Speciale San Vito 2016 -Il Pietrafesano

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Il Pietrafesano Numero 2bis Anno II ilpietrafesano.altervista.org “Ad onore e gloria di San Vito” Giugno 2016

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A Pantanelle, tutta la comunità satrianese si ritrova a festeggiare San Vito. In occasione dell'inaugurazione della nuova facciata della cappella, abbiamo colto l'occasione, sotto invito della procura, per cercare di far luce su alcuni dettagli che non erano chiari. Ad esempio: quando è stata costruita la cappella? Abbiamo "indagato" raccogliendo informazioni specialmente dagli anziani della frazione... e questo è il risultato.

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“Ad onore e gloria di San Vito”

Giugno2016

Abbiamo accolto con grande gioia l’in-vito della procura di San Vito a tentare di ricostruire la storia della cappella e della fede verso il Martire che da anni la comunità di Pantanelle insieme a tutta Satriano mantiene viva. In par-ticolare ci era stato chiesto di chiarire un dato che era accolto come certo da tutti ma diventato negli ultimi mesi abbastanza controverso, ossia quel-lo relativo all’anno di apertura della cappella. La memoria popolare, oltre alle pagine de “La voce di San Rocco”, ricordano come la cappella sia stata aperta al culto nell’anno 1957. Tutta-via durante i recenti lavori di rinnovo della facciata è stato possibile leggere sulla campana : “ANNO MARIANO

1954, SAN VITO DI CATAN”, con la N scritta al contrario. Subito è parso a tutti evidentemente strano che l’anno riportato sia il 1954, in quanto l’edifi-cio di culto fu indiscutibilmente con-sacrato solo tre anni dopo. Per cercare di risolvere il problema abbiamo ca-pito subito che era necessario sapere come era organizzata la vita religiosa di Pantanelle prima della costruzione del piccolo edificio di culto, e gli unici che potevano fornirci le informazio-

ni necessarie erano gli anziani della frazione. Il primo a ricevere la nostra inaspettata visita, accompagnati dal giovane componente del comitato Rocco, è zio Mariano (li chiameremo così come si sono presentati). Ci acco-glie subito con trepidazione e curiosi-tà. Gli chiediamo se avesse memoria di un luogo dedicato a San Vito, prima dell’attuale, ma ci risponde che il cul-to del Santo era pressoché inesistente prima dell’edificazione della cappella, ed era quindi da escludere che la cam-pana sulla quale si dibatteva avesse le-gami con il culto di San Vito prima del ‘57. Ci dà però la prima informazione importante: il culto di San Vito fu in-trodotto da un tale Raffaele Pascale, per contrastare il pericoloso diffon-dersi della rabbia fra gli animali della zona (San Vito è protettore dei cani). Ringraziamo per l’ospitalità e proce-diamo nelle nostre ricerche. Rocco ci accompagna ora a fare visita a zia Giacomina, vivace signora che ci ac-coglie con grande piacere. Le chiedia-mo come si svolgesse la vita religiosa a Pantanelle, e anche lei ci ribadisce che non c’era nessun luogo di culto prece-dente a quello attuale. Aggiunge però un’informazione importante: quando la comunità non era ancora dotata della piccola cappella, veniva celebrata qualche volta messa nella scuola, edi-ficio ancora ammirabile nella piazza di Pantanelle. Ci racconta anche lei di come “ zì Raffaè” scelse San Vito per liberare gli animali dalla piaga della

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rabbia, seppur mostra qualche com-prensibile difficoltà a identificare la malattia, dicendo che le bestie infette non dovevano assolutamente essere toccate. Ci dice inoltre che il terreno sul quale sorge la cappella fu donato da Caterina Sangiacomo, consuocera del famoso Raffaele, tra l’altro chia-mato “sindaco di Pantanelle” per la sua fervente dedizione nel lavoro per la contrada. Le chiediamo se ricordi qualche particolare riguardante la sta-tua di San Vito, ma non riesce a esserci d’aiuto. Tuttavia si prodiga a mostrarci numerose foto del passato che ravvi-vano in lei un’emozione visibile. Dopo aver ringraziato e salutato decidiamo di andare a fare visita a San Vito, per vedere se fosse stato possibile carpire qualche informazione dall’immagine stessa. Effettivamente, troviamo sulla base il nome della bottega ce ha rea-lizzato l’opera “Perathoner, Bolzano”.A questo punto andiamo a fare visita ad Antonio, anziano ma lucidissimo signore, che insieme al già citato Raffa-ele fu colui che si occupò della raccolta dei fondi per la costruzione della cap-pella. Gli iniziamo col chiedere come nacque il culto verso san Vito: “Era una promessa.- ci dice -Le nostre terre era-no da tempo infestate dalla rabbia, che contagiava tutti gli animali. Una volta un ragazzino fu morso da un asino malato e guarì inspiegabilmente. Per noi tutti fu un miracolo, e il mio ami-co Raffaele ci spiegò che era stato san Vito ad intercedere.” e inizia a narrarci

di come raccolsero i soldi, e di quanto furono generosi i pantanellesi dell’epo-ca a privarsi anche di molto ma a farlo di buon cuore. Gli chiediamo allora delucidazioni in merito alla famosa campana datata 1954 dalla quale era partita la nostra ricerca, ed ci risponde che era normale, in quanto la cappella fu costruita nel ‘54. La notizia lascia un attimo sconvolti tutti e tre, fino a quel momento convinti che la costru-zione della chiesa risalisse al 1957, ma Antonio inizia a spiegarci tutto. I lavo-ri di costruzione impiegarono qualche mese del 1954, e iniziarono quando la già citata Caterina decise che avrebbe regalato a San Vito “la pianta della sua casa”, e si conclusero in maniera ina-spettatamente rapida grazie alla colla-borazione di tutti. Alla fine mancava solo la campana, e ciò costituiva un gran problema, in quando comprar-ne una avrebbe richiesto sforzi eco-nomici importanti. Decisero allora di prendere quella della scuola, e di inci-derci queste parole “ ANNO MARIA-NO 1954, SAN VITO DI CATAN”.“Catan” altro non è che la stor-piatura dialettale di Catania (San Vito era siciliano) e la N al contra-rio era probabilmente dovuta alla poca dimestichezza con la scrittu-ra di chi si occupò della campana.A questo punto rimaneva solo da ca-pire perché dall’edificazione all’inau-gurazione della cappella fossero tra-scorsi tre anni, ma anche la risposta a questa domanda è molto semplice:

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non avevano la statua di san Vito.Antonio ci ha infatti spiegato che l’ac-quisto della statua richiese un altro sforzo economico e dunque tempo per la raccolta dei fondi, che la statua andasse realizzata da zero e spedita da Bolzano a Satriano. N o n o -stante ciò già il 15 g i u g n o del 1957 si tennero m o d e s t i festeggia-menti in onore di San Vito. F i n a l -mente il 17 agosto del 1957, la comu-nità di Pantanelle vide fi-nalmente aperta la cappella, il giorno dopo della solenne inaugu-razione della nuova chiesa matrice a Satriano, come a rinsaldare l’apparte-nenza di Pantanelle al paese. A giu-gno del 1958 si tenne la prima pro-cessione con l’immagine di San Vito.Ringraziamo Zio Antonio, e ci re-chiamo a fare visita dal nostro ultimo informatore, zio Graziano, che fu tra i primi procuratori di san Vito. Ci rac-

conta con grande vivacità di quando si recavano a prendere le pietre alla cava, e indica Antonio Pascale, “u capcac-cia” come capo dei lavori di muratura. Con lui si conclude la nostra ricer-ca. Avevamo compreso le origini del

culto, svelato “l’arcano” del-la campana, i d e nt i f i c at i tutti coloro che parteci-parono alla costruzione della cappel-la. Ma la vera grande sco-perta per noi è un’ altra, cioè la viva e fiduciosa fede del popolo pantanellese verso il suo p r o t e t t o r e , la sicurezza che sia sem-pre con loro e che li so-stenga in ogni

momento della loro vita e che, come zio Antonio ci ha più volte ricordato, tutto quello che hanno fatto l’hanno fatto “ad onore e gloria di San Vito”.

Aurelio Zuroli e Antonio Santopietro con il contributo della procura di San Vito.

Stampato presso Tipografia Fravingraf