ANAMNESI IN OMEOPATIA
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IL COLLOQUIO
• La storia clinica omeopatica differisce
fondamentalmente da quella allopatica .
• Mentre infatti lo scopo di questa è la diagnosi di
malattia, lo scopo dell’omeopatia è invece la
diagnosi di malato e di rimedio che devono
coincidere.
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IL COLLOQUIO
• Il medico omeopatico perciò, oltre alla diagnosi di
malattia, deve necessariamente individuare il caso
personale, i caratteri soggettivi del paziente che
rivestano valore clinico e che lo differenziano da
qualsiasi altro soggetto affetto dalla stessa malattia.
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IL COLLOQUIO
• Si deve fare molta attenzione circa gli errori che si possono commettere nella valutazione della sintomatologia, allorché si procede nella visita senza conoscere quelli che sono gli ostacoli ad una reale conoscenza del malato.
• Siamo tutti soggetti ad errare nella valutazione del sintomo ricavato ad esempio da uno stato di “transfert” tra paziente e medico.
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IL COLLOQUIO
• Si può creare una situazione per la quale l’ammalato “capovolga o trascuri” sintomi per ansia di sottomissione o di aggressione verso qualsiasi sostituto genitoriale ed il medico, a sua volta; proietti il suo vissuto o la sua patologia “ratificando una diagnosi preconcetta che tende a risolvere il suo proprio problema di insicurezza”.
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IL COLLOQUIO OMEOPATICO
• Molti omeopati hanno messo in guardia circa questi pericoli, a cominciare ha Hahennemann fino a Kent, Schmidt, Masi, Ortega, Paschero, ecc..
• Con la loro esperienza clinica hanno individuato alcune metodiche atte ad ovviare, quanto più è possibile, agli errori di interpretazione della reale situazione psico-fisica del malato.
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IL COLLOQUIO OMEOPATICO
• Tutte le valutazioni non ci salvaguardano però dalle possibili cause di errore di interpretazioni inerenti all’atto stesso della visita e al rapporto medico-malato.
• In effetti in questo rapporto siamo coinvolti come persone umane con la nostra “storia”, la nostra “patologia”, la nostra cultura ed educazione.
• Questi fattori possono incidere nella selezione dei sintomi del paziente e quindi nella scelta del rimedio.
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IL COLLOQUIO OMEOPATICO
• Nella visita medico omeopatica, come del resto in
altri tipi di visita (psicanalisi, psicosomatica, ecc.), tra
il medico e il paziente viene a crearsi quello che
Mitscherlich definisce un “laboratorio interpersonale”,
intendendo che il rimedio non è mai un elemento
passivo del rapporto, ma interviene in esso agendolo
e modificandolo.
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IL COLLOQUIO OMEOPATICO
• Succede ciò che avviene in altri campi della scienza e della ricerca, come ha ben precisato Popper.
• Anche in medicina quindi, oltre che nel campo della ricerca medica, ciò può verificarsi appunto nel colloquio tra medico e malato interferendo in esso in modo tale da ridurre la probabilità di scelta del rimedio più adeguato a quel determinato tipo di paziente (Simillimum).
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IL COLLOQUIO OMEOPATICO
• Se è vero che diversi medici per uno stesso paziente affetto da una malattia cronica, per la natura stessa del rapporto medico-malato, sono portati a fare differenti diagnosi di rimedio, èaltrettanto vero che un tale evento dovrebbe essere molto improbabile se si seguono alcune metodiche ed alcuni accorgimenti che si sono stati suggeriti dai nostri maestri di omeopatia.
• (Organon da p. 84 al paragrafo 99).
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IL COLLOQUIO OMEOPATICO
• Vediamo ora quali sono questi accorgimenti e come si possono riassumere.
• Elencheremo brevemente ciò che il terapeuta “deve e non deve” fare durante la trascrizione della storia clinica, cercando di evidenziare una metodica di comportamento del medico durante la visita, almeno come indirizzo di metodo da seguire.
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IL COLLOQUIO OMEOPATICO
• Vediamo in pratica la metodica che conviene suggerire nelle varie fasi del colloquio col malato.
• Prenderemo prima in esame la sintomatologia soggettiva, cioè i sintomi che esprimono il senso soggettivo della malattia, cioè quei sintomi che riguardano le sensazioni che sono avvertite dal paziente stesso..
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ANAMNESI IN OMEOPATIA
• Il malato espone il modo in cui si sono sviluppate le sue sofferenze.
• Se presenti i membri della famiglia o le persone che gli sono più vicine raccontano tutto ciò che hanno osservato nei suoi riguardi….
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ANAMNESI IN OMEOPATIA
…in sua presenza, sebbene sia sempre preferibile interrogare separatamente sia il malato sia i suoi familiari (P. Schmidt).
• Il medico guarda, ascolta, in una parola osserva, con tutti i suoi sensi, cosa vi sia di mutato, di anomalo e straordinario in questo paziente.
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ANAMNESI IN OMEOPATIA
• Il medico scrive tutto su un foglio, esattamente con gli stessi termini di cui si sono serviti, nella loro esposizione, il paziente ed eventualmente i suoi familiari.
• Per quanto è possibile li lascia terminare la loro esposizione senza interromperli (a), sempre che non si perdano in inutili disgressioni.
• Ogni interruzione disturba il flusso delle idee di chi sta parlando e le cose non possono poi tornargli alla mente uguali a come voleva dirle prima di venire interrotto.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Quanto le varie persone hanno finito di spiegare quello che volevano dire spontaneamente, il medico aggiunge, ad ogni sintomo, informazioni più precise e procede a questo proposito nel modo seguente.
• Rilegge tutto ciò che gli è stato segnalato, ponendo l’accento in particolare su certi temi; per esempio può chiedere:
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Quando è apparso questo sintomo?• A che ora del giorno o della notte?• Qual è il rapporto fra questi sintomi e i
medicamenti presi prima?• (I sintomi si sono verificati quanto prendeva
ancora i medicamenti in questione, o solo qualche giorno dopo che ha cessato di prenderli?......)
• Quale dolore, quale sensazione, descritta dettagliatamente, si è manifestata in una data parte del corpo?
• Se ne indichi l’esatta localizzazione.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Descrivete il modo in cui si è manifestato ogni dolore di cui vi lamentate. Alcuni sono continui e tenaci, altri insorgono sotto forma di accessi.
• Accessi isolati o periodici?
• Di quale durata?
• A che ora del giorno o della notte queste sensazioni erano più forti e a che ora erano assenti?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• In quale posizione del corpo?• Descrivere il carattere e il genere di ogni dolore o
sensazione.• In che modo preciso si è verificato questo o
quell’altro episodio ed in quali circostanze?• Il medico cerca ancora una volta di farsi specificare
e precisare ognuna delle risposte date, senza che le sue domande siano mai concepite in modo da suggerire in qualche modo la risposta.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Il medico, per esempio, non deve dire:
• “Era presente questa o quella cosa?
• E’ freddoloso? Caloroso? Ha sete? ”.
• Porre in questa forma le domande significa suggerire al malato delle risposte forse diverse dalla verità, e fornirgli delle indicazioni: errore, questo, che il medico non deve mai commettere.
• Mettere il malato nella posizione di non poter rispondere che si o no.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
A - CIO’ CHE IL MEDICO NON DEVE FARE:
1. parlare molto;2. porre domande dirette, tali che il paziente
possa rispondere con un “si” o con un “no”;3. interrompere il paziente (usare tatto se si è
costretti a farlo);4. imbarazzare il paziente (rimandare ad
es. alla fine dell’interrogatorio o durante lavisita le domande sulla mentalità, affettività,sessualità, e quante altre possono esseretabù per il paziente);
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
A - CIO’ CHE IL MEDICO NON DEVE FARE:
5. suggerire le risposte;
6. suggestionare il paziente;
7. mettere fretta;
8. dirigere le domande verso un rimedio piùconosciuto;
9. proiettare sul malato la propria patologia;
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
A - CIO’ CHE IL MEDICO NON DEVE FARE:
10. ritenere validi i sintomi dedotti e
non accettati coscientemente dal
malato;
11. sopravalutare o sottovalutare le
risposte;
12. farsi influenzare dall’ansia del
paziente e/o parenti (Kent).
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
B - CIO’ CHE IL MEDICO DEVE FARE:
1. essere neutrale quanto più è possibile;
2. usare linguaggio comprensibile per la mentalità del paziente;
3. raccomandare risposte non rapide onde avere il tempo di trascriverle;
4. trascrivere i sintomi secondo la terminologia del paziente;
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
B - CIO’ CHE IL MEDICO DEVE FARE:
5. iniziare l’anamnesi da ciò che il
paziente ritiene importante (anche
se spesso o quasi sempre ciò non lo è
ai fini della scelta del rimedio) onde
favorire lo “sblocco” del paziente e
l’instaurarsi di un rapporto di confidenza;
6. rilevare eventuali cause eziologiche che sono molto importanti per la scelta del rimedio.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
B - CIO’ CHE IL MEDICO DEVE FARE:
L’evento causale deve aver però modificato in
modo rilevante il modo di essere e di “sentirsi”
del paziente: traumi fisici e/o psichici, trattamenti
medici e chirurgici, ecc.
7. rilevare eventuali sintomi mentali,
anche laddove è difficile, per
l’importanza gerarchica di essi nella
scelta del rimedio;dr flavio tonello associazione omeopatica
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
B - CIO’ CHE IL MEDICO DEVE FARE:
8. rilevare le modalità generali che ci permettono di individuare il paziente nella sua reattività generale;
9. “modalizzare” il sintomo per caratterizzarlo opportunamente in rapporto a quel determinato tipo di paziente, sfoltendo e riducendo così i rimedi che corrispondono a quel sintomo;
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• B - CIO’ CHE IL MEDICO DEVE FARE:
10. cercare di conoscere e valutare le condizioni socio-economiche e relazionali del paziente;
11. se possibile, consultare parenti e/o amici del paziente;
12. suggerire al paziente di scrivere i sintomi che si presentano durante la cura e quelli che aveva omesso di riferire.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Se in queste informazioni fornite spontaneamente non viene fatta menzione alcuna né delle diverse parti o funzioni del corpo, né dell’umore e del carattere, il medico chiede allora se il soggetto non ricorda qualcosa in relazione a una certa parte, a un certo organo, a una certa funzione, o a ciò che concerne lo stato intellettuale e morale del malato.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Però cerca con cura di attenersi ai termini generali, affinché la persona, che gli sta dando i chiarimenti, sia libera di fornire spiegazioni spontanee in relazione a queste diverse precisazioni, per esempio:
• Com’è il suo morale?
• Com’è il suo umore in genere?
• In che stato è la sua memoria?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Come si ricorda i nomi, i visi, le cose che ha fatto o che ha appena finito di fare, che ha detto, sentito, letto, pensato?
• Com’è l’appetito?
• E la sete?
• Ha qualcosa da dire a proposito delle sensazioni di gusto?
• Il sapore dei cibi e delle bevande è normale o alterato, diminuito o esagerato?
• Che gusto sente in bocca?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Quali sono i cibi e le bevande che le piacciono di più?
• Quali sono quelli per cui prova qualche avversione?
• Come si sente dopo aver bevuto o mangiato?
• Sente qualcosa di anormale al corpo, alla testa, agli arti, al basso ventre, ecc.?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Ha qualcosa da dire a proposito delle feci?• L’urina è normale?• Prova momenti di sonnolenza durante il
giorno o di insonnia durante la notte?• Come dorme?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• Quando il paziente ha fornito
spontaneamente, e rispondendo
liberamente alle domande proposte, tutte le
informazioni necessarie ed ha completato
abbastanza bene il quadro della malattia, il
medico può fare domande più precise e più
specifiche.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
• – Per esempio:
1. Che sensazioni e disturbi sente?
2. Li descriva dettagliatamente.
3. Dove li sente? Mi faccia vedere il punto esatto.
4. Con quale frequenza e in quale occasione si presenta questo o quell’altro sintomo?
5. In che posizione lo sente? Stando seduto, disteso o in piedi?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
6. Che effetto provoca il muoversi?
7. Come sono i sintomi a digiuno? E dopo i pasti?
8. A che ora si aggravano i suoi sintomi durante la giornata?
9. La mattina di buon’ora, o piuttosto la sera, o in qualche altro momento?
10. Che tipo di gusto sente in bocca: acido, amaro, acre, astringente, grasso, metallico, putrido, salato, zuccherato, di sangue, di uovo marcio, di materie fecali, o d’altro tipo?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
11. In che momento lo sente, prima, durante o dopo
aver bevuto e mangiato? 12. Quale è la natura e il colore esatto delle
deiezioni? Odore, quantità, forma, abbondanza, frequenza?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
13. Descriva bene l’aspetto delle evacuazioni: muco, chiaro d’uovo, membrane, alimenti non digeriti, bile, sangue, ecc.
14. Che tipo di dolore prova prima, durante o dopo la defecazione?
15. Descriva il tipo esatto di questi dolori, la loro localizzazione e le loro modalità.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
16. L’urina è torbida quando viene emessa? Lo diventa subito dopo, o soltanto dopo parecchio tempo?
17. Di che colore è al momento dell’emissione?18. Per quanto riguarda il sedimento, ne
specifichi il colore, l’aspetto, l’abbondanza, l’aderenza, ecc.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
19. Cosa sa del suo comportamento durante il sonno? Alcuni gemono, altri si lamentano o ridono o piangono, alcuni parlano o gridano, cantano o sospirano, mentre dormono, altri ancora sussultano o hanno delle scosse;
20. alcuni digrignano i denti, alcuni russano quando inspirano, altri quando espirano. E lei?
21. Che posizione assume durante il sonno (quella a lei più abituale)?
22. Alcuni sentono la necessità di stare ben coperti, per altri è il contrario.
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
23. Alcuni soggetti hanno un sonno molto leggero, si svegliano continuamente, mentre altri hanno un sonno pesante. Come si sente al momento del risveglio? Alcuni si sentono stanchi, depressi, irritabili, ecc. E lei?
24. Se ha uno o più brividi, a che ora ha avuto questa sensazione?
25. Alcuni malati provano una sensazione di freddo e tuttavia la loro pelle ha una temperatura normale, altri una semplice sensazione di fresco, mentre altri ancora si sentono percorsi da un freddo intenso. E lei? dr flavio tonello associazione omeopatica
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
26. Da che parte del corpo parte il brivido?27. Dove prova la sensazione di freddo?28. Alcuni hanno la pelle bruciante e
febbricitante, tuttavia si lamentano di avere freddo.
29. Si può avere la faccia pallida e la pelle che scotta o viceversa.
30. Quali sono le parti del corpo particolarmente calde al tatto?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
31. Appartiene a coloro che si lamentano di sensazioni di calore, mentre la sua pelle èinvece fresca?
32. Qual è la durata dei brividi?
33. Qual è la durata della sensazione di calore?
34. A che ora del giorno o della notte ha sete?
35. Cosa desidera bere? Ed a quale temperatura?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
36. Cosa preferisce, bevande calde, fresche o ghiacciate?
37. Molto o poco, ogni volta?
38. E soprattutto che genere di bevande?
39. Se è soggetto ad accessi di febbre, a che stadio si manifesta la sete? Prima, durante o dopo i brividi, la sensazione di calore, il sudore?
40. A che ora compare la febbre?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
41. Quali sono le caratteristiche della sudorazione?
42. Aspetto, colore, consistenza?
Abbondanza, durata, carattere?
43. A che ora suda di più?
44. Alcuni sudano durante il sonno, altri in stato di veglia.
45. Quali sono le parti del corpo che sudano?
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INTERROGATORIO OMEOPATICO
46. In quale momento suda: all’inizio, alla fine, o dopo la sensazione di calore, o il brivido?
47. Precisi le reazioni che si producono prima, durante e dopo la traspirazione.
48. Descriva le sensazioni spiacevoli provate prima, durante e dopo i brividi.
49. Specifichi quelle che si sono prodotte prima, durante o dopo la febbre.
50. Nei soggetti di sesso femminile è importante notare le caratteristiche delle mestruazioni e di tutti gli altri flussi genitali.
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OSSERVAZIONI DEL MEDICO
• Il medico, dopo aver messo per iscritto tutte
le risposte dell’ammalato, annota quello che
egli stesso osserva direttamente dal
paziente, e cerca di sapere se i sintomi da
lui rilevati sono o no anteriori alla malattia.
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INTERROGATORIO NEI CASI ACUTI
• Per quanto concerne l’interrogatorio nei casi acuti esiste una differenza sostanziale.
• Nelle malattie acute siamo aiutati in modo consistente dai sintomi molto marcati e “non equivocabili”; così il malato si manifesta col suo disturbo in maniera assai più netta e precisa e al medico spetterà il compito di ricercarle le modalità .
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INTERROGATORIO NEI CASI ACUTI
• Questa è la fase nella quale l’Arte di
osservare del terapeuta diventa l’elemento
essenziale per attribuire importanza anche
al minimo indizio che potrebbe rivelarsi
risolutivo ai fini di un’esatta diagnosi.
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INTERROGATORIO NEI CASI ACUTI
• Come un segugio il medico dovrà “fiutare”ogni sintomo, nuovo, soggettivo ed oggettivo perché la distinzione dei sintomi, così ben descritta da HAHNEMANN nell’Organon, èuna conoscenza tanto più necessaria nel trattamento del caso acuto, laddove rapiditàe razionalità diventano i fattori decisivi e risolutori del buon esito del trattamento.
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LE 7 DOMANDE DI BOENNINGHAUSEN
1. QUIS? (Chi?)
2. CUR? (Perché?)
3. QUID? (Cosa?)
4. UBI? (Dove?)
5. QUIBUS AUXILIIS? (Con quali mezzi?)
6. QUOMODO? (In quale modo?)
7. QUANDO? (Quando?)
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OSSERVAZIONI IN CASI ACUTI
• Si deve tener conto di tutto quello che è possibile
osservare e che sembra degno di essere annotato.
• E’ opportuno rilevare che, nel corso di un
trattamento medico o immediatamente dopo, le
sensazioni e i sintomi accidentali, provati dal
paziente, non sono affatto l’espressione
dell’immagine reale della sua malattia.
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OSSERVAZIONI IN CASI ACUTI
• La vera guida della forma originaria della
malattia ci è fornita dai sintomi e dai disturbi di
cui il pz. ha sofferto prima dell’uso dei
medicamenti, o parecchi giorni dopo averli
sospesi (ove sia possibile).
• Sono dunque questi ultimi, in particolare, che il
medico deve soprattutto prendere in
considerazione.dr flavio tonello associazione omeopatica
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CASI ACUTI - URGENTI
• Quanto invece, in una urgenza ci si trova in presenza di malattia a evoluzione rapida che non può ammettere alcun ritardo, se non è possibile sapere nulla sullo stato precedentci si deve allora accontentare dei sintomi attuali, e il trattamento, cioè dei sintomi più o meno modificati dal trattamento terapeutico.
• In questi casi si può cogliere lo stato presente alla malattia radunando, in un medesimo quadro clinico, tanto l’affezione primaria quanto l’affezione medicamentosa ad essa relativa.
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MALATTIE CRONICHE
• Nelle affezioni croniche, i malati si sono a tal punto abituati alle loro sofferenze che fanno scarsa o nessuna attenzione a piccoli sintomi concomitanti, spesso assi significativi (caratteristici) e decisivi come guida nella scelta del rimedio.
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MALATTIE CRONICHE
• I malati considerano questi piccoli sintomi, a cui sono abituati da tanto tempo, come necessariamente legati alla loro condizione fisica, quasi fossero parte integrante della salute, di cui hanno perso il senso vero, dopo quindici o vent’anni di sofferenze.
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MALATTIE CRONICHE
• Non viene più loro nemmeno in mente che possa esserci la minima connessione fra l’affezione principale di cui soffrono da tempo e questi sintomi apparentemente insignificanti, che rappresentano tuttavia delle deviazioni più o meno ampie rispetto allo stato fisiologico.
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QUALITÀ DEL MEDICO
Per formarsi un’immagine reale e particolareggiata di
qualsiasi malattia, specialmente di quelle a carattere
cronico, il medico deve possedere in gran quantità:
� pazienza,� buona conoscenza dell’animo umano,� psicologia, per poter condurre bene l’interrogatorio,� tatto e di circospezione� facoltà analitiche e sintetiche caratteristiche di ogni
buon ragionamento.
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CRITERI DI VERIFICA PER OGNI SINTOMO
1 - CIRCOSTANZE DI APPARIZIONE DEL SINTOMO
2 - TIPO DI SENSAZIONE (come viene percepito il sintomo)
3 - LOCALIZZAZIONE
4 - ESTENSIONE
5 - TEMPO – PERIODICITÀ
6 - ALTERNANZA CON ALTRI SINTOMI
7 - CONCOMITANZA CON ALTRI SINTOMI
8 - MODALITÀ DI AGGRAVAMENTO O MIGLIORAMENTO
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RICERCA DEI SINTOMI
• Durante il trattamento, il medico valuta l’effetto del
rimedio, e dei mutamenti intervenuto nello stato del
malato. Per completare la sua osservazione, il
medico fa una revisione dei sintomi e, lasciando da
parte quelli definitivamente scomparsi, prende nota:
• dei vecchi sintomi ancora presenti,
• dei nuovi sintomi comparsi da poco
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RICERCA DEI SINTOMI
• Quando un malato lamenta un piccolo
numero di sintomi molto netti e noiosi, il
medico abile ne scoprirà sempre altri che,
seppur preoccupano meno il malato, sono
tuttavia necessari per fargli acquisire
un’immagine completa della malattia.
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RICERCA DEI SINTOMI
• Più la malattia acuta è intensa, più evidenti
ne sono di solito i sintomi, e più è facile
trovare un rimedio adatto, poiché per questi
sintomi vistosi si può quasi sempre trovare
una risposta nella materia medica,
soprattutto quando questa è molto
esauriente.
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RICERCA DEI SINTOMI
• Fra le numerose patogenesi è relativamente
facile trovarne una che comprenda un certo
numero di sintomi, che formano un quadro
simile alla totalità dei sintomi essenziali della
malattia naturale che si ha sotto gli occhi.
• Ora, il rimedio che si desidera trovare è
precisamente questo medicamento.dr flavio tonello associazione omeopatica
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VALORE DEI SINTOMI
• Il confronto dell’insieme dei sintomi della
malattia naturale con l’elenco dei sintomi
patogenetici di medicamenti ben
sperimentati rappresenta la condizione sine
qua non per trovare, fra questi ultimi, una
potenza farmacodinamica simile al male da
guarire.
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VALORE DEI SINTOMI
• Nella ricerca del rimedio omeopatico specifico bisogna attenersi ai sintomi oggettivi e soggettivi caratteristici.
• Sono soprattutto questi che devono corrispondere ai sintomi molto simili del gruppo appartenente al rimedio da trovare, affinché quest’ultimo sia quello più utile ai fini della guarigione.
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VALORE DEI SINTOMI
Conviene scegliere i sintomi:
• più appariscenti,
• più originali,
• più insoliti,
• più personali.
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VALORE DEI SINTOMI
• Al contrario, i sintomi comuni e vaghi come malesseri, la stanchezza, il mal di testa, l’ansia, l’assenza di appetito, un sonno disturbato, ecc. meritano scarsa attenzione, sia per via del loro carattere banale e impreciso, sia perché li si incontra in quasi tutte le malattie e in quasi tutti i medicamenti.
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VALORE DEI SINTOMI
• Più la contro-immagine composta dai sintomi patogenetici del rimedio conterrà dei sintomi simili a quelli caratteristici, appariscenti, originali, insoliti e personali della malattia naturale, più la somiglianza reciproca sarà perfetta e più questo rimedio sarà adeguato, omeopatico: lo specifico per quella data circostanza.
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• A questo punto si devono modalizzare i sintomi riferiti dal malato.
• La modalizzazione dei sintomi èfondamentale per prescrivere il rimedio omeopatico.
• La modalizzazione consiste nel descrivere:
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• In quale circostanza compare il sintomo.
• Tipo di sensazione provata
(es.: senso di soffocamento a livello della gola).
• Localizzazione esatta del sintomo e lateralità
(esempio: dolore cefalico temporale sinistro).
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Irradiazione ed estensione (esempi: dolore di testa che si estende al braccio omolaterale; dolore che dall’ovaio destro si irradia al sinistro).
• Alternanza (es.: crisi asmatica che si alterna con diarrea; cefalea alternata ad emorroidi).
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Orario e periodicità(es.: nausea al mattino, al risveglio con dolori brucianti di stomaco ogni tre giorni; cefalea periodica ogni settimana alla stessa ora; diarrea ogni due giorni; periodo peggiore della giornata cioè di aggravamento dei sintomi,al mattino al risveglio ed al pomeriggio dalle 16 alle 20).
• Modalità di aggravamento (<) e di miglioramento (>) di ciascuno sintomo.
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Queste modalità sono molto importanti e possono essere di molti generi:
> o < per condizioni atmosferiche, climatiche
> o < per orario, stagione> o < per riposo, immobilità> o < per movimento, attività mentale e fisica.> o < per alimenti o bevande> o < per attività sessuale e mestruale e per altri
motivi che dobbiamo “tirar fuori” dal nostro
paziente.
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Concomitanze di altri sintomi (esempi:
cefalea e fame imperiosa;nausea, salivazione
abbondante e tosse stizzosa; colica addominale
e forte desiderio di limone).
• Modificazione dell’umore prima, durante e
dopo il sintomo (esempio: TRISTEZZA dopo i
brividi - RABBIA durante la febbre).dr flavio tonello associazione omeopatica
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Più si riuscirà a cogliere sintomi peculiari
del paziente , cio è quelli che lo
caratterizzano o lo differenziano dagli altri
malati, più si avrà la possibilità di trovare il
farmaco a lui più idoneo .
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• MODALIZZARE ha infatti lo scopo di evidenziare non solo i tratti salienti del malato, ma anche quelli del rimedio.
• prendiamo ad esempio il sintomo Tristezza; nel Repertorio di Kent la voce sadness èriportata come sintomo di numerosissimi farmaci; ma se il paziente dice “Sono triste quando ascolto la musica”, i rimedi che presentano questo sintomo, riportati dal Kent sono “solo” 15.
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Più i sintomi sono peculiari, originali, curiosi, paradossali (esempio: un portatore di insufficienza epatica che migliora mangiando grassi e fritture: un freddoloso che rigetta le coperte e vuole applicazioni di ghiaccio) più ci aiuteranno a individualizzare il paziente e contemporaneamente il rimedio più simile.
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• I sintomi patogenetici ricavati dalle sperimentazioni e quelli derivati dall’esperienza clinica di quasi due secoli di Omeopatia sono decine di migliaia.
• Abbiamo quindi un numero enorme di combinazioni di sintomi possibili, capaci perciò di contenere e di individuare la grande varietà di malati esistente.
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MODALIZZAZIONE DEI SINTOMI
• SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• E’ sufficiente la combinazione di pochi sintomi che siano veramente caratteristici per individuare correttamente il tipo di malato ed il rimedio corrispondente.
• Potrebbero bastare tre sintomi, ma è meglio utilizzarne 4-6.
• Alcuni esempi:
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• Facciamo un esempio: • un’ammalata ci consulta per una forma di
cefalea temporale destra. Riferisce spontaneamente che la cefalea < prima di un temporale e poi aggiunge che i temporali le hanno sempre fatto paura.
• Questo è un sintomo mentale (MIND, FEAR) da considerare più importante di quello locale della cefalea perché è più individualizzante.
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• Questo sintomo ha molto più valore sia perché, a detta della paziente, è molto marcato, sia perché riferito spontaneamente: lo mettiamo perciò al primo posto di una classifica ideale.
• La paziente riferisce poi altre caratteristiche di tipo generale: è freddolosa, però a volte il palmo delle mani brucia, sintomo peculiare quindi significativo.
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• Ha molto appetito e desiderio di sale; sete di acqua fredda quasi gelata.
• Riferisce tendenza alle emorragie, le gengive sanguinano molto spesso e ha vertigini al mattino.
• Ma una cosa ci colpisce soprattutto nella paziente: sembra che sia in costante ansia per gli altri, non solo per i suoi cari ma anche per gli amici ed i conoscenti vicini e lontani.
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• Il marito presente interviene rivelando il carattere altruistico della nostra paziente: “Dottore, si dà da fare per tutti!”
• Questo atteggiamento ha valore di sintomo mentale (“sympathetic” nel mind di kent) e dato che ci colpisce molto lo poniamo anch’esso al primo posto della nostra classifica.
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• Disponiamo perciò di due sintomi mentali di primo ordine ed anche quelli generali sono caratteristici e ben individualizzati. Tutti indicano perentoriamente la prescrizione di Phosphorus.
• In questo caso possiamo cxomunque valutare se anche il sintomo locale della cefalea e delle sue modalizzazioni suggeriscano il rimedio e quindi prescrivere..
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• Paura del vento
Intollerante al dolore CHAMOMILLA
• Sensazione di abbandonoAvversione al burro PULSATILLA
• Aggravamento coi dolci
• Desiderio di dolci ARGENTUM NITR.
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• Paura della folla
Bruxismo
Sonnambulismo ACONITUM
• Migliora con la pressione graduale
Migliora coricato su parte dolente
Aggravato dal movimento BRYONIA
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• Avversione per i genitori
Avversione per la moglie
Allegro al risveglio FLUORIC ACIDUM
• Avversione per il proprio entourage
Avaro
Pignolo Freddoloso ARSENICUM ALBUM
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
• Avversione a persone del proprio sesso
Aerofagia e aerocolia.
Avversione per i bambini.
Ninfomania. RAPHANUS
• Avversione per la consolazione
Amore per uomo sposato
Desiderio di sale
NATRUM MURIATICUM
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SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO
L’insieme del numero minimo di sintomi realmente
significativi per individuare paziente e rimedio,
prende il nome di:
“SINDROME MINIMA DI VALORE MASSIMO ”
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Comprendere, conoscere e curare la malattia non significa prescrivere soltanto in base a un criterio :
1. anatomico
2. fisio -patologico3. eziologico .
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Tutti i sintomi del paziente devono essere:
1. valorizzati (i più strani, quelli inspiegabili che il paziente riferisce spontaneamente; ad esempio ride ad un funerale: Graphytes)
2. gerarchizzati (dai più importanti ai meno importanti, eziologici, mentali…)
3. modalizzati (modalità di luogo, di tempo, di modo, ecc.).
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• La premessa principale per poter trovare il rimedio è una buona anamnesi .
• La qualità dell’anamnesi è decisiva per la scelta esatta del rimedio .
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• raccolta di tutti i sintomi(§ 7 dell’ Organon )
• individualizzazione di ogni disturbo (§ 83) • scelta dei sintomi essenziali secondo i
criteri del § 153 e quindi i sintomi rilevanti singolari e caratteristici , costituiscono l’essenza indispensabile per la corretta ricerca del simile .
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Sintomi rilevanti : ogni sintomo può essere rilevante.
• Un sintomo rilevante può essere il momento eziologico scatenante, per esempio una ferita o l’ira, la rabbia, l’umiliazione, ingiustizia, quali fattori causali di un disturbo.
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• EZIOLOGICI: freddo, emozioni (lutto, perdita,
abbandono, spavento) sforzo fisico, trauma
• PECULIARI: che individuano il fenomeno
• MENTALI: indicano le alterazioni dello stato
mentale
• GENERALI : modalità di aggravamento e di
miglioramento.
• LOCALI: indicano la parte colpitadr flavio tonello associazione omeopatica
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Un sintomo può essere rilevante a seguito della sua localizzazione;
• per esempio dolore persistente in una piccola e circoscritta area o il decorso stesso del dolore: incrociato, alternato, oppure l’inizio e la fine del dolore in maniera improvvisa o graduale.
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• A volte è possibile individuare un “sintomo chiave”, cioè un sintomo che è presente soltanto in uno o al massimo due rimedi.
• Rilevante è anche un sintomo “as if”, “come se”: “come se il cuore fosse appeso ad un filo ”.
• Anche i sintomi paradossali possono essere rilevanti: non può piangere in condizioni tristi, assenza di sete durante la febbre, ecc.
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Anche sintomi accompagnatori che non hanno nulla a vedere con i disturbi principali ma che si possono osservare frequentemente, possono essere sintomi rilevanti.
• I sintomi alternanti sono ad esempio sintomi mentali che si alternano con disturbi fisici.
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Sintomi periodici : che ricompaiono periodicamente ogni giorno, ogni settimana, ogni primavera, ogni anno, ecc.
• Al secondo posto della gerarchia stanno i sintomi psichici, mentali ed esistenziali : per es. indifferenza di fronte ai problemi della propria salute, o apprensione estrema per i problemi di salute altrui.
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Sintomi comportamentali : mania di pulizia, non ride mai, o ride in situazioni serie. Disturbi a seguito di eventi psichici, rimorsi di coscienza, manie religiose, ecc.
• Sintomi sociali , come paura degli altri, antropofobia, delle persone nuove, ecc.
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Al terzo posto si trovano i sintomi generali e successivamente i sintomi locali , anche se come detto ogni sintomo può essere rilevante e soddisfare le prerogative del § 153 collocandosi quindi al primo posto.
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Esempio 2:
a) Diarrea nerastra, fetida, di odore cadaverico
b) Paura della solitudine
c) Bisogno di bere, poco ma spesso
d) Gastro-enterite acuta.
R.: b) – c) – a) – d)
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Esempio 3:
a) Amenorrea
b) Difficoltà a dormire sul fianco
sinistro
c) Gelosia
R.: c) – b) – a)
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VALORIZZAZIONE E GERARCHIZZAZIONE DEI SINTOMI
• Esempio 4:
a) Loquacità
b) Miglioramento causato dall’arrivo delle mestruazioni
c) Sogni luttuosi
d) Cefalea pulsante, martellante
R.: a) – c) – b) – d)dr flavio tonello associazione omeopatica
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CRITERIO DI GERARCHIZZAZIONE
• Non è un criterio rigido ma puramente
indicativo. Cerchiamo di stabilire dei livelli
di valore dei sintomi.
• N.B.: Ogni sintomo acquista più valore se
è molto marcato e se è riferitospontaneamente dal paziente o se è
stimolato da domande generiche o
indirette (es.: “Le capita mai di avere
paura? …se si… me ne parli”.).dr flavio tonello associazione omeopatica
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CRITERIO DI GERARCHIZZAZIONE
• 1° livello : SINTOMI EZIOLOGICI(esempi: gastralgia in un paziente offeso nella sua dignità . Cefalea in un malato che vive nel terrore di perdere la sua posizione sociale ).
• 2° livello : SINTOMI MENTALI(esempio: una paura particolare, un’ansia, un’allucinazione, una tristezza, ecc.).
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CRITERIO DI GERARCHIZZAZIONE
• 3° livello : SINTOMI ORIGINALI, rari, curiosi, inusitati (es.: paziente caloroso che ricerca il caldo e viceversa, paziente freddoloso che ricerca le borse di ghiaccio; - diarrea a giorni alterni; - durante la defecazione le feci passano meglio stando in piedi, ecc.) e così per migliaia di altri sintomi che la clinica moderna oggi ha molto trascurato, ma che restano dei preziosi indicatori .dr flavio tonello associazione omeopatica
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CRITERIO DI GERARCHIZZAZIONE
• 4° livello: SINTOMI GENERALI E MODALITA ’.
• 5° livello: DESIDERI e AVVERSIONI(esempi: voglia o rifiuto di particolari cibi e bevande; - desiderio o rifiuto di aria aperta, di freddo, di caldo, di mare, ecc.).
• 6° livello: SONNO E SOGNI.
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CRITERIO DI GERARCHIZZAZIONE
• 7° livello : SINTOMI GENITALI.• 8° livello : CARATTERI E MODALITA ’
DELLE SECREZIONI (valore piùscarso).
• 9° livello : SINTOMI LOCALI E REGIONALI (valore ancora piùscarso).
• 10° livello : SINTOMI PATOGNOMONICI DELLA MALATTIA (valore scarsissimo).dr flavio tonello associazione omeopatica
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CRITERIO DI GERARCHIZZAZIONE
• Nella ricerca di sintomi caratteristici il sintomo patognomonico (esempio: febbre durante il morbillo) non ha omeopaticamente parlando, nessuna importanza.
• Se però ci fosse ad esempio “tristezza durante la febbre”, questo sintomo potrebbe, se marcato, assumere il valore gerarchico del 2° o 3° livello.
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L’INDIVIDUAZIONE DEL RIMEDIO
• Prima di procedere nella ricerca del rimedio è
FONDAMENTALE COMPLETARE
L’INTERROGATORIO E L’ESAME OBIETTIVO del
nostro paziente DAL PUNTO DI VISTA CLINICO:
• dobbiamo raccogliere tutti i dati, anche
LABORATORISTICI, necessari ad una CORRETTA
DIAGNOSI CLINICA.
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L’INDIVIDUAZIONE DEL RIMEDIO
Ammesso che disponiamo di una serie di
sintomi significativi e ben gerarchizzati,
come trovare il rimedio?
Gli strumenti sono due:
il primo è essenziale ed è la
conoscenza ampia e precisa
della MATERIA MEDICA;
il secondo è un aiuto, il REPERTORIO.dr flavio tonello associazione omeopatica
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L’INDIVIDUAZIONE DEL RIMEDIO
Nel tentativo di individuare il rimediopossiamo trovarci di fronte a varie situazioni:SITUAZIONE A) I sintomi indicano con
chiarezza un rimedio che già conosciamo per averlo studiato nella Materia Medica.
Le caratteristiche di questo rimedio si adattano perfettamente ai sintomi mentali, generali e locali del nostro paziente. Notiamo che la personalità del malto è quella tipica del rimedio pensato (esempio: il caso della cefalea di Phosphorus descritta prima.
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L’INDIVIDUAZIONE DEL RIMEDIO
• SITUAZIONE B). I sintomi indicano un rimedio che conosciamo, ma alcuni sintomi fondamentali del rimedio o del paziente non corrispondono tra loro.
• Primo esempio: alcuni sintomi ci fanno pensare a Pulsatilla, ma il paziente èestremamente chiuso, introverso, rifiuta la consolazione, che invece Pulsatilla ricerca e gradisce moltissimo.
• Secondo esempio: i sintomi fanno pensare ad Arsenicum, che è tra i “freddolosi” della Materia Medica ed invece il paziente ècaloroso.
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L’INDIVIDUAZIONE DEL RIMEDIO
• SITUAZIONE C). I sintomi indicano piùrimedi che conosciamo, ma nessuno copre la totalità dei sintomi significativi.
• SITUAZIONE D). Abbiamo trovato nel nostro paziente sintomi significativi, ma non conosciamo alcun rimedio che copra tale sintomatologia.
• Purtroppo le situazioni B), C) e D) sono di gran lunga le più frequenti. Cosa fare?dr flavio tonello associazione omeopatica
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L’INDIVIDUAZIONE DEL RIMEDIO
• Nel caso A possiamo prescrivere serenamente il rimedio che abbiamo intuito. E’ utile però verificare:
1) se, come già detto la similitudine si verifica anche per tutti gli altri sintomi del paziente;
2) se esistono altri rimedi omeopatici che presentano la stessa sintomatologia, e potrebbero essere anch’essi simillium al paziente e che, specie se trattasi di farmaci cosiddetti minori, vengono oscurati da un policresto meglio conosciuto.
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L’INDIVIDUAZIONE DEL RIMEDIO
• Nei casi B), C) e specialmente D) possiamo: o studiare i farmaci che abbiamo in mente nelle varie Materie Mediche per ampliarne meglio la conoscenza e capire qual è il rimedio che meglio si adatta la paziente, oppure, se vogliamo fare un lavoro di ricerca veramente completo, possiamo servirci del Repertorio ed utilizzare le tecniche di repertorizzazione.
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• Quando il malato viene curato secondo le regole omeopatiche, l’esperienza ha dimostrato che i sintomi appaiono e scompaiono in un ordine ben preciso.
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• 1) In primo luogo i sintomi scompaiono in ordine inverso alla loro comparsa , cioè i più recenti cronologicamente vengono sostituiti da quelli caratteristici del primo stadio della malattia.
• Ne consegue che alcune manifestazioni della malattia, che furono soppresse da un trattamento sbagliato in una precedente fase della vita del paziente, riappariranno non appena verrà somministrato il rimedio appropriato, e potranno essere “curate”.
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• 2) In secondo luogo i sintomi si sposteranno dagli organi più vitali a quelli meno vitali, e dall’interno del corpo verso l’esterno (la cute).
• 3) In terzo luogo i sintomi si muoveranno dall’alto del corpo verso il basso,
scomparendo prima dalla testa poi dal
tronco poi dalle estremità; procedendo
dalla spalla la gomito, alla mano, o dalla
coscia al ginocchio, alla caviglia, al piede.dr flavio tonello associazione omeopatica
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• Queste regole in omeopatia sono conosciute come la legge di Hering , in omaggio a Constantine Hering(1800-1880), il padre dell’omeopatia americana, che le scoprì fornendo cosìal sistema hahnemanniano il suo maggior apporto.
• La legge di Hering può essere illustrata come segue:
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
1. Una forma artritica, iniziata al lato destro e poi passata al sinistro , dovrebbe scomparire prima dal lato sinistro e poi dal destro.
2. Quando un caso di artrite, complicato da endocardite, è curato in modo corretto, i sintomi inerenti al cuore sono i primi a scomparire, seguiti da quelli alle articolazioni superiori e piùtardi a quelli alle articolazioni inferiori.
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• 3. Il trattamento corretto di una paziente sofferente, per esempio, di disturbi alle mammelle , fa sì che questi vengono sostituiti dai sintomi della leucorrea che era stata soppressa da un trattamento sbagliato, molti anni prima.
• Tuttavia la cura non sarà completa se non quando verrà somministrato alla paziente il rimedio adatto ai sintomi riapparsi della leucorrea.
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• L’omeopatia sottolinea l’importanza d’eliminazione del corpo dei prodotti e secrezioni naturali: urina, feci, mestruazioni,e in particolare eruzioni della pelle.
• La tendenza normale dell’organismo in buona salute è di eliminare queste sostanze di rifiuto attraverso le vie naturali: un processo analogo è in atto durante la malattia.
• La soppressione delle secrezioni e delle eruzioni naturali può dar luogo a disturbi sistemici . dr flavio tonello associazione omeopatica
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• Le eruzioni della pelle non sono altro che la manifestazione di uno sforzo compiuto dalla natura per liberarsi di alcune tossine interne o di alcuni elementi di rifiuto.
• La soppressione di un eczema con delle applicazioni locali dà luogo, notoriamente, a colite, asma o bronchite .
• Alla stessa maniera la soppressione dei sintomi cutanei della psoriasi e della secrezione nella leucorrea (o gonorrea) può dar luogo a una miriade di manifestazioni croniche.
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• Le medicine devono rafforzare e intensificare i processi messi in atto dall’organismo per combattere gli stimoli morbosi, e non devono mai opporsi a questi processi.
• Altro corollario della legge di Hering èl’importanza che l’omeopatia, ai fini della cura, attribuisce al significato dei sintomi mentali.
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
Tutti i disturbi somatici provocano
sintomi mentali contemporaneamente
A quelli fisici, e l’omeopatia ritiene che
questi sintomi siano estremamente
importanti. Perché?
Perché essi sono al medesimo tempo
sintomi di un organo vitale e sintomi della
più nobile e alta parte del corpo.dr flavio tonello associazione omeopatica
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• Durante il trattamento i sintomi mentali dovrebbero essere i primi a scomparire, e se questa scomparsa avverrà partendo dalla psiche per raggiungere via via le parti meno vitali, il medico ha la certezza che il suo trattamento è giusto.
• L’omeopatia nega ogni distinzione fra malattia fisica e malattia mentale .
• Le malattie fisiche hanno un aspetto mentale, e le malattie mentali hanno un aspetto fisico.
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LEGGE DI GUARIGIONE DI HERING
• Il medico dovrebbe riuscire a comprendere il significato di entrambi i tipi di sintomi e della loro reciproca interazione.
• In omeopatia la prescrizione dei farmaci è basata sull’osservazione sia di sintomi fisici sia mentali, e già più di un secolo fa gli omeopati riuscirono a curare con successo alcune malattie mentali.
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