Russia Oggi

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Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion GIOVEDÌ 7 GIUGNO 2012 L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de SE IL CINEMA SE IL CINEMA RACCONTA RACCONTA I SILENZI I SILENZI DELLA DELLA STORIA STORIA Ha lavorato con Ennio Morricone, è innamorato delle bellezze italiche e impegnato a far da ponte tra il mondo russo e quello italiano. Que- sto è Vladimir Khotinenko. Come nasce la passione per l’Italia? Con mia moglie Tanya siamo stati nella Penisola almeno 60 volte. Me ne sono innamorato già durante gli studi in architettura: adoro Roma, il Duomo di Milano e le città di mare. So bene cosa ha attratto gli artisti russi di tutti i tempi: gli aspetti pit- toreschi che la caratterizzano, i pae- saggi morbidi. Il bello è ovunque: nella lingua, nelle persone e nella cucina. In cosa italiani e russi si assomiglia- no? C’è in entrambi una certa negligen- za di fondo. Ci accomuna, inoltre, il rapporto musicale con la vita e la percezione musicale della natura. Io viaggio molto e ho notato che non tutti sono così attenti alla natura come i nostri due popoli. Un italiano raramente si sofferma a pen- sare di essere un discendente degli anti- chi romani. È invece tipico dei russi riflet- tere sul passato. Perché secondo lei? Riflettere sulla storia è stata a lungo una nostra caratteristica. Purtroppo oggi la gioventù non lo fa più. La mia generazione si interessava di storia, letteratura, arte, anche di quelle stra- niere. Vale anche per il cinema? Certamente. Sono sicuro che in Ita- lia non tutti conoscano Tarkovskij, mentre per noi russi Marcello Ma- stroianni è sempre stato un mito. All’estero si ha una strana percezio- ne della Russia. Da un lato, tutti co- noscono Pushkin, Tolstoj e Gogol, dall’altro si continua a pensare alla Federazione come a un territorio sel- vaggio e nemmeno i moderni mezzi di comunicazione riescono a supe- rare questo stereotipo. Pellegrinaggioalla città eterna èunpro- getto comune del Vaticano e della Chie- sa ortodossa. Lavorare con l’Oltretevere è stato difficile? L’unica limitazione, che considero giu- sta, impostaci dal Vaticano durante le riprese è stata di non disturbare pas- santi e turisti. Mentre ci è stato con- cesso di filmare nei sotterranei della Basilica di San Pietro dove si trova la tomba dell’Apostolo Pietro, ripresa in passato solo due volte. Nell’occasione mi è accaduto qualcosa di assoluta- mente unico. Era sera, nella Cappella c’era l’illuminazione cosiddetta papa- le. Sono salito nella Basilica di San Pietro e per una quindicina di minuti ho avuto la fortuna di trovarmi sotto la Cupola di Michelangelo nella più completa solitudine. Non avrei mai immaginato una simile emozione. Per quali altri film ha lavorato nella Pe- nisola? Ho girato alcune scene di 1612 e di Dostoevskij. A Roma ho un mio posto prediletto per le riprese: vicino al Ponte degli Angeli (a Ponte Sant’Angelo): la riva del fiume è completamente sel- vaggia e da quel punto si apre un’am- pia vista e si può lavorare indisturba- ti, come se si ritornasse indietro di trecento anni. In Italia ho anche scrit- to La fine dell’Impero nella pace di una casa al mare a Santa Marinella. Ha lavorato con Ennio Morricone. Come vi siete conosciuti? Ricordo che è stato in occasione del fi lm 72 metri . Non sapevo quale musica sce- Preparato da Stefania Zini gliere, quando mi sono imbattuto in una sua produzione. Gli ho scritto per parlargli, dicendogli che al mio film e al mio Paese servivano la bellezza e la speranza della sua musica. Mi ha risposto dandomi appuntamento a Roma. Era da poco accaduta la tra- gedia del Kursk e lui ha mostrato una straordinaria umanità per quella tri- ste vicenda. Penso che, in parte, abbia accettato di lavorare con il mio film proprio in ricordo di quei ragazzi che hanno perso la vita. Dopoilfilmapuntate Dostoevskij oragi- rerà I Demoni. Cosa l’ha attratta dell’au- tore? Il canale televisivo Russia 1 mi ha proposto di girare il film in otto pun- tate Dostoevskij e ho accettato, seb- bene abbia sempre sostenuto di non aver nulla da aggiungere ai classici. Così ho riletto tutto Dostoevskij e l’ho riscoperto. Riguardo a I Demoni sto lavorando sulla sceneggiatura e le ri- prese dovrebbero iniziare in autun- no. Renderò un po’ meno arcaico l’am- biente, forse anche la lingua per facilitarne la comprensione, ma per nessun motivo sposterò l’azione al presente, altrimenti dovrei comple- tamente modificare sia il linguaggio, che il sistema dei rapporti tra i per- sonaggi. E questo approccio non avrebbe senso. Gli Italiani e i russi sono accomunati da un rapporto musicale con la vita e dalla per- cezione artistica della natura. Viaggio molto e noto che non tutti hanno le stesse ca- ratteristiche dei nostri due popoli” Vladimir Khotinenko nasce nel 1952 a Slavgorod, una cittadina tra le montagne dell’Altaj. Architetto di prima formazione, studente di Nikita Mikhalkov, regista, nonché attore e sceneggiatore, conosce l’Italia, i suoi pregi e difetti. Nella Penisola trova ispirazione, scrive numerose sceneggiature e gira dei film. Collabora con grandi artisti, eppure è poco conosciuto dal pubblico. In questo dialogo racconta la sua Italia, il suo lavoro e i temi forti che lo hanno accompagnato nella produzione. Senza mai rinunciare a un pizzico di provocazione KIRILL LAGUTKO

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Russia Oggi, inserto de La Repubblica

Transcript of Russia Oggi

Page 1: Russia Oggi

Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion

GIOVEDÌ 7 GIUGNO 2012

L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de

SE IL CINEMA SE IL CINEMA

RACCONTA RACCONTA

I SILENZI I SILENZI

DELLA DELLA

STORIA STORIA

Ha lavorato con Ennio Morricone, è innamorato delle bellezze italiche e impegnato a far da ponte tra il mondo russo e quello italiano. Que-sto è Vladimir Khotinenko.

Come nasce la passione per l’Italia?

Con mia moglie Tanya siamo stati nella Penisola almeno 60 volte. Me ne sono innamorato già durante gli studi in architettura: adoro Roma, il Duomo di Milano e le città di mare. So bene cosa ha attratto gli artisti russi di tutti i tempi: gli aspetti pit-toreschi che la caratterizzano, i pae-saggi morbidi. Il bello è ovunque: nella lingua, nelle persone e nella cucina.

In cosa italiani e russi si assomiglia-

no?

C’è in entrambi una certa negligen-za di fondo. Ci accomuna, inoltre, il rapporto musicale con la vita e la percezione musicale della natura. Io viaggio molto e ho notato che non tutti sono così attenti alla natura come i nostri due popoli.

Un italiano raramente si sofferma a pen-

sare di essere un discendente degli anti-

chi romani. È invece tipico dei russi riflet-

tere sul passato. Perché secondo lei?

Rifl ettere sulla storia è stata a lungo una nostra caratteristica. Purtroppo oggi la gioventù non lo fa più. La mia generazione si interessava di storia, letteratura, arte, anche di quelle stra-niere.

Vale anche per il cinema?

Certamente. Sono sicuro che in Ita-lia non tutti conoscano Tarkovskij, mentre per noi russi Marcello Ma-stroianni è sempre stato un mito. All’estero si ha una strana percezio-ne della Russia. Da un lato, tutti co-noscono Pushkin, Tolstoj e Gogol, dall’altro si continua a pensare alla Federazione come a un territorio sel-vaggio e nemmeno i moderni mezzi di comunicazione riescono a supe-rare questo stereotipo.

Pellegrinaggio alla città eterna è un pro-

getto comune del Vaticano e della Chie-

sa ortodossa. Lavorare con l’Oltretevere

è stato difficile?

L’unica limitazione, che considero giu-sta, impostaci dal Vaticano durante

le riprese è stata di non disturbare pas-santi e turisti. Mentre ci è stato con-cesso di fi lmare nei sotterranei della Basilica di San Pietro dove si trova la tomba dell’Apostolo Pietro, ripresa in passato solo due volte. Nell’occasione mi è accaduto qualcosa di assoluta-mente unico. Era sera, nella Cappella c’era l’illuminazione cosiddetta papa-le. Sono salito nella Basilica di San Pietro e per una quindicina di minuti ho avuto la fortuna di trovarmi sotto la Cupola di Michelangelo nella più completa solitudine. Non avrei mai immaginato una simile emozione.

Per quali altri film ha lavorato nella Pe-

nisola?

Ho girato alcune scene di 1612 e di Dostoevskij. A Roma ho un mio posto prediletto per le riprese: vicino al Ponte degli Angeli (a Ponte Sant’Angelo): la riva del fi ume è completamente sel-vaggia e da quel punto si apre un’am-pia vista e si può lavorare indisturba-ti, come se si ritornasse indietro di trecento anni. In Italia ho anche scrit-to La fine dell’Impero nella pace di una casa al mare a Santa Marinella.

Ha lavorato con Ennio Morricone. Come vi

siete conosciuti?

Ricordo che è stato in occasione del fi lm 72 metri. Non sapevo quale musica sce-

Preparato daStefania Zini

gliere, quando mi sono imbattuto in una sua produzione. Gli ho scritto per parlargli, dicendogli che al mio fi lm e al mio Paese servivano la bellezza e la speranza della sua musica. Mi ha risposto dandomi appuntamento a Roma. Era da poco accaduta la tra-gedia del Kursk e lui ha mostrato una straordinaria umanità per quella tri-ste vicenda. Penso che, in parte, abbia accettato di lavorare con il mio fi lm proprio in ricordo di quei ragazzi che hanno perso la vita.

Dopo il film a puntate Dostoevskij ora gi-

rerà I Demoni. Cosa l’ha attratta dell’au-

tore?

Il canale televisivo Russia 1 mi ha proposto di girare il fi lm in otto pun-tate Dostoevskij e ho accettato, seb-bene abbia sempre sostenuto di non aver nulla da aggiungere ai classici. Così ho riletto tutto Dostoevskij e l’ho riscoperto. Riguardo a I Demoni sto lavorando sulla sceneggiatura e le ri-prese dovrebbero iniziare in autun-no. Renderò un po’ meno arcaico l’am-biente, forse anche la lingua per facilitarne la comprensione, ma per nessun motivo sposterò l’azione al presente, altrimenti dovrei comple-tamente modifi care sia il linguaggio, che il sistema dei rapporti tra i per-sonaggi. E questo approccio non avrebbe senso.

Gli Italiani e i russi sono accomunati da un rapporto musicale con la vita e dalla per-cezione artistica della natura. Viaggio molto e noto che non tutti hanno le stesse ca-ratteristiche dei nostri due popoli”

Vladimir Khotinenko nasce nel 1952

a Slavgorod, una cittadina tra le montagne

dell’Altaj. Architetto di prima formazione,

studente di Nikita Mikhalkov, regista, nonché

attore e sceneggiatore, conosce l’Italia, i suoi

pregi e difetti. Nella Penisola trova ispirazione,

scrive numerose sceneggiature e gira dei film.

Collabora con grandi artisti, eppure è poco

conosciuto dal pubblico. In questo dialogo

racconta la sua Italia, il suo lavoro e i temi forti

che lo hanno accompagnato nella produzione.

Senza mai rinunciare a un pizzico di

provocazione

KIRILL LAGUTKO

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02 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)Politica

Vladimir Putin: «Quante nuove facce abbiamo? Penso che la composizione sia cambiata al 75 per cento». Dmitri Medvedev: «Secondo il mio calcolo ap-prossimativo, per tre-quarti l’esecuti-vo è composto da gente che solo da poco è in politica o che si trova alla prima esperienza di governo». Queste le battute che a metà maggio il Presi-dente Putin e il premier Medvedev si sono scambiati nel corso di una tras-missione alla televisione russa.

Il messaggio che intendono dare è di novità. Lo sguardo attento ricono-sce invece che il governo è sì molto giovane – il ministro delle Telecomu-nicazione, Nikolai Nikiforov, ha ap-pena 29 anni – ma solo in parte nuovo: sei dei ministri attuali in precedenza sono stati vice ministri. Inoltre, per

Le difficoltà dell’Europa. I ritardi della Federazione. Sullo sfondo, una crisi economica che continua a manifesta-re la propria imprevedibilità. L’ex pre-sidente del Consiglio italiano, Roma-no Prodi, a tutto campo sull’Unione Europea e sui rapporti con la Russia. Analisi, rifl essioni. E una via d’uscita: ritrovare una prospettiva politica per dare speranza al Vecchio Continente.

A suo avviso, le misure prese nell’ambi-

to dell’Ue contro la crisi dell’Eurozona

negli ultimi mesi sono tempestive o ar-

rivano tardi?

Arrivano in ritardo e sono insufficien-ti. Per sette-otto anni l’euro è andato benissimo, non ci sono stati problemi. E solo quando si sono divise le sorti dei diversi Paesi, la speculazione ha cominciato a colpirli uno a uno. Solo in quel momento è cominciata la crisi. Quando è stato scoperto il caso greco, il problema era di dimensioni mode-stissime. Se si fossero assunte decisio-ni tempestive, non saremmo in questa condizione. Inoltre sono mancate le mi-sure per la crescita.

Dubbi e sfide, ecco il nuovo esecutivoIl governo Dmitri Medvedev ha scelto numerosi ministri con poca esperienza. Per gli analisti, un’arma a doppio taglio

MORITZ GATHMANNRUSSIA OGGI

Preparato daNiva Mirakyan

A detta di alcuni esperti, l’inesperienza

di molti titolari dei dicasteri favorirà lo

spostamento di potere a favore del

Cremlino, dove Vladimir Putin ha

portato con sé i suoi fedelissimi.

quanto tutti altamente qualifi cati, i capi dei dicasteri hanno poca espe-rienza alle spalle: Medvedev si è cir-condato di un governo di manager. Esperti russi sottolineano il poco peso politico del nuovo Consiglio dei mi-nistri: «Questo non è un governo per sfondare, ma tecnico. E ho dei grandi dubbi che sia in grado di rispondere adeguatamente alle sfi de che si pon-gono oggi alla Russia», ha commen-tato Aleksei Kudrin, a lungo ministro delle Finanze, costretto a dimettersi nell’autunno scorso.

Vengono chiamati “tecnici” i gover-ni che durante i primi due mandati servirono a Putin per imporre i piani strategici. Il premier Medvedev è cir-condato da sei vice premier, tra cui alcuni collaboratori fidati dei suoi tempi al Cremlino, come il liberale Ar-kadi Dvorkovich o il “capo ideologo” Vladislav Surkov. Il fatto che sia riu-scito a far occupare alcuni incarichi da gente “sua”, viene interpretato come la prova che Medvedev abbia comun-que un certo peso politico.

La sostituzione forse più importan-

ministrazione presidenziale, manter-rà il suo incarico. Solo pochi sono usci-ti completamente dal sistema politico in questo scambio di poltrone, come il ministro dell’Energia Sergei Shma-tko. Mentre l’ex vice premier Igor Se-chin, stretto collaboratore di Putin ed eminenza grigia del settore petrolife-ro e gas, è stato nominato presidente del gigante petrolifero statale Rosneft. A lui spetterà quindi la responsabili-tà di condurre in porto uno dei pro-getti più importanti dei prossimi de-cenni: l’accesso alle materie prime della piattaforma continentale artica.

SUL NOSTRO SITO

ll 19 e 20 maggio il Centro di ricer-che Vtsiom ha condotto un sondag-gio per fotografare l’umore dei russi in relazione alle recenti proteste che negli ultimi mesi hanno portato in strada migliaia di cittadini. Secon-do quanto emerso dall’inchiesta, ela-borata su un campione di 1.600 per-sone, il 40 per cento degli intervi-stati è contrario alle manifestazioni, mentre solo il 22 per cento si dice favorevole, anche se solo il 7 per cento è pronto a scendere in piazza. Secondo lo studio, inoltre, il 18 per cento dei russi attribuisce i meeting a un malcontento legato allo stile di vita ritenuto insoddisfacente dalla popolazione.

Risulta alta la quota delle perso-ne che non erano nemmeno a cono-scenza delle manifestazioni: il 63 per cento degli interpellati, infatti, ha affermato di non aver mai sentito parlare della passeggiata di prote-sta organizzata dai letterati russi a metà maggio per le vie del centro di Mosca.

Il sondaggio:

come i cittadini

vivono le proteste

Crescita e sviluppo per uscire dalla crisi

Durante la sua presidenza alla Commis-

sione Europea c’è stato un allargamen-

to dell’Ue. È possibile che un giorno tra i

Paesi membri ci sia anche la Russia?

Tra la Russia e l’Unione Europea ci sono fortissime complementarità. Nell’ultima conferenza, la bilaterale Ue-Russia, che ho presieduto in Com-

missione, c’era una frase che faceva ridere tutti: «Noi siamo come la vodka e il caviale: dobbiamo andare insie-me». Far parte dell’Ue diventerebbe un problema per un motivo molto sem-plice: la Russia è troppo grande. Con l’ingresso della Federazione, l’Ue do-vrebbe immediatamente avere due ca-

pitali: una a Bruxelles e l’altra a Mosca. La seconda ragione è che la Russia stessa ha una faccia fi loeuropea, che guarda a Ovest, ma c’è anche una gran-de attenzione all’Asia, all’Est. Quindi, io credo che nemmeno la Russia abbia in mente un simile approdo.

Perché non è stato ancora abolito il regi-

me dei visti tra l’Ue e la Russia?

Lo dico con sincerità: non vedo ragio-ne alcuna perché i visti sussistano an-cora. Auspico che questo vincolo venga superato al più presto.

Come valuta i rapporti tra la Russia e l’Ita-

lia?

Sono buoni e sono convinto che con-tinueranno a esserlo anche in futuro. C’è simpatia reciproca tra i Paesi, tra la gente. Siamo molto piu simili di quanto non sembri. E poi naturalmen-te c’è il fatto che oggi la Russia per noi è non solo un grande mercato di sboc-co, ma un’opportunità per la nostra industria energetica.

te riguarda Rashid Nurgaliev: l’ex mi-nistro degli Interni era stato al centro delle critiche a causa dei continui scan-dali di corruzione e soprusi da parte di poliziotti. Siccome neanche la ri-forma della polizia - annunciata con clamore - ha cambiato le cose in pro-fondità, al suo posto è stato chiamato Vladimir Kolokoltsev, fi nora capo della polizia di Mosca, con un credito anche presso l’opposizione. Alcuni grossi nomi fra i politici hanno tenuto i loro incarichi, tra cui il ministro degli Este-ri Sergei Lavrov.

Secondo gli osservatori, il fatto che i ministri delle Finanze e per l’Arma-mento non siano stati sostituiti rin-forzerebbe la posizione di Putin. «In questa maniera ha mantenuto il con-trollo sulle strutture di esercizio del potere e ha conservato il blocco fi nan-ziario», spiega il politologo Igor Bunin. «Questa gente gli permette di infl uen-zare dall’interno le decisioni di gover-no, soprattutto quelle economiche».

L’unica nomina che ha provocato incomprensione e in alcuni persino rabbia è quella di Vladimir Medinsky

alla Cultura. Si tratta di una delle fi -gure più importanti del partito del Cremlino, Russia Unita. Negli ultimi anni ha guadagnato milioni di rubli con libri di divulgazione scientifi ca e patriottici sulla storia russa. La rivi-sta Russkij Reporter interpreta la sua ascesa come un atto di vendetta da parte di Putin verso l’élite artistica-intellettuale del Paese, scesa in piaz-za contro di lui.

Una particolarità del sistema poli-tico in Russia sta nel fatto che, con l’amministrazione del Cremlino, il Pre-sidente dispone di una struttura che formalmente è composta solo da con-sulenti e assistenti, ma che a causa della vicinanza alla sua fi gura ha un peso politico maggiore rispetto ai mi-nistri. Entrando nel Cremlino, Putin ha portato con sé i suoi sodali più stret-ti: sette ex ministri, tra cui Elvira Na-biullina, in passato a capo dello Svi-luppo economico.

L’ex membro dei servizi segreti Ser-gei Ivanov, che solo poco tempo fa aveva cambiato il suo posto come vice premier con quello di capo dell’am-

L’INTERVISTA ROMANO PRODI

" Secondo il mio calcolo approssi-mativo, per tre-quarti l’esecutivo è composto da gente che solo da

poco è in politica e che si trova alla pri-ma esperienza di governo”

LA CITAZIONE

Dmitri MedvedevPRIMO MINISTRO RUSSO

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SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) Società

La lotta contro le macerie

Patrimonio Negli ultimi 20 anni sono state demolite 700 abitazioni secolari. Ma ora partono le proteste

Dall’alto, in senso orario: un momento delle proteste contro l’abbattimento di

Casa Feoktistov; in piccolo, prima della demolizione: la moschea; lo stadio Dina-

mo; Casa Feoktistov; lo store “Il Mondo dei bambini”. Sopra, l’ex Casa Glebov

ALEKSANDRA GURKOVARUSSIA OGGI

La difesa degli edifici storici di Mosca

è il motivo che spinge un numero

crescente di persone a sfidare le

autorità. Ecco come è nato il

coordinamento Archnadzor.

I membri del gruppo di protezione del patrimonio architettonico Archnadzor distribuiscono candele accese vicino alle rovine di un edifi cio nel centro della capitale. «Perdere una costruzione del Diciottesimo secolo per la città è come lasciar morire una persona cara», dice la coordinatrice dei volontari, Yulia Me-zentseva, mentre contempla lo spiaz-zo davanti a sé. Yulia e i suoi compa-gni non sono riusciti a salvare il padi-glione della proprietà dei Shachovski-ye. Ciononostante, hanno molto lavo-ro: nel libro rosso di Archnadzor com-paiono altri 250 edifici per i quali bisogna lottare. Negli ultimi anni, come conseguenza dell’aggressiva politica urbanistica di Yuri Luzhkov, ex sinda-co di Mosca, la capitale russa ha perso circa 700 edifi ci storici. Le cause sono evidenti: restaurare un immobile an-

Proteggere il centro storico della capitale è un dovere, ma l’obiettivo è difficile da rea-lizzare, poiché occorre ottenere uno status particolare. E, al momento, alle autorità man-ca la volontà per farlo” RUSTAM RACHMATULIN, COORDINATORE PRINCIPALE DEL MOVIMENTO ARCHNADZOR

Demolire un edificio perché non più utile è una scusa che non regge più. Vi sono diver-se società illegali che mandano le strutture in rovina per progettare una nuova costru-zione. Questa è speculazione”SERGEI SOBYANIN, SINDACO DI MOSCA

edifici per i quali bisogna lottare compa-iono nel libro rosso di Archnadzor

250IL NUMERO

tico è più costoso che costruirne uno nuovo. Alla fi ne del 2010, con l’arrivo di Sergei Sobyanin, attuale sindaco della città, si è interrotta la concessio-ne di permessi per edifi ci di nuova co-struzione nel centro storico. «Tuttavia, il patrimonio architettonico continua a essere distrutto», spiega l’attivista.

Uno degli esempi più chiari dell’ar-bitrarietà delle imprese edili lo si incon-tra nella proprietà dei Shachovskiye, zona in cui si trova il teatro Guelikon. In questo caso, l’amministrazione dell’edifi cio culturale ha deciso di co-struire una nuova sala e demolire un antico padiglione situato dentro la pro-prietà. Il movimento Archnadzor ha rac-colto le informazioni necessarie e dimo-

strato alla procura che la demolizione di quell’edifi cio era da considerarsi il-legale. La decisione dei giudici è anda-ta a loro favore. Tuttavia, all’inizio del 2010 la giunta comunale di Mosca al-lora in carica ha approvato un proget-to di ricostruzione che prevedeva l’ab-battimento di edifi ci del Diciottesimo secolo e, con fi nanziamenti comunali, la costruzione di alcune sale più mo-derne per il teatro. A partire da quel momento, gli attivisti di Archnadzor hanno iniziato a fare la guardia fuori dalla proprietà. «La demolizione è ini-ziata inaspettatamente alle 6 di matti-na», racconta Yulia Mezentseva. «Gli operai, approfi ttando del fatto che c’era-no solo due dei nostri volontari fuori dall’edifi cio, hanno abbattuto il padi-glione».

La tenuta degli Alekseiev, situata in via Bajrushin, nel prestigioso quartiere moscovita di Zamoskvorechie, ha ces-sato di esistere. Il complesso familiare fu costruito dopo il grande incendio del 1812, diventando un’icona dell’architet-tura imperiale degli inizi del Dicianno-vesimo secolo dei quali a malapena re-stano esempi. Così, nonostante le nu-

merose proteste avviate dai difensori del patrimonio architettonico della città, i cinque edifi ci della tenuta sono stati ri-dotti in macerie. E lo stesso è accaduto per altri immobili di grande valore sto-rico e artistico, abbattuti nonostante le vibrate proteste di comitati di varia na-tura, affiancati dai cittadini.

Il movimento civico Archnadzor è stato fondato nel febbraio del 2009. Allora, attivisti di diversi gruppi mo-scoviti dediti allo studio del patrimo-nio locale, hanno deciso di unire i loro sforzi con l’obiettivo chiaro di proteg-gere e studiare la ricchezza culturale di Mosca. Attualmente, sono circa 5mila i membri dell’associazione e il loro nu-mero continua a crescere, a dimostra-

zione di un grande interesse verso il tema. «Solo dieci anni fa sembrava che lo studio del patrimonio locale fosse solo un passatempo per bambini o an-ziani, mentre tutti gli altri si dedica-vano alla politica», ricorda Natalia Sa-mover, coordinatrice del gruppo. «Ma è trascorso abbastanza tempo affinché sorga una nuova generazione educata

in condizioni di libertà. Oggi si uni-scono a noi molte persone che hanno studiato, da collegiali e diplomati a direttori di aziende, che reclamano il diritto di avere una patria e una cul-tura. La gente deve capire che, se si vuole unire a noi, dovrà lavorare molto, dedicandoci una parte importante del suo tempo», aggiunge con grande tra-sporto Natalia.

Così, chi si avvicina al movimento e ha studi di architettura o conosce la sto-ria dell’arte, esamina il centro di Mosca per identifi care i monumenti che neces-

sitano di protezione. Con gli avvocati che preparano istanze da presentare alla procura e alla commissione per la pro-tezione del patrimonio architettonico della città. In parallelo la sezione dei progetti sociali organizza eventi socio-culturali, mentre la squadra operativa, diretta da Yulia Mezentseva, partecipa ad azioni dirette. «Al momento, la co-

lonna vertebrale del nostro movimento è composta da 150 persone, un numero importante, ma l’auspicio è di crescere ancora», spiega la Mezentseva.

Secondo diverse stime, nei prossimi anni è prevista la demolizione di circa 40 edifi ci nel centro storico della capi-tale. Alcuni possiedono elementi rico-nosciuti come patrimonio culturale e tutti sono dotati di un grande valore storico: un tesoretto che l’attività dei vo-lontari non vuole che venga in alcun modo distrutto, per consegnarlo intatto alle generazioni future.

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ILIA WARLAMOW

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04 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)Economia

SI PUNTA SULLE PICCOLE IMPRESE

LA RECESSIONE DEL MERCATO INTERNO SPINGE UN

NUMERO CRESCENTE DI PMI ITALIANE A CERCARE SPAZI

ALL’ESTERO: OPPORTUNITÀ E RISCHI A CONFRONTO

RELAZIONI COMMERCIALI

SIMONA PIZZUTIRUSSIA OGGI

Se le grandi aziende hanno il capitale

e le strutture per affrontare i mercati

internazionali, la strada è più difficile

per le realtà di dimensioni ridotte. Ma

le possibilità di sviliuppo sono alte.

Da una parte il mercato interno che stenta a uscire dalla crisi nella quale si è avvitato ormai da diversi anni. Dall’altra un Paese in forte crescita come la Russia, che rispetto ad altri mercati emergenti ha dalla sua la sta-bilità politica e la relativa vicinanza all’Italia. Basta questo a spiegare per-ché un numero crescente di Pmi ita-liane cerca spazi nella Federazione. Anche se la strada è irta di ostacoli per realtà che non hanno dalla loro la capitalizzazione e le risorse umane delle organizzazioni più grandi.

Gourmet d’Italia rappresenta un caso di evoluzione di business legato alle tendenze del mercato. L’azienda mar-chigiana, attiva da due anni nel setto-re alimentare con le divisioni produ-zione e commercializzazione di eccel-lenze enogastronomiche italiane e cibi pronti, aveva iniziato negli anni No-vanta con l’export di calzature. «Siamo partiti prendendo accordi con i tour operator russi che portavano da noi piccoli imprenditori interessati ad ac-quistare calzature all’ingrosso e poi vendere al dettaglio nella Federazione – racconta Giuseppe Cinesi, socio e de-legato per l’internazionalizzazione di Gourmet d’Italia – e il problema prin-

cipale sono sempre stati i visti. Con il tempo le calzature sono diventate una merce imitabile, così abbiamo aperto Gourmet d’Italia perché il settore dell’agroalimentare è il vero Made in Italy che non può essere prodotto all’estero: i prodotti della terra sono autentici e questo i clienti russi lo sanno e lo apprezzano». L’azienda punta ora ad abbinare il viaggio con corsi di cu-cina o di sommelier.

Restando nel settore, è recente l’espansione di Colussi che però ha adottato una strategia diversa. Nel 2009 l’azienda veneta di prodotti alimenta-ri ha avviato una joint venture con la

società russa Infolink, il maggiore di-stributore di pasta nella Federazione, per la creazione di CI Group, accre-scendo la posizione del gruppo nel mer-cato russo e in quelli limitrofi .

Anche l’industria meccanica italia-na è molto interessata alla Russia. «Seb-bene le procedure per le merci siano molto complesse – spiega Antonio Dor-doni, direttore commerciale di Jobs Au-tomazione – soprattutto per noi che siamo soggetti a licenze di esportazio-ne per la particolarità dei nostri mac-chinari». L’azienda di Piacenza pro-duce centri di fresatura di alta preci-sione per l’aeronautica e il settore au-

Un manuale per investire nella Federazione

Una guida per operato-ri economici italiani che vogliono fare business nella Federazione. L’ini-ziativa è stata messa a punto dall’Ambasciata d’Italia a Mosca, con il contributo di aziende, gruppi bancari e av-

vocati italiani presenti nel mercato rus-so. Il volume è stato presentato nei giorni scorsi a Roma e Milano, registrando il tut-to esaurito in entrambi gli appuntamenti.Un interesse confermato dai numeri. Nel corso del 2011 l’interscambio tra i due Pa-esi ha registrato una crescita del 21 per cento rispetto al 2010 per un totale di 27

miliardi di euro e i primi quattro mesi di quest’anno hanno visto un ulteriore bal-zo del 42 per cento nel confronto con lo stesso periodo del 2011. Dati sorprenden-ti se si considera il contesto economico nel quale è maturato.L’export italiano in direzione russa è trai-nato dai prodotti tipici del Made in Italy, dall’automotive all’alimentare, dall’abbi-gliamento al chimico. In direzione oppo-sta la principale voce di esportazione è costituita dai prodotti energetici. Quan-to agli investimenti diretti, invece, i rus-si guardano all’Italia in primo luogo per il campo immobiliare: nel corso del 2011 il 42 per cento degli acquisti esteri nel set-tore ha riguardato immobili italiani.

I campi di crescita

industriale nella Fe-

derazione sono l’ae-

rospaziale e l’agroa-

limentare

tomobilistico e annovera tra i suoi prin-cipali clienti Alenia, Agusta Westland, Boeing e Fors. Entrata nel mercato russo circa sei anni fa, Jobs ora può contare su un collaboratore del posto che in loco lavora quasi a tempo pieno per la loro promozione e si occupa anche dei servizi di assistenza per i macchinari.

Secondo il Russian State Statistics Service (Rosstat), nel 2010 le Pmi russe attive sul territorio erano 3,2 milioni, a fronte dei 3,8 milioni di small busi-ness presenti in Italia. Sarà stato anche per questi imprenditori che la Ojsc Sme Bank (ex Banca dello Sviluppo Russo) ha implementato un programma di supporto fi nanziario per le Pmi nella Federazione. Intanto il governo di Mosca ha varato una serie di norme per ridurre le barriere amministrative e doganali e introdurre sistemi di fi -scalità agevolata.

L’azienda fi orentina Arteluce, che produce lampade, lampadari e com-plementi d’arredo, esporta da quattro anni in Russia rifornendo piccoli ne-gozi o architetti. Impresa familiare con dieci operai, si è fatta strada nella Fe-derazione partecipando alle Fiere in-ternazionali, soprattutto a Milano e in Germania, prendendo direttamente contatto con gli acquirenti e svilup-pando poi una versione in russo del suo sito Internet. Finora non ha mai incontrato particolari problemi in terra russa e questo la porta a progettare un’ulteriore espansione negli anni a venire.

IL PARERE DELL’AVVOCATO

Fussi: “Per l’Italia

grandi opportunità”

«La Russia è molto interessante per le Pmi italiane in cerca di nuovi sbocchi a fron-te di un mercato interno alle prese con la stagnazione, ma va approcciato con cura». Cristina Fussi, partner di De Berti Jacchia Franchini Forlani, vede così lo scenario per le aziende che stanno programmando una presenza nella Federazione. Lo studio le-gale italiano è presente a Mosca dal 1995, con un team di 16 professionisti.

Quali sono gli step da seguire per inve-

stire in Russia?

A grandi linee non sono molto diversi da quelli di altri Paesi, ma occorre fare i conti con le differenze culturali di una realtà per molti aspetti diversa dalla nostra.Quanto pesa la burocrazia?

Molto, ma l’Italia su questo terreno non se la passa meglio. Chi decide di investire nel-la Federazione deve sapere che non può aspettarsi un costo del lavoro sensibilmen-te inferiore a quello italiano. Quindi ha sen-so programmare una presenza diretta in loco solo se si punta a servire il mercato locale, che cresce a ritmo sostenuto.Qual è il trattamento riservato alle azien-

de straniere?

La situazione è migliorata negli ultimi anni perché le autorità sono interessa-te a importare competenze e tecnologie dall’estero. Il mio consiglio è di prendere in considerazione le opportunità offerte dalle zone economiche speciali, che prevedono una fiscalità sul reddito d’impresa compre-so tra il 15 e il 16 per cento contro il 20 per cento applicato alle aziende russe. A que-sta facilitazione si aggiungono coefficien-ti speciali per le quote di ammortamento e l’esenzione totale in dogana per le merci provenienti dal resto del territorio russo. Quali sono i requisiti di accesso a que-

ste aree?

Occorre presentare un business plan, che va poi discusso con il Ministero dello Sviluppo Economico e con le autorità locali. L’accesso agli sgravi fiscali e doganali è subordinato all’impegno a realizzare impianti produttivi, ad assumere un certo numero di dipendenti locali e a verifiche periodiche sul rispetto di quanto dichiarato nel piano.

Preparato daLuigi Dell’Olio

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Dopo alcuni anni di studio del

mercato, Rollon è sbarcata in

Russia nel 2009. Attualmente

opera attraverso due distributori,

a Mosca e San Pietroburgo.

Evgeny

UtkinANALISTA

Il report della Banca Mondiale sulle condizioni normative e bu-rocratiche per fare business nei diversi Paesi, colloca la Russia a un modestissimo 120esimo posto (su 183). L’Italia è più avan-ti - all’87esimo posto - ma è messa peggio di Moldova, Mon-

golia e Ghana. Eppure tanti italiani vorrebbero uscire da un Paese soffocato da tasse e da difficoltà burocratiche per spostarsi a Sin-gapore (prima) o almeno negli Usa (al quarto posto) o in Russia.Perché gli italiani vogliono trasferirsi nella Federazione, pur cono-scendo le difficoltà che possono incontrare? Hanno creduto al Presidente russo Vladimir Putin che ha recentemente dichiarato di voler portare la Russia di 100 posti più avanti in classifica, sfida tra le più difficili del suo impegno politico? O sono comunque at-tirati dall’enorme mercato in crescita?Anche al Salone dei nuovi imprenditori, Mi faccio Impresa, even-to annuale milanese per i giovani che vogliano aprire una nuova attività, si è parlato della Russia in un seminario dedicato alle op-portunità di business. La relatrice Veronica Vanossi della Camera di Commercio Italo-russa ha spiegato che il mercato della Fede-razione non va considerato omogeneo: Mosca e San Pietroburgo hanno un reddito molto più alto e un modello di consumo diver-so dal resto del Paese. La capitale, attraente per gli investimenti, è la quarta città più cara del mondo (dati Mercer) e richiede in-vestimenti il cui ritorno non è immediato. Dunque meglio sareb-be puntare su città più piccole, dove la classe media è in crescita e il mercato è ancora in forte espansione. Vi sono però grossi osta-coli come la carenza di infrastrutture, le difficoltà di trasporto, le dogane, e non ultimo, per gli italiani, la difficoltà della lingua. A differenza dell’Italia, in Russia il 72 per cento delle aziende ha grandi dimensioni. Ma occorre fare attenzione al peso della buro-crazia. Ne è prova l’esempio riportato poco tempo fa da Aleksan-dr Shokhin, presidente di Rspp (Confindustria russa): «Per allac-ciarsi alla rete elettrica si può dover attendere fino a quattro anni». Per Ivo Alessandrini, modellista di scarpe e borse che da 14 anni cerca di lavorare con la Russia, «le difficoltà nel lavoro ci sono sempre, ma in Russia riscontriamo grossi problemi con le doga-ne». Maria Luisa Giacchetta, responsabile export di Ffc Creative Group, racconta: «I russi vanno pazzi per la moda italiana, ma sono esigenti e soprattutto non parlano l’inglese. Il mio asso nella manica è sicuramente la conoscenza della lingua russa, delle abi-tudini e della cultura locali. Restano alcune difficoltà dal punto di vista burocratico e per l’ottenimento dei certificati, ma se trovi il partner giusto riesci a superare la nota dolente. Insomma, le op-portunità ci sono, ma bisogna avere molta pazienza per sfonda-re in quel mercato».

IL COMMENTO

Le strade del businesstra leggi e burocrazia

Se la barriera culturale ostacola la crescitaLa storia Come un’azienda italiana si è imposta nella Federazione

Ha 28 anni, si chiama Nikolai Lo-senkov e da due mesi è il nuovo country manager di Rollon per la Russia. Basato a Mosca, dove l’azienda di Vimercate ha il suo distributore storico, Losenkov si occupa di coordinare il lavoro che viene svolto in tutto il territorio della Federazione.

Rollon è un’azienda meccani-ca con vocazione internazionale che si occupa di guide lineari di alta precisione per molteplici set-tori, dal ferroviario all’aeronau-tica, dalla logistica fi no all’ener-gia. Apripista dell’internaziona-lizzazione, soprattutto nei mer-cati emergenti, è stato il settore ferroviario, il più trasversale, come sottolineato dall’ammini-stratore delegato di Rollon Italia Marco Pesenti. Questo vale so-prattutto nelle economie che si stanno sviluppando a ritmo so-stenuto e che per questo hanno necessità di investire massiccia-mente per dotarsi di una rete in-frastrutturale di trasporto pas-seggeri e merci. Ed è stato così anche per la Russia.

«Siamo presenti nella Federa-zione dal 2009 - racconta Marco

Pesenti, ad Rollon Italia -, anche se abbiamo iniziato a studiare questo mercato già da prima. Poi, tre anni fa, abbiamo individuato i contatti giusti per uno sbarco nel Paese. Affianchiamo al distri-butore un product manager che possa supportarlo nella logistica e nella copertura territoriale, ge-stendo i contatti in modo auto-nomo».

Oltre che a Mosca, Rollon ha un distributore anche a San Pie-troburgo. Per fronteggiare le dif-ferenze culturali e linguistiche l’azienda ha tradotto tutto il ma-teriale tecnico e informativo in russo, appoggiandosi a responsa-bili tecnici e commerciali madre-lingua. «La criticità principale è la barriera culturale, motivo per cui abbiamo scelto di occupare una risorsa nell’area engineering. È un ragazzo bulgaro che parla perfettamente russo e che l’anno scorso alla Fiera sul ferroviario è stata determinante per noi per fare un ulteriore salto di qualità - prosegue Pesenti -. Dopo la fi -gura tecnica abbiamo deciso di avere un country manager russo che svolge principalmente attivi-tà di scouting del mercato e ri-cerca di aziende potenzialmente interessate. Un lavoro che copre sia il canale della distribuzione, che quello della vendita diretta». Prima di arrivare in Rollon, Lo-

senkov è stato business develop-ment manager in Skf, una mul-tinazionale della meccanica pre-sente in 130 Paesi.

La grandezza del mercato della Federazione e la diversità presen-te nelle varie regioni hanno con-vinto l’azienda lombarda a per-sonalizzare l’offerta, uscendo dallo standard che caratterizza il catalogo.

Rollon ha evidenziato anche un altro proprio punto di forza, par-ticolarmente apprezzato dalla clientela russa: la capacità di porsi come consulente, indivi-duando le criticità operative e mettendo in campo la propria esperienza per risolverle. Com-petenza che si è rivelata deter-minante soprattutto in ambito ferroviario, nel quale l’oscillazio-ne delle temperature dai -50 ai +40 gradi può creare seri proble-mi. «La Russia sta diventando un mercato importante, nel 2012 oc-cuperà il 40 per cento del nostro fatturato sui Bric (acronimo usato per indicare le principali econo-mie emergenti, cioè Brasile, Rus-sia, India e Cina, ndr)», eviden-zia l’amministratore delegato, an-ticipando che l’azienda ha volon-tà di espansione, che tuttavia per ora sono ancora in una fase pre-liminare di studio.

LE DICHIARAZIONI

" La quantità di investimenti è inversamente proporzionale al livello di corruzione: è questa

la chiave per un buon funzionamento dell’intera rete sociale ed economica. E ci riempie di orgoglio sapere che i grandi investitori stranieri, da questo punto di vista, ci considerano ormai una regione particolarmente all’avanguardia, esempio da seguire per la realizzazione di un si-stema economico libero in altre zone del nostro Paese”

" Nella nostra regione sono stati realizzati diversi progetti italiani. Si tratta di investimenti legati ai

settori alimentare (in primis la Ferrero), energetico, metallurgico e del legno. Il nostro punto di forza è la posizione stra-tegica: il territorio si trova all’incrocio tra importanti vie di comunicazione ed è at-traversato da due grosse reti ferroviarie. Cerchiamo di sostenere gli imprenditori attraverso incentivi fiscali che valgono anche per gli stranieri”

" La nostra regione offre agli inve-stitori stranieri grandi opportunità di collaborazione grazie alla po-

sizione geografica favorevole, a un buon sistema di infrastrutture e al potenziale scientifico e industriale. Nel 2011 il volu-me degli investimenti italiani è stato di circa 500mila dollari. Tra i progetti più significativi c’è la ricostruzione della raf-fineria locale”

Oleg Korolev Nikolai Vinogradov Igor ElfimovGOVERNATORE DELLA REGIONE DI LIPETSK GOVERNATORE DELLA REGIONE DI VLADIMIR VICE GOVERNATORE DELLA REGIONE DI YAROSLAVL

IL CASO

Rollon è stata fondata nel 1975 a Vimercate, nella provincia di Mon-za e Brianza. Si tratta di un’azienda meccanica, attiva nella produzione di guide lineari di alta precisione per diversi settori economici. La società è presente in Russia at-traverso due distributori, uno a Mo-sca e l’altro San Pietroburgo, che hanno cominciato a produrre ri-spettivamente nel 2006 e nel 2010. Nei mesi è stato nominato il primo country manager della Federazione. Tra i clienti russi, tra i quali spicca-no per numerosità le aziende del settore ferroviario, ci sono sia co-struttori di treni, che di componen-tistica o macrocomponenti (come le porte automatiche). Attualmente Rollon impiega circa 270 persone, di cui 130 nella sede centrale di Vimercate, e genera un fatturato annuo di circa 50 milio-ni di euro

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A cura di Lucia Bellinello

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FORZA E FANTASIA PER CONQUISTARE LA VETTA D’EUROPA

IL TEAM RUSSO NON È TRA I FAVORITI AL TORNEO CHE INIZIA DOMANI

L’IMPREVEDIBILITÀ DEI SUOI TALENTI POTREBBE SCOMPAGINARE LE PREVISIONI

EURO 2012

NICOLA SELLITTIRUSSIA OGGI

Gli avversari del girone, Polonia,

Grecia e Repubblica Ceca, appaiono

abbordabili. L’allenatore olandese

vuole chiudere con il botto prima di

lasciare la guida della Nazionale.

Arshavin e Dzagoev. Fantasia al pote-re per sorprendere le grandi naziona-li del Vecchio Continente. La Russia è tra le possibili outsider agli Europei di Polonia e Ucraina al via domani. L’ultima chiamata per il dimissiona-rio commissario tecnico olandese Dick Advocaat. “Il piccolo generale” vuole lasciare la panchina della Federazio-ne con il botto fi nale in casa dei cugi-ni ucraini. L’obiettivo neppure troppo nascosto, complice un sorteggio amico che ha inserito i russi nel gruppo A assieme a Polonia, Grecia e Repubbli-ca Ceca, uno dei meno duri del lotto, sono i quarti di fi nale. E dal quartier generale russo fi ltra anche il sogno se-mifi nali, centrate quattro anni fa dal predecessore di Advocaat, il santone Guus Hiddink ora alla guida dell’An-zhi del milionario Kerimov. «Affron-teremo il torneo per provare a vincer-lo. Questo è certo ed è il nostro obiet-tivo – ha detto Advocaat -. Dobbiamo attendere la fi ne per poter dire se era realistico o meno. Ma è ovvio che se vai a giocare una competizione come questa, vuoi vincerla».

Anche perché Euro 2012 presenta un paio di favorite d’ordinanza (Spa-gna e Germania) con i campioni affa-ticati dalla lunga stagione alle spalle, con le nobili e piene di incognite Fran-cia, Inghilterra, Italia e Olanda in se-conda fi la. E il rotondo successo (3-0 a Zurigo in amichevole sei giorni fa) sugli azzurri moltiplica le fi ches dei russi nel torneo. Forti, potenti, brillan-ti. Un miglioramento dovuto al buon livello tecnico raggiunto dalla Russian Premier League con i calciatori di Zenit San Pietroburgo, Rubin Kazan, Cska e Spartak Mosca – l’ossatura della Na-

Una piccola cittadina della Russia settentrionale, un piccolo negozio sportivo e un piccolo cliente davanti allo scaffale con le scarpe da calcio. Siccome Ivan Gaikovich ha solo un-dici anni, è accompagnato dai suoi genitori, “il portafogli”, come dice sor-ridendo. Il commesso Aleksandr Me-dlin ha già visto questa scena: «I bam-bini vedono in tv le scarpe indossate dal loro calciatore preferito e scel-gono: i genitori non hanno voce in capitolo». Ivan si fa comprare scar-pe con tacchetti bianche dell’Adidas, taglia 37. Hanno i lacci rosa e costa-no all’incirca 100 euro. Suo padre Aleksei, camionista di professione, è

Le scarpe dei campioni e le speranze delle promesseIl caso Molti giocatori dei team giovanili sognano un futuro in un grande club europeo

DA LEGGERE

Il libro racconta la storia dei rapporti del potere sovietico con lo sport che, fin dal suo apparire, alla fine del Dician-novesimo secolo, aveva ac-

ceso la passione dei russi. E che anco-ra oggi scatena emozioni

I piedi dei soviet

zionale - che hanno acquisito esperien-za in gare internazionali. Per piazzar-si tra le prime quattro d’Europa serve il talento di Arshavin, sin dall’esordio di domani sera a Wroclaw contro i cechi. Tornato lo scorso febbraio allo Zenit dopo la malinconica parentesi all’Ar-senal, il lunatico attaccante tascabile è stato determinante nella conquista del titolo del club di Luciano Spallet-ti. Advocaat lo schiererà alle spalle degli attaccanti Pogrebnjak e Pavlyuchen-ko, altro eroe di Euro 2008. «Le mie prestazioni potrebbero infl uenzare il resto della carriera», ha confessato Ar-shavin. Il capitano della Nazionale. E la chioccia di Alan Dzagoev, centro-campista 22enne del Cska Mosca. Ge-nietto in attesa di consacrazione eu-ropea nel torneo dei fuoriclasse di metà campo – gli spagnoli Xavi e Iniesta, l’italiano Pirlo, i tedeschi Schweinstei-ger e Ozil – per diventare l’uomo mer-cato estivo per i top club inglesi. Dza-goev è da tempo sul taccuino di sir Alex Ferguson, general manager del Manchester United, il talentino russo è stato recuperato in extremis da una frattura al mignolo del piede destro. Sarà l’arma tattica di Advocaat, tre-quartista spesso schierato da esterno sinistro e micidiale sui calci piazzati, come avvenuto nel cammino di quali-fi cazione della Russia verso Euro 2012. Doppietta e assist nella partita da den-tro o fuori contro Andorra.

Dunque, Arshavin, Dzagoev e una squadra compatta per dare una spol-verata alla bacheca dove c’è solo l’Eu-ropeo vinto dall’ex Urss del mito Lev Jascin che nel 1960 superava la Jugo-slavia a Parigi nella prima edizione della competizione continentale. L’Unione Sovetica con la casacca Cccp era in fi nale anche quattro anni dopo, battuta nettamente dalla Spagna. Una sceneggiatura che si ripeteva nel 1972: sconfi tta nell’atto conclusivo contro la Germania Ovest allo stadio Heysel, il teatro della strage di tifosi nel 1985 (32 morti e 600 feriti) prima della fi -

i piazzamenti sul podio della Russia agli Europei, con una vittoria, contro la Jugo-slavia, nel 1960

le reti segnate in Nazionale da Andrei Arshavin. L’attaccante russo è stato inse-rito nella squadra ideale di Euro 2008

il minuto della rete dell’olandese Marco Van Basten contro l’Urss nella semifinale di Germania 1988. Finisce l’era della Cccp

4

17

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I NUMERI

nale di Coppa dei Campioni tra Ju-ventus e Liverpool. Tra le gare più belle degli ultimi 25 anni è fi nita invece la semifinale a Germania 1988 contro l’Olanda del trio milanista, con i so-vietici di Lobanovsky grandi favoriti ma sconfi tti. Il miglior risultato della Russia, dopo lo sgretolamento dell’Unio-ne Sovietica, è stata la semifinale a Euro 2008, con la squadra di Hiddink che perdeva 3-0 con la Spagna, poi di-ventata regina d’Europa. Assieme a Euro 2012 è partita intanto in Russia la corsa ai Mondiali 2018. Eccellente la relazione degli ispettori Fifa, in tour tra gli stadi russi da selezionare per la fase fi nale del torneo. A San Pietro-burgo, che ospiterà il sorteggio della competizione e una delle semifi nali, sarà realizzata una struttura che ri-corda le forme di una navicella spa-ziale. Apprezzati anche i progetti di Yaroslavl, Ekaterinburg e Krasnodar mentre Mosca fornirà tre stadi per il Mondiale. Il leggendario Luzhniki sarà ampliato sino a 90mila posti entro il 2016 mentre sono già in corso gli ade-guamenti degli impianti di Dinamo e Spartak Mosca.

rassegnato: «I ragazzi se ne intendono di più: decidono loro».

Il social network russo VKontakte, con i suoi 100 milioni di utenti, è il punto d’incontro virtuale per questo scambio di informazioni. Tra scuola e allenamento si postano foto degli ul-timi modelli più gettonati e colorati e si discutono i tipi. È una questione d’onore non sbagliare i nomi, come in-vece si fa dell’ortografi a russa, di cui si servono. Spesso i bootsy, come si chiamano le calzature da calcio in an-glo-russo, vengono pure usate come foto del profi lo.

Ivan vuole il modello usato da Leo Messi, il suo idolo del Barcellona, club

nel quale il ragazzino sogna di gioca-re. Ha talento, tiene la palla stretta al piede, tira sia con il sinistro che con il destro.

Sosnogorsk, cittadina di 28mila abi-tanti nella quale Ivan vive, dista da Mosca un giorno di treno. Lo sport con-tribuisce un po’ a ridurre la distanza percepita. Negli ultimi cinque anni sono stati inaugurati due palazzetti dello sport, un palaghiaccio e alcuni campi di erba sintetica. Anche il potere d’ac-quisto sta aumentando. L’allenatore di giovani Denis Kulikov, 37 anni, rac-conta che solo dieci anni fa tanti bam-bini non potevano partecipare agli al-lenamenti perché non avevano i soldi

per i mezzi pubblici o per acquistare scarpe adeguate. Oggi, Kulikov trova esagerata la mania della marca: i suoi allievi «si fanno prendere la testa dalla pubblicità», dice.

I grandi produttori di accessori spor-tivi annunciano nel frattempo affari d’oro, a partire dall’Adidas. «La Rus-sia e la Csi insieme sono ormai il no-stro terzo mercato più grande dopo il Nordamerica e la Cina», dice il porta-voce dell’azienda Jan Runau. Il grup-po di abbigliamento sportivo gestisce 800 negozi di proprietà in tutto il Paese e quest’anno ha intenzione di supera-re per la prima volta il fatturato di un miliardo di euro.

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SUL NOSTRO SITO

I Mondiali 2018Sbaragliando le candidature di Gran Bre-tagna, Spagna/Portogallo e Belgio/Pae-si Bassi, la Russia si è aggiudicata i Mon-diali di calcio 2018. E ora non bada a spese. Secondo il Ministero dello Sport, gli investimenti in previsione dell’appun-tamento ammonteranno a 15,8 miliardi di euro, di cui sei miliardi per l’ampliamen-to della rete stradale e tre miliardi per gli stadi. Da aprile una commissione della

Fifa sta ispezionando gli impianti. Fra questi, lo stadio di Luzhniki di Mosca, dove i posti per gli spettatori passe-ranno da 78mila a 89mila. I lavori per la costruzione del nuovo stadio del-lo Spartak Mosca, invece, dovrebbero concludersi nel 2015.

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Ho capito che Andrei Arsha-vin aveva bisogno di un alle-namento più costante: ci so-no stati molti miglioramenti nel suo modo di giocare dopo il tempo trascorso in-sieme al resto della squadra”

Rinat Dasaev, il custode della perestrojkaLa storia Gloria, politica e disavventure, il portiere vicino alla morte poi risorto

Un leader per il podio. Per disegnare una parabola vincente, 24 anni dopo quella spezzata in fi nale per l’Urss contro l’Olanda gli Europei di Ger-mania 1988. La Russia cerca per la spedizione in Polonia e Ucraina un fuoriclasse come Rinat Dasaev, atle-ta simbolo della gloriosa Cccp battu-ta a sorpresa dagli olandesi. Erede del mito Lev Yascin, inserito dall’Istituto di storia e statistica del calcio nella lista dei migliori portieri degli ultimi 25 anni. Il custode della perestrojka. I colleghi europei guadagnavano mi-lioni, lui un rimborso spese di 400 rubli (10 euro circa) al mese. Pochi movi-menti sulla linea di porta, un innato senso della posizione. Essenziale, nes-suna concessione allo spettacolo. Di-verso da Zenga, Proud’Homme, Pfaff, i migliori portieri d’Europa in attivi-tà negli anni Ottanta. L’ex milanista Marco Van Basten con un destro al volo dall’angolo sinistro dell’area di rigore spezzava il sogno sovietico di diventare campione d’Europa. E la carriera di Dasaev, capitano dell’Ar-mata di Lobanovsky.

Unico singolo in una squadra per-fetta, robotizzata, dalla tattica esa-sperata. Un nuovo script di calcio col-lettivo dall’Est che perse per un bat-tito di ciglia l’occasione di diventare davvero grande. Sei anni prima in Spa-gna il portiere dell’Urss era eletto tra i calciatori più belli del Mondiale. Alto, sguardo fi ero ma rassicurante. Pola-roid dell’atleta perfetto. Alla fine dell’Europeo tedesco, a 31 anni, Da-saev era invece inconsapevole simbo-lo della fi ne di un’era sportiva, prima

che politica. Il Soviet del calcio chiu-deva senza una vittoria, come la na-zionale di basket di Sabonis, seconda ai Mondiali del 1989.

Cominciava il tramonto dell’eroe propaganda, fedele alla linea del Par-tito comunista prima e dopo il 1985 ma che gli nascondeva di essere mu-sulmano. Una maschera per un ra-gazzone dalle gambe magrissime, nato ad Astrakhan, città tartara crocevia verso l’Oriente, assediata da Ivan Il Terribile, contesa da turchi, cosacchi e persiani. Il suo sogno adolescenzia-le era diventare attaccante, divenne invece un portiere “neoromantico”, come lo defi nì uno dei fratelli Staro-stin, leggendari proprietari dello Spar-tak Mosca dove Dasaev giocò dieci anni, mettendo in fi la cinque scudet-ti. Dopo l’Europeo perso, il governo russo accettò il trasferimento del suo portiere in Spagna, al Siviglia. Rinat si allontanava così dalla moglie Nela, ex campionessa di ginnastica cono-sciuta in un ospedale, dove entrambi erano ricoverati per un infortunio, e dalla fi glia Elmira. Mosca fi rmò con gli spagnoli un contratto biennale da circa due miliardi delle vecchie lire, fi nite nelle casse governative. Per Da-saev poco più di un milione e mezzo mensili, soldi investiti soprattutto in vodka. Beve molto, Rinat. Un inciden-te d’auto in stato di ebbrezza gli pro-vocò un infortunio alla mano. Il Sivi-glia voleva mandarlo via, il portiere rifi utò il trasferimento al San Gallo, in Svizzera. Poi un altro schianto, a casa sua, a Mosca, dove tornò nel 1991.

Della perestrojka era rimasto poco o nulla, così come della sua famiglia. Anche i suoi vecchi compagni di squa-dra erano stati risucchiati dall’oblio. Igor Belanov, Pallone d’Oro 1986, anche lui con problemi di alcolismo, veniva arrestato per taccheggio in Ger-mania. Mikhailichenko, il prototipo del calcio secondo Lobanovsky, fi ni-va alla Sampdoria senza lasciar trac-cia come gli juventini Aleinikov e Sasha Zavarov. Il portierone si salvò di nuovo dopo un lungo periodo in rianimazione. Poi ancora alcol, depres-sione, un’esistenza da vagabondo. Oltre 20 anni dopo Dasaev, membro del co-mitato organizzatore dei Mondiali 2018, è risorto dopo aver perso tutto.

N.S.

LUCIANO SPALLETTI

ALLENATORE DELLO ZENIT

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tisti locali proprio per lui. Si ferma ad ammirare gli

scialli, fa scivolare tra le dita le loro morbide frange di lana o di seta, apprezzandone l’in-dubbia qualità della lana, cor-posa ma leggera, tipica della merinos: e, al momento di sce-gliere, si perde nella moltitu-dine dei colori classici, rosso, verde, azzurro o nero, o delle moderne tonalità pastello, tra le decine di composizioni fl o-reali tutte diverse tra loro, senza sapere quanti anni di sto-ria – circa 200 – ogni petalo e ogni fi ore testimonino.

Una storia iniziata nel 1795 con la piccola fabbrica di seta del contadino Ivan Labsin, una delle circa 70 piccole imprese tessili che allora esistevano nell’area del Governatorato di Mosca, dove nacque la citta-dina di Pavlovsky Pasad.

Tuttavia, solo a metà Otto-cento la fabbrica assunse le ca-ratteristiche attuali, quando il discendente di Labsin, insie-me al socio Vasily Gryaznov, iniziò a produrre scialli con di-segni stampati. Da allora gli scialli in lana e i foulard in seta di Pavlovsky Pasad non hanno mai smesso di essere parte del patrimonio culturale russo e la fabbrica è sopravvissuta, al contrario di molte altre, alla rivoluzione, alle Guerre Mon-diali e alla perestrojka. Ogni periodo storico ha lasciato una traccia visibile nella sua ar-chitettura: gli edifi ci originali in mattoni rossi in parte rima-sti integri; un grande ritratto di Lenin di epoca sovietica; gli orologi a muro ormai fermi; i cancelletti girevoli da cui ogni operaio doveva e deve ancora oggi passare per entrare e usci-re; parte dei macchinari.

Dell’epoca odierna, alcuni uffici già ristrutturati secondo lo standard usualmente chia-mato “euroremont” (ristruttu-razione all’europea), e le nuove linee di produzione.

«Mentre durante tutta l’epo-ca sovietica non c’era pratica-mente concorrenza, attualmen-te con l’economia di mercato e con proposte analoghe pro-venienti dall’Est a costi infe-riori, ci siamo dovuti adegua-re, ammodernando gradual-mente la produzione grazie a un programma di sussidi e age-volazioni che lo Stato riserva ad alcune aziende produttrici di artigianato», sottolinea il vice direttore generale Vyache-slav Dolgov.

Gli scialli sono di moda anche tra i designer: il famoso stilista russo Vyacheslav Zaitsev rac-conta del suo profondo legame con gli scialli di Pavlovsky Pasad, nato più di mezzo seco-

gli scialli multicolore. Fui ac-cusato addirittura di fare del circo».

Le polemiche risentivano degli orientamenti delle auto-rità governative, interessate a dare al popolo un abbigliamen-to uniforme per evitare che ogni persona avesse un proprio stile. «Avviai la mia prima collezio-ne dedicata interamente agli scialli di Pavlovsky Pasad nel 2006 - aggiunge Zaitsev -. In quegli anni non condividevo af-fatto la tendenza della moda di spogliare la donna al punto da toglierle ogni mistero, privan-dola del piacere di farsi scopri-re, negandole in defi nitiva ogni seduzione. Decisi così di vesti-re la donna, ispirandomi nuo-vamente ai costumi popolari e realizzando tutti i capi della collezione – vale a dire capi-spalla, giacconi, giacche da uomo e donna, abiti da sera, scamiciati – utilizzando i mo-tivi degli scialli di Pavlovsky Pasad». La collezione fu deno-minata non a caso “Istoki” (“Le Origini’) e si rivelò subito un grande successo, ricevendo un premio dallo Stato e l’apprez-zamento del grande Pierre Car-din.

In questo momento l’artista sta realizzando una nuova col-lezione che usa ancora gli scial-li di Pavlovsky Pasad, questa volta per creare abiti che va-lorizzino ogni giorno chi li in-dossa. «La grande quantità di colore nelle infi nite combina-zioni visibili in un unico scial-le sono l’espressione caratte-ristica del popolo russo, con la sua spiccata connotazione multinazionale e multietnica - rivendica con orgoglio l’ar-tista. - per questo motivo, mi risulta ovvio pensare proprio agli scialli di Pavlovsky Pasad come all’essenza del popolo russo, che, spero, la moda in-ternazionale possa compren-dere e apprezzare».

MILA RIMSKAYARUSSIA OGGI

Arte, ricerca e innovazione

caratterizzano una

produzione ammirata in

tutto il pianeta e

particolarmente

apprezzata dai turisti

stranieri.

Il turista che ciondola sull’Arbat, la principale strada del passeggio mo-scovita, o lungo le vie turistiche di altre città russe, rimane ammalia-to dal mondo variopin-to delle bancarelle e dei negozi straripanti di souvenir. Le matrioske, i cofanetti accurata-mente dipinti a mano e quelli che in gergo vengono solitamente chiamati “scialli russi”, tutto pare creato dalle abili mani degli ar-

Una tradizione bicentenaria

La fabbrica di scialli di Pavlovsky Pasad è una delle po-chissime industrie di tutto il territorio con più di due se-coli di vita. Nel 1795 Ivan Labzin, un contadino del vil-laggio di Pavlovo, organizzò una piccola produzione di scialli di seta che nei decenni successivi continuò a cre-scere. Dopo la Rivoluzione, la fabbrica venne naziona-lizzata e durante la Seconda Guerra Mondiale il suo svi-luppo subì un forte rallentamento. Attualmente si tratta dell’unica industria tessile di tutta la Russia ad avere un ciclo produttivo completo: dalla produzione della stoffa fino al prodotto finito.

L’incanto della fabbrica di tessutiReportage Seguendo l’evoluzione dello stabilimento di Pavlosky Pasad si rivive la storia della Russia degli ultimi due secoli

Le immagini presentano il processo produttivo de-

gli scialli russi di Pavlovsky Pasad

I NUMERI

9 sono i disegnatori impegnati in azien-da. Ogni due mesi

vengono commissionate le nuo-ve fantasie. La fabbrica produce all’incirca un milione di scialli e foulard ogni anno, a dimostrazio-ne dell’interesse per i manufatti

10 sono gli ettari di terreno appartenen-ti alla fabbrica che

si trova nella città Pavlovsky Pa-sad, che dista di 90 chilometri da Mosca

90 sono i punti ven-dita diretti, aper-ti dall’azienda in

tutta la Federazione, 11 solo a Mosca. L’80 per cento della pro-duzione è venduta in Russia

KIRILL LAGUTKO (4)