INSONNIA Gennaio 2016

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“Son tornate a fiorire le rose alle dolci carezze del sol”. Le parole inaspettate e incongruenti mi gi- rano in testa mentre cammino nel viale del parco avvolto dal buio. Pietre di luce avvolte da una neb- bia leggera guidano i passi di un suggestivo percorso sotto le linee Insonnia n° 78 Gennaio 2016 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009 Il Clima è cambiato? Due racconigesi s’incontra- no: come stai? Hai visto che Natale “Caldo”... il tempo non è più quello di una volta, dicono che il clima sia cam- biato. Forse quando le cose ci toc- cano direttamente prima o poi iniziamo a crederci; pen- sa, quest’anno non siamo ri- usciti ad andare a sciare per Natale. Cosa vuoi farci, oltre che chiedere la calamità na- turale per rientrare dei man- cati introiti derivanti dalla siccità e dal caldo, cosa pos- siamo fare? Può sembrare strano, ma sia- mo in grado di intervenire solo sui danni causati. Piog- ge imponenti che creano di- sastri o siccità esasperata si leniscono chiedendo solida- rietà agli altri, e tramite il go- verno si attinge dalle risorse comuni per indennizzare i colpiti da questi eventi na- turali che naturali non sono, in quanto effetti del nostro dissennato sfruttamento del- le risorse disponibili sul pia- neta. Un sistema come la nostra Terra ha in sé risorse che sono “Finite” e non si può pensare di avere risorse in- finite per soddisfare i nostri bisogni energetici e alimen- tari. E’ necessario fare qualcosa per cambiare il corso del Cli- ma, questa è stata la conclu- sione approvata all’unanimi- tà da 195 paesi a Parigi, nel corso dell’incontro denomi- nato Cop21. In un documen- to finale sono racchiusi i pas- si necessari per fare in modo che la temperatura globale del pianeta non aumenti di oltre un grado e mezzo, il ché comporterebbe gravi, e forse, irreversibili danni al pianeta ed ai suoi futuri abi- tanti, i nostri figli e nipoti. A SCUOLA SENZA PROFITTO Pedagogia della gratuità per una società più felice. di Grazia Liprandi - Rete Insegnareducando segue pag. 16 segue pag. 8 Si intitola così l’ultimo libro di Fe- derico Maria Ciani ed è un raggio di sole nella nebbia o uno schiaffo per svegliare la nostra scuola ad- dormentata. Federico è professore delle medie, quell’ordine di scuola che colle- ziona ancora oggi il più alto nume- ro di bocciati della scuola italiana. I prof che bocciano, e le maestre che da qualche anno hanno preso ad imitarli, lo fanno sempre e solo per il bene dei bambini, per dare loro l’occasione di riflettere e il tempo di maturare. In contraddi- zione, gli studiosi della dispersio- ne scolastica hanno osservato che la bocciatura costituisce un’impor - tante causa di abbandono. Perché? GLI INDIANI TRA NOI Storie di una presenza silenziosa e laboriosa a cura di Rodolfo Allasia Nelle nostre cascine ormai il 90 per cento dei mungitori, vale a dire decine di persone, è di origine in- diana”: Sergio Giustetto, alleva- tore di Pieve di Scalenghe, è stato il primo ad assumere lavoratori indiani. Da 18 anni ininterrotti, ha affidato le sue 120 bestie a Moti Singh Jodha, il primo mungitore indiano sbarcato nel pinerolese. “E’ come mio fratello: mia moglie ed io avremmo pure voluto che facesse da padrino a nostra figlia, ma non è stato possibile perché Moti è in- duista. Dopo, gli indiani sono arri- vati in tanti, tutti ben sistemati tutti ambìti dagli agricoltori; il perché lo spiega ancora Giustetto, uomo disponibile e intelligente, uno che ha presieduto l’ABIT tra il 2003 e il 2007, negli anni più difficili della storia della cooperativa: “Gli indiani sono miti e molto sen- sibili. E le vacche lo sentono: con loro stanno bene, sono curate con attenzione. E’ gente tranquilla ma che lavora con scrupolo. Non la- sciano mai sola la cascina; se de- vono assentarsi provvedono a tro- varti un sostituto. Si occupano di tutto. Certo, devi trattarli in modo corretto, se li maltratti soffrono molto. Io però sono convinto che, al di là delle questioni umane, se le persone le tratti come si deve, fan- no il tuo interesse. In 18 anni - con- clude Giustetto - non ho mai avuto un problema.” Spostiamoci dal pinerolese e guar - diamo più vicino a noi: Racconigi e dintorni. Terra di allevatori di be- stiame; anche da noi sono arrivati da parecchi anni gli indiani, i primi forse alla Tagliata. dei rami che disegnano fitte trame scure; qua e là da una lama di luce emerge un tronco imponente; il tepore raccolto e accogliente del- la dacia russa; un magico gioco di luci sulle acque in cui si specchia la grotta di Merlino; la massa ros- sastra del castello là in fondo. FORSE TORNERANNO A FIORIRE LE ROSE Aria di novità per il castello e il parco di Racconigi di Giancarlo Meinardi Accordo di Parigi pag. 7 TERRA MADRE pag. 5 Livio Tesio: una opinione pag. 10 Unioni Civili pag. 12 segue pag. 4 Si tratta dell’ Effetto Pigmalione. Pierino viene bocciato in prima elementare o media, è immaturo e anche maleducato. segue pag. 3

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“Son tornate a fiorire le rose alle dolci carezze del sol”. Le parole inaspettate e incongruenti mi gi-rano in testa mentre cammino nel viale del parco avvolto dal buio. Pietre di luce avvolte da una neb-bia leggera guidano i passi di un suggestivo percorso sotto le linee

Insonnia n° 78 Gennaio 2016 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

Il Clima è cambiato?Due racconigesi s’incontra-no: come stai? Hai visto che Natale “Caldo”... il tempo non è più quello di una volta, dicono che il clima sia cam-biato.Forse quando le cose ci toc-cano direttamente prima o poi iniziamo a crederci; pen-sa, quest’anno non siamo ri-usciti ad andare a sciare per Natale. Cosa vuoi farci, oltre che chiedere la calamità na-turale per rientrare dei man-cati introiti derivanti dalla siccità e dal caldo, cosa pos-siamo fare?Può sembrare strano, ma sia-mo in grado di intervenire solo sui danni causati. Piog-ge imponenti che creano di-sastri o siccità esasperata si leniscono chiedendo solida-rietà agli altri, e tramite il go-verno si attinge dalle risorse comuni per indennizzare i colpiti da questi eventi na-turali che naturali non sono, in quanto effetti del nostro dissennato sfruttamento del-le risorse disponibili sul pia-neta.Un sistema come la nostra Terra ha in sé risorse che sono “Finite” e non si può pensare di avere risorse in-finite per soddisfare i nostri bisogni energetici e alimen-tari.E’ necessario fare qualcosa per cambiare il corso del Cli-ma, questa è stata la conclu-sione approvata all’unanimi-tà da 195 paesi a Parigi, nel corso dell’incontro denomi-nato Cop21. In un documen-to finale sono racchiusi i pas-si necessari per fare in modo che la temperatura globale del pianeta non aumenti di oltre un grado e mezzo, il ché comporterebbe gravi, e forse, irreversibili danni al pianeta ed ai suoi futuri abi-tanti, i nostri figli e nipoti.

A SCUOLA SENZA PROFITTOPedagogia della gratuità per una società più felice.di Grazia Liprandi - Rete Insegnareducando

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Si intitola così l’ultimo libro di Fe-derico Maria Ciani ed è un raggio di sole nella nebbia o uno schiaffo per svegliare la nostra scuola ad-dormentata.Federico è professore delle medie, quell’ordine di scuola che colle-ziona ancora oggi il più alto nume-ro di bocciati della scuola italiana. I prof che bocciano, e le maestre che da qualche anno hanno preso ad imitarli, lo fanno sempre e solo per il bene dei bambini, per dare loro l’occasione di riflettere e il tempo di maturare. In contraddi-zione, gli studiosi della dispersio-ne scolastica hanno osservato che la bocciatura costituisce un’impor-tante causa di abbandono. Perché?

GLI INDIANI TRA NOIStorie di una presenza silenziosa e laboriosaa cura di Rodolfo Allasia“Nelle nostre cascine ormai il 90 per cento dei mungitori, vale a dire decine di persone, è di origine in-diana”: Sergio Giustetto, alleva-tore di Pieve di Scalenghe, è stato il primo ad assumere lavoratori indiani. Da 18 anni ininterrotti, ha affidato le sue 120 bestie a Moti Singh Jodha, il primo mungitore indiano sbarcato nel pinerolese. “E’ come mio fratello: mia moglie ed io avremmo pure voluto che facesse da padrino a nostra figlia, ma non è stato possibile perché Moti è in-duista. Dopo, gli indiani sono arri-vati in tanti, tutti ben sistemati tutti ambìti dagli agricoltori; il perché lo spiega ancora Giustetto, uomo disponibile e intelligente, uno che ha presieduto l’ABIT tra il 2003 e il 2007, negli anni più difficili della storia della cooperativa:“Gli indiani sono miti e molto sen-sibili. E le vacche lo sentono: con loro stanno bene, sono curate con attenzione. E’ gente tranquilla ma che lavora con scrupolo. Non la-sciano mai sola la cascina; se de-vono assentarsi provvedono a tro-varti un sostituto. Si occupano di tutto. Certo, devi trattarli in modo corretto, se li maltratti soffrono molto. Io però sono convinto che, al di là delle questioni umane, se le persone le tratti come si deve, fan-no il tuo interesse. In 18 anni - con-clude Giustetto - non ho mai avuto un problema.” Spostiamoci dal pinerolese e guar-diamo più vicino a noi: Racconigi e dintorni. Terra di allevatori di be-stiame; anche da noi sono arrivati da parecchi anni gli indiani, i primi forse alla Tagliata.

dei rami che disegnano fitte trame scure; qua e là da una lama di luce emerge un tronco imponente; il tepore raccolto e accogliente del-la dacia russa; un magico gioco di luci sulle acque in cui si specchia la grotta di Merlino; la massa ros-sastra del castello là in fondo.

FORSE TORNERANNO A FIORIRE LE ROSEAria di novità per il castello e il parco di Racconigi di Giancarlo Meinardi

Accordodi Parigi

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TERRAMADREpag. 5

Livio Tesio:una opinione

pag. 10

UnioniCivili

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Si tratta dell’ Effetto Pigmalione. Pierino viene bocciato in prima elementare o media, è immaturo e anche maleducato.

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Elogio della resadi Luciano Fico

Pioveva.Pioveva a dirotto da due gior-ni ed il tetto, malandato, aveva ceduto: ora la pioggia entrava comodamente in studio, colan-do sulla parete.Quella vecchia casa sulla colli-na lo aveva affascinato da subi-to e subito se l’era immaginata perfettamente ristrutturata, con il giardino rigoglioso di fiori ed ombreggiato da alberi genero-si.Purtroppo il tempo non per-dona e la malattia era arrivata prima dei muratori: ora aveva ancora qualche anno da vive-re in quella casa, ma non più i soldi per renderla simile al suo sogno.I malanni, insieme all’età, si erano portati via anche la forza per lavorare: lo studio era or-mai chiuso da un paio d’anni e non avrebbe più riaperto.I primi mesi aveva combattuto con angoscia, cercando ancora di consegnare in tempo i suoi lavori ai clienti sempre più esi-genti; poi si era sentito impo-tente e spaventato; da qualche tempo aveva cominciato a sen-tirsi libero come non lo era mai stato in vita sua.Gli ultimi anni, anche prima della malattia, erano stati uno stillicidio di perdite. Alcuni amici erano morti, per-ché il tempo e la statistica han-no le loro regole.Anche l’ultimo rapporto amo-roso si era spento, forse solo per mancanza di energia. I figli erano sempre più lonta-ni, distratti e attratti dalle loro nuove vite, che, impaziente-mente e giustamente, volevano addentare.Anche la curiosità, che capar-biamente lo aveva sempre spin-to a cercare nuove esperienze, aveva ormai cessato di pungo-larlo: non che fosse insensibile alla vita e neppure lo si sarebbe

PROGETTO BURUNDIUna cena e tanti amici per sostenere il Progetto

potuto definire deluso o ostile al nuovo; semplicemente si era fermata la spinta propulsiva in-teriore e lui continuava il suo viaggio per inerzia, rallentando un po’ alla volta, impercettibil-mente, inesorabilmente.Non si era certo potuto sottrar-re ai morsi della tristezza negli ultimi mesi ed anche una sot-tile paura aveva cominciato ad accompagnare le sue giornate con preoccupante stabilità.Qualche sonno si era infran-to, nel cuore della notte, su un muro di angoscia, lasciandolo smarrito e ancora più debole.Quel rivolo di pioggia era però giunto come una liberazio-ne, un’insperata via di uscita sembrava mostrarsi attraverso quell’inquietante infiltrazione.Improvvisamente la sua mente cessò di elaborare previsioni sulle conseguenze di quell’in-fido rivolo d’acqua. Fu come una resa totale e senza condi-zioni: da quel preciso momen-to l’anziano ingegnere depose le armi e si svestì della divisa e delle insegne. La guerra era finita!L’enorme spazio lasciato vuoto dalla mente, cominciò a lasciar-si riempire dalle sensazioni del momento. Gli occhi videro i colori sfumati che, nel tempo, si era stratificati sulle vecchie pareti e che ora si arricchiva-no di nuove sfumature portate dall’acqua; le orecchie furono invase dal rumore potente della pioggia sul tetto, sui vetri, sul mondo; il naso indugiò fra il profumo speziato del whiskey, che lui teneva in mano, e gli odori antichi della casa. L’inte-ro corpo fu invaso da un’inten-sa sensazione fisica di pace. Gli occhi cedettero al pianto e le lacrime, sul suo volto segnato, rispecchiavano le altre lacrime, che stavano rigando la vecchia parete di fronte.

Da poco più di un mese esiste un “Progetto Burundi”.Come è nato? Nasce da un ur-gente esigenza di due care ami-che d’infanzia Agrippine e Jo-sephine, cittadine italiane nate in Burundi, che con l’aiuto di Laura Bertinotti ormai da molti anni provvedono alle necessità di una decina di bambini e ra-gazzi senza famiglia della città di Cebitoke. Purtroppo negli ultimi tempi sono venuti meno i finanziamenti statali per la scuola frequentata dai ragazzi, fatto questo che mette a rischio il conseguimento del diploma da parte degli stessi. Alla fine di novembre, Laura e famiglia hanno organizzato una cena di solidarietà tra ami-ci, parenti e conoscenti grazie alla quale sono stati raccolti ben 2.095 euro (da cui vanno detrat-te le spese che ammontano a 615 euro); vanno inoltre aggiunti 220 euro da parte di alcuni ami-ci, nonché la somma di 350 euro donati dalla famiglia Bertinotti in ricordo della mamma manca-ta di recente. Inoltre il “Fondo di Solidarietà” di Racconigi, per

il 2015 contribuirà alla realiz-zazione del progetto con 3.000 euro.Agrippine con Josephine e Laura Bertinotti vogliono ringraziare tutti i partecipanti alla cena che con il loro contributo hanno re-cato un valido sostegno agli stu-di di questi ragazzi, ringraziano in modo particolare il “Fondo di Solidarietà” che con sollecitudi-ne ha fatto suo il progetto, im-pegnandosi a finanziarlo anche per il futuro in considerazione

del fatto che solo una buona forma-zione scolastica dei giovani potrà aiutare i paesi dell’Africa ad uscire dalla povertà.Ringraziano altresì la ditta Osella che ha fornito gratis for-maggi freschi e il salumificio Real di Orio che ha fornito i suoi prodotti a prez-zo scontato.

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insonnia 3Gennaio 2016

A SCUOLA SENZA PROFITTOPedagogia della gratuità per una società più felicesegue dalla prima

Quando ripete l’anno ha da poco compiuto 6 anni, o forse 11, ma per i maestri o i prof diventa “il ripe-tente”. Alcuni lo palesano, non per cattiveria, ma per spiegarsi veloce-mente quando c’è da lamentarsi di una classe difficile; altri lo pensano soltanto.“Pierino il ripetente” inizia la sua carriera scolastica con quello sguar-do del maestro che gli si appiccica addosso come un “costume” e così inizia la sua recita sul palcosceni-co della scuola. La vita in fondo, lo sappiamo tutti, è un grande teatro nel quale interpretiamo parti a se-conda del setting. Se tu-lettore-fos-si Pierino il ripetente, quale com-portamento assumeresti in classe? E cosa penseresti della scuola?“LA SCUOLA NON FA PER ME” dicono molti ragazzini in dispersio-ne scolastica, non solo quelli che a scuola non ci vanno più, anche quelli sempre presenti, che non fan-no nulla!Ci rendiamo conto della gravità di questa frase? Se un ragazzino ha

deciso a 10 anni che la scuola non fa per lui, che ne sarà del suo cammi-no? Dove andrà? E chi incontrerà? E noi cosa abbiamo fatto per fargli cambiare idea? Ha solo 10 anni, o forse 8 oppure 13, non importa. È comunque solo un ragazzino. Noi siamo gli adulti di riferimento! Se la scuola non è fatta per lui, allora per chi è fatta la scuola?Nel 1962 la scuola media divenne obbligatoria. Quell’anno fu boccia-to il 47 % dei bambini. I “somari” del Mugello andarono a Barbiana da Don Milani, tirati per le orecchie da loro genitori disperati che ten-tavano l’ultima spiaggia per recu-perarli. In quel contesto di “Pierini ripetenti” nacque una delle espe-rienze scolastiche più interessanti. I ragazzi discutevano la vita, quello che gli accadeva e portarono in pub-blico un’interessantissima tesi: LA SCUOLA DELL’OBBLIGO NON PUÒ BOCCIARE. I bambini di Barbiana con Don Milani scrissero e motivarono questa tesi in “Lettera a una Professoressa” un capolavoro di riflessione per la scuola italiana. Alzi la mano chi ha letto e meditato questo grande libro!?Sono passati più di 50 anni, ma ci ostiniamo in una coazione a ripe-tere, insistendo a valutare e/o boc-ciare bambini e ragazzi che non im-

parano il programma. Dovremmo invece bocciare noi stessi che anco-ra non abbiamo imparato che il pro-gramma non c’è più! Le Nuove In-dicazioni l’hanno scritto a caratteri cubitali. Ci sono i PERCORSI, non i programmi! Che senso ha sottoli-neare tutti i fallimenti di un ragazzi-no che sta imparando a camminare nella conoscenza? Se ci accorgiamo che Pierino “non impara”, anziché insistere con verifiche che gli daran-no modo di collezionare voti nega-tivi, perché non dedichiamo tempo a inventare “qualcosa” che lo inco-raggi davvero alla conoscenza?Non facciamo confusione però! L’aiuto non è una diagnosi di BES, DSA, DSC, ADHD, …!La nostra scuola ha iniziato a MAR-CHIARE i bambini, esattamente come la nostra società MARCHIA i consumatori. Abbiamo uno sfrenato bisogno di etichettare, fare diagno-si, medicalizzare, definire … per poi tirare un sospiro d’angosciosa tristezza e dire: “In classe ho 4 BES, 3 DSA, 2 ADHD e sono stremata!” oppure “ Mio figlio è un DSA, non potrà svolgere il programma come gli altri!”.Ma cosa esiste veramente dopo la diagnosi? Volete che scoperchiamo insieme questa pentola a pressione? Meglio di no, ve l’assicuro …

Cari genitori, cari insegnanti, fer-miamoci tutti un attimo a pensare insieme. Se la scuola è un percorso di conoscenza, cosa stiamo facen-do per alimentare, sia a casa sia a scuola, il desiderio di conoscere? Attraverso questa rubrica provere-mo a impostare un “pensatoio” pie-no di domande. Chissà che insieme non si intuiscano nuove strade per una scuola che dia senso alla vita o per sperimentare esperienze di vita che intreccino i percorsi scolastici, riempiendoli di senso.

SFIDE EDUCATIVE PER IL 2016Solo nella relazione esiste vero apprendimento.“La scuola dei voti, della bocciatu-ra, delle etichette è lo specchio del-la società attuale basata sul profitto che condiziona ogni aspetto della vita individuale.” Scrive Federico Ciani nel suo libro.” A scuola si impara a studiare e a impegnarsi attraverso la punizione o il premio, la promozione o la competizione con i compagni; si impara che, se non c’è nulla da guadagnarci, non vale la pena di conoscere, ricerca-re, impegnarci. La scuola istruisce i bambini ad arrivare primi, inse-gna nei fatti che tutti quelli che non possono o non riescono a compete-re, sono “diversi”, creando distanze inesistenti tra i ragazzi che portano all’emarginazione”.Questo approccio scolastico, perpe-tuato nella maggioranza delle classi delle scuole italiane, che tipo di so-cietà e di futuro sta costruendo?Questa domanda non ce la faccia-mo quasi mai, semplicemente per-petuiamo lo stesso stile che giunge agli stessi fallimenti, anno dopo anno. Scoramento, delusioni e tri-stezza sono i vissuti degli adulti e dei ragazzi. Insegnanti e genitori si lamentano, ma non riflettono. Riflettere richiede tempo per fer-marsi, osservare, pensare, aprire la mente ad altri paradigmi, significa viaggiare, confrontarsi con altre re-altà fino a trovare idee per soluzioni

diverse e migliori. Lamentarsi invece, vuol dire par-lare e riparlare ripetendo le stes-se frasi, con quel tono di voce un po’ così, tra il deluso e il depresso, sempre negli stessi luoghi e con le stesse persone, come una cavia che gira e rigira nella stessa ruota della gabbietta. Secondo le ultime ricer-che scientifiche, la lamentazione è l’esercizio più diffuso e più dan-noso al cervello per sviluppare la capacità di problem solving perché crea un circolo chiuso a livello neu-ronale e riduce le trasmissione nelle sinapsi, ovvero rende incapaci di trovare soluzioni ad un problema.Lo stile educativo usato nella mag-gior parte delle nostre scuole, che educa all’individualismo e alla se-parazione, é in linea con la proposta politica ed economica impegnata a motivare la scelta meritocratica tra gli insegnanti con incentivi econo-mici. Fa tutto parte de “’O Siste-ma” che spinge individui a guar-dare a se stessi e passare avanti agli altri a gomitate. Ma la nostra società ha bisogno di COMUNITÀ EDUCANTI, non di individui con le medaglie! I nostri bambini han-no bisogno di crescere in ambienti educativi capaci di non far perdere loro la bellezza interiore che gli é stata data in dono al momento del-la nascita, quello sguardo curioso e

desideroso di imparare che hanno tutte le creature appena venute al mondo e che si spegne purtroppo proprio a scuola.Quando entrano in prima elemen-tare, anche se sono discoli, hanno in sé una capacità di empatia ec-cezionale, che noi adulti abbiamo perso. Sanno comprendere, soste-nere, suggerire, supportare, colla-borare, scambiare, cooperare... Se vedono un compagnetto in diffi-coltà o un’insegnante, si fermano e cercano subito una soluzione per aiutarlo. Non se ne stanno mai lì a guardarlo dal loro banco senza fare nulla. Inventano soluzioni, sono ca-paci di risolvere problemi reali.La vera natura dell’essere umano entra a scuola spontanea e libera,

ma dura poco nel sistema attuale così concentrato sulla valutazione dei percorsi più che sui modi con cui fare insieme un cammino di ap-prendimento. Non trova passione, né motivazione all’apprendimento per sé stessi ma una motivazione indotta dal fatto che io lavoro per raggiungere un bel voto, per rice-vere una misurazione che mi faccia essere più valido agli occhi dei ge-nitori, agli occhi dei compagni e de-gli insegnanti, per l’approvazione.Sembra molto lontana la possibilità di avere una scuola davvero demo-cratica, in cui i ragazzi si sentano liberi di poter partecipare e di poter crescere, non si sentano misurati né spinti ad emergere da soli.La proposta di Ferderico Ciani e dei suoi collaboratori si chiama “Scuo-la del Gratuito” e ribalta completa-mente la realtà. Essa crede che sia proprio dalla scuola che può partire un cambiamento sociale radicale. “L’educazione appare l’unica stra-da percorribile realisticamente per uscire dal sistema del profitto (…) Occorre invertire la rotta, iniziare a educare ed educarci a pensare, a parlare, ad agire in modo GRATUI-TO … in termini di DONO anziché di interesse personale. Una scuola che accetti la sfida pedagogica della gratuità va ripensata radicalmente dalle fondamenta”.

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insonnia4 Gennaio 2016

FORSE TORNERANNO A FIORIRE LE ROSEAria di novità per il castello e il parco di RacconigiSegue dalla prima“Son tornate a fiorire le rose alle dolci carezze del sol” cantavano Claudio Villa e Nilla Pizzi alla fine degli anni cinquanta. Il sole inver-nale di questo inverno / non inver-no non è caldo abbastanza per farle rifiorire, ma altre fioriture forse ci attendono. Almeno lo spero.Da qualche anno sembra che l’in-verno della speranza abbia immo-bilizzato nella morsa del gelo il ca-stello e il parco di Racconigi: pochi soldi, poco personale, pochi servi-zi, pochi progetti. Un lento declino che fa sembrare lontane le rose che fiorivano, non senza qualche spina, nel recente passato. Che è nel ricor-do di molti racconigesi che non si adattano allo svilimento di un pa-trimonio prezioso.Alcuni hanno accolto la sfida di un indomito novantenne il quale ha lanciato l’idea che i racconigesi si riprendano ciò che è un po’ anche loro: un comitato di cittadini per il rilancio del castello e del parco di Racconigi. Ma c’è dell’altro. Un altro comitato sta nascendo, per salvare dal degrado l’area del vec-chio ospedale neuropsichiatrico. Un’altra sfida, di quelle che fanno tremare i polsi.Condannate l’una e l’altra a morire nell’arco di una stagione? Chi lo sa. Intanto questo tentativo di citta-dini racconigesi di (ri)farsi cittadi-ni attivi per la valorizzazione di un patrimonio comune è forse meglio di tanti sterili mugugni sul presente sconfortante e nostalgie per il tem-po che fu. Non credo sia il tempo per farsi cullare dai sogni: la crisi

ha spazzato via tante risorse, non è tempo di soldi facili e a non stare con i piedi ben saldi per terra si ri-schia facilmente di finire a gambe all’aria. Ma forse oggi si aprono nuovi spiragli e sarebbe un peccato restare a guardare.C’è stato un incontro tra alcuni membri del comitato e il nuovo direttore del castello di Racconigi. Un bell’incontro, in cui ho colto da parte del direttore Vitale progettua-lità mirata al rilancio del castello e del parco, un approccio attivo al problema delle insufficienti risorse finanziarie, disponibilità a interagi-re con il territorio e con chi su que-sto territorio ci vive.Non soltanto a parole. A dicembre i cancelli erano aperti: sotto le volte del salone d’Ercole quasi 200 spet-tatori hanno sentito le note del con-

certo di natale. E in molti abbiamo vissuto lo Spirito del Natale lungo i viali del parco dal 20 dicembre al 14 febbraio e trovato finalmente un punto di ristoro presso la dacia russa. I segnali di un nuovo indi-rizzo, fatto di novità significative: progetto di apertura del parco per tutto l’arco dell’anno, rilancio del punto di ristoro dei cavallini, utiliz-zo dell’area del castello per mani-festazioni pubbliche, eventi privati a pagamento. E altro ancora.Certo le risorse finanziarie sono assai scarse, insufficienti anche ad assicurare la manutenzione neces-saria per evitare il degrado dell’e-sistente, ci ha detto Vitale. Ma c’è la volontà di cercare nuove risorse, sia trovando sponsorizzazioni pri-vate sia ridefinendo con le istitu-zioni pubbliche competenti la ri-

partizione delle risorse. I soldi non piovono dal cielo, oggi meno che mai, ma forse in questi ultimi anni si è creduto che stando seduti a guardar le nuvole qualcosa venisse giù. I soldi bisogna cercarli.Infine la disponibilità a interagire con il territorio. Che è fragile, ma non è un deserto. Un centro cittadi-no interessante sotto il profilo stori-co ed architettonico, il museo della seta, il centro cicogne ed anatidi, alcune attività imprenditoriali rile-vanti sotto il profilo turistico ecc. Isole, con un potenziale attrattivo più o meno forte, ma che potreb-be essere valorizzato e potenziato attraverso la costruzione di un cir-cuito che metta in rete tutti i sog-getti interessati. Non sono certo un esperto di turismo, ma viaggio, mi guardo intorno, e vedo che il turi-smo funziona là dove sono riusciti a fare sistema. E dunque, va bene richiamare turisti verso il castello e il parco, ma non basta. Occorre che anche Racconigi si faccia parte at-tiva, nei suoi cittadini, nelle attività economiche (commercio, ristora-zione ecc.), nella amministrazione comunale, nelle associazioni.Come un po’ è stato per un certo periodo nel passato. Possiamo ri-provarci. “Ma le rose non sono più quelle” continuava la canzone, ab-bandonandosi alla nostalgia per un tempo che non può più tornare. Me-glio non farsi imprigionare dalla no-stalgia del passato e guardare avan-ti. Ora tocca a noi racconigesi dare il segnale che anche noi ci siamo.

Riceviamo e pubblichiamo.....A due passi, un mondo incantatodi Patrizia e BeppeE’ l’8 di dicembre e ci alziamo con la nebbia, nonostante ciò abbiamo vo-glia di fare una passeggiata. Ci viene in mente il parco del castello di Rac-conigi e l’atmosfera che ci potrebbe essere con la nebbia.Ok, si esce con il nostro cane. Ci di-rigiamo alla biglietteria del castello di Racconigi, ma al momento il parco è chiuso... Dopo aver visto la nostra faccia delusa, la signora della bigliet-teria parla con un addetto respon-sabile della sicurezza del parco che decide che anche con la nebbia non ci sono particolari pericoli. Si aprono i cancelli del parco e siamo i primi ad entrare.Ci troviamo subito in una meravi-gliosa atmosfera dove anche i suoni sono attutiti e gli animali notturni, non vedendoci, continuano a vociare dagli alberi ... al lago poi, l’atmosfera è manzoniana.Il parco per noi è meta di passeggiate domenicali, quindi crediamo di co-noscerlo bene, ma la nebbia cambia

le prospettive, nasconde ma mette anche in evidenza, tanto che ogni an-golo sembra mai visto. Ci sfoghiamo con la macchina fotografica. Dopo poco arrivano altre persone, anche loro meravigliate da questo mondo incantato.A noi rimane ancora un desiderio, che pensiamo sia anche di molti altri rac-conigesi e non, UNA PASSEGGIA-TA NEL PARCO CON LA NEVE!In fondo la natura è bella in tutte le stagioni, ed il parco è interessante an-che d’inverno.Ringraziamo la nuova Direzione del castello di Racconigi e del parco, tutti gli operatori che lavorano con dedi-zione e moltissima disponibilità per averci accontentati in una giornata particolare e averci regalato belle emozioni. Speriamo in futuro che si possa avverare il nostro desiderio di passeggiare nel parco con la neve.Ringraziamo ancora e auguriamo a tutti Buon anno al castello e al parco di Racconigi.

Sogno di Nataledi Sonia Rossetti

Mi chiamo Sonia, ho sette anni, e mi rivolgo al direttore del Castello di Racconigi per raccontargli un so-gno da me fatto in questo periodo di vacanze natalizie.Stavo pattinando su una magnifica pista ghiacciata situata sul piazzale sud del castello. I cancelli spalan-cati invitavano bambini ed adulti a visitare quel luogo di favola.La musica suonava creando un’at-mosfera allegra e serena. I bambini arrivavano a frotte, increduli, e sali-vano sulla pista per vivere intensa-mente quei momenti magici.Io correvo, correvo così veloce che sono caduta.A quel punto mi sono svegliata e sono tornata alla realtà: non ero ca-duta sulla pista. Ma dal letto!Ci sono rimasta molto male perché mi sono accorta che era stato solo un bel sogno, però ho pensato che non bisogna mai arrendersi: se oggi la pista non c’è, ci potrà essere il prossimo Natale 2016, vero?

Sono tanti i bambini e i nonni che sognano un Natale sul ghiaccio in Castello!

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insonnia 5Gennaio 2016

TERRA MADRE SALONE DEL GUSTO 2016Dal 22 al 26 settembreSolo pochi giorni fa, Slow Food ha reso note le modalità in cui si terrà la nuova edizione di Terra Madre.Rimanendo ferma la collaborazio-ne con la regione Piemonte e con la Città di Torino, l’evento avrà nuo-ve sedi e nuove date: Terra Madre Salone del Gusto viene anticipata di un mese, si terrà infatti dal 22 al 26 settembre, e non si terrà più all’interno di un polo fieristico, ma nel centro di Torino, coinvolgendo alcuni tra i luoghi più belli e im-portanti di Torino quali il Parco del Valentino con il Borgo Medievale, vero cuore della manifestazione, Palazzo Reale, il Teatro Carignano, il Circolo dei Lettori e la Reggia di Venaria Reale.Carlin Petrini, ritenendo importan-te l’aiuto e il sostegno delle Città di Terra Madre per la realizzazio-

ne anche della prossima edizione, chiede alle famiglie la disponibilità ad ospitare i delegati provenienti da tutto il mondo.Con lettera a parte si rivolge ai sindaci e rammentando che “Ter-ra Madre, fin dalla sua nascita, è stata possibile solo grazie all’im-pegno e al coinvolgimento di am-ministrazioni comunali sensibili e lungimiranti che da subito hanno saputo cogliere e abbracciare la biodiversità umana, culturale e sociale dei contadini delle comu-nità del cibo e che si sono spese senza tentennamenti per sostenere questo grande progetto”, chiede la loro adesione alla rete delle “Città di Terra Madre” e il sostegno sia per l’ospitalità dei delegati, sia per il loro trasporto per e dalla sede del-la manifestazione.

Riportiamo qui di seguito la Lettera di Carlin Petrini alle famiglie.

Care Famiglie,con questa lettera voglio anticiparvi le grandi novità che ci aspettano per il 2016. L’evento più importante organizzato da Slow Food insieme a Re-gione Piemonte e Città di Torino nel 2016 compie 20 anni e avrà nuove sedi, nuove date e una piccola novità anche nel nome. L’appuntamento con la prossima edizione di Terra Madre Salone del Gu-sto sarà nel centro di Torino dal 22 al 26 settembre 2016. La manifestazio-ne è quindi anticipata di un mese e non più all’interno di un polo fieristico, ma coinvolge alcuni tra i luoghi più belli e importanti di Torino: il Parco del Valentino con il Borgo Medievale, vero cuore della manifestazione e da sempre cornice storica di moltissimi eventi internazionali, Palazzo Reale, il Teatro Carignano, il Circolo dei Lettori e la Reggia di Venaria Reale.È tempo che Terra Madre Salone del Gusto vada incontro a molti più visitatori, che potranno così facilmente conoscere i progetti di Slow Food e della rete di Terra Madre nel mondo, incontrare i produttori, assaggia-re ottimi cibi e scoprire modi di produrli rispettosi dell’ambiente e della giustizia sociale, assistere alle molte conferenze e partecipare agli appun-

tamenti pensati principalmente per le famiglie.Questa diventa una grande occasione per cambiare veste e dare vita a un evento totalmente nuovo che si porrà l’obiettivo di contribuire a scrivere il futuro del cibo, nel rispetto della filosofia del pulito e giusto.Terra Madre e Salone del Gusto 2016 affermerà con ancor maggiore for-za rispetto al passato la necessità di amare la terra e prendersene cura e guarderà con grande attenzione alle famiglie, alle scuole, ai giovani. Terra Madre, fin dalla sua nascita, è stata possibile solo grazie all’impe-gno e al coinvolgimento di famiglie sensibili, che da subito hanno saputo cogliere e abbracciare la biodiversità umana, culturale e sociale dei con-tadini delle comunità del cibo e che si sono spese senza tentennamenti per sostenere questo grande progetto.La vostra energia rende possibile questo evento e per la nuova edizione del 2016 abbiamo nuovamente bisogno del vostro sostegno e del vostro aiuto.Senza la vostra generosa disponibilità Terra Madre non sarebbe possibi-le. Un sincero augurio di Buone Feste e un arrivederci al 2016!Carlo PetriniLe famiglie che desiderino partecipare all’evento possono contattare Anna Simonetti : Cell: 3391136213 Tel: 0172 85434.

Racconigesi per il castelloDalle parole ai fatti: il comitato entra in campoDalle parole ai fatti. La proposta di Beppe Marinetti di costituire un Comitato di sensibilizzazione per “ricostruire un ponte affettivo e culturale” tra i racconigesi e il loro castello non è caduta nel vuoto. Il Comitato è nato per iniziativa di un gruppo di racconigesi. Ol-tre allo stesso Beppe Marinetti, i promotori sono Bruno Osella, co-ordinatore, Anna Bonetto, Agnese Bosio, Luisa Busso, Beppe Fava, Bartolo Gariglio, Giancarlo Mei-nardi, Mario Monasterolo.Dopo un incontro con il direttore Vitale il Comitato si è dato l’obiet-tivo di tradurre in termini operativi la reciproca disponibilità a colla-borare. Il primo banco di prova è stato individuato nella prossima scadenza del Giorno della Memo-ria, anniversario della liberazione di Auschwitz.Il Comitato, in collaborazione con la direzione del castello e del par-

co, propone una serata dedicata alla rievocazione di vicende che coin-volgono figure e luoghi di Racco-nigi e della residenza dei Savoia durante l’occupazione nazista. Un breve percorso guidato porterà i partecipanti attraverso alcuni am-bienti del castello e le memorie di quegli anni di cui quei luoghi sono stati testimoni. Successivamente nella sala cinema saranno rievo-cate, attraverso le voci di giovani attori di Racconigi formatisi alla scuola del Progetto Cantoregi, al-cune vicende che hanno coinvolto la nostra comunità: la storia tragica che condusse alla morte a Raven-sbrück di due ebree originarie di Racconigi e quella che si concluse con la sopravvivenza di due donne ebree di Govone tenute nascoste nel manicomio di Racconigi dalle suore vincenzine. Maggiori infor-mazioni sulla serata saranno date nei prossimi giorni.

Sez. ANPI di Racconigi e il Comune di Racconigi

GIORNATA DELLA MEMORIA 2016

Venerdì 29 gennaio 2016 alle ore 21,00CINEMA SAN GIOVANNI RACCONIGI

Presentazione del libro di Piero Balbo“COMBATTERE IN VALLE VARAITA”

seguirà la Proiezione del FILM di Daniel Daquino“NEVE ROSSO SANGUE”

ingresso libero

L’appuntamento è in castello mar-tedì 26 gennaio alle ore 20.30. In-vitiamo i racconigesi a partecipare numerosi. Potrà essere l’occasione per riappropriarci attraverso la me-

moria di un passato tragico non molto lontano; ma anche il primo passo di un percorso teso a recupe-rare il legame storico tra il nostro castello e il territorio.

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insonnia6 Gennaio 2016

a cura di Guido Piovano

della misericordia di Dio».«Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è il dono di Dio» (Efe-sini 2,8)IL DALAI LAMA SULLA STRAGE DI PARIGI‘’Pregare è illogico: proble-ma creato dall’uomo, non può risolverlo Dio’’«Questa violenza: i terroristi sono miopi. Le emozioni sono fuori con-trollo. E questa è una delle cause degli attentati suicidi. Non possia-mo risolvere questo problema solo con la preghiera. Io sono buddista. E credo e pratico la preghiera. Ma noi esseri umani abbiamo creato questo problema e ora chiediamo a Dio di risolverlo. E’ illogico. Dio avrebbe detto ‘’risolvetelo da soli perché voi lo avete creato in prima istanza’’. Abbiamo bisogno di un approccio sistematico per promuovere valori umanistici, dagli asili alle università. E’ nell’interesse di tutti».

SORRISO AMAROIn vacanza a MedjugorieÈ luglio, e come tutti, anche la Santa Famiglia desidera andare in vacan-za. E, come in ogni buona famiglia, non è facile trovare un accordo sulla meta.San Giuseppe, da uomo molto con-creto, dichiara: « Io vorrei andare a Nazareth, per vedere come vanno gli affari, là alla falegnameria».Gesù, abituato da quando aveva do-dici anni ad agire con estrema liber-tà, propone invece: «Andiamo a fare un giro per il mondo. Anche il Papa viaggia sempre e deve avere delle buone ragioni per farlo».La Madonna, abituata da sempre ad ascoltare gli altri e timorosa di scontentare i familiari, con un gran sospiro, sussurra: «A me piacerebbe tanto andare a Medjugorie. Ne parla-no tutti così bene, ed io non ci sono mai stata...».da - Incontri di “Fine Settimana” - Percorsi su fede e cultura di don Gia-como Giacomini, parrocchia di Pal-lanza. (http://www.finesettimana.org).

Gli zanzarini sono in-setti molesti. La loro puntura non è mortale e neppure dolorosa, ma è spesso irritante. Se ne scacci uno ne arriva subito un altro. Tanto vale farci l’abitudine.

Si impara quasi sempre qual-cosa a leggere i giornali locali. Alcune recenti dichiarazioni sulla raccolta rifiuti a Racco-nigi mi hanno illuminato. Se si sono raggiunti dei risultati è “soltanto” grazie al LORO contributo. Con buona pace de-gli altri membri della Consulta Ambiente, che ho visto un po’ sconsolati nello scoprirsi così

marginali. Parlare di risultati sembra poi perfino un pochi-no azzardato. Si poteva “fare di più”. Ci vuole una raccolta differen-ziata come si deve. Una raccolta porta a porta. Sì, lo riconoscono, non l’hanno inventata LORO, visto che a Racconigi é arrivata circa 15 anni fa (raccolta dif-ferenziata dal 22% del 2000 al

65% del 2002), ma va “imple-mentata”.Sì, è vero, dopo l’immobilismo delle amministrazioni comunali negli anni passati e il peggio-ramento dei risultati (58% nel 2013) quest’anno la raccolta dif-ferenziata ha superato il 74%, ma evidentemente non è stata imple-mentata abbastanza. Il problema è che a Racconigi c’è solo un

INDULGENZE E PORTE SANTE

Lo scorso 8 dicembre La Stampa, a fianco di un inserto con tutte le istruzioni per ottenere l’indulgenza, ricordava come Lutero si fosse indi-gnato perché le indulgenze venivano vendute per denaro e concludeva che però oggi questo è superato. E’ proprio così? No, non è soltanto que-stione di soldi. E’ proprio il regime delle indulgenze che può essere mes-so in discussione.Dice Claudio Pasquet, pastore val-dese di San Secondo di Pinerolo: «Gesù è venuto fra gli uomini e le donne, come uno di loro. Lui è sta-ta la dimostrazione più grande della misericordia di Dio verso l’umanità. Ma questa misericordia va gestita o annunciata?».Nei giorni scorsi con l’inizio dell’Anno Santo abbiamo visto aprirsi, una dopo l’altra, porte sante che avrebbero il potere di veicolare il perdono di Dio a chi le attraversi. Secondo Pasquet, la chiesa che apre le porte sante è «…una chiesa che si sente obbligata a gestire l’amore di

Dio, una chiesa che si sente deposi-taria della grazia divina e stabilisce regole sul come possa essere dispen-sata. Il Vangelo non dice così! Anzi, più e più volte ripete che la salvezza è un dono gratuito, dato direttamente da Cristo all’umanità. Nessuno può ergersi come mediatore tra Lui e gli uomini e le donne su questa terra; nessuno, neppure una chiesa, nessu-na chiesa, grande o piccola che sia. Cristo è venuto per essere questo immenso dono, che parla di un in-teressamento diretto di Dio per ogni persona, del Suo farsene carico con un progetto di amore!».Continua Pasquet: «Ci permettiamo di obiettare: non è questione di soldi, ma di fede! La Riforma, rifacendo-si al tema della salvezza gratuita di Dio, osò affermare, e lo fa ancora oggi, che la chiesa ha un solo com-pito: annunciare la misericordia di Dio in Cristo. Annunciare e non ge-stire, predicare e non mediare, dire che Cristo è la porta santa e non ve ne sono altre e che l’unico pel-legrinaggio che ci viene richiesto è quello di andare a Cristo col cuore e con la mente. Fidarsi di Lui ed a Lui affidarsi. Gesù è stato il grande dono

Cinque Stelle mi sembrano poche porta a porta non un vero POR-TA A PORTA, come a Saviglia-no, dove la raccolta differen-ziata sta al 69% (cinque punti sotto a Racconigi). E quindi cerchiamo di capire cosa deve fare Racconigi per emulare i ri-sultati di Savigliano.E sì … CINQUE STELLE sono poche … ne meritano al-meno SEI.

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insonnia 7Gennaio 2016

La “Conferenza internazionale sul clima” che si è tenuta a Pa-rigi dal 30 novembre all’11 di-cembre 2015 si è conclusa con uno storico accordo, denominato Paris Outcome e condiviso all’u-nanimità da tutte le 195 nazioni coinvolte, per ridurre le emissioni in modo da rallentare il riscalda-mento globale. E’ stato il miglior compromesso possibile, in nome dell’interesse generale, fra Paesi con situazioni ed interessi diversi: Paesi produttori di petrolio e gas, Paesi ostinati a difendere l’in-

tegrità ambientale dell’accordo, Paesi in via di sviluppo, Paesi più soggetti a fenomeni di siccità e inondazioni, Paesi più poveri, …Partendo dal presupposto fon-damentale che “Il cambiamento climatico rappresenta una mi-naccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane e per il pianeta” e richiede pertan-to “la massima cooperazione di tutti i paesi”, il testo dell’accordo affronta da molti punti di vista il tema dei cambiamenti climatici. Si occupa delle strategie per: ri-durre (e tendere ad annullare) le emissioni di gas a effetto serra, fare in modo che i cambiamenti climatici abbiano il minor impat-to possibile sulle vite delle perso-ne. L’accordo di Parigi affronta

inoltre i temi del finanziamento, dello sviluppo e trasferimento di conoscenze e tecnologie efficaci.In particolare l’accordo prevede:

• Limite di 1,5 gradi al rialzo della temperatura Per ridurre significativamente i rischi e l’impatto del cambia-mento climatico l’aumento della temperatura terrestre a fine secolo «dovrà essere ben al di sotto dei due gradi rispetto all’era prein-dustriale e l’azione dovrà essere proseguita per limitarlo a 1,5 gra-

di». Per diminuire rapidamente le emissioni di “gas serra”, prin-cipali cause dell’aumento della temperatura si dovrà intraprende-re un percorso di de-carbonizza-zione, cioè l’abbandono dei com-bustibili fossili (carbone, petrolio, gas) e lo sviluppo di energie rin-novabili (sole acqua, vento).

• Responsabilità comuni ma differenziateTutti i Paesi si sono impegnati a tagliare le emissioni secondo il principio delle responsabilità comuni ma differenziate. I Pae-si sviluppati, in nome della loro responsabilità storica di grandi inquinatori, sono chiamati a rea-lizzare la gran parte degli sforzi. Per evitare che gli emergenti e

soprattutto i Paesi in via di svilup-po debbano rinunciare alla loro crescita economica in nome della «decarbonizzazione» il compro-messo prevede che ognuno farà «in base alle diverse circostanze nazionali».

• Fondi per l’energia pulitaI paesi sviluppati, di vecchia in-dustrializzazione, dovranno ero-gare ai Paesi emergenti / in via di sviluppo cento miliardi all’anno (dal 2020) per aiutarli ad evolvere verso un’economia sostenibile. • Controlli e verifiche Nel 2018 gli esperti indipendenti dell’Onu diranno qual è il livello di emissioni compatibile con l’o-biettivo di 1,5 gradi. Nel 2023 si farà una prima verifica sui risulta-ti raggiunti da ogni Paese. Seguirà una verifica ogni cinque anni. L’impegno dei singoli Stati dovrà solo essere trascritto sui registri pubblici internazionali accessibi-li alla comunità mondiale. Non saranno sanzionati in caso di non raggiungimento degli obiettivi da

loro stessi indicati.Nessuna data è stata indicata per l’azzeramento delle emissioni.Certo, molti sono i limiti di que-sto accordo, il fattore più impor-tante però è che si è iniziato insie-me un cammino per migliorare le condizioni climatiche del nostro Pianeta ed è stato lanciato il mes-saggio che i combustibili fossili appartengono al passato, mentre per il futuro l’energia potrà essere solo rinnovabile e pulita.Ora spetta a noi, società civile, esigere che i nostri governi attu-ino le misure e gli obiettivi con-tenuti nell’accordo. I governi devono essere consapevoli che la protezione del clima e la trasfor-mazione ecologica delle società sono solo possibili in cooperazio-ne con la società civile.Forse il giudizio più centrato è quello di questo tweet “Questo accordo non salverà il pianeta. Ma potrebbe aver salvato la pos-sibilità di salvare il pianeta, se lottiamo come dannati negli anni a venire.”

PARIS OUTCOMETrovata una cura per il pianeta?di Anna Maria Olivero

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insonnia8 Gennaio 2016

GLI INDIANI TRA NOIStorie di una presenza silenziosa e laboriosasegue dalla prima

Abbiamo fatto una piccola ricerca per capire quanti residenti di origine indiana vivono sul nostro territorio; questi i risultati:RACCONIGI 46 femmine 37 maschi 83 in totaleCARAMAGNA 27 25 52MURELLO 21 25 46CAVALLERLEONE 6 13 19CASALGRASSO 5 7 12PER UN NUMERO COMPLESSIVO DI 212 INDIANI RESIDENTI Non possiamo sapere, se non a costo di un grosso lavoro di ricerca, se tutte le situazioni lavorative sono sullo stesso piano di quello riferito dal signor Giustetto.Abbiamo buoni motivi per pensare che la realtà non è tutta così rosea e che purtroppo lo sfruttamento di questa manodopera straniera abbia le dimensioni di quella che ormai da tempo siamo abituati a sentire nelle cronache e nei servizi dei media nelle realtà dei raccoglitori di frutta nella Calabria e Campania.Se ne è parlato in un convegno ad Asti di circa un mese e mezzo fa, convegno presieduto dalla segretaria della CGIL Susanna Camusso, nel quale è emerso un caso, ormai diventato emblematico, il caso di Vicky, del Pungiab.Parliamo di Vicky perché ora questo ragazzo vive molto vicino a noi.Guruseb Singh, detto Vicky, è nato nell’88 a Calcutta. La sua famiglia vive in Punjab e là, ogni mese, manda una bella fetta di quanto guadagna. Sei anni fa, con un diploma in tasca, lascia il suo paese. A marzo del 2014 Vicky trova lavoro nella cascina Rol di Macello. Un contratto a tempo de-terminato come bracciante agricolo stagionale. Dovrà occuparsi (da solo) di 120 vacche; mungerle 2 volte al giorno mattino e sera, tener pulita la mungitrice, le stalle ed i locali attigui. Gli assicurano pure una stanza in cascina: bagno e cucina condivisi con la famiglia padronale. Poi tutto questo scompare e a Vicky resta un container in lamiera del tipo usato per

i cantieri edili. All’interno, un piccolo angolo cucina, letto, ripostiglio e gabinetto con scarichi a cielo aperto. Niente riscaldamento né adeguata aerazione. Una scatola in lamiera affacciata sulla stalla, dove è costretto a recarsi per i suoi bisogni. L’acqua putrida che ristagna sulla soglia, la pioggia che si infiltra dal tetto.Questa è la sistemazione che resta oltre alla mandria di cui occuparsi. Set-te giorni su sette, 12 ore al giorno, tre giorni di libertà in un anno e mezzo. A Singh il lavoro non fa paura, fa tutto per sopportare quelle condizioni di vita disumane. Ne ha bisogno, perché dopo quattro anni di lavoro in regola, gli servono ancora 12 mesi per ottenere il permesso di soggiorno senza scadenza. Questo fino a martedì 29 settembre 2015.Da quasi un mese la Questura gli ha comunicato che il documento è pron-to ma si sa “le vacche mangiano sempre” e sono sempre da mungere; così il documento resta in Corso Verona. Nel tardo pomeriggio del 29 il datore di lavoro gli porta due fogli in bianco da firmare: un modo per eludere i controlli. Vicky si rifiuta di firmare, i datori di lavoro gli mettono le mani, e anche i piedi, addosso, e non solo. Singh scappa; sandali, maglietta nera a maniche corte, sporco di grasso e polvere.Scappa e chiede aiuto ai Carabinieri e arriva in un maneggio dove raccon-ta la sua storia.I Carabinieri lo riportano in cascina a comporre quello che definiscono “un diverbio col fattore”. Singh ritorna nel suo container, l’aria in cascina è tesa. Il mattino dopo prende quattro cose e se ne va, a piedi per i campi, fino a Pinerolo, alla sede della CGIL. Per Viky ha inizio una nuova vita. Dalla scorsa settimana ha in mano il suo agognato permesso “di carta”. Vale 10 anni, ma soprattutto vale la dignità.In Procura ora c’è un esposto nei confronti dei datori di lavoro per una serie di reati.Una unica riflessione: “Vogliamo costruire un paese in cui la dignità viene calpestata e il lavoratore preso per fame e disperazione?”

Singh nella lingua del Pungiab e nella tradizione Sikh significa Leone e i Sikh fanno seguire al loro nome di famiglia sempre questo appellativo: Singh per gli uomini e Kaur (principessa) per le donne e questo sta a significare la nobiltà d’animo che questa gente sente di avere.

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insonnia 9Gennaio 2016

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insonnia10 Gennaio 2016

Parlare di Racconigi mi emoziona, è la mia città: nato, cresciuto, impa-rato. Tante bella gente, tanti amici, tanti sogni condivisi, qualche lotta, un periodo da amministratore.Cosa dire sull’oggi? Mi sembra sonnolenta, un po’ impantanata, poco fresca. Ma soprattutto non mi sembra coraggiosa. Senza coraggio nel prendersi responsabilità, nell’in-dicare strade, valori, percorsi. Non mi sembra coraggiosa nel proporsi al confronto allargato, anche con il “resto del mondo”.Poi, prima di tutto, bisogna fare una importante premessa: se ci fossero i soldi si potrebbe fare… se non ci sono i soldi cosa si può fare. Con i soldi:Una constatazione: i soldi mancano ovunque ma con le idee si possono trovare anche se non è facile. Ov-vio oltre alle idee ci vanno proget-ti, strategie, convinzione, alleanze. Comunque…Io penso siano necessarie soprattut-to due cose a Racconigi: il sottopas-so per via Caramagna e la circon-vallazione ovest (del borgo Maira) ma qui si tratta: nel primo caso di costruire una grande operazione strategico/politica, nel secondo caso di battere i pugni e di muoversi anche con i cittadini del Borgo con azioni eclatanti; se una cosa è ne-cessaria ai cittadini anche loro de-vono fare la loro parte.Senza soldi:Sulle idee… io penso si debba tor-nare a creare attenzione esterna alla nostra città, bisogna che si parli di Racconigi a Torino, in Italia, in Europa. Qualcuno può dirmi “ma sei scemo” io rispondo “forse” ma provare a fare delle battaglie idea-li, forse anche perderle, non crea attenzione? Non crea l’orgoglio di essere di Racconigi, non crea iden-tificazione, discussione ed in ultima analisi partecipazione? Dare un tema all’operare politico sulla cit-tà: ad esempio “città a misura delle persone più fragili” oppure “città ad attenzione umana diffusa” crea una traccia, anche filosofica, nell’opera-re.Faccio tre esempi: 1) fare una bat-taglia contro le bottiglie di plastica per l’acqua, certo la si perderebbe

contro le multinazionali del com-mercio ma si vincerebbe in imma-gine, in educazione, in prospettiva, in inquinamento; 2) fare una bat-taglia perché in un raggio di 1 km dal castello non si semini più mais; certo si perderebbe contro una agri-coltura cieca e standarizzata ma si vincerebbe sull’educare alla bellez-za, alla salvaguardia del paesaggio, alla nostra salute, in cultura; 3) fare una battaglia perché i bambini va-dano a scuola con zaini/cartelle con il peso adeguato senza inutili libri e quaderni ma solo con ciò che è ne-cessario quel mattino… quel libro, quel quaderno forse si vincerebbe e sarebbe una vittoria per il futu-ro, per la normalità, per un sano equilibrio, per tornare a dire e fare cose normali: quale bambino può usare tutto il materiale che si porta ogni giorno a scuola? Perché deve portarlo se non lo usa? Perché gli chiediamo di portarlo? La salute pubblica passa dalle cose concrete (non troppo peso sulle spalle) alle cose immateriali (pensare a ciò che è utile, organizzare l’utilità).Le idee sono sempre tante e belle e forse bisogna avere il coraggio di sognare. Altri 2 esempi: ad expo ho visto tante cose che ore verranno sven-dute: qualcuno ricorda la noce di cocco della Tailanda? avrebbe una incredibile valorizzazione nel nostro parco del neuro (nell’area spettacoli) come “tettoia” per evi-tare la sospensione degli spettacoli all’aperto. Il ponte di Maira, il ponte più mal tenuto di tutta la provincia. Quando giro il mondo guardo le città da come si presentano quando arrivo… la figura che fa Racconigi con quelli che arrivano da ovest è proprio brutta. Secondo me dovre-mo adottarlo noi del Borgo e ren-derlo “bello” sarebbe un bel esem-pio di attenzione civica.Certo è tutto complicato. Ma se vuoi fare qualcosa per gli altri, per la tua città devi saperlo prima che è difficile e devi porti delle domande, se non te le poni rischi di giocare con il futuro (ed il presente) dei tuoi concittadini e non va bene.Prima o poi bisognerà “inventare” qualcosa per il Neuro… qui ci deve

essere l’intera città che si interroga, è un problema/risorsa enorme, è un contenitore di storia, di emozioni, di sofferenze. Quando facemmo “Voci Erranti” fu uno psicodramma col-lettivo fantastico… aprimmo le por-te ad una storia, ad una parte della nostra storia e la gente, i cittadini, si confrontarono con essa… fu la più grande operazione culturale su Rac-conigi. Forse dovremmo costruire un’altra operazione culturale: allora era “assorbire” il passato ora servi-rebbe “incubare” il futuro.Mi si chiede della attuale ammini-strazione. Che posso dire mi pare un po’ chiusa su se stessa, certo ha un lavoro pesante e duro ma proprio per questo servirebbe condivisione e corresponsabilità, forse servirebbe anche un “umanista”, un “filosofo”

della politica che sapesse tradurre in parole ed emozioni il pensiero sulla città. Creare “emozioni” sulla propria cit-tà vuol dire produrre passione, vuol dire aprire le teste delle persone; non posso immaginare di vivere in un luogo dove la gente non pensa, non propone, non discute, non ha fantasia; certo poi servono le sin-tesi e queste deve farle chi ammi-nistra ed è un suo diritto/dovere ma è anche diritto/dovere dei cittadini occuparsi del luogo dove abitano in relazione non solo a se stessi ma alla comunità in cui vivono.Chiedo troppo? Cacciari da filosofo ha gestito benissimo Venezia.E poi, cari giovani, tocca a voi, il futuro è vostro… meglio preparar-velo.

L’opinione di Livio TesioA Racconigi servirebbe un filosofo della politica

Dopo le interviste ai membri dei gruppi consigliari di mag-gioranza e di minoranza e di quelli che sono rimasti fuori dal Palazzo per non aver ottenuto sufficienti voti, abbiamo pensa-to di fare un giro di opinioni tra i cittadini membri di quella che viene definita “società civile” ovvero coloro che non si collo-cano in organizzazioni politiche

ma che partecipano alla vita so-ciale del Paese.Non faremo interviste ma chie-deremo a queste persone di dar-ci un quadro di Racconigi, della vita pubblica e politica, dei loro sogni per la nostra città e delle amarezze.Se il Corriere di Savigliano vorrà precederci, in quanto set-timanale lo potrà sempre fare,

cercheremo di non rubargli le idee e chiedere le opinioni ad altri concittadini.Alla fine avremo un bel pano-rama delle opinioni che girano nella nostra Città.Per la prima di queste abbiamo chiesto a Livio Tesio, già am-ministratore a fianco di Beppe Marinetti.

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insonnia 11Gennaio 2016

C’ERA UNA VOLTA IN DANIMARCAUna proposta di legge che fa discuteredi Anna Simonetti

C’era una volta la Danimarca, non la Danimarca del principe Amle-to, bensì quella di poco più di 70 anni fa. Era la Danimarca occupata dal-le truppe naziste (9 aprile 1940): quando i tedeschi richiesero che gli ebrei mettessero la stella gialla sul petto, i ministri del governo in carica risposero che il re sarebbe stato il primo a portarla, e quan-do ancora i tedeschi chiesero la distinzione tra gli ebrei di origine danese (all’incirca 6.500) e quel-li di origine tedesca (all’incirca 1.400) che erano riparati in Dani-marca prima della guerra e che il governo del Reich aveva dichiara-to apolidi, ugualmente non riusci-rono ad ottenerla.Era la Danimarca del 1° ottobre del 1943: quando il fuhrer Hit-ler ordinò che venissero arrestati e deportati tutti gli ebrei danesi, il Movimento di resistenza fece evacuare circa 8000 ebrei dalla Danimarca verso la Svezia, paese neutrale, con l’aiuto della flotta da pesca. Le spese di trasporto per i non abbienti (circa cento dollari a persona) furono pagate in gran parte da ricchi cittadini danesi, e questa fu forse la cosa più stu-pefacente di tutte, perché non si verificò in nessun altro paese. Grazie a queste azioni del popolo danese, il 99% degli ebrei danesi sopravvisse all’Olocausto.Ma, vi chiederete, perché tutto questo rimembrare fatti ormai passati, persi nelle nebbie dei ri-cordi… di guerre oggi qui in Eu-ropa non ce ne sono…!?

E’ vero non ci sono guerre, ma milioni di persone di ogni ceto so-ciale fuggono “da guerre”, altri da dittature, altri ancora dalla fame, mortale quanto una bomba, guar-dando al mondo occidentale come unica possibilità di sopravviven-za, di vita. E l’esodo di queste proporzioni spaventa e spaventa anche paesi che fino a ieri erano considerati antesignani di demo-crazia.E’ quello che sta accadendo in Danimarca!In Danimarca è stata presentata una proposta di legge, (dovreb-be essere approvata nel mese di

gennaio) che conferirà alla polizia l’autorità di perquisire i migranti che arrivano nel Paese e seque-strare soldi e oggetti preziosi per «coprire la spese» della loro per-manenza sul suolo danese.

Inger Stoejberg, il ministro per l’integrazione danese, ha spiega-to al Washington Post: «La legge, presentata il 10 dicembre 2015, dà alle autorità danesi il potere di perquisire vestiti e bagagli dei ri-chiedenti asilo e di altri migranti senza il permesso di stare in Da-nimarca anche con l’obiettivo di trovare beni che possono coprire le spese». Il ministro precisa poi che «la nuova norma si applica solo ai beni di valore considerevo-le» e che i migranti potranno tene-re «quei beni che sono necessari a mantenere uno standard di vita modesto, come orologi o telefoni,

o che hanno un valore personale e affettivo». Ad esempio, potranno tenere le loro fedi nuziali.Questa norma, che ha un lieve sapore nazista, ha richiamato alla mente il sequestro dei beni degli

ebrei vittime dell’Olocausto da parte dei nazisti e ovviamente ha scatenato un dibattito a livello in-ternazionale, ma anche nella stes-sa Danimarca. Il nostro presidente della Repub-blica, ha commentato così: “A fronte dei tanti bambini mor-ti in mare, giorno dopo giorno, assume un sapore crudelmente beffardo ferire la dignità stessa dei migranti, prevedendo addi-rittura di spogliarli dei beni che sono riusciti a salvare nella fuga dalle tribolazioni nei paesi natali, come si propone di fare un Paese dell’Unione”.E sul tema dell’accoglienza il capo dello Stato si è schierato in modo più aperto: “La portata del-le migrazioni crea comprensibili preoccupazioni nelle nostre popo-lazioni. L’Europa è la dimensio-ne minima attraverso la quale gli stati membri dell’unione possono attuare una politica efficace, è un’illusione pensare di protegger-si con i muri e i fili spinati. È un errore storico ritardare la neces-saria azione comunitaria in tema di accoglienza, riconoscimento e ricollocazione dei rifugiati, di contrasto ai trafficanti di essere umani, di rimpatri, più in gene-rale di politiche dell’immigrazio-ne”.Non credo ci sia altro da aggiun-gere!Buon Anno a tutti, un Buon Anno particolare a coloro che attraver-sando mille pericoli stanno ten-tando di arrivare in un Paese che li sappia e voglia accogliere!

… a danno di ragazzi che pur vi-vendo in Italia non hanno ancora la cittadinanza e pur possedendo la re-golare documentazione per risiede-re sul territorio nazionale, non han-no diritto di usufruire della “carta acquisti” varata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi a favore dei giovani: è il bonus di 500 euro ai 18enni, inserito dal governo nella manovra, presentato ufficialmente come iniziativa per investire “sul-la cultura contro il terrorismo” e concepito solo a favore dei giovani italiani e stranieri provenienti da un paese dell’Unione Europea.Perché questa discriminazione? Se i giovani extracomunitari sono una risorsa per noi, come ha sottolineato più volte Matteo Renzi, ai fini del

bonus ai 18enni non lo sono più?!Boccia (Pd) “C’è stata una presa di posizione netta delle opposizio-ni che si sono mostrate contrarie e la maggioranza non ha avuto il co-raggio di forzare la mano. E’ una mancanza che va colmata, ma non penso che si riesca a fare in questa legge di stabilità.”?!Maestri (Alternativa libera/Possibi-le): “Va cambiata e se non accadrà sarà battaglia dura. Promuoverem-mo un’azione collettiva antidiscri-minatoria per tutte le ragazze e i ra-gazzi esclusi in base alla loro origine e nazionalità e, se sarà necessario, solleveremo la questione dell’inco-stituzionalità della norma.”

La redazione

DIRITTO NEGATO / DISCRIMINAZIONE DI STATO…

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insonnia12 Gennaio 2016

REGOLAMENTO COMUNALE PER IL RICONOSCIMENTO DELLE UNIONI CIVILIIstituito il Registro delle unioni civili presso il Comune di Pinerolo

Nel mese di settembre, presenta-vamo questa nuova rubrica con le parole: “Ogni mese raccoglie-remo una notizia su cose messe in atto da altre Amministrazioni che ci sembrano buone e che accado-no fuori da qui, nella speranza che queste possano essere appli-cate anche a casa nostra”.Su questo stesso numero, Livio Tesio scrive: “Cosa dire sull’og-gi? (Racconigi, ndr) Mi sembra sonnolenta, un po’ impantanata,

poco fresca. Ma soprattutto non mi sembra coraggiosa. Senza co-raggio nel prendersi responsabi-lità, nell’indicare strade, valori, percorsi. Non mi sembra corag-giosa nel proporsi al confronto allargato, anche con il “resto del mondo”.Questa volta, allora, presentia-mo una iniziativa del Comune di Pinerolo che ci sembra, appunto, coraggiosa nell’indicare strade e valori, in materia di diritti civili.

ART. 1 - Istituzione del registro delle unioni civiliE’ istituito il Registro amministra-tivo delle unioni civili presso il Comune di Pinerolo per gli scopi e le finalità contenute negli artt. 2 e 3 di questo Regolamento.ART. 2 - Attività di sostegno del-le unioni civili1. Ai fini del presente Regola-mento si intende per unioni civili “due persone maggiorenni legate da vincoli affettivi coabitanti ed aventi dimora abituale nello stes-so comune” (ai sensi dell’art. 4, comma 1 DPR 223/1989, Nuovo Regolamento anagrafico della po-polazione residente).2. Il Comune provvede, attraver-so singoli atti e disposizioni degli Assessorati e degli Uffici com-petenti, a tutelare e sostenere le unioni civili, al fine di superare situazioni di discriminazione e fa-vorirne l’integrazione nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio.3. Le aree tematiche entro le quali gli interventi sono da considerarsi prioritari sono:- casa;- sanità e servizi sociali;- politiche per giovani, genitori e anziani;- sport e tempo libero;- formazione, scuola e servizi edu-cativi;- diritti e partecipazione;- trasporti4. Gli atti dell’Amministrazione devono prevedere per le unioni civili condizioni non discrimina-torie di accesso agli interventi in tali aree, con particolare attenzio-ne alle condizioni di svantaggio economico e sociale.5. All’interno del Comune di Pi-nerolo, chi si iscrive al Registro delle unioni civili è equiparato al “parente prossimo del soggetto con cui si è iscritto” ai fini della possibilità di assistenza.ART. 3 - Rilascio di attestato di unione civile basata su vincolo affettivo1. L’amministrazione comunale rilascia, su richiesta degli inte-

ressati, attestato di “unione civile basata su vincolo affettivo” inteso come reciproca assistenza mora-le e materiale, ai sensi dell’art. 4 del Regolamento anagrafico, in relazione a quanto documentato dall’Anagrafe della popolazione residente (DPR 223/1989). Il rife-rimento alla “famiglia anagrafica” contenuto nell’art. 4 del D.P.R. 223/1989 va inteso in senso esclu-sivamente anagrafico, in consi-derazione della differenza tra le unioni civili, come formazioni sociali, previste e tutelate dall’art. 2 della Costituzione e la famiglia, prevista e tutelata dall’art. 29 del-la Costituzione.2. L’attestato è rilasciato per i soli usi necessari al riconoscimento di diritti e benefici previsti da Atti e Disposizioni dell’Amministrazio-ne comunale.3. L’ufficio competente verifica l’effettiva convivenza delle perso-ne che richiedono l’attestato.ART. 4 - Iscrizione nel Registro1. Possono richiedere di essere iscritte al Registro delle unioni civili due persone maggiorenni, di sesso diverso o dello stesso sesso, di qualsiasi nazionalità residenti e coabitanti nel Comune di Pinero-lo e iscritti sul medesimo stato di famiglia.2. Le iscrizioni nel Registro av-vengono esclusivamente sulla base di una domanda presentata al Comune congiuntamente dagli interessati.3. L’iscrizione nel Registro non può essere richiesta da coloro che facciano già parte di una diversa unione civile, i cui effetti non si-ano cessati al momento della do-manda di iscrizione, né dalle per-sone coniugate fino al momento dell’annotazione della separazio-ne personale sull’atto di matrimo-nio.ART. 5 - Cancellazione dal Re-gistro1. Il cessare della situazione di coabitazione e/o di residenza nel Comune di Pinerolo determina la cancellazione d’ufficio dal Regi-stro.

2. Nel caso di permanenza della coabitazione ma del venir meno dei rapporti affettivi e/o della reciproca assistenza morale e/o materiale, la cancellazione av-viene solo su richiesta di una o

di entrambe le parti interessate. Nel caso non vi sia una richiesta congiunta, il Comune provvede a inviare all’altro componente una comunicazione.(da: www.comune.pinerolo.to.it)

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insonnia 13Gennaio 2016

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GINETTO E CAR-LUC-CIOdi Silvio Marengo

Raccontami...

Ginetto era un bambino solo. O forse era solo un bambino.Il suo problema principale, in realtà, non era quello di esser solo.Aveva un papà, una mamma ed una sorellina che lo circondavano di affet-to e di attenzioni.La faccenda che fosse solo era dovuta al fatto che lui non ci sentiva. Era sordo fin dalla nascita. La brutta faccenda era che essendo sordo, total-mente, non aveva nemmeno iniziato ad emettere dei suoni, a profferir pa-rola.Per la verità qualche lamento, per quanto disarticolato, lo emetteva, ma era incomprensibile,non avendo la facoltà di sentirsi né di sentire altri. Aveva otto anni compiu-ti e le uniche persone che conosceva erano i suoi familiari ed i suoi zii. Al-

tri bambini non li frequentava, perché loro parlavano, anzi vociavano, anzi urlavano e Luigi - detto Ginetto - in-vece, standosene in silenzio a guar-darli, non poteva ricambiar saluti. Qualche simpatico amico però ce l’a-veva. Erano dei colombi, dei comuni piccioni di città.Lui e la mamma tutti i giorni dispo-nevano un po’ di briciole di pan secco sopra il davanzale della finestra della camera, oppure sulla soglia in marmo del parapetto del balcone. In questo modo, nel dopo pranzo, arrivavano sempre molti colombi, a farsi grandi scorpacciate. Ginetto li osservava incantato e li guardava atterrare, posarsi planando sul parapetto, ad accapigliarsi, a colpi di becco e di ali, per conquistarsi un tozzo di pane. Aveva con loro un ap-

puntamento pressoché quotidiano, ed era questo il suo passatempo principa-le e più atteso della giornata.A due isolati di distanza si trovava un altro appartamento, abitato da una fa-miglia con tre bambini, molto vivaci. Le parole, anzi il vociare, le urla, in quella casa non mancavano di certo. Tre figlioli irrequieti, una mamma che cercava di farsi ascoltare, un papà abbastanza stanco e poco paziente… insomma: in quella casa, al contrario di quella di Ginetto, regnava un gran baccano. Qualche tempo prima vi aveva fatto il suo ingresso una Gracula religiosa, normalmente conosciuto come merlo indiano, dal becco arancione e le pen-ne nere e lucide. Era giunto come inaspettato regalo per un compleanno e si era anche lui adeguato al gran vociare di quell’ap-partamento. Il simpatico uccello aveva una capa-cità sonora veramente eccezionale, ed aveva imparato a ripetere alcune espressioni frequenti in quella casa, come: Mario! – oppure – Mamma! – o ancora: Te-o-do-ro! che era il nome del capo famiglia. Ma il nome del merlo era Carluccio.Se lo era imparato dopo infinite volte che aveva sentito la domanda: -Come ti chiami? - e poi aveva ascoltato il suo nome Car-luc-cio finché gli era entrato nella mente ben impresso.- Car-luc-cio, Car-luc-cio -Il secondo figlio della coppia, un bambino piuttosto vivace, anzi un po’ discolo aveva, per gioco, provato ad aprire la gabbietta in cui Carluccio era contenuto e ne aveva causato la fuo-riuscita. Carluccio, spaventato dalle percosse piovute sulla gabbietta e tro-vando la finestra aperta, era fuggito da quella casa, ed aveva così guadagnato la libertà. Per tutto il giorno svolazzò intorno a quel quartiere, assaporando lo spazio aperto, e cantò, e fischiò, e gridò ai quattro venti: Ma-rio! …. Car-luc-cio!. Co-me ti chia-mi? Mam-ma! Car-luc-cio! Teo-do-ro ! Teo-do-ro!Alla sera, stanco e felice per la ritro-vata libertà, si appollaiò sul ramo alto di un platano, in mezzo al piccolo par-

co che si trovava nel quartiere. Il giorno dopo però la simpatica gra-cula nera iniziò a sentire i morsi del-la fame, perché nella gabbietta dove viveva rinchiuso fino al giorno prece-dente il becchime non gli mancava. La libertà, si sa, è una bellissima con-dizione, ma solamente quando è già risolto il problema della quotidiana sopravvivenza. Il simpatico Carluc-cio sentiva il suo piccolo stomaco che mandava impellenti segnali di svuotamento, né più né meno che la spia della riserva, quando una vettu-ra ha il serbatoio quasi vuoto. Dopo tanto vagare per tutto il parco ed i viali circostanti, la vista aguzza del merlo si posò su di un balcone dove un ragazzino, subito dopo il pranzo, aveva iniziato a spargere il pane sul davanzale. Aveva anche potuto osser-vare che alcuni suoi cugini colombi si erano già posizionati sopra i rami vi-cini, in attesa che fosse servito il pasto pomeridiano. La fame era tanta, ed il coraggio non gli mancava. Era un piccoletto Carluccio, ma davvero quel cibo era l’unica soluzione per lui. Si decise e, veloce come un fulmine, si posò sopra la soglia del balcone ed iniziò a sfamarsi. Tre piccioni, che in quel momento si trovavano lì vicino, ve-dendo il nuovo arrivato e compagno di pasto, ne furono gelosi e presero a scacciarlo. Carluccio, più piccolo e leggero dei colombi, anziché battere in ritirata allontanandosi come avrebbe fatto qualsiasi merlo nelle sue condizioni, si spostò in direzione del salone e, trovandone la porta aperta, vi fece in-gresso improvvisamente, destando lo stupore della famiglia. Non appena fu dentro, il coraggioso merlo si appol-laiò sopra al lampadario ed iniziò a fi-schiettare felice. Ginetto, nel vederlo così nero, saltellante e simpatico, si incuriosì alquanto ed emise un: ooh! ooh! Fischiettando felice, il merlo fu rece-pito, forse per l’acutezza dei suoi tril-li, perfino dal ragazzo, che era sordo.La mamma di Ginetto, colta alla sprovvista, rimase senza parole (lei solo momentaneamente) per la dop-pia novità: del merlo canterino entrato

in casa fischiettando, e per il suo fi-gliolo, che completamente sordo non era, dato che aveva percepito il gor-gheggiare giulivo. Ed il merlo fece di più: Ma-rio! Ma-rio!- e poi: Teo-do-ro ! Teo-do-ro ! - e poi: Co-me ti-chia-mi ? - e ancora: Car-luc-cio! Car-luc-cio. Ginetto rideva e piangeva, in preda ad un singhiozzo strano, inspiegabile, o forse spiegabile solo con la gioia di sentire quel fischio. La mamma anche lei piangeva e rideva, abbacinata da una sensazione mai provata, di gioia incontenibile mista ad intenso stupo-re.Per la prima volta il suo figliolo aveva percepito un suono naturale, anzi un lieto fischiettare che aveva superato la soglia, ovvero la barriera, che impedi-va a Ginetto di udire.La mamma corse a prendere altre bri-ciole di pane, e le dispose sopra un tavolino, affinché Carluccio, rimpin-zandosi a piacere, accettasse di restare in quella casa.Un uccellino che, inaspettato si pre-senta in casa, è sempre una festa, ma lo è ancor di più quando “si presen-ta” nel vero senso, dicendo il proprio nome. Carluccio fu immediatamente adotta-to dalla famiglia di Ginetto, che per la prima volta lo aveva sentito fischiare. Inaspettatamente, il simpatico merlo aveva toccato, con le sue acute note, qualche frequenza inusitata che era stata recepita, seppur in modo su-perficiale dal ragazzo, suscitando in lui un sorriso sorpreso e nei genitori una speranza per intraprendere un percorso riabilitativo, per tentare, con l’ausilio di una insolita forma di pet-therapy, un approccio diverso alla soluzione, anche se parziale, del suo grave problema di non-udente.

Silvio Marengo è nato a Fossano, nel 1964, dove vive. Dopo aver con-seguito la maturità scientifica, ha frequentato la facoltà di Medicina veterinaria a Torino, laureandosi nel 1990.Da allora svolge la professione di veterinario su bovini e piccoli ani-mali, ama leggere, e nel tempo libero, scrive. Ha pubblicato dei libri di racconti con animali domestici come personaggi, materia che ben conosce.

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insonnia14 Gennaio 2016

Fluire come l’acqua intorno alla roccia...dalle situazioni non c’è mai una UNICA via di uscita. C’è sempre un’altra sceltadi Alessia CerchiaQuante volte, di fronte ad un osta-colo imprevisto, avete detto “que-sto proprio non me lo aspettavo”, “non ce la farò mai”, “come farò ad andare avanti”?

Normalmente si tratta dell’unica situazione che non avevate preso in considerazione, prima di inizia-re uno dei progetti più importanti della vostra vita, perché ai limiti dell’impossibile. Magari l’ave-vate presa in considerazione, ma solo per escluderne, pochi istan-ti dopo, la verificabilità, con una bella alzata di spalle. Talvolta, in-vece, rimane soltanto un pensiero indistinto, ben nascosto nel fondo della vostra mente, in mezzo a tut-ti gli altri dettagli che (quelli sì!) avete considerato e riconsiderato mentre vi affannavate a dare forma

alle vostre idee.E invece.E invece la situazione impossibile, irrealizzabile, ai limiti del para-dosso, è lì, vi segue per mesi, e al momento più impensato vi mette di fronte alla sua esistenza, minac-ciando ciò che voi avete così fati-cosamente creato. O almeno così vi sembra.Ciò che, però, la vita ci insegna, è che non c’è mai un’unica via d’u-scita dalle situazioni a cui la vita stessa ci mette di fronte. Quando sento dire “non ho altra scelta” provo sempre un misto di rabbia, per la non veridicità di una simi-le affermazione, e di dispiacere, per chi l’ha pronunciata, perché in quel preciso momento egli o ella sono assolutamente convinti che sia proprio così, che non ci sia al-tra scelta.Ma una scelta c’è sempre.Così come impensato è il problema (o il conflitto) che ci blocca, però, altrettanto impensato deve essere il “movimento”, l’azione che dob-biamo realizzare per liberarcene. E in questo l’aikido ha davvero molto da insegnare. Pensate alle cadute, che in aikido sono un mo-mento essenziale di gran parte del-le tecniche eseguite: un praticante (uke) attacca, l’altro (tori) esegue la tecnica più adeguata per neu-tralizzarlo, quindi il primo esegue una caduta per evitare la situazio-ne di blocco a cui potrebbe portare il confronto tra due forze uguali e contrarie, riprendere distanza, rial-zarsi in piedi e assumere nuove de-cisioni (attaccare nuovamente, di-

fendersi, rinunciare al confronto). Molti anni fa il maestro Ueshiba scriveva: “Mi chiedono soven-te cosa auguro, cosa vorrei veder realizzato per coloro che studiano l’Aikido. Ecco, spero che tutti sap-piano guardare con attenta consi-derazione al mondo che li circonda e con eguale attenzione sappiano ascoltare quello che dicono gli altri facendo tesoro di quanto di buono c’è nelle parole di ognuno. E spe-ro anche che questo atteggiamento sia per ogni allievo una base da cui ampliare il suo punto di vista”. Quindi aggiungeva: “Osservate, per esempio, una roccia in mezzo ad un fiume. Guardate con quanta destrezza l’acqua fluisce intorno ad essa. Da questo apprendete a regolare i vari spostamenti e movi-menti del vostro corpo. Montagne e fiumi, alberi ed ogni cosa sulla terra sono i vostri maestri”.Quest’ultima frase, in particolare, mi ha sempre profondamente col-pito: nella vita, come nell’aikido, dovremmo imparare a comportarci come l’acqua. Essere inarrestabi-li. Fluire intorno ai problemi, alle persone, alle idee, ai pregiudizi. Andare avanti, sempre avanti, sen-za voltarci indietro, dritti, verso la nostra meta. Cercare lo spazio, la via d’uscita, perché quella c’è sempre, anche nelle situazioni più difficili, anche se non riusciamo a vederla. In aikido possiamo parla-re di cadute (mae ukemi o ushiro ukemi), ma anche di un passo in avanti con rotazione a 180° che chiamiamo “irimi tenkan”. Un movimento, quest’ultimo, che da

una posizione di contrapposizione con il nostro avversario ci porta a trovarci di fianco a lui, a “guardare nella stessa direzione”, per com-prenderne il moto e le intenzioni. Nella vita di tutti i giorni possiamo parlare di mediazione, di ricerca di una soluzione condivisa. Non per-fetta. Forse non la migliore possi-bile. Ma, di sicuro, una soluzione che permette ad entrambe le parti di “lasciarsi andare” e “guardare oltre”. Per riprendere la metafora dell’acqua, di fluire oltre la roccia, con semplicità, per proseguire il proprio cammino.Facile? Assolutamente no. Impos-sibile? Assolutamente no. Si tratta semplicemente di pratica e costanza, come in tutte le arti mar-ziali e le attività che riguardano la vita. Si tratta di provarci e riprovar-ci e riprovarci ancora, fino a quan-do il nostro fluire risulterà perfetto. Con una piccolo monito: nel suo fluire l’acqua può anche travolge-re. Il suo potere è immenso.

BICICLETTA: PREMIO NOBEL PER LA PACE 2016Caterpillar, il programma di Rai Radio2 lancia una candidatura molto speciale per il premio No-bel per la Pace 2016: quella della bicicletta. La trasmissione con-dotta da Massimo Cirri e Sara Zambotti, in onda dal lunedì al venerdì alle 17.30 su Radio2, ha infatti deciso di proporre come prossimo candidato al premio per la Pace proprio il mezzo a due ruote più usato del mondo.Per sostenere questa ambiziosa candidatura Caterpillar invita tutti a contribuire alla causa con firme, sondaggi e a partecipa-re ad una simbolica ‘staffetta a pedali’ per consegnare la can-didatura alla commissione che si riunirà, nel febbraio 2016 ad Oslo, per ufficializzare le nuove designazioni.

I motivi per cui si ritiene che due ruote siano uno strumento di pace sono molti: la bicicletta è il mezzo di spostamento più de-mocratico a disposizione dell’u-manità: non causa guerre, non inquina, riduce di molto gli inci-denti stradali, elimina le distanze tra i popoli, è uno strumento di crescita per l’infanzia e, in pas-sato, è stata usata dai movimen-ti di liberazione e resistenza di molti paesi.Noi di INSONNIA aderiamo alla candidatura.Ci hai pensato anche tu? Uniamo le forze, più siamo a pedalare, meglio è.Per saperne di più www.caterpil-lar.rai.it

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insonnia 15Gennaio 2016

CinCinema

LibLibri

I FILM DELLE FESTE di Cecilia Siccardi

Andrea Camilleri“Certi momenti”

2015, pp. 162, € 15,00Ed. Chiarelettere

Disponibile anche in e-book

cezione: il film più atteso è stato senza dubbio il nuovo capitolo della leggendaria saga di Star Wars, Il Risveglio della Forza, uscito nelle sale il 16 dicembre dopo mesi di attesa trepidante e una campagna pubblicitaria che possiamo eufemisticamente defi-nire massiccia. Nonostante l’ini-ziale scetticismo di molti, il film ha non solo ottenuto i prevedibili incassi record, ma anche ricevu-to recensioni perlopiù positive da parte dei fan meno fiduciosi. Al cinema in questi giorni anche Irrational Man, il nuovo film di Woody Allen con Emma Stone e Joaquim Phoenix nei panni ri-spettivamente di studentessa e professore di filosofia. Dopo le atmosfere retrò di Magic in the Moonlight, Allen torna ai giorni

nostri in Rhode Island, per riflet-tere sempre sullo stesso tema: la crisi esistenziale di un intellettua-le borghese. Chi preferisce le spy story potrà scegliere Il Ponte delle Spie: diretto da Steven Spielberg e interpretato da Tom Hanks, è tratto da una storia vera e narra di un incidente diplomatico ai tem-pi della guerra fredda. È inoltre prevista per martedì 5 gennaio l’uscita di Carol, melodramma incentrato sull’amore impossibile fra due donne nell’America degli anni Cinquanta, con Cate Blan-chett e Rooney Mara. Sempre lo stesso giorno uscirà nelle sale l’ultimo adattamento del capo-lavoro di Shakespeare Macbeth, con Marion Cotillard e Michael Fassbender. Insomma, ce n’è per tutti i gusti!

Quante volte ci sono tornati alla mente i volti di persone che ab-biamo incontrato nella nostra vita e che, anche se ora lontani, ricor-diamo con nostalgia o con tristez-za ma che hanno forse segnato la nostra esistenza.L’ultimo libro di Andrea Camil-leri “Certi momenti” è un ringra-

ziamento e un omaggio a tutti co-loro che, nel bene o nel male, in situazioni tragiche o in momenti sereni della sua giovinezza, hanno lasciato indelebile in lui un ricor-do che mai si cancellerà.Gente anche solo sfiorata, non sempre frequentata assiduamente ma che ha trasmesso insegnamen-ti e risvegliato intuizioni nascoste o sconosciute.Ciò che colpisce è il mescolar-si di questi ricordi e l’alternanza dei racconti degli incontri con personaggi importanti e famosi già all’epoca a quelli con perso-ne umili e semplici ma ricche di umanità.Il filosofo conosciuto per caso, te-muto ma poi apprezzato, lo scrit-tore famoso inseguito per anni ma mai incontrato, i registi che segne-ranno la sua esperienza prima te-atrale e televisiva e poi letteraria, il poeta con il quale non riuscirà

a cura di Anastasia

ad avere legami, causa l’antipatia reciproca subito provata.Sono soprattutto però i ricordi delle persone semplici, a volte senza istruzione o cultura, che con la loro saggezza maturata da vite di stenti e di sofferenze hanno condizionato il suo pensiero e i suoi scritti, i più struggenti e in-tensi, i più ricchi di patos, o di chi pur non possedendo nulla, lo aiu-terà in situazioni difficili e forse senza via di uscita.E molti racconti ci faranno torna-re alla mente i suoi romanzi, pro-prio a farci capire la profondità con la quale questi incontri siano stati fondamentali per la sua for-mazione di scrittore.Pur non amando definirsi no-stalgico, i ricordi del suo passato sono vivi anche nel suo presente.E’ sicuramente un libro che fa ri-flettere e che commuove.

Le feste di Natale, si sa, segnano il momento dell’anno in cui al ci-nema si ha il maggior numero di nuove uscite. La fine del 2015 e l’inizio del 2016 non fanno ec-

La bicicletta è il mezzo di spostamento più democratico a disposi-zione dell’umanitàPermette a tutti di muoversi, poveri e ricchi. Riduce le differenze socialiLa bicicletta non causa guerreRiduce il bisogno di petrolio ed i conflitti si fanno spesso per il petrolioLa bicicletta cambia il modello di sviluppoOgni chilometro pedalato genera un beneficio di 16 centesimi di euro per la società, ogni chilometro percorso in auto provoca un danno di 10 centesimi. (Copenhagen Bicycle Account)La bicicletta causa meno incidenti stradaliPiù di un milione di persone muoiono ogni anno nel mondo per in-cidenti stradali causati dal traffico motorizzato. La bicicletta uccide raramente.La bicicletta non inquina risparmiando le persone dal rischio di malattie e i sistemi sanitari dai costi delle cure.La bicicletta aiuta a restare in salute.La bicicletta è stata un strumento dei movimenti di liberazione e resistenza di molti paesi

In Italia, durante l’ultimo conflitto, è stata il mezzo di trasporto privilegiato dalle staffette partigiane.Gino Bartali ha trasportato con la sua bicicletta documenti falsi che hanno messo in salvo ottocento ebrei perseguitati dal nazifascismoLa bicicletta è un strumento di crescita per l’infanzia. Rende i bam-bini autonomi e indipendentiLa bicicletta elimina le distanze fra i popoli. I cicloviaggiatori sono accolti ovunque con favore: la bici è un mezzo che comunica rispetto e avvicina le persone e le culture.La bicicletta “È la chiave di movimento e lettura delle grandi città. Un contributo sociale. E non ha controindicazioni. Fa bene al corpo e all’umore. Chi va in bici, fischietta, pensa, progetta, canta, sorri-de. Chi va in macchina, s’incattivisce o s’intristisce. La bicicletta non mi ha mai deluso. La bicicletta è sorriso, e merita il Nobel per la pace”.(Alfredo Martini, Marco Pastonesi, La vita è una ruota, Ediciclo, 2014)La bicicletta fa di tutti noi degli uomini migliori.

BICICLETTA: MANIFESTO IDEOLOGICOUn libero e gioioso collage di inni alla bicicletta letti in giro per il web

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insonnia16

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009Direttore responsabile Spessa AndreaRedazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Giancarlo Meinardi Mario Monasterolo Anna Maria Olivero, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Anna Simonetti, Pino Tebano, Luciano Fico, Pier Paolo DelboscoSede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti [email protected] Conto corrente postale n° 000003828255Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 2000 copie

Gennaio 2016

MusMusica

Il Clima può cambiare, anche nel nostro piccolo. Sarà solo necessario che gli ammini-stratori che fra poco più di un anno si proporranno alla prossima tornata elettorale, ci credano veramente e si impe-gnino a firmare, per esempio il PAES, patto dei Sindaci, che altro non è che l’attua-zione di un piano d’azione per la sostenibilità energeti-ca ed ambientale del proprio territorio. Avigliana e Torino, città piccole e grandi, l’hanno fatto e i risultati cominciano a prendere corpo. Mobilità sostenibile ed elettrica. Come giornale, tra l’altro, aderiamo alle campagne di “Caterpil-lar” per il Nobel alla biciclet-ta, per il risparmio energetico sugli edifici pubblici e priva-ti con adeguate facilitazioni normative per gli interventi che si vanno ad eseguire e per tante altre iniziative che com-prendono un po’ tutte le atti-vità, dalla raccolta differen-ziata all’agricoltura, dall’uso del territorio al recupero e riciclo di tutto quello che è possibile. Si potrà aderire al circuito dei “Comuni Virtuosi” par-

Ezio Bosso “The 12th Room”di Giuseppe Cavaglieri

“The 12th Room” rappresenta la prima pubblicazione del rinomato pianista, compositore e direttore d’orchestra Ezio Bosso. L’album è composto da un primo disco di 12 brani e un secondo con la So-nata No. 1 in Sol Minore per piano solo composta dallo stesso Bos-so. I brani del primo disco, dalla forte carica empatica, rappresen-tano un percorso meta-narrativo dello stesso Bosso. Sono storie di stanze, che rivelano da dove egli

proviene, dove si trovano le radici della musica che scrive. Rivelano i due musicisti che convivono in lui: il compositore e l’interprete. C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze. Sono le dodici in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. Dodi-ci sono le stanze che ricorderemo quando passeremo l’ultima. Nes-suno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non ve-diamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare.Dice lo stesso Ezio Bosso: «“The 12th Room” è un doppio album, o forse sono due storie e una sola allo stesso tempo. Il primo disco (di 56 minuti) è composto da dodici brani, tra cui quattro inediti e sette di reper-torio pianistico. Più un brano così inedito da non essere nemmeno mai stato eseguito dal vivo. Il secondo contiene invece la Sonata No. 1 in Sol Minore, che pur senza interru-zioni è composta da tre movimenti, ed è della durata di circa 45 minuti. I due dischi sono anche esattamente la scaletta del mio ultimo concerto in piano solo. I brani, come sempre nelle mie scelte, rappresentano un

piccolo percorso meta-narrativo. Quelli di repertorio rivelano anche da dove provengo, dove si trovano le radici della musica che scrivo. Rivelano i due musicisti che convi-vono in me: il compositore e l’in-terprete. Soprattutto sono storie di stanze. Stanze a cui appartengo, o che appartengono alla mia esperien-za o semplicemente che apparten-gono alla storia delle stanze stesse. Alcuni sono i brani che mi hanno aiutato a tornare a suonare, ad uscire dalla “stanza”, quelli con cui rico-mincio a studiare. Altri sono brani dedicati da altri compositori a storie di stanze o concepiti da esperien-ze avute da loro con esse. Mi sono reso conto che in fondo anch’io ho scritto su stanze in passato, e non

ci avevo mai fatto caso. Il primo disco rappresenta per me la prepa-razione alla Sonata, come fossero porte collegate che ci guidano da una stanza all’altra. Ma alla fine, come sempre, è quella storia che non puoi raccontare. Forse se-guendola vi riconoscerete o ve-drete che tipo di storia era. Perché per me, se racconti una storia la cambi ed è anche per questo che esiste la musica. Per farcele vive-re le storie. Io posso solo provare a darvi gli elementi, gli strumenti e aiutarvi un po’ a farlo. E se la regola dice che non si svela mai la fine di un libro o di un film, non si dice mai l’ultimo accordo di un brano. L’album è stato registrato quasi live e con pubblico in sala al Teatro Sociale di Gualtieri tra il primo e il quattro settembre 2015. Ogni suono che sentirete è pro-dotto interamente dal pianoforte e le dinamiche sono state mante-nute rispettando l’esecuzione, la postproduzione è stata minima e basata sul concetto di far ave-re all’ascoltatore l’esperienza di sentirsi quasi dentro il pianoforte, come fosse il pianoforte stesso una stanza in cui entrare.»

tecipando in questo modo ad iniziative che possono essere facilmente attivate anche sul nostro territorio, o si potrà at-tivare un percorso verso la “Transizione”, modello che ci porterà a consumi energetici senza l’uso del petrolio, come già stanno facendo molti co-muni italiani.Anche in altri settori sembra che il clima sia cambiato a Racconigi. Alcune attività che abbiamo segnalato sulle pagi-ne del nostro giornale ci fanno pensare come possibile un’in-versione di tendenza, dallo sta-tico-paludoso al dinamico-tor-rentizio. C’è del movimento: si costituiscono comitati per ac-compagnare, con idee, progetti e attività, la rinascita del Neuro e del Castello con una visione, forse nuova, di cosa veramente si può fare, nascono gruppi di cittadini che iniziano a veder-si per promuovere un diverso progetto per la città mentre partiti e liste tentano di rima-nere sulla cresta dell’onda. Chi ce la farà sappia che anche noi Insonni ci saremo con il nostro piccolo contributo al “Clima” cittadino e globale.

entro dicembre 2016

2016