Guastavino Volte laminari laterizio

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a costruzione di volte usando il metodo della stratificazione di lamine sottili (1) è un metodo re- lativamente ben conosciuto nell’area mediterranea, grazie soprattutto al la- voro di famosi architetti quali Antoni Gaudí, Lluis Domènech i Montaner e altri esponenti del Modernisme cata- lano, che portarono la tecnica alla sua massima espressività. Poco dopo il 1860, una generazione prima dell’avvento del Modernisme, la tecnologia delle volte che essi utiliz- zarono in modo così creativo veniva ri- vitalizzata e reinterpretata presso la Escola Especial de Mestres d’Obres, a Barcellona. Lì alcuni docenti, in parti- colare Elias Rogent i Amat e Juan Tor- ras i Guardiola, spingevano gli studenti a rianimare la scienza del costruire im- piegando nuove tecnologie e mate- riali. Questa stimolazione venne in larga parte dalla necessità di creare nuovi edifici e nuovi tipi edilizi che ve- nissero incontro all’espansione di Bar- cellona. Un allievo di questa scuola, Rafael Guastavino y Moreno (1842- 1908), nato a Valencia, doveva trarre ispirazione dal loro insegnamento per avviare una carriera come costruttore basata quasi esclusivamente sulla tec- nica della volta laminare stratificata. Il suo primo edificio, che si ricordi, venne costruito nel 1866 a Barcellona. A lui si attribuisce in genere la revivi- scenza di questa tecnica locale per la costruzione di volte, che doveva di- ventare il suo lascito, prima in Spagna e poi negli Stati Uniti d’America. La tecnica costruttiva delle volte la- minari stratificate si pone in netto con- trasto con il metodo tradizionale che prevede l’uso di conci di pietra. Gua- stavino classificò gli archi e le volte costituiti da conci come “Costruzione per Gravità o Meccanica”, poiché la coesione delle loro parti è de- terminata dalla forza di gravità. Le volte laminari stratificate, invece, di- pendono da quella che Guastavino chiamò “Costruzione Coesiva”. Così viene, infatti, definita ogni costruzione la cui stabilità dipende dalla coesione o aderenza chimica delle sue parti co- stituenti. Il più lampante esempio di questo concetto è il guscio in calce- struzzo: le volte e le cupole di Gua- stavino sono precorritrici di questa tecnologia. La sua personale versione della volta laminare stratificata non era radical- mente diversa dalle strutture simili preesistenti. Pianelle laterizie di 2,5 x 15 x 30 cm vengono posate di piatto, piuttosto che di coltello. Il primo strato (intradosso) viene posato me- diante una malta a presa rapida, come ad esempio il gesso, consentendo la costruzione della volta senza bisogno 48 CIL 107 Daniel Lane A partire dal 1866 e per quasi un secolo, prima in Catalogna e poi in America, Rafael Guastavino e i suoi discendenti portarono ai suoi massimi livelli strutturali ed espressivi la tecnica costruttiva delle volte laminari stratificate, sviluppando numerosi brevetti riguardanti applicazioni strutturali, acustiche e ignifughe della costruzione in laterizio Traduzione a cura di Juan Martín Piaggio Arte del Costruire Rafael Guastavino e la razionalizzazione costruttiva del laterizio L

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Guastavino Volte laminari laterizio

Transcript of Guastavino Volte laminari laterizio

Page 1: Guastavino Volte laminari laterizio

a costruzione di volte usando il

metodo della stratificazione di

lamine sottili(1) è un metodo re-

lativamente ben conosciuto nell’area

mediterranea, grazie soprattutto al la-

voro di famosi architetti quali Antoni

Gaudí, Lluis Domènech i Montaner e

altri esponenti del Modernisme cata-

lano, che portarono la tecnica alla sua

massima espressività.

Poco dopo il 1860, una generazione

prima dell’avvento del Modernisme,

la tecnologia delle volte che essi utiliz-

zarono in modo così creativo veniva ri-

vitalizzata e reinterpretata presso

la Escola Especial de Mestres d’Obres,

a Barcellona. Lì alcuni docenti, in parti-

colare Elias Rogent i Amat e Juan Tor-

ras i Guardiola, spingevano gli studenti

a rianimare la scienza del costruire im-

piegando nuove tecnologie e mate-

riali. Questa stimolazione venne in

larga parte dalla necessità di creare

nuovi edifici e nuovi tipi edilizi che ve-

nissero incontro all’espansione di Bar-

cellona. Un allievo di questa scuola,

Rafael Guastavino y Moreno (1842-

1908), nato a Valencia, doveva trarre

ispirazione dal loro insegnamento per

avviare una carriera come costruttore

basata quasi esclusivamente sulla tec-

nica della volta laminare stratificata.

Il suo primo edificio, che si ricordi,

venne costruito nel 1866 a Barcellona.

A lui si attribuisce in genere la revivi-

scenza di questa tecnica locale per la

costruzione di volte, che doveva di-

ventare il suo lascito, prima in Spagna

e poi negli Stati Uniti d’America.

La tecnica costruttiva delle volte la-

minari stratificate si pone in netto con-

trasto con il metodo tradizionale che

prevede l’uso di conci di pietra. Gua-

stavino classificò gli archi e le volte

costituiti da conci come “Costruzione

per Gravità o Meccanica”, poiché la

coesione delle loro parti è de-

terminata dalla forza di gravità. Le

volte laminari stratificate, invece, di-

pendono da quella che Guastavino

chiamò “Costruzione Coesiva”. Così

viene, infatti, definita ogni costruzione

la cui stabilità dipende dalla coesione

o aderenza chimica delle sue parti co-

stituenti. Il più lampante esempio di

questo concetto è il guscio in calce-

struzzo: le volte e le cupole di Gua-

stavino sono precorritrici di questa

tecnologia.

La sua personale versione della volta

laminare stratificata non era radical-

mente diversa dalle strutture simili

preesistenti. Pianelle laterizie di 2,5 x

15 x 30 cm vengono posate di piatto,

piuttosto che di coltello. Il primo

strato (intradosso) viene posato me-

diante una malta a presa rapida, come

ad esempio il gesso, consentendo la

costruzione della volta senza bisogno

48 C I L 1 0 7

Daniel Lane

A partire dal 1866 e per quasi un secolo, prima

in Catalogna e poi in America, Rafael

Guastavino e i suoi discendenti portarono ai

suoi massimi livelli strutturali ed espressivi la

tecnica costruttiva delle volte laminari

stratificate, sviluppando numerosi brevetti

riguardanti applicazioni strutturali, acustiche

e ignifughe della costruzione in laterizio

Traduzione a cura di Juan Martín Piaggio

Art

e de

l C

ostr

uir

e Rafael Guastavinoe la razionalizzazionecostruttiva del laterizio

L

Page 2: Guastavino Volte laminari laterizio

di casserature o centine di supporto;

questo fungeva poi da cassero per gli

strati o lamine successivi, posati a

giunti sfalsati rispetto allo strato sot-

tostante. Il numero di strati dipendeva

dalla geometria di ogni volta o cupola.

Uno spessore medio di tre strati è nor-

male, ma vi sono volte a botte non

portanti, con luce di 3,60 m e monta

del 15 %, costruite e con uno spessore

medio di due strati, con uno strato ag-

giuntivo di rinforzo, o costola, sull’e-

stradosso, ogni 6 m circa.

Prima che si diffondessero i cementi

idraulici tipo Portland, verso la metà

del XIX secolo, le volte laminari strati-

ficate venivano murate con gesso,

calce o malte semi-idrauliche. La resi-

stenza relativamente bassa di questi

materiali impediva la costruzione di

volte fortemente monolitiche, limi-

tando quindi le forme che queste po-

tevano assumere. La loro utilità era

comunque innegabile, poiché il loro

vantaggio principale era ed è quello di

semplificare la costruzione rendendo

praticamente superflua la casseratura.

Le volte erano inoltre resistenti, eser-

citavano una spinta laterale molto mi-

nore rispetto alla classica volta a conci

– consentendo l’uso di muri e contraf-

forti più leggeri – e, soprattutto, erano

a prova d’incendio. Le volte di Gua-

stavino introdussero un nuovo com-

ponente fondamentale: il cemento

Portland. La resistenza e la rapidità di

presa di questo nuovo materiale tra-

sformarono la volta laminare, con-

sentendo di adattarla a costruzioni più

grandi e dalla pianta più articolata. La

costruzione diventava inoltre più spe-

dita, poiché le volte appena eseguite

avevano, grazie al cemento, una resi-

stenza intrinseca così elevata che

poco dopo la posa potevano essere

usate come piattaforme di lavoro per i

muratori che vi lavoravano sopra. Que-

sto nuovo aspetto era particolarmente

critico, dato che gli edifici nei quali le

volte venivano usate diventavano sem-

pre più alti e più grandi. Una completa

casseratura che consentisse agli “ad-

detti ai lavori” l’accesso a una volta a

trenta metri da terra non era più ne-

cessaria.

Guastavino a Barcellona Prima di

emigrare negli Stati Uniti, Rafael Gua-

stavino lavorò moltissimo a Barcel-

lona, costruendo abitazioni e fabbri-

che per alcuni dei principali industriali

della città. Egli aveva legami familiari

con Barcellona: suo nonno vi era im-

migrato dall’Italia verso la fine del

XVIII secolo e suo padre vi aveva lavo-

rato come falegname ebanista.

La sua introduzione all’architettura e

all’arte del costruire era avvenuta a

Valencia, dove aveva lavorato come di-

segnatore presso Josep Nadal, ispet-

tore dei lavori pubblici della città. Du-

rante il suo periodo formativo a Bar-

cellona, dal 1861 al 1864, lavorò anche

in una fonderia e presso lo studio Gra-

nell i Robert.

Dal 1866 al 1880, Guastavino costruì

non meno di due dozzine di edifici in

Spagna, la maggior parte dei quali a

Barcellona. I tre più importanti sono

senz’altro la Illa del Vapor Germans

Batlló (Impianto a vapore F.lli Batlló),

il teatro Centre Villasanés (conosciuto

anche come “la Massa”) nella citta-

dina di Vilasar del Dalt, e la fabbrica di

cemento “Asland” a Clot del Moro,

A R T E D E L C O S T R U I R E49

1. Nartece della chiesa di St. Bartholomew, New

York, 1917-21 (Arch. Bertram G. Goodhue).

Nella pagina a fianco:

2. Confronto fra volte a conci e volte laminari

stratificate (da Choisy).

Page 3: Guastavino Volte laminari laterizio

presso Castellar de n’Hug. Tutti e tre

questi edifici sono tuttora esistenti,

sebbene il Centre Villasanés e la fab-

brica a Clot del Moro siano oggi allo

stato di rovine.

La fabbrica Batlló, costruita tra il 1869

e il 1875, copre quattro interi isolati

dell’Eixample di Barcellona (l’espan-

sione pianificata nel 1851 da Ildefons

Cerdá). A suo tempo fu uno dei più

grandi complessi tessili della Catalo-

gna. I contributi principali di Guasta-

vino furono l’”Edificio dell’Orologio”,

a cinque piani, che ospitava la filanda,

la sala dei telai, parzialmente inter-

rata, e la ciminiera ottagonale.

L’uso di volte laminari murate con ce-

mento Portland nella costruzione dei

solai, invece di strutture in legno, o di

piccoli archi tradizionali in laterizio,

consentì la realizzazione di campate

maggiori e quindi di avere più spazio e

più luce per i macchinari e per gli ope-

rai. Ma ancora più importante, egli

combinò il sistema delle volte con co-

lonne in ghisa e grandi travi di abete

in modo da rendere gli spazi molto re-

sistenti al fuoco, problema particolar-

mente sentito e controverso nell’indu-

stria tessile. Queste migliorie, as-

sieme a molte altre innovazioni ar-

chitettoniche, resero la fabbrica Batlló

rivoluzionaria per i suoi tempi. La fab-

brica chiuse i battenti nel 1889, solo

quattordici anni dopo la sua inaugura-

zione.

Il teatro Centre Villasanés, costruito

nel 1880, è notevole per la sua ele-

ganza strutturale e per la sua sempli-

cità. Per Guastavino esso rappresenta

un impiego inusuale della volta lami-

nare, ma nelle sue mani diventa una

specie di campionario della miriade di

possibilità strutturali e progettuali in-

site nel sistema. Come tale, il teatro è

anche foriero dei molteplici diversi

edifici che egli doveva costruire negli

Stati Uniti. Sebbene sia stata dramma-

ticamente modificata nel corso degli

anni, “la Massa” è ancora in piedi. La

sua cupola di 17 m di diametro, con

oculo centrale, ha una monta di 3,5 m

ed è sorretta da un colonnato in ghisa

a due piani, le cui colonne portano an-

che le volte a botte perimetrali.

La fabbrica di cemento Asland (Com-

pañía General de Asfaltos y Portland

de Barcelona) a Clot del Moro, co-

struita nel 1901 per l’industriale cata-

lano Eusebi Güell i Bacigalupi, ha un

significato speciale nel pantheon degli

edifici di Guastavino, dato che il ce-

mento Portland aveva un ruolo così

centrale nella sua opera. Guastavino,

nel frattempo, era emigrato negli Stati

Uniti nel 1881, e i disegni per la fab-

50 C I L 1 0 7

3. Sezione dello stabilimento Asland.

5. Filanda della Fabbrica Batlló, Barcellona, 1869.

4. A sinistra, il metodo usato da Guastavino per creare il piano di calpestio sopra

le volta (muricci e soletta in pianelle). A destra, il metodo tradizionale di

riempimento con calcestruzzo.

6. La costruzione della Biblioteca Pubblica di Boston.

Page 4: Guastavino Volte laminari laterizio

brica Asland vennero pertanto re-

alizzati in America, con Guastavino a

fare da intermediario fra l’ingegnere

rimasto agli atti, Wallace Ewing, la

ditta Allis Chalmer di New York, la

quale fornì la maggior parte dei mac-

chinari, e Güell in Spagna. Scritti di

Güell a proposito della fabbrica

Asland indicano chiaramente che Gua-

stavino era coinvolto, ma il suo ruolo

preciso resta tuttora poco chiaro.

L’importanza della fabbrica a Clot del

Moro nella vita e nell’opera di Gua-

stavino risiede, più che in quello che

effettivamente venne costruito, nel

forte legame che si instaura tra l’uomo

e l’industria del cemento. Rafael Gua-

stavino aveva un interesse diretto

nello sviluppo del cemento Portland,

in quanto la sua attività dipendeva da

esso, ma all’epoca in cui egli incomin-

ciò ad adoperarlo sistematicamente

esso non era ancora stato perfezionato.

Egli sembra aver capito che il mate-

riale poteva essere migliorato, e l’im-

patto di questa ostinata ricerca sulla

sua attività è evidente. Nei suoi scritti

si fa costante riferimento al cemento,

alla difficoltà di procurarsi un prodotto

di buona qualità.Egli sostiene di aver

fatto esperimenti con gusci in calce-

struzzo già in Spagna, in gioventù, ma

non avendo potuto perfezionarli si

orientò verso il recupero della tecnica

delle volte laminari stratificate. Si dice

che l’emigrazione di Guastavino verso

gli Stati Uniti fu in parte causata dal

suo desiderio di trovare del cemento

Portland di qualità migliore, dato che

le produzioni iniziali erano poco affi-

dabili. Tuttavia, anche in America egli

continuò ad utilizzare cemento impor-

tato dall’Inghilterra, la cui disponibi-

lità era identica in Spagna e in Ame-

rica, e questo indica che la sua emi-

grazione era motivata non tanto dalla

ricerca di un prodotto migliore quanto

dal desiderio di sfruttare l’aria impren-

ditoriale che si respirava negli Stati

Uniti per cercare di migliorare egli

stesso il prodotto. La sua capacità di

fungere da consulente nella progetta-

zione di un tipo edilizio così nuovo e

così specializzato, come una fabbrica

di cemento, indica che egli aveva una

conoscenza pratica profonda del pro-

cesso produttivo del cemento, oltre

alla sua prodigiosa comprensione dei

modi in cui impiegare il materiale.

Guastavino in America Nel 1881 Gua-

stavino partì con suo figlio minore, Ra-

fael Guastavino y Expósito, per gli

Stati Uniti. Egli aveva già una solida

reputazione in Europa e doveva essere

considerato uno dei principali profes-

A R T E D E L C O S T R U I R E51

7. Disegno che accompagnava uno dei brevetti ottenuti da Guastavino negli Stati Uniti.

Page 5: Guastavino Volte laminari laterizio

sionisti nel suo campo. Il suo lavoro

veniva esibito in varie esposizioni ne-

gli anni ’70: nel 1871 all’Esposizione

dell’Agricoltura, Industria e Belle Arti

a Barcellona; nel 1873 all’Esposizione

Universale di Vienna; nel 1876 in una

mostra presso il Centre de Mestres

d’Obres a Barcellona; nel 1876 all’E-

sposizione del Centenario degli Stati

Uniti a Philadelphia, sotto il titolo “Il

Miglioramento della Salubrità delle

Città Industriali”. Per quale motivo

Guastavino decise di emigrare in Ame-

rica proprio mentre incontrava un così

grande successo in patria è tuttora

poco chiaro. Forse, come già accen-

nato, egli cercava di sfruttare lo spirito

imprenditoriale capitalista del Paese

per propagare le sue teorie costrut-

tive. Altri suggeriscono che egli forse

cercasse un campo d’azione nel quale

i materiali fossero maggiormente

standardizzati. O forse volesse trarre

profitto dal boom delle costruzioni al-

lora in atto, e dalla mania per la prote-

zione contro gli incendi. È noto che

Guastavino era al corrente del grande

incendio di Chicago del 1871, che

aveva decimato la popolazione della

città, e sul quale aveva scritto che il

fuoco “ebbe un grande impatto su

tutte le menti europee, [e] mi convinse

che questo Paese fosse il posto giusto

per lo sviluppo del Sistema Coesivo”.

Qualunque siano state le sue motiva-

zioni, Guastavino inizialmente incon-

trò in America forti resistenze al suo

sistema di costruzione di volte. Come

egli stesso ebbe a scrivere, quando

presentava il suo sistema ad architetti

negli Stati Uniti, essi “sembrava che

prendessero la cosa come un sogno, o

come se io fossi un visionario, mentre

altri, più benevoli, dicevano che il si-

stema poteva essere utile in Spagna o

in Italia, ma mai in questo Paese”. Egli

riuscì comunque, alla lunga, ad otte-

nere alcuni incarichi progettuali, e ac-

quistò un terreno a Manhattan sul

quale costruì due edifici per apparta-

menti. Un tentativo fallito di ottenere

il progetto dell’Arion Club gli portò co-

munque la costruzione delle volte dei

solai. Egli si era procurato dei brevetti

per il suo sistema costruttivo laminare

stratificato, ma il lavoro come progetti-

sta o costruttore non era abbondante.

52 C I L 1 0 7

8. First National Bank, Paterson (N. J.), ca. 1890. Scala a chiocciola ellittica. 9. Seminario St. Joseph, Yonkers, New York, 1892 (Arch. W. Schickel & Co).

10. Cattedrale di St. John the Divine, New York. Diagramma che illustra il metodo

per ottenere la curvatura della cupola.

11. YMCA di Jersey City. Piscina coperta, 1924 (Arch. John F. Jackson).

Page 6: Guastavino Volte laminari laterizio

La Biblioteca Pubblica di Boston

Nel 1885 Guastavino partecipò al con-

corso per la Biblioteca Pubblica di Bo-

ston. La sua proposta non venne pre-

scelta, ma non lo fu neanche nes-

sun’altra. Gli amministratori della bi-

Blioteca infine affidarono all’impor-

tante studio di McKim, Meade & White

l’incarico per il progetto. La costruzione

iniziò nel 1888, e Guastavino non venne

coinvolto in nessun modo. Un anno più

tardi Guastavino incontrò McKim per

discutere la possibilità di utilizzare il

suo sistema, sebbene buona parte

delle fondazioni fosse ormai in opera, e

l’acciaio per il piano terra fosse ormai

pronto per essere montato. Il giorno

dopo questo incontro, Guastavino si

presentò in cantiere con una lettera di

presentazione di McKim. Egli fece

un’ardita proposta al responsabile del

cantiere, Edward Benton, per riuscire a

far posto alle sue volte nella Biblioteca:

se Benton gli avesse ceduto tutto l’ac-

ciaio, egli l’avrebbe rivenduto, ed

avrebbe costruito il piano terra quasi

interamente in laterizio, gratis. Se-

condo la corrispondenza pervenuta,

Guastavino passò l’intera giornata in

cantiere a spiegare il suo sistema, a ri-

vedere i disegni esecutivi, a disegnare

esempi di come l’applicazione di volte

laminari stratificate potesse essere in-

tegrata nell’intero edificio. Benton ne

restò fortemente impressionato e con-

sentì a Guastavino di costruire una

volta-campione in cantiere in modo da

poterla collaudare. Due settimane

dopo la costruzione, la volta venne ca-

ricata con 12.200 libbre (5.545 kg) su

una superficie di 4’ x 5-1/2’ (1,20 x 1,67

m). Tre mesi dopo Guastavino riceveva

l’appalto della Biblioteca. La sua ditta

doveva eseguire le costolature struttu-

rali, le volte, l’arretramento dei muri

per lo spiccato delle volte, la costru-

zione di muricci sopra le volte per por-

tarle al livello del pavimento, la costru-

zione di solai in laterizio a due strati fra

questi muricci, scale al rustico, il taglio

e la messa in opera delle travi d’acciaio

e di ferramenta minore, la messa in

opera delle maioliche a soffitto e la

protezione delle travi in acciaio con pia-

nelle in laterizio.

A parte i problemi incontrati nel pro-

curarsi una fornitura costante di laterizi

di qualità sufficiente, il lavoro di Gua-

stavino fece una grande impressione

su tutte le persone coinvolte, in parti-

colare su McKim. Questo fu il primo

edificio pubblico di alto livello realiz-

zato da Guastavino negli Stati Uniti con

un grande progettista. In un certo

senso, l’aspetto più notevole del pro-

getto è la varietà del coinvolgimento

complessivo di Guastavino, vista la sua

relativa anonimità iniziale. Egli costruì

non solamente i componenti strutturali

principali, quali volte, costolature e so-

lette piane, ma anche otto diversi tipi di

volta che definivano spazi interni con-

clusi: volte a botte a tutto sesto rifinite

a intonaco e mosaico, cupole ribassate

tra costolature ad arco in laterizio ri-

vestite in maiolica, volte a crociera, cu-

pole su pennacchi sopra costolature ad

arco in laterizio interamente intonacate

e una volta a botte a cassettoni total-

mente realizzata in laterizio. Sembra,

dunque, che Guastavino riuscì a con-

vincere rapidamente McKim della dutti-

lità e dei vantaggi della costruzione di

volte stratificate; risulta persino che

venne interpellato sul progetto defini-

tivo di alcuni ambienti, dato che il suo

sistema era anche estetico oltre che

strutturale. Più tardi, richiesto da un

collega di un commento sulla compe-

tenza della ditta, McKim scrisse che

aveva una completa fiducia nel sistema

di volte stratificate.

L’espansione dell’attività La Biblio-

teca Pubblica di Boston rappresenta

uno spartiacque per la Guastavino Fire-

proof Construction Company, fondata

nel 1889. Questo lavorò consolidò la re-

putazione della ditta e quella delle

volte laminari stratificate negli Stati

Uniti. Guastavino ebbe cura di assicu-

rare un futuro alla sua società brevet-

tando vari aspetti del suo sistema.

I suoi primi quattro brevetti, completati

prima del suo lavoro alla Biblioteca

Pubblica, riguardavano le tramezze ver-

ticali, le scale, i solai a prova di incen-

dio e un soffitto a cassettoni ugual-

mente a prova d’incendio. Rafael Gua-

stavino senior e suo figlio, che gli su-

bentrò nella gestione della ditta alla

sua morte nel 1908, avrebbero alla fine

detenuto due dozzine di brevetti, al-

cuni per variazioni sulle volte laminari

stratificate ed altri per impieghi più so-

fisticati, quali laterizi acustici e per usi

sanitari.

Guastavino fece anche eseguire delle

prove scientifiche sul suo sistema, in

modo da poterne quantificare la resi-

stenza nei capitolati e anche per dimo-

strare la sua capacità di resistere al

fuoco. Il prof. Gaetano Lanza dell’M.I.T.

calcolò, attorno al 1890, la resistenza di

alcune volte di prova realizzate per la

Biblioteca Pubblica di Boston. Lo

stesso Guastavino aveva effettuato

delle prove di laboratorio in proprio,

nel decennio precedente, per determi-

nare coefficienti di taglio trasversale, di

compressione, di trazione, in modo da

poterne predire il comportamento con

maggiore precisione. Le volte vennero

anche sottoposte a prove di resistenza

al fuoco. Tutte queste sperimentazioni

facevano parte dell’intenso lavoro di

standardizzazione dei sistemi costrut-

A R T E D E L C O S T R U I R E53

12. Prova di carico di una volta, New York City, 1901.

Page 7: Guastavino Volte laminari laterizio

tivi e dei materiali negli Stati Uniti per

la creazione di norme edilizie; erano

anche un tentativo da parte di Guasta-

vino di dare ulteriore legittimità al suo

sistema.

Verso la fine del secolo, la società di

Guastavino era diventata una delle co-

lonne della scena architettonica ameri-

cana, con commesse di ogni tipo e di-

mensione. Il lavoro normalmente com-

prendeva complessi schemi di disposi-

zione delle pianelle interne che funge-

vano, come nella Biblioteca Pubblica di

Boston, sia da elementi strutturali che

da decorazione d’interni. Oltre a

McKim, Meade & White, il curriculum

della società comprendeva alcuni dei

nomi più illustri dell’architettura ameri-

cana: Richard Morris Hunt, Ernest

Flagg, Bertram Goodhue, Cass Gilbert,

Carrère and Hastings, Warren and Wet-

more e Heins and LaFarge.

Per questi ultimi Guastavino costruì

una delle loro cupole più famose,

quella che copre la crociera della catte-

drale di St. John the Divine, a Manhat-

tan. La ditta eseguì anche buona parte

delle opere strutturali della cattedrale,

comprese le volte della cripta, la coper-

tura piana inclinata, la muratura della

navata e le scale a chiocciola, facendo

dell’edificio uno dei molti che si pos-

sono classificare come tour de force

delle loro tecniche e capacità. La cu-

pola sulla crociera è notevole anche per

alcune ragioni particolari. Infatti, que-

sta era stata costruita come copertura

temporanea della Cattedrale (a

tutt’oggi ancora incompiuta), fino a

quando il progetto per la torre nolare

fosse stato approvato e pronto per es-

sere eseguito. A questo punto la cupola

è diventata parte talmente integrante

dell’edificio che risulta difficile anche

pensare di doverla mai rimuovere. Oggi

essa viene lodata come una delle mera-

viglie dell’architettura di New York: la

luce all’imposta è di 41 metri, la più

grande cupola del Paese ai suoi tempi.

Guastavino senior morì poco prima che

iniziasse la costruzione, e suo figlio Ra-

fael Expósito, il quale lavorava con il

padre già da qualche tempo, diresse i

lavori. La ditta aveva la responsabilità

di costruire anche i piedritti; l’intera

struttura venne eretta, senza centina-

ture, in quindici settimane. I muratori

lavoravano da sopra, camminando sul

lavoro del giorno precedente, e non si

registrarono incidenti gravi o mortali.

Un teodolite venne adoperato per otte-

nere la giusta curvatura della cupola.

Durante la sua costruzione, la cupola

veniva già presentata come una grande

opera d’ingegneria da molte pubblica-

zioni, compresi Scientific American, The

Engineering Record, The NY Architect,

The American Architect e il Journal of

the Architectural Association.

La morte di Guastavino padre non ral-

lentò l’attività della ditta. Questa conti-

nuò ininterrotta per mezzo secolo, fino

a quando non chiuse definitivamente i

battenti negli anni ’60. Rafael Guasta-

vino junior morì nel 1950, ma prima di

morire era riuscito ad estendere abil-

mente l’eredità ricevuta, specialmente

sul lato delle innovazioni.

Suo padre si era occupato anche di

acustica, brevettando una modalità co-

struttiva che aveva delle proprietà di

abbattimento del suono, ma il figlio

fece i passi più lunghi in questa dire-

zione, collaborando con l’inventore del-

l’acustica architettonica, Wallace Cle-

ment Sabine.

Con l’emergere dei gusci in cemento

armato e con l’aumento del costo della

mano d’opera, una parte sempre mag-

giore del lavoro della società si con-

centrò sulle opere non strutturali, che

comprendevano soluzioni specifiche

per la protezione dal rumore, quali il

loro intonaco acustico e la pianella

Acoustalith.

La capacità della società di innovare in

modi così diversi, ed anche quella di

adattare la volta laminare stratificata ai

mutevoli stili dell’architettura ameri-

cana del XX secolo, ha lasciato negli

Stati Uniti un ricco campionario di edi-

fici la cui struttura e forma discendono

in buona parte da una tecnologia tipica

del Mediterraneo, ma che sono anche

espressione delle aspirazioni e dell’i-

dentità americane.

Nota

1. In spagnolo questa tecnica è conosciuta come

bóvedas tabicadas, e in catalano volta de maó

de plá (volta di mattoni di piatto). In Italia sono

note come volte “in folio” (Costruire in Laterizio

n. 82/2001 pp. 66-73). In America vengono de-

nominate timbrel vaults, termine di origine

oscura, forse derivante dal suono che emettono

quando vengono colpite con un martelletto, che

ne denuncia l’estrema sottigiliezza.

Fonti delle illustrazioni: 1, 13 Hisao Suzuki; 3-6,

8-12 Guastavino/Collins Archive, Avery Architec-

tural and Fine Arts Library, Columbia University.

54 C I L 1 0 7

13. Chiesa di Riverside,

New York, 1927-29,

1950-56 (Arch. Pelton,

Allen & Collens).