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Ricordando S. E. Rev.ma Mons. Lauro: Cosenza 19 ottobre e San Marco Argentano 28 ottobre 2012 Mons. Cono ARAUGIO Ringrazio gli organizzatori di questo Convegno e ringrazio Mons. Bonanno, per avermi dato la possibilità di ripercorrere anche se brevemente, alla presenza di Mons. Lauro, l’esperienza del servizio ecclesiale che ha caratterizzato la sua permanenza in mezzo a noi come primo pastore della Diocesi di San Marco Argentano – Scalea. E’ stato Vescovo della nostra Diocesi dal 24 aprile 1979 al 1 maggio 1999 . Il suo ventennio di episcopato è stato veramente ricco di iniziative orientate alla crescita della comunione nel presbiterio e della corresponsabilità del laicato. E’ stato il vescovo che ha lavorato intensamente per darle l’impostazione emersa dagli orientamenti del Concilio Vaticano II. E’ stato un vero Vescovo del dopo Concilio, alla luce degli orientamenti del Vaticano II sono stati istituiti tutti gli organismi voluti dalla chiesa per la gestione collegiale della responsabilità episcopale. Pur non essendo di origini calabresi ha sposato, con particolare intensità, i tratti dell’amore verso la nostra terra al punto da identificarsi nello zelo pastorale con la comprensione della ricchezza spirituale che caratterizza fin dalle sue origini e per tutta la sua complessa e diversificata espansione, la nostra diocesi. Lo ha sempre guidato una perfetta comprensione cristologica del ministero apostolico, amava ripeterci: " Il ministero dei vescovi ha come finalità la costruzione della comunità sulla pietra angolare, che è Gesù Cristo . Con la mia nomina a vescovo di San Marco Argentano - Scalea ho celebrato le nozze con questa diocesi, e questo sposalizio è durato fino ad oggi ininterrotto per oltre vent’anni. Perché questa fedeltà? La Chiesa è sposa bella del Signore, per la quale il Signore ha versato il suo sangue per farla comparire davanti a sé … tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata " ( Ef 5,27 ). E la comunità, le persone che costituiscono questa santa diocesi, è davvero una sposa bella, che ha testimoniato il suo amore ai vescovi che si sono succeduti su questa cattedrale di Eulaio, con la

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Ricordando S. E. Rev.ma Mons. Lauro: Cosenza 19 ottobre e San Marco Argentano 28 ottobre 2012

Mons. Cono ARAUGIO

     Ringrazio gli organizzatori di questo Convegno e ringrazio Mons. Bonanno, per avermi dato la possibilità di ripercorrere anche se brevemente, alla presenza di Mons. Lauro, l’esperienza del servizio ecclesiale che ha caratterizzato la sua permanenza in mezzo a noi come primo pastore della Diocesi di San Marco Argentano – Scalea. E’ stato Vescovo della nostra Diocesi dal 24 aprile 1979 al 1 maggio 1999. Il suo ventennio di episcopato è stato veramente ricco di iniziative orientate alla crescita della comunione nel presbiterio e della corresponsabilità del laicato. E’ stato il vescovo che ha lavorato intensamente per darle l’impostazione emersa dagli orientamenti del Concilio Vaticano II. E’ stato un vero Vescovo del dopo Concilio, alla luce degli orientamenti del Vaticano II sono stati istituiti tutti gli organismi voluti dalla chiesa per la gestione collegiale della responsabilità episcopale.

     Pur non essendo di origini calabresi ha sposato, con particolare intensità, i tratti dell’amore verso la nostra terra al punto da identificarsi nello zelo pastorale con la comprensione della ricchezza spirituale che caratterizza fin dalle sue origini e per tutta la sua complessa e diversificata espansione, la nostra diocesi. Lo ha sempre guidato una perfetta comprensione cristologica del ministero apostolico, amava ripeterci: "Il ministero dei vescovi ha come finalità la costruzione della comunità sulla pietra angolare, che è Gesù Cristo. Con la mia nomina a vescovo di San Marco Argentano - Scalea ho celebrato le nozze con questa diocesi, e questo sposalizio è durato fino ad oggi ininterrotto per oltre vent’anni. Perché questa fedeltà? La Chiesa è sposa bella del Signore, per la quale il Signore ha versato il suo sangue per farla comparire davanti a sé … tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata " ( Ef 5,27 ).  E la comunità, le persone che costituiscono questa santa diocesi, è davvero una sposa bella, che ha testimoniato il suo amore ai vescovi che si sono succeduti su questa cattedrale di Eulaio, con la ricchezza della sua fede, delle sue antiche tradizioni, delle sue radici che si estendono ai tempi apostolici con i santi martiri argentanesi; della santità dei suoi figli come San Ciriaco Abate e San Daniele da Belvedere e in ultimo del servo di Dio mons. Castrillo; della testimonianza dei monaci greci del Mercurion a Buonvicino, Orsomarso, Papasidero e Scalea; del grande stuolo di sacerdoti zelanti, di laici generosamente impegnati nel rinnovamento della società".

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     L’attenzione al sociale è stato certamente quella più conforme alla sua indole naturale, del pastore che affezionato alla sue pecore, le ama conoscere una ad una e cerca per esse pascoli sempre nuovi. Inizio con la riflessione che lui stesso ci offrì nell’indirizzo di saluto a chiusura del suo servizio di pastore nella nostra Diocesi il 1 maggio 1999, ritengo che contenga, anche se per sommi capi la caratterizzazione del suo ministero episcopale: "Abbiamo chiesto al Signore che ci sia data la vera libertà. E il Signore ce l’ha data, perché è nell’amore che si esprime la vera libertà; libertà che è capacità di rifiutare il male ed aderire al bene. Gesù ha compiuto il suo atto più libero, di somma libertà, nel momento della offerta della sua vita al Padre sulla croce, per la salvezza di tutti gli uomini. Questa assemblea è la testimonianza di questa vera libertà, che è nell’ amore e nell’affetto reciproco. Voi avete espresso i vostri sentimenti che mettono in evidenza la nobiltà dei vostri animi, ed io desidero ricambiarvi motivando i miei sentimenti per voi".

     In queste poche parole sono sintetizzati gli atteggiamenti che lui visse da pastore della Diocesi con quella particolare attenzione alla persona, o forse è meglio dire alla persona visitata da Cristo, come anima del mondo. Il rapporto inscindibile tra amore e libertà, quale espressione di maturità e di sincera adesione a Cristo e alla Chiesa. Una maturità che nel suo ministero si è caratterizzata con la semplicità del proporsi come l’altro che incoraggia sempre a incontrare Cristo, ma anche con la comprensione del proprio ministero che si configurava nell’essere lui il riferimento che la Chiesa ha posto quale prossimo sulla strada di coloro che vogliono incontrare Cristo e sanno di poterlo incontrare grazie alla testimonianza del servo fedele che è stato posto quale guida della comunità.

     Indimenticabile nella mia memoria di allora giovane sacerdote la Santa Visita vissuta tra il 1986 e il 1988, durante la quale si fermò per una settimana in ogni parrocchia condividendo egli stesso gli ambienti propri della comunità.

     Al primo posto ha sempre messo le attività annuali di crescita spirituale con gli esercizi sia per i sacerdoti come per i laici proposti presso la Casa Nazareth al Pettoruto, da lui rinnovata e resa funzionale.

     Ha molto operato e contribuito sul piano della formazione per animare il protagonismo dei laici nella vita ecclesiale. Nessuna iniziativa è stata trascurata nella pastorale di ogni ordine e settore. La formazione ha inteso proporla soprattutto attraverso l’Azione Cattolica, che, a motivo del suo lungo servizio in questa Associazione,

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ha sempre visto e sostenuto come via privilegiata e perno ineludibile di perfezione cristiana e di crescita ecclesiale. Ma anche tutte le altre associazioni e aggregazioni ecclesiali trovarono nella sua persona accoglienza e incoraggiamento.

     Il momento più intenso per il rinnovamento pastorale della diocesi è stato quello della celebrazione del Sinodo da lui preparato, voluto e celebrato dopo la Santa Visita nella prima metà degli anni ’90. Possiamo affermare che, ancora oggi la nostra diocesi vive l’impostazione pastorale e l’articolazione degli Uffici di Curia per come era stata codificata dal Sinodo durante il suo episcopato a San Marco Argentano.

     Durante il suo ministero una intensa opera di formazione è stata dedicata ai catechisti parrocchiali per adeguare la proposta formativa ai nuovi itinerari di catechesi. La prima parte del suo mandato episcopale è stata dedicata alla catechesi dell’iniziazione cristiana, il dopo Sinodo si è caratterizzato per la particolare dedizione agli adulti e ai giovani, per la presentazione dei catechismi che proprio in quegli anni venivano proposti dalla CEI per la pastorale ordinaria.

     E’ stato anche intenso l’impegno sul piano culturale. Per suo interessamento e iniziativa è stato ristampato il libro di P. Francesco Russo "I Santi Martiri Argentanesi Senatore, Viatore, Cassiodoro e Dominata" con un’appendice della cronologia dei Vescovi della diocesi di San Marco, poi San Marco e Bisignano, ora San Marco Argentano – Scalea, con rispettivi profili e stemmi. E’ stato inoltre ristampato il romanzo storico "Pionieri di luce" sui martiri argentanesi del rev. Don Nicola Allevato ed è stata pubblicata la storia di un missionario sammarchese "Gennaro Amodei (1681 – 1715) Missionario apostolico in Cina". Studi particolari sono stati dedicati alla figura e alla presenza di San Francesco a San Marco, sul valore religioso e sociale della presenza benedettina, sul valore del rapporto di stima tra la fede e la ragione.

     Altro momento nodale è stato la fondazione della Scuola di Formazione Teologica e successivamente dal 1986 dell’Istituto di Scienze Religiose. Ha sostenuto con determinazione durante tutto il suo ministero la Scuola Superiore di Servizio Sociale, Sezione di Cosenza, per Assistenti Sociali e per Educatori professionali.

     Altro impegno caratterizzante la su visione ampia della realtà in riferimento alla comunicazione è stata la creazione delle pagine di Avvenire, che spesso curava personalmente. Da ricordare anche l’opera di conservazione della memoria, con il potenziamento della Biblioteca del Seminario e dell’Archivio diocesano.

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     Sempre grazie al suo zelo pastorale e al suo incoraggiamento sono sorte molte nuove chiese con annesse strutture pastorali e case canoniche, veri poli di aggregazione spirituali, sociali e culturali, in alcuni territori sono le uniche strutture educative. E’ stata sempre viva l’attenzione al mondo missionario e a quello della carità, questa sensibilità ha visto nella costruzione di un dispensario medico nel Benin a Dangbo, che ancora oggi la diocesi sostiene, il frutto di una sensibilizzazione che per mesi, coinvolse, per il recupero dell’arredo necessario, tutte le Caritas parrocchiali.

     E, quasi a chiusura del suo mandato episcopale, nel mese di febbraio, si svolse nella Chiesa cattedrale la solenne cerimonia di chiusura del processo diocesano per la Beatificazione dell’amato predecessore Mons. Agostino Castrillo.

     Mons. Lauro ha vissuto con umiltà nella dedizione semplice della propria vita, la comprensione del servizio episcopale, in una dedizione instancabile, percorrendo e amando la diocesi, incoraggiando ad amare la diocesi che lui ha sempre vissuto come la sposa che il Signore gli chiedeva di custodire: la mia testimonianza di affetto è stata espressa nel non essermi mai allontanato dalla diocesi in questi vent’anni, di non aver mai preso vacanze, perché la mia gioia è stata quella di essere sempre con voi e fra di voi. Vi ho considerato, per grazia del Signore, sempre " mia corona e mio gaudio". Questa coscienza di identificarsi nel ministero che il Signore gli aveva affidato è stata espressa nel suo motto "Honor meus honor Ecclesiae" (San Gregorio Magno).

     Nella testimonianza silenziosa e affettuosa, sempre attento alla centralità dell’amore verso l’Eucaristia, sorgente di ogni amore, ci avete insegnato che ciascuno contribuisce a rendere presente l’onore della Chiesa, che si costruisce con pazienza, con spirito di sopportazione, con l’incoraggiamento alla fraternità, prima di tutto nel presbiterio attorno al proprio Vescovo, dal quale poi si estende alle comunità nelle quali è suddiviso l’unica comunità diocesana. Per tutto quanto ancora il Signore vorrà donarvi di insegnarci, grazie Mons. Lauro.

 

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Parrocchia Immacolata Concezione

Via G. Carducci, 21

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87023 DIAMANTE

 

Diamante 20 luglio 2012

Al Sig. Sindaco del Comune di Diamante

e p. c. Al Consiglio Comunale

OGGETTO: Comunicazione in riferimento alla chiusura in atto di piazza XI Febbraio e sulle conseguenze per al vita pastorale della parrocchia.

Ill.mo Sig. Sindaco,

                                      gentilissimi Consiglieri comunali, anche se nessuno si è premurato di chiedere il mio parere, in qualità di Parroco dell’Immacolata Concezione, situata nel cuore del Centro Storico sul Timpone, sento l’esigenza di dover esprimere la mia opinione in riferimento alla chiusura in atto di piazza XI Febbraio. Anche se siamo in estate ho ritenuto necessario consultare i responsabili dei vari ambiti della pastorale parrocchiale, che hanno condiviso le mie preoccupazioni, sulle conseguenze che io prevedo gravissime per la vita della comunità parrocchiale Immacolata Concezione. Onde evitare il classico, non ci avevamo pensato, sottopongo alla Vostra cortese attenzione i miei timori. La domanda centrale che mi ha spinto a questa comunicazione è questa: Quale vivibilità pastorale avrà la parrocchia in seguito alla ventilata chiusura permanente della Piazza?

Ritengo sia necessaria una breve analisi della realtà della nostra parrocchia. La Chiesa dell’Immacolata con gli annessi locali pastorali è praticamente relegata all’uso esclusivamente liturgico e catechistico, avendo perso ormai da tempo il naturale ruolo di accoglienza e dell’incontro delle persone. Questo ridimensionamento del suo ruolosi è determinato a motivo dello spopolamento del Centro Storico, determinato dalla ricerca di situazioni abitative più consone al nostro tempo, ma anche alle difficoltà legate alle barriere architettoniche che riguardano via Concezione e via Carducci e che penalizzano esclusivamente l'accesso al Timpone, dove è ubicata la Chiesa Madre.

Dato il graduale e costante spopolamento, il Centro Storico territorialmente legato alla parrocchia si è ridotto a circa duecentocinquanta persone, che abitano il Timpone, il Campanaro, Corso Garibaldi, il Torrione e parte di San Biagio. Rappresentano un ottavo della comunità, la gran parte hanno una età avanzata e fanno molta fatica a vivere la partecipazione liturgica e formativa nella Chiesa Madre. Tutta la parrocchia è formata da circa duemila battezzati, per cui la gran parte per raggiungere la Chiesa Madre si deve muovere in macchina.

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Alle difficoltà già presenti per la naturale e poco funzionale ubicazione della Chiesa Madre, per le quali non si riesce o non si vuole intervenire si aggiunge adesso l'obbligo di parcheggiare in luoghi periferici, a motivo della volontà dichiarata in più sedi e da più componenti la maggioranza che amministra la nostra città ma per fortuna non ancora codificata ufficialmente, di tenere chiusa la Piazza, che a tutt’oggi rappresenta l’unica via di accesso agevole e naturale per il Centro Storico.

Pur condividendo la bontà della scelta per le finalità orientate alla vivibilità della città, sarebbe fazioso non cogliere la bontà di uno spazio di vivibilità senza macchine, però data la particolare conformazione del territorio, non possiamo tacere sulle conseguenze che questa scelta sta già determinando e determinerà sulle abitudini dei parrocchiani a me affidati. Certamente non incoraggia la frequenza dei fedeli. Abbiamo già detto che l’ottanta per cento della comunità può raggiungere la parrocchia solo in auto, per cui sarà costretta a lasciare le auto sul Corvino e salire dal parcheggio per scale abbastanza ripide, questo vale per i più giovani anche perché ritengo che giustamente i più anziani, non prenderanno neanche in considerazione questa possibilità.

Questa scelta riguarda anche le attività di catechesi, con il cattivo tempo, i genitori come dovranno accompagnare i bambini e ragazzi alla catechesi su per le scale o lasciandoli oltre il ponte, dovendo lasciare necessariamente le macchine oltre il ponte o giù al fiume Corvino. Ritengo di dover riferire anche le difficoltà che ne derivano in riferimento ai Matrimoni, come potranno gli sposi e i cortei raggiungere la Chiesa Madre. Per quanto concerne le Esequie, come già sta accadendo dall’inizio dei lavori alla piazza, non si potrà certamente far compiere itinerari più lunghi del necessario, passando naturalmente davanti alla Chiesa dell’altra parrocchia. Non voglio nemmeno tacere sulle difficoltà che incontrano tutti coloro che ordinariamente operano per la Chiesa Madre: Fiorai, operai per la manutenzione, facchini per portare i pesi e via a seguire, la casistica sarebbe molto lunga.

Insomma a pagarne le conseguenze, oltre la funzionalità della Chiesa Madre nelle sue finalità essenziali che sono di natura pastorale, infatti la Chiesa parrocchiale è posta in mezzo alla Comunità perché sia percepita come il luogo naturale di aggregazione. E’ già evidente a tutti coloro che vivono quotidianamente la parrocchia le difficoltà che si incontrano da parte di coloro che vorrebbero partecipare più stabilmente ma non possono. E’ evidente a tutti, che alcuni problemi non sono facilmente superabili, data l’ubicazione della Chiesa Madre, ma accentuarne ulteriormente l’invivibilità, viste le sopraelencate difficoltà, determinerà per il futuro una vera impossibilità a corrispondere alla sua vocazione di cuore della comunità cristiana della Parrocchia Immacolata Concezione. Già in altri tempi l’Immacolata ha subito ridimensionamenti per interessi di parte, se si

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continua a penalizzarla non è difficile prevedere in tempi lunghi il ridimensionamento ad altre funzioni, chiaramente meno pastorali. Già in altre situazioni simili ci si è orientati ad un uso prevalentemente museale e/o a Santuario cittadino.

Io vi incoraggio a riflettere. in riferimento alla viabilità, al bene dei cittadini, di tutti i cittadini, non tanto al gusto o agli interessi di alcuni. Stiamo vivendo una profonda crisi epocale e dal mio punto di vista anche spirituale, perciò è bene dare serenità alla nostra città, non ulteriori elementi di tensioni legati a scelte opinabili. Voglio sperare che questa mia comunicazione sia letta come la preoccupazione di un Parroco che vive nel Centro Storico, sono uno dei pochi abitanti del Timpone, ed ha a cuore la serenità e la pace della Città di Diamante, di tutta la Città, senza essere strumentalizzata da questi o da quelli. Diamante, che si prepara a vivere la Festa Patronale dell’Incoronata ha bisogno di relazionarsi nella serenità e nella gioia della vita comune e nella certezza di scelte stabili orientate alla gioia di sentirsi cittadini di un centro che vuole guardare con fiducia al suo futuro di Città turistica.

Nell’augurare a Lei e ai suoi collaboratori ogni bene nel Signore e l’invocazione costante della protezione alla Vergine Immacolata per la nostra Città, La saluto cordialmente

                                                                                         Il Parroco

                                                                                    Mons. Cono ARAUGIO

 

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Parrocchia Immacolata Concezione

Via G. Carducci, 21

87023 DIAMANTE

                                                                                                                  Al Sig. Sindaco

                                                                                                                   del Comune di Diamante

 

OGGETTO: Approvazione del progetto di intitolare la Piazza XI Febbraio alla Vergine Immacolata Patrona della Città.

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Gentilissimo Sig. Sindaco,

                                             in riferimento alla Vostra comunicazione orientata a sentire il parere della Comunità ecclesiale sull’opportunità di cambiare il titolo della Piazza XI Febbraio (Memoria dei Patti Lateranensi) in Piazza dell’Immacolata, non posso che rallegrarmi, nella mia qualità di Parroco dell’Immacolata Concezione per la volontà politica sottesa all’intenzione, certamente legata al profondo legame che l’Amministrazione da Voi presieduta ha sempre mostrato avere verso la Celeste Patrona della nostra Città.

      Questo atto iniziale della nuova fase amministrativa ritengo voglia rendere visibile pubblicamente la particolare dedizione, potremmo anche chiamarlo "patto di stabilità" che da sempre i cittadini di Diamante vivono con l’Immacolata, entrata a far parte della piena familiarità cittadina con il caratteristico termine con il quale molti ancora oggi la definiscono: a Zannera.

     Di questa Vostra intenzione ho informato anche il nostro Vescovo S.E. Mons. Leonardo BONANNO, che gioiosamente plaude all’iniziativa e resta in attesa degli eventi per solennizzare in modo adeguato questa ricorrenza.

     Ci stiamo preparando, come Chiesa Cattolica a vivere, per come ci chiede il Santo Padre Benedetto XVI, l’Anno della Fede per cui non possiamo che plaudire a una iniziativa che vede, la Vergine Santa, modello di fede di ogni credente, diventare il naturale riferimento del luogo più importante della città.

     Certamente, data la vocazione turistica della nostra città legata all’esperienza dei murales, si vorrà arricchire la Piazza in oggetto anche con una Immagine artistica della Vergine Santa.

 Diamante 13 Maggio 2012

 Apparizione della Madonna a Fatima

                                                                              Il Parroco

                                                                                (Mons. Cono ARAUGIO)

 

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Diamante Città dell’Immacolata

La volontà di dedicare la piazza principale della cittadina all’Immacolata Concezione vuole essere un ulteriore atto di affidamento dell’Amministrazione alla Patrona della Città che sin dalle fasi iniziali del suo sviluppo cittadino si è accompagnata nelle piccole e grandi situazioni esistenziali che ne hanno accompagnato l’esistenza come il riferimento naturale per la speranza di tutti i diamantesi.

L’attaccamento dei cittadini all’Immacolata va ben oltre il senso dell’appartenenza ecclesiale, poiché ancora oggi nelle varie ricorrenze e tradizioni che ne accompagnano le celebrazioni diventa naturale riferimento per tutti gli abitanti del territorio che, anche dai paesi limitrofi accorrono alla nostra cittadine per godere del momento della festa e di tutto ciò che si accompagna ai festeggiamenti: attività commerciali, ludiche, e più semplicemente con la partecipazione alla spiritualità della festa la gioia di condividere un modo diverso di stare insieme.

Una piccola nota tecnico/storica aiuterà a comprendere le motivazione che fanno della dedicazione della popolazione all’immacolata una relazione esistenziale inscindibile per tutti coloro che abitano il territorio del Diamante.Certamente la Parrocchia era titolata all'Immacolata Concezione fin dal 1622 e dal 1645, questo lo attestano i registri parrocchiali. Dai registri possiamo affermare che la parrocchia è stata formalmente istituita nel 1666. Da allora la vita della città, allora Casale di Belvedere, ha trovato nella Vergine Immacolata il suo rifugio sicuro nelle tante vicende che ne hanno accompagnato la crescita sociale l’affermazione della sua vitalità nel territorio. Questo non vuol dire che la Chiesa dell'Immacolata era completa in ogni sua parte per come oggi la ammiriamo, ma che era funzionale al suo ruolo di Chiesa parrocchiale sostituendo, per le note polemiche intercorse con il Clero locale, la Chiesa sacramentale di San Nicola, situata presso la torre di difesa.

La statua, come raccontano le cronache del tempo è un dono della Famiglia Carafa al Castello sul Diamante, donata per riparare a quanto avevano fatto i suoi soldati nella Cappella al Torrione contro la dignità delle persone durante le celebrazioni e in opposizione al Vescovo e al Clero locale, tenuti prigionieri per tre giorni nella chiesetta delle Anime Purganti al Timpone. In questa fase in alto, su uno spuntone roccioso, nella parte più elevata, al confine dell'alloraDiamante quasi a vigilarlo, era posta la chiesa dell'Immacolata Concezione. La costruzione fu intrapresa agli inizi del XVII secolo, inglobando la precedente cappella del Purgatorio, sulla quale fu innalzato il Campanile. Avvenimento da collocare storicamente tra 1638 e il 1727.

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Quello che accadde è difficile da appurare anche perché erano troppi e di varia natura gli interessi sulla traslazione della vita religiosa dal Torrione al Timpone. Di fatto il Principe Francesco Maria Carafa ritenne di poter superare lo scontro con l'autorità religiosa donando l'immagine dell'Immacolata alla nuova costruenda Chiesa del Castello sul Diamante.   

Comunque sia sin dal suo arrivo la Madonna Immacolata è rimasta saldamente intronizzata al centro della sua Chiesa, quale celeste Patrona della città, anche nelle diverse fasi architettoniche che ne hanno caratterizzato l'ampliamento nel corso del tempo.

A motivo della crescita della popolazione si ritenne necessario ampliare la Chiesa Madre, tra il 1738 e il 1750 fu aggiunto l’abside e fu elevata in altezza. Quasi a ringraziare la Vergine Immacolata per la nuova dignità acquisita da Diamante che diventa Comune, nel 1882 la Chiesa Madre viene nuovamente riqualificata strutturalmente e artisticamente, e viene trasformata architettonicamente per come oggi si presenta ai nostri occhi.

La Chiesa Madre dedicata all’immacolata è naturale meta culturale e punto di riferimento storico per la riscoperta della storia della nostra città anche perché al suo interno sono custodite opere di tutti i periodi storico/artistici che arricchiscono l’interno.

La Chiesa Madre è a navata unica, si presenta in stile neo classico con leggero influsso del barocco. Conserva un pregevole fonte battesimale marmoreo del '600 proveniente dalla Chiesa di San Nicola magno, da questa Chiesa proviene anche la statua dedicata al santo di Mira. A questi si aggiunge un pregevole Cristo in Croce di tradizione spagnola.

Sono inoltre presenti oltre la monumentale statua lignea dell'Immacolata, dono dei Carafa, le statue lignee di San Giovanni Battista donata dai Caselli, Sant'Anna della famiglia Perrone, la Madonna del Carmine dono dei Brancati, Santa Lucia, San Pasquale Baylon della famiglia De Luna. Le statue vestite su modello spagnolo della Vergine del SS Rosario e dell'Addolorata. Completano l'ornamento artistico della Chiesa due putti lignei capoaltare e due tele dei primo del '900 raffiguranti Gesù con i bambini e l'Immacolata con ai piedi Diamante.

Di altra provenienza sono tre tele della fine del '700 raffiguranti Sant'Antonio di Padova con Bambino, La Vergine del SS Rosario con i Santi Domenico di Gutzman e Caterina da Siena, la Vergine con Bambino con i Santi Francesco d'Assisi e Francesco di Paola. Fino agli

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inizi del secolo figurava anche una tela settecentesca con le anime purganti nella cappella del Purgatorio.

Tra le opere d'arte sono da ascrivere anche alcuni argenti dei primi dell'800, tra i quali, artisticamente rilevante è la croce processionale, dono dell’Arciprete Caselli. Pezzo di particolare pregio artistico è la Corona in oro della Vergine, dei primi anni del '900, creata per celebrare l’incoronazione a regina della città e altri calici in argento del '700. Tra le opere d'arte sono da ascrivere anche due acquasantiere in pietra.

Scorrendo questo excursus storico possiamo affermare che nelle varie tappe che hanno scandito la vita della nostra città, Diamante ha sempre vissuto nella Chiesa Madre, quale punto di riferimento di tutti i cittadini, la celebrazione dei momenti storici che ne hanno accompagnato la crescita sociale e politica. Per intere generazioni ognuno vi ha lasciato la sua impronta, quasi a voler ricordare ai propri figli il lungo cammino storico percorso per la crescita della città all’ombra della Vergine Immacolata.

Ma Diamante ha anche voluto ricordare che ciò che oggi è diventato, ha quale baluardo della sua libertà, come sua guida la Vergine Santa. Questo sentimento di riconoscenza lo ha espresso e lo esprime nella profonda devozione che nutre verso l’Immacolata, che fin dall’arrivo della statua è stata venerata come Patrona della Città.

Nelle diverse emozioni che la pietà popolare riesce a suscitare si coglie questo filiale  affetto verso la Vergine Santa che l’ha accompagnata da generazioni, solenne e maestosa, nelle diverse situazioni e nei diversi tempi che la comunità ha vissuto con sacrificio e passione nella gioia di lottare ogni giorno La città ha sempre sentito accanto a se la Vergine Santa e ha sempre corrisposto a questa certezza con grande passione e dedizione interiore.

   La cittadinanza il 12 agosto 1928 volle solennizzare la sua appartenenza all’Immacolata con una celebrazione che, previa approvazione del Capitolo Vaticano, culminò con il rito dell’Incoronazione. Da allora questo atto viene periodicamente riproposto pubblicamente a conferma della dedizione degli abitanti alla loro patrona.

Quale ulteriore atto di stima e per ufficializzare a norma di legge quanto da sempre la città viveva, l’Amministrazione comunale volle deliberare con atto del Consiglio Comunale il giorno 28 aprile 1993: di proclamare la Beata Vergine nella sua Immacolata Concezione Santa Patrona di tutto il territorio del Comune di Diamante.

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La volontà a intitolare la piazza principale della città di Diamante all’Immacolata Concezione si pone in relazione a questa lunga scia di dedizione e di affidamento che certamente troverà concordi tutti i cittadini che ancora oggi colgono nell’Immacolata un riferimento alla vita di comunione e di speranza per il bene e il progresso della città

Diamante 16 maggio 2012

Mons. Cono ARAUGIO

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La Terza Domenica di Maggio a Diamante     Per la Chiesa universale questo è il tempo di Pasqua e in queste Domeniche vengono celebrati gli avvenimenti centrali della fede Cristiana: la Resurrezione di Gesù, l'Ascensione al Cielo, la Pentecoste dello Spirito Santo. A Diamante non è così, per la quasi totalità dei nostri concittadini è semplicemente,  da secoli, la Festa dell'Addolorata. E' una devozione della Confraternita dei Servi di Maria, presente nella Chiesa fin dal cinquecento, i Sette Dolori di Maria era uno dei titoli con cui frequentemente si relazionava la partecipazione della Madre alla sofferenza del Figlio Gesù.

     Nel 1482 Sisto IV fece inserire la Messa nel Messale Romano con il titolo “Nostra Signora della Pietà”. La festa dell’Addolorata si diffuse in Occidente con varie denominazioni: Il pianto della Beata Vergine, Il martirio del cuore della Beata Vergine Maria, La compassione della Beata Vergine Maria, I Sette dolori di Maria ecc. e varie date: il venerdì dopo la domenica in albis, il primo sabato dopo l’ottava di Pasqua, il venerdì dopo la domenica di passione. Il 9 giugno 1668 fu concesso ai Servi di Maria di poter celebrare la Messa dei Sette dolori di Maria alla terza domenica di settembre. Il 22 aprile 1727 papa Benedetto XIII estendeva a tutta la Chiesa latina la festa del venerdì di passione, concessa nel 1714 all’Ordine dei Servi di Maria. Il 18 settembre 1814 Pio VII estendeva la festa dei Sette dolori a tutta la Chiesa, con i formulari dell’ufficio divino e la Messa già in uso presso i Servi di Maria. In seguito fu ancora modificata la festa nel Calendario fino alla contestualizzazione attuale che la situa al 15 Settembre.

     Per la sua collocazione alla Terza domenica di Maggio, dobbiamo perciò farla risalire alla tradizione antica,  tra il settecento e i primi dell'ottocento. La nostra statua dell'Addolorata è arrivata sul Diamante, verso la fine del '700,  probabilmente prima dell'Immacolata, è stata sempre venerata  quale patrona dei marinai, in una cittadina nella quale i marinai e la pesca, fin verso la metà del secolo appena concluso rappresentavano l'attività ordinaria  e la risorsa principale di gran parte degli abitanti. Per cui tanti  vedevano in essa la loro Patrona, questo anche per la situazione di perenne dolore che si accompagnava alla vita della povera gente in quei secoli.

     E' una statua incoronata, il che vuol dire che i suoi estimatori, probabilmente una Confraternita, avevano ricevuto  l'autorizzazione a solennizzarne la presenza mediante la regolamentazione di uno Statuto approvato dal Re. Siamo al tempo dei Borboni, Voglio ricordare che  il settecento è il periodo d'oro delle confraternite e dei privilegi ecclesiastici. Poter incoronare la propria statua era un grande

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privilegio, che chiaramente comportava anche una posizione di prestigio all'interno della chiesa locale, con la possibilità di godere di prebende ecclesiastiche e civili.  Dalla seconda metà del  secolo appena concluso la  corona sua propria viene utilizzata quale corona feriale dell'Immacolata.   

     La festa all'Addolorata è, ancora oggi, sostenuta dalla presenza della fiera. Anche questo era un grande privilegio, invalso soprattutto all'indomani dell'Unità d'Italia, permetteva alle varie Confraternite del tempo di poter sopperire alle spese per la solennizzazione delle festa, ma anche per avviare e sostenere le tante iniziative caritative di cui ieri con oggi le Confraternite caratterizzavano la loro presenza nelle comunità cittadine. Le fiere, venivano istituite dai Prefetti, erano iniziative che esigevano l'autorizzazione del Re. Siamo al tempo dei Savoia. Sappiamo tutti bene che con l'unità d'Italia la gran parte del patrimonio ecclesiastico cambiò di mano, questo accadde anche sul Diamante, in quegli anni ci furono molte difficoltà per sostenere le iniziative orientate al culto e alla tutela del patrimonio ecclesiastico. E' il periodo d'oro della Massoneria. I marinai per vivere dignitosamente la festa, si tassavano mettendo da parte una percentuale della loro povertà, la decima sulla pesca, ai piedi della loro Patrona.

     Il fatto che la Statua dell'Addolorata godesse di questi privilegi evidenzia l'importanza che aveva questa festa nella nostra cittadina. Oggi è cambiato molto, intanto la fiera è fine a se stessa e certamente non concorre a sostenere le opere ecclesiastiche né tantomeno la Festa all'Addolorata. Non abbiamo più i pescatori, per cui il mare non è più la risorsa dei poveri del luogo, ai quali, nei tanti regolamenti, si nega ordinariamente ogni autorizzazione a pescare. Rimane un momento  spirituale per comunità ecclesiali che, purtroppo, demonizzano ogni forma di dolore. Certamente non è spendibile turisticamente, anche perché il turista ama passeggiare e non riflettere sui tanti drammi dell'uomo ai quali la Vergine Addolorata incoraggia a orientare la propria attenzione.

     Certamente rimane la patrona delle tante solitudini e disperazioni che si accompagnano anche ai nostri giorni, magari velati bene da una patina mai sufficiente dei sorrisi di circostanza. Ma certamente rimane ancora oggi colei che ci indica la capacità di vivere la speranza anche nelle situazioni di disorientamento, quando la fede sembra vacillare allora Lei interviene per prenderci per mano e incoraggiarci a camminare accompagnandoci al suo dolore, alla ricerca di una nuova speranza da dare alla nostra vita. Come sempre la vivremo nella semplicità dei cuori che cercano motivi sempre nuovi di gioia e sanno di poterli trovare accompagnandoci alla Vergine Santa che il Signore,

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nel momento più drammatico della sua vita terrena, ci ha affidato e alla quale ci ha affidati.

     Tutto si svolgerà nel pomeriggio e inserito in un mese che ci sforzeremo di percorrere da pellegrini proprio camminando in compagnia della Vergine Santa nei vari quartieri della città. Come sempre ci sforzeremo di restituirle al sua caratterizzazione marinara, percorrendo sulla barca il mare della nostra città invocando ancora una volta la sua protezione e benevolenza soprattutto per coloro che ancora oggi vivono del mare e sul mare.

 

  

        

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      Le immagini esprimono bene il lavoro fatto per restituire all'Addolorata i tratti che le erano propri al suo arrivo al Diamante, nel '700. Tra le diverse immagini delle foto intercorrono circa tre secoli e mezzo di storia. E' stata ridipinta sei volte e la statua, nella sua

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struttura lignea martoriata, evidenzia tutte la difficoltà superate per arrivare fino ai nostri giorni. E' una statua vestita, per cui solo l'intelaiatura è in legno, le rifiniture artistiche riguardano il volto, le mani e i piedi. Ma anche l'intelaiatura ha subito vari interventi, evidentemente resisi necessari per il deteriorarsi dei materiali nel corso dei secoli. Allo stato attuale dell'analisi è da ritenere che solo la parte superiore sia originale, mentre il cestello di sostegno alla statua e i paletti di puntello sono certamente una aggiunta di inizio novecento quando la statua fu mandata a Napoli per un restauro complessivo, sia strutturale che pittorico.

     Partendo dalla situazione attuale sono stati riscontrati sette strati di colore, nelle foto  sono evidenziati i vari livelli di intervento che ne avevano appesantito la dolcezza iniziale. Mentre la rilettura in chiave drammatica della statua dopo il terzo strato, per come grosso modo è giunta ai nostri giorni, può essere attribuita al restauro di inizio novecento. Altri tre interventi li ha avuti nel nostro secolo, a questi occorre anche aggiungere il  fumo delle candele che ne ha deteriorato ulteriormente la luminosità. A pulitura ultimata, sono emerse la canalizzazione delle lacrime, riproposte per come li aveva pensate l'artista settecentesco. Oggi l'immagine si presenta elegante, solenne e serena  nella sua drammaticità. Non la drammaticità dettata dalla disperazione di una morte senza speranza, ma il dolore della Vergine Santa che, illuminato dalla fede, si accompagna alla donazione del suo figlio Gesù morto sulla croce per la nostra salvezza.

 

 

Orientamenti Pastorali 2012/2013

Introduzione

Ancora una volta il Santo Padre ci chiede di vivere in modo vigoroso l’impegno della testimonianza della Fede, convocando per tutta la comunità cattolica l’Anno della Fede, che nella nostra progettualità triennale diventa così il cuore dei lineamenta pastorali.

Per il nuovo triennio, anni 2012/2014 proponiamo, come icona di riferimento Maestro, dove dimori? Questa scelta, improntata sulla disponibilità a stare con Gesù, corrisponde a quanto gli Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo propongono, quale prima parte fondante della vita cristiana: l’adesione a Cristo, lo stare con Cristo. Inoltre esprime bene quanto è stato elaborato

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nell’aggiornamento che, come Presbiterio attorno al proprio Vescovo, abbiamo vissuto in Sila.

Mette anche in risalto quanto Mons. Vescovo ci ha proposto nel suo messaggio di insediamento, dove ci richiamava, nella dinamica dell’impegno pastorale, a valorizzare la centralità di Gesù Cristo come Maestro e Signore: "Non si tratta di inventare un nuovo programma. Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare".

La scena evangelica della vocazione in Giovanni, nella sua redazione CEI integrale recita: Rabbì, che tradotto significa Maestro, dove dimori? Esprime, nella sua complessità, la disponibilità a seguire la via nuova che Giovanni il Battista, fissando lo sguardo su Gesù che passava, indica a due suoi discepoli con l’affermazione: Ecco l’agnello di Dio. Che va a confermare, quanto lui stesso aveva affermato, in modo più elaborato e completo, nel momento del Battesimo al Giordano.

Nel Vangelo di Giovanni, con questa affermazione, che indica in Gesù il nuovo agnello pasquale, si chiude la scena sul Battezzatore e si da inizio alla missione di Gesù di Nazareth. Ma esprime bene anche la volontà di rendere intellegibile il messaggio evangelico alle nuove generazioni cristiane, sappiamo bene che ben presto il Vangelo viene annunciato a destinatari che non appartenevano solo alla comunità giudaica e che quindi avevano bisogno di traduzione, per comprendere la missione del Figlio di Dio, come parte del loro mondo culturale e spirituale.

L’evangelista ci descrive la scena proponendola in modo visivo, ci dice che è Gesù a voltarsi a chiedere: Che cosa cercate. E’ Gesù che chiede di essere compreso nella missione che gli è stata affidata, che incoraggia a cercare il significato autentico della sequela. E’ Lui che ci chiede di decidere in modo maturo la disponibilità a camminare con Lui, che incoraggia a condividere la missione, che chiede di sentirsi parte attiva della stessa missione.

I discepoli hanno già fatto la loro scelta, vogliono sapere solo come poter continuare a stare insieme con Lui e gli chiedono: Maestro, dove dimori? E’ la richiesta di chi ritiene di non dover sapere altro, di chi vuole coinvolgersi nella disponibilità all’amore di Dio, in una donazione totale di se nella comunione vera con Gesù, di chi a deciso di voler condividere con Gesù la propria vita.

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L’incontro con Gesù non vuole essere la trasmissione di nozioni e contenuti di natura Teologica, Sociologica, Antropologica ma di testimoniare il significato della trasformazione che ha operato nella nostra vita, si tratta di una esperienza da condividere.

Con semplicità è Lui a stimolare l’esigenza di vivere la disponibilità dell’incontro dicendo:Venite e vedrete. Come ci ha più volte ricordato il Santo Padre, l’incontro con Gesù, non è l’incontro con un libro, ma la relazione con una persona che ci interpella nell’impegno della testimonianza, l’anno della fede .. è un invito ad una autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo ... La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia … (DF 6.7).

Forse è la testimonianza che chiedono tanti battezzati che cercano Gesù ancora oggi, che hanno bisogno di testimoni e non solo di seguire itinerari educativi. Ieri come oggi si accetta tutto ciò che comporta restare con Gesù, di investire il proprio futuro su di Lui, di cogliere in Gesù tutto ciò che da serenità alla nostra vita. Il senso della propria vita.

Rimasero con lui, questa affermazione disarmante nella sua semplicità esprime la vera natura dell’impegno pastorale, che consiste nel costruire la vita di comunione con Gesù. Non è tanto e solo importante fare riunioni, attività, quanto far vivere esperienze di comunione con Gesù. Avendo la certezza che è dall’incontro con Gesù che si suscita la disponibilità alla conversione.

L’incontro con Gesù, la disponibilità a seguirlo, pur nei fallimenti e nelle incomprensioni che si accompagneranno alla loro vita di discepoli, resta fortemente impressa nella loro memoria: Era l’ora decima (le quattro del pomeriggio). E’ un incoraggiamento anche per noi a fare memoria del momento in cui Gesù ha trasformato la nostra vita alimentando in noi la disponibilità alla sequela.

Verso dove orientare l’impegno educativo

Gli orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo (n.52-55), offrono delle indicazioni indispensabili perché ogni Chiesa Diocesana possa progettare la propria pastorale in sintonia con gli orientamenti nazionali. Vengono indicati: Esigenze fondamentali, Obiettivi e Scelte prioritarie.

Per la Nostra diocesi, le esigenze pastorali fondamentali da valorizzare, restano quelli definiti durante il lavoro di verifica e di

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riflessione fatto insieme nel corso di aggiornamento in Sila nel Giugno 2011, elaborati e discussi nell’incontro con i Direttori degli Uffici nel Luglio 2011 e presentati al Convegno ecclesiale di Cetraro nel Settembre 2011, approvati nel Consiglio Presbiterale del Febbraio 2012.

Continueremo perciò ad operare sui temi avviati durante l’anno nella continuità con la dinamica missionaria di Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, attualizzata nella tensione a incarnare i contenuti degli orientamenti pastorali della CEI Educare alla vita buona del Vangelo (n. 8.25.54c). Inoltre nel triennio, seguendo le scelte pastorali di S.E. Mons. Bonanno, valorizzeremo gli ambienti pastorali della Famiglia nel 2012, della Vita di Comunità e l’Anno della Fede nel 2013, e l’impegno ecclesiale per la Costruzione della Società nel 2014. Questi contenuti pastorali, saranno vissuti valorizzando maggiormente la vita delle Foranie, la vita ordinaria delle Parrocchie coordinate come Unità Pastorali e operando per una valorizzazione degli Organismi di partecipazione ecclesiale e della corresponsabilità dei laici.

Anche se non sempre in modo percepibile la Chiesa vive il rinnovamento sostenuta dall’azione dello Spirito Santo, questo cambiamento passa attraverso la nostra azione nella pastorale che viviamo attraverso la vita delle parrocchie animata dall’entusiasmo di tantissimi fedeli che dedicano in modo appassionato la loro vita al servizio del Vangelo. "Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono infatti chiamati a far risplendere la Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato. Proprio il Concilio, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium, affermava: "Mentre Cristo, «santo, innocente, senza macchia» (Eb 7,26), non conobbe il peccato (2Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento" (PF 6).

Sostenuti dagli orientamenti contenuti nell’esortazione apostolica Verbum Domini, abbiamo la certezza di dover continuare a camminare sulla via della missione per come la Chiesa insegna, per la creazione di una pastorale estroversa, dando sempre centralità alla Parola del Signore che rimane in eterno e questa è la Parola del Vangelo che vi è stata annunziata (1Pt 1,25).

In questi anni abbiamo maturato la comprensione della preziosità dell’Apostolato Biblico, da proporre come pastorale ordinaria

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attraverso l’articolazione dei Centri di Ascolto della Parola, che, più volte è stato proposto per la sua preziosità come strumento ordinario di evangelizzazione, anche se tutt’oggi stenta ancora a diventare via ordinaria di formazione per la crescita della Chiesa nella dinamica missionaria. Certamente tutti siamo coscienti della sua preziosità, sperimentata

anche attraverso le missioni popolari, la missione giovani coordinata dai Padri Oblati, i centri parrocchiali della Parola di Dio, e non ultimi la sequenza dei convegni biblici. Il Santo Padre ci incoraggia a: Ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele e del Pane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli (DF 3).

Scelte prioritarie per Educare alla vita buona del Vangelo

Fra le scelte prioritarie sono riportate: L’iniziazione cristiana, Percorsi di vita buona e Alcuni luoghi significativi. Come già aveva sperimentato l’evangelista Giovanni, occorre essere attenti ai linguaggi ed alla mediazione culturale, per far diventare l’annuncio della fede anzitutto comprensibile, non dimenticando la necessità della testimonianza personale e comunitaria e l’urgenza di tenere alto il livello della proposta cristiana mediante una speranza credibile.

La speranza si comunica anche con i media; nelle parrocchie e nella diocesi ci sono tanti segni positivi, che vanno dal crescente numero di pubblicazioni a livello parrocchiale e diocesano, al sempre più diffuso uso dei moderni strumenti come internet e la valorizzazione in chiave pastorale dei Social Network. Ne sono un esempio il sito diocesano, attualmente in riqualificazione; i molti siti parrocchiali e quelli di associazioni e movimenti cattolici, che arricchiscono di giorno in giorno il web. Il cristiano assume sempre più la responsabilità di portare nella società lo spirito del Vangelo: lo fa sempre con maggiore impegno e con la consapevolezza che il mondo ha bisogno di autentici missionari mediatici, testimoni, e maestri, che sappiano essere veri discepoli di Gesù "speranza del mondo".

Occorre continuare a operare nella catechesi secondo gli itinerari di Catechesi per l’Iniziazione Cristiana in chiave catecumenale, per come sono stati codificati dall’Ufficio Catechistico della nostra diocesi. E’ un modo nuovo, adeguato alla sensibilità del nostro tempo di annunciare Cristo ai fanciulli e ai ragazzi, coinvolgendo attivamente le famiglie, primi responsabili della trasmissione della fede. Con insistenza la Chiesa italiana sta incoraggiando a vivere in modo rinnovato l’Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e dei Ragazzi già battezzati, da proporre in chiave catecumenale, utilizzando i sussidi di mediazione

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della CEI, e vivendo la proposta sacramentale secondo la scansione delle tappe:

- Riscoperta del Battesimo e Consegna della Bibbia;

- Prima partecipazione all’Eucaristia;

- La Confermazione e la Mistagogia.

Il contenuto è quello tradizionale, ma il metodo è nuovo, la novità è proprio nella comprensione dei segni proposti nelle tappe che si accompagnano all’Iniziazione e che non sempre sono presentati nei sussidi catechistici. Occorre far vivere l’Iniziazione Cristiana con coscienza più matura. Per far questo siamo chiamati ad operare, pazientemente con prudenza, per una definizione unitaria del metodo.

Questo esige una rilettura dell’impostazione catechistica della nostra diocesi, nella quale la figura dei genitori non è sempre contemplata come supporto necessario alla formazione. Così come è importante che l’iniziazione sia vissuta nel suo sviluppo, anche in riferimento al tempo liturgico in cui è articolata.

Inoltre per quanto concerne gli adulti una particolare attenzione viene sollecitata per la riscoperta della vita cristiana attraverso veri Cammini Catecumenali, sulla scia delle note pastorali della CEI e valorizzando come testo base di riferimento il Catechismo della Chiesa Cattolica. A questi itinerari debbono essere orientati gli adulti che chiedono di ricevere i sacramenti, ma anche coloro che si formano per offrire una testimonianza di fede nel ruolo di Padrini al Sacramento del Battesimo e della Confermazione.

Obbiettivi di una pastorale che incarna l’oggi della Chiesa

E’ importante che sia data maggiore centralità, nella pastorale parrocchiale, alla persona nelle sue sensibilità a riguardo del rinnovamento dell’azione ecclesiale alla formazione di laici, per come sono emerse negli ambiti del Convegno Ecclesiale di Verona (2006): Affettività, Lavoro e Festa, Fragilità, Tradizione, Cittadinanza. Per conseguire questo obbiettivo occorre avviare la formazione avendo sempre presente un ambito pastorale di riferimento, questo esige osservare e raccogliere le impressioni sul valore e le proposte sui percorsi di vita buona. Questi principi, si possono riassumere nell’esigenza sempre impellente di valorizzare il laicato nell’impegno della evangelizzazione, incoraggiando i battezzati a coinvolgersi maggiormente, per le proprie competenze e carismi, nell’impegno pastorale. Viene sottolineato con vigore l’importanza di pianificare la

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vita pastorale ordinaria della parrocchia nella sinergie delle Alleanze Educative con le altre agenzie formative presenti nel territorio, le palestre, le varie scuole formative alle tante discipline che coinvolgono quasi a tempo pieno i ragazzi e i giovani.

Il Progetto Culturale portato avanti nella diversità dei modi dalla Chiesa, si sviluppa anche attraverso una maggiore conoscenza, da parte dei battezzati, del significato della presenza cristiana nella storia. Questo dialogo interculturale è da perseguire, operando attraverso una valorizzazione organica e sistematica dei mezzi di comunicazione sociale, animando attività culturali nelle comunità e restituendo alle parrocchie un ruolo che gli è proprio, quello di essere depositarie della memoria storica e artistica del territorio.

Si chiede di essere attenti e per quanto è possibile di attivare, per come incoraggia il Santo Padre, il Cortile dei Gentili rivolto, nella dinamica del confronto culturale, al dialogo con coloro che, anche se non credenti, contribuiscono, con il loro impegno, alla costruzione della società. Uno dei temi dominanti il magistero del Santo Padre, è il valore della cultura, da comprendere come via ordinaria per la comprensione della Verità che rende libero l’uomo e come via privilegiata del dialogo con il mondo esterno.

L’importanza della Chiesa in relazione al territorio, nella dinamica della valorizzazione delle Foranie, si conseguirà valorizzando meglio le Scuole di Formazione Teologiche per la trasmissione della fede, non tanto e solo a livello intraecclesiale, quanto e soprattutto ad extra. La Formazione Teologica è il presupposto per un vero impegno "politico", inteso come servizio ed esercizio della carità verso la società degli uomini, vissuto nella prospettiva della promozione del bene comune.

2012 - La Famiglia

La sequenza degli ambiti, per come sono proposti dagli orientamenti pastorali, ancora una volta pongono al centro dell’attenzione pastorale: la Famiglia. La centralità di Cristo da proporre, in chiave educativa nella diversità delle situazioni, ci porta a valorizzare in modo ineludibile il protagonismo della famiglia: "Chiesa domestica, ambiente educativo e di trasmissione della fede … da sostenere attraverso la creazione di nuove forme ministeriali tese ad ascoltare, accompagnare e sostenere una realtà dalla quale molto dipende il futuro della Chiesa e della stessa società" (CVMC n. 52). Tale protagonismo, qualora se ne avvertisse l’esigenza, viene ribadito e sottolineato negli Orientamenti Educare alla vita buona del Vangelo, dove tra le altre cose viene sottolineato che … nell’orizzonte della Comunità Cristiana, la famiglia è la prima ed indispensabile comunità

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educante alla vita della fede. Tale compito spetta prima di tutto ai genitori ed è un dovere essenziale, originale, primario, insostituibile e inalienabile. (EVBV n.8).

Nella nostra diocesi un lavoro interessante e stabile è svolto per la formazione delle coppie e la pastorale della famiglia. Queste iniziative hanno donato alla Diocesi ed alle Unità Pastorali Coppie Animatrici da poter valorizzare, soprattutto in riferimento agli itinerari di formazione al matrimonio. Inoltre, questo ambito della pastorale, si arricchisce costantemente della esperienza dei campi scuola, dei ritiri, degli itinerari formativi per i fidanzati e negli incontri per i giovani innamorati.

Merita una particolare attenzione il cammino formativo che ogni Forania ha avviato attraverso gli itinerari di formazione per i fidanzati, ormai partecipati e accettati, oseremmo dire attesi, da tutti i giovani che intendono contrarre matrimonio cattolico. Questo deve farci riflettere, sulla disponibilità delle nostre comunità ad accettare quanto la Chiesa chiede loro per il bene della vita familiare, la Chiesa domestica.

Tutte queste esperienze, portate avanti a livello diocesano, parrocchiale e nelle Unità Pastorali, hanno generato una buona disponibilità alla formazione, alla preghiera comunitaria e familiare. Nel sottolineare la necessità di un sempre maggiore coinvolgimento della comunità ecclesiale, sul piano di presenza testimoniale del grande lavoro formativo che si va svolgendo, si sottolinea la volontà di aprire il Consultorio Familiare diocesano, orientato a sostenere ed aiutare nel discernimento tutte le situazioni di difficoltà relazionale che le famiglie si trovano a dover vivere nel nostro tempo.

Inoltre l’Ufficio per la pastorale familiare incoraggia alla sensibilizzazione per la partecipazione al convegno internazionale della famiglia che si celebrerà quest’anno a Milano. Si chiede che durante il tempo della Quaresima o della Pasqua siano vissute nelle Foranie le Settimana della Famiglia per evangelizzare e incoraggiare alla comprensione unitaria dei problemi che si accompagnano alla vita della Chiesa domestica, ma anche per incoraggiare a una maggiore comprensione della preziosità della vita cristiana all’interno della famiglia. In riferimento a queste iniziative foraniali, l’Ufficio diocesano ha preparato il materiale messo a disposizione dal comitato nazionale del You Family, che si terrà a Milano dal 30 Maggio al 3 Giugno 2012 sul tema: "La Famiglia: il Lavoro e la Festa".

2013 - L’Anno della Fede e la vita di Comunità

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Il Santo padre con il Motu Proprio Porta Fidei chiede, alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, di vivere questo anno alla ricoperta della fede, affidando espressamente determinati e diversificati impegni, alle Diocesi e alle Parrocchie.

Per le Diocesi si chiede di celebrarne l’apertura e la chiusura in modo solenne, programmare una giornata dedicata al Catechismo della Chiesa Cattolica, eventuale lettera pastorale a sostegno e orientamento delle iniziative di sensibilizzazione. Con i catechisti viene chiesto di vivere la formazione sul Vaticano II e sul Catechismo della Chiesa Cattolica, lo stesso viene chiesto per la formazione del Clero e la Vita Consacrata, si chiede inoltre di coinvolgere il mondo della cultura e della scuola sullo stile del Cortile dei Gentili, in un dialogo aperto al rispetto reciproco e orientato alla valorizzazione dei valori comuni. Come momento conclusivo viene chiesto di animare una celebrazione pubblica per la riconsegna del Credo.

Alle Parrocchie viene chiesto di orientare tutta la programmazione dell’anno alla conoscenza e a alla comprensione del documento Porta Fidei. Si chiede un rinnovato impegno per la diffusione del Catechismo, anche attraverso la creazione di sussidi adattati alle diverse situazioni della vita familiare. Si auspica anche la realizzazione di missioni popolari e un rinnovato impegno nell’evangelizzazione delle comunità cristiane. Si chiede anche di creare gruppi di fedeli disponibili ad approfondire i documenti conciliari e il Catechismo della Chiesa Cattolica.

La corresponsabilità dei laici è una delle grandi eredità dell’insegnamento conciliare. Questo si deve realizzare sia attraverso la formazione teologica e spirituale orientata alla crescita di cristiani adulti nella fede, sia restituendo maggiore protagonismo agli Organismi di Partecipazione laicale nelle Parrocchie. Presentati e sottolineati come fondamentali negli Orientamenti pastorali Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia e nella nota pastorale Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia, dove di sottolinea che "forme specifiche di corresponsabilità nella parrocchia sono quelle che si configurano negli organismi di partecipazione, specialmente i CPP. La loro identità di luogo deputato al discernimento comunitario manifesta la natura della Chiesa come comunione. Il documento concludeva asserendo che: "altrettanto importante è il regolare funzionamento del Consiglio per gli Affari Economici. Il coinvolgimento dei fedeli negli aspetti economici della vita della parrocchia è un segno concreto di appartenenza ecclesiale …" (n.12)

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Questo principio di corresponsabilità è già stato ripreso efatto proprio dal Sinodo diocesano (Atti 96 14.1.1a -1.b): "In ogni parrocchia venga costituito il Consiglio Pastorale, che è presieduto dal parroco e nel quale i fedeli, insieme con color che partecipano alla cura pastorale della parrocchia in forza del proprio ufficio, prestano il loro aiuto nel promuovere l’attività pastorale. Inoltre, quasi anticipando il coordinamento delle Unità Pastorali si aggiungeva: per poter operare in ambiti più vasti dei ristretti confini parrocchiali è bene che siano costituiti i Consigli pastorali interparrocchiali (oggi di Unità Pastorale) allo scopo di studiare ed elaborare un indirizzo unitario di pastorale in consonanza con il piano annuale diocesano.

E’ sempre il Sinodo diocesano che continua in questo modo: il Parroco deve promuovere l’attività del CPP come espressione concreta della corresponsabilità dei battezzati … in tali Consigli sia coinvolto il Popolo di Dio in ogni sua componente sia nella elezione che nella partecipazione … ad ogni componente siano assegnati compiti specifici dei settori pastorali. Possiamo affermare che nella nostra diocesi la situazione della presenza di questi organismi risulta essere abbastanza positiva. Sia in riferimento ai Consigli Pastorali sia per quanto concerne il lavoro dei Consigli per gli Affari Economici.

Cambiare esige sempre un ripensare, ed è per quello che il Signore oggi sollecita, la nostra disponibilità a rileggerci in modo nuovo alla Sua sequela e al servizio della nostra Chiesa diocesana per Educare alla vita buona del Vangelo.

Ci affidiamo alla Vergine Immacolata

Continuiamo il nostro lavoro di Presbiteri, attorno al nostro Vescovo, per la costruzione della vita di comunione all’interno della comunità diocesana, in una disponibilità sincera a camminare insieme, corrispondendo pienamente alla nostra vocazione di Presbiteri che vivono al servizio del Regno di Dio, avendo la certezza di cogliere, nel servizio alla Chiesa, il modo più bello di vivere il nostro ministero sacerdotale.

Ancora una volta sentiamo perciò l’esigenza, per come ci incoraggiano i nostri Vescovi, di affidare l’impegno pastorale all’intercessione della Vergine Santa, lo facciamo per come ci viene indicato a conclusione degli Orientamenti Pastorali:

Ci poniamo sotto lo sguardo della Madre di Dio, perché ci guidi nel cammino dell’educazione.

 

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Maria, Vergine del silenzio,

non permettere che davanti alle sfide di questo tempo

la nostra esistenza sia soffocata dalla rassegnazione o dall’impotenza.

Aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto,

grembo nel quale la parola diventa feconda

e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio.

 

Maria, Donna premurosa,

destaci dall’indifferenza che ci rende stranieri a noi stessi.

Donaci la passione che ci educa a cogliere il mistero dell’altro

e ci pone a servizio della sua crescita.

Liberaci dall’attivismo sterile,

perché il nostro agire scaturisca da Cristo, unico Maestro.

 

Maria, Madre dolorosa,

che dopo aver conosciuto l’infinita umiltà di Dio

nel Bambino di Betlemme,

hai provato il dolore straziante di stringerne

tra le braccia il corpo martoriato,

insegnaci a non disertare i luoghi del dolore;

rendici capaci di attendere con speranza quell’aurora pasquale

che asciuga le lacrime di chi è nella prova.

 

Maria, Amante della vita,

Page 29: 2… · Web viewIl Progetto Culturale portato avanti nella diversità dei modi dalla Chiesa, si sviluppa anche attraverso una maggiore conoscenza, da parte dei battezzati, del significato

preserva le nuove generazioni

dalla tristezza e dal disimpegno.

Rendile per tutti noi sentinelle

di quella vita che inizia il giorno in cui ci si apre,

ci si fida e ci si dona.