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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 211 (48.535) Città del Vaticano mercoledì 16 settembre 2020

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izia Il Vangelo della XXV Domenica del Tempo ordinario (Matteo 20, 1-16)

L’economia di Dio

Per contemplareil mondo

bisogna entrarci dentro

In un suo recente tweet inviatodall’account Pontifex, PapaFrancesco ha voluto ricordare

che «Per il credente, il mondo nonsi contempla dal di fuori ma dal didentro, riconoscendo i legami con iquali il Padre ci ha unito a tutti gliesseri».

Pur nella sua necessaria brevità iltesto è così denso che è molto az-zardato con un articolo di giornalepretendere di esaurirne tutto il te-soro di significati nascosti, però va-le la pena sottolinearne alcuniasp etti.

Innanzitutto il Papa ci invita acontemplare il mondo. Il che puòcogliere di sorpresa chi è abituato aguardare il mondo con sentimentimisti di paura e diffidenza, cheportano ad atteggiamenti difensivie giudicanti.

No, non guardare, dice il Papa,ma contemplare. Quello scelto èun termine particolare, preciso, esi-gente. Pochi giorni fa su questogiornale il teologo Giovanni CesarePagazzi ha ricordato la prima lette-ra pastorale del cardinale Martinineo-arcivescovo di Milano di 40anni fa sulla “dimensione contem-plativa della vita” e si è concentra-to sul significato etimologico delverbo per cui «contemplare èun’attività che mira al cielo, all’ol-tre, all’al di là, al profondo… ri-spetto a quanto è solitamente di-sponibile. Ciò che nella vita è co-mune e quotidiano sarebbe superfi-ciale, mentre la contemplazioneaspira alla profondità o all’altezza.Affermare invece che la vita è tuttacontemplabile significa ammetterela profondità di quanto affiora allasuperficie di ogni giorno».

Questo è il punto di partenzaanche della redazione di questogiornale, «L’Osservatore Romano»che, ogni giorno, cerca non diguardare ma di “c o n t e m p l a re ” ilmondo, andando oltre ciò cheemerge in superficie e provando aessere “intelligente”, a intus-legere.Da questo punto di vista il proget-to che porterà, nelle prossime setti-mane, ad una ripartenza anche inedizione cartacea del quotidiano, simuove proprio su questa linea, pri-vilegiando la dimensione dell’ap-profondimento a quella del sempli-ce notiziario.

Leggere dentro, dunque, esatta-mente come chiede il Papa nel suotweet. Cosa vuol dire che «il mon-do non si contempla dal di fuorima dal di dentro»? L’immagine,spesso usata in funzione del miste-ro della Chiesa è quella delle vetra-te: rimanendo fuori di una chiesanon si coglie la bellezza di una ve-trata, mentre entrando all’internodella chiesa (e della Chiesa) le ve-trate rifulgono in tutto il lorosplendore grazie alla luce che le at-traversa. Solo entrando nella vitadella Chiesa si riesce a cogliernetutta la profondità e ricchezza, al-trimenti si rischia di giudicarla ap-plicandovi categorie che non ren-dono ragione di quella complessità

e la riducono ad una realtà mera-mente umana, socio-politica, a una“ong pietosa” come spesso ha ripe-tuto Francesco sin dall’inizio delsuo pontificato. Ma in questotweet il Papa non parla della Chie-sa ma del mondo e invita il creden-te ad attraversarlo, ad entrarvi den-tro per contemplarlo dall’interno.E il credente non si può esimeredal farlo, non solo perché è il Papache lo sta chiedendo ma perchéquesto è quello che ha fatto Dio inGesù. È il mistero dell’incarnazio-ne, cuore della fede cristiana. Dionon è rimasto al di fuori del mon-do da lui creato, non si è fermatoad ammirarlo come fosse uno“sp ettacolo”, ma ci si è calato den-tro, immergendosi fino all’abissopiù profondo, la morte e la mortedi croce, per far risplendere queldisegno di amore inscritto giànell’atto della creazione. Disegnodi amore che è costituito dai “lega-mi” di cui parla il Papa: legamiverticali, tra noi uomini e il PadreCreatore e legami orizzontali che ciuniscono a tutti gli esseri, in primisil legame della fratellanza. È que-sto il tema della nuova lettera enci-clica del Papa di cui il mondo co-nosce per ora solo le prime due pa-role tratte da una citazione di sanFrancesco d’Assisi: «Fratelli tutti».È questo un nodo, quello dei lega-mi, centrale per il Papa che lo haaffrontato spesso e anche nel Mes-saggio per la giornata mondialedelle comunicazioni sociali ha invi-tato gli uomini a riscoprire il gustodella narrazione delle storie, diquei “tessuti” che tengono insiemei fili che legano ogni esistenza unaall’altra nello spazio così comeogni generazione nel tempo.

È questo soprattutto il percorsodella kenosis di Gesù che si è fattouomo ed ha vissuto la condizioneumana in tutte le sue dimensioni.Il credente, la Chiesa, è invitata afare lo stesso, non può fare diversa-mente. Molto significativo è il det-taglio che nel Vangelo di MatteoGesù usa il termine “fratelli” p erindicare i suoi amici nell’ultima pa-gina, alla fine, dopo la sua passio-ne e morte, quando è risorto e di-ce: «Andate ad annunziare ai mieifratelli che vadano in Galilea e làmi vedranno» (Mt 28, 10). Vuol di-re che essere “f r a t e l l i / s o re l l e ” non èsolo una condizione di partenza,un dato “e re d i t a t o ” per il fatto diavere tutti la comune origine nellacreazione di Dio, ma è anche unprocesso, una meta che deve e puòessere conquistata ma a patto dicondividere in tutto, “dall’interno”,la vita degli altri esseri a cui siamogià uniti. Vuol dire prendere la cro-ce (e quindi anche morire) peramore degli altri esseri. Solo dopoquindi si può dire “f r a t e l l i / s o re l l e ”,solo se si è contemplato il mondodall’interno e non guardato dal-l’esterno come uno spettacolo dagiudicare e magari condannare.

ANDREA MONDA

Tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein

La firma degli accordia Washington

Il Papa raccomanda di investire nella formazione dei giovani

Esperti di paceattenti ai segni dei tempi

In un mondo «immerso in un cli-ma di guerra e di violenza» c’è bi-sogno di operatori di pace capaci«di maturare un sguardo al mondoe alla storia... attento ai segni deitempi». È quanto scrive Francesconella prefazione al volume Per unsapere della pace edito dalla Libreriaeditrice vaticana, che raccoglie unaserie di riflessioni sul tema dellaformazione delle nuove generazioniin vista di un impegno a favoredella concordia tra i popoli, dellagiustizia, dell’ambiente, dei dirittiumani, della difesa della vita.

E ai giovani in particolare si ri-volge il Pontefice, chiamandoli adivenire «preziosi operatori di pa-ce, pronti a mettersi in gioco neipiù differenti ambiti della vita dellenostre società». Per questo li invitaa coltivare «il gusto della ricercascientifica e dello studio», accom-pagnato a «un cuore capace dicondividere le gioie e le speranze,le tristezze e le angosce degli uomi-ni d’oggi per sapere operare unreale discernimento evangelico».

«Abbiamo davvero bisogno diuomini e donne, ben preparati, do-tati di tutti i necessari strumentiper leggere e interpretare le dina-miche sociali, economiche e politi-che del nostro tempo» raccomanda

il Papa, esortando il mondo univer-sitario a offrire alle nuove genera-zioni percorsi educativi al passocon i tempi.

PAGINA 8

Effetti musicali

D ipingereil silenzio

CRISTIAN CARRARA A PA G I N A 4

Si moltiplicano in Asiale iniziativeper il Tempo del Creato

Al ritmodella “Laudato si’re v o l u t i o n ”

PAOLO AF FATAT O A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

WASHINGTON, 15. I ministri degliEsteri di Emirati Arabi Uniti eBahrain e il primo ministro di Israe-le firmano oggi a Washington i ri-spettivi accordi di pace che prevedo-no la normalizzazione delle relazionitra Israele e i due Paesi arabi.

Alla cerimonia della firma, cheavrà luogo alla Casa Bianca, prendeparte il presidente degli Stati Uniti,Donald Trump. Sarà anche presenteil ministro degli Esteri ungherese,Péter Szijjártó.

I testi delle intese non sono anco-ra noti del tutto, ma la normalizza-zione delle relazioni diplomatichetra Israele e i Paesi arabi è destinatasenza dubbio a cambiare il quadropolitico del Medio oriente, come

hanno rivendicato i protagonisti de-gli accordi.

Risale al 13 agosto l’annuncio diTrump del trattato per la normaliz-zazione dei rapporti tra Israele edEmirati Arabi Uniti, mentre il “capi-tolo Bahrein” si è aperto venerdìscorso con la conferma della firmao dierna.

Il primo ministro israeliano,Benjamin Netanyahu, ha rivendicatol’importanza di «due accordi di pacein un mese». I palestinesi — nono-stante le intese abbiano al momentosospeso l’annessione di Israele diparti della Cisgiordania — hanno dalcanto loro ribadito la totale opposi-zione agli accordi, definendoli «unacoltellata alla schiena».

Fr a t e l l icome dono

di ALESSANDRO GISOTTI

Francesco d’Assisi torna adispirare il Papa che, primonella storia, ne ha assunto

il nome. Se cinque anni fa, erala lode a Dio per il Creato, ilCantico delle Creature, a dareun’anima all’Enciclica Laudatosi’ questa volta è la fraternità (el’amicizia sociale) il fuoco d’at-tenzione del nuovo documentomagisteriale che, proprio nellaterra del Poverello, firmerà ilprossimo 3 ottobre.

Morti due bambini e una donna

Naufragioal largo di Creta

ATENE, 15. Almeno tre persone, duebambini e una donna, sono annegatia largo di Creta. Le vittime si trova-vano a bordo di un barcone caricodi migranti che si è capovolto a cau-sa delle forti raffiche di vento men-tre cercava di raggiungere le costedell’isola greca dalla Turchia. Lo hariferito la Guardia costiera greca,precisando di essere riuscita a salvarealtri 57 persone. L’imbarcazione èpoi affondata 12 miglia a est di Cre-ta. Proseguono le operazioni di ri-cerca e salvataggio da parte dellesquadre di soccorso anche con l’uti-

lizzo degli elicotteri, nonostante lecondizioni meteo avverse. Non è no-to il numero esatto delle persone chesi trovavano a bordo del natante. Leautorità stanno accertando la nazio-nalità dei sopravvissuti. I corpi deidue bambini e della donna sono sta-ti poi ritrovati a 14 miglia dalla costaorientale di Creta, dopo la segnala-zione di uno dei passeggeri. Un al-tro naufragio si è verificato ieri allargo del Libano. Un uomo è morto,mentre 36 persone sono state soccor-se da una imbarcazione dell’Unifil.Due bambini risultano dispersi.

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha accettato la ri-nuncia al governo pastorale del-la Diocesi di Ciudad Obregón(Messico), presentata da Sua Ec-cellenza Monsignor Felipe Padil-la Cardona.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato

Vescovo di Ciudad Obregón(Messico) Sua Eccellenza Mon-signor Rutilo Felipe Pozos Lo-renzini, finora Vescovo titolaredi Satafis e Ausiliare di Puebla.

Nominadi Amministratore

Ap ostolicoIl Santo Padre ha nominato

Amministratore Apostolico sedevacante della Diocesi di Nicopo-li (Bulgaria) il Reverendo Mon-signore Strahil Veselinov Kavale-nov, finora Vicario Generale del-la medesima circoscrizione.

Quando la geografiaè sinonimo di sviluppo

GIULIO ALBANESE A PA G I N A 3

Un migrante tratto in salvo nel Mediterraneo (Afp)

di FABIO ROSINI

La paga giornaliera di un operaio al tempo dei Vangeli era diun denaro, e questo corrispondeva al fabbisogno di un padredi famiglia perché i suoi figli avessero di che vivere.

Essere presi a giornata da un padrone non era un optional,ma una questione vitale. Se leggiamo in questa luce la paraboladei lavoratori nella vigna presi nelle diverse ore, allora intendia-mo meglio la scelta del padrone: lui non conta le ore ma la ne-cessità di questi uomini, e non lascia senza pane le loro fami-glie.

Infatti è illuminante il dialogo fra il padrone e gli operai dellecinque del pomeriggio, in cui l’indagine sul motivo del loro ozio sirisolve nella risposta: «Nessuno ci ha presi a giornata». Questo è ilvero motivo del vuoto umano: quando la vita è tenuta in ostaggiodal nulla, quando non c’è quel Qualcuno che solo sa dare pienezza.Così possiamo guardare a tante persone, soprattutto giovani, chesono nel loop dell’inconsistenza.

Il padrone non ha una mentalità economica.Questa è una parabola sul Regno dei Cieli, non è un sistema

aziendale da yuppies degli anni ’80.Proviamo a pensare a qualcuno a cui vogliamo bene che solo alla

fine della vita trova la strada della fede, fosse anche l’ultimissimotratto della sua esistenza: l’amore ci porta a desiderare di arrivareinsieme alla stessa méta, alla stessa paga, ritrovandoci uniti nel Cie-lo alla fine della nostra giornata su questa terra.

È questa la logica del padrone. Questa è l’economia di Dio.E c’è ancora da dire che gli operai della prima ora, anche se

brontolano, hanno invece passato un giorno intero pensando: “è fat-ta, oggi ho trovato il pane!”.

Che sorte benedetta è lavorare nella vigna! Che grazia poterspendere quanto più tempo possibile nel compito che il Signore ciassegna! Egli è quel Qualcuno che ci ha “p re s i ”, non ci ha lasciatisenza pane, e quando capiamo quale grazia sia “l a v o ra re ” per Lui,viviamo in una fatica felice, e non possiamo che sperare che tutti i“disoccupati” di ogni tipo trovino la Sua paga generosa.

PAGINA 8

Don Roberto Malgesini aiutava migranti e senza tetto

Ucciso a Como un prete al servizio degli ultimi

Aveva appena finito di caricare la macchina con i termos del latte e del tèe le brioches, che sarebbero stati distribuiti di lì a poco ai senza tetto. Eraun prete dedito alla solidarietà, conosciuto per il suo impegno a favore dimigranti e senza fissa dimora, don Roberto Malgesini, 51 anni, ucciso aComo questa mattina alle 7 da un tunisino di 53 anni, ritenuto una perso-na con gravi problemi psichici.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 16 settembre 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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Città del Vaticano

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La Russia stanzia un prestito da un miliardo e mezzo di dollari

Sostegno economicodi Mosca alla Bielorussia

Il messaggio di Mattarella

Un nuovo pattoeducativo

per far ripartireil Paese

L’incontro tra Putin e Lukashenko (Reuters)

Nessunpasso indietro

t u rc onel Mediterraneo

AN KA R A , 15. Nessun passo indietronel Mediterraneo orientale. Dopo ilrientro in porto della nave da ricercasismica turca Oruç Reis, il cui invioil 10 agosto al largo dell’isola diKastellorizo aveva riacceso lo scon-tro con la Grecia, Ankara ha gelatole aspettative di Atene, che l’avevadefinito «un passo positivo».

Il governo di Recep TayyipErdoğan non ha cambiato strategia,ha avvisato ieri sera il ministro degliEsteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu,spiegando che il ritiro della OruçReis — e anche delle fregate di scor-ta dall’Egeo sudorientale — era pre-visto per attività di ordinaria manu-tenzione, rifornimento e sostituzionedei membri dell’equipaggio.

E le altre navi impegnate nella ri-cerca di idrocarburi nel Mediterra-neo orientale (Barbaros HayreddinPasciá e Yavuz), ha precisato il capodella diplomazia di Ankara, prose-guono regolarmente le proprie attivi-tà. Çavuşoğlu non ha però chiuso aldialogo, purché sia senza paletti.«Grecia e Turchia possono avere col-loqui diretti. Ma se i greci insistonocon le precondizioni, anche noi ini-zieremo a porre delle precondizio-ni», ha avvertito, indicando come«causa di tutte le tensioni» la cosid-detta “mappa di Siviglia”, che rico-nosce ad Atene la piena zona econo-mica esclusiva anche intorno alle iso-le più lontane dal territorio conti-nentale e vicine alla costa turca.

La Camera dei Comuni favorevole alla legge nazionale

Johnson tira drittoe attacca l’Ue

Dal Parlamento della legalità

Un urlo contro la mafiae la violenza

di ANNA PAOLA SA B AT I N I

Con la scuola riparte il Paese eper rispondere a questa sfidastorica non è consentito divi-

dersi ed è necessario rafforzare unpatto sociale tra tutti gli attori dellenostre comunità, ma soprattuttoquello educativo con le famiglie cosìcollaborativamente in prima lineaanche in questi giorni. È inequivoca-bilmente questo il messaggio forteche emerge dalle parole decise delpresidente italiano, Sergio Mattarel-la, e, allo stesso tempo, il leit-motivcondiviso per l'inaugurazione del-l'anno scolastico 2020/2021 a Vo' Eu-ganeo, luogo simbolo del drammalegato al covid.

Un anno scolastico straordinario,particolare, complesso, che ripartedopo mesi di doloroso ma necessariolockdown. Un momento storico pertutto il Paese, e verso il quale tuttoil Paese comprensibilmente guarda, ea cui persino Papa Francesco ha ec-cezionalmente dedicato un auguriospeciale auspicando, proprio, chequesta ripresa oltre ad essere vissutada tutti con grande senso di respon-sabilità venga orientata «nella pro-spettiva di un rinnovato patto edu-cativo che veda protagoniste le fami-glie».

«L’inaugurazione dell’anno scola-stico mai come in questa situazioneha valore di ripartenza per tutta lasocietà» ha più volte sottolineato nelcorso del suo emozionante interven-to il presidente della Repubblica, ri-cordando come la scuola, «camminodi libertà» e luogo di formazione dicittadini consapevoli, sia utile anchea fermare attraverso la conoscenza,le paure, nonché a contrastare la vio-lenza e l’intolleranza che stanno inmodo preoccupante diventando unacostante del nostro tempo.

Chiudere per evidente necessità lescuole, luogo emblematico di aper-tura e incontro, ha fatto capire«l’importanza dell’istruzione per lacrescita dei singoli» e, in questo sol-co, il rientro graduale nelle aule nonpuò essere un ritorno al passato ma«occasione per un salto di qualità»nella lotta «all’abbandono sociale ealla marginalità», missione precipuadella scuola.

Nel suo richiamo conclusivo ilpresidente Mattarella, definendo conincisività la scuola quale strumentoessenziale di uguaglianza e garanzia,ha fortemente posto l’accento sullaimprescindibilità di coniugare il di-ritto allo studio con quello alla salu-te, esortando studenti e studentessead essere i primi testimoni di re-sponsabilità verso se stessi e versogli altri a partire proprio da un luo-go, che, peraltro, anche il presidentedel Consiglio, Giuseppe Conte, nelsuo videomessaggio di augurio hadefinito «cuore pulsante del Paese».

Nella stessa direzione, dal palcodi Tutti a scuola, anche le parole delministro dell’Istruzione Lucia Azzo-lina che ringraziando le famiglie peril prezioso supporto durante il pe-riodo di sospensione, ha poi messoin rilievo come la scuola, luogo diapprendimento, socialità ma anchedi legalità, non si sia mai fermata,non abbia mai perso la speranza enon sia stata abbandonata da chi laama .

A margine dell’evento Franco Lo-catelli, presidente del Consiglio su-periore di sanità, ha ribadito anchenelle sue parole l’imprescindibilità diun nuovo e più forte patto educativocon le famiglie, riferendosi a titoloesemplificativo anche alla necessitàdi misurare la temperatura a casaper evitare che facendolo a scuolapotrebbe incorrersi nel rischio diaver fatto circolare prima dell’i n g re s -so in aula un ragazzo o una ragazzagià infetti.

L’esortazione anche nelle paroledell’illustre pediatra membro del Co-mitato tecnico scientifico, ad essereuniti e a non dividersi su un temacosì importante “progetto di tutti",quale quello dell’istruzione, per farein modo che questo anno scolasticospeciale, riavviato con uno sforzoimportante e di più soggetti, possaanche giungere a felice conclusionecome nelle migliori intenzioni di chivi ha lavorato e, soprattutto a van-taggio dei più giovani e del Paesetutto.

MOSCA, 15. Il presidente della Rus-sia, Vladimir Putin, ha offerto pienosostegno economico, politico, e, senecessario, militare alla Bielorussia.Lo ha dichiarato lo stesso leader delCremlino, ricevendo ieri a Sochi,sulle rive del Mar nero, il presidentebielorusso, Alexander Lukashenko.

L’impegno di Mosca nei confron-ti di Minsk sarà un prestito da unmiliardo e mezzo di dollari. In Bie-lorussia, Lukashenko è alle presecon una lunga serie di proteste con-tro la sua contestata vittoria alle ele-zioni presidenziali del 9 agosto scor-so. L’opposizione, che da mesi or-ganizza cortei, ha più volte denun-ciato brogli elettorali su larga scala.

Putin e Lukashenko hanno rivela-to pochi dettagli del finanziamento,

auspicando che possa «influenzare imercati finanziari in modo ade-guat». Il leader del Cremlino ha an-che approvato la proposta di Luka-shenko per una non meglio precisa-ta riforma costituzionale, definendo-la «logica, tempestiva e appropria-ta». Per l’opposizione bielorussa sitratta invece solo di una manovradel contestato presidente per guada-gnare tempo di fronte alle proteste,che non accennano a diminuire,malgrado l’intervento, spesso violen-to, della polizia in assetto antisom-mossa.

Putin, indicano gli analisti politi-ci, teme che Minsk possa sganciarsidall’orbita di Mosca, ma con il suoaperto appoggio a Lukashenko ri-schia però di inimicarsi parte della

popolazione bielorussa. «Mi dispia-ce molto che lei abbia deciso diaprire il dialogo con l’usurpatore enon con il popolo bielorusso», hainfatti dichiarato Svetlana Tikha-novskaya — la candidata dell’opp o-sizione che ha perso alle presiden-ziali — rivolgendosi al presidentedella Russia prima del vertice. «Vo-glio ricordare a Putin — ha poi ag-giunto — che qualsiasi cosa sarà de-cisa e firmata a Sochi non avrà valo-re legale», perché «il popolo bielo-russo ha negato il sostegno a Luka-shenko alle elezioni».

Da oltre un mese migliaia di bie-lorussi stanno quasi quotidianamen-te scendendo in strada per chiederele dimissioni di Lukashenko. La po-lizia sta procedendo a numerosi ar-resti. Solo ieri sono stati fermati 774manifestanti, di cui oltre 500 a Min-sk, dove più di 100.000 personehanno sfilato ancora una volta chie-dendo al governo di «non vendereil paese».

Usa e Ue hanno detto di esserepronti a sanzionare la Bielorussia.

Nell’incontro di Sochi, (prima vi-sita di Lukashenko in Russia dallecontestate presidenziali del 9 ago-sto), Putin ha ribadito che l’asse traMosca e Minsk è anche militare.«La Russia — ha affermato — conti-nua a essere impegnata nel rispettodi tutti gli accordi, inclusi quelli chederivano dal Trattato dello Statodell’Unione e dall’alleanza militareCsto», a trazione russa e di cui fan-no parte anche la Bielorussia e altrequattro Repubbliche ex sovietiche.

Il Cremlino punta a una maggio-re integrazione tra Russia e Bielo-russia nell’ambito dello Statodell’Unione, in modo da aumentareil proprio peso politico nel Paese vi-cino. Lukashenko, in passato, si eraopposto e aveva aperto all’O cciden-te, ora però la situazione è cambia-ta. Putin ha sottolineato la necessitàdi lasciare che la crisi interna allaBielorussia si risolva «senza interfe-renze esterne» ed ha reso noto cheforze militari russe si apprestano adavviare a breve le previste esercita-zioni.

Don Roberto Malgesini aiutava migranti e senza tetto

Ucciso a Como un preteal servizio degli ultimi

CO M O, 15. Aveva appena finito dicaricare la macchina con i termosdel latte e del tè e le brioches,che sarebbero stati distribuiti di lìa poco ai senza tetto della città,cioè quello che faceva da annigrazie all’aiuto di un gruppo divolontari.

Era un prete dedito alla solida-rietà, conosciuto per il suo impe-gno a favore di migranti e senzafissa dimora, don Roberto Malge-sini, 51 anni, ucciso a Como que-sta mattina alle 7 da un tunisinodi 53 anni, con vari decreti diespulsione alle spalle, ospite diun dormitorio e ritenuto una per-sona con gravi problemi psichici.Il sacerdote stava iniziando il suogiro di distribuzione delle primecolazioni nel quartiere di SanRocco, da tempo abitato da moltiimmigrati stranieri, quando il tu-nisino, che probabilmente cono-sceva, lo ha colpito con varie col-tellate, una delle quali, letale, alcollo. Dopo aver ferito mortal-mente il prete, l’assassino è anda-to a piedi dai carabinieri per co-stituirsi.

Don Roberto era originariodella provincia di Sondrio. Natonel 1969, era stato ordinato sacer-dote nel 1998. Il suo primo incari-co, riferiscono alcune fonti, erastato quello di vicario a Gravedo-

na e quindi a Lipomo. Dal 2008era collaboratore della comunitàpastorale «Beato Scalabrini» checomprende anche la parrocchia diSan Rocco in Como. Il vescovo,Oscar Cantoni, recatosi sul luogodel delitto, ha espresso «profondodolore e disorientamento perquanto accaduto», ma anche «or-goglio verso questo nostro prete,che ha da sempre lavorato sulcampo fino a dare la sua vita pergli ultimi». Stasera alle 20.30 incattedrale monsignor Cantoniguiderà il rosario: «Di fronte allatragedia la Chiesa di Como sistringe in preghiera per il suoprete don Roberto e per chi l’hacolpito a morte», si legge in uncomunicato.

La Caritas di Roma, esprimen-do «vicinanza alla diocesi di Co-mo in questo momento di dolo-re», ricorda il ruolo di Malgesininella parrocchia di San Bartolo-meo, vicina alla chiesa di SanRocco all’Augusteo: «Serviva allamensa, al dormitorio, aveva strettorelazioni profonde con molti sen-zatetto e migranti» (molti in lacri-me oggi appena appresa la noti-zia); era «un’anima generosa, nonsolo per vocazione religiosa masoprattutto per quella umana. Aiu-tare gli altri è il precetto su cuiaveva basato la sua intera vita».

di RA F FA E L E LUISE

«D ite no alla mafia, nonpermettete che entrinelle vostre famiglie e

nelle vostre case. Salvaguardate ivostri figli. Attenzione, la mafia, lacamorra e la ‘ndrangheta stannoinvadendo tutto il Paese». Parolefortissime, scandite dal generaledei carabinieri Mimmo Basile, fra-tello del capitano dell’Arma Ema-nuele, ucciso da cosa nostra nel1980, che hanno infiammato ilquarto Convegno nazionale delParlamento della legalità interna-zionale, tenutosi nei giorni scorsi aMonreale, su un tema di intrigan-te attualità: «Dovere, legalità, gra-titudine, quando le persone nor-mali diventano eroi».

Immediata e stupefacente lareazione dei presenti, circa trecen-to persone provenienti da diverseregioni d’Italia, scattati in piedi adapplaudire tutti insieme — i tantigiovani e le famiglie, accanto agliuomini delle istituzioni e ai più al-ti gradi delle diverse forze dell’or-dine, molti con le lacrime agli oc-chi, e ad uomini di Chiesa come ilcardinale Francesco Coccopalme-rio (presidente emerito del Pontifi-cio consiglio dei testi legislativi) eil vescovo di Monreale MichelePennisi (guida spirituale del Movi-mento) — l’emozionante testimo-nianza del vecchio ufficiale, chechiedeva certezza del diritto e mo-bilitazione civile e popolare controlo strapotere delle mafie.

Un ammonimento preciso, inun momento di grande sconcertoper il centinaio di boss mafiosi de-tenuti, di altissima pericolosità,sbrigativamente messi ai domicilia-ri a causa del coronavirus, e anco-ra non rientrati in carcere. Natodal celebre anatema di san Gio-vanni Paolo II contro la mafia il 9maggio del 1993 ad Agrigento, ilParlamento della legalità ha avutonon a caso come primo presidenteonorario il giudice Antonino Ca-ponnetto, allora coordinatore delpool antimafia cui aderirono Fal-cone e Borsellino. Sotto la guidadi Nicolò Mannino, suo fondatoree presidente, il Movimento è dive-nuto ormai un importante puntodi riferimento per l’educazione al-la legalità in tutto il territorio na-

zionale, e da qualche mese haaperto una sede anche al Cairo.

E proprio Nicolò Mannino, in-sieme al vice-presidente Salvo Sar-disco, ha voluto rimarcarne la forteispirazione cristiana, arricchitasinegli ultimi anni di una connota-zione ecumenica ed interreligiosa.Oltre ai copti, erano infatti presen-ti all’incontro anche gli imam diVerona e di Catania. Un camminodi educazione alla legalità che sisnoda ormai da più di vent’anni, eche riceve ulteriore forza dalla pre-senza delle forze militari, a partiredal generale Carmine Lopez, capodella Guardia di Finanza per la Si-cilia e la Calabria, e presidenteonorario del Movimento. Moltotoccante anche la testimonianzadei genitori di Paolo La Rosa, uc-ciso a febbraio a Terrasini dalla di-sumana violenza di altri giovani,soltanto perché cercava di metterepace in una rissa scoppiata fuorida un locale. La stessa dinamicadel barbaro omicidio di WillyDuarte la settimana scorsa a Colle-ferro. Una deriva d’odio soprattut-to giovanile, che dilaga sui social,e che ha allarmato diversi relatori.«Si tratta di un’agghiacciante on-data di disumanità che indebolisceulteriormente i già fragili legamisociali», ha ammonito il cardinaleCoccopalmerio. «C’è bisogno piùche mai di eroi della quotidianità,che sappiano ricucire più saldi rap-porti umani e sociali — ha dettoNicolò Mannino — perché amareoggi è eroismo, ed abbracciare lasolidarietà e la fraternità sociale èanch’esso una forma di eroismonecessario».

LONDRA, 15. Boris Johnson nonindietreggia e attacca l’Ue, dopoche il contestato progetto di leggedel governo britannico supera,non senza affanni, il primo scoglioalla Camera dei Comuni.

Un testo che mira a rimettere indiscussione attraverso una normanazionale (l’Internal Market Bill)alcuni degli impegni presi per ildopo Brexit nell’accordo di reces-so firmato con Bruxelles, in parti-colare sullo status commerciale edoganale dell’Irlanda del Nord, eche ha provocato la protestadell’Ue. Il provvedimento è passa-to con 340 voti a favore e 263 con-trari. Ma con una maggioranza az-zoppata da varie astensioni, chelascia intuire una partita forse an-cora aperta nelle prossime tappedell’iter. Una ventina di deputatiTory hanno infatti votato contro,critici con diversi accenti sulla po-tenziale violazione del diritto in-ternazionale espressa in alcunipunti del testo. Un segnale che ilgoverno potrebbe essere ancora arischio nelle votazioni destinate laprossima settimana ad affrontareemendamenti ideati per annacqua-re almeno in parte la legge; senzacontare il successivo passaggio tec-nico alla Camera dei Lord.

L’Internal Market Bill è statodifeso in apertura di dibattito daJohnson in persona e dal ministroMichael Gove. Il premier ha attac-cato l’Ue, accusandola di non ave-re negoziato «in buona fede» l’in-

tesa sul divorzio e di avere mostra-to un approccio «estremo» neisuccessivi colloqui sulle relazionifuture commerciali, tuttora in cor-so, ma al momento in fase di stal-lo. Ha poi sostenuto che in casodi fallimento dei colloqui l’Ue sa-rebbe pronta a pretendere un veroe proprio confine doganale fra Ir-landa del Nord e resto del RegnoUnito, mettendo a rischio «l’inte-grità territoriale» britannica; e chel’approvazione finale della leggeservirà a togliere dalle mani dei 27questa «pistola», spingendoli ver-so un compromesso negoziale conLondra sul libero scambio.

Compromesso che il governo re-sta impegnato a raggiungere, hapoi minimizzato Gove. In nessuncaso, ha assicurato comunqueJohnson, deal o no deal, il governoporrà barriere alla frontiera fral’Irlanda del Nord e la Repubblicad’Irlanda, nel rispetto di quantoprevisto dall’accordo di pace delVenerdì Santo del 1998. Il discorsonon ha però convinto una parte dideputati conservatori, che ha an-nunciato di non poter dare in co-scienza l’approvazione finale aquesto testo se non sarà emenda-to. Mentre è stata rigettata dura-mente dalle opposizioni, con il la-burista, Ed Miliband, che ha accu-sato governo e primo ministro di«incompetenza», di «teppismo le-gislativo» e di «gettare fra i rifiutila reputazione internazionale» delRegno Unito.

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 16 settembre 2020 pagina 3

Nuovo record giornaliero di infezioni da coronavirus nel mondo

L’Oms insistesul distanziamento

Periferie del mondo ancora sconosciute

Quando la geografiaè sinonimo di sviluppo

Al centro dei colloqui la ricerca di una soluzione politica alla crisi libica

Haftar incontrala delegazione di sicurezza egiziana

Brasile: il Pantanalcontinua bruciare

Per Trump i cambiamenti climatici non c’entrano

Usa, gli incendi infiammanoanche il dibattito elettorale

Un cantieread Addis Abeba

NEW YORK, 15. Il nuovo coronavi-rus, che complessivamente ha col-pito oltre 29 milioni di persone,non dà segnali di tregua sul mon-do. Ieri infatti l’O rganizzazionemondiale della sanità (Oms) hacertificato un altro record giornalie-ro di nuove infezioni, quasi 308mi-la. Il numero di vittime nel mondoper cause riconducibili al covid-19ha superato quota 925mila. A ren-derlo noto sono i dati aggiornaticontinuamente dall’università statu-nitense Johns Hopkins.

L’organismo Onu ha invitato acomportamenti individuali ancorapiù prudenti, come evitare anche ilsaluto con il gomito. Sarebbe me-glio salutarsi portando la mano sulcuore piuttosto che toccandosi igomiti l’uno con l’altro: è il consi-glio del direttore generaledell’Oms, l’etiope Tedros Adha-nom Ghebreyesus, secondo cui conil saluto col gomito «la distanza disicurezza non viene mantenuta e ilvirus può essere trasmesso attraver-so il contatto della pelle».

Gli Stati Uniti detengono sia iltriste primato dei decessi che quel-lo delle infezioni, rispettivamente164.536 i morti e oltre 6,5 milioni icontagi. Dall’inizio della pandemianegli Usa sono guarite 2.451.406p ersone.

Nel paese si tornerà alla norma-lità «nel 2021, forse verso la finedel 2021». Questa la previsionedell’infettivologo Anthony Fauci,direttore del National Institute ofAllergy and Infectious Diseases(Niaid) e componente della taskforce della Casa Bianca contro lapandemia di covid-19, fatta neigiorni scorsi nel corso di un’intervi-sta su “Msnb c”. Per Fauci, un vac-cino potrebbe essere pronto entrola fine di quest’anno, ma «intantoche sarà avviata la distribuzione evaccinata la maggioranza della po-polazione» si arriverà a «metà o fi-

ne 2021». Non prima di allora saràpossibile un ritorno alla normalità.L’immunologo ha poi aggiunto di«dover dissentire» dalle dichiara-zioni sulla situazione rilasciate dalpresidente Donald Trump, secondocui il paese è alla «svolta finale»contro il virus.

India e Brasile si dividono en-trambi i podii. Il Brasile, con oltre132.000 vittime e 4.345.610 positivi,è al secondo posto della graduato-ria relativa alle morti e al terzo perquella dei contagi. Il bilancio quo-tidiano è fortunatamente sceso nel-l'ultimo periodo. Ieri i contagi han-no superato di poco le 15.000 unitàe i morti sono stati 381. Il presiden-te brasiliano, Jair Bolsonaro, pochigiorni fa ha affermato che il suogoverno sta "vincendo" la battagliacontro il coronavirus, elogiando lepolitiche di sostegno messe in attoin questo periodo di pandemia.

A New Delhi il ministero dellaSalute ha registrato finora 4,9 mi-lioni di casi e più di 80.000 deces-si. Al momento è il paese che stavivendo maggiori difficoltà con ilpiù alto numero di infezioni gior-naliere: ieri oltre ottantamila dopoquattro giorni sopra quota 90.000.Nella giornata di oggi il paese asia-tico potrebbe raggiungere il tettodei 5 milioni di casi.

In Europa, dopo una relativatregua nei mesi scorsi, da alcunesettimane si assiste a un aumentodei casi, soprattutto in Spagna eFrancia. Finora nello stesso arco ditempo il numero delle vittime è ri-masto lontano dalle cifre inquietan-ti della scorsa primavera. Secondol’Oms in autunno la pandemia tor-nerà a mostrare gli artigli in Euro-pa. «La situazione diventerà piùdifficile. In ottobre e novembre ve-dremo una maggiore mortalità» hasottolineato il direttore europeodell’Oms, Hans Kluge.

TRIPOLI, 15. Il leader del sedicenteEsercito nazionale libico (Lna) ge-nerale Khalifa Haftar, ha ricevutoieri, presso il quartier generale delLna a Rajma, vicino a Bengasi, ilcapo del Comitato nazionale egizia-no incaricato del fascicolo libico,generale Ayman Badie, e alcuni altifunzionari. L’incontro si è concen-trato sugli ultimi sviluppi nell’a re alocale e internazionale. Sono stateinoltre affrontate «numerose e im-portanti questioni di interesse co-mune tra i due paesi fratelli». Loriferisce in una dichiarazione il Co-mando generale.

All’inizio della giornata, la dele-gazione egiziana per gli affari libiciha incontrato anche il presidentedel Parlamento dell’Est, Aquila Sa-leh, nella sua residenza di Al-Qob-bah. Si è discusso dei modi perporre fine alla crisi libica e accelera-re il raggiungimento di una solu-zione politica, invitando tutte leparti interessate a lavorare per que-sto obiettivo. È quanto si legge sulsito web del parlamento della Cire-naica.

La visita del capo del Comitatoegiziano arriva il giorno dopo laconclusione della visita di alcunimembri della Camera dei rappre-sentanti, del Consiglio supremo diStato e di leader militari, politici esociali di Tripoli e Misurata. Secon-do le poche indiscrezioni trapelate,le discussioni si sarebbero concen-trate anche sul recente rilancio deinegoziati tra il Governo di accordonazionale libico (Gna) guidato daFayez al-Serraj e l’Lna. Gli osserva-tori evidenziano il fatto che il pre-mier del Gna abbia di recente no-minato Emad Trabelsi, di Zintan,vice-capo dell’intelligence e Moha-med Omar Bayou, descritto damolti come pro-Haftar a capo delnuovo istituto statale, FondazioneMedia. Un segnale, secondo alcuni,di un certo avvicinamento. Le no-mine hanno suscitato forti criticheda parte della Fratellanza Musul-mana (Fml) che ha indetto manife-stazioni nel centro di Tripoli, dome-nica mattina, di fronte alla sede delConsiglio presidenziale.

BRASÍLIA, 15. Non conosconososta gli incendi nel Pantanal,considerato un santuario dellabiodiversità, che, per gran parte,si estende in Brasile. Secondol’Istituto nazionale di ricercascientifica (Inpe), tra il 1° gen-naio e il 13 settembre di que-st’anno il numero dei focolainella regione è aumentato di ol-tre il 210 per cento rispetto allostesso periodo del 2019 (da4.660 a 14.764). Dall’iniziodell’anno il fuoco ha distruttofinora 2,34 milioni di ettari, parial 15 per cento della più grandezona umida del pianeta, che siestende anche al Paraguay e allaBolivia.

La regione sta subendo lapeggiore siccità degli ultimi 47anni e non si sono verificate leinondazioni causate dallo strari-pamento dei fiumi, che sono co-muni in questo periodo dell’an-no. Lo stato più colpito è il Ma-to Grosso, dove le fiamme stan-no minacciando anche riserve eparchi naturali. Cadaveri di ani-mali, come giaguari (già a ri-schio estinzione), alligatori, cervie uccelli, sono stati visti ai mar-gini dell’autostrada Transpanta-neira.

Mai come oggi è possibile ac-cedere ad una quantità in-dicibile di carte geografi-

che, quasi tutte digitalizzate ed indi-cizzate. Quelle topografiche, adesempio, vengono utilizzate frequen-temente per la navigazione — p o co

che la meteorologia e il monitorag-gio degli eco-sistemi, in considera-zione soprattutto dei repentini cam-biamenti climatici, fanno affidamen-to sulla cartografia e sull’informazio-ne geografica in termini generali. Ilproblema di fondo è che il repentinoprogresso tecnologico ci ha portato apensare che le superfici del nostropianeta siano del tutto conosciute edunque cartograficamente note. Einvece non è così. Se questo è vero acasa nostra, nel cosiddetto Primomondo, non possiamo affermare lostesso per i paesi in via di sviluppo,soprattutto quelli africani. In altreparole, utilizzando il gergo di PapaFrancesco, vi sono delle periferie delmondo ancora scoperte; non tantoperché non se ne conoscono i confi-ni, quanto piuttosto perché le rap-presentazioni topografiche in circola-

zione non sono in grado di fornire iparticolari di quei territori.

Le app in circolazione, accessibiliattraverso la rete internettiana, cheoffrono la possibilità di scaricare lemappe satellitari, hanno a volte, percosì dire, delle zone d’ombra. Sitratta di un vulnus che evidenzia loscarso interesse economico da partedei provider nei confronti di deter-minate superfici geografiche del pia-neta. Questo è il motivo per cui ènato a Roma un gruppo di lavorodenominato Map For Future il cuiobiettivo è colmare tali carenze car-tografiche dei paesi poveri. «L’as-senza di una cartografica aggiornata— spiega Valerio De Luca, copromo-tore dell’iniziativa insieme a Giusep-pe Maria Battisti — non solo ci faper così dire sbagliare strada, manon aiuta una regione a crescere in

termini di sviluppo generale. Dovemanca la conoscenza dell’informa-zione geografica manca spesso unavisione di sviluppo economico, so-ciale e culturale». Dall’inizio delloscorso anno, questa iniziativa hacoinvolto geografi, ingegneri infor-matici, esperti di monitoraggio satel-litare, urbanisti, studenti e semplicicuriosi che insieme hanno realizzatoeventi di sensibilizzazione chiamatiMapathon, veri e propri laboratoridi studio dove i volontari partecipa-no alle attività di mappatura con ilproprio portatile. Hanno così identi-ficato dei villaggi rurali nella Tanza-nia settentrionale al fine di suppor-tare le attività di promozione umana,tra le quali spicca la lotta contro lamutilazione genitale femminile mol-to diffusa nella regione.

Il gruppo di esperti ha ricevutoanche numerose richieste per map-pare quelle aree particolarmente col-pite da eventi atmosferici catastroficiche rendono difficile la ricostruzioneper la mancanza di un’informazionecartografica di riferimento. Anche ilperiodo di lockdown imposto neimesi scorsi dal coronavirus, ha para-dossalmente rappresentato per i vo-lontari il tempo propizio, attraversoil collegamento in rete digitale, peravviare un piano di mappatura delSomaliland. Grazie al prezioso con-tributo del Forum - UN Italia,un’associazione italiana che riunisceex funzionari delle Nazioni Unite edaltri organismi internazionali impe-gnati nel dialogo tra le culture e losviluppo umano è stato messo incantiere un geoportale per Hargeisacon un primo focus particolare sullacittà di Wajaale, nei pressi del confi-ne con la vicina Etiopia (paese senzasbocco sul mare) e snodo di transitosignificativo sulla direttrice commer-ciale che unisce la capitale etiopicaAddis Abeba al porto di Berberasulla costa somala del Golfo diAden.

Il confinamento domiciliare nonha dunque impedito telefonate e vi-deochiamate tra i volontari di MapFor Future, Forum - UN Italia e ilteam Gis & Catastal Survey — Gcs,un’organizzazione non governativadel Somaliland impegnata nellamappatura catastale della regione.L’aspetto tecnologico più interessan-te di questo progetto è la possibilitàdi allestire l’infrastruttura informati-ca con i partner locali in modo chesi possano dotare di database perl’archiviazione di dati spaziali nelformato Gis. Di cosa si tratta?Quando solitamente utilizziamoun’app o visitiamo un sito in cui civengono mostrate delle informazionisu una mappa digitalizzata, peresempio interagendo col nostro navi-gatore satellitare, o cerchiamo il mi-glior ristorante in zona, stiamo uti-lizzando una tecnologia basata suun’idea semplice di oltre un secolofa, il Gis appunto. Si trattadell’acronimo di Geographic infor-mation system, sistema informativogeografico i cui tratti fisiognomicioggi risultano essere quelli di unatecnologia proiettata sul futuro,quella impressa dal rivoluzione digi-tale 4.0.

La cooperazione tra i volontariitaliani e Hargesia è solo il primopasso nel migliorare la gestione dellerisorse territoriali, con l’appoggio el’approvazione del ministerodell’agricoltura di Hargeisa. In uncontesto africano marginalizzatodall’esclusione sociale, le sfide chehanno di fronte le amministrazionilocali sono molte: dallo studio sullemodalità di pianificazione e svilup-po agricolo e sanitario, al monito-raggio del sistema scolastico nellearee rurali, per non parlare dell’esi-genza di rafforzare le grandi arteriedi comunicazione stradale. Il geo-portale in fase di allestimento sarà ingrado di soddisfare queste istanzeattraverso la raccolta dei dati spazialiriferiti al territorio in questione. Ilpersonale locale di Hargeisa e Wa-jaale (società civile e istituzioni) ver-rà presto formato sull’uso di questinuovi sistemi, in un’ottica di capaci-ty building per garantire la crescitaprofessionale di tutto il partenariato.Dunque, una cooperazione, quellapromossa da questi volontari italiani,certamente inedita e fortemente in-novativa per un continente che invo-ca l’agognato riconoscimento dalconsesso delle nazioni. Anche geo-grafico.

Costa d’Avorio:respinta la candidatura di Gbagbo

WASHINGTON, 15. Il dibattito elet-torale statunitense si infiamma con-centrandosi sul cambiamento cli-matico, indicato in ambito scientifi-co quale maggiore causa degli in-cendi che stanno devastando la co-sta ovest degli Stati Uniti. Al mo-mento le fiamme hanno provocatola morte di almeno 35 persone edecine di dispersi in California,Oregon e Washington.

Secondo gli scienziati, l’ampiez-za dei roghi è legata al cambiamen-to climatico, che aggrava una sicci-tà cronica e provoca condizionimeteo estreme, responsabili anchedi sempre più frequenti e violentiuragani a sud. Lo scenario lungo lacosta del Pacifico è drammatico:intere cittadine bruciate, oltre 20mila kmq di terreno distrutti in 12Stati, centinaia di migliaia le perso-ne allertate e circa 40.000 sfollatenel solo Oregon, decine di disper-si. E una qualità dell’aria, resa irre-spirabile dal fumo, tra le peggiorial mondo a San Francisco, Por-tland e Seattle.

A ricondurre il problema del cli-ma al centro del dibattito politicosono state alcune dichiarazioni delpresidente Donald Trump, ieri invisita a in California per fare ilpunto sulla situazione e sulle ope-razioni per combattere i devastantiincendi. Durante una riunione aSacramento, di fronte a Wade Cro-wfoot, capo della California Natu-ral Resources Agency, ha affermatoche i roghi dipendono dalla cattivagestione delle foreste, di cui ha ac-cusato le autorità locali, aggiun-gendo, poi, che «il clima comince-rà a diventare più freddo».

«Vorrei che la scienza concordas-se con lei» ha ribattutto Crowfootall’inquilino della Casa Bianca, inevidente contrasto con questa linea.Ma Trump in serata su Twitter hainsistito sulla sua linea: «Non pen-so che la scienza sappia realmen-te». Nulla di nuovo, in realtà, vistoche in passato il presidente avevadefinito il cambiamento climaticouna "bufala".

«Trump ignora e deride la scien-za sia nella pandemia che nella lot-ta al cambiamento climatico, chepone un’imminente minaccia esi-stenziale al nostro modo di vivere.Può tentare di negare la realtà, mai fatti sono inconfutabili» ha di-chiarato ieri il candidato dei demo-cratici alla presidenza Usa, Joe Bi-den, accusando Trump di non esse-re riuscito a gestire la crisi ambien-tale così come quella sanitaria».

di GIULIO ALBANESE

importa se terrestre, marittima o ae-rea — attraverso l’interazione dei si-stemi satellitari con i nostri tablet,smartphone e ogni sorta di dispositi-vo capace di accedere alla rete. An-

YA M O U S S O U K R O, 15. La Corte co-stituzionale della Costa d’Avorioha respinto la candidatura dell’expresidente Laurent Gbagbo edell’ex premier e leader ribelleGuillaume Soro alle elezioni presi-denziali del prossimo 31 ottobre. Èstata, invece, convalidata quelladel presidente Alassane Ouattaraper un controverso terzo mandato,cosa che ha fatto salire la tensionenel paese.

La Corte costituzionale ha con-validato solo quattro delle 44 can-didature presidenziali. Oltre aquella di Ouattara, sono state ac-cettate quelle dell’ex presidenteHenri Konan Bédié, di Pascal AffiNguessan, ex primo ministro sottola presidenza di Gbagbo e del de-

putato Kouadio Konan Bertin,dissidente del partito di Bédié.

In precedenza la Commissioneelettorale aveva già dichiarato chechiunque avesse precedenti penalisarebbe stato estromesso dalla cor-sa. La radiazione dalle liste eletto-rali di Gbagbo era stata decisa daltribunale di primo grado di Abid-jan, che aveva confermato unasentenza con la quale la Commis-sione elettorale aveva rimosso ilsuo nome dalla lista degli elettoria causa di precedenti questionigiudiziarie legate al caso “rapinaBceao” — Banca centrale degliStati dell’Africa occidentale — unprocesso nel quale l’ex capo diStato fu condannato a 20 anni dic a rc e re .

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 mercoledì 16 settembre 2020

La «cultura dello scarto» nell’ultimo spettacolo di Jan Fabre

Cassandratorna a parlare

La capacità di avventurarsi nella propria interiorità

Dipingere il silenzio

Il compositore statunitense John Cage

Paris Nogari«Allegoria del silenzio»(1582, particolare)

Stella Höttler in «Resurrexit Cassandra» in scena al Napoli Teatro Festival

La musica, gli influencer e il caso di Willy MonteiroSiamo assediati dal superfluonon c’è distanza tra noi e le cosenon c’è lo spazio vuotoLa musica può aiutarciin questo discernimento

di CRISTIAN CARRARA

È il 29 agosto del 1952. Siamo alla Ma-verick Concert Hall, una sala da con-certo in legno, simile ad un fienile,immersa tra querce e abeti, costruita amano nel 1916 come parte della colo-

nia di Maverick. Siamo nei pressi di Woodstocknello stato di New York. Il pubblico ha presoposto, si sente il tradizionale brusio di attesa. Ilpubblico si scambia sottovoce pareri, sensazioni,si accomoda prima che il concerto inizi.

Da dietro e le quinte sbuca David Tudor, sisiede al pianoforte, abbassa il coperchio e iniziaa guadare il cronometro. Per altre due volte, alzae abbassa il coperchio, tentando di fare il minorrumore possibile. Trascorsi 4 minuti e 33 secondiTudor si alza per ricevere gli applausi del pub-blico. Quello a cui si è appena assistito è la pri-ma esecuzione di 4’33”, scritto dal compositorestatunitense John Cage. Un brano irriverente,provocatorio, che aveva l’intento di dimostrarecome, di fatto, il silenzio non esista. O, meglio,che quello che noi chiamiamo silenzio, in realtà,è un insieme di piccoli suoni e rumori che si sus-seguono e rincorrono.

«Ciò che pensavo fosse il silenzio — ha spie-gato anni dopo Cage — si rivelava pieno di suo-ni accidentali, dal momento che non sapevanocome ascoltare. Durante il primo movimento sipoteva sentire il vento che soffiava fuori. Nel se-condo, delle gocce di pioggia cominciarono atamburellare sul soffitto, e durante il terzo, infi-ne, fu il pubblico stesso a produrre tutta una se-rie di suoni interessanti quando parlavano o sene andavano».

Al di là della provocazione di Cage, è veroche il silenzio, in qualunque accezione lo inten-diamo, ha a che fare con la musica. Possiamo di-re, anzi, che è difficile entrare pienamente nel fe-nomeno musicale senza aver compreso, e vissu-to, il significato della parola silenzio. Questo ac-cade perché la musica è costruita sul silenzio. Isuoni, infatti, emergono dal silenzio e ad esso ri-tornano. Il silenzio è per il compositore quelloche per il pittore è la tela. I suoni sono i coloricon cui “dipinge” il silenzio. Come ha sottoli-neato giustamente il grande direttore d’o rc h e s t r aClaudio Abbado: «Il silenzio è una condizionedel suono, anzi, in alcuni casi è il più sublimedei suoni. Sottolinea, amplifica, fa vibrare, fa ri-saltare, preannuncia, sospende, invade. È unmezzo espressivo a tutti gli effetti». Il silenzio ècertamente qualcosa di misterioso, difficile dacogliere appieno senza una certa fatica. Eppure,possiamo dire che l’esperienza di silenzio cheognuno di noi può fare è centrale per cogliere egodere in profondità della musica.

Paesaggio sonoro: «Così come ha bisogno delsonno e del riposo per rinvigorire e rinnovare leproprie energie vitali, così l’uomo ha anche biso-gno di momenti di calma e di silenzio per rinno-vare la propria serenità mentale e spirituale. Untempo la quiete era un articolo prezioso nel co-dice non scritto dei diritti dell’uomo. L’uomo siriservava, nella propria vita, degli spazi di quieteper ricostruire il proprio metabolismo spiritua-le». Oggi, non solo questi spazi sono sempre dimeno, ma siamo bombardati continuamente dastimoli sonori e rumori che impediscono di faresperienza di quel silenzio che è occasione di ri-storo per l’anima ma, anche, precondizione perl’ascolto della musica.

Come la musica abbia incredibilmente a chefare con la dimensione del silenzio lo spiega be-ne il filosofo francese Vladimir Jankélévitch: «Ilsilenzio è quello che ci porta repentinamente sulbordo del mistero o sulla soglia dell’ineffabile,quando sono divenute evidenti la vanità e l’im-

tipo di silenzio che è alla base della nostra capa-cità di ascoltare. Il compositore estone Arvo Pärtesprime quest’idea in modo molto chiaro: «Il si-lenzio non ci è meramente dato, noi ci nutriamodi esso e questo nutrimento non è meno impor-tante della stessa aria che respiriamo. Oggi sia-mo assediati dal superfluo, non c’è più distanzatra noi e le cose, non c’è lo spazio vuoto: la mu-sica può aiutarci in questo discernimento».

La crisi di questa capacità di vivere in profon-dità il silenzio come contemplazione, rende diffi-cile il nostro avvicinarci all’ascolto. Se manca lacapacità di avventurarsi nella propria interiorità,allora qualsiasi ascolto sarà inutile.

Proprio perché la musica è quell’arte che trat-ta il suono che origina dal silenzio, la mancanzadi silenzio, inteso come la capacità di entrarenelle profondità di se stessi, rende inutile la mu-sica. Ma, il venir meno degli spazi di silenzio haconseguenze ben più ampie. «Le forze del silen-zio e dell’interiorità — scriveva Romano Guardi-ni — minacciano di abbandonare l’Europa. Mase queste se ne andranno davvero l’O ccidentedovrà inaridire, perché la sua grandezza era ali-mentata nel più profondo da quelle forze».

Avvicinarsi alla musica e al suo ascolto tentan-do di trarne profitto e gioia, significa fare i conti

potenza della parola (…) La musica nella sua to-talità quindi, dato che fa tacere le parole e facessare i rumori, in certi casi può essere una reti-cenza del discorso. Del resto, la musica stessatalvolta non si esprime esaustivamente, ma allu-sivamente e a mezze parole». La musica, dun-que, non solo si fonda sul silenzio, ma permettela piena comprensione del mistero del silenzioproprio perché essa mette a tacere il rumore e leparole lasciando spazio a ciò che è ineffabile, in-dicibile.

Eppure, l’uomo occidentale si avvicina condiffidenza al silenzio, anzi, quasi sempre lo ri-fugge. La società contemporanea prima ancorache società dell’immagine, è società del suono edel rumore. Tutto è permeato di suoni, di sibili,di voci, di fragore, di melodie, di ritmi. È uncontinuo affastellarsi di stimoli sonori. Il silenzioè qualcosa da rifuggire; creare suoni, rumori, ef-fetti, ci fa sentire meno soli. Ci allontana dal si-lenzio definitivo, quello della morte.

Ma, quando facciamo esperienza del silenzio,questa si imprime con forza in noi, e svela di noicose inaspettate. Accade, ad esempio, quandosiamo in attesa che il concerto inizi. I musicistisono seduti e concentrati. Tra pochissimo l’attac-co del direttore riempirà lo spazio di note. Nellasala si crea un silenzio speciale. Un silenzio diquiete ma al tempo stesso di attesa, qualcosa cheper un attimo unisce pubblico e musicisti. Lasensazione che proviamo in quel momento è co-me se si stesse manifestando un silenzio che ra-ramente viviamo in altre occasioni. Un po’ cimette a disagio; al tempo stesso ci sorprende e cistupisce.

Questo silenzio non è semplice assenza disuono che, come abbiamo visto all’inizio, nonesiste. È pienezza di essere. Ed è proprio questo

Ma il silenzio non è solamente un fenomeno“fisico acustico”, è qualcosa di più. Quando par-liamo di silenzio ci viene subito in mente il si-lenzio interiore, quel silenzio in noi stessi checalma i turbini delle passioni, i tumulti del cuo-re, le ansie e i timori. Artisti, mistici e poeti sisono interrogati spesso rispetto al silenzio per-ché la sua dimensione è misteriosa e al contem-po preziosissima. Ogni creatività, infatti, trovanel silenzio la propria radice. Come abbiamo vi-sto, la musica nasce dal silenzio ma, come sostie-ne il compositore estone Arvo Pärt, il silenzio èsempre più perfetto della musica.

Che esistano o meno luoghi di silenzio perfet-to, di assenza totale di suoni, ciò che è certo èche in passato l’uomo cercava, e costruiva, luo-ghi in cui coltivare il silenzio e la quiete. Lo de-scrive bene Murray Schafer nel suo saggio Il

con il mistero del silenzio. Significa sfidare, concoraggio, l’iniziale spaesamento che si ha quan-do si resta soli con se stessi. La musica invera eimpreziosisce questo percorso perché ascoltaremusica significa rimanere soli di fronte a quel si-lenzio che dice tutto di noi, ma che abbiamopaura ad ascoltare veramente. Un silenzio chediventa sonoro, che si impreziosisce delle notevolute dal compositore, ma che non cambia lasua natura di luogo in cui l’uomo si presenta difronte a sé stesso nella sua nudità. Infatti, inquel luogo, come scrive ancora splendidamenteJankélévitch, «Dove la parola manca, là comin-cia la musica; dove le parole si arrestano, là l’uo-mo non può che cantare».

Quando siamo in attesa che il concerto inizinella sala si creaun silenzio speciale di quietema al tempo stesso di attesaqualcosa che per un attimounisce pubblico e musicisti

di ALBERTO RAVA G N A N I

«R agazzi, ma tutti i colleghiche non stanno dicendoniente su quello che è

successo a Willy... tutto a posto? Avetedelle cose più importanti dacomunicare in questo momento?». Cosìsi è recentemente espresso Ghali, unodegli artisti più celebri della scena trapitaliana, a proposito della mancatareazione all’omicidio di WilllyMonteiro da parte di molti suoicolleghi. L’ha fatto attraverso le storiesdi Instagram, perché oggi si usa così eperché indubbiamente i social networkpermettono di comunicare in manieraimmediata e diretta. «O non ve nefrega niente — incalza Ghali — o sietesimili a quei quattro ragazzi o aveteamici molto simili a quei quattroragazzi e siete in un ambiente simile aquello, perché nel rap italiano succede

ed è così». Insomma, la provocazione èchiara e vale la pena raccoglierla. Qualè la responsabilità degli artisti di frontealla società? La musica ha davvero ilpotere di influenzare le nuovegenerazioni? I cosiddetti influencerhanno un compito educativo neiconfronti dei loro follower? Sono soloalcune delle questioni sottese aldibattito suscitato da Ghali, masicuramente sono quelle decisive. Èvero che l’arte, per una parte, è lalibera espressione del mondo interioredell’artista, ma è anche vero che questaoperazione non è mai fine a se stessa,perché ricade su chi ne fruisceinfluenzando la sua visione della vita.Se un ragazzo continua ad ascoltarecon piacere canzoni che, ad esempio,elogiano violenza, droga e unasessualità disinvolta, è molto probabileche col tempo questi (dis)valori siinsinuino dentro di lui fino a

condizionare i suoi comportamenti. Lovedo tutti i giorni nei ragazzi cheincontro: le loro parole, i lororagionamenti, le loro posizioni rispettoalle tematiche sociali sono spesso ilprodotto di quelli degli influencer cheseguono maggiormente. Per questoGhali fa bene a rimproverare i suoicolleghi: se di fronte a un episodiocome quello di Willy non trovano ilcoraggio di esporsi, si perdonoun’occasione preziosissima per educarlial bene. Aveva ragione lo zio Ben diSpiderman: «Da grandi poteri derivanograndi responsabilità». Oggi la musicae i social network conferiscono a pochepersone il potere di raggiungernemigliaia o milioni di altre e, diconseguenza, chiamano a unaresponsabilità ineludibile: quella dicomunicare e condividere con loro ilsogno di un mondo migliore.

EFFETTI MUSICALI

di SI LV I A GUIDI

Grida l’orrore di unmondo in cui tuttoviene ridotto amerce, Cassandra,la figlia veggente

di Ecuba e Priamo, in una dellesue innumerevoli reincarnazionicontemporanee, post novecente-sche. Stavolta è tornata a parlaredalla tribuna del Napoli TeatroFestival, durante uno spettacoloideato e diretto da Jan Fabre sul-la base di un testo firmato daRuggero Cappuccio (andato inscena il 12 e 13 settembre scorso).Al centro della scena, su un pal-co coperto di scura terra sabbio-sa, c’è la performer Stella Höt-

che dorate della performer pul-sano sui maxischermi come ane-moni di mare, dando forza visivaalle invettive della sacerdotessadi Apollo contro le scelte miopie meschine degli uomini del ven-tunesimo secolo, che trasforma-no le parole «in giochi di presti-gio per far finta di essere Dio» evedono nella Creazione solo unimmenso Paese dei Balocchi pie-no di prodotti da consumare, ar-ticoli usa e getta che durano lospazio di un mattino e subito sitrasformano in «arcipelaghi diplastica, chiazze di morte». Gri-da in greco antico, con le lamen-tazioni corali dei classici dellatragedia antica, Stella Höttler,ma soprattutto nella sua lingua

tler, accompagnata dalle musicheoniriche di Arthur Lavandier, ri-flessa e moltiplicata nella rifra-zione di sé da cinque maxischermi ad alta definizione.Quinte digitali a luce variabile,spente fino a diventare specchiopachi, o accese, popolate di ritisciamanici reiterati e trance ora-colari e attraversati dal lento mi-grare di un gruppo di placidetartarughe (animali totem perFabre, simbolo della forza tran-quilla della natura. Basti pensarealla celebre scultura in bronzoSearching for Utopia, della serieSpiritual Guards ospitata quattroanni fa in piazza della Signora aFirenze: un uomo a cavallo diuna enorme testuggine marina).

Cassandra ancora una voltacerca di aprire gli occhi dei suoisimili al male imminente ma lacondanna a non essere compresanon la abbandona, e la costringea nuove, e sempre più dolorosereincarnazioni. Il suo corpo rie-merge dalla sabbia come un re-perto archeologico corroso daltempo che si veste di nuovo dicarne e sangue e i suoi capelli,dopo tanti secoli, tornano a gon-fiarsi di vento «come frange diuna bandiera». Le lunghe cioc-

madre, il tedesco, che evoca sulpalco anche il fantasma letterariodella celeberrima Cassandra diChrista Wolf, rinchiusa nella suacomunità sulle rive dello Sca-mandro, impotente di fronte allacecità dei suoi concittadini e del-la sua stessa famiglia. I sottotito-li in italiano aiutano a seguire ilsuono duro e dolcissimo delleinvettive (c’è anche un breve fo-togramma-Marlene Dietrich, conuna struggente Falling in Loveagain cantata nel corso di un iro-nico brindisi alla follia umana)mentre il testo di Ruggero Cap-puccio, in questo inizio di au-tunno, realizza, di fatto un ca-suale gemellaggio teatrale fraRoma e Napoli. Il 2 settembrescorso infatti è per la prima voltasbarcato al Globe Theatre di Vil-la Borghese il suo Shakespea re diNapoli, pluripremiato, in scenada 26 anni. Un raffinato omag-gio al Bardo e alla cultura parte-nopea in cui la fine dello spetta-colo coincide con il divamparedella peste, in un mondo in cui«l’aria s’è ammalorata». Impossi-bile non pensare al lo ckdwn ealle misure cautelari anti corona-virus del nostro presente.

Page 5: POLITICO RELIGIOSO · 2020. 9. 15. · Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 L’OSSERVATORE ROMANO Copia € 1,00 Copia arretrata €2,00 GIORNALE

L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 16 settembre 2020 pagina 5

Riproposto il manoscritto «Dell’impiego delle persone» dell’abate Carlo Denina

Il cittadinoilluminato

Tra l’aspirazione alla pace e la tragedia della guerra

La fine dell’inno cenzaRileggere «Le due Chiese» di Sebastiano Vassalli

Con la precisione di uno storicoe la scrittura di un poetal’autore firma un romanzosempre in bilico tra due possibilitàche in qualche modo aspiranoalla ricerca di Dioo alla sua negazione

Il monumento, a Saluzzo, di Alfonso Balzico dedicato a Carlo Denina (1731 - 1813)

Particolare della “città di ghiaccio” scavata dagli austriaci sulla Marmolada durante la Grande guerra

Sebastiano Vassalli

di GABRIELE NICOLÒ

Un documento d’eccezione. O me-glio, inedito. Si tratta del trattatoDell’impiego delle persone dell’aba-te e storico piemontese CarloDenina, risalente al 1776-1777, se-

questrato e distrutto prima che le stampe fosse-ro diffuse. Il prezioso documento rappresental’ultimo rogo di libri prima della Rivoluzionefrancese, della quale è antesignano, in una vi-sione “e rg o n o m i c a ” della società in cui tutti —nobili, sacerdoti, monache e monaci — sonochiamati a lavorare per rendere possibile ilconseguimento della “pubblica e privata pro-sp erità”.

Grazie alla meritoria opera della casa editri-ce di Firenze Leo. S. Olschki (Firenze, 2020,pagine 112, euro 20) questo manoscritto vieneora presentato nel volume curato da Carlo Os-sola, che alla casa editrice rivolge un sentitoringraziamento per l’azione, tenace e generosa,svolta in funzione della pubblicazione di taledocumento. Adesso, per la prima volta, esso èpienamente leggibile grazie al manoscrittoconservato dagli Eredi Denina, unico esempla-re stampato, integro, al rogo che fu commina-to al volume. Come se non bastasse, all’umilee dotto religioso venne vietato l’insegnamentouniversitario e fu costretto a ritirarsi nel semi-nario di Vercelli. Una prima trascrizione deltrattato si deve a Simonetta Matzuzi, e allasua tesi di laurea discussa, sotto la direzione diOssola, nell’anno accademico 1989-1990.

mento dell’Encyclopédie: «Nel risorgimento uni-versale delle lettere da tutte le parti si sentivarisuonare l’enciclopedia». Ma in Denina il mo-dello si nutriva, attraverso Montesquieu, anchedella sapiente lezione dei Romani, proposti —tanto nella Bibliopea che nel Dell’impiego dellep e rs o n e — come esemplari della «versatilità de-gli uffici» che incombe al cittadino.

Il disegno riformatore di Denina non si ispi-ra tanto alla riforma tridentina, ma trae linfavitale dall’esempio che si specchia nella primi-tiva Chiesa dei Padri. L’abate si richiama cioèal modello di una vita monastica operosa, alservizio dei poveri, e che sia di beneficio a unasocietà equa e leale.

L’abate non lesina frecciate intinte nell’i ro n i ae punte di riprovazione nei riguardi dei com-portamenti di monaci e nobili. Non approva,Denina, la vanità delle loro occupazioni, chenon portano frutto: anzi, spesso provocanodanni. «Gli oriticelli de’ Certosini e de’ Camal-dolesi sono prove manifeste e permanenti diquesta disciplina, benché il buon senso e la ra-gione vorrebbero che quella fatica, che si gettasenza profitto, e con noia, intorno a mirti e aviole, s’impiegasse ne’ campi e negli orti a se-minare e raccogliere grano, e legumi, e a colti-var piante fruttifere; sicché fosse frutto dellapropria fatica ed industria de’ religosi ciò cheimbandir deve le loro mense, e che invece dicorone, di cannuccie, e di simili bagatelle, fab-bricassero suppellettili della stanza e del refet-torio, o altra cosa utile e necessaria alla vitaumana». Denina, nel constatare che «la più

leva Ossola — in una sorta di breviario di eco-nomia politica.

Nell’incontrare Denina, Lessing sceglieva,della cultura sabauda, uno degli esponenti piùaperti e impegnati a promuovere “un ufficio ci-vile” delle lettere che lo rendeva parteciparedella civiltà delle riforme, di quella ré p u b l i q u edes Lettres della quale intanto propugnava —con piena adesione ai grandi temi dell’Illumi-nismo europeo — i fini, volti a favorire «l’utili-tà dell’uman genere». Tale compito era tantopiù legittimo in quanto il lavoro di eruzionestorica che egli andava terminando conducevaa una serrata analisi del presente. «Non si puòinsomma intendere la “necessità” teorica deltrattato Dell’impiego delle persone — sottolinea ilcuratore — se non si affianca la lettura della Bi-bliopea, apparsa all’inizio del 1776, anno in cuimatura la convinzione in Denina dell’u rg e n z adi un impegno nelle «cose moderne». Cosìscrive l’abate: «La storia cresce veramente disostanza e di molte ogni giorno, ed esige ora,senza dubbio, assai maggior tempo, per discor-rerla tutta, che non facesse, non dico a’tempidi Cicerone, e di Seneca, a di Erasmo e di Ba-cone, per li tanti avvenimenti, e le scoperte,che si fecero d’allora in poi, e che sono neces-sarie a sapersi. Ma due cose convien considera-re a questo proposito: una, che la diligenza el’industria de’ moderni compilatori ne rendèpiù facile tutto questo studio; l’altra, che ri-guardo al vero fine per cui si dee studiar lastoria, a proporzione che si studiano le cosemoderne, riesce men necessario il trattenersiostinatamente nelle cose antiche».

Era comune ai due trattati il bisogno di for-mare, attraverso il libro e il lavoro, il “cittadi-no”. Lo spartiacque era stato segnato dal movi-

parte de’ chierici si stillano il cervello in que-stioni inutili di scolastica con poca speranza difarla valere» in una realtà secolarizzata, sugge-risce un uso civile del clero, affinché il suo ap-porto, per il bene della società, sia concreto etangibile. «Noi abbiamo ogni giorno millepruove — scrive Denina — che i più de’ preti o

non hanno occasione o non si curano di con-fessare, o non sono ricercati frequentementeda’ penitenti, o con poco profitto; sicché quan-do pure una parte de’ chierici, ottenuto il sa-cerdozio, non più si applicasse agli studi teolo-gici per abilitarsi alla confessione, il serviziodella chiesa non si scapiterebbe gran fatto, e ilpubblico avrebbe soggetti di più capaci d’im-piegarsi nell’educazione de’ giovani d’ognicondizione».

Al di là della tensione polemica, a tratti vi-brante, il trattato — evidenzia Ossola — risp on-de rigorosamente all’esigenza dei «principi disociabilità», alle «cagioni produttrici di pubbli-ca felicità», al dover «contribuire alla pubblicafelicità», formule queste che rinviano alla lezio-ne di Ludovico Antonio Muratori e ai principidell’Illuminismo.

Di spiccato accento riformatore l’opera —ora presentata nel volume curato da CarloOssola — prospetta una societàin cui tutti, nobili e clero compresi,devono svolgere un lavoro utile alla società

di GIULIA ALBERICOe FLAMINIA MARINARO

Cara Giulia, continuando ilmio viaggio letterario allaricerca di frescura estivasono arrivata alle pendicidel Monte Rosa, in Pie-

monte. In un paese difficile da trovaresulle mappe tanto è piccolo e dal qualela montagna mi appariva maestosa esolenne come mi era parso di aver lettoda qualche parte. Era la prima voltache mi trovavo lì ma conoscevo tutto,sapevo delle tante piccole chiese disse-minate tra i boschi, affrescate in modosobrio che raffiguravano l’ultima cena,con poche semplici anguille nei piatti

sti e i pacifisti, le doppie identità, quel-le reali e quelle dei soprannomi e per-sino due le grandi e tragiche guerre.La dualità è tra bene e male. Vassalli laesprime attraverso il sogno di un mon-do migliore e più giusto e il fallimentodelle ideologie, tra l’aspirazione allapace e la tragedia della guerra. Lamontagna, pura verticalità, col suo er-gersi tra terra e cielo finisce per esseremetaforicamente un punto di congiun-zione tra realtà e trascendenza. Alludealla concretezza e al tempo stesso albisogno di elevarsi, di guardare in alto.

FLAMINIA: Vassalli è indubbiamenteun grande narratore, riesce a riportarein vita con pochi tratti la psicologia diun’intera generazione in cui ognuno di

un’umanità che vuole liberarsi di tuttociò che l’opprime. È l’Internazionale.

L’eretico è bello ed è forse il figliodi un prete, come ce ne sono moltinella valle, crede che alla fine il beneprevarrà sul male e che Dio è puroamore. Dice che chi serve Dio può vi-vere anche senza lavorare e che la pro-prietà è di tutti così come lo sono gliuomini e le donne. L’unica regola è lagioia e l’unico limite il piacere. Ha unafidanzata con cui si unisce di notte econ cui fa l’elemosina di giorno. Inpaese però si dice che si salva solo chirinnega l’eretico e il suo modo di vive-re, ma l’eretico riuscirà comunque adavere seguaci e creare una comunità,finché gli sbirri lo arresteranno per uc-ciderlo e allora sarà dimostrato che lareligione dei preti, unica religione pos-sibile tra gli uomini, ha vinto. Il Beato,al contrario, è un prete e frate france-scano, trafficone e impiccione. È picco-lo e brutto ma pieno di energia. Giratra le case, aiuta i moribondi a lasciarequesta terra, frequenta le case dei po-tenti, confessa nobildonne e consigliagli uomini. Il Papa, secoli prima loaveva inviato a Gerusalemme allo sco-po di allontanarlo. Il Beato così attra-versa il paese dei turchi. A differenzadell’eretico pensa che tutto è relativo eche i contrari siano la forza del mondoe non crede nella geografia. Pensa chese i pellegrini non possono raggiunge-re i luoghi santi, basterebbe trasferire iluoghi santi da un’altra parte del mon-do. Gerusalemme è ovunque, il proble-ma è la fede.

FLAMINIA: Quando la grande guerrafinisce e la vita ricomincia è rimastauna Natura indomita e una scritta achiare lettere sulla Chiesa dei Reduci:«Partiti in 39, ritornati in 15». Unamanciata di anni dopo, di quei reducinon è rimasto più nessuno. Prandinifucilato, dell’Internazionale neanchepiù una nota, Ansimino disperso sottola neve e le chiese abbattute per lascia-re il posto a supermercati, impiantisciistici e parcheggi. Su un edificiocampeggia una targa: Centro culturaleislamico.

anni del Novecento quando ha inizioquesta storia e quella musica, conosciu-ta soprattutto come inno ufficiale delleRepubbliche Socialiste Sovietiche, eratornata al silenzio, «nella quiete deiluoghi dove è nata, ad attendere che siaffermi nel mondo una nuova religio-ne… la religione della natura».

Cara Flaminia, con la precisione diuno storico e la scrittura di un poeta,Sebastiano Vassalli narra la vita quoti-diana ai piedi di un massiccio che co-me fa per ogni personaggio, non chia-ma mai con il nome vero. Siamo agliinizi del secolo scorso, solo una vec-chia corriera congiunge Rocca di Sassoal resto del mondo e la vita scorre mo-notona, scandita dalle stagioni, da la-vori ripetitivi e perciò rassicuranti. Lavita in piazza, la scuola, gli amori, tut-to sotto la presenza incombente dellamontagna. La gente è semplice, pro-fondamente religiosa, di una religiositàa tratti ingenua e “pagana”. Ma con lagrande guerra il microcosmo di Roccadi Sasso inizia a disintegrarsi. Il dolo-re, il lutto, la morte che erano stati fi-no ad allora serenamente parte dellavita assumono tinte fosche. La guerra èla fine dell’innocenza e avvia irreversi-bili cambiamenti.

FLAMINIA: Il romanzo, come la vitadei suoi protagonisti, è sempre in bili-co tra due possibilità che in qualchemodo aspirano alla ricerca di Dio o al-la sua negazione. Quel Dio «che abitanella grande montagna e che, in uncerto senso, è la grande montagna. Se-condo alcune leggende il MacignoBianco non è soltanto l’immagine diDio e il luogo dove lui risiede sullaterra, l’aldiquà, ma è anche l’aldilà, illuogo dove tutti finiscono dopo chesono morti».

GIULIA: Il romanzo mi pare attraver-sato dal concetto di dualità, tutto èdoppio. Due sono gli amici che fannoda fil rouge a tutta la narrazione, dissi-mili e che pure si vogliono bene, ledue chiese, i due partiti, gli interventi-

ma cena, prima che vi-ta e risate venganospazzate via dalla fu-ria della guerra. E an-cora lui, molti annidopo, ai tempi dellaseconda guerra mon-diale a contrastare leidee fasciste del vec-chio amico Prandini,divenuto deputato,che da socialista cre-deva nella religionedel lavoro e che poi siconvince che il lavororende soltanto schiavi.GIULIA: Ci sono dueracconti all’interno delromanzo, ancora unadualità. La paraboladell’Eretico e quelladel Beato che sono gliunici ad aver lasciatouna traccia tangibilein quella valle. Sonol’uno l’opposto dell’al-tro, la luce e le tene-bre, la ragione e il tor-to, il giusto e l’ingiu-sto. La storia dell’e re -tico è l’emblema di

degli apostoli e mi sembra-va di aver già percorso lemulattiere inerpicate tra lemontagne. Non c’era dub-bio, ero arrivata a Rocca diSasso, il paese immaginariodi cui Vassalli narra ne Ledue Chiese (Rizzoli, 2015), enon sarebbe nemmeno ser-vito sentire aleggiare la mu-sica dell’Internazionale percapire che i luoghi eranopiù che veri che mai. Il Ma-cigno Bianco era il MonteRosa ed era ancora lì, fissoe immobile come nei primi

noi può riconoscersi. I suoi personaggisono “tondi” e dinamici. Nessuno allafine resterà come prima e non solo per-ché ha attraversato la vita e la guerrama perché la continua evoluzionedell’animo umano non può che cam-biarli. Nessuno è come appare, nean-che il maestro Prandini, severo e com-pìto con i suoi alunni ma che poi fini-sce per non abbandonarsi mai alla pre-ghiera, a leggere giornali socialisti e aunirsi a una donna già madre, primadi portarla all’altare. Ansimino, invece,ribelle e rivoluzionario, si trasformeràin un uomo di profondo buon sensoed equilibrio. Sarà lui con la sua cor-riera a inerpicarsi tra le montagne perannunciare tristemente lo scoppio dellaguerra e ancora lui a organizzare l’ulti-

Nei mesi del 1775 incui Lessing scese in Italiae incontrò a Torino De-nina, questi stava ulti-mando un pamphlet chegli sarebbe stato fatidico:appunto il trattatoDell’impiego delle persone,opera di spiccato accentoriformatore, almeno nellasua originale concezionee stesura. L’opera verràalla luce in età napoleo-nica, ovvero in un climacultura e politico — os-serva Ossola — ormailontano dal fervore di ri-forme che animava l’au-tore, il quale aveva pen-sato di affidare al tratta-to il “succo” p oliticodell’impegno storiografi-co profuso nei volumidedicati alle “Rivoluzionid’Italia”. Nel terzo di es-si, infatti, a conclusionedel disegno storico, De-nina già richiamava l’esi-genza che «tutta laschiera de’ regolari con-tribuisca al vantaggiotemporale della società».

Ora, nella nuova ope-ra, l’intento si manifestain maniera ancora piùesplicita, prospettandouna società in cui tutti,nobili e clero compresi,devono svolgere un lavo-ro utile alla collettività.Ma quando il trattatoverrà poi edito, nel 1803,a cura del nipote, talevis sarà stemperata — ri-

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 16 settembre 2020

Dal frate rap agli orti comunitari si moltiplicano in Asia le iniziative per il Tempo del Creato

Al ritmodella “Laudato si’ re v o l u t i o n ”

di PAOLO AF FATAT O

C’è il frate francescano checanta il rap e spopola sulweb; c’e chi promuove pic-

coli gruppi di preghiera “porta ap orta”, in modo da non infrangerele misure anti covid-19; chi potenziae cerca nuove braccia per allargarel’orto biologico comunitario; ci sonogli imprenditori che si riunisconoonline per scambiarsi esperienze ebuone pratiche di “sostenibilità am-bientale”, e tante altre iniziative. InAsia il Tempo del Creato proclamatofino al 4 ottobre da Papa Francescoè una stagione vissuta all’insegnadella creatività apostolica missiona-ria. Nella pluralità delle culture, et-nie e tradizioni sociali e religiose che

contraddistingue il continente, sor-gono spontanee forme diversificateper promuovere a livello spirituale,pastorale e sociale la cura della crea-zione e la salvaguardia della “casacomune”.

Il dinamismo missionario delle co-munità cattoliche nel continente piùvasto e plurale — dove i fedeli sonocirca il 3 per cento dell’intera popo-lazione — non cerca strade e modali-tà eccentriche, ma piuttosto la capa-cità profetica di aprire orizzonti nuo-vi, di saper adattare alle culture laparola del Vangelo, di creare fanta-siose forme di pastorale e modernilinguaggi per annunciare la salvezza.

E il tema di una salvezza che «ri-guarda tutti, nessuno escluso», per-ché «nessuno si salva da solo», è

tanto più forte e comprensibilequando si tocca il tema del rispettoe della tutela della “casa comune”,oggi sconvolta dalla pandemia. A talfine è il mondo giovanile quello piùcoinvolto e più sensibile a una que-stione, quella della salvaguardia delcreato, declinato dai battezzati noncome “esigenza ambientalista", bensìcome anelito di speranza fondata«su Colui nel quale abbiamo postola nostra fiducia».

Parte da qui, ben radicata nelVangelo, la “Laudato si’ re v o l u t i o n ”proposta sulle note, sulle parole esulle danze di un rap trascinante dalsacerdote e frate minore indianoSandesh Manuel che, dalla sua Ban-galore, è divenuto virale sul web so-

no di energia ed ispirazione per laconversione evangelica ed ecologica»dichiarano i frati dell’Ufficio inter-nazionale giustizia e pace, che han-no accolto e rilanciato la propostadel francescano indiano che, dicono,«ci incoraggia a compiere passi au-daci, per vivere la nostra vocazionefrancescana in maniera radicale nelmondo».

In India la sensibilizzazione all’in-terno della comunità cattolica hapreso forma anche attraverso la col-tivazione di orti biologici, organizza-ti in conventi, case religiose, parroc-chie, orfanotrofi, istituti, scuole. InTamil Nadu, nell’India meridionale,uomini e donne, religiosi e laici,suore e giovani, dopo aver parteci-pato a uno speciale programma diformazione condotto da una ong, sisono dedicati ad avviare l’orto gesti-to rigorosamente senza utilizzo diprodotti chimici, per restituire ge-nuinità allo stile di vita e allo stile dialimentazione.

Nel vicino Pakistan il focus delTempo del Creato è sulla crisi ecolo-gica che attraversa la nazione: comenota padre Liam O’Callaghan, mis-sionario irlandese di san Colombanoche opera nella diocesi di Hydera-bad in Pakistan, «il territorio e iltratto di mare di Karachi risultanonotevolmente inquinati a causa delloscarico di rifiuti e dello scarico diacque reflue industriali non tratta-te». Il sistema produttivo pakistano,poco attento alla tutela dell’ambien-te «colpisce seriamente tutti, special-mente i poveri» e questo richiamal’impegno della Chiesa cattolica edelle comunità religiose, del gover-no, della società civile: «Solo unosforzo congiunto può salvare l’ecosi-stema». Nella campagna di attività,il sacerdote ha realizzato dei pod-cast, inviandoli alle parrocchie econdividendo i link sulle pagine Fa-cebook dei gruppi di “giustizia e pa-ce” nelle varie diocesi. Ampia diffu-sione si dà inoltre, all’enciclica diPapa Francesco Laudato si’, che imissionari di san Colombano hannotradotto in urdu, la lingua locale pa-kistana, pubblicandone anche unaversione sintetica a beneficio discuole, parrocchie, associazioni, co-munità, nonché per diffonderla econdividerla tra ong, gruppi musul-mani, istituzioni e leader civili.

Spostandosi nel sud-est asiatico,in Malaysia, la Chiesa cattolica ha

voluto lanciare un piano quinquen-nale di “cura della casa comune edella vita umana” e nel 2020, primoanno del campagna, il tema prescel-to è legato alla protezione dell’infan-zia. Il vescovo di Sibu, monsignorJoseph Hii Teck Kwong, nella messache ha aperto il Tempo del Creatoha chiesto «la conversione dei cuoriper iniziare a prendersi cura dellaterra e dell’umanità. È essenzialeagire oggi per la madre terra, perdare speranza alle generazioni futu-re», ha detto il presule. La specialeCommissione per la giustizia delcreato dei vescovi malaysiani, in unmessaggio diffuso in tutte le parroc-chie e comunità del Paese, scrive:«Come discepoli di Cristo, siamochiamati a salvaguardare tutta lacreazione sulla terra, specialmente ifigli di oggi e di domani». La Chie-sa invita i fedeli a «sostenere, attuaree promuovere buone pratiche persalvare tutta la vita sulla terra, perproteggere l’umanità dall’auto distru-zione e garantire giustizia per le ge-nerazioni future», esortando ad «ap-profondire la spiritualità ecologica ea trasformarla in azione» e notandoche «La pandemia di coronavirusdovrebbe rafforzare la nostra deter-minazione a promuovere la giustiziadella creazione e fermare la distru-zione dell’ecosistema». L’appello èstato raccolto da un forum di im-prenditori, cristiani e non, che han-no attivato una serie di webinar supiattaforme online, per discutere econdividere le varie iniziative daadottare nella gestione di piccole egrandi imprese.

In Myanmar sono sorti gruppi dipreghiera animati da religiosi e reli-giose che partono da approfondi-menti biblici e invocazioni con i sal-mi, per poi proporre una campagnadiffusa di piantagione di alberi: av-viene nella diocesi di Mandalay, do-ve l’arcivescovo, Mark Tin Win, ha

inteso aprire un nuovo centro per ri-tiri spirituali e incontri pastorali, rea-lizzato esso stesso all’insegna dellamassima sostenibilità ambientale.

Nelle Filippine il Tempo delCreato ha coinvolto oltre 700 orga-nizzazioni ecclesiastiche e civili. E laChiesa, tramite monsignor PabloVirgilio S. David, vescovo di Kaloo-kan e presidente ad interim dellaConferenza episcopale, ha voluto ri-marcare il legame esistente con lapandemia di coronavirus che «hafatto emergere la nostra vulnerabilitàe ha fatto capire l’urgenza di unareale conversione ecologica», per latutela della stessa vita umana.Nell’arcipelago la conclusione delTempo del Creato è posticipata diuna settimana, fino all’11 ottobreprossimo: «Durante questo periodo,il centro è Dio, nostro Creatore: inquanto sue creature alimentiamo lacomunione con Lui e con tuttoquanto è creato dall’opera delle suemani», ha osservato padre John Le-ydon, presidente della sezione filip-pina del Movimento cattolico globa-le per il clima, ampiamente coinvol-to nella campagna di sensibilizzazio-ne.

Infine, con un impegno trasversa-le a molte nazioni asiatiche edell’Oceania, come Indonesia, Cina,Myanmar, Filippine, Timor Est,Cambogia, Corea, Australia e Micro-nesia la conferenza dei gesuitidell’Asia-Pacifico ha inteso promuo-vere speciali team pastorali di “Ri-conciliazione con il creato”, indivi-duando questo nodo come valorecondiviso e prioritario dell’ap ostola-to. Soprattutto a beneficio dei giova-ni si intendono promuovere seminariculturali e la spiritualità dell’encicli-ca Laudato si’ in concomitanza conesperienze missionarie che possanocoinvolgere direttamente i parteci-panti.

prattutto tra i giovani del subconti-nente e poi a livello internazionale.

«La musica e l’arte sono vicine alcuore di san Francesco, uomo pazzodi Dio», spiega il frate a «L’O sser-vatore Romano». La campagna fran-cescana globale per «una conversio-ne integrale ed ecologica», al centrodel Tempo del Creato «non può evi-tare di sperimentare nuovi linguaggie nuove forme, come quello dellamusica rap, percorrendo le piazze, lestrade virtuali degli ambienti digita-li, frequentate da milioni di persone.Abbiamo bisogno di lasciare il no-stro ego, fino ad abbandonare la va-nità. Tante cose devono cambiare,perché non cominciare da noi stes-si?», recita il testo della canzone. «Ilvideo musicale di fra Sandesh è pie-

Appello dell’arcidiocesi di Tokyo a non sprecare l’acqua

Fonte di vita

Incontro online sulle discriminazioni promosso dalla Christian Conference of Asia

In difesa degli emarginati

TO KY O, 15. «Assumersi la responsa-bilità» di tutelare l’acqua, che pur-troppo molto spesso viene «mal-trattata, inquinata e sprecata», met-tendo a repentaglio «la sopravvi-venza e la salute degli esseri uma-ni»: è l’esortazione dell’arcidio cesidi Tokyo che in un sussidio liturgi-co dedicato all’acqua, “fonte di vi-ta”, diffuso per questo mese di set-tembre incentrato sulla tutela dellavita in ogni sua forma, prendespunto dal documento Aqua fonsvitae (reso noto dal Dicastero per ilservizio dello sviluppo umano inte-grale lo scorso marzo, mese in cuisi è celebrata la Giornata mondialedell’acqua). Nel documento laChiesa esorta i fedeli alla preghierae all’azione concreta nella salva-guardia delle risorse idriche.

Nello specifico, si raccomandanoai fedeli piccoli gesti quotidiani pertutelare questa preziosa risorsa: adesempio, «innaffiare le piante e glialberi secchi che vediamo intorno anoi e coltivarne di nuovi; rifletteresul valore purificatore dell’acquasanta che viene sparsa al terminedelle celebrazioni; ascoltare canzo-ni o guardare film che aiutino lacomprensione del valore sociale eculturale delle risorse idriche lequali rappresentano una sorta dimemoria collettiva dell’umanità».Non solo: l’arcidiocesi di Tokyosottolinea anche il valore di “p ro -mozione della pace” che l’acquapossiede. Essa infatti è «un ponte,un elemento che crea cooperazionee dialogo», aiuta a formare «unamaggiore coesione sociale» e adampliare «la solidarietà». Per que-sta ragione, i fedeli sono invitati aconfrontarsi tra loro sull’imp ortan-

za di risparmiare l’acqua e sul mo-do migliore per preservarla. Di qui,il suggerimento a visitare «gli im-pianti di depurazione e le stazionidi distribuzione della propria zo-na», approfondendo in famiglia ein comunità questo tema. Centraleanche il richiamo a non vedere lerisorse idriche semplicemente comeuna merce che può essere «posse-duta, saccheggiata, gestita, consu-mata e scambiata», perché esse so-no «un elemento essenziale di ogniforma di vita». In quest’ottica, icristiani sono invitati ad informarsisul problema della privatizzazionedell’acqua, così da averne maggioreconsap evolezza.

Altro punto essenziale ricordatodall’arcidiocesi nipponica riguardail dramma della «privatizzazionedel mare, che viene effettuata a be-neficio esclusivo dei grandi agentieconomici» e che pertanto dovreb-be essere chiamata «predazione delmare», poiché priva i piccoli pesca-tori dei loro diritti.

Infine, i fedeli sono esortati a ve-rificare che non ci siano perditeidriche nella propria abitazione, inmodo da non sprecare inutilmentel’acqua. Nel mondo, infatti, «circa2 miliardi di persone non hannoancora acqua potabile a sufficienzaperché le sorgenti sono troppo lon-tane o troppo inquinate» e ciò mi-naccia fortemente la loro salute. Diqui, l’ultimo suggerimento avanza-to dall’arcidiocesi: «Quando si hasete, riempire un bicchiere d’acquaa metà e berlo. Solo se necessario,poi, aggiungere altra acqua». Unpiccolo gesto, apparentemente ba-nale, ma che aiuta a non sciuparela nostra “fonte di vita”.

di RICCARD O BURIGANA

I cristiani sono chiamati a difen-dere i diritti di ogni uomo e diogni donna contro qualsiasi for-

ma di discriminazione sessuale: que-sto è stato il filo conduttore dell’in-contro Vulnerability of HIV/AIDS:Challenges and Issues of HumanSexuality, Reproductive Health, andGender Discrimination, promossodalla Christian Conference of Asia(Cca). L’incontro che si è tenuto dal2 al 4 settembre scorsi, in modalitàwebinar, è stato l’occasione per laCca di riaffermare la centralità di untema — la difesa dei diritti umaniper quanto riguarda l’orientamentosessuale — che ha rappresentato unodei campi di testimonianza ecumeni-ca più feconda negli ultimi anni;una particolare attenzione è stata ri-volta a coloro che vengono emargi-nati una volta colpiti dall’Aids, tantoche la Cca ha elaborato un program-ma, «Action Together in Combat-ting HIV and AIDS in Asia», con ilquale si è proposta di sollecitare leChiese cristiane a una comune azio-ne, che partisse dalla lotta e dalla ri-mozione dei pregiudizi legati allamalattia con un’opera di conoscenzada portare avanti contemporanea-mente alla creazione di una rete perl’assistenza sanitaria, materiale e psi-cologica a coloro che risultavano af-fetti dall’Aids; con questo program-ma, che ha favorito anche la cono-scenza della pluralità di orientamentisessuali, rimuovendo tabù e ignoran-za, la Cca ha voluto offrire un segnoconcreto dell’accoglienza ecumenicadegli ultimi tra gli ultimi.

Proprio per questa attenzione laquestione della lotta ai pregiudizisessuali e dello sviluppo dell’assi-

stenza ai malati di Aids era stato in-serito nell’agenda dei lavori della XVassemblea generale della Cca, previ-sta per settembre a Kovalam, in Ke-rala. Nell’incontro, al quale ha parte-cipato un gruppo ristretto ma rap-presentativo del mondo ecumenicocoinvolto su questo tema (teologi,responsabili di comunità locali, gio-vani impegnati nel dialogo ecumeni-co, operatori sanitari), sono statecondivise notizie sulla diffusione delvirus, riflessioni ecumeniche sugliaspetti sanitari, legali e sociali dellamalattia, esperienze di buone prati-che nell’assistenza dei malati, rilan-ciando l’idea della necessità di unasempre migliore conoscenza delle ra-dici bibliche e della produzione teo-logica nell’accoglienza degli emargi-nati come forma privilegiata della te-stimonianza dei cristiani per l’unitàvisibile della Chiesa.

A tale proposito sono state defini-te delle nuove linee guide per svi-luppare un dialogo, in termini posi-tivi e propositivi, delle Chiese chefanno parte della Cca, così da coin-volgere le comunità locali in un ri-pensamento sulla sessualità e sullariproduzione. Si è parlato anche dicome operare, a seconda dei diversipaesi dove spesso esistono ancoradelle leggi di discriminazione sessua-le, per difendere i diritti dei malatidi Aids, oltre che sollecitare nuoveiniziative per favorire la conoscenzasulla sua trasmissione, la quale colpi-sce, dagli ultimi dati, relativi soprat-tutto alle aree cittadine di alcuni sta-ti, i giovani che sono i più esposti aforme di sfruttamento sessuale;aspetto, quest’ultimo, che si presen-ta, come ricordato in alcuni inter-venti, al pari di una vera e propriaschiavitù che va condannata e com-battuta come radicalmente estraneaal cristianesimo.

Si è proposto di individuare deglispazi di dialogo tra Chiese sulla pre-venzione dell’Aids e sui soggetti piùvulnerabili, in modo da consentireanche una riflessione sulla sessualitàumana e sulla giustizia di genere.Non sono mancate le voci di coloroche hanno legato l’assistenza ai ma-lati di Aids e la difesa dei diritti ses-suali a una più ampia riflessione perla definizione di nuove regole, allaluce dell’azione ecumenica per lasalvaguardia del creato come ele-mento fondamentale nella costruzio-ne di nuova società. Al terminedell’incontro, oltre che riaffermare lacentralità dell’impegno ecumenicodella Cca nella difesa dei dirittiumani contro ogni discriminazionesessuale, è stato rivolto un invito adenunciare e a combattere ulteriori

disuguaglianze nel campo dell’assi-stenza sanitaria, causate dal covid-19che ha accentuato le differenze traricchi e poveri, tra città e campagna.

†La Segreteria di Stato comunica che èdeceduta la

Signora

MAGDALENACL E O PA S AUZA

madre di S.E. Mons. BernarditoC. Auza Arcivescovo tit. di SuaciaNunzio Apostolico in Spagna e Princi-pato di Andorra.

Nell’esprimere a S.E. Mons. Auzasentita partecipazione al suo dolore perla scomparsa della madre, i Superiori egli Officiali della Segreteria di Statoassicurano la loro preghiera di suffragioe invocano dal Signore conforto per ifamiliari della cara defunta.

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 16 settembre 2020 pagina 7

Ricco di ParolaIl cardinale arcivescovo di Agrigento sulla figura del servo di Dio Michele Arcangelo Vinti

di ROBERTO CU TA I A

«D éute opiso mou» (“for-za, venite dietro di me”)e «akolouthei moi» (“se-

guimi”). Queste due espressioni ingreco tratte dal Vangelo di Marco ri-guardano la chiamata dei primi di-scepoli da parte di Gesù. Si tratta diuna chiamata a cui rispondono colo-ro che conoscono Dio, non nel si-gnificato erudito del verbo latino co-(g)noscĕre, «conoscere», derivatodal greco antico (gignōskō), ma piut-tosto nel senso di obbedire a Dio, diascoltare la sua voce e di servire congioia i suoi comandamenti, secondoil richiamo del Vangelo di Giovanni«ascolteranno la mia voce» (10, 16).E proprio secondo questa chiamataha vissuto il sacerdozio il servo diDio don Michele Arcangelo Vinti —del quale è in corso il processo dibeatificazione — dell’arcidiocesi diAgrigento. Il prete siciliano, ordina-to il 9 luglio 1922, esercitò il ministe-ro sacerdotale i primi sette mesi aCianciana e poi a Grotte dove nac-que e visse (18 gennaio 1893 - 17 ago-sto 1943). Morì lo stesso giornoall’incirca di dodici secoli dopo il 17agosto 682, quando al soglio pontifi-cio saliva un pontefice siciliano, sanLeone II (682-683). Di padre Vinti,com’era da tutti chiamato pur nonessendo un religioso, ce ne parla inquesto colloquio il cardinale France-sco Montenegro, arcivescovo metro-polita di Agrigento.

Eminenza, i genitori furono i primimaestri di vocazione di Michele Arcan-gelo Vinti.

È vero che un albero dalle buoneradici si riconosce dai frutti. Non sipuò capire padre Vinti se non si ca-pisce in qualche modo la famiglianella quale lui è nato. Ultimo di seifigli, la famiglia è stata un luogoprezioso e importante per lui. È inquesto contesto che ha fatto la pri-ma esperienza di fede; la famiglia èstata il primo seminario di questo ra-gazzo che da grande decide di darsial Signore attraverso il sacerdozio.

La famiglia come ponte per una vitaautentica.

È importante la famiglia e in que-sto momento mi piace pensare a

quell’immagine del film che ho avu-to modo di vedere, dove in qualchemodo il matrimonio viene paragona-to ai pattinatori sul ghiaccio. I patti-natori devono mantenere l’equilibrio,un equilibrio precario, perché la su-perficie è insidiosa, però la fiducianell’altro permette a ciascuno di vol-teggiare nell’aria e sapere che cadràtra le braccia di qualcuno che ha cu-ra di lui.

Qual era il centro della famiglia Vinti?

La famiglia Vinti era una famigliacon al centro di tutto l’eucaristia. Siail papà Domenico sia la mammaCarmelina erano legati a questo pa-ne della vita, tanto è vero che eranopersone di comunione quotidiana ela visita alla Chiesa diventava quasiun dovere, una necessità per loro.Ed è in questo contesto che cresceMichele, come lo chiamavano a casa.È qui che nasce la sua vocazione.Sente il desiderio di farsi prete finda piccolo e dire che la famiglia siastato il pre-seminario è la verità.

Fin da tenera età don Vinti avvertì lavocazione sacerdotale. Dopo il “p re - s e -minario” vissuto in famiglia, sarebbedovuto andare con i padri redentoristinei pressi di Frosinone. Però tutto sva-nì per l’opposizione della sorella Giu-seppina e della mamma. Allora la scel-ta cadde sul seminario vescovile diAgrigento. È andata così?

Vero. Lui sarebbe dovuto andaredai padri redentoristi che in qualchemodo gli facevano anche “la corte”,vedendo la bontà di questo ragazzo.Però grazie alla sorella e alla madrenon fu fatta questa scelta ed entrònel seminario di Agrigento.

Padre Vinti, come tutti lo chiamavanoe tutt’ora viene denominato, è rimastoun modello di spiritualità per la comu-nità di Grotte e l’intera arcidiocesi diAgrigento e non solo. La fama di san-tità si è sparsa negli anni in diverseparti del mondo, dal Brasile al Cana-da, agli Stati Uniti. Come mai?

Tutto va ricondotto alla sua co-stante preoccupazione di essere un

buon sacerdote ma soprattutto unsanto sacerdote. Così visse ogni gior-no, fin dal periodo del seminario edurante la vita sacerdotale, sentendoforte la chiamata. In questo momen-to mi viene in mente un episodio delmio vescovo monsignor FrancescoFasola (1898-1988) quando a noi sa-cerdoti regalava una tabellina in cuic’era scritto: celebra la tua messa co-me se fosse la prima, come se fossel’ultima, come se fosse l’unica. E cre-do che per padre Vinti l’eucaristiafosse il centro della sua vita sacerdo-tale e quindi era importante la suapreoccupazione di essere un pontetra Dio e gli uomini.

Padre Vinti richiama sotto certi aspetti,se si pensa all’assidua presenza nelconfessionale, il curato d’Ars. Sacerdoticapaci di attirare e riportare il gregge ele pecorelle distratte nell’ovile. Quantosono importanti oggi i presbiteri comepadre Vinti?

Alcune volte noi diciamo: quello èun sacerdote d’altri tempi e questo èun sacerdote moderno. Io non sonoconvinto di questa divisione, di que-sta separazione, perché il sacerdozioè un mistero, non è solo un ministe-ro; ed è un mistero che non può di-versificarsi nel tempo. Ogni sacerdo-te sia di ieri che di oggi porta dentrodi sé una realtà unica, irripetibileche può cambiare soltanto nella for-ma ma non nella sua essenza. La lo-ro preoccupazione in fondo eraquella che la gente potesse scoprirela bellezza e la forza di Dio.

La “marcia in più” di padre Vinti puòessere stata data dal fatto di aver vis-suto povero ma ricco di preghiera, dimortificazione e di ogni virtù sacerdota-le?

La marcia in più di padre Vinti èstata la sua povertà, ed è stata anchela sua ricchezza. Era un uomo ricconon di cose, di oggetti, non era ildenaro la sua preoccupazione. Eraun uomo ricco di Dio, della Parola,era un uomo ricco di tutto ciò chepermetteva al cielo di scendere sullaterra. Era un uomo ricco perché ave-

va la forza di spingere la terra versoil cielo. Era un uomo ricco perchésapeva guardare la gente con la mi-sericordia, con gli occhi di colui chevuole dare amore e che sente amorenello svolgere questo servizio. Eraun uomo ricco perché non erapreoccupato delle cose che potevanocircondare e riempire la sua vita.Perché la sua vita era già piena, nonaveva bisogno di altro.

Un sacerdozio insomma vissuto nellatotalità, sollecito verso gli ammalati e imoribondi. È stato veramente un padreper ogni fedele della comunità. E se og-gi aumentano sempre più i devoti saràil riflesso di quella santità mai atte-nuatasi?

Padre Vinti sentiva forte questo.Le pecorelle gli appartenevano, peròlui sapeva che il suo ministero era difar sì che queste pecorelle s’innamo-rassero di quel buon pastore. Eccoperché dico che i presbiteri di ieri,come oggi, in Gesù trovano il mo-dello dell’unico modello, il modello

di buon pastore. Potranno fare lecose più diverse ma il loro mistero èquello di appartenere al Dio che liha chiamati, essere alter Christus, noidiremmo oggi un Cristo vivente peraiutare la gente a sentire quelle ca-rezze e quelle parole che Gesù disseduemila anni fa nella sua Palestina,ma che sono parole sempre attualiper tutti noi.

Al termine della confessione diceva aipenitenti «fatevi santi». Pare che aves-se il dono dello scrutamento delle co-scienze. È possibile?

Quanti di noi portano il ricordodi un prete che li ha ascoltati, che liha perdonati, che li ha aiutati, che liha confortati e che ha saputo esserecompagno! Ecco il sacerdote: coluiche sa alzare la mano e sa dire «tisono perdonati i tuoi peccati». Ver-rebbe da dire, se non fosse leggeraquesta frase, era lo sport preferito dipadre Vinti, sì, in questo alzare lamano e poter dare il perdono diDio, poter rasserenare ciascuno an-che l’uomo ferito e aiutarlo a scopri-re che poteva rimettersi in piedi. Edè bello, perché proprio lui nel darela confessione poi completava conquelle parole dei santi; in fondo lasantità non è opera di gesti eclatanti,gesti che meravigliano gli altri; lasantità è vivere la semplicità in ciòche Dio chiede, ciò che Dio vuole.La santità è quella della porta accan-to, quel vivere la propria vita nellanormalità ma sentire la gioia di es-serci, di vivere, sentire la gioia di unDio che è vicino.

Padre Vinti è stato un innamorato diGesù Cristo. Cos’era questo amore chetutti percepivano?

Il sacerdote non è un uomo chesa fare tante cose, è l’uomo talmenteinnamorato di qualcuno che vuoleche anche gli altri lo scoprano: comeun ragazzo quando ama la sua ra-gazza, una mamma, un papà amanoil proprio figlio; di questo sono fieri.La gioia del prete è proprio questo:scoprire che un po’ alla volta anchegli altri possano sentire questa bel-

lezza di Dio che riempie il loro cuo-re. Un uomo ricco di parola, di eu-caristia, di servizio, un uomo attentoagli altri. Questo è il Dio di padreVinti. Un uomo molto preciso, iera-tico, ma un uomo e lo ripeto un uo-mo pieno di Dio, che sapeva leggerenelle coscienze, nel cuore degli altrie lo poteva fare perché aveva il cuo-re e gli occhi puliti. Perché doveDio c’è, c’è luce e la luce riesce a to-gliere il buio ovunque questo si tro-vi.

È in corso la causa di beatificazione ecanonizzazione del servo di Dio Miche-le Arcangelo Vinti. Le attese dei tantidevoti sono in forte crescita. C’è qualco-sa di rilevante che può spiegare ai let-tori de «L’Osservatore Romano» aproposito dell’iter?

Noi ora guardiamo a padre Vinti,lo vedremo e speriamo di vederlovenerabile; lo vedremo e speriamo divederlo santo, lo guardiamo con am-mirazione perché seppur nella suasemplicità ha saputo vivere il mini-stero in maniera tale da lasciare il se-gno. È il sacerdote che quando loincroci nella vita lascia quel profumoche mi fa dire «ma quello sì che èun uomo di Dio».

Padre Vinti non ha scritto libri, nonha fondato opere sociali o religiose. Co-sa lascia?

Non credo abbia scritto molto eche abbia lasciato qualcosa cheognuno di noi possa prendere inmano. Lui non ha avuto bisogno discrivere perché lui è stato una paro-la. Quella parola che Dio ha detto,che da tutti è stata ascoltata, quellaparola leggibile perché facile, anchese impegnativa, necessaria per potercompletare quel discorso con Dio; eallora credo che l’insegnamento checi viene da padre Vinti, soprattutto anoi sacerdoti, è quello di scoprire esentire il nostro ministero come ungrande mistero. Un mistero che ab-braccia cielo e terra, che ha l’o doredi Dio ma che insieme ha l’o doredell’uomo, un mistero che riesce atrasformare un cuore di pietra incuore di carne. Padre Vinti pretesanto perché uomo di Dio. Ognunodi noi uomo di Dio, perciò possibil-mente santo.

Un solo corpoLaicità e sacerdozio nel libro di Romano Penna

Lettera dell’arcivescovo-prelato a quarant’anni dalla beatificazione di Bartolo Longo

Pomp eidalla miseria alla nobiltà

di LO R E TA SOMMA

Il prossimo 26 ottobre saranno tra-scorsi quarant’anni dalla beatifica-zione di Bartolo Longo che, alla

fine dell’Ottocento, fondò il santuariodedicato alla Vergine del Rosario, leopere sociali che lo circondano ancoraoggi e la città stessa di Pompei, sortaaccanto alle rovine dell’antico sito diepoca romana. Nell’omelia della cele-brazione nella quale, assieme a lui, ve-nivano beatificati don Luigi Orione esuor Maria Anna Sala, san Giovanni

Paolo II affermò tra l’altro: «Iniziandodall’umile catechesi ai contadini dellavalle di Pompei, e dalla recita del ro-sario davanti al famoso quadro dellaMadonna, fino all’erezione dello stu-pendo santuario e all’istituzione delleopere di carità per i figli e le figlie deicarcerati, Bartolo Longo portò avanticon intrepido coraggio un’opera gran-diosa che ancora oggi ci lascia stupitie ammirati» (Basilica di San Pietro,26 ottobre 1980).

Queste parole, pronunciate da unPapa profondamente mariano, che ap-

pena un anno prima si era recato inpellegrinaggio proprio al santuario diPompei, definivano perfettamente lapersonalità e l’opera di questo giova-ne avvocato pugliese, condotto, dallemeravigliose vie della provvidenza,nella valle di Pompei, abitata, nel1872, solo da uno sparuto gruppo dicontadini che sopravvivevano tra mi-seria, malaria e briganti. Fu qui che laVergine lo chiamò ed egli rispose ge-nerosamente, fondando una nuova cit-tà attorno al santuario e alle opere dicarità, nelle quali, oltre agli orfani, ac-colse, scontrandosi con la mentalitàpositivista dell’epoca, anche i figli e lefiglie dei carcerati. La sua non fuun’opzione ideologica ma una sceltacon al centro il Vangelo e l’annunciodi Gesù.

Dal 1980 a oggi il mondo è cambia-to in modo impressionante e la socie-tà ha subito delle accelerazioni fortis-sime, spazzando via tante certezze ecreando nuovi modi di vivere e dipensare. Partendo proprio da questoanniversario l’arcivescovo-prelato diPompei, Tommaso Caputo, ha scrittouna lettera alla città e ai devoti dellaMadonna dal titolo L’oggi di Dio e isegni dei tempi in un mondo che cambia,non solo e non tanto per celebrareuna ricorrenza, ma per indicare comeattualizzare il messaggio di BartoloLongo in questo nostro difficile pre-sente. Riferendosi alla pandemia cheha colpito l’umanità negli ultimi mesi,il presule auspica che dalla crisi possascaturire un’umanità migliore. È iltempo dell’impegno, della responsabi-lità, dell’accantonamento del criterioaccomodante del «si è fatto semprecosì».

La Chiesa deve dimostrare di nonessere un «corpo separato dalla socie-tà», ma aprirsi «ancora di più agli al-tri e rinnovare nei confronti delle real-tà che ci circondano quello sguardocaloroso che, particolarmente dalConcilio in poi, ha caratterizzato ilsuo atteggiamento verso il mondo».Pompei, la sua storia, la vicenda per-sonale del fondatore, hanno tanto dainsegnare, soprattutto nella scelta pre-

ferenziale per gli ultimi, in una pro-spettiva di giustizia sociale, un oriz-zonte che riguarda non solo i creden-ti, ma tutti gli uomini e le donne dibuona volontà.

Cogliendo i segni dei tempi, anchegrazie alle parole di Papa Francesco eai documenti dei vescovi italiani, sisente l’urgenza di una ricostruzionemorale e materiale della nostra socie-tà, che richiama fortemente le miseriedella Pompei di fine Ottocento:«Guardando a Bartolo Longo — affer-ma monsignor Caputo — p ossiamotrovare anche oggi, nel difficile mo-mento che stiamo vivendo, la forza el’ispirazione per dare nuovo slancio alnostro impegno personale, ecclesiale esociale. Non possiamo e non dobbia-mo lasciarci abbattere dai problemi edalle incognite che vorrebbero impe-dirci di realizzare la nostra inequivo-cabile vocazione: annunciare il Vange-lo e portare avanti l’opera del beato».L’arcivescovo-prelato rivolge un pen-siero anche ai “primi custodi” dellacasa di Maria, i sacerdoti che «nelpronunciare il “sì” al Signore nel gior-no dell’ordinazione, si sono impegnatia servirlo nella Chiesa di Pompei,dando così la disponibilità a vivere ea propagare il carisma specifico di taleChiesa; un carisma che, alla luce dellavita del beato Bartolo Longo, è costi-tuito nella sua essenza dalla preghieradel rosario e dalla carità».

In conclusione, Caputo invita aguardare avanti «con una visione co-raggiosa del futuro», per ripartireprendendo coscienza della «storia difede e di carità» propria dei pompeia-ni e devoti della Vergine del Rosario.«Tutti noi — afferma — vescovo, sacer-doti, religiose, religiosi e laici, siamochiamati, ognuno per la sua parte, adare nuovo slancio a questa nostra co-munità, piccola eppure aperta al mon-do».

L’anniversario della beatificazionedi Bartolo Longo, auspica il presule,sia l’inizio di un nuovo avvenire perPompei e apra, soprattutto sul pianopastorale, nuovi orizzonti sugli anniche verranno.

di ROBERTO CETERA

Chi volesse leggere l’ultimolavoro di Romano Penna(Un solo corpo. Laicità e

sacerdozio nel cristianesimo delleorigini, Roma, Carocci, 2020, pa-gine 248, euro 23) alla luce deldibattito — spesse volte piùideologico che teologico — tralaicità e sacerdozio, e che haanimato gli ambienti ecclesialiin particolare negli ultimi mesi,farebbe un serio torto a un’op e-ra di carattere puramente scien-tifico che se ne pone ampiamen-te e autorevolmente al di sopra.Pur non mancando, specie nellaparte conclusiva, alcuni spuntidi riflessione per la teologiacontemporanea, lo sforzo storicoed esegetico del noto biblista sipone principalmente sul pianodella ricostruzione veritiera epiù affidabile del contesto dellavita e del culto delle prime co-munità cristiane.

Il comun dire che il cristiane-simo sorge e si sviluppa in ra-gione della sintesi straordinariache opera fin dalla fase apostoli-ca tra le culture semitica ed elle-nistica esce, dopo la l’avvincentelettura del libro, se non ridimen-sionato sicuramente relativizza-to, se riferito al concetto di sa-cro. Piuttosto che sintesi, il cri-stianesimo delle origini, secondoPenna, si pone in netta distin-zione e opposizione alle idee disacralità, ritualità, sacrificio e sa-cerdozio proprie tanto dei greciquanto degli israeliti.

Il libro si sviluppa su quattroparti consequenziali: parte dalrapporto — di radicale novitàappunto — che il cristianesimorileva verso le altre religioni, perpoi passare a una disamina det-tagliata dell’idea di sacerdozionella cultura classica greco-ro-mana e in quella ebraica, quindial concetto di laicità tra le co-munità protocristiane, e perconcludere l’idea che le stesseavevano dello status sacerdotale.Appare chiaro come non solo i

protagonisti della stagione fon-dativa (a cominciare dai dodici)fossero tutti, e tutte, laici, masoprattutto come fosse totalmen-te assente l’idea di uno statuslaico distinto da quello sacerdo-tale, almeno fino al termine delII secolo, quando porrà le radicil’istituzionalizzazione delle co-munità intorno alla figura delvescovo. Il termine “laico”, an-nota Penna, non compare innessun scritto neotestamentario(e d’altronde neanche nel vete-ro), a testimonianza che le co-munità avevano pienamenteconsapevolizzato l’unicità delsacerdozio in Cristo crocifisso erisorto, e anche in loro stessi,come comunità in quanto corpomistico del Redentore, e indivi-dualmente in ragione del batte-simo ricevuto.

Il sacerdozio universale impli-ca il paradosso, rileva l’a u t o re ,che nella Chiesa non vi fossenessun laico, perché tutti ne era-no sacerdoti. Non c’è alcunadifferenza sul piano per così di-re ontologico, ma solo in ragio-ne dei ministeri svolti. Che perònon sono funzioni scelte dal mi-nistro, ma derivano da un cari-sma, che è sempre e solo donodello Spirito. Forse, anche se iltermine non è all’epoca ancorain uso, la percezione di coluiche verrà indicato come laico èriservata al membro della comu-nità che non è chiamato a svol-gere funzioni pastorali.

La mancanza di una figurasacerdotale nei primi due secolideriva, spiega Romano Penna,da una diversa idea di sacro, eimplica un’idea altrettanto diver-sa di rito, sacrificio e tempio.Del tutto estranea ai lacci e lac-ciuoli del fariseismo da un lato edel ritualismo pagano dall’a l t ro .

È questa radicale diversità afar maturare la percezione dicristianesimo sinonimo di liber-tà. E sarà proprio questa perce-zione a spalancargli le porte diuna diffusione continentale.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 16 settembre 2020

Il Papa raccomanda di investire nello studio e nella ricerca per la formazione dei giovani

Esperti di paceattenti ai segni dei tempi

«Per un sapere della pace» è il titolodel volume edito dalla Libreria editricevaticana (Citta del Vaticano, 2020,pagine 124, euro 14) che si apre conla prefazione di Papa Francesco.Curato da Gilfredo Marengo, vicepreside e ordinario di Antropologiateologica presso il Pontificio istitutoteologico Giovanni Paolo II per lescienze del matrimonio e della famiglia,il libro raccoglie alcune riflessionidedicate essenzialmente al tema dellaformazione di autentici “operatori dipace”. Pubblichiamo di seguito il testodel Pontefice che introduce lapubblicazione.

Il cambiamento d’epoca che l’uma-nità sta vivendo è abitato da quellache più volte ho indicato come «unaterza guerra mondiale a pezzi ». Co-nosciamo bene quanto la paura diun conflitto mondiale, capace di di-struggere l’intera umanità, ha segna-to il nostro passato recente. SanGiovanni XXIII dedicò la sua ultimaEnciclica, indirizzandola a tutti gliuomini di buona volontà, al temadella pace1. E come non ricordarel’accorato appello rivolto da sanPaolo VI all’Assemblea delle NazioniUnite: «Non gli uni contro gli altri,non più, non mai!» (4 ottobre1965)?

Purtroppo dobbiamo constatareche oggi il mondo è ancora immersoin un clima di guerra e di violenzareciproca: questa dolorosa realtà nonsolo chiede di tenere sempre vivol’appello alla pace, ma quasi ci co-stringe a porci domande decisive.

Perché in un mondo dove la glo-balizzazione ha abbattuto tanti con-fini, dove tutti — si dice — siamo in-terconnessi, si continua a praticare laviolenza nelle relazioni tra i singoli ele comunità?

Perché chi è diverso da noi ci faspesso paura, tanto da farci assume-re un atteggiamento di difesa e so-spetto che troppe volte diventa ag-gressione ostile?

Perché i governi degli Stati riten-gono che esibire la loro forza, persi-no con atti di guerra, possa dare lo-ro maggiore credibilità agli occhi deicittadini e aumentare il consenso dicui godono?

A queste e altre domande non sipuò rispondere in maniera genericae affrettata. È necessario un impe-gno di studio, occorre investire an-che a livello della ricerca scientifica edella formazione delle giovani gene-razioni. Per queste ragioni ho ritenu-to necessario istituire presso la Pon-tificia Università Lateranense un Ci-clo di studi in Scienze della pace, apartire dal convincimento che laChiesa è chiamata a impegnarsi per«la soluzione di problemi riguardan-ti la pace, la concordia, l’ambiente,la difesa della vita, i diritti umani ecivili »2.

In tale impegno «ha un ruolocentrale il mondo universitario, luo-go simbolo di quell’umanesimo inte-grale che necessita continuamente diessere rinnovato e arricchito, perchésappia produrre un coraggioso rin-novamento culturale che il momentoattuale domanda. Questa sfida inter-pella anche la Chiesa che, con la suarete mondiale di Università ecclesia-stiche, può “portare il decisivo con-tributo del lievito, del sale e della lu-ce del Vangelo di Gesù Cristo e del-la Tradizione viva della Chiesa sem-pre aperta a nuovi scenari e a nuoveprop oste”, come ho ricordato recen-temente nel riformare l’o rd i n a m e n t odegli studi accademici nelle istituzio-ni ecclesiastiche3. Questo non signi-fica certo alterare il senso istituzio-nale e le tradizioni consolidate delle

nostre realtà accademiche, ma piut-tosto orientarne la funzione nellaprospettiva di una Chiesa più marca-tamente “in uscita” e missionaria.Infatti è possibile affrontare le sfidedel mondo contemporaneo con unacapacità di risposta adeguata neicontenuti e compatibile nel linguag-gio, anzitutto rivolgendosi alle nuo-ve generazioni »4.

Il presente volume offre una pri-ma rassegna di alcuni dei centri d’in-teresse di questa nuova impresa ac-cademica. Essa è necessariamente in-terdisciplinare ed esprime un fecon-do dialogo tra filosofia, teologia, di-ritto e storia. Sono fiducioso che unrigoroso approfondimento di questepiste di ricerca, alimentate anche daicontributi delle scienze umane, potràfavorire la crescita di un “sapere del-la pace” al fine di formare davveropreziosi operatori di pace, pronti a

mettersi in gioco nei più differentiambiti della vita delle nostre società.

Mi preme sottolineare che unbuon operatore di pace deve essere ingrado di maturare un sguardo almondo e alla storia che non cada inun «“eccesso diagnostico”, che nonsempre è accompagnato da proposterisolutive e realmente applicabili »5.Si tratta, infatti, di andare oltre unapproccio puramente sociologico cheabbia la pretesa di abbracciare tuttala realtà in una maniera neutra easettica. Chi intende diventare esper-to delle Scienze della Pace ha biso-gno di imparare a essere attento aisegni dei tempi: il gusto della ricercascientifica e dello studio deve ac-compagnarsi a un cuore capace dicondividere «le gioie e le speranze,le tristezze e le angosce degli uominid’oggi»6 per sapere operare un realediscernimento evangelico.

Abbiamo davvero bisogno di uo-mini e donne, ben preparati, dotatidi tutti i necessari strumenti per leg-gere e interpretare le dinamiche so-ciali, economiche e politiche del no-stro tempo. Impegnarsi in questipercorsi di formazione potrà essereun valido aiuto per tanti giovani ascoprire che «la vocazione laicale èprima di tutto la carità nella famigliae la carità sociale o politica: è unimpegno concreto a partire dalla fe-de per la costruzione di una societànuova, è vivere in mezzo al mondo ealla società per evangelizzarne le suediverse istanze, per far crescere la

L’esperienza di Francesco d’Assisi

Fratelli come donodi ALESSANDRO GISOTTI

Francesco d’Assisi torna adispirare il Papa che, primonella storia, ne ha assunto il

nome. Se cinque anni fa, era la lodea Dio per il Creato, il Cantico delleCreature, a dare un’anima all’Enci-clica Laudato si’ questa volta è lafraternità (e l’amicizia sociale) ilfuoco d’attenzione del nuovo docu-mento magisteriale che, proprio nel-la terra del Poverello, firmerà ilprossimo 3 ottobre. Ma cosa sono, omeglio chi sono i “fratelli” per SanFrancesco? Una risposta intima e ri-velativa la si trova all’inizio del suoTe s t a m e n t o , laddove, dopo aver rac-contato l’incontro con i lebbrosi —ai quali lo condusse Cristo, perchélui ne aveva ribrezzo — afferma: «Edopo che il Signore mi diede deifrati, nessuno mi mostrava che cosadovessi fare, ma lo stesso Altissimomi rivelò che dovevo vivere secondola forma del santo Vangelo».

I f ra t i , i fratelli, si presentanodunque a Francesco innanzituttocome dono di Dio. Un dono inatte-so e, a dire il vero, non indoloreperché portano una situazione nuo-va che lo “costringe” a chiedere aiu-to al Signore, perché nessuno gli sadire cosa fare. Non sono una nostra“conquista”, i fratelli, né tanto menosono come noi li desidereremmo.Sono opera viva del Creatore libera-mente offerta a ciascuno di noi. So-no donati, appunto, e quindi non lipossiamo scegliere né possedere, masolo accogliere e amare così come

sono, con le loro debolezze e diver-sità. Quelle differenze (e a volte dis-sonanze) che in definitiva solo il Si-gnore può ricomporre perché, comedirebbe il Papa, l’armonia non lafacciamo noi, ma lo Spirito Santo.

Quello che emerge in modo evi-dente in Francesco d’Assisi, e che

trova conferma in questo scrittofondamentale nella parabola conclu-siva della sua vita terrena, è che lafraternità per lui non è un’idea, unateoria astratta, ma un fatto concreto,un’esperienza che cambia la vita.Accanto a questo dato di realtà, eanche più rilevante perché ne è la

fonte, scopriamo che per Francesconon c’è fraternità se non si ricono-sce (e accetta) la comune figliolanzadal Padre celeste. Siamo fratelli tuttiin quanto tutti figli dello stesso Pa-dre. Nessuno è quindi più stranieroall’altro. Una rivoluzione di pro-spettiva che, nella vita di Francesco,porterà a scelte sorprendenti ricapi-tolate nella celebre visita al Sultanod’Egitto. È qui il nucleo della con-versione del Santo di Assisi e conlui potremmo dire di ogni donna euomo che ha autenticamente incon-trato Gesù Cristo. Se infatti non siriconosce il comune progettod’amore del Padre su di noi, nonbasterà essere sorelle o fratelli. Nep-pure biologicamente. È un fratellodi sangue, infatti, ad uccidere Abe-le. E lo uccide perché l’odio ha ser-rato gli occhi di Caino che non ve-dendo più l’amore del Padre, nonriconosce nemmeno il fratello cometale.

La fraternità, per Francesco d’As-sisi, non è però un dono “statico”,fine a se stesso. Si alimenta e crescenutrendosi della carità. E portasempre la pace. La relazione con ifratelli traccia una strada, avvia unprocesso che si sviluppa in una di-mensione comunionale. È dopo l’in-contro con i suoi f ra t i , infatti, che ilSignore gli rivela che deve vivere ilVangelo sine glossa, anzi di più: chesi deve conformare ad esso, prende-re la forma stessa del “santo Vange-lo”. Farlo perciò in modo radicale,“senza calmanti” per riprendere

un’efficace immagine di Papa Fran-cesco.

Per il Patrono d’Italia, ilprendersi cura degli altri come sestessi diventa via e spazio privile-giato di evangelizzazione. Non puòesistere perciò un f ra t e che si ritiriin una condizione isolata. Sarebbeun controsenso, una contro-testi-monianza. Per il Santo, infatti, tan-to cresce l’amore verso il Padrequanto si rafforza quello verso ilfratello nel cui volto si ritrovano itratti del Creatore. Un amore chein Francesco si dilata fino a diven-tare cosmico perché la fraternità sifa abbraccio verso ogni creatura:anche il Sole è chiamato fratello ela Luna sorella. Otto secoli dopo,nonostante il crescere degli egoismie l’innalzarsi di barriere di ogni ti-po, il mondo ha ancora sete difraternità e di paternità. Ne è allaricerca costante. La testimonianzadel Poverello d’Assisi, che si vollefare «fratello di tutti gli uomini», èquanto mai attuale e ci esorta, as-sieme ad un altro Francesco, acamminare sulla via della fraterni-tà.

Online

UN SITO ALLA SETTIMANAa cura di FABIO BO L Z E T TA

Vocazione francescana

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Nomina episcopalein MessicoRutilo Felipe

Pozos Lorenzinivescovo

di Ciudad Obregón

È nato il 15 febbraio 1967 nellacittà di Rancho San Diego, ap-partenente all’arcidiocesi metro-politana di Puebla, nel cui semi-nario maggiore Palafoxiano hacompiuto gli studi. Il 29 giugno1993 ha ricevuto l’ordinazione sa-cerdotale, incardinandosi a Pue-bla. Ha ottenuto la licenza inSpiritualità e un diploma per for-matori di seminari presso la Pon-tificia università Gregoriana. Co-me sacerdote ha ricoperto i se-guenti incarichi: vicario parroc-chiale, assistente diocesano di ca-techesi familiare e pastorale fami-liare, presidente della commissio-ne diocesana per i ministeri, pro-fessore e rettore del seminariomaggiore Palafoxiano di Puebla.Il 6 dicembre 2013 è stato nomi-nato vescovo titolare di Satafis eAusiliare di Puebla, ricevendol’ordinazione episcopale il 3 mar-zo 2014. Fa parte del Consigliopermanente della Conferenzaepiscopale messicana, rappresen-tando la provincia ecclesiastica diPuebla.

Uno spazio dedicato a tutti i giovani in ricerca. È il blog dedicato al temadella vocazione: religiosa, sacerdotale e missionaria. A curarlo sono fra Al-berto, fra Fabio e fra Nico, tre frati francescani dell’ordine dei Frati minoriconventuali. Dal convento di Sant’Antonio di Padova dove vivono, accol-gono e ascoltano attraverso internet giovani da tutta Italia che «ci contatta-no chiedendo un consiglio, cercando una guida e un accompagnamento nelcammino della vita e della fede, e soprattutto un sostegno, un orientamen-to nel discernimento vocazionale». Fra gli ultimi temi affrontati un insiemedi riflessioni sui segni della vocazione e sull’essere aperti alle «sorprese diDio». Al colloquio a distanza possibile attraverso email, telefono e Whats-App si aggiunge anche la possibilità di un incontro visitando il convento.Approfondimenti online sono dedicati a «cosa fanno i frati», quali sono ipassi per diventarlo, testimonianze, video e percorsi vocazionali. A tutti,scrivono i tre frati blogger, è assicurata ogni giorno la loro preghiera.

www.vo cazionefrancescana.org

pace, la convivenza, la giustizia, i di-ritti umani, la misericordia, e cosìestendere il Regno di Dio nel mon-do»7.

Sono grato al Prof. Marengo, cheha curato il presente volume, comepure ai relatori i cui contributi apro-no la strada alla maturazione di que-sto indispensabile campo di ricercascientifica, destinato ad alimentarepratiche di pace e di concordia tragli uomini e i popoli.

1. Lettera enc. Pacem in terris, 11 apri-le 1963.

2. Esort. ap. Evangelii gaudium, 65.3. Cfr. Cost. ap. Veritatis gaudium,

2.4. Lettera al Cardinale De Donatis

in occasione dell’istituzione del nuovoCorso di studi in “Scienze della Pace”,12 novembre 2018.

5. Esort. ap. Evangelii gaudium, 50.6. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gau -

dium et spes, 1.7. Esort. ap. postsin. Christus vivit,

168.

La Vergine Addolorata, che pianse con il cuore trafittola morte di Gesù,

ora ha compassione della sofferenza dei poveri crocifissie delle creature di questo mondo sterminate dal potere umano.

# Te m p o D e l C re a t o

(@Pontifex_it)