Guastavino Volte laminari laterizio
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Transcript of Guastavino Volte laminari laterizio
a costruzione di volte usando il
metodo della stratificazione di
lamine sottili(1) è un metodo re-
lativamente ben conosciuto nell’area
mediterranea, grazie soprattutto al la-
voro di famosi architetti quali Antoni
Gaudí, Lluis Domènech i Montaner e
altri esponenti del Modernisme cata-
lano, che portarono la tecnica alla sua
massima espressività.
Poco dopo il 1860, una generazione
prima dell’avvento del Modernisme,
la tecnologia delle volte che essi utiliz-
zarono in modo così creativo veniva ri-
vitalizzata e reinterpretata presso
la Escola Especial de Mestres d’Obres,
a Barcellona. Lì alcuni docenti, in parti-
colare Elias Rogent i Amat e Juan Tor-
ras i Guardiola, spingevano gli studenti
a rianimare la scienza del costruire im-
piegando nuove tecnologie e mate-
riali. Questa stimolazione venne in
larga parte dalla necessità di creare
nuovi edifici e nuovi tipi edilizi che ve-
nissero incontro all’espansione di Bar-
cellona. Un allievo di questa scuola,
Rafael Guastavino y Moreno (1842-
1908), nato a Valencia, doveva trarre
ispirazione dal loro insegnamento per
avviare una carriera come costruttore
basata quasi esclusivamente sulla tec-
nica della volta laminare stratificata.
Il suo primo edificio, che si ricordi,
venne costruito nel 1866 a Barcellona.
A lui si attribuisce in genere la revivi-
scenza di questa tecnica locale per la
costruzione di volte, che doveva di-
ventare il suo lascito, prima in Spagna
e poi negli Stati Uniti d’America.
La tecnica costruttiva delle volte la-
minari stratificate si pone in netto con-
trasto con il metodo tradizionale che
prevede l’uso di conci di pietra. Gua-
stavino classificò gli archi e le volte
costituiti da conci come “Costruzione
per Gravità o Meccanica”, poiché la
coesione delle loro parti è de-
terminata dalla forza di gravità. Le
volte laminari stratificate, invece, di-
pendono da quella che Guastavino
chiamò “Costruzione Coesiva”. Così
viene, infatti, definita ogni costruzione
la cui stabilità dipende dalla coesione
o aderenza chimica delle sue parti co-
stituenti. Il più lampante esempio di
questo concetto è il guscio in calce-
struzzo: le volte e le cupole di Gua-
stavino sono precorritrici di questa
tecnologia.
La sua personale versione della volta
laminare stratificata non era radical-
mente diversa dalle strutture simili
preesistenti. Pianelle laterizie di 2,5 x
15 x 30 cm vengono posate di piatto,
piuttosto che di coltello. Il primo
strato (intradosso) viene posato me-
diante una malta a presa rapida, come
ad esempio il gesso, consentendo la
costruzione della volta senza bisogno
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Daniel Lane
A partire dal 1866 e per quasi un secolo, prima
in Catalogna e poi in America, Rafael
Guastavino e i suoi discendenti portarono ai
suoi massimi livelli strutturali ed espressivi la
tecnica costruttiva delle volte laminari
stratificate, sviluppando numerosi brevetti
riguardanti applicazioni strutturali, acustiche
e ignifughe della costruzione in laterizio
Traduzione a cura di Juan Martín Piaggio
Art
e de
l C
ostr
uir
e Rafael Guastavinoe la razionalizzazionecostruttiva del laterizio
L
di casserature o centine di supporto;
questo fungeva poi da cassero per gli
strati o lamine successivi, posati a
giunti sfalsati rispetto allo strato sot-
tostante. Il numero di strati dipendeva
dalla geometria di ogni volta o cupola.
Uno spessore medio di tre strati è nor-
male, ma vi sono volte a botte non
portanti, con luce di 3,60 m e monta
del 15 %, costruite e con uno spessore
medio di due strati, con uno strato ag-
giuntivo di rinforzo, o costola, sull’e-
stradosso, ogni 6 m circa.
Prima che si diffondessero i cementi
idraulici tipo Portland, verso la metà
del XIX secolo, le volte laminari strati-
ficate venivano murate con gesso,
calce o malte semi-idrauliche. La resi-
stenza relativamente bassa di questi
materiali impediva la costruzione di
volte fortemente monolitiche, limi-
tando quindi le forme che queste po-
tevano assumere. La loro utilità era
comunque innegabile, poiché il loro
vantaggio principale era ed è quello di
semplificare la costruzione rendendo
praticamente superflua la casseratura.
Le volte erano inoltre resistenti, eser-
citavano una spinta laterale molto mi-
nore rispetto alla classica volta a conci
– consentendo l’uso di muri e contraf-
forti più leggeri – e, soprattutto, erano
a prova d’incendio. Le volte di Gua-
stavino introdussero un nuovo com-
ponente fondamentale: il cemento
Portland. La resistenza e la rapidità di
presa di questo nuovo materiale tra-
sformarono la volta laminare, con-
sentendo di adattarla a costruzioni più
grandi e dalla pianta più articolata. La
costruzione diventava inoltre più spe-
dita, poiché le volte appena eseguite
avevano, grazie al cemento, una resi-
stenza intrinseca così elevata che
poco dopo la posa potevano essere
usate come piattaforme di lavoro per i
muratori che vi lavoravano sopra. Que-
sto nuovo aspetto era particolarmente
critico, dato che gli edifici nei quali le
volte venivano usate diventavano sem-
pre più alti e più grandi. Una completa
casseratura che consentisse agli “ad-
detti ai lavori” l’accesso a una volta a
trenta metri da terra non era più ne-
cessaria.
Guastavino a Barcellona Prima di
emigrare negli Stati Uniti, Rafael Gua-
stavino lavorò moltissimo a Barcel-
lona, costruendo abitazioni e fabbri-
che per alcuni dei principali industriali
della città. Egli aveva legami familiari
con Barcellona: suo nonno vi era im-
migrato dall’Italia verso la fine del
XVIII secolo e suo padre vi aveva lavo-
rato come falegname ebanista.
La sua introduzione all’architettura e
all’arte del costruire era avvenuta a
Valencia, dove aveva lavorato come di-
segnatore presso Josep Nadal, ispet-
tore dei lavori pubblici della città. Du-
rante il suo periodo formativo a Bar-
cellona, dal 1861 al 1864, lavorò anche
in una fonderia e presso lo studio Gra-
nell i Robert.
Dal 1866 al 1880, Guastavino costruì
non meno di due dozzine di edifici in
Spagna, la maggior parte dei quali a
Barcellona. I tre più importanti sono
senz’altro la Illa del Vapor Germans
Batlló (Impianto a vapore F.lli Batlló),
il teatro Centre Villasanés (conosciuto
anche come “la Massa”) nella citta-
dina di Vilasar del Dalt, e la fabbrica di
cemento “Asland” a Clot del Moro,
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1. Nartece della chiesa di St. Bartholomew, New
York, 1917-21 (Arch. Bertram G. Goodhue).
Nella pagina a fianco:
2. Confronto fra volte a conci e volte laminari
stratificate (da Choisy).
presso Castellar de n’Hug. Tutti e tre
questi edifici sono tuttora esistenti,
sebbene il Centre Villasanés e la fab-
brica a Clot del Moro siano oggi allo
stato di rovine.
La fabbrica Batlló, costruita tra il 1869
e il 1875, copre quattro interi isolati
dell’Eixample di Barcellona (l’espan-
sione pianificata nel 1851 da Ildefons
Cerdá). A suo tempo fu uno dei più
grandi complessi tessili della Catalo-
gna. I contributi principali di Guasta-
vino furono l’”Edificio dell’Orologio”,
a cinque piani, che ospitava la filanda,
la sala dei telai, parzialmente inter-
rata, e la ciminiera ottagonale.
L’uso di volte laminari murate con ce-
mento Portland nella costruzione dei
solai, invece di strutture in legno, o di
piccoli archi tradizionali in laterizio,
consentì la realizzazione di campate
maggiori e quindi di avere più spazio e
più luce per i macchinari e per gli ope-
rai. Ma ancora più importante, egli
combinò il sistema delle volte con co-
lonne in ghisa e grandi travi di abete
in modo da rendere gli spazi molto re-
sistenti al fuoco, problema particolar-
mente sentito e controverso nell’indu-
stria tessile. Queste migliorie, as-
sieme a molte altre innovazioni ar-
chitettoniche, resero la fabbrica Batlló
rivoluzionaria per i suoi tempi. La fab-
brica chiuse i battenti nel 1889, solo
quattordici anni dopo la sua inaugura-
zione.
Il teatro Centre Villasanés, costruito
nel 1880, è notevole per la sua ele-
ganza strutturale e per la sua sempli-
cità. Per Guastavino esso rappresenta
un impiego inusuale della volta lami-
nare, ma nelle sue mani diventa una
specie di campionario della miriade di
possibilità strutturali e progettuali in-
site nel sistema. Come tale, il teatro è
anche foriero dei molteplici diversi
edifici che egli doveva costruire negli
Stati Uniti. Sebbene sia stata dramma-
ticamente modificata nel corso degli
anni, “la Massa” è ancora in piedi. La
sua cupola di 17 m di diametro, con
oculo centrale, ha una monta di 3,5 m
ed è sorretta da un colonnato in ghisa
a due piani, le cui colonne portano an-
che le volte a botte perimetrali.
La fabbrica di cemento Asland (Com-
pañía General de Asfaltos y Portland
de Barcelona) a Clot del Moro, co-
struita nel 1901 per l’industriale cata-
lano Eusebi Güell i Bacigalupi, ha un
significato speciale nel pantheon degli
edifici di Guastavino, dato che il ce-
mento Portland aveva un ruolo così
centrale nella sua opera. Guastavino,
nel frattempo, era emigrato negli Stati
Uniti nel 1881, e i disegni per la fab-
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3. Sezione dello stabilimento Asland.
5. Filanda della Fabbrica Batlló, Barcellona, 1869.
4. A sinistra, il metodo usato da Guastavino per creare il piano di calpestio sopra
le volta (muricci e soletta in pianelle). A destra, il metodo tradizionale di
riempimento con calcestruzzo.
6. La costruzione della Biblioteca Pubblica di Boston.
brica Asland vennero pertanto re-
alizzati in America, con Guastavino a
fare da intermediario fra l’ingegnere
rimasto agli atti, Wallace Ewing, la
ditta Allis Chalmer di New York, la
quale fornì la maggior parte dei mac-
chinari, e Güell in Spagna. Scritti di
Güell a proposito della fabbrica
Asland indicano chiaramente che Gua-
stavino era coinvolto, ma il suo ruolo
preciso resta tuttora poco chiaro.
L’importanza della fabbrica a Clot del
Moro nella vita e nell’opera di Gua-
stavino risiede, più che in quello che
effettivamente venne costruito, nel
forte legame che si instaura tra l’uomo
e l’industria del cemento. Rafael Gua-
stavino aveva un interesse diretto
nello sviluppo del cemento Portland,
in quanto la sua attività dipendeva da
esso, ma all’epoca in cui egli incomin-
ciò ad adoperarlo sistematicamente
esso non era ancora stato perfezionato.
Egli sembra aver capito che il mate-
riale poteva essere migliorato, e l’im-
patto di questa ostinata ricerca sulla
sua attività è evidente. Nei suoi scritti
si fa costante riferimento al cemento,
alla difficoltà di procurarsi un prodotto
di buona qualità.Egli sostiene di aver
fatto esperimenti con gusci in calce-
struzzo già in Spagna, in gioventù, ma
non avendo potuto perfezionarli si
orientò verso il recupero della tecnica
delle volte laminari stratificate. Si dice
che l’emigrazione di Guastavino verso
gli Stati Uniti fu in parte causata dal
suo desiderio di trovare del cemento
Portland di qualità migliore, dato che
le produzioni iniziali erano poco affi-
dabili. Tuttavia, anche in America egli
continuò ad utilizzare cemento impor-
tato dall’Inghilterra, la cui disponibi-
lità era identica in Spagna e in Ame-
rica, e questo indica che la sua emi-
grazione era motivata non tanto dalla
ricerca di un prodotto migliore quanto
dal desiderio di sfruttare l’aria impren-
ditoriale che si respirava negli Stati
Uniti per cercare di migliorare egli
stesso il prodotto. La sua capacità di
fungere da consulente nella progetta-
zione di un tipo edilizio così nuovo e
così specializzato, come una fabbrica
di cemento, indica che egli aveva una
conoscenza pratica profonda del pro-
cesso produttivo del cemento, oltre
alla sua prodigiosa comprensione dei
modi in cui impiegare il materiale.
Guastavino in America Nel 1881 Gua-
stavino partì con suo figlio minore, Ra-
fael Guastavino y Expósito, per gli
Stati Uniti. Egli aveva già una solida
reputazione in Europa e doveva essere
considerato uno dei principali profes-
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7. Disegno che accompagnava uno dei brevetti ottenuti da Guastavino negli Stati Uniti.
sionisti nel suo campo. Il suo lavoro
veniva esibito in varie esposizioni ne-
gli anni ’70: nel 1871 all’Esposizione
dell’Agricoltura, Industria e Belle Arti
a Barcellona; nel 1873 all’Esposizione
Universale di Vienna; nel 1876 in una
mostra presso il Centre de Mestres
d’Obres a Barcellona; nel 1876 all’E-
sposizione del Centenario degli Stati
Uniti a Philadelphia, sotto il titolo “Il
Miglioramento della Salubrità delle
Città Industriali”. Per quale motivo
Guastavino decise di emigrare in Ame-
rica proprio mentre incontrava un così
grande successo in patria è tuttora
poco chiaro. Forse, come già accen-
nato, egli cercava di sfruttare lo spirito
imprenditoriale capitalista del Paese
per propagare le sue teorie costrut-
tive. Altri suggeriscono che egli forse
cercasse un campo d’azione nel quale
i materiali fossero maggiormente
standardizzati. O forse volesse trarre
profitto dal boom delle costruzioni al-
lora in atto, e dalla mania per la prote-
zione contro gli incendi. È noto che
Guastavino era al corrente del grande
incendio di Chicago del 1871, che
aveva decimato la popolazione della
città, e sul quale aveva scritto che il
fuoco “ebbe un grande impatto su
tutte le menti europee, [e] mi convinse
che questo Paese fosse il posto giusto
per lo sviluppo del Sistema Coesivo”.
Qualunque siano state le sue motiva-
zioni, Guastavino inizialmente incon-
trò in America forti resistenze al suo
sistema di costruzione di volte. Come
egli stesso ebbe a scrivere, quando
presentava il suo sistema ad architetti
negli Stati Uniti, essi “sembrava che
prendessero la cosa come un sogno, o
come se io fossi un visionario, mentre
altri, più benevoli, dicevano che il si-
stema poteva essere utile in Spagna o
in Italia, ma mai in questo Paese”. Egli
riuscì comunque, alla lunga, ad otte-
nere alcuni incarichi progettuali, e ac-
quistò un terreno a Manhattan sul
quale costruì due edifici per apparta-
menti. Un tentativo fallito di ottenere
il progetto dell’Arion Club gli portò co-
munque la costruzione delle volte dei
solai. Egli si era procurato dei brevetti
per il suo sistema costruttivo laminare
stratificato, ma il lavoro come progetti-
sta o costruttore non era abbondante.
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8. First National Bank, Paterson (N. J.), ca. 1890. Scala a chiocciola ellittica. 9. Seminario St. Joseph, Yonkers, New York, 1892 (Arch. W. Schickel & Co).
10. Cattedrale di St. John the Divine, New York. Diagramma che illustra il metodo
per ottenere la curvatura della cupola.
11. YMCA di Jersey City. Piscina coperta, 1924 (Arch. John F. Jackson).
La Biblioteca Pubblica di Boston
Nel 1885 Guastavino partecipò al con-
corso per la Biblioteca Pubblica di Bo-
ston. La sua proposta non venne pre-
scelta, ma non lo fu neanche nes-
sun’altra. Gli amministratori della bi-
Blioteca infine affidarono all’impor-
tante studio di McKim, Meade & White
l’incarico per il progetto. La costruzione
iniziò nel 1888, e Guastavino non venne
coinvolto in nessun modo. Un anno più
tardi Guastavino incontrò McKim per
discutere la possibilità di utilizzare il
suo sistema, sebbene buona parte
delle fondazioni fosse ormai in opera, e
l’acciaio per il piano terra fosse ormai
pronto per essere montato. Il giorno
dopo questo incontro, Guastavino si
presentò in cantiere con una lettera di
presentazione di McKim. Egli fece
un’ardita proposta al responsabile del
cantiere, Edward Benton, per riuscire a
far posto alle sue volte nella Biblioteca:
se Benton gli avesse ceduto tutto l’ac-
ciaio, egli l’avrebbe rivenduto, ed
avrebbe costruito il piano terra quasi
interamente in laterizio, gratis. Se-
condo la corrispondenza pervenuta,
Guastavino passò l’intera giornata in
cantiere a spiegare il suo sistema, a ri-
vedere i disegni esecutivi, a disegnare
esempi di come l’applicazione di volte
laminari stratificate potesse essere in-
tegrata nell’intero edificio. Benton ne
restò fortemente impressionato e con-
sentì a Guastavino di costruire una
volta-campione in cantiere in modo da
poterla collaudare. Due settimane
dopo la costruzione, la volta venne ca-
ricata con 12.200 libbre (5.545 kg) su
una superficie di 4’ x 5-1/2’ (1,20 x 1,67
m). Tre mesi dopo Guastavino riceveva
l’appalto della Biblioteca. La sua ditta
doveva eseguire le costolature struttu-
rali, le volte, l’arretramento dei muri
per lo spiccato delle volte, la costru-
zione di muricci sopra le volte per por-
tarle al livello del pavimento, la costru-
zione di solai in laterizio a due strati fra
questi muricci, scale al rustico, il taglio
e la messa in opera delle travi d’acciaio
e di ferramenta minore, la messa in
opera delle maioliche a soffitto e la
protezione delle travi in acciaio con pia-
nelle in laterizio.
A parte i problemi incontrati nel pro-
curarsi una fornitura costante di laterizi
di qualità sufficiente, il lavoro di Gua-
stavino fece una grande impressione
su tutte le persone coinvolte, in parti-
colare su McKim. Questo fu il primo
edificio pubblico di alto livello realiz-
zato da Guastavino negli Stati Uniti con
un grande progettista. In un certo
senso, l’aspetto più notevole del pro-
getto è la varietà del coinvolgimento
complessivo di Guastavino, vista la sua
relativa anonimità iniziale. Egli costruì
non solamente i componenti strutturali
principali, quali volte, costolature e so-
lette piane, ma anche otto diversi tipi di
volta che definivano spazi interni con-
clusi: volte a botte a tutto sesto rifinite
a intonaco e mosaico, cupole ribassate
tra costolature ad arco in laterizio ri-
vestite in maiolica, volte a crociera, cu-
pole su pennacchi sopra costolature ad
arco in laterizio interamente intonacate
e una volta a botte a cassettoni total-
mente realizzata in laterizio. Sembra,
dunque, che Guastavino riuscì a con-
vincere rapidamente McKim della dutti-
lità e dei vantaggi della costruzione di
volte stratificate; risulta persino che
venne interpellato sul progetto defini-
tivo di alcuni ambienti, dato che il suo
sistema era anche estetico oltre che
strutturale. Più tardi, richiesto da un
collega di un commento sulla compe-
tenza della ditta, McKim scrisse che
aveva una completa fiducia nel sistema
di volte stratificate.
L’espansione dell’attività La Biblio-
teca Pubblica di Boston rappresenta
uno spartiacque per la Guastavino Fire-
proof Construction Company, fondata
nel 1889. Questo lavorò consolidò la re-
putazione della ditta e quella delle
volte laminari stratificate negli Stati
Uniti. Guastavino ebbe cura di assicu-
rare un futuro alla sua società brevet-
tando vari aspetti del suo sistema.
I suoi primi quattro brevetti, completati
prima del suo lavoro alla Biblioteca
Pubblica, riguardavano le tramezze ver-
ticali, le scale, i solai a prova di incen-
dio e un soffitto a cassettoni ugual-
mente a prova d’incendio. Rafael Gua-
stavino senior e suo figlio, che gli su-
bentrò nella gestione della ditta alla
sua morte nel 1908, avrebbero alla fine
detenuto due dozzine di brevetti, al-
cuni per variazioni sulle volte laminari
stratificate ed altri per impieghi più so-
fisticati, quali laterizi acustici e per usi
sanitari.
Guastavino fece anche eseguire delle
prove scientifiche sul suo sistema, in
modo da poterne quantificare la resi-
stenza nei capitolati e anche per dimo-
strare la sua capacità di resistere al
fuoco. Il prof. Gaetano Lanza dell’M.I.T.
calcolò, attorno al 1890, la resistenza di
alcune volte di prova realizzate per la
Biblioteca Pubblica di Boston. Lo
stesso Guastavino aveva effettuato
delle prove di laboratorio in proprio,
nel decennio precedente, per determi-
nare coefficienti di taglio trasversale, di
compressione, di trazione, in modo da
poterne predire il comportamento con
maggiore precisione. Le volte vennero
anche sottoposte a prove di resistenza
al fuoco. Tutte queste sperimentazioni
facevano parte dell’intenso lavoro di
standardizzazione dei sistemi costrut-
A R T E D E L C O S T R U I R E53
12. Prova di carico di una volta, New York City, 1901.
tivi e dei materiali negli Stati Uniti per
la creazione di norme edilizie; erano
anche un tentativo da parte di Guasta-
vino di dare ulteriore legittimità al suo
sistema.
Verso la fine del secolo, la società di
Guastavino era diventata una delle co-
lonne della scena architettonica ameri-
cana, con commesse di ogni tipo e di-
mensione. Il lavoro normalmente com-
prendeva complessi schemi di disposi-
zione delle pianelle interne che funge-
vano, come nella Biblioteca Pubblica di
Boston, sia da elementi strutturali che
da decorazione d’interni. Oltre a
McKim, Meade & White, il curriculum
della società comprendeva alcuni dei
nomi più illustri dell’architettura ameri-
cana: Richard Morris Hunt, Ernest
Flagg, Bertram Goodhue, Cass Gilbert,
Carrère and Hastings, Warren and Wet-
more e Heins and LaFarge.
Per questi ultimi Guastavino costruì
una delle loro cupole più famose,
quella che copre la crociera della catte-
drale di St. John the Divine, a Manhat-
tan. La ditta eseguì anche buona parte
delle opere strutturali della cattedrale,
comprese le volte della cripta, la coper-
tura piana inclinata, la muratura della
navata e le scale a chiocciola, facendo
dell’edificio uno dei molti che si pos-
sono classificare come tour de force
delle loro tecniche e capacità. La cu-
pola sulla crociera è notevole anche per
alcune ragioni particolari. Infatti, que-
sta era stata costruita come copertura
temporanea della Cattedrale (a
tutt’oggi ancora incompiuta), fino a
quando il progetto per la torre nolare
fosse stato approvato e pronto per es-
sere eseguito. A questo punto la cupola
è diventata parte talmente integrante
dell’edificio che risulta difficile anche
pensare di doverla mai rimuovere. Oggi
essa viene lodata come una delle mera-
viglie dell’architettura di New York: la
luce all’imposta è di 41 metri, la più
grande cupola del Paese ai suoi tempi.
Guastavino senior morì poco prima che
iniziasse la costruzione, e suo figlio Ra-
fael Expósito, il quale lavorava con il
padre già da qualche tempo, diresse i
lavori. La ditta aveva la responsabilità
di costruire anche i piedritti; l’intera
struttura venne eretta, senza centina-
ture, in quindici settimane. I muratori
lavoravano da sopra, camminando sul
lavoro del giorno precedente, e non si
registrarono incidenti gravi o mortali.
Un teodolite venne adoperato per otte-
nere la giusta curvatura della cupola.
Durante la sua costruzione, la cupola
veniva già presentata come una grande
opera d’ingegneria da molte pubblica-
zioni, compresi Scientific American, The
Engineering Record, The NY Architect,
The American Architect e il Journal of
the Architectural Association.
La morte di Guastavino padre non ral-
lentò l’attività della ditta. Questa conti-
nuò ininterrotta per mezzo secolo, fino
a quando non chiuse definitivamente i
battenti negli anni ’60. Rafael Guasta-
vino junior morì nel 1950, ma prima di
morire era riuscito ad estendere abil-
mente l’eredità ricevuta, specialmente
sul lato delle innovazioni.
Suo padre si era occupato anche di
acustica, brevettando una modalità co-
struttiva che aveva delle proprietà di
abbattimento del suono, ma il figlio
fece i passi più lunghi in questa dire-
zione, collaborando con l’inventore del-
l’acustica architettonica, Wallace Cle-
ment Sabine.
Con l’emergere dei gusci in cemento
armato e con l’aumento del costo della
mano d’opera, una parte sempre mag-
giore del lavoro della società si con-
centrò sulle opere non strutturali, che
comprendevano soluzioni specifiche
per la protezione dal rumore, quali il
loro intonaco acustico e la pianella
Acoustalith.
La capacità della società di innovare in
modi così diversi, ed anche quella di
adattare la volta laminare stratificata ai
mutevoli stili dell’architettura ameri-
cana del XX secolo, ha lasciato negli
Stati Uniti un ricco campionario di edi-
fici la cui struttura e forma discendono
in buona parte da una tecnologia tipica
del Mediterraneo, ma che sono anche
espressione delle aspirazioni e dell’i-
dentità americane.
Nota
1. In spagnolo questa tecnica è conosciuta come
bóvedas tabicadas, e in catalano volta de maó
de plá (volta di mattoni di piatto). In Italia sono
note come volte “in folio” (Costruire in Laterizio
n. 82/2001 pp. 66-73). In America vengono de-
nominate timbrel vaults, termine di origine
oscura, forse derivante dal suono che emettono
quando vengono colpite con un martelletto, che
ne denuncia l’estrema sottigiliezza.
Fonti delle illustrazioni: 1, 13 Hisao Suzuki; 3-6,
8-12 Guastavino/Collins Archive, Avery Architec-
tural and Fine Arts Library, Columbia University.
54 C I L 1 0 7
13. Chiesa di Riverside,
New York, 1927-29,
1950-56 (Arch. Pelton,
Allen & Collens).