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ISIA Urbino

Diploma Accademico di I°livelloin Progettazione Grafica e Comunicazio Visiva

MANUALE PER L’AUTO-PRODUZIONE DI UNA RIVISTA

Progetto tesi:Davide Sanguinetti matricola 1010A.A.2011 / 2012

Docente relatore:Roberto Pieracini

Firma del relatore:

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AUTOPRODUZIONE E RIVISTABREVE INTRODUZIONE SULSIGNIFICATO DI AUTOPRODUZIONE EDITORIALE.

ELEMENTI GRAFICIL’IMPORTANZA DEGLI ELEMENTI GRAFICI ALL’INTERNODI UNA RIVISTA AUTOPRODOTTA.

LA CREA ATTIVITÀCOME COMPORTARSI PER ESSERE CREA ATTIVI.

PRATICAMENTE

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Avere idee è una cosa comune a tutti, ma per renderle tangibili bisogna creare un mezzo che sia in grado di farlo, e per realizzare un simile prodotto è necessario avere le giuste competenze, sia teoriche che pratiche.

Il processo di trasformare un’idea in un prodotto cartaceo non significa obbligatoriamente seguire delle regole ben precise perché spesso il fine non è come, ma cosa si vuole trasmettere; si tratta quindi di contenuti e attività che si sviluppano da un punto di vista personale.

Questo manuale è stato creato non per insegnare in maniera didattica e formale come si crea un progetto editoriale, nello specifico la rivista, ma anzi per interpretare quelle che sono le regole della grafica editoriale di base, in maniera soggettiva.

Saranno spiegati gli elementi grafici di base, i metodi di impaginazione, e altre scelte possibili all’interno del progetto, avendo come scopo finale quello di permettere ad altri di creare delle riviste, che siano corrette dal punto di vista formale delle regole della grafica ma che allo stesso tempo risulti la concretizzazione di un’idea e di conseguenza un artefatto personale, personalizzato e funzionale allo scopo soggettivo per cui è stato creato.

Attraverso l’unione delle strutture base della grafica con la creatività e personalità del singolo si darà vita a elementi editoriali originali e sempre differenti.

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BREVE INTRODUZIONE SUL SIGNIFICATO DI AUTO- PRODUZIONE EDITORIALE.

AUTO-PRODUZIONE E RIVISTA

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Le autoproduzioni sono delle pubblicazioni editoriali che partono da un’idea di un autore e da esso vengono realizzate e, se è il caso, finanziate. Solitamente si crea un artefatto in autoproduzione per esprimere i contenuti e gli elementi interni in maniera unica ed esaltando i punti di originalità. Oppure si vogliono trattare gli argomenti sotto un punto di vista differente, staccandosi dal metodo tradizionale, sfruttando linguaggi ed espressioni nuove o sperimentali. Da un punto di vista strettamente editoriale l’autoproduzione concede un ampio margine di libertà nel manipolare le regole classiche dell’editoria modificando i formati o utilizzando la tipografia in maniera totalmente personale.

A prescindere dal fatto che ogni autoproduzione editoriale è unica nel suo genere, possiamo riscontrare diversi punti di distinzione dalle pubblicazioni ufficiali. L’autore, producendo un pezzo unico e proprio, si sente in diritto di intervenire a proprio gusto nell’artefatto, pertanto troveremo:1. una presentazione grafica e stilistica pensata ad unicum per quella pubblicazione, in modo che la renda diversa dal solito.2. l’utilizzo di un vocabolario libero, talvolta con termini in slang o inventati.3. è comune il rifiuto del concetto di copright: si può dire che la mentalità è che nell’autoproduzione non esiste una proprietà di testi o immagini, ma

COSA VUOL DIRE AUTO-PRODURRE?

IN COSA SI DISTINGUE UN AUTO-PRODUZIONE?

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tutto è comune.4. le riviste autoprodotte vengono spesso stampate o riprodotte con l’uso di mezzi economici e veloci (stampanti casalinghe, fotocopiatrici,etc.)- per quanto riguarda la distribuzione al pubblico, la vendita generalmente avviene a un prezzo molto ridotto o gratuitamente, spesso la distribuzione è manuale.

* PER RIVISTA AUTOPRODOTTA SI INTENDE UNA PUBBLICAZIONE CREATA CON LA VOLONTÀ DI DIFFERENZIARSI PER ESTETICA E CONTENUTI RISPETTO AD UNA RIVISTA DI CONSUMO, CHE TRATTA DI ARGOMENTI RIGUARDANTI UN PARTICOLARE SETTORE IN MODO PIÙ O MENO ESAURIENTE, PREVALENTEMENTE AL FINE DI DIFFONDERE IDEE, PUNTI DI VISTA, O UN MESSAGGIO IN PARTICOLARE.

Una pubblicazione autoprodotta può intrattenere, informare, istruire, comunicare, educare o mirare a cambiare tutti questi aspetti. In genere è un insieme di testo e immagini ma può essere costituita solo dall’uno o dall’altro elemento.Alla base della maggior parte vi è la volontà di comunicare idee o storie organizzando e presentando immagini e parole e ricercare una originalità estetica e stilistica.

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L’interesse a livello mondiale non solo per la fruizione ma anche per la creazione sembra illimitato e cio non può essere più evidente che nell’aumento delle microzine indipendenti e di pubblicazioni cosi dette “special interest” rivolte a nicchie di pubblico in tutto il mondo, con la speranza di offrire ciò che le testate di largo consumo, puntando a una larga diffusione, non possono fornire.È un mezzo per comunicare notizie e idee.La grafica è parte integrante di tale processo.Si parte da un foglio bianco e un mosaico di idee da comunicare, ed è compito della grafica presentare quel mosaico in modo organizzato e comprensibile.

* QUELLO CHE AFFASCINA DI UNA RIVISTA IN GENERE È LA SUA NATURA ORGANICA, A DIFFERENZA DEI LIBRI O DI ALTRI STAMPATI, È UNA CREATURA IN COSTANTE EVOLUZIONE, CHE SUBISCE MINIMI CAMBIAMENTI AD OGNI USCITA.

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ELEMENTIGRAFICI

L’IMPORTANZA DEGLI ELEMENTI GRAFICI ALL’INTERNO DI UN’AUTOPRODUZIONE.

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* LA GRAFICA DI UN PRODOTTO EDITORIALE HA MOLTE E DIVERSE FUNZIONI TRA CUI:ESPRIMERE E CONFERIRE SPESSORE A UN CONTENUTO, ATTRARRE E FIDELIZZARE I LETTORI, STRUTTURARE IN MODO CHIARO IL MATERIALE. NEL CASO DELLE RIVISTE AUTO-PRODOTTE INTRODURRE ELEMENTI DI GRAFICA PIÙ COERENTI PORTEREBBE AIUTARE AD ORGANIZZARE MEGLIO QUESTE ELABORAZIONI.

All’interno di una rivista ha diverse funzioni, ma forse si può distinguere un compito ben preciso: quello di organizzare visivamente e stilisticamentel’aspetto e gli interni dell’ elaborato. Solitamente nelle riviste auto-prodotte questo aspetto passa in secondo piano, dato che si tende a dare meno rilevanza alla presentazione rispetto al contenuto della rivista, e anche perché essendodelle produzioni spesso manuali e casalinghe diventa complicato seguire le regole grafiche dell’impaginazione o talvolta possono anche non essere del tutto note.Tuttavia, avere queste regole come punto di riferimento e seguirle in modo più o meno rigido può dare alla rivista una maggiore comprensibilità,rendendola di più semplice comprensione, organizzandola, migliorandone l’utilizzo e di con-seguenza anche ampliandone il pubblico di fruitori.

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In questo capitolo saranno presentati i vari aspetti utili alla realizzazione di una rivista autoprodotta che possa seguire, anche se non alla perfezione, certe regole stilistiche di base.

* LA GRAFICA EDITORIALE È LA STRUTTURA E LA VISUALIZZAZIONE CON LA QUALE UN MESSAGGIO VIENE LETTO O INTERPRETATO.

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GABBIA

Una volta definito il tema e lo stile di riferimento, il passo successivo è senza dubbio decidere una sorta di criterio generale per organizzare i contenuti, in modo che il lettore sia facilitato nella lettura e nell’interpretazione del messaggio, quindi creare una gabbia.La gabbia o griglia di impaginazione, strumento principe di ogni progettista grafico, ricopre esattamente questa funzione.

LA GABBIA È LO STRUMENTO CHE CI PERMETTE DI IMPAGINARE I CONTENUTI, LE IMMAGINI ED IL LAYOUT IN GENERALE, CONTENUTI IN UNA RIVISTA.

* UNA GABBIA È QUINDI UN INSIEME DI REGOLE CHE PERMETTE DI ORGANIZZARE I TESTI, I TITOLI, LE IMMAGINI E LE DIDASCALIE, ALL’INTERNO DI UNO SPAZIO DELIMITATO DALLE DIMENSIONI DEL FOGLIO DI CARTA.

In un progetto grafico classico, infatti, la composizione è guidata dalla gabbia, l’elemento più difficile da formalizzare, considerato che deve essere sufficientemente flessibile per raccogliere coerentemente tutti i contenuti e permettere alcune inevitabili eccezioni alla regola.

Una gabbia è quindi un insieme di regole che permette di organizzare i testi, i titoli, le immagini e le didascalie, all’interno di uno spazio delimitato dalle dimensioni del foglio di carta.In una rivista, ad esempio, la gabbia compositiva definisce i valori dei margini,

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la distanza verticale tra le linee del testo, la dimensione e il numero di colonne, il rapporto tra immagini e scritti, la posizione delle didascalie.

Una volta individuata la gabbia, è sicuramente utile verificarne il funzionamento in due o tre casi limite, in modo da non trovarsi troppo tardi di fronte a problemi irrisolvibili.Si creano così delle tipologie di pagina: solo testo, sole immagini, testo ridotto, etc. che aiutano a provare la solidità della gabbia, e allo stesso tempo funzionano da modelli per la realizzazione della rivista.

1° Stabilire il formato della nostra rivista

2° Creare una gerarchia: decidere quindi quanta importanza ogni elemento avrà all’interno della pagina e in base a quello stabilire delle variabili 3° Stabilire stile e corpo del testo in base anche al fine che questo svolge

4° Stabilire gli spazi ed il numero di pagine in base alla quantità di materiali che andremmo ad utilizzare

5° Suddividere la pagina in margini e colonne.

COME COSTRUIRE UNA GABBIA?

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GABBIA SIMMETRICA

GABBIA ASSIMMETRICA

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PER LAYOUT SI INTENDE L’INSIEME DI TESTO COMPLETO E DI TUTTE LE IMMAGINI O ELEMENTI VISIVI CHE COMPONGONO UNA SINGOLA O DOPPIA PAGINA.

LAYOUT

Creare un layout significa sistemare e ordinare i vari elementi, in modo da rendere la pagina una costruzione organizzata e sensata, facilitandone sia la creazione che la comprensione.

All’interno delle fasi di progettazione, decidere il layout è la prima cosa da fare. Questa decisione preventiva aiuta nella creazione del corpo di una pagina, con il layout impostiamo lo stile dell’impaginazione.

Per costruire lo scheletro della pagina e posizionare quindi testi, immagini o qualsiasi altro elemento, generalmente si divide la pagina in colonne. Questa azione organizza il testo e lo divide facilitandone la lettura.Solitamente il numero di colonne con le quali si divide la pagina varia a seconda del formato e dello scopo di un progetto editoriale; nel caso delle riviste autoprodotte, dove solitamente i formati sono abbastanza contenuti, si usano da una a tre colonne per pagina.Ovviamente questa scelta è a discrezione del creativo, che decide in base al suo progetto e alla soluzione che ritiene più appropriata.

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COLONNE

Parliamo in questo caso di un elemento di divisione verticale del layout, in cui solitamente viene inserito il testo.

La leggibilità di un testo è fortemente influenzata dall’impostazione delle colonne, per questo si deve considerare la quantità di testo per decidere correttamente il numero di colonne.

ELEMENTI CHE DIVIDONO IL LAYOUT FACILITANDONE L’UTILIZZO.

* LE COLONNE HANNO IL COMPITO DI SUDDIVIDERE LA PAGINA IN PARTI UGUALI, ALL’INTERNO DELLE QUALI ANDREMO A INSERIRE GLI ELEMENTI CHE CI INTERESSANO IN MODO DA TENERE UNA LARGHEZZA UNIFORME E QUINDI CREARE UNA COERENZA VISIVA.

Oltre alla quantità di testo il numero di colonne deve anche essere proporzionato al formato della rivista così come deve essere proporzionato lo spazio tra una colonna e l’altra. Questo spazio è fondamentale per non creare un disturbo durante la lettura. poichè se le colonne fossero troppo vicine, sarebbe difficile distinguere diversi testi o diversi elementi.

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MARGINI

Un elemento molto importante nella creazione della gabbia sono sicuramente i margini.

I margini hanno la funzione di centrare e delimitare in modo ordinato i contenuti nella pagina all’interno di uno spazio ben preciso lasciando, appunto, un margine di vuoto tra di essi e la fine della pagina. L’utilità dei margini è anche, su un livello più concreto, quella di evitare che certi elementi vadano persi in fase di stampa ma anche quella di agevolare la rilegatura del prodotto evitando che parti di testo diventino illegibili.Nel caso di un artefatto che verrà poi rilegato è quindi importante considerare quanto spazio ci serve per poter girare agevolmente le pagine e quindi aumentare il margine interno per far si che testi o immagini non si perdano nella rilegatura. Nel caso in cui si vogliano inserire degli elementi (spesso immagini) che arrivino fino al taglio della pagina in questo caso i margini vengono “annullati” e l’elemento si definisce “al vivo”, cioè esce fuori dal foglio.

A seconda dei diversi casi potremmo avere quindi margini speculari all’interno della pagina e in questo caso parleremo di gabbia simmetrica, oppure se i margini sono diversi tra loro si parla di gabbia asimmetrica.

PER DEFINIRE I MARGINI IN MANIERA SEMPLICE SI PUÒ DIRE CHE QUESTI SONO LA DISTANZA TRA IL TAGLIO DELLA PAGINA E GLI ELEMENTI INSERITI ALL’INTERNO DELLA STESSA.

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IL TESTO

Si può dire che all’interno di una rivista il testo ha sicuramentenun ruolo molto importante, in qualsiasi modo esso venga composto, dal manuale al digitale. All’interno di una rivista auto-prodotta quindi, in cui i contenuti sono fortemente vincolati al soggetto produttore, questo concetto è anche più rilevante.Al fine della fruzione del testo l’elemento grafico fondamentale che bisogna considerare è il carattere del testo che si sceglie di utilizzare.Una pubblicazione dovrebbe essere un esperienza piacevole, semplice e gratificante per i suoi lettori. Un lettore abituato a pubblicazioni con pagine fitte di testo e monotone di un romanzo non leggerebbe una pagina simile in una rivista, dalla quale si aspetta decorazioni, spazio e l’utilizzo di elementi grafici, per questo chi crea la rivista deve pensare ad intrattenere anche visivamente il lettore. Testi troppo piccoli, fitti e uniformi, scoraggiano il lettore, così come grossi blocchi di testo: bisogna trovare quindi delle soluzioni

* L’UTILIZZO DI UN CARATTERE PARTICOLARE PER TITOLI O PER TESTI PUÒ CREARE UN COLLEGAMENTO VISIVO CON IL SIGNIFICATO O MESSAGGIO CHE SI VUOLE TRASMETTERE.

creative che interrompano questa noia testuale e rendano il tutto più interessante.Usando un testo o un carattere in modo strano

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o insolito, si può comunque creare un layout diverso e particolare che può rispecchiare la cerchia di lettori che si interessa alla rivista e quindi farli sentire parte integrante del progetto. Come utilizzare testi scritti a mano può rendere il nostro lavoro più personale, e creare un rapporto diverso con il nostro target.Sta a chi crea la rivista trovare la soluzione migliore, essere originali e creativi, ma la cosa che non si deve mai dimenticare è di mantenere la leggibilità del testo.

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COPERTINA

La copertina è il primo e principale elemento di qualsiasi pubblicazione, è la parte della rivista che riassume lo stile e i contenuti in un concentrato visivo. Per questo ha un compito continuo e instancabile, attrarre il lettore e sorprenderlo ad ogni uscita. Questa semplice regola dell’attrazione fa riferimento su elementi fondamentali come: formato, titolo, elementi visivi ( fotografie, illustrazioni,decori,etc.), testi o strilli. Se questi elementi concordano tra di loro e riescono a convincere il lettore, allora la copertina sta svolgendo nel modo giusto il suo ruolo. Diventa quindi un elemento fondamentale nella progettazione di una rivista, questo perchè essendo “l’abito” della pubblicazione, deve essere curata e non avere punti deboli. Possiamo avere diversi tipologie di copertina:

- FIGURATIVA : predilige l’utilizzo di elementi visivi e il testo passa in secondo piano- ASTRATTA : utilizzata per lo più in riviste specializzate, presenta pochi o nessun testo, fa solo riferimento al nome della rivista- TESTUALI : Composte unicamente da elementi tipografici, caratteri modificati o semplici testi.

Possiamo progettare la copertina insieme all’interno della rivista e anche dello stesso materiale creando così una rivista autocopertinata oppure crearla a parte, utilizzando magari materiali più resistenti.

LA COPERTINA È LA PARTE ESTERNA DI UN PRODOTTO EDITORIALE, SOLITAMENTE FORMATA DA CARTA O CARTONCINO PIÙ SPESSI DEI FOGLI INTERNI.

NB: ANCHE PER LA CREAZIONE DI UNA COPERTINA E NON

SOLO PER L’INTERNO DELLA RIVISTA SAREBBE CONSIGLIATO UTILIZZARE UNA GABBIA PER SISTEMARE GLI ELEMENTI E RENDERE ANCHE QUESTO ELEMENTO SEMPLICE E COMPRENSIBILE IN MODO ANCORA PIÙ IMMEDIATO, TENENDO BEN PRESENTE CHE SPESSO LA LETTURA DI UNA COPERTINA È SUPERFICIALE E MOLTO VELOCE, QUINDI LA COMPRENSIONE E LA CAPACITÀ DI ATTRARRE IL LETTORE DEVONO ESSERE IMMEDIATE.

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LACREAATTIVITÀ

COME COMPORTARSI PER ESSERE CREA ATTIVI.

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IN OGNI ATTIVITÀ CREATIVA, CHI CREA SI FONDE CON LA PROPRIA MATERIA, CHE RAPPRESENTA IL MONDO CHE LO CIRCONDA. IN OGNI TIPO DI LAVORO CREATIVO L’ARTEFICE E IL PRODOTTO DIVENTANO UN’UNICA COSA: UOMO E MONDO SI UNISCONO NEL PROCESSO DI CREAZIONE.

La potenzialità dell’autoproduzione editoriale è molta: nonostante si dica che gli artefatti Cartacei in questo periodo vadano perdendo di Importanza, questo mezzo di comunicazione continua a mantenere da sempre la sua forza.Gli stampati in generale continuano ad avere un qualcosa in più rispetto ai mezzi di comunicazione basati sulla tecnologia, e questo surplus è dato dalla sensorialità.Tutti avranno sentito almeno una volta l’odore di un vecchio libro o di uno nuovo, la sensazione nello sfogliare e nel sentire la carta e la sua porosità, è proprio su questi elementi che deve far forza l’autoproduzione editoriale. Racchiudendo nel prodotto editoriale oltre che uno scopo anche la capacità di sorprendere con Soluzione creative, con contrasti tattili tra Diversi tipi di carta o altre soluzioni Cartotecniche interessanti, si può sorprendere il fruitore attraverso quegli elementi che un Progetto editoriale in formato digitale non riesce a fornire.

L’autoproduzione unisce a questo aspetto “Materiale” anche la libertà di esprimersi in modi nuovi e differenti. Oltre alla carta, l’odore, La sensazione al tatto del prodotto, attraverso la grafica possiamo manipolare anche la forma, Le copertine e l’aspetto estetico, ponendo la Nostra attenzione su tutto quello chi legge può percepire con la vista ma anche con altri sensi.

CREATIVITÀSENSORIALE

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Il percorso che porta all’elaborato finale quindi può essere intrapreso partendo da punti differenti e che si possono intersecare tra di loro, tuttavia quasi sempre le linee guida sono comuni e possono essere riassunte nei seguenti punti:

PENSARE E POICREARE

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CHI, COSA, QUANDO, DOVE E PERCHÉ. LE DOMANDECHIAVE DEL GIORNALISMO POSSONO ESSERE PIEGATE IN QUESTO CAMPO AD ANALIZZARE MEGLIO GLI SCOPI DEL NOSTRO PRODOTTO. PORSI IL PROBLEMA DI COME IL NOSTRO PROGETTO VERRÀ UTILIZZATO CI AIUTA NELLA SUA PROGETTAZIONE E PUÒ RENDERE LA NOSTRA RIVISTA PIÙ FRUIBILE.

*THE W QUESTION: WHO, WHAT, WHEN, WHERE AND WHY?

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*LA SEMPLICITÀ È LA FORMA DELLA VERA GRANDEZZA. NON TUTTI ABBIAMO LO STESSO MODO DI PENSARE ED INTERPRETARE LE COSE, PER TANTO UN PROBLEMA CHE CI SI DEVE PORRE È QUELLO DI RENDERE IL PIÙ POSSIBILE DI SEMPLICE COMPRENSIONE OGNI NOSTRA SCELTA.

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*TUTTO CONTA.TENERE IN CONSIDERAZIONE GLI ELEMENTI EXTRA-TESTUALI CHE DOBBIAMO UTILIZZARE, IMPAGINAZIONE, IMMAGINI, ECC. IN MODO DA POTER INTEGRARLI E ORGANIZZARE LA STRUTTURA DEL TUTTO ANCHE IN FUNZIONE DI QUESTI ASPETTI.

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*PARLARNE CHIARAMENTE.ESSERE CHIARI E DIRETTI IN QUELLO CHE SI VUOLE TRASMETTERE AIUTA NELLA COMPRENSIONE DEL MESSAGGIO DA PARTE DEGLI ALTRI.

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*LESS IS MORE: MENO È MEGLIO.SELEZIONARE COSA SI VUOLE INSERIRE NEL NOSTRO PRODOTTO, IN MODO DA RENDERLO COERENTE CON SÉ STESSO. TROPPI ELEMENTI E INFORMAZIONI POTREBBERO PORTARE L’ATTENZIONE DEL LETTORE A PERDERSI, ATTIRATA DA TROPPE DISTRAZIONI.