza alle fosse che circondavano il paese. Malcantone, aiconfini con Campagnola, contrariamente a quel che si pensa non indica un fondo poco produttivo, ma un luogo in“posizione contenziosa” quasi sempre in zone di confine; altra origine del nome potrebbe essere il latino cantus,svolta lungo una strada o angolo di un terreno. Bugna, prati della Bugna, in dialetto bògna, indicava una vastazona paludosa nelle valli, deriva dal latino tardo bunia, otre. Spesso si creavano dei bugni artificiali ad uso dimacero della canapa; ancora alle soglie degli anni Ottanta esistevano a S.Giovanni i “ bugn ed Cucoun”, due fosseellittiche poco profonde con un diametro massimo di circa cinquanta metri; anche Conca Nuova indicava untempo un bacino idrico a San Bernardino; il podere Fangaia trae il suo nome da fango, mota, ma potrebbe anchederivare da strada mal tenuta e senza fondo; Ghiarola, Sabbiona e Sabbietta chiaramente indicano materialialluvionali presenti nel terreno; Bell’aria, zona poco a sud del Casino di sopra, ricorda il miglioramento dovutoalle prime bonifiche, così come i Terreni Novi a San Barnardino; infine Sculazzo indica un canale di scolo malfatto, in stato di abbandono o cattiva manutenzione. Nel nostro caso sta ad indicare semplicemente il collettore diacque, così come l’antica Colicaria. E’ curioso che in dialetto il mezzo coppo che si mette in gronda sotto l’ultimocoppo intero si chiami “sculas”.c) Toponimi derivanti dalla tipologia abitativa o dell’ insediamento e da particolari manufatti.Corte Val Comune ricorda i prati che nel 1470 i Gonzaga donavano alla Comunità di Novellara per il pascolo; ilmedesimo significato aveva la Averta, località presso le Stanze oggi non più rintracciabile. Sorte individuava unavia e una zona tra strada Levata e strada Cartoccio ancora ben definita nel ‘500; col termine sorte si indicava unappezzamento di terra di vaste dimensioni; tuttavia una mappa idrografica del XVI secolo, ricopiata da una piùantica, denominava la medesima strada come delle sortie cioè delle risorgive. E in effetti, nel villaggio artigianalealcuni anni addietro durante i lavori di scavo per le fondamenta di un capannone ci fu una fuoriuscita d’acqua cosìabbondante da riempire lo scavo in pochi minuti.Porto, canale del Porto e Cà dal Port, era un traghetto e scalo fluviale documentato nel 1239, ma di epoca moltoanteriore, inserito nel sistema dei canali navigabili della Bassa. La sua importanza era tale nell’economia dellazona nel Trecento da spingere i Sessi, che ne erano proprietari a intentare causa ai Gonzaga, nuovi e scomodifeudatari, che ne pretendevano il possesso e i proventi. Il Porto perdette importanza dopo le bonifiche del Cinque-cento.Casaletto, dal latino medievale casalicium, indica un gruppo di case coloniche, mentre Barchessa indica un fab-bricato adibito a riparo, magazzino, ricovero per animali; è un toponimo molto diffuso nell’Italia settentrionale.Curiosamente in latino classico, le barchesse si chiamavano nubilaria. Ca’ de Coppi nella zona del Carrobbio diS.Bernardino, ora scomparsa, era un’abitazione coperta con tegole, così rari all’epoca della sua costruzione dafarne un elemento distintivo. Trovandosi in zona di confine poteva essere un posto di guardia.Gatta da un omonimo termine latino che significa cancello o graticcio potrebbe aver denominato sia un recinto diuna parte boschiva adibito per esempio all’allevamento di maiali allo stato semibrado, sia uno sbarramento alleacque in una zona, la più bassa della valle, in prossimità dell’antico letto di Po.Fornace si spiega da sè, ma è interessante rilevare che le fornaci venivano allestite in prossimità delle zone dovesi iniziavano nuove costruzioni; oltre a quella a sinistra di strada Provinciale, scomparsa alle soglie degli anni

La MInara

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Sessanta, si è conservata la memo-ria di una in Reatino, circa all’al-tezza di via Martiri della Bettola,vicinissima, in linea d’aria al Casi-no di sotto. Mulino dal significatoaltrettanto chiaro si trova ben trevolte sul territorio novellarese; il piùantico, dal punto di vista documen-tario è quello di sotto, conosciutofin dal XI sec. alla Motta diS.Antonio poco distante dal portosulle valli; fuori del paese, pressol’antica chiesa di S.Stefano, la piaz-za del mercato era sorto il Mulinodi sopra, oggi trasformato in labo-ratorio artigiano, ma ancora in fun-zione negli anni Sessanta; era il piùgrande con cinque macine. Infine aSan Giovanni, a sinistra di via Pel-greffi, il terzo mulino è l’unico in funzione anche se completamente ricostruito e non più funzionante ad acqua.d) Toponimi derivati da colture e strumenti agricoliLinarola o Fossetta trae il proprio nome dal fatto che portava acqua ai luoghi dove si lavorava il lino. Il Macero,poco distante dalla Bugna, serviva per le prime fasi della lavorazione della canapa. Frassanello e Frassinaradevono il loro nome alla pianta del frassino così come anticamente esisteva un posto in confine col campagnolesedetto Salesazzo derivato da salesacium, campo a salici. Campo delle noci si chiamava l’area su cui sorse la nuovachiesa di S.Stefano, corrisponde all’attuale Piazza Unità d’Italia. Bilanti, per l’esattezza “i pre dal bilanti”, pressola Riviera, derivano da pilanti cioè coloro che pilavano il riso, (pilae= brillatoio), ricordandoci che la coltura fuiniziata molto precocemente nel Novellarese; il 3 agosto 1531, Donna Costanza vendeva ad Alessio Montanari daBagnolo “pondera 700 orizi vel risi, brili, pulchri et viridi, conducti in civitate Regii pro precio sol. 23 presentismonete pro quolibet pondere”, “pesi 700 di riso, brillato, bello e verde, condotti alla città di Reggio al prezzo di 23soldi della moneta corrente per ciascun peso”. Nel 1575 la zona del Porto era tra le maggiori produttrici di riso delterritorio. Non mancavano poi il podere Oruza (orzo), il fondo Prunello, la località Corbolana.Di toponimi originatisi da strumenti agricoli non ce ne sono che siano arrivati ai giorni nostri. Da segnalare unBalansina esistito nel 1543 che ricorda l’attrezzo da pescatore. A questo gruppo possiamo ascrivere i recentiMacchina a Macchinone presenti nella Valle che ricordano le macchine idrovore che vennero qui impiantate perprosciugare gli acquitrini.e) Toponimi derivati da strade, viottoli, costruzioni militari e fortificate.I crocevia di una certa rilevanza venivano indicati nel medioevo con carrobium; sul nostro territorio è rimasta,all’estremità di via S.Bernardino, all’incrocio con l’argine Francone, “l’elta di carobi”. Qualcuno ha anche ipotiz-zato la derivazione da carruvium, via per i carri. Un altro modo per indicare i crocicchi e i bivi era furca, da cuipotrebbero essere derivati il ponte della Forca e la località Forcello, quest’ultimo a San Bernardino dove sorse laprimitiva chiesa dedicata al santo. Via Nova e Strada Vecchia non necessitano di spiegazioni. Posta, ancora pre-sente in un podere presso il Casino di sopra indica un luogo di cambio di cavalli e barriera daziaria.Motta, toponimo molto diffuso in tutta Italia, indica sempre un rilievo del terreno su cui si trovava spesso uninsediamento fortificato in varia misura, per proteggere uomini e cose. Per Novellara sono note una Motta di SanLorenzo, nell’attuale villaggio artigiano, una Motta di S.Antonio un tempo esistente nei pressi del Molino di sottoe una motta non meglio definita, poco prima della stazione ferroviaria a mattina della provinciale, all’altezza delsecondo passaggio a livello, una Motta I e una Motta II a S.Maria.Castello da cui sono derivati castellarium e castellunculum, indica un luogo sicuramente fortificato con difesepermanenti. Molto importanti per il nostro paese il Castellarium S.Michaelis, in fondo a Via Nova in direzioneGuastalla e il Castellunculum, il primitivo abitato di Novellara.f) Toponimi derivati da cognomi e nomi personaliBernolda, località in confine con Reggiolo, è legata alla famiglia Bernoldis già nota nel 1553: Benedetto figliodel defunto Domenico de Bernoldis di Mantova prendeva in affitto alcuni terreni dal conte Alfonso I.Fernetta, più esattamente Farnetta, in villa San Michele, una possessione formata dalla “Farnetta grande” e dalla“Farnetta piccola”, legata alla famiglia dei conti Farneti, un esponente della quale, Camillo, dottore in legge,lasciò nel 1637 le entrate della possessione ai Servi di Maria perchè costruissero la chiesa e il loro conventoall’interno del paese .Minara. I Minari erano una famiglia correggese che si stabilì a Novellara all’inizio del Cinquecento; dai registriparrocchiali si rileva che nel 1553 Pellegrino battezzava il figlio Battista, mentre negli atti del notaio P.M.Bianchitroviamo un Federico che riceve la dote della moglie (1554) e un Giberto che stipula un contratto d’affitto (1557).Zoboli. La denominazione deriva dalla potente famiglia reggiana degli Zoboli che nel corso del Quattrocentoamminstrava parte dei beni terrieri dei Gonzaga.E così via per Scardovi, Sirona, Negromonta, Bagattina, Pacchiarina.

Case in Cantarana

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Tracce della centuriazione

I percorsi stradali più antichi e riconoscibili giunti fino a noi sono le strade romane, dalle grandi e famose vieconsolari alle strade interpoderali e rurali. Al tempo della conquista della nostra pianura, l’Octava Regio Aemilia,attorno al 200 a.C., i romani usavano suddividere il territorio e assegnarlo ai coloni che vi si stabilivano. Taleoperazione era detta “centuriazione”. Partendo da due assi perpendicolari fra loro, il decumanus maximus e ilcardo maximus, l’agrimensore conduceva una serie di parallele equidistanti che formavano dei quadrati, le centu-rie. La maggior parte delle centurie avevano 20 actus di lato, cioè 2400 piedi, o mezzo miglio, circa 710 metri dilato. La superficie compresa era di 200 iugeri. Ulteriori frazionamenti avevano lo scopo di creare particelle diterreno, di 2 iugeri (o multipli di 2) da assegnare ai coloni e ai veterani. Le fonti storiche ci fanno sapere che nel189 a.C., a Modena, su 500 centurie reperibili ne furono assegnate 50 ai duemila coloni ( 5 iugeri); a Parma, 80centurie sulle 900 reperite per lo stesso numero di coloni. Tutto il restante era per l’Impero, le deduzioni triumvi-rali e augustee. La centuriazione si completava sul terreno con il collocamento di cippi o segnali, detti “termini”,negli incroci principali. Poichè praticamente non sono stati trovati termini di pietra in Emilia è probabile che inepoca medievale siano stati riutilizzati per altri scopi e al loro posto siano stati eretti i pilastrini in materialelaterizio trasformati poi dai cristiani in tabernacoli.Questa “quadrettatura” nei nostri paraggi è ben visibile nella zona di Brescello e di Carpi, anche semplicementeosservando una carta automobilistica.Per l’Emilia l’espandersi della centuriazione era condizionato dalla natura del suolo e procedeva gradualmentecon la bonifica e la conquista dei terreni. La via Aemilia fungeva da decumanus maximus mentre i primi cardivennero tracciati sulle conoidi di deiezione depositate dai corsi d’acqua in direzione della pianura. Proprio leconoidi furono le prime ad essere centuriate poi vennero occupate le zone interconoidali e infine si è procedutoverso la bassa pianura rimasta a lungo paludosa.Lungo le linee della centuriazione correvano le strade, le vie, i sentieri che permettevano i collegamenti, e lefossae limitales, le linee d’acqua, importantissime per il drenaggio, l’irrigazione e i trasporti; quasi sempre unsentiero era costeggiato da un fossato e spesso è una strada fiancheggiata da un canale che ci permette oggi di

individuare l’andamento dell’antica centuriazione. D’al-tra parte la pianura resa abitabile dai romani costituivaun paesaggio indubbiamente poco differente dalla cam-pagna attuale: “loci arbustibus et vineis impeditis”, luo-ghi coperti di vigneti sostenuti dagli alberi, scrivevaTacito.Se si osserva l’asse viario Reggio-Novellara si nota chepresenta a distanze precise, multiple del miglio, centriabitati o emergenze: Pieve Rossa, S.Michele,S.Tommaso, S. Maria, S.Giovanni, la Motta(S.Lorenzo), il Molino di Sotto ( Motta di S. Antonio),il Porto. Ci troviamo indubbiamente di fronte al cardoche congiungeva la città col ramo di Po nella Bassa.Da S. Giovanni poi si dirama, con via Levata, un altroimportante asse viario in direzione ovest. E’ evidenteche anche in epoca romana, per ragioni di ordine prati-co, ci si adattava alla configurazione del terreno percui non sempre le misure erano così rigorose e le inter-sezioni ad angolo retto perfetto; in più venivano pres-sochè trascurate quelle zone che erano soggette troppodi frequente alle inondazioni o restavano ricoperte dal-le acque per troppo tempo come il Gurgum, la GrandeValle di Novellara, Reggiolo, Guastalla.

Per quanto riguarda il novellarese non ci sono resti così evidenti della “quadrettatura”, ma tracciando sulla cartale linee che congiungano le centuriazioni di Brescello e di Carpi, e completando il reticolo con linee perpendico-lari, distanti mezzo miglio romano, si rilevano delle persistenze costituite da tratti di strade, porzioni di canali,nuclei abitati o toponimi coincidenti perfettamente col tracciato romano. Sicuramente il Crostolo con le sue pienepoderose e le sue divagazioni ha più volte spazzato via la centuriazione, i coloni però erano tenaci e ricostruivano.Solo il totale abbandono in epoca basso medievale ha fatto sì che molti tratti venissero cancellati irrimediabilmen-te.Un’ultima notazione. Lo stradone alberato che collegava il Casino di sopra con quello di sotto era perfettamentein asse con il cardo, inoltre il Casino di sotto era circondato da fosse di un mezzo miglio di lato; forse si tratta solodi un recupero di misure classiche ad opera dell’Orsi, ma si è fatta l’ipotesi affascinante che potesse essere ilperimetro di un castrum, un accampamento romano posto alla fine del cardo e al limitare delle valli.

L’area del Casino di sotto da una carta fine Ottocento; le fosseche circondavano la villa ricordano per caratteristiche e misuregli accampamenti romani.

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I cantonieri

Non si può non accennare a quelle persone che hanno eseguito la manutenzione delle strade prima che l’asfalto lirendesse sempre meno indispensabili: “i stradin o stradaroo”. L’ultima generazione di cantonieri era formata daBertazzoni James, Bizzoccoli Amedeo, Lusuardi James (unico ancora vivente), un Montanari, Morellini Nereo,Righi Guerrino (“Carnera”), un Verzelloni. La zona di S.Giovanni-S.Maria era servita da Pellini Giacomo (“Jac-mon”) e da un’altro non identificato. I loro compiti principali erano la ghiaiatura delle strade, l’esecuzione deitagli ai bordi per lo scolo delle acque e sopratutto lo riempimento delle buche, che con l’avvento delle automobilidivennero più numerose e profonde. Per il 25 Km di strade comunali si impiegavano in un anno 4500 m3 dighiaia, parte dei quali venivano lasciati ammucchiati in apposite piazzole a lato della carreggiata, i “magasin edgera”. Oltre ai cantonieri comunali c’erano i provinciali, un esponente dei quali era Razzini Viscardo detto “Pi-cio”. Della generazione precedente facevano parte Massari Mario, Vittorio Barberini e uno Zini.

In alto cantonieri: Razzini Viscardo “Picio” cantoniere provinciale, Bertazzoni James, Righi Guerrino detto “Carnera”.Al centro: lavori in via De Amicis; in basso: sistemazione di una strada sul territorio, probabilmente strada della Vittoria.

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Vie Strade PiazzeVie Strade Piazze

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In questa pagina e nella precedente vedute di Novellara anni Trenta.

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Alessandrini Emilio (via)

Località Villaggio artigianaleMagistrato. (1942-1979). Nato a Penne (PE). Laureato in Legge a Napoli; sostituto procuratore della Repubblica,fu pubblico ministero in diversi processi contro brigatisti rossi ed esponenti di Autonomia Operaia. Giudice conGherardo D’Ambrosio nel processo Calvi-Banco Ambrosiano. La sua inchiesta fu interrotta per decisione dellaCorte di Cassazione che dispose la competenza del Tribunale di Catanzaro per tutte le indagini in corso sullastrage di piazza Fontana. Alessandrini conduceva anche indagini su Sindona. Fu assassinato da un gruppo dieversivi di Prima Linea.

Alfieri Vittorio (via)

Località S.Maria Laterale di Strada ProvincialeLetterato (1749-1803). Nato ad Asti. Dopo l’Accademia viaggiò per cinque anni attraverso l’Europa. Ebbe inquesto periodo intensi e a volte esasperati amori. Rientrato a Torino nel 1772, si dedicò con metodo allo studio deiclassici latini e italiani ed entrò a far parte del gruppo di uomini di cultura che nel corso degli anni Settanta siveniva raccogliendo e si riconobbe come “homme de lettres”. Fra 1774 e 1775 scrisse la sua prima tragedia,Cleopatra. Ne avrebbe scritte altre 18 tra cui Filippo, Antigone, Oreste, Bruto I, Bruto II, Saul, La congiura deipazzi. Trasferitosi a Firenze vi rimase fino al 1781, trattenuto dall’amore per Luisa Stolberg-Gerden moglie delconte d’Albany; passò poi a Roma e altrove per seguirla. Nel 1789 era a Parigi dove assistette allo scoppio dellarivoluzione. Stabilitosi definitivamente a Firenze vi rimase fino alla morte. Fu sepolto in S.Croce dove la d’Al-bany gli fece erigere da Canova un monumento sepolcrale. Tra le opere in prosa meritano di essere ricordate Delletirannide, Del principe e delle lettere e la Vita. Per la sua grande avversione alla tirannide contribuì con la suaopera al risveglio politico dell’Italia.

Alighieri Dante (via)

Laterale di Strada ProvincialeIl maggiore poeta italiano. (1265-1321). Fiorentino, sposò Gemma Donati da cui ebbe tre figli. Fondamentale ful’incontro con Guido Cavalcanti (1283), suo maestro spirituale nell’elaborazione di quello stile poetico che Dantestesso definirà “ dolce e novo”; fu amico di Lapo Gianni e Cino da Pistoia pure poeti stilnovisti. Giovanissimo siinnamorò di Beatrice Portinari, moglie di Simone de’ Bardi, che elesse a ispiratrice di tutta la sua opera poetica edella prima in ordine di tempo, la Vita nuova. Combattè contro i ghibellini alla battaglia di Campaldino (1289) ericoprì vari uffici pubblici in Firenze. Essendo di parte bianca, avversa al papa, fu bandito dalla sua città nel 1302;vagò per le corti e le città d’Italia, fu sicuramente a Verona, a Treviso e a Bologna, dove prese a comporre il Devulgari eloquentia e il Convivio. Dove e quando abbia iniziato la stesura della Commedia non sappiamo conprecisione, ma pare intorno al 1307. L’esclusione dall’amnistia decretata a Firenze nel 1311 e la morte di ArrigoVII troncarono ogni speranza di riappacificazione con la patria. Riparò a Verona presso Cangrande della Scala poia Ravenna dove morì per le febbri malariche, continuando ad illudersi di poter tornare a Firenze.

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Allegri Antonio (via)

Laterale di via CostituzionePittore (1489-1534). Nato nella vicinaCorreggio da questa cittadina prese ilsuo nome d’artista. Si formò sulle operedel Mantegna (aveva lavorato comeaffreschista nella chiesa di Sant’An-drea), subì l’influsso di Leonardo comebene si rileva dalla Madonna con Bam-bino e angeli musicanti, dalla Nativitàe dalla Madonna del San Francesco.Succesivamente, nei dipinti degli anni1515-17, si fanno più evidenti gli ap-porti della scuola ferrarese ed emilia-na, in particolare di Dosso: Adorazio-ne dei Magi, Commiato di Cristo, Lazingarella. Dopo un viaggio a Romadove conobbe le opere di Michelange-lo e di Raffaello, il suo linguaggio simodificò e si trasformò in una visionedella classicità estremamente vitale chesi sarebbe espressa negli affreschi diParma: il soffitto della Camera dellabadessa nel convento di San Paolo, la cupola di San Giovanni e la cupola del Duomo e in varie tele tra cui Noli metangere, Nozze mistiche di Santa Caterina, La notte e gli Amori di Giove commissionatigli dal duca di Mantova dicui restano Leda, Danae, Ganimede. A Novellara aveva dipinto da giovane una sala del torrione vecchio dellarocca e i Gonzaga nelle loro collezioni possedevano i dipinti raffiguranti S.Giovanni Battista, Maria Maddalenacon crocifisso in mano, Madonna con Bambino San Giovanni e San Giuseppe, Gesù nell’orto, Venere con Cupi-do, Venere con amorino in gembo, Sogno e cinquanta disegni preparatori per gli affreschi di Parma.

Allende Salvador (via)

Laterale di via De NicolaPolitico (1909-1973). Nato a Santiago del Cile, di famiglia borghese, si laureò in medicina ma fin da giovanissi-mo si dedicò alla politica. Marxista fu tra i fondatori nel ’33 del Partito Socialista cileno e nel ’52 divennepresidente del Fronte di Azione Popolare. Battuto dai conservatori alle elezioni presidenziali del 1958 e del 1962,vinse, alla testa di una coalizione di sinistra, quelle del 1970. La sua vittoria ebbe vasta eco internazionale perchèera il primo marxista eletto in un paese dell’America Latina. Gli si riconosce una notevole abilità mediatoria tra lespinte diverse e contrastanti che premevano all’interno e all’esterno del suo governo. Fu travolto da un golpemilitare nel settembre 1973.

Amendola Giorgio (via)

Laterale di via EinaudiPolitico e scrittore (1907-1980). Nato a Roma. Dopo la laurea in giurisprudenza aderì al Partito comunista. Arre-stato nel 1932, fu condannato dal Tribunale speciale a cinque anni di confino. Trasferitosi clandestinamente inFrancia vi ricoprì incarichi in seno all’organizzazione del partito. Rientrato in Italia nel 1943 fece parte del Comi-tato di Liberazione Nazionale di Roma. Entrato nel governo Parri come sottosegretario alla presidenza, vennericonfermato nel primo governo De Gasperi e in seguito eletto deputato alla Costituente. Nel 1954 assunse laresponsabiltà dell’organizzazione del partito. Rinnovò i vecchi quadri stalinisti con giovani più aperti ai problemidella vita politica e sociale italiana e negli anni andò sempre più sostenendo l’opportunità della partecipazione deicomunisti a governi in grado di ristrutturare democraticamente il sistema. Fu anche deputato al parlamento euro-peo. Tra i suoi scritti si ricordano Comunismo, antifascismo e resistenza, Classe operaia e programmazionedemocratica, Gli anni delle Repubblica, Una scelta di vita, Un’isola.

Antonio Allegri: disegno preparatorio per la cupola di Parma. Faceva parte dellecollezioni dei Gonzaga di Nobvellara.

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Argine Francone (via)

Località S.BernardinoIl contenimento delle acque per secoli ha impegnato le popolazioni delle nostre zone basse e paludose e obbligatealla costruzione di argini. Questa via, che corre su un’antica arginatura, è nota fin dal 1496. Il nome può derivareda un’omonima famiglia, ma non vi sono prove certe anche se il toponimo più antico è “Arzene dei Franconi”.

Argine di S.Alberto (via)

Laterale di strada ValleCostruito al limitare della Valle per riparo dalle acque. Inizia in prossimità della località “Porto” dove era l’attrac-co delle barche. Ricorda il culto di Sant’Alberto, apostolo dei Boemi, ma nel XV sec.indicava un insediamentorurale nelle vicinanze.

Arginone (via)

Laterale di strada BorgazzoPer l’esattezza è la prosecuzione di via Borgazzo in direzione S. Giovanni; per lungo tratto corre sull’argine delcanale detto del Borgazzo. I documenti ne attestano la presenza nel 1538. Nel 1553 Donna Costanza Gonzagafece innalzare l’argine per contenere le acque di Frassinara e quelle provenienti dalle rotte del Rodano.

Ariosto Ludovico (via)

Laterale di via CostituzionePoeta (1474-1533). Nato a Reggio Emilia. Primogenito di una famiglia numerosa, quando morì il padre, dovetteinterrompere gli studi per assumersi la responsabilità di mantenere fratelli e sorelle. Fu capitano della rocca diCanossa poi al servizio del cardinale Ippolito d’Este, svolgendo delicate ambascerie e missioni diplomatiche. Unviaggio a Roma, nel 1512, per accompagnare Alfonso duca di Ferrara, si concluse con un travestimento e un’av-venturosa fuga attraverso l’Umbria e la Toscana. Sposò segretamente Alessandra Benucci per non farle perderel’usufrutto dell’eredità lasciatale dal primo marito Tito Vespasiano Strozzi. Dal 1522 al 1525 fu governatore dellaGarfagnana una regione turbolenta e infestata dai banditi. Trascorse il resto della vita a Ferrara dove finalmentepotè attendere in tranquillità alla revisione dell’ Orlando Furioso che divenne il suo capolavoro. E’ consideratoil maggior poeta italiano del Rinascimento. Scrisse anche Carmina in latino, Satire, Rime in volgare, commedie.

Bandiera Fratelli (via)

Laterale di via GramsciPatrioti Attilio (1810-1844) ed Emilio (1819-1844). Veneziani, ufficiali della marina austriaca, fondarono benpresto una società segreta a carattere unitario e repubblicano denominata “Esperia” che raccolse molti accoliti tragli equipaggi veneti della marina austriaca. Dal 1842 si affiliarono alla Giovine Italia entrando in contatto conMazzini attraverso l’amico Nicola Fabrizi. Denunciati da un traditore all’ambasciatore austriaco a Costantinopolisi rifugiarono a Corfù. Da qui partirono nel 1844 con pochi compagni per tentare di sollevare la Calabria; sbarcatia Crotone furono nuovamente traditi e dopo un combattimento catturati dai borbonici. Vennero fucilati con setteloro compagni nel vallone di Rovito il 25 luglio.

Bassoli (stradello)

Località S.Maria Laterale di Strada S.GiovanniBassoli Giuseppe, partigiano (1918-1944). Originario di Bagnolo. Combattè con la 77 Brigata SAP; fu segreta-rio del CLN di S.Maria.

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Battisti Cesare (piazza)

A lato della chiesa parrocchialegià Piazzetta dei mortiPatriota (1875-1916). Di Trento. Per la difesa del Trentino irredento e per il suo ritorno alla madrepatria lottòdapprima nel campo della cultura, del giornalismo, della politica. Deputato ai parlamenti tirolese e austriaco sibattè con tenacia per l’italianità della sua terra. Scoppiata la guerra passò a Milano e si arruolò volontario neglialpini; fu catturato dagli austriaci sul monte Corno; riconosciuto fu processato per tradimento e impiccato nelcastello del Buon Consiglio.

La denominazione antica deriva dall’essere stata utilizzata dopo il 1567 e fino al 1821 come cimitero. Coloroche hanno più di quarant’anni ricorderanno che davanti all’ingresso del vecchio oratorio, sul marciapiede, c’eraun ovale contenente le lettere CC, che stavano per “Cimitero Civile” e che al momento della demolizione dell’edi-ficio da sotto il pavimento furono estratte grandi quantità di ossa provenienti dagli ossari comuni.

Beato Angelico (via)

Laterale di via ColomboPittore. Nome con cui è noto frate Giovanni da Fiesole (1387-1455). Fu nei conventi di Fiesole, Cortona e Foli-gno. Partecipò al grande rinnovamento stilistico compiutosi a Firenze nei primi decenni del Quattrocento peropera di Brunelleschi, Donatello, Masaccio. L’artista eseguì numerose pale d’altare tra le quali vanno ricordate ilGiudizio Universale, il Tabernacolo dei Linaioli, l’ Incoronazione della Vergine, l’Annunciazione di Cortona, ilPolittico di Perugia. Dal 1438 al 1447 lavorò nel convento di S.Marco a Firenze lasciando affreschi nella sala delcapitolo, nel chiostro e nelle celle. Fu anche a Roma, in Vaticano, dove eseguì gli affreschi nella cappella diNicolò V.

Piazza Battisti a fianco della chiesa diS.Stefano. Anticamente era la “piazzetta deimorti” perchè qui e nell’area retrostantel’oratorio venivano seppelliti i defunti.

Un personaggio caratteristico di piazzaBattisti: Leoni Apollinare “Puliner” ilmaniscalco

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Bellini Vincenzo (via)

Località S.Giovanni. Laterale di strada S.GiovanniMusicista (1801-1835). Di Catania. Nato in una famiglia di musicisti proseguì gli studi a Napoli. Ottenne il suoprimo vero successo a Milano, nel 1827, con Il Pirata. Seguirono La Straniera, I Capuleti e i Montecchi in cui siosserva la ricerca di nuove tensioni drammatiche partendo dal rapporto testo-musica. Del 1831 sono La Sonnam-bula e Norma dove ritorna a una vocalità più ricca di ornamentazione, ma dove il “belcanto” viene riproposto inuna chiave di malinconica rievocazione diversa da quella rossiniana. In seguito fu a Londra e Parigi dove conob-be Rossini e Chopin e compose i Puritani. E’ considerato uno dei maggiori esponenti del melodramma.

Benedetto Marcello (via)

Laterale di via AllegriLetterato e musicista (1686-1739). Veneziano. Di origini nobili non esercitò l’attività musicale da professionista.Fu magistrato e provveditore della Repubblica Veneta e camerlengo dogale. Autore de l’Estro poetico armonico,50 salmi a una e a più voci, di Giuditta, un oratorio, dei Concerti a 5, influenzati da Corelli. Scrisse una satira delmondo del melodramma, Il teatro alla moda, che prende di mira sopratutto Vivaldi.

Berlinguer Enrico (via)

Laterale di via NenniPolitico (1922-1984) Di Sassari. Cresciuto in una famiglia di tradizioni democratico progressiste aderì, nel 1943,al Partito comunista italiano diventandone l’anno seguente segretario della Federazione giovanile della Sardegna.Fu sempre molto attivo nel settore della gioventù divenendo segretario della FGCI e dirigendo poi la scuola per laformazione dei quadri del partito. Raggiunse la carica di segretario generale del partito nel 1972. Operò perconsolidare l’autonomia del PCI da Mosca e per migliorare i rapporti con le forze democratiche; alla conferenzamondiale dei partiti comunisti, sostenne il diritto di ogni partito a perseguire una linea autonoma in base allecondizioni specifiche dei vari paesi. Nel ’73 propose il “compromesso storico”, un rapporto di collaborazione trale sinistre e le forze cattoliche e laiche di centro; contemporaneamente impegnò il PCI in strategie politichecomuni con gli altri partiti comunisti europei (“eurocomunismo”). Dopo l’esito insoddisfacente delle elezionipolitiche del 1979 rimase alla guida del partito indirizzandolo verso una più forte politica di opposizione algoverno.

Bixio Nino (via)

Laterale di via CavourPatriota. (1821-1873). Di Genova. Si arruolò giovanissimo nella marina mercantile finchè, nel 1847, conobbe aParigi Mazzini e si dedicò all’attività politica nella sua città natale. Prese parte alla guerra del ’48 e guidò unbattaglione di Cacciatori delle Alpi nel ’59. Fu uno dei capi nella spedizione dei Mille. Combattè a Custoza epartecipò alla presa di Roma del 1870; nello stesso anno fu nominato senatore. Attratto nuovamente dalla vitamarinara armò una propria nave e si dedicò al commercio. Morì di colera.

Boccaccio Giovanni (via)

Laterale di strada ProvincialeLetterato (1313-1375). Nato a Certaldo (FI). E’ il maggior prosatore italiano del Trecento. Dal padre mercante fumandato a Napoli a far pratica in una succursale del banco dei Bardi, qui frequentò l’ambiente colto della corteangioina e si dedicò agli studi letterari. Tornato a Firenze nel 1340 la sua vita fu angustiata dalle preoccupazionieconomiche fino al 1350, anno in cui, ormai consolidata la sua fama dopo la diffusione del Decameron, fu man-dato ambasciatore in Romagna. Nello stesso anno si incontrò col Petrarca dando inizio ad una esemplare amiciziache doveva rivelarsi decisiva quando il Petrarca lo distolse dalla precipitosa decisone, a seguito di una crisireligiosa, di abbandonare gli studi letterari. Gli incarichi e gli onori dei fiorentini non valsero a sottrarre lo scrit-tore dalle ristrettezze finanziarie per cui si ritirò a Certaldo dove visse miseramente fino alla morte. Oltre alDecameron, scrisse opere di narrativa : il Filocolo, il Ninfale d’Ameto, l’Elegia di Madonna Fiammetta, e poemi:il Filostrato, il Ninfale Fiesolano, l’Amorosa visione e il Trattatello in lode di Dante.

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Boiardo Matteo Maria (via)

Laterale di via XXV AprilePoeta (1441-1493). Conte di Scandiano. Gli anni della giovinezza furonodedicati agli studi letterari, ma già dal 1460 si trovò a dover governare ilfeudo paterno. Nel 1476 si trasferì stabilmente a Ferrara e da lì il duca loinviò con varie cariche a Reggio e Modena. Tra le opere minori vanno ricor-dati i Carmina de laudibus Estensium, le Pastoralia, le volgarizzazioni delleVite di Cornelio Nepote e della Ciropedia di Senofonte e il Canzoniere, diispirazione petrarchesca, nel quale narra le vicende del suo amore per Anto-nia Caprara. La sua fama è però legata all’Orlando innamorato, poema ca-valleresco nel quale si fondono i supremi ideali cavallereschi, il valore guer-riero e l’amore. Aveva sposato Taddea figlia di Giorgio Gonzaga di Novel-lara. Della moglie non parla mai esplicitamente nella sua opera poetica; qual-che studioso nelle ecloghe quinta e sesta la vede,” dopo le corse affannosedella passione” come “il ristoro della limpida e quieta fontana d’amore”. Per la sposa e donna che gli fu a fiancoper tanti anni, anche in momenti molto difficili, il Boiardo usa espressioni affettuose nelle lettere e adotta larghee fiduciose disposizioni testamentarie. Nella lettera riprodotta nell'illustrazione più sotto si legge:Ala mia Magnifica Consorte donnaThadea Boiarda Contessa di ScandianoMia mogliere fati che doman di matina a bonhora Thomaso sia qui nanti et fati ch’el me porta lo instrumento dila divisione tra el conte Zoanne et mi, rogato per servicio, perchè sono stato citato et bisogna mandare JacomoBatanelo et portare dicto instrumento.Regij li II Marcij 1493 Consors

Matheus MariaIl 7 marzo 1494 chiedeva al duca Ercole:Illustrissimo et excellentissimo signore mio.Io havria bisogno per uno giorno transferirme a Nuvolara, et non m’è parso andarli sancia saputa de la Excel-lentia Vostra, la quale prego me conceda licentia; nè li andarò se non ho risposta da la Signoria Vostra, a cui meracomando. servitor

Matheus Maria Boiardus.

Probabilmente anche quella volta era venuto a Novellara per per fare da mediatore nella lite tra Guido Novelloe Marcantonio, fratelli della moglie, e Gian Pietro Gonzaga loro cugino, signore di Novellara.

Profilo del Boiardo da un’anticaincisione.

Lettera del Boiardo, del 2 marzo 1473, alla moglie Taddea Gonzaga di Novellara, con cui dispone che un suouomo gli porti un atto notarile di divisione di beni tra lui e il conte Giovanni suo cugino. (Originale in BibliotecaPanizzi di Reggio E.).

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Boito Arrigo (via)

Laterale di via CostituzioneCompositore, librettista e critico musicale (1842-1918). Padovano. Dopo gli studi al conservatorio di Milano sirecò nel 1861 a Parigi dove conobbe Auber, Berlioz, Rossini e Verdi. Fu una delle personalità più interessanti delmovimento milanese della Scapigliatura. Tentò di introdurre la riforma wagneriana in Italia con l’opera Mefisto-fele, per il quale aveva scritto sia la musica sia il libretto, ispirandosi al Faust di Goethe, ma la prima rappresenta-zione a Milano fu un fiasco; ottenne invece il successo con una nuova versione a Bologna nel 1875. Lasciòincompiuta la sua seconda opera, Nerone. Scrisse i libretti delle opere di Verdi, Otello e Falstaff e della Giocondadi Ponchielli.

Borgazzo (via)

E’ una delle più antiche del paese, se non la più antica; è infatti la strada vecchia da Reggio. Il toponimo Burga-cium sta ad indicare un borgo abbandonato o comunque passato in second’ordine; originariamente infatti era ilBurgacium di Corte Nova il primitivo insediamento a sud del paese, che perse via via importanza col crescere diNovellara, tant’è che nei documenti successivi diventerà il Burgacium Nuvelare.Ignazio Gherardi, cronista locale, riferisce che ancora nel 1870, d’inverno in alternativa alla strada normale quan-do questa diventava impraticabile, i pedoni potevano percorrere un sentiero detto “bianca” posto su un dosso chepartendo dalla possesione S.Lorenzo arrivava dietro la chiesa dei Servi. La ghiaiatura di strada Borgazzo fino alcrocicchio per Cognento e San Giovanni e di strada Cartoccio dalla metà dell’Ottocento l’avevano messo indisuso.In epoca recente il tratto di strada tra l’incrocio con via Costituzione a quello con via Falasca ha preso il nome divia Togliatti.

Borgazzo (Viazzola)

Laterale di via BorgazzoE’ interessante notare che proseguendo idealmente la strada (che termina subito dopo un ponticello nel cortile diuna casa) questa passerebbe a pochi metri dalla Motta. Credo che possa essere identificata con l’antica via delleSorti e l’interpretazione del nome ha una strana storia. Si è sempre pensato che derivasse da sorte, appezzamentodi terreno di vaste dimensioni, si è invece trovata una carta idrografica del XVI sec., copia di una carta più antica,sulla quale la via in parola è indicata come strada delle sortìe, cioè delle risorgive, dei fontanazzi, come si possonoosservare a Campegine. A conferma della presenza di queste sorgenti alcuni anni addietro durante lavori di scavoper le fondamenta di un capannone, la buca formata dall’escavatore si riempì d’acqua in pochi minuti.

Il Borgazzo dalla torre della chiesa. S’intravede in alto, al centro dell’area che sarà occupata dal PEEP, il caseificio Meschieri con la ciminiera.

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Borghi don Pasquino (via)

Anche viale della FossettaSacerdote, patriota (1903-1944). Nato a Bibbiano, dopol’ordinazione sacerdotale fu missionario in Sudan. Dal1943 fu parroco a Tapignola. Ebbe rapporti coi fratelliCervi e con le formazioni partigiane della montagna econtatti coi prigionieri alleati. La milizia fascista nelgennaio del 1944 attaccò la sua canonica dove si trova-vano i partigiani poi lo raggiunse a Villa Minozzo dovesi era recato a predicare e lo arrestò. Condannato a mortefu fucilato al poligono di Reggio.

Era il viottolo che dalla fine della contrada dei Cap-

puccini serviva a raggiungere la riva della Linarola dovesi teneva il mercato del bestiame e proseguiva attra-verso i campi per congiungersi con la strada per Reg-giolo. Sistemato regolarmente solo nel 1642, divenne

un viale alberato dopo che, nel 1667, fu costruita lachiesa dedicata alla Madonna della Fossetta, e da allo-ra ha mantenuto sempre questo aspetto. Ancora nei pri-mi anni Cinquanta in occasione della fiera di S.Annavi si faceva la mostra-mercato del bestiame. con glianimali collocati fra le piante.A chiudere la prospettiva del viale è il santuario dellaB.V. della Fossetta, di cui si dà qualche nota sotto lavoce Strada Provinciale.

Borgo Nuovo

Area compresa tra corso Garibaldi e via Montegrappa e tra questa e via Costituzione.Il progetto mirava a creare un complesso residenziale, terziario e commerciale in continuazione del Borgo vec-chio; qualcosa di nuovo, ma senza alterare l’armonia dell’esistente, con edifici dall’architettura troppo moderna,almeno dalla parte di corso Garibaldi-via Roma; l’obiettivo era un qualcosa di gradevole in termini di disegno, di

qualità urbana, di arredo. Il risultato può essere sintetizzato nei due ele-menti emblematici: i portici, presenza costante a Novellara, e il corpo cen-trale che richiama l’antica possessione Colombara dei Gesuiti. Borgo Nuovoè sorto dove ci furono le Officine Slanzi. Quando il sindaco Calzari loinaugurò disse:” L’area su cui sorge Borgo Nuovo, prima produttiva ed oraparte vitale del centro urbano, è il segno dei cambiamenti e delle trasforma-zioni che Novellara ha vissuto nella sua recente storia. La nascita dellaSlanzi, gli anni di intensa attività produttiva, il prestigio che il marchio diquesta industria ha saputo raggiungere nel campo dei motori agricoli, l’im-pegno, la passione e la competenza dei titolari e di tutti coloro che vi hanno

prestato la loro opera, fanno parte di un indimenticato passato, caro ai novellaresi”. Aggiungeva Luigi Slanzi:“Già prima della grande crisi economica generale degli anni ’80 e di quella aziendale, l’insediamento industrialeche aveva ormai assorbito, in pieno centro, tutta l’area compresa tra corso Garibaldi, via Roma e viale Montegrap-pa si era dimostrato non più ristrutturabile secondo i canoni di una razionale edilizia industriale, e già allora erainiziata l’espansione...oltre viale Montegrappa. Il precipitare degli avvenimenti ha reso disponibile la vecchiaarea....Unico ed apprezzato distintivo delle radici storiche dell’insediamento industriale è la riproduzione, al cen-tro della piazzetta di Borgo Nuovo, della ruota dentata simbolo dello storico marchio Slanzi”.La scultura moderna nella piazzetta che simboleggia il legame tra il passato e il presente, raffigura Camillo IGonzaga con gli emblemi dei suoi poteri.

Cavalli e muli del distaccamento d’artiglieria di stanza a Novellaranegli “stalloni” sistemati tra gli alberi del viale.

Viale della Fossetta (via don Pasquino Borghi) in una raraimmagine di inizio secolo.

Il viale della Fossetta dalla torre del santuario della BeataVergine negli anni Quaranta.

Il “logo” di Borgo Nuovo

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Borsellino Paolo (via)

Laterale di via FalconeMagistrato (1940 -1992). Componente del pool antimafia, era stato giudice istruttore, con Giovanni Falcone, delmaxiprocesso di Palermo contro la mafia, nel 1986. Fu vittima, con tutti gli uomini della scorta, di un attentatomafioso nel luglio 1992 in via D’Amelio a Palermo, pochi mesi dopo l’assassinio del giudice Falcone. Unitamen-te a Falcone aveva denunziato che nonostante il processo era rimasta intatta la struttura della organizzazione e chemolti capi mafiosi erano latitanti.

Boschi (strada)

Laterale di via ProvincialePrende il nome dai boschi, che ancora vi esitevano nel 1700, da cui i Gonzaga traevano legna da ardere e dacostruzione e utilizzavano come riserva di caccia. Si veda anche quanto scritto su Villa Boschi.

Boves (via)

Laterale di via LeningradoComune del Piemonte, in provincia di Cuneo, ai piedi delle montagne. Centro agricolo specializzato nel settoreortofrutticolo e con piccole industrie. Dal 1943 al 1945 fu uno dei principali centri della resistenza partigiana delcuneese e per questo subì devastazioni e stragi.

Brodolini Giacomo (via)

Laterale di via AllendePolitico e sindacalista (1920-1969). Prese parte alla Resistenza e fu membro del Partito d’Azione, lasciato nel ’47per aderire al Partito Socialista. Fu vicesegretario della CGIL dal 1955 al ’60, poi vicesegretario del PSI dal ’63 al’66, deputato alla Camera fin dal ’53. Fu ministro del lavoro nel primo governo Rumor. Affrontò con risolutezzai problemi legati alla riforma delle pensioni, all’abolizione delle zone salariali, all’approvazione dello statuto deilavoratori.

Cartolina degli anni Cinquanta con veduta a volo d’uccello delle Officine Slanzi

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Bruciata (strada)

Località S.Giovanni Laterale di Strada ProvincialeIl nome deriva dal medievale brusare, bruciare stoppie per concimare i poderi, da cui il dialettale “bruseda”,stoppia bruciata. Ancora negli anni Settanta non era infrequente vedere nelle nostre campagne ampie zone distoppie date alle fiamme con lo scopo di concimare naturalmente il terreno con le ceneri. E’ interessante sapereche nella seconda metà del Cinquecento a settentrione della strada, oltre il Bondeno nuovo c’era il Bosco delleBruciate. Nel 1927 dopo lo scavo del canale, la strada, che si immetteva perpendicolarmente nella provinciale,venne deviata per farla passare sul ponte costruito in direzione del viale della chiesa.

Sopra il Bosco delle bruciate in una cartina del Seicento; sotto i Boschi raffigurati in una cartina della “Storia dell’augusta Badia diS.Silvestro di Nonantola” 1784.

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Buonarroti Michelangelo (via)

Laterale di via Colombo.Scultore, pittore, architetto e poeta (1475-1564). Nato a Caprese (AR). Imparò l’arte nella bottega del Ghirlanda-io. Fu da giovane alla corte di Lorenzo il Magnifico a Firenze dove conobbe anche Poliziano e Giovanni Picodella Mirandola. Nel 1494 si recò a Venezia poi a Bologna; fu quindi a Roma dove acquistò grandissima fama.Scolpì la Pietà, il Mosè, il David, le statue delle Tombe Medicee; affrescò la volta e la parete di fondo dellaCappella Sistina col Giudizio Universale e la Cappella Paolina con la Conversione di San Paolo e la Crocifissionedi San Pietro; costruì palazzo Farnese, e la cupola di San Pietro, sistemò il Campidoglio. Le sue Rime sonoispirate alla profonda amicizia con Vittoria Colonna. I Gonzaga di Novellara possedevano nelle loro collezionialcuni disegni di sua mano.

Cabral Amilcar (via)

Località S.Bernardino Laterale di Strada S.BernardinoPolitico (1921-1973). Nato a Bafatà nella Guinea Bissau. Nel 1956 promosse la nascita di un movimento indipen-dentista di cui divenne in seguito segretario generale. Nel ’63 iniziò la lotta armata per l’indipendenza dellacolonia venendo per questo ucciso dalla polizia segreta portoghese. L’anno seguente la Guinea conseguiva l’indi-pendenza. I suoi scritti sui problemi della lotta anti imperialista ed anti coloniale e sullo sviluppo socialista deipaesi del Terzo Mondo vengono considerati fra i contributi più interessanti sulla esperienza dei movimenti diliberazione africani.

Caduti di Reggio (via)

Località S.Maria Laterale di strada ProvincialePer i primi giorni di luglio del 1960 era stato proclamato uno sciopero generale contro il congresso del Movimen-to Sociale convocato a Genova e contro il governo Tambroni sostenuto dalla DC e dal MSI. La sera del 4 lugliouna manifestazine a Reggio era stata turbata dal ferimento di un dimostrante e da scontri tra esponenti dellasinistra e missini con intervento della polizia e lancio di lacrimogeni. Per il pomeriggio del 7 luglio era indetto uncomizio. Come d’uso, per ragioni di ordine pubblico, le forze di polizia erano disposte in piazza della Vittoria e inpiazza Cavour. Scoppiarono dei tafferugli, dalle camionette della Celere vennero lanciati candelotti lacrimogenipoi un’autopompa della polizia prese ad irrorare i presenti, gli agenti spararono in aria, i manifestanti lanciaronosassi e altri oggetti. Allora i militari, in particolare quelli che avevano sotto tiro piazza Cavour, presero a spararead altezza d’uomo. Ci furono cinque morti, Ovidio Franchi, Lauro Farioli, Afro Tondelli, Emilio Reverberi, Ma-rino Serri e 21 feriti.

Caldirana (via)

Località Villa ValleDeriva dal cognome Alderani o Aldirani. Era la casa di questa famiglia e compare nei documenti fin dal XVIsecolo: Cà Alderani.

Corte Caldirana. Il suo nome significa casa degli Alderani.

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Campanini Naborre (via)

Laterale di via CavourLetterato, storico (1850-1925). Nato a Novellara. Lau-reatosi a Modena fu maestro alla Scuola Normale diReggio poi professore all’Istituto Tecnico e Nautico diPorto Maurizio infine insegnante di lettere all’ IstitutoTecnico “A.Secchi” di Reggio dove svolse tutta la suaattività professionale anche come preside.Ebbe una notevole produzione letteraria che iniziò conRicerche intorno alla storia di Reggio e Un commentoalla epistola decima del libro V delle epistole familiaridel Petrarca che gli valse una lode dal Carducci. Ope-ra di notevole valore fu L’Ars siricea Regii uno studiosulle vicende dell’arte della seta. Dedicò la sua atten-zione a illustri reggiani per cui furono pubblicati Viaggiin Oriente di Lazzaro Spallanzani, Gaetano Chierici ela Paleontologia italiana, Matteo Maria Boiardo al go-verno di Reggio. Ebbe un amore viscerale per Canos-sa; “chi dice Canossa dice Campanini” scriveva LinoBeccaluva. Ancora oggi la sua Guida storica di Ca-nossa è considerata opera di primaria importanza.Fu anche poeta, fedele carducciano; le sue Nuove liri-che sono ispirate alla realtà di tutte le bellezze e di tuttigli ideali, mentre Racemi, pubblicate postume, sonotristi e intrise del “sentire giunta l’ora del trapasso mentre tutto affonda e ruina nelle nebbie del passato”. Campa-nini va ancora ricordato per l’attività svolta a favore del museo “Spallanzani” di Reggio e per quello di Canossaaperto nel 1893.

TrecentoQuando mi risvegliai, ch’era il mattinoinnanzi al sole e assai havea dormito,riguardai la mia donna e il corpo fino,che il letto mi facea tutto fiorito.Ella giacea nel sonno; haveva il visorivolto a me e protendea le braccia,la dolce bocca atteggiava al sorriso,e il sen mostrava l’amorosa traccia.Fui vinto; e appena con novel fervore,la strinsi e la baciai come disia,ella che si svegliò, dissemi, amorequesto era lo mio sogno, e sempre sia.

Da "Racemi"

Le scuole elementari occupano il lato nord della via; vennero inaugurate nel 1937 per sostituire le aule che eranostate ricavate nelle sale della rocca. In precedenza, dal 1647 al 1773, erano state gestite nel loro convento daiGesuiti, che vi avevano istituito anche corsi superiori.

Canova Antonio (via)

Prosecuzione di via ParmigianinoScultore (1757-1821). Nato a Possagno (TV). Massimo rappresentante del neoclassicismo italiano. Si formò aVenezia nell’ambito della tradizione figurativa settecentesca. Nel 1781 dopo aver visitato Napoli, Ercolano, Pom-pei e Paestum si stabilì a Roma dove iniziò un periodo dedicato all’approfondimento della cultura classica. Quirealizzò i monumenti di Clemente XIII e Clemente XIV e le prime opere in pieno stile neoclassico, Amore ePsiche, e Ebe. Nel 1802 Napoleone lo volle a Parigi per farsi effigiare, Canova modellò un ritratto del primoconsole e più tardi una colossale statua di marmo. Qualche anno dopo eseguì il celeberrimo ritratto di PaolinaBorghese raffigurandola come Venere vincitrice. Tra i suoi capolavori sono da ricordare ancora, Ercole e Lica,Dedalo e Icaro, Perseo, Ritratto di Marianna Angeli Pascoli e le Tre Grazie.

Naborre Campanini ritratto accanto ai ruderi della “sua”Canossa.

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Cantoni Carlo (via)

Laterale di via Cavourgià contrada del Portico lungoPoeta (1674-1752). Nato a Novellara proprio in questavia, frequentò le scuole dei Gesuiti ma dovette abban-donare gli studi per necessità di famiglia e impiegarsi aBrescia presso un mercante. Circa nel 1714 accettò unnuovo impiego presso un commerciante di Guastallache mantenne fino alla fine dei suoi giorni. Qui fu an-che maestro di un nipote del suo imprenditore. Accom-pagnò il segretario del duca di Guastalla in un viaggioa Vienna e ne fece una piacevole descrizione in rima inuno scritto a Luisa Bergalli, futura moglie del comme-diografo veneziano Gasparo Gozzi. A Reggio fu ascrittoall’accademia dei Muti, a Roma a quella dei PastoriArcadi, a Mantova a quella dei Timidi. Con Alessan-dro Pegolotti fondò in Guastalla l’Accademia degli Sco-nosciuti. La famiglia Cantoni di Novellara si è estintacon Giuseppe e Teresa nei primi anni dell’800. Dellesue opere poetiche ci sono rimaste la Poesie, pubblica-te postume nel 1752, un oratorio per musica, Le garedella Virtù di S.Luigi Gonzaga coronate dalla gloria ecomponimenti inseriti nella prima raccolta degli Sco-nosciuti.Un paio di sonetti possono dare un’idea della sua vivacità poetica e dell’impronta umoristica.

AutoritrattoUom, che già vecchio arma di occhiali il nasoPoichè il fece l’età di vista corta,Che in negozj distratto ed in ParnasoTien fra varj pensier la mente assorta;Che nel vestire, o sia costume o caso,Poco attilato la parrucca ha storta,Che rade volte il bianco mento ha raso,Che non ha mai un quatrinel di scorta;Che volea prender moglie e no’l fè poi,Per non partir le sue miserie in dui,O per non porsi il bel cimier de’ buoi.Che sempre faticò pe’ fatti altrui,Nè cura mai si diè de fatti suoi,S’io non son quello, chi sarà costrui?

A Domenico Balestrieri per la morte del gatto

IO Fellifilo (idest del gatto amante)Dimmi: quare versiculi funestiVuoi ch’io pianga, miserrimo pedante,Fra gli epicedi che all’extincto appresti?Pretendi che qual prefica plorante,Di obscure induto luctuosae vesti,Difunda, al suo sarcofago davanteDolenti querimonie e fleti mesti?Minime: un gatto così strenuo e raroDa noi exige idee d’onor novelle,Unde post fata ancor surga più claroSe l’hai serbata ostendimi la pelle,Cujus virtute a te fu tanto caroEt illam collocabo infra le stelle.

IISe Omero col palustre alto fracassoDelle rane e de’ topi empì Permesso;S’io pur di raccontar mi presi spassoDe topi stessi il general congresso:Se la gatta perduta, afflitto e lasso,Pianse il Coppetta, e la lodò in eccesso;Se un nobil gatto che sen gìo a PatrassoEccita tanti vati al canto adesso;Fra lor comparir ora ben possoA scriver della Bestia in su l’avelloCh’era un gatto robusto e grande e grossoGiocondo in pace, prode in guerra, e quelloChe i pregi suoi fa crescere all’ingrossoForse più di chi l’ loda aveva cervello.

Ritratto di Carlo Cantoni da un’incisione del Settecento.

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La via in passato si chiamava “ del portico lungo”; qui nacquero oltre al Cantoni, Giuseppe Malagoli e il canonicoFrancesco Battistoni, che ci ha lasciato Memorie storiche di Novellara dal 1675 al 1740. A metà circa della via,sul lato sud, c’è la casa nota ai più come casa Pagani, costruita nel 1675. Fu, nel Settecento, di BonaventurinoRiva, proprietario della Riviera, e dei suoi discendenti. All’interno un ciclo decorativo di dipinti di GiovanniBrioni in stile neoclassico iniziale con riquadri in bicromia, inserti policromi a soggetto letterario o paesaggistico,finti cammei e grottesche che richiamano la Sala del Fico in rocca.

Caravaggio (via)

Laterale di via ColomboPittore (1573-1610). Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Nato a Caravaggio (BG). Dopo la morte del padreandò a Milano come apprendista di Simone Peterzano, quindi a Roma presso Lorenzo Siciliano poi nella bottegadel Cavalier d’Arpino. A questo periodo appartengono il Bacco, il Ragazzo con canestro di frutta, il Bacchinomalato, il Riposo nella fuga in Egitto, i Bari, la Cena di Emmaus. Si formò sulle opere di Moretto, Moroni e Lottoda cui trasse i fondamenti della “pittura naturale”. La prima impresa in cui l’artista affermò la novità della suavisione naturalistica è costituita dalle tele dipinte per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi: San Matteoe l’angelo, la Vocazione di San Matteo e il Martirio di San Matteo. I forti contrasti d’ombra e luce emergonoancora nella Deposizione nel sepolcro, nella Conversione di San Paolo e in diverse opere aventi la Vergine comesoggetto. Nel 1606 dovette fuggire da Roma per aver ucciso un uomo in una rissa. Si spostò a Napoli, dove rimasediversi anni e dipinse la Madonna del Rosario e le Sette opere della Misericordia, quindi a Malta, infine in Sicilialasciando in tutte le tappe della sua angosciosa fuga nuovi capolavori. Si conviene che la sua arte segnò la finedella pittura rinascimentale.

Carducci Giosuè (via)

Laterale di via D’AzeglioLetterato (1835-1907). Nato a Pietrasanta (LU). Il maggior poeta italiano della seconda metà dell’Ottocento.Insegnante a S.Miniato poi docente di letteratura italiana all’università di Bologna. Gli fu conferito il premioNobel nel 1906. Repubblicano negli anni giovanili si convertì poi alla monarchia. Fieramente anticlericale ebbeperò un suo alto senso religioso della vita.Nella letteratura il Carducci rappresenta la reazione del classicismo al romanticismo scadente. Della sua opera diprosatore si ricordano i Discorsi storici e letterari, gli studi su Parini, Leopardi, Ariosto, Tasso, Petrarca e Boc-caccio. Le poesie sono suddivise in: Iuvenilia, Levia Gravia, Giambi ed Epodi, Odi Barbare, e la Canzone diLegnano. Importante l’Epistolario.

Cartoccio (strada)

Laterale di Strada ProvincialeIl nome di questa strada ha lasciato per diverso tempoqualche perplessità. Si è accettato convenzionalmenteche derivasse dagli involucri di vari tipi di cereali, inparticolare del granoturco, “scartocc”, come appuntosi denomina la strada abitualmente in dialetto; ma con-siderando che il mais fu introdotto abbondantementedopo la metà del Cinquecento e che invece la stradaera molto antica, i dubbi continuavano a restare. Re-centemente si è trovato che uno Scartochio era spezia-le a Novellara alla metà del ‘500 e che prima ancora,nel ‘300, alcuni appezzamenti di terreno in Borgazzoconfinavano con altri appezzamenti di proprietà dellafamiglia Scartochi. Ecco dunque svelato il mistero.

Casaletto (strada)

Località S.Maria, tra via Levata e strada Ponte ForcaSi riferisce ad un tipo di abitazione rurale assai diffuso: casalicium o casaliculum, gruppo di case coloniche

Località Cartoccio. Il nome deriva dall’antica famiglia Scartochi.

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situate su un medesimo fondo. Nel 1824 fu rinvenuta in Casaletto una tavoletta tufacea, “ posta- scrive il Davoli-nel mezzo d’un selciato a qualche profondità nello scavare una quercia” che reca l’iscrizione C TINULEUS T FMINER VOTUM S L M, una tavoletta propiziatoria di Caio Tinuleo a Minerva; e proprio in questa zona sonostati trovati recentemente resti archeologici che fanno pensare, quanto meno, all’esistenza di una “domus rustica”,di epoca romana, se non ad una azienda di grandi dimensioni di I secolo a.C.

Casino di sopra (strada)

Laterale di Strada ProvincialeDeriva il suo nome dalla rinascimentale dimora gonza-ghesca. Nel 1541 Donna Costanza da Correggio, ve-dova di Alessandro I esponeva al cognato Giulio Cesa-re la sua idea di costruire una villa lontana dall’abitato:“voglio poca fabbrica, ma bellissima, la voglio altettacome sopra una motta, ma non a due tasselli,...V.S. lipensi un poco, che subito li daremo principio”. GiulioCesare però non potè mettervi mano prima del 1546perchè aveva impiegato molte migliaia di scudi nel-l’acquisto di un segretariato apostolico e nella ristrutturazione di palazzo Branconio sua residenza a Roma. Perònel dicembre di quell’anno scriveva a Costanza dandole istruzioni sul luogo dove costruire, sul numero dei mura-tori e sulla loro paga, sulle modalità di approvvigionamento dei materiali. Stando al contratto di fornitura di“quadrelli e coppi” del 1549, una parte dell’edificio ebbe un tetto nell’anno seguente. Passato in eredità a Camillo

I, i lavori proseguirono senza inter-ruzioni; anzi sappiamo dall’agenteLeandro Bracciolo che nell’agostodel 1556 “...il casino del conte Ca-millo va su in gran furia, ma dubi-to che nel più bello vi mancarà pre-da e calcina...”. Camillo aveva pre-so moglie da poco quindi aveva an-cora più fretta che fosse terminato.E’ tra quell’anno e il successivo chel’Orsi dipingerà il “salone di rap-presentanza” con gli affreschi chesi possono ammirare nel Museo inRocca. A riprova del completamen-to dell’opera nello stesso tempo ilconte manifestava in uno scritto alfratello il desiderio di congedarsidal servizio di Carlo V e venire adabitare nella sua casa di Novellara

per “godersi la sposa”. La villa restò ai Gonzaga fino all’estinzione della dinastia, passò poi per via ereditaria agliEste; nel 1773 Maria Teresa Cybo, moglie del duca di Modena la destinò ai Gesuiti come “luogo di villeggiaturaper i novizi”; pervenne poi all’arciduchessa Maria Beatrice. Nel 1797, in epoca napoleonica, fu messa all’asta eacquistata da Giuseppe Bernard, tant’è che i più vecchi del paese ancora la chiamano il “casino Bernardi”; nel1861 risultava “di ragione” Reynouard in affitto a Bernard e Dallari; nel 1902 divenne proprietà di GiovanniLombardini ed è tuttora un bene di questa famiglia.Il Casino di sopra era circondato da unfossato e tra le sue pertinenze c’eranol’oratorio di S.Lorenzo e i fabbricatidel Serraglio di sotto, demoliti nel 1930per lo scavo del canale d’irrigazione. All’inizio della strada, sul lato a mez-zogiorno, c’è la Rossetta un comples-so che fa parte degli edifici con diver-sa funzione dell’originaria tenuta agri-cola. Il nome deriverebbe dalla fami-glia Rossetti, detti Gonzaghini, diS.Tommaso che gestirono il primitivocaseificio.

L’area del Casino di sopra dalla carta del Sebregondi del 1626.Sono chiaramente delineati i “giardini all’italiana” sul retro.

Veduta posteriore del Casino di sopra.

Il lato anteriore del Casino di sopra

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Disegno raffigurante lo sviluppo delle quattro pareti del salone di rappresentanza del Casino di Sopra.

Ricostruzione delle quattro pareti con collocazione degli affreschi strappati nell'Ottocento. Le immagini dei riquadri grandi centralisono scelte ad arbitrio e non corrispondono alla realtà; quella in basso a destra è ricavata da un disegno dell' Orsi.

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Cavallotti Felice (via)

Località S.Maria. Laterale di strada ProvincialePolitico e giornalista (1842-1898). Nato a Milano. Ancora studenteera entrato nel giornalismo collaborando con alcuni periodici; preseparte alla terza guerra d’indipendenza. Nel 1873 entrò al parlamentodove si schierò all’estrema sinistra per le sue idee fortemente demo-cratiche e repubblicane. Si segnalò come uno dei più brillanti oratoridella camera e tra i più forti oppositori della destra. Avversò il go-verno di Depretis e la politica di Crispi battendosi sempre per ladifesa delle libertà individuali e di associazione. Il suo carattere for-temente polemico lo condusse a numerosi processi e ad altrettantiduelli; fu proprio un duello, contro F. Macola, direttore della Gaz-zetta di Venezia, che gli costò la vita. Si impegnò in polemiche lette-rarie sulla questione del verismo e sulla metrica carducciana; scrissei drammi Alcibiade, I Messeni, Pericle, Agatodemon, La marcia diLeonida e i drammi sentimentali Guido, Agnese, Il povero Piero. Dasegnalare La figlia di Jefte e Il cantico dei cantici che fu tradotto indialetto milanese e piemontese e rappresentato molte volte. La via ha ancora l'aspetto di una carraia e conduce ad un'unicacasa, oltre la ferrovia, indicata nelle carte come Motta I. Sulla facciata dell'edificio una lapide ricorda che furicostruito su uno preesistente per volontà del Cardinale Barberini, "abbatie commendator" nel 1678.

Cavour Camillo Benso (via)

già contrada dei CappucciniStatista e artefice del Risorgimento. (1810-1861). Gio-vane studente viaggiò in Svizzera, Francia e Inghilter-ra per approfondire i problemi economici e sociali po-sti dalla rivoluzione industriale.Tornato a Torino si de-dicò alla razionalizzazione del lavoro e delle colturedella sua tenuta di Leri. Nel 1848 fu eletto alla Came-ra. Fu deputato al Parlamento subalpino, ministro del-l’Agricoltura e Commercio e delle Finanze. Nel ’52come presidente del Consiglio dei ministri rinnovò lastruttura dello stato sabaudo e impose il problema del-l’unità italiana alle grandi potenze. Riuscì ad ottenerel’appoggio di Napoleone III con l’intervento nella guer-ra di Crimea del ’55. Dimessosi dopo Villafranca (1859)tornò al potere l’anno seguente riuscendo ad attuare iplebisciti di Emilia e Toscana e a dare alla spedizione

dei Mille una facciata di legalità. Proclamato il Regnod’Italia la morte lo colse mentre studiava la soluzionedella questione romana.

La contrada fu aperta nella seconda metà del Cin-quecento quando i Gonzaga decisero di ampliare il pa-ese. Il nome di Contrada dei Cappuccini le fu attribuitodopo che nel 1603 Donna Vittoria di Capua fece co-struire la chiesa e il convento per i frati. La contessastessa vi si fece seppellire nel 1627 e così pure il figlioAlfonso Carlo, arcivescovo di Rodi. Con la soppres-sione generale delle chiese e dei conventi nel 1798 ilcomplesso fu chiuso per essere riaperto e richiuso aseguito delle alterne vicende di Napoleone. Riapertonel 1819 restò in funzione fino al 1866; dopo questadata la chiesa, sconsacrata, fu utilizzata come laborato-rio artigiano e magazzino, il convento ridotto ad abita-

La facciata della chiesa del Popolo è stata parzialmente visibiledurante i lavori di ristrutturazione della casa Lombardini.

L’ex caserma dei carabinieri in via Cavour; nel Settecento erasede dell’Ospedale.

L'unica casa in via Cavallotti era denominataMotta I.

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Il portico di via Cavour quando terminava nelpiazzale della chiesa dei Cappuccini,in unafoto dei primi del ‘900.

Il complesso dei Cappuccini in un a celebre foto di Gaetano Gaddi degli anni Sessanta.

zioni; l’orto e giardino retrostante adibito a campo sportivo, il “campovecchio”. Il tutto è stato demolito nel 1965. Quasi tutti i quadri dellachiesa sono entrati a far parte della raccolta municipale. In via Cavour si trova anche un altro edificio sacro, la Chiesa della BeataVergine del Popolo. Scarsamente visibile la facciata per la poca ampiez-za della via se ne rileva la presenza sotto il portico per le tre serie digradini di marmo che immettono nella chiesa e nelle abitazioni adiacenti,poi per il portale ligneo borchiato. Già a metà del ‘600 nello stesso luogoera stata iniziata una chiesa da dedicare a S. Bernadino da Siena, ma ilavori andarono a rilento. Nel 1702, Camillo III per adempiere ad unvoto fatto per una grave malattia del figlio la fece terminare e vi fecetrasportare l’affresco della Beata Vergine della Neve tolto dal muro late-rale della Porta che chiudeva il castello (all’nizio dell’attuale via Gonza-ga). Custodisce praticamente intatti gli affreschi, i dipinti, gli arredi ori-ginali del Settecento e un pregevole bassorilievo in terracotta della metàdel Quattrocento raffigurante S.Bernardino da Siena.In direzione nord, a sinistra, c’è l’edificio, noto alle ultime generazionicome caserma dei carabinieri, che è stato per oltre un secolo sede del-l’ospedale. Ricciarda Gonzaga, duchessa di Massa, scrive il Davoli, “fecefabbricare un nuovo ospitale per gl’infermi di Novellara e Bagnolo nellaContrada dei Cappuccini, accrebbe la sua dote di mille zecchini e fu apertoil primo gennaro 1766; e se la fabbrica non riuscì perfetta ciò accadde perl’imperizia e mal intesa economia de’ suoi ministri in Novellara, non perdifetto della Sovrana, la cui intenzione, anzi volontà espressa, era che sispendesse per provvedere il paese di tutto finchè essa viveva”. Nel 1873fu spostato da qui all’ex convento dei Servi.Per un discreto numero di anni tra Settecento e Ottocento la via si è chia-mata “del Popolo” dalla omonima chiesa.Una curiosità: da un documento risulta che nel 1787, proprio come oggi,esistevano a metà contrada “ due piccole botteghe, una ad uso di calzola-io, l’altra di barbiere”.

Il retro del convento e della chiesa dei Cappuccini in una foto di Duilio Bartoli al momento della demolizione.

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Cellini Benvenuto (via)

Laterale di via ColomboOrafo e scultore (1500-1571). Fiorentino, è uno degli ingegni più vivaci della cultura artistica del Cinquecento.La fama che ci è giunta è legata alla sua autobiografia, Vita scritta da lui medesimo, alla aggressività del suocarattere, alle risse e agli omicidi che lo costrinsero a cambiare spesso città. Fu a Bologna, Napoli, Mantova eRoma; in questa città soggiornò dal 1523 al 1540 dove godette della protezione di Clemente VII e Paolo III.Partecipò alla difesa di Castel S.Angelo durante il sacco del 1527 e menò vanto d’aver ucciso il contestabile diBorbone comandante degli assalitori imperiali. Coinvolto in omicidi e scandali, nel 1540 passò in Francia, doveeseguì la grande scultura in bronzo la Ninfa di Fontaibleau e la famosa Saliera in oro e smalto, tornando aFirenze cinque anni dopo, dove per incarico di Cosimo de’ Medici realizzò il Perseo. In una prosa vivace sono iDue trattati, dell’oreficeria e della scultura.

Cerlini Aldo (via)

Località S.Maria Laterale di Strada ProvincialeLetterato e storico (1880-1961).Nato a Novellara da Francesco e Ruozi Pia. Laureato nel 1903 quindi diplomatoalla Scuola di Archivistica e Paleografia di Firenze, fu docente di Paleografia e diplomatica nelle Università diPisa, Genova e Roma. Fu chiamato a ordinare la Biblioteca Maldotti di Guastalla.

Ha lavorato alla fine degli anni Trenta sui documenti dell’Ar-chivio Gonzaga di Novellara, riordinandoli e creando un pre-ziosissimo schedario delle lettere, composto da oltre 27.000schede. Numerose le sue pubblicazioni specifiche di paleogra-fia tra cui, di interesse prettamente reggiano, Fra Salimbene ele cronache attribuite ad Alberto Miglioli, Le Gesta Lombardi-ae di Sagacino Levalossi e Pietro della Gazzata, Consuetudinie Statuti Reggiani del XIII secolo. Innamorato della storia reg-

giana e novellarese scrisse articoli divulgativi sulla rivista del Touring Club Italia-no e il libro, diffuso a livello nazionale, Storie e leggende dell’Appennino e delPo, contribuendo alla conoscenza storica e artistica del nostro paese. Di lui halasciato scritto Ugo Gualazzini:”...ebbe un garbo ed un sottile umorismo tuttoemiliano, scaturenti da un fondo di romanticismo sincero. Come reggiano, spe-cialmente nelle opere divulgative, egli ha nobilitata la sua terra natia. Le sue ope-re, spesso più geniali che erudite, sono scritte con garbo. Alcuni saggi, nati peroccasionali celebrazioni o con il sapore della notazione giornalistica, trasferiti in più acconcia sede hanno sempremantenuto il carattere originario anche se l’apparato critico ne ha elevato e impreziosito il valore”.

Cervi fratelli (via)

Laterale di via CostaGelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore.Componenti di famiglia contadina di Campegine che lavorava un fondo a Praticello di Gattatico. Il capofamiglia,Alcide, antifascista del primo dopoguerra, inculcò nei figli le proprie idee di opposizione alla guerra e al regime.I Cervi si adoperarono per diffondere questi concetti nelle campagne, invitando i contadini a organizzarsi. Dopol’8 settembre 1943 accoglievano e rifocillavano in casa gli alleati e i soldati sbandati e cercavano di procurarsiarmi e vettovaglie. Aldo si recò anche a Cervarezza con alcuni alleati e altri compagni per prendere contatto coni partigiani della montagna. Riuscirono a recuperare pochi materiali ed armi assaltando la caserma dei carabinieridi Toano; qualche tempo dopo fecero altrettanto, travestiti da tedeschi, con quella di San Martino in Rio. I movi-menti sospetti attorno alla loro casa e la delazione fecero sì che nel novembre 1943 l’abitazione venisse circondatadagli uomini della milizia e, dopo l’incendio di un’ala dell’edificio e una sparatoria, fossero costretti alla resa.Trasportati nelle carceri di Reggio vi rimasero fino alla fine di dicembre avendo il tempo di sollecitare un tentati-vo di fuga organizzato dall’esterno. A seguito però dell’uccisione del segretario comunale di Bagnolo, il Tribuna-le Straordinario pronunciò una sentenza capitale contro di loro. Furono fucilati la mattina del 28 novemnbre 1943.Il padre rimasto in carcere non apprese subito la notizia, i suoi compagni di prigionia gliela nascosero lasciando-gli credere che fossero stati traferiti a Parma. La via venne aperta nei primi anni Cinquanta attraverso l’orto dei Gesuiti mediante la demolizione di parte delmuro di cinta e della prima casa della Contrada di S.Lucia.

Ritratto di Aldo Cerlini e suo profi-lo caricaturale (per gentile conces-sione della Biblioteca Panizzi diReggio E.)

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Cervi papà (via)

Laterale di via TogliattiPadre dei fratelli Cervi (1875-1970). Nato a Gattatico. Catturato nel novembre 1943 e incarcerato con i figliapprofittando di un bombardamento aereo, nel gennaio ’44, riuscì a fuggire dalla prigione e tornare a casa. Soloun mese e mezzo dopo la moglie gli disse della fucilazione dei figli. Fu consigliere comunale dal 1946 al 1960 epresidente dell’Alleanza contadini reggiana e nazionale.

Chierici Gaetano (via)

Laterale di via CimabueSacerdote, paletnologo (1819-1886). Svolse un ruolo di rilievo nella sensibilizzazione del clero alla causa nazio-nale, cadendo più volte nel sospetto della chiesa. Ebbe spesso attriti col duca di Modena come quando, nel 1848,diffuse un proclama in latino fra i soldati inviati dall’Austria nel ducato, o quando dieci anni più tardi riuscì adimpedire l’abbattimento, ordinato da Francesco V, della porta di Santa Croce a Reggio. Ritiratosi dalla vita poli-tica attiva si dedicò alla paletnologia; eseguì accurati scavi archeologici. Pubblicò assieme a P.Strobel ed L.Pigorini il Bullettino di paletnologia italiana. Studiò in particolare le terramare emiliane; i materiali da lui rinve-nuti costituirono il primo nucleo di un museo che porta il suo nome in seno al Museo civico di Reggio. Un omonimo Gaetano Chierici, (1838-1920), nipote del precedente, fu ottimo pittore. Nato a Reggio, studiò bellearti prima nella sua città poi a Bologna e a Firenze. Produsse molti quadri ispirandosi volentieri alla vita campe-stre, alle scene familiari, specialmente ai bambini, e curando i dettagli. Fra i dipinti che gli diedero la celebrità: Iprimi passi, La pappa, I figli del soldato, La madre ammalata, I dispiaceri dell’infanzia, Chioccia che difende lacovata. Espose le sue opere anche all’estero. Convinto assertore del socialismo fu molto sensibile ai problemidella sua Reggio diventandone anche sindaco.

Chiesa Damiano (via)

Località San Giovanni. Laterale di Strada provincialePatriota (1894-1916). Di Rovereto; studente a Torinofu tra i fondatori del giornale interventista L’ora pre-sente. Arruolatosi sotto falso nome nell’esercito italia-no fu fatto prigioniero dagli austriaci durante un’azio-ne in Val Lagarina. Riconosciuto fu processato per tra-dimento e fucilato a Trento.

È la strada che conduce alla chiesa. L’antica viabi-lità dalla Strada Vecchia seguiva per un tratto via Pel-greffi, piegava a nord sulla riva della Fossa, costeggia-va sui lati sud e ovest le muraglie dell’antico cimitero(che nella sede attuale esiste dal 1861), intersecava l’at-tuale via D.Chiesa e andava a raccordarsi con stradaBruciata. Un viottolo ghiaiato, ancora esistente neglianni Sessanta, partendo da dietro la torre raggiungeva

Via Damiano Chiesa a San Giovanni in una cartolina degli anniTrenta. La chiesa gravemente danneggiata nel corso di unbombardamento alla fine della guerra, sarà ricostruita ex novonegli anni Cinquanta.

Per aprire via F.lli Cervi fu demolita la casa dei Soliani di frontea via Cantoni. La via avebbe attraversato l’antico orto dei Gesuitiin prossimità del “ peschirone”.

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via Pelgreffi passando dietro il lato est del cimitero.La chiesa, ricostruita dopo la guerra, essendo stata dan-neggiata da un bombardamento, sorge sull’area del pre-esistente edificio del XIII sec. Dipendeva dal monaste-ro di S.Giovanni Evangelista di Parma e passò sotto lagiurisdizione dei Gonzaga nel Quattrocento assieme allealtre chiese delle Ville reggiane. L’abside antica, con-servata a ridosso dell’esterno dell’abside attuale, eraaffrescata; i dipinti, datati 1280, sono stati staccati efanno bella mostra di sè nel locale Museo Gonzaga.

Cilea Francesco (via)

Laterale di via CostituzioneMusicista (1866-1950). Nato a Palmi (RC). Frequentò il consevatorio a Napoli. La rappresentazione della suaprima opera, Gina, nell’ 89, gli procurò un contratto con l’editore Sonzogno e portò al successo di Tilda. Fra irappresentanti più significativi della scuola verista la sua produzione si delineò in soggetti ad alto potenzialedrammatico espressi nei suoi capolavori L’Arlesiana e Adriana Lecouvreur. Intensa fu la sua attività didatticapresso i conservatori di Napoli e Firenze e, come direttore, a Palermo e Napoli.

Cimabue (via)

Laterale di via M.PoloPittore (1240ca-1302). Fiorentino. Nome con cui è noto Cenni di Pepo. E’ l’artista cui si deve il definitivo supe-ramento della tradizione figurativa bizantina. Svolse la sua attività a Firenze dove realizzò il Crocifisso di S.Croce,i mosaici del battistero, a Pisa dove eseguì il San Giovanni nel mosaico absidale, a Roma dove fece le decorazionidell’antica basilica vaticana, ad Assisi dove dipinse gli affreschi della Crecifissione e della Madonna con SanFrancesco nelle basiliche. Alla Galleria degli Uffici è conservata La Vergine in trono, al Louvre una Maestà . E’tradizionalmente indicato come maestro di Giotto.

Cimarosa Domenico (via)

Laterale di via MascagniMusicista (1749-1801). Di Aversa (CE). Dal conservatorio di Napoli uscì come eccellente violinista e ottimocantante. Tra i più importanti della scuola napoletana, rinnovò l’opera buffa. Compose una settantina di opere e unnumero imprecisato di cantate, oratori, cori, musica da camera e strumentale. Scrisse anche il trattato Per appren-dere la musica. Fu musicista di corte a Pietroburgo dal 1787 al 1791. A Vienna compose e fece rappresentare, nel1792, Il matrimonio segreto, che già i contemporanei ritennero il suo capolavoro. Ebbe la stima di Goethe, Sten-dhal e Beethoven. Fra le migliori opere comiche: L’Italiana in Londra, Giannina e Bernardone, Le trame deluse,Le astuzie femminili. Morì esule a Venezia avendo perso il favore dei Borboni per essersi compromesso con laRepubblica Partenopea.

Cimitero (viale)

Prosecuzione di via ToscaniniInizia all’incrocio con via Puccini. In origine compren-deva anche via Toscanini e partiva da via Costituzio-ne con un cancello in ferro battuto sostenuto da pila-strini di pietra serena. Conduce al Camposanto. Que-sto cimitero fu completato nel 1880, anno in cui fu be-nedetto e aperto. Ha una chiesa fiancheggiata da duefabbricati un tempo abitazioni del custode e del necro-foro. Sulla facciata della chiesa sono poste le lapidi com-

Vecchi e nuovi tracciati delle strade di S.Giovanni in prossimitàdella chiesa. (Ricostruzione di G.D. Ghizzoni da“Storia di un pretee di un paese”).

L’ottocentesca chiesa del cimitero.

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memorative di Storchi Pietro comandante della guardia civica e della guardia nazionale, comandante di soldatialla battaglia di Solferino, podestà di Novellara nei primi anni dell’Unità nazionale e Prospero Ruozi, archivista eprotocollista comunale, economo del Monte di pietà e dei grani, autore di memorie storiche locali, morto di coleradurante l’epidemia del 1855 mentre si prodigava nell’ assistenza ai malati nel lazzaretto al Casino di sotto.In epoca napoleonica era stata estesa anche all’Italia la legislazione francese che imponeva di costruire i cimiterialmeno 200 metri fuori dell’abitato, sicchè, nell’ottobre 1818, iniziarono i lavori per la costruzione di un nuovocimitero fuori dal paese nei pressi della conceria, a ponente dell’attuale stazione ferroviaria. Aveva un muro dicinta, un porticato con tombini, cappella e casa per il custode e oggi non ne resta traccia. Per ragioni a me ignotedopo pochi decenni fu presa la decisione di costruire l’ attuale sul lato opposto del paese.

Colombo Cristoforo (via)

Strada per ReggioloNavigatore (1451-1506). Genovese, Fin da giovane navigò per conto dei mercanti genovesi che avevano variefiliali nel Mediterraneo. Stabilitosi a Lisbona navigò neipaesi della sponda orientale dell’Atlantico comprese leCanarie e la Guinea. Intuì da vari indizi che c’era terranon troppo lontana di là dall’oceano. La sua idea di rag-giungere le Indie navigando verso occidente fu rifiutatadal re del Portogallo, ma accettata dai sovrani di Spa-gna, dove si era trasferito nel 1485, che gli fornirono lenavi per tentare l’impresa. Nel 1492 effettuò la traver-sata e arrivò all’isola Guanahani, da lui battezzata SanSalvador, creduta terra asiatica. Aveva invece scopertol’America. Nel corso di quel suo primo viaggio appro-dò anche a Cuba e Haiti. Nei tre viaggi successivi sco-prì le Piccole Antille e la Giamaica e costeggiò l’Ame-rica Centrale fino alla Colombia. Morì a Valladolid nonavendo la certezza d’aver scoperto un nuovo continente. Nel suo ultimo viaggio, nel 1498, quando giunse alle focidell’Orinoco, aveva scritto nel suo diario alla data 15 agosto: “ ...penso che questo sia un grandissimo continentesconosciuto fino ad oggi...queste vaste terre sono un altro mondo”. La strada porta questo nome fino alla sua estremità in direzione Reggiolo in località “Bettolino”. Il nome derivachiaramente dall’osteria esistente da epoca immemorabile al punto d’incontro delle strade di tre stati antichiconfinanti: la contea di Novellara, il ducato di Mantova e la signoria di Correggio.A brevissima distanza c’era, alla “Testa”, l’attracco delle barche che percorrevano la Fiuma.

Costa Andrea (via)

già contrada delle BeccheriePolitico socialista (1851-1910). Nato a Imola fu allievo di Carducci e condiscepolo del Pascoli. Fu segretario diBakunin, aderì ai gruppi internazionalisti scrivendo sui giornali Fascio operaio e Martello. Arrestato a Bologna

Il viale durante la solennità dei defunti negli anni Venti.

Il Bettolino

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nel 1874, dopo aver scontata la pena emigrò a Parigidove nuovamente fu arrestato e condannato in seguitoalla legge sugli Internazionalisti. La crisi del suo pen-siero politico lo fece passare dall’anarchismo al socia-lismo riformistico per cui, tornato in Italia, fondò laRivista internazionale del socialismo e la rivista Avan-ti!. Nel 1882 fu eletto primo deputato socialista del par-lamento italiano. Da allora svolse una coraggiosa, ap-pasionata e intelligente opera di critica e stimolo delleclassi lavoratrici. Scrisse diversi libri tra cui Il 18 mar-zo e la Comune di Parigi e Bagliori di Socialismo. Il nome antico di via delle Beccherie, cioè macellerie,non necessita di alcuna spiegazione. Fino a pochi anniaddietro di macellerie ce n’erano ancora due.

Nella via meritano di esssere ricordati due edifici:l’ospedale vecchio e il cinema Verdi.Camillo II per far innalzare la nuova torre della colle-giata di S. Stefano dalle fondamenta doveva trasferirealtrove l’ospedale che si trovava a lato della chiesa, percui fece fabbricare “l’ospitale degli infermi” all’estre-mità della Contrada lunga; “lo dotò a rogito CamilloBorri del 19 apr.1616, ne ottenne l’erezione canonica,lo dedicò a S. Tomaso d’Aquino, della cui famiglia eraparente Donna Caterina sua sposa “ e nello stesso lu-glio vi fece trasportare gli infermi. Il Cinema teatroVerdi venne allestito tra 1920 e 1921, nel palazzo a trepiani, sul lato ovest della via, sede, all’inizio del seco-lo, del Partito Socialista, dopo dopo che Lombardiniinterruppe l’attività del cinema Elios in piazza. Oltre leproiezioni cinematografiche ospitò spesso rappresen-tazioni teatrali, riviste, spettacoli di carnevale, recitescolastiche Sono rimaste famose le apparizioni di attori famosi quali Renato Rascel, Mario Carotenuto, AlighieroNoschese e Virna Lisi negli anni Cinquanta-Sessanta. E’ stato chiuso nel 1982.

Costituzione (via)

anche via CirconvallazioneRicorda l’atto fondamentale dell’ordinamento dello Stato italiano, entrato in vigore l’ 1-1-1948. La Costituzionesi compone di 139 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali. Dedica la prima parte al regolamento dei diritti edei doveri dei cittadini, la seconda all’ordinamento della Repubblica . Nota anche come Circonvallazione, nel tratto tra l’incrocio con via Veneto e quello con via Indipendenza era lastrada che correva all’esterno delle fosse che circondavano il paese; i restanti tratti furono aperti tra gli anniCinquanta e Sessanta.

Croce Benedetto (via)

Laterale di via CostituzioneFilosofo, storico e critico (1866-1952). Di Pescasseroli (AQ). Nella prima giovinezza andò a Roma dove conobbee frequentò Antonio Labriola, che esercitò su di lui una decisiva influenza. Nel 1886 si stabilì a Napoli dedicando-si alla ricerca storica ed erudita; nacque così La storia ridotta sotto il concetto generale dell’arte. Intorno allarivista La Critica si svolse tra 1903 e 1917 la battaglia per il rinnovamento della filosofia italiana in sensoantipositivistico e in tal modo Croce diventava una delle voci più cospicue della cultura. Come politico fu strenuodifensore dell’idea liberale; senatore nel 1910, ministro della Pubblica istruzione nel 1920-21, ministro senzaportafoglio nel 1943-44.Croce concepisce tutta la realtà come storia, cioè come opera dello spirito umano (storicismo assoluto); la filoso-fia non viene intesa come studio di oggetti trascendenti, ma si risolve in metodologia della storiografia. Tra le sueopere: Filosofia dello spirito, Saggi filosofici, Scritti di storia letteraria e politica tra cui la Storia d’Italia dal 1871al 1915 e Storia d’Europa nel sec. XIX.

Cinema Verdi

Casa all’incrocio di via A.Costa con via C. Cantoni dove erasistemato il seicentesco “Ospitale delli infermi”.

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Curie Pierre e Marie (via)

Località S.Maria Laterale di via Ponte ForcaChimici e fisici. Pierre (1859-1906). Nato a Parigi. Esordì nel 1880 con studi di cristallografia e sulla piezoelettri-cità. Nel 1895 sposò Marie Sklodowska ( Varsavia 1867-1934); da quel momento si occupò in stretta collabora-zione con la moglie di radioattività. Marie intraprese nel 1897 gli studi per una tesi di dottorato sul fenomeno,scoperto l’anno prima da Becquerel, dell’emissione spontanea di radiazioni ionizzanti da parte dell’uranio. Iconiugi riuscirono ad isolare da un minerale chiamato pechblenda un elemento fino ad allora sconosciuto, ilpolonio e, poco dopo, il radio. Nel 1903 ricevettero il premio Nobel per la fisica. Dopo la morte di Pierre, Marieche gli subentrò nella cattedra di fisica alla Sorbona, ottenne con A.Debierne il radio metallico; ciò le valse unsecodo premio Nobel, questa volta per la chimica. Tra le sue opere: Trattato di radioattività, L’isotopia e glielementi isotopi, Radioattività.

Dachau (via)

Zona di via LeningradoCittà della Baviera a pochi chilometri da Monaco, di circa 30.000 abitanti con industrie meccaniche, elettriche ealimentari. Tristemente famosa per un campo di concentramento nazista istituito nel 1933. Vi morirono oltretrecentomila persone.

D’Azeglio Massimo (via)

Strada provinciale per GuastallaPolitico, pittore, scrittore (1798-1866). Nato aTorino visse in Toscana, a Roma e a Milano.Sposò una figlia del Manzoni, Giulia. Nel 1833pubblicò Ettore Fieramosca o la Disfida di Bar-letta. Più maturo il successivo romanzo Nicco-lò de’ Lapi. Due opuscoli politici uscirono tra’46 e ’47. Partecipò alla prima guerra d’indi-pendenza come aiutante di campo del generaleDurando e fu chiamato alla presidenza del Con-siglio da Vittorio Emanuele II, poi sostituito daCavour. Scrisse negli ultimi anni della sua vita Imiei ricordi. Come pittore dipinse una serie distudi di paesaggio che rivelano un gusto sicurodel colore. Un disegno minuzioso e calligraficocaretterizza invece i suoi molti quadri storici peri quali andò famoso: La disfida di Barletta, Labattaglia di Legnano, La morte di Montmoren-cy. All’inizio della via sul lato nord un viale diplatani conduce al Casino di sotto. Costruito at-torno agli anni Sessanta del Cinquecento pervolontà di Alfonso I Gonzaga e della moglie Vit-toria, fu la dimora preferita dei signori sino al-l’ultima discendente, Maria Beatrice d’Este ar-ciduchessa d’Austria. Progettato da Lelio Orsi,vi lavorarono valenti muratori e artigiani gui-dati da mastro Barbone da Lugano. Aveva giar-dini, boschi, peschiere, fontane e aranciaie; nelle sale e nelle gallerie erano conservate le raccolte d’arte formateda dipinti, statue, marmi, mobili, porcellane, vetri e argenterie in grande numero e di grandissimi artisti. Nell’ot-tobre 1796 vi fece sosta Napoleone col suo stato maggiore. I suoi funzionari provvidero a mettere all’asta queicapolavori, oltre che a razziarli personalmente. Abbandonato a se stesso anche dopo la Restaurazione estense,subì ancora spoliazioni, manomissioni e demolizioni; il fabbricato attuale è circa un terzo dell’originale. Nel 1834e nel 1855 vi fu allestito il lazzaretto nel corso delle epidemie di colera. L’ultimo proprietario francese è stata lasignora Lucia Fortunata Isabella Raynouard di Marsiglia che l’ha ceduto a Giovanni Lombardini all’inizio diquesto secolo. All’interno si conservano alcune sale affrescate e decorate a stucchi.

L'area del Casino di sotto dalla mappa del Sebregondi del 1626. Si notiil bosco creato dai Gonzaga sul retro della villa.

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De Amicis Edmondo (via)

già Contrada di S.BernardinoRomanziere e giornalista (1828-1897). Nato a Oneglia. Dopo aver frequentato il collegio militare di Modenapartecipò alla battaglia di Custoza nel 1866. I suoi articoli scritti per la rivista Italia militare furono poi raccolti nelvolume La vita militare. Il successo dell’opera lo incoraggiò a seguire la vocazione letteraria; abbandonata lacarriera militare compì una serie di viaggi dai quali trasse ispirazione per i libri Spagna, Ricordi di Londra,Olanda, Marocco, Ricordi di Parigi. Nel 1886 pubblicò Cuore, diario di un anno scolastico di un bambino di IIIelementare, interrotto da undici racconti; un libro per ragazzi con uno scopo moralistico, educativo, sentimentale,tra i più diffusi e tradotti. Al mondo della scuola dedicò in seguito Romanzo di un maestro e Fra casa e scuola.Intenti di critica sociale riflettono le ultime opere Sull’oceano e La carrozza di tutti. Contrada di S. Bernardino deriva dal fatto che Ber-nardino da Siena, che venne più volte a Novellara, dap-prima fu ospitato nella casa di Giacomo Gonzaga, “mai comodi e lo strepito di una famiglia ricca e numerosanon erano per la vita raccolta e mortificata del santo”per cui ottenne di poter alloggiare altrove; gli furonoassegnate due camere al piano terreno del palazzo pre-torio cioè all’angolo tra piazzale Marconi e via De Ami-cis. Dopo la sua morte i novellaresi decisero di trasfor-mare le stanze in oratorio, il che avvenne nel 1456. Ol-tre un secolo più tardi gli fu dedicata la chiesa dei Ter-reni novi e dopo un secolo ancora, nel 1650 si decise didedicargliene una anche all’interno del paese, quellache sarebbe poi diventata la chiesa della B.V. del Po-polo. Nel muro sopra l’altare di sinistra della chiesac’è una immagine di S.Bernardino del XV secolo interracotta.Anche il beato Bernardino da Feltre fu ospite dei Gon-zaga. “Oratore popolare, con parole piane e con sicuraesperienza dei bisogni materiali e morali delle moltitu-dini mirava a toccarne il cuore per migliorarne i costu-mi”. Nel 1474 tenne, in tempo di carnevale, una seriedi prediche vigorose contro la dissolutezza e la vanitàumana mettendo i novellaresi in Quaresima con alcunigiorni d’anticipo. Sostenitore della necessità di toglie-re agli ebrei il monopolio dei prestiti ad interesse, svol-se una intensa azione a favore dei Monti di Pietà. Inmuseo c’è un dipinto su tavola del XV sec., attribuito a

La loggia del Casino di sotto in un’immagine del 1908.

San Bernardino da Siena. Bassorilievo in terracotta del XV sec.nella chiesa del Popolo

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Angolo di via De Amicis con piazzale Marconi in una foto Gaddi anni Sessanta.

Luigi Anguissola, che lo raffigura.La porzione di strada fra via della Libertà e via del Popolo si chiamò via della Zecca fino al tempo del suoprolungamento a via Costituzione negli anni ’50.

De Gasperi Alcide (via)

Laterale di via CostituzionePolitico (1881-1954). Di Pieve Tesino (TN). Laureato all’Università di Vienna, nel 1904 assunse la direzionedella Voce cattolica e quindi de Il Trentino. Cattolico, deputato al parlamento austriaco dal 1911 e a quello italianonel 1921; sostituì don Sturzo al vertice del partito e fu incarcerato, a seguito delle leggi eccezionali fasciste, nel’26. Ottenne, quattro anni dopo, da Pio XI un posto alla Biblioteca Vaticana. Condusse vita privata fino al 1943quando entrò a far parte del CLN. Dopo la liberazione di Roma, fu fondatore della Democrazia Cristiana. Ininter-rottamente dal 1945 al 1953, fu presidente del Consiglio. Svolse una tenace azione per la ricostruzione economicae per reinserire l’Italia nelle politica internazionale.

Deledda Grazia (via)

Laterale di Strada provincialeScrittrice (1871-1936). Di Nuoro. Autodidatta, iniziò giovanissima un assiduo lavoro di scrittrice che continuò aRoma dove si trasferì all’inizio del secolo. Descrisse con profondo verismo tipi e aspetti della Sardegna, ma conun misto di mistero, mito e magia ed è questo lo sfondo sul quale si muovono le vicende delle sue opere migliori:Elias Portolu, Cenere, L’edera, Chiaroscuro, Canne al vento, La madre, scritti tra 1903 e 1920. Fra i libri succes-sivi un certo interesse presentano Il segreto dell’uomo solitario, Annalena Bilsini, Il paese del vento. Ricevette ilpremio Nobel per la letteratura nel 1926.

De Nicola Enrico (via)

Laterale di via CostituzionePolitico (1877-1959) Nato a Napoli. Sedette alla Camera dal 1909 al 1924 tra i deputati della sinistra costituzio-nale e nel periodo 1920-23 ne tenne la presidenza. Dopo lo sbarco alleato nell’Italia meridionale fu mediatore trai partiti del CLN e la monarchia facendo accettare il compromesso della Luogotenenza del regno. Fu membrodella Consulta Nazionale nel 1945 e presidente provvisorio della Repubblica dal giugno 1946 al maggio 1948. Fuanche presidente del Senato e della Corte Costituzionale.

Di Vittorio Giuseppe (via)

Laterale di via IndipendenzaSindacalista (1892-1957). Di Cerignola (FG). Figlio di braccianti, imprigionato per propaganda antibellica durante laprima guerra, nel 1921 fu eletto deputato nelle file del Partito Socialista. Nel ’24 passò al Partito Comunista. Arresta-to nel 1940 restò confinato a Ventotene fino al 1943. In seguito fu consultore nazionale, deputato, senatore e, dal 1945fino alla morte, segretario generale della CGIL; presidente, dal ’53, della Federazione Sindacale Mondiale.

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Donizzetti Gaetano (via)

Località Villa valleCompositore (1797-1848). Di Bergamo. Studiò con S.Mayer e quindi a Bologna con padre Mattei. Pregevoli iquartetti d’archi giovanili. Indirizzato alla carriera teatrale vide rappresentare la sua prima opera, Enrico di Bor-gogna, già nel 1818 a Venezia. La sua ascesa si concretizzò nel 1827 con una scrittura a Napoli da parte diD.Barbaja, con l’impegno di comporre dodici opere in tre anni e di dirigere il Teatro Nuovo. Tra le successiveaffermazioni si ricordano Anna Bolena, L’Elisir d’amore, Lucrezia Borgia e il Marin Faliero commisionatogli daRossini. Nel 1835 fu rappresentata a Napoli Lucia di Lammermoor. In quel momento poteva essere considerato ilmaggiore esponente del melodramma italiano. Di fatto la sua attività proseguì con un ritmo eccezionale, in tuttoscrisse una settantina di opere tra cui sono ancora da ricordare La Favorita, La figlia del reggimento, Il Ducad’Alba, Linda di Chamonix e Don Pasquale.

Due giugno (via)

Laterale di Strada ProvincialeIn un’Italia piena di rovine, ancora occupata dalle trup-pe anglo-americane, affamata, smarrita, con comuni-cazioni tra provincia e provincia precarie o inesistenti,si svolse il referendum per la forma istituzionale dellostato. Gli italiani dovevano scegliere se rimanere mo-narchici o darsi una veste repubblicana. Il referendumsi svolse il 2 giugno 1946 in un clima di legalità. I vo-tanti furono quasi 25 milioni, la Repubblica ebbe 12miloni e settecentomila voti la Monarchia due milionidi meno. Le regioni del nord furono largamente favo-revoli alla Repubblica, quelle del sud e le isole alla Mo-narchia. Le accuse di brogli mosse dai monarchici alministro dell’interno Romita, si rivelarono sostanzial-mente infondate. All’indomani della consultazione, l’at-mosfera si arroventò, e ci fu chi temette una guerra ci-vile.

Due Strade (viottolo)

Località S.Maria Laterale di strada S.Giovanni.Fa parte dell’antico reticolo di sentieri che attraversavano il Gurgum, la Fossa, quando era in secca per lo sfrutta-mento delle risorse naturali. Si chiama così perchè qui si incontrano strada S.Giovanni e viazza S.Maria.

Edison Thomas Alva (via)

Località S.Maria Parallela di Strada provincialeInventore (1847-1931). Nato a Milan (Ohio). Non compì studi regolari e cominciò a lavorare a dodici anni.Quando si impiegò in una società telegrafica ebbe modo di mettere a punto le sue prime invenzioni relative agliimpianti telegrafici. Coi proventi dei brevetti avviò il laboratorio nel quale intraprese la lunga carriera che glifruttò oltre mille brevetti. Importanti sopra ogni altro il microfono a polvere di carbone, il fonografo (1877) e lalampadina elettrica a incandescenza (1879). Negli stessi anni sviluppò gli impianti elettrici per l’utilizzazionedelle lampadine e le prime centrali elettriche a corrente continua che entrarono in funzione a Londra, New York eMilano. La caratteristica particolare delle sue ricerche è che tendevano a sperimentare le effettive possibilità direalizzare ogni idea o progetto nato da esigenze di mercato attraverso successivi tentativi e modificazioni. Altreinvenzioni fra le più note sono l’effetto termoelettrico, l’apparecchio cinematografico per ripresa su pellicola, ilcinetoscopio, l’accumulatore al ferro-nichel e la macchina per l’estrazione magnetica dei minerali. L’illuminazione elettrica arrivò a Novellara nel 1910; consisteva in sei lampade ad arco, che illuminavano lapiazza, il piazzale della rocca e l’inizio di corso Garibaldi, da “due lampade a incandescenza da 50 candele, 43lampade a 25 candele e 29 a 16 candele” distribuite nelle altre strade. La linea telefonica fu attivata tra 1909 e

Locandina propagandistica repubblicana per il referendum del2 giugno.

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1910 mentre quella telegrafi-ca era stata messa in funzionenel 1871.

Einaudi Luigi (via)

Laterale di Strada FalascaPolitico, economista (1874-1961). Di Carrù (CN). Laureatosi a Torino fu professore di scienza delle finanze nellastessa Università estendendo successivamente l’insegnamento anche alla Bocconi di Milano. La carriera politica,iniziata nel 1919 con la nomina a senatore, fu interrotta dall’avvento del fascismo. Einaudi si tenne in dispartededicandosi esclusivamente all’insegnamento e alla pubblicazione de La riforma sociale e, più tardi, della Rivistadi storia economica. Rettore dell’Università di Torino, si rifugiò in Svizzzera nell’autunno del 1943 per raggiun-gere Roma alla fine del 1944 e assumere la carica di governatore della Banca d’Italia. Fu vicepresidente delConsiglio e ministro del bilancio e, dal 1948 al 1955, presidente della Repubblica. Convinto sostenitore e propu-gnatore dei principi dell’economia di mercato e del liberalismo politico, dedicò grande attenzione al problemadella struttura del sistema fiscale intesa sopratutto come giustizia contributiva.

Einstein Albert (via)

Località S.Maria Parallela di strada ProvincialeFisico (1879-1955). Nato a Ulm in Germania. Iniziati gli studi a Monaco li completò a Zurigo. Nel 1902 fuassunto cone tecnico all’ufficio brevetti di Berna. Si dedicò a studi di fisica che lo portarono alla formulazione delconcetto dei quanti di energia, o fotoni, come costituenti della luce. Gli anni successivi al 1909 lo videro inse-gnante di fisica teorica a Zurigo e a Praga, poi dal 1914 a Berlino. Sviluppò gli studi sulla dualità onda-corpuscolodella luce cercando di trovare una legge che riuscisse a spiegare sia il carattere discontinuo dell’energia luminosasia della carica elettrica. In breve giunse alla formulazione della famosa equazione E=mc2. In merito pubblicò:Sulla termodinamica dei corpi in movimento, I fondamenti della relatività generale, Considerazioni cosmologi-che. Ricevette nel 1921 il premio Nobel per la fisica. Per sfuggire e protestare di fronte alle persecuzioni antisemi-te dell’incipiente nazismo, nel 1933, si trasferì negli Stati Uniti a Princeton, dove visse e insegnò fino alla morte.

Falasca (strada)

Laterale di Strada BorgazzoDeriva da falasco che è il nome collettivo di varie erbe palustri (giunchi, ciperacee, graminacee) utilizzabili, dagiovani, come foraggio o come lettiera per il bestiame, come combustibile e specialmente per lavori di intreccioo di impagliatura. Non è da escludere che una famiglia dedita alla fabbricazione di oggetti con questi materialiabbia tratto da essa il proprio cognome, così come i Pavarini l’hanno derivato dalla lavorazione della “pavera”.

Una foto del giorno dell’inaugurazione della Cassa di Risparmioci permette di vedere una delle lampade ad arco del primoimpianto d’illuminazione elettrica del paese.

Erbe palustri che nel loro insieme costituiscono i “falaschi”

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Falcone Giovanni (via)

Laterale di via Costituzionegià stradello di casa SlanziMagistrato (1939-1992). Nato a Palermo. Entrò in ma-gistratura nel 1964. Pretore a Lentini e pubblico mini-stero e giudice a Trapani. Dal 1978 al 1991 fu giudiceistruttore e procuratore della Repubblica a Palermoquindi direttore generale degli Affari penali del mini-stero di Grazia e Giustizia. Fu vittima, con la moglie egli uomini della scorta di un attentato mafioso nel mag-gio 1992 sull’autostrada Palermo-Punta Raisi. Sapevadi essere in pericolo e da anni viveva sotto scorta. Inuna intervista aveva detto :” La condanna nei miei con-fronti è stata emessa da tempo. Da parte della mafia sitratta solo di scegliere il momento più opportuno”.Questo fatto, assieme all’omicidio di Paolo Borsellino,influì sulle modifiche del codice di procedura penale in particolare sulla legislazione antimafia.

Fenoglio Beppe (via)

Laterale di via B.CroceScrittore (1922-1963). Nato ad Alba (CN). Interrotti gli studi prese parte alla guerra partigiana fra i contadinidelle Langhe. Dopo la guerra si impiegò presso un’azienda vinicola coltivando tuttavia la vocazione letterariaapprofondendo la conoscenza della letteratura inglese e americana. Dalle colline delle Langhe trasse gli elementidelle sue opere, storie contadine scarne ed essenziali come Malora, storie partigiane come I ventitre giorni dellacittà di Alba, Primavera di bellezza, Un giorno di fuoco (Una questione privata), Il partigiano Johnny.

Fermi Enrico (via)

Laterale di strada ReatinoFisico (1901-1954). Di Roma. Laureatosi a Pisa nel1922 si perfezionò a Gottinga e a Leida. Dal 1926 inse-gnò all’università di Roma entrando a far parte del ce-lebre gruppo composto da Segrè, Amaldi, Maiorana ePontecorvo. Si interressò di elettrodinamica quantisti-ca, termodinamica e meccanica statistica, poi di ricer-che sperimentali sulla radioattività provocata dal bom-bardamento con neutroni e ad altri fenomeni atomici.Per questi studi gli fu conferito il premio Nobel per lafisica nel 1938. Stabilitosi negli Stati Uniti a seguitodella promulgazione delle leggi razziali che colpivanola moglie ebrea, fu insegnante alla Columbia Universi-ty, poi all’ Institut of Nuclear Studies di Chicago. Pro-gettò e costruì la prima pila atomica che entrò in fun-zione il 2 dicembre 1942. Se lo scienziato è noto come uno dei padri della bomba atomica è invece sconosciutoalla maggioranza della gente che i suoi studi di meccanica quantistica sono stati fondamentali nella ricerca suisemiconduttori e quindi sui computer moderni. Lungo la via, a mattina, sorge la cascina dei Folloni, risalente al XVI-XVII sec., il cui nome originario è “LaCorte” o “Il Casino”, con un bellissimo fienile porticato perfettamente conservato.

Ferrari Enzo (via)

Laterale di via ColomboCostruttore automobilistico (1898-1988). Nato a Modena. Meccanico alle dipendenze di officine a Torino e Mila-no, nel 1919 esordì come pilota nella Parma Berceto. L’anno seguente divenne pilota e collaudatore ufficialedell’Alfa Romeo, di cui fu poi rappresentante commerciale per l’Emilia Romagna. Nel 1929 costituì a Modena laScuderia Ferrari che preparava auto dell’Alfa Romeo per partecipare alle gare automobilstiche col finanziamento

Fienile cinquecentesco della cascina Folloni in via Fermi.

Lo stradello dietro le officine Slanzi negli anni Quaranta.Diventerà via Falcone.

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di facoltosi appassionati. Nel ’38 la Scuderia fu assorbita dall’Alfa Romeo e Ferrari divenne il responsabile delsettore corse, ma nel ’39 a Modena fondò una nuova impresa di costruzioni di macchine utensili e, contemporane-amente, realizzò due prototipi di vetture da corsa. Trasferiti gli impianti a Maranello nel 1943, dopo la guerrainizò la costruzione di macchine di grossa cilindrata e da corsa che vinsero numerose competizioni, dalla 24 ore diLe Mans alla Mille Miglia, dal Campionato del mondo alla Formula 1.

Fogazzaro Antonio (via)

Laterale di via VenetoNarratore e poeta (1842-1911). Di Vicenza. Di educazione cattolica visse nell’adolescenza una profonda crisireligiosa ritornando poi a una fede che professò da “inquieto credente”. Esordì con la novella Miranda e laraccolta di liriche Valsolda cui seguì Malombra (1881), centrato sul conflitto tra spirito e sensi. Dopo la raccoltaFedele e altri racconti uscì Piccolo mondo antico (1895), affettuosa osservazione della realtà quotidiana e atten-zione al dramma dei protagonisti. Più schematici e attenti alle implicazioni politico-sociali saranno i successiviPiccolo mondo moderno, Leila e Il santo, quest’ultimo messo all’indice.

Foscolo Ugo (via)

Laterale di via GramsciPoeta (1778-1827). Nato a Zante (Grecia) da padre veneziano e madre greca, compì i primi studi a Spalato.Trasferitosi a Venezia vi frequentò i salotti mondani e lettarari ma non tralasciò lo studio dei classici antichi emoderni e dei filosofi. All’arrivo dei francesi scrisse l’ode A Bonaparte liberatore e, spinto da un ardore rivolu-zionario e giacobino, militò nell’esercito repubblicano poi nella Legione Cisalpina contro gli austriaci. Dal doloreper la fine della Repubblica Veneta, dalla delusione per il trattato di Campoformio e da un amore infelice nacque-ro Le ultime lettere di Jacopo Ortis, di cui avviò la stampa a Bologna nel 1798, che interruppe per arruolarsi nellaGuardia Nazionale e combattere contro gli austro-russi. Dal 1804 al 1806 fu capitano della divisione italiana inFrancia; al suo ritorno scrisse I sepolcri. Soggiornò a Pavia, dove tenne nel 1809, la celebre prolusione Dell’ori-gine e dell’ufficio della letteratura, a Milano e a Firenze, componendo le tragedie Aiace e Ricciarda e il carme leGrazie. La Restaurazione lo trovò disimpegnato e stanco, andò in esilio in Svizzera poi a Londra dove compose iSaggi sul Petrarca, il Discorso sul testo della Divina Commedia e il Discorso storico sul testo del Decamerone.Tra le altre opere, oltre ai 12 sonetti sono note le odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All’amica risanata.

Fosse Ardeatine (via)

Laterale di via LeningradoGalleria presso le catacombe di S.Callisto a Roma dove il 24 aprile 1944 furono uccisi, dalle SS, 335 ostaggiitaliani per rappresaglia a seguito dell’attentato nel quale erano stati uccisi 32 soldati tedeschi in via Rasella.

Fossetta (stradello)

Laterale di via LeningradoFin dal tempo della costruzione del san-tuario della Madonna si formò qui, amargine dei campi, per il calpestio dellagente che dal Reatino raggiungeva lachiesa. Fino a pochi anni or sono è sta-to un percorso suggestivo per le grandisiepi che lo fiancheggiavano e per lapresenza nel mese di maggio delle luc-ciole.

Stradello della Fossetta col Santuario sullosfondo.

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Frank Anne (via)

Località S.Maria Laterale di via Ponte ForcaEbrea tedesca (1929-1945). Nata a Francoforte. Emigrata in Olanda, ad Amsterdam coi genitori, durante l’occu-pazione tedesca, per sfuggire alle persecuzioni razziali si nascosero, assieme ad alcuni amici in un alloggio segre-to. Vi rimasero dal luglio del 1942 all’agosto del 1944 quando furono scoperti. Deportati, morirono tutti, tranne ilpadre di Anne, nei campi di concentramento. La ragazza tenne un diario, scritto ad un’amica immaginaria, in cuiannotava assieme alla cronaca attenta e a volte ironica della piccola comunità, le ansie e le inquietudini propriedell’adolescenza.

Frassanello ( strada)

Laterale di via NovaIl nome deriva da frassino (Fraxinus excelsior L.) una pianta arborea delle Oleacee ad alto fusto il cui legno sipresta ad essere lavorato. Fino all’800 vi erano presenti in gran numero le piante che ancor oggi qua e là cresconospontanee. E’ un toponimo molto diffuso nel mantovano

Frassinara (strada)

Località S.GiovanniL’origine del nome è la stessa di strada Frassanello. Dal latino tardo fraxineta e poi dal volgare fraxinaria, boscodi frassini. Nel Trecento ci furono violenti scontri fra i Reggiani e i nobili della Palude per il possesso del boscoche sorgeva su un rialzo del terreno.

Il boschetto del Frassanello, qui detto delle Minare, in una carta del Seicento.

Frassini dagli schemi botanici e dalla Iconographia florae italicae.

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Galilei Galieo (via)

Laterale di via ProvincialeFisico e astronomo (1564-1642). Pisano Fu fervido sostenitore del metodo sperimentale. Lettore di matematica aPisa, vi condusse ricerche sul moto dei gravi (il famoso esperimento di caduta di vari oggetti dalla torre pendente)e scoprì la legge dell’isocronismo del pendolo. Passato alla cattedra di matematica di Padova, nel 1592, costruì ilcannocchiale con cui fece una serie di importanti scoperte astronomiche che gli furono di grande utilità perconfermare la verità scientifica della teoria copernicana. Qui scrisse il Trattato della sfera e quello Sul motoaccelerato. Il valore oggettivo delle osservazioni fu ben presto riconosciuto da Keplero e dagli scienziati checomponevano il collegio dei Gesuiti. L’opera con cui annunciava le sue scoperte, Sidereus Nuncius, del 1610, glivalse l’incarico di matematico primario dell’Università di Pisa. Fattosi sostenitore delle teorie copernicane caddein disgrazia del Santo Uffizio, una prima volta nel 1616, che lo diffidò dal divulgarle. Ciò non lo trattenne dalcontinuare coraggiosamente la sua opera di chiarificazione e di divulgazione. L’operetta Saggiatore, ironica versoi suoi avversari, e il Dialogo dei massimi sistemi lo portarono nuovamente, nel 1632, davanti al Santo Uffizio chelo condannò per eresia al carcere, pena poi commutata in confino ad Arcetri. La prosa delle sue opere lo fa uno deimaggiori scrittori del Seicento.

Galleria dei Cooperatori

Inserita nel complesso commerciale di via C.Malagoli.La delibera consiliare così motiva la sua intitolazione:“In omaggio ai novellaresi che con l’impegno e l’azio-ne sociale seppero degnamente illustrare gli ideali disolidarietà e democrazia alla base del movimento coo-perativo che vanta nella nostra terra una lunga e glorio-sa tradizione”.Il cooperativismo è un movimento poltico-sociale chepropugna la libera associazione di coloro che mettendoin comune le proprie risorse e attività intendono sottrar-si ai vincoli capitalistici o monopolistici e soddisfare leloro esigenze economiche. Il cooperativismo storicamen-te è nato in Inghilterra nel primo trentennio dell’Otto-cento ad opera dei filatori di cotone del Lancashire. Ebbeamplissimo sviluppo e si diffuse piuttosto rapidamentenegli altri paesi europei. In Italia, attorno alla metà delsecolo scorso funzionavano presso le Società di Mutuo Soccorso, dei Comitati o Magazzini di previdenza che benpresto si trasformarono in cooperative e in banche popolari di credito. E’ del 1886 la costituzione della Leganazionale delle cooperative diretta da Antonio Maffi che portò la sua esperienza di cooperatore nel partito socia-lista. E appunto il PSI divenne protagonista di tali esperienze specie in Emilia dove personaggi come CamilloPrampolini e Giuseppe Massarenti elaborarono la teoria della “cooperazione integrale”, tesa ad abolire l’antitesitra consumatori e produttori. Oggi lo sviluppo del movimento cooperativo ha raggiunto obiettivi di carattereeconomico rilevantissimi tali da portare alcune cooperative a competere coi gruppi imprenditoriali privati. A Novellara si costituì nel 1857 la “Società Operaia di Mutuo Soccorso” che ottenne riconoscimento giuridiconel 1890. Suoi compiti fondamentali erano l’assistenza agli ammalati ( che ricevevano una lira di sussidio algiorno) e le provvidenze di cronicità e pensioni.

Galleria Fumagalli Zita

In via A.CostaSoprano lirico (1893-1994). Nata a Milano. In carriera fra gli anni ’20 e ’40, brillante interprete e protagonista diopere liriche del repertorio classico, cantò nei maggiori teatri del modo, sotto la direzione dei più famosi direttoridel momento. Mascagni la volle sempre con la sua direzione, interprete delle sue opere. Grande insegnante, permolti anni svolse attività al Liceo Musicale di Vercelli e privatamente a Milano. Portò al successo molti allievi; frai più noti Raina Kabaivanska e Franco Tagliavini. E’ morta Novellara il 12 ottobre 1994.

Stendardo della Società Operaia di Novellara

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Galleria Maestri del lavoro

in BorgonuovoE’ stata così intitolata per ricordare, sulla scia dell’operato degli Slanzi che iniziarono la loro attività come maestriramai, tutti coloro che con il loro lavoro e la loro abilità hanno dato vita alle numerose attività artigianali locali edi altri paesi, hanno creato lavoro ed hanno insegnato il mestiere alle nuove generazioni.

Pietro Slanzi mentre collauda personalmente una nuova macchina utensile.

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Galleria Slanzi Pietro

In via FalconeImprenditore (1894-1973). Nato a Novellara. Discendente da una famiglia di artigiani del rame originaria dellaval di Sole in Trentino che si era stabilita a Novellara nel 1833, più di tutti diede corso alla passione e alla capacitàmeccanica che lo vide prima a Torino poi a casa trasformare la bottega paterna in officina meccanica, quindi arilevare l’attività da poco infelicemente conclusa della Cooperativa Metallurgica. “Promossi da Pietro nascononegli anni ’20 i primi motori. Il susseguirsi di successi, il grande impegno e l’ingegnosità della nostra gente hannopermesso all’azienda di svilupparsi nei decenni successivi fino a portare il marchio alla conoscenza del mondointero”. Fu pioniere nella realizzazione di motori adatti a sopportare ogni tipo di fatica; alcuni modelli furonoadottati anche dalla Marina Italiana. Riuscì a coinvolgere nell’azienda tutta la famiglia; operò con i fratelli, i figlie i nipoti. Creò anche una scuola di meccanica agraria in paese. Fu presidente della Camera di Commmercio diReggio e dell’Associazione Industriali della provincia.Grazie alle Officine e fonderie fondate da Pietro Slanzi “...centinaia di operai ed impiegati nei decenni, tra quellemura hanno avuto la garanzia di un lavoro per sè e di un sostentamento per la famiglia”.

In alto un’angolo della bottega artigiana degli Slanzi con la macchina per battere il rame delle caldaie da caseificio.A sinistra Pietro Slanzi, fondatore delle Officine e Fonderie, riceve il Cavalierato della del Lavoro dal presidente Gronchi nel 1959.A destra Pietro e Luigi Slanzi accompagnano il prefetto in visita alle Officine nel 1970.

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Galois Evariste (via)

Villaggio artigianale, laterale di via EinsteinMatematico (1811-1832). Nato a Parigi. Spinto verso gli studi matematici da un’inclinazione naturale, nel 1829,presentò all’Accademia delle Scienze una memoria sulla risolubilità delle equazioni per radicali che purtroppoandò perduta. Nel 1830, in vista del gran premio di matematica, inviò all’Accademia una versione più avanzatadel suo studio sulla teoria delle equazioni, ma il suo relatore la giudicò incomprensibile. La sua teoria costituìcomunque una svolta decisiva nel pensiero matematico moderno. Fervente repubblicano, militò nella guardianazionale prendendo parte ai moti rivoluzionari del ’30. Incarcerato l’anno seguente con l’accusa di aver minac-ciato la vita di Luigi Filippo fu liberato pochi mesi dopo, ma ebbe uno scontro coi suoi avversari politici che lotrascinarono in un duello nel quale rimase ucciso.

Galvani Luigi (via)

Laterale di via LeningradoMedico e fisico (1737-1798). Bolognese. Dopo la laurea gli fu affidato l’insegnamento dell’anatomia prima al-l’Accademia delle Scienze e poi all’Archiginnasio di Bologna. Nel 1798 fu destituito per aver rifiutato di giurarefedeltà alla Repubblica Cisalpina. Dopo acuti studi sui reni e sull’orecchio degli uccelli si interessò di elettrofisio-logia scoprendo l’elettricità animale. Le sue teorie in proposito furono avversate da Alessandro Volta che dallapolemica con Galvani iniziò gli esperimenti che lo portarono all’invenzione della pila.

Gandhi Mohandas (via)

Laterale di via BrodoliniDetto il Mahatma, la grande anima (1869-1948). Laureato in legge a Londra divenne capo del movimento perl’indipendenza indiana. Scontati due anni di carcere per la campagna di disobbedienza civile, visitò l’India, vil-laggio per villaggio, per convincere la gente della necessità di abolire le caste e far accettare alla comunità anchei paria. Dopo la “marcia del sale” del ’30 da lui guidata verso il mare per andare a “far sale”, al fine di boicottarel’imposta inglese, la disobbedienza alle leggi si moltiplicò. Un incontro con le autorità inglesi a Londra nonraggiunse alcun accordo. Creatore della dottrina della non violenza e dell’amore universale. La sua lotta, nelcorso della quale fu incarcerato altre volte, fu coronata dal successo nel 1947 quando l’India ottenne l’indipen-denza. Poco dopo fu ucciso da un fanatico indù.

Garibaldi Giuseppe (corso)

già contrada della TorreArtefice del Risorgimento (1807-1882). Nato a Nizza. Nella prima giovinezza si dette alla vitasul mare diventando, nel 1832, capitano mercantile. Condannato a morte in contumacia dopol’insurrezione di Genova del 1833, si rifugiò in Sud America dove combattè per l’indipendenzadel Rio Grande e dell’Uruguay. Tornato in Italia partecipò alla I guerra d’Indipendenza comecomandante di alcuni battaglioni di volontari messigli a disposizione dal governo provvisoriodi Milano. Dopo l’armistizio di Salasco fu alla difesa della Repubblica Romana; sfuggito agli

austriaci dopo la caduta di questa, coni suoi 4000 uomini si mise in marciaper andare al soccorso di Venezia. Fudurante questo spostamento che per-se la moglie Anita. Fermato, per ti-more di complicazioni internaziona-li, dal ministro D’Azeglio, riparònuovamente in America. Aderì allamonarchia sabauda, a condizione chequesta facesse sua la causa italiana.Scoppiata la II guerra d’indipenden-za, nel 1859, comandò i Cacciatoridelle Alpi vincendo gli austriaci aVarese e S.Fermo. Nel 1860 guidò laspedizione dei Mille nel Regno delleDue Sicilie; nel ‘ 66, nel corso della

Corso Garibaldi in una celebre cartolina degli anni Venti. A destra alcuni uomini, che applicanocerchi metallici a una botte, a sinistra l’ingresso della locanda del Moro con la scritta “Albergo PostaStallo e Vetture” sul muro e il busto del moretto appeso come insegna all’angolo con via Costa.

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III guerra d’indipendenza, sconfisse gli austriaci a Monte Suello e Bezzecca; l’anno seguente si scontrò conpontifici e francesi a Monterotondo e nel 1870 corse in Francia alla difesa di quella Repubblica, come comandan-te dell’esercito dei Vosgi. Tornato in Italia si ritirò a Caprera dove rimase fino alla morte. Scrisse tre romanzi,Clelia, Cantoni il volontario, I Mille, un poema autobiografico in 29 canti e altri carmi e le Memorie. La torre di S.Stefano venne eretta, come ricorda la lapide, nel 1616 su progetto del Righini.In contrada della Torre c’era l’antico ospedale. Della sua esistenza si ha traccia fra le spese di Camillo I e AlfonsoI Gonzaga dal 1554 al 1577, allorchè fecero “ molte carità agl’infermi di questo luogo”. Camillo col suo testamen-to del 1594 lasciò 5500 scudi per proseguire la costruzione del nuovo ospedale già iniziato dal fratello Alfonso inuna casa da lui acquistata presso la chiesa di S.Stefano per servire “ di ospitale per i poveri infermi e pellegrini” eper la quale anche Alfonso aveva lasciato disposizioni testamentarie.Le case a mezzogiorno, oggi sostituite dai portici di Borgonuovo, erano abitazioni, botteghe, stalle, la colombaradei Gesuiti e parte della corte dei Pizzetti. Negli anni Sessanta, dopo l’acquisizione di tutta l’area, la MotoriSlanzi, vi operò una profonda trasformazione per installarvi la direzione e gli uffici della ditta e per facilitarel’accesso aprì un ampio ingresso con cancello.

Gatta (strada)

Località Villa ValleDeriva dall’omonimo podere. Il nome compare nelle carte del Cinquecento, prima della bonificazione Bentivo-glio. Potrebbe derivare dal latino medievale catta-gatta, chiusa, chiavica, per regolare il deflusso di acque o nelsenso di cancello, graticcio, in uso in zone boschive per recintare parti di esse, spesso con lo scopo di allevareanimali allo stato semibrado.

Giotto (via)

Laterale di via ColomboGiotto di Bondone, pittore e architetto (1267 ca.-1337). Di Vespignano (FI). E’ uno dei grandi maestri dellapittura italiana; ruppe gli schemi bizantini con una pittura fondata su un naturismo nuovo e immediato. Fu allievodi Cimabue; eseguì affreschi nella chiesa superiore di Assisi. Nel 1304 iniziò gli affreschi nella cappella degliScrovegni a Padova con 36 riquadri raffiguranti la Vita di Maria e Gesù e un grande Giudizio Universale. Tornatoa Firenze affrescò le cappelle Bardi e Peruzzi in Santa Croce. Nel 1334, nominato capomastro dell’Opera del

Corso Garibaldi e via Roma ripresi col teleobiettivo nel 1973.

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Duomo iniziò la costruzione del campanile.Lo stradello vecchio era poco più di un sentiero che

congiungeva la strada per Reggiolo con il bivio tra stradaReatino e strada Valle; serviva per raggiungere con unpercorso pù breve il Mulino di sotto, come avvenivaper viazza Reatino. Il gruppetto di case in angolo è det-to Casatùri, probabilmente da una famiglia Turri.

Gobetti Piero (via)

Laterale di via NenniScrittore e politico (1901-1926). Nato a Torino. Gobetti sviluppò una forma rivoluzionaria di liberalismo nell’am-biente della città con una delle più prestigiose Università d’Italia, dove ai primi del Novecento si respirava ancoral’atmosfera della rivoluzione nazionale, dove si andava affermando, con la Fiat, l’industria moderna. Nel 1918diede vita alla rivista Energie nuove che si ispirava a Croce e a Salvemini, che però cessò nel 1920. Due anni dopousciva il primo numero di una nuova rivista, La Rivoluzione liberale, che lo vide impegnato nella battaglia per unmovimento liberale di massa. Nel ’23 fu arrestato con l’accusa di appartenere a gruppi sovversivi. Mussolini inpersona nel ’24 dette ordine di rendergli la vita difficile; ciò nonostante riuscì a pubblicare La frusta letteraria, Lafilosofia politica di Vittorio Alfieri e l’importante saggio teorico La Rivoluzione liberale. Dopo aver subito un’ag-gressione da parte degli squadristi e ripetuti sequestri della rivista decise di dar vita a una nuova pubblicazioneperiodica, Il Baretti, con intenti unicamente culturali e letterari. Dovette comunque prendere la via dell’esilio inFrancia e a Parigi morì a soli 25 anni.

Gonzaga (via)

già contrada della RoccaI Gonzaga dominarono su Novellara per quattrocento anni. Questo ramo della famiglia staccatosi precocementedall’ originario di Mantova, è il più antico di tutti quelli che hanno dato origine a signorie minori. Fin dal 1304 iGonzaga di Mantova, quando ancora si chiamavano Corradi da Gonzaga, avevano messo le mani su ampie zonedella Bassa reggiana, compresa Novellara, ottenendone l’investitura da Azzo d’Este. Ebbero il dominio su Reggio

e su tutto il suo territorio nel 1335 dagli Scaligeri. Feltrino, rimastoneunico signore, li vendette ai Visconti nel 1371 riservandosi Novellara,Bagnolo e altre terre tra Villa Seta e Villa Argine. Divenne così il capo-stipite di questa casata. I suoi discendenti consolidarono il dominio eli-minando beni comunali ed ecclesiastici con l’appoggio degli Estensiche anzi asssegnarono loro le Ville che sorgevano tra Novellara e Ba-gnolo. Anche per questo le controversie coi reggiani non finirono mai.Quasi tutti i maschi furono uomini d’armi e misero le proprie capacitàmilitari al servizio dei poten-ti, gli altri seguirono la car-riera ecclesiastica o diploma-tica. Il godere di una nobiltàda antica data permise loro distringere legami matrimonialicon le più importanti casate;erano annoverati tra le primecento famiglie d’Europa. Con

i capitali provenienti dagli stipendi, dalle prebende e dalle posizioni diprestigio laiche svilupparono un modello agricolo basato sulla produ-zione e vendita dei beni secondo principi di profitto, bonificarono palu-di, ampliarono ed abbellirono continuamente il paese, si circondaronodi opere d’arte. La linea maschile si estinse con Filippo Alfonso, mortonel 1728 senza figli. La sorella Ricciarda, duchessa di Massa, non riu-scì a conservare il feudo che, per decisione imperiale, fu assegnato agliEstensi. Tuttavia esso, per così dire, rimase in famiglia, infatti una fi-glia di Ricciarda, Maria Teresa Cybo, sposò Ercole III duca di Modena. Fino al 1665 all’imbocco della via verso la piazza c’era una porta, conponte levatoio sulla fossa di ponente, che chiudeva l’unico accesso alcastello; in quell’anno il conte Alfonso II la fece demolire e nel frattem-po fece costruire i portici ai lati della via; quello a destra, che svoltavaad angolo retto nella piazza, detto “del telonio”, fu demolito all’inizio

Un angolo di Casatùri.

Stemma della famiglia Gonzaga

Casa del Fascio in via Gonzaga nella carto-lina ufficiale del 1940; oggi l’edificio è statoadibito a Centro Giovani.

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dei lavori di costruzione del nuovo palazzo della Cassa di Rispar-mio nel 1910. Nel 1946 quando la giunta comunale decise di cambiare il nome dialcune vie e di intitolare questa ad Antonio Gramsci, ebbe parerecontrario dalla Soprintendenza ai Monumenti, “avendo essa parti-colare interesse per la storia e la toponomastica del luogo”; sicchè ilnome fu dato alla nuova via che lo porta tuttora. Alcune case nelle vie hanno facciate con decorazioni in stile liber-ty. L’edificio più appariscente sul lato nord della via fu ricostruitonel Ventennio, per diventare la sede della Casa del fascio, intitolataa Silvio Fellini; è stato ristrutturato negli ultimissimi anni per ospi-tare il Centro giovani.

Goya Francisco (via)

Laterale di via ColomboPittore e incisore (1746-1828). Nato a Fuendetodos (Spagna). Fu in Italia nel 1770 per un viaggio.Tornato aMadrid eseguì una serie di cartoni per arazzi comprendente La rissa alla Venta Nueva, Il parasole, I poveri allafonte. Dal 1786 fu pittore di corte sotto Carlo IV e Ferdinando VII. Pur colpito da una grave malattia che lo portòalla sordità, continuò a lavorare realizzando splendidi ritratti quali La Tirana, La duchessa d’Alba, e l’Autoritrat-to con occhiali e i notissimi Il funerale della Sardina, Il manicomio, Tribunale d’Inquisizione. Dal 1799 fu primopittore di camera del re e raggiunse il culmine della fortuna. La guerra e i suoi orrori furono il tema di alcune dellesue opere più intense: le 83 incisioni dei Disastri della guerra, La carica dei Memelucchi e Fucilazioni del 3 dimaggio 1808. Dello stessso periodo sono La Maja vestita e La Maja desnuda. Dal 1819 si ritirò in una suaproprietà, ma dopo i moti liberali del ‘ 20, fuggì a Bordeaux dove morì.

Gramsci Antonio (via)

Laterale di via CavourPolitico (1891-1937). Di Ales (CA). Figlio di un impiegato, avendo vinto una borsa di studio, studiò lettere efilosofia a Torino . Aderì al partito socialista collaborando al giornale Avanti !. Nel 1919 con Togliatti, Terracini eTasca pubblicò il giornale L’Ordine Nuovo, rassegna di cultura socialista. Tra 1920 e 1921 costituì il PartitoComunista d’Italia. Interpretò la crisi politica che travagliava il paese come crisi delle strutture sociali e propugnòl’alleanza tra il proletariato industriale del nord e le masse contadine del sud. Condannato nel 1926 dal fascismoa vent’anni di carcere, ne scontò solo dieci perchè le condizioni durissime e le sue pessime condizioni di salute loportarono alla morte. Tra le sue opere sono considerate fondamentali le Lettere dal carcere e i Quaderni cheraccolgono gli scritti su vari argomenti e temi.

Grandi Achille (via)

Laterale di strada ProvincialeSindacalista (1883-1946). Di Como. Operaio tipografo fu dal 1907 organizzatore del movimento cattolico in senoalle organizzazioni sindacali. Nel 1945 fu eletto segretario generale della CGIL per la corrente democristiana dicui rafforzò le basi con la creazione delle ACLI (Associazione Italiana Lavoratori Cattolici).

Cartolina degli anni Quaranta del celebre illustratore Boccasile che raffigura lafucilazione di Silvio Fellini e Costantino Marini. A Fellini fu conferita la medagliad’argento al valore militare dalla Repubblica Italiana.

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Gronchi Giovanni (via)

Laterale di via NenniPolitico (1887-1978). Di Pontedera (PI). Dopo la laurea si dedicò all’insegnamento e all’attività sindacale nel-l’ambito delle organizzazioni cattoliche. Tra i fondatori del Partito Popolare, nel 1919 entrò a far parte del gover-no, ma dichiarato decaduto dopo le “leggi eccezionali” del ’26, si dedicò ad attività industriali e commerciali.Durante la guerra partecipò alle riunioni clandestine che portarono alla fondazione, nel 1943, della DemocraziaCristiana. Ministro dell’industria dal 1944 al 1946, presidente del gruppo parlamentare democristiano, presidentedella Repubblica dal 1955 al 1962. Esponente della corrente di sinistra del partito, rappresentò l’opposizioneinterna alla DC. Come capo dello stato sottolineò l’esigenza di allargare le basi della democrazia nazionale e difavorire la distensione nei rapporti internazionali.

Indipendenza (via)

Laterale di via CostituzioneIl Dizionario della lingua italiana alla voce Indipendenza recita: Capacità di sussistere e di operare in base aprincipi di assoluta autonomia. Nel nostro caso tuttavia ricorda le guerre del Risorgimento per l’indipendenzanazionale. I guerra (1848-1849). L’esercito piemontese si attestò su una linea che andava da Peschiera a Mantova, asse-diando queste due fortezze austriache. Le truppe del gen.Radetzky uscite di notte da Verona cercarono di aggirarei nemici, ma furono fermate a Curtatone e Montanara poi sconfitte a Goito. La controffensiva portava gli austriacialla vittoria di Custoza costringendo Carlo Alberto a chiedere un armistizio. La ripresa delle ostilità nel marzo del‘49 portò alla sconfitta di Novara dei piemontesi con conseguente ritiro anche dai ducati di Piacenza, Modena eToscana. II guerra (1858-1859). La preparazione diplomatica fu opera di Cavour che interessò alla questione italiana legrandi potenze europee; strinse legami con la Francia di Napoleone III rivale dell’Austria. Dopo la dichiarazionedi guerra i franco-piemontesi da Alessandria mossero l’offensiva contro gli austriaci che avevano varcato il Ticinoa Pavia e riportarono la vittoria di Palestro. Poi puntarono verso Milano, mentre Garibaldi operava nella zona diComo e Varese, di nuovo vincendo a Magenta; nel frattempo i sovrani di Modena e Parma e i funzionari delleRomagne fuggivano. I franco-piemontesi conseguivano una vittoria a Solferino e San Martino a seguito dellaquale Napoleone III concludeva con gli avversari l’armistizio di Villafranca. L’abilità di Cavour impedì cheParma, Modena e Firenze tornassero agli antichi sovrani. III guerra (1866). Fu combattuta in alleanza con la Prussia che era venuta in conflitto con l’Austria. Anche se sulfronte italiano ci fu la sconfitta delle truppe comandate da Lamarmora a Custoza e della flotta a Lissa, la vittoriadei prussiani a Sadowa servì a stroncare la potenza austriaca. La pace di Vienna portò all’Italia il Veneto. Era l’antica “via del Giardino”. Il terreno a nord della rocca era coltivato a orto e giardino e vi si accedeva dalponte levatoio posteriore. Da una lettera del 1560 a Francesco II apprendiamo che la madre, Donna CostanzaGonzaga, aveva mangiato a pranzo “...megia menestra de radichio ...una suppa de marene et del fenochio et unaarmilla (albicocca) che glià portato il vostro ortolano...”. La mattina l’ortolano aveva raccolto le amarene, seialbicocche, sei prugne, i finocchi e il radicchio nell’orto dietro la rocca. Dove la via si immette in strada Provinciale si trova il pilastrino che ricorda il punto in cui il conte Alfonso IGonzaga aveva fatto affrescare con l’immagine della Madonna il muro di una cappelletta ben visibile dal suostudio in rocca. Il motivo era di poterne invocare la protezione e l’ispirazione sulle decisioni che doveva prendereper il bene del paese.

Veduta sul campo sportivo vecchio costeggiato a destra da via Indipendenza. La foto è del 1935 anno in cui iniziarono i lavori dicostruzione delle Scuole elementari.

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Kennedy Johon Fitzgerald (via)

Laterale di via Indipendenza34 presidente degli Stati Uniti (1917-1963). Laureato in scienze politiche ad Harward. Esponente del Partitodemocratico, fu deputato nel 1946, ’48 e ’50 e senatore nel ’52 e ’58; venne eletto presidente degli USA nel 1961;è stato il primo politico cattolico a ricoprire tale carica. Assunse la presidenza con la volontà di attuare grandiprogetti per avviare a soluzione i più importanti problemi degli Stati Uniti e del mondo: la pace e i rapporti conl’Unione Sovietica, la riconferma del ruolo guida degli americani, lo sviluppo del Terzo Mondo e, all’interno, unapiù incisiva presenza pubblica, una maggiore equità sociale ed etnica, la lotta alla disoccupazione. In politicaestera esordì nel modo peggiore con il tentativo fallito di invasione di Cuba castrista; si riscattò nel ’62 imponen-do ai sovietici di rinunciare ad installare basi missilistiche a Cuba stessa e dopo, col rafforzamento della distensio-ne col massimo dirigente sovietico N. Chruscev. Fu vittima di un attentato a Dallas nel 1963.

King Martin Luter (via)

Località S.Maria .Laterale di Strada ProvincialePastore battista (1929-1968). Nato ad Atlanta (USA). Di famiglia assai religiosa e impegnata nella difesa deidiritti civili, divenne sacerdote e si dedicò alla lotta contro la discriminazione razziale. Condusse le sue battaglieper risolvere il problema negro appellandosi alla migliore natura dell’uomo e alla non violenza implicita nelVangelo. Tuttavia nell’ultimo periodo della sua vita dovette constatare che l’esasperazione della gente di colore sirivolgeva sempre più a soluzioni estremiste, generando in tutto il paese tensione e violenza. Di tale clima eglirestò vittima, assassinato in circostanze oscure. Nel 1964 aveva ricevuto il premio Nobel per la pace.

Labriola Arturo (via)

Località Villaggio artigianalePolitico ed economista (1873-1959). Di Napoli. Militante socialista, fu costretto a riparare in Svizzera e poi inFrancia per aver partecipato alle agitazioni del 1898. Al suo ritorno fondò e diresse l’Avanguardia socialista(1902-06). Eletto alla Camera nel 1913 si schierò a favore dell’intervento nella prima guerra mondiale. Si opposeal regime fascista per cui fu rimosso dalla cattedra di economia politica di Messina e costretto all’esilio. Tornò inItalia per concessione di Mussolini nel 1937. Fu eletto all’Assemblea Costituente nel 1945.

La Malfa Ugo (via)

Politico (1903-1979). Nato a Palermo. Partecipò alla lotta clandestina e nel 1942 fu tra i fondatori del Partitod’Azione. Durante i primi governi tra 1945 e 1948 fu ministro dei Trasporti e del Commercio Estero. Entrò a farparte del Partito Repubblicano e ne divenne prima segretario (1965) poi presidente (1975). Più volte ministro, fuvicepresidente del Consiglio nel IV gabinetto Moro. Fautore di una politica di apertura al PSI, accentuando lecritiche alla DC, sostenne la necessità che il PCI entrasse a far parte della direzione del Paese.

Lenin Nikolaj (via)

Laterale di via TogliattiPolitico, pseudonimo di Vladimir Ilijc Uljanov (1870-1924). Artefice della rivoluzione russa. Dal 1893 svolse aSan Pietroburgo propaganda marxista tra gli operai per cui fu deportato in Siberia. Dal 1900 si recò all’esterodove, in contrasto con la socialdemocrazia, diede vita al movimento bolscevico. Allo scoppio della rivoluzionedel 1905 rientrò in Russia svolgendo intensa attività politica. Si rifugiò all’estero dopo la repressione per rientrarenel 1917, quando, al manifestarsi della nuova rivoluzione del marzo, ne assunse la direzione e, dopo i fatti diottobre, divenne capo del governo sovietico.

Leningrado (via)

Laterale di Strada ProvincialePorto sul mar Baltico alle foci della Neva; già Pietroburgo, fondata da Pietro il Grande nel 1703, oggi S. Pietro-borgo. Importante per le industrie meccaniche, chimiche, tessili, ma anche centro artistico e culturale; famosi il

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Palazzo d’Inverno residenza degli zar, ora museo dell’Ermitage, la cattedrale della madonna di Kazan, la statuaequestre di Pietro I. Fu teatro della rivoluzione d’ottobre del 1917. Durante la II guerra mondiale resistette valida-mente all’assedio dell’esercito tedesco.

Leoncavallo Ruggero (via)

Laterale di via CostituzioneMusicista (1858-1919). Napoletano, si era laureato in lettere a Bologna. Pianista, compositore della scuola veristasi impose col successo di Pagliacci, di cui scrisse anche il libretto (1892); seguirono I Medici, Boheme, Edipo ree alcune operette. Come altri musicisti della “giovane scuola” subì l’influsso di Bizet e in parte di Wagner.

Levata (strada)

Località S.Giovanni. Laterale di via ProvincialeIn dialetto nostrano è alveda e in quello matovano, dove pure esiste il toponimo, alvada.L’interpretazione del nome oscilla tra “levata” nel senso di chiusa e via sollevata rispetto al terreno circostante, diorigine romana, dal latino levare. Questa seconda ipotesi è la più probabile essendo la strada una congiunzioneideale della centuriazione brescellese con quella carpigiana, inoltre attraversava le paludi da cui derivarono, nelQuattrocento, i Terreni Novi. A complemento di questa interpretazione si noti che una laterale della via è stradaSerravalle che si congiunge con strada Penella, entrambe, perché soprelevate, con funzione di delimitazione earginatura delle zone paludose.

Libertà (via)

Laterale di via De Amicisnei diversi tratti, già contrada Centusci, contrada del Gioco del pallone e contrada delle Monache.Il dizionario definisce Libertà come Facoltà dell’uomo di agire spontaneamente, per iniziativa della propriavolontà e della propria ragione e non solo per impulsi sensibili o esterni. In campo politico la lotta per la libertàconsiste nel rendere questo ambito il più vasto possibile compatibilmente coi diritti degli altri cittadini. Nel passato la via era chiusa all’estremità verso via Indipendenza, più o meno all’altezza dell’attuale stazione deiCarabinieri, e nel 1893 vi era stato edificato il pubblico macello, demolito negli anni Sessanta. Il tratto fino a viaDe Amicis era detto contrada Centusci. Gli edifici a levante sono fra i più antichi del borgo medievale, in essi siindividuano le case dei Sessi risalenti al XIII sec. che costituivano un lato del più antico “castelloncolo”. Dopo lafondazione del convento delle monache di S.Teresa, intorno al 1679, il tratto tra via Vittoria di Capua e via L.Orsi

Via della Libertà verso nord. La costruzione sullo sfondo era il vecchio macello.

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L’area di via della Libertà e delle contrade vicine nella carta disegnata dal Siliprandi nel 1778. Su di essa si affacciavano alcuni degliedifici più antichi del paese. Anche la casa dell’Orsi, evidenziata con un cerchio, vi aveva il suo ingresso.

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si denominò contrada delle Monache. Ancora negli anniSettanta si potevano vedere i resti della chiesa, che nel-l’Ottocento era diventata sede della filanda di una so-cietà di bachicoltori e negli ultimi tempi di una officinameccanica. L’allevamento di bachi da seta venne intro-dotto con un intento “industriale” da Ricciarda Gonza-ga attorno alla metà del XVIII secolo, tuttavia essendol’arte della seta molto florida a Reggio fin dalla secon-

da metà del Quattrocento, anche nelle terre dei Gonza-ga doveva esserci stato qualche addetto all’allevamen-to dei bigatti. Ne sono una prova indiretta gli strettirapporti tra i Gonzaga e gli Scaruffi, noti affaristi reg-giani e mercanti, tra l’altro, di seta, e un avvertimentodel governatore di Reggio, del 1585, che faceva pre-sente che a causa del dazio eccessivo ( dazio del pava-glione) c’era un forte contrabbando di bozzoli con laToscana da parte di genti da Correggio, Novellara, Ba-gnolo, S.Martino, Montecchio ecc. L’iniziativa di Don-na Ricciarda divenne importante per il numero dellepersone impiegate e per gli influssi che ebbe sul reddi-to degli agricoltori. La produzione dei bozzoli era affi-data alle donne di campagna; la filatura avveniva in paese nella filanda, dove lavoravano 40 filatrici. L’edificiod’angolo con via Vittoria di Capua sul lato a ponente ospitava l’oratorio del Carmine che apparteneva all’omoni-ma confraternita detta anche “delle cappe bianche”, ridotto ad uso profano nel 1810, mentre l’ultima casa della viadallo stesso lato, in angolo con via Orsi, era il fianco dell’abitazione del nostro grande artista. Il tratto tra via DeAmicis e via V. di Capua si chiamava del "Gioco del Balone" perché vi si praticava questo sport. A proposito del gioco del pallone sappiamo che a Novellara si praticò molto precocemente; importato da Firenzedai nostri Gonzaga che avevano relazioni con i Medici, la prima notizia certa è del 1554 allorchè, riferisce in unalettera il segretario di corte, “...el conto Alphonso era andato a Novollara a giucare al balono...”. Il calcio, anche sedi calcio come lo intendiamo noi non si trattava, era coinvolgente anche allora e ogni occasione era buona pergiocarlo. Nell’aprile 1571 una delegazione venne da Bologna per stipulare degli accordi. Nel tempo libero sisvolsero delle partite. “Oggi poi anno giugato al balono; gliè venuto qua certe giucatore nove bolognese; gliè ungentilhomo giuveni et grando cum dui compagni et sono alogiate a casa dell’arciprete. Anno giucato in partite. Liera ala partita li tri bolognesi et Leonoro et hera messer Hannibal Gonzaga et Antonio falconiere, messer Lino etOratio de Lelio (Orsi); et batea il bolognese grando et Antonio et anno giucato bene di manera chelli bolognesianno perso, chè anno fatto di falli asai. Anno perso 9-5 giochi...”.

Lidice (via)

Laterale di via LeningradoVillaggio della Boemia centrale. Nel 1942, per rappresaglia all’attentato contro R.Heydrich, i tedeschi ne deciserola distruzione. L’8 giugno fu evacuato e raso al suolo. Gli uomini in età superire a 16 anni furono fucilati, le donneinternate in campi di concentramento e i bambini affidati a famiglie tedesche. Il paese è monumento nazionale.

Ligabue Antonio (piazza)

Laterale di via Cimabue Al centro di via V.PoliPittore (1899-1965). Nato a Zurigo. Dopo un’infanzia e una giovinezza trascorse tra orfanatrofi, ospedali psichia-trici e vagabondaggi fu espulso dalla Svizzera e approdò a Gualtieri dove si inserì nel mondo operaio e contadinodella Bassa Reggiana. Per vivere disegnò e dipinse insegne per tiri a segno, circhi, carrozzoni da fiera e marciapie-di del Reggiano e del Mantovano. Intorno al 1930 l’incontro con Mazzacurati gli fece prendere coscienza delle

L’edificio dell’antica chiesa delle monache di S.Teresa che fuanche sede, nell'Ottocento, della filanda della Società diBachicoltori.

Una rara immagine degli anni ’70 dell’Oratorio del Carmine al-l’angolo di via V. di Capua con via della Libertà. Si notino ledecorazioni e le tracce dei finestroni ad arco del primo piano.

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proprie capacità artistiche. Si dedicò da quel momento solo alla pittura e alla scultura intercalando tuttavia periodidi ricovero all’ospedale di Gualtieri e al San Lazzaro di Reggio. La sua fama comunque prese a diffondersi fino afargli raggiungere negli anni Cinquanta un certo benessere economico e un miglioramento del suo stato psichico.Colpito da paralisi cerebrale cessò ogni attività nel 1962. E’ considerato il caso più significativo dei pittori naifitaliani. Tra le sue opere: Lotta dei cervi col postiglione, Lince, Leone con serpente, Aquila con volpe, Lotta deigalli, e le tante tigri. Unico soggetto umano gli autoritratti. Aveva una passione morbosa per le motociclette equalcuno ricorderà che si fermava a Novellara per comprare le sigarette.

Luxemburg Rosa (via)

Laterale di via De NicolaRivoluzionaria tedesca (1870-1919). Ebrea di origine polacca, aderente a raggruppamenti socialisti nel paesed’origine, divenuta cittadina tedesca col matrimonio, militò in quel partito socialdemocratico nell’ala marxista,svolgendo tra l’altro un’intensa attività giornalistica. Attaccò le posizioni di Bernstein in una serie di articoliraccolti sotto il titolo di Sozialereform oder Revolution? Partecipò alla Internazionale di Parigi dove si pronunciòcontro “il militarismo e il colonialismo, piaghe basilari dell’accumulazione capitalistica”. Nel 1912 pubblicò laponderosa opera Die Akkumulation des Kapitals. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale per il suo antibel-licismo fu incarcerata quasi ininterrottamente dal 1915 al 1918. Nel 1916 guidò un movimento di estrema sinistradetto Spartachismo. Alla fine della guerra presiedette la costituzione del partito comunista tedesco e partecipò allarivolta spartachista di Berlino. Arrestata, fu assassinata dalle guardie.

Madonnina (strada)

Laterale di strada BorgazzoL’inizio della strada è segnato da una cap-pellina dedicata alla Madonna della Ghia-ra. Non se ne conosce la data di fonda-zione. All’interno c’era un dipinto su ta-vola raffigurante la Vergine, ora custodi-to in S.Stefano. Nel mese di maggio vi sirecita il rosario e si cantano le litanie. Inpassato aveva un portichetto nella parteanteriore chiuso da una cancellata. I la-vori di sistemazione e di reintonacaturadel 1998 hanno riportato alla luce le trac-ce del portichetto.Si ha notizia di un’altro oratorio dedica-to a S.Filippo Neri in Borgazzo, volutoda un certo Eleonoro Bianchi nel 1595,ma se ne sono perse le tracce.

Malagoli Claudio (via)

Laterale di via dello SportCestista (1951-1988). Nato a Novellara, fin da ragazzino mostrò la suaattitudine per la pallacanestro giocando nel campetto dell’oratorio. Il suotalento fu notato da Nico Messina che lo portò a Varese. Grazie ad unaccordo andò a giocare alla Snaidero di Udine, in seguito contribuì ampia-mente alla promozione in serie A di Vigevano e Brindisi. Ha collezionato31 presenze in nazionale e i suoi 6903 punti realizzati in serie A ne hannofatto l’undicesimo marcatore di tutti i tempi. Claudio rappresenta i tantiragazzi novellaresi che si sono distinti in tutte le categorie della pallacane-stro fino alla serie A e la vitalità del nostro vivaio. A lui è intitolato iltorneo giovanile di basket “Città di Novellara”.

Claudio Malagoli, giocatore di pallaca-nestro di serie A. A lui è intitolato un tor-neo giovanile.

La cappellina della Madonna della Ghiara in Borgazzo.

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Malagoli Giuseppe (via)

Laterale di via CostituzioneLetterato e filologo (1864-1947). Novellarese. Dopo alcuni anni di inse-gnamento a Lovere e a Massa Carrara si stabilì a Pisa dove cominciò adoccuparsi di studi di dialettologia e glottologia che si concretizzarono indecine di contributi specifici e due manuali di ortografia e di accentazio-ne, Ortoepia e ortografia italiana moderna, e sopratutto nel Vocabolariopisano. Nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò a una raccolta di braniletterari che pubblicò nel 1932 col titolo Crestomanzia per secoli dellaletteratura italiana; opera che ebbe una notevole fortuna. Scrisse anchenumerose composizioni poetiche: Sul lago d’Iseo, La piccola ghirlanda,Echi poetici alla periferia, Paesi. Malagoli componeva, secondo l’uso deltempo, poesie d’occasione per ricorrenze come nascite e matrimoni, inol-tre si dedicò a ricerche su poeti e scrittori di Novellara come GuidubaldoBonarelli, Daniello Bartoli, Carlo Cantoni. Nel 1904 aveva avviato unprogramma di indagini sistematiche sui dialetti reggiani, purtroppo noncompletato, ma fortunatamente iniziato con la Fonologia del dialetto diNovellara. Da non dimenticare il prezioso opuscolo Cronisti e storiografidi Novellara. Sua la poesia all’inizio di questo volumetto. Il nostro archi-vio conserva il suo epistolario, mentre alla facoltà di Lettere dell'Universi-tà di Pisa c'é la sua biblioteca assieme a quella del figlio Luigi, lui puredocente in quell'Ateneo. Si può aggiungere che Giuseppe Malagoli fu “figlio d’arte” infatti lo suocero, CelestinoMalagoli, archivista e protocollista comunale, fece ricerche sulla storia di Novellara, dando alle stampe dueopuscoli, uno sulla vita e le opere di Lelio Orsi, l’altra appunto sulla storia del paese, Notizie storiche toponoma-stiche e amministrative; inoltre ci ha lasciato una preziosissima cronca manoscritta.

Manfredi Fratelli (via)

Laterale di via D’AzeglioGino, Aldino, Gugliemo e Alfeo. Famiglia di mezzadri di Villa Sesso. Dopo l’8 settembre 1943, tutti arruolatinella 77 Brigata SAP, raccoglievano viveri e materiale per le prime formazioni partigiane, assistevano e nascon-devano perseguitati politici, facevano da guida ai gruppi di reclute partigiane nel viaggio verso l’Appennino. Lacasa divenne una delle basi più solide dell’organizzazione e i Manfredi, specialmente Gino, parteciparono a varicolpi di mano per procurare armi, munizioni e vettovaglie. Nel corso dei rastrellamenti effettuati tra 16 e 20dicembre 1944 furono catturati assieme ad oltre 400 persone e arrestati in un gruppo di 51. Nonostante Ginocercasse di prendere su di sè tutta la responsabilità per salvare gli altri famigliari, venne fucilato con altre 13persone compresi i fratelli. Anche il padre Virginio chiese e ottenne di seguire la sorte dei figli.

Mantegna Andrea (via)

Laterale di via ColomboPittore e incisore (1431-1506). Padovano, fra i più grandi del Rinascimento; si distinse per un culto della formache lo riallacciava ai modelli antichi. Ancora giovanissimo affrescò insieme al Pizzolo parte della cappella Ove-tari nella chiesa degli Eremitani di Padova. Invitato a Ferrara nel 1449 vi dipinse un ritratto di Lionello d’Este. Del1453-54 è il Polittico di San Luca e del 1459 la Pala di San Zeno. Attorno al 1460 si recò a Mantova alla corte diLodovico Gonzaga dove affrescò la cappella del castello di S.Giorgio e, nel palazzo ducale, la Camera degli sposi.Verso il 1485, per incarico di Francesco II, Mantegna dava inizio alle nuove tempere del Trionfo di Cesare, usaticome fondali di scene. Vari viaggi compì a Firenze e a Roma, dove decorò la cappella privata di Innocenzo VIII,distrutta nel Settecento. Altre opere: San Giorgio (alla Ca’ d’Oro), la Madonna della vittoria (al Louvre), la Mortedella Vergine (al Prado). Quando morì nel suo studio fu ritrovato il notissimo Cristo morto dal perfetto scorcioprospettico.

Manzoni Alessandro (via)

Laterale di via A.CostaScrittore, poeta, letterato (1785-1873). Uno dei massimi scrittori italiani, considerato caposcuola del romantici-smo. Nato a Milano, condusse una vita scapigliata nei primissimi anni dell’Ottocento poi, dal 1805 al 1810, visse

Giuseppe Malagoli, letterato e filologo.

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a Parigi dove frequentò l’ambiente degli illuministi e sposò la calvinista Enrichetta Blondel; in seguito, e fino allamorte, soggiornò quasi esclusivamente a Milano. Dal 1861 fu senatore del regno e, contrario al potere temporaledei papi con scandalo dei cattolici integralisti, votò in favore del trasferimento della capitale da Torino a Firenzecome tappa di avvicinamento a Roma. La sua fama di poeta è legata alle poesie composte dopo la conversione(1810): gli Inni sacri, Marzo 1821 e Cinque Maggio. Testi significativi della problematica manzoniana sonoLettre à Monsieur Chauvet e Lettera a Cesare D’Azeglio sul Romanticismo (1823). Notevoli anche le due trage-die: Il Conte di Carmagnola e Adelchi. La grandezza del Manzoni però si fonda sui Promessi sposi, il maggiorromanzo della nostra letteratura. La prima edizione (1821-23) aveva il titolo Fermo e Lucia che venne poi cam-biato nel 1827 in Promessi sposi. Dopo la “risciacquatura in Arno” per eliminare arcaicismi e forme dialettali uscìnel 1840-42, una nuova edizione con l’aggiunta della Storia della colonna infame.

Marchi Vittorio (via)

già contrada di S.LuciaMedico, anatomopatologo (1851-1908). Nato a Novellara, si laureò all’Uni-versità di Modena in chimica farmaceutica nel 1873 e in medicina e chirurgianel 1882; nel medesimo anno passò al “frenocomio” San Lazzaro di ReggioEmilia dove esercitò come perito settore. Poco dopo divenne direttore di queilaboratori scientifici. In questo periodo compì importanti ricerche sul sistemanervoso che gli permisero di frequentare l’Istituto di Anatomia Patologicadell’Università di Pavia dove insegnava il grande Golgi. Per buona parte del1884 fu aiuto del grande patologo avendo così modo di apprendere e perfe-zionare le tecniche che valsero al Golgi il premio Nobel. Uno studio originalesui talami ottici fruttò al nostro Marchi nella stessa epoca il premio dell’Isti-tuto Lombardo di Scienze e Lettere. Nell’87 accettò il posto di aiuto allacattedra di Fisiologia di Firenze con la prospettiva di poter proseguire i suoistudi. Partecipò a diversi concorsi per cattedre universitarie senza purtropporiuscire a vincerli. Accettò stranamente il posto di medico condotto prima diS.Benedetto del Tronto poi di Jesi, e in quest’ultima città finì i suoi giorni,ucciso da una meningite.Il suo nome resta ancor oggi legato a un fascio di fibre nervose discendenti che proviene dal cervelletto e ad unmetodo, sviluppato nei laboratori di Reggio, di individuazione del percorso dei fasci nervosi e di localizzazionedelle sedi delle funzioni nervose

Marconi Guglielmo (piazzale)

già piazzale della RoccaFisico e inventore (1874-1937). Nato a Bologna. Frequentò presso l’Università della sua città, senza essere iscrit-to, il laboratorio di fisica sperimentale nel campo delle radioonde. Nel 1894 con esperimenti condotti nella villapaterna di Pontecchio perfezionò gli apparati trasmittenti e riceventi allora in uso, riuscendo a trasmettere segnali

Vittorio Marchi, fisiologo e anato-mopatologo.

Immagine sacra in terracotta e antico dipinto raffigurante la Madonna scoperto in una casa in via Marchi.

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percepibili ad oltre 2 km., dimostrando cosìche le radioonde potevano superare ostacoli na-turali. Trasferitosi in Inghilterra nel 1896 bre-vettò il sistema di radiotelegrafia senza fili e,nel 1898, fondò a Londra la Marconi’s Wire-less Telegraph and Signal Co. e all’inizio delsecolo sviluppò spettacolari esperimenti di col-legamento transoceanici. Nel 1909 ricevette ilpremio Nobel per la fisica. Dopo la prima guer-ra mondiale attrezzò un panfilo, l’Elettra, sulquale perfezionò la radiotelegrafia. Effettuòanche esperimenti sulla trasmissione delle im-magini. Dal 1929 fu nominato presidente delCNR e ottenne una cattedra di onde elettro-magnetiche all’Università di Roma.

Come piazzale della Rocca aveva una suarilevanza pubblica fin da epoca medievale, in-fatti gli edifici a est ospitavano il palazzo delpodestà, mentre quelli a ovest avevano unaloggia al piano terra dove si amministrava lagiustizia e al piano superiore i granai della co-munità. Nel Cinquecento sotto il pretorio c’era-no l’apoteca o spezieria e la bottega del sarto.Le camere all’angolo del piazzale con via DeAmicis avevano ospitato negli anni Quarantadel Quattrocento S.Bernardino da Siena nel suogiro di predicazioni. Per questo la via che co-steggia la rocca fu dedicata a lui. Dopo il 1880,vi fu installata la pesa pubblica col caratteri-stico chiosco mentre sul lato opposto è rima-sta aperta al pubblico fino agli anni Sessanta la Trattoria del Castello gestita dalla celebre “Lisetta”.

Marsala (piazzale)

All’estremità di via N. BixioCittà della Sicilia in provincia di Trapani, conosciuta a livello internazionale per i vini omonimi che cominciaro-no ad essere prodotti in modo industriale dalla fine del XVIII secolo. L’antica Marsala possedette un porto sempreattivissimo sotto tutte le dominazioni, dalla cartaginese alla normanna, ma fu chiuso nel XVI secolo a favore diquello di Trapani. L’11 maggio 1860 a Marsala sbarcarono i Mille di Garibaldi eludendo la flotta borbonica einiziando così la conquista del Regno delle Due Sicilie.

Martiri (via)

Laterale di strada SbarraPer il linguaggio cristiano martiri sono coloro che rendono testimonianza della loro fede in particolare sopportan-do di essere arrestati, giudicati, torturati, seviziati e uccisi senza opporre resistenza per aver predicato la parola diDio. Per estensione sono martiri tutti coloro che hanno subito violenze e la morte per una causa giudicata giusta.In genere si intendono ricordare i caduti per la libertà della Patria.

Martiri della Bettola (via)

Prosecuzione di via Martiri di CervaroloIl ponte della Bettola è sulla strada statale tra Vezzano e Casina. Una squadra di sabotatori partigiani, guidata daLupo (Enrico Cavicchioni) tentò, il 26 giugno 1944, di far saltare il ponte per interrompere le comunicazioni.Dopo gli scoppi delle mine però il manufatto era solo danneggiato. La notte seguente mentre i sabotatori tentava-no di portare a termine l’opera, sopraggiunse un automezzo carico di tedeschi, ci fu uno scontro con morti daentrambe le parti. Poche ore dopo i tedeschi, per rappresaglia uccisero trentadue persone che si trovavano nellecase e nell’albergo nei pressi del ponte.

Il suggestivo acciottolato del piazzale delle rocca nei primi anni Cinquanta..

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Martiri di Cervarolo (via)

Laterale di via LeningradoA seguito della sconfitta subita dai tedeschi a Cerrè Sologno ad opera di un nutrito gruppo di partigiani, i comandimilitari intrapresero un immediato rastrellamento con l’appoggio dell’aviazione. Iniziò l’occupazione progressi-va di tutti i paesi per frazionare le formazioni partigiane. Il 19 marzo 1944 i soldati entrarono a Cervarolo e ilgiorno seguente fecero razzia, appiccarono il fuoco alle case e fucilarono 24 uomini compreso il prete.

Marzabotto (via)

Laterale di via LeningradoPaese in provincia di Bologna, nella valle del Reno. Antico insediamento etrusco con edifici ed abitazioni distri-buiti in “insulae” delimitate da assi stradali ortogonali; le strade principali sono provviste di canalette di scolo, lecase, costruite con una tecnica mista di ciottoli e mattoni crudi, sono costituite da una serie di ambienti dispostiattorno ad un cortile centrale con pozzo. Nell’area principale sono stati individuati edifici sacri eretti secondo icanoni dell’architettura etrusca.Il nome di Marzabotto è in epoca contemporanea legato alla strage operata dalle SS tedesche del maggiore Rederche provocò la morte di 1836 persone per rappresaglia contro la lotta partigiana.

Mascagni Pietro (via)

Laterale di via CostituzioneCompositore e direttore d’orchestra (1863-1945). Di Livorno. Allievo per breve tempo di Ponchielli si diede poialla direzione di operette messe in scena dalla Compagnia di Forlì e dalla Compagnia Maresca. Stabilitosi aCerignola in Puglia lavorò attorno al Guglielmo Ratcliff e compose una Messa. Giunse di colpo alla notorietà e alsuccesso vincendo il concorso dell’editore Sonzogno con l’opera Cavalleria rusticana. Nelle opere successivetentò vie musicali diverse realizzando lavori piacevoli quali Amico Fritz, Iris e Lodoletta. Nel 1895 assunse ladirezione e la cattedra del Liceo musicale di Pesaro che tenne fino al 1902. Dopo il 1917 la sua attività composi-tiva si diradò fino a interrompersi nel 1935 con Nerone. Nel corso della vita aveva scritto numerosi articoli pergiornali e riviste.

Mattei Enrico (via)

Laterale di via E.FerrariImprenditore e politico (1906-1962). Nato ad Acqualagna (PS). Impiegato, poi direttore, di una conceria, nel1929, si trasferì a Milano dove lavorò come rappresentante di colori fino al 1934 quando fondò l’Industria chimi-ca lombarda specializzata in vernici. Durante l’occupazione tedesca fu a capo di formazioni partigiane dellaDemocrazia cristiana e membro del comando militare del CLNAI. Dopo la guerra divenne commissario straordi-nario dell’AGIP che stava effettuando perforazioni in Valle Padana. Grazie alla sua perseveranza e all’appoggiopolitico della DC furono scoperti i giacimenti di Cortemaggiore e Caviaga. Mattei fece dell’AGIP un potentestrumento per l’affrancamento energetico dell’Italia, sviluppando anche le ricerche di gas e la costruzione dimetanodotti. Nel 1953, costituitosi l’ENI, ne divenne presidente avviando una politica di indipendenza dallegrandi compagnie che monopolizzavano la produzione e la distribuzione dei prodotti petroliferi; il che lo feceentrare in conflitto con gli interessi dell’industria privata in campo energetico. Per reggere il duro confrontoricercò l’alleanza di alcune correnti della DC e si avvalse del quotidiano “Il Giorno” per sostenere la strategiadell’ENI. Morì per l’eplosione di una bomba collocata sul suo aereo.

Matteotti Giacomo (via)

Laterale di via IndipendenzaPolitico (1885-1924). Di Fratta Polesine. Iscrittosi giovanissimo al Partito Socialista ne divenne ben presto unodegli esponenti più in vista e, dal 1922, segretario generale. Eletto deputato nel 1919 divenne uno dei più irridu-cibili avversari di Mussolini e del fascismo. Per ritorsione contro il suo discorso in parlamento in cui denunciavail regime illegale che si andava instaurando, fu aggredito sul Lungotevere il 10 giugno 1924 e pugnalato a morte.Il fatto per poco non travolse lo stesso Mussolini. Matteotti aveva collaborato assiduamente a La critica sociale,a L’Avanti!, La Giustizia e La Lotta.

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Mazzerini Luigi (via)

Laterale di via Marchigià contrada del PortichettoSpeziale (1735-1821). Di Fermo. Fu gesuita spezialenel collegio dei Gesuiti di Novellara la cui spezieriaacquistò nel 1774 dopo la soppressione della Compa-gnia di Gesù, gestendola privatamente. Il Davoli nellesue Memorie lo descrive come “ uomo molto attivo,esperto e fornito di molte cognizioni, giovava non pocoagli infermi nelle cure di medicina e chirurgia; parlato-re erudito e manieroso tratteneva con piacere chiunqueportavasi al suo negozio”. A seguito delle sue disposi-zioni testamentarie i materiali della spezieria rimaseroalla Comunità; tra essi di grande pregio e importanza irecipienti di ceramica decorata destinati alla conserva-zione dei medicamenti, dei secoli dal XVI al XVIII,ora esposti nel Museo Gonzaga. Per l’esattezza il co-gnome dovrebbe essere Mazzarini con la "a". Il nome antico, Portichetto, deriva dal gruppo di case con le botteghe degli artigiani, tuttora esistenti se purirriconoscibili, sul lato nord, con piccolo portico antistante, in prossimità della primitiva piazza del mercato.Ospitava anche la casa del giudice. Nell’area compresa tra la piazza e la Linarola si tennero tra Quattrocento eCinquecento numerosi duelli perchè Novellara era una specie di zona franca per questo genere di sfide. All’estre-

mità est c’era il Mulino di sopra, altro importante punto di aggregazione umana, ora trasformato in laboratorioartigiano. Qualche parola sui mulini non guasterà. I molini ad acqua “pubblici” sono una istituzione del Medioe-vo; utilizzati in principio esclusivamente per la macinazione dei grani, dopo il Mille se ne estese l’impiego altaglio del legname, alla produzione della carta, alla follatura dei panni, alla lavorazione del ferro. Sui corsi d’ac-

qua perenni vennero costruiti mulini galleggianti men-tre sui torrenti e sui canali i molini fissi. Quelli dellaantica contea di Novellara e Bagnolo funzionavano colsistema dell’acqua che scorreva sotto le ruote motrici.Da noi chi doveva macinare aveva il vantaggio di po-tervisi recare anche per via acqua, caricando il granosu un burchiello. I nostri molini risalgono al XII sec. IlMolino di sotto era dei frati della chiesa di S.Andrea diCampagnola e fu acquistato da Alessandro I Gonzaga,assieme alla chiesa di S.Antonio Abate, all’inizio del‘500. I Gonzaga però possedevano altri molini, perchècostituivano un introito sicuro e consistente. Nel 1732ne avevano 18, quasi tutti nella Lombardia, che dava-no in affitto a privati. Il Molino di sopra è stato chiusonel 1968, quello di sotto nel 1979. A titolo di curiositàla macinatura si effettuava dall’8 settembre al 15 mag-gio. La quota di farina trattenuta era circa del 6%. Nell’ 800 sul lato a meridione era stato costruito un

edificio adibito a manifattura dei tabacchi, trasformato in seguito in riseria.

Il “Portichetto” nel 1910; ospitava botteghe e case di artigianifin dal Quattrocento.

A sinistra la riseria in via Mazzarini; nell’Ottocento era una manifattura tabacchi . A destra lato anteriore del Mulino di Sopra.

Una pianta dei primi dell’Ottocento ci mostra la disposizionedelle macine all’interno del mulino.

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Mazzini Giuseppe (piazza)

Piazzetta, già piazza Umberto IPolitico e pensatore (1805-1872). Genovese. Cresciu-to in un ambiente aperto alle tendenze democratiche,nel 1827, anno della laurea, entrò nella carboneria eintraprese la carriera letteraria scrivendo sull’Indicato-re genovese e poi sull’ Indicatore livornese.Arrestato nel ’30 con l’accusa di cospirazione, quandouscì dal carcere preferì andare in esilio a Marsiglia; quifondò la Giovine Italia una associazione, o meglio unasocietà, che avrebbe dovuto, sia pure dall’estero, risve-gliare i sentimenti patriottici degli italiani. Le adesionial movimento furono numerosissime. Ci fu anche untentativo di alleanza, poi fallito, con le società guidateda Filippo Buonarroti che raccoglievano gruppi di con-tadini attratti dagli ideali collettivistici. Alla luce del-l’ideale “pensiero e azione”, nel ’33, tentò di provoca-re la rivolta nel Regno di Piemonte, ma il moto fu stron-cato dalla polizia sabauda così come quello successivo nella Savoia. Rifugiatosi in Svizzera fondò la GiovineEuropa; cacciato anche da qui, riparò in Inghilterra ove subì una profonda crisi spirituale. Riorganizzò la GiovineItalia nel 1838-40. La più importante azione del risorto movimento fu lo sfortunato tentativo dei fratelli Bandiera.

Mazzini fu uno dei triumviri della Repubblica romanae quando cadde (1849) riprese la via dell’esilio spo-standosi all’estero e nell’Italia Meridionale rinfocolandoi suoi ideali repubblicani. Nel 1860 di fronte all’indi-rizzo regio del Risorgimento sentendosi un “esule inpatria” preferì proseguire il suo esilio a Lugano e Lon-dra. Tornato in incognito a Pisa nel 1872 vi si spensedimenticato da tutti. Prima del 1946 la piazza era intitolata a Umberto I,re d’Italia. Divenuto re nel 1848, appoggiò la politicacolonialista di Crispi mentre in politica interna fu so-stenitore dell’autoritarismo dello Stato. Venne assassi-nato a Monza nel 1900.Piazzetta, così chiamata per le dimensioni ridotte ri-spetto alla piazza maggiore, era l’antica piazza del ca-

stello prima dell’ampliamento urbanistico del XVI sec.Tra gli edifici che vi si affacciano la casa di GiuseppeMalagoli, il portico delle passeggiate gonzaghesche incastello, del primo Cinquecento e il palazzetto libertyche fu sede dell’albergo delle Due spade. Salta all’oc-chio, perchè in stile totalmente estraneo alla tipologiadel luogo, la casa in cemento armato in stile moderno.Sullo sfondo a sud la casa di Gaetano Gaddi, biblioteca-rio e cultore di storia locale a lui si devono il salvatag-gio dei vasi della spezieria dei Gesuiti durante la guerrae la valorizzazione dei cimeli gonzagheschi della Roc-ca. Ha lasciato alla Comunità una pregevole raccolta dimateriale fotografico su avvenimenti e luoghi del paese,una parte del quale è stato utilizzato per illustrare questolibro. Dalla fine del Settecento, da aprile a ottobre, vi siteneva il mercato del bestiame, due volte la settimana.

Medico (viottolo del)

Località S.MariaPrende origine, come l’omonimo ponte in confine con Canolo, da una “casa del medico” che fu di Giacomo delMedico di Massa, suddito dei Gonzaga, che prese parte alla congiura ordita nel 1580 da Claudio Gonzaga controi parenti di Novellara. Dalle memorie di Celestino Malagoli abbiamo che i beni in Novellara, Reatino, Valle ePieve Rossa, compresa la canonica di Novellara, di proprietà “Del Medico di Cariera” furono rilevati nel 1880 daGherardi Ignazio, primo chirurgo dell’ospedale.

L’Abergo delle due spade all’angolo della Piazzetta negli anniVenti.

La Piazzetta nel 1925. La veranda a sinistra era dell’albergo eserviva per stendere lenzuola e tovaglie ad asciugare.I portici a destra servivano ai Gonzaga nel Cinquecento perpasseggiare.

Abitazioni tra la Piazzetta e via Penelli. La casa di destra era diGaetano Gaddi.

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Menotti Ciro (via)

Laterale via Cantoni, di fianco a foto WollmerPatriota (1798-1831). Di Migliarina di Carpi. Dopo la rivoluzione in Francia del luglio 1730, anche i principiritennero di dover mutare il loro atteggiamento reazionario e di entrare in contatto con gli uomini desiderosi dinuovi ordini politici. Enrico Misley e Ciro Menotti prospettarono al duca Francesco IV d’Este la possibilità dicrearsi, per mezzo della rivoluzione, una signoria più ampia e addirittura di conseguire la corona di re. La prepa-razione della congiura proseguì piuttosto alacremente, mentre per la libertà di cui godeva si era diffusa la convin-zione che Menotti agisse con la segreta connivenza del duca. Ma tale convinzione non rispondeva alla realtà,perchè Francesco IV, forse pentitosi di essersi spinto troppo oltre faceva al contrario preparativi per soffocarel’insurrezione. La data della rivolta fu rivelata al duca che potè prendere in tempo le contromisure. Menotti,vistosi scoperto, anticipò la data, ma l’azione fallì e lui fu catturato. Una commissione militare istituita dal duca,lo condannò a morte per impiccagione.

Brevissimo tratto di strada che congiunge via Carlo Cantoni con piazzale Marsala; in origine era un cortile.

Mille (vicolo dei)

Spedizione militare. Con questa definizione si indica l’impresa ideata da Crispi e realizzata da Garibaldi peraiutare le popolazioni della Sicilia e del Meridione a liberarsi del dominio borbonico. Nel maggio 1860, simulan-do un atto di pirateria per evitare complicazioni diplomatiche al governo piemontese, Garibaldi e i suoi preserodue navi e salparono da Quarto. I mille volontari erano in massima parte studenti, professionisti, artigiani eletterati. Si rifornirono di armi a Talamone e sbarcarono a Marsala l’11 maggio. Dopo la prima vittoria a Calata-fimi l’avanzata proseguì rapidamente stante la scarsa opposizione delle truppe borboniche. Passati in Calabria igaribaldini marciarono altrettanto speditamente verso Napoli favoriti da piccole rivolte locali. L’ultimo tentativodi reazione dei Borboni fu stroncato al Volturno e Garibaldi entrava vittorioso nella capitale. Le insurrezioniorganizzate da Cavour col consenso di Napoleone III negli Stati Pontifici fornirono il pretesto ai piemontesi perinvadere le Marche e l’Umbria e arrivare ai confini napoletani. Garibaldi e Vittorio Emanuele si incontrarono aTeano.

In origine erano due cortili confinanti delle rispettive case di corso Garibaldi e via Cantoni resi comunicantinel 1961.

Minara ( strada)

Laterale di strada VallePrende il nome da una famiglia, i Minari originaria di Reggiolo, esistita nel XVI secolo. Anche il canale che correnelle vicinanze porta lo stesso nome.

Minzoni Giovanni (via)

Laterale di via TogliattiSacerdote (1885-1923). Nato a Ravenna. Studiò nel seminario della sua città; nel 1910 fu mandato cappellano adArgenta. Allo scoppio del primo conflitto mondiale chiese di essere inviato al fronte come cappellano militare;per le azioni valorose si meritò la medaglia d’argento. Tornato ad Argenta si immerse nuovamente in un’infatica-bile attività di predicazione e di iniziativa sociale; convinto sostenitore del cooperativismo appoggiò tutte leiniziative che andavano in questa direzione. Da ciò scaturirono lo scontro col fascismo e l’adesione al Partitopopolare. Per contrastare l’organizzazione giovanile deibalilla organizzò una sezione locale scoutistica. Que-sto ed altri episodi gli attirarono l’ostilità dei dirigentifascisti locali che, nel ’23, lo fecero percuotere violen-temente dagli squadristi provocandone la morte.

Montegrappa (via)

Laterale di via VenetoMassiccio montuoso delle Prealpi venete. Il principalecentro è Bassano. L’area del Grappa fu centro di rile- Via Montegrappa negli anni Trenta.

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vanti episodi bellici nel corso della prima guerra mon-diale. Nell’ottobre-novembre 1917 divenne l’anello dicongiunzione tra la linea difensiva montana e quelladel Piave. La IV armata pur in condizione di inferioritànumerica e di mezzi, con un tempo proibitivo sostenneper cinquanta giorni la prima battaglia difensiva. Unaseconda battaglia si ebbe nel giugno del 1918 quandogli austriaci nel contesto di una grande offensiva cer-carono di aprirsi la via del Canale del Brenta, ma senzasuccesso. Una terza battaglia, questa volta offensiva,ci fu nell’ottobre. I soldati del Grappa non riuscironoad avanzare, ma costrinsero il comando nemico a spo-stare in quel quadrante gran parte delle riserve favo-rendo il passaggio del Piave da parte delle truppe delpiano, preparando la vittoria finale di Vittorio Veneto.

All’inizio della via è la chiesa dei Servi dalla facciata rimasta incompiuta e con campanilino a vela assai danneg-giato dal terremoto del 1996. Costruita a partire dal 1654 con la rendita di un lascito del giurista e giureconsultoCamillo Farnetti, morto nel 1637, e col contributo di Alfonso II Gonzaga, fu inizialmente dedicata a San GiovanniBattista poi intitolata a S.Filippo Benizzi. Ci vollero vent’anni per terminarla. Nel1740, a seguito della demolizione dell’antica chiesa al Molino di Sotto, venne tra-sportata nel tempio in paese l’immagine miracolosa della B.V. delle Grazie. All’in-terno la chiesa conserva pregevoli dipinti a olio, tra cui una Madonna della Ghiaracon San Pietro e San Francesco del novellarese Mario Lodi, alcune statue in carta-pesta e confessionali lignei.Il complesso conventuale, iniziato nel 1677, era invece completato dopo soli treanni. A seguito delle soppressioni degli enti religiosi del 1768 la chiesa fu rilevatadalla Confraternita del Carmine che provvide a tenerla efficiente. Il convento fudapprima acquistato dall’ebreo Sinigaglia poi da Antonio Taschini che ne fece donoalla Congregazione di Carità per trasferirvi l’ospedale. Dopo i riattamenti fu inau-gurato nel 1873. Giusto un secolo più tardi è stato soppresso come ospedale e desti-nato ad attività socio assistenziali.Gran parte della via è stata occupata sui due lati fino alle soglie degli anni Novantadai capannoni e dagli edifici delle Officine Slanzi.All’incrocio con via N.Sauro è il nuovo Ufficio Postale (oggi si dice “Agenzia po-stale”) nell’edificio definito” prefabbricato standard legge 39/82", qui trasferito da piazza Battisti nella secondametà degli anni Ottanta In precedenza si trovava all’angolo tra piazza Unità d’Italia e la Piazzetta, negli ambientiora del fiorista e ancor prima era situato nel corpo di destra, per chi guarda, del palazzo della Cassa di Risparmio.

L’Ospedale S.Tomaso d’Aquino ricavato nel convento dei Servi all’inizio del secolo. Più sopra una stanza dello stesso ospedale daex voto della chiesa della Fossetta, del secolo XIX.

Le Officine e fonderie Slanzi dal lato dell'ingresso degli operai.

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La chiesa dei Servi in una foto Sevardi dell'inizio del secolo.

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Monti Vincenzo (viottolo)

Laterale di via D’AzeglioPoeta (1754-1828). Nato a Ravenna. Frequentò l’Università di Ferrara ma fu a Roma, dove era andato comesegretario del duca Braschi, che la sua cultura assimilò le varie tendenze dell’epoca. Filonapoleonico si trasferì aMilano al tempo della Repubblica Cisalpina, per rifugiarsi a Parigi alla caduta di Napoleone e ritornare dopo lanuova vittoria dell’imperatore. Nel 1804 fu nominato poeta del governo ma riuscì a continuare la sua attivitàletteraria anche dopo la Restaurazione. La sua fama è dovuta alla traduzione dell’ Iliade di Omero, non solo tra lepiù efficaci che siano state tentate, ma forse anche la migliore tra le sue stesse opere; notevole anche la traduzionedella Pucelle d’Orléans. Le capacità di verseggiatore di Monti appaiono nel poemetto La bellezza dell’universo,nei preromantici Sciolti al principe Chigi e nell’ode Al signor di Mongolfier. Scrisse anche tre tragedie: Aristode-mo, Galeotto Manfredi, Caio Gracco.

Moro Aldo (via)

Laterale di via NenniPolitico. (1916-1978). Nato a Maglie (LE). Professore ordinario di diritto penale all’Università di Roma, neldopoguerra fece parte della Costituente come rappresentante della Democrazia Cristiana. Rieletto deputato adogni legislatura, segretario della DC, nel 1963 fu presidente del Consiglio e dette vita al primo governo di centro-sinistra. Costituì poi altri quattro governi (1964, 1966, 1974, 1976) divenendo in breve una delle personalità dimaggior spicco del suo partito. Fu l’artefice dell’accordo fra i partiti dell’arco costituzionale che portò alla forma-zione dei successivi governi Andreotti. Il 16 marzo 1978 fu rapito da un commando delle Brigate Rosse e assas-sinato il 9 maggio successivo.

Motta (strada)

Laterale di strada ProvincialeIl termine “motta” indica un luogo sempre abitato, spesso da epoca preistorica, un rilievo artificiale sul qualesorgeva un’opera fortificata o un insieme di costruzioni militari . Qui dove esiste l’omonima possesione, sorgeva

la chiesa di San Lorenzo di Cortenova e un gruppo diedifici atti ad ospitare nel corso del XII secolo il cardi-nale legato giunto con tutto il suo seguito a Reggio perarbitrare la vertenza tra i due monasteri di S.Prosperoper il possesso delle reliquie del santo. Già verso lafine del Quattrocento la chiesa era in rovina e il sitoaveva perso importanza per il prevalere di Novellara. Imateriali furono utilizzati per costruire la chiesa di S.Stefano e i benefici pertinenti a S.Lorenzo trasportatinella collegiata. Ancora nei primi anni dell’Ottocento,riferiva il Davoli che nel prato a nord della Motta c’eral’antico cimitero e i Catellani raccontavano che neglianni ’40 di questo secolo, nel corso di lavori agricoliereno emersi ossa e pietre sepolcrali. Vi sono anchestati raccolti materiali laterizi, ceramici e metallici diepoca romana.

Natta Giulio (via)

Villaggio artigianale, laterale di via EdisonScienziato. (1903-1979). Nato a Imperia. Laureatosi al Politecnico di Milano in ingegneria chimica, insegnò invarie città per ritornare definitivamente a Milano come direttore dell’Istituto di chimica industriale. Introdusse inItalia l’uso dei raggi X nello studio delle strutture molecolari. I suoi interessi furono rivolti specialmente allesintesi delle materie plastiche; partendo dalla sintesi catalitica del polietilene effettuata da Ziegler ottenne un altropolimero, il polipropilene, che per le sue caratteristiche divenne un immediato successo commerciale. Successi-vamente approfondì lo studio delle macromolecole polimeriche verificando l’esistenza di precise relazioni traproprietà chimiche e struttura molecolare. Per questo, nel 1963, ricevette assieme a Ziegler, il premio Nobel per lachimica.

Il “civile” della Motta. Qui sorgeva l’antichissima chiesa diS.Lorenzo a Cortenova.

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Nenni Pietro (via)

Laterale di via CostituzionePolitico (1891-1980). Nato a Faenza. Entratonel Partito Repubblicano nel 1911 fu segreta-rio della Camera del lavoro di Forlì; interventi-sta partecipò alla prima guerra mondiale e, nel1921, aderì al Partito Socialista. Dopo la pro-mulgazione delle leggi eccezionali emigrò inFrancia dove fu segretario del PSI in esilio. Par-tecipò alla guerra di Spagna. Tornato in Italiavenne arrestato più volte nel corso della secon-da guerra mondiale; dopo l’ 8 settembre 1943aderì al CLN partecipando alla direzione dellaresistenza. Parlamentare, nel 1947 costituì coni comunisti il Fronte Popolare poi si andò orien-tando verso la collaborazione con le forze dicentro promuovendo l’ingresso dei socialistinell’area governativa. Vicepresidente del Con-siglio nei primi governi Moro e ministro degliesteri nel 1968. Fu tra i più convinti fautori della riunificazione coi socialdemocratici.

All’inizio della via si presenta il Parco Primavera, un’area verde attrezzata per sport, svago, tempo libero.Dall’area destinata da tempo dal piano regolatore a verde pubblico ma sulla quale non era stato effettuato alcunintervento e si trovava in notevole degrado, un gruppo di residenti “incrollabili” superando scetticismi, ostacoli edifficoltà contingenti e coordinando gli altri volontari è riuscito a cavarne un parco, che è stato inaugurato nel1993. Il Parco Primavera rappresenta qualcosa di più. E’ uno degli infiniti esempi delle realizzazioni del volonta-riato novellarese; ben ottanta associazioni, che in rapporto ad una comunità di 12000 abitanti rappresentano unaesperienza unica, quanto meno a livello regionale. Ottanta gruppi che si esprimono in tutti i settori, dallo sport allacultura, al tempo libero, alle feste paesane, alle rievocazioni storiche, al collezionismo e, grande vanto per noitutti, alla solidarietà sociale. Ha scritto Marco Ruini “ Nel nostro secolo, alla carità cristiana che persite in tantiatti e in modo evidente con la Casa della carità, si è aggiunta una solidarietà più laica che ha le basi nel diritto edha portato servizi per anziani, per l’educazione, per il tempo libero e che permettono al nostro paese di essereconsiderato un modello per servizi alla persona a livello nazionale”.

Neruda Pablo (via)

Prosecuzione di via AllendePoeta (1904-1973). Pseudonimo di Neftali Ricardo Reyes, cileno. Studiò a Santiago. Cinque libri di poesie pub-blicati fra 1921 e 1926, in special modo Venti poesie d’amore e una canzone disperata, lo misero in primo pianotra i giovani postmodernisti cileni. Seguì una carriera consolare che lo portò in Oriente dall’India a Giava; nel1933 pubblicò due libri importanti, Il fromboliere entusiasta e Residenza sulla terra. L’anno seguente era a Ma-drid dove la guerra civile lo indusse ad un aperto impegno politico come militante comunista. Nel 1946 fu elettosenatore in Cile; fu costretto all’esilio due anni dopo con l’avvento della dittatura e potè ritornare solo nel 1970.L’anno seguente ricevette il premio Nobel. Particolarmente abbondante la sua produzione letteraria negli annidell’esilio: Terza residenza, Canto generale, Luva e il vento, Terzo libro delle odi, Canzoni di gesta; la vastaautobiografia Memoriale di Isla Negra e sette volumi di poesie pubblicati postumi.

Nova (via)

Laterale di via D’AzeglioLa strada inizia poco dopo l’area del Casino di sotto e termina alle Case nuove. Era la strada dell’antichissimoinsediamento di S.Michele. Procedendo verso ponente, a sinistra c’era la chiesa dedicata a San Michele, mentre adestra sorgeva l’abitazione fortificata, il “castellaro”, della famiglia Siri. Già nel Duecento era il principale colle-gamento tra Novellara e Guastalla; da qui, nei primi anni del secolo, durante la dominazione del Comune diReggio, venne iniziato lo scavo di un canale di collegamento con le idrovie del guastallese. Solo in questo secolol’apertura di via D’Azeglio, parallela alla ferrovia, ha ridotto via Nova ad un ruolo secondario. Anticamenteportava il nome di Nova l’attuale strada Provinciale costruita dai reggiani nel 1224 per collegare la città a Reggio-lo.

Panoramica dei primi anni Trenta sulla campagna in cui verranno aper-te via Pirandello, via Malagoli e, all’estrema destra, via Nenni con le suetrasversali. La casa in alto a sinistra è l’attuale Desirèe-albergo Nubilaria.

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Novy Jicin (via)

Laterale di via CostituzioneNovy Jicin è una cittadina della ex Ce-coslovacchia, in Moravia, di poco piùdi 30.000 abitanti, situata alla basedelle colline. Ha un centro storico,sviluppatosi tra XVI e XVII sec., conuna grande piazza porticata del XIVsecolo, il castello, del 1558, della fa-miglia Zerotinsky e la cattedrale de-dicata all’Assunta. In periferia sonosorti condomini e palazzi a dieci e piùpiani, piscine, campi d’atletica e dapallacanestro, scuole. La vecchia roc-ca di Jicin, risalente al 1240, è invecesituata sulle colline. Le attività prin-cipali sono il turismo, anche inverna-le, la manifattura tabacchi, la costru-zione di fanaleria per auto e aerei, la confezione di cappelli. Di questi ultimi esiste un museo. Il santo patrono èGiuseppe Sarkander, l’eroe locale il generale Laudon, vincitore di battaglie contro i turchi nel Settecento. E’gemellata con Novellara dal settembre 1964. Nel 1968 ebbe inizio lo scambio di ragazzi nelle case di vacanza almare e ai monti, ma anche di delegazioni di amministratori, medici, intellettuali e società sportive. Rimastafamosa la staffetta podistica dell’ 89.Sulla via si affacciano le Scuole medie e le palestre scolastiche.

Nuvolari Tazio (via)

Laterale di via ColomboPilota automobilistico (1892-1953). Nato a Casteld’Ario (MN). Nel 1915 ottenne la licenza di corridoremotociclista; purtroppo pochi mesi dopo venne richia-mato alle armi come autiere. Guidò ambulanze dellaCroce Rossa, camion e macchine di ufficiali. L’esordioin corsa avvenne a Cremona nel 1920 con una moto; laprima gara in auto la disputò invece il 20 marzo 1921 aVerona alla guida di una Ansaldo Tipo 4. Da allora pre-se parte a numerosissime competizioni vincendone di-verse: “Gran Premio Reale” di Roma del 1927, “Tou-rist Trophy” del 1930, “Targa Florio” del 1932, “Cop-pa Ciano” del 1933, “Gran Premio d’Ungheria” del1936, “Coppa Vanderbilt” del 1936. L’ impresa cheancora oggi lo fa ricordare agli italiani è la partecipa-zione alla Mille Miglia. In quella del 1947 resistette

alla fatica, al vomito, alla pioggia. Nel 1948 a 56 anni, condusse la gara, pur con la macchina che perdeva pezzidella carrozzeria, fino a Villa Ospizio di Reggio dove la rottura di un perno di una balestra lo costrinse al ritiro. Glivenne assegnata una coppa speciale.

Orsi Lelio (via)

Laterale di piazza Mazzinigià contrada delle scuderiePittore, architetto, disegnatore (1511-1587). Nato aNovellara. Appartenente a una famiglia proveniente daTizzano parmense e trasferitasi a Bagnolo, feudo deiGonzaga di Novellara, attorno al 1440. Al tempo delleliti tra i cugini Gonzaga, sul finire del Quattrocento, gliOrsi vennero ad abitare a Novellara. Ritornarono aBagnolo mentre questa si trovava sotto la giurisdizio-ne di Reggio e dello Stato della Chiesa e presero la

Novy Jicin, la piazza e i portici.

Nuvolari alla guida dell’Alfa passa per Reggio durante la Millemiglia del 1932 in una rara istantanea di Piero Reverberi, foto-grafo di Novellara.

Prospetto della casa di Lelio Orsi disegnato in base ai ricordi diGaetano Gaddi.

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cittadinanza reggiana. Il primo lavoro diLelio di cui si ha notizia è un disegnoper lavori nella rocca di Novellara del1532; le successive opere sono i fregidella canonica della chiesa di Querciolae l’affresco della torre dell’orologio dellapiazza di Reggio. Nel 1546 a seguito del-l’omicidio di Gian Paolo Boiardi da partedi Muzio Fontanelli, l’Orsi, essendo ac-cusato di complicità, si rifugiò a Novel-lara dove ottenne protezione. Iniziavacosì la sua attività alle dipendenze deinostri Gonzaga che sarebbe durata finoalla morte. Si dedicò alla fabbrica delCasino di sotto, della chiesa di S. Fran-cesco di Paola di Bagnolo dove pure re-staurò ed accrebbe la rocca; disegnò esoprintese ai lavori della nuova chiesadi S.Stefano e delle case di Novellara dicui col figlio Fabrizio dipinse le faccia-

te, affrescò la chiesa del Carmine, realizzò il teatro di corte, progettò la chiesa ed il convento dei Gesuiti e il nuovoimpianto urbanistico del paese. Ebbe tempo e modo di lavorare anche per gli Anziani e altre istituzioni di Reggio.Ebbe grande familiarità con i suoi Signori, seguì i conti Camillo e Alfonso a Venezia, a Roma e a Mantova; sedeva

alla mensa di corte e trascorreva le se-rate giocando a carte o più spesso dise-gnando e facendo gli oroscopi. Un ren-diconto dell’epoca, giunto fino a noi, cifa sapere che nel 1559 in occasione del-la elezione del papa, Lelio aveva scom-messo col conte Camillo un quadro con-tro un mantello mentre con la contessaCostanza un disegno contro sei fazzo-letti. Anticamente era detta contrada dellescuderie perchè c’erano le stalle deiGonzaga. La costruzione occupava tut-to il lato sud della via e aveva sul retroun ampio terreno a prato, recintato daun muretto, che arrivava fino alle fossee costeggiava buona parte del lato meri-dionale della piazzetta (si veda la carti-na riportata sotto la voce via della Li-bertà, come pure per la casa dell'Orsi).

Dopo l’incrocio con via della Libertà in direzione del cimitero c’è la parte superstite del convento dei Carmelitani,un complesso monastico con chiesa del XV sec. E’ più noto come “casino Chiavelli” dalla omonima famiglia, allaquale appartennero, nel Settecento, due medici condotti del paese, che l’acquistò nel secolo scorso.La casa di Lelio Orsi era quella d’an-golo con via della Libertà. Rimastafra i beni della duchessa di Modenafino all’arrivo di Napoleone, fu ven-duta dai funzionari cisalpini a priva-ti. Si sa che le ultime proprietarie fe-cero dare una mano di calce ai muridi quello che fu lo studio del pittoreperchè Lelio li aveva decorati con fi-gure che le terrorizzavano. Non è notonè quando nè perchè la casa dell’ar-tista fu abbandonata e andò in rovi-na; di fatto già all’inizio del secoloera fatiscente e negli anni Trenta nerestava solo il muro perimetrale.

Ciò che restava all’inizio degli anni Cinquanta della casa dell’Orsi.

Il convento dei Carmelitani, più noto come Casino Chiavelli, negli anni Trenta.

Veduta del porticato del convento deiCarmelitani negli anni Cinquanta..

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Alcune opere di Lelio Orsi ci mostrano come fosse un massimo artista nel disegno. Qui sopra lo schizzo preparatorio per l'affrescoche avrebbe dovuto decorare la facciata della sua casa; in basso a sinistra studio per una figura di balestriere; in basso a destradisegno per una scatola realizzato probabilmente per una delle contesse Gonzaga. Nella pagina a fronte in basso: Cristo tra i dottoridel Tempio.

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Autografo di Lelio Orsi dell’Archivio Gonzaga di Novellara.

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Pajetta Gian Carlo (via)

Laterale di via BerlinguerPolitico (1911-1990). Nato a Torino. Giovanissimo promosse l’organizzazione di studenti comunisti impegnan-dosi in un’attività politica clandestina che gli costò l’espulsione da tutte le scuole d’Italia e la condanna, nel 1927,al carcere. Espatriato a Parigi organizzò e diresse anche in quella città i giovani comunisti. Durante una missioneclandestina in Italia nel ’33 fu arrestato e condannato a 21 anni di carcere. Ritornato in libertà nel ’43 partecipòalla lotta partigiana. Dopo la guerra fu direttore de “l’Unità” e deputato alla Costituente venendo riconfermatonelle successive legislature. Dal 1963 ha ricoperto la carica di vicepresidente della commissione esteri dellacamera. Membro del comitato centrale e della direzione del PCI.

Papa Giovanni XXIII (via)

Laterale di via IndipendenzaPontefice (1881-1963). Nato a Sotto il Monte (BG). Al secolo Angelo Giuseppe Roncalli. Ordinato sacerdote nel1904, l’anno seguente era segretario del vescovo di Bergamo e professore in quel seminario. Chiamato a Romanel 1921 presiedette la riorganizzazione della Congregazione di Propaganda Fide, fu poi arcivescovo di Areopoli,delegato apostolico in Bulgaria, in Turchia e Grecia. Creato cardinale nel 1953 divenne patriarca di Venezia.Succesore nel 1958 di Pio XII, il suo pontificato fu caratterizzato dall’apertura del Concilio Vaticano II unitamen-te all’aggiornamento del codice di diritto canonico. Uomo di pace in un periodo di tensioni politiche e sociali, sirivolse al mondo intero con encicliche fondamentali sollecitando tutti a una più viva, aperta e sincera comprensio-ne: Ad Petri cathedram, Mater et Magistra, Pacem in terris. Il Concilio aveva lo scopo non solo di “ rimettere invalore e in splendore la sostanza del pensare e del vivere umano e cristiano”, ma voleva essere altresì “un invitoalle comunità separate per la ricerca dell’unità”. Nel piazzale della chiesa della Fossetta è stata eretta una statuache lo raffigura.

Parini Giuseppe (via)

Laterale di strada ProvincialePoeta (1729-1799). Di Bosisio (CO). Figlio di un modesto commerciante dovette prendere i voti per completaregli studi; fu assunto come precettore presso i duchi Serbelloni dove potè osservare i frivoli costumi della nobiltàmilanese. Dopo la pubblicazione delle prime due parti de Il Giorno ottenne la cattedra di lettere del ginnasio diBrera. Alla venuta dei francesi nel 1796 entrò a far parte della nuova Municipalità. Può essere considerato uno deipiù rappresentativi esponenti dell’ Illuminismo lombardo. L’opera più significativa del Parini è Il Giorno, unpoemetto satirico-didascalico di cui le prime due parti, Il Mattino e Il Mezzogiorno uscirono nel 1763 e 1765,mentre le ultime due parti, Il Vespro e La Notte uscirono postume nel 1801. Da ricordare le Odi.

Parmigianino (via)

Laterale di via ColomboPittore e incisore (1503-1540). Francesco Mazzoladetto il Parmigianino. Nato a Parma. Si formò nel-l’ambiente emiliano influenzato dai modi del Cor-reggio come mostrano le sue pitture giovanili inS.Giovanni Evangelista a Parma. Giunto a Roma nel1523, vi si affermò tra i più alti interpreti del Manie-rismo. Di questo periodo sono la Sacra famiglia e laVisione di S.Girolamo. Fu fatto prigioniero durante ilsacco della città del 1527. Trasferitosi a Bologna, di-pinse per la cappella Gamba in San Petronio la Ma-donna con Bambino e Santi; al periodo 1528-31, ap-partengono la Madonna della rosa e la Madonna conSanta Margherita. Affrescò nella rocca di Fontanel-lato la volta di una sala con scene del mito di Diana eAtteone e, nel 1540 per la chiesa di Casalmaggiore lapala della Madonna con S.Stefano e il Battista. Fuquesto il suo ultimo lavoro perchè qui morì nello stes-so anno. Il suo stile è caratterizzato da figure serpen-

Veduta dalla torre della Fossetta su via Colombo e sull'area doveverranno aperte via Parmigianino, via Giotto, via Goia, via Canova.

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tine e allungate con colori freddi e cangianti evidentissimo nelle ultime opere tra cui spicca la Madonna dal collolungo. I Gonzaga di Novellara posssedevano nelle loro collezioni Mercurio con Amore, Venere, Visitazione diS.Elisabetta e due disegni della Scuola d’Atene.

Parri Ferruccio (via)

Laterale di via FalascaPolitico. (1890-1981). Di Pinerolo (TO). Laureato in lettere. Dopo la partecipazione alla Prima guerra mondialefece parte del gruppo dei redattori del periodico Il Caffè e a seguito dell’assassinio di Matteotti si diede all’orga-nizzazione della lotta clandestina contro il regime. Fu nel 1927 tra coloro che portarono in salvo Filippo Turati inCorsica. Per questo venne condannato al confino fino al 1933. Non smise mai di mantenere contatti coi gruppiclandestini partecipando alla lotta di liberazione contro i tedeschi e la Repubblica Sociale; fu attivissimo neltenere i contatti con gli Alleati e nell’organizzare la guerriglia come membro del CLNAI. Per la sua posizionepolitica di equilibrio fra partiti moderati e partiti di sinistra venne subito indicato come presidente del Consigliodel primo governo dell’Italia liberata. Nel 1946 come rappresentante del Partito di democrazia repubblicana fueletto deputato all’assemblea costituente. Fondatore e direttore, dal ‘ 63, della rivista Astrolabio nello stesso annovenne nominato senatore a vita.

Pascoli Giovanni (via)

Laterale di via GramsciPoeta (1855-1912). Nato a San Mauro di Romagna iniziò gli studi nel Collegio degli scolopi a Urbino. L’assassi-nio del padre nell’agosto del 1867 e successivamente nell’arco di pochi anni la morte della madre, di una sorellae di due fratelli gettarono sulla sua vita un’ombra di fosca tragedia. Laureato si dedicò all’insegnamento nei liceidi Matera, Massa e Livorno poi nelle Università di Bologna, Messina e Pisa. A Bologna fu chiamato nel 1906 asuccedere al suo maestro Carducci nella cattedra di letteratura italiana. La prima raccolta di liriche, Myricae eradestinata a incidere ampiamente nella sensibilità poetica del Novecento per la novità del linguaggio spezzato,frammentario e denso di simboli. Seguirono i Poemetti, i Canti di Castelvecchio, i Poemi conviviali e i Carmina.Di rilievo, in prosa, Il fanciullino , in cui teorizza che dentro ciascuno di noi c’è un fanciullo che resta piccolomentre noi diventiamo adulti e scopre il mistero che ci circonda stabilendo un rapporto intuitivo con la realtà.

Pasolini Pier Paolo (via)

Laterale di via UngarettiScrittore e regista (1922-1975). Di Bologna. Visse tra 1943 e 1949 nel Friuli dove contribuì allo studio e alla vitadella letteratura dialettale; sono di quel periodo le Poesie di Casarsa, Dov’è la mia patria, Tal cour di un frut, infriulano, e Poesie, Diarii, I pianti, L’usignolo della Chiesa Cattolica, in lingua. Dal 1947 iniziò il suo impegnopolitico nel PCI, ma la denuncia per immoralità, scoperta la sua diversità, ne provocò l’espulsione. Negli anniCinquanta il suo lavoro subì una svolta decisiva; pubblicò così Le ceneri di Gramsci, i saggi di Passione e ideo-logia e particolarmente i romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta. All’inizio degli anni Sessanta dopo averlavorato per anni come sceneggiatore, divenne regista realizzando Accattone e Mamma Roma e, dopo esserepassato attraverso opere minori legate alla produzione documentaristica (La rabbia, Comizi d’amore, Sopralluo-ghi in Palestina) ai film Edipo re, Teorema, Porcile, Medea. In tutti mostra una vocazione per una fotografianaturalistica del mondo, caratteristica ancor più accentuata in Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delleMille e una notte, dei primi anni Settanta. Le sceneggiature rivelano lo stretto legame tra scrittura e pratica cinematogra-fica.

Pasternak Boris (via)

Laterale di strada ProvincialeScrittore russo (1890-1960). Nato a Mosca. Figlio di un noto pittore e di una pianista studiò musica quindi filoso-fia all’Università di Mosca. Esordì, tra 1914 e 1917, nell’ambito del movimento d’avanguardia con le raccoltepoetiche Il gemello nelle nuvole e Oltre le barriere, cui seguirono, negli anni Venti, Mia sorella vita, Temi evariazioni, L’anno 1905, Seconda nascita. In prosa aveva scritto alcuni racconti tra 1918 e 1924 tra cui L’infanziadi Zenja Ljuvers, ma la sua opera più famosa è Il dottor Zivago che in Unione Sovietica gli attirò molte critiche.Insignito del premio Nobel nel 1958 preferì rinunciarvi e vivere gli ultimi anni appartato.

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Pelgreffi Ernesto (via)

Località S.Giovanni, laterale di strada Provincia-le già strada del mulinoPartigiano (1901-1944). Residente a San Giovan-ni, arruolato nel luglio 1944 nella 77 BrigataS.A.P.; caduto in seguito ad imboscata nell’otto-bre dello stesso anno a Correggio.

Il tratto di via tra strada Provinciale e viaD.Chiesa è stato aperto nel 1947 per meglio col-legare la stazione ferroviaria con la strada Pro-vinciale in prossimità della cooperativa di consu-mo. In origine la strada costeggiava il mulino e lachiesa e si immetteva nella provinciale in corri-spondenza di via Levata. Per molti anni, poichèla stazione era una costruzione di legno, usava ildetto “ San Zvan da la stasion ed legn”.

Pennella (via)

Località Villa Boschi, prosecuzione di via Casino di sopraIl Dizionario della lingua italiana definisce il “pennello”, dal punto di vista idraulico, come “Opera posta trasver-salmente a un litorale marino, fluviale o lacustre, generalmente appogiata alla sponda e sporgente dall’alveoallo scopo di allontanare o frenare le correnti”. Qui iniziavano i terreni che venivano invasi dalle acque delCrostolo e del Canalazzo prima che venissero irreggimentati e qui furono ricavati i Terreni Novi. La famiglia diBastiano Penella risiedeva a Novellara almeno dal 1603.

Penelli Giovanni (via)

Laterale di via Venetogià contrada della Colomba e più anticamente contrada dei BirriCanonico (inizio ‘700-1776). Nato a Novellara. Il nonno era pubblico agrimensore. Studiò lettere nella scuola dei

La stazione di S. Giovanni nei primi anni Cinquanta.

Mappa catastale anni Venti dell'area dove verranno aperte via Quasimodo, via Deledda.

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Gesuiti e “scienze sacre” presso i carmeli-tani. Per farsi sacerdote, non avendone ilpermesso dal conte Camillo III in quantopossidente e figlio unico, dovette trasferir-si a Roma presso uno zio fino all’ordina-zione sacra. Tornato a Novellara col timoredi incontrare l’ostilità del conte fu inveceda lui nominato rettore della chiesa dellaB.V.del Popolo, carica che ricoprì per cin-quant’anni. Per sua cura la chiesa venne for-nita di ricchi addobbi di damasco cremisi,di argenteria, di organo, mobili e arredi sa-cri. Lo stesso canonico donò la propria casa,

attigua alla chiesa, per abitazione dell’economo e lasciò le entratedi due botteghe, di una casa ad uso di forno in piazza e una incontrada dei Cappuccini, all’ospedale S.Tomaso d’Aquino. “ Fudotto moralista - scrive il Davoli - e su questa scienza si tenevano

presso di lui frequenti confe-renze; fu pio del pari che assi-duo al confessionale ed all’as-sistenza de’ moribondi”. Il nome antico deriva dal fat-to che vi abitavano i birri, comevenivano chiamati gli agenti dipolizia dal tardo medioevo e,più comunemente, con valorespregiativo, sbirri. Per il nomeColomba, che peraltro compa-re solo su alcune carte dell’Ot-tocento, non si è trovata alcu-na notizia, si può solo supporre che vi fosse una colomba effigiata su unacasa. Di rilievo nella via l’abitazione che fu di Attilio Siliprandi volontariogaribaldino nella Prima guerra d’indipendenza. Un altro edificio ospita l’asi-lo infantile ed è anche sede della piccola comunità religiosa delle suore del-l’Istituto delle figlie dell’Oratorio di Lodi, qui dal 1902.

Pergolesi Giovanni Battista (via)

Laterale di via CostituzioneCompositore (1710-1736). Di Jesi. Studiò a Napoli dove fu rappresentata la sua prima opera, La Salustia, nel1731. Seguirono L’Olimpiade, due opere buffe Lo frate ‘nnamorato e Il Flaminio e alcuni intermezzi tra cui Laserva padrona che conobbe vasta fama in particolare a Parigi. La precoce scomparsa del compositore favorì ladiffusione di numerosi falsi a lui attribuiti, compresi le Sonate a tre e i noti Concertini ed ebbe notevole peso nellanascita della leggenda romantica e dell’alone romantico che portarono a una sopravvalutazione del suo peso nellosviluppo della scuola napoletana.

Pertini Sandro (via)

Laterale di via NenniPolitico (1896-1990). Di Savona. Laureato in giurisprudenza e scienze politiche dopo aver partecipato alla Primaguerra mondiale aderì al Partito socialista. Avendo avversato il regime fu prima incarcerato poi, nel 1926, costret-to ad espatriare in Corsica con Turati. Rientrato clandestinamente nel ‘ 28 fu arrestato e condannato a undici annidi reclusione e tre di domicilio coatto. Riacquistata la libertà nel 1943 rientrò a far parte del Partito socialista epartecipò alla difesa di Roma. Catturato dai nazisti riuscì a evadere nel gennaio dell’anno seguente. Partecipò in

Una veduta di via Penelli in direzione Ovest.

Antico portale in via Penelli

Attilio Siliprandi.

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seguito alla liberazione di Firenze e fece parte del CLNAI; dal ’46 fu deputato al parlamento mantenendo sempreuna posizione autonoma in seno al PSI richiamandosi ripetutamente alla collaborazione delle sinistre e all’unitàdel partito. Presidente della camera dei deputati dal 1968 al 1976 fu eletto presidente dopo le dimissioni di Leonenel 1978. Si rese popolare per le proteste nei confronti dell’inefficienza degli aiuti ai terremotati dell’Irpinia e perle prese di posizione di estrema fermezza nei confronti del terrorismo.

Petrarca Francesco (via)

Laterale di via CostituzionePoeta (1304-1374). Di Arezzo. Figlio di un notaio bandito da Firenze seguì gli studi di legge a Montpellier poi aBologna. Nel 1330 per sottrarsi alle ristrettezze economiche abbracciò la carriera ecclesiastica, limitandosi agliordini minori e diventando cappellano del cardinale Colonna. Poteva così compiere numerosi viaggi a Parigi, inFiandra , in Renania. Nel 1340 gli fu offerta l’incoronazione poetica sia dall’Università di Parigi che dal Senato diRoma; scelse quest’ultima. Incapace di fermarsi, spinto da una insoddisfazione interiore continuava a spostarsidall’Italia alla Francia; solo nel 1353 si stabilì a Milano presso i Visconti. Nel 1361 per sottrarsi alla peste sirifugiò a Padova e poi a Venezia. Passò gli ultimi anni ad Arquà sui Colli Euganei.Avvenimento centrale della sua vicenda umana e artistica fu l’incontro con Laura, che sarebbe stata la figuradominante della sua esperienza poetica, avvenuto nel 1327 nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone. Di ritorno dauno dei suoi viaggi mentre si trovava a Parma ricevette la notizia della morte della donna (per la peste del 1347-48); abbandonò definitivamente la Provenza per stabilirsi in Italia.Tra gli scritti in latino del Petrarca i più vasti e complessi sono le raccolte epistolari: Familiares, Seniles, Sinenomine; poi i grandi trattati morali, il poema Africa e il poema in terzine I Trionfi. La sua opera più famosa è IlCanzoniere comprendente 366 componimenti in rime volgari. Ebbe rapporti epistolari anche con Azzo da Correg-gio.

Pirandello Luigi (via)

Laterale di via CostituzioneDrammaturgo e narratore (1867-1936). Di Agrigento. Laureato a Bonn nel 1891, tornato in Italia si stabilì a Romadove insegnò all’ Istituto Superiore di Magistero e diresse il Teatro d’Arte. La prima produzione di Pirandello, tra1889 e 1901, fu in versi: Mal giocondo , Pasqua di Gea , Zampogna. Il primo romanzo di successo, Il fu MattiaPascal, stravolse nel modo più radicale la tecnica narrativa naturalistica; i casi umani venivano contemplati conuna pietà e un’ironia del tutto estranee al verismo. In seguito la produzione letteraria fu ampia e importante: daNovelle per un anno a Uno, nessuno e centomila da Il berretto a sonagli a Liolà a Così è (se vi pare) al suocapolavoro, Sei personaggi in cerca d’autore, cui seguiranno Ciascuno a modo suo e Questa sera si recita asoggetto. In questa trilogia oppone personaggi della vita a personaggi della finzione scenica su di essi ricalcati, èil “ teatro nel teatro”. Vennero poi l’Enrico IV, Vestire gli ignudi, La nuova colonia, Lazzaro e l’incompiuto Igiganti della montagna. Nel 1934 ricevette il premio Nobel per la letteratura.

Poli Vivaldo (via)

Laterale di via CaravaggioPittore (1914-1982). Nato a Reggio E. Fin dalla prima infanziarisiedette a Novellara. Rifiutò un posto di disegnatore alla Lan-dini di Fabbrico, preferendo fare l’imbianchino, pur di averemodo di dedicarsi alla sua arte; ma per campare dovette arra-battarsi e lottare con una nera miseria. I suoi biografi citano adesempio che pagava la suolatura delle scarpe con disegni, ese-guiva riproduzioni di immagini sacre dai santini e preparava,subito dopo la guerra, la tela pubblicitaria per la nuova ricevito-ria del Totocalcio della tabaccheria Bernini. Durante il serviziomilitare in Dalmazia fece tanti disegni a matita su fogli per ap-punti: donne, viandanti, animali, paesi e il mare. La guerra lovide prigioniero in campo di concentramento in Germania. Alritorno riprese il suo posto di pittore a Novellara e sentì l’influs-so dell’ondata di realismo che investiva le arti visive. Cominciòallora a partecipare a varie mostre ed esposizioni. Poli però avevaesplorato vari itinerari pittorici, aveva tratto ispirazione da Mo- Vivaldo Poli.

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digliani, Cézanne, Picasso e si andava sempre più staccando dalla rappresentazione naturalistica. Quando parevasul punto di raggiungere il successo, seguì la vocazione che lo avrebbe portato alla pura astrazione, ma che loavrebbe anche isolato e costretto ancora a vivere tra grandi difficoltà.

Polo Marco (via)

Viaggiatore, mercante (1254-1324). Veneziano.Giovanissimo iniziò a viaggiare col padre Nicolòe lo zio Matteo che svolgevano frequenti trafficicon l’Oriente. Nel 1271 partì per il Catai dove ifratelli Polo avevano già soggiornato dieci anni edove tornavano anche per incarico di Gregorio IXper portare lettere e doni al Gran Khan Qubilayresidente a Pechino. Giunti a destinazione dopoun viaggio di trenta mesi entrarono ben presto nellegrazie del Gran Khan che dimostrò di apprezzaresopratutto il giovane Marco per la sua pronta in-telligenza e il suo coraggio. Nei 17 anni che se-guirono Polo ebbe modo di visitare gran parte del-l’Oriente come incaricato di fiducia dell’impera-tore e studiarne la geografia, la storia e i costumi.Nel 1292 i Polo ebbero il permesso di tornare inpatria però con l’incarico di scortare in Persia una principessa. A Venezia arrivarono tre anni più tardi. Fatto,prigioniero dai genovesi nella battaglia di Curzola (1298) nel corso della prigionia raccolse le memorie dei suoiviaggi dettandole a Rustichello da Pisa, suo compagno di prigionia. Il racconto divenne famoso col titolo diMilione.

La via segue il tracciato dell’antica strada per Campagnola; a metà circa, in località Galvagnina, parte lavecchia diramazione per Reggiolo che si snoda lungo l’argine della Linarola (oggi via Vespucci). A proposito diGalvagnina il nome potrebbe derivare dal latino “galvius” che indica una proprietà fondiaria o prediale(praedium=podere) o dal personale italianizzato “Galvagno” allusivo a colui che usufruisce del fondo; nel ‘500 aNovellara c’era una famiglia Galvagni.

Ponte Forca (strada)

Località S.Maria, laterale di Strada provincialeE’ la via che dall’abitato di S.Maria porta a Villa Seta e prende il nome dal ponte sul canale Tassone. Questacuriosa denominazione può avere due origini, la prima dal latino medievale furca, biforcazione o incrocio dellastrada, il che è quanto si verifica proprio in prossimità del ponte; la seconda, più suggestiva anche se più macabra,da capestro. La tradizione vuole che nei pressi del ponte fosse stato eretto un patibolo per impiccarvi un malfattoree che poi il corpo vi fosse lasciato esposto a lungo “per monito delle genti”. Sicuramente il ponte si trova aun’intersezione dell’antica centuriazione.

Case in via Marco Polo, località "Galvagnina".

L'antico ponte della "forca" in muratura, nel 1929. Si osservi il posto di guardia all'estremità sinistra .

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Popolo ( via del )

Laterale di via De Amicisgia contrada della zeccaIl “popolo” è uno dei tre elementi essenziali che costituiscono lo Stato, gli altri elementi essendo il “territorio” ela “sovranità”. Negli ordinamenti moderni il popolo è formato dai cittadini, cioè da soggetti che si trovano in unaparticolare situazione giuridica, dalla quale scaturiscono diritti e doveri e una speciale protezione da parte delloStato, denominata “cittadinanza”. La Costituzione della Repubblica Italiana proclama nel suo primo articolo che“L’Italia è una Repubblica democratica “ e successivamente che “ La sovranità appartiene al popolo che la eserci-ta nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

In precedenza era la contrada della Zecca perché nella casad’angolo con via De Amicis aveva sede la zecca. I Gonzaga eb-bero il privilegio imperiale di battere moneta fin dal 1533, ma ineffetti cominciarono ad avvalersene solo trent’anni dopo quan-do Camillo I fece coniare le prime monete affidando l’opera aGiovan Antonio Signoretti e in seguito a Pastorino de’ Pastorinida Siena; i disegni per i soggetti furono eseguiti da Lelio Orsicome quelli per le medaglie per il matrimonio di Camillo I conBarbara Borromeo. Una produzione notevole si ebbe nel Sei-cento specialmente al tempo di Alfonso II quando fu anche sco-perta la falsificazione di monete di altri stati da parte dello zec-chiere e forse con la connivenza del conte stesso. Camillo IIInon fece coniare monete proprie. Sul lato est della via c’era i cimitero degli ebrei, un appezza-mento di terreno con una piccola casa per il custode che la co-munità israelitica di Novellara aveva avuto già dalla fine del Quat-trocento in dono dai Gonzaga per seppellire i propri defunti. Versola fine degli anni Ottanta di questo secolo è stato sconsacrato e iresti degli inumati trasportati nell’ apposita area del cimitero diNovellara. Il locale museo custodisce un bel gruppo di lapidicon scritte in ebraico del XIX secolo.

Portone (via)

Località S. Giovanni, laterale di strada ProvincialeSembra derivi dal grande portone che si trovava nella prima casa a sinistra della strada, almeno così affermano glianziani del posto.

Prampolini Camillo (piazzale)

Piazzale Stazione feroviariaPolitico (1859-1930). Nato a Reggio E., compì studi di giurisprudenza a Roma poi a Bologna. Tornato a Reggioiniziò un’attività di propaganda politica e organizzazione sindacale. Nel 1886 fondò il settimanale La Giustizia.

Casa dell'antica zecca dei Gonzaga.. Abitazione del custode del cimitero degli ebrei.

Camino all'interno della zecca. È tagliato a metà daun muro eretto nell'800 per dividere la stanza.

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Fu uno dei fondatori, nel1892, a Genova, del Partitosocialista italiano e nel 1922,con Turati e Matteotti delPartito socialista unitario. Fueletto più volte deputato inparlamento. La propagandadi Prampolini si rivolgevaprevalentemente a conqui-stare le masse contadine ebracciantili a cui si indiriz-zava anche con richiami alladottrina cristiana. La suaPredica di Natale, uscita su“La Giustizia” del 1897, gliprocurò la scomunica delvescovo di Reggio, ma an-che la stima di altri cattoliciimpegnati sul piano sociale.Si occupò di legislazionesociale e di provvedimenti in favore della cooperazione. Il 2 ottobre 1892 tenne una conferenza nel teatro comu-nale di Novellara: “...parlò moderatamente. Il concorso di persone fu discreto ed ebbe alcuni battimani ed evvi-va”.

La stazione fu inaugurata assieme alla linea ferrovia-ria Reggio Novellara Guastalla, nel 1885. Ha costitui-to un notevole passo in avanti nelle comunicazioni enella modernizzazione del paese. Prima gli spostamentiavvenivano solo a piedi o a dorso d’animale; rari eranocoloro che potevano permettersi un calesse. Anche lemerci venivano trasportate o per via d’acqua o, stradepermettendo, con i carri trainati dai buoi, con i carrettia mano e coi birocci guidati dai carrettieri. Le “corrierea cavalli” non passavano per Novellara; per i viaggic’era da andare a Reggio, a Carpi o a Guastalla. Unavettura a motore con funzione di corriera pubblica venneistituita nel 1905 ed effettuava il collegamento tra No-vellara e Rolo, o meglio, tra le linee ferroviarie dei duepaesi, passando per Campagnola e Fabbrico.

Prati della fiera (piazza)

Località S.MariaLa piazza è sorta su parte dell'area dei prati destinati alla fiera di S.Matteo. In parte erano della comunità in partedi privati che avevano l’obbligo di concederli liberamente in uso nei giorni della fiera. Godevano del privilegio diessere irrigati dal canale dei molini anche in piena estate quando l’acqua scarseggiava. Fino alla costruzione dellapiazza alcune famiglie andavano a falciarvi l’erba.Sulla piazza sono stati aperti nei primi anni Ottanta nuovi esercizi commerciali e sono stati trasferiti vari negozied attività prima sparsi nella frazione. Vi è stato spostato anche l’Ufficio postale aperto come Agenzia postale nel1928 e trasformato in ricevitoria di 2 classe nel 1943.

1 Maggio (via)

Laterale di via IndipendenzaE’ il giorno della festa dei lavoratori, che istituita nel 1886 per rievocare l’eccidio dei martiri di Chicago nel primosciopero operaio, fu proclamata festa internazionale del lavoro dal congresso di Parigi del 1889. Nel Medioevoera la festa dell’esercito e segnava la data della promulgazione delle leggi e delle decisioni militari, ma anche,nell’universo culturale contadino, l’inizio dei riti primaverili dell’amore e della lotta.

Facchini al lavoro allo scalo merci.

Stazione ferroviaria negli anni Venti. La linea Reggio - Novellara - Guastalla venne inaugura-ta nel 1885 .

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Provinciale (strada)

Ufficialmente Strada Provinciale N 3. E’ divisa in duetronconi: Strada Provinciale nord e Strada Provincialesud. Il tratto “sud” va dal ponte del Cartoccio a stradaS. Maria nell’omonima frazione, mentre il tratto “nord”va dal Cartoccio al ponte sulla Fossamana in direzioneCampagnola. E’ la strada che provenendo da Reggiocosteggia il paese a est e nord e prosegue per Campa-gnola e Carpi con diramazioni per Guastalla (via D’Aze-glio) e Reggiolo (via Colombo). Ricalca il percorso del-l’antica Via Nova che i reggiani costruirono nel 1224per collegare agevolmente la città con Reggiolo, in al-ternativa alla strada Vecchia che passava per Pratofon-tana, Bagnolo, S.Tomaso, S.Maria, S.Giovanni e il Bor-gazzo di Novellara. Ancora nel 1775 la strada correvaper lungo tratto sull’argine destro del canale dei mulini; in quel tempo fu in gran parte trasportata su quellosinistro e ghiaiata. All'incrocio con via d'Azeglio, sul lato a mattina, il retro della costruzione del Mulino di sopra,fino ad non molti anni fa facilmente identificabile per la grande macina di granito appoggiata al muro esterno; sul

lato a sera villa Benati costruita sull'area della trecentesca chiesa di S.Stefano; poco discosta fu aperta, subitodopo la Prima guerra, la fabbrica di conserva di pomodori in scatola, forse il primo tentativo di industrializzazionedel paese. Più avanti , all'incrocio di via Leningrado, villa Alessi che fu l'abitazione di Luigi Mazzerini, speziale

in Novellara tra '700 e '800. All’incrocio convia Colombo c’è il santuario della BenedettaVergine della Fossetta. La facciata è formatada un porticato a tre archi con sovrastante or-dine a paraste doriche e frontone triangolare.Le sculture in terracotta, raffiguranti la Madon-na con Bambino, San Luigi Gonzaga e San Ber-nardino da Siena, vi sono state collocate nel1937. Il campanile dell’architetto Sormani, èstato innalzato nel 1670. Fondato nel 1654, visi venera l’immagine della Madonna, dipintadall’Orsi tra il 1554 e il 1564, trasportata quida una cappelletta che si trovava cento metri

Strada Provinciale a S.Maria.

Particolare di una mappa della fine del XVII secolo. Vi si può seguire l'antico percorso della provinciale.

Veduta posteriore del Mulino di Sopra.

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più avanti in direzione Campagnola. Al posto della cappelletta fu eretto un pilastrino, tutt’ora esistente, con unapiccola lapide in marmo in cui si legge: Quindi dove l’immagine SS. dip(inta) sul m.(?) della Bruera, Mar(ia)Mad(re) di Dio la cominciò ad essere per miracoli insigne dalla gran pietà del Principe P(ad)ronel’Ec(ccellentissimo) S(ignor) conte Alfonso Gonzaga e del popolo fedele di Novellara si traslatò in più nobilcapella. XIX agosto MDCLVII.Ai più è ignoto che una lapide in terracotta con una scritta similare si trova sul lato posteriore del pilastrino.Questa è l’originale del ‘600, mentre l’altra è stata collocata nell’800.

Oggetto di profonda devozione si rese necessaria la costruzione della chiesaper il grande concorso di fedeli da paesi vicini e lontani. E’ detta Madonnadelle Grazie poichè “...moltiplicò le sue grazie a moltissime persone di ognietà, sesso e condizione sottraendole a pericoli, malattie e morte”. Il primo mi-racolo riconosciuto dalla Chiesa ufficialmente è del 22 maggio 1802; tra questadata e il 1842 il Davoli elenca una ottantina di grazie ricevute, ma innumerevolialtre, grandi e piccole, erano attestate fino a non molti anni or sono dagli exvoto appesi alle pareti della chiesa. Una pregevole raccolta di tavolette dipintedocumenta alcuni di questiavvenimenti miracolosi dal‘700 fino all’inizio del ‘900.Oltre all’affresco della Ver-gine custodisce dipinti adolio del XVII sec. e statuein scagliola del XVIII. Visono seppelliti il can. Vin-cenzo Davoli, storiografo diNovellara e don SecondoDel Bue fondatore dellaCasa per fanciulli bisogno-si trasformata poi nel 1973in Casa della carità .

Puccini Giacomo (via)

Laterale di via MascagniCompositore (1858-1924). Di Lucca. Membro di una famiglia di musicisti studiò al Conservatorio di Milano. Lasua prima opera, Le Villi, del 1884, gli valse l’attenzione dell’editore Ricordi. Il successo in Italia e all’esterovenne nel 1893 con Manon Lescaut, cui seguirono Bohème, Tosca, Madama Butterfly, Fanciulla del West, Trittico( formato da Il Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi) e l’incompiuta Turandot. E’ considerato il musicista dimaggior rilievo affermatosi sulle scene liriche internazionali dopo Verdi.

Chiesa della Fossetta negli anni Venti. Nel 1937 vengono collocate le statue diterracotta nelle nicchie della facciata.

Il pilastrino che indica la primitivacollocazione della Madonna dellaFossetta.

Sul lato posteriore del pilastrino l'antica targa di terra-cotta ricorda l'anno di traslazione del dipinto della Ma-donna miracolosa, il 1667.

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Quasimodo Salvatore (via)

Laterale di strada ProvincialePoeta (1901-1968). Di Modica (RG). Iscritto al Politecnico di Roma fu costretto a interrompere gli studi; lavoròquindi come funzionario del Genio Civile, poi come redattore del settimanale Tempo. Nel 1941 ottenne la cattedradi letteratura italiana al Conservatorio di Milano. Nel 1959 gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura. Nellasua prima raccolta di poesie, Acque e terre, del 1930, raggiunge un felice equilibrio tra realismo ed ermetismo; piùletterario lo stile delle raccolte successive tra cui Oboe sommerso ed Erato ed Apollion, mentre nelle Poesie(1938) affiora la nostalgia della Sicilia. La commozione per gli eventi drammatici della guerra è evidente inGiorno dopo giorno. Tra le traduzioni di Quasimodo si ricordano quelle dei Lirici greci. di Omero, di Catullo,dell’Antologia Palatina, di Shakespeare, di Neruda.

4 Novembre (via)

Laterale di via OrsiData della fine della Prima guerra mondiale per l’Italia. L’ultima offensiva italiana della guerra era iniziata sulGrappa il 24 ottobre 1918; avveniva contro l’esercito austro-ungarico che si trovava già in uno stato di gravesfacelo morale. Costrette ad attendere fino al 28 per la piena del Piave, l’VIII e la X armata attraversarono il

fiume nel pomeriggio ed avanzarono rapidamente entrando il giorno dopo a Conegliano e a Vittorio Veneto (dacui prese il nome la battaglia), e raggiungendo in un paio di giorni il Tagliamento. I 1 novembre gli italianientrarono a Rovereto, il 3 a Trento mentre il cacciatorpediniere Audace contemporaneamente attraccava nel portodi Trieste. La vittoria fu completa; l’ultimo bollettino di guerra annunciava la cattura di 300.000 prigionieri e di5.000 cannoni. Sempre il 3 novembre, alle ore 18, era firmato a villa Giusti presso Padova, sede del comandoitaliano, l’armistizio, che doveva entrare in vigore il giorno dopo alle 15. Così l’Italia ebbe la vittoria in anticiposulla resa germanica. Unica fra le potenze belligeranti si era liberata dalla minaccia costituita dall’Impero austro-ungarico.

Reatino (strada)

Prosecuzione di via LeningradoTrae il nome dalla famiglia dei Reatini. Nel 1141 Al-bricone dei Reatini, di probabile origine longobarda,era vassallo di Palmerio signore del Castellazzo di Cam-pagnola e aveva dominio su una vasta area a nord diNovellara che comprendeva anche una porzione delcampagnolese. In direzione nord, poco dopo l’incro-cio con Strada Valle è degna di nota una corte del Sei-cento. Quasi al suo termine verso la provinciale perReggiolo un gruppetto di edifici prende il nome di Ber-nolda. Negli anni dopo la grande guerra per venire in-contro alle esigenze religiose degli abitanti della zona,che erano oltre 1300, compresi quelli delle campagnelimitrofe di Fabbrico, Campagnola e Reggiolo, fu co-struita negli anni 1928-30 la chiesa di S.Giuseppe, erettapoi in parrocchia nel 1951. Nello stesso periodo furo-

Corte seicentesca in strada Reatino.

Via 4 Novembre al momento della sua apertura. La prima casa a destra era l'abitazione dei Gonzaghini, l'unico ramo collateraledella linea dominante che risiedette a Novellara.

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no costruite le scuole, mentre nel1957 vennero aperti il forno e il“botteghino” e inaugurato l’asiloinfantile. Centro di aggregazioneera anche il caseificio che nellastruttura attuale risale agli anniTrenta, ma che esisteva da moltotempo prima. La luce elettrica arri-vò nel 1955. Qui c’è la casa deiDavoli che sono citati come prover-bio per la numerosità della famiglia.Nei locali dell’ex asilo infantile, alato della chiesa, ha avuto la sua pri-ma sede Tele Novellara divenuta poiCT9; era, nel 1974, la quarta emit-tente televisiva privata attivata inItalia.

Reatino (viazza)

Laterale di strada Reatino e strada ValleIn origine era solamente un viottolo, un “scurtoun”, che serviva a raggiungere più agevolmente il Molino di sottoda strada Reatino.

Repubblica (via)

Laterale di via don Pasquino BorghiSi definisce Repubblica una forma di governo che ha una lunga tradizione storica e che si è andata specialmentediffondendo dopo la Rivoluzione francese. Generalmente si presenta come una forma di governo nella quale ilcapo dello Stato viene designato volta per volta e non riceve la sua investitura per successione ereditaria. Nellaconcezione contemporanea dello Stato la Repubblica tende a presentarsi come una forma di governo nella qualela fonte della sovranità risiede nel popolo. Nel nostro paese un referendum sancì, il 2 giugno 1946, il passaggiodel governo dalla forma monarchica a quella repubblicana.

Resistenza (piazzale)

All’estremità nord-est di via Ca-vourArea ex chiesa e convento dei Cap-pucciniIl Dizionario recita: Resistenza:vasto movimento di opposizionepolitica e militare al fascismo e alnazismo e, più in generale ad ogniregime dittatoriale e di occupazio-ne straniera. Dopo l’8 settembre1943, in seno al Comitato di Libe-razione Nazionale confluirono tut-te le correnti dell’antifascismo ita-liano, dai comunisti ai democristia-ni ai socialisti ai liberali agli azio-nisti. Tra le azioni di maggior ri-lievo politico e strategico vanno ri-cordate le “quattro giornate di Na-poli” e l’organizzazione delle “re-pubbliche partigiane” di Alba,

Chiesa, casa e scuola della Bernolda.

Area su cui sorgerà piazzale Resistenza dopo la demolizione del complesso dei Cap-puccini nel 1965. Al centro, sullo sfondo, si vede l'edificio della Pineta più noto in tempirecenti come Ritz.

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Montefiorino e della Val d’Ossola. Nell’ambito cittadino per azioni di rapidi colpi di mano, sabotaggi ed attentativennero organizzati i GAP (Gruppi d’ Azione Patriottica) e le SAP (Squadre d’Azione Partigiana). Contro lacrescente presenza partigiana la reazione nazifascista fu spietata con episodi di autentica efferatezza. Il piazzale occupa l’area un tempo tenuta dal convento e dalla chiesa dei Cappuccini. Il complesso fu fondatonel 1603 da Donna Vittoria di Capua per eseguire la volontà testamentaria del marito Alfonso I Gonzaga. Neltempo il numero dei frati oscillò tra 20 e 30. Nel 1619 vi si tenne il Capitolo Generale. Nel 1690 fu ampliato.Scampato alla soppressione estense del 1768 non sfuggì invece a quella napoleonica del 1798; i frati espulsi, imobili venduti, il fabbricato acquistato dai fratelli Giovanni e Giuseppe Taschini. Riaperto e richiuso nel corsodelle alterne vicende del periodo napoleonico, i frati tornarono nel 1819 con la restaurazione del Ducato di Mode-na; don Sebastiano Bolognesi, più noto come padre Carlo dal Finale, fu confermato custode e bibliotecario. Peruna controversia tra il dott. Taschini, proprietario, e i padri, affittuari, il convento e la chiesa furono chiusi nel1866.Adibito per lungo tempo ad asilo infantile e a cucina economica, ridotto a magazzino e abitazioni venne demolitonel 1963 per realizzare gli attuali condomini e giardini. Per ricordare la fondazione del convento fu istituita lafiera di S.Anna, che cade nella terza domenica di luglio.L’orto dei Cappuccini, sicuramente dopo la prima guerra mondiale, venne adattato ed attrezzato a campo sportivocon la tribuna addossata al muro a mattina del convento. Vi si sono disputate memorabili partite di calcio della“Novellara sportiva” fino alle soglie degli anni sessanta. Serviva anche alle infinite piccole partite che i gruppi digiovani improvvisavano dopo il lavoro allestendo anche tre o quattro porte per dare modo a tutti di giocare. Venneanche adibito ad altre manifestazioni: dai primi incontri di pallacanestro, nel 1938, nel campetto a destra dell’in-gresso, alle esibizioni ginniche del Ventennio, dalle gare di tiro al piccione alle evoluzioni dei modelli aerei e alleesibizioni dei circhi equestri.Una parte del piazzale è oggi occupata dai giardini al centro dei quali è collocato il monumento al partigiano.

Riviera (strada)

Località S.Bernardino strada privataE’ la strada che percorre per tutta la sua lunghezza la Tenuta Riviera. Il nome deriva dal marchese GiangiacomoRiva che, nel 1671, acquistò il fondo dai Gonzaga; questi fin dall’epoca delle prime bonificazioni dei TerreniNovi vi avevano una cascina che utilizzavano per la caccia e in cui sostavano nei loro viaggi verso Guastalla. Dopo la bonificazione Bentivoglio iniziò l’organizzazione territoriale di questa area; tuttavia ancora nel 1920 piùdella metà della superficie era costituta da bacini di immersione che venivano drenati da quattro idrovore mentreun sesto era quasi sempre sommerso. La coltura del riso vi veniva praticata fin dai primi anni del ‘500. Nel 1862vi fu messa in funzione la prima macchina a vapore per trebbiare.Dall’inizio del Novecento ne era proprietraio il conte Wenceslao Spalletti che possedeva sia la parte a monte chequella a valle della ferrovia. Negli anni tra 1931 e 1933, in seguito a cambiamento di proprietà la tenuta venne

Tenuta Riviera da una carta del Seicento; deriva il suo nome dal proprietario marchese Giangiacomo Riva. Si osservino anche lezone boschive.

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divisa in due grandi lotti: Tenuta di San Bernar-dino e Tenuta Riviera. Nel 1920 con l’avventodella bonifica idraulica da parte del Consorziodi bonifica in destra di Parmigiana Moglia fuprosciugata la quasi totalità dei terreni; seguiro-no poi i lavori per le sistemazioni agrarie, le irri-gazioni, il livellamento, la viabilità, la costru-zione, ampliamento, rimodernamento di fabbri-cati. Negli anni Cinquanta era amministratoredella Riviera il cav. Giorgio Cortesi. In seguito èpassata più volte di proprietà, Notari, Bergomi,fino all’attuale, Pignagnoli. L’azienda è compo-sta dal corpo padronale, con palazzina e oratoriodedicato a S. Luigi Gonzaga, e 14 complessi ru-rali, costruiti tra XVII e XIX secolo. Oggi vi èstata realizzata un’azienda di agriturismo che oltre alle colture tradizionali ha dato spazio a terreni incolti, haconservato il boschetto alle spalle della dimora padronale ha creato laghetti per la pesca sportiva, vi permettel’equitazione e le falconeria.

Roma (viale)

Viale della stazione, già Stradone dei GesuitiRoma città, capitale d’Italia. Luogo abitato fin dall’Età del ferro; par-tendo dalla data convenzionale del 753 a.C. i romani iniziarono la con-quista delle regioni vicine poi dell’Italia e di tutti i paesi che si affaccia-vano sul bacino del Mediterraneo spingendosi poi fino all’Inghilterra, alMar Nero e al Golfo Persico. La storia di Roma e del suo impero ècostellata di innumerevoli vicende e personaggi per i quali si rimanda aitesti e alla letteratura specifici. Si fissa la data del 476 d.C. come finedell’Impero romano d’Occidente. A Roma c'é la Santa Sede capitalemondiale della cristianità.

L’attribuzione del nome alla via, che compare peraltro in moltis-simi altri comuni, è legato al coronamento degli ideali risorgimentali diunità nazionale di avere Roma come capitale dell’Italia unificata. L’edificio di grandi dimensioni sul lato nord, detto semplicemente “ilconvento”, era il convento dei Gesuiti fatto erigere da Camillo I Gonza-ga nel 1570. Da qui il nome antico. Non era però semplicemente unmonastero, infatti vi si teneva il collegio e vi funzionava una rinomataspezieria. La presenza dei padri dette a Novellara grande prestigio efama. Qui furono ospitati S. Carlo Borromeo, S.Filippo Neri, S.Luigi

Gonzaga e da qui uscirono padre Gigli, Daniello Bartoli e altri grandi pensatori e religiosi del XVI e XVII secolo.Quando l’Inquisizione, iltribunale del Sant’Uffizio,e l’indice dei libri proibitioltre che perseguitare ilprotestantesimo condizio-narono fortemente gli stu-di scientifici e filosofici eimpoveriono la cultura elo spirito di ricerca, l’ope-ra dei Gesuiti si esercitònelle scuole e nelle Uni-versità, nei collegi, dalpulpito, nella confessione,nonostante l’opposizionenon infrequente del clerosecolare e degli altri ordi-ni religiosi. Mentre da unlato l’intolleranza religio-sa faceva divampare i ro-ghi degli eretici e impie-gava i più crudeli metodidi repressione, dall’altro si

Casa padronale e adiacenze della Riviera al tempo dei conti Spalletti.

Veduta su viale Roma degli anni Venti. Sulla facciata del convento non sono ancora state apertele serie di finestre visibili oggi; la scritta sul muro dice "Alfredo Bellentani venditore di uve e vini".Sullo sfondo a destra il porticato della corte dei Pizzetti.

La villetta detta "del francese" fatta costru-ire da un novellarese che aveva fatto fortu-na in Francia.

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diffondeva un rinnovato zelo di carità e di assistenza sociale, specie ad opera di San Filippo Neri e dei Fratellidella Carità. All’angolo tra via Roma e via A.Costa c’era l’Osteria grande, più nota come Osteria del Moro; il nome le deriva-va dall’insegna, una scultura in legno a tutto tondo, che raffigura un moretto. Locanda e posta dei cavalli, offrivavitto e alloggio ai forestieri di passaggio e agli ospiti dei Gonzaga che non fossero di rango sufficientementeelevato da essere ospitati in rocca. Qui c’era il cambio dei cavalli per le carrozze e i corrieri e, in epoca relativa-mente più recente, vi funzionava l’ufficio postale. L’oste aveva l’appalto del sale dai Gonzaga e col provento dellasua vendita e i profitti della gestione della locanda effettuava, per conto dei padroni, acquisti e pagamenti. Uova,cuoio, legname, chiodi, filati, colla e colori compaiono nei registri detti “vacchette” dell’osteria così come ilsalario di alcuni dipendenti e il compenso dei lavori eseguiti occasionalmente da questa o quella persona. Ancoraall’inizio del secolo vi si noleggiavano cavalli ad opera di “Spagiarina”. Sull’altro lato della strada, dove neglianni Sessanta venne aperto l’ingresso degli impiegati delle officine Slanzi, c’era il portone dello stallo dell’oste-ria. La parte alta dell’edificio, con una caratteristica forma a torretta, dalla fine del ‘500 al 1774, e forse anchedopo, era adibito a colombaia. Una breve nota di folklore: qui davanti per molti anni parcheggiò il suo bar ambu-lante la “Carùla”.

Romagnoli Ettore (via)

Località S.Maria, laterale di strada ProvincialeGrecista (1871-1938). Nato a Roma. Professore di lingua e letteratura greca nelle Università di Catania, Padova,Pavia, Milano e Roma, fu accademico d’Italia. Ideò e diresse le rappresentazioni classiche nei teatri greci diSiracusa, Pompei, ecc. Pubblicò importanti opere sulla letteratura, la civiltà e la musica greca. La sua maggiorfama è legata alle traduzioni dei poeti greci, in special modo di Aristofane, e dell’Iliade e dell’Odissea eseguitecon perfetta aderenza al testo.

Rosselli fratelli (via)

Laterale strada ProvincialeCarlo (1899-1937) e Nello. Colui che più partecipò alla vita politica fu Carlo. Nato a Roma. Unitamente al fratelloprese parte al movimento interventista. Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale degli alpini. Entrò inpolitica nel ’24 dopo l’assassinio di Matteotti, fu uno dei redattori col fratello Nello del foglio clandestino antiregime Non mollare. Trasferitosi a Milano si dedicò all’insegnamento universitario. Con la promulgazione delleleggi eccezionali fasciste del 1926 organizzò con Ferruccio Parri e Sandro Pertini l’espatrio di Turati in Francia.Al suo ritorno venne arrestato, processato, incarcerato, poi condannato al confino a Lipari. Riuscì a fuggire e ariparare in Francia dove scrisse e pubblicò Socialismo liberale. Nello, dedito agli studi storici, non partecipò alleazioni di Carlo. Ci ha lasciato uno studio sul socialismo risorgimentale, Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano(1932) e il saggio Alle fonti del giornalismo operaio italiano. Fu assassinato assieme al fratello, presso cui sitrovava in visita a Parigi, da sicari francesi assoldati da agenti del governo fascista nel giugno 1937.

Panoramica su viale Roma dalla torre di S.Stefano nei primi anni Cinquanta.

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Rossini Gioacchino (via)

Laterale di via PergolesiCompositore (1792-1868). Pesarese. Figlio d’arte (padre suonatore di corno e madre cantante) a 12 anni avevacomposto le sei Sonate a 4 e due anni dopo la prima opera Demetrio e Polibio. Entrò nel liceo Musicale diBologna dove completò gli studi. Avviatosi alla carriera di operista fece rappresentare a Venezia La cambiale dimatrimonio cui seguirono altre opere buffe tra cui La pietra di paragone e l’Italiana in Algeri e il primo lavoroserio, Tancredi. Nel 1815 si trasferì a Napoli dove sposò la celebre soprano Isabella Colbran. Nella città parteno-pea videro la luce Il Barbiere di Siviglia e Cenerentola. Compose ancora Semiramide poi si trasferì a Parigi dovenacquero l’Assedio di Corinto e Mosè e dove pose fine alla carriera operistica con il Guglielmo Tell (1829). Tornòin Italia dove visse a Bologna e Firenze poi di nuovo a Parigi dopo essersi ristabilito da una malattia e da una gravedepressione. Da Rossini vengono vivificate con nuova tensione e travolgente vitalità ritmica le strutture tradizio-nali dell’opera buffa e, nelle altre opere, le intuizioni drammatiche fuse con una ricca ornamentazione vocale.

Ruffilli Roberto (via)

Laterale di via BerlinguerPolitico (1937-1988). Di Forlì. Senatore democristiano, professore universitario, stretto collaboratore di De Mitapresidente del Consiglio, responsabile per la DC dei problemi dello stato. Stava preparando proposte di riformacostituzionale che fossero gradite anche alle sinistre quando venne ucciso dai brigatisti rossi a Forlì. I suoi scrittisono raccolti in Istituzioni Società Stato.

San Bernardino (via)

Laterale di via D’AzeglioBernardino da Siena. Frate minore, predicatore (1380-1444). Nato a Massa Marittima. Di famiglia nobile, dopoaver compiuto gli studi, nel 1402 entrò nell’Ordine francescano lasciando tutti i suoi beni ai poveri e ad istitutireligiosi. Iniziò a predicare nei villaggi vicini a Siena passando poi in Piemonte e Lombardia e in tutta Italiadiventando molto popolare. Fu consigliere di papa Eugenio IV e dell’imperatore Sigismondo. Delle cariche chegli vennero accettò solo quella di vicario del suo Ordine. Subì due processi per eresia, provocatigli da nemici

invidiosi, entrambi terminati con la piena assoluzione. Fu a Novellara più volte dal 1418 in poi. La tradizionelocale vuole che l’ultima volta che il santo dette la benedizione prima di lasciare il paese, piantasse il suo bastonesulla riva della fossa a mezzogiorno della rocca, “il qual bastone con stupore di tutti si convertì in una pianta dirose bianche che si conservò fresca e verdeggiante per lunga serie di anni a beneficio di non pochi infermi”. IGonzaga ne ebbero sempre cura e dopo la loro estinzione la pianta fu trapiantata nell’orto delle monache diS.Teresa che l’accudirono e provvidero a distribuire ai malati la polvere prodigiosa delle rose essicate fino allasoppressione del loro convento, nel 1810. In seguito andò perduta. Alla bonificazione dei Terreni Novi, l’odierna frazione di S.Bernardino, la prima intrapresa dai Gonzaga dalla

Chiesa di S. Bernardino e case vicine viste da viazza S. Bernardino.

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metà del Quattrocento, seguì il popola-mento con la costruzione di case coloni-che, di cui le più note sono le Stanze. Unprimo edificio sacro dedicato al santo diSiena sorse in località Forcello, un bivioo un incrocio di strade. La chiesa volutada Alessandro I nel 1530 fu realizzatasolo dopo cinquant’anni. Gli storici nonconcordano sul luogo esatto di erezionedella prima chiesa, di fatto, nel 1644, iconti Camillo II e Alfonso II, essendol’edificio assai malandato e pericolante,decisero di erigere “di novo” un’altrachiesa fissandone il luogo- scrive il Da-voli- “alla distanza di circa 300 perti-che a ponente della prima”. Un pilastri-no, posto di rimpetto alla chiesa attualesulla prima curva di viazza S.Bernardino,starebbe ad indicare la direzione in cui era la primitiva costruzione, ma a una distanza di circa 600-800 metri.Maria Teresa Cybo, figlia di Ricciarda Gonzaga, duchessa di Modena fece restaurare e modificare l’edificio ericostruire i campanile nel 1758 portandola alla forma visibile oggi. Nelle tre nicchie sulla facciata,rimaste vuoteper oltre duecento anni, sono state collocate in questo secolo le statue di S.Bernardino, S.Rocco e S.Sebastiano.Gli affreschi che si trovano all’interno, degli anni 1939-40, sono opera di Anselmo Govi.La frazione, che purtroppo si era fortemente spopolata negli ultimi vent’anni, sta dando in tempi recenti qualchesegno di ripresa. A fianco della canonica è stata inaugurata una casa d’accoglienza, l’edificio della vecchia coope-rativa di consumo è in via di ristutturazione mentre quello dove ci fu la nuova cooperativa ospita la Sala civica incui sono stati tenuti di recente corsi di scultura e restauro mobili.

San Bernardino (viazza)

Laterale di via S.BernardinoCollega S.Bernardino con strada Boschi. Si veda quanto scritto poco sopra per via San Bernardino.

San Giovanni (strada)

Località San GiovanniE’ la prosecuzione di strada Arginone, prende il nome al bivio poco prima di via Pelgreffi e lo mantiene finoall’incrocio con viottolo del Medico. Lungo il suo percorso si dipartono a ponente viazza S.Giovanni (che rag-giunge viazza S.Maria) e, a levante, viottolo Due strade e stradello Bassoli (come prosecuzione di strada S.Maria).

La vecchia Cooperativa a S. Bernardino.

Ricostruzione grafica dell'antica chiesa di S.Bernardino in sasso e late-rizi in località Forcello.

Ciottolo proveniente dalla chiesa antica murato sulfianco della chiesa attuale e lapide commemorativaposta nel 1939 dal parroco.

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Su questa strada si affaccia la cascina detta “La Corte”,una costruzione del XV sec. di proprietà dei Gonzagadi Novellara che per complicate vicende ereditarie erapassata al ramo dei Gonzaga di Vescovato; ancora nel1910, quando fu ceduta, assieme al molino e ad altriterreni, ai Capiluppi era del principe Emanuele Gonza-ga di Vescovato. Fino all’inizio di questo secolo eracircondata da un fossato e da una muraglia su cui siapriva un portale, ancora visibile pur se murato.

San Giovanni (viazza)

Località San Giovanni, laterale di via S.GiovanniCongiunge via S.Giovanni con viazza S. Maria. Fa parte con via San Michele, viazza S.Maria, via Due strade delreticolo di sentieri che attraversavano il Gurgum, la Fossa, quando era in secca e permetteva ai villici di andare afar legna, a raccoglier giuchi e altre erbe palustri, a pescare nelle pozze residue, a cacciare uccelli.

San Michele (strada)

Località S.Maria, laterale di strada S.MariaFa parte del reticolo di viottoli e tratturi che permettevano agli abitanti di sfruttare durante i periodi di siccità lerisorse naturali del Gurgum, la Fossa.

San Michele (viazza)

Località Villa BoschiCollega strada dei Boschi e via D’Azeglio; sul suo asse s’innesta strada Sbarra. Inizia nei Boschi dove c’erano laBottega e il “Barber shop”.

San Sabba (via)

Località S.Maria, laterale di via M.L.KingDopo l’ 8 settembre 1943 i nazisti posero sotto la propria giurisdizione diretta il Friuli e la Venezia Giulia prepa-randone l’annessione al Reich come Adriatisches Kustenland. Tra settembre e novembre arrivarono a Triesteufficiali e uomini che avevano “gestito” i lager di sterminio in Polonia con lo scopo di eliminare intere categoriedi uomini, “...la principale era rappresentata dagli ebrei, ai quali facevano seguito gli tzigani, i malati di mente, lerazze inferiori asiatiche, funzionari comunisti ed elementi asociali”. Fu allestito un campo nel complesso di edi-fici della ex risiera di San Sabba prima con la funzione di campo di prigionia per militari, col nome di Stalag 339,poi di Polizeihaftlager, campo di detenzione di polizia, destinato sia allo smistamento dei deportati in Germania ePolonia che al deposito dei beni razziati e alla detenzione, nonchè successivamente alla eliminazione di partigia-ni, detenuti politici ed ebrei. Qui transitarono diverse migliaia di persone e oltre trecento furono uccise in pochimesi. E’ monumento nazionale.

Santa Maria (via)

Località S.Maria, laterale di strada ProvincialeE’ la prosecuzione verso est di strada Ponte Forca. Lun-go questa via sorge la chiesa. Le notizie storiche sul-l’edificio e sulle sue vicende sono scarse e frammenta-rie. Abbiamo un elenco di arcipreti a partire dal 1302 esappiamo che i Gonzaga fin dalla metà del Quattrocen-to avevano giurisdizione diretta sulla parrocchia. Esi-steva sicuramente nel XIII sec. e l’intitolazione a Ma-ria ne fa spostare l’erezione a vari secoli prima; dipen-deva come le altre limitrofe da un monastero, quello di

La "Corte", costruzione gonzaghesca del Quattrocento.

L'osteria di Agosti a S. Maria negli anni Trenta.

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Brescello. I primi lavori documentati sono del periodo1857-1865, la chiesa venne allungata sia nella parte ab-sidale che in quella anteriore e venne innalzato il cam-panile. E’ stata gravemente danneggiata dal terremotodel 1996. Vi sono custoditi alcuni dipinti tra cui un SanMatteo della scuola dell’Orsi. Pregevole anche un fon-te battesimale ottocentesco in stucco a imitazione delmarmo.

Santa Maria (viazza)

Località S.Maria, laterale di via S. MariaE’ la prosecuzione di strada Arginone in direzione sud;prende questo nome all’incrocio con via Pelegreffi earriva fino a via S. Maria. E’ sul tracciato della stradavecchia da Reggio per Novellara, anteriore al 1224. Laserie di curve ravvicinate, ad angolo retto, che segui-vano i confini degli appezzamenti di terreno, simile aquella del Borgazzo, ne rivela la grande antichità.

Sanzio Raffaello (via)

Laterale di via GiottoPittore e architetto (1483-1520). Di Urbino. Il suo primo maestro fu il padre Giovanni, pittore non disprezzabile.Le tre grazie e il Sogno del Cavaliere realizzati quando aveva diciassette anni sono le prime opere e vi si avvertel’influenza del Perugino di cui Raffaello fu allievo e aiuto. Questo periodo si conclude con lo Sposalizio dellaVergine. Trasferitosi a Firenze, i risultati della meditazione sull’opera di Leonardo furono la Madonna del Gran-duca, la Madonna del cardellino, la Bella Giardiniera, Agnolo e Maddalena Doni, La muta. Dopo l’incontro conMichelangelo e Bramante fu chiamato a Roma dove conobbe il trionfo con la decorazione a fresco delle StanzeVaticane. Alcuni ritratti come il Cardinale, la Madonna di Foligno e il grande affresco della Messa di Bolsenamostrano la sensibilità di Raffaello alle conquiste coloristiche della pittura veneziana e culminano nella Libera-zione di San Pietro. Pur avvalendosi, dopo il 1509, di collaboratori e aiuti per le opere di grandi dimensioni,continuò a creare capolavori quali la Madonna della Seggiola, il ritratto di Baldassar Castiglione, la Trasfigura-

Panoramica sull'abitato di S.Maria.

La chiesa di S.Maria. La cupoletta del campanile è stata demo-lita dopo il terremoto del '96.

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zione. Dal 1514 sostituì il Bramante nella direzione dei lavori di San Pietro. Uno degli edifici da lui progettati fupalazzo Branconio dell’Aquila a Roma che divenne poi proprietà di Giulio Cesare Gonzaga di Novellara. Nellecollezioni d’arte dei Gonzaga c’erano alcuni disegni tra cui Due amorini che fabbricano frecce e un Sacrificio e idue grandi piatti decorati, ora facenti parte del tesoro della Collegiata di S.Stefano, eseguiti su suoi disegni.

Saragat Giuseppe (via)

Laterale di via BerlinguerPolitico (1898-1988). Nato a Torino. Laureato in economia e commercio, dopo la prima guerra mondiale divenneimpiegato di banca e si impegnò nella politica. Militante socialista, esule durante il fascismo, rientrò in Italia nel1943. Venne catturato a Roma dai nazisti riuscendo ad evadere dal carcere di Regina Coeli con Sandro Pertini. Nelgiugno 1946 fu nominato presidente dell’Assemblea Costituente. Nel 1947 si staccò dal PSI fondando il PartitoSocialista dei Lavoratori che, nel ‘ 51, divenne PSDI, Partito Socialista Democratico Italiano. Ministro in diversigoverni, fu presidente della Repubblica dal 1964 al 1971. Tra i suoi scritti Quarant’anni di lotta per la democra-zia.

Sauro Nazario (via)

Laterale di via RomaMilitare irredentista (1880-1916). Nato a Capodistria. Capitano della marina mercantile austriaca, allo scoppiodelle ostilità nel 1914 si recò a Venezia dove svolse un’intensa propaganda interventista. Nel 1915 venne arruola-to nella marina militare italiana e fu protagonista di coraggiose azioni nelle acque nemiche. In missione con unsommergibile per penetrare nel golfo del Quarnaro e colpire le postazioni austriache, a causa dell’incagliamentodell’imbarcazione fu catturato con tutto l’equipaggio. Riconosciuto come cittadino austriaco fu processato peralto tradimento e impiccato.

Sbarra (strada)

Laterale di strada ProvincialeLa sbarra era realmente una barriera postaall’ingresso del paese per controllare i mo-vimenti delle persone e imporre il daziosulle merci. Qui, durente le epidemie dicolera della prima metà dell’Ottocento, eraallestito uno stanzino dove si effettuavanole fumigazioni a scopo profilattico dellemerci potenziali portatrici del morbo. Lun-go questa strada era l'antica conceria.

Scarlatti Domenico (via)

Laterale di via dello SportCompositore (1685-1757). Napoletano.Allievo del padre Alessandro studiò a Venezia e visse a Roma dove, nel1715, divenne maestro di cappella di San Pietro. Nel 1719 si trasferì a Lisbona dove fu al servizio di quella corte.Le opere anteriori al periodo portoghese sono scarsamente significative, mentre le più rilevanti e giustamente piùfamose sono le 555 Sonate per clavicembalo che rivelano una straordinaria varietà inventiva.

Segni Antonio (via)

Laterale di via NenniGiurista e politico (1891-1972). Di Sassari. Dopo la laurea intraprese la carriera universitaria nelle Università diPerugia, Cagliari, Pavia, Sassari e Roma. Della sua attività di docente rimangono numerose pubblicazioni. Entra-to a far parte del Partito popolare di don Sturzo fin dal 1919 si ritirò dalla vita politica dopo l’entrata in vigoredelle leggi eccezionali fasciste del 1926. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana, fu eletto deputato alla Costi-

Strada Sbarra all'altezza della antica conceria dove sono state aperte viaToti, via Settembrini e via Dei Martiri.

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tuente, riconfermato nelle successive legislature, poi ministro in vari governi fino alla elezione a presidente dellaRepubblica nel 1962. Fu contrario all’ipotesi di apertura a sinistra e come capo dello stato cercò di impedirel’assunzione di responsabilità da parte del PSI.

Serravalle (strada)

Laterale di via LevataPosta tra via Levata, strada Casino di sopra e via Pennella, sicuramente nel 1415 vi era un possedimento dellafamiglia Serravalli proveniente da Reggio e c’era ancora nel 1571 come risulta da un atto notarile nell’Archivio diNovellara:” Jacobo filio Bernardonis de Serravallis”. Non è tuttavia impossibile che sia stata la famiglia a trarre ilsuo nome dal luogo; infatti qui c’era il limitare delle valli che la strada chiudeva; dal latino “sera”, sega che passaal medievale “serra”, chiudi. Fatto comprovato anche dalla vicinanza di via Levata, strada sopraelevata rispettoalle paludi circostanti e di strada Pennella che fa correre la mente ai “pennelli” che ci sono a Po, lingue di terrarilevate artificiali per indirizzare la corrente.

Settembrini Luigi (via)

Laterale di strada SbarraLetterato e patriota (1813-1876). Nato a Napoli, assorbì dalla famiglia gli ideali di libertà e l’odio verso la tiran-nide. Frequentò senza laurearsi l’Università di Napoli; in seguito divenne insegnante al liceo di Catanzaro. Fon-datore con un compagno della setta segreta dei Figli della Giovine Italia fece là opera di proselitismo. Incarcerato,processato per sospetto e assolto nel 1839 se ne rimase il più possibile appartato, ma nel ’47 scrisse e diffuse unaanonima Protesta del popolo delle Due Sicilie contro il governo borbonico. Dovette fuggire a Malta quando lapolizia cominciò a cercarlo, per ritornare poche settimane dopo quando fu concessa la costituzione. Fondò conaltri patrioti la Grande società dell’unità italiana; nel 1851 fu arrestato e condannato a morte, pena poi commuta-ta nell’ergastolo e in seguito nell’esilio negli Stati Uniti. Riuscì a tornare nella sua Napoli liberata dai garibaldininel 1860. Fu eletto deputato l’anno seguente e senatore nel 1873. Pubblicò le sue Lezioni di letteratura italianaquindi si dedicò alla stesura delle Ricordanze della mia vita, uscite postume.

Spallanzani Lazzaro (via)

Laterale di Via De GasperiNaturalista (1729-1799). Di Scandiano. Dopo gli studi presso i Gesuiti si indirizzò verso la giurisprudenza poi lescienze. Dopo l’ordinamento sacerdotale insegnò logica e greco, poi matematica e fisica nel collegio di Reggio.Nel 1769 ebbe la cattedra di scienze all’Università di Pavia. Confutò le teorie della generazione spontanea degliesseri viventi sostenute da altri naturalisti con esperienze condotte su microrganismi chiamati infusori. Di questediscussioni restano tracce nel Saggio di osservazioni microscopiche concernenti il sistema di generazione de’signori di Needham e Buffon. Realizzò importanti scoperte sulla generazione animale e sulla digestione che espo-se in Dissertazioni di fisica animale e vegetabile e in Prodromo di un’opera da imprimersi sopra le riproduzionianimali. Si devono ancora ricordare le ricerche sulla capacità di rigenerazione di alcuni animali, sulla circolazio-ne sanguigna e sulla meccanica circolatoria, Dell’azione del cuore nei vasi sanguigni e Dei fenomeni dellacircolazione osservata nel giro universale dei vasi, e sulla respirazione. Egli fu uno sperimentalista nel senso piùcompleto del termine e suoi studi sono stati fondamentali per l’avvento della biologia moderna.

Sport (via dello)

Laterale di strada ProvincialeIl termine sport deriva dall’antico francese desport che stava ad indicare un’alternativa all’attività lavorativa; oggiinvece indica i giochi, le competizioni, le gare, le prove, i confronti che esistono fin dai primordi di tutte le civiltà.Nel Rinascimento si assiste alla nascita di una concezione sportiva in senso moderno. E’ del 1555 il Trattato delgioco della palla di Antonio Scaino e del 1577 il De arte gymnastica di Girolamo Mercuriale; ma sarà sopratuttoin Inghilterra dall’inizio del XIX secolo che lo sport moderno vedrà la sua definitiva affermazione e caraterizza-zione, per diffondersi all’interno delle altre nazioni verso la fine del secolo, finchè nel 1894 venne fondato a Parigiil Comitato Olimpico Internazionale e due anni dopo ad Atene si svolsero le prime Olimpiadi dell’era moderna. InItalia le prime società sportive nascono dopo l’unificazione, sono di cannottieri, di ginnastica, di ciclismo e difoot-ball (1898). In pochi anni lo sport è passato da divertimento ed esercizio fisico personale a impegno profes-

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sionale. In questo secolo si è assistito ad uno sviluppo costante del contenuto spettacolare delle competizioni e siè reso necessario un progressivo adeguamento degli impianti sportivi per metterli in grado di accogliere un pub-blico sempre più numeroso.La prima squadra di calcio di Novellara fu messa in piedi nel 1921 mentre quella di pallacanestro è del 1938.Lungo la via si trovano il nuovo campo sportivo e le piscine.

Inquadratura di via Vivaldi verso via dello Sport a metà degli anni Settanta. Sullo sfondo lo scheletro della piscina coperta.

Momenti di attività agonistiche del passato: in alto a sinistra Morellini e Rossini vincitori delle Giro delle Quadre di Novellara; adestra partita di calcio in campo vecchio alla metà degli anni Venti; in basso l'arrivo della corsa nell'ambito delle celebrazioni perl'inaugurazione del Monumento ai Caduti nel 1925.

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Sturlona (viottolo)

Località S. Giovanni, laterale di strada ProvincialePrende il nome dall’omonima possessione della famiglia Sturloni.

Tasso Torquato (via)

Laterale via XXV AprilePoeta (1544-1595). Nativo di Sorrento. Effettuò gli studi a Napoli e Roma; da quest’ultima dovette seguire ilpadre nei suoi trasferimenti a Ravenna, Pesaro e Urbino. Torquato trovò presso i della Rovere l’ambiente adatto acompiere la propria educazione letteraria e artistica; fu anzi compagno di studi del futuro duca Francesco Maria.Trasferitosi a Venezia attorno al 1560, qui scrisse il Rinaldo; contemporaneamente studiava legge all’Universitàdi Padova dove conobbe Scipione Gonzaga. Nel 1570 compì un viaggio in Francia al seguito del cardinale d’Estepoi fu tra gli stipendiati di Alfonso II d’Este. La lieta vita di corte gli ispirò l’Aminta che venne rappresentata aFerrara. Nel 1575 finì di scrivere la Gerusalemme liberata. Completò anche il poema eroico Il Goffredo che perògli procurò dubbi, ripensamenti e scrupoli di carattere religioso e letterario, tali da chiedere di essere esaminatodal grande inquisitore di Bologna. L’equilibrio dei suoi nervi era scosso, era afflitto da mania di persecuzione edal timore di essere incorso nell’eresia. Nel 1577 fuggì da Ferrara travestito per raggiungere Sorrento poi vagò dicittà in città per tornare alla fine a Ferrara. Credendosi mal gradito diede in escandescenze inveendo anche controla corte per cui venne rinchiuso come pazzo nell’ospedale di S.Anna dove rimase per sette anni. Fu liberato perintervento di Vincenzo I duca di Mantova e per qualche tempo soggiornò in quella città. In seguito fu a Firenze,Roma, Napoli, di nuovo a Mantova e ancora a Napoli e Roma. Qui portò a termine la Gerusalemme conquistata,pubblicata nel 1593, e Le sette giornate del mondo creato.Nel 1574 il Tasso era sicuramente presso i nostri Gonzaga inoltre sappiamo che il musicista novellarese Jaches deWert compose madrigali sulle rime del poeta.

Tiepolo Gian Battista (via)

Laterale di via ColomboPittore (1696-1770). Nato a Venezia, apprese l’arte da Gregorio Lazzarini poi seguì la corrente chiaroscurale delPiazzetta, momento documentato dal Sacrificio di Isacco e dalla Madonna del Carmelo. Dopo il 1721 sottol’influsso di Sebastiano Ricci realizzò le quattro tele mitologiche dell’Accademia di Venezia: Giugurta, Rattodelle Sabine, Tentazioni di S.Antonio. Tiepolo aderì sempre più ai principi di Veronese circa la gamma cromatica,i rapporti delle tinte complementari, l’uso delle tinte fredde. Realizzò affreschi nella chiesa degli Scalzi, in palaz-zo Sandi e nel duomo e palazzo arcivescovile di Udine. Poi con uno stile ormai proprio eseguì dipinti in varie cittàda Milano a Bergamo a Vicenza a Venezia: Trasporto della Santa Casa di Loreto, Sacrificio di Ifigenia, Morte diS.Gerolamo, Sacrificio di Melchisedech e Caduta della manna, Adorazione dei Magi, Martirio di S.Agata, gliaffreschi di villa Valmarana e i soffitti di Cà Rezzonico. A Madrid, dove fu invitato da Carlo III decorò i soffittidella sala del trono e di altre sale con Apoteosi della Monarchia spagnola e Apoteosi della Spagna.

Tintoretto (via)

Laterale di via ColomboPittore. Jacopo Robusti detto il Tintoretto (1518-1594). Veneziano. La sua formazione artistica iniziale è assaicomplessa legandosi al manierismo tosco-romano ed emiliano e alla tradizione veneta prossima a Lotto, Pordeno-ne, Bonifacio Veronese. Tali esperienze si concretizzarono nei 14 ottagoni con Storie mitologiche della GalleriaEstense di Modena, nella Presentazione di Gesù al tempio, nella Cena di Emmaus. Dopo i contatti con lo Schia-vone nacquero le Scene bibliche dei musei di Vienna e Verona quindi la sua pittura si evolvette attraverso laLavanda dei piedi, l’Ultima cena, San Giorgio con le spoglie del drago, San Rocco fra gli appestati. Attorno al1550 si delinea in Tintoretto il gusto per il paesaggio, rappresentato sempre con maggiore frequenza: Storie dellaGenesi, Creazione degli animali. La sua impetuosità riprese nelle Nozze di Cana, nella Cena in casa del Fariseo,nelle tre storie di San Marco ; ad esse seguì la decorazione della cappella della Madonna dell’Orto con le cinqueVirtù e le due immense tele del presbiterio raffiguranti il Giudizio Universale e l’Adorazione del vitello d’oro.Nella Scuola Grande di San Rocco eseguì tra 1564 e 1566 la Gloria del Santo e le allegorie e i fatti della Vita diCristo. Tra 1579 e 1580 vennero realizzati i Fasti Gonzagheschi, ora a Monaco, e i numerosi quadri delle Batta-glie ma già in queste si vedono le mani di aiuti e del figlio Domenico come anche nell’immensa tela del Paradisodel palazzo ducale.

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Togliatti Palmiro (via)

Laterale di via CostituzionePolitico (1893-1964). Nato a Genova. Laureato a Torino in giurisprudenza, volontario nella prima guerra mondia-

le, fondatore nel 1919 con Gramsci e Terracini di Ordi-ne Nuovo di cui divenne direttore. Fu tra i promotoridella scissione della sinistra dal PSI nel 1921 e fonda-tore del nuovo organo del partito, L’Unità, nel ’24. Piùvolte arrestato per la sua attività antifascista, dopo ilcongresso di Lione non rientrò in Italia dirigendo daParigi l’azione clandestina del partito in patria. Nel 1934fu chiamato a Mosca a far parte della segreteria delKomintern, assumendo il controllo dei partiti comuni-

sti in Europa. Rientrato in Italia nel ’44 dette una nuo-va impostazione alla linea del PCI; fu ministro del go-verno Badoglio e ministro della giustizia con Parri eDe Gasperi. Nel 1948, a seguito di una campagna anti-comunista, rimase gravemente ferito in un attentato cheturbò profondamente il paese. Impegnò il partito in bat-taglie per la difesa degli istituti democratici lanciando anche appelli ai cattolici e nel 1956, dopo i fatti d’Unghe-ria, rifiutò di accettare l’impostazione del problema dello stalinismo e delle sue degenerazioni semplicementecome conseguenza del “culto della personalità”. E’ il primo tratto di strada Borgazzo; fino alle soglie degli anni Settanta c’erano solo il caseificio dei Meschieri ela loro villa e poche case coloniche, poi è iniziata la costruzione dell’Abicoop e dei Peep.

Tondona (viottolo)

Località S.Maria,laterale di via CasalettoForse dal nome di una famiglia. In latino “tondere” significa tosare, ma anche tagliare, potare, sfrondare, bruciare,il nome starebbe ad indicare una zona liberata, nel Medioevo, da alberi arbusti e cespugli per essere messa acoltura.

Torres don Camilo (via)

Località S.Maria, laterale di strada ProvincialeSacerdote e guerrigliero (1929-1966). Nome convenzionale di Jorge Camilo Torres Restrepo. Nato in Bolivia.Dopo il seminario si recò a studiare sociologia in Europa, girando poi tutto il continente. In patria ricoprì variincarichi ecclesiastici praticando una teologia dell’amore e del servizio delle classi popolari. Attivissimo fra lagioventù e gli studenti colombiani promosse svariate iniziative a livello di studio e di prassi rivoluzionaria; detteanche vita a un Frente unido del pueblo colombiano tra i cui obiettivi figuravano la riforma agraria, la pianifica-zione, la tassazione progressiva, la nazionalizzazione di istruzione, sicurezza sociale, sanità. Senza appoggiopalese della chiesa colombiana e caduto per le sue idee in disgrazia della linea conservatrice del governo, finì conl’aggregarsi al gruppo guerrigliero Ejército de liberaciòn nacionàl. Cadde combattendo contro le unità antiguerri-glia governative.

Toscanini Arturo (via)

Laterale di via Costituzionegià viale del CimiteroDirettore d’orchestra (1867-1957). Nato a Parma. Diplomatosi in violoncello al conservatorio della sua cittàentrò in seguito nell’orchestra del Teatro Regio. Nel 1886 mentre suonava a Rio de Janeiro, l’assenza del direttore

Qui e a lato l'Abicoop e il nuovo Peep in via Togliatti

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d’orchestra pochi minuti prima dell’esecuzione dell’Aida gli permise di offrirsi come sostituto e di mostrare lesue innate doti di conduttore. In Italia poco tempo dopo si dedicò all’attività di direttore nelle principali città. Siricorda in particolare la sua attività al Teatro Regio di Torino. Oppositore del fascismo, dopo un’aggressione aBologna nel 1931, abbandonò l’Italia per ritornare solo dopo la guerra, inaugurando con un memorabile concertoa Milano la Scala ricostruita.Tra i più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi, univa alle specifiche doti tecniche una eccezionale culturamusicale e un senso filologico di prim’ordine; le sue esecuzioni erano piene di slancio, di fuoco e di animazione.

Tosi don James (via)

Località S.Giovanni, laterale di via D.ChiesaSacerdote (1925-1978). Nato a Boretto. Studente esemplare entrò nel se-minario di Guastalla nel 1945 e ricevette l’ordinazione sacerdotale nel’49. Fu capellano a S.Vittoria e pur continuando a prestare il suo servizioqui, per le sue ottime capacità di direzione spirituale ebbe dal 1957, l’in-carico di Direttore Spirituale del Seminario di Guastalla, dove dovettetrasferirsi due anni dopo. Ebbe in seguito la Mansioneria dello SpiritoSanto della Cattedrale di Guastalla fino al ’65. Fu anche assistente dioce-sano della Gioventù Italiana di Azione Cattolica e direttore del Centro“Don Bosco”. Dopo un breve periodo come cappellano a Brescello vennenominato, nel 1971, arciprete della parrocchia di S.Giovanni della Fossa.Riuscì anche qui a farsi benvolere e ad ammaliare credenti e non. Incapa-ce di restare inattivo, anche dopo che fu travolto da un autocarro, si fecedimettere dall’ospedale dopo tre giorni per continuare la preparazione deiragazzi alla prima comunione. Troppo presto in relazione al trauma crani-co che aveva subito; dovette essere ricoverato a Parma, ma fu inutile. E’stato scritto di lui: “...veniva spontaneo chiedersi come mai in un essere così minuto e fragile albergasse un’ener-gia così vitale e un dinamismo sì dirompente. Un’esuberanza che contagiava l’interlocutore o chi lo vedevamuoversi e spesso agitarsi”.

Toti Enrico (via)

Laterale di strada SbarraPatriota (1882-1916). Nato a Roma. Ferroviere, nel 1908 per un infortunio perdette una gamba. Uomo di grandis-sima determinazione, partì nel 1911 per un giro in bicicletta che lo portò fino all’Europa del nord, si arruolò, nel1915, come volontario nei bersaglieri ciclisti e impiegato come portaordini. Rimasto gravemente ferito nel corsodi una delle battaglie dell’Isonzo, prima di morire lanciò la sua stampella contro il nemico.

Unità d’Italia (piazza)

gia Piazza Vittorio EmanueleE’ la piazza maggiore del paese. Dopo le guerre d’indipendenza venne intitolata a Vittorio Emanuele II primo redell’Italia unita. Nel 1946 con delibera del Consiglio comunale il nome venne mutato in quello attuale con laseguente motivazione. “...perchè legata alla memoria di ex re della casa Savoia, in netto contrasto col sentimentodel nostro popolo nel risorto clima di libertà della Repubblica Italiana”.Nel Quattrocento, qundo fu progettata la prima espansione del paese “programmata”, per usare un termine con-temporaneo, c’era un campo di alberi di noci che i Gonzaga comprarono con l’intenzione di realizzarvi la piazzanuova. La pianta rettangolare ricorda il foro romano e la cornice di portici e di edifici che vi si affacciano contri-buiscono a rafforzare questa impressione. Spazio completamente aperto fino agli anni Venti di questo secolo, vifurono costruiti i giardini pubblici solo qualche tempo prima dell’inaugurazione del monumento ai caduti dellaprima guerra, nel 1925.Da secoli è il centro del paese, qui si sono sempre svolte le principali attività: manifestazioni, adunate, comizi,feste, giochi, spettacoli, fiere e mercati.Sul lato a sera domina la mole della chiesa collegiata di S.Stefano. Realizzata da Lelio Orsi dopo un paio ditentativi precedenti mal riusciti a partire dal 1530 e inaugurata nel 1567 è stata resa nella forma attuale nelcontesto di lavori di restauro e abbellimento voluti, e finanziati, da Donna Ricciarda Gonzaga Cybo. La nuovafacciata fu iniziata nel 1753 ad opera dell’architetto G.B. Cattani Cavallari, lo stesso che aveva realizzato lafacciata di S.Prospero a Reggio. Nel 1616 era stata innalzata la nuova torre in sostituzione della vecchia ormai inrovina, ad opera di Giovanni Righini con una spesa di 1045 lire.

Don James Tosi parroco di S.Giovanni.

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Nel 1858 vennero ricavate le nicchie per la collocazione delle statue dell’Ilarioni, raffiguranti Cristo risorto, laMadonna Immacolata, S.Stefano e S.Cassiano, offerte dal dott. Angelo Jotti. Tuttavia fin dall’inaugurazione, perl'atteggiamento, dai novellaresi fu loro attribuito il seguente significato ironico :” Povra N’valera; quanta miseria,l’è elta acsè; goia colpa me ?”. Il sagrato attuale, in marmo di Verona, in sostituzione di quello rosso volutadall'Orsi, fu posato nel 1882. Lavori generali di restauro e manutenzione sono stati sistematicamente eseguiti neicinquant’anni passati, non ultimi quelli dopo il terremoto del 1996. All’interno custodisce pregevoli opere d’artea partire dal XV sec.: dipinti, statue, mobili, stucchi, paliotti d’altare, reliquiari, arredi e suppellettili.La nuova sede della Cassa di Risparmio, sul lato est, fu inaugurata nel 1912 dopo due anni di lavori e la demoli-zione degli edifici preesistenti e dei portici del telonio (la telonica era la guardia, la polizia urbana). La Cassaoccupava, come ora, il corpo centrale mentre in quelli laterali erano ospitati il caffè dei combattenti e l’ufficiopostale e telegrafico.Il palazzo ottocentesco a sud è noto come palazzo Bonaretti. Luciano Bonaretti, falegname e commerciante dilegname, nella casa della piazza aveva impiantato una falegnameria con 15 operai eseguendo anche mobili inserie. Nel 1898 aveva un patrimonio di valutato in 100.000 lire italiane.

Veduta aerea della piazza verso Est, da una cartolina.inizio secolo.

Veduta aerea della piazza verso Ovest, da una cartolina inizio secolo.

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Chiesa di S.Stefano in una foto del primi anni del Novecento.

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Ungaretti Giuseppe (via)

Poeta (1888-1970). Nato ad Alessandria d’Egitto. Trascorse la fanciullezza in Egitto, poi molti anni a Parigi,partecipò alla prima guerra mondiale; dal 1942 insegnò letteratura italiana all’Università di Roma. Importantissi-mi per la formazione della poesia italiana i suoi primi libri Il porto sepolto e Allegria di naufragi e le poesiefrancesi La guerre. Al principio degli anni Trenta si osserva quello che viene definito “ il lavoro ricostruttivo diUngaretti verso la tradizione petrarchesca” che si concretizzò nel Sentimento del tempo. Negli anni seguenti fecetraduzioni dai testi classici del petrarchismo europeo. Nel 1947 tornò al diario patetico con Il dolore. Seguironotra 1950 e 1967 La terra promessa, Un grido e paesaggi, Il taccuino del vecchio, Apocalissi e sedici traduzioni,Morte delle stagioni. Il suo verso più famoso: M’illumino d’immenso.

Valle (strada)

Prosecuzione di via LeningradoPrima delle bonifiche questa strada terminava in località Porto. L’edificio di maggior rilievo lungo il percorso è ilMulino di sotto. Di fondazione antichissima, probabilmente del XIII secolo, sfruttava l’acqua dell’ultimo trattodel canale prima che si gettasse nelle paludi. Dato in gestione dai Gonzaga nei secoli a vari molinari, divenne, ametà dell’Ottocento di proprietà della famiglia Gandini e lo è rimasta fino a pochi anni or sono. Qui, nel 1902 fuattivata la prima macina a motore elettrico. La costruzione visibile oggi è cinquecentesca con rimaneggiamentiposteriori. All’interno c’è una pregevolissima serie di pitture opera di Felice Vezzani eseguite alla fine del secoloscorso. Più avanti si incontra la “Cà dal port” che ricorda la presenza di un traghetto e di un punto di attracco delleimbarcazioni che percorrevano le valli e trasportavano merci e materiali (“portus et hostium navigandi valles”).La sua origine si perde nella notte dei tempi; sicuramente aveva una importanza economica rilevante, attraversodi esso si svolgevano gli scambi e i commerci con il Po. I Sessi ne erano proprietari prima dell’avvento deiGonzaga e quando Feltrino, divenuto signore di Reggio, cercò di impossessarsene i Sessi gli fecero causa e lavinsero. Ad Antonia figlia di Filippino Sessi si riconoscevano il possesso delle valli, il traghetto e l’uso delleacque e della navigazione delle paludi. Poichè Antonia non aveva discendenti diretti il Porto venne comunquenelle mani del Gonzaga; Novellara e le valli erano la chiave delle comunicazioni tra Reggiano e Mantovano.Oggi le zone umide della Valle, pur essendo un “relitto” delle vastissime paludi primordiali, hanno a un granderilievo come ambiente naturale e come ecosistema. Qui è presente un’associazione di flora e fauna residua delle

antiche formazioni planiziali e paludose intercalata alle colture. Vi si trovano formazioni a siepe e individui isolatidi varie essenze, dal biancospino al prugnolo, dall’olmo al gelso, dalla rosa canina al rovo. Le specie erbacee sonopresenti in numero elevatissimo: cannucce di palude, iris, salcerella, menta, poligono, giunchi, tife e ninfee. Nonmancano piante natanti cone salvinia e lenti di palude. Il patrimonio faunistico ha risentito notevolmente deltotale disboscamento, delle trasformazioni introdotte dall’attività agricola e purtroppo dell’uso di pesticidi. Scom-parsi i grandi mammiferi, lupi, cervi, daini, cinghiali sono rimasti le faine, le donnole, i ricci, varie specie di topie arvicole compreso il topolino delle risaie; negli ultimi anni sono fortemente aumentate di numero le nutrie ocastorini che stanno creando seri problemi agli argini. Abbondano i pesci in prevalenza carpe, alborelle, tinche epescigatto, persici e scardole, anguille e cobiti (“al sghèti”), ma non mancano purtroppo i siluri e altre specieesotiche. Scomparsi invece gli storioni che ancora si catturavano negli anni Cinquanta e i gamberi d’acqua dolcedi cui facevano incetta i pescatori professionisti lombardi per rifornire i mercati. Rane e raganelle sono di casa.Negli anni Sessanta con la rarefazione della piantata era scomparsa tutta una serie di uccelli che ne avevano fatto

Il Molino di Sotto in un disegno pubblicitario fatto eseguire dal proprietario Gandini Vittorio Nino negli anni Venti.

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il proprio rifugio: picchi, frosoni, rigogoli, gufi, barbagianni, upu-pe, cincie; ora alcuni stanno ripresentandosi. Predominano aironi,nitticore, tarabusi, anatre, gallinelle, uccelli di ripa e di canneto, ilmartin pescatore e vari falchi. Innumerevoli le altre specie sia stan-ziali che di passo; la vicinanza del Po porta spesso anche specieinconsuete e rare. Si ricorda per inciso che fino all’immediato se-condo dopoguerra era in uso la cattura con le reti di storni e passera-cei per rifornire le tavole dei ristoranti.

Vandelli Giuseppe (vicolo)

Località S.Giovanni, laterale di strada ProvincialeUn Giuseppe Vandelli morì nei primi anni Trenta durante lo scavo del canale di Reggio che passa proprio quidietro. Potrebbe trattarsi del Giuseppe Vandelli, sindacalista socialista, che aveva preso la parola nel corso di unosciopero a Poviglio nel ’19.

XXV aprile (via)

Laterale di piazza MazziniIl 25 aprile 1945 è la data della fine della seconda guerra mondiale per la nostra regione e la data in cui il Comitatodi Liberazione Nazionale assunse i pieni poteri. A Novellara, dopo che i tedeschi si erano ritirati verso il Po, ipartigiani entrarono in paese il 23 Aprile e ottennero la resa della milizia che si era asseragliata nella caserma divia Cavour. A qualche ora dalla liberazione arrivarono i primi carri armati degli alleati.La via fu aperta attraverso il famoso “orto” di Montagni alla metà degli anni Cinquanta per collegare la Piazzettaalla Circonvallazione.

25 luglio (via)

Laterale di strada ProvincialeLocalità S.GiovanniLa sera del 25 luglio 1943 la radio interrompeva il programma musicale per annunciare “Sua Maestà il Re eImperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro, Segretario di Stato di SuaEccellenza il Cavaliere Benito Mussolini ed ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro, Segretario di Stato,il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio”. Gli Alleati erano sbarcati in Sicilia e avevano occupato Paler-mo e Marsala, il Gran Consiglio del Fascismo decideva di destituire Mussolini e di affidare al re il comandosupremo dell’esercito. Sembrava la fine del fascismo invece la guerra continuava o, meglio, dopo la firma dell’ar-mistizio con gli Alleati, l’8 settembre 1943, lentamente terminava di regione in regione, a volte di paese in paese,con l’avanzata degli anglo-americani verso nord, per finire con la liberazione di Torino il 1 maggio.

27 marzo (via)

Località S. Maria laterale di strada ProvincialePotrebbe essere la data della battaglia di Albinea, attacco al quartier generale del 51 corpo tedesco nella notte tra

Aquarello settecentesco raffigurante un'upupa.

Momento della Liberazione in Piazza Vittorio Emanuele. Via XXV Aprile e l'orto di Montagni a metà degli anni Cinquanta.

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26-27 marzo 1945, in un’azione combinata tra soldati inglesi, russi, partigiani e un gruppo di venti italiani. Furo-no assaltate villa Rossi (dove alloggiavano gli ufficiali) e villa Calvi. A seguito del violento scontro a fuocovennero interrotti i collegamenti telefonici, distrutti mappe e documenti e uccisi una sessantina di tedeschi.Ma potrebbe anche essere la data delle giornate di Napoli nel ’43?.

Verdi Giuseppe (via)

Laterale di via Fratelli CerviCompositore (1813-1901). Nato a Roncole di Busseto. Studiò grazie all’aiuto di A.Barezzi suo futuro suocero.Nel 1939, alla Scala, fu rappresentata la sua prima opera, Oberto conte di San Bonifacio. Il primo vero trionfo fuperò il Nabucco, nel 1842, cui seguì una produzione intensissima, legata anche alla necessità di consolidare ilsuccesso ottenuto. Nel giro di pochi anni Verdi divenne la figura dominante dell’opera italiana. Compose entro il1851: I Lombardi alla prima crociata, Ernani, I Due Foscari, Giovanna D’Arco, Macbeth, La battaglia di Legna-no, Stiffelio, Rigoletto; è il periodo che Verdi stesso definiva degli “anni di galera” con allusione al condiziona-mento che la vita teatrale esercitava sul veloce ritmo creativo. Seguirono Trovatore e Traviata, ma ora il maestropoteva prendersi tutto il tempo che riteneva necessario per comporre. Dopo i Vespri siciliani vennero SimonBoccanegra, Un ballo in maschera e La forza del destino. Nel 1871, per l’inaugurazione del canale di Suezcompose Aida. Sembrava che con la Messa da Requiem volesse concludere la sua lunga e gloriosa carriera, inveceriuscì a farsi interprete del rinnovamento avanzato dalle nuove generazioni europee realizzando altri due capola-vori del melodramma, Otello e Falstaff.

Vespucci Amerigo (via)

Laterale di via Marco PoloNavigatore (1454-1512). Nato a Firenze, figlio di unnotaio, nel 1489 si recò a Siviglia presso la filiale deibanchieri De’ Medici; in quella città conobbe Cristo-foro Colombo e partecipò all’allestimento della sua ter-za spedizione in America. Si aggregò poi alla spedizio-ne di Alonso de Hojeda che raggiunse le coste dellaGuyana; da qui Vespucci proseguì costeggiando il Bra-sile e scoprendo il Rio delle Amazzoni che risalì per untratto. Dopo il ritorno accettò l’incarico del re del Por-togallo di proseguire l’esplorazione così, nel 1501, toccòle isole del Capo Verde costeggiò tutto il Brasile e l’Ar-gentina fin quasi allo stretto di Magellano. Fu il primoad intuire di essere in presenza di un nuovo continen-te, quello che lui stesso chiamò “Nuovo Mondo”. E’ l’antichissima strada che seguendo il corso della Linarola collegava Novellara con la Fiuma, a ponte Testa, ecol mantovano a Reggiolo. Lungo il percorso il raccordo con via Cattania, nel campagnolese, ci ricorda il rappor-to, altrettanto antico, che la strada aveva col Castellazzo e l’antico dominio su tutto il Reatino, nel XII secolo, deiMalapresa e dei Reatini. Al suo inizio prende il nome di Galvagnina dalla famiglia Galvagni che vi risiedeva nel 1500.

Vinci Leonardo da (via)

Località S.MariaArtista e scienziato (1452-1519). Nato a Vinci (FI), figlio naturale di un notaio. Nel 1469 a Firenze entrò nellabottega del pittore Verrocchio, ma ebbe anche modo di frequentare gli ambienti umanistici ed aristocratici dellacittà. In questo periodo dipinse L’ Annunciazione e l’Adorazione dei Magi e sviluppò ricerche nel campo dell’in-gegneria civile e militare. A Milano, dove dal 1483 fu al servizio degli Sforza, realizzò grandi capolavori qualil’Ultima Cena e la Vergine delle rocce e si dedicò a studi di fortificazioni, di idraulica e di bonifica, allestì apparatiscenici per feste e giochi di corte. Passata la città sotto i francesi preferì trasferirsi a Mantova dove fu ospite diIsabella d’Este e poi a Venezia. Nel 1501 era di nuovo a Firenze dove dipinse la Gioconda e si applicò a studid’anatomia e fisiologia umana e condusse studi sul volo librato. Chiamato a Milano dal governatore Carlo d’Am-boise vi rimase, apprezzatissimo, dal 1507 al 1513, rifugiandosi poi a Roma sotto la protezione di Giuliano de’Medici, quando i francesi si ritirarono dalla Lombardia. Infine deluso di non aver ricevuto alcun incarico impor-tante si trasferì a Cloux, presso Amboise dove trascorse gli ultimi anni. I Gonzaga di Novellara possedevano unaMadonna con Bambino di sua mano.

Via Vespucci da Nord verso la Galvagnina.

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Virgilio Marone Publio (via)

Laterale di via MontegrappaPoeta latino (70-19 a.C). Mantovano. Studiò a Milano poi a Roma; qui subì l’influsso di Partenio di Nicea, il veromediatore della cultura ellenistica e dei poetae novi; in seguito a Napoli si dedicò alla filosofia di Epicuro. L’amo-re per la sua terra e la vita agreste, accentuato dalla espropriazione, poi rientrata, dei suoi poderi a favore deiveterani, sono alla base delle Bucoliche o Ecloghe, componimenti scritti tra 41 e 39 a.C. Il suo amico e protettoreMecenate gli fece dono di un podere in Campania; e a Mecenate dedicò il poema in quattro libri Georgiche chetrattano delle colture dei cereali, degli alberi e delle viti, dell’allevamento del bestiame e dell’apicoltura. Nel 29Virgilio e Mecenate fecero conoscere l’opera ad Augusto e l’imperatore lo esortò a cantare in un poema eroico legesta della sua gens e le sue imprese. Fu la sollecitazione alla nascita dell’ Eneide, un’epopea in versi che neiprimi sei libri tratta le peregrinazioni di Enea e negli altri sei le vicende belliche per la conquista italica. Morì aBrindisi per una grave malattia al ritorno da un viaggio in Oriente.

Vittoria (strada)

Laterale di via D’AzeglioLa possessione Vittoria esite sicuramente dal1588. Cascina fatta costruire da Alfonso I inonore della moglie per meglio sfruttare i po-deri dei Terreni Novi. Fino al Settecento por-tava il nome di “strada alla cascina Vittoria”l’attuale strada Sbarra.

Vittoria di Capua (via)

Laterale di piazzale Marconigia contrada di Mezzo, poi contrada del ghetto degli ebreiContessa di Novellara (1549-1627). Quando arrivò a Novellara, nel 1567, Vittoria aveva solo 18 anni, ma era

preceduta dalla fama della sua casata, non quella delpadre, ma quella della madre che era Faustina Colonnaparente dei vari Fabrizio, Marc’Antonio, Prospero,Ascanio e nipote della omonima celebrata poetessa, eda loro aveva preso il carattere, la cultura, la combatti-vità, la raffinata educazione. Moglie di Alfonso I Gon-zaga aveva collaborato col marito poi continuato da solale trattative con la Corte imperiale nella vertenza colnipote Claudio; fu nelle principali corti italiane per sven-tare le trame del duca di Mantova, erede dello stessoClaudio. Rimasta vedova e tutrice dei figli, governò lostato con diplomazia e fermezza virile, arguzia e sensi-bilità prettamente femminili. Contribuì attivamente adampliare, sistemare ed abbellire Novellara, Bagnolo ela contea. Nel 1598 fondò il Monte dei Grani e il Mon-te di Pietà contribuendo al sostentamento della popola-zione; incentivò la coltivazione delle campagne. Gra-zie agli appoggi che aveva a Roma ottenne di estrarredalle catacombe le reliquie di S.Cassiano e di altri mar-tiri e di trasferirle a Novellara nel 1603. Nel medesimoanno consegnò ai padri paolotti il convento e la chiesadi Bagnolo i cui lavori erano stati iniziati quasi vent’anniprima dal marito. Pochi anni dopo riuscì ad avere a No-vellara i frati Cappuccini e pure per questi fece costru-ire chiesa e convento. La corrispondenza con fratelli,cognati, figli, generi, nuore, segretari e amici è unaminiera di informazioni su persone, luoghi, oggetti, usi,costumi e morale dell’Italia tra XVI e XVII secolo. Fu

Cascina Vittoria, edificio rurale del Cinquecento.

Donna Vittoria di Capua Gonzaga a diciassette anni in un di-pinto della Collegiata di S. Stefano.

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madre di numerosi figli, da 13 a 15, che si impegnò a far istruire da buoni precettori. Accasò le femmine pressonobili e ricchi signori di Ferrara, Roma, Trento, Bozzolo, favorì la carriera ecclesiastica o militare dei maschi;qualcuno lo collocò opportunamente in convento. Scri-ve il Davoli:” Rinonziato il governo al figlio, si diedetutta alle opere di pietà. Dispensava ai poveri quasi tut-to il suo assegno”. Trascorreva molto tempo nel con-vento dei padri Cappuccini; “...il visitare le celle neltempo che i padri stavano nel coro, l’acconciar quelleche ne abbisognavano, il comparire di quando in quan-do in refettorio e nella infermeria provvedendo ciò chemancava, ma sempre in atto di umile servente, l’impie-garsi in ufficij bassi: queste cose erano la sua consola-zione e formavano il suo sollievo ed il suo trattenimen-to”.E questo matrimonio assume particolare importanza semesso in relazione al gran numero di fabbriche intra-prese in Novellara per celebrare l’avvenimento: il Ca-sino di sotto, la chiesa di S.Stefano, la rocca di Bagno-lo, il teatro di corte in rocca. Dal 1563 in previsioneforse delle nozze, Alfonso I aveva ordinato che venis-sero dipinte tutte le facciate delle case del paese; nonsappiamo fino a che punto il progetto fu realizzato, masicuramente doveva essere a un buono stadio se Anto-nio Caracciolo scriveva all’epoca di aver visto Novel-lara come fosse tutta un affresco.Al lato sud della via spicca un palazzetto con la faccia-ta a bugnato, lesene e timpani sulle finestre, della se-conda metà del Cinquecento. Non si sa chi l’abbia co-struito nè chi vi abbia abitato; di certo ne era proprieta-rio Domenico Gherardi nel 1778.La denominazione di contrada del Ghetto, peraltro inuso solo nell’Ottocento, deriva dalla presenza qui dimolte case degli ebrei, e della sinagoga. Questa non ha nessun segno distintivo esteriore; all’interno una sala dipreghiera con aaron, il vano in cui si conservano i rotoli delle sacre scritture, con stipite a stucco settecentesco,

Palazzo cinquecentesco a bugnato rustico in via V. di Capua.

Arci a sesto acuto ancora visibili nel portico della sinagoga invia Vittoria di Capua.

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alle pareti e sul soffitto affreschi a soggetto sacro entro cornici di gesso. Considerando la rarità degli edifici diculto ebraici meriterebbe di essere conservato e valorizzato. Oggi è ridotto ad abitazione privata.

Vittorio Veneto (via)

Laterale di piazza Unità d’ItaliaCittà del Veneto in provincia di Treviso. Il suo nome è legato alla famosa battaglia che segnò la conclusione delleoperazioni belliche sul fronte italiano nella prima guerra mondiale. Dopo la ritirata italiana di Caporetto l’esercitoaustriaco si era spinto fino alla linea del Piave; la controffensiva delle nostre truppe iniziata il 24 ottobre 1918 siconcluse con la vittoria del 3 novembre.

A sinistra interno della Sinagoga con affreschi alle pareti e il vano dove si conservavano i rotoli delle Sacre scritture. A destraparticolare di un affresco del soffitto con angeli che reggono un cartiglio con scritta in ebraico.

La prospettiva di via Veneto, oltre il sagrato di S.Stefano, è chiusa dalla chiesa dei Servi.

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In direzione sud, il primo edificio dopo la chiesadei servi, fu inaugurato nel 1904, come ricovero dimendicità intitolato a Umberto I e mantenuto aspese del Comune e dell’Opera Pia. Nel settembre1982, a seguito della realizzazione della Casa pro-tetta nei locali dell’ex ospedale, è stato trasformatoin Centro ricreativo

Vivaldi Antonio (via)

Laterale di via CostituzioneCompositore (1678-1741). Veneziano, sacerdote, denominato per la capigliatura, “il prete rosso”. Insegnò musicaall’Ospedale della Pietà. Ebbe anche un’intensa attività teatrale nel ruolo non solo di compositore, ma anche diimpresario di se stesso. La sua carriera operistica lo portò in molte città italiane oltre che a Praga, Amsterdam eVienna. La produzione musicale di Vivaldi è copiosissima, ma in gran parte rimasta manoscritta. Nel settore delteatro d’opera nulla aggiunge alla produzione di maniera che caratterizza il teatro veneziano pur avendo al suoattivo una cinquantina di opere, tra cui Orlando finto pazzo, Il Giustino, Farnace, L’Olimpiade e, la più notevolee nota, Griselda. L’autentica personalità di Vivaldi si rivela nella musica strumentale, 453 concerti, 80 sonate, 23sinfonie comprendenti L’Estro armonico, La Stravaganza, Il cimento dell’armonia e dell’invenzione di cui fannoparte le celeberrime Quattro stagioni.

Volta Alessandro (via)

Località S.Maria, laterale di strada ProvincialeFisico (1745-1827). Nato a Como. Ricevette una educazione umanistica e, da autodidatta, acquisì una formazionescientifica. Il suo primo contributo (1775) alle ricerche sull’elettricità fu l’invenzione dell’elettroforo, uno stru-mento per accumulare cariche elettriche. Nel 1778 divenne professore di fisica sperimentale all’Università diPavia. La sua fama si accrebbe in seguito al perfezionamento dell’eudiometro col quale svolse studi sul “gas dellepaludi”. La polemica scientifica che sorse con Luigi Galvani lo portò a compiere esperimenti sull’elettricità percontatto e a realizzare la famosa “pila”, invenzione fondamentale destinata ad aprire la strada all’impiego praticodell’elettricità.

Zaccagnini Benigno (via)

Laterale di via NenniPolitico (1912-1989). Nato a Faenza. Aderì giovanissimo all’Azione Cattolica. Laureatosi in medicina durante laguerra fu richiamato sotto le armi come ufficiale medico. Dopo l’8 settembre partecipò alla Resistenza nelle filedella Divisione Garibaldi. Deputato alla Costituente venne poi riconfermato nelle legislature successive. Fu conMoro uno dei più convinti sostenitori del centro-sinistra. Nel 1969 assunse la carica di presidente del consiglionazionale della DC divenendone poi segratario politico nel 1973. Riconfermato nel ’76 fu partecipe della vicendarelativa all’assassinio di Aldo Moro.

Zavaroni Andrea (via)

Laterale di via D’AzeglioPartigiano (1918 -1944 ). Di Campagnola. Arrestato nel novembre 1944, i suoi compagni nell’intento di salvarlocatturarono quattro fascisti, quindi tramite il prete di Cognento iniziarono le trattative che però fallirono. Rimessiin libertà gli ostaggi, catturarono quattro soldati tedeschi e avviarono nuove trattative, questa volta con i comandigermanici. Zavaroni, che era stato portato al Casino di sotto dove aveva sede il comando tedesco, morì a seguitodelle torture subite e il suo corpo fu poi rinvenuto sepolto in una concimaia. I quattro tedeschi vennero pertantouccisi.

Gli ospiti del ricovero Umberto I alla metà degli anni Trenta.

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S'io ho fallato perdonanza chieggio,ché so che domani farò peggio.

(L. Pulci, Morgante)

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L’Addio al mio paese natio

Sono andata, son partita,iniziando un’altra vita,addio cara, mia casetta,con a fianco la Fossetta,con quel pioppo, in fondo al Brolo,qualche pianta di fagiolo.

Addio, cara Madonnina,sul tuo bimbo, sempre china,con a fianco la stradetta,suggestiva, lunga e stretta,di fiorito biancospinoprofumato, lì vicino!

Addio campi e verdi pratiDi ranuncoli dorati,rive di margheritine,tante viole, tra le spine!

Addio, turgidi vigneti,buoi che arano mansueti.

Di quei pioppi, il lungo viale,del mulino il suo canale.

Cari e vecchi porticati,sì vetusti, un po’ scrostati!

Dei Gonzaga, antica Rocca,il campanone che rintocca!

Oh! Di rado vi ritorno,per brevissimo soggiorno,e son felice tanto tanto,ma svanisce anche l’incanto!

Tutto passa e tutto va,anche la felicità,che poi parto e vado via,resta in me, la nostalgia.

Ma speranza resta in cuorQuando tornerò ancor?

Pia Lombardini

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Indice

PresentazioneIntroduzione .......................................................................................................................................... Pag. 1Ringraziamenti ........................................................................................................................................ " 4Uno sguardo alla cartografia di Novellara ............................................................................................... " 6A proposito del nome e dell'origine di Novellara .................................................................................... " 10Il centro storico e il suo sviluppo ............................................................................................................ " 11La situazione primitiva e il secolo XIV ................................................................................................... " 12Espansione del secolo XV ....................................................................................................................... " 15Espansione della prima metà del secolo XVI .......................................................................................... " 16Espansione della seconda metà del secolo XVI ...................................................................................... " 17Espansine del secolo XVII ...................................................................................................................... " 18Lo stato dell'urbanistica dei secoli XVIII e XIX ..................................................................................... " 19Espansione del XX secolo ....................................................................................................................... " 20La Rocca .................................................................................................................................................. " 22Il portici ................................................................................................................................................... " 23Le Ville o Quadre .................................................................................................................................... " 25Borgazzo .................................................................................................................................................. " 25San Michele ............................................................................................................................................. " 25Reatino ..................................................................................................................................................... " 25Boschi ...................................................................................................................................................... " 26Valle ......................................................................................................................................................... " 27Terreni nuovi ........................................................................................................................................... " 28S.Giovanni e S. Maria ............................................................................................................................. " 28Le vie d'acqua .......................................................................................................................................... " 30Stradario .................................................................................................................................................. " 37Alcune doverose ma interressanti note di toponomastica ....................................................................... " 39Tracce della centurriazione ...................................................................................................................... " 42I cantonieri ............................................................................................................................................... " 44Vie strade piazze ...................................................................................................................................... " 45Bibliografia .............................................................................................................................................. " 141

La copertina

Le illustrazioni di prima e quarta pagina di copertina sono ricavate da una mappa del fondo Cybo - Gonzagaconservata in Archivio di Stato di Modena.Ridisegnate ed acquerellate dall'Autore ed elaborate con mezzi informatici da Ci&Wi.