Rassegna bibliografica 4/2013

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Guida alla lettura Tavola dei contenuti Segnalazioni bibliografiche Focus internazionale I nostri antenati Altre proposte di lettura Indice approfondimenti Info credenziali

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  • Guida alla letturaTavola dei contenutiSegnalazioni bibliograficheFocus internazionaleI nostri antenatiAltre proposte di letturaIndice approfondimentiInfo credenziali

  • Rassegnabibliograficainfanziaeadolescenza

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    013Guida alla lettura

    , pubblicata per la prima volta nel 2000, a partiredallannualit 2013 si presenta in una nuova veste con un formato di tipoelettronico. Lintento quello di rispondere alle mutate esigenze dei lettori chesempre pi ricorrono alluso di strumenti disponibili on line e in particolare aInternet, per ottenere produzioni di rapida consultazione e accesso,maggiormente interattive e operabili allinterno della rete.La rivista, pur ponendosi in continuit con la precedente versione cartacea dicui mantiene i tratti grafici, in quanto ancora frutto della collaborazione tralIstituto degli Innocenti, il Centro nazionale di documentazione e analisi perlinfanzia e ladolescenza e il Centro regionale di documentazione per linfanzia eladolescenza della Regione Toscana, si arricchisce oggi di nuove sezioni e so-prattutto di nuove funzionalit.Scopo della rivista rimane quello di favorire laggiornamento professionale deglioperatori e la conoscenza tra amministratori locali e studiosi della documenta-zione bibliografica prodotta sullinfanzia e ladolescenza, ma tale informazioneviene ora proposta utilizzando nuove modalit e nuovi percorsi di approfondi-mento. In particolare, utilizzando una serie di simboli specifici (riportati di se-guito), si sono voluti fornire strumenti di approfondimento ipertestuali cherimandano ai seguenti elementi:

    (che possono essere effettuate nel della BibliotecaInnocenti Library) e percorsi di lettura in download

    (che possono essere effettuate nel della BibliotecaInnocenti Library) e percorsi di visione in download

    (tratti dai siti e e daldella Biblioteca Innocenti Library)

    Le Segnalazioni bibliografiche si presentano ordinate secondo lo Schema diclassificazione sullinfanzia e ladolescenza realizzato dallIstituto degli Innocenti.Allinterno di ogni voce di classificazione lordinamento per titolo. Le pubblica-zioni monografiche e gli articoli segnalati sono corredati di abstract e della de-scrizione bibliografica che segue gli standard internazionali di catalogazione. Perquanto riguarda la descrizione semantica, lindicizzazione viene effettuata se-guendo la Guida allindicizzazione per soggetto, realizzata dal Gris (Gruppo di ri-cerca sullindicizzazione per soggetto) dellAssociazione italiana biblioteche.Il Focus internazionale vuole concentrare lattenzione su alcune esperienze

    particolarmente significative nellambito delle politiche per linfanzia e ladole-scenza che si sviluppano a livello internazionale attraverso la segnalazione dialcuni volumi e articoli specializzati di settore.La nuova sezione denominata I nostri antenati, con un richiamo allopera diItalo Calvino e al suo tentativo di comprendere la propria contemporaneit

    attraverso lo sguardo di chi ci ha preceduto, si prefigge di valorizzare, attraverso

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    Guida

    allalettura

    le segnalazioni commentate di alcuni volumi pubblicati in un recente passato,

    quelle opere che hanno contribuito a determinare un sapere comune di nozionie conoscenze. Queste pubblicazioni mantengono ancora oggi un interesse per lacomunit scientifica, in quanto costituiscono le radici su cui poter basare la pro-pria attivit professionale. Alcuni di questi volumi provengono dai fondi AlfredoCarlo Moro, Angelo Saporiti e Valerio Ducci, acquisiti nel corso del tempo dallaBiblioteca Innocenti.Tali fondi si sono formati in base agli interessi e ai percorsi culturali intrapresida queste importanti personalit che molto hanno studiato e operato per miglio-rare la condizione dei bambini in Italia.La sezione Altre proposte di lettura presenta, infine, alcune segnalazioni bi-bliografiche senza commento.Per facilitare, inoltre, la consultazione dei materiali e il loro utilizzo in occasionidi convegni e seminari formativi, si pensato di realizzare i percorsi tematici inmaniera separata dal corpo delle segnalazioni, prevedendoli come supplementialla rivista.

    La documentazione presentata costituisce parte del patrimonio documentariodella Biblioteca Innocenti Library Alfredo Carlo Moro, nata nel 2001 da un pro-getto di cooperazione fra lIstituto degli Innocenti e l'UNICEF Office of Research,in accordo con il Governo italiano, e deriva da unattivit di spoglio delle piimportanti riviste di settore e da una ricognizione delle monografie di maggiorerilievo pubblicate di recente sugli argomenti riguardanti linfanzia e ladole-scenza. Tutti i libri e i documenti di questo numero sono ricercabili nel

    dellIstituto degli Innocenti e disponibili per la consultazione e il prestito. possibile, inoltre, richiedere informazioni e assistenza tramite il servizio on line

    .

    Eventuali segnalazioni e pubblicazioni possono essere inviate allindirizzo email:

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    013Tavoladeicontenuti

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    Tavoladeicontenuti

  • Segnalazionibibliografiche

  • Il testo intende analizzare glistudi di genere da un punto di vi-sta metodologico sia al fine di ri-spondere a unesigenza conoscitivain un ambito scarsamente esplo-rato dalla letteratura sia al fine didecostruire una serie di miti ri-guardanti la ricerca femminista edi genere e il suo presunto legameesclusivo con metodologie di ca-rattere qualitativo. Prima di descri-vere le diverse metodologie, le autriciprecisano per che ci che defini-sce una ricerca gender-sensitivenon lutilizzo di una determinatatecnica metodologica, bens il fattoche le differenze tra uomini e donnevengono tenute in considerazionein tutte le fasi della ricerca: dallaconcettualizzazione alla rilevazio-ne, dallanalisi allinterpretazionedei dati.

    Nella prima parte il libro forni-sce unutile rassegna di alcuniconcetti chiave nella ricerca di ge-nere tra cui: la distinzione tra ses-so e genere, identit di genere eruoli di genere, stereotipi e pregiu-dizi, femminismo e ricerca femmi-nista. La prospettiva di genere vienedescritta come un approccio chepone lattenzione sui meccanismidi formazione delle identit ma-schili e femminili e sulle aspettati-ve sociali a esse collegate e alcontempo analizza inmaniera cri-tica i processi di socializzazionecollegati ai ruoli di genere e allediseguaglianze di genere.

    Successivamente il testo pas-sa in rassegna le diverse tecnichesia qualitative che quantitative uti-lizzate nella ricerca di genere, evi-

    denziandone pregi e limiti epresentando esempi di studieffettuati con queste tecniche.Lintervista in profondit consi-derata una delle tecniche princi-pali nella ricerca di tipo qualitativoin quanto permette di esplorare inprofondit le esperienze delle perso-ne intervistate. La tecnica dellos-servazione partecipante prevede,invece, linserimento della perso-na che conduce la ricerca in ungruppo sociale per un periodo re-lativamente lungo. Viene poi de-scritta la tecnica del focus groupdefinita come potenzialmente idea-le per gli studi di genere poichunisce i pregi dellintervista in pro-fondit con quelli dellosservazio-ne. Per quanto riguarda, invece,gli strumenti di ricerca di tipoquantitativo, le autrici si sofferma-no sullintervista strutturata attra-verso questionario che pu esseresomministrata attraversometodi-che diverse tra cui il telefono ointernet.

    Il libro affronta poi il temadellanalisi secondaria dei dati, va-le a dire lanalisi di dati raccolti inprecedenza per scopi diversi daquelli dellindagine in questione.Inoltre il testo si sofferma sullafondamentale differenza tra stati-stiche distinte per sesso e indicato-ri di genere o gender sensitive. Inquestultimo caso occorre indivi-duare le dinamiche di genere apartire dalla descrizione dei percorsidelle donne inmaniera autonomae non per differenza da quelli de-gli uomini. Il testo fornisce una se-rie di esempi di tali tipologie di

    indicatori realizzati, sia a livello na-zionale, in particolare dallIstat, adesempio attraverso le indaginimultiscopo, sia a livello interna-zionale ed europeo, da Eurostat eda diverse agenzie delle NazioniUnite e internazionali che hannocreato indici sul genere, quali adesempio ilGlobal Gender Gap.

    Nellultima parte del libro leautrici tirano le somme rispettoallimportanza di adottare strate-gie di ricerca integrate gender-sensi-tive che combinano tecniche dicarattere quantitativo e qualitati-vo. Secondo le autrici i cosiddettimixed-methods consentono disfruttare al meglio le potenzialitdelle due tecniche con il risultatosia di rafforzare laffidabilit delleinformazioni e di giungere a ri-sultati generalizzabili sia di entra-re in profondit nel materialeempirico.

    Infine, lultimo capitolo ana-lizza la prospettiva della ricercalongitudinale considerata partico-larmente utile per analizzare lequestioni di genere. Ci dovutoal fatto che il rapporto tra sesso egenere dinamico e varia nel tempo,sia a livello culturale e collettivoche a livello individuale.

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    Tavola dei contenuti

  • In questo volume, l'autricecerca di ridefinire l'adolescenza allaluce del mutato ruolo sociale cheoggi riveste questa fase evolutivadell'individuo. Partendo dalla pro-spettiva di Erikson, sempre pi chevalida nella sua individuazione distadi riguardanti la crescita pube-rale, l'identificazione sessuale el'affermazione come soggetto al finedi poter raggiungere un senso d'i-dentit, vengono considerate con-cezioni teoriche pi attuali. Lamaggior parte degli studi pro-vengono dalla psicologia e dalla so-ciologia che hanno affrontato egre-giamente questo tema. In questocontributo, lautrice pone l'accentosulla dimensione pedagogico-edu-cativa, soprattutto in virt deicambiamenti sociali odierni.

    Quello che oggi innanzituttopossiamo osservare l'allunga-mento temporale dell'adolescenza,col suo inizio pi precoce e la suarisoluzione sempre pi lontana ne-gli anni.

    Anche questa realt dei fattiassume maggior comprensione,secondo l'autrice, se non ci si fermasolo al dato oggettivo di motivazionidi ordine economico-sociale, bensvalutando le ragioni di carattereculturale e pedagogico che deter-minano questo stato di cose.

    In particolare vanno tenute inconsiderazione le nuove forme difamiglia che caratterizzano la so-ciet odierna. Comprendere appie-no i fenomeni familiari e, so-prattutto, lavorare con le famigliecomporta il saperle guardare inprofondit, ovvero riconoscerne lastoria e la cultura peculiare per po-tersi cos orientare rispetto alle lororisorse.

    Altro tema analizzato il ri-schio adolescenziale. Si invita per-ci il lettore a riflettere su come ildisagio dei ragazzi difficili vadainserito, per poterlo veramentecomprendere e affrontare, nei piampi contesti di disagio sociale,culturale e familiare in cui si mani-festa.

    Il testo si rivolge a studenti e achi gi si occupa e opera con gliadolescenti nei pi diversi ambiti.Possono trovarvi buoni spuntianche i genitori, essendo visto co-me prioritario il ruolo svolto dallafamiglia. Per alcuni studiosi, infat-ti, l'adolescenza una fase evoluti-va che riguarda tutta la famiglia nelsuo insieme e non solo il singolo,una fase che spinge cio tutto ilgruppo a un processo di ridefinizio-ne della propria identit. Ecco dun-que che appare importante l'espe-rienza di rispecchiamento: moltodel compito educativo dei genitori legato al potersi mettere in contattoin maniera serena e aperta conquella che stata la propria adole-scenza per poter comprendere epromuovere il movimento di sepa-razione dei figli.

    Infine, i temi trattati vengonoapprofonditi dall'autrice attraversoil linguaggio del cinema, distin-guendo tra il cinema dell'adole-scenza e il cinema sull'adolescenza.Mentre il primo prende in esamel'aspetto in qualit di fonte di possi-bili modelli di adultit a cui ragazzee ragazzi possono aspirare nei per-sonaggi e nelle storie raccontatedalle pellicole e che variano ovvia-mente da generazione a generazio-ne, il secondo costituisce quell'in-sieme di rappresentazioni dell'ado-lescenza che possono essere d'aiu-

    to prevalentemente agli adulti:educatori, insegnanti, genitori.

    Esempi di narrazione filmo-grafica illustrano bene e aiutano ainterpretare gli aspetti di questopassaggio evolutivo e diventanopossibile terreno di dialogo interio-re per gli adulti cos come di conse-guente dialogo con le ragazze e iragazzi di cui si prendono cura.

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    Tavola dei contenuti

  • Lautrice del libro, antro-pologa dellUniversit di Sa-lerno, mette in evidenza criticitnormative e percorsi di integra-zione irti di ostacoli nel pano-rama italiano delle migrazionidi bambini e adolescenti sepa-rati dalle famiglie rimaste nelPaese dorigine: i cosiddetti mi-nori stranieri non accompagnati.

    La condizione dei minoriche viaggiano da soli presentamolteplici fattori di rischio evulnerabilit legati alle situa-zioni contingenti del percorsomigratorio e agli elementi stretta-mente biografici dei bambini eadolescenti coinvolti. Gli orga-nismi preposti a monitorare ilfenomeno, come il Comitato peri minori stranieri, lo conosconoin realt solo parzialmente, poi-ch fanno riferimento solo aidati ufficiali trasmessi dagli entiterritoriali e ignorano quasi to-talmente il sommerso che rappre-senta invece la parte pi con-sistente del problema. Anche lalegge mostra contraddizioni pro-fonde, emerse anche successi-vamente allingresso di alcuniStati dellEst europeo nella Co-munit europea, cos che i mi-nori non accompagnati prove-nienti da quei Paesi scompaio-no dalle statistiche e sono pri-vati delle forme di tutela eintervento previste per i mino-ri stranieri non accompagnati.

    Per entrare nel merito deltema, la ricercatrice ha svoltounindagine qualitativa racco-gliendo storie di vita nei campie nelle strutture di accoglienzanel Sud dItalia, e in particola-re ha condotto una ricerca nellaregione Campania, confrontando

    le esperienze del capoluogopartenopeo con quelle della pro-vincia.

    Emergono come aspetti es-senziali lempatia, laffettivit,la solidariet che si muovonoanche nella cornice dellirrego-larit e del sommerso, che si di-mostra spesso pi salvifica peril futuro dei ragazzi di quantonon lo siano percorsi che se-guono ciecamente le rigidit ei limiti della legge.

    Nella realt quotidianadellaccoglienza, fatta di uma-nit semplici e informali, nonmancano rimandi a un etno-centrismo ingenuo che, purnelle intenzioni buone, produ-ce anche letture distorte del-laltro, della sua cultura. Allostesso modo, in questo altrobambino, letnocentrismo sti-mola il desiderio di compiace-re, anche troppo, il buono cheaccoglie, accettando unaccultu-razione forzata dalle circostanzee necessaria a sopravvivere: im-parare a stare seduti sulla se-dia, mangiare con le posate, ri-nunciare, senza porsi troppedomande, ai tratti della propriacultura di origine, interpretatidallaltro come incivili ma ineffetti semplicemente diversi.In altri casi, i racconti fannotrapelare il cambiamento fortesul versante indigeno, lo stupo-re degli operatori adulti versola capacit di un gruppo di ra-gazzi di religione e provenienzadiverse, di rispettarsi tra loro,producendo conoscenza nuovaanche tra coloro che li ospitano.

    Tra i meandri di questa co-municazione interculturale quo-tidiana, resta un sospeso forte,

    pesante: il passato di questi ra-gazzi, le storie ancora non sve-late, dei loro viaggi duri e trau-matici, delle situazioni familia-ri lasciate che pesano sulle lo-ro spalle, che il contesto culturalee normativo italiano non per-mette di alleggerire secondo lestrade che loro si immaginano(un lavoro, laccesso a un per-messo di soggiorno, il manteni-mento dei familiari).

    Resta dunque, pare, allaresa dei conti, una separazioneforte tra due mondi, che si leggo-no ognuno coi propri occhialiculturali e personali, dando luo-go a discrepanze e ambiguit:la legge non tutela abbastanza,ma allo stesso tempo, a volteprotegge troppo, bruciando isogni e le speranze di giovaniadolescenti che quando arriva-no sulle nostre coste sono inrealt gi pi adulti degli adultiche incontrano.

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    Tavola dei contenuti

  • Il volume presenta i datidellindagine sulla condizionegiovanile in Italia promossadallIstituto Toniolo insieme allaFondazione Cariplo e condottadallIpsos nel 2012 su un campio-ne di 9.000 individui tra i 18 e i29 anni, rappresentativo a livellonazionale. Come si legge nellin-troduzione a firma di AlessandroRosina, i temi trattati dallindagi-ne sono quelli relativi agli snodidel processo di transizione alla vi-ta adulta a partire dai 18 anni:formazione, conquista di unindi-pendenza economica, costruzionedi una propria famiglia. Oltre aipercorsi biografici, si rilevano ledimensioni dei valori, degli atteg-giamenti, della percezione dellapropria condizione, del rapportocon i genitori, della fiducia nelleistituzioni, dellimpegno sociale,della partecipazione politica e deiconsumi mediali. I principali esitidella ricerca su questi ambiti mo-strano come la famiglia, per oltrel80% degli intervistati, rappre-senti un sostegno concreto percoltivare le proprie passioni eperseguire obiettivi importanti nelfuturo. Emerge per, anche il ri-schio che lampia disponibilit diaiuto diventi iperprotezione, comeevidenziano Scabini e Marta nelloro contributo, con risultati am-bivalenti sul giovane e sulla suaresponsabilizzazione nelle sceltedi vita. Per quanto riguarda lam-bito dellautonomia e lavoro, ilcontributo di Rosina e Sironi ri-flette sulla lunga dipendenza deigiovani dalla famiglia di origine,dovuta non solo alla precarietoccupazionale, ma anche alla crisiin s per lombra di incertezza chegetta sul futuro. Mentre nei Paesi

    europei pi avanzati i giovani chelasciano per studio o lavoro la ca-sa dei genitori riescono comunquea mantenere la propria indi-pendenza anche nei periodi didifficolt, grazie a un sistema diwelfare che fornisce sostegno alreddito e incentiva a rimanereattivi, in Italia lammortizzatoresociale rimane la famiglia cheospita a lungo i figli e li riaccogliein caso di necessit. Il contributodi Migliavacca riflette sui dati re-lativi alla condizione lavorativa deigiovani: tra chi ha un lavoro, me-no del 20% si dichiara pienamentesoddisfatto del proprio impiego,circa il 47% svolge unattivit chenon coerente con il suo percorsodi studi (dato che scende al 30%tra i laureati). Non meraviglia,quindi, che quasi la met dei gio-vani studenti prenda in seriaconsiderazione la possibilit dicercare lavoro allestero una voltaconcluso il percorso formativo. Perquanto riguarda limpegno socia-le, nonostante i dati di sfondo rile-vino unminore coinvolgimento deigiovani italiani in attivit di vo-lontariato, rispetto al resto deiPaesi europei, il contributo diMarta, Marzana e Alfieri evidenziada un lato la presenza di unatteggiamento altamente positivoverso limpegno sociale e le attivitdel terzo settore, dallaltro come igiovani, a differenza degli adulti,preferiscano organizzazioni menostrutturate, calate nei contesti ter-ritoriali. Molto interessante il ruo-lo della famiglia nel favorire lo svi-luppo di una sensibilit verso ilvolontariato e una propensioneverso lazione sociale, che si rea-lizza sia con la trasmissione deivalori che con lesempio. Un ruolo

    che si riscontra anche nel-lorientamento politico. Per quan-to riguarda i consumi mediali, idati dellindagine evidenziano co-me i giovani, di fronte alla crescitaesponenziale dellinformazione viaweb, non si limitino solo a fruirepassivamente delle notizie: peressi risulta naturale discutere suisocial network o rilanciare sutwitter notizie lette su quotidiani osentite al tg, anche se restanoscettici, cos come sottolineato daIntroini e Pasqualini, rispetto allapossibilit che i nuovi linguaggi ela rete possano diventare un mez-zo di cambiamento vero e far con-tare di pi le nuove generazioni.Nei confronti delle istituzioni, infi-ne, i giovani si mostrano sfidu-ciati, cos come evidenziato nelcontributo di Triani, anche se condei dovuti distinguo, tendono,infatti, a dare a esse fiducia soloquando vi trovano allinterno unacoerenza esemplare e quando rie-scono a costruire con le personeche le rappresentano un rapportopositivo.

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    Tavola dei contenuti

  • Il volume qui presentato ri-flette sulle trasformazioni familiariavvenute negli ultimi decenni inItalia, confrontandole con la piampia realt europea con lobiettivodi metterne in evidenza gli aspettiinnovativi e quelli conservativi deimodi di fare ed essere famiglia nellasociet contemporanea. La fami-glia, sostiene lautrice, nel corsodella storia si sempre modificata acausa di specifici processi demo-grafici e alcune forme familiari, chedefiniamo nuove, sono sempreesistite come effetto dellanda-mento della mortalit e della natali-t. Anche lorganizzazione produt-tiva ed economica, i processi diindustrializzazione e urbanizzazio-ne e il sistema di trasmissione ere-ditaria influivano sullaffermazionedi diverse strutture familiari. Ciche distingue le attuali configura-zioni familiari rispetto a quelle pre-senti in passato per lessere ilprodotto di libere scelte individualie non di fattori contingenti.

    Il volume strutturato incinque capitoli che ripercorrono itemi pi rilevanti nellambito dellafamiglia inquadrandoli in unotticastorico-sociale. Nel primo capitolosi fa riferimento alliter trasformati-vo della famiglia, al superamentodella famiglia nucleare comeconseguenza delle trasformazionidemografiche in particolare lal-lungamento della vita , dellau-mento dellinstabilit coniugale edella pluralizzazione delle forme fa-miliari. Verso la fine degli anniSettanta del secolo scorso emergo-no nuovi modi di essere e fare fami-glia: si parla di famiglie di fatto,famiglie ricostituite, famiglie miste,monogenitoriali, unipersonali, fa-miglie omosessuali, omogenitoriali.

    Alle nuove forme familiari siaffiancano anche nuove forme digenitorialit, emerse soprattuttocon la diffusione delle tecniche difecondazione assistita a cui posso-no fare ricorso, con differenti vinco-li e divieti legislativi tra Paesi, cop-pie omosessuali o single. Lintrodu-zione di queste tecniche ha com-portato un mutamento antropolo-gico e culturale della genitorialitconsentendo una separazione tragenitorialit biologica e sociale cheapre nuovi scenari non solo incampo legislativo, ma anche inambito sociale. Nel secondo capito-lo si riflette sulla condizione giova-nile e sui processi di transizioneallet adulta. Si evidenzia come ilpassaggio allet adulta sia il ri-sultato di una mediazione, da unaparte, tra scelte individuali easpettative sociali e, dallaltra, tracontesti relazionali nei quali i gio-vani sono inseriti (in particolarelambito familiare e il gruppo deipari) e i vincoli connessi allorga-nizzazione dei sistemi scolastico-formativi, alla struttura del mer-cato del lavoro e alle politiche socia-li. Nei Paesi dove sono state imple-mentate politiche di sostegnoalloccupazione giovanile e alle fa-miglie giovani, la transizione alletadulta avviene in tempi pi brevi ri-spetto a quelli dove tali provvedi-menti sono assenti. In Italia lab-bandono della casa dei genitori disolito subordinato al raggiungi-mento dellindipendenza economi-ca, al matrimonio o a una convi-venza ed considerato normaleche un giovane di oltre 30 anni pos-sa continuare a convivere con la fa-miglia di origine. Il capitolo 3approfondisce il tema del matrimo-nio e dellaumento dellinstabilit

    coniugale. Le trasformazioni dei si-gnificati del matrimonio, la suaprogressiva deistituzionalizzazionefino al riconoscimento del matri-monio delle coppie omosessuali e ladiffusione delle convivenze sono te-matiche rilevanti per comprenderei cambiamenti dellistituto matri-moniale. Il capitolo 4 affronta il te-ma delle unioni di fatto, una formafamiliare diffusa anche nelle epo-che passate. In Italia tale fenomenorimane comunque marginale,confinato a gruppi di popolazionecon particolari caratteristiche. Nel1998 erano 148mila le coppie con-viventi, rappresentando circa l1%del totale delle coppie italiane nel2009 ammontavano a 881mila,pari al 5,9% delle coppie italiane. Il49,7% ha dei figli e nel 36,4% deicasi si tratta di figli di entrambi ipartner. Infine, lultimo capitolo dedicato ai cambiamenti demogra-fici e allimpatto dellallungamentodella vita e del calo della feconditsulle reti di solidariet familiare esulle relazioni intergenerazionali.

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    Tavola dei contenuti

  • Negli ultimi decenni le ricerchesulla resilienza hanno evidenziatola possibilit da parte dei bambiniche hanno subito traumi di supe-rare queste avversit grazie all'aiu-to istituzionale dei servizi educativi,sociali, sociosanitari e grazie ancheall'aiuto informale presente nellereti sociali naturali delle famiglie.

    Il contributo di Paola Milanifocalizza l'attenzione su un'espe-rienza di ricerca-intervento che siinserisce nel panorama delle ri-cerche sulla resilienza proponendodelle linee d'azione innovative nelcampo del sostegno alla genitoria-lit. Tra i suoi punti cardine si evi-denziano l'integrazione tra interventiprofessionali e paraprofessionalinell'accompagnare e sostenere bam-bini e famiglie che vivono una parti-colare forma di vulnerabilit qual la negligenza familiare, con il fi-ne specifico di diminuire il tassodegli allontanamenti dei bambinidalle famiglie d'origine.

    Il Programma di intervento perla prevenzione dell'istituzionalizza-zione (Pippi) che ha preso formanel 2010, condotto in partnershipda un gruppo di ricerca dell'Uni-versit di Padova con il Ministerodel lavoro e delle politiche sociali, rivolto al contrasto dell'istituzio-nalizzazione dei bambini. Si trattadi un programma intensivo che sipropone di individuare, speri-mentare, monitorare, valutare ecodificare un approccio intensivo,continuo, flessibile, ma allo stessotempo strutturato, di presa in ca-rico del nucleo familiare, capace diridurre significativamente i rischidi allontanamento del bambino odel ragazzo e/o di rendere l'allonta-namento, quando necessario un'azione fortemente limitata nel tempo

    facilitando i processi di riunifica-zione familiare.

    La prima implementazione avvenuta negli anni 2011-2012 con122 bambini e 89 famiglie in 10citt italiane: Bari, Bologna, Geno-va, Firenze, Milano, Napoli, Pa-lermo, Reggio Calabria, Torino,Venezia. Attualmente in corso ilsecondo biennio di implementazione.

    Il Programma intende soste-nere le famiglie d'origine attraversola promozione di una genitorialitpositiva in grado di dare risposteadeguate ai bisogni di sviluppo delbambino anche quando si trova afronteggiare situazioni problemati-che e di stress.

    Il Programma, che punta inparticolare sulla riqualificazionedelle competenze genitoriali e sulrafforzamento delle reti socialiinformali (famiglia allargata, vici-nato, ecc.) utilizza principalmentequattro tipi di dispositivi: le attivi-t di gruppo sia con i bambini checon i genitori la collaborazione deiservizi sociali e sociosanitari conla scuola l'educativa domiciliareil sostegno sociale (la presenza diuna famiglia di appoggio per ognifamiglia target).

    Il dispositivo delle famiglie diappoggio si realizza attraverso l'abbi-namento di ogni famiglia target (FT)con una famiglia di appoggio (FA).Sono considerate famiglie d'ap-poggio coppie, famiglie o singolivolontari. Questo dispositivo, cherientra nella tipologia degli interventidi affido definiti leggeri e/o diprossimit fra le famiglie, intesocome una forma di solidariet trafamiglie e pu essere concepito co-me un'articolazione dell'affido fa-miliare che assume per comefinalit fondamentale quella di so-

    stenere un nucleo familiare, attra-verso la solidariet di un altro nucleoo di singoli aiutanti naturali, perprevenire l'allontanamento delbambino dalla propria famiglia,scegliendo per di stare sul terre-no della FT, piuttosto che far transi-tare il bambino nel terreno della FA.

    Rispetto a questo dispositivo,il compito degli operatori dei servi-zi sociosanitari, che mantengonola titolarit del progetto, si artico-la in quattro principali azioni: il re-perimento la formazione la sele-zione il sostegno.

    Se l'esito principale per la fa-miglia quello di essere riaccompa-gnata alla propria comunit, ilcambiamento che questo disposi-tivo mette in moto anche nell'agi-re dei servizi: l'quipe si allarga, ilprogetto di intervento non pi lasomma di tanti frammenti ma ununicum frutto di una responsabi-lit condivisa.

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    Segnalazionibibliografiche

    Tavola dei contenuti

  • Come partecipare e condivi-dere con i genitori un percorso diallontanamento temporaneo deipropri figli? Quale approccio equali azioni degli operatori posso-no rendere fattibile e produttivaunautentica partecipazione dellafamiglia di origine al percorso diaffido? Sono queste le domandeche delineano gli obiettivi del volu-me qui presentato. Il punto da cuipartire individuare il concreto si-gnificato del concetto di partecipa-zione. Lautrice ritiene che la par-tecipazione possa risultare possi-bile quando la distribuzione delpotere diversa rispetto a quellache siamo soliti pensare. Il potere comunemente inteso in senso ge-rarchico, cio come esercizio dicontrollo di una persona suunaltra, o come capacit di unapersona (che detiene il potere) diprovocare i cambiamenti inunaltra. Non si pu negare che neiprovvedimenti di tutela gli ope-ratori dei servizi per minori eserci-tino questo potere, tuttavia, lideadi condividere, fin dove possibile,le decisioni attraverso processi ne-goziabili pu essere realizzabile.Lautrice vuole cos contribuire adaffermare una nuova cultura del-laffido partendo da una metodolo-gia relazionale che considera ecoinvolge tutti gli attori in gioco: fa-miglia di origine, famiglia affidata-ria, minori, operatori del pubblicoe del privato sociale. Il volume strutturato in otto capitoli che,partendo da una solida base teori-ca e metodologica, descrivono neldettaglio e con esempi concreti imodi e gli strumenti per avviare unpercorso di affido autenticamentepartecipato.

    Nel primo capitolo si delineacome pianificare laffido in manierapartecipata partendo dal conside-rare come spesso tale pratica nonsia sufficientemente garantita e ipercorsi di collaborazione fatichinoa realizzarsi, portando gli operatoriad agire in una dimensione tecnicaprestazionale unidirezionale dove,sia la famiglia di origine dei minoriallontanati, sia la famiglia affidata-ria viene considerata come uten-te. Si suggeriscono alcune moda-lit decisionali partecipate come,ad esempio, il Family Group Deci-sion Making dove sia i minori, sia iloro familiari sono coinvolti attiva-mente e contribuiscono a prenderele decisioni che li riguardano. Inquesta modalit operativa i profes-sionisti hanno un approccio pi fi-ducioso nei confronti delle fami-glie, ritenendo che possano esserecompetenti in merito alle loro si-tuazioni e che, adeguatamente ac-compagnate, abbiano la capacitdi pensare a dei percorsi adatti a sed efficaci.

    Il secondo capitolo centratosulla riflessione teorica-metodolo-gica della partecipazione nella co-struzione degli interventi di aiuto.Il terzo capitolo si focalizza sulleindicazioni metodologiche che ren-dono possibile la partecipazione findalla fase di progettazione dellaffi-do familiare. Si individuano cos iprotagonisti dellaffido: primi fratutti la famiglia di origine che deveessere coinvolta anche quando sitratta di un progetto di affido giudi-ziario.

    Definita la bozza di progetto eraccolte le indicazioni della fami-glia di origine, il passaggio succes-sivo la ricerca di una famiglia

    affidataria. questa la fase defini-ta di abbinamento sviluppata nelcapitolo 4 del volume, dove simette in evidenza anche lim-portanza della formazione allaffi-do rivolta alle famiglie che aspira-no a divenire affidatarie.

    Nel capitolo 5 si analizza ilmomento dellincontro e la fase diconoscenza tra la famiglia di origi-ne e quella affidataria, affermandolimportanza di una preliminareconoscenza tra gli adulti prima chefra bambini/adolescenti allonta-nati e famiglia affidataria. Il capi-tolo 6 si focalizza sul contratto diaffido partecipato: un accordo for-male sottoscritto da pi parti cheesplicita la motivazione dellin-tervento, la sua durata, gli impegnidella famiglia affidante, quelli dellafamiglia affidataria e quelli deglioperatori sociali. Infine, gli ultimidue capitoli del libro analizzano ri-spettivamente: il monitoraggio del-laffido (realizzato attraverso in-contri di rete programmati) e lavalutazione in merito al terminedel progetto.

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  • Il volume raccoglie le rela-zioni presentate al settimo semi-nario internazionale dellInter-national Foster Care ResearchNetwork svoltosi a Padova dal 9all11 settembre 2013, in collabo-razione con la FondazioneZancan, la International Asso-ciation for Outcome-based Eva-luation and Research on familyand Childrens Services e la Fon-dazione Paideia. Lobiettivo delvolume parlare delle diverseforme di affido. Grazie al con-fronto tra vari Paesi, gli autori sichiedono quali sono gli esiti delleso luzioni adottate, le condizionidi efficacia, le misure di reale be-neficio per i bambini e i ragazzi afronte delle diverse difficolt. Ed proprio su questo punto che sifocalizza lanalisi: a bisogni di-versi dovrebbero corrisponderesoluzioni mirate, non le stessemodalit di accoglienza, rite-nendo laffido una soluzione damodulare a seconda dei casi spe-cifici, dei bisogni e delle possibili-t di affrontarli in modo positivo.La pubblicazione suddivisa indue parti: la prima parte diimpianto teorico, la seconda in-centrata sulle pratiche. Il primocontributo di Cinzia Canali e Ti-ziano Vecchiato traccia levolu-zione del welfare dedicato al-linfanzia in Italia a partire dagliultimi 50 anni, riportando i datiquantitativi dei bambini e ragazziche vivono temporaneamentefuori della famiglia di origine. Gliautori sostengono che sia neces-sario partire dal classificare leforme di affido sperimentate nelnostro e in altri Paesi per megliorispondere ai diversi bisogni ecreare soluzioni innovative. Il se-condo contributo indaga, invece,su come migliorare i processi diriunificazione tra il bambino e lasua famiglia di origine nel conte-sto tedesco. Sullaffidamento a

    lungo termine in Inghilterra si fo-calizza il terzo contributo. Seguo-no altri contributi che trattanonello specifico di un programmadi formazione per gli affidatari sultrauma infantile introdotto di re-cente nei Paesi Bassi del pro-gramma di affido terapeutico Thecircle sviluppato in Australia dicui se ne presentano gli obiettivie gli esiti del programma diformazione Pride dedicato a for-mare, educare e preparare i geni-tori affidatari e adottivi in Litua-nia.

    Sullaffido diurno si foca-lizza il contributo di Salvadori eSerra che descrive il progettoinnovativo, attivo in sei areeterritoriali del Nord Italia, indi-rizzato al sostegno temporaneo afamiglie fragili con minori cheprevede laffiancamento tra fami-glie: una famiglia solidale sostie-ne e aiuta unaltra famiglia indifficolt. Segue uno studio longi-tudinale condotto nelle Fiandresullevoluzione dei problemi com-portamentali nei bambini in affi-do che rileva come sia pi comu-ne un loro aumento piuttosto cheuna diminuzione. Sul ruolo delservizio sociale nei processi deci-sionali di allontanamento deibambini dalla loro famiglia di ori-gine indaga il contributo di Cana-li, Maurizio e Biehal che presentai risultati preliminari di una ri-cerca valutativa sul lavoro svoltonegli ultimi cinque anni daglioperatori della provincia di Pia-cenza. Simile allaffiancamentotra famiglie lintervento svedesedella famiglia di contatto, unasorta di famiglia extra con cui ilbambino che vive in situazioni difragilit pu trascorrere uno odue fine settimana al mese ealcune settimane di vacanza, ilcontributo di Berg Eklundh nepresenta uno studio longitudina-le.

    A conclusione della primaparte del volume si riporta unostudio sugli atteggiamenti deglioperatori sociali di cinque diversiPaesi rispetto allaffido, la valu-tazione del rischio e la decisionedi allontanamento il programmadi pedagogia sociale Head, Heart,Hands del Regno Unito laffidoprivato, una sorta di affida-mento informale sviluppato nelRegno Unito determinato da unaccordo privato tra un genitore eun altro, rivolto a tutela di bam-bini stranieri la valutazione diun programma di sostegno peraffidamenti intrafamiliari rea-lizzato dallUniversit di Barcel-lona un lavoro di ricerca, con-dotto in Inghilterra, sullefficaciadegli interventi di sostegno trapari affidatari e, infine, levolu-zione dellaffido in Portogallo.

    Nella seconda parte del vo-lume sono riportati gli appro-fondimenti e le esperienze diaffido condotte nei diversi Paesieuropei.

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    Uno dei cambiamenti che ca-ratterizza l'adolescenza quelloche avviene a livello sociale: in que-sta et l'adolescente tende, infatti,a ristrutturare le proprie relazio-ni ma anche ad allargarne gliorizzonti, cos la rete sociale degliadolescenti si allarga a pi perso-ne significative che influenzano ilgiovane nelle sue decisioni e nellascelta dei valori, quelle alle qualil'adolescente si sente affezionato,che ammira e alle quali vorrebbeassomigliare. Le relazioni socialidegli adolescenti si realizzanoattorno alla famiglia nucleare (ma-dre, padre, fratria), la famigliaallargata (nonni, zii, cugini), gliadulti significativi (educatori, pro-fessori, allenatori, ecc. ) e il gruppodei pari. In questo articolo, PaoloGambini intende approfondire lospecifico ruolo svolto dai genitorie dagli altri adulti con cui gli ado-lescenti entrano in relazione. I ge-nitori per permettere all'adolescentedi costruire la sua identit devo-no sia sostenerlo e monitorarlo siafacilitarlo nell'acquisizione dellapropria autonomia, ovvero devo-no essere in grado di sostenere ilprocesso di emancipazione del fi-glio e di rappresentare per lui unabase di sostegno alla quale ricorre-re nei momenti di bisogno. Gliadulti significativi, che l'adole-scente incontra nel contesto extra-familiare sono altrettanto impor-tanti nella costruzione di un'identi-t adulta perch offrono un mo-dello di adultit alternativo a quellodei genitori. Partendo da un re-cente studio (Adolescenza e fami-glia affettiva, Gambini, 2011),l'autore riflette su come genitori eadulti significativi non spronanoe non aiutano pi di tanto gli ado-

    lescenti a transitare dalla famigliaalla societ, questo passaggio parerallentato dalla particolare centra-lit della famiglia nella vita degliadolescenti e dallo scarso interes-se che gli adulti della comunitsociale hanno nei loro confronti.Per gli adolescenti di oggi i geni-tori rappresentano figure di rife-rimento essenziali a scapito anchedel gruppo dei pari. La famiglia divenuta sempre pi protettiva neiriguardi dei suoi figli a causa deldifficile inserimento sociale dellegiovani generazioni. I genitori so-no pi preoccupati a proteggere ifigli piuttosto che a favorirne l'indi-viduazione e l'emancipazione. Tuttoci va a indebolire la spinta degliadolescenti a cercare fuori casapossibilit di realizzazione e indi-viduazione. L'autore suggerisce diaccrescere la capacit generativadei genitori e degli adulti per favo-rire l'autonomia degli adolescenti,dove per capacit generativa siintende il prendersi cura di ci chesi generato con la capacit diguardare al futuro per promuove-re lo sviluppo degli individui e deisistemi sociali che sopravvivrannoa s. Alcuni studi hanno dimo-strato che i genitori generativi so-no quelli pi coinvolti ed efficacinell'educazione dei figli, che edu-cano con uno stile autorevole e so-no pi impegnati nella propriacomunit sociale di appartenenza.Diventa importante, secondo l'au-tore, che i genitori con figli adole-scenti sappiano affiancare lagenerativit parentale a quella so-ciale, in questo modo avremo piadulti disposti a prendersi curadelle giovani generazioni. La ge-nerativit sociale dei genitori pre-dispone i figli ad acquisire pro-

    gressivamente questa stessa di-mensione offrendo agli stessi unostile educativo emancipante e unesempio di impegno sociale. La fa-miglia che ha relazioni aperte econdivise con la societ rappre-senta un capitale sociale in gradodi trasferire le qualit positive re-lazionali dalla famiglia alla socie-t intera. Ma il rapporto fami-glia-societ produttivo solo se sirealizza un reciproco scambio,quando anche le istituzioni (lascuola, la chiesa, la politica) e lerealt civili (associazioni, gruppi)interpellano e corresponsabilizza-no la famiglia. Da alcune indagi-ni si rileva che gli ambienti checon pi facilit stimolano i giova-ni al servizio della comunit e aimpegnarsi in attivit sono quelliin cui esiste una connessione trale famiglie, la scuola e la comuni-t. A tale proposito sono interes-santi le esperienze di servicelearning sviluppatesi negli StatiUniti e in Gran Bretagna nellescuole superiori, nei college e nelleuniversit, dove gli studenti sonoinvitati a partecipare a forme divolontariato organizzate in attivi-t curricolari (mense per poveri,tutela ambientale...). Alcuni stu-di longitudinali dimostrano chetali esperienze favoriscono la co-struzione dell'identit dei suoipartecipanti accrescendone il sensocivico.

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  • La ricerca muove le mosseda una debolezza della pedago-gia e della pedagogia intercultu-rale in particolare: la scarsit dianalisi dei legami che intercorro-no tra il fenomeno del bullismoe discriminazione della diversi-t etnica, di orientamento ses-suale, di genere.

    Il presupposto della ricerca che se la pedagogia intercultu-rale si occupa dell'intreccio re-lazionale tra immigrati e autoctoni,non pu ignorare il portato diviolenza e di discriminazione chequest'incontro pu provocare,dunque non pu non conside-rare il bullismo sotto la lentedell'ottica interculturale. Per que-sto l'intervento contro il bulli-smo deve muoversi anche dallaprospettiva interculturale, e ilbullismo discriminante essereassunto quale tematica nella ri-cerca educativa e della pedago-gia interculturale. La pedagogiainterculturale deve cio usciredalla logica di campo dell'immi-grazione e del razzismo per la-vorare sui fattori di discrimi-nazione con i fattori di diversit.

    La ricerca MABE metodolo-gie attive e socio-costruttiviste percombattere il bullismo sessuale,omofobo ed etnico a scuola statarealizzata dall'Universit Ca' Fo-scari di Venezia, in partenariatoeuropeo, all'interno del Pro-gramma DAPHNE III, cofinanziatodall'Unione Europea. Ha coinvoltoun campione di 8.800 bambinitra i 6 e i 18 anni, di 10 Paesi eu-ropei, autoctoni, immigrati e rom,attraverso metodologie quali-quantitative (con interviste, fo-cus group, indagine campionaria).

    La ricerca indaga moltepli-

    ci dimensioni secondo un'otticaglobale: le percezioni dei bambi-ni non soltanto sull'aver os-servato, subito o inferto un attodi bullismo, ma indaga le perce-zioni dei bambini autoctoni,immigrati e rom sul contesto esul ruolo che essi giocano al suointerno, il ruolo di mediazionedell'insegnante e la percezionedello stile educativo.

    Alcuni elementi risultantidalla ricerca evidenziano diffe-renti percezioni tra bambini immi-grati/rom e autoctoni: i bambiniimmigrati o rom tendono a rappre-sentarsi vittime di bullismo piut-tosto che autori, mentre la maggiorparte individuano figure di sup-porto nei casi di bullismo nei parie le persone esterne alla scuola(amici o genitori), stringono ami-cizie importanti con autoctonima sono poco curiosi di cono-scere la cultura autoctona. Ibambini autoctoni hanno menoamici immigrati/rom, ma de-nunciano scarse problematicherelazionali con i loro compagni,si percepiscono meno carneficirispetto alle percezioni dei lorocompagni immigrati/rom. En-trambi i gruppi percepiscono gliatti di bullismo maggiormenterivolti alla componente immi-grata e rom, e trovano supportoin caso di bullismo presso figu-re esterne alla scuola o nel gruppodei pari, nonostante le dinami-che relazionali tra insegnante estudenti siano non discriminanti.Dal confronto con gli studentiemerge, infine, una diffusa si-tuazione di violenza, seppurenon identificabile come vero eproprio bullismo, e una scuolapoco attenta alla dimensione re-

    lazionale degli studenti e delcontesto scolastico.

    La ricerca individua legamie interconnessioni causali tra ilfenomeno del bullismo e la discri-minazione verso la diversit etni-ca e di orientamento sessuale,sia discriminazione come pro-dotto del bullismo, sia quale cata-lizzatore degli atti di bullismo.

    L'analisi porta a conclude-re che il fenomeno del bullismopu divenire un indicatore delgrado di maturazione di una co-munit scolastica dei valori dirispetto delle diversit. Per que-sto, se il bullismo diventa feno-meno di discriminazione, lapedagogia interculturale deveporsi come obiettivo di include-re nella propria prospettiva dianalisi anche i fenomeni di bulli-smo discriminante, e ridefinirele proprie finalit.

    Il volume si conclude conuna serie di raccomandazioniindirizzate alla Commissione eu-ropea che focalizzano la neces-sit di ripensare la pedagogiainterculturale, includendo il bulli-smo discriminante nel suo raggiodi analisi e azione attraverso unapproccio multisettoriale e parte-cipativo.

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  • Il volume qui presentato sisuddivide in due parti: nella pri-ma, il bullismo sessista e omofo-bico viene trattato da un punto divista teorico, nella seconda partesono presenti schede operative egiochi in quanto lintento degli au-tori quello di offrire concreti stru-menti di analisi degli stereotipi digenere e, soprattutto, un varie-gato repertorio di strumenti ope-rativi per agire in contesti educativicon adolescenti per prevenire econtrastare le discriminazioni ses-siste e il bullismo omotransfobi-co, in tutte le sue possibili decli-nazioni.

    La scuola il luogo fisico esimbolico in cui si realizzano puntidi svolta nella costruzione del-lidentit personale, in quanto spa-zio di rappresentazione di s e dis in relazione con gli altri. La di-mensione relazionale un terre-no di impegno significativo per glieducatori e ancor pi la dimensio-ne delle relazioni tra generi, coscome lapproccio con i diversiorientamenti sessuali in un mo-mento in cui sembrano intensifi-carsi i fenomeni di bullismosessista e omofobico.

    Il bullismo omofobico risultapi articolato rispetto ad altri ti-pi di vittimizzazione perch si pre-senta come un dispositivo com-plesso che coinvolge tre aspettispecifici dellet in cui con pi ina-sprimento esso si manifesta: leproblematiche legate al propriocorpo e allaffermazione della pro-pria identit la socialit, rispettoalla quale la reputazione diventaun importante obiettivo della cre-scita ladesione alla mascolinito alla femminilit, in forme dateper scontate nella nostra societ,

    come percorso di inclusione nelgruppo dei pari.

    Il bullismo omofobico non frutto soltanto di una modalittradizionalista di rapportarsi alledifferenze, ma risponde anche aesigenze molteplici e diverse ri-spetto alle altre forme di bullismo.Denigrare chi non si adegua auneterosessualit normativa e auna rappresentazione stereotipi-ca della differenza di genere ri-sponde ad alcuni bisogni sentitiin adolescenza e che in particola-re hanno una funzione di rassi-curazione psicologica rispetto aglistandard culturali, e danno unaprova della propria normalit.

    Nella seconda parte pi ope-rativa vengono proposti giochi,attivit ed esercizi che richiedonouna partecipazione attiva e uncoinvolgimento di opinioni, idee,ma anche di sentimenti e sensa-zioni. Le attivit proposte dagliautori sono uno stimolo al cambia-mento di prospettiva, alla parte-cipazione, alla cooperazione. attraverso questa consapevolezzache altri comportamenti sono pos-sibili e che ci si pu attivare nelproprio piccolo perch il cambia-mento sia operato, prima a livellopersonale e poi a livello sociale.

    Il testo uno strumento plu-rale e complesso, come i proces-si di cui vuole occuparsi, unatraccia di lavoro che spazia sa-pientemente dalla lettura delle di-namiche del bullismo scolasticoal metodo ricerca-azione, dal gio-co come mezzo potente di educa-zione ai diritti, allanalisi dei tantisegnali trasmessi dal linguaggioe dalla comunicazione, per de-strutturare un immaginario collet-tivo sessista e omofobico. Pu es-

    sere considerato unopportunitper occuparsi di prevenzione, ri-spetto alle tante forme di disagioindividuale che condizionano lalibert di crescere di ragazze e ra-gazzi e alle tante forme di violenzache colpiscono bambini, donne,persone con diverso orientamentosessuale.

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  • Il bullismo si configura co-me un insieme di modalit direlazioni lesive della dignit dellapersona e come violazione deisuoi diritti. Il bullismo un fe-nomeno complesso che si ma-nifesta con tre caratteristichepreminenti: volont di infligge-re sofferenza attraverso prepo-tenze e prevaricazioni asimme-tria tra bulli e vittime e vessa-zioni ripetute nel tempo. Pro-prio perch un fenomeno arti-colato e non sempre palese spes-so non percepito dagli adulti.In genere le azioni del bullo simanifestano in una scena so-ciale nella quale sono conside-rati dominanti sistemi di azionesuggestivi di un sentimento diautoaffermazione basato sullaprevaricazione e assoggettamen-to. Lalunno bullo, qualunquesia il luogo delle sue azioni, po-ne alla scuola nel suo comples-so un interrogativo sulla capacitdi includere, nella rete deirapporti educativi, i sistemi diazione sociale che conformanole relazioni tra bulli, vittime,spettatori. Il bullo e la sua vitti-ma inquietano perch, alunnicome gli altri, giocano ruoli chesi sottraggono alle attese dellisti-tuzione e per questo rappre-sentano una sfida al suo ordine,una lacerazione della rete.

    La scuola, infatti, la picoinvolta e deputata tra le isti-tuzioni educative in tema dibullismo e pi ampiamente didisagio giovanile. Nel testo so-no dedicati ad essa due capito-li specifici: il quarto e il quinto.

    Il quarto capitolo, di ca-rattere pi generale, riguardaalcune riflessioni sull'incidenza

    e percezione del fenomeno delbullismo scolastico, sullap-proccio educativo a monte esulla relazione tra alcuni aspettipi generali. Nel capitolo succes-sivo sono evidenziate un insie-me di esperienze e applicazioniche cercano di fornire un ap-proccio organico al confrontocol bullismo e pi in generalecon il disagio educativo.

    Il bullismo spesso aggiungesegni e sofferenze spesso inde-lebili a una condizione giovani-le gi traversata da un disagioepocale e globale, manifestando-si in forme nuove, spesso insi-nuanti e velate, senza distinzionisociali, culturali e di genere. Nonsi pu ridurre questo fenome-no alla sola condotta dei singo-li (bambino, ragazzo, adolescen-te), ma piuttosto una condi-zione che riguarda il consensodei pari nel suo insieme. Tra icoetanei, infatti, il bullismo spes-so si diffonde grazie a intricatedinamiche di gruppo, nelle qua-li sono evidenti atteggiamenti diaccettazione, spesso addirittu-ra di complicit e partecipazio-ne, piuttosto che di contrasto aprepotenze e sopraffazioni adanno dei pi deboli.

    Il libro offre molteplici pro-spettive per riflettere su come ilbullismo costituisca un campodi indagine nel quale possiamocogliere aspetti cruciali della re-lazione tra la persona e leserci-zio dei diritti umani. Gli autorinel corso della trattazione evi-denziano le responsabilit diciascuno nellesercizio del pro-prio ruolo di cittadino, studente,lavoratore e genitore. Responsa-bilit che nel caso degli inse-

    gnanti, che sono i professionistipi direttamente coinvolti, ri-guarda lacquisizione di compe-tenze professionali adatte allarealizzazione di progetti formati-vi volti a promuovere la perso-na nelle sue potenzialit positive.

    Lo scopo degli autori quello di fornire alle principaliagenzie educative, come la fa-miglia e la scuola, uno stru-mento utile a diffondere tra inostri giovani dei sani principidemocratici, una cultura dellasolidariet, della tolleranza, delrispetto reciproco anche delladifferenza e nella diversit, perrendere possibile costruire unacomunit pi civile e sana,quindi pi forte nellaffrontarele difficili e impegnative sfideche il futuro ci riserva. pro-prio dalla famiglia e dalla scuo-la che deve nascere uniniziativaconsapevole ed efficace controcerte deteriori caratteristichedella societ di cui il bullismo uno dei frutti.

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    Partendo dal riconoscereche anche il nostro Paese puessere definito multietnico,Anna Rita Calabr, in questoarticolo, analizza, attraversouna ricognizione sullo statodell'arte della ricerca, i molte-plici aspetti del concetto diidentit in relazione alle se-conde generazioni con l'intentodi apportare un contributo allamessa a punto degli strumenticoncettuali con cui la sociolo-gia osserva e spiega i cambia-menti che i processi migratoriportano nelle societ occi-dentali contemporanee. Con-cetti quali identit e identitetnica, riconoscimento, diffe-renza e disuguaglianza si stem-perano nell'esperienza quoti-diana di bambini e adolescentiche sperimentano pratiche diconvivenza che, di volta involta, superano e ricostituisco-no confini e barriere sociali,smentiscono e confermano pre-giudizi, prefigurando cos sce-nari futuri. Esiste una mol-teplicit di modi in cui declina-re l'identit: accanto a un'i-dentit individuale (chi sonoio), coesiste quella collettivache corrisponde a dire in qualenoi di volta in volta mi identifi-co (un noi etnico, culturale, digenere, anagrafico, di censo...).Spesso, quando si parla diimmigrati, si usano come sino-nimi termini quali identitculturale e identit etnica, maci fuorviante e rischioso, poi-ch l'identit etnica rappre-senta solo una specificit dellaprima. Cos come si tende neldibattito attuale a sostituire iltermine interculturalismo amulticulturalismo per sottoli-neare che non basta pi solodifendere le diverse specificitculturali ma che occorre supe-rare la mera convivenza e pro-

    muovere l'incontro attivo traculture, allo stesso modo ne-cessario approdare a una dia-lettica transculturale checonduca a ridefinire l'identitpersonale e culturale non picome identificazione a un cor-pus identitario collettivo,quanto, piuttosto, come il ri-sultato di connessioni cultura-li multiple. Alcuni studiosimettono in discussione il con-cetto stesso di identit, soste-nendo che spesso ci si dimenti-ca che la cultura, etnica oautoctona che sia, e l'identit,individuale e collettiva, sonoconcetti che si riferiscono arealt intrinsecamente dina-miche che si formano e si tra-sformano nella relazione re-ciproca. Perch quando si par-la di identit si fa riferimento aun processo dialogico che vedeimpegnate due istanze tra lorostrettamente connesse, se pu-re l'un l'altra contrarie: identi-t e alterit. Diviene allora ne-cessario un cambio di pro-spettiva: sostituire all'idea diidentit la concretezza di un ioplurimo, di un noi che ci rap-presenta in termini parziali enon assoluti, che si pone perdefinizione come aperto einclusivo, capace di relativizza-re le differenze, che ci avvicinaall'altro predisposti a ricono-scerlo uguale a noi per alcuniaspetti, se pur diverso per altri.

    Dalle interviste riportatenella ricercaSecondGen emergecome i figli degli immigrati nonraccontano se stessi facendoriferimento alla loro identitetnica, anche se innegabileche la diversit culturale esi-ste. Gli psicologi hanno evi-denziato come il faticosocammino verso l'adultit di-venti ancora pi faticoso nelcaso di giovani immigrati che

    devono affrontare positiva-mente una doppia transizio-ne: verso l'et adulta e verso lasociet di accoglienza, ma stato sottolineato anche comeper gli adolescenti immigrati ilbiculturalismo sarebbe la stra-tegia identitaria pi adatta nonsolo perch consente loro diconservare i valori e le norme dientrambe le culture, ma ancheperch d loro modo di sceglie-re i valori di riferimento se-condo le circostanze.

    La strutturazione di un'i-dentit solida, conclude l'au-trice, dipende dalle risorse dicui l'adolescente dispone e chegli derivano dall'ambiente fa-miliare e da quello sociale (ilgruppo dei pari, le esperienzeformative a scuola e nel tempolibero...), e, nel caso specifico digiovani di origine stranieradalle opportunit offerte dallasociet di accoglienza. Affer-mare che sia solo la qualitdelle politiche di accoglienza adecretare il successo o l'in-successo del progetto di vitadell'immigrato e della sua fa-miglia rischia di mettere inombra le altre risorse (perso-nali e sociali) che questi puattivare. L'integrazione o l'es-clusione degli immigrati, il be-nessere materiale e psicologicodei loro figli dipende da unamolteplicit di fattori che ri-chiede di volta in volta pro-spettive e strumenti di analisiadeguati di cui bisogna co-munque accettare la parziali-t.

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  • Lautore Massimiliano Fa-bi psicoterapeuta ed espertodi psicologia giuridica, dirigentepsicologo dellAsl Napoli 1 Centroe attualmente in servizio pres-so gli uffici del servizio socialeper i minorenni di Napoli nel-larticolo analizza le cause cheoggi, complice il perdurare dellacrisi, hanno reso una fase dicrescita gi sufficientementecomplessa come quella adole-scenziale ancora pi delicataosservando che, probabilmente,tale passaggio non mai statotanto critico.

    Quando la societ attra-versa un periodo di recessionecome lattuale, caratterizzatodalla decadenza economica, poli-tica e culturale (unite allacce-lerazione tecnologica e mediatica)il cronografo che scandisce itempi evolutivi degli adolescentinon pu che risentirne. E, ineffetti, i tempi evolutivi degliadolescenti tendono a sfasarsisempre di pi perch se da unlato, si registra un evidenteabbassamento dellet della pu-bert (mediamente nelle bambi-ne si registra ogni generazioneun abbassamento di quattromesi), dallaltro, si dilatano i tem-pi economici in quanto, anche acausa della crisi, i giovani hannoforti difficolt a trovare un lavo-ro e a diventare economicamenteautonomi. Se a questo si uni-sce il fatto che nel ladolescenzale pressioni sociali assumonouna valenza diversa (dovuta allasocializzazione fino ad alloraavvenuta essenzialmente con lafamiglia e la scuola, a cui siaggiunge anche quella con ilgruppo di pari e il mondo mass

    mediatico), si vede come ilpercorso di crescita di un ado-lescente (determinante per de-finire la propria identit indivi-duale) sia complicato e ricco difattori di rischio.

    Per questi motivi a voltecapita che gli adolescenti assu-mano comportamenti di caratte-re esplorativo potenzialmentepericolosi sia per la loro salutee incolumit che per la loro inte-grazione e lo sviluppo sociale:in genere, comunque, prima diassumere comportamenti de-vianti veri e propri ladolescentetende a tenere degli atteggia-menti di sfida. In tali casi, lespe-rienza insegna che la rispostaistituzionale al loro comporta-mento sar determinante: se sa-r adeguata il giovane cresceravendo la possibilit di impara-re dai propri errori, invece, senon lo sar, ci sono buone pos-sibilit che i disagi manifestatidalladolescente si evolvano ne-gativamente. Alla fine lautorespiega alcuni tipici comporta-menti a rischio come ladulti-t (qui intesa come assunzioneanticipata dei comportamentitipici degli adulti, come fumaree bere alcol), la trasgressione eil superamento dei limiti (che simanifesta con la violazione, pio meno occasionale, della leggeo anche delle convinzioni reli-giose) e lesplorazione di sensa-zioni (oggi evidente nelle primeesperienze di consumo di so-stanze stupefacenti nella tossi-cofilia e nella guida pericolosaoltre che nel compiere rapine oreati contro il patrimonio). Egliafferma tuttavia che la societmoderna nonostante la crisi

    contiene al suo interno tutte lepotenzialit di promozione delbenessere e di risanamento deldisagio, purtroppo per primaancora del problema di una ge-nerica mancanza di risorse e diservizi adeguati, il problema daporsi quello dellassenza diuna visione coerente della natu-ra umana e di cosa significa cre-scere in una societ come quellaattuale.

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  • Con lapprovazione delle Li-nee di indirizzo regionali in mate-ria di promozione del benessere inadolescenza e prevenzione del ri-schio, approvate con deliberazio-ne di GR 590/2013, la RegioneEmilia-Romagna intende dareattuazione alle politiche indirizzateai cittadini di minore et ampia-mente esplicitate nella LR 14/2008,Norme per le giovani generazioni,dove il mandato di perseguire il be-nessere e il pieno sviluppo di bambi-ni, adolescenti e giovani postocome obiettivo cardine della leggestessa nel suo primo articolo e po-sto come condizione necessariaper lo sviluppo sociale, culturaleed economico dellintera societregionale.

    Le linee di indirizzo cos co-me si legge nellintroduzione allapubblicazione qui presentata afirma di Carlo Lusenti, assessorealle Politiche per la salute e Tere-sa Marzocchi, assessore alle Poli-tiche sociali definiscono alcuniprincipi fondanti del lavoro con gliadolescenti: integrazione tra i servi-zi e i professionisti dialettica econtinuit tra promozione, pre-venzione e cura prossimit ai luo-ghi di vita ascolto promozione evalorizzazione delle risorse e dellecompetenze degli adolescenti edelle comunit locali sostegno agliadulti di riferimento. Si tratta diorientarsi verso una prospettivaproattiva nei confronti del benes-sere degli adolescenti mettendo incampo competenze professionalispecifiche e capacit di interventoprecoce sui fattori di rischio e orga-nizzare interventi dedicati agli ado-lescenti anche con il loro coinvol-gimento attivo, cos come avvienenelle attivit con i peer educator.

    Dopo un capitolo introdutti-vo in cui si definisce let adole-scenziale come unepoca carat-terizzata da rilevanti trasformazio-ni delle rappresentazioni mentalidi s e degli altri e bisognosa diazioni concrete di promozione delbenessere per prevenire e affronta-re situazioni di difficolt e di ri-schio, la pubblicazione passa adelineare il Progetto adolescenza.Tale progetto il frutto della rifles-sione di due gruppi di lavoro compo-sti da vari professionisti, uno sugliadolescenti con problemi di abu-so di sostanze e laltro sulla pro-mozione del benessere degli ado-lescenti, che hanno messo in evi-denza come sul territorio regiona-le esistano numerose ed eccellentiesperienze di promozione del be-nessere (interventi socioeducativi,di strada, interventi basati sul-lapproccio motivazionale ecc.) e diprevenzione e cura delle dipendenze,ma che spesso rimangono espe-rienze frammentarie a causa diuna mancanza di una strategia diintervento condivisa e integrata inambito sociale e sanitario. Il pro-getto adolescenza vuole, invece,superare tale frammentariet e siprefigge di operare in modo inno-vativo: sociale, sanitario, edu-cativo, interistituzionale e mul-tiprofessionale approvato dallaConferenza territoriale sociale sa-nitaria che propone le figure e lemodalit di coordinamento si ri-volge ad adolescenti, singoli o gruppi(et 11-19 anni) e agli adulti di ri-ferimento (familiari, educatori,insegnanti) opera in modo pro-grammato anche con appositi ta-voli di lavoro collettore dellerichieste di accesso che analizzacon approccio multiprofessionale

    prevede un punto di accesso de-dicato per gli adolescenti, possi-bilmente distrettuale, che puesaurire la risposta o reindirizza-re verso altri servizi. Tra gli obietti-vi generali che il progetto si prefiggesi indica il diritto a una piena citta-dinanza attuabile attraverso leopportunit formative, culturali,lavorative, espressive, ecc. presentinella comunit educante. Nel-lambito degli obiettivi specifici delprogetto, alcune delle azioni daintraprendere sono indirizzate,invece, a sostenere le competenzeeducative degli adulti di riferimento,allincentivazione del successo for-mativo e prevenzione dellabbando-no scolastico, allaccoglienza in-terculturale, al counseling scola-stico, alla valorizzazione e diffusio-ne delle esperienze di educativa distrada, degli spazi di aggregazio-ne e dei gruppi educativi. Il docu-mento si sofferma, inoltre, sulleazioni di prevenzione e contrastodel bullismo e della violenza trapari, sulla promozione dellusoconsapevole dei nuovi media e sullacontinuit nel percorso di cura de-gli adolescenti. A conclusione deldocumento si riportano i datiquantitativi relativi alla popolazio-ne adolescenziale del territorio ela normativa regionale di riferi-mento.

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  • Le Linee guida nasconodallesigenza della Regione Emi-lia-Romagna di raccogliere le solle-citazioni che vengono dalleraccomandazioni di organismiinternazionali quali lOrganizza-zione mondiale della sanit, ri-spetto alla messa a punto di pianidi prevenzione della violenza(WHO, 2002) e di metodologie diprogettazione rigorose e scienti-fiche.

    Partendo dagli studi e dallecarte gi prodotte sul tema in altricontesti regionali e nazionali, laRegione ha perci avviato unpercorso di elaborazione di Lineedi indirizzo volte a uniformare lemodalit di accoglienza e presain cura delle donne e dei minorivittime di violenza e maltratta-menti.

    Una delle fasi di lavoro haprevisto lanalisi dettagliata delledifficolt pi diffuse nei contestiprofessionali che si occupano ditutela dellinfanzia, messe in ri-lievo dalla letteratura esistente edalle esperienze del sottogruppodi lavoro.

    Il testo prodotto rappresentauna cornice di riferimento pertutti i soggetti, dai servizi agli enti,impegnati nella prevenzione dellaviolenza e tutela delle persone.Esso contiene indicazioni concre-te e operative sulluso di stru-menti gi in uso, quali protocollie raccomandazioni, puntando amigliorarli e a ottimizzare il funzio-namento dei servizi e propone unmodello di intervento uniformein ambito regionale, che sia ba-sato sullintegrazione e collabo-razione di tutti i professionisticoinvolti nella presa in carico.

    Un aspetto importante sotto-lineato dalle Linee di indirizzo re-gionali riguarda lindividuazionedi modelli unitari di segnalazio-ne, protocolli operativi, accordiinterni informativi (chi contatta-

    re, come), per ogni livello e servi-zio che si trovino a rilevare lapresenza di situazioni di maltratta-mento e abuso, nelle diverse fa-si del procedimento. Questevanno dal momento della rileva-zione (accordi interni che evi-denzino a chi rivolgersi), alla fasedellattivazione della rete dei servi-zi (procedure e protocolli, lavorodi quipe), allo stadio della se-gnalazione allautorit giudizia-ria e dell'assunzione delle misuredi protezione.

    In tutti questi livelli di ope-rato, assume un ruolo centralela valutazione multidisciplinare,che consiste nellintegrazione dellecompetenze sociali, mediche,psicologiche ed educative nellavalutazione degli elementi dia-gnostici e prognostici dei casi, co-s come nella fase del trattamento.

    Con questo lavoro la Regio-ne si assunta degli impegni pre-cisi anche al fine di monitorare eimplementare la diffusione e ap-plicazione delle linee guida. Alraggiungimento di questo obietti-vo fondamentale, con tribuisceanche il ruolo delle conferenzeterritoriali sociali e sanitarie inaccordo con le aziende ospeda-liere, chiamate a pianificare lattua-zione delle linee guida.

    Tra gli altri aspetti presi inconsiderazione nel testo delle Li-nee di indirizzo, vi sono la forma-zione sul maltrattamento allin-fanzia, che dovrebbe essere inse-rita nei percorsi formativi di ba-se di tutte le professioni che,nellambito della loro attivit,entrano in contatto con questadelicata tematica (assistenti so-ciali, medici, psicologi, pedago-gisti, educatori, insegnanti, ecc..).Viene poi messo in evidenza co-me sul problema dellincuriaallinfanzia non esistano dati enemmeno stime affidabili, sia alivello nazionale che sovranazio-

    nale, e questo dovuto anche alledifferenze nella concezione diincuria/trascuratezza utilizzatenelle diverse parti del mondo (eforse a volte allinterno dello stes-so Paese), ma soprattutto allanatura sfuggente e sommersa delfenomeno: si ritiene infatti cheun numero considerevole di ca-si non venga segnalato ai servizisociali n denunciato allautori-t giudiziaria. Per quanto riguardalItalia, statistiche raccolte da di-verse istituzioni seguono ognu-na la propria logica e produconoframmentazione, confusione, di-screpanza. Da parte sua, lEmi-lia-Romagna dispone di un siste-ma informativo che raccoglie edelabora i dati relativi al fenome-no del maltrattamento e abusoche provengono da diverse fonti,e punta ora a utilizzare anchequelli derivanti dai flussi del Prontosoccorso e dai dati sintetici delsistema informativo della Procu-ra minorile.

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  • Lautore di questo articolo,Pasquale Andria, Presidente delTribunale per i minorenni di Sa-lerno e membro dellAssociazio-ne magistrati per i minorenni eper la famiglia, fa unapprofondi-ta riflessione sullo stato di crisiin cui versa la giustizia minorilenel nostro Paese, sulle sue cau-se e sulla direzione in cui ne-cessario lavorare per uscirnevincitori, trasformando la crisi inunopportunit per dare nuovosmalto ai vari istituti (e attori)attraverso i quali amministratala giustizia minorile in Italia. Delresto, lo stesso termine crisi po-stula, a livello etimologico, lacqui-sizione di uno stato di conoscenzae consapevolezza della situazio-ne di difficolt da parte del soggettoche la sta attraversando e richie-de, al contempo, che il suo supe-ramento avvenga attraversoladozione di misure attentamenteponderate. Intesa in questo mo-do, lo stato di crisi della giustiziaminorile rappresenta non solo unmomento di forte difficolt ma di-venta anche unopportunit peraffrontare le questioni irrisolte deldiritto minorile (come quella re-lativa allefficacia delle misure cu-stodiali per i minori) e motivo peradeguarne le disposizioni alle nuo-ve peculiarit che caratterizzanolattuale societ. Infatti tali dispo-sizioni sono diverse da quelle cheaveva in mente il legislatorequando, alcuni decenni fa, rego-lament il funzionamento dellagiustizia minorile non potendocertamente prevedere lentrata incrisi del modello tradizionale difamiglia a causa della diffusionedelle unioni di fatto, come anchelaffermarsi in Italia di un impo-

    nente flusso migratorio di adultie bambini (anche non accompa-gnati) proveniente dai Paesi pipoveri.

    Nellanalisi condotta dallau-tore, la crisi della giustizia mino-rile in Italia , innanzitutto, lospecchio di una crisi culturaleche ha colpito soprattutto i pigiovani e che si caratterizza al-linsegna della disgregazione,dellimpotenza e dei cambiamentiradicali intervenuti nella societ.La crisi esistente a livello di giu-stizia minorile dovuta, pertanto,almeno parzialmente, a un ritardoculturale del sistema giuridicominorile rispetto ai cambiamentiche si sono realizzati nella socie-t in questa situazione, asso-lutamente necessario evitare dibuttare a mare lesperienza portataavanti finora magari senza averneneppure valutato pienamente ipregi a favore di soluzioni cherompano con la tradizione. Laspensierata innovazione, os-serva Andria, non altro che unaforma pi subdola di conserva-zione che ha leffetto di far smarri-re la motivazione degli operatori.Ladozione di un modello di giu-stizia minorile che diluisca la spe-cificit e la specializzazione dellagiurisdizione sui minori nella giu-stizia tout court comporterebbeinfatti un chiaro arretramento sulterreno dei diritti garantiti aisoggetti deboli, oltre a costituireun tradimento dellattuale mo-dello di giustizia. Pi specificata-mente sarebbe come passare dauna giustizia fondamentalmenterecuperativa, per quanto possi-bile promozionale, alla giustiziapunitiva e repressiva, nel pena-le da una giustizia liberatoria,

    a una tardiva giustizia del pre-giudizio, nel civile. La salvezzadella giustizia minorile, concludelautore, passa senzaltro attra-verso il coraggio di cambiare ilcambiamento infatti ormai ine-ludibile, ma deve trattarsi di uncambiamento che approfondiscae migliori i capisaldi che caratte-rizzano lattuale sistema della giu-stizia minorile, giungendo alli-stituzione di un giudice dellapersona, di cui si parla da tempo,e non allassorbimento della giu-stizia minorile in quella ordinaria.

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  • Fare in modo che genitorie insegnanti si vivano comealleati un traguardo che espri-me il massimo della collabora-zione tra scuola e famiglie. Ilpercorso, per, non facile eimplica la volont di superaretutte le difficolt che spessocreano un rapporto segnato daindifferenza e freddezza.

    Il sintomo pi evidente delladifficolt a entrare in sintonia costituito dal fiume sotterraneodelle lamentele reciproche cheavvelenano il rapporto, incrina-no la fiducia reciproca e sfocia-no in una generale insod-disfazione. Non infrequenteche le famiglie accusino gli inse-gnanti di non saper comprende-re i ragazzi, di assegnare lorotroppi compiti, di avere scarsaprofessionalit. Dal canto lorogli insegnanti accusano le fami-glie di non saper seguire i figli,di preoccuparsi soltanto dei vo-ti e non della loro educazione.

    Tale rapporto rappresentaun delicato equilibrio tra le realtfamiliari, sempre pi articolatee complesse, e la scuola chia-mata a rivedere il proprio ruoloe la propria posizione professio-nale nei rapporti con allievi, ge-nitori e istituzioni del territorio.I radicali mutamenti in atto nellasociet e nella famiglia solleci-tano le istituzioni educative escolastiche a proporre progettidi cambiamento altrettanto pro-fondi e costanti, per non corre-re il rischio di essere fuori daltempo, lontani dalla quotidia-nit e dalla contemporaneitvissuta dai bambini e dalle lo-ro famiglie.

    Lo studio delle relazioni tra

    scuola e famiglia assume semprepi rilevanza in seguito all'au-mento del disagio e del males-sere dei bambini e dei giovaniaccanto a una sempre pimarcatafragilizzazione delle relazioni fa-miliari che le istituzioni educati-ve e scolastiche si trovano a do-ver affrontare e gestire ognigiorno. Nell'ultimo decennio si inoltre accentuata la percezio-ne che le istituzioni educative ela famiglia non siano pi sullastessa lunghezza d'onda, manchi-no di sintonizzazione, facendocrescere il bisogno di imposta-re e costruire strategie di comu-nicazioni efficaci che rafforzinoi reciproci sforzi. Il lavoro edu-cativo e formativo non pu, agiudizio delle autrici, essere de-legato all'una o all'altra parte,ma scuola e famiglie hanno ilcompito di co-educare profes-sionisti e operatori sono chia-mati a lavorare con i genitorialla costruzione di competenzeeducative condivise, consape-voli della rilevanza dell'alleanzaedelpattoformativoconle famiglie.

    Scuola e famiglie svolgonoun ruolo di corresponsabilit inun rapporto di reciprocit, ten-dendo a un unico scopo attra-verso vie diversificate.

    Il rapporto scuola/famigliesi snoda nel tempo con peculia-rit e differenze. Dal nido allascuola secondaria si modifica-no il coinvolgimento dei genito-ri, le aspettative, le proposteeducative, i significati che isti-tuzione educativa e scolasticarivestono per il singolo e per lacomunit. Oltre a ci il rapportocon le istituzioni educative, sem-pre pi essenziale nel supporto

    ai genitori, definisce una primamodalit di approccio conl'esterno, e nel contempo stabi-lisce una strategia di contattocon le famiglie da parte delleistituzioni educative chiamatea promuovere un modello di re-lazione prosociale.

    Il lavoro si articola in quattrocapitoli: nel capitolo 1 trovanospazio la differenziazione deipercorsi familiari e il loro signi-ficato che la genitorialit rive-ste all'interno dei nuovi scenarifamiliari e sociali. Nel capitolo2 si affrontano i temi del ciclodi vita familiare e delle routinee dei rituali, aspetti rilevanti percomprendere le esigenze e le ri-chieste delle famiglie nell'attua-le contesto socioculturale dalpunto di vista degli insegnantie degli operatori. Il capitolo 3 dedicato all'istituzione educati-va e scolastica e ai processi dicomplessit e mutamento checaratterizzano le stesse e ilrapporto con le famiglie.

    La sfida della coeducazio-ne attraverso il modello dellapartnership trova spazio nelcapitolo 4, che analizza gli osta-coli e le risorse della relazionee le modalit di attuazione daparte della scuola di progetti estrategie efficaci per coinvolge-re e sostenere la partecipazio-ne dei genitori.

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  • La sempre pi marcata tra-sformazione della nostra societin senso multiculturale richiedeun approccio adeguato, che su-peri il velo creato da stereotipi epregiudizi per cogliere l'autentici-t profonda della persona e dellasua cultura di appartenenza.

    Possiamo modificare le no-stre idee nei confronti di coloroche consideriamo "diversi"? Qua-li sono le metodologie che do-vremmo adottare per creare unambiente interculturale? Qual il ruolo dell'educazione in conte-sti sempre pi eterogenei e spes-so anche vulnerabili? Questi sonoalcuni dei quesiti che il libroaffronta, attraverso il racconto diun'esperienza che vuole essereuna riflessione attenta e struttu-rata riguardo alle tematiche dieducazione interculturale, conparticolare attenzione al pregiu-dizio etnico.

    L'educazione interculturalepu svilupparsi in tutti i contestiformativi e di crescita: tra essi lascuola fornisce un terreno fertiledi incontro per stimolare ascolto,dialogo e confronto. In tale conte-sto, coinvolgere direttamente inprima persona gli alunni e le inse-gnanti costituisce una valida me-todologia di insegnamento e tras-missione dell'approccio intercultu-rale, in quanto consente di ap-prendere attraverso la partecipa-zione diretta alle attivit propo-ste. Tale esperienza convalidatada una pluriennale esperienza diricerca-azione che viene illustratanel testo.

    Il volume vorrebbe essere untesto in grado di dialogare con ilettori, nel quale vengono rac-contate le riflessioni riguardo a

    un percorso di ricerca continuo,che passa attraverso un'esperienzaeducativa, pedagogica e formativa.

    Obiettivo principale di que-sto lavoro quello di aiutare i po-tenziali lettori ad affrontare inmodo competente i problemi po-sti dalla presenza di alunni stra-nieri nelle scuole, consentendoloro di migliorare la conoscenzadel background culturale di que-sti alunni e di sviluppare pro-grammi individualizzati e meto-dologie per la classe, allo scopo divalorizzare le differenze culturalie farle diventare una reale ricchezzaper tutti.

    Per questo, il volume si po-ne da un lato come strumento diconoscenza, dall'altro come labo-ratorio per l'elaborazione di percorsidi educazione interculturale e sirivolge, oltre che a insegnanti edirigenti, anche a educatori, fa-miglie, operatori sociali e a chi coinvolto in attivit educative.

    Il percorso di ricerca descrittonel volume tocca punti diversi mafortemente interconnessi: dallapanoramica migratoria, alla de-scrizione ragionata del progetto,fino all'analisi del percorso didatti-co. Nel testo vengono analizzatidiversi tipi di strumenti di ricercasia quantitativi che qualitativi, percapire come poter studiare e ri-cercare nel modo migliore possi-bile i risultati restituiti, eviden-ziano una realt per certi aspettipositiva. In un momento, infatti,in cui si parla della cosiddetta cri-si del multiculturalismo, va inve-ce maturando, nelle scuole, lacoscienza della necessit di inve-stire maggiori risorse ed energieper aprire le istituzioni alla di-versit realizzando una pi effi-

    cace integrazione degli alunnistranieri. I risultati della ricercadimostrano come le attivit labo-ratoriali di educazione intercultu-rale costituiscano uno stimoloimportante all'ascolto, al dialogoe al confronto che devono esseresviluppati, ragionati e approfondi-ti dagli stessi alunni, insegnantie genitori. Non pensabile poterabbattere il pregiudizio etnicoverso tutte le etnie, tuttavia emergechiara la tendenza a una maggio-re apertura sia in un ordine quanti-tativo che qualitativo.

    chiaro che l'educazioneinterculturale non ha un compi-to facile n di breve periodo: nonessendo una nuova materia chesi aggiunga alle altre, ma un puntodi vista, un'ottica diversa con cuiguardare alle discipline attual-mente insegnate, essa implica unarevisione dei saperi insegnati nellascuola. Se l'origine dell'educazio-ne interculturale va rintracciatanello sviluppo dei fenomeni mi-gratori, essa ha tuttavia lenta-mente abbandonato il terrenodell'educazione speciale rivolta aun gruppo sociale specifico perdiventare un approccio pedagogi-co innovatore volto alla rifonda-zione del curriculum in generale.

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  • Muovendo dallassunto percui la lotta allesclusione precoceprima di tutto passa attraversouna scuola che funziona, MarcoRossi Doria in questo articoloricorda le tappe attraverso le qualiuna popolazione in gran parteanalfabeta, grazie alla genera-lizzazione dellobbligo scolastico, stata posta nelle condizioni disuperare lanalfabetismo persoffermarsi poi, in modo piparticolareggiato, sulle difficoltche oggi attraversa il sistemadella scuola. Tali difficolt sonosicuramente acuite dalla crisieconomica iniziata nel 2008 ma,come lautore osserva, sono grossomodo le stesse di un tempo, percui occorre lavorare ancora sulfenomeno della dispersionescolastica (che raggiunge il 22,3%nel Mezzogiorno con punte dioltre il 30% nei quartieri perifericidelle grandi citt del Sud) percercare di spezzare il circolovizioso tra povert e povertdi istruzione perch chi provieneda una famiglia povera ha piprobabilit di non raggiungereun alto livello di istruzione, conla conseguenza di formare nuo-vamente una famiglia povera.Storicamente il primo momentoin cui la scuola italiana si reseconto di non essere inclusiva,bens classista e di discriminarei ragazzi in base alle originifamiliari fu grazie al librodenuncia Lettera a una pro-fessoressa scritto da don LorenzoMilani. Da allora, tuttavia,considera lautore, per decennile politiche della scuola sono stateportate avanti perseguendounidea povera di uguaglianzaconsistente nel dare a tutti la

    stessa cosa anche di fronte abisogni radicalmente diversi. Inquesto senso, la scuola italianaiper-standardizzata ha fatto faticaa trattenere proprio coloro cheparadossalmente ne avevano pibisogno ma che avrebbero ne-cessitato di una scuola capacedi fare delle discriminazionipositive offrendo di pi a chi pro-veniva da una posizione svan-taggiata. a causa dellimpove-rimento sociale causato dallacrisi economica (dove gli strumentidi assistenza sociale e di welfaresono privi di adeguate risorsefinanziare per portare avanti nonsolo le riforme ma anche per farfronte alle crescenti emergenze)che la scuola si trova a svolgereun duplice ruolo. Il primo quellodi essere il luogo in cui siapprendono gli insegnamentinecessari per diventare adulticon adeguate conoscenze peraffrontare consapevolmente lavita e poter svolgere un lavoro ilsecondo ruolo, connaturale, mache acquista importanza proprionei momenti di crisi, quello diessere il luogo pi importante diinclusione e coesione sociale peri bambini e gli adolescenti. Lascuola oggi, infatti, sempre pi il luogo dove ci si trova a fare iconti con le paure dei figli deinuovi disoccupati o cassaintegratie che si fa carico delle situazionidemergenza. Marco Rossi-Doriaconclude asserendo la necessitdel consolidamento e della dif-fusione delle esperienze di suc-cesso sperimentate in varie partidItalia, basate sulla rottura dellarigidit della scuola attraversopercorsi personalizzati di appren-dimento gi in et precoce in-

    tegrati da misure di sostegno allagenitorialit e da occasioni diapprendimento informale.

    per necessario superareal pi presto la poco assennatascelta fatta in controtendenzarispetto agli altri Paesi dellOCSE di tagliare otto miliardi di eurodal bilancio della scuola dellu-niversit e della ricerca per glianni 2008-2011. Infatti la scuola,proprio nei momenti di crisi, sitrova di fronte a un aumento didomanda educativa, sia in terminidi prospettive per le generazionipi giovani sia in termini diemergenze educative legate allevecchie e nuove povert, a cuiper, deve per forza corrispondereunadeguata considerazione almomento in cui vengono suddi-vise le risorse dello Stato.

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  • Negli ultimi decenni la no-stra societ stata investita daimportanti cambiamenti e diconseguenza anche la scuolaha dovuto far fronte a situazio-ni problematiche o multiproble-matiche al fine di promuovereil successo formativo dellalunnoin una relazione costruttiva conse stesso e con gli altri. Le di-namiche e i modi con cui sisviluppano i rapporti tra glialunni e tra questi e i docenti,non solo possono condizionaregli apprendimenti, ma hannoun ruolo decisivo nella forma-zione delle esperienze. La scuo-la lambiente di vita, dove sicreano relazioni, ci si confrontacon le diversit, si incontranopersone, si cresce.

    Gli istituti scolastici alla-vanguardia si avvalgono dellopsicologo scolastico per le situa-zioni di disagio emotivo/affetti-vo che si manifestano nellin-fanzia e nelladolescenza.

    Lintervento dello psicolo-go scolastico ha come obiettivoprimario quello di promuovereil benessere allinterno dellascuola, attraverso un percorsodi prevenzione che individui sulnascere le situazioni di disagioe i problemi legati al normalesviluppo evolutivo e relaziona-le. I mezzi di comunicazione tra-dizionali e i nuovi media utilizzatidai ragazzi ci danno la dimensio-ne delle difficolt che inevita-bilmente si vivono a scuola:episodi di bullismo, fobia sco-lastica, ansia da prestazione,disturbi psicosomatici ecc. Tuttoci non coinvolge solo i ragazzi,ma anche gli insegnanti e glieducatori: burnout, depressio-

    ne, inadeguatezza rispetto allaprofessione, possono generaredanni economici e didattici, inci-dendo sulla formazione deglistudenti.

    Il testo nasce dal lavorosvolto dallautore nelle scuoledi ogni ordine e grado. Il suo de-siderio quello di trasmettereagli psicologi, esperienze, stru-menti utili sia sul piano profes-sionale, che sul piano emo-tivo-relazionale. Il volume ri-volto comunque anche agli inse-gnanti e genitori per aiutarli nelloro difficile compito di far cre-scere gli allievi sul piano degliapprendimenti, dello sviluppo,della crescita psicologica.

    Il lavoro di sinergia traesperto, docenti e genitori es-senziale per poter affrontare leproblematiche e creare le situa-zioni per star bene a scuolaavendo come obiettivo la sfidadecisiva di formare persone pro-tagoniste del loro futuro.

    Tutto ci implica un nuo-vo modo di ascoltare, vedere,pensare, rielaborare e lavorare.Spesso i docenti non trovanodavanti a s un solo alunno indisagio, ma in una classe pos-sono evidenziarsi bambini cheper altri motivi mostrano diffi-colt di vario genere sia in mo-do transitorio che non. Alcunevolte la gestione e il superamentodelle difficolt possono essereaffrontate grazie allesperienza,alla professionalit dei docenti,altre volte la dinamica o la cri-ticit si presenta pi comples-sa. In questi casi lo psicologoscolastico pu aiutare a cono-scere alcuni aspetti e comporta-menti del ragazzo, non sempre

    evidenti e individuare punti diforza per avviare una program-mazione mirata.

    Lautore descrive come sisvolgono gli interventi psicolo-gici nella scuola: la tecnicadellosservazione nei vari ordi-ni scolastici, i gruppi di lavorocon gli insegnanti, lo sportellodi ascolto per alunni, genitori,insegnanti. Lautore, inoltre, evi-denzia i metodi e gli strumentiche favoriscono il clima emoti-vo e le relazioni scolastiche at-traverso gli incontri di sostegnoalla genitorialit e le esperienzedi laboratorio nelle classi foca-lizzate sulle relazioni, laffettivi-t e la prevenzione del bullismo.La parte finale del libro dedi-cata al disegno infantile, comeutile strumento per comprende-re i bambini.

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