Seconda relazione intermedia sulla coesione economica e...

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1 EPIGRAFE • GENNAIO 2003 Seconda relazione intermedia sulla coesione economica e sociale (gennaio 2003) Unità dell’Europa, solidarietà dei popoli, diversità dei territori it SINTESI E CONCLUSIONI DEL DOCUMENTO COM(2003) 34

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1EPIGRAFE • GENNAIO 2003

Seconda relazione intermediasulla coesione economica esociale (gennaio 2003)

Unità dell’Europa,solidarietà dei popoli,diversità dei territori

it

SINTESI E CONCLUSIONI DELDOCUMENTO COM(2003) 34

2 SECONDA RELAZIONE INTERMEDIA SULLA COESIONE ECONOMICA E SOCIALE • GENNAIO 2003

Ad un anno dalla pubblicazione della prima relazione intermedia sulla coesione eco-nomica e sociale, l’Unione europea ha segnato un passo storico confermando, nelConsiglio europeo di Bruxelles dello scorso ottobre, l’allargamento a 25 Stati mem-bri a partire dal maggio 2004.

Questa decisione pone fine ad una sostanziale divisione dell’Europa e crea miglioricondizioni per la pace e la prosperità sul nostro continente per gli anni a venire.

Il successo dell’integrazione dei nuovi Stati membri nell’Unione allargata costituisceoggi una priorità politica essenziale. Le politiche comunitarie in materia di coesionene rappresentano lo strumento chiave. Queste politiche saranno attuate sin dalprimo giorno di adesione, sulla base di risorse supplementari pari a circa 22 miliardi

di euro approvate a titolo dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione, per il periodo 2004-2006, dal Consiglioeuropeo di Copenaghen dello scorso dicembre. Veglierò personalmente affinché tali risorse siano utilizzate inte-gralmente a beneficio dei 75 milioni di nuovi cittadini interessati all’interno dell’Unione. Ciò sarà agevolato dalleottime relazioni di lavoro instaurate da alcuni anni tra la Commissione europea e le autorità nazionali dei diecifuturi Stati membri, nonché con la Romania e la Bulgaria che aderiranno all’Unione in una fase ulteriore.

La presente relazione intende innanzi tutto guardare ancora più lontano, al periodo successivo al 2006, prepa-rando il terreno per le proposte che la Commissione presenterà alla fine dell’anno in merito alle politiche di coe-sione di cui l’Unione allargata avrà bisogno. Il documento conferma che, dopo l’allargamento, le disparità inmateria di reddito e occupazione tra le regioni si accentueranno in misura considerevole. La relazione avvalorapertanto una delle principali conclusioni emerse dall’ampio dibattito sull’avvenire della politica di coesione: lasfida per il futuro consisterà nel consentire alle regioni meno sviluppate di recuperare il proprio ritardo, sia negliStati membri attuali, sia nei nuovi paesi.

La maggior parte dei contributi al dibattito ha inoltre rafforzato una delle mie personali convinzioni: nel periodosuccessivo al 2006, l’Unione avrà bisogno di una politica di coesione ambiziosa in grado di soddisfare le aspet-tative di tutti i suoi cittadini. In misura sempre crescente, questi stessi cittadini si rivolgono all’Europa per un aiutonell’individuare soluzioni alle principali minacce che incombono - ad esempio in un’economia globalizzata e piùcompetitiva - o per un sostegno ai loro sforzi al fine di beneficiare delle nuove opportunità offerte da un’eco-nomia basata sulla conoscenza.

Credo che l’Europa debba acquisire la necessaria visione per rispondere a queste richieste, mantenendo una poli-tica che affronti le molteplici problematiche delle regioni e aiutando queste ultime a sfruttare, in modo ottima-le, le opportunità che si presentano, anche negli Stati membri più prosperi. L’Europa ha bisogno di strumenti dipolitica regionale mirati, di facile utilizzo e in grado di garantire il coinvolgimento di tutti i soggetti chiave a livel-lo regionale e locale.

Lo sviluppo di queste idee e la loro concretizzazione in proposte praticabili ed efficaci per il futuro costituiscono,per quanto mi riguarda, un impegno personale per il 2003.

Prefazione

Michel BarnierMembro della Commissione europea responsabile della politica regionale

La seconda relazione intermedia sulla coesione eco-nomica e sociale fa seguito all’impegno assunto dallaCommissione europea di riferire regolarmente alConsiglio sull’elaborazione delle proprie proposte peril proseguimento della politica di coesione dopo il20061. Il documento aggiorna i dati sulle disparitàsocioeconomiche regionali, fa il punto del dibattito incorso sul futuro della politica di coesione ed illustra irisultati dei negoziati di adesione con i dieci futuriStati membri.

Nota sui dati utilizzati nella relazione

La seconda relazione intermedia aggiorna i dati del2000 sul PIL regionale e quelli del 2001 sull’occupazio-ne e la disoccupazione.

I dati regionali relativi al PIL dei due paesi per i qualil’adesione all’UE non è prevista prima del 2006(Romania e Bulgaria), pur figurando nella relazione,non sono stati presi in considerazione per il calcolo delPIL medio pro capite nell’Unione allargata a 25 Statimembri2.

3SITUAZIONE E TENDENZE • GENNAIO 2003

I. Situazione e tendenze

La convergenza socioeconomica si conferma nell’at-tuale Unione europea, seppure con alcune lievi diffe-renze:

- a livello nazionale, i cosiddetti «paesi di coesione»3

continuano a riassorbire il ritardo,

- su scala regionale nell’ambito dell’UE, le disparità siattenuano,

- all’interno degli Stati membri, al contrario, le dispa-rità si sono accentuate.

Emerge pertanto la necessità di perseguire una stra-tegia di sviluppo regionale equilibrato per l’insiemedei territori dell’Unione.

1. Un rallentamento della crescita eco-nomica

Nel 2001 l’Unione europea ha registrato un signifi-cativo rallentamento della crescita economica: ilPIL dei Quindici è aumentato soltanto dell’1,5%rispetto al 3,5% del 2000. È possibile prevedere chetale rallentamento eserciterà un particolare impattonegativo sulle regioni più povere dell’Unione.

Dati essenziali

• Nell’Unione allargata a 25 membri, il rapporto tra il10% delle regioni più ricche e il 10% delle regionipiù povere è di 4,4 (contro il 2,6 nell’Unione aQuindici).

• 48 regioni dei Quindici (18% della popolazione paria 68 milioni di abitanti) hanno un PIL inferiore al75% della media comunitaria. In un’Unione allargataa 25 membri, soltanto 30 regioni degli attuali Statimembri (12% della popolazione pari a 47 milioni diabitanti) si situano al di sotto della soglia del 75%della nuova media. In un’Unione a 27 ne rimarrebbe-ro soltanto 18 (6% della popolazione pari a 24 milio-ni di abitanti).

• Il 15% dei cittadini europei vive al di sotto dellasoglia di povertà nazionale (senza i trasferimentidiversi dalle pensioni di vecchiaia, tale percentualeraggiungerebbe il 24%).

• Ogni euro speso a titolo dei Fondi strutturali nelleregioni dell’«Obiettivo 1»4 ha portato ad un incre-mento del PIL di tali regioni pari a 1,33 euro, eserci-tando inoltre un «effetto di ritorno» in regioni piùprospere: un quarto delle spese d’origine reca bene-fici ad altri territori dell’Unione.

1. Il documento fa seguito alla seconda relazione sulla coesione economica e sociale [COM (2001) 24 def. del 31 gennaio 2001] e alla prima relazione inter-media sulla coesione economica e sociale [COM (2002) 46 def. del 30 gennaio 2002].

2. I negoziati di adesione con l’Estonia, la Lituania, la Lettonia, la Slovacchia, la Slovenia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, Cipro, Malta e la Polonia si sono con-clusi nel corso del Consiglio europeo di Copenaghen del dicembre 2002.

3. I paesi noti come « paesi di coesione» comprendono Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda sebbene quest’ultima, in virtù del suo grado di sviluppo, non sod-disfa più le condizioni di ammissibilità al Fondo di coesione.

4 I programmi detti « obiettivo 1» hanno come scopo lo sviluppo delle regioni più sfavorite dell’Unione.

I paesi di coesione hanno continuato a recupera-re il loro ritardo nei confronti degli altri paesidell’Unione, ad eccezione della Grecia. L’Irlanda haregistrato una forte crescita e nel 2001 il suo PIL procapite in parità di potere d’acquisto ha raggiunto il118% della media comunitaria (rispetto al 115% nel2000 e al solo 64% nel 1988).

Nel 2000, le disparità regionali all’interno degliStati membri hanno continuato ad accentuarsi. Invirtù della convergenza tra Stati membri, tuttavia, nelperiodo 1995-2000 le disparità tra le regioni deiQuindici sono rimaste, nel complesso, praticamenteinvariate.

Nel 2000, il reddito pro capite nelle regionidell’«obiettivo 1» è rimasto leggermente superiore al71% della media comunitaria. L’effetto di recuperopuò essere quantificato meglio su un periodo di cinqueanni: la differenza di reddito è diminuita di 1,5 punti trail 1995 e il 2000 e di due punti percentuali nelle regio-ni ammissibili all’«obiettivo 1» dal 1989, dimostrandol’efficacia a lungo termine dei Fondi strutturali.

Nell’Unione allargata a 25 membri si possono dis-tinguere tre gruppi di Stati (si veda il grafico apag. 16):

• gli otto futuri Stati membri più poveri (con un PILpro capite pari al 42% della media comunitaria),

• un gruppo intermedio (Spagna, Cipro, Portogallo,Slovenia, Grecia) che si situa tra il 71% e il 92%della media comunitaria,

• un gruppo costituito dagli altri Stati membri attua-li, con un PIL pro capite pari al 115% della mediacomunitaria.

2. Disparità regionali più accentuatedopo l’allargamento

Dopo l’allargamento le disparità si aggraveranno.Secondo i dati statistici più recenti, 48 regioni deiQuindici (pari al 18% della popolazione) avevano unreddito pro capite inferiore al 75% della media comu-nitaria. Nella futura Unione a 25, il numero di questeregioni salirebbe a 67, ossia il 25% della popolazione.In un’Unione allargata a 25 membri, il rapporto tra il10% delle regioni più ricche e il 10% delle regioni piùpovere sarebbe di 4,4 (contro il 2,6 nell’Unione aQuindici).

3. Occupazione e coesione sociale

L’incidenza del rallentamento economico sull’occupa-zione è stata inferiore alle previsioni.

Le principali tendenze in materia di occupazioneosservate nell’Unione sono le seguenti:

• Nel 2001, la crescita dell’occupazione è statamodesta: il tasso di occupazione è aumentatodell’1,3%. I maggiori incrementi si registrano inDanimarca, nei Paesi Bassi e in Svezia, mentre i valo-ri più bassi si osservano in Italia e Grecia.Parallelamente, il tasso di disoccupazione è lieve-mente aumentato nel primo semestre del 2002 eraggiunge il 7,7%. Valori particolarmente elevati siosservano in Italia, Grecia e Spagna, dove la disoc-cupazione colpisce soprattutto le donne e i giovani.

• Le disparità regionali in materia di occupazio-ne si sono attenuate, ma rimangono considere-voli: le regioni con il tasso di occupazione più altofanno registrare in media una percentuale del78,1%, mentre quelle con il valore più basso siattestano al 48%. Per quanto riguarda il tasso didisoccupazione, il divario è compreso tra il 2,3% eil 19,7% a seconda delle regioni. Tra le regioni diuno stesso Stato membro, lo scarto maggiore siosserva in Francia e in Italia.

• La coesione sociale continua a progredire lenta-mente. Il divario tra il reddito complessivo delle regio-ni più ricche e quello delle regioni più povere è dimi-nuito, così come è calato il numero di europei chevivono al di sotto della soglia di povertà nazionale.

Nei paesi candidati:

• l’occupazione ha risentito della crisi economica del2001. Il costante calo del tasso di occupazioneosservato negli ultimi cinque anni si è confermato,nonostante un netto incremento nel settore deiservizi. Il tasso di occupazione rimane inferiore disei punti percentuali a quello dell’Europa deiQuindici (solo la Slovenia e Cipro registrano untasso superiore alla media comunitaria).

• Le disparità regionali in materia di occupazionesono meno accentuate rispetto a quanto osservatonell’UE, ma rimangono sostanziali. Nel 2001 iltasso di disoccupazione si è attestato sul 13%, rag-giungendo il 3,6% nelle regioni meno colpite ed il24,3% nelle regioni con il maggior numero didisoccupati.

4 SECONDA RELAZIONE INTERMEDIA SULLA COESIONE ECONOMICA E SOCIALE • GENNAIO 2003

Nell’Unione allargata si aggravano le disparità intermini di occupazione e coesione sociale. Il tassodi disoccupazione medio aumenta, così come crescela percentuale di addetti del comparto agricolo.L’occupazione nel settore industriale rimane invariatae diminuisce l’incidenza del terziario sull’occupazionecomplessiva.

4. Nuovi dati sui fattori che determina-no la convergenza reale

Lo studio della Commissione sul previsto impattoeconomico dei finanziamenti dell’«obiettivo 1»nel periodo 2000-2006 mostra risultati incoraggianti.Nello studio si calcola, ad esempio, che il PIL com-plessivo del Portogallo nel periodo in esame supereràdel 3,5% il risultato che si sarebbe ottenuto senza ilsostegno comunitario (2,2% per la Grecia, 1,7% nelMezzogiorno, 1,6% nella parte orientale dellaGermania e 1,1% in Spagna). Inoltre, il sostegno alleregioni dell’«obiettivo 1» esercita un effetto anche aldi fuori di tali zone, poiché un quarto delle spese d’o-rigine reca benefici ad altri territori dell’Unione ed undecimo a paesi terzi.

Sono inoltre disponibili nuovi indicatori sullo statodei progressi tecnologici che confermano il ritardodei paesi del sud dell’Europa in materia di innovazio-ne tecnologica e di crescita dell’economia della cono-scenza. In Finlandia, Svezia e Germania il numero dibrevetti depositati per milione di abitanti è pari adalmeno il doppio della media europea (pari a 141),mentre in Irlanda, Italia, Spagna, Grecia e Portogallonon raggiunge la metà della stessa media. Le dispa-

rità regionali sono particolarmente evidenti in questosettore, e ancor più nel campo delle tecnologie dipunta. Queste tendenze sono ampiamente conferma-te dalla spesa destinata al settore della ricerca e dellosviluppo. Nei paesi candidati, il più alto tasso di inve-stimento in questo settore si registra in Slovenia enella Repubblica Ceca (si veda la carta a pag. 15).

5. Territori e coesione

La Commissione europea ha avviato una serie di studisulla componente territoriale della coesione. Uno diquesti analizza la situazione nelle regioni insulari. Unsecondo verte sulle zone di montagna. Due studi sulcapitale umano ne analizzano, rispettivamente, ilruolo nello sviluppo regionale e nell’economia globa-le e della conoscenza.

Le regioni insulari

• Nelle 286 isole dell’UE risiedono dieci milioni diEuropei.

• Il 95% degli abitanti delle isole vive nelMediterraneo, essenzialmente in Sicilia, a Creta,nelle Isole Baleari e in Corsica.

• La situazione dei territori insulari è estremamentediversificata. Le maggiori difficoltà si riscontranonelle isole con una popolazione inferiore a 5.000abitanti.

• L’87% della popolazione insulare è interessatadall’«obiettivo1», l’11% dall’«obiettivo2»5 e il 97%fruisce delle deroghe previste nel Trattato in materiadi aiuti pubblici .

5I DIBATTITI SUL FUTURO DELLA POLITICA DI COESIONE • GENNAIO 2003

II. I dibattiti sul futuro della politica dicoesione 1. Il dibattito in seno alle istituzionieuropee

La prima relazione intermedia sulla Coesione econo-mica è stata accolta favorevolmente dal Consiglio, alquale è stata presentata il 18 febbraio 2002. Le posi-zioni espresse dalle delegazioni sono provvisorie eriguardano i seguenti punti:

• il sostegno alle regioni meno sviluppate deve rima-nere una priorità della politica di coesione, sebbenele modalità di ammissibilità a tali aiuti ed il relativoutilizzo, in particolare la possibilità di un approccionazionale, siano ancora oggetto di dibattito;

• nelle altre regioni dell’Unione sussiste la necessitàdi un intervento comunitario, ma questo dovrà

5. I programmi noti come «programmi obiettivo 2» mirano alla riconversione delle regioni con difficoltà strutturali.

essere maggiormente incentrato sulle azioni a fortevalore aggiunto comunitario e vertere essenzial-mente su una maggiore competitività;

• in merito all’impegno finanziario da sosteneredopo il 2006, la Presidenza (Spagna) ha reputatoche la soglia dello 0,45% del PIL costituisca unbuon punto di riferimento, tenuto conto dell’ac-centuarsi delle disparità dopo l’allargamento. Altredelegazioni si sono riservate di esprimere la propriaposizione in una fase ulteriore;

• la semplificazione delle procedure di attuazione deiFondi strutturali è stata evocata a più riprese. LaCommissione europea ha formulato proposte inquesto senso nell’ambito del Regolamento in vigo-re. Sarà necessario approfondire maggiormente laquestione dopo il 2006, interrogandosi in partico-lare su una più chiara definizione del ruolo dellaCommissione.

Il 6 novembre 2002 il Parlamento europeo ha adot-tato un parere relativo alla prima relazione intermediasulla coesione economica e sociale.

Il Parlamento ribadisce il suo sostegno allaCommissione sui seguenti punti: mantenimento diuna politica di coesione forte, solidale e basata sulpartenariato; sviluppo sostenibile; promozione dellacoesione territoriale e di uno sviluppo policentrico,armonioso e equilibrato dell’Unione; soglia finanziariadello 0,45% del PIL per il finanziamento della coesio-ne in Europa; sostegno alle zone caratterizzate dasvantaggi specifici; rafforzamento della cooperazionetransfrontaliera e opposizione a qualsiasi forma dirinazionalizzazione.

Esso riflette inoltre preoccupazioni quali la necessitàdi considerare altri indicatori per l’ammissibilità aifondi strutturali; garantire una maggiore coerenzadelle politiche comunitarie; incrementare la capacitàamministrativa nei paesi candidati; semplificare opotenziare la competitività regionale. Il Parlamento hainvitato la Commissione a presentare un calendario edelle proposte, al fine di migliorare la coerenza tra lepolitiche dell’UE sia in merito all’«obiettivo 2», sia sulfuturo delle iniziative comunitarie6.

Il Comitato economico e sociale si è pronunciato,con due pareri, a favore del mantenimento, all’indo-

mani del 2006, degli aiuti previsti a titolo dell’«obiet-tivo 1»; dell’innalzamento del massimale dello 0,45%del PIL destinato al finanziamento della coesione; delconsolidamento delle iniziative comunitarie; dell’ado-zione di un metodo aperto di coordinamento al finedi trattare le problematiche di natura socioeconomicanelle regioni dell’obiettivo 2; della priorità agli investi-menti nelle regioni svantaggiate; della creazione diuna risorsa per stabilizzare il reddito regionale in casodi crisi economiche inattese e per sormontare glieffetti statistici. Il Comitato si è inoltre espresso afavore della riforma e della semplificazione dei Fondistrutturali nella prospettiva dell’allargamento.

Anche il Comitato delle Regioni, nel suo parere del10 ottobre 2002, ha ribadito l’importanza delle regio-ni in ritardo di sviluppo, del coordinamento delle poli-tiche comunitarie e della semplificazione. Il Comitatoha preso atto che la Commissione europea considerala soglia dello 0,45% del PIL comunitario come limitedi finanziamento della politica regionale. Il Comitatoha insistito sulla necessità di prevedere un periodo disostegno transitorio adeguato per le regioni che, aseguito all’allargamento, saranno penalizzate dall’ef-fetto statistico, pronunciandosi inoltre a favore di un«obiettivo 2» volto a riassorbire gli squilibri territoriali.

2. Il dibattito nell’ambito dei seminariorganizzati dalla Commissione

Il seminario sulle priorità dell’Unione per le regioniha riunito 600 partecipanti degli Stati membri e deipaesi candidati, favorendo la riflessione sul valoreaggiunto comunitario e sull’efficacia degli interventistrutturali. Dal seminario sono emersi elementi di con-senso tra cui spiccano l’importanza della coesione e lapriorità accordata alle regioni meno sviluppate, lanecessità di continuare ad intervenire all’esterno di talizone, la semplificazione, la possibilità di una fonte difinanziamento unica e di una riserva per eventualiimprevisti o il proseguimento della cooperazione tra leregioni. Il seminario ha inoltre permesso di individuarealcuni punti da approfondire, quali la più chiara defini-zione della responsabilità della Commissione, la defini-zione dei criteri di ammissibilità, la coerenza con le altrepolitiche comunitarie e tra i Fondi strutturali, la forma eil contenuto dei contratti tripartiti Commissione-Stati-Regioni, la proporzionalità all’ammontare stanziato

6 SECONDA RELAZIONE INTERMEDIA SULLA COESIONE ECONOMICA E SOCIALE • GENNAIO 2003

6 Le iniziative comunitarie completano gli interventi dei Fondi strutturali: Interreg favorisce la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale;Leader promuove lo sviluppo rurale; Equal prevede lo sviluppo di nuove prassi per la lotta contro le forme di discriminazione e le ineguaglianze sul mercatodel lavoro; Urban promuove la riqualificazione socioeconomica delle città e dei quartieri in crisi.

previsto nelle modalità di attuazione e un migliora-mento della cooperazione transfrontaliera.

Il seminario sulle priorità in materia di occupazio-ne e coesione sociale ha permesso di evidenziare ilsostanziale ruolo del capitale umano, sottolineandoinoltre il valore aggiunto di azioni incentrate, adesempio, sull’apprendimento lungo tutto l’arco dellavita. Alcuni partecipanti hanno indicato la necessità digarantire un coordinamento più efficace dei quattropilastri della Strategia europea per l’occupazione edel Fondo sociale europeo ed i Fondi strutturalidovrebbero promuovere la mobilitazione di tutti isoggetti, al fine di favorire l’integrazione socialemediante il partenariato. In materia di pari opportu-nità dovrebbe essere data priorità all’integrazioneorizzontale delle questioni di genere.

Il seminario sulle zone urbane ha riunito a Londraoltre 600 operatori dei programmi URBAN, tra i qualinumerosi sindaci. Questi hanno sottolineato il sostan-ziale contributo dell’Iniziativa URBAN allo sviluppodelle rispettive città, nonché il valore aggiunto delprogramma che consente un intervento sul campoefficace e visibile, un alto grado di compartecipazioneed un processo di apprendimento permanente. I par-tecipanti hanno inoltre affermato la necessità di man-tenere e intensificare gli interventi comunitari a favo-re delle città - forza trainante dello sviluppo regiona-le - per preservare la coesione sociale all’interno dellecittà e migliorare l’ambiente urbano. I partecipantihanno invitato la Commissione europea ad analizzarela possibilità di un intervento dei Fondi strutturali inmateria di alloggio, a far sì che le città diventino gliinterlocutori principali della Commissione per le que-stioni ad esse correlate, a garantire un migliore coor-dinamento con altri programmi nonché a favorire loscambio di esperienza e la creazione di reti.

Infine, 500 partecipanti degli Stati membri, dei paesicandidati e di paesi terzi hanno preso parte al semina-rio su «Le politiche comunitarie e la montagna»organizzato nel quadro dell’Anno internazionale delleMontagne. Il seminario, evento culminante del dibatti-to, ha evidenziato la necessità di progetti specifici e diun coordinamento più efficace tra le politiche comuni-tarie, nonché il valore aggiunto per le zone di monta-gna delle politiche di cooperazione transfrontaliera.

3. Gli argomenti più discussi

Alcuni temi sono stati al centro dei dibattiti sul futurodella politica di coesione nel 2002.

• Il principio di accordare la priorità alle regio-ni meno sviluppate è unanimamente ricono-sciuto ed il criterio del 75% della media del PILcomunitario applicato al livello NUTS II 7 utilizza-to per la definizione di tali regioni è ampiamenteaccettato. La considerazione di criteri aggiuntivi èstata ribadita a più riprese, accanto all’eventua-lità di includere in questa categoria le zone insu-lari e le regioni ultraperiferiche. L’«effetto stati-stico» potrebbe essere compensato da un regimetransitorio o dall’aumento della soglia di ammis-sibilità.

• L’aiuto al di fuori delle regioni in ritardo di svi-luppo gode di un ampio sostegno. Un’ulterioresemplificazione e un maggior decentramento, non-ché la necessità di concentrarsi sulle priorità comu-nitarie e la competitività regionale sono i temi piùricorrenti. La divisione in zone di tali aiuti non è piùconsiderata idonea.

• Lo scambio di esperienze e la cooperazioneesercitano un impatto positivo ampiamentericonosciuto, in particolare a livello transfrontaliero.

• Il migliore contributo delle politiche comunita-rie (pesca, concorrenza, agricoltura, trasporti,ambiente, ricerca e sviluppo) alla coesione econo-mica e sociale è stato ampiamente ribadito nel2002.

• Le eventuali conseguenze della soppressione delladivisione in zone dell’«obiettivo 2» sugli aiuti diStato a finalità regionale sono state esaminate inpiù occasioni.

Le regioni ultraperiferiche

• 3,8 milioni di Europei risiedono nelle RUP (Canarie,Azzorre, Guadalupe, Guiana, Isola della Riunione,Martinicca, Madera) e beneficiano dell’«obiettivo1»,nonché delle deroghe previste nel Trattato in mate-ria di aiuti pubblici.

• Il loro PIL raggiunge il 66% della media comunitaria.

7I DIBATTITI SUL FUTURO DELLA POLITICA DI COESIONE • GENNAIO 2003

7 La nomenclatura delle unità territoriali statistiche (NUTS) è stata creata da Eurostat al fine di disporre di uno schema unico e coerente di ripartizione territo-riale. L’attuale nomenclatura prevede la suddivisione dei paesi dell’Unione europea in 78 territori di livello NUTS 1 (i Länder tedeschi, le regioni di Belgio ecc.),210 territori di livello NUTS 2 (le Comunità autonome spagnole, le regioni e i DOM francesi, le regioni italiane, i Länder austriaci ecc.) e 1.093 territori più pic-coli di livello NUTS 3.

8 SECONDA RELAZIONE INTERMEDIA SULLA COESIONE ECONOMICA E SOCIALE • GENNAIO 2003

III. La preparazione dell’allargamento e ilperiodo 2004-2006In seguito alla conclusione dei negoziati di adesione inoccasione del Consiglio di Copenaghen, i lavori dipreparazione dell’allargamento consistono essenzial-mente nel finalizzare i programmi strutturali deifuturi Stati membri e nel garantirne un’effettivaattuazione a partire dalla data di adesione.

Alcuni problemi persistono e sono stati individuatinelle relazioni periodiche dell’ottobre 2002 sui pro-gressi dei paesi candidati nell’adozione dell’acquis:insufficiente coordinamento interministeriale, carenzedelle procedure amministrative e ineguaglianza deiservizi di controllo.

Considerata la limitata esperienza dei paesi candidatinell’utilizzo dei finanziamenti comunitari, e al fine digarantire un’oculata gestione di tali fondi, laCommissione e gli Stati membri hanno richiestoimpegni più precisi in materia di strutture ammini-strative e di procedure di sorveglianza e controllo.

Entro sei mesi dalla data di adesione, inoltre, laCommissione presenterà una nuova valutazioned’insieme sullo stato di preparazione dei paesi inquestione. Nel luglio 2003 sarà presentata una rela-zione specifica sulla realizzazione concreta degliimpegni assunti dai candidati nel quadro dei negozia-ti in materia di politica regionale.

Il Consiglio di Copenaghen ha approvato una dota-zione di 21,7 miliardi di euro per i Fondi strutturali edi coesione per il periodo 2004-2006, ossia un aiutomedio nel 2006 di 117 euro pro capite. Questo livel-lo di aiuti è inferiore a quanto inizialmente previstonel quadro finanziario di Berlino (191 euro pro capitenel 2006). Un terzo della dotazione sarà riservato alFondo di coesione e gli aiuti dei Fondi strutturalisaranno destinati essenzialmente all’«obiettivo 1». Leiniziative comunitarie saranno limitate a Interreg eEqual.

Sintesi e conclusioni

I. Introduzione

Il dibattito avviato dalla Commissione in seguito all’a-dozione della seconda relazione sulla coesione eco-nomica e sociale, e che riguarda le opzioni per la futu-ra politica di coesione, ha impegnato i principali inte-ressati nelle singole regioni, negli Stati membri attua-li e in quelli futuri e nelle istituzioni UE. La secondarelazione intermedia aggiorna l’analisi della situazio-ne e delle tendenze che si riscontrano nelle regioni eaffronta gli argomenti principali delle dibattito che haavuto luogo nel 2002 sul futuro della politica di coe-sione.

II. Analisi della situazione e tendenze:la sfida dell’allargamento

L’allargamento dell’Europa fino ad includere 25 Statimembri costituirà una sfida senza precedenti per lacompetitività e per la coesione interna dell’Unione.Più fattori che avranno indubbiamente un impatto

sulla futura politica in materia di coesione vanno presiin considerazione, e fra questi:

• Un incremento senza precedenti delle dispa-rità economiche all’interno dell’Unione: il diva-rio nel PIL pro capite fra il 10% della popolazioneche vive nelle regioni più ricche e la medesima per-centuale che vive nelle regioni meno prospere saràpiù del doppio rispetto alla situazione dell’UE a 15.

• Lo spostamento geografico delle disparità:nell’UE a 25, 116 milioni di persone - pari al 25%della popolazione complessiva - vivranno in regionicon un PIL pro capite inferiore al 75% della mediaUE, rispetto a 68 milioni di persone, pari al 18%del totale, nell’UE dei 15. Di questi, 4 cittadini sudieci vivranno in regioni degli attuali Stati membrimentre gli altri sei saranno cittadini di paesi candi-dati.

• Una situazione meno propizia per l’occupazio-ne : occorrono 3 milioni di nuovi posti di lavoro se

si vuole allineare il livello medio dell’occupazionenei nuovi Stati membri sul livello del resto dell’UE,tenuto conto della tendenza negativa del tasso dioccupazione e di un tasso di disoccupazione giova-nile più elevato a lungo termine. All’interno dell’UEallargata sussisteranno degli scarti in materia dioccupazione in funzione dell’età, del sesso, dellivello delle qualifiche e delle capacità.

D’altro canto, altri fattori dimostrano il potenzialeeconomico di una UE allargata: in generale i paesicandidati hanno registrato un tasso di crescita econo-mica superiore a quello degli attuali Stati membri el’allargamento favorirà un incremento del livellomedio di istruzione nell’Unione, laddove le personecon una livello di istruzione modesto continuerannoad essere concentrate in altre zone di talune regionidell’Europa meridionale (Portogallo, Spagna, Italia eGrecia).

III. I principali temi del dibattito sullafutura politica di coesione

I diversi contributi esaminati nella presente relazionemettono in evidenza che il dibattito sul futuro dellapolitica di coesione è stato intenso durante l’interoperiodo sin dalla pubblicazione della prima relazioneintermedia un anno fa. Siffatti contributi, unitamenteai risultati di varie analisi e studi effettuati dallaCommissione hanno consentito di confermare quat-tro aspetti principali di tale politica:

• una funzione di ridistribuzione a favore degli Statimembri e delle regioni meno prospere (con unimpatto macroeconomico significativo, che favori-sce una vera e propria convergenza);

• il rafforzamento dell’integrazione economica epolitica (sviluppo di reti infrastrutturali, miglioreaccesso alle regioni isolate, progetti in materia dicooperazione);

• un contributo per la realizzazione delle prioritàcomunitarie fissate nel quadro della strategia diLisbona e successivamente rafforzate dal Consiglioeuropeo di Göteborg, inclusa la ristrutturazioneeconomica e sociale che deriva dalla globalizzazio-ne;

• un contributo per una migliore governance (parte-nariato, criteri di valutazione, ecc.).

Il dibattito ha inoltre permesso di mettere a punto unelenco di questioni basilari per le quali occorre trova-re una risposta nel contesto della terza relazione sullacoesione economica e sociale. Tali questioni possonoessere raggruppate sotto due voci: le priorità per lafutura politica di coesione e il metodo di attuazione.

(i) Priorità per la futura politica

Azioni nelle zone meno sviluppate

La presente relazione intermedia conferma sia l’incre-mento senza precedenti delle disparità all’internodell’Unione allargata sia la necessità di compiere sfor-zi a lungo termine per ridurre siffatte disparità. Vi èun ampio consenso sulla necessità di continuare aconcentrare le risorse nelle zone meno sviluppate, inspecial modo in quelle dei nuovi Stati membri.

Sulla definizione di regioni meno sviluppate, tutticoloro che hanno partecipato al dibattito non hannoa dire il vero messo in discussione la possibilità di con-tinuare ad utilizzare i criteri di ammissibilità vigenti,che si fondano sul livello geografico NUTS II e sul PILpro capite – criteri che hanno il merito di essere sem-plici e trasparenti - anche se taluni hanno raccoman-dato di aggiungere nuovi criteri.

Casi speciali

Ha inoltre avuto luogo un ampio dibattito sul tratta-mento da riservare a talune categorie specifiche diregioni nel quadro della futura politica.

Innanzitutto si è manifestato un vasto consenso sullanecessità di trovare eque soluzioni per le regioni degliattuali Stati membri, ora ammissibili all’Obiettivo 1 eche, non avendo portato a termine il processo di con-vergenza economica, potrebbero non essere piùammissibili semplicemente a motivo della diminuzio-ne della media del PIL pro capite nell’Unione allarga-ta (effetto statistico). In base ai dati relativi al 2000,18 regioni con una popolazione di 21 milioni di abi-tanti potrebbero trovarsi in questa situazione.

In secondo luogo vi è la questione delle regioni chenon rispetterebbero più i criteri di ammissibilità peressere considerate meno sviluppate anche se l’allar-gamento non avesse luogo in quanto hanno raggiun-to un livello di reddito pro capite superiore al 75%della media dell’UE a 15. Da più parti sono statiespressi pareri favorevoli all’assistenza sotto forma di

9SINTESI E CONCLUSIONI • GENNAIO 2003

una graduale eliminazione degli aiuti comunitari perle regioni considerate.

È stata infine esaminata la questione del trattamentoda riservare a talune categorie di regioni, con partico-lare riguardo alle regioni ultraperiferiche le cui diffi-coltà sociali ed economiche sono riconosciute dall’ar-ticolo 299 del Trattato.

Altre regioni citate al riguardo sono alcune isole svan-taggiate di cui all’articolo 158 e le regioni con unadensità di popolazione estremamente bassa, segnata-mente i paesi nordici che attualmente sono assimilatialle regioni dell’Obiettivo 1 a norma del Protocollo n. 6dell’Atto di Adesione di Austria, Finlandia e Svezia.

La terza relazione sulla coesione dovrà prendere inconsiderazione le necessità che emergono in questicasi speciali tenendo conto dei rispettivi singoli meritima anche delle possibilità offerte nel quadro di accor-di a favore delle regioni che non rientrano fra le zonemeno sviluppate.

Azioni al di fuori delle regioni meno sviluppate

Nel periodo 2000-2006, circa un terzo della dotazio-ne dei Fondi strutturali sarà destinato a regioni chenon siano ammissibili all’Obiettivo 1.

Sebbene, per definizione, i problemi in materia dicoesione economica e sociale al di fuori delle regioniin ritardo di sviluppo sono di modesta entità, l’Unioneeuropea nel suo insieme deve affrontare più sfideimportanti.

In particolare, le questioni della capacità competitiva,dello sviluppo durevole e della ristrutturazione econo-mica e sociale sono importanti in tutti gli Stati mem-bri. Queste sfide rispecchiano una grande varietà diesigenze e situazioni potenziali che contrastano conle esigenze più intense ma chiaramente definite delleregioni in ritardo di sviluppo, in particolar modo neinuovi Stati membri. Questa vasta gamma di sfide evi-denzia altresì la necessità di concentrare l’assistenza edi porre al centro gli elementi qualitativi e sistemiciper incrementare il valore aggiunto della Comunità.

Le posizioni inizialmente espresse da taluni Statimembri nel contesto del dibattito ovvero che le ini-ziative di questo genere al di fuori delle regionidell’Obiettivo 1 andrebbero completamente abban-donate dall’Unione e le competenze relative andreb-bero nuovamente assegnate ai singoli Stati membri

(“rinazionalizzate”) non sembra abbiano trovatoampio consenso mentre invece è stata riconosciuta lanecessità di disporre di risorse per conseguire i princi-pali obiettivi dell’Europa. A tale proposito, l’Unione,particolarmente in occasione del Consiglio europeo diLisbona, si è posta tutta una serie di obiettivi strategi-ci per il decennio a venire: diventare, a livello mon-diale, l’economia più competitiva e dinamica basatasulla conoscenza, in grado di promuovere una cresci-ta economica durevole grazie a posti di lavoro piùnumerosi e più interessanti e ad una maggior coesio-ne sociale. Scopo di questa strategia è di permettereall’Unione di ristabilire le condizioni per il pienoimpiego, la crescita e la coesione sociale e di raffor-zare la coesione sul piano regionale. Una politica disviluppo sostenibile per l’Unione europea è stata deci-sa dal Consiglio europeo di Göteborg.

Numerosi partecipanti al dibattito hanno messo inevidenza che gli Stati membri e le regioni non dispon-gono dei medesimi punti di forza per conseguire tuttiquesti obiettivi. Inoltre, una politica intesa ad affron-tare le varie sfide dell’Unione, che riconosce e associail livello regionale, è coerente con lo spirito del librobianco della Commissione sulla Governance, ed inspecial modo con gli obblighi derivanti dal Trattatosulla coesione, che sono di “promuoverne uno svi-luppo globale armonioso” e di “ridurre le disparità frai livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delleregioni o isole svantaggiate, incluse le zone rurali”.

Queste grandi priorità europee sono state in unacerta misura già affrontate durante l’attuale periododi programmazione nel quadro dell’Obiettivo 2(regioni in fase di ristrutturazione), Obiettivo 3 (risor-se umane), Iniziative Comunitarie e Azioni Innovativee ancora azioni al di fuori dell’Obiettivo 1 che riguar-dano la politica rurale e la politica della pesca.

Se questa è la situazione, le politiche vigenti e gli stru-menti disponibili non sono stati immuni da una seriedi critiche motivate dalla scarsità del loro valoreaggiunto o talvolta da una mole eccessiva di praticheamministrative sui risultati conseguiti e anche perchénon hanno saputo delegare abbastanza competenzeagli Stati membri nel rispetto del principio della sussi-diarietà. Molti sostengono che se le regioni rimango-no il livello appropriato per concepire e gestire l’assi-stenza, e questo per le ragioni già menzionate, desi-gnare le zone ammissibili ad un livello inferiore a quel-lo regionale può limitare artificialmente il campo d’in-

10 SECONDA RELAZIONE INTERMEDIA SULLA COESIONE ECONOMICA E SOCIALE • GENNAIO 2003

tervento dell’assistenza comunitaria e sarebbe difficil-mente conciliabile con un approccio che mette in evi-denza i nuovi fattori che determinano la competitività.

D’altro canto è stato anche sottolineato l’aspetto ter-ritoriale in riferimento a zone urbane, industriali ezone rurali in difficoltà, zone che dipendono dallapesca o altre caratterizzate da handicap naturali.Occorre sottolineare che l’aspetto territoriale puòessere assolutamente compatibile con un approcciofondato sul perseguimento di priorità tematichenell’Unione.

Le priorità politiche e gli strumenti disponibili al di fuoridelle regioni in ritardo di sviluppo devono essere ripen-sati per tener conto delle lacune esistenti e per potercostruire una nuova politica in grado di contribuiremaggiormente alla coesione economica e sociale.

Cooperazione

È inoltre ampiamente riconosciuta la necessità di por-tare avanti tutta una serie di azioni intese a promuo-vere la cooperazione transfrontaliera e tra le regioni.Si riconosce al tempo stesso che il successo di tuttequeste azioni, di particolare rilevanza per l’integrazio-ne del territorio europeo, vanno organizzate a livellosovranazionale. L’attuale periodo ha messo in eviden-za le difficoltà inerenti all’organizzazione di program-mi coerenti che sappiano associare autorità chehanno tradizioni nazionali diverse in campo ammini-strativo e giuridico. La Commissione è stata invitata aprendere in considerazione la possibilità di mettere apunto uno strumento giuridico per la cooperazionetransfrontaliera che sia in grado di agevolare la con-cezione e l’attuazione dei programmi europei.

(ii) Attuazione: semplificare la gestione

I dibattiti su come semplificare la gestione nel perio-do in corso e nel contesto del dispositivo regolamen-tare applicabile sino alla fine del 2006 hanno eviden-ziato le principali difficoltà che vanno risolte in vistadel nuovo periodo di programmazione.

L’attività del periodo in corso è culminata con una riu-nione dei ministri il 7 ottobre 2002. La maggioranzadelle delegazioni che hanno partecipato alla riunioneha dichiarato che l’insegnamento da trarre dal perio-do 2000-2006 è la necessità di prendere in conside-razione tutta una serie di modifiche del metodo digestione per attuare la futura politica di coesione.

Sostanzialmente, gli Stati membri intendono favorirela semplificazione e un più ampio decentramentodelle responsabilità in relazione a tutti gli aspetti dellagestione finanziaria e del controllo dei programmieuropei non appena saranno stati concordati con laCommissione gli aspetti strategici generali. In talecontesto vi è un consenso generale sull’inadeguatez-za di disposizioni troppo particolareggiate che si ispi-rano al principio “quello che va bene per uno va beneper tutti” e questo in considerazione delle grandi dif-ferenze nelle esigenze, nei tipi di assistenza e nellerisorse disponibili e anche perché occorre applicare ilprincipio della proporzionalità. La Commissione èconsapevole delle critiche e delle difficoltà che com-porta l’impostazione multifondo.

Sulla scorta delle esperienze acquisite è ampiamentericonosciuto che il successo di una strategia intesa adefinire priorità politiche dipende dall’efficacia deisistemi utilizzati per attuarla. Una conseguenza delleattuali procedure di attuazione è che gli sforzi degliStati membri e della Commissione hanno avuto tal-volta un impatto maggiore sulla gestione amministra-tiva dei programmi e meno invece sul loro contenutoe sulle loro priorità strategiche. Con l’allargamento lemodifiche al sistema vigente diventano necessarie sesi tiene conto anche del fatto che si deve rafforzare lacapacità amministrativa dei nuovi Stati membri.

È inoltre ampiamente riconosciuto che l’allargamentoaggraverà la tensione fra la necessità di un sistemapiù decentralizzato, da un lato, e quella di un effica-ce controllo da parte della Commissione, quanto alladestinazione dei fondi, dall’altro.

I rappresentanti della Commissione hanno più voltesottolineato che eventuali modifiche del sistema digestione proposte dagli Stati membri devono esserevalutate alla luce dell’articolo 274 del Trattato cheattribuisce alla Commissione le competenze in mate-ria di esecuzione del bilancio. Pertanto, un’ulterioredecentralizzazione andrebbe accompagnata da unachiara definizione delle competenze fornendo altempo stesso le necessarie garanzie sull’impiego dellerisorse europee.

Una strada da esplorare nella terza relazione sulla coe-sione è il tipo di approccio contrattuale necessario frala Commissione e le autorità nazionali (e delle autoritàregionali nel quadro di eventuali accordi tripartiti) chesappia identificare i risultati da conseguire con l’impie-

11SINTESI E CONCLUSIONI • GENNAIO 2003

go delle risorse comunitarie nel rispetto della situazio-ne costituzionale dei singoli Stati membri.

(iii) Altri aspetti

Risorse finanziarie

La Commissione raccomanda, nel contesto dellaseconda relazione sulla coesione, che il dibattito sullafutura politica europea in materia di coesione si con-centri sul contenuto anziché sulle risorse finanziarie.In tal modo, i partecipanti al dibattito sono stati inco-raggiati a riflettere sugli obiettivi che gli Stati membrie l’Unione devono perseguire in questo settore, ovvia-mente con il sostegno della politica comunitaria. Adire il vero in gran parte ciò è già avvenuto, sebbeneproposte come quelle che riguardano la rinazionaliz-zazione della politica tendono ad essere motivate daconsiderazioni di bilancio.

Al momento di fissare le risorse di bilancio destinatealla coesione economica e sociale, l’Unione dovràprendere in considerazione una gamma di disparitàeconomiche e sociali senza precedenti in un’Unioneallargata, così come è già stato sottolineato in questarelazione intermedia, considerando altresì che perridurre siffatte disparità, sarà necessario uno sforzointenso e a lungo termine. La Commissione presen-terà per tempo le sue proposte sulla nuova prospetti-va finanziaria. Come indicato nella prima relazioneintermedia, molti dei partecipanti al dibattito, in spe-cial modo a livello regionale, si riferiscono ad un datodello 0,45% del PIL dell’UE come un livello minimoper le risorse da assegnare alla politica di coesione peril periodo successivo al 2006, posizione questa che èstata condivisa in particolare dal Parlamento europeonel novembre 2002 nel parere sulla relazione in que-stione.

Il contributo di altre politiche

Per quanto riguarda la coerenza fra le politiche comu-nitarie, nel corso dell’esercizio sulla governance, nonancora ultimato, sono state sollevate più questioniche la Commissione ha iniziato ad analizzare nel con-testo della preparazione delle future politiche. Siffatte

politiche dovrebbero inoltre tener maggiormenteconto del carattere assolutamente eterogeneo e deimaggiori squilibri territoriali dell’Unione allargata.Dovrebbero includere, in modo più esplicito, un con-tributo a favore della coesione economica e sociale.

Un punto in particolare è stato sollevato con maggiorfrequenza durante il dibattito: la situazione di quelleregioni che, nel contesto della politica di concorren-za, saranno svantaggiate dall’effetto statistico impu-tabile all’allargamento. Ci si è chiesti se tali regionicontinueranno ad essere ammissibili ad un aiuto dilivello equivalente a quello previsto per le regionicoperte dall’articolo 87, paragrafo 3, lettera a) delTrattato.

IV. Scadenze future

Come annunciato dalla Commissione nella prima rela-zione intermedia, la terza relazione sulla coesione eco-nomica e sociale dovrà essere adottata nell’ultimo tri-mestre del 2003 per poter creare le condizioni per una“effettiva attuazione dei programmi della nuovagenerazione da avviare all’inizio del nuovo periodo diprogrammazione”. la relazione dovrà contenere “pro-poste concrete per la futura politica di coesione”8.

Nel 2003 avranno luogo ampie consultazioni e saràorganizzata una grande manifestazione (nel mese dimarzo 2003) sotto forma di un seminario sulla“Futura gestione dei Fondi strutturali: come ripartirele competenze”. Sono inoltre previste consultazionisulle proposte relative alla terza relazione a partire dal2004 nel contesto del Forum sulla coesione.

La Commissione presenterà per tempo le sue propo-ste globali relative a tutte le politiche unitamente adun progetto di prospettiva finanziaria per il periodosuccessivo al 2006.

La Commissione auspica che gli strumenti legislativipertinenti siano adottati prima della fine del 2005.Ciò significa che il 2006 potrebbe essere destinato ainegoziati con gli Stati membri e le regioni sulla pro-grammazione per il periodo 2007-2013.

12 SECONDA RELAZIONE INTERMEDIA SULLA COESIONE ECONOMICA E SOCIALE • GENNAIO 2003

8. COM(2002) 46.

13ALLEGATI STATISTICI • GENNAIO 2003

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14 SECONDA RELAZIONE INTERMEDIA SULLA COESIONE ECONOMICA E SOCIALE • GENNAIO 2003

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15ALLEGATI STATISTICI • GENNAIO 2003

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16 SECONDA RELAZIONE INTERMEDIA SULLA COESIONE ECONOMICA E SOCIALE • GENNAIO 2003

Editore responsabile: Thierry Daman, CE DG Politica regionale, Unità 01. Fax: +32 2 296 60 03. I testi contenuti in questa pubblicazione non impegnano in alcunmodo la Commissione. - Indirizzo elettronico della DG Politica regionale su Internet: <http://europa.eu.int/comm/dgs/regional_policy/index_it.htm>. - CommissarioMichel Barnier: <http://europa.eu.int/comm/commissioners/barnier/index_it.htm>Richieste di pubblicazioni: <[email protected]> - Stampato su carta riciclata.

KN-49-03-991-IT-C

Commissione europeaDirezione generale Politica regionale

Copenaghen: ripartizione degli stanziamenti d’impegno dei Fondi strutturali e del Fondo di coesioneper i 10 nuovi Stati membri

Periodo 2004-2006 Milioni di euro, prezzi 1999

Fondo di coesione Fondi strutturali

Paese Stanziamento indicativo Obiettivo 1 Obiettivo 2 Obiettivo 3 SFOP I C Totale

(% del totale) Interreg Equal

CY 0,43%-0,84% 0 24,9 19,5 3,0 3,8 1,6 52,8CZ 9,76%-12,28% 1 286,4 63,3 52,2 0 60,9 28,4 1 491,2EE 2,88%-4,39% 328,6 0 0 0 9,4 3,6 341,6HU 11,58%-14,61% 1 765,4 0 0 0 60,9 26,8 1 853,1LT 6,15%-8,17% 792,1 0 0 0 19,9 10,5 822,5LV 5,07%-7,08% 554,2 0 0 0 13,5 7,1 574,8MT 0,16%-0,36% 55,9 0 0 0 2,1 1,1 59,1PL 45,65%-52,72% 7 320,7 0 0 0 196,1 118,5 7 635,3SI 1,72%-2,73% 210,1 0 0 0 21,0 5,7 236,8SK 5,71%-7,72% 920,9 33,0 39,9 0 36,8 19,7 1 050,3

Totale 7 590,5 13 234,3 121,2 111,6 3,0 424,4 223,0 14 117,5

38,4 milioni di euro devono essere aggiunti al totale di 14.117,5 milioni di euro a titolo dell’assistenza tecnica.

Compendio statistico delle regioni il cui PIL pro capite è inferiore al 75% di quello dell’UE, 2000Nell’UE-15 Nell’UE-25 Nell’UE-27

UE15 = 100 UE15 = 100 UE25 = 100 UE15 = 100 UE27 = 100Indice utilizzato: € 22 603 € 22 603 € 19 661 € 22 603 € 18 530

Numero di regioni al di sotto della soglia del 75% 48 85 67 99 68di cui regioni dell’UE-15 48 48 30 48 18

Popolazione delle suddette regioni (milioni di ab.) 68 137 116 168 122di cui regioni dell’UE-15 68 68 47 68 24

Popolazione in proporzione all’UE-15/25/27 18% 30% 26% 35% 25%regioni UE-15 in proporzione al totale UE-15 18% 18% 12% 18% 6%

PIL medio pro capite (SPA) delle regioni al 65 53 54 47 46di sotto della soglia del 75%

di cui regioni dell’UE-15 65 65 69 65 68

Fonte: Eurostat, calcoli DGREGIO

PIL pro capite (SPA), 2001Indice UE-25 = 100

PIL pro capite (SPA) per paese e estremi regionali, 2000Indice UE-25 = 100

Fonte: Eurostat* In queste regioni il dato relativo al PIL pro capite tende ad essere sottostimato per effetto del pendolarismo

0

100

200

B DK D EL E F IRL I L NL A P FIN S UK BG CY CZ EE HU LT LV MT PL RO SI SK

HainautDessau

IpeirosExtremadura

Réunion

Border,Midland

andWestern Calabria

FlevolandBurgen-

landAçores

Itä-Suomi Cornwall

& Isles of Scilly

NorraMellan-sverige

YuzhenTsentralen

Yugozapaden

Bruxelles/Brussel *

Hamburg *

NotioAigaio

Madrid

Southernand

Eastern

Trentino-Alto

Adige Utrecht

Wien *

Lisboae Valedo Tejo

Uusimaa(Suuralue)

Stock-holm

InnerLondon *

Praha *

StredníMorava Eszak-

Alföld

Közép-Magyar.

Lubelskie

Mazowieckie

Nord-Est

Bucuresti

VychodnéSlovensko

Bratislavsky *

Antwerpen

Oberbayern

Salzburg

Berkshire,Bucks &

Oxfordshire

ZápadnéSlovensko

Jiho-zapad

Corse

Île deFrance

0

50

100

150

200

LIRL DK NL A B

FIND F I S UK E CY SI P EL CZ M

THU SK EE PL LT LV BG RO

12 ca

ndida

ti

UE15

media gruppo 1

media gruppo 2

media gruppo 3

0

50

100

150

200

media UE-25

Fonte: Eurostat, calcoli DG REGIO