La Tension Planetaria Entre Oriente y Occidente - Carl Schmitt
L'Origine Di Oriente vs Occidente
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Universit degli Studi di Genova
Facolt di Lettere e Filosofia
DISAM
Lorigine del contrasto Oriente vs Occidente nel
pensiero preellenistico
Tesi conclusiva del Master Universitario di I livello in
Oriente e Occidente nellantichit: storia,
archeologia, tradizione letteraria
II edizione
Relatrice: Chiar.ma Prof.ssa Francesca GAZZANO
Dott. Roberto MARRAS
Anno Accademico 2006/2007
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Ignorare tanto platealmente la storia extraeuropea ben pi che un riflesso
atavico, una grettezza provinciale o una mancanza di rispetto: una
sciocchezza bella e buona che implica la rinuncia a fonti di conoscenza storica
di rilievo fondamentale.
Christian Meier, Da Atene ad Auschwitz, Bologna 2004
[Von Athen bis Auschwitz, Mnchen 2002]
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Sommario
Introduzione..p. 6
Capitolo I
Di quali Oriente e Occidente si sta parlando........................p. 7
Capitolo II
Chi ha inventato il contrasto Oriente e Occidente?..................p. 19
Capitolo III
Fortuna di unidea ........................ p. 27
Capitolo IV
La presunta superiorit dellOccidente........................p. 46
Conclusionep. 58
Bibliografia e sitografia...p. 60
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Introduzione
Se oggi tentassimo di ragionare in termini di storia planetaria, seguendo una
impostazione storiografica in voga al giorno doggi1, anche il contrasto tradizionale,
ma molto attuale, tra Oriente e Occidente, estrapolandolo dai contesti sincronici,
verrebbe a essere diluito in un arco storico estesissimo, oltre che molto variegato.
Sorgono di conseguenza delle domande, necessarie allapproccio storico:
di quali Oriente e Occidente si sta parlando?
Quando attestata nelle fonti, per la prima volta, lidea di una
contrapposizione tra una civilt occidentale e una orientale e perch?
sempre stata viva, nellimmaginario collettivo, detta contrapposizione o ci
sono epoche storiche in cui lo di pi?
Quando sorta lidea, diffusa, di una superiorit della cosiddetta civilt
occidentale? Per quali ragioni storiche? E questa civilt occidentale la si
pu considerare monolitica o ha modificato significativamente i propri
caratteri nel corso del tempo?
Sembra trattarsi di domande quasi banali, ma risposte ben definite tanto tra
la gente comune, quanto tra gli storiografi, che io sappia, non ne esistono, mentre
esiste piuttosto una certa scontatezza, come se Oriente e Occidente fossero ormai
delle categorie consolidate nella Weltanschauung, quasi delle idee platoniche
che sottendono a una realt di sempre e che esistono e basta.
In realt, voglio tentare di mostrare in questo breve studio come dette idee,
sia pure evolutesi e arricchitesi in varia forma, risalgano al pensiero greco
dellepoca dello scontro con il colosso persiano, sebbene si possa forse indovinare
anche qualcosa di pregresso, in seguito per diluitosi comunque in unapropaganda occidentalista che ha finito per caratterizzare il mondo ellenistico e poi
i suoi eredi, Roma e lEuropa occidentale, fino ai nostri giorni.
1 Cfr. al riguardo, anche a giustificare lapproccio metodologico da me utilizzato, lintroduzione a L.L.
Cavalli Sforza et al., a cura di G. Bocchi e M. Ceruti, Le radici prime dell'Europa, Milano 2001;
nonch lintroduzione a Mario Pani (a cura di), Storia romana e storia moderna, Bari 2005. Si
potrebbe infatti non approvare la mia riflessione che mescola antico e moderno, passato e presente,
categorie in genere ben definite. Daltronde la finalit prima che anima questo mio lavoro quella di
tentare di intendere e spiegare meglio il presente scavando nelle sue radici del passato, affrontando
consapevolmente tutti i rischi a cui posso andare incontro.
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Capitolo I
Di quali Oriente e Occidente si sta parlando?
L11 settembre 2001, come sappiamo tutti, si verificato lattentato alle
Twin Towers, un evento terribile a cui tutto il mondo ha potuto assistere in diretta,
laddove una buona parte dei commenti, sia quelli immediati emozionati, ma anche
e soprattutto quelli pi ragionati successivi, sono stati dedicati allidea che fosse
stato colpito il cuore dellOccidente o anche del mondo civile.
Come se non bastasse, nella dichiarazione di responsabilit da parte di
Osama bin Laden, il fantasmagorico leader di al-Q'ida ha parlato tra laltro di
colpo inferto allOccidente guidato dagli USA e di assunti affini.
Non ci importa, in questo studio, discutere delle questioni sullautenticit di
tali dichiarazioni. Quanto ci interessa, piuttosto, che tale evento e tutte le sue
conseguenze abbiano fatto (ri)emergere sia a livello politico sia a livello popolare
un dibattito che ha come oggetto un presunto, e da parte di molti soggetti voluto e
alimentato in funzione propagandistica, scontro tra Oriente e Occidente.
Nella fattispecie, lOriente sarebbe oggi, ma non da oggi, rappresentato dal
mondo islamico, lOccidente dagli USA e dallEuropa occidentale, cio, grosso
modo, lex blocco antisovietico dellepoca della cosiddetta Guerra Fredda, per
giunta gli stati pi ricchi e potenti del mondo, non a caso ben rappresentati tra i
cosiddetti G8, il mondo neocolonialista nella visione dei diversi movimenti di
opposizione, dai no global ai vari terroristi.
In realt, quanto meno con il termine Oriente, e non da oggi, si fa
riferimento anche ad altri orienti2, per esempio lIndia, la Cina, il Tibet e il
Giappone3, le cui culture e civilt hanno interagito e continuano a farlo in vario
modo con il mondo occidentale. Ma di contrasti tra queste civilt e il mondo
occidentale si pu parlare solo per il Giappone, lIndia e la Cina, per tempi recenti
2 Nel 1974 fu geniale, proprio a mettere in rilievo la variet degli orienti, il titolo che Giorgio
Manganelli diede alle sue note di viaggio in Oriente: Cina e altri orienti.3 In Italia noto che esiste il prestigioso Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO), gi Istituto italiano
per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO), che si occupa dagli anni 30 di tutti questi orienti e pi
recentemente anche delle civilt africane. Anche a Genova il CELSO (Centro Ligure di Studi Orientali) si
occupa indistintamente di tutti gli orienti.
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e in forma talora circoscritta a scontri con singoli schieramenti occidentali oppure
a livello economico-culturale, ma senza conflitti armati.
Unaltra accezione di Oriente nel senso di mondo contrapposto
allOccidente la possiamo trovare sempre nella storia recente allepoca della gi
citata Guerra Fredda, laddove lOriente, in tal caso, era rappresentato dal blocco
comunista guidato dallUnione Sovietica, il quale del resto ereditava anche una
tradizione politico-culturale dellEuropa orientale ortodossa che si voleva risalisse
fino allImpero Romano dOriente, che peraltro si considerava legittimo detentore
delleredit di Roma, attraverso il filtro degli Zar russi, almeno da Ivan Grozny
(1547) in poi4.
Tra Costantinopoli e lEuropa occidentale lo scontro, se si tralascia
lepisodio della famigerata IV Crociata, stato soprattutto culturale e religioso.
Limpero russo si scontrato con gli imperi dellEuropa occidentale in varie
circostanze, per esempio con la Gran Betagna e i suoi interessati temporanei
alleati nella guerra di Crimea (1853-56), nonch in Asia Centrale durante il
cosiddetto Great Game, ispiratore di appassionanti opere letterarie a cavallo tra
800 e 9005. Tuttora la Russia una potenza economica e militare che spesso si
pone in concorrenza con lOccidente, ma altrettanto spesso ne anche la
determinante e interessata alleata, come al tempo della II guerra mondiale contro
la Germania di Hitlero odiernamente contro il terrorismo islamico, che la Russia
per giunta ospita in casa propria, non solo in Cecenia.
Decisamente, dopo questa sintetica e concisa rassegna, si deve accettare il
fatto che la contrapposizione Oriente/Occidente pi antica e tradizionale, nonch,
come detto, pi attuale, quella tra la civilt evolutasi in una forma pi o meno
comune in Europa occidentale e nelle sue estensioni (in particolare gli USA)
contro le civilt che nel tempo si sono succedute in quellarea geografica, diantichissima umanit, che chiamiamo Vicino e Medio Oriente e che da 1300 anni
o poco pi sidentificano, sia pure non omogeneamente e spesso conflittualmente,
nella religione islamica e nel cosiddetto jihd, parola araba tradotta, sia pure non
4 Anche il nome dellattuale Romania deriva da questa tradizione: nel XIX fu adottato dai nazionalisti
rumeni, in un atto di rivendicazione proprio di questa eredit romana orientale e ortodossa, a indicare lo
stato prodotto dallunificazione degli antichi principati di Valacchia, Moldavia e Transilvania.5 Il riferimento primo ovviamente a Kim di Rudyard Kipling (1901), dove compare per la prima volta
questa celebre definizione, che peraltro si deve allufficiale britannico Arthur Conolly, attivo in Asia
Centrale alla fine dell800. Cfr. Peter Hopkirk, The Great Game: the Struggle for Empire in Central
Asia, 1992.
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perfettamente, ma non ingiustificatamente, con lespressione guerra santa, o pi
propriamente continua guerra di conquista contro i nemici non credenti6.
Invero non mancano le epoche durante le quali almeno una parte
comunque rappresentativa del mondo occidentale amica o alleata del mondo
musulmano vicino-medio orientale: proprio al giorno doggi spicca uno dei paesi
islamici pi rigidi e tradizionalisti, lArabia Saudita, come fedele alleata degli USA,
a prescindere dai forti dubbi che non mancano in relazione a questa fedelt, non
solo in riferimento alla gente comune di questo paese, ma anche alla sua classe
dirigente.
Allepoca della I guerra mondiale tutto o quasi il mondo arabo, coordinato
dal leggendario Lawrence dArabia, stato alleato determinante della Gran
Bretagna contro lImpero Ottomano, a sua volta alleato degli Imperi centrali,
Prussia e Austria, che contendevano alla Gran Bretagna il primato in Occidente e
nel mondo.
Dalle ceneri dellImpero Ottomano stesso sorta la Turchia moderna di
Atatrk, laicizzata e occidentalizzata il pi possibile in maniera forzata, quindi
alleata dellOccidente in funzione anticomunista prima, ma anche antiislamista
sino ad ora, nonostante il popolo turco abbia recentemente votato un governo
dichiaratamente islamista e vi serpeggi un diffuso sentimento antioccidentale e
antiamericano in particolar modo7.
Un classico della letteratura occidentale, le Lettere Persiane di
Montesquieu, emblematico della simpatia che lOccidente provava per lallora
mondo persiano, nemico degli Ottomani come lOccidente, quindi considerato
amico. Questa simpatia, come noto, durata fino alla rivoluzione islamica
khomeinista del 1979, quando di colpo lIran diventato il paese musulmano pi
6 Questa definizione tratta dal Tafsr al-Qurn al-azm (L'interpretazione autentica del sublimeCorano), dellesegeta e coranista Ibn Kathr, vissuto nel XIV sec. Daltronde si tratta di un concetto
coranico accesamente dibattuto. Cfr. Paolo Branca, L'islam delle origini e la guerra. Analisi del
concetto di jihad nel Corano e nella Carta di Medina, in Paolo Branca; Vermondo Brugnatelli (a
cura di), in: Studi arabi e islamici in memoria di Matilde Gagliardi, Milano, ISMEO, 1995, pp. 43-61;
Giorgio Vercellin, Jihad - l'islam e la guerra, Firenze 1997.7 Di un dichiarato sentimento antioccidentale, anticristiano e antiamericano stato espressione il pi
costoso dieci milioni di dollari film della cinematografia turca, Kurtlar Vadisi: Iraq (La valle dei
lupi:-Iraq), pubblicato nel 2006 e ispirato a un episodio realmente verificatosi in Iraq nel 2003, ma, in
perfetto stile hollywoodiano, abilmente e retoricamente elaborato dai produttori. In Turchia il film ha
riscosso un successo senza precedenti e persino il premier turco Tayyip Erdogan ha preso parte alla
serata di gala della prima.
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osteggiato e considerato pericoloso fino ad oggi, allorch si trova al centro di un
ciclone di tensioni internazionali.
Ma, a parte i casi della storia in cui lOriente islamico vicino-medio orientale
amico dellOccidente, permane, anche a livello popolare, e soprattutto
populista, un prevalente pregiudizio di ostilit assolutamente reciproco che risale
almeno allepoca delle Crociate e che caratterizzato anche dall'altrettanto
reciproca presunzione di superiorit a vari livelli, ideologico-religioso, morale,
economico-tecnologico, ecc.
Al giorno doggi, loccidentale medio si considera in genere pi civile del
musulmano, oltre che partecipe di una civilt del benessere che spesso tra i paesi
a maggioranza musulmana non esiste per quanto molti paesi musulmani, come
nel caso celebre degli Emirati Arabi Uniti, siano tra i paesi pi ricchi al mondo, ma
spesso con marcate sperequazioni sociali e razziali.
Ma anche il musulmano fondamentalista normalmente si considera
rappresentante di una civilt superiore fondata sui valori religiosi, e, nei casi
estremi, rifiuta la modernit in quanto carattere satanico occidentale 8. E non
bisogna scordare nemmeno il pregiudizio un po snob di molti intellettuali
musulmani, anche laici, i quali si richiamano tuttora a unindubbia superiorit
culturale del mondo islamico in epoca medievale9.
Ho provato a sondare questo pregiudizio antiislamico presso i miei alunni delle
Superiori, tra i quali molto diffuso, alimentato non solo dai media, ma anche in
ambito familiare, in un contesto sociale tradizionale, cio, dove sembra radicato da
secoli. E non dobbiamo stupirci, quindi, se fa notizia, allarmata, il fatto che sorga
una velleitaria moschea in qualche bugigattolo del centro storico di Genova,
mentre passa sotto silenzio indifferente il sorgere nella stessa area di una chiesa
ortodossa russa o di un centro buddista. Cos come non ci si deve stupire se,daltra parte, presso il musulmano medio sia molto diffusa una certa diffidenza e
non sempre velata ostilit nei confronti degli occidentali. E dette situazioni erano
abbastanza tipiche anche degli anni precedenti al fatidico 11 settembre 2001: io
8 Il rifiuto plateale della modernit occidentale per giunta un carattere tipico dei movimenti
anticolonialisti in tutti i paesi non occidentali, colonizzati o neocolonizzati, almeno dall800 in poi. Il caso
pi emblematico, in tal senso, stato senzaltro Gandhi. Cfr. Ian Buruma, Avishai Margalit,
Occidentalism:The West in the Eyes of Its Enemies, 2004.
9 Cfr. Francesco Gabrieli (a cura di), Storici arabi delle Crociate, prefazione di Jos Enrique Ruiz
Domnec, Torino 2006 [I ed. Torino 1957]; Amin Maalouf, Le crociate viste dagli arabi, Torino 2001;
Edward W. Said, Orientalism, 1978.
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personalmente ho lavorato e vissuto in Tunisia, un paese musulmano
forzatamente laicizzato, tra il 1996 e il 1997, nonch in Eritrea nel 1998, paese a
sia pure lieve maggioranza musulmana, dai forti contrasti interni con lelemento
cristiano locale, e posso testimoniare personalmente riguardo allesistenza di un
diffuso antioccidentalismo in questi paesi, sebbene spesso mescolato a
unattrazione interessata, motivata dallequazione Occidente = ricchezza (e libert
despressione).
Come detto, questa contrapposizione senzaltro antica e consolidata nel
tempo e risale certamente allepoca delle Crociate o comunque dello scontro gi
pregresso tra le varie entit islamiche e il mondo occidentale10.
Non a caso, due anni orsono ha riscosso un notevole successo di pubblico,
specie tra i giovani, il kolossal di Ridley Scott Kingdom of Heaven,11 titolo
tradotto in Italia con quello pi esplicito Le Crociate, in unepoca in cui anche a
livello politico si torna a parlarne anche troppo.
Daltronde, la primavera scorsa uscito un altro film americano che ha
riscosso un enorme successo di pubblico, anche in tal caso specie tra i giovani,
ma pure roventi polemiche internazionali. Si tratta di 30012, una truculenta e a dir
poco opinabile ricostruzione della battaglia delle Termopili, basata per giunta non
su studi storici, come avviene almeno per altri film del genere, ma addirittura su un
fumetto dellautore americano Frank Miller, gi famoso, o famigerato, per la serie
Sin City.
La prima notizia che ho avuto di questo film lho ricevuta via email da
unamica virtuale iraniana che vive a Toronto, in Canada, varie settimane prima
che il film uscisse in Italia. Lamica iraniana mi chiedeva di sottoscrivere una
petizione di protesta contro la Warner Bros. Picture Company, che ha prodotto il
film in questione, in quanto lesivo, a suo dire, dellimmagine dellIran nel mondo.Voglio proporre per intero il testo della petizione, in inglese, a cui, dopo
intensa ma breve analisi e ricerca su internet, ho comunque deciso di aderire, per
quanto poi, ovviamente, mi sia rimasta la curiosit di vedere il film, comunque
10 Il riferimento principale ai pirati cosiddetti barbareschi, costante minaccia per le coste italiane e del
midi francese dal VII al XIX secc. Secondo lautorevole giudizio dello storico austriaco Hermann
Schreiber, i mori nordafricani, in seguito islamizzati, avrebbero appreso larte della pirateria marittima
dai Vandali (cfr. I Vandali, Milano 1984 [I ed. 1979]), pertanto tra Genserico e la pirateria barbaresca
non ci sarebbe stata soluzione di continuit, nemmeno dopo lislamizzazione del Nordafrica.11 Cfr.http://www.apple.com/trailers/fox/kingdom_of_heaven/per il trailer del film.12 Cfr.http://wwws.warnerbros.it/300 /, il sito ufficiale italiano del film.
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http://www.apple.com/trailers/fox/kingdom_of_heaven/http://www.apple.com/trailers/fox/kingdom_of_heaven/http://www.apple.com/trailers/fox/kingdom_of_heaven/http://wwws.warnerbros.it/300/http://wwws.warnerbros.it/300/http://wwws.warnerbros.it/300/http://www.apple.com/trailers/fox/kingdom_of_heaven/ -
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massicciamente pubblicizzato, sia pure anche in negativo, altra evidente ragione
del suo successo economico:
300, an unethical movie picture
To: Warner Bros. Picture Company
Cc: Zack Snyder (director)
Dear Warner Bros. Picture Company,
We the undersigned, through this letter, protest your irresponsible, unethical and
unscientific actions.
This letter is in concern of making the movie, 300, by your company, which,according to all historical documents, is fraudulent and distorted, and its broadcast
guarantees the violation of undeniable international legal rights.
It is a proven scholarly fact that the Persian Empire in 480 B.C was the most
magnificent and civilized empire. Established by the Cyrus the great, the writer of
the first human right declaration, Persians ruled over significant portions of Greater
Iran, the east modern Afghanistan and beyond into central Asia; in the north and
west all of Asia Minor (modern Turkey), the upper Balkans peninsula (Thrace), andmost of the Black Sea coastal regions; in the west and southwest the territories of
modern Iraq, northern Saudi-Arabia, Jordan, Israel, Lebanon, Syria, all significant
population centers of ancient Egypt and as far west as portions of Libya. Having
twenty nations under control, encompassing approximately 7.5 million square
kilometers, unquestionably the Achaemenid Empire was territorially the largest
empire of classical antiquity.
Based on the Zoroastrian doctrine, it was the strong emphasis on honesty and
integrity that gave the ancient Persians credibility to rule the world, even in the
eyes of the people belonging to the conquered nations (Herodotus, mid 5th
century B.C). Truth for the sake of truth, was the universal motto and the very core
of the Persian culture that was followed not only by the great kings, but even the
ordinary Persians made it a point to adhere to this code of conduct.
We did not expect Warner Bros. Picture company, as one of the world's largest
producers of film and television entertainment, to ignore the proven obvious
historical facts, and damage its own reputation by showing the Persian army at the
battle of Thermopylae as some monstrous savages, and thus create an
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atmosphere of public mistrust in its content, and hurt the national pride of the
millions of Persians while doing so.
While announcing our disgust at such a heresy, we demand an immediate
historical review and quick apology from the responsible people.
Sincerely,
The Undersigned13
***
Gli autori della petizione, come si pu leggere nelloriginale, definiscono il
film, dal punto di vista storico, non solo distorto, ma anche fraudolento.
Considerano la sua diffusione addirittura una violazione dei diritti umani, quindi
fanno seguire una sintetica e encomiastica ma significativa nota informativa
sullimpero achemenide, nella quale spicca la frase: Fondato sulla dottrina
zoroastriana, fu la forte enfasi data allonest e allintegrit che diede agli antichi
Persiani credibilit per dominare il mondo, pure agli occhi di genti appartenenti alle
nazioni conquistate. E a supporto di tale affermazione citato, a giusta ragione,
Erodoto14, il padre della storia occidentale15, che presto avr un ruolo di
protagonista in questa mia analisi.Infine, accusano la Warner Bros. di produrre e alimentare unacrimonia di
massa nei confronti dei Persiani, oltraggiati comunque nel loro orgoglio nazionale.
Chi ha solo visto dei brevi trailer del film non pu dar torto agli autori della
petizione, laddove si accetti lassunto dellidentificazione ideale Achemenidi/Iran vs
Spartani/Occidente attuale, che discuter oltre.
Ho selezionato peraltro alcune recensioni di questo film su internet, che in
seguito, assieme alla petizione, ho assemblato in una prova scritta da proporre aimiei alunni16. Da queste recensioni si trae che giudizi pesantemente negativi il film
le ha ricevute anche da critici non necessariamente iraniani:
13http://www.petitiononline.com:80/wpci96c/petition.html14 Cfr. I 131 segg., in particolare 136-137.15 Il titolo di iniziatore del genere storiografico, in Occidente, Erodoto lo deve almeno a Cicerone (pater
historiae, nel De legibus, I 5), ma si tratta senzaltro di una convenzione arbitraria e opinabile (cfr.
Luciano Canfora, Storia della Letteratura greca, Bari 1989; Filippo Cssola, introduzione a Erodoto,
Storie, Milano 1984), per quanto tuttora molto diffusa.16 Sul modello della I prova desame di Stato, in particolare la tipologia B, ambito artistico letterario, il
cui argomento, provocatoriamente, era: Eran 300, eran giovani e forti....
1
http://www.petitiononline.com/wpci96c/petition.htmlhttp://www.petitiononline.com/wpci96c/petition.htmlhttp://www.petitiononline.com/wpci96c/petition.html -
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Un film che solo uno Spartano pu apprezzare,
lepopea bellica 300
Dana Stevens [trad. Roberto Marras], 8 Marzo 200717
Se 300, la nuova epopea bellica basata sul fumetto di Frank Miller e Lynn
Varley, fosse stato prodotto in Germania alla met degli anni 30, oggi sarebbe
studiato accanto allEbreo Errante18 come esempio di propaganda razzista e mito
nazionalista finalizzato allincitamento alla guerra totale. Siccome invece un
prodotto del 21 secolo post-ideologico e post-Xbox, 300 sar piuttosto
considerato un gioiello tecnologico, lultimo grido in quellarea di frontiera semprepi sottile tra il cinema e i videogames. Diretto da Zack Snyder, il cui primo film 17 http://www.slate.com/id/2161450/A Movie Only a Spartan Could Love: The battle epic 300. By
Dana Stevens - Posted Thursday, March 8, 2007, at 7:15 PM ET: If 300, the new battle epic based on
the graphic novel by Frank Miller and Lynn Varley, had been made in Germany in the mid-1930s,
it would be studied today alongsideThe Eternal Jewas a textbook example of how race-baiting
fantasy and nationalist myth can serve as an incitement to total war. Since it's a product of the
post-ideological, post-Xbox 21st century, 300 will instead be talked about as a technical
achievement, the next blip on the increasingly blurry line between movies and video games.
Directed by Zack Snyder, whose first feature film was the 2004 makeover of the horror classic
Dawn of the Dead, 300 digitally re-creates the Battle of Thermopylae in 480 B.C., where,
according to classical history and legend, the Spartan king Leonidas led a force of only 300 men
against a Persian enemy numbering in the hundreds of thousands. The comic fanboys who
make up 300's primary audience demographic aren't likely to get hung up on the movie's
historical content, much less any parallels with present-day politics. But what's maddening
about 300 (besides the paralyzing monotony of watching chiseled white guys make shish kebabs
from swarthy Persians for 116 indistinguishable minutes) is that no one involvednot Miller, not
Snyder, not one of the army of screenwriters, art directors, and tech wizards who mounted this
empty, gorgeous spectacle seems to have noticed that we're in the middle of an actual war.
With actual Persians (or at least denizens of that vast swath of land once occupied by the
Persian empire). In interviews, Snyderinsists that he "really just wanted to make a movie that is
a ride" a perfectly fine ambition for any filmmaker, especially one inspired by the comics. And
visually, 300 is thrilling, color-processed to a burnished, monochromatic copper, and packed
with painterly, if static, tableaux vivants. But to cast 300 as a purely apolitical romp of an action
film smacks of either disingenuousness or complete obliviousness. One of the few war movies
I've seen in the past two decades that doesn't include at least some nod in the direction of
antiwar sentiment, 300 is a mythic ode to righteous bellicosity. In at least one way, the film is
true to the ethos of ancient Greece: It conflates moral excellence and physical beauty (which, in
this movie, means being young, white, male, and fresh from the gyms of Brentwood).18 Noto film antisemita nazista del 1940.
1
http://www.slate.com/id/2161450/http://www.subcin.com/nazi.htmlhttp://www.subcin.com/nazi.htmlhttp://www.livius.org/aa-ac/achaemenians/achaemenians.htmlhttp://blogcritics.org/archives/2007/02/14/184840.phphttp://blogcritics.org/archives/2007/02/14/184840.phphttp://www.slate.com/id/2161450/http://www.subcin.com/nazi.htmlhttp://www.livius.org/aa-ac/achaemenians/achaemenians.htmlhttp://blogcritics.org/archives/2007/02/14/184840.php -
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stato il remake del 2004 del classico dellhorror Lalba dei morti viventi, 300
ricrea digitalmente la Battaglia delle Termopili del 480 a.C., dove, secondo la
storia e leggenda classica, il re Spartano Leonida guid un contingente di solo
300 uomini contro il nemico persiano che contava centinaia di migliaia di guerrieri.
[] Ma ci che sconvolge in 300 (a parte la paralizzante monotonia che si soffre
nel vedere alcuni aitanti uomini bianchi che fanno a fettine gli scuri Persiani per
116 interminabili minuti) che nessuno degli autori - n Miller, n Snyder, n altri
dellesercito di sceneggiatori, art director, e maghi della tecnologia che hanno
montato questo vacuo, sfavillante spettacolo - sembra si sia accorto che siamo nel
bel mezzo di una guerra attuale. Con Persiani attuali (o comunque abitanti del
vasto spazio di terra un tempo occupato dallimpero persiano). []
Voglia di invadere l'Iran19
Correva l'anno 1995 e sulla prima pagina dell'albo Sin City: The Big Fat Killdi
Frank Millercompariva Leonida, il re spartano stretto nella gola delle Termopili a
fare muro contro un'orda di Persiani in rapporto centomila a uno. Si trattava di
un flash forward di una storia che sarebbe stata pubblicata in 5 albi mensili a
partire dal maggio 1998 ma che risaliva a un ricordo cinematografico del Millerbambino che nel 1962 aveva visto il film The 300 Spartans scoprendo un nuovo
volto dell'eroe: quello di chi muore per difendere un ideale. Un autore di culto del
fumetto che trova nuovamente la strada del cinema dopo il successo di Sin City
non pu che ottenere un'accoglienza favorevole da parte degli appassionati. A
questo punto il critico cinematografico dovrebbe ritirarsi in buon ordine per lasciare
spazio all'esperto di settore. Non ci si pu per esimere dall'esprimere un parere
sulla differenza dei mezzi di comunicazione utilizzati. Se con il fumetto il lettore haun ruolo attivo (si sofferma a piacimento sulle tavole, prosegue rapidamente
nella lettura, torna indietro, si ferma) in sala (in attesa dell'edizione in dvd) tutto
ci non accade. Ci si trova cos di fronte a un film in cui gli eroi supermacho (sei
settimane intensive di palestra per tutti) fanno a pezzi il ricordo di qualsiasi Conan.
Difendono la civilt e quindi, da uomini tutti di un pezzo contrapposti a mostri, gay
sovradimensionati (Serse) e maschere crudeli non possono che odiare e
combattere decidendo che "no retreat no surrender" diventi la loro linea di
condotta. Nella struttura complessiva 300si presenta come un film decisamente
19http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=36162
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avanti, una sorta di asticella del salto in alto posizionata oltre i limiti finora
pensabili al cinema (anche se con la frustrazione di chi nelle scene di battaglia
sente di trovarsi dinanzi a un videogioco particolarmente sofisticato senza poter
intervenire schiacciando pulsanti). Se ci si ferma qui quindi tutto funziona: un
gioco realizzato ad alto livello qualitativo. Se si pensa per che mentre esce
questo film un conservatore illuminato come Clint Eastwood ci sta raccontando
con Flags of Our Fathers prima e Lettere da Iwo Jima poi come di qua e di l
dalla linea del fronte (ovunque questa sia stata tracciata nel tempo e nello spazio)
ci sono degli uomini e non delle macchine di morte, allora il discorso cambia.
Woody Allen diceva che quando ascoltava Wagnergli veniva voglia di invadere la
Polonia. Vedendo 300 pu venir voglia di invadere l'Iran (che una volta si
chiamava Persia per chi non lo ricordasse).
L'Iran critica 300
13/03/200720
Il presidente del dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo iraniano ha
pesantemente criticato il nuovo film di Zach Snyder, 300, accusandolo di essere
un insulto alla civilt persiana. Jawad Shamkaderi, che a sua volta regista, hadetto che la pellicola fa parte di una guerra psicologica globale alla cultura
iraniana. Secondo Shamkaderi "in seguito alla rivoluzione islamica in Iran,
Hollywood e le autorit culturali statunitensi hanno iniziato a studiare un metodo
per attaccare la cultura iraniana e il film di Snyder un prodotto di questi studi".
Tuttavia il filmmaker ha dichiarato che gli sforzi della Mecca del cinema sono inutili
perch "i valori della cultura iraniana e la rivoluzione islamica sono talmente insiti
da non poter essere danneggiati da questo tipo di insidie". Inizialmente l'idea dellaWarner Bros era di fare un remake de L'eroe di Sparta21 - pellicola del 1962 di
Rudolph Mat con Richard Egan e David Farrarnei ruoli del re degli Spartani
Leonida e del re persiano Serse - con Michael Mann alla regia e Bruce Willis e
Antonio Banderas nei ruoli dei protagonisti. Se il progetto fosse andato avanti, la
sceneggiatura sarebbe stata basata sul best seller di Stephen Pressfield Le
porte di fuoco. Ma dietro suggerimento di Snyder la Warner Bros ha deciso di
cambiare rotta. L'opera di Zach Snyder, gi dietro la macchina da presa ne
20http://www.mymovies.it/cinemanews/2007/1949/21 Titolo italiano del sopra citato The 300 Spartans.
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L'alba dei morti viventi, che omaggiava la pellicola di Romero, basata sul
romanzo scritto e illustrato da Frank Miller creatore della serie Sin Cityche ha
ispirato l'omonimo film di Robert Rodriguez nel quale si racconta la vicenda
della battaglia delle Termopili dove trecento spartani fermarono le armate
persiane. Dopo essere stato presentato al Festival di Berlino 300 arriver sugli
schermi italiani il prossimo 23 marzo.
***
Il dato che personalmente mi ha impressionato che i miei alunni, inclusi in
una fascia di et tra i 14/5 e i 18/9 anni, che si sono cimentati in questo
argomento, si sono mostrati decisamente degli occidentalisti esaltati: hannoelogiato il film e ne hanno apprezzato dicharatamente i valori che veicola,
compreso lastio verso lOriente rappresentato nella fattispecie dal potere persiano
e stigmatizzato nel finale del film con le chiare parole che il personaggio Delios,
lunico sopravvissuto dei 300, per ordine di Leonida, e anche voce narrante del
film a enfatizzarne lo stile epico , usa prima della battaglia di Platea per incitare
lesercito spartano: Le forze del nemico ci superano di sole tre volte! Un segno
per tutti i Greci. Quest'oggi noi riscattiamo il mondo dal misticismo e dallatirannia! E lo accompagniamo in un futuro pi radioso di quanto si possa
immaginare! Dite grazie, soldati, a re Leonida e ai prodi 300! Alla vittoria!.
Non c quindi da stupirsi se il film sia stato campione dincassi nel 2007,
solo di recente superato da altre grande produzioni, n che impazzi tra i giovani il
videogioco che ne stato tratto, a prescindere dalla proteste e dalle petizioni che
comunque ha suscitato!
evidente che la sua fortuna stata costruita e prodotta proprio in uncontesto umano in cui si sapeva che avrebbe avuto successo, lo stesso contesto
di giovani, soprattutto ma non solo, educato a temere e odiare lOriente islamico
del terrorista Bin Laden. Laccenno al riscatto del mondo dal misticismo e dalla
tirannia sembra un evidente riferimento al preteso oscurantismo religioso islamico
odierno e ai regimi dittatoriali che ispirerebbe, rispetto ai valori di democrazia e
laicismo che lOccidente si arroga spesso e volentieri il diritto di affermare nel
mondo, anche talora contradditoriamente, specie nel momento in cui detti valori
sono sovente inquinati da richiami alle cosiddette radici cristiane.
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Ci che potrebbe sorprendere, piuttosto, che sia tra i giovani occidentali,
sia tra quanti hanno prodotto la petizone di protesta, lidentificazione
paradigmatica22 degli Spartani delle Termopili nei portatori dei valori dellOccidente
attuale e dei Persiani achemenidi quali prototipo o addirittura alter ego
dellOriente islamico odierno e in particolare del regime islamico iraniano, stata
immediata e automatica!
Il che induce a pensare che nella Weltanschauung, o addirittura, a dirla in
termini jungiani, nellinconscio collettivo di una larga fetta dellumanit, esista uno
stereotipo o un archetipo molto antico, pi antico della contrapposizione
Occidente-Islam, e quindi ben radicato, che produce automatismi quali quello
appena descritto, nonostante sia come minimo opinabile il fatto che Leonida e i
suoi 300 fossero consci del fatto che stessero combattendo per la gloria del futuro
Occidente contro latavico e eterno nemico Oriente!
22 Quando uso nel presente studio il termine paradigma, mi richiamo specificatamente allaccezione
datagli da Thomas Kuhn, nel suo celebre saggio La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962).
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Capitolo II
Chi ha inventato il contrasto Oriente e Occidente?
Quando attestata nelle fonti, per la prima volta, lidea di una
contrapposizione tra una civilt occidentale e una orientale e perch?
Questa la seconda domanda che ci siamo posti.
Credo che la risposta la dobbiamo cercare nel gi citato e promesso primo
protagonista di questo studio, Erodoto di Alicarnasso.
Infatti, ben noto come il padre della storia occidentale abbia motivato
lesposizione delle sue ricerche ( ) per immortalare le gesta degli
Elleni e dei Barbari cio i Persiani e gli altri popoli del loro impero , del cui
conflitto comincia subito a raccontare le cause mitiche, nella spiegazione che lui
stesso attribuisce con voluta leggerezza a non meglio precisati dotti persiani
( [] ), secondo i quali i primi ad iniziare la discordia ()
sarebbero stati i Fenici23.
Quindi, fino al quinto capitolo del libro I, Erodoto passa in rapida rassegna i
miti di Io, Europa, Medea e della guerra di Troia, secondo il costume tradizionaledi richiamarsi al mito per spiegare il presente, mostrando subito dopo, del resto,
tutto il suo scetticismo, tributario dellilluminismo ionico della sua formazione,
allorch nota come, se queste storie sono quelle che raccontano Persiani e Fenici,
paternit molto opinabile24, lui racconter invece del primo personaggio, orientale,
23 Non mi soffermer sullidentificazione di questi Fenici provenienti dal Mare Eritreo e poi stabilitisi in
questo mare, cio il Mediterraneo orientale, dal punto di vista di un greco. Ma ritengo utile e
interessante prendere in considerazione le ipotesi formulate da Sergio Frau, Le Colonne d'Ercole -
Un'inchiesta, 2002.24 Gi in questa attribuzione delle spiegazioni mitiche del conflitto allelemento orientale, si pu leggere
una volont da parte di Erodoto di distinguere luomo greco razionalista e concreto, oltre che
caratterizzato da un libero spirito critico datogli dallesercizio della democrazia (ateniese), rispetto al
suddito orientale che si accontenta di verit mitiche e fantastiche, in quanto dettate dallautorit. in
realt evidente che i miti citati da Erodoto sono greci, o comunque grecizzati, e hanno ben poco di
orientale, pertanto si tratta di una chiara operazione di propaganda. Cfr. Luciano Canfora, Op. cit., e
nota successiva.
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che, a quanto ne sapesse personalmente25, fu il primo a inziare le ostilit contro i
Greci, ossia Creso di Lidia.
Si pu dire, insomma, e questa la prima importante riflessione relativa ad
Erodoto che ci interessa per largomento di questo studio, che la storiografia
occidentale sia iniziata con lui ammesso e non concesso che tale merito gli vada
effettivamente riconosciuto26 in seguito al sentito e non casuale stimolo di
divulgare le ragioni del conflitto tra Oriente e Occidente, questultimo, come
evidente, rappresentato dal mondo ellenico evolutosi dopo le guerre persiane e
facente capo al faro politico-culturale che fu lAtene periclea27.
noto infatti come Erodoto di Alicarnasso, nato cio nella Caria dorica
proprio allepoca delle guerre persiane28, si sia a un certo punto trasferito ad
Atene29, partecipando, assieme ad altri importanti intellettuali provenienti dalla
Ionia e dalle altre terre greche dAsia, invitati da Pericle e/o fuoriusciti, alla
fondazione della colonia panellenica di Turii sulle rovine di Sibari, voluta nel 444/3
a.C. dal carismatico uomo politico ateniese, vera anima dellepoca classica di
Atene e della Grecia in genere.
Ed altres noto come Erodoto, con i delle sue Storie divulgati in letture
pubbliche (l), possa essere considerato, lui greco dAsia fuggito dal
dispotismo orientale, lo strumento principale o comunque uno dei principali
della propaganda della democrazia ateniese dellepoca del lungo governo di
Pericle30, propaganda finalizzata a conseguire il primato politico nel mondo
25 Cfr. Hdt. I 5,3. Cfr. Luciano Canfora, Op. cit., in relazione a questa assunzione di responsabilit
personale dellautore rispetto ai fatti che racconta, gi tipica dello stile di Ecateo di Mileto, modello di
Erodoto che pure se ne discosta nettamente sul piano politico-ideologico.26 Cfr. infra una pi compiuta riflessione al riguardo.27 Cfr. Pietro Rossi, Lidentit dellEuropa, Bologna 2007, p. 16; cfr. altres Eschilo ne I Persiani,
dove la rappresentazione dello scontro tra i Greci, difensori della libert delle , e i Persiani che li
cercano di sottomettere al loro governo dispotico, peccando di , emblematica.28 Secondo Gellio, Erodoto era nato nel 484 a.C. Cfr. Luciano Canfora, Op. cit.29 Le circostanze e la data precisa del trasferimento di Erodoto ad Atene non sono note. Di certo si sa
che nel 454 a.C. Alicarnasso si trovava nella lista delle che pagavano il tributo ad Atene e che il
suo nome presente nella lista dei fondatori pi prestigiosi di Turii dieci anni dopo.30 Cfr. Luciano Canfora, Op. cit.; su Erodoto e la sua opera non mancano ovviamente visioni diverse,
frutto di ricerche anche pi recenti. Cfr. David Asheri, introduzione a Erodoto, Le Storie - Libro I - La
Lidia e la Persia, Fondazione Lorenzo Valla, 1998; Giuseppe Nenci (a cura di), Hrodote et les
peuples non Grecs, Genve 1990; Jacqueline de Romilly, Les Barbares Dans la Pense de la
Grce Classique, in Phoenix, Vol. 47, No. 4 (Winter, 1993), pp. 283-292; Carolyn J. Dewald, John
Marincola (a cura di), The Cambridge Companion to Herodotus, Cambridge University Press 2006,
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ellenico, grazie al quale poter contrastare efficacemente la prevaricante potenza
persiana e averne ragione, almeno in funzione del controllo del Mediterraneo
orientale e magari anche di tutta lAnatolia31.
Il progetto della conquista dellAnatolia, previa affermazione del proprio
primato politico-militare in Grecia, caratterizzer pi tardi la politica internazionale
di Filippo II di Macedonia, vero erede dellimperialismo ateniese, ma in realt
noto come sia di matrice ionica: si tratta infatti dellattraente prospettiva che
Aristagora di Mileto propone a re Cleomene di Sparta in cambio del suo aiuto
militare in occasione della rivolta ionica del 500 a.C., secondo il preciso racconto
dello stesso Erodoto32.
Il fatto stesso che Cleomene abbia rifiutato, secondo Erodoto
impressionato dalla distanza, tre mesi di viaggio, tra la Ionia e la Persia secondo
altre interpretazioni perch impegnato nella coeva guerra contro Argo , dimostra
comunque come i Greci dellEllade, i Greci occidentali, tra cui Sparta a
quellepoca, come noto, godeva non tanto di un vero e proprio primato politico,
ma senzaltro di un prestigio superiore, erano molto lontani da concepire uno
scontro con il colosso persiano, considerato troppo distante non solo dai loro
interessi e dalla loro portata, ma anche geograficamente: non potevano sentirlo
nemmeno come una minaccia.
Lo stesso sostegno che in seguito Aristagora ottenne dagli Ateniesi, 20
navi al comando di Melanzio33, nonch dagli Eretriesi, appena 5 navi dagli uni
perch, secondo Erodoto, al contrario delgli Spartani, sarebbero stati abilmente
in particolare i contributi di Sara Forsdyke, Herodotus, political history and political thought;
Michael Flower, Herodotus and Persia; Tim Rood, Herodotus and foreign lands; e ancora Rosaria
Vignolo Munson, Telling Wonders Ethnographic and Political Discourse in the Work of
Herodotus, University of Michigan 2001, secondo la quale lo scopo principale di Erodoto era duplice:
usare la tradizione dei logografi, genealogisti e etnografi per spiegare il presente e descrivere ai Greci i
costumi dei Barbari onde insegnare loro a comprendere meglio loro stessi. Le Storie erodotee,
insomma, sarebbero state ispirate da un paradigmatico riflesso sullo specchio dei Barbari,
del resto rappresentati dallOriente persiano.31 Da notare come furono invece chiaramente filopersiani altri celebri connazionali di Erodoto, come
Scilace di Carianda, ammiraglio di Dario I il Grande, per il quale, tra il 519 e il 516 a.C. comp un
celebre periplo delle coste del Mar Rosso, del golfo Persico fino allIndia, nonch soprattutto Ctesia di
Cnido, medico alla corte di Artaserse II e autore dei elogiativi del potere achemenide, in cui
accus esplicitamente Erodoto di essere . Cfr. Luciano Canfora, Op. cit.;
Francesco Prontera(a cura di), Geografia storica della Grecia Antica. Tradizioni e problemi, Bari
1991.32 Cfr. Hdt. V 49.
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soggiogati dalla retorica e dalle promesse di Aristagora34, dagli altri per pagare un
debito di riconoscenza nei confronti dei Milesi, che avevano aiutato Eretria nella
guerra di Lelanto contro Calcide circa 150 anni prima! evidente che fu
assolutamente quasi simbolico e decisamente poco convinto e naturalmente non
incise positivamente sugli esiti della rivolta, laddove peraltro serv in seguito ai
Persiani come pretesto per la prima spedizione in Grecia.
Tuttaltro discorso va fatto per gli Ioni, i primi Greci a scontrarsi con i
Persiani e prima ancora, come Erodoto, rimontando a ritroso, sottolinea nel passo
citato35, con i Lidi di Creso. I quali, prima della conquista da parte di Ciro il Grande
nel 547 a.C., furono i potenti orientali pi prossimi e pericolosi per i Greci dAsia in
genere, con i quali peraltro condividevano affinit di vario tipo36.
Si pu anzi dire che probabilmente sorta tra i Greci dAsia la matrice
ideologica del contrasto tra Oriente e Occidente, in origine corrispondente alla
dicotomia propagandistica tra i potenti regni orientali, Lidi prima e Persiani poi, e le
citt greche della costa egea anatolica, sfociata nel conflitto con Creso prima e
nella rivolta antipersiana del 500 a.C. decenni dopo37.
Solo in seguito tale dicotomia stata trasferita in Grecia38, in primo luogo
ad Atene, in seguito alle spedizioni persiane.
Solo allora si pu dire che anche tra i Greci occidentali si sia diffuso un vero
sentimento antiorientale, laddove lo stesso Erodoto, che pure, come detto, aveva
tutto linteresse a diffondere tale sentimento, in funzione della propaganda
33 Cfr. Hdt. V 97, capitolo che Erodoto conclude con la significativa riflessione: Queste navi furono
principio di sciagure per i Greci e per i Barbari.34 In realt, Erodoto stesso lascia intendere che gli Ateniesi, da poco liberatisi dai Pisistratidi, erano
animati intanto da una crescente ambizione di potenza (cfr. V 66 e 78), inoltre tra loro e i Persiani, e in
particolare il satrapo di Lidia Artaferne (cfr. V 96), era gi in atto un incidente diplomatico provocato da
Ippia che, giunto alla corte di Sardi dopo essere stato cacciato da Atene, sobillava lintervento persiano
per riconquistare il potere.35 I 5, cfr. supra.36 Cfr. Hdt. I 94 e passim. Lo storico lidio, coevo di Erodoto, Xanto di Sardi sicuramente il
personaggio pi emblematico di questa affinit. Peraltro, Eoli, Ioni e Dori avevano molto in comune in
genere con tutte le altre popolazioni anatoliche limitrofe: significativo in tal senso il passo erodoteo (I
146) in cui afferma che tutti gli Ioni avevano sangue cario.37 Senza dimenticare la punizione che Ciro inferse a Ioni, Eoli e Dori (ma anche Cari e altre etnie
dellarea) dopo la conquista della Lidia per non essersi sottomessi prima, ma aver aspettato le sorti della
guerra tra Lidi e Persiani. Cfr. Hdt. I 141 e segg. e infra.38 Non a caso da intellettuali greco-orientali come Erodoto stesso.
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ateniese depoca periclea, si lasciato sfuggire delle considerazioni che
testimoniano del precedente distacco ideologico tra Greci dAsia e dOccidente39,
per esempio quando rileva che mentre Creso sottometteva Eoli, Ioni e Dori di
Caria, si alleava con Sparta40.
E sempre Sparta non rifiut laiuto agli Ioni solo in occasione della rivolta
fomentata da Aristagora, ma anche allepoca della conquista della Lidia da parte
di Ciro, che volle punire per la tardiva sottomissione gli Ioni e gli Eoli, i quali allora
inviarono messi a Sparta a chiedere aiuto. Gli ambasciatori dei Greci dAsia furono
respinti in malo modo dagli Spartani, che pure in seguito inviarono in Lidia dei loro
propri ambasciatori a sincerarsi della situazione e a ingiungere al nuovo potente
despota orientale di guardarsi bene dal devastare le citt della Grecia perch loro
non lavrebbero permesso. Come a dire: in Asia fai pure quello che vuoi, ma non
venire in Occidente! La risposta di Ciro fu sprezzante e gi carica di un marcato
contrasto culturale: il Gran Re, al vertice di unaristocrazia di tipo feudale che
basava il proprio potere su tradizioni religiose, disse di non temere uomini che
nelle loro citt hanno un luogo apposito ovvio riferimento all dove
incontrarsi per imbrogliarsi negli scambi commerciali41.
Giudico come minimo straordinaria lanalogia con i tempi odierni, in cui
appunto assistiamo a un presunto scontro tra lOriente di unaristocrazia islamica
tradizionalista ben rappresentata da Osama bin Laden e lOccidente di
39 Cfr. Hdt. I 143 (e la nota relativa di Daniela Fausti in Erodoto, Storie, Milano 1984) riguardo al fatto
che gli Ateniesi, pur essendo di etnia e lingua ionica, non amassero essere chiamati Ioni, almeno
allepoca di Erodoto, ma forse anche prima. Detta dicotomia, infatti, crebbe presso i Greci dOccidente
fino a raggiungere livelli razzistici allepoca delle guerre persiane e durante la , in quanto
gli Ioni erano visti come troppo orientalizzati, anche moralmente, e quindi infidi. Erodoto stesso, pur
essendo di origine asiatica, non ha esitato a mettere in cattiva luce soprattutto gli Ioni, compreso il suo
modello Ecateo di Mileto. Forse in tal senso va interpretata la lezione alternativa Erodoto di Turii in
luogo di Erodoto di Alicarnasso nel proemio della sua opera: possibile che Erodoto abbia ripudiato la
sua origine di greco dAsia! I Greci dAsia, in definitiva, a prescindere dal proclama politico della Lega
delio-attica di voler liberare la Ionia dal giogo persiano, erano considerati (e invero lo erano) dei
, meticci greco-orientali, nei confronti dei quali il pregiudizio dur fino allepoca ellenistica e
conobbe la pi aspra provocazione politica nelle nozze di Susa volute da Alessandro nel 324 a.C.,
allorch il conquistatore macedone, 91 eteri e 10000 soldati presero mogli iraniche. Persino Cimone,
figlio di Milziade vincitore di Maratona e di una principessa trace, nonch importante leader di Atene
durante la prima fase della , impegnatosi soprattutto a cercare unintesa con Sparta in
funzione antipersiana, fu pesantemente attaccato, disprezzato e beffeggiato in quanto meticcio!40 Cfr. I 6.41 Cfr. Hdt. I 152-3 e la nota relativa di Daniela Fausti in Op. cit.
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unAmerica e unEuropa occidentale laiche, liberiste e liberali, impegnate a
imporre al mondo i valori della democrazia e delleconomia di mercato. E mi
ritornano in mente le battute del personaggio Delios nel finale del film 300,
allorch proclama il riscatto del mondo dal misticismo e dalla tirannia!
Se poi si pensa che ci si trova di fronte allatavico contrasto culturale tra
larcaica tradizione orientale del potere assoluto giustificato dalla religione del
sovrano universale, che rimonta come minimo a Sargon o meglio Shar
Rukenu di Akkad, ma quasi sicuramente gi almeno ai re sumeri Lugal-Anne-
Mundu e Lugalzagesi vissuti in Mesopotamia oltre 4500 anni fa42, rispetto
allindividualismo e alla propensione democratica, quando non anarchica, degli
occidentali, allora non si pu non essere colti dalle vertigini!
Si potrebbe allora tentare di andare oltre cercando di capire se esistesse
gi prima del conflitto tra Greci dAsia e Orientali questo archetipo/stereotipo del
contrasto Oriente/Occidente.
Certo, interessante in tal senso rilevare che gi la di Ecateo di
Mileto pare che fosse strutturata in due parti, una dedicata allEuropa, laltra
allAsia43. vero che questo pu solo significare semplicemente una naturale
distinzione geografica del mondo greco tra la costa asiatica e quella balcanica
dellEgeo, ma altrettanto vero che tale distinzione sembra gi comportare una
marcata dicotomia culturale, come si gi rilevato.
E il mito della guerra di Troia tema dellopera omerica e che tanto ha
caratterizzato la cultura ellenica e occidentale in genere, non del resto basato
sul conflitto tra gli Achei, occidentali, e i Troiani, orientali, per giunta gli uni e gli
altri sulle opposte coste dellEgeo come pi tardi Greci e Persiani? Non si pu dire
che il potente archetipo che rappresenta abbia non a caso marcato indelebilmente
il carattere nazionale ellenico e successivamente delle civilt che ne hannoereditato lidentit culturale?
E volendo andare oltre ancora, con i pochi mezzi e competenze che pure
abbiamo, non si pu scorgere un ricordo remoto di una dicotomia Oriente e
Occidente anche in alcuni toponimi come Europa, Etolia e Italia, per esempio, i
quali sembrano richiamare al significato di Occidente, non solo in quanto punto
cardinale, in antichissime lingue orientali44?
42 Il mito biblico di Nimrod pure esemplare, in negativo, di tale tradizione mesopotamica.43 Cfr. Luciano Canfora, Op. cit.44 Cfr. in particolare lopera del filologo Giovanni Semerano.
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E non forse da trovare lo stesso significato nel nome Atlantide, il cui
mito/archetipo, con tutte le sue implicazioni varie, a seconda dellepoca e
dellautore che lo ha usato, tanto ha condizionato comunque la cultura
occidentale45?
Ma preferisco fermarmi qui e lasciare aperte tali questioni, ardue, seppure
intriganti, ma soprattutto al di l dei propositi, anche metodologici, che mi sono
prefissato.
Pi interessanti per il presente studio gli sviluppi successivi dellidea di un
conflitto culturale e politico tra Oriente e Occidente affermatosi in Grecia nel V
secolo a.C.
Nei prossimo capitoli mi sforzer di passare in concisa ma significativa
rassegna litinerario di questo antico potente archetipo.
45 Cfr. Sergio Frau, Op. cit., in relazione allidentificazione degli Atlantidi con i Popoli del Mare e in
particolare con gli Shardana della Sardegna nuragica; nonch Giovanni Feo, Prima degli Etruschi,
Roma 2001.
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Capitolo III
Fortuna di unidea
sempre stata viva, nellimmaginario collettivo, lidea di una
contrapposizione tra Oriente e Occidente o ci sono epoche storiche in cui lo di
pi?
La risposta a questa domanda ovviamente data da una semplice
osservazione a quanto assistiamo nella nostra epoca, quando la contrapposizione
tra lOccidente e lOriente islamico tralasciando gli altri orienti , a livello
politico, ideologico, culturale, purtroppo anche militare, decisamente allordine
del giorno e suscettibile di acuirsi, per quanto non sia generalizzata e si tenti di
sminuirla diplomaticamente.
Ma indubbio che la stiamo vivendo, al punto che ha ispirato decisamente
questo mio lavoro, basato essenzialmente sulla domanda radicale: perch e da
quando esiste questo conflitto tra i cosiddetti Oriente e Occidente?
Del resto, una risposta compiuta non pu prescindere da una concisa
rassegna della storia di questa dicotomia, a partire ovviamente da quando horitenuto di poter scorgere, nel capitolo precedente, la sua origine nella Grecia in
conflitto con la Persia nel V secolo a.C.
In particolare da analizzare il presunto rapporto di filiazione storica tra la
Grecia di allora e il comunque variegato Occidente di oggi46, nonch e ancor pi
tra limpero achemenide e il confuso mondo islamico di oggi.
Se infatti Erodoto ha scritto e divulgato le sue Storie per interpretare e
propagandare la politica antipersiana della democrazia ateniese e soprattuttopericlea, ben noto che la guerra del Peloponneso, in cui peraltro i Persiani non
sono stati affatto a guardare, ma hanno sapientemente fomentato il conflitto tra
46 Lanalisi del retaggio greco, e poi romano, dellOccidente confortata da molteplici e anche antichi
studi, ma in particolare faccio riferimento ai recenti lavori di Martin Bernal, Atena Nera. Le radici
afroasiatiche della civilt classica, Milano 1997 [Black Athena. The Afroasiatic Roots of Classical
Civilization, London 1987]; Jean-Pierre Vernant, Tra mito e politica, Milano 1998 [Entre mythe et
politique, Paris 1996]; L.L. Cavalli Sforza et al., a cura di G. Bocchi e M. Ceruti, Le radici prime
dell'Europa, Milano 2001; Christian Meier, Da Atene a Auschwitz, Bologna 2004 [Von Athen bis
Auschwitz, Mnchen 2002]; Pietro Rossi, Op. cit.. Notevole, in particolare, la periodizzazione di
Christian Meier.
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Greci, ha rappresentato il fallimento di questa politica oltre che dellimperialismo
ateniese rispetto al mondo greco e del Mediterraneo in genere.
A questo proposito, sarebbe interessante intendere meglio i rapporti tra
Cartaginesi e Persiani: gli uni, Fenici originari di Tiro, noto come avessero
mantenuto intensi rapporti con la madre patria, che, come tutti i Canaanei, aveva
accolto i Persiani come liberatori dal giogo caldeo e ne era fedele suddita 47, gli
altri, evidentemente, non casualmente interessati a espandersi verso occidente,
verso il Mediterraneo: il proposito di punire Atene e Eretria per aver appoggiato la
rivolta ionica, con la spedizione del 490 a.C., fu decisamente un pretesto e sembra
piuttosto finalizzato a saggiare il terreno per uninvasione ben pi ambiziosa,
quella che poi organizzer Serse dieci anni dopo e che, formalmente, conseguir
lo scopo ufficiale di punire Atene, data alle fiamme dagli invasori 48, ma non quello
contro cui si mobilita lEllade, cio di conquistarne il territorio e assoggettare tutto il
mondo greco fino alla Sicilia e allItalia. forse un caso che contemporanea alla
spedizione di Serse fu unoffensiva cartaginese49 respinta dai Siracusani a Imera
nel 480 a.C.? Ed forse un caso che limperialismo cartaginese nel Mediterraneo
occidentale sia di poco posteriore allaffermazione del dominio persiano in
Occidente?
Si tratta di domande le cui risposte non rientrano tra gli obiettivi primari del
presente studio, pertanto non mi ci soffermer, ma aggiungo che la conferma
dellimportanza strategica del Mediterraneo occidentale pure in un contesto di
scontro niente affatto archiviato con la Persia palese anche nella condotta
della guerra del Peloponneso da parte degli Ateniesi, che, pur impegnati
intensamente in Grecia e nellEgeo contro i nemici guidati da Sparta, si lanciano, e
si debilitano fatalmente, nelle due spedizioni fallimentari contro Siracusa del 427
a.C. e soprattutto del 415-3 a.C., finalizzate ad acquisire il dominio in primo luogo
47 A testimonianza di questa fedelt la feroce resistenza che Tiro oppose ad Alessandro, indice, tra
laltro, di un antico odio mai del tutto sopito tra Fenici e Greci, lo stesso di cui parla Erodoto allinizio
della sua opera. Cfr. supra.48 150 anni dopo Alessandro vendicher Atene facendo dare alle fiamme Persepoli, ma neppure
questo fu certo lo scopo della sua spedizione.49 Peraltro, va congiunto lattacco dei Cartaginesi in Sicilia a quello dei loro alleati Etruschi, fermato
anchesso dai Siracusani a Cuma 6 anni dopo. Il tiranno di Siracusa Ierone I, dopo questaltra vittoria,
porter offerte al santuario di Olimpia, per solenizzare lo scampato pericolo e per legare la vittoria
siracusana a quella dei Greci dEllade contro i Persiani.
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tra i Sicelioti e gli Italioti, quindi a contendere a Cartaginesi e Etruschi la
talassocrazia tirrenica.
E non trascur questo fronte nemmeno Alessandro allorch, mentre lui
preparava la partenza per lAsia, invi in Italia il giovane zio Alessandro dEpiro,
la cui impresa peraltro fu pure fallimentare e gli fu fatale.
In ogni caso, fallito limperialismo della democrazia ateniese, non si assop
il sentimento antipersiano: del resto il colosso achemenide, nonostante i momenti
di crisi, soprattutto dinastiche, che pure ha attraversato, rimaneva incombente e
minaccioso nei confronti del mondo ellenico, in cui, come noto, non ha cessato
di ingerire in varia forma anche nei decenni successivi alla guerra del
Peloponneso, decenni confusi e complessi per lEllade, ma anche fervidi sul piano
culturale e politico.
ben noto altres che una certa aristocrazia ateniese reazionaria e
filospartana, ben rappresentata dal personaggio di Senofonte, il vanaglorioso
eroe della marcia dei Diecimila, abbia incarnato un tentativo di conciliazione con
il Gran Re persiano, idealizzato appunto nella Ciropedia.
Ma prevale senzaltro lacrimonia antipersiana che anzi finisce per
assumere contorni che non esito a definire matrice dellOccidentalismo, inteso
come affermazione ideologica di superiorit dellOccidente rispetto al resto del
mondo e che in tal senso tenter di analizzare pi dettagliatamente nel capitolo
seguente.
Basti comunque pensare allazione politica di Isocrate e a quella
soprattutto intellettuale di Aristotele, personaggi, per il resto, tra loro non certo
affini, volte a condizionare Atene e tutto il mondo ellenico a coalizzarsi in una
confederazione che avesse lo scopo precipuo di mobilitarsi contro la Persia a cui
strappare almeno lAnatolia.E, a suffragio di dette azioni, interessante rilevare che tanto Platone e la
sua scuola, quanto Aristotele e seguaci, simpegnarono nello studio delle
varie degli staterelli ellenici, con un fine che, a ben vedere, sembra
essere stato quello di ricercare e enfatizzare i punti in comune50, onde
caratterizzarli come fondamenti di un unitario stato ellenico confederato.
Anche i viaggi di Platone a Siracusa, soprattutto il secondo, potrebbero
aver avuto il proposito di ispirare non solo la costruzione dello stato ideale, con50 Cfr. gli studi relativi della Prof.ssa Gabriella Ottone, tra laltro presentati in conferenza presso il DISAM
a Genova con il coordinamento della Prof.ssa Francesca Gazzano.
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laiuto dellamico Dione che pure, come noto, non riuscir ad accattivare nei
confronti del filosofo le simpatie del tiranno Dionisio II, ma anche quello di
indirizzare tale stato ideale verso la suddetta confederazione ellenica, il cui
carattere antipersiano pi chiaro, come si vedr, nei progetti dei gi citati
Isocrate e Aristotele.
Prescindendo ora da tali considerazioni, lapparato di propaganda che
Filippo II di Macedonia prima e suo figlio Alessandro III poi, promossero in
funzione antipersiana fu pari alle loro azioni politico-militari. Ed ebbe successo. Ma
non va dimenticato che tale propaganda riprese e esacerb motivi gi presenti
nella retorica antipersiana ateniese durante la e soprattutto
durante lepoca periclea, su cui Erodoto, come visto, bas la sua opera storica.
Daltra parte, Alessandro mut sensibilmente, a un certo punto, questa
politica e la propaganda relativa in seguito allassunzione del suo dibattutissimo
orientalismo51, allorch impose, cio, la trasformazione della sua monarchia sulla
base del modello orientale persiano, contro la posizione occidentalista degli eteri
macedoni e le aspirazioni confederali dei Greci.
La morte precoce, e misteriosa, del macedone non imped n rallent
questa trasformazione, che, come noto, caratterizz invece la struttura dei regni
ellenistici, pure non ispirati agli ideali universalistici di Alessandro il Grande, ma di
certo improntati a un assolutismo decisamente di tradizione orientale. Anzi, si pu
scherzare sul famoso aforisma oraziano e dire che Oriens captus ferum
victorem cepit!
Ma il fatto contingente che in questo studio mi interessa pi di tutto rilevare
che comunque Alessandro diventer nei secoli successivi alla sua impresa un
potente archetipo occidentalista: la propaganda del suo regime lo aveva dipinto
come un eroe conquistatore e civilizzatore delle terre dei barbari dOriente
51 Lorientalismo di Alessandro, adottato nellautunno del 330 a.C., quando fu informato che Besso
aveva assunto la tiara e la veste reale (cfr. A.B. Bosworth,Alexander and the Iranians, in JHS, 100,
1980, pp.1-21; ID.,A missing year in the history of Alexander the Great, in JHS, 101, 1981, pp.17-
39; Pierre Briant, Alexander the Great, in EIr, I, 1985, pp.827-30.), stato pi correttamente definito
da R.N. Frye (La Persia preislamica, trad. Q.Maffi, Milano 1967 [I ediz. The Heritage of Persia,
London 1966], p.142) persianization o achaemenidization, in quanto indirizzato peculiarmente alla
precedente etno-classe dominante, i Persiani (cfr. Curt. VIII 8,10-2; Paul Goukowsky, Essai sur les
origines du mythe dAlexandre, I, Nancy 1978., pp.43-4, 55, 276 n.122), fino ad allora perlopi epurati
nelle satrapie conquistate a vantaggio dei nobili locali, sia pure mantenuti operanti in una struttura
burocratico-amministrativa di stampo achemenide.
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opinabilmente allegati come inferiori agli Elleni, gli Occidentali, sul piano socio-
culturale52 , e come tale sar ricordato a lungo nella letteratura e nella cultura,
dagli storiografi alessandrini a Curzio Rufo al Roman dAlexandre sino ad oggi53,
nonch persino nella letteratura persiana islamica con lEskandarname di
Nezmi, scritto a cavallo tra i secoli XII e XIII, tanto leco di tale propaganda fu
imponente.
E, in quanto archetipo, ben noto il fatto che Alessandro conobbe
frequenti tentativi di emulazione, da Crasso a Cesare ad Antonio a Traiano fino
a Napoleone e oltre.
Questo archetipo, durante il basso Medio Evo e nellet moderna, allepoca
cio dellespansione dellOccidente outremer, in Terra Santa prima, nelle Indie,
in Africa e nel Nuovo Mondo in seguito, ha quindi trovato continuit nellaltrettanto
potente archetipo del Crociato e Cristoforo, leroe conquistatore e civilizzatore
cristiano, una volta che lOccidente si era caratterizzato e definito tramite
52 Gi Erodoto aveva rappresentato i nomadi iranici Saka/Sciti come barbari e diversi per eccellenza,
aldil dello specchio rispetto alla civilt greca, cfr. Franois Hartog, Lo specchio di Erodoto, Milano
1992 [I ediz. Le miroir dHrodote: essai sur la representation de lautre , Paris 1980]. Su tale
retroterra, tra laltro, fior il mito di Alessandro eroe civilizzatore della propaganda imperialista depoca
ellenistica, sunteggiata per esempio da Plut. mor. 328C-F, allorch racconta: Alessandro insegn agli
Arachoti a coltivare la terra (cfr. Curt. VII 3,6 sgg. circa la barbarie dei Paropamisadi, presso cui era
assente lhumanus cultus), indusse i Sogdiani a mantenere i genitori anzich ucciderli (cfr. Strabo XI
11,3 C 517, da Onesicrito di Astipalea, dove luso scitico di gettare ai cani becchini [] gli
anziani e i malati, prima di Alessandro attribuito anche ai Battriani: distorsione stumentale delluso di
esporre i cadaveri, testimoniato tra i Parti da Iust. XLI 3,5) e gli Sciti a seppellire piuttosto che mangiare
i cadaveri (da notare che lendocannibalismo patrofagico era pi estraneo alla cultura classica che a
quella cristiana, dove leucaristia una metafora di tale uso, tant vero che, come noto, i primi
cristiani furono tacciati di mangiare i bambini); port gli dei greci a Indi, Battriani e popoli del Caucaso
(nome esteso dai Macedoni a tutte le catene tra Caspio e Himalaya: cfr. Strabo XI 8,1 C 511; XV 1,11 C
689) e ai Gedrosi le tragedie di Euripide e Sofocle (cio impose la cultura greca); se Alessandro non li
avesse conquistati, non si sarebbero mai civilizzati ( , )!. Cfr.
Pierre Briant, Brigandage, dissidence et conqute en Asie achmnide et hellnistique, in
DHA, 2, 1976, specie pp.184-5, 201 sgg.; ID., tat et Pasteurs au Moyen-Orient Ancien, Paris-
Cambridge 1982, pp. 212 sgg., 226-7; F.L. Holt, Alexander the Great and Bactria, Leiden 1988,
pp.25-6; M.A. Levi, I Nomadi alla frontiera, Roma 1989, specie pp.60-1.53 Lultima grande produzione culturale, e commerciale, dedicata alla figura del conquistatore macedone
stato senzaltro il kolossal del regista americano Oliver StoneAlexander, del 2004, peraltro poco
apprezzato dalla critica, ma soprattutto dal pubblico americano, forse perch poco occidentalista. Cfr.
lintervista al regista americano da parte di Arianna Finos, de La Repubblica, del 21 gennaio 2005
(http://www.repubblica.it/trovacinema/detail_articolo.jsp?idContent=284535).
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http://www.repubblica.it/trovacinema/detail_articolo.jsp?idContent=284535http://www.repubblica.it/trovacinema/detail_articolo.jsp?idContent=284535http://www.repubblica.it/trovacinema/detail_articolo.jsp?idContent=284535 -
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lideologia cristiana, a sostituire, o meglio arricchire e rivitalizzare con elementi
chiaramente orientali i valori sovrastrutturali romani della paxe soprattutto della
civitas.
Nel frattempo, fu appunto Roma a ereditare dal mondo ellenistico il ruolo di
prima potenza occidentale con tutto lapparato propagandistico e culturale relativo,
compresa la struttura sempre pi orientalizzata dello stato, cio limpero a
sostituire loriginale Res publica oligarchica con il suo carattere di monarchia
assoluta, specie, come noto, nelle aspirazioni di alcuni tra i primi imperatori
come Caligola e Nerone. Si tratt di un processo molto chiaro, per esempio, a
uno storico ancora di et augustea come Pompeo Trogo, che costruisce le sue
Historiae Philippicae proprio su una periodizzazione54 che ha come punto di
partenza i regni orientali come detentori del ruolo di civilt dominanti, la dinastia
macedone degli Argeadi Filippo II e Alessandro il Grande come perno della
svolta occidentalista di tale ruolo, Roma come punto darrivo, in polemica con
lideologia dominante che coltivava il mito di Roma spontaneamente e
naturalmente trionfante sul mondo conosciuto a partire da origini umili e pure,
propria della coeva opera di Tito Livio55.
54 Cfr. Maurizio Bettini (a cura), Letteratura Latina: Storia letteraria e antropologia romana, Firenze
1995.55 Interessante e significativa, in tal senso, lanalisi ucronica che lo storico di Padova opera nel capitolo
19 del libro IX della sua opera Ab Urbe Condita, allorch riflette sullesito di uno scontro tra
Alessandro il Grande, se fosse vissuto di pi e avesse potuto realizzare i suoi progetti di conquista
dellItalia e del Mediterraneo occidentale, e Roma, eventualmente alleata con Cartagine, come era
allepoca, concludendo che Roma avrebbe senzaltro avuto ragione del Macedone, abituato a vincere
nellimbelle Asia cum feminis, come avrebbe detto in punto di morte in Italia Alessandro dEpiro.
Peraltro in queste considerazioni liviane si pu pure scorgere lidea di fondo di un Occidente, in tal caso
Roma antica, libero, sebbene pi povero e arretrato, ma pi bellicoso in quanto tenace difensore della
propria libert, rispetto a un Oriente in cui era ormai inclusa la Grecia da Alessandro il Grande in poi
, magari ricco, ma abitato da sudditi imbelli e abituati a rassegnarsi passivamente al potere di eventuali
nuovi padroni. Si tratta della stessa, opinabile, linea propagandistica occidentalista e antiorientale che
aveva caratterizzato la cultura greca dopo Erodoto fino al pensiero preellenistico. Da notare che la
nostalgia per una Roma primitiva e genuina e pertanto pi libera e bellicosa rispetto allet imperiale
anim anche lopera di altri storici e letterati romani, come Sallustio e Lucano, ma soprattutto Tacito,
nella Germania, allorch esalt la primitiva purezza e strenua libert dei Germani rispetto ai civili ma
infiacchiti Romani, mito stereotipo paragonabile al buon selvaggio tanto vitale nellet moderna e oltre
da Montaigne e Rousseau fino ad oggi, del resto gi presente nella retorica cinica greca, incarnato per
esempio nel personaggio di Anacarsi Scita.
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Come noto, il primo impero di impronta augustea si afferma sulla base di
una etno-classe italica56 detentrice della civitas e pertanto dominante su sudditi
peregrini, su cui era stata appunto imposta lapaxromana, nuova forma esteriore
di civilizzazione dei popoli vinti.
Sallustio e Tacito sono i nomi pi illustri tra gli autori e pensatori romani
che hanno manifestato, attraverso i personaggi delle loro opere, pesanti dubbi
circa la liceit e moralit di questa pax. Il primo fa dire a Giugurta, re della
Numidia, che i Romani, ingiusti, sono i nemici comuni di tutti57, e a Mitridate, re
del Ponto, che "i Romani un solo e ormai vecchio motivo hanno di far guerra alle
nazioni, ai popoli, ai re tutti quanti: la smisurata brama di dominio e di ricchezze" 58;
il secondo ancora pi esplicito allorch nell'Agricola, fa pronunciare al capo
caledone Calgaco, a proposito della pax romana, la celebre frase: "Ubi
solitudinem faciunt, pacem appellant"59.
Questa propensione romana, invero gi ellenica, allautocritica del proprio
imperialismo, noto come sia legata al movimento di opposizione senatoriale,
dispirazione stoica, nei confronti dellassolutismo dellimperatore, ma, proprio per
questo, le si pu dare una chiave di lettura anche antiorientalista, laddove s visto
che lispirazione dellimpero stesso rimanda allinfluenza ellenistica e a sua volta
persiana fino allantico ideale del sovrano universale assoluto e legittimato dalla
religione, di origine mesopotamica.
Catone il Censore sicuramente il pi acceso e emblematico
rappresentante dellopposizione romana nei confronti di tale idea di potere
orientale e allora veicolata a Roma attraverso il mondo ellenistico 60 che, nella
percezione di un tradizionalista quale lui era, non era semplicemente sentita come
56 Letno-classe dominante italica, come noto, fu sancita da Ottaviano Augusto, ma derivava dagli
sviluppi delle vicende delle guerre intestine, dalla guerra sociale alle varie guerre civili.57Iug. 81: Romanos iniustos, profunda avaritia, conmunis omnium hostis esse.58Hist., Epistula Mithridatis ad Arsacem, Cod. Vat. 3864, Mithr.: Namque Romanis cum nationibus
populis regibus cunctis una et ea vetus causa bellandi est: cupido profunda imperi et divitiarum.
Notevole il fatto che questa lettera Mitridate lavrebbe inviata, per sollecitarne lalleanza, al sovrano dei
Parti, cio del popolo orientale, apertamente dichiaratosi erede degli Achemenidi, che, almeno da Carre
in poi, divenne lOriente nemico dellOccidente romano.59Agricola 30.60Catone, noto che esercit questa opposizione soprattutto in quanto censor, in particolare tra il 184 e
il 181 a.C., ma gi almeno dal 187 a.C. aveva iniziato ad attaccare gli Scipioni, il cui famoso circolo
culturale era la porta daccesso privilegiato alla cultura ellenistico-orientale a Roma. Cfr. Maurizio
Bettini, Op. cit.
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estranea, non cera in lui, cio, solo semplice e irrazionale xenofobia61, ma anche
la consapevolezza che tale idea avrebbe corrotto irrimediabilmente lo spirito
genuino dei Romani che, pure loro come gli orientali e i graeculi, sarebbero stati
trasformati, parafrasando il citato passo di Tito Livio, in imbelli donniciuole.
Questa retorica machista antiorientale, del resto, animer la propaganda
antipartica romana allindomani di Carre62: se tuttora in Occidente si usa
lespressione la freccia del parto a indicare un atteggiamento meschino, codardo
e proditorio, e se tuttora, in un film come il citatissimo 300, il nemico orientale
rappresentato con queste caratteristiche, lo si deve proprio a detta propaganda.
Ora, come detto, il processo di orientalizzazione della cultura e della
politica romana in ogni caso continu, al punto che, allorch Caracalla concesse
la civitas a tutti gli abitanti dellimpero, con la Constitutio Antoniniana de
Civitate del 212 d.C., fu proprio perch non esistevano pi cives romani,
nemmeno in Italia, bens sudditi a cui far pagare le tasse.
E nelle provincie orientali noto come tale legge abbia costretto il diritto
romano ad adeguarsi alle antiche e coriacee tradizioni locali.
La stessa cristianizzazione dellimpero romano, come accennato, fu un
momento, di importanza epocale, di questo processo di orientalizzazione della
romanit, il cui carattere dominante della civitas era appunto scaduto e andava
sostituito con altri che al tempo stesso rivitalizzassero lidentit romana e
giustificassero, daltra parte, il potere assoluto dellimperatore, secondo appunto il
modello orientale della religione come instrumentum regni.61 Xenofobo fu, semmai, latteggiamento di Giovenale, anche lui del resto preoccupato dello scadere
della genuinit dello spirito romano. Cfr. Maurizio Bettini (a cura), Op. cit.62 Vorrei approfittarne per raccontare un anedotto tratto dalla mia esperienza di vita e professionale, che
comunque ritengo estremamente significativo per largomento del presente lavoro. A Belo Horizonte, in
Brasile, dove ho lavorato quattro anni presso la locale Scuola italiana, la Fundao Torino, ho
conosciuto una collega di Lettere che aveva vissuto una lunga esperienza di lavoro presso la Scuola
italiana di Teheran, la Pietro Della Valle. Mi ha raccontato che agli inizi della sua esperienza in tale
Scuola, presentandosi ai colleghi locali, uno le abbia chiesto che materie insegnasse, laddove, alla sua
risposta che insegnava Italiano, Latino e Storia, liraniano le avrebbe risposto: allora, mi raccomando,
insegni bene ai nostri alunni di quando vi abbiamo battuto a Carre!. Tenuto conto del fatto che la quasi
totalit dellutenza della Scuola italiana di Teheran costituita da alunni iraniani, da considerarsi
notevole comunque questo processo di identificazione nazionalista degli attuali Iraniani negli antichi
Parti da notare come la parola farspahlavan, eroe, deriva proprio dalla pronuncia persiana del
nome dei Parti (cfr. R.N. Frye, Op. cit.) - nonch del fatto che riconoscano in noi Italiani i discendenti
degli antichi Romani mito propagandistico risorgimentale peraltro molto antico, risalente almeno al
Petrarca!
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Si tent, con Elagabalo e soprattutto con Aureliano, di fondare lidentit
romana in tal senso sul culto imperiale, peraltro sempre di origine orientale63, del
Deus Sol Invictus, in polemica con il paleocristianesimo caratterizzato invece da
un acceso carattere antiimperialista, come noto, sfumato appena negli apologeti
polemisti cristiani quali lintransigente e preparato avvocato e giurista
Tertulliano64.
Ma se il Deus Sol Invictus di Aureliano era anticristiano e semmai pi
affine alla divinit allepoca principale concorrente di Cristo, Mitra, per giunta pure
di origine orientale65 anzi addirittuta persiana, proveniente cio dalla cultura della
nazione dellOriente nemico, al di l dello specchio, parafrasando Hartog66, di
Roma , fu Costantino67, come noto, dopo aver sconfitto il rivale Massenzio
nella battaglia del Ponte Milvio presso i Saxa Rubra il 28 ottobre 312 battaglia
che fu anche tra i soldati cristiani di Costantino contro quelli mitraici di Massenzio
ad orientare, per convenienza politica, il culto del Deus Sol Invictus verso
Cristo68.
Leditto di Milano del 313 e soprattutto il primo concilio ecumenico di Nicea
nel 325, da Costantino stesso presieduto, furono gli inevitabili e necessari passi
successivi verso laffermazione del cristianesimo da religione sovversiva a
religione di stato, processo invero ufficializzato da Teodosio con leditto di
Tessalonica solo il 27 febbraio 380.
Questo non signific la fine del paganesimo e di un sentimento anticristiano
e antiorientale che anim ancora a lungo la tradizionalista e paganeggiante
classe senatoriale rappresentata soprattutto da Rutilio Namaziano, lultimo
poeta di Roma come fu definito da Augusto Rostagni , il quale, nel suo De
63 Era il culto dominante della citt siriaca di Emesa (lodierna Homs), dove la divinit aveva il nomelocale di El Gabal. Cfr. Gaston H. Halsberghe, The Cult of Sol Invictus, Leiden1972.64 Cfr. Maurizio Bettini, Op. cit.65 Cfr. Joseph Campbell, Occidental Mythology: The Masks of God, New York 1964; Alexander von
Prnay, Mitra: un antico culto misterico tra religione e astrologia, Firenze 1991.66Op. cit.67 Cfr. Lorenza Bonifazi, Angela Fontemaggi, Orietta Piolanti (a cura), Itinerari didattici lungo il
percorso della mostra Costantino il grande: la civilt antica al bivio tra Occidente e Oriente ,
Rimini, Castel Sismondo, 13 marzo 4 settembre 2005.
68 Il Dies Natalis Solis Invicti, festeggiato il 25 dicembre, divenne cos una festa cristiana, il giorno del
natale di Ges bambino. Cfr. le lezioni delle Prof.sse Polonio, Bianchini e Scarsi del Master di cui il
presente studio tesi conclusiva.
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Reditu69, addebit senza mezzi termini le cause della decadenza di Roma proprio
al cristianesimo70, che favoriva, secondo lui, la prevaricazione dei barbari sugli
ormai completamente imbelli71 romani, linea di pensiero che, come noto, ebbe
un notevole successo nei secoli successivi fino ad oggi, basti pensare al
fondamentale Decline and Fall of the Roman Empire pubblicato da SirEdward
Gibbon nel 1776.
Solo la crisi definitiva della parte occidentale dellimpero di Roma apr la
strada a un potere sempre maggiore della Chiesa romana, che allepoca dei Regni
romano-barbarici ormai si considerava ed era considerata, almeno agli occhi della
popolazione latina che mal gradiva i germanici di culto ariano, lunica depositaria
di uneredit romana in Occidente72.
Il compiersi di tale processo si ebbe senzaltro allorch nella notte di Natale
dell800 papa Leone III incoron imperatore del rinato Sacro Romano Impero il
potente re dei Franchi Carlo Magno73.
ben noto come tale operazione, tra laltro, fu allo stesso tempo un timido
tentativo di riavvicinamento e addirittura di riunificazione74, ma anche di
69De Reditu Suo, a cura di Alessandro Fo, Torino 1992.70 Rutilio Namaziano condivideva piuttosto con i cristiani un altrettanto acre antisemitismo, ben
presente infatti nel gi citato Tertulliano che, tra le altre sue opere, scrisse un Adversus Iudaeos, e
peraltro erede dellastio che i Romani coltivarono verso i Giudei almeno dalla rivolta ebraica del 66 in
poi. Lantisemitismo, come noto, diventer in seguito un carattere peculiare dellOccidentalismo
estremo, ufficializzato dal Concilio Laterano IV del 1215, nei capitoli LXVII-LVXX, e sfociato in et
contemporanea nella Shoah. Cfr. http://www.totustuus.biz/users/concili/ Concili Ecumenici della Chiesa
Cattolica.71 evidente la filiazione tra la polemica anticristiana di Rutilio Namaziano e quella antigreca e
antiorientale da Catone il Censore in poi a Roma. Cfr. supra.72 Gi allepoca della grave minaccia rappresentata dagli Unni di Attila, alle fiacche difese militari
romane sopperirono spesso le pi organizzate sedi vescovili. Emblematica in tal senso la leggenda di
papa Leone I che avrebbe fermato il condottiero barbaro alle porte di Roma. Cfr. Mario Bussagli,
Attila, Milano 1986.73 I Franchi rimasero lunica grande potenza romano-barbarica in Occidente, allorch i Goti erano stati
annientati dallImpero romano dOriente di Giustiniano in Italia e nella penisola iberica dai musulmani,
respinti invece dalla Francia da Carlo Martello, nonno di Carlo Magno, nella famosa battaglia di
Poitiers del 10 ottobre 732. Per giunta, erano pi graditi ai Latini, in quanto cattolici e non ariani,
dallepoca della conversione di re Clodoveo I nel 496. Cfr. Franco Cardini, Carlomagno. Un padre
della patria europea, Milano 2002.
74 Nel 787 limperatrice reggente di Costantinopoli Irene stipul in tal senso unalleanza con il sovrano
franco e progett un matrimonio dinastico tra suo figlio e erede al trono Costantino VI e una delle figlie
di Carlo, Rotrude. Ma il progetto fall, in seguito a una rivolta dellala armena dellesercito romeo nel
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affermazione di pari dignit nel rivendicare leredit romana, rispetto alla corte e al
patriarcato di