LA VIOLENZA -FEMMINICIDIO -BULLISMO -VIOLENZA E RELIGIONI.

16
LA VIOLENZA LA VIOLENZA -FEMMINICIDIO -BULLISMO -VIOLENZA E RELIGIONI

Transcript of LA VIOLENZA -FEMMINICIDIO -BULLISMO -VIOLENZA E RELIGIONI.

  • Slide 1
  • Slide 2
  • LA VIOLENZA -FEMMINICIDIO -BULLISMO -VIOLENZA E RELIGIONI
  • Slide 3
  • IL FEMMINICIDIO LA DIMOSTRAZIONE CHE LUOMO SE LA PRENDE CON I PIU DEBOLI
  • Slide 4
  • Femminicidio un termine che tristemente e prepotentemente entrato nella quotidianit. I dati in Italia sono infatti impietosi perch ogni anno quasi duecento donne vengono uccise, una ogni tre giorni. Molti sono gli interrogativi che sorgono,ma pi di tutti si dovrebbe analizzare, se si vuole seriamente comprendere il fenomeno, il ruolo della donna, il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa e, non per ultimo, il ruolo delluomo nella societ di oggi. Lattenzione che i mass media hanno negli ultimi anni rivolto al tema della violenza sulle donne certamente cresciuto tanto che la cronaca quasi quotidianamente ci bombarda con notizie di questo tipo. La figura della donna compare nei telegiornali, per esempio, prevalentemente come vittima di casi di cronaca nera. Esse appaiono esseri fragili, esposte alla violenza e al sopruso, cio con una identit opposta allimmagine giovane e splendente offerta dalla pubblicit e dallintrattenimento. I mass media giocano un ruolo essenziale in questa costruzione del ruolo della donna perch offrono schemi per interpretare la realt nonch la stessa violenza sulle donne. Il loro potere tale che si indotti a pensare che influiscano anche sulle politiche di lotta a tale fenomeno perch posso indurre i cittadini a chiedere determinati interventi anzich altri. Ci si deve interrogare quindi sul forte potere dei media e chiedersi se i fatti di violenza sono trattati per rendere pi chiara la comprensione del fenomeno e poterlo prevenire o se luso di temi e linguaggi allarmistici serva a colpire lattenzione per vendere pi copie o aumentare laudience. Molte volte capita che sia dato riscontro eccessivo a omicidi compiuti magari da immigrati sfruttando il facile e superfluo legame tra il fenomeno dellimmigrazione e la sicurezza che viene percepita.
  • Slide 5
  • Slide 6
  • IL BULLISMO LA PIAGA TRA I GIOVANI
  • Slide 7
  • Il bullismo uno squilibrio di potere, persistente nel tempo, in un dato gruppo in cui si possono riconoscere i ruoli dominanti del persecutore e dei suoi sostenitori, quelli marginali della vittima e dei suoi difensori e infine gli spettatori. Il fenomeno cambiato nel tempo poich in passato il bullo apparteneva ad una realt socio-economica e culturale deprivata, mentre adesso coinvolge anche adolescenti che appartengono a contesti famigliari di un certo ceto. Sia gli adulti, che il gruppo dei pari possono imparare ad osservare alcuni comportamenti che potrebbero degenerare in atti di bullismo, come lo scherzo, importante, infatti, osservare e monitorare come si scherza e capire che tipo d'interazione si crea quando lo scherzo diventa troppo prolungato ed insiste su determinate caratteristiche. Bisognerebbe evitare di liquidare ogni episodio con "E' solo uno scherzo". E' anche fondamentale svelare episodi di prepotenza accentuata o apparentemente insignificante che possono, per, provocare umiliazione che dipende molto dal soggetto, dalle esperienze e dalla forza, dalle sue insicurezze.
  • Slide 8
  • Un altro segnale importante il carisma, che il tipico comportamento spavaldo e sicuro che sfoggia il bullo nei confronti delle persone adulte con un ruolo autorevole, come ad esempio, si rivolge ai professori con maggiore disinvoltura, tende a contestare oltre che a chiedere e si assume responsabilit mostrando indifferenza e menefreghismo. I fattori che possono portare ad un comportamento bullistico sono: la famiglia, la personalit, la cultura, il clima scolastico, sia della classe che dell'istituto, i problemi d'integrazione e il meccanismo di disimpegno morale, ovvero un meccanismo per cui ci si autogiustifica e autorizza ad un certo comportamento, con una distorsione delle conseguenze e disumanizzazione della vittima. Attraverso il disimpegno morale la vittima si autoassolve perch "la vittima se lo merita". Si pu correggere questo comportamento analizzando e comprendendo il vissuto, il contesto e le esperienze del persecutore; si pu attaccare il disimpegno morale con il senso di colpa, la vergogna e l'empatia.
  • Slide 9
  • GUERRE RELIGIOSE UCCIDENDOSI A VICENDA PER VEDERE CHI HA IL MIGLIORE AMICO IMMAGINARIO LA RELIGIONE PIU PACIFICA
  • Slide 10
  • LE GUERRE RELIGIOSE SONO SEMPRE ESISTITE NELLA STORIA DELLUOMO, MA PARLIAMO DELLE PIU ATTUALI l giorno d'oggi non si pu ancora pensare di essersi liberati finalmente delle guerre di religione. Anche se nell'Europa occidentale, che ne era stata dilaniata, non ci sono pi, ci non vuol dire che sia altrettanto nel resto del globo. Le recenti guerre dei Balcani ci hanno fatto vedere che le guerre di religione sono ancora presenti, anche nel cuore dell'Europa. I serbi, ortodossi, non hanno forse massacrato i kosovari o nel precedente conflitto i bosniaci, musulmani e i croati, cattolici? Ma negli ultimi tempi assume sempre un maggiore risalto nelle prime pagine dei nostri quotidiani il problema del terrorismo islamico, da ultimo il ritrovamento di un enciclopedia in 6 cd- rom del perfetto terrorista islamico. Ma cosa spinge le frange pi estremiste all'interno dell'islamismo (non voglio accusare gli islamici in blocco di essere assassini come non volevo fare altrettanto con i cristiani delle guerre di religione, visto che chiaro che il fanatismo va insieme all'estremismo e non alla fede) ad uccidere gli infedeli? Maometto in fondo non aveva detto che bisognava uccidere l'infedele, aveva solo affermato che bisognava combattere l'impurit dentro di noi, per essere fedeli (islamico = fedele), quindi la gihad era proprio la guerra interiore che ciascuno combatteva per essere un migliore musulmano. Per lo stesso Maometto aveva investito alcune autorit religiose, i muezzin, del potere di proclamare fatve, cio comandamenti, indicazione da seguire. Cos nel periodo di espansione degli arabi, un califfo ha pensato bene di far proclamare una fatva funzionale al suo progetto di conquista: la guerra santa andava combattuta non nel foro interiore, ma in quello esteriore.
  • Slide 11
  • Slide 12
  • Slide 13
  • BASTA NON NE POSSIAMO PIU
  • Slide 14
  • Slide 15
  • Slide 16
  • Slide 17
  • PROGETTAZIONE A CURA DI: - PASQUALE CARVISIGLIA 3M -NICOLAE TABARRO 3M -DANIELE PICCOLO 3M -ANGELA VAGO 3M -GIUSEPPINA MANCINO 3M -FEDERICA ALOI 3M -FIORELLA DE MARCO 3M -NICOLAS MARINIELLO 3M -ilaria martino 3m