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SCIENZA DELLE FINANZE Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche Corso di Economia aziendale Prof. MICHELE SABATINO

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SCIENZA DELLE FINANZEFacoltà di Scienze Economiche e Giuridiche

Corso di Economia aziendale

Prof. MICHELE SABATINO

1

Didattica

Programma• Gli strumenti dell’analisi normativa• I beni pubblici• Le esternalità• La teoria delle scelte collettive• La governance europea e il Bilancio dello Stato• La spesa sanitaria • Gli interventi di sostegno al reddito e in caso di

disoccupazione• La spesa previdenziale• L’analisi costi benefici• Analisi delle imposte – Sistema tributario italiano

2

Didattica (2)

Informazioni didattiche

L’esame di scienza delle finanze consiste in un colloquio orale altermine del corso. E’ prevista una prova scritta di politica economicasuperata la quale sarà possibile procedere alla prova orale diScienza delle finanze.

Propedeuticità:

Istituzioni di micro e macroeconomia – Economia politica

Contatti: [email protected]

3

Testi

Testo obbligatorio:

HARVEY S. ROSEN, TED GAYER “Scienza delle finanze”, 4° Edizione, McGraw-Hill, 2010 (cap.3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 e 17)

Dispense (1) Analisi costi-benefici (2) Politiche di privatizzazioni (3) altre dispense di approfondimento on-line

Definizione

La scienza delle finanze è la branca della scienzaeconomica che studia gli interventi pubblici (quindirealizzati da soggetti come lo Stato, il governo, lapubblica amministrazione) nell'allocazione dellerisorse e redistribuzione delle ricchezze, e più ingenerale nelle scelte economiche, attraverso ilsistema fiscale e la politica fiscale.

Analizza quindi i rapporti tra le entrate fiscali chealimentano il gettito fiscale e gli effetti distorsivi ed'incidenza che esse provocano sul mercato.

La scienza delle finanze rappresenta il lato analitico(dal punto di vista microeconomico) della finanzapubblica.

Definizione

Si suole suddividere la scienza delle finanze nei seguenti ambiti:

l‘Economia del benessere, che si occupa delle scelte pubbliche edegli obiettivi di efficienza allocativa e di redistribuzione cheorientano tali scelte;

lo studio degli aspetti formali (Bilancio dello Stato) che tuttaviaformano ormai oggetto di approfondimento in altre discipline);

la teoria economica dell‘imposizione fiscale con la disamina dei finifiscali ed extrafiscali perseguiti con i tributi e degli effetti che essigenerano sulle scelte dei contribuenti;

l'analisi dei principali settori di spesa pubblica (pensioni, sanità,istruzione) che connotano l'attività della pubblica amministrazione;

cenni sull‘autonomia finanziaria degli enti locali e sul funzionamentodel sistema tributario, nei suoi aspetti tecnico-operativi.

Gli strumenti dell’analisi normativa

Il quadro di riferimento per analizzare gli effettidell’intervento pubblico è l’Economia delBenessere.

Per valutare gli interventi pubblici, ovvero, per: Esprimere giudizi circa l’efficienza allocativa; Esprimere giudizi circa la desiderabilità sociale

di una politica redistributiva.

In questo senso occorre definire il concetto di “Bene della società” ovvero di “ottimo sociale”.

Economia del Benessere

L’economia del benessere cerca di definire laconfigurazione dell’ottimo sociale e cioè laquantità di beni da offrire e la lorodistribuzione che assicuri il massimo dibenessere collettivo.

L’economia del benessere è la branca dellateoria economica che si occupa di stabilire ladesiderabilità sociale di allocazionieconomiche alternative.

Economia del Benessere

Si basa su criteri di:- Efficienza allocativa- Equità distributiva

- Per ottenere maggiore equità è necessario rinunciare ad una certa dose di efficienza

Economia del Benessere

Il criterio usato dall’economia del benessere perdefinire l’efficienza allocativa è quello di Pareto.

Un’allocazione delle risorse è efficiente se non èpossibile alcuna allocazione alternativa che accresca ilbenessere di un individuo senza diminuire quello di unaltro.

Un miglioramento paretiano consiste in unariallocazione delle risorse che migliora il benessere diun individuo senza peggiorare quello di un altro.

UNA ALLOCAZIONE EFFICIENTE GARANTISCE L’OTTIMO SIA NELLA PRODUZIONE CHE NELLO

SCAMBIO

Scatola di Edgeworth

L’ottimo paretiano può essere spiegato attraverso la c.d. scatola diEdgeworth.

La scatola è una rappresentazione grafica cartesiana sulla qualevengono misurate le quantità di due prodotti (ad esempio cibo eabbigliamento) rapportati a due consumatori. È quindi undiagramma utile per mostrare tutte le possibili allocazioni tra dueconsumatori delle quantità disponibili di due beni.

All’interno della scatola degli scambi di Edgeworth vengono altresìrappresentate le curve di indifferenza dei due consumatori relativea differenti combinazioni dei due beni. In questo caso intersecandole curve troviamo una "lente" dove sono contenuti tutte lecombinazioni accettabili per entrambe le parti, cioè le allocazioniche costituiscono dei "miglioramenti paretiani" rispettoall'allocazione di partenza.

Scatola di Edgeworth

Scatola di Edgeworth

La scatola di Edgeworth premette inoltre di visualizzarel'insieme delle allocazioni Pareto-efficienti. Il luogo in cui sisituano tutti i punti Pareto-efficienti viene definito Curva deicontratti.

Saggio Marginale di Sostituzione

Il valore assoluto della pendenza della curva diindifferenza indica il rapporto al quale l’individuo èdisposto a scambiare un bene per una quantitàaggiuntiva dell’altro, ed è detto Saggio marginale disostituzione (Marginal Rate of Substitution, MRS).

SMSy/x = ∆Y/ ∆X

Nel punto di tangenza tra le due curva di A e B

SMSa = SMSb

L’eguaglianza tra i due SMS realizza l’efficienza paretiana

L’efficienza nella produzione Finora abbiamo ipotizzato che le quantità di beni disponibili

fossero fisse. Vediamo adesso cosa può accedere quando gliinput produttivi possono essere spostati dalla produzione di unbene a quella di un altro bene, in modo che le quantità dei duebeni sia modificabili (la frontiera della possibilità produttive).

Analogamente alla situazione dello scambio se voglio aumentarela produzione di una quantità di un bene devo sottrarre input allaquantità dell’altro bene. Il rapporto tra le quantità di input di unbene e le quantità di input dell’altro bene è detto SaggioMarginale di trasformazione (Marginal Rate of Trasformation –SMT).

SMT1 = SMT2

Il saggio marginale di trasformazione tra due beni per l’impresa 1 e uguale a quello dell’impresa 2

L’efficienza nella produzione

L’allocazione dei fattori produttivi è Pareto-efficiente se non è possibile, riallocando i fattori(input), aumentare la produzione di un benesenza diminuire quella di un altro bene.

Le allocazioni ottimali dei fattori produttivi perla produzione di N beni sono infinite erappresentabili con una curva denominataFrontiera delle possibilità produttive.

L’efficienza nella produzione

Per aumentare la produzione del bene X è necessario sottrarre input allaproduzione del bene Y.

WY / XZ = Saggio Marginale di Trasformazione (pendenza della frontiera delle p.p)

L’efficienza nella produzione

Il SMT può essere espresso anche in termini di Costo Marginale (Marginal Cost – MC) – il costo aggiuntivo di produzione di una o più unità di output.

WY / XZ = Saggio Marginale di Trasformazione = MCy/MCx

Fino a che punto è possibile trasformare quantità di X in quantità di Y?

Fino al punto in cui i consumatori sono disposti a sostituire consumo di X con quello di Y

Condizione necessaria di efficienza Paretiana

E’ quindi impossibile ottenere un miglioramentoparetiano quando

SMT = SMSa = SMSb

Ovvero quando le pendenze delle curve di indifferenza (di A e B) sono uguali alla pendenza

della Frontiere delle possibilità…e di conseguenza quando…

MCy/MCx = SMSa = SMSb

Il primo teorema dell’economia del benessere

Quale forma di mercato assicura le condizioni diefficienza paretiana?

Il 1° teorema dell’economia del benessere afferma:

L’allocazione delle risorse è pareto-efficiente incorrispondenza del punto di equilibrio di un mercatodi concorrenza perfetta ove:

1. Esiste un mercato per tutti i beni

2. Consumatori e produttori sono price takers

L’equilibrio di concorrenza perfettae l’efficienza paretiana

In concorrenza perfetta la massimizzazione del profitto comporta che:

Prezzo = COSTO MARG Dati 2 consumatori (A e B) e 2 beni (x,y)

Px = CMarg x e Py = CMarg y

COSTO MARGy / COSTO MARGx = Py / Px

Poiché:COSTO MARGy / COSTO MARGx = Py / Px =>

SMTy,x

L’equilibrio di concorrenza perfettae l’efficienza paretiana

Secondo i criteri di efficienza paretiana:

SMTy,x = SMSAy,x = SMSBy,x => Py / Px

Poiché in concorrenza perfetta i prezzi sono dati vieneassicurata la condizione di efficienza paretiana

I SMSA,By,x sono uguali al rapporto fra i prezzi

Il SMT è uguale al rapporto fra i prezzi

Il rapporto fra i costi marg e uguale al rapporto fra iprezzi

L'efficienza nel mercato di concorrenza perfetta dal lato del consumatore

Il beneficio marginale è decrescente ecoincide con la curva di domandaindividuale

N.B. Ogni punto della curva rappresenta una configurazione diottimo per il consumatore

L'efficienza nel mercato di concorrenza perfetta dal lato del produttore

Il costo marginale è crescente

N.B. Il costo marginale rappresenta la curva di offerta dellasingola impresa

In equilibrio

L’efficienza richiede che:Beneficio marg = Costo marg

Beneficio marg = curva di domanda

Costo marg = curva di offerta

Ciò avviene in corrispondenza del punto di equilibrio di unmercato concorrenziale

Il secondo teoremadell’economia del benessere

Se i mercati concorrenziali funzionano adeguatamente e allocano le risorsein maniera efficiente qual è il ruolo dello Stato? Qualsiasi interventosembrerebbe inutile e superfluo e lo Stato dovrebbe solo occuparsi delladifesa e sicurezza, della giustizia e del diritto di proprietà e concorrenza.

Tuttavia un'allocazione pareto-efficiente può non essere ritenuta lamigliore dalla collettività. La collettività può preferire una distribuzione piùequa. L'efficienza paretiana non “ordina” le preferenze e non è compatibilecon giudizi di valore.

La curva dei contratti stabilisce implicitamente una relazione tra lamassima utilità di un consumatore rispetto all’altro consumatore. Seriportiamo su un riferimento cartesiano le combinazioni di UA e UBindividuate lungo la curva dei contratti, otteniamo una curva come quellariportata nel grafico successivo, che prende il nome di curva o frontieradelle utilità possibili. Le combinazioni individuata lungo la frontiera o al disotto di questa sono raggiungibili per la collettività; tutti quelli al di sopra nonlo sono.

Frontiera delle utilità possibili

La UU’ indica la massima U di A data l’U di B

Tutti i punti della UU’ sono pareto-efficienti eindicano l’utilità massima di un individuo datoil livello di utilità di un’altra persona.

Utilità del consumatore B

Utilità del consumatore A

Frontiera delle utilità possibili

L’equilibrio competitivogarantisce che il sistema sicollocherà lungo lafrontiera delle utilitàpossibili, e nessun ulterioremiglioramento paretianosarà possibile. Allo stessotempo, però, bisognanotare che le combinazionik, w e z sono tutte Paretoottimali, ma da un punto divista dell’Equità nonpossono essere certoritenute equivalenti.

L’equilibrio competitivo, infatti, garantisce unaconfigurazione efficiente del sistema economico non unaconfigurazione equa.

Le curve diindifferenza sociale

Tutti i punti sulla frontiera delle possibili utilità rappresentanodistribuzioni diverse delle risorse. Si può dimostrare che redistribuendo iredditi iniziali dei due consumatori è possibile raggiungere un qualsiasipunto della frontiera delle utilità possibili. Qual’è l’allocazionemigliore?

Per rispondere a questa domanda si postula l’esistenza di una funzionedi benessere sociale (welfare,W). Si tratta di una rappresentazionedelle preferenze della società basata sulla distribuzione delle utilità tradue o più consumatori.

W = F ( UA, UB ...) crescente al crescere del benessere degli individui.

Dalla funzione di benessere sociale si ricava una mappa di curve diindifferenza sociale che rappresentano le alternative allocazioni di utilitàindividuali.

Le curve diindifferenza sociale

Le curve IS indicano lecombinazioni di utilitàindividuali che la collettivitàritiene essere equivalentetra di loro. Le curve ISdicono quindi che se l’UAdiminuisce, deve crescerel’UB per mantenereinvariato w (benesseresociale). Più ci si allontanadall’origine più aumenta ilBenessere sociale.

Il punto h è pareto-efficiente ma meno desiderabile di z

La collettività può preferire una distribuzione più equa anche se non efficiente. Il punto z è sia efficiente che equo.

h

In conclusione

Quando il sistema economico determina una allocazione pareto-efficiente può essere necessario l’intervento dello Stato per ottenereuna distribuzione più “equa” delle risorse e socialmente piùsostenibile. Ma lo Stato deve intervenire direttamente sulfunzionamento del Mercato?

Secondo il 2° Teorema dell’economia del benessere lo Stato puòintervenire….

Modificando le dotazioni iniziali (imposte o sussidi in forma fissa - lum-sum tax) e lasciando poi operare il mercato, un’economia diconcorrenza perfetta raggiunge sempre una allocazione pareto-efficiente (un punto della UU’). Lo Stato quindi non deve intervenire o,altrimenti, senza modificare il comportamento di consumatori eproduttori, con interventi iniziali e a somma fissa.

Se lo Stato ridistribuisce equamente il reddito, il mercatoautonomamente realizza un’allocazione efficiente. Si tratta tuttavia diprescrizioni solo teoriche.

I limiti dell’economia del benessere

In generale gli effetti delle imposte e sussidi suicomportamenti individuali, infatti, modificano lafrontiera delle utilità possibili. L’intervento pubblicopotrebbe modificare la stessa forma dellafrontiera.

La presenza di imposte e sussidi in forma fissa(lump-sum) potrebbe essere l’unica soluzione pernon modificare i comportamenti individuali.Tuttavia risulta difficile se non impossibile

In conclusione

“Le economie di mercato sono macchine straordinariamente efficienti nella

produzione della ricchezza, ma assai poco capaci di distribuirla equamente tra coloro che hanno preso parte al processo della

sua creazione.”

I limiti dell’economia del benessere

Visione individualistica che mette al centro le utilità degli individui e la loro massimizzazione;

Problema dell’aggregazione e rivelazione delle preferenze degli individui;

Controversa accettazione del principio dell’ottimo paretiano; Un miglioramento paretiano è escluso ogni volta che una

riallocazione delle risorse implichi qualunque effetto redistributivo; Esistenza di c.d. Beni meritori (Beni che vengono offerti dallo

Stato indipendentemente dalla richiesta dei consumatori) – es. la cultura;

I criteri dell’efficienza paretiana hanno una validità teorica- Presuppongono un mercato “ideale” di concorrenza perfetta- Presuppongono interventi dello Stato “non distorsivi” (imposte che non modifichino i prezzi e l’eguaglianza con i costi marginali).

I fallimenti del mercato

L’equilibrio competitivo, oltre a generare unadistribuzione non equa, potrebbe anchecondurre ad una configurazione del sistemaeconomico Pareto sub-ottimale.

In altri termini il primo teorema fondamentalepotrebbe, in certe situazioni, non realizzarsi.

In questi casi parliamo di Fallimenti delMercato.

I fallimenti del mercato

Ma quali sono i casi in cui il mercato fallisce?

E quanto sono frequenti?

I principali casi di fallimento del mercato si verificano in presenza di: POTERE DI MERCATO

• Strutture di mercato mono-oligopolistiche

• Disequilibri macroeconomici (disoccupazione, inflazione, ect.)

ASSENZA DI MERCATO• Beni Pubblici

• Esternalità

• Asimmetria informativa

fallimenti del mercato

Non è quindi scontato che un’allocazioneefficiente del sistema economico sia di persé socialmente desiderabile dovendoaltresì tenere conto dell’equità. Inoltrespesso i sistemi economici non soddisfanole condizioni di concorrenza perfetta in tuttii mercati. E’ auspicabile, quindi, permigliorare l’efficienza del sistema,l’intervento dello Stato.

Appendice

Il surplus del consumatore e del

produttore

Il surplus del consumatore e del produttore

La riallocazione delle risorse (ad es. da parte delloStato) influisce sul benessere degli individui. Spesso ènecessario conoscere non solo se influisce ma diquanto influisce sulla condizione degli individui.

Il benessere dei partecipanti al mercato può essere misurato attraverso il concetto di surplus (o rendita):

il surplus del consumatore misura il benessere dal punto di vista dei compratori;

il surplus del produttore misura il benessere dal punto di vista dei venditori.

In entrambe sono misure monetarie del benessere,per cui grazie ad esse il benessere può esserecalcolato in €, $, £, e così via.

Il surplus del consumatore e del produttore

La disponibilità a pagare è il prezzo massimo che un compratore è disposto a pagare per un certo bene.

Misura il valore effettivo del bene in questione per quel compratore.

Tale disponibilità è determinata dai benefici che il consumatore si aspetta di ricevere da quel bene.

Il surplus del consumatore

Come è noto, la curva di domanda indica lediverse quantità che il consumatore vorrebbe epotrebbe acquistare ai diversi prezzi; quindirappresenta proprio le diverse disponibilità apagare del consumatore.

Il surplus del consumatore è dato dalla sommache un consumatore sarebbe disposto a pagareper un certo bene meno la somma che eglieffettivamente paga per quel bene.

E’ una misura del beneficio che il consumatorericava dal partecipare al mercato.

Il surplus del consumatore

Il surplus del consumatore è misurato dall’areacompresa tra la curva di domanda e la rettaorizzontale del prezzo di mercato.

Il surplus del consumatore

Il surplus del consumatore cresce al ridursi del prezzo di mercato, e viceversa.

Il costo opportunità del produttore

Com’è noto, la curva di offerta indica lediverse quantità che il produttore vuole e puòoffrire sul mercato ai diversi prezzi.

La si può quindi considerare come unaraffigurazione del costo per il produttore, nelsenso del costo-opportunità che egli subisceper offrire al mercato le diverse quantità di unbene.

Ogni decisione di produzione ed offertacomporta infatti la rinuncia ad un’alternativa.

La disponibilità a vendere

Il costo opportunità del venditore misura la suadisponibilità a vendere: esso indica infatti il prezzo piùbasso che il venditore è disposto ad accettare peroffrire sul mercato una certa unità del bene, cioè unprezzo almeno sufficiente a compensarlo del costosopportato per produrla.

In caso di curva di offerta crescente, il costo-opportunità marginale (cioè il costo dell’ultima unitàprodotta) aumenta al crescere dell’offerta.

Quindi la disponibilità a vendere via via diminuisce (ilvenditore richiede un prezzo via via più alto) alcrescere della quantità offerta.

Il surplus del produttore

Il surplus del produttore misura il beneficio totale che ilproduttore riceve dal partecipare al mercato.

Esso è dato dalla differenza tra la somma totale incassatadal produttore ed il costo di produzione.

Il surplus del produttore è misurato dall’area compresa trala linea orizzontale del prezzo di mercato e la curva diofferta.

Il surplus del produttore cresce al crescere del prezzo dimercato, e viceversa.

Il surplus del produttore

Il surplus del produttore

Analisi costi-benefici

Il benessere sociale è dato dalla somma delsurplus del consumatore e del surplus delproduttore, cioè dal surplus totale.

Pertanto, i concetti di surplus del consumatore esurplus del produttore possono essere impiegatiper calcolare i benefici e i costi sociali associati avarie scelte di politica economica.

Esempio: l’effetto dell’imposizione di un prezzomassimo.

Motivazioni dell’intervento dello Stato e i fini della politica economica

Motivazioni dell’intervento dello Stato e i fini della politica economica

Secondo la tripartizione di Musgrave si ritiene che la politicaeconomica abbia tre finalità principali:

1. Allocare più efficacemente le risorse;2. Stabilizzare il sistema macroeconomico;3. Ridistribuire il reddito e la ricchezza.

Le politiche economiche che possono essere realizzate perraggiungere queste finalità sono:

1. Politiche strutturali microeconomiche o dell’offerta2. Politiche di stabilizzazione di breve periodo macroeconomiche e

di controllo della domanda aggregata;3. Politiche redistributive volte a modificare la distribuzione della

ricchezza e del reddito.

I fini della politica economica

Le politiche microeconomiche e strutturali mirano ad obiettivi diefficienza in aree specifiche: politiche regionali, politiche industrialied hanno effetti sul fronte dell’Offerta aggregata AS. Sono volte afar diminuire la disoccupazione frizionale e strutturale, accrescere ilprodotto potenziale e il tasso di crescita del prodotto.

Le politiche di stabilizzazione agiscono sulla domanda aggregatae mirano a stabilizzare il livello di prodotto a livello di pieno impiegoa quindi sono politiche anticicliche di contrasto di situazioni direcessione. Anche la stabilità dei prezzi è un obiettivo distabilizzazione. Le principali politiche di stabilizzazione sono lapolitica fiscale attraverso variazioni di G e T o la politica monetariaossia la stabilità del livello dei prezzi P o del tasso di cambio.

I fini della politica economica

Le politiche redistributive perseguono l’equità e la giustizia.In tal senso sono giustificate dall’estensione e distruzione delleopportunità (di istruzione, di lavoro, di reddito) aumentando ilgrado di mobilità sociale.

Infine malgrado la politica fiscale sia una politica distabilizzazione in verità svolge anche una funzione allocativaagendo sul lato dell’offerta e quindi di produzione potenziale oagendo sull’accumulazione di capitale. Svolge anche unafunzione di redistribuzione attraverso tassazioni e trasferimentia famiglie e imprese.

Le politiche strutturali

Le politiche strutturali modifica le fondamenta dellestruttura economica (politica industriale, politicheper l’innovazione e la ricerca, azioni perl’innalzamento delle produttività, a favore del lavoroma anche politiche infrastrutturali e regionali,energetiche e ambientali). Tutte politiche cheorientano e spostano l’offerta aggregata AS. Tuttiinterventi volti a recuperare i “fallimenti delmercato”. Vediamole in particolare quali sono leprincipali politiche strutturali:

Le politiche strutturali

Politiche che fissano il quadro economico-istituzionale e ilfunzionamento del mercato (libera concorrenza, dirittosocietario, antitrust, ect.);

Politiche di incentivazione o disincentivazione dell’iniziativaprivata. Incentivi monetari (sussidi, agevolazioni fiscali ecreditizie), reali (commesse pubbliche, sostegno all’export); nonreali indirette (R&S, formazione , trasporti, comunicazione, ICT,servizi avanzati);

Politiche di regolamentazione dell’iniziativa privata. Norme erestrizioni amministrative (licenze, autorizzazioni, brevetti,norme e standard tecnici), norme di regolazione dei mercati edei salari e prezzi, norme programmatorie;

Intervento pubblico diretto (imprese pubbliche e apartecipazione pubblica).

Gli interventi pubblici non contrastano con l’iniziativa privata maanzi speso rimuovono ostacoli e rigidità del sistema.

Finalità allocative e redistributive

Gli strumenti redistributivi possono essere:- Le imposte con imposizioni progressive e non proporzionali o con

deduzioni e detrazioni;- Trasferimenti agli individui e alle famiglie con sussidi, assegni di

famiglia, redditi minimi; ect..- Spese pubbliche correnti (istruzione, sanità, servizi sociali)- Spese pubbliche in conto capitale (infrastrutture, edilizia popolare,

scolastica, ospedaliera, viabilità e trasporti).

- Tutte le politiche, anche quelle allocative e di stabilizzazioni,possono avere effetti redistributivi. Inoltre spesso scaturisce iltrade-off tra equità ed efficienza. Spesso, in contraddizione a ciò,azioni redistributive possono avere un impatto positivosull’efficienza.

Finalità allocative e redistributive

Le finalità allocative sono orientate a migliorare l’efficienza nellaallocazione delle risorse. Ad esempio:

a) Limiti alla concorrenza dovuti a rendimenti crescenti di scala,monopoli naturali, oligopoli con prezzi più alti, barriereall’ingresso;

b) Informazioni incomplete dei mercati;c) Esistenza di esternalità come la fornitura di beni pubblici come

la sanità, sicurezza, beni culturali.

Considerato che l’equilibrio di mercato con coincide con quellopiù efficiente si auspica un intervento dello Stato. Tali interventispesso non si limitano solo sul piano quantitativo ma anche suquello qualitativo anche in termini di riforme strutturali.

Finalità allocative e redistributive

In relazione alle finalità redistributive vi sono diverseaccezioni di distribuzione della ricchezza:

- Funzionale tra fattori di produzione (capitale e lavoro);- Personale tra persone;- Familiare tra famiglie;- Territoriale per le disparità territoriali;- Sociale per le fasce deboli della popolazione;- Intergenerazionali tra generazioni.- Alla disparità di reddito e ricchezza interviene lo Stato

attraverso intervento redistributivi con interventi dipolitica fiscale o di welfare state. Il concetto di welfarestate (stato di benessere) nasce nel 1942 con il PianoBeveridge in Inghilterra.

L’intervento pubblico in economia

A partire dal Keynesiani l’intervento pubblico nell’economia èdivenuto sempre più significativo. Tuttavia l’eccesso di presenzapubblico ha spesso finito per limitare il “libero mercato”. Si èaffermata una forma di economia detta mista in presenza diimprese privata ma anche dello Stato spesso anche comeimprenditore (la gran parte delle economie europee sono di tipomisto). In tali economia il rapporto tra settore pubblico e privatoevidenzia il peso pubblico nella produzione delle ricchezza (G/Y).

Nel lungo periodo si è parlato di Programmazione economica equindi di piani economici dove pubblico e privato concorronoattraverso sistemi incentivanti o disincentivanti. In contrasto contale metodologie vi è stata l’economia Pianificata dove la proprietàdei mezzi di produzione è stata pubblica.

L’intervento pubblico in economia

A partire dagli anni ’80 si è assistito ad unarretramento dell’intervento dello Statonell’economia attraverso processi di deregulatione privatizzazioni di imprese pubbliche. Tutto ciò èscaturito dal successo di nuove scuoleeconomiche (monetaristi, supply-side economics)e da nuove problematiche (stagflazione, shockpetroliferi, fallimenti dello Stato e eccessiveregolamentazioni e irrigidimento dell’iniziativaprivata).

L’intervento pubblico in economia

Con la crisi finanziaria del 2008-09 il quadro si è nuovamentemodificato con la necessità di un intervento diretto dello Stato.La legislazione antitrust (dallo Sherman Act 1890) ha ripreso acontrastare le forme di oligopolio e di carenza di informazione acausa della crisi finanziaria. Il Piano Pauson americano e lanazionalizzazione di alcune banche inglesi hanno comportatoun massiccio intervento dello Stato. Inoltre per reagire alla crisisi è operato attraverso politiche fiscali espansive che hannoaggravato i disavanzi pubblici.

Oggi l’attenzione si è orientata verso l’eccessivo indebitamentopubblico e privato. Diverso è il discorso sulle regole chenecessitano e hanno necessitato di una miglioreregolamentazione dei mercati a causa delle forti lacune nelsistema di regolazione dei mercati finanziari.

I fallimenti del mercato

I Beni pubblici

I Beni pubblici

Si definisce Bene pubblico puro:- Una volta che il bene pubblico è fornito, il

costo marginale del consumo da parte di unindividuo aggiuntivo è nullo, ovvero ilconsumo è non rivale;

- Escludere qualcuno dal consumo di un beneè o molto costoso o impossibile, ovvero ilconsumo è non escludibile.

- Al contrario un bene privato è rivale edescludibile

Beni Pubblici

Il primo teorema fondamentale ha tra i suoi assunti che tutti ibeni scambiati nel sistema economico abbiano naturaprivatistica.

Un Bene Privato Puro è caratterizzato da due proprietà: Rivalità nel consumo (il consumo di un bene da parte di un

individuo impedisce all’altro di usufruirne) Escludibilità (quando è tecnicamente o economicamente

possibile escludere alcuni consumatori)

Ma in un sistema economico reale sono spesso presenti BeniPubblici Puri caratterizzati da due diverse proprietà: Assenza di rivalità nel consumo (esempio del faro – altre navi ne

traggono vantaggio) Assenza di escludibilità (esempio del faro – altre navi non sono

escludibili dal trarne vantaggio)

I Beni pubblici Anche se tutti consumano la stessa quantità di bene

pubblico, ciò non significa che tale consumo debba esserevalutato da tutti allo stesso modo (la costruzione della TAV– una base militare).

La natura di un bene pubblico non è assoluta ma dipendedalle condizioni del mercato e dai livelli tecnologiciraggiunti (l’esempio del faro). Esistono beni pubblici impuriche possono essere caratterizzati da diversi gradi di nonrivalità e non escludibilità (l’aumento dei consumatori puòrendere impuro il bene pubblico).

Non è detto che la non escludibilità e l’assenza di rivalitànel consumo siano sempre associate (le strade del centrourbano).

I Beni pubblici

Esistono cose che hanno le caratteristiche di benipubblici sebbene convenzionalmente non sianointese come merci (l’onestà);

I beni privati non vengono necessariamente fornitisolo dal settore privato – beni privati fornitipubblicamene (sanità, edilizia popolare) comeanalogamente beni pubblici vengono forniti dalsettore privato.

Un bene fornito pubblicamente non sempre è ancheprodotto dal settore pubblico (la raccolta dei rifiuti –condotta direttamente o appaltata a ditte esterne).

I Beni pubblici, Beni privati e Beni MistiVi sono diversi gradi di purezza dei beni pubblici. Beni pubblici puri(aria, global warming, difesa, giustizia), impuri (local public goods, una piscina, illuminazione stradale, una strada) fino ai beni privati.

Le quantità offerte e prodotte di Beni pubblici

Non necessariamente un Bene pubblico deve essereofferto dallo Stato. Anche i privati possono offrire unBene pubblico.

Tuttavia se il prezzo/costo marginale è troppo basso(P=CMAG) l’offerta privata è insufficiente (o nulla).L’applicazione di un prezzo diverso scoraggerebbe ladomanda. I costi di esclusione scoraggiano l’offertaprivata.

Generalmente quindi lo Stato offre beni pubblici ogratuitamente (CMAG=0) o applicando tariffe(P≤CMAG).

Le quantità offerte e prodotte di Beni pubblici

Confronto tra Beni pubblici e Beni privati.1) Beni Privati:

Il prezzo è uguale per tutti; Ogni individuo consuma diverse quantità; In equilibrio SMSa = SMSb = SMT

2) Beni Pubblici: Data la “non rivalità” il bene pubblico è consumato da tutti in dosi

uguali (Q è data) Il prezzo (inteso nella disponibilità a pagare una dose aggiuntiva)

riflette le preferenze degli individui (≠ tra individui) In equilibrio P = Pa + Pb Le condizioni di equilibrio di una economia con la presenza di beni

pubblici è stata elaborata da Samuelson: esiste una sorta dimercato individuale, che consente di determinare i prezzipersonalizzati (pseudo-mercato), tale per cui in equilibrio il prezzodi un’unità di bene pubblico non è uguale alla valutazionemarginale che del bene dà ciascun individuo, ma sarà pari allasomma di tali valutazioni marginali.

Le quantità offerte e prodotte di Beni pubblici e di Beni privati

Le quantità offerte e prodotte di Beni pubblici e di Beni privati

Nel caso di beni privati la domanda aggregatadi un bene si ricava sommandoorizzontalmente le domande individuali,mentre la domanda aggregata di un benepubblico si ricava sommando verticalmente ledomande individuali.

Punto di equilibrio per i Beni privatiSMSa = SMSb = SMTab

Punto di equilibrio per i Beni pubbliciSMSa + SMSb = SMTab

Economia con beni pubblici

I teoremi dell’economia del benessere studiano lecaratteristiche di un sistema economico con beni privati:come si modificano le condizioni di efficienza in presenza dibeni pubblici?

In un contesto normativo, utilizzando cioè lo stesso impiantodell’Economia del Benessere, Samuelson ricava lecondizioni di ottimo anche in presenza di beni pubblici.

Se le disponibilità a pagare degli individui per i BP sono notee se è possibile attraverso uno pseudo-mercato stabilireprezzi personalizzati per i beni pubblici, è possibiledeterminare prezzi e quantità per beni pubblici e per beniprivati in un equilibrio concorrenziale.

Equilibrio con beni pubblici

Nel caso di beni privati ricordiamo le condizioni diefficienza del I° teorema: SMS = SMT

Efficienza paretiana nella fornitura di BP puri SMSBPR,BP = ammontare di bene privato cui un individuo

è disposto a rinunciare per 1 unità in più di benepubblico.

SMT = produzione di bene privato cui occorrerinunciare per ottenere 1 unità in più di bene pubblico

Condizione di efficienza è:

Equilibrio con beni pubblici

La somma delle quantità cui gli individui sono dispostia rinunciare di un bene privato = Quantità di beneprivato cui occorre rinunciare per produrre più benepubblico

Tutti gli individui usano la medesima quantità di benepubblico

La condizione di ottimo paretiano si realizza quando lasomma dei SMS tra bene privato e bene pubblico ditutti gli individui è uguale al costo marginale dellaproduzione del bene pubblico.

L’equilibrio in presenza di beni pubblici e privati (modello residuale)

•Samuelson suggerisce di partire da una certa curva di indifferenza di un individuoe di cercare le combinazioni possibili che permettono all’altro individuo lamassima utilità possibile.•Si fissa il livello di utilità di un individuo A sulla curva di indifferenza (elemento di carattere distributivo)• Si calcola la curva residuale di beni che restano all’individuo B dato che A resta sulla curva di indifferenza U2• Si massimizza l’utilità di B data la curva residuale

L’equilibrio in presenza di beni pubblici e privati

ALLOCAZIONE FINALE

• L’individuo A consuma quantità Y* di bene pubblico e ZD di bene privato• L’individuo B consuma Y* di bene pubblico e CZ di bene privato

L’equilibrio in presenza di beni pubblici e privati

Vale anche qui la condizione di efficienza è rispettata perché:

SMT - SMSa = SMSb

SMT = SMSb + SMSa

Nel caso di bene privato vi è efficienza se il SMS è uguale per tutti gliindividui e coincide con il SMT. Nel caso del bene pubblico, visto che tutticonsumano la stessa quantità, la sua fornitura sarà efficiente se il valorecomplessivo che i consumatori attribuiscono all’ultima unità fornita, cioè lasomma dei SMS, sia uguale al Costo Marginale (SMT) che la collettivitàdeve spendere per fornirla.

Problema del Free Rider

Abbiamo visto che la produzione efficiente di un benepubblico richiede che la somma delle preferenze marginali(=Pa+Pb+…Pn ) eguagli il Costo Marginale.

I consumatori spesso non hanno interesse a rilevare leproprie preferenze (comportamento da Free rider) eassumono un atteggiamento opportunistico. Poiché per iBeni Pubblici l’esclusione è impossibile, gli individuisottovalutano le loro preferenze (nel caso di prezzo/imposta)e si sottraggono al pagamento. La somma delle preferenzemarginali quindi sarà inferiore al costo marginale.

La produzione avverrà in perdita o comunque in quantitàinferiore rispetto alle reali preferenze/esigenze deiconsumatori.

Problema del Free Rider

Il mercato non fornisce sufficienti benipubblici in quantità efficiente.

Una ipotesi è quella dei prezzi discriminatia seconda delle preferenze degli individui.Ciò tuttavia presupporrebbe la perfettaconoscenza delle singole preferenze.

Altra ipotesi è quella dell’interventocoercitivo dello Stato al fine di imporre agliindividui di pagare per i beni pubblici.

Il dibattito sulle privatizzazioni

Negli ultimi anni si è sviluppato un dibattitosull’opportunità di privatizzare alcuni servizi fornititradizionalmente della Stato. Un aspetto di questadiscussione sta nella distinzione tra fornitura eproduzione.

In alcuni casi le imprese pubbliche fornisconobeni/servizi che si possono produrre ancheprivatamente. La scelta tra fornitore privato o pubblicova pensata in funzione dei costi degli input. (Costi deisalari e delle materie prime, costi amministrativi e digestione, problemi distributivi e di equità).

Altra questione è quella della produzione deglibeni/servizi da parte del settore pubblico. In questocaso il confronto deve avvenire sulla base della qualitàdei servizi/beni prodotti.

Il dibattito sulle privatizzazioni

Un’interpretazione possibile del concetto di equità, sostenuta dal premioNobel James Tobin (1970), richiede che alcuni beni economici sianodisponibili per tutti (istruzione e assistenza sanitaria minime). Anchequalora si trovi l’accordo sul fatto che certi beni devono essere forniti dalsettore pubblico, rimane da capire se debbano essere prodotti dal settorepubblico o da quello privato.

C’è chi sostiene che i dirigenti del settore pubblico, diversamente daquelli privati, non avendo come obiettivo la massimizzazione del profittoné temendo il fallimento, non abbiano alcun incentivo a tenere sottocontrollo l’attività della loro impresa.

Chi, al contrario, sostiene l’opportunità della produzione pubblica ritieneche non vi siano prove sistematiche a sostegno dell’idea che laproduzione pubblica sia meno efficiente e più costosa. Un aspetto cherende difficile il confronto è che la qualità dei servizi forniti, infatti, unadelle argomentazioni degli oppositori della produzione privata è proprioche gli appaltatori privati forniscono prodotti inferiori.

IL CASO DELL’ISTRUZIONE

Uno dei servizi sul quale si concentra il dibattito trafornitura e produzione pubblica è quellodell’Istruzione.

L’istruzione in verità è un bene privato e tranne inalcune aree periferiche e rurali si trova spesso incondizione di concorrenza perfetta. Tuttavia lecaratteristiche dell’istruzione lo rendono un benepubblico (creazione di capitale umano per le impresema anche equità nell’accesso e mobilità sociale).

Che cosa induce lo Stato non solo a fornirla maanche a produrla direttamente?

IL CASO DELL’ISTRUZIONE

Definiamo la quantità diistruzione in termini di oredi lezione. In assenza diun sistema di istruzionepubblica una famigliaacquista eo di istruzionenei limiti del suo vincolo dibilancio AB. Se lo Statofornisce una istruzionepubblica la famiglia inquestione utilizzerà tutto ilproprio reddito per altribeni essendo la scuolagratuita. Poiché la curva diindifferenza è più altarispetto alla prima lafamiglia preferirà la scuolapubblica rispetto allascuola privata anche se leore di scuola sarannominori ep rispetto eo.

La relazione tra spesa per istruzione e qualità del servizio

In realtà la domanda più importante di questa discussioneè se la qualità dell’istruzione migliora all’aumentare dellaspesa.

Se ciò che ci sta a cuore sono i risultati scolastici deglistudenti e non la spesa per l’istruzione in sé, è necessarioconoscere la relazione tra gli input acquistati e la quantitàdi istruzione prodotta.

I tentativi di misurare questa relazione quantificando illivello di utilizzo di vari input, con indicatori quali l’anzianitàdi servizio degli insegnanti e il numero di insegnanti perstudente, si sono scontrati con enormi difficoltà. Ledifficoltà maggiori stanno nel definire, per non diremisurare, l’output “istruzione”.

La relazione tra spesa per istruzione e qualità del servizio

Pur ammettendo che le risorse destinate all’istruzione sonoimportanti non è possibile determinare una relazione univocatra spese per istruzione e output – risultati.

Dello stesso avviso è la relazione tra spesa per istruzione ereddito dell’individuo adulto dopo l’istruzione. La stima piùottimistica suggerisce che un 10% in più di spesa per istruzioneaumenta del 2% in più il reddito individuale.

I nuovi indirizzi per la pubblica istruzione: autonomia econcorrenza. Alcune esperienze come i buoni scolastici negliUSA sono considerate il massimo dell’autonomia e dellaconcorrenza. I critici di queste scelte parlano di difficoltànell’assicurare la coerenza del sistema dell’istruzione e didifferenziazioni sociali e di qualità tra studenti e tra scuole.

I fallimenti del mercato

Le esternalità

Le esternalità

Una seconda causa di fallimento del mercato è datadalla presenza di esternalità. Numerose sono ledefinizioni di Esternalità:

“Una esternalità è presente ogni qualvolta la funzione di utilità di un individuo, o quella di

produzione di un'impresa, contiene variabili reali (cioé non monetarie), il cui valore è scelto da altri

(consumatori, aziende, Stato) senza alcuna attenzione agli effetti che questa scelta può avere

sull'individuo, o l'azienda, coinvolto.” Le esternalità generano fallimento del mercato poiché

la loro presenza fa si che i costi (benefici) privati,siano diversi da quelli sociali.

Le esternalità

Nella problematica ambientale esiste un fortelegame tra Beni Pubblici ed Esternalità. Infatti,livelli di degrado ambientale socialmente nonsostenibili si verificano quando egoismi razionaligestiscono un bene ambientale (pubblico). Dalfallimento di questa gestione emergono leesternalità (Es. della difesa idrogeologica delterritorio da parte dell’attività agro-forestale).

Inoltre, l’inquinamento è allo stesso tempo unaesternalità ed un bene (male) pubblico.

Le esternalità

Si ha esternalità ogni volta che un individuo o impresa compieun’azione che ha effetti (positivi o negativi) su un altrosoggetto o impresa, senza che paghi o riceva compensazioniper tali effetti.

Le esternalità non si traducono in variazioni dei prezzi dimercato, quando lo fanno si definiscono esternalitàpecuniarie. Nel caso delle esternalità pecuniarie il mercatocontinua a funzionare efficientemente e gli effetti si scaricanosui prezzi. (Es. Aumento del costo degli affitti nei centri urbani)

Le esternalità vere e proprie sono invece di natura“tecnologica” e non modificano la struttura dei prezzi.Implicano interdipendenza nelle funzioni di utilità e diproduzione. In questo caso il mercato fallisce. (Es. laproduzione di inquinanti da attività produttive – Caso ILVA)

Le esternalità

L’effetto può essere tale da ridurre ilbenessere, esternalità negative, oaumentarlo, esternalità positive.

Le esternalità possono essere prodotte siadai consumatori sia dai produttori epossono influire sul benessere sia deiproduttori sia dei consumatori

• produttore/consumatore negativa: un’impresa inquina l’aria di una zona residenziale• produttore/produttore negativa: un’impresa di vernici inquinal’acqua nei pressi di un’azienda agricola• produttore/produttore positiva: un’impresa sviluppa un metodoproduttivo molto efficace di cui si appropriano altre imprese• consumatore/produttore negativa: il traffico autostradale intralcia iltrasporto delle merci• consumatore/produttore positiva: un bel giardino di una villa conun allevamento di api vicino• consumatore/consumatore negativa: il tuo vicino di stanzachiassoso• consumatore/consumatore positiva: il tuo vicino ha un bel giardinoche puoi vedere dalla tua finestra

Esempi di esternalità

Le esternalità

Importante:Un bene pubblico può essere interpretatocome un caso limite di effetto esterno positivo.Creano benefici esterni godibili da tutti senzapossibilità di esclusione.

Il concetto di esternalità prevede che i costio i benefici (negativi o positivi) non sianovalutati o compensati. In presenza diesternalità infatti l’allocazione delle risorsenon è efficiente.

Esternalità nel consumo: quando influenzanola funzione di utilità degli individui

Esternalità nella produzione: quandoinfluenzano la funzione di produzione delleimprese

Esternalità soprattutto possono essere:

Esternalità negative: riducono il benessere

Esternalità positive: aumentano il benessere

In sintesi….

Un’esternalità negativa nella produzione

In presenza di esternalità l’allocazione delle risorse non è efficiente. Oltre ai costi e benefici privati occorre tenere presente i costi e benefici sociali.

Un’esternalità nella produzione

Il produttore tiene conto solo del costo privato. Nel caso di esternalità negativa il costo privato è

inferiore al costo sociale (comprensivo dei danniarrecati ad altri soggetti e pari all’indennizzo che ilproduttore dovrebbe pagare).

Il livello di produzione è più alto rispetto al livello chetiene conto delle esternalità.

In caso di esternalità positiva il beneficio privatoè inferiore rispetto al beneficio sociale(comprensivo dei vantaggi resi ad altri e pari alcorrispettivo del beneficio sociale). Il livello diproduzione è più basso rispetto a quello che tieneconto delle esternalità.

Benefici e costi del passaggio a un volume di output efficiente

La correzione delle esternalità

Soluzioni private

• L’attribuzione dei diritti diproprietà e il teorema diCoase

• Le fusioni

In questo caso si intendeinternalizzare le estrenalitàe attuare soluzionicooperative

Soluzioni pubbliche

• L’imposta piguviana• Il sussidio piguviano

Soluzioni pubbliche in caso diattività inquinanti

• Le imposte sulle emissioni• I sistemi di cap-and-trade• Le norme di tipo command-and-

control

Le soluzioni private: il teorema di Coase

Il teorema di Coase, frutto degli studi di Ronald Coase (1960) -Premio Nobel per l’economia, è un tentativo di dimostrare come,attraverso il mercato, si possa giungere a un'efficienza, intesa comesomma netta del benessere sociale superiore rispetto a quella che sipuò ottenere con l‘intervento dello Stato o di altre regolamentazioni.Su queste basi è stato stipulato, ad esempio, il Protocollo di Kyoto.

Più precisamente, l'enunciato di Coase afferma che se i costi dinegoziazione e transazione sono nulli, la contrattazione tra agentieconomici porterà a soluzioni efficienti da un punto di vistasociale (dette Pareto-efficienti) anche in presenzadi esternalità ed a prescindere da chi detenga inizialmente idiritti legali. Una formulazione equivalente, afferma che in assenzadi costi di transazione, tutti i modi in cui lo Stato può allocareinizialmente delle proprietà sono ugualmente efficienti, perché leparti interessate contratteranno privatamente per correggere ogniesternalità.

Le soluzioni private: il teorema di Coase

All’origine delle esternalità c’è l’assenza deidiritti di proprietà.

Per risolvere il problema delle esternalità –secondo Coase – basterebbe assegnare aiprivati la proprietà delle risorse in questione.

Le soluzioni private: il teorema di Coase

In presenza di esternalità sono possibili accordi tra le parti (compensazioni, indennizzi) che assicurino l’efficienza. La validità del Teorema di Coase è, quindi, subordinata alla attribuzione dei Diritti di proprietà.

Le soluzioni private: il teorema di Coase

Si consideri che il diritto di proprietà nei confronti di un lago vengainizialmente assegnato a una fabbrica che trova economicamenteconveniente inquinarlo. La fabbrica dovrà confrontare i benefici chederivano dall'inquinamento (Bi) con il costo/opportunitàdell'inquinamento, dove il costo (Cf) è rappresentato dalla rinuncia aciò che sarebbero disposti a pagare per la conservazione, adesempio, gli abitanti dei dintorni, per poter disporre del lago perpraticare sport. A sua volta, Cf dipenderà dai benefici ottenuti dall'usoricreativo (Bc), quindi

Cf = k·Bc Se Cf > Bi

I proprietari della fabbrica troveranno conveniente rinunciare adinquinare e cedere il diritto di proprietà o d'uso agli abitanti del lago.Con questa transazione emerge un uso efficiente della risorsa.

Le soluzioni private: il teorema di Coase

Se, viceversa, il diritto di proprietà venisse inizialmente assegnato agliabitanti del lago per l'uso sportivo, essi dovranno confrontare ibenefici (Bc) con il costo/opportunità della conservazione (Ca); inquesto caso, il costo Ca è rappresentato da quanto sarebbe dispostaa pagare la fabbrica per poter inquinare:

Ca = k·Bi Se Ca < Bc

cioè se la fabbrica è disposta a pagare meno del beneficio degliabitanti del lago, questo non verrà inquinato. Se invece

Ca > Bc

cioè l'inquinamento procura alla fabbrica un beneficio che è dispostaa pagare più della conservazione, gli abitanti del lago cederanno ildiritto di proprietà o d'uso.

Le soluzioni private: il teorema di Coase

In ogni caso, dall'assegnazione iniziale deldiritto di proprietà, nascerà un mercato dalquale emergerà il valore economico dei dueusi alternativi del lago. Viceversa, inmancanza di un'assegnazione del diritto diproprietà non è assicurato un uso efficientedella risorsa. Infatti, il lago potrebbe venireinquinato nonostante l'inquinamento producaun danno, quantificato dall'impossibilità dipraticare sport, superiore ai benefici procuratidall'inquinamento.

Le soluzioni private: il teorema di Coase

I limiti delle soluzioni private sono:

I costi di transazione e negoziazione sono elevati

Le carenza informative

I comportamenti opportunistici

Le soluzioni pubbliche: analisi di un’imposta pigouviana

Nel caso di esternalità negative la forma più efficiente di controllo pubblico èritenuta l’imposta. Se esiste una esternalità, esiste una differenza tra costo privatoe costo sociale (tra benefici privati e benefici sociali). Un imposta è in grado dieguagliare costo privato e costo sociale. In assenza dell’imposta la produzionesarebbe eccessiva.

Le soluzioni pubbliche: analisi di un’imposta pigouviana

Il problema vero è la determinazionedell’ammontare dell’imposta in grado diessere pari al danno sociale arrecatodall’impresa.

Inoltre deve essere chiaro che l’introduzionedi una tassa deve presupporre chel’esternalità è nota al decisore pubblico.

Le soluzioni pubbliche: i sussidi

Al contrario lo Stato può elargire sussidi producendo un diversocomportamento dei produttori.

Esso viene erogato dallo Stato ai soggetti che generano esternalitànegative, creando un aumento dei costi di produzione effettivi di chiinquina. Lo Stato pagherà all’impresa un sussidio per ogni unità che nonproduce. Il sussidio, qualora l’imprenditore decidesse di produrre, sarebbeconsiderato come un costo/opportunità al quale l’imprenditore rinuncia.L’imprenditore avrà convenienza a produrre fino a quando costi e beneficimarginali si equivalgono.

Tuttavia generalmente il sussidio viene erogato dallo Stato generalmenteai soggetti che generano esternalità positive, creando, al contrario delcaso dell'imposta, una diminuzione dei costi medi, che determina unamaggiore produzione. Il sussidio quindi serve ad incentivare la produzioneo il consumo nel caso di esternalità positive. Per incentivare la spesa eridurre l’esternalità nel caso di esternalità negative (es. introdurre sistemidi riduzione del’inquinamento).

Le soluzioni pubbliche: analisi di un sussidio

Le soluzioni pubbliche: analisi di un sussidio

Perché il sistema dei sussidi sia efficiente occorre che loStato conosca le funzioni di utilità dei consumatori e diproduzione delle imprese e non esistano asimmetrieinformative.

Inoltre il sussidio può determinare profitti elevati con lapresenza quindi di un maggior numero di imprese sulmercato.

Inoltre i sussidi vanno finanziati con le imposte coneffetti distrosivi

Confronto tassa - sussidio

MPC = costi marginali di produzione privati CM = costi medi di produzione p = prezzo bene prodotto

Confronto Tassa Sussidio Aumento MPC Aumento MPC Aumento CM Diminuzione CM Aumento p Diminuzione p Orientamento all'inquinato Orientamento all'inquinante Diminuzione prelievo fiscale Aumento prelievo fiscale

da altri settori da altri settori

L'aumento dei costi marginali in entrambi i casi è causa della diminuzione dellaproduzione di agenti inquinanti, data dalla diminuzione di produzione del bene inquestione.

L'aumento o diminuzione dei costi medi di produzione invece ha diversi effetti:nel caso di un sussidio nuove imprese sono incoraggiate ad entrarenel mercato (o, sotto un altro punto di vista, anche le imprese meno efficientipossono rimanere nel mercato); viceversa nel caso di una tassa altre impresesono scoraggiate dall'entrare nel mercato (oppure le imprese meno efficientisono forzate ad uscire dal mercato).

Confronto tassa - sussidio

Una delle argomentazioni più importanti che portano a preferirele tasse ai sussidi riguarda l'effetto distorsivo che gli strumentiportano al sistema economico:

una tassa pigouviana imposta nel settore che deve essereregolato produce una distorsione dei comportamenti in quelsettore volti a migliorare il benessere sociale, gli introiti di questatassa diminuiscono allo stesso tempo la necessità di prelievofiscale in altri settori, diminuendo così l'effetto distorsivo delprelievo fiscale dello stato.

un sussidio in un dato settore, come abbiamo visto, cambia lasituazione in quel dato settore tanto bene come una tassa, manecessita, per essere finanziato, di tasse imposte in altri settoriche hanno per loro natura un effetto distorsivo (magariindesiderato).

La Regolamentazione

Lo Stato fissa dei limiti e delle regole sui livelli diesternalità e/o sui processi di produzione. I limitidi tale sistema sono dati dai costi di controllo e ditransazione.

I sistemi di regolamentazione per incentivi

Cosa può fare l’operatore pubblico perraggiungere la quantità efficiente di riduzionedell’inquinamento?

Imposta sulle emissioni

Il sistema di regolamentazione cap-and-trade

Le norma di command-and-control

I sistemi di regolamentazione per incentivi

Un’alternativa all’imposta sulla produzione (output) potrebbe essere quella di farpagare una imposta su ciascuna unità di emissione (imposta sulle emissioni).Vediamo cosa comporta l’introduzione di una imposta sulle emissioni:

In assenza dicontrattazione coasiana odi intervento pubblicol’impresa produttrice nonsarebbe incentivata aridurre l’inquinamento e sicollocherebbe su O. Nelpunto e* il costo marginale(MC) di riduzionedell’inquinamento è pari albeneficio marginale sociale(MSB).In quel punto si ottiene unaefficiente riduzionedell’inquinamento.

Un’imposta sulle emissioni

Un’imposta sulle emissioni funziona pressappoco come l’impostaPigou sulla produzione con la sola differenza che viene fatta pagareuna imposta sulla quantità inquinante prodotta piuttosto chesull’output. L’imposta costringerà l’impresa a ridurre la produzione fino a e*.

Riduzioni uniformi di inquinamento

Ipotizzando di avere 2 imprese che emettono 90 unità inquinanti ciascuno per anno eche lo Stato voglia ridurre di 100 unità le unità inquinanti (da 180 a 80 unità inquinantiannue). Se ciascuno riduce di 50 unità il costo marginale delle due imprese sarebbedifferente. Se vogliamo un costo marginale uguale tra le imprese dobbiamoconsentire una riduzione diversa delle unità inquinanti (75 unità e 25 unità). Il risultatosarà sempre quello di una riduzione di 100 unità inquinanti.

Riduzioni uniformi di inquinamento

In altre parole….

Considerato che i costi marginali dei due o piùsoggetti sono differenti è possibile ridistribuirel’onere in modo tale che i costi risultino ridotti.

Il costo totale della riduzione delle emissionirisulta minimizzato quando i costi marginalisono uguali per tutti i soggetti inquinanti(allocazione efficiente in termini di costo)

Un’imposta sulle emissioni

Con un’imposta sulle emissioni di 50€ Alberto continuerà ad inquinare per 15 (90-75) riducendodi 75 le emissioni e pagherà 15x50€ = 750 € mentre Matteo continuerà ad inquinare per 65 (90-25) riducendo le emissioni di 25 e pagherà 65x50€ = 3250€. L’impresa che riduce meno leemissioni paga un’imposizione più elevata rispetto a chi ha ridotto di più.

La Carbon Tax

La Carbon tax è una tassa sulle risorse energetiche cheemettono biossidio di carbonio nell'atmosfera. È un esempio diecotassa, che è stata proposta dagli economisti come preferibile inquanto impone una tassa su un "male" anziché su un "bene". È unostrumento di politica fiscale secondo il quale ogni tonnellata diinquinamento da anidride carbonica rilasciata dai combustibili fossilisarà soggetto ad un’aliquota fissata dal governo.

Dato che è indirizzata contro un comportamento negativo èclassificata impropriamente come tassa Pigouviana (in verità èun’imposta sulle emissioni). La Carbon tax, a causa del legamecol riscaldamento globale, è spesso associata ad alcuni tipi di leggeamministrate internazionalmente.

In Italia i proventi della Carbon Tax sono destinati al sostegno degliinvestimenti pubblici e privati nella riduzione dell’intensità diCarbonio nell’economia, anche attraverso il potenziamento del“Fondo Rotativo del Protocollo di Kyoto”. Tale meccanismorappresenta un valido incentivo per il raggiungimento del Piano 20-20-20, rappresentante l’obiettivo europeo per il post Kyoto.

Il sistema cap-and-trade

Una soluzione alternativa potrebbe essere quella che il settore pubblicoimponga alle imprese di presentare una autorizzazione emessadall’autorità stessa per ciascuna unità di inquinamento che essi emettonoin un anno.

Per ridurre di un certo quantitativo di unità l’inquinamento l’autoritàdovrebbe emettere solo un numero di autorizzazioni pari a quel livello diinquinamento sostenibile e accettato (180 unità inquinanti da ridurre a 80unità – vengono concesse solo 80 autorizzazioni). Le autorizzazioni sonouna sorta di diritti di proprietà dell’area. Se le imprese hanno la possibilitàdi vendere/acquistare le autorizzazioni, l’allocazione efficiente in terminidi costi è assicurata.

Il sistema di cap-and-trade rappresenta una politica di autorizzazioni adinquinare; il numero delle autorizzazioni viene stabilito in base al livellodesiderato di inquinamento e ai soggetti inquinanti viene consentito discambiarle dietro compenso. (Es. Protocollo di Kyoto)

Il sistema cap-and-trade

Se Alberto ottiene tutte le 80 autorizzazioni dovrebbe ridurre solo di 10 le unitàinquinanti mentre al contrario Matteo dovrebbe ridurre di tutte e 90 non avendoautorizzazioni.Il sistema cap-and-trade consente alle imprese di vendere autorizzazioni fino a quando icosti marginali di entrambi saranno uguali MCa=MCm. In corrispondenza di questopunto il prezzo di mercato delle autorizzazioni sarà f’=50€ che corrisponde all’impostasulle emissioni. Nell’esempio Alberto venderà 65 autorizzazioni a Matteoriservandosene 15 (80-65).Le imposte sulle emissioni e il sistema cap-and-trade sono sistemi simmetrici.

Gli interventi dello Stato : creazione di un mercato (cap and trade)

Gli interventi dello Stato : creazione di un mercato (cap and trade)

Il processo funzionerebbe anche se lo Statoassegnasse direttamente i diritti di inquinamento alleimprese, autorizzandole a venderli.

Si ottiene una distribuzione del reddito differente –le imprese che ottengono inizialmente i permessitraggono beneficio dalla loro vendita.

Un vantaggio rispetto alle imposte Pigouviane: loschema dei diritti di inquinamento permette diridurre l’incertezza quando MB, MPC, e MD nonsono noti.

Protocollo di Kyoto

Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale inmateria ambientale riguardante il riscaldamentoglobale sottoscritto nella città giapponese di Kyoto l'11dicembre 1997 da più di 180 Paesi in occasione dellaConferenza COP3 della Convenzione quadro delleNazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Iltrattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo laratifica anche da parte della Russia.Il trattato prevedeva l'obbligo di operare una riduzionedelle emissioni di elementi di inquinamento (biossido dicarbonio ed altri cinque gas serra).A Parigi (2015) si è svolta la nuova Conferenzamondiale sull’Ambiente per definire il superamento delprotocollo e una nuova modalità di funzionamento e diriduzione delle emissioni.

Protocollo di Kyoto Il protocollo di Kyoto prevedeva inoltre, per i Paesi aderenti, la

possibilità di servirsi di un sistema di meccanismi flessibili perl'acquisizione di crediti di emissioni:

Clean Development Mechanism (CDM): consente ai Paesiindustrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti neiPaesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in terminidi riduzione delle emissioni di gas-serra e di sviluppo economico esociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo generino crediti diemissione (CER) per i Paesi che promuovono gli interventi.

Joint Implementation (JI): consente ai Paesi industrializzati e adeconomia in transizione di realizzare progetti per la riduzione delleemissioni di gas-serra in un altro paese dello stesso gruppo e diutilizzare i crediti derivanti, congiuntamente con il paese ospite.

Emissions Trading (ET): consente lo scambio di crediti di emissionetra Paesi industrializzati e ad economia in transizione; un paese cheabbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serrasuperiore al proprio obiettivo può così cedere (ricorrendo all’ET) tali"crediti" a un paese che, al contrario, non sia stato in grado dirispettare i propri impegni di riduzione delle emissioni di gas-serra.

La conferenza internazionale sul clima di Parigi - 2015

Il testo approvato alla Conferenza sul clima parte da un presupposto fondamentale: “Il cambiamentoclimatico rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane e per ilpianeta”.

Aumento della temperatura entro i 2°. Le emissioni devono cominciare a calare dal 2020. Consenso globale. A differenza di sei anni fa, quando l’accordo si era arenato, questa volta ha aderito

tutto il mondo, compresi i quattro più grandi inquinatori: oltre all’Europa, anche la Cina, l’India e gli StatiUniti si sono impegnati a tagliare le emissioni.

Controlli ogni cinque anni. Il primo controllo quinquennale sarà quindi nel 2023 e poi a seguire. Fondi per l’energia pulita. I paesi di vecchia industrializzazione erogheranno cento miliardi all’anno (dal

2020) per diffondere in tutto il mondo le tecnologie verdi e decarbonizzare l’economia. Un nuovo obiettivofinanziario sarà fissato al più tardi nel 2025.

Rimborsi ai paesi più esposti. L’accordo dà il via a un meccanismo di rimborsi per compensare leperdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili geograficamente, che spessosono anche i più poveri.

CRITICHE Partenza troppo prorogata. E’ rischioso stabilire nel 2018-2023 la prima revisione degli obiettivi

nazionali: se il mondo continua a inquinare come sempre per altri tre anni sarà impossibile raggiungere gliobiettivi dell’accordo.

Nessuna data per l’azzeramento delle emissioni. Non è stato fissato un calendario che porti allaprogressiva, ma totale, sostituzione delle fonti energetiche fossili.

Potere ai produttori di petrolio. I produttori di petrolio e gas si sono opposti e hanno ottenuto che non sispecificasse una data per la decarbonizzazione dell’economia.

I controlli saranno autocertificati. I paesi emergenti (soprattutto la Cina) hanno chiesto e ottenuto,invece, che ogni stato verifichi le sue.

Nessun intervento su aerei e navi.

Confronto tra imposta sulle emissioni o sistema cap-and-trade

Risposta all’inflazione. Un’imposta fissa sulle emissioni non tiene contodell’inflazione e quindi potrebbe ridursi con il tempo a differenza del sistemacap-and-trade;

Risposta alle variazioni di costi. Il costo marginale di riduzionedell’inquinamento varia da anno in anno. Variazioni dei costi possonocondurre a riduzioni diverse dell’inquinamento spesso ancheinferiori/superiori a quanto previsto. L’imposta limita i costi di riduzionedell’inquinamento ma comporta variazioni delle emissioni al variare dellecondizioni economiche. Diversamente il sistema cap-and-trade non varia alvariare delle condizioni economiche di costo.

Risposta all’incertezza. La scelta tra i due sistemi dipende dalla elasticità delbenefici sociali e quindi dalla inclinazione della curva del benefici socialimarginali MSB.

Effetti distributivi. L’imposta sulle emissioni genera entrate per lo Statomentre il sistema delle autorizzazioni può generare entrate allo Stato sequeste sono vendute inoltre apre un mercato tra operatori.

Confronto tra imposta sulle emissioni o sistema cap-and-trade

Per comprendere come l’autorità pubblica può decideretra imposta o sistema cap-and-trade prendiamo inconsiderazione due casi: uno in cui la curva cherappresenta il beneficio sociale della riduzionedell’inquinamento è anelastica e uno in cui è elastica.

Se il beneficio è rappresentato da una curva anelasticale prime unità di riduzione dell’inquinamento hannovalore molto elevato che via via si riduce rapidamente.Diversamente se il beneficio è una curva elastica ilvalore marginale di ciascuna unità di riduzionedell’inquinamento è costante.

Un confronto: sistema cap-and-trade e l’imposta sulle emissioni (hp. benefici marginali

sociali anelastici e incertezza sui costi)

Basandosi su una stima di costi MC*l’applicazione di un sistema di Cap-and-trade porta ad emettere un n. diautorizzazioni pari a e*. Tuttavia se siverifica che i costi reali sono MC’l’allocazione efficiente sarà e’ con uneccesso di riduzionedell’inquinamento di e’>e*. Se sidecide di applicare una imposta sulleemissioni f* per raggiungere e* concosti marginali MC* l’allocazione èefficiente. Diversamente con MC’l’imposta comporterà una riduzionefino a ef con una riduzione nonsufficiente dell’inquinamento. Inpresenza di MBS anelastici e costiincerti è preferibile il sistema Cap-and-trade rispetto all’imposta sulleemissioni.

Un confronto: sistema cap-and-trade e l’imposta sulle emissioni (hp. benefici marginali

sociali anelastici e incertezza sui costi)

Un confronto: sistema cap-and-trade e l’imposta sulle emissioni (hp. benefici marginali sociali elastici e incertezza sui costi)

Al contrario in presenza di unacurva dei MBS elastica sel’autorità stabilisce un sistemadi cap-and-trade la presenza dicosti incerti MC* o MC’ puòindurre ad una riduzioneeccessiva dell’inquinamentorispetto a e* maggiore a quellaindotta dal una imposta delleemissioni f* che conduce aduna riduzione delle emissionipari a ef. Quindi in presenza diMBS elastici e costi incerti èpreferibile una imposta sulleemissioni rispetto al sistemaCap-and-trade.

Un confronto: sistema cap-and-trade e l’imposta sulle emissioni (hp. benefici marginali sociali elastici e incertezza sui costi)

Gli interventi dello Stato : regolamentazione command and control

Norma di tipo command-and-control che impone alleimprese di utilizzare una determinata tecnologia perridurre l’inquinamento. Esse possono assumere varieforme, ma sono caratterizzate da un minor livello diflessibilità rispetto alla norme basate sugli incentivi(standard tecnologici, standard di performance).

Chi inquina deve ridurre l’inquinamento di una certaquantità utilizzando tali standard, oppure va incontro asanzioni.

È un sistema inefficiente se le imprese sono più d’unae hanno diversi costi di abbattimentodell’inquinamento. L’efficienza non richiede che tuttele imprese riducano l’inquinamento in ugual misura;tutto dipende dalla forma delle curve MB e MPC.

Un’esternalità positiva

Un’esternalità positiva

Si tratta del caso di attività di R&S che un’impresafinanzia e che crea dei benefici esterni alle altreimprese. L’impresa si trova ad avere un CostoMarginale MC e un Beneficio marginale privatoMPB con un livello di produzione R1. Tale attività diricerca conduce le altre imprese ad avere unBeneficio Marginale esterno MEB. Il Beneficiomarginale sociale MSB è dato dalla somma traMPB + MEB. Secondo il criterio dell’efficienza sidovrebbe quindi produrre ad un livello R*. Talesituazione può essere corretta attraverso unsussidio pari al MEB.