ilRiccetto Gennaio 2016

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Il Riccetto-Giornale Studentesco del IIS via Silvestri, 301 [email protected] Uscita mensile 5° Numero 19/01/2016 STATUTO della REDAZIONE de “ilRiccetto” ART 1 Rispetto per le leggi e la Costituzione Italiana, contro la diffamazione, il fascismo, il razzismo e per la difesa della libertà di espressione e della creatività individuale. POLITICA INTERNA alla SCUOLA e TERRITORIALE -Perché l’alternanza Scuola- Lavoro (di Giulio Blasco) p pag.3 -Corsi pomeridiani, un modello interessante di scuola (Leonardo Timperi) p pag.4 -Intervista a Vitaliy Prynda (di Riccardo Serra) pag.5 POLITICA ESTERNA alla SCUOLA -Verso il Bene Comune (di Chiara Falconi) pag.6 -Buon compleanno Peppino (di Lorenzo Di Russo) pag.7 -Esempi d’oltreoceano (di Ascanio Burattini) pag.8 SCRITTURA e CULTURA -Sogni rivelatori pt.2: (de la Sognatrice) pag.15 -Premio letterario: il Mio Viaggio pt.2 (di Vitaliy Prynda) pag.16 -Sherlock (di Maica Cantarella) pag.17 -Progetto P.A.B. (Poeti Anonimi de Bravetta) pag.20 Il giornalino studentesco ilRiccetto è arrivato finalmente al suo quinto numero . Un progetto interessante nato dalla voglia di costruire qualcosa di nostro, a partire dalla nostra sensibilità da studenti . Siamo al secondo anno di attività e continuiamo a ricevere articoli da nuovi ragazzi che vogliono partecipare al progetto. Una conquista per gli studenti , che acquistano finalmente uno spazio per dare voce a loro stessi. In copertina una significativa vignetta di Mauro Biani, che attraverso la sua sempre interessante analisi della realtà ribadisce un concetto che a noi della redazione è molto caro: il potere, spesso invidiato, che la cultura ha ne liberarci dalla schiavitù dell'ignoranza. (Di Leonardo Timperi) RUBRICHE STORIA E FILOSOFIA -Storia sì, ma davvero tanto lontana? (di Ester Flumeri) pag.9 pag.9 -Oltre la sinistra (di Andrea Della Polla) pag.10 –Rousseau (di Andrea Della Polla) pag. 11 pag.11 RUBRICA CPS -La nostra carta, i nostri diritti pag.12 -Una città a colori: la scuola e il territorio pag.13 -Mostra fotografica “La buona scuola” pag.14 Dedicato a Luigi PAROLA AGLI STUDENTI

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Ecco il numero di Gennaio del giornalino studentesco ilRiccetto dell'Istituto Via silvestri 301

Transcript of ilRiccetto Gennaio 2016

Il Riccetto-Giornale Studentesco

del IIS via Silvestri, 301

[email protected]

Uscita mensile 5° Numero 19/01/2016

STATUTO della

REDAZIONE de “ilRiccetto”

ART 1 Rispetto per le leggi e la

Costituzione Italiana, contro la

diffamazione, il fascismo, il

razzismo e per la difesa della

libertà di espressione e della

creatività individuale.

POLITICA INTERNA alla

SCUOLA e TERRITORIALE

-Perché l’alternanza Scuola-

Lavoro (di Giulio Blasco)

p pag.3

-Corsi pomeridiani, un

modello interessante di

scuola (Leonardo Timperi)

p pag.4

-Intervista a Vitaliy Prynda

(di Riccardo Serra) pag.5

POLITICA ESTERNA alla

SCUOLA

-Verso il Bene Comune (di

Chiara Falconi) pag.6

-Buon compleanno Peppino

(di Lorenzo Di Russo) pag.7

-Esempi d’oltreoceano (di

Ascanio Burattini) pag.8

SCRITTURA e CULTURA -Sogni rivelatori pt.2: (de la

Sognatrice) pag.15

-Premio letterario: il Mio Viaggio

pt.2 (di Vitaliy Prynda) pag.16

-Sherlock

(di Maica Cantarella) pag.17

-Progetto P.A.B. (Poeti Anonimi de

Bravetta) pag.20

Il giornalino studentesco ilRiccetto è arrivato finalmente al suo quinto numero . Un progetto interessante nato dalla voglia di costruire qualcosa di nostro, a partire dalla nostra sensibilità da studenti . Siamo al secondo anno di attività e continuiamo a ricevere articoli da nuovi ragazzi che vogliono partecipare al progetto. Una conquista per gli studenti , che acquistano finalmente uno spazio per dare voce a loro stessi. In copertina una significativa vignetta di Mauro Biani, che attraverso la sua sempre interessante analisi della realtà ribadisce un concetto che a noi della redazione è molto caro: il potere, spesso invidiato, che la cultura ha ne liberarci dalla schiavitù dell'ignoranza. (Di Leonardo Timperi)

RUBRICHE

STORIA E FILOSOFIA

-Storia sì, ma davvero tanto

lontana? (di Ester Flumeri)

pag.9 pag.9

-Oltre la sinistra (di Andrea Della

Polla) pag.10

–Rousseau (di Andrea Della Polla)

pag. 11 pag.11

RUBRICA CPS

-La nostra carta, i nostri

diritti pag.12

-Una città a colori: la scuola e il

territorio pag.13

-Mostra fotografica “La

buona scuola” pag.14

Dedicato a Luigi

PAROLA AGLI STUDENTI

2

Direttore

Leonardo Timperi

Vicedirettore

Lorenzo Di Russo

Direttore grafico

Francesco Casucci

Vicedirettore grafico

Silvia Gimigliano

Prof.ssa referente

Prof.ssa Bernabei

Referente Volta

Ascanio Burattini

Referente Malpighi

Giacomo Santarelli

Referente Ceccherelli

Andrea Della Polla

Redattori Ester Flumeri,

Chiara Falconi, Angela Rossi, Sofia

Rossi, Claudio Di Santillo, Vitaliy

Prynda, Riccardo Serra, Francesco

Di Carlo

Vignettisti Giada Pompili,

Alessandro Dinale

“Il compito di un dottore è guarire i pazienti, il compito di un cantante cantare. L’unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede.”

(Anna Politkovskaja)

Se la scrittura è la vostra passione, se

volete vedere come funziona la redazione

di un giornale scolastico, se volete far

valere la vostra voce e pubblicare i vostri

pensieri siete tutti invitati a partecipare

alla redazione del giornale. Se avete

articoli, suggerimenti e idee potete inviarli

alla mail*: [email protected]

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Redazione

3

Quante volte ci siamo chiesti il motivo per cui dobbiamo studiare così tante cose noiose e totalmente lontane dal nostro tipo di vita. Tante, troppe! Ogni giorno siamo invitati a leggere le molte pagine dei molti libri delle varie materie, che magari mai ci torneranno utili nella nostra vita. Così ci lamentiamo e tendiamo a vedere la scuola come una forzatura che viene imposta dall’alto, fatta solo di concetti nozionistici da studiare; se poi ci aggiungiamo banchi imbrattati da anni d studenti alle nostre spalle e piccole aule, nelle quali siamo costretti a passare la maggior parte della nostra giornata, si chiude il cerchio! Ovviamente la scuola non è quanto scritto sopra, sarcasticamente. La scuola è la maggior fonte di sapienza alla quale si può aspirare, quello strumento sul quale si baseranno i nostri obbiettivi futuri, poiché, per citare il romantico francese Victor Hugo, chi apre la porta di una scuola, chiude la porta di una prigione. Per attualizzare questa citazione, l’attuale governo, in uno dei punti della nuova legge per la scuola, ha difatti aperto una porta a tutti noi studenti: l’alternanza scuola lavoro. Ed è una cosa utile a noi studenti, dopo aver sentito parlare per anni di sprechi e mal gestioni dei fondi pubblici destinati al sistema scolastico italiano. Questo progetto, che ormai dovrà essere esteso a tutti gli studenti triennali degli istituti secondari di qualsiasi indirizzo di tutta Italia, è un’opportunità irreprensibile, grazie alla quale potremmo finalmente respirare un’aria diversa, più matura, più ‘da grandi’ , che non si ferma al singolo portone della nostre scuole. Questa volta ci hanno proposto un’esperienza alternativa ai banchi e ai libri: un’opportunità sensazionale di conoscere in modo diretto il

mondo del lavoro, capire a cosa andremo in contro dopo l’esame di maturità e per qualche giorno sentirci anche noi ‘piccoli manager’. Ciò non significa che saranno 60 ore di vacanza all’ anno in più a quante ne facciamo già, poiché comunque sono collegate alla scuola ( pur non sedendoci su quelle scomode sedie di legno) e quindi il nostro lavoro, a progetto concluso, sarà valutato e sarà parte integrante della media finale di una materia. Come a scuola, maggiormente nel lavoro, vigeranno norme di comunità come il rispetto degli orari, la frequenza continua, l’efficienza ( e l’efficacia) del nostro impegno e tutte le altre regole alle quali siamo già istruiti da anni; anche questi punti sono un’ allenamento a una responsabilizzazione di noi stessi; aspetti che sono presenti ma non così indispensabili nella scuola, che alla fin fine ci protegge e ci vizia per circa 13 anni della nostra vita. Questa nostra prima finestra sul mondo del lavoro, spero ci permetterà di aprire la nostra mente a nuovi orizzonti … e magari farci già da ora un’idea su cosa (o chi ) vorremmo diventare. I libri di storia ci hanno insegnato che l’Italia, come nazione e come popolo unito, è sempre stato riluttante ai cambiamenti; qualsiasi cambiamento è sempre stato uno stravolgimento per i nostri stili di vita piuttosto adagiati e come conseguenza sono sempre state fatte proteste, manifestazioni e rivolte. Per una volta potremmo provare ad accogliere sin dall’inizio i cambiamenti integrandoli subito nei nostri ritmi: solo in questo modo potremmo progredire e metterci al passo di quei popoli che ci sembrano così distanti, senza sentirsi considerati come l’ultima ruota di un carro in costante movimento.

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

PERCHE’ L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

di Giulio Blasco

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Sono circa due mesi che sono iniziati i corsi pomeridiani, attività svolte al di fuori dell’orario scolastico a cura dei professori che prevedono di ampliare le conoscenze degli studenti più interessati riguardo ad un determinato campo specifico.

Il nostro istituto IIS via silvestri è sicuramente ben preparato per quanto riguarda le attività extrascolastiche, mette infatti a disposizione dello studente corsi che spaziano nei campi più vari, dai progetti tecnici come AutoCAD al volta, ai potenziamenti di inglese che prevedono l’accesso agli esami di certificazione fino al corso di acquaforte per chi coltiva passioni artistiche. Particolare attenzione ha suscitato invece in me il corso Buon Pastore, attività extracurricolare che si propone di portare tutti coloro fossero interessati alla conoscenza del complesso monumentale nel quale trascorriamo la maggior parte del nostro essere studenti. E’ stato deciso di suddividere il progetto in 3 aree tematiche dando così la possibilità a tutti di scegliere ciò in cui si ritiene essere più predisposti o interessati. Lo studente può infatti scegliere se elaborare l’argomento in termini scientifici/ambientali, artistici o storici.

Il concetto che sta alla base del progetto è estremamente semplice, ma al tempo stesso brillante: conoscere, apprendere e studiare la struttura che vede trascorrere la maggior parte delle nostre ore da studente: la nostra scuola. Le condizioni spesso degradate di alcuni ambienti scolastici ci hanno probabilmente fatto dimenticare che a racchiudere i bagni non funzionanti e le maniglie rotte vi sono le mura di quello che è sicuramente uno dei progetti architettonici più interessanti degli anni trenta Romani, una potenza monumentale che domina incontrastata il nostro quartiere. Ed è forse quella monumentalità che la rende così bella, ma anche così tremendamente misteriosa. Chi infatti non si è mai chiesto, osservando la sublime maestosità dell’edificio quante storie, quante persone, quante vite si possano essere intrecciate dietro un unico

luogo che noi chiamiamo scuola ma che probabilmente qualcuno decenni fa chiamava casa.

Ed è qui che risiede la reale forza del progetto: utilizzare un oggetto di curiosità dello studente per renderlo oggetto di studio. Si parte da un interesse e una curiosità comune per analizzarla in tutte le sue possibili sfaccettature, partendo da un elemento architettonico per arrivare allo studio dei falchi, da alcune iscrizioni rimaste inosservate dai nostri occhi indaffarati fino allo studio dei processi macro storici. E sarà sorprendente scoprire come questo modo di fare scuola non è soltanto coinvolgente e produttivo, ma è anche divertente

E’ nella chiave del successo del progetto che si sintetizza a parer mio al massimo quello che

dovrebbe essere il compito educativo: sfruttare quella forza intrinseca dentro di noi che prende il nome di curiosità per trasformarla nella fiamma responsabile a costruire il nostro patrimonio personale. Non si tratta solo di cultura fine a stessa, ma

di quell’insieme di atteggiamenti utili che permettono di affrontare non solo i nostri anni scolastici, ma il resto della nostra vita.

Si lavora in gruppo e non esistono libri a fare da intermediari, le informazioni si ricavano dai documenti originali o dai reperti lasciati sul territorio, non esistono voti, né obblighi, la frequentazione è un dovere in quanto è la nostra curiosità ad imporcela. Il principio è in sostanza l’esatto opposto di quello di cui si nutre il modello di scuola tradizionale.

I professori si sono avvicinati così alla formula vincente per un progetto vincente che sta infatti attirando la partecipazione di moltissimi studenti.E se è proprio un qualcosa di completamente diverso dal modello tradizionale di scuola ad avere più successo fra i giovani prob

avere più successo tra i giovani probabilmente

questo ci dovrebbe indurre a far riflettere.

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

CORSI POMERIDIANI, UN MODELLO INTERESSANTE DI SCUOLA di Leonardo Timperi

Vitaliy è uno studente del Malpighi, al quarto

anno, vincitore del premio internazionale

letterario Eugenia Tantucci. Il suo racconto “Il

mio viaggio”, seconda parte, è riportato

all’interno di questo giornale scolastico. Di

seguito abbiamo una breve intervista con il

nostro scrittore.

-quando hai scritto questo racconto, avresti

mai immaginato di vincere il primo premio?

No, sinceramente non mi aspettavo di vincere il

primo premio, poiché la scrittura non è il mio

forte, nonostante ciò ho affrontato questa “sfida”

con serietà ed il risultato è stata una grande

sorpresa.

-credi che questo viaggio ti abbia trasmesso

qualcosa?

Questo viaggio mi ha fatto vedere due realtà

completamente diverse tra loro, da una parte

l’Italia, un paese sicuro e privo di conflitti militari

interni, dall’altra l’Ucraina, una nazione fragile e

che da molti anni è contesa tra il proprio popolo

ucraino e i politici filosovietici; questo viaggio

quindi mi ha fatto rendere conto di quanto

possano essere diverse tra loro, due realtà a sole

poche migliaia di chilometri di distanza.

-come descriveresti in poche parole

il tuo racconto?

A dire il vero, non potrei descriverlo, perché è

come guardare un quadro, ogni osservatore lo

guarda con i propri occhi e dalla propria

prospettiva, quindi si hanno interpretazioni

diverse di questa mia lunga riflessione su tutto

ciò che ho visto e provato durante il mio viaggio.

Spero di aver trasmesso al lettore, alcune di

quelle emozioni che ho provato vivendo e

scrivendo il mio racconto.

pensi che in futuro scrivere potrebbe

diventare la tua passione?

Questa è stata sicuramente una bella esperienza

ed un grande traguardo per me, ma per ora, ho

un’altra forte passione: il disegno, a cui dedico

molto del mio tempo e del mio impegno, se in

futuro ci sarà spazio anche per lo scrivere ne sarò

felice.

-C’è qualcuno che ti ha supportato e motivato

durante la stesura del racconto?

Si, vorrei ringraziare in particolare: la

professoressa Paudice, grazie alla quale sono

venuto a conoscenza del concorso e che mi ha

aiutato a perfezionare e a ultimare il racconto;

mia nonna che mi ha fornito la maggior parte

delle informazioni storiche riguardanti l’Ucraina

del 2013-2014; tutti gli amici che mi hanno

supportato e seguito in questo mio percorso.

POLITICA INTERNA alla SCUOLA

INTERVISTA A VITALIY PRYNDA PER IL PREMIO LETTERARIO

5

di Riccardo Serra

6

VERSO IL BENE COMUNE

Come diceva Gaber “quando uno è filosofo non

sogna mai a caso”. Io non mi sono mai ritenuta

una filosofa ma comunque un sogno l’ho fatto e

beh non credo sia stato affatto a caso, ho sognato

un paese diverso dal mio, o meglio era sempre la

mia Italia solo che la gente non aveva paura di

credere, credere nel futuro, nella politica o negli

altri e se aveva voglia di cambiare qualcosa lo

faceva. Perché forse invece di nascondersi sempre

dietro quelle che infondo non sono altro che frasi

vuote come “l’ideologia è morta”, “non ci si può

più fidare di nessuno “oppure “cosa vuoi che

cambi una persona sola?”, e trovare scuse per

lamentarsi di tutto ciò che ci circonda senza mai

tentare di cambiare niente. Forse sarebbe più

utile cercare di agire, di dire quello che non ci

piace ma non nella falsa intimità di un social

network che ci fa sentire così ribelli o nelle grandi

discussioni da salotto che riempiamo spesso di

grandi proposte, che non rispettiamo quando poi

da quel salotto usciamo, ma magari proponendo

delle reali e plausibili soluzioni. Perché forse e

dico forse basterebbe mettere da parte la nostra

falsa coscienza, i nostri falsi ideali di smettere di

sentirsi sempre i più buoni che cercano di

cambiare il mondo ma che hanno tutti contro.

Smettere di dare la colpa alle madri, ai padri, ai

figli perché la vita è la propria e se si vuole la si

può cambiare; smettere poi di dare la colpa anche

al denaro, al sistema, ai politici perché il cattivo

sistema o il cattivo governo non è altro che la

conseguenza di un popolo disinteressato che

preferisce lamentarsi piuttosto che agire. Forse

basterebbe ammettere la nostra falsa solidarietà,

il nostro falso impegno perché molti, e in quei

molti mi ci metto anche io, in situazioni di

sofferenza o di ingiustizia lontani da noi siamo i

primi a gridare la propria indignazione e il

proprio supporto morale, ma qui nella vita di tutti

i giorni quante piccole ingiustizie commettiamo?

Perché la spinta utopistica non parte

semplicemente dai grandi ideali o dalle grandi

ideologie ma anche dai piccoli gesti di ogni

giorno, perché pensate ad una società dove ogni

singolo si impegnasse a rispettare il bene

collettivo, non sarebbe già questo un enorme

cambiamento?

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA

di Chiara Falconi

7

Il 5 Gennaio 2016 Giuseppe Impastato avrebbe

compiuto 68 anni, sicuramente sarebbero stati 68

anni di impegno politico per cambiare il nostro

paese, 68 anni di lotta ad uno stato corrotto che

ebbe il coraggio di definire la sua morte un

suicidio, 68 anni di opposizione a quel cancro

chiamato Mafia che da tempo immemore affligge

la Sicilia e l’Italia intera; purtroppo però tutto ciò

resta solo un sogno dal quale dobbiamo

tristemente destarci, perché Peppino venne

assassinato l’8 Maggio del 1978.

Il suo sacrificio assume ancora più valore se

considerato in relazione alla sua

provenienza familiare: nasce a Cinisi nel

1948, figlio di Luigi Impastato, uomo

legato alla camorra tramite il cognato

Cesare Manzella, capo della cupola

siciliana fino ai primi anni ’60. Ancora

ragazzo, dopo l’ennesimo litigio con il

padre, Peppino va via di casa ed inizia a

dedicarsi ad iniziative politico-culturali

anti mafiose. Nel 1965 fonda il

giornalino “L’idea socialista”, e 3 anni dopo inizia

a partecipare, con ruolo di dirigente, alle attività

dei gruppi comunisti locali. Nel 1976 fonda Radio

Aut, canale radiofonico che gli permette di dare

maggiore visibilità alla sua causa grazie a varie

trasmissioni nelle quali denuncia i delitti e gli

affari illeciti della mafia di Cinisi. Con questo atto

di sfida, che mai nessuno aveva compiuto prima

d’ora, Peppino firma la sua condanna a morte:

non ci si può fare gioco del boss Tano

Badalamenti e passarla liscia. Da questo momento

in poi Giuseppe Impastato merita di esser

chiamato con l’appellativo di eroe, poiché

sebbene consapevole di ciò a cui sta andando

incontro, non smette di lottare per la causa in cui

crede. La minaccia del boss non tarda ad arrivare:

“Tano seduto” (soprannome coniato da Peppino

durante la trasmissione “Onda pazza”) convoca

Luigi Impastato e lo avverte del rischio che suo

figlio sta correndo. L’uomo, preoccupato per la

vita del nostro eroe, vola negli Stati Uniti per

chiedere a degli “amici” americani (la mafia

d’oltreoceano) protezione. Tornato in patria, il 19

Gennaio 1977, viene “casualmente” investito da

una macchina. Carico della rabbia per l’assassinio

del padre, Giuseppe continua imperterrito nei

suoi impegni politici e si candida con Democrazia

Proletaria alle elezioni comunali. Purtroppo però

non riuscirà a vederne l’esito, dato che il 9 Maggio

1978, dopo essere stato picchiato fino allo

svenimento, viene brutalmente dilaniato da una

bomba sulla ferrovia Palermo-Trapani. I familiari

e gli amici, giunti sul luogo, non hanno dubbi: si

tratta di omicidio e il mandante è Tano

Badalamenti. Eppure, nonostante l’evidenza dei

fatti, le indagini prendono tutt’altra direzione, si

ipotizza un suicidio o un tentativo di

attentato malriuscito. La scena del crimine

viene clamorosamente inquinata: le prove

principali, come due sassi insanguinati,

spariscono. A causa della complicità dello

Stato, Cinisi dovrà attendere ben 22 anni

prima che giustizia venga fatta, infatti solo

l’11 Aprile del 2002 Tano seduto viene

condannato all’ergastolo.

Il vergognoso comportamento della magistratura

e delle forze dell’ordine però è solo lo specchio di

quello dei cittadini del paesino Siciliano: nel ’78

nessuno di loro si presentò al funerale di Peppino,

“nemmeno i vicini”, come affermò la madre

Felicia. Ciò evidenzia un problema sociale,

tutt’ora presente nei territori del sud, che

costituisce il punto di forza della Mafia: l’omertà.

Le organizzazioni di stampo criminale sono

radicate nel territorio e spesso estendono le loro

radici fino ai vertici delle amministrazioni locali.

Un esempio lampante è quello del pizzo, i

commercianti che denunciano questo fenomeno

sono pochissimi, poiché sanno che

combatterebbero la loro battaglia da soli

rischiando la vita, come fece Giuseppe Impastato

che morì in nome di un ideale.

“Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di

merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia

troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce!

Prima di non accorgerci più di niente!” –PEPPINO

IMPASTATO

5 GENNAIO, BUON COMPLEANNO PEPPINO

di Lorenzo Di Russo

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA POLITICA

8

A Santiago si scrive la storia, il governo Bachelet avvia una riforma educativa in Chile che prevede la gratuità, dal 2016, del sistema educativo universitario per i ceti più poveri (178 mila studenti), mentre tra 3 anni l'intero sistema educativo sarà gratuito. Bachelet inoltre promette una riforma totale dell'istruzione ereditata dal dittatore Pinochet. Camilla Valejo, ex presidente della FeCH che ha guidato il Movimento Studentesco negli ultimi anni, ed ora presidente della commissione "Educazione" alla camera, ha dichiarato: "Nonostante i ripetuti tentativi della destra di silurare l'introduzione della gratuità, abbiamo vinto una battaglia importante.

Mentre in Chile si va verso una riforma che vede al progresso dell'istruzione, in Italia di progressivo abbiamo soltanto la distruzione della scuola pubblica, dal 2016 avremo i "Comitati di Valutazione" che creeranno una sporca competizione tra i docenti dove non mancheranno i boicottaggi interni da parte delle associazioni studentesche insieme ai lavoratori della scuola. Gli investimenti sull'edilizia scolastica sono stati nuovamente rimandati con il decreto Milleproroghe al 31/12/2016 e con tutti i cambiamenti antidemocratici dell'amministrazione scolastica della legge 107, il governo sta realmente distruggendo la scuola pubblica in Italia.

ESEMPI D’OLTREOCEANO

di Ascanio Burattini

POLITICA ESTERNA alla SCUOLA

9

Cari lettori del Ricetto, rieccoci, come al solito,

scrivo per approfondire qualche tema o questione

e, visto che in questi ultimi tempi si è parlato

spesso di occupazioni, manifestazioni, e chi ne ha

più ne metta, vorrei partire da queste per

riallacciarmi a un argomento a me caro: il

femminismo. Sui libri di scuola, quando si sente

parlare del dopoguerra o degli anni prossimi al

68 e oltre, spesso torna in mente l’emancipazione

femminile italiana. In realtà il processo di

emancipazione della donna era già in atto sin dai

primi del Novecento in Inghilterra e negli Stati

Uniti ma poiché penso che sia più interessante

approfondire un argomento maggiormente vicino

a noi, parlerò soltanto del femminismo italiano.

Se dovessi spiegare ad un bambino cosa significa

questa parola direi che è un gruppo di donne

tutte accumunate da un’idea: la libertà. Se invece,

dovessi spiegarla a un ragazzo direi che è un

movimento di sole donne sviluppatosi

particolarmente nella seconda parte del

ventesimo secolo, che ha lottato e che lotta contro

le tradizionali convenzioni che per secoli hanno

dominato i quotidiani rapporti tra donna e uomo.

Il femminismo, come ogni movimento da cui la

storia è attraversata, rappresenta il risultato di

anni di lotte, anche piccole. L’emancipazione del

ruolo della donna attraversa i secoli. Iniziando da

diritti di cui le donne non godevano, passo dopo

passo cominciano a conquistarli e quindi, dopo

aver rivendicato spazi nella società, per primo

quello sociale e politico (diritto al voto e ad una

rappresentazione politica), negli anni del

dopoguerra avviene la nascita dei collettivi

femministi che poi diventeranno delle vere e

proprie associazioni. Questi gruppi spontanei che

venivano da tutta l’Italia, trasversali alle classi

sociali, si univano per la richiesta di diritti

all’interno della famiglia, perché, ovviamente, i

diritti delle donne sono legati alla famiglia e

quindi cambiare il diritto di famiglia, in cui l’uomo

simboleggiava la guida a cui consegnare la

propria libertà e autonomia, rappresentava un

obbiettivo fondamentale. Leggi che erano, per

tutte e per molti, sentite come leggi

anacronistiche. Affiancandosi a tutte le lotte

sociali di quell’epoca, le donne diventano un

unico volto con la piazza. In quei tempi le donne

hanno portato avanti una vera e propria

rivoluzione, perché rivoluzione non è per forza un

processo violento, questa infatti è stata frutto di

piccoli passi fatti da tutte e che alla fine, nella sua

totalità, ha rappresentato un cambiamento

radicale di un pensiero che stravolge la

quotidianità di ogni essere umano. Leggendo dai

libri, ho sempre l’idea di situazioni molto lontane

dal nostro presente, eppure il suffragio femminile

in Italia avvenne per la prima volta il 10 Marzo

1946, l’abolizione del delitto d’onore e del

matrimonio riparatore avvenne nel 1981, il

diritto al divorzio nel 1974 e all’aborto nel 1981;

praticamente quarant’anni fa. Insomma molto di

quello che siamo oggi noi, uomini e donne, lo

dobbiamo ai movimenti femminili. Adesso però la

domanda sorge spontanea: “visto che questa

rivoluzione è relativamente vicina ai nostri anni,

ci sono ancora le associazioni femministe, e dove

sono andate?” Devo dire che a questa domanda

inizialmente non avrei saputo rispondere

neanche io. Per questo sono andata alla Casa

Internazionale delle Donne di Roma a Via della

Lungara, dove con molta semplicità mi hanno

saputo dare una risposta.

Queste associazioni esistono ancora e rimangono

sempre attive sul territorio anche se adesso si

combatte per risolvere problemi diversi come

quello della violenza sulle donne. La violenza

deve essere combattuta attraverso leggi adeguate

che lo Stato deve emanare per tutelare le proprie

cittadine ma soprattutto ancora una volta sono le

donne a dover vincere questa battaglia

riconoscendo e denunciando la violenza come

tale.

Tantissimo è stato fatto, tantissimo è ancora da

fare ma tutte e tutti sicure/i di poterci riuscire.

RUBRICHE: Storia e Filosofia

STORIA, SI’ MA DAVVERO TANTO LONTANA?

di Ester Fumeri

10

Il capitalismo si riproduce a destra in economia,

egemonia del liberismo, al centro, in forma di

gruppi interscambiabili centro destra e di centro

sinistra, a sinistra nella cultura, contestazione

antiborghese, individualismo libertario,

smantellamento dei valori.

Che il capitalismo si riproduca culturalmente a

sinistra, ossia presso il polo che tradizionalmente

l'aveva contestato, è un fatto inedito e

apparentemente paradossale. Secondo una

parabola il cui avviamento deve essere fatto

risalire al Sessantotto, la triade composta da

laicismo, relativismo e nichilismo costituisce il

cuore del progetto culturale dissidente perché

non rivoluzionaria, antiborghese perché non più

anticapitalistica, promotrice dei diritti civili

perché completamente dimentica quelli sociali.

Lo stesso fatto che dal Sessantotto in poi la

sinistra si richiami a Nietzsche più che a Mare è

degno di considerazione.

Si è passati dal rivoluzionario anticapitalista

all'oltre uomo dissidente, il passaggio da Mare a

Nietzsche è la spia che segnala l'avvenuta

conciliazione delle tradizionali forze di sinistra

con il capitalismo come orizzonte ultimo, come

gabbia d'acciaio in cui perseguire l'ideale della

felicità individuale per gli oltre uomini senza

qualità, ormai affrancati dal patrimonio di

matrice borghese , e per ciò stesso proiettati , con

incoscienza felice , nel piano del godimento, la

sola felicità disponibile.

Dal "pensiero forte" della militanza rivoluzionaria

si passa disinvoltamente a quel " pensiero

debole" della tutela delle minoranze che

frammenta la lotta in mille parti (dagli scontri

femministi, all'ecologismo, fino alle battaglie per

la legalità). Giunge così a compimento

l'evoluzione dissolutiva della nuova sinistra.

Nell'odierno capitalismo speculativo in cui le

forze politiche un tempo opposte condividono lo

stesso orizzonte contraddistinto dalla civiltà dello

spettacolo, emerge la natura delle due categorie

di destra e sinistra. Si tratta di una dicotomia

valida unicamente nella frase dialettica del

capitalismo, esistono solo come protesi

ideologica.

La sfera che continuiamo ostinatamente a

chiamare politica non produce più alcuna

decisione che presenti benché il minimo effetto

sull'assetto globale e sulla direzione di sviluppo

della società. Essa si limita a contrabbandare

come democratica e mediata la costatazione

all'adeguamento alle scelte sistemiche compiute

dai mercati divinizzati entità che nessuno ha

eletto né può governare. In questo risiede il tratto

principale dell'ormai avvenuta estinzione

dell'antitesi tra destra e sinistra, due opposti che

oggi esprimono la stessa visione del mondo. La

prova è nel tragico trentennio tra il 1980 e il

nostro presente, nel fatto che oggi l'antitesi esista

solo virtualmente come protesi ideologica per

manipolare il consenso e addomesticarlo in senso

capitalistico secondo il tipico dispositivo della

tolleranza per cui il cittadino è dato scegliere

liberamente l'adesione alla necessità sistemica.

Con falsa coscienza necessaria, a partire dal

Sessantotto la sinistra a identificato la borghesia

con il capitalismo, credendo che la lotta contro la

prima comportasse il conflitto ai danni del primo.

Alla sinistra è completamente mancata la

consapevolezza del fatto che è la stessa logica

capitalistica a promuovere la lotta contro la

borghesia capace di coscienza e dotata di un

mondo valoriale incompatibile

l'onnimercificazione ossia l'illimitata estensione

della forma merce.

Nella situazione descritta nel Manifesto i proletari

alla vigilia del 1848, combattevano i nemici dei

loro nemici ossia gli avversari della borghesia in

ascesa (monarchici e latifondisti) e ogni vittoria

era per ciò stesso, una vittoria borghese. Dal 1968

la sinistra combatte i residui borghesi

incompatibili con il capitalismo totalitario. La

sinistra ha favorito l'emancipazione non dal,

bensì del capitalismo penalizzando la borghesia

potenzialmente anticapitalistica non compatibile

con la logica della mercificazione. Questa

RUBRICHE: Storia e Filosofia

OLTRE LA SINISTRA

Andrea Della Polla

11

dinamica antiborghese del capitalismo trova una

delle sue figure storiche nella sostituzione avviata

dopo il 1968 dal rivoluzionario al dissidente,

sostituzione che dà importanza al diritto allo

spinello o ai matrimoni gay piuttosto che al

classismo e lo sfruttamento, i crimini del mercato.

Tutte le formazioni a sinistra vivono a partire

dagli anni settanta, nell'illusione che il

capitalismo sia conservatore e che perciò

combattere contro i suoi elementi conservatori

(la borghesia) equivalga a compiere il compito del

comunismo. Non hanno la contezza del fatto che

la stessa omologazione occidentalistica si

riproduce sopprimendo quei elementi

conservatori. L'ideologia del progresso è oggi

nemica dell'emancipazione in quanto fa apparire

arcaici e degni di essere abbandonati alcuni

aspetti specifici della società (famiglia, stato,

costumi borghesi) che frenano il progresso stesso

e l'estensione del capitale, con il suo mito dello

sviluppo e della crescita.

Jean Jacques Rousseau(1712-1778) arrivò nel

1742 a Parigi, pieno centro della cultura

illuminista europea in cui operavano Voltaire e

Montesquieu, Didero e Cadillac (a questi due era

legato da una stretta amicizia). In questo contesto

l’Io di Rousseau viene a scontrarsi con il mondo e

con la società borghese e illuminista. Il ginevrino

non era tuttavia estraneo al suo tempo e proprio

con gli strumenti dell'Illuminismo portò avanti la

sua critica a questa ideologia .Egli fu quindi un

borghese che tra i primi risentì della

contraddizione generale della società e che i

metabolizzò la coscienza infelice, introducendo

una terminologia che troveremo poi in Marx. Nel

1753 Rousseau vinse il concorso dell' Accademia

di Digione con il Discorso sulle scienze e sulle arti,

in cui smascherò abilmente la cultura dei Lumi e

il mondo delle belle arti e delle scienze, intesi

come " ghirlande di fiori" atte a nascondere le

ferree catene che legano l'uomo legittimando le

disuguaglianze sociali.

La società civilizzata, secondo il filosofo svizzero ,

si serve della cultura e del pensiero per

regolarizzarsi ma il lusso, la sfrenatezza, la

degenerazione dei costumi, conseguenze dirette

di una civiltà che si dedica alle raffinatezze

artistiche, non fanno che divaricare le

disuguaglianze sociali e , cosa più importante

distanziano l'uomo dalla sua natura e dalla sua

innocenza . La civilizzazione è per Rousseau un

processo di alienazione dell'individuo dalla sua

naturalità e la produzione della cultura, nella

quale gioca un ruolo fondamentale la

speculazione filosofica, che dilaga nel cinismo e

nel pessimismo, corrompe inevitabilmente

l'uomo.

Tuttavia il ginevrino non fu pienamente

soddisfatto dagli esiti di questo scritto a causa

delle forti critiche ricevute dai suoi

contemporanei che ne biasimarono gli artefici

retorici. Dopo questo "Discorso" che il filosofo si

procurò un certo successo nei salotti borghesi e

aristocratici. Ma è anche in questo momento che

si apre un profondo dissidio con questa società.

Rousseau era nel mezzo delle turbe del suo

secolo, e una forte presa di coscienza, dovuta ad

una lacerante conflittualità tra il suo Io e il

mondo, lo obbligò a non cedere a compromessi

ma piuttosto a darsi una missione. Egli doveva

evadere dalla società, che necessitava una

negazione, per tornare alle origini, per

comprendere integralmente la natura umana e le

sue passioni doveva sanare il male del suo tempo

per far coincidere pensiero e vita , riflessione e

biografia, momento ideale e momento reale.

Nel 1753 L'accademia di Digione pone a Rousseau

un quesito, che domandava quali fossero le

RUBRICHE: Storia e Filosofia

ROUSSEAU

(di Andrea Della Polla)

12

origini della disuguaglianza tra gli uomini e se

questa fosse autorizzata dalla legge naturale. Si

propose in tal senso di scavare laddove la cultura,

la civiltà e l'ordine prestabilito avevano

deformato i caratteri naturali. Muove così

un’aspra critica verso Machiavelli, Hobbes, Locke.

Questi pensavano che l'uomo preistorico agisse

già secondo un principio razionale. Rousseau

nega apertamente l'idea di un'umanità sempre

uguale a sè stessa in cui vige "recta ratio".

Secondo Rousseau l'uomo non è di per sè cattivo,

non è individualista nè egoista, non è un bambino

viziato in preda alle sue passioni ed ai suoi bassi

istinti, ma è incorrotto: nè buono , nè malvagio.

Esso prende le sembianze con cui lo dipingono i

moderni quando interviene la civiltà a modificare

la sua natura, e quando questa civiltà implica un

mal governo. Rousseau delinea nuovi confini

prima inesplorati aprendo le forme chiuse del suo

tempo, in questo contesto non serve dunque

interrogarci sull'esattezza o meno delle premesse

rousseauiane, ma è necessario comprendere

l'importanza della sua negazione. Lo svizzero ha

destabilizzato uno scenario chiuso ed è questo

che fa dalla sua una voce dissidente.

Rubrica Storia-Filosofia

13

RUBRICA CONSULTA PROVINCIALE DEGLI STUDENTI DI ROMA

(CPS Roma) Utilizzeremo questo spazio per aggiornare i lettori sui lavori svolti in consulta, sui progetti presentati e le tematiche trattate. Di seguito sono pubblicati i progetti presentati e votati nei consigli di presidenza e nell’assemblea plenaria del 13/01.

Mostra fotografica "la buona scuola" In continuità con il progetto proposto lo scorso anno,

la Consulta Provinciale degli studenti di Roma

intende valorizzare gli studenti appassionati di

fotografia esponendo le loro foto in una mostra

aperta all’interno delle singole scuole. Inoltre, si

pone l’obbiettivo di mostrare il reale stato degli

istituti. Si prefissa anche, attraverso l’occhio dello

studente e l’uso di una foto, il compito di mettere in

risalto i pregi, le mancanze e le criticità delle nostre

scuole, della riforma 107 e della vita attiva degli

studenti.

Ciascun partecipante dovrà immortalare una

situazione nella propria scuola inerente al tema “la

buona scuola” (es. assemblee, bagni rotti…)

allegando una descrizione della foto di 250 caratteri,

specificando nome, cognome e scuola di

appartenenza del fotografo. Le foto saranno

sottoposte al giudizio della commissione arte e

cultura, che individuerà le migliori fotografie

(massimo 50). La Consulta provinciale finanzierà la

stampa delle fotografie per esporle in ogni scuola

che ne farà richiesta. Il Consiglio di Presidenza si

impegna a contattare le testate giornalistiche per

pubblicare sui quotidiani il lavoro svolto dagli

studenti. Tutto il materiale richiesto andrà inviato

entro il 29 febbraio 2016 alla e-mail della CPS Roma

([email protected]) specificando

nell’oggetto della e-mail il testo “Mostra fotografica

“La buona scuola” e il titolo della foto, la scelta delle

foto, la stampa e la diffusione avverrà nel mese di

marzo.

Una città a colori: la scuola e il territorio

Il progetto si propone di favorire l’emersione delle

eccellenze artistiche presenti nella comunità

studentesca di Roma, attraverso la messa a

disposizione di mezzi e risorse che possano facilitare

logisticamente l’espressione artistica e pittorica degli

studenti coinvolti. Altro

obiettivo del progetto è la

realizzazione di quattro murales

nel contesto urbano di Roma

dipinti dalle eccellenze

artistiche studentesche con i

fondi e con il patrocinio della

Consulta Provinciale degli

Studenti. Il tema dei murales

dovrà essere inerente alla

presenza e al ruolo dell’istituzione scolastica sul

territorio urbano di Roma.

In prima istanza il progetto si propone di creare una

squadra di studenti dalle note capacità artistiche e

pittoriche che si riunisca sotto la guida di un tutor e

che pianifichi le modalità di pianificazione delle

opere. Parallelamente gli organizzatori del progetto

si impegneranno, attraverso l’accordo con istituzioni,

enti e associazioni a mettere a disposizione quattro

spazi legali nell’ambito della

Città Metropolitana di Roma

dove realizzare liberamente le

quattro opere. Al momento della

realizzazione la Consulta

Provinciale si impegnerà nel

finanziamento e nell’acquisto di

tutti i materiali e i mezzi

necessari alla squadra. I murales

dovranno rispettare il tema: “la

scuola e il territorio”.

Gli studenti interessati possono mettersi in contatto

con i rappresentanti di consulta che li informeranno

sugli incontri e sullo svolgersi del progetto.

Rubrica CPS

14

Con il progetto “La nostra carta, i nostri diritti” la

Consulta Provinciale degli Studenti di Roma

promuove la divulgazione tra le giovani generazioni

del testo della Costituzione della Repubblica

Italiana. Il progetto si pone come obiettivo primario

la rivalutazione e la valorizzazione della Carta

Costituzionale, come atto normativo fondamentale

dello Stato e come garanzia delle comuni libertà e

dei diritti fondamentali. Operando in un contesto in

cui spesso manca una consapevolezza civica di

fondo, quale quello delle giovani generazioni, il

progetto si pone di infondere e di far maturare nei

più giovani un condiviso senso civile e una nuova

coscienza civica attraverso la diffusione e la

condivisione del testo che più chiaramente descrive i

diritti e i doveri (ma soprattutto i diritti) del

cittadino, rendendolo libero e partecipe alla propria

comunità. Tutto ciò al fine di favorire l’educazione

civica, che spesso è assente dai programmi

scolastici, e la scelta partecipativa alla vita politica e

comunitaria.

L’obiettivo fondamentale del progetto è

l’organizzazione di una Assemblea Plenaria

Straordinaria della Consulta Provinciale degli

Studenti aperta a tutti i rappresentanti e a tutti i

semplici studenti che ne facciano richiesta. Tematica

centrale della discussione assembleare sarà

l’importanza dei principi sanciti dalla Costituzione e

la difficoltà con cui spesso essi trovano concreta

realizzazione nella legiferazione ordinaria e nella

consueta gestione della Cosa Pubblica, con

particolare riferimento alla questione del Diritto allo

Studio. Saranno invitati all’Assemblea nel ruolo di

relatori giuristi, giornalisti, magistrati, politici e

intellettuali in grado di dare un contributo

argomentativo valido alla discussione. Subito dopo

gli interventi degli invitati seguirà un momento di

discussione aperta e di dibattito, a cui tutti i

partecipanti all’Assemblea potranno partecipare

attivamente con un breve intervento. Al termine

della Plenaria sarà consegnata a ogni partecipante

una copia della Costituzione Italiana, con l’invito di

portarla nella sua scuola e metterla a disposizione

della sua classe. Le copie (nel numero di 500)

verranno reperite per via istituzionale.

Invitiamo tutte le classi, gli studenti e i docenti

interessati a prendere contatto con i rappresentanti

di consulta per maggiori chiarimenti. I posti sono

limitati, pertanto invitiamo gli interessati a prenotarsi

alla giornata (che si svolgerà nella prima settimana

di aprile) nei tempi più brevi possibili.

Rubrica CPS

La nostra carta, i nostri diritti

di Giacomo Santarelli e Ascanio Burattini

15

#IL TRAMONTO DEI PIUMINI; LA FORTUNA DELLE OCHE!!

Ancora una volta ho sognato.

Ho sognato una cosa strana. Sì, strana; ma nel

vedere le persone viverla (la cosa strana)

diventava quasi normale, non si accorgevano

che qualcosa stava cambiando. Eppure, a me,

quasi spaventava il cambiamento e non

capivo come potesse risultare così normale.

Nel sogno ero in montagna, gli alberi

strabordavano di lucine, era Natale. Saltellavo

allegramente stile Heidi tra le montagne che,

ovviamente, mi facevano “Ciao!”

(No…aspettate: quelle erano le caprette)

vabbè, insomma, stavo saltellando quando a

un certo punto lo vedo. Sì, era lì fermo e

dritto peggio di un colonnello sull’attenti. Per

un attimo spero sia la distanza ad

ingannarmi, ma no….UN PORCINO. Fermo e

dritto, e anche bello grosso. Uno, due, tre

passi… uno, due, tre fragoline di bosco, e

margherite, tante, piccole e odiose

margheritine (…m’ama/non m’ama).

A DICEMBRE!! E voi che ci fate qui?!

E in città uguale: 25 gradi centigradi a

mezzogiorno. A DICEMBRE!!

Roba da matti…

Quando mi sveglio sono sdraiata a terra, tutta

sudata, nemmeno le lenzuola addosso. E’

gennaio, e dicono che sta per arrivare il

freddo…

SCRITTURA e CULTURA

de “la Sognatrice”

SOGNI RIVELATORI PT.2:

16

La mattina non facemmo gran che, anche perché

mi ero ammalato nel viaggio in pullman: avevo

dormito con il condizionatore acceso perché era

rotto, e avevo un gran raffreddore. Per curarmi

mia nonna raccolse erbe diverse con cui fece un tè

alle erbe che era miglior di qualsiasi altro

medicinale; mi aveva detto che bastava respirarci

sopra, mentre era caldo e bollente; ed era vero

perché nell’arco di tre giornate mi passarono tutti

i malori. I giorni seguenti chiedemmo ad un

contadino che aveva un trattore, di tagliare quelle

erbacce, e così fece. Nella quiete più totale,

semplicemente con la radio accesa e i miei libri,

non pensavo a tutto ciò che stava succedendo in

Ucraina (1), a quanta povertà si era creata, e a

quanta sofferenza c’era: anche ora, solo pensare

a ciò, mi fa star male. Non capisco, anzi non voglio

capire perché il nostro mondo sia cosi marcio da

permettere tale povertà e sofferenza. I giorni

passavano ed avevamo fatto dei viaggi nella città

in cui ero cresciuto, Streii, per trovare gli altri

miei zii e cugini più piccoli con cui passavo

volentieri molto tempo a giocare. Con loro mi

venivano in mente i ricordi della mia infanzia, i

miei amici che avevo purtroppo lasciato e perso

quando ero venuto in Italia: quella tristezza me la

colmavano i miei cugini. In quei giorni avevo

anche approfittato per comprare souvenir da

riportare a Roma e qualche regalo per le mie

sorelle, ma mi intristiva un po’ girare, poiché

lasciavo i miei libri senza nessuno che leggesse.

In quei giorni ero andato in città a consegnare i

miei dati per farmi fare il passaporto ucraino: ero

un sedicenne e avevo anche degli obblighi verso

il mio paese. Una volta,

mentre tornavo a casa,

era salito sull’autobus un ragazzo vestito da

militare e mi si era gelato il sangue poiché era

solo di qualche anno più grande di me; mia

nonna rideva e mi prendeva in giro, ma la paura

non mi lasciava.

I giorni erano sempre molto caldi e scorrevano

più o meno tutti allo stesso modo: mi svegliavo

tardi e passavo pomeriggi e sere a leggere; ogni

tanto venivano i miei zii a trovarmi per pranzo e

come si fa da noi, si beveva sempre la vodka,

versata in minuscoli bicchierini; c’era un mio zio,

che purtroppo ora non c’è più - pace alla sua

anima- che beveva sempre molto; ricordo che

riempiva il bicchiere fino all’orlo.

Si parlava di lavoro, già, perché c’era stato un

problema con la cementificazione fatta intorno a

casa: l’acqua, durante le piogge, filtrava

all’interno e andava tutto rifatto. L’indomani io i

miei due zii che vivevano in paese, dalla mattina

alla sera, abbiamo lavorato per riparare il danno;

alle otto di sera avevamo finito, tutti soddisfatti

ma stanchi e sudati; poi a cena, si faceva come da

tradizione. Era bello stare lì, ti scordavi tutto,

senza alcun collegamento, e fuori c’erano i

mondiali che scorrevano, le guerre interne, i miei

amici dispersi e mille altre cose che mi passavano

per la mente.

CONTINUA NEL PROSSIMO NUMERO

Scrittura

VITTORIA PREMIO LETTERARIO: IL MIO VIAGGIOpt.2

Di Vitaliy Prynda

17

Se siete degli amanti della letteratura Inglese il

nome di Sir Arthur Conan Doyle non dovrebbe di

certo esservi nuovo. E se così come per la letteratura, siete amanti delle produzioni

britanniche, il nome di Steven Moffat non vi sarà

sfuggito.

Unite i due nomi e vi posso assicurare che quel

che ne verrà fuori non potrà che essere geniale e

imperdibile.

Sherlock è una via di non ritorno; una volta

spenta la TV vi sarà inevitabile analizzare tutto

quel che vi circonda e dire al panettiere qualcosa

tipo “quindi, da piccolo avevi un cane di nome

Macchia?”, solo perché, che so, la sua camicia ha

una fantasia a macchie. Io vi ho avvisati.

Il personaggio di Sherlock è tutto ciò che ci si

aspetta da lui: misogino, solitario, super brillante,

convinto di essere superiore a tutti – e lo è–, con

la capacità di dirti qual è stata la tua ultima

ordinazione da Starbucks solo guardandoti, con

quella punta di sarcasmo pungente che ve lo farà

amare dal primo istante, e, più importante, un

sociopatico iperattivo. Non sbagliate.

Un personaggio facilmente detestabile, direte. Ai

limiti della sopportazione, starete pensando. E

invece no.

La sua convinzione “Io non ho amici” va via via

sgretolandosi

dall’esatto

momento in cui conosce il dottor John Watson,

veterano di guerra che soffre di un disturbo post

traumatico –se ne va inutilmente in giro con un bastone da passeggio- alla ricerca di un

coinquilino. Il poveretto verrà catapultato in

questo mondo dove ci sono omicidi all’ordine del

giorno, occhi che galleggiano nelle tazze da tè,

corse inutili a destra e manca, esplosioni, e

quanto di più strano possa accadere.

Date a Sherlock un omicidio, e saltellerà felice per

casa. Date la pace al mondo, e morirà di

depressione sul suo divano.

La serie ha, tecnicamente parlando, tutto quel che

una serie deve avere per essere da cento e lode.

Ottimo cast, ottime ambientazioni e eccellenti

riprese. Non una frase è mai fuori luogo e

neanche un secondo della puntata è accampato

tanto per. Emotivamente parlando, direi un

grande NO. Positivo.

Nonostante la tecnicità degli episodi, non manca

mai quella dose di scene che ti fanno scendere i

fiumi di lacrime. Il più delle volte accade in scene

silenziose, dove i soli sguardi sono causa di

rottura dighe.

Risate assicurate tanto quanto i pianti.

Per quanto possa essere breve, e per quanto

lunghe possano essere le attese, Sherlock ne vale

la pena.

Scrittura e Cultura

SHERLOCK di Maica Canatarella

19

DEDICHE

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La redazione del Riccetto ha deciso di aprire una nuova rubrica all'insegna della poesia sotto la sigla PAB ( Poeti Anonimi de Bravetta). Tutti i ragazzi del plesso Buon Pastore possono partecipare inviando all' e-

mail del giornalino una loro poesia accompagnata da un soprannome che contraddistingue la loro persona.

"Scrivi poesie perché hai bisogno di un posto dove essere quello che non sei." (Alejandra Pizarnik)

BUON PASTORE

Fu ‘n convento,

‘n manicomio,

fu ‘na chiesa,

e mo ‘na scola.

È divisa ‘n du bei plessi:

er Malpighi e er Ceccherelli,

er Montale c’ha lasciato

e quer lato s’è svotato.

Quanno entri ner vialone

e arzi l’occhi ar Malpighi,

te pia ‘n gran magone

e pensi agli studenti antichi,

a portà ‘n arto sto nome

c’ha pensato ‘a Cortellesi,

scola nostra le piaceva tanto,

c’è rimasta in più dodici mesi.

‘N altro famoso è er cantante:

Lorenzo Jovanotti,

figlio de sta scola

che te fa bagnà l’occhi.

Ce ne stanno tanti da raccontà,

Quanti ne so’ passati pe sto posto,

che poi solo guardà e amà

come l’Angelica di Ariosto.

E se ancora nun te basta,

pensa ar maestro Pasolini

che pe st’edificio c’aveva rispetto,

tanto che c’ha fatto bazzicà Riccetto.

(Er Causto – Poeti de Bravetta)

POETI ANONIMI DE BRAVETTA