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giugno 2014 un mondo possibile RIVISTA TRIMESTRALE DEL VIS - VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO 39 COOPERAZIONE Expo 2015: il ruolo della società civile OGGI SI PARLA DI... Quale pace nel Rwanda di oggi? PROGETTI Burundi, Etiopia. Un’esperienza pilota Anno XXVII - n. 39 giugno 2014 - trimestrale - Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 - DCB Roma 2014. Anno dell’agricoltura familiare

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"Un Mondo Possibile" é il nome della nostra rivista trimestrale, strumento di informazione e incontro con i nostri sostenitori, ma anche e soprattutto luogo di confronto, approfondimento e analisi dei temi a noi cari, attraverso la testimonianza di missionari e volontari, l’approfondimento di docenti ed esperti, le immagini e le foto dei progetti e delle persone con cui lavoriamo per la promozione dei loro diritti.

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giugno 2014

unmondopossibileRIVISTA TRIMESTRALE DEL VIS - VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO 39

COOPERAZIONEExpo 2015: il ruolodella società civile

OGGI SI PARLA DI...Quale pacenel Rwanda di oggi?

PROGETTIBurundi, Etiopia.Un’esperienza pilota

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2014. Annodell’agricoltura familiare

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Con 0,80 centesimi al giorno, 25 euro al mese, 300 euro l’anno,assicuri alimentazione, scuola, salute, sostegno familiare, opportunità di lavoro a donne, bambini e giovani svantaggiatiaccolti presso i Centri Salesianidi Don Bosco in tutto il mondo.Il SAD è attivo in Albania, Angola, Bolivia, Burundi, Etiopia, Haiti, Madagascar, Palestina, Pakistan, Rep. Dem. del Congo,Rep. Dominicana, Sudan.

per info:

www.volint.it/vis/sad

scrivi a [email protected]

chiama il n. 06 51 629 1

Attiva un sostegnoa distanza con il VIS

ci vuole un intero villaggioPer crescere un bambino

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razioni future, a partire dalla cultura di ogni popolo e dal diritto al-la sovranità alimentare, ottenuta anche valorizzando la dimensionefamiliare dell’agricoltura. Senz’altro cercano di fare la cosa giusta ogni giorno i nostri volontari in Etiopia e Burundi, dovelavorano su nuovi approcci di formazione al lavoro dei ragazzi dei Centri salesiani; in Albania,dove nelle regioni del nord promuovono uno sviluppo rurale inte-grato e duraturo che dia un’alternativa all’emigrazione ai giovanidelle comunità montane; in Bolivia, accanto ai bambini, adolescentie giovani in situazioni di strada, spesso vittime di violenze, sfrutta-mento sessuale e lavorativo.Una persona per noi davvero speciale, chiamato a fare scelte importanti affinché i giovani di tutto il mondo abbiano la possi-bilità di diventare buoni cristiani e onesti cittadini, è don Ángel Fer-nández Artime, eletto nuovo Rettor Maggiore dei Salesiani e X Successore di Don Bosco. Il generale canadese Romeo Dallaire, comandate del contingentedei caschi blu dell’Onu a Kigali durante i giorni dei massacri, ha di-chiarato: “Io so che Dio esiste, perché ho visto il demonio cam-minare sulla terra”. Dieci anni dopo il genocidio, in un’intervista,gli viene chiesto se sia possibile fare in modo che il mondo impa-ri dai suoi errori. “Ci vorrà molto tempo prima che non ci siano piùconflitti dovuti alle differenze etniche, religiose, economiche – ri-sponde il generale – e nel frattempo milioni di persone morirannoe soffriranno. Ma la strada dei diritti umani sta avanzando. E questo accadrà. Ma le lezioni si im-parano lentamente. Dobbiamo lavorare nel lungo termine...” Questa è la prospettiva del VIS, la-vorare a lungo termine lungo la strada dei diritti, cercando in ogni situazione il coraggio di farela cosa giusta. ■

Editoriale

Le associazioni della società civile concui ci siamo riuniti nel coordinamentoExpo dei Popoli, lavorano perché Expo2015 abbia la forza per ribadire le cosegiuste da fare per nutrire il pianeta inmodo equo e sostenibile e per garantireenergia vitale alle generazioni future

Ogni giorno i nostri volontari cercano difare la cosa giusta in Etiopia e Burundicon i ragazzi dei centri salesiani; in Alba-nia dove lavorano per dare un’alternativaall’emigrazione ai giovani delle comunitàmontane; in Bolivia accanto ai bambinivittime di violenza e sfruttamento

Senz’altro cercano di fare la cosa giusta ogni giorno i nostri volontari in Etiopia e Burundi, dove

Proviamo a fare la cosa giusta

Paolo Cardone Shoot4change

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SOMMARIO

COOPERAZIONE4La Bolivia è uno deiPaesi più poveridell’America delsud. A Santa Cruzde la Sierra noi la-voriamo perché ibambini e le bam-bine siano consa-pev oli dei propri di-ritti e possano ave-re un presente e unfuturo dignitoso at-traverso l’educazio-ne e la formazioneprofessionale

Il VIS ha firmato lapartecipazione al-l’Expo dei Popoli, ilcoordinamento diOng, associazioni,reti della societàcivile che lavoranoinsieme per il Fo-rum dei Popoli inprogramma in con-comitanza con Ex-po 2015

A partire dall’aprile2011 il VIS ha lan-ciato in Etiopia e inBurundi un progettomulti-Paese finaliz-zato al rafforzamen-to delle possibilitàd’impiego, della pro-duttività e delle con-dizioni di vita dei la-voratori informalidei due Paesi, attra-verso lo sviluppo diuna serie di percorsiformativi flessibili

Informativa ai sensi del D. Lgs. 196/2003 - I dati personali raccolti sono trattati, con strumenti manuali e informatici, per finalità amministrative conseguentiil versamento di contributi a sostegno dell’associazione, per l’invio della pubblicazione periodica e per la promozione e la diffusione di iniziative dell’asso-ciazione. Il conferimento dei dati è facoltativo; il mancato conferimento o il successivo diniego al trattamento dei medesimi non consentirà di effettuare leoperazioni sopra indicate. I dati personali raccolti potranno essere conosciuti solo da personale specificamente incaricato delle operazioni di trattamento e

PROGETTI14

REPORTAGE10

EDITORIALEProviamo a fare la cosa giustaNico Lotta

SPECIALE COOPERAZIONE4. EXPO 2015: il ruolo della società civilea cura della Redazione

7. 2014 Anno dell’agricoltura familiareIntervista a cura di Valentina Filigenzi

REPORTAGE10. Per un futuro dignitoso

PROGETTI14. Un’esperienza pilota

Margherita Fabbri e Chiara Lombardi

LE FORMICHE DI FABIOVETTORI PER IL VIS17. Nutri ora il loro domani

VOLONTARI20. La verità oltre il mare

Anna Carboni

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unmondopossibile 39-2014

OGGI SI PARLA DI...22. Quale pace nel Rwanda

di oggi?don Ferdinando Colombo

26. Il nuovo Rettor Maggioredei Salesiani

NON CI SONO PIÙ LE MEZZE STAGIONI27. Previsioni del tempo

attraverso le notizie di www.volint.itAlessandra Tarquini

ESPERIENZA ESTIVA 2014 28. Per le strade del mondo

FAVOLE30. La montagna e la sfortuna

VITA ASSOCIATIVA32. Bilancio sociale 2013

RECENSIONI34. Pop Economix

Flavio Bellomi

DAL DIRETTORE35. Quello che sì, quello che no

Luca Cristaldi

Una nostra volon-taria nel nord del-l’Albania ci aiutaa rivedere l’imma-gine che in Italia,per tanti anni, ciè stata data delpopolo albanese,spesso legata allaviolenza e alla di-sonestà

potranno essere comunicati a terzi ai quali sono affidati la predisposizione e l’invio delle pubblicazioni periodiche. I dati trattati non saranno ceduti in nessunmodo ad enti terzi. Titolare del trattamento è il VIS, VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO, Via Appia Antica, 126, 00179 Roma, nella per-sona del Presidente e legale rappresentante. Per esercitare i diritti di cui all’art. 7 del D. Lgs. 196/2003, tra i quali quelli di consultare, modificare, cancellare,opporsi al trattamento e conoscere l’elenco aggiornato dei responsabili contattare lo 06.51.629.1 o inviare una mail a [email protected].

Il Rwanda fa me-moria dei suoimorti, quelli checaddero nell’irre-frenabile spiraledi violenza esplo-sa 20 anni fa.La minuscola Na-zione ‘delle millecolline’, ha certa-mente fame e se-te di giustizia,quella vera

VITA ASSOCIATIVA 32

Dal 2008 il VIS ri-sponde alle esigen-ze informative deipropri portatori diinteressi redigendo,insieme al bilanciodi esercizio, un do-cumento di rendi-contazione socialeper dare conto del-l’attività svolta e deirisultati ottenuti

OGGI SI PARLA DI... 22

VOLONTARI 20

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO4

COOPERAZIONESPECIALE 2015

a cura della Redazione

EXPO 2015: il ruolodella società civile

ESTRATTO DEL MANIFESTO PER L’EXPO DEI POPOLI

VIS a gennaio 2014 ha firmatola partecipazione all’Expo deiPopoli, il coordinamento di

Ong, associazioni, reti della società ci-vile italiana e internazionale che lavo-ra insieme per la realizzazione del Fo-rum dei Popoli in programma per il2015 a Milano, in concomitanza congli eventi dell’esposizione universale –Expo 2015.

L’Expo 2015 sarà infatti l’occasione percondividere con i popoli del mondo in-tero esperienze, progetti e strategie pernutrire il pianeta eper garantire energiaper la vita alle futuregenerazioni.Vi riportiamo alcunistralci del Manifestodell’Expo dei Popoli.

Crediamo,che l’Expo di Milano possa e debba rap-presentare un’occasione importante

non solo per indirizzare le ri-sorse di quello specifico even-to verso obiettivi di sostenibi-lità e compatibilità ambienta-le o di apertura all’impegnoper la lotta contro la povertà elo sviluppo sostenibile ma an-

Il

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che – e soprattutto – per la capacità difar emergere (durante l’Expo) e diffon-dere (dopo l’Expo), con forza e coeren-za, le condizioni culturali, sociali, tec-nologiche e ambientali necessarie peressere cittadini di un mondo più soste-nibile ed equo per tutti.

Sentiamo,e vorremmo condividere, un senso diforte responsabilità nei confronti di chiancora soffre a causa delle conseguenzee degli effetti del degrado ambientale,piuttosto che dell’estrema povertà.L’incapacità di garantire la sicurezza ali-mentare e una vita almeno decorosa aoltre un miliardo di persone riguardatutti noi, cittadini e Governi di unmondo ancora troppo ingiusto e squili-brato a favore di una minoranza appa-rentemente più fortunata. La crisi alimentare, aggravatasi in questiultimi anni, pone problemi di governo,di distribuzione delle risorse e di autode-terminazione delle popolazioni. Il cibo,lungi dall’essere un diritto garantito uni-versalmente, è considerato solo una mer-ce da cui trarre più profitto possibile.Allo stesso tempo aumenta il fabbiso-gno energetico a fronte di risorse limi-tate, mentre il crescente ricorso a com-bustibili fossili è all’origine dei cambia-menti climatici e di tensioni interna-zionali che spesso sfociano in gravi con-flitti armati.

Vorremmo,che il 2015, anno stabilito dalle Na-zioni Unite per il perseguimento de-gli Obiettivi del Millennio (MDGs,Millennium Development Goals)proprio in merito alle grandi emer-genze globali, rappresenti il momentodi verifica di un percorso che, mobili-tando istituzioni e società civile mon-diale, porti a definire obiettivi e stru-menti per la vittoria sulla povertà e

per la tutela dell’ambiente. Condivi-diamo l’approccio della sovranità ali-mentare che, secondo la dichiarazionedi Nyèlèni, definiamo come “il dirittodei popoli ad alimenti nutritivi e cul-turalmente adeguati, accessibili, pro-dotti in forma sostenibile ed ecologi-ca, ed anche il diritto di potere deci-dere il proprio sistema alimentare eproduttivo”.

Noi, associazioni della società civileci impegniamo a lavorare affinché al-cuni temi divengano parte integrantedel percorso ufficiale verso Expo 2015:Innanzitutto vogliamo che sia chiara-mente ribadito che il diritto al cibo èun diritto umano fondamentale, san-

cito dalla Dichiarazione universale deidiritti umani, dalla Convenzione suidiritti dell’infanzia e dell’adolescenzae da numerose altre Carte internazio-nali. Inoltre riteniamo essenziale le-gare il tema del diritto al cibo a unaserie di problematiche complesse, chemeritano un dibattito serio fra i di-versi attori in campo e un continuoapprofondimento quali:a. il fenomeno del land grabbing, vale a

dire dell’accaparramento di terre inparticolare nei Paesi del sud del mon-do, con diversi scopi: produrre ciboper aree del pianeta che non possonoo non potranno in prospettiva essereautosufficienti, produrre agrocarbu-ranti, scommettere sulla rendita delterreno come bene sempre più

cito dalla Dichiarazione universale dei

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COOPERAZIONESPECIALE 2015

scarso e dunque con ottime possibili-tà di apprezzamento;

b. la speculazione finanziaria sul cibointeso come commodity e la necessitàche vi sia corrispondenza tra i prezziagricoli e i costi di produzione;

c. l’impatto sul clima, sulla biodiversitàe sulla sostenibilità in generale del-l’agricoltura e dell’allevamento indu-striali/intensivi;

d. il diritto dei piccoli agricoltori di pro-durre cibo e il riconoscimento dei di-ritti dei contadini e quello dei cittadi-ni di decidere cosa e come consuma-re, di scegliere tra i diversi produttori;

e. il diritto degli Stati o delle organiz-zazioni regionali di tutelarsi da im-portazioni agricole e alimentari a bas-so prezzo (dumping);

f. l’impiego di metodi di produzione so-stenibili e controllo di produzione suimercati interni per evitare surplusstrutturali (supply management);

g. la partecipazione delle popolazioni nel-la formazione delle politiche agricole,con una speciale attenzione al ricono-scimento dei diritti delle donne colti-vatrici, che giocano un ruolo essenzia-le nella produzione agricola in genera-le e in quella alimentare in particolare.

L’Expo può e dovrebbeambire a presentare una nuova pro-spettiva di equilibrio tra urbanizzazionee agricoltura, capace di garantire la pro-duzione equilibrata di cibo nel rispettodella natura. Una prospettiva frutto disaperi secolari e tradizionali, quanto di

visti da Loro by RoBot

EXPO 2015: il ruolo della società civile

nuove culture di governo del territorio,o di uno sviluppo tecnologico adegua-to e sostenibile.L’appuntamento del 2015 dovrebbe ve-dere il nostro Paese protagonista con-sapevole di un auspicabile “ruolo gui-da” nel cambiamento degli stili di vitae di produzione, di consumo e di mobi-lità, a partire dall’analisi e valutazionedei bisogni del territorio circostante;per promuovere il progresso civile, ri-ducendo squilibri, conflitti e povertà.In questo processo occorre valorizzareil ruolo della cooperazione tra popoli,della tutela dell’ambiente, ma anchedell’educazione, della cultura, dellosport e della promozione sociale, spessotroppo trascurati come agenti di svilup-po e fattori di coesione. ■

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Anno dell’agricoltura familiareAnno dell’agricoltura familiare2014

Le Nazioni Unite hanno deciso di nominare il 2014 anno internazionale dell’agricoltura familiare (AIAF),riconoscendo il ruolo fondamentale di oltre 500 milioni di aziende agricole a conduzione familiare sparsenel mondo. Queste piccole realtà sono importanti per il ruolo che assumono nella lotta alla fame e per il

loro contributo nel preservare le risorse naturali grazie a metodi di coltivazione non invasivi. Per capire le potenzialità di questa decisione abbiamo posto qualche domanda

al dott. Francesco Pierri, Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura)

1) Perché dedicare il 2014 all’annodell’agricoltura familiare? Può aiu-tarci a capire il significato di que-sta scelta? La proclamazione dell’AIAF 2014 se-gna il riconoscimento inter-nazionale del ruolo chel’agricoltura familiare svol-ge per la sicurezza alimenta-re mondiale. Non c’è dubbioche tale scelta sia stata presa

anche in seguito alle recenti crisi ali-mentari causate dalla volatilità e dal-la stabilizzazione dei prezzi internazio-nali delle commodities su livelli supe-riori alle medie consolidate nell’ulti-

ma parte del XX secolo.La crisi ha accresciuto la consa-pevolezza dell’importanza delleproduzioni alimentari locali peril rifornimento dei mercati do-mestici e del peso dell’agricol-

tura familiare in questo contesto.Inoltre, è ormai chiaro che se dobbia-mo produrre più alimenti in uno sce-nario di cambiamenti climatici e au-mento della popolazione mondiale, eallo stesso tempo preservare le risorsenaturali e la biodiversità, l’agricolturafamiliare è la forma di produzione conpiù potenzialità per raccogliere questasfida perché tende alla diversificazio-ne delle attività agricole e può ➔

gna il riconoscimento inter-nazionale del ruolo chel’agricoltura familiare svol-ge per la sicurezza alimenta-re mondiale. Non c’è dubbioche tale scelta sia stata presa

ma parte del XX secolo.La crisi ha accresciuto la consa-pevolezza dell’importanza delleproduzioni alimentari locali peril rifornimento dei mercati do-mestici e del peso dell’agricol-

intervista a cura di Valentina Filigenzi

Paolo Cardone Shoot4change

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO8

adottare o rafforzare con più agevo-lezza pratiche sostenibili di produzio-ne. Infine, la stessa diversificazionepermette di mantenere regimi ali-mentari più salutari che non quellicomposti da poche commodities agri-cole. Questo insieme di preoccupazio-ni e considerazioni ha nutrito il for-marsi di un movimento di opinioneglobale molto vasto, che è nato perl’iniziativa delle organizzazioni socia-li dell’agricoltura familiare e si è poiallargato ad una serie di Paesi fino al-la decisione presa all’unanimità dal-l’Assemblea Generale delle NazioniUnite nel 2012.

2) Quali sono i Paesi o le aree geo-grafiche in cui l’agricoltura familia-re è la forma predominante nellaproduzione alimentare?L’agricoltura familiare è la forma pre-dominante di produzione in tutti iPaesi. Anche se non si dispone di unadefinizione internazionalmente codi-ficata del settore, sappiamo che su cir-ca 570 milioni di stabilimenti agrico-li del mondo, piccoli o grandi che sia-no, più di 500 milioni sono a condu-zione familiare, ossia quasi il 90 percento, e che 475 milioni dispongonodi aree minori di due ettari. In questouniverso, anche se può apparire con-traddittorio, è concentrata tanto lamaggior capacità produttiva alimen-

tare come la povertà rurale mondiale. Non è semplice calcolare la sua par-tecipazione di produzione, ma consi-derando diverse stimative possiamoaffermare che oscilla in un intervallodal 50 all’80 per cento degli alimenticonsumati giornalmente tanto neiPaesi sviluppati come in quelli in viadi sviluppo.

3) Quanto sono coinvol-te le istituzioni localinel preservare e in-centivare questo tipodi agricoltura? Pensache le organizzazio-ni non governa-tive come lanostra o altrisoggetti pos-sano aiutarenella promo-zione di alcu-ne “buonepratiche”?Stiamo riscontran-do un enorme fer-mento a livello lo-cale a sostegno del-l’agricoltura fami-liare in tantissimiPaesi e da parte disvariate istituzioni eorganizzazioni dellasocietà civile.

Come Fao sapevamo che l’anno avreb-be dato voce e volto ad un enorme nu-mero di iniziative, pubbliche e private,perché si tratta di un’agenda che investemultiple dimensioni di quello che oggisi definisce sviluppo sostenibile. Dalla sicurezza alimentare, alla pre-servazione dei paesaggi rurali e allavalorizzazione dei territori, passandoper la manutenzione della biodiversi-tà e di diete salutari, non vi è nessunadi queste dimensioni che possa essererealizzata senza un’attenzione specialeall’agricoltura familiare. Per questo, leOng rivestono un’importanza partico-lare per vari aspetti. Mi riferisco tan-

to alle campagne di sensibilizzazio-ne come alle attività di coopera-zione internazionale. Una delle aspettative di quest’annoè un rafforzamento della coopera-zione tecnica internazionale per losviluppo rurale e l’agricoltura fami-liare, e un maggiore coinvolgimentodi differenti attori pubblici, privatie della società civile nelle attivitàdi cooperazione. La Fao è pronta a stabilire e con-solidare tutte le partnership utili acamminare in questa direzione.

4) Secondo lei come puòl’agricoltura familiare mi-gliorare i livelli di benesse-re della popolazione? Pensa

Paolo Cardone Shoot4change

Archivio Fondazione Intervita

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che l’agricoltura familiare possacombattere nel lungo periodo pro-blemi di malnutrizione?I dati di produzione già ci dicono del-l’importanza dell’agricoltura familiareper la sicurezza alimentare e nutrizio-nale in tutto il mondo. Si tratta di con-solidare queste capacità per mezzo dipolitiche pubbliche di supporto. Conciò la Fao non sostiene che l’agricoltu-ra familiare sia l’unica componente diuna strategia di sicurezza alimentare.Siamo assolutamente consapevoli del-l’importanza della produzione di grandesc ala e del commercio internazionale dicommodities alimentari e lavoriamo per-ché si trovino tutte le sinergie possibiliper governare i conflitti che derivanodalla competizione per i differenti usidella terra, che stanno aumentandosotto la spinta di fattori di differente na-tura. Sul lungo periodo i problemi si ri-solvono se si affrontano per tempo intermini strutturali. In questo senso lagrande sfida che abbiamo per sconfig-gere la fame e la malnutrizione è quel-la di costruire sistemi agroalimentari so-stenibili tanto dal punto di vista eco-nomico quanto dal punto di vista am-bientale e sociale. Un sistema agroalimentare sostenibi-le è quello che produce alimenti suffi-cienti e di qualità, generando posti dilavoro, preservando le risorse natura-li e la biodiversità. Difficile immagi-

nare che sia ottenibile senza dare at-tenzione centrale all’agricoltura fami-liare, che è così preponderante in tut-ti questi aspetti. Anche quando siconsideri la povertà rurale, che è inbuona parte composta dagli strati me-no produttivi dell’agricoltura familia-re nei Paesi in via di sviluppo, siamodi fronte ad un senso crescente di con-sapevolezza che la soluzione verrà dauno sviluppo rurale integrale e soste-nibile e meno dall’assorbimento dellepopolazioni rurali nel processo di ur-banizzazione. I drammatici flussi mi-gratori attuali sono lì a ricordarceloogni giorno.

5) Quali sono gli obiettivi princi-pali dell’anno internazionale del-l’agricoltura familiare?La Fao sta lavorando con l’obiettivodi stabilire e rafforzare la volontà po-litica internazionale a favore di que-sta forma di produzione e di vita, intermini di leggi, politiche pubbliche,investimenti e cooperazione interna-zionale. È quello che chiamiamo unambiente propizio di politiche (ena-bling policy environment). Questo èl’obiettivo principale e siamo moltosoddisfatti dei frutti raccolti sino adora. Pochi anni fa l’agricoltura fami-gliare era vista come un segno del pas-sato, necessariamente arretrata e po-vera. Oggi è considerata parte della

soluzione ed è associata ad un oriz-zonte di futuro. Per questo stiamo la-vorando per consolidare e mettere on-line una base mondiale di dati e infor-mazioni sul settore che possa facilita-re il lavoro di chi fa le politiche, maanche della società civile e del setto-re privato. Inoltre, auspichiamo e la-voriamo perché si stabiliscano spazi didialogo di politiche tra i Governi e leorganizzazioni del settore. Ci sonoesperienze e pratiche di successo inmolte parti del mondo alle quali stia-mo dando visibilità mondiale.

6) Nella nostra rivista “Un MondoPossibile” stiamo provando a im-maginare un mondo diverso fatto direaltà che ammiriamo e che vor-remmo imitare. Lei come immaginaquesto mondo possibile?Immagino un mondo senza fame, pri-ma di tutto. Vi sono ancora 842 mi-lioni di persone malnutrite nel mon-do, una riduzione rispetto alle stimedel 2010, ma ancora troppe. Come so-stiene il Direttore generale della Fao,José Graziano da Silva, l’unico nume-ro accettabile è zero. È una sfida ambiziosa, ma che è possi-bile vincere se c’è la volontà politicaed il consenso necessario. L’AIAF ser-ve soprattutto a consolidare questa vi-sione e mettere al suo centro l’agri-coltura familiare. ■

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO1010

BOLIVIAREPORTAGE

• Per un futuro dignitosoPer un futuro dignitoso

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unmondopossibile 39-2014

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BOLIVIA

La Bolivia è uno dei Paesi più poveri dell’Americadel sud. A Santa Cruz de la Sierra, la città più po-polosa del Paese, noi lavoriamo perché i bambini, lebambine e i giovani siano consapev oli dei propri di-ritti e possano avere un presente e un futuro digni-

Per un futuro dignitosoPer un futuro dignitoso

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO12 VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO12

BOLIVIAREPORTAGE

toso attraverso l’educazione e la formazione profes-sionale. Nelle belle e intense foto di Davide Bozzalla i prota-gonisti sono proprio i bambini e i ragazzi che, graziealla nostra Ong e ai Salesiani di Don Bosco, riesco-

no studiare e a mangiare, a crescere sereni. Queibambini assorti sui libri, quei giovani sorridenti insie-me agli altri compagni di classe provengono dallastrada, da situazioni di marginalità, da famiglie mo-noparentali, da situazioni di abbandono, violenza,

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unmondopossibile 39-2014

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BOLIVIA

violazione dei diritti più elementari come il diritto alcibo, all’istruzioni o al nome.Insieme possiamo fare la differenza. Contribuite alla no-stra campagna NUTRI ORA IL LORO DOMANI per so-stenere il lavoro che i nostri volontari internazionali e i

Salesiani di Don Bosco realizzano nei 6 Centri del Pro-yecto Don Bosco.Garantiremo insieme la distribuzionedi cibo di qualità e sosterremo le attività educative e pedagogiche svolte nei Centri per circa 550 bambini eadolescenti.

Per sostenere i costi del progetto:

distribuzione cibo16.500 euro

personale scuola500 euro

personale ausiliario1.800 euro

materiale didattico e piccole attrezzature 4.000 euro

costi di funzionamento2.200 euro

per un totale di 25.000 euro

Per sostenere le attività VIS in Bolivia

puoi effettuare un bonifico bancario presso Banca Etica

IBAN IT 70F0501803200000000520000

oppure

un versamento sul CCP n. 88182001

intestato a VIS Volontariato Internazionale per lo Sviluppo

Causale: Campagna “Nutri Ora”

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO14

PROGETTI

BURUNDIETIOPIA

Un’esperienza pilota

partire dall’aprile 2011 il VIS halanciato in Etiopia e in Burundiil progetto multi-Paese «A shared

bridge towards innovation», finalizzatoal rafforzamento delle possibilità d’im-piego, della produttività e delle condi-zioni di vita dei lavoratori informali deidue Paesi, attraverso lo sviluppo di unaserie di percorsi formativi flessibili edaccessibili anche agli adulti secondoun’ottica life-long learning (formazionepermanente).L’intervento, cofinanziato dalla Com-missione Europea e dalla ConferenzaEpiscopale Italiana, è stato sviluppatosecondo tre filoni d’azione principali: larealizzazione di percorsi di formazionetecnica per i lavoratori informali; lacreazione di piattaforme di partenariatopubblico-privato per la promozione edil rafforzamento della formazione tecni-ca nei settori informali dell’economia; il

sostegno alle capacità imprenditorialidegli artigiani del settore informale.In Burundi il progetto si è concentra-to sulla formazione tecnica ed impren-ditioriale degli artigiani attivi nei set-tori della meccanica, della falegname-ria e della sartoria. Lavorando in stret-ta collaborazione con il Governo e ri-correndo alla consulenza di una seriedi esperti internazionali, un percorsodi verifica, rafforzamento e certifica-zione delle competenze è stato messoin pratica per le diverse filiere e oltre220 artigiani, che in passato non ave-vano avuto accesso ai percorsi forma-tivi “istituzionali”, hanno potuto mo-strare di conoscere le tecniche del me-stiere, migliorandole e ricevendo unadeguato titolo di riconoscimento va-lidato a livello ministeriale. Oltre 700artigiani hanno poi frequentato i corsidi formazione imprenditoriale, orga-

nizzati presso “La casa dell’imprendi-tore” dall’Ong locale ADISCO edhanno appreso i fondamenti e gli stru-menti di base per la gestione della mi-croimpresa.La costante collaborazione con il Mini-stero permetterà di includere in tempibrevi questa esperienza pilota tra le stra-tegie governative: questo garantirà so-stenibilità all’intervento e le capacità ele competenze degli artigiani informa-li (che rappresentano circa il 90% del-la forza lavoro del Paese) continueran-no ad essere valorizzate anche in futu-ro, contribuendo al sistema dell’inse-gnamento tecnico e professionale nazionale ed innalzando al tempo spes-so la qualità dei servizi e dei prodottiofferti dal Paese.In Etiopia, il sistema della formazioneprofessionale è radicamente mutato ne-gli ultimi cinque anni. La riforma - un

Adi Margherita Fabbri e Chiara Lombardi, Volontarie VIS

Margherita Mirabella Shoot4change

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mix di elementi didattici e metodologi-ci presi dal sistema educativo tedesco,australiano, giapponese - è consideratauna delle migliori dell’Africa sub-saha-riana e la chiave di riduzione della po-vertà e promozione dello sviluppo loca-le. Grazie al progetto, le principali com-ponenti della riforma sono state inte-grate nelle sei scuole tecniche salesiane,rinnovando i tradizionali curricula di in-segnamento. Inizialmente non è statofacile recepire i nuovi input che si tradu-cono in: organizzazione di corsi breviflessibili ed innovativi dettati dalle esi-genze di mercato e rivolti ai lavoratoriinformali, promozione dell’imprendito-ria, promozione di partnership pubblico-private, organizzazione di corsi rivolti al-le imprese per facilitare il processo ditrasferimento tecnologico. Finora, ol-tre 1.200 beneficiari hanno potuto par-tecipare ai corsi, migliorando sensibil-mente le proprie competenze e le pro-prie condizioni di vita. Particolare at-tenzione è stata rivolta a categorie vul-nerabili: in maggioranza donne, giova-ni non qualificati e appartenenti a mi-noranze etniche e giovani provenientida contesti rurali. Il progetto ha apportato due ulterioricambiamenti positivi: da un lato la par-tnership col Burundi ha favorito lo scam-bio di buone pratiche, in particolare perquanto concerne la promozione dell’im-prenditoria. Dall’altro, si sono stretti irapporti con l’Agenzia Federale per laformazione professionale. Lo stesso Mi-nistro dell’Educazione, Ato Wondwos-sen Kiflu, ha partecipato all’ultimo in-contro internazionale organizzato in Ita-lia dal VIS e dal CNOS FAP (CentroNazionale Opere Salesiane – Formazio-ne e Aggiornamento Professionale) pro-prio nell’ambito del progetto, apprez-zando così la qualità dell’insegnamentoitaliano tanto da richiedere l’invio diformatori salesiani per impartire trainingai professori etiopi. ■

«A shared bridge towards innovation»

(Un ponte condiviso verso l’innovazione)

tiamo arrivando alla conclusio-ne di questo progetto, lungo emolto importante per il VIS,

per i Salesiani e per i sistemi di for-mazione professionale di Burundied Etiopia. Si tratta di un interven-to triennale, reso possibile dal cofi-nanziamento di Commissione Euro-pea e Conferenza Episcopale Italia-na, ambizioso e per molti aspettiinnovativo, che ha posto e rispostoa diverse sfide nell’ambito della for-mazione professionale in entrambi iPaesi coinvolti. Il progetto è nato sulle basi delleenormi potenzialità dei Centri diFormazione Professionale salesianidi Burundi ed Etiopia che rappre-sentano, nel settore privato, deiveri e propri punti di riferimentoper le istituzioni pubbliche compe-tenti, oltre che degli interlocutoriprivilegiati nella definizione edesecuzione delle politiche nazionalidi sviluppo del settore.L’intervento si è focalizzato sull’allar-gamento dei beneficiari tipici deiCentri salesiani coinvolti, aprendo laformazione non solo agli studenti,

ma anche ai lavoratori del settore in-formale, che nei Paesi dell’Africa sub-sahariana spesso impiega intorno al90% della forza economicamente at-tiva ed è dunque un target fonda-mentale per migliorare le condizionidi sviluppo dell’intera società.

Il progetto ha ottenuto risultatitangibili in diversi ambiti:– a livello sistemico, l’intervento hasottolineato nei due Paesi l’impor-tanza dello spostamento del focus dauna “formazione professionale colle-gata al mercato del lavoro” al “mer-cato del lavoro come traino e guidadella formazione”, che rappresentaormai l’unica prospettiva vincenteper assicurare l’inserimento lavorati-vo dei giovani; ciò ha significato intermini anche politici e culturali ilmainstreaming dell’importanza delsettore informale come traino del-l’economia nazionale (basti pensareche, grazie al progetto, la tematicadell’informale ha travalicato il setto-re della formazione per arrivare adessere inserita direttamente nellapianificazione del Governo burun- ➔

SMargherita Mirabella Shoot4change

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PROGETTI

dese) e come attore vivo e partecipein tutte le fasi della definizione edimplementazione di politiche e stra-tegie di formazione;– il coinvolgimento non più sol-tanto degli studenti, ma anche deilavoratori del settore informale cheattraverso il progetto possono mi-gliorare le loro competenze profes-sionali e capacità imprenditoriali inun’ottica di apprendimento perma-nente (life-long learning), cioè lun-go tutto il corso della vita e nonpiù limitato all’età scolastica; l’in-tegrazione dei due aspetti, tecnicoe imprenditoriale, ha consentito inentrambi i Paesi di andare a soste-nere le unità di produzione infor-male in modo olistico, supportan-dole dal miglioramento della quali-tà dei loro prodotti, fino ad inter-venti di formazione in gestione dirisorse umane e marketing di base,arrivando anche al rafforzamentodiretto attraverso meccanismi eservizi di leasing, fornitura di kit dibase e/o microfinanza;– l’allargamento dell’ottica da unaprospettiva nazionale ad una inter-nazionale, che ha visto scambi diesperienze e buone pratiche tra duePaesi molto diversi tra loro, che nehanno tratto mutuo vantaggio; so-no stati diversi i miglioramenti nei

Centri salesiani e a livello naziona-le grazie agli incontri organizzati.Si può affermare che il Ministerodell’Educazione burundese si siaispirato al modello CoC (Centers ofCompetences) già applicato in Etio-pia per iniziare, in partenariato conil VIS e i Salesiani, un meccanismodi certificazione delle competenzeche ha dato la possibilità a diversecentinaia di artigiani di prepararsi edi sostenere degli esami formali perottenere dei diplomi pur senza averfrequentato i corsi ordinari, ma sul-la base delle competenze sviluppa-te in anni di lavoro pratico. In Etio-pia invece, si sono raggiunti impor-tanti risultati in termini di amplia-mento dei partenariati, che hannovisto la partecipazione attiva di di-verse realtà private e pubbliche,ognuna coinvolta e impegnata in

«A shared bridge towards innovation»

Con 250 euro si garantisce l’acquisto di un kit di inserimen

to lavorativo

per giovani vulnerabili (ex ragazzi di strada, donne vedove.

..). I kit com-

prendono utensili base (inerenti alla materia di studio:

falegnameria,

elettricità, edilizia, saldatura, agricoltura, food preparation

, sartoria, la-

vorazione metallo, meccanica auto...) che servono ad inser

irsi nel mondo

lavorativo e a più ragazzi insieme di formare una coopera

tiva.

puoi effettuare un bonifico bancario presso Banca Etica

IBAN IT 70F0501803200000000520000

oppureun versamento sul CCP n. 88182001

intestato a VIS Volontariato Internazionale per lo Sviluppo

Causale: Progetti VIS

Contribuisci anche tu!

base alla propria natura e specializ-zazione, coordinati dal VIS e dal-l’Agenzia per la Formazione Profes-sionale, sulla base del modello bu-rundese del COMIDAFE (Comité Mix-te pour le Développement de l’Adé-quation Formation-Emploi), che havisto coinvolto il Ministero del-l’Educazione insieme con il VIS, iSalesiani, le Ong locali ed interna-zionali operanti nel settore, le as-sociazioni settoriali e corporative, ifornitori privati di formazione pro-fessionale, gli uffici di cooperazio-ne di Governi europei che supporta-no programmi nell’insegnamentotecnico e professionale, che tuttiinsieme hanno contribuito allo svi-luppo e alla realizzazione dei modu-li di formazione. ■­­­­­

Emanuela Chiang e Stefano Merante

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Le formiche di Fabio Vettori per il VIS

NUTRI ORAIL LORO DOMANI

NUTRI ORAIL LORO DOMANI

Con questa campagna abbiamo avviato ilnostro percorso educativo verso Expo2015, la grande esposizioneuniversale della quale siamopartner non profit nell’ambitodel Don Bosco Network.Abbiamo iniziato così a decli-nare il tema di Expo 2015 “Feeding the

planet, energy for life – Nutrire il pianetaenergia per la vita” sensibilizzando l’opi-

nione pubblica italiana sul temadella lotta alla povertà attraversol’educazione. È cosi che pensiamo si debba nu-trire il pianeta: nutrendo con i

diritti i bambini e i giovani.

Una campagna verso Expo 2015

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Ecco alcuni degli scatti

realizzati per il nostro

contest fotografico #NutriOra.

Partecipare è semplice.

Basta scegliere

un diritto e scriverlo

su un foglietto di carta,

attaccarlo su un barattolo e poi scattarsi

o farsi scattare (insomma, fatevi un selfie) una foto.

Inviate il vostro scatto a

[email protected]

E TU CHE MARMELLATA SPALMERESTI?

#NUTRI ORAIL LORO

DOMANI#NUTRI ORA

IL LORO DOMANI

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Cesare PrandelliCT NazionaleItaliana Calcio

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO20

VOLONTARI

ALBANIA

La verità oltre il maredi Anna Carboni, Volontaria VIS

uando mi è stato chiesto diraccontare la mia scelta di par-tire per l’Albania con il VIS

per un articolo di “Un Mondo Pos-sibile”, il primo pensiero è stato: chetipo di testimonianza posso portareio, che mi trovo alla prima esperien-za di cooperazione? Per un attimonella mia testa è ronzato un silenzioinquietante... E qui qualcuno po-trebbe dirmi: ma come, decidi dipartire per un periodo piuttosto lun-go per l’Albania lasciando famigliae amici e di fronte alla domanda sul

perché sei partita non sai che ri-spondere? Dov’è finita tutta la moti-vazione che si dovrebbe avere inquesti casi?Il fatto è che da fuori, quando si parladi cooperanti e di volontari interna-zionali, si tende a reagire in due modi:o pensando di aver a che fare con de-gli eroi, o guardandoli come si guar-derebbero dei poveri illusi (pure unpo’ fricchettoni!) che sperano di cam-biare il mondo e fare la differenza. Eh no, per me la faccenda è ben diversa!

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Non sono partita pensando di cam-biare l’Albania e non sono tanto-meno pronta a sacrificare me stessaper questa scelta. Il fatto è che la ve-ra passione, quella che ti fa capire didare il giusto significato al tuo tem-po, è presente ogni volta che si èconsapevoli di vivere il lavoro percui si sente di poter esprimere il me-glio di sé, qualsiasi sia. Nel mio caso questo lavoro si trovain Albania, anzi... a voler essere piùprecisi, in Malesi e Madhe, nel norddel Paese. Lo scorso luglio sono arrivata a Ta-mara per un tirocinio, al nord piùestremo dell’Albania. Un villaggioin cui abitanti e animali convivonosenza troppi fronzoli, in cui gli uo-mini sono gli apparenti padroni deibar e della piazza e le donne invecela colonna portante della fa-miglia e della casa. E a Ta-mara sono rimasta 5 mesi, go-dendo del silenzio della mon-tagna, dei forti sapori dellacucina locale e della calda ge-nerosità della gente. Il VIS è presente in questa re-

gione dal 2009 e insieme alla comu-nità locale si sono sviluppate delleattività legate alla produzione diprodotti tradizionali e al turismo so-stenibile, che lasciano intravederetutte le potenzialità del luogo e lemigliorate condizioni economicheper l’intera area. Sono proprio i ri-sultati ottenuti ad aver portato allaprogrammazione di un nuovo pro-getto più ampio, che coinvolgerà seicomuni della regione e che ha comepartner locale il comune di Shkrel,famoso per le castagne e l’immensavarietà di erbe officinali. Ma stavol-ta, con Bukë, Kripë e Zemër. Cibo,tradizione e cultura: processi di co-svi-luppo in aree marginali del nord e sud,si guarda ancora più lontano, perchéil progetto si presenta come consor-

tile. Ciò significa che anche in Per-mët, a sud dell’Albania, un’altraOng italiana, CESVI, sarà impegna-ta nello stesso genere di attività, sot-tolineando come sia importante esostenibile dare spazio alla aree piùrurali del Paese.Vivere in questi territori significaimparare a rivedere l’immagine chein Italia, per tanti anni, ci è stata da-ta del popolo albanese, spesso legataalla violenza e alla disonestà. L’incontro con persone genuine e fi-duciose, curiose di conoscere possi-bilità che fino a pochi anni fa nonavrebbero immaginato, porta a chie-dersi come mai non ci siamo mai po-sti prima il problema della verità ol-tre il mare, affibbiando senza troppedomande all’Albania tutte quelleetichette che da 20 anni a questaparte ci hanno fatto credere di sape-re chi fossero i nostri “vicini di ca-sa”. Non è così ed è arrivato il mo-mento di lasciar spazio a ciò che isuoi abitanti hanno da far conosce-re all’Europa: Bukë, Kripë e Zemër –pane, sale ma soprattutto cuore. ■

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO22

OGGI SI PARLA DI...

QualePACE

nel RWANDAdi OGGI?

di don Ferdinando Colombo, Direttore dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Bologna

Rwanda 1994In questo aprile il Rwanda fa memo-ria dei suoi morti, quelli che cadderonell’irrefrenabile spirale di violenzaesplosa 20 anni fa con l’abbattimentodell’aereo presidenziale dell’allora ca-po di Stato Juvenal Habyarimana. La minuscola Nazione ‘delle mille col-line’, nel cuore della regione dei Gran-di Laghi, ha certamente fame e sete digiustizia, quella vera.

Già prima ancora dell’indipendenza,avvenuta nel 1962, centinaia di mi-gliaia di Ruandesi d’etnia tutsi fuggi-rono in esilio nei Paesi limitrofi o an-che oltremare, in seguito ad un’apertapersecuzione. Verso la metà degli anniOttanta, la diaspora tutsi era già benconsolidata negli Stati Uniti, in Ca-nada, in Belgio, in Uganda, in Kenyaed altrove. Molti avevano abbando-nato il Paese d’origine nella tenera in-

fanzia, altri nacquero interra straniera e sentiro-no parlare delle ingiusti-zie, delle sopraffazioni,dell’odio etnico e del-l’esodo solo attraverso iracconti dei loro genitori. Fu a Kampala, nel dicem-bre 1987, che nasce ilFronte patriottico ruan-dese (Fpr). Durante il re-

OGGI? Direttore dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Bologna

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gime ugandese di Milton Obote, cheprecedette l’avvento al potere dell’at-tuale presidente ugandese, Yoweri Mu-seveni, migliaia di Ruandesi tutsi en-trarono nell’esercito di resistenza na-zionale. Tra i luogotenenti di Museve-ni c’è Paul Kagame, attuale Presiden-te ruandese. Terminata la guerra civi-le ugandese, nell’86, Kagame affinò lesue competenze belliche oltreoceano,presso la scuola del comando e dellostato maggiore Usa a Forth Leaven-worth. Improvvisamente, però, inter-ruppe gli studi di guerra per tornarenella clandestinità e assumere il co-mando dello Fpr. L’intento era quellodi destituire l’allora Presidente ruan-dese Habyarimana. L’attacco a Ru-hengeri, il 23 gennaio 1991, segnòl’inizio di una campagna che nell’apri-le del 1994 lo portò ad entrare a Kiga-li come un vero ‘Cesare africano’. Comunque, non v’è dubbio che i mas-sacri avvenuti prima e dopo la presadella capitale ruandese costituironoun’orribile carneficina che causò, se-condo alcune fonti governative ruan-desi, un milione di morti, principal-mente d’etnia tutsi, e, secondo altre,tra le 800 e le 500mila vittime tra tut-si e hutu. Stando al censimento del‘91, il 90,4 per cento (pari a circa 6,5

milioni) della popolazio-ne residente in Rwandaera hutu, l’8,2 per cento(pari a 600mila) era tut-si e lo 0,4 per cento erad’etnia twa. Una cosa ècerta: ciò che accadde futerribile e morirono esponenti di am-bedue le etnie per colpa degli estremi-sti hutu che incitarono all’odio razzia-le. Ma se da una parte è vero che leForze armate ruandesi (Far) ammazza-rono senza pietà chiunque capitasseloro a tiro (soprattutto tutsi), altri or-ribili crimini furono perpetrati dalloFpr, senza però che fosse concesso aigiornalisti, allora sul campo, di appu-rare la verità dei fatti. Le carceri ruandesi negli anni seguen-ti furono autentici gironi danteschi incui erano rinchiuse quasi centomilapersone in attesa di giudizio. Ma al dilà di tutto, il genocidio ha rappresen-tato un vero e proprio shock anche perla Chiesa cattolica.

Rileggendo i fattiHo accompagnato in Rwanda il primogruppo di giovani nel 1974 e da quel-l’esperienza è scaturita l’idea di fonda-re la Ong Amici del Rwanda. Ognianno un gruppo sempre più numeroso

di giovani parteciparono a questi viag-gi estivi da cui sono scaturiti progettidi sviluppo, animazione delle attivitàgiovanili (oratorio) e volontari inter-nazionali di qualità; ad esempio GuidoAcquaroli, che ancora adesso è volon-tario in Burundi.Quando nel 1988 sono stato chiama-to a presiedere il VIS che si era costi-tuito come Ong, ho portato con me laricchezza delle precedenti esperienzecon una buona sintesi tra i valori cari-smatici salesiani e le strategie necessa-rie per essere operativi nel settore.Eravamo nel pieno della crisi dellacooperazione italiana allo sviluppo ele nobili idealità e aspirazioni dei so-ci fondatori rischiavano di essere tra-volte dal clientelismo partitico chespartiva gli aiuti a seconda del colorepolitico. La tragedia della guerra in Rwanda del1994 è una prova molto dura per

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terribile e morirono esponenti di am-Paul Kagame,

attuale Presidente del Rwanda

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO24

OGGI SI PARLA DI...

tutti e due gli organismi: in poche oresono spazzate via tutte le realizzazioni di20 anni di impegno: i collaboratori in-digeni vengono trucidati, le strutturedelle scuole e laboratori vengono di-strutte o confiscate, i volontari riman-dati in Italia, i confratelli salesiani co-stretti a fuggire: viene ucciso il Salesia-no ruandese Jacques Ntamitalizo, checon forza profetica aveva spinto i Supe-riori salesiani a dar vita all’iniziativachiamata “progetto Africa” che ha por-tato alla situazione attuale con più dimille Salesiani in 43 Paesi africani.Ricordare oggi, a distanza di venti anni,quegli avvenimenti ci aiuta a rifletteresulla pace, su alcune condizioni indi-spensabili che non sono state rispettate.La più importante deve essere riferitaall’indivisibilità dei diritti umani, an-che se questo rende estremamentecomplesso lavorare per lo sviluppoumano di un popolo. Non basta che laOng lavori seriamente nel suo settoreo che i Salesiani realizzino una forma-zione professionale di buon livello secontemporaneamente non ci si fa ca-rico di tutte le problematiche politi-che, sociali, etniche che sono interre-late e che nell’insieme vengono a de-terminare la reale situazione di vitadelle persone. Davanti a problemi digeopolitica, ad interessi di macroeco-

nomia, a scontri tra blocchi di Nazio-ni ci sentiamo piccoli e inadeguati, edè vero, ma questo non ci esime dalprenderli in considerazione e dalloschierarci almeno in linea di principioe a servircene come componenti nelleanalisi che ci portano a determinare iprogetti di sviluppo o a valutare la riu-scita di un intervento.È chiaro che questo deve spingere leOng ad uscire dalla presunzione di po-ter lavorare da sole, dall’illusione dipoter realizzare una zona protetta doveil proprio progetto di sviluppo umanonon risenta delle situazioni generali.Sinergie e reti devono diventare unametodologia obbligata di lavoro.Il Presidente del Rwanda, quando il 6aprile ’94 il suo aereo fu abbattuto, ri-tornava da Arusha dove stava intes-sendo trattati di pace che avrebberodovuto scongiurare l’avanzata delFronte patriottico rwandese, ma eranotrattati che fondamentalmente mira-vano al mantenimento di una situa-zione di privilegio di una etnia e di op-pressione dell’altra. Anche la pace èun bene indivisibile e non può esserepiegata agli interessi di parte.Il Colonnello Paul Kagame, che pro-babilmente dà personalmente l’ordinedi abbattere quell’aereo, non ignorache l’uccisione del Presidente scate-

nerà un massacro contro l’etnia oppo-sta. Ma temendo che i trattati di pacepotessero bloccare l’avanzata del suoesercito e la presa del potere, suo veroobiettivo primario, come i fatti hannodimostrato, non esita a sacrificare unmilione di vite, quasi tutte della suaetnia, al suo progetto. Una pace costruita sul sangue chiedealtro sangue: in questi venti anni ilmantenimento del potere ha richiestodi sacrificare tutti coloro che avrebbe-ro potuto attentare al nuovo potereche ha cercato di costruirsi una credi-bilità internazionale abbellendo la ca-pitale e curando le infrastrutture: gliosservatori affermano che il numero dipersone che, in forma segreta, sonospariti, potrebbe forse uguagliare quel-li della precedente carneficina. L’ultima riflessione su quel tragico1994 riguarda i fortissimi interessi eco-nomici, tecnologici e geostrategici del-le grandi potenze occidentali che nonsi affrontano a viso aperto nelle loroterre, ma agiscono per interposta per-sona, per interposto popolo, a cui for-niscono contemporaneamente le armie i pretesti. Da una parte la Franciacon i suoi interessi commerciali, dal-l’altra gli Stati Uniti con gli interessistarategici di equilibrio internaziona-le e in mezzo un Governo asservito ad

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uno di loro e perciò ne-cessariamente servile ecorrotto.Già Mons. Camara dicevaagli agitatori politici cheinvadevano l’America La-tina negli anni ’70: “Anzi-ché venire a schiacciare lacoda del serpente che siannida nei nostri Paesi,tornate a casa vostra acombattere la testa del ser-

pente”. La costruzione della pace ri-chiede alle Ong la globalizzazione del-l’impegno su tutti i fronti dello svilup-po umano; la scelta politica è compo-nente intrinseca della cooperazione al-lo sviluppo; la partecipazione democra-tica alla gestione della politica esteradelle nostre Nazioni è indispensabile al-la chiarezza dei rapporti internazionali. Per questo è prezioso il controllo de-mocratico stabile e metodico esercita-to dai Parlamenti e da una opinionepubblica intelligente e non faziosa,correttamente informata sulla condu-zione degli eventuali interventi. Ma

questo vale a maggior ragione per l’in-sieme delle Nazioni o per i diversi rag-gruppamenti. La global governance nonè opzionale, è indispensabile.

Lavorare per un mondo dove la pace è possibile Abbiamo anzitutto un grande bisognodi percepire dentro di noi una fontanazampillante di rispetto per i diritti uma-ni di ogni persona che ci apra alla fidu-cia nella possibilità di passi concreti esemplici verso un cambiamento deglistili di vita e dei criteri di giudizio cheoggi dominano i rapporti internaziona-li e generano continue guerre.Per evitare di essere trascinati, anchenon intenzionalmente, in uno scontrodi civiltà, occorrerà esercitarsi nell’artedel dialogo, che parte da una chiara co-scienza della propria identità e della ric-chezza dei linguaggi con cui esprimerlae renderla accessibile smontando i pre-giudizi, i cavilli e le false comprensioni.Ma soprattutto occorrerà educare a ge-sti, pensieri e parole di perdono, dicomprensione e di pace, usando tolle-

ranza zero per ogni azione che esprimasentimenti di xenofobia, di minor ri-spetto di qualunque sentimento e tra-dizione religiosa. È importante però che riconosciamo chedobbiamo fare ciascuno la nostra parte eascoltare l’appello che ci raggiunge: ilmomento drammatico che stiamo vi-vendo è un forte richiamo alla conver-sione e al riconoscimento della nostraconnivenza con i mali del mondo. Gli spettri della corruzione, del malgo-verno, del prevalere dell’interesse pri-vato e tribale su quello pubblico, delladittatura e del primato della forza e del-le armi, stanno succhiando il sangue diinnumerevoli poveri della terra.Dobbiamo in altre parole renderciconto che di certe pesti che ammor-bano il mondo (e di cui i conflitti bel-lici e gli attentati sono una delle ma-nifestazioni) non è soltanto colpevolel’uno o l’altro individuo o popolo lon-tano da noi o vicino a noi, ma ne sia-mo tutti in qualche modo, ciascunoper la sua parte, conniventi e corre-sponsabili. ■

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO26

OGGI SI PARLA DI...

NON CI SONO PIÙ LE MEZZE STAGIONI

www.volint.it/vis/archivionews

Eletto il nuovo Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco:

è DON ANGEL FERNANDEZ ARTIME25 marzo 2014 - Il Capitolo Generale 27 ha eletto come nuovo Rettor Maggiore e X Successore di Don Bosco Don Ángel Fernández Artime, fino ad ora Ispettore dell’Argentina Sud

elezione è avvenuta alle ore 10:20, al primoscrutinio.Un lungo e caloroso applauso ha accolto la

proclamazione ufficiale.Don Ángel Fernández Artime, 53 anni, è nato il 21agosto 1960 a Gozón-Luanco, nelle Asturie, Spa-gna; ha emesso la sua prima professione il 3 settem-bre 1978, i voti perpetui il 17 giugno 1984 a San-tiago de Compostela ed è stato ordinato sacerdote il4 luglio 1987 a León.Originario dell’Ispettoria di León, è stato Delegatodi pastorale giovanile, Direttore della scuola di Ou-rense, membro del Consiglio e Vicario ispettorialee, dal 2000 al 2006, Ispettore. È stato membro dellacommissione tecnica che ha preparato il CapitoloGenerale 26. Nel 2009 è stato nominato Ispettoredell’Argentina Sud, incarico che ha mantenuto finoad ora; in virtù di questo suo ruolo ha anche avutomodo di conoscere e collaborare personalmente conl’allora Arcivescovo di Buenos Aires, card. JorgeMario Bergoglio, oggi Papa Francesco.Ha conseguito la laurea in Teologia Pastorale e la licenza in Filosofia e Pedagogia.Lo scorso 23 dicembre era stato nominato Superio-re della nuova Ispettoria della Spagna Mediterra-nea, dedicata a “Maria Ausiliatrice”; un incaricoche evidentemente don Fernández Artime non po-trà più assumere, dovendo svolgere il ministero diPadre per tutta la Congregazione Salesiana.

Auguri don Ángel!fonte: INFOANS.ORG

L’

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NON CI SONO PIÙ LE MEZZE STAGIONIPREVISIONI DEL TEMPO ATTRAVERSO LE NOTIZIE DI WWW.VOLINT.IT

CIELO NUVOLOSO

PIOGGIA

30 aprile 2014 Rinnoviamo il nostro invito per la liberazione di Giovanni Lo Porto e del suocollega Berndt, cooperanti rapiti in Pakistan oltre 27 mesi fa. Una lettera pubblicata dall’HuffingtonPost a firma di Daniele Mastrogiacomo richiama l’attenzione sul caso. Il VIS rilancia l’appello per la loro liberazione, così come fa dal giorno del rapimento. 7 aprile 2014 L’accensione di una fiamma al memoriale di Gisozi, a Kigali, da parte del PresidentePaul Kagame, con una torcia che ha percorso il Paese delle mille colline negli ultimi tre mesi, ha segnato l’avvio ufficialedelle celebrazioni del ventennale del genocidio. La fiamma rimarrà accesa per cento giorni, la durata dei massacri della primavera del 1994. Come ogni anno il lutto,‘icyunamo’ in lingua kinyarwanda, ha inizio il 7 aprile, Giornata internazionale di commemorazione del genocidio dei tutsi.17 marzo 2014 A pochi giorni dal ventesimo anniversario dell’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, oltre 38mila persone hanno aderito all’appello lanciato su Change.org per chiedere che vengano resi pubblici documenti ancora segreti.12 marzo 2014 Per Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo, sarebbero voci credibili quelle che circolanoriguardo il possibile intervento sul programma Joint Strike Fighter (i cacciabombardieri F-35) per coprire il taglio delletasse annunciato da Renzi. Si parla di circa 500 milioni di tagli e quindi significa niente acquisti per il 2014. 19 febbraio 2014 L’edizione 2014 dell’indice mondiale della libertà di stampa di Reporter Senza Frontiere (RSF) mostral’impatto negativo dei conflitti sulla libertà di informazione e sui suoi attori. Un vasto numero di Paesi è affetto da unainterpretazione troppo estesa e abusata del concetto di protezione della sicurezza nazionale, a scapito del diritto di informare e di essere informati. La Finlandia resta il Paese migliore per il quarto anno consecutivo. Agli ultimi posti c’èil trio “infernale”: Turkménistan, Corea del Nord e Eritrea, Paesi dove la libertà di stampa è totalmente inesistente.

10 marzo 2014 Dopo tre mesi di prigionia in Siria sono tornate libere, provate ma in buone condizioni di salute, le 13 suore ortodosse di nazionalità siriana e libanese: lo hanno annunciatofonti di stampa ufficiale del Libano, precisando che il rilascio è avvenuto nella località sirianadi Judaydat Yabus, lungo il confine libanese.

14 maggio 2014 In Repubblica Centroafricana è stata uccisa Camille Lepage, fotogiornalistafrancese di 26 anni arrivata da alcune settimane nel Paese dove lavorava come freelance.4 marzo 2014 Il Commissario Generale dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente, Filippo Grandi,è entrato nel campo profughi palestinese di Yarmuk, a sud di Damasco, in Siria, durante le distribuzioni umanitarie finalmente riprese il 24 febbraio. Grandi si è dichiarato scioccato dalle condizioni dei rifugiati palestinesi con i quali ha parlato e dai danni enormi alle abitazioni e agli edifici.25 febbraio 2014 Almeno una settantina di cittadini musulmani è stata assassinata da miliziani anti-balaka chehanno attaccato Guen, remoto villaggio del sud-ovest della Repubblica Centroafricana, costringendo alla fuga altrecentinaia di civili. A denunciare l’ultimo massacro ai danni della minoranza religiosa è padre Rigobert Dalongo,un prete cattolico. L’Onu dichiara che nel Paese è in corso una pulizia etnico-religiosa.

a cura di Alessandra Tarquini

In questa rubrica raccogliamo e ripercorriamo le news apparse sul nostro sito volint.it negli ultimi mesi,

che ci aiutano a leggere il nostro Paese e il mondo

www.volint.it/vis/archivionews

CIELO

TERSO➡

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Per le STRADE del MONDO

SIERRALEONE

GABON

BENIN

GHANA

BOLIVIA

ICC AM - Circoscrizione Italia CentralePer info scrivi a: [email protected]

ETIOPIA, Soddo, Addis Abeba(25 Luglio - 19 Agosto)

ITALIA, Livorno (con MCR)(30 Giugno - 20 Luglio)

• Jesi (Ancona)(6-13 Luglio / 1-8 Agosto)

INE AM - MGS TrivenetoPer info scrivi a:

[email protected]

MADAGASCAR, Mahajanga(21 Luglio - 24 Agosto)

SIERRA LEONE, Lungi(28 Luglio - 24 Agosto)

BOLIVIA, Santa Cruz(28 Luglio - 24 Agosto)

LEGENDA: SDB Salesiani di Don Bosco; FMA Figlie di Maria Ausiliatrice; MCR Missionarie di Cristo Risorto; AM Animazione Missionaria; MGS Movimento Giovanile Salesiano; SCS Servizi Civili e Sociali

La motivazione che spinge ogni anno tantigiovani a partecipare all’esperienza estiva è ildesiderio di vivere un’esperienza di servizio edi confronto che condurrà a compiere una ri-flessione sulla propria vita e sui valori suiquali è costruita.

Le esperienze estive in Italia sono promossedalla Federazione salesiana SCS in collabora-zione con il VIS.

Per avere maggiori informazioni scrivi, in basealla tua regione di residenza, ad uno degli in-dirizzi e-mail riportati in cartina.

ICP - IPI AM SDB – FMA Pi emonte, Valle d’Aosta e Lituania

Per info scrivi a: [email protected];[email protected]

ITALIA, Boscoreale Piano Napoli Passanti (Napoli)

(27 Luglio - 10 Agosto)

• Piazza Armerina (Enna)(4 - 17 Agosto)

• Torino San Luigi(26 Luglio - 9 Agosto)

MOLDAVIA, Chisinau, Voinova (28 Luglio - 17 Agosto)

ROMANIA, Ciresoaia(28 Luglio - 17 Agosto)

BURUNDI, Ngozi(28 Luglio - 24 Agosto)

GHANA, Sunyani(28 Luglio - 24 Agosto)

BENIN, Cotonou(29 Luglio - 24 Agosto)

MADAGASCAR, Betafo(19 Luglio - 15 Agosto)

ZAMBIA, Luwingu(21 Luglio - 19 Agosto)

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Per le STRADE del MONDO

2014Esperienza

Estiva

14Esperienza

Estiva

MOLDAVIAMOLDAVIAROMANIA

ALBANIAITALIA

BURUNDI

ETIOPIA

ANGOLA

GABON

BENIN

GHANA

Z AMBIAMADAGASCAR

IME AM SDB - Ispettoria MeridionalePer info scrivi a:

[email protected]

ITALIA, Boscoreale Piano NapoliPassanti (Napoli)

(27 Luglio - 10 Agosto)

• Platì (Reggio Calabria)(4 - 12 Agosto)

• Palermo Santa Chiara(1 - 11 Agosto)

ALBANIA, Scutari (21 Luglio - 3 Agosto)

ISI AM - MGS Ispettoria SiculaPer info scrivi a: [email protected]

MADAGASCAR, Tuléar(30 Luglio - 22 Agosto)

ITALIA, Palermo Santa Chiara(1 - 11 Agosto)

MOLDAVIA

IME

310 Giovani32 Accompagnatori

17 Salesiani di Don Bosco 5 Figlie di Maria Ausiliatrice

2 coppie di sposi6 animatori

LEGENDA: SDB Salesiani di Don Bosco; FMA Figlie di Maria Ausiliatrice; MCR Missionarie di Cristo Risorto; AM Animazione Missionaria; MGS Movimento Giovanile Salesiano; SCS Servizi Civili e Sociali

ILE AM - Ispettoria Lombardo EmilianaIn collaborazione con Amici del SidamoPer info scrivi a: [email protected]

ETIOPIA, Addis Abeba, Adwa, Abobo,Zway, Dilla, Makallé, Adigrat,Shire, Debre, Zeit e Adamitullo

(22 Luglio - 21 Agosto)

ITALIA, Varie località(Giugno - Agosto)

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO30

Favole •

La montagna e la sfortuna

ul piccolo tavolo di legno dellacapanna era pronta una ciotolad’acqua e venti foglioline di tè.

Depose il piccolo fagotto, prese laciotola tra le mani a coppa e appenal’acqua iniziò a fumare vi gettò le fo-glie. Il Maestro gli aveva insegnatotanto, ma si sentiva sempre un “allie-vo” anche se, nella grande città, pu-re lui ora era chiamato “maestro”. Si stupiva sempre che il saggio Daopercepisse il suo arrivo anche senzache lo avesse preavvertito e la ca-panna dell’ospite era, infatti, pron-ta. Nell’altra, poco distante, vivevaDao ma non un rumore si udiva senon il gorgogliare di un ruscellettoche quieto attraversava il bosco dibambù.Passarono sette giorni nei quali ilsaggio Dao e Kang-zi presero assie-me il tè mattutino e il riso la sera masenza mai parlarsi memori della re-gola: “Se le vostre parole non sonomigliori del silenzio tacete”. Dao pe-rò dalle strettissime fessure delle

palpebre osservava bene l’ex allie-vo e Kang-zi lo sapeva e ciò gli erasufficiente! “Grazie Maestro” – disse Kang-zi,la settima sera dopo aver gustato ilriso – domattina parto, torno daimiei scolari!.“Kang” – disse il saggio – “miracconteresti una fiaba?”“Sì!”. «C’era una volta un vecchiodi nome Yu Gong, aveva ormai 90anni. Due grandi montagne si ergevano difronte alla sua casa ed era molto dif-ficile per la sua famiglia andare e ve-nire, perché dovevano percorrere unlungo tragitto per girarci intorno. Ungiorno Yu Gong disse: “Questemontagne sono un vero problema,dobbiamo liberarcene”. I suoi figli enipoti furono subito d’accordo e ilgiorno seguente tutti si misero al la-voro – incluso Yu Gong – per getta-re le pietre nel mare. Il giorno seguente, udendo la noti-zia dell’impresa, tutti gli abitanti

del villaggio accorsero in aiuto, in-clusi vecchi e bambini. Lavoravanocontenti dall’alba fino al tramonto.Il terzo giorno arrivò a mettere ilnaso un vecchio saggio e pensandoche la cosa fosse ridicola disse a YuGong: “Yu Gong, sei vicino alla fi-ne della tua vita, come pensi dimuovere le montagne?”. Yu Gongrispose: “Ci sono i miei figli equando loro moriranno ci sarannoi loro figli e, mentre la nostra di-scendenza aumenta, le pietre e lerocce diminuiscono ogni giorno:come pensi che non possiamo muo-vere le montagne?”. Il vecchio sag-gio rimase muto».“Oh!” – disse Dao – “grazie!”. E siritirarono nelle rispettive capanneper dormire. La mattina seguente, dopo la ceri-monia del tè, mentre il maestroDao accompagnava ai margini delbosco Kang-zi per riprendere lastrada della grande città, narrò al-l’allievo questa fiaba:

S

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Cina

La montagna e la sfortuna

“C’era una volta un uomoche viveva nelle regioni vicinealla frontiera settentrionale. Un gior-no il suo cavallo non tornò alla stal-la. Mentre i vicini lo compiangeva-no, lui era tranquillo e disse loro cheforse questa sfortuna non sarebbepoi stata un male. E aveva ragione,perché dopo alcuni mesi il cavalloritornò insieme con un altro cavallomolto bello e forte. Suo figlio prese

a cavalcarli,ma un giorno siruppe una gambacadendo dal cavallo.I vicini si rattristaronomolto, ma l’uomo resta-va tranquillo e disse che

Illustrazione di N

evio De Zolt

Per sostenere le attività del VIS

e dei Salesiani in Cina:

puoi effettuare un bonifico bancario presso Banca Etica

IBAN IT 70F0501803200000000520000

oppureun versamento sul

CCP n. 88182001

intestato a VIS Volontariato Internazionale per lo Sviluppo

Causale: Progetti VIS

forse non sarebbe poistato un male. La prima-vera seguente le tribù delNord invasero la Cina e iprimi ad essere chiamatialle armi furono i giovanidelle famiglie di frontiera

che possedevano un cavallo.Su dieci che ne partirono, solo

uno fece ritorno. Ma il figlio, perché storpio, non fuchiamato alle armi e visse lunghi elunghi anni”.Kang-zi, che da un po’ di tempo sisentiva sfortunato, comprese la fia-ba del saggio e si rasserenò. Quan-do Kang si voltò per salutarlo, ilMaestro era già lontano. ■

* La fiaba è di Waider Voltaper conto di Solidaid Onlus

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO32

VITA ASSOCIATIVA

di Michela Vallarino , VIS - Consigliera Comitato Esecutivo

BILANCIOSOCIALE2013Dal 2008 il VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo risponde alle esigenze informative dei propri

portatori di interessi redigendo, insieme al bilancio di esercizio, un documento di rendicontazione sociale1

per dare conto dell’attività svolta e dei risultati ottenuti nell’anno precedente rispetto a quello di pubblicazione

www.volint.it/vis/bilancio

bilancio sociale relativo all’anno 2013, approvato dal-l’Assemblea dei soci del VIS, unitamente al bilancio diesercizio, il 3 maggio 2014, si pone in sostanziale con-

tinuità con le edizioni precedenti, fatti salvi interventi pun-tuali per migliorarne la chiarezza e la fruibilità: in questadirezione si colloca la scelta di scorporare dal documentoprincipale (che verrà stampato) alcune informazioni di nonprimaria importanza, inserendole in un documento separato,denominato “Allegati al bilancio sociale 2013” (entrambi idocumenti sono reperibili sul sito del VIS nella sezione “Bi-lancio”: http://www.volint.it/vis/bilancio). È stata, invece,

mantenuta l’articolazione dei contenuti in due “macro-aree”:da una parte, la presentazione dei principali “strumenti e me-todologie” utilizzati e, dall’altra, la loro “applicazione” nellediverse aree geografiche nelle quali il VIS opera.Anche per quest’ultima edizione si sono mantenute comeprincipali standard di riferimento le “Linee Guida per la re-dazione del Bilancio Sociale delle organizzazioni non profit”,pubblicate nel 2010 dalla (ormai soppressa) Agenzia perle Onlus, che continuano a costituire l’unico documentodi riferimento valido ed efficace per la rendicontazione so-ciale nel cosiddetto “Terzo Settore”.

Il

Paolo Cardone Shoot4change

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33

unmondopossibile 39-2014

CONTO ECONOMICO 31.12.2013 31.12.2012

PROVENTI DA ATTIVITÀ TIPICHE 5.992.698 6.584.121

ONERI DA ATTIVITÀ TIPICHE - 9.306.872 - 9.183.702

PROVENTI DA ATTIVITÀ PROMOZIONALI E RACCOLTA FONDI 4.061.623 3.100.643

ONERI DA ATTIVITÀ PROMOZIONALI E DI RACCOLTA FONDI - 272.477 - 335.464

PROVENTI DA ATTIVITÀ ACCESSORIE 285.018 208.577

ONERI DA ATTIVITÀ ACCESSORIE - 335.940 - 385.458

PROVENTI DA ATTIVITÀ FINANZIARE E PATRIMONIALI 97.411 239.164

ONERI FINANZIARI E PATRIMONIALI - 70.595 - 110.535

PROVENTI STRAORDINARI 144.977 793.511

ONERI STRAORDINARI - 29.430 - 12.644

ONERI DA ATTIVITÀ DI SUPPORTO GENERALE - 559.883 - 924.246

RISULTATO ESERCIZIO 6.528 - 26.033

STATO PATRIMONIALE ATTIVO 31.12.2013 31.12.2012

ATTIVO IMMOBILIZZATO 223.459 210.698

ATTIVO CIRCOLANTE 17.001.557 14.815.579

RATEI E RISCONTI 1.259.874 1.325.800

TOTALE ATTIVO 18.484.890 16.352.078

STATO PATRIMONIALE PASSIVO 31.12.2013 31.12.2012

PATRIMONIO NETTO 92.775 86.247

TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO 238.963 230.088

DEBITI ESIGIBILI ENTRO L’ESERCIZIO SUCCESSIVO 4.095.542 5.052.359

DEBITI ESIGIBILI OLTRE L’ESERCIZIO SUCCESSIVO 150.000 225.000

RATEI E RISCONTI 13.907.610 10.758.383

TOTALE PASSIVO 18.484.890 16.352.078

Bilancio 201 3Il Bilancio è stato assoggettato a revisione da parte di Mazars SpA ed è consultabile interamente sul sito www.volint.it

www.volint.it/vis/bilancio

1 Nel 2008 una Relazione di Missione, nel 2009 un Bilancio di Missione e dal2010 un Bilancio Sociale.

2 Gianluca Antonelli, Valentina Barbieri, Lorella Basile, Raffaella Collabol-letta, Emma Colombatti, Simona Costantini, Valentina Di Pietrantonio, Ales-sandra Tarquini, Simona Tornatore, Sabina Beatrice Tulli.

Il bilancio sociale è stato realizzato attraverso un processo“a matrice”, coordinato da Maria Pasquini, Direttrice am-ministrativa dell’organismo, che ha visto il coinvolgi-mento diretto, nelle diverse fasi, di alcuni componentidello staff e del Comitato Esecutivo2, che a loro voltahanno attivato altri collaboratori, i volontari internazio-nali nonché i coordinatori dei comitati territoriali VIS.Giovanni Stiz, consulente esterno esperto in rendiconta-zione sociale, ha garantito anche quest’anno il suo preziososupporto fino alla revisione finale del lavoro. L’esperienza di questi anni ci porta a dire che redigere ilbilancio sociale con serietà comporta una fatica grande,ma necessaria: nel tempo chi se ne è occupato ha più voltemesso in evidenza l’importanza del processo, che permettenon sono di rendicontare all’esterno, ma, anche e soprat-tutto, di far riflettere l’interno dell’organizzazione sul pro-prio agire. Il percorso compiuto fino ad oggi ha evidenziato neltempo alcune criticità che hanno fatto prendere consa-pevolezza di altrettante priorità: l’esigenza di definire sem-pre meglio la propria mission e di operare scelte di coerenzae fedeltà alla stessa, l’urgenza di riflettere, unitamente allaCongregazione Salesiana, su cosa significhi oggi far partedi un “sistema”, l’importanza di lavorare integrando sem-pre più strumenti e metodologie di intervento sia in Ita-lia che all’estero, evitando la settorialità nel pensare enell’agire, la necessità di verificare costantemente il pro-prio sistema di gestione e di controllo interno, l’impor-tanza di porre maggiore attenzione anche all’impattoambientale delle proprie azioni. Alcuni passi sono statifatti nella direzione indicata ed auspichiamo che l’ado-zione di uno strumento importante come quello della pia-nificazione strategica, in corso di elaborazione, rappresentiil cambio di passo decisivo.Per rendere sempre più partecipato il lavoro e quindi mi-gliorarlo, vi invitiamo vivamente a leggere il bilancio so-ciale VIS 2013 e ad inviarci i vostri giudizi, osservazioni eproposte, compilando il questionario che trovate sul sitowww.volint.it, inviandolo al fax 06 51 629 299 o all’[email protected] oppure spedendolo alla nostra sede in Roma,via Appia Antica n° 126. Buona lettura! ■

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO34

R c s noi iE Ne

di Flavio Bellomi , Cooperante

POP ECONOMIXLa crisi spiegata a fumetti

lzi la mano chi ama le polpette. Già, ma quali pol-pette? Quelle della nonna, fatte con ingredienti fre-schi e genuini, o quelle che puntualmente ogni

venerdì troviamo alla mensa e che, verità o leggenda, sonofatte con tutti gli avanzi della settimana, tritati, mescolatie poi fritti per nasconderne il contenuto e farcele sembrareuna prelibatezza? Con questa metafora della polpetta, Da-vide Pascutti inizia il suo viaggio che ci porta nel cuoredella “Pop Economix”.

Un racconto fresco e appassionante, narrato con lo stiledel fumetto, in cui il protagonista accompagna il lettorealla scoperta dei fatti e degli equilibri che hanno portato ilmondo a una crisi economica iniziata nel 2008. Una nar-razione appassionante, adatta a tutti - soprattutto ai “nonaddetti ai lavori” - per capire in modo semplice cosa si celiveramente dietro parole spesso sentite ma forse mai capitecome subprime, derivati, swap, bund, spread, austerity.Grazie a esempi tratti dalla vita quotidiana di ognuno, Pa-scutti ci accompagna in questa avventura dove incontre-remo anche tre ospiti di eccezione: Qui, Quo e Qua. Manon fatevi ingannare: dietro le maschere dei simpatici ni-poti di zio Paperone si nascondono in realtà tre dei prota-gonisti dell’economia mondiale... ma non voglio rovinarvila sorpresa!Infine, il protagonista ci presenterà uno ad uno i 25 col-pevoli della crisi economica. Volti e nomi più o meno noti

alle cronache di questi anni. Ma la vera rive-lazione sarà la scoperta del venticinquesimocolpevole. Un colpo di scena inaspettato, checi aiuterà ad aprire gli occhi...Insomma, una storia da leggere, alla portatadi tutti, che dopo aver descritto “un sistemaben congegnato che funziona, finché tutto vacome previsto”, ci aiuterà a rispondere a que-sta domanda: “Ma cosa succede quando l’in-tero meccanismo si inceppa?”Il volume si conclude con un’interessante in-tervista a Andrea Baranes, Presidente della

Fondazione Culturale Responsabilità Etica e con un utileglossario economico. ■

Maggiori info sul progetto: www.popeconomix.org e www.beccogiallo.org

A

Fondazione Culturale Responsabilità Etica e con un utile

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35

dal Direttore

di Luca Cristaldi, VIS - Direttore “Un Mondo Possibile”[email protected]

Quello che sì,quello che no

onfesso che mi piacemangiare il gelato diret-tamente dalla vaschetta.

Lo so che non si fa, che non èeducato e neanche tanto igie-nico. Ma che volete fare,l’idea di poter scegliere qualeparte affondare con il miocucchiaino mi fa impazzire. E il gelato è senza ombra didubbio più buono!Invece non sopporto le finte inter-viste dei politici, quelle che manda-no in onda durante i TG, in cui ilpolitico di turno guarda fisso in ca-mera e ripete il suo spot, pieno diretorica, falsità e ricerca di consen-so. È tutto così banalmente finto eantiquato. Amo ripetere come una cantilena lagrande Inter degli anni ’60. Io nonero ancora nato ma mio padre mel’ha decantata in tutti i modi echiunque abbia anche un solo bri-ciolo di conoscenza calcistica ricor-da con emozione il grande magoHerrera e lo squadrone che ha vintotutto: Sarti, Burgnich, Facchetti, Ta-gnin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzo-la, Milani, Suarez, Corso.Trovo indecente l’indifferenza versoi più deboli, l’ingiustizia palese, il so-pruso del potente, l’arroganza del

quando scopri che il tappo ha retto. Poi lo versi, lo ammiri, lo ascolti,chiudi gli occhi e rivivi la terra, ilsole, la fatica, l’arte. Così come trovo unico e incredibil-mente emozionante il rumore delmoschettone nel silenzio della mon-tagna, quando il freddo si soffia con

la bocca e la tensione dellascalata ti eccita e ti spaventa.Stanno rovinando migliaia dipersone e centinaia di famigliecon queste slot machine, con igiochi d’azzardo, con le mac-chinette da bar e con il grattae vinci di tutti i colori e forme.Ma che razza di Stato è quelloche fa i soldi sulle false speran-ze e poi disgrazie della gente?Forse dovremmo iniziare

C

➔più forte. Ogni forma di violenzagratuita esercitata da chi si trova so-pra nei confronti di chi sta sotto,non solo mi indigna ma è fonte dirabbia che controllo a fatica.L’emozione che un grande vino riescea darmi è difficile da eguagliare. Il ri-to del vino è straordinario: sceglierela bottiglia dalla cantina, poggiarla sultavolo e studiare l’etichetta dopo averripetuto “sarà un vino pazzesco”, to-gliere il tappo con eleganza e supera-re quel mezzo secondo di panico

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dal DirettoreQuello che sì, quello che no

ad occuparci non solo delle povertàdel sud del mondo ma anche dellenostre tante periferie quotidiane.Amo ogni tanto fermarmi e osservarela vita intorno a me, gli sguardi anziani o la relazione tra genitori e fi-gli. Per qualche minuto mi sembra dientrare nelle vite altrui, immaginan-do pensieri, preoccupazioni e gioie,con la consapevolezza che alla finesiamo un’unica tribù che balla.Rimango basito di fronte alla disone-stà intellettuale e a chi non riconoscei proprio errori. Mi sconcerta chi nonsi ferma mai, chi non torna mai sui

suoi passi e non dice mai “chiedo ve-nia, ho sbagliato”. Mi chiedo chi è piùdebole, chi chiede scusa o chi, piut-tosto che riconoscere il proprio erro-re, travolge sè stesso e gli altri in unacatastrofe senza fine?Infine credo ancora nella capacità diuna organizzazione di seminare eaprire scenari di speranza. O anchesolo nuovi scenari, nel sud e nelnord del mondo. Credo che ogniazione educativa di cooperazione esolidarietà internazionale abbia an-cora un senso, anche quando questomi sfugge. ■

VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO36

CIBO UN DIRITTO PER TUTTIQueste le foto vincitrici del concorso fotografico CIBO UN DIRITTO PER TUTTI promosso dalComitato VIS San Marco in collaborazione con il Movimento Giovanile Salesiano Triveneto.

Viviana Gheno“non si gioca con il cibo”Viviana Gheno“non si gioca con il cibo”

1°POSTO

2°POSTO

3°POSTO

Angela Boffo“tieni, questo prendilo tu”

GiuseppeVertaldi

“donne moi a bon bon”

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Con 0,80 centesimi al giorno, 25 euro al mese, 300 euro l’anno,assicuri alimentazione, scuola, salute, sostegno familiare, opportunità di lavoro a donne, bambini e giovani svantaggiatiaccolti presso i Centri Salesianidi Don Bosco in tutto il mondo.Il SAD è attivo in Albania, Angola, Bolivia, Burundi, Etiopia, Haiti, Madagascar, Palestina, Pakistan, Rep. Dem. del Congo,Rep. Dominicana, Sudan.

per info:

www.volint.it/vis/sad

scrivi a [email protected]

chiama il n. 06 51 629 1

Attiva un sostegnoa distanza con il VIS

ci vuole un intero villaggioPer crescere un bambino

Cardone Shoot4Change

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giugno 2014

unmondopossibileRIVISTA TRIMESTRALE DEL VIS - VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO 39

COOPERAZIONEExpo 2015: il ruolodella società civile

OGGI SI PARLA DI...Quale pacenel Rwanda di oggi?

PROGETTIBurundi, Etiopia.Un’esperienza pilota

Anno

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2014. Annodell’agricoltura familiare

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