Pierre Jovanovic- Inchiesta sugli Angeli custodi capitoli 05 e 06

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Capitolo Quinto ELISABETH KUBLER-ROSS You walk like the angels talk / Where are you from / Tell me some / With a room by the sea / And a voice in the sand / Telling me your truth / And telling me your view / In how you see the ioorld /Spinning, spinning round / And what is love and what is death. Toni Childs, Walk and talk ltke angels, in Union, A&M Records Elisabeth Kiibler-Ross, EKR, è ciò che viene definita una leggenda vi- vente. Si parla della dottoressa Kùbler-Ross nel campo della tanatologia come della Callas in quello dell' opera: è un' autorità assoluta e incontestata della specialità. Nessuno al mondo, tranne forse madre Teresa di Càlcutta, ha accompagnato tanti malati nel cammino della morte, fino alloro ultimo respiro. E nessuno quanto lei, nemmeno madre Teresa, ha fatto tanto per coloro che hanno perduto una persona cara, perché è stata proprio questa incredibile dottoressa! a «inventare» l'ac- compagnamento dei morenti. Le sue opere, numerosissime, sono state tradotte in tutto il mondo e ancora oggi non esita a salire su un aereo per andare a Tokyo, in Canada e a Parigi, per spiegare senza stancarsi mai come ci si deve comportare con una persona vicina alla morte e quello che si può fare per aiutarla a «vivere meglio la propria morte». Medico, docente di facoltà, dottoressa honoris causa in diciotto università, Elisabeth Kiìbler-Ross è la persona che dovevo assoluta- mente conoscere per saperne di più su di un argomento <<verticale» come quello degli angeli. Dovetti attendere sei mesi per ottenere un 150 V. ELISABETH KUBLER.ROSS l incontro con lei e nell'aereo che mi portava a Washington ardevo dal- l'impazienza di incontrarla. Nel corso delle mie interviste, avevo immancabilmente trovato qual- cuno che mi diceva: «Sa, dovrebbe proprio conoscere la dottoressa Kiibler-Ross». Alla fine era diventata un'idea fissa. Quando trenta per- sone diverse vi rimandano tutte a un solo contatto, cominciate a pen- sare che forse il vostro libro sarà solo un buco nell' acqua ... oppure riceverà una splendida conferma. Quando la dottoressa cominciò a parlare delle esperienze ai confini della morte dei suoi pazienti, la comunità scientifica aveva pensato che EKR passasse più tempo con i morenti che con i vivi e che prendesse le loro allucinazioni per oro colato. Ma lei se ne infischiò delle nume- rose critiche, anche perché quei fenomeni erano diventati troppo fre- quenti. «Secondo me - spiegò in un'intervista per "Playboy" - si deve con- siderare onesto, dal punto di vista scientifico, chi segnala le proprie scoperte e spiega come è giunto alle sue conclusioni. Si dovrebbe du- bitare di me e perfino accusarmi di prostituzione se pubblicassi solo ciò che piace all'opinione pubblica. Non intendo assolutamente con- vincere o convertire nessuno, il mio lavoro consiste solo nel trasmettere i risultati della mia ricerca. Quelli che sono pronti a riceverle mi crede- ranno e quelli che non lo sono, non faranno altro che cavillare con tutti i loro sofismi e le argomentazioni pedanti». Perfino Raymond Moody, quando terminò il suo primo libro Life after life le chiese di arricchirlo con una prefazione. La dottoressa sviz- zera accettò perché anche lei aveva notato le stesse manifestazioni nei suoi pazienti: «lo stessa ho avuto l'occasione, negli ultimi vent' anni, di assistere molti malati giunti al termine delle loro sofferenze - scriveva nella prefazione - e quindi mi sono immersa sempre di più nello stu- dio del fenomeno della morte. Abbiamo fatto delle scoperte interes- santi sul processo di questo passaggio, ma ci restano ancora molti punti da chiarire, per esempio su ciò che accade al momento stesso del de- cesso e su cosa provano i pazienti quando vengono dichiarati ufficial- mente morti ... Tutti i soggetti hanno l'impressione di fluttuare fuori dal corpo e dichiarano di provare una sensazione di pace e di pienez- za. La maggior parte è cosciente della presenza di un altro essere ve- nuto a offrire il suo aiuto durante la transizione verso l'altro piano di esistenza» l. l Prefazione di La vita oltre la vita di Raymond Moody, cito V. ELISABETH KUBLER·ROSS 151

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Angeli custodi testimonianze

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Capitolo Quinto

ELISABETH KUBLER-ROSS

You walk like the angels talk / Where are you from / Tell mesome / With a room by the sea / And a voice in the sand /Telling me your truth / And telling me your view / In how yousee the ioorld /Spinning, spinning round / And what is loveand what is death.

Toni Childs, Walk and talk ltke angels,in Union, A&M Records

Elisabeth Kiibler-Ross, EKR, è ciò che viene definita una leggenda vi-vente. Si parla della dottoressa Kùbler-Ross nel campo della tanatologiacome della Callas in quello dell' opera: è un' autorità assoluta eincontestata della specialità. Nessuno al mondo, tranne forse madreTeresa di Càlcutta, ha accompagnato tanti malati nel cammino dellamorte, fino alloro ultimo respiro. E nessuno quanto lei, nemmeno madreTeresa, ha fatto tanto per coloro che hanno perduto una persona cara,perché è stata proprio questa incredibile dottoressa! a «inventare» l'ac-compagnamento dei morenti.

Le sue opere, numerosissime, sono state tradotte in tutto il mondoe ancora oggi non esita a salire su un aereo per andare a Tokyo, inCanada e a Parigi, per spiegare senza stancarsi mai come ci si devecomportare con una persona vicina alla morte e quello che si può fareper aiutarla a «vivere meglio la propria morte».

Medico, docente di facoltà, dottoressa honoris causa in diciottouniversità, Elisabeth Kiìbler-Ross è la persona che dovevo assoluta-mente conoscere per saperne di più su di un argomento <<verticale»come quello degli angeli. Dovetti attendere sei mesi per ottenere un

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l

incontro con lei e nell'aereo che mi portava a Washington ardevo dal-l'impazienza di incontrarla.

Nel corso delle mie interviste, avevo immancabilmente trovato qual-cuno che mi diceva: «Sa, dovrebbe proprio conoscere la dottoressaKiibler-Ross». Alla fine era diventata un'idea fissa. Quando trenta per-sone diverse vi rimandano tutte a un solo contatto, cominciate a pen-sare che forse il vostro libro sarà solo un buco nell' acqua ... oppurericeverà una splendida conferma.

Quando la dottoressa cominciò a parlare delle esperienze ai confinidella morte dei suoi pazienti, la comunità scientifica aveva pensato cheEKR passasse più tempo con i morenti che con i vivi e che prendessele loro allucinazioni per oro colato. Ma lei se ne infischiò delle nume-rose critiche, anche perché quei fenomeni erano diventati troppo fre-quenti.

«Secondo me - spiegò in un'intervista per "Playboy" - si deve con-siderare onesto, dal punto di vista scientifico, chi segnala le propriescoperte e spiega come è giunto alle sue conclusioni. Si dovrebbe du-bitare di me e perfino accusarmi di prostituzione se pubblicassi solociò che piace all'opinione pubblica. Non intendo assolutamente con-vincere o convertire nessuno, il mio lavoro consiste solo nel trasmetterei risultati della mia ricerca. Quelli che sono pronti a riceverle mi crede-ranno e quelli che non lo sono, non faranno altro che cavillare con tuttii loro sofismi e le argomentazioni pedanti».

Perfino Raymond Moody, quando terminò il suo primo libro Lifeafter life le chiese di arricchirlo con una prefazione. La dottoressa sviz-zera accettò perché anche lei aveva notato le stesse manifestazioni neisuoi pazienti: «lo stessa ho avuto l'occasione, negli ultimi vent' anni, diassistere molti malati giunti al termine delle loro sofferenze - scrivevanella prefazione - e quindi mi sono immersa sempre di più nello stu-dio del fenomeno della morte. Abbiamo fatto delle scoperte interes-santi sul processo di questo passaggio, ma ci restano ancora molti puntida chiarire, per esempio su ciò che accade al momento stesso del de-cesso e su cosa provano i pazienti quando vengono dichiarati ufficial-mente morti ... Tutti i soggetti hanno l'impressione di fluttuare fuoridal corpo e dichiarano di provare una sensazione di pace e di pienez-za. La maggior parte è cosciente della presenza di un altro essere ve-nuto a offrire il suo aiuto durante la transizione verso l'altro piano diesistenza» l.

l Prefazione di La vita oltre la vita di Raymond Moody, cito

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Era ormai chiaro che non potevo portare a termine la mia inchiestanel campo dell'm»; senza aver parlato con la dottoressa Kiìbler-Ross.

Impiegai tre ore di macchina da Charlotsville per arrivare al centroEKR, nascosto nella George Washington National Forest. Il sole splen-deva nel cielo azzurro e mi sembrava di essere in un film: la bandierasvizzera sventolava sullo chalet di legno, come per ricordare la naziona-lità d'origine di questa donna fuori dal comune e un ruscello serpeggia-va nei pressi, donando all'insieme un aspetto bucolico indubbiamente«made in Switzerland». Venni accolto da una donna minuta dai capelligrigi, con un accento svizzero-tedesco da tagliare con il coltello. Nonavevo bisogno di conferme per capire che si trattava della leggenda incarne ed ossa. Era «la dottoressa EKR» e adesso che me la trovavodavanti, non sapevo più cosa dirle, mi sentivo come un giornalista alleprime armi che si trova faccia a faccia con la sua prima star da intervi-stare.

«Andiamo da me, staremo più tranquilli per l'intervista» mi disse.Arrivati a casa sua, pensai di avere un' allucinazione: un sanbernardo,

uno vero, gli mancava solo il barilotto di rhum e la barella, mi venneincontro e si strusciò affettuosamente contro il mio stomaco, perché miarrivava proprio fino a lì. Non c'erano dubbi, mi trovavo davvero inSvizzera. Mancavano solo il cioccolato e l'orologio a cucù per comple-tare l'illusione. Elisabeth Kiibler-Ross si precipitò in cucina dove iniziòa preparare un tè mentre io cercavo di collegare il mio registratore.

«Perché le interessano tanto gli angeli?», mi chiese.«Non so bene, è diventata una passione».«Non cerchi di provare qualcosa. Il suo compito non è quello. Le

persone che hanno il "diaframma" spirituale aperto troveranno delleconferme, quelle che non hanno niente di aperto diranno che è pazzo,che le sue idee non sono scientificamente provate o che è un mistico. Laprenderanno in giro, non convincerà nessuno, assolutamente nessuno.Cercare di convincere è il lavoro dei religiosi che ripetono sempre:"Andrete tutti all'inferno se non imparate a considerare Gesù come ilsalvatore". Se solo insegnassero l'amore, la comprensione e la compas-sione ... Dovrebbero spiegare che la vita non finisce mai, proprio mai,invece di colpevolizzare la gente; dovrebbero dire che al momento dellanostra morte verrà fatto un resoconto di tutti i nostri pensieri, tutte lenostre parole e tutti i nostri gesti, perché ogni cosa ha una conseguenza.

Quando sarà nella luce, dovrà rendere conto di tutto, anche di tuttele sue scelte, perché ciascuno di noi è completamente responsabile diquello che fa e dice. L'unica cosa che la Chiesa dovrebbe insegnare è

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che si è responsabili di qualsiasi decisione, di tutte le azioni che si com-piono. Ma i predicatori purtroppo non fanno che parlare dell'infernoe terrorizzano le persone invece di aiutarle».

L'inizio era piuttosto «forte» e mi ricordava un caso del dottorMoody. Un predicatore di quel tipo gli aveva raccontato che duranteun'NDE si era reso finalmente conto di aver avvelenato l'esistenza deisuoi fedeli parlando solamente e unicamente dell'inferno. Mi immagi-nai mentre spiegavo alla «Luce» perché avessi deciso di scrivere quellibro, per provare a me stesso che gli angeli esistevano veramente e,non so perché, mi vidi davanti un gruppo di angeli che scoppiavano aridere ...

Elisabeth tirò fuori due torte e me le mise sotto il naso.«Mangi».Pensai che sarebbe stato difficile mangiare e intervistarla al tempo

stesso e comunque le mie domande esistenzialiste stonavano con unatorta al cioccolato. Era come parlare di carestia a tavola, ma lei insitevacome una mamma italiana. Nell'istante in cui stavo per formulare laprima domanda, la teiera emise un fischio terribile, tipo una sirena primadi un attacco aereo.

«Dopo tanti anni di ricerca e di pratica nell' accompagnamento deimorenti, crede fermamente in una vita dopo la morte ...» mi buttai,ingoiando timidamente un morso di torta. Emise una specie di bronto-lio, come se le avessi chiesto se la terra è rotonda.

«lo non credo, so. So che la vita non finisce dopo la morte. Tuttoqui. Non si tratta di "credere in qualcosa", ma di "sapere"».

«Come fa a saperlo?». Il cioccolato mi incollava alle dita.«Perché l'ho sperimentato. Non ho alcun dubbio. Ma non si può

spiegare alle persone cosa c'è dopo e non vale nemmeno la pena diprovare a convincerle. lo lo so, tutto qui. Guardi quel pediatra (MelvinMorse) che ha scritto il libro sulle NDEinfantili, anche lui era scetticoall'inizio. Mi scusi, vado a cercare un ago. Voglio lavorare a maglia, nonriesco a stare senza far niente».

Mi sbrigai a finire la mia torta.«Quanti malati in fase terminale ha accompagnato nel corso della

sua carriera?».«Molti, forse 20.000. Viaggio in tutto il mondo. Ma non tengo il

conto, vado dappertutto a vedere dei pazienti e li aiuto a passare dal-l'altra parte».

EKR sferruzzava tranquillamente davanti a me, come una nonna.Quell'incontro era davvero incredibile.

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«Di che religione è?».«Non so. Sulle carte sono protestante, ma nel cuore credo come i

cattolici e sono stata sposata con un ebreo per 22 anni. Molto ecumenico.Però questo non ha nessuna importanza perché comunque siamo tuttifigli di un solo Dio e un giorno lo ritroveremo. All'inizio ero protestan-te, ma quando i pazienti hanno cominciato a parlarmi delle loro espe-rienze, allora è cambiato tutto».

Mi chiedevo per chi fosse il lavoro a maglia.«Qual è l'NDEche l'ha colpita di più?».«Quella di un ragazzino che aveva preso freddo. li medico gli fece

un'iniezione ma il bambino all'improvviso si sentì male. Poco dopo fudichiarato morto. li dottore non capiva. La madre stava impazzendodal dolore e ci volle più di un'ora per rintracciare il padre in cantiere.E qualche minuto prima del suo arrivo in clinica, il ragazzino aprì gliocchi di colpo e disse a sua madre: "Mamma, ero morto". Rimase scon-volta. In seguito non volle sentire spiegazioni e quando il piccolo ten-tava di raccontarle la sua esperienza, gli diceva di stare zitto. Ma ungiorno riuscì a farsi ascoltare: "Mamma, devo dirtelo sai, perché Gesùe Maria sono venuti a cercarmi e mi hanno detto che non era la mia ora.Ma io non volevo andarmene e Maria mi ha preso per il braccio e miha rimandato qui, dicendo: 'Devi salvare la tua mamma dal fuoco"'. Lamadre cadde in una profonda depressione, convinta che sarebbe bru-ciata all'inferno e che suo figlio 1'avrebbe salvata. Tutto perché la Chie-sa non fa altro che insegnare la paura e i sensi di colpa. Allora le chiesi:"Ma cosa avrebbe provato se Maria non avesse mandato indietro suofiglio?" e lei rispose senza neanche riflettere: "Dio mio, la mia vita sa-rebbe stata un inferno". In quel momento capì. Negli anni '60 nessunoparlava di NDE».

«E cosa ne pensa degli angeli in queste esperienze?».«È normale, perché ogni essere umano ha un angelo custode, che

però non sempre ha le ali. L'angelo è un amico. In California li chiama-no guide, io li chiamo i miei "spooks", fantasmi, i bambini li chiamanocompagni di gioco, per i cattolici sono angeli custodi. Hanno nomidiversi in tutto il mondo, ma tutti ne abbiamo uno, però non tutti losanno».

«È in contatto con i suoi angeli?».«Certo. Mi aiutano, mi guidano, mi istruiscono, mi guariscono quan-

do ho dei problemi di salute; non si potrebbe sopravvivere in questomondo senza il proprio angelo custode. Certe persone sanno di posse-derne uno, altre no. Basta ascoltare i bambini che parlano. con i loro

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angeli prima di addormentarsi ... Fanno delle lunghissime conversazio-ni. E poi i genitori dicono: "Smettila di parlare da solo", "Non crederea quelle storie" e "Sei grande adesso", ecc. Pochissime persone hannomantenuto il contatto con il proprio angelo custode».

«Quando ha cominciato a parlare con i suoi angeli?».«Non mi ricordo. Sono passati molti anni, forse sette».«Prende nota di quello che le dicono?».«No, è nel mio cuore, e mi basta così. Sa, sono arrivata a dialogare

con loro come noi due stiamo chiacchierando in questo momento. Parlocon gli angeli per ore e ore. È un dono molto raro vederli. A volte simaterializzano e quando lo fanno sono reali, solidi, proprio come lei eme. Ma è molto, molto raro».

«Cosa le hanno insegnato?».---- «Parlo con loro da sette anni e potrei parlare con lei per altri sette

anni senza poterle spiegare nemmeno un millesimo di quello che mihanno insegnato».

«Esiste una regola per l'attribuzione degli angeli?».«Sì, dipende dal lavoro che si fa e dalla propria missione nella vita.

Se il suo lavoro è ad alto rischio, allora ne ha molti e se non fa nientedi speciale, ne ha comunque almeno uno fin dalla nascita. Gli angeli sitrovano più facilmente nei casi di NDEche nei viaggi fuori dal corpo».

«Che cosa le hanno insegnato a proposito della sofferenza?».«La sofferenza è come il Grand Canyon. Se si dice: "È così bello,

bisognerebbe proteggerlo dal vento e dalla tempesta" bisogna pensareche senza il vento e la tempesta non avrebbe mai potuto essere scolpitocosì superbamente e quindi non sarebbe mai stato possibile apprezzar-ne la bellezza. Questa è la mia opinione sulla sofferenza. Se non si sof-fre, non si cresce. Bisogna passare attraverso il dolore, la perdita, lelacrime e la collera. Ogni volta che si percorre questo cammino si cre-sce, si progredisce. Non c'è niente di più importante nella vita per ilproprio sviluppo. Nessuno progredisce se ogni cosa gli viene servita sudi un piatto d'argento. Nessuno. Tutto dipende da ciò che si ha da fare.Comunque, si conosce il proprio angelo custode prima di venire almondo e poi semplicemente si dimentica tutto alla nascita. li compitodi ciascuno di noi è di scoprire la ragione per cui si è venuti sulla terra.Una delle mie guide mi disse un giorno che se si fosse reincarnata,avrebbe voluto diventare un bambino che muore di fame. lo gli chiesiperché volesse fare una cosa così stupida e lui mi rispose che sarebbeservito ad approfondire il suo sentimento di compassione».

La spiegazione di EKR corrisponde piuttosto bene a quello che

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abbiamo visto nel capitolo Degli angeli nel tunnel, cioè la sensazionedel soggetto di conoscere l'entità da molto tempo.

«Crede al caso, alle coincidenze?».«No. Le coincidenze rappresentano solo una manipolazione divina.

Non credo alle coincidenze. Tutto, assolutamente tutto ha un senso,una ragione d'essere».

Volevo saperne di più.«Allora dove sta il nostro libero arbitrio se il caso, le coincidenze,

non esistono?».«Il libero arbitrio è il più grande dono che abbiamo ricevuto alla

nascita. Lei stesso sceglie i suoi genitori, i suoi figli, sua moglie primadi reincarnarsi e non può dare la colpa a Dio quando queste persone ledaranno dei problemi, perché tutti i problemi che le causeranno hannouna ragione positiva di esistere. La vita è fatta di sfide. Se la genteconsiderasse i propri problemi come una sfida utile a crescere, invecedi averne paura, molte cose cambierebbero. Siamo in questa vita perimparare.

Guardi per esempio questa casa che qualcuno mi ha trovato. È stu-penda vero? Qualcuno mi spacca i vetri, taglia le ruote della mia mac-china tutte le volte che vado in aereoporto e trovo dappertutto dellecroci del Ku Klux Klan da quando ho adottato 20 bambini malati diAIDS. Prima i vicini erano gentili, andava tutto bene. Quando i piccolisono arrivati al centro, qualcuno ha cercato di appiccargli fuoco. Qual-cuno mi aveva incluso in una lista nera per farmi "capitare" un inciden-te. C'è stato un periodo in cui non potevo nemmeno spostarmi senza lascorta. Devo attraversare tutto questo per crescere ancora ...».

Si ricadeva nel distacco dei mistici cattolici e induisti.«È una specie di determinazione allora?».«Dipende tutto da se stessi. Avrei potuto diventare pessimista e acida

e dire: "Che vadano al diavolo tutti questi malati di AIDS" e andarmenein Riviera per vivere nel lusso, dimenticando i miei pazienti. Ma io vedoquesta situazione come una sfida. Se riesco a sopravvivere qui, possofarlo anche altrove ... C'è sempre una ragione positiva a tutto».

«Qual è allora la ragione di questa esistenza?».«Soffrire, perché il dolore aiuta a crescere, a progredire verso la luce,

per essere come Cristo. L'unica cosa che conta nella vita è l'amore. Lapaura aiuta a sopravvivere».

EKR era dolorista quanto il più severo dei gesuiti o degli stigmatizzati.Incredibile. Non avrei mai immaginato che la celebre Kiibler-Ross miavrebbe fatto un discorso molto più intriso di dolore delle parole di

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qualsiasi mistico. A quel punto volevo sapere se pregava come i misticio gli stigmatizzati.

«Lei prega?».«Sì, prego sempre, quando faccio del giardinaggio, quando do da

mangiare ai miei animali, quando cucino; però non medito mai perchého bisogno di fare sempre qualcosa. Prego in ogni momento della gior-nata. Tutta la nostra vita dev'essere una preghiera: non c'è bisogno dimettersi in ginocchio in una chiesa: si è molto più vicini a Dio nel pro-prio giardino. Bisogna chiedere a Dio. Si ottiene sempre ciò di cui si habisogno, ma non sempre quello che si vuole».

«Si rende conto che tutto quello che dice è molto vicino all'insegna-mento di Cristo?».

«Sì, ma quando vedo i cristiani al giorno d'oggi, penso che siano---- molto lontani da quello che Cristo ha insegnato. E solo una questione

di soldi ... Basta ascoltare i predicatori alla televisione: tutto ciò chesanno dire è: «Mandate del denaro, mandate degli assegni, mandatedei soldi». Quello che Cristo ci ha lasciato è meraviglioso, ma cosa nefanno loro è un'altra cosa ...».

«Però sostiene che l'inferno non esiste ...».«Ho la sensazione di dover spiegare alla gente che l'inferno non

esiste in realtà, ed è per questo che ho cominciato a studiare tutto ciòche riguarda la morte».

«E le persone che hanno vissuto delle NDE negative?».«Tutti i casi di NDE negative in cui mi sono imbattuta erano in gene-

re uomini tra i 40 e i 50 anni, dei fondamentalisti, oppure persone chetradivano le loro mogli, convinti però che ciò che stavano facendo fossemale, fosse peccato. Poi un giorno, sul campo da golf, vengono colpitida una crisi cardiaca e vedono il diavolo e chissà cos'altro e tutto sem-bra ai loro occhi terribilmente reale. Invece dovrebbero concentrarsisulla luce alla fine del tunnel e raggiungerla subito per incontrare l'amoree la compassione».

«E allora quelli che violentano, uccidono o torturano?».«Dna volta usciti dal corpo, sanno già quello che li attende, cioè che

devono rivivere le proprie azioni, integralmente, con tutte le conse-guenze sui mariti, le mogli, le famiglie, ecc., e soprattutto rivivrannoquello che hanno fatto subire alle loro vittime, nei minimi particolari.E tutto ciò può durare decine di migliaia di anni, perché dall' altra parteil tempo non conta, è l'eternità. Nessuno può rivivere al posto loro lanegatività che hanno creato, nessuno. Ho pensato spesso a Hitler. Selei può perdonare Hitler, allora sarà perdonato. L'unica possibilità per

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Hitler, questa è una mia fantasia, è che si reincarni e che salvi tante vitequante ne ha distrutte. Milioni. Il solo modo per lui di riscattarsi in unasola vita sarebbe di scoprire per esempio un vaccino contro l'AlDS.Èl'unica soluzione che mi viene in mente per cancellare i suoi - non amoquesta parola - i suoi peccati».

EKR sosteneva dunque che l'inferno, tipo quello cattolico, non esi-ste. Ma la sua opinione a proposito di quello che i violenti devonoaspettarsi era della stessa matrice, se non peggio. È forse proprio cosìl'inferno, un luogo dove i «malvagi» rivivono fuori dal tempo, quindinell' eternità, quello che hanno fatto subire alle loro vittime. Anche questateoria andava a pennello con le visioni di Georges Ritchie, il «padre»dell'non. Semplicemente, la definizione del termine «inferno» non è lastessa.

La «leggenda» sferruzzava senza sosta, tanto che mi sembrava diessere lì da un' eternità. È incredibile il potere calmante di una donnache lavora a maglia ... Cercai di saperne di più sugli angeli, ma EKR nonsembrava molto desiderosa di svelare altri aspetti della sua vita spiri-tuale, una sfera spesso ancor più ricca di tabù di quella sessuale. Nonè facile raccontare ad altri i dettagli di come si prega, chi o per chi siprega e cosa si chiede a Dio.

Il mio.incontro con EKR mi aveva in parte lasciato deluso e dall'al-tra rappresentava una conferma di ciò che avevo scoperto nel corsodelle mie ricerche, cioè che la vita non finisce al momento della mortee che abbiamo davvero un angelo custode. Ma sentirlo dalla sua vocemi aveva rassicurato, confortato in un certo senso. Lei stessa avevaprecisato: «Difficilmente potremmo sopravvivere senza il nostro ange-lo custode». A volte però pensavo di perder tempo con questo libro emi convincevo che sarebbe interessato a due o tremila lettori al massi-mo. Eppure, quando ne parlavo con qualcuno rimanevo sempre sor-preso dall'attenzione con cui venivo ascoltato. All'inizio la curiosità erasempre velata, come se non volessero dirmi subito che anche loro era-no preoccupati da quei fenomeni e solo dopo un po' incominciavano aparlarne apertamente.

Ma ero molto più sensibile alle critiche di quelli che mi prendevanoper pazzo. Durante una cena, un architetto californiano mi chiese diche cosa stavo scrivendo e io gli risposi: «Delle persone che muoionoe che vedono gli angeli». Come si suol dire, ci fu un silenzio di tomba 2

2 Nel testo, «un ange passa dans un corbillard» letteralmente, «un angelo passò in un carrofunebre» (N.d.T.).

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e il mio interlocutore si versò un altro bicchiere di vino, pensandoevidentemente che non fossi del tutto «sano». Guardandolo partire,ubriaco fradicio, al volante della sua macchina, mi dissi che dopotuttopreferivo interessarmi di angeli piuttosto che ubriacarmi come un idio-ta e mettermi a guidare rischiando di provocare un incidente.

Ma la conversazione con EKR mi aveva demoralizzato: l'idea di vi-vere su questa terra per soffrire mi angosciava letteralmente. In fin deiconti non è più facile ubriacarsi? Non poteva essere così, o per lo menonon proprio così. E perché non vivere in pace e serenità con questoessere che ci ha creati e che ritroveremo alla fine del tunnel? Ma comerimproverare questo dolorismo a Elizabeth Kiìbler- Ross, proprio a leiche aveva visto tanti bambini morire?

«Cos'è allora un bambino che muore tra le braccia dei suoi genito--""""""'ri?»,le chiesi.

«È una lezione. I bambini ritornano là da dove sono venuti. Honotato che un bambino che muore riceve una specie di ricompensa perla perdita del suo involucro fisico: il suo diaframma spirituale si aprecompletamente. Ritrova tutto ciò che aveva dimenticato, come per esem-pio il suo angelo custode o il suo compagno di giochi. Il bambino sa giàche sta per morire, anche se non gli è stato detto niente. Basta osservarei suoi disegni. Non si può mentire a un bambino, lui sa. I piccoli chemuoiono sono i nostri insegnanti».

«Cosa ne pensa della frase tipicamente NDE:"Non è giunta la tuaora, devi ritornare nel tuo corpo"? È una determinazione?».

«No, dal momento che siamo noi a scegliere i nostri genitori, i nostrimariti e i nostri figli, le persone che ci aiuteranno a progredire prima dinascere. Tutte le presenze importanti della nostra vita le abbiamo scel-te prima, in funzione delle loro qualità, qualità che ci saranno necessa-rie per la nostra crescita».

«Ma allora perché prega?».«Perché si può correggere tutto, modificare tutto man mano. Si può

porre un rimedio a tutto. Come le ho già detto, bisogna chiederlo aDio, perché da lui si ottiene ciò di cui si ha bisogno, ma non semprequello che si vuole».

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Capitolo Sesto

DOVE SONO GLI ANGELINEGLI INCIDENTI?

Running out 01 reason / Knowing certain things / Keeps you[rigbtened 01me / Keeps you [rom me / Il tbere' s any time / Orany place / Il tbere's any sense / Trust me / l'm never going toleave you / Trust me / I always will be near you.

Martha Davis & The Motels, Trust me,in Little Robbers, Capitol Records.

E allora perché questa divina provvidenza (citata anche da Caterina daSiena quando descrive l'apparizione degli angeli in una situazione cri-tica) si manifesta ad alcuni e non ad altri? Ogni giorno avvengono degliincidenti, muoiono dei bambini, pedoni e automobilisti finiscono suuna sedia a rotelle, vengono al mondo neonati paralitici ecc., e chiara-mente il loro angelo custode non è arrivato in tempo a salvarli ... Am-mettiamo ancora una volta che la morte sia programmata. Mi viene inmente il caso abbastanza incredibile dell'automobilista che guidava neldeserto americano su di una strada perfettamente dritta e completa-mente deserta, quando a un tratto le ruote colpiscono un cric lasciatoa terra da qualcuno. Sbalzato dalla violenza dell'urto, il cric perfora lacarrozzeria della macchina e si ficca dritto nel cuore del conducente. lisuo ultimo riflesso è di strapparselo dal petto.

li primo pensiero dei poliziotti, sconvolti dal ritrovamento, fu: «Lasua ora era davvero arrivata». Capitò una cosa simile a un giocatore dirugby, stroncato da un fulmine nel bel mezzo della partita, davanti amigliaia di spettatori, un sabato pomeriggio nel sud della Francia.

Allora perché nelle NDE ritroviamo regolarmente la frase: «Vuoi re-stare qui oppure ritornare?». A prima vista, pare che il soggetto possa

160 VI. DOVE SONO GLI ANGELI NEGLI INCIDENTI?

scegliere, ma è solo un'impressione. Consideriamo il caso tipico, tal-mente tipico da essere meraviglioso, di un uomo, vittima di un inciden-te di moto, che ha raccontato la sua esperienza ad Arvin Gibson.

Nel 1978, mentre risaliva la costa di un canyon, John Stirling incon-trò un dosso che sbilanciò la sua moto. Cercò come meglio poteva dimantenere l'equilibrio, ma, a causa del peso del passeggero, la moto sidiresse dritta verso il precipizio, lo obbligò a saltare giù e, qualche se-condo dopo, la ruota davanti urtò contro una roccia. Fu la disgrazia:prima di schiantarsi cento metri più in giù, la moto ricadde su di lui, ilretrovisore lo colpì sulla testa (niente casco) e John si ritrovò subitofuori dal proprio corpo, osservò la scena e poi cominciò ad attraversareil tunnel a una velocità incredibile, «come nel film Guerre stellari»commenterà. A quel punto sentì una voce che gli chiese: «Hai finito?»,

<, e lui: «Certo che ho finito, non voglio ritornare più. Non voglio mai piùritornarci». La voce ripeté la domanda: «Hai terminato?», e lui risposeancora: «Sì, ho finito, non voglio più ritornare». Sentì la stessa doman-da risuonare per la terza volta nella sua testa e ripetè la stessa risposta.Allora, nel momento in cui la voce annunciò tranquillamente: «Beh,diamo un' occhiata alla tua vita», John rivide istantaneamente la suavita in tre dimensioni e a colori, rivivendo tutte le emozioni e le sensa-zioni che aveva provato, dalla nascita fino al momento dell'incidente.Osservando gli avvenimenti di quell'ultimo giorno, comprese che do-veva ritornare per suo figlio. Allora si arrese all' evidenza dei fatti edisse: «Sì, voglio ritornare». La voce non si fece più sentire e John ri-tornò subito nel proprio corpo l.

Ma per il dottor Morse si tratta solo di una falsa scelta, di una falsaproposta: «Sa, è come con mio figlio quando gioca in giardino. Se glidico: "Vieni, è ora di entrare", fa i capricci, vuole continuare a giocare.Ma se gli dico: "Brad, vieni, andiamo a vedere cosa fa la mamma",molla tutto e si precipita in casa. Raramente ho visto delle NDE in cui ilsoggetto decide da solo di ritornare. Sta così bene fuori dal propriocorpo, quella condizione gli sembra talmente naturale che è pronto adabbandonare tutto, genitori, moglie, amante, figli, ecc. Tutto. TomSawyer, un meccanico rimasto schiacciato dall'automobile che stavariparando, sostiene di essere stato cacciato dal cielo a calci nel sedereperché non voleva ritornare nel proprio corpo». È come se questa falsascelta obbligasse l'anima a riconsiderare la propria vita, e a capire chedeve restare sulla terra per portare a termine il proprio compito: la sua

1 Glimpses o/ eternity, cit., pp. 183-184.

VI. DOVE SONO GLI ANGELI NEGLI INCIDENTI? 161

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ora non è ancora giunta. In effetti, cos' altro si può pensare, se non chel'ora della morte sembra essere fissata da sempre? Chiesi una spiega-zione a Kenneth Ring: «Pensa che si tratti di predeterminazione?».Giocherellò per un attimo con gli occhiali e poi mi rispose come se nongli avessi mai fatto quella domanda: «Molti "scampati" tentano di di-scutere la scelta da fare, ma in alcuni casi ritornano con l'impressionedi non aver fatto proprio nessuna scelta. Penso che vengano guidati aprendere la decisione che meglio corrisponde alloro singolo caso. La lu-ce sembra conoscere perfettamente il passato e il futuro del soggetto».

Quindi era molto simile a una specie di determinazione.A questo punto è necessario fare due considerazioni: anche se l'ora

della morte è già stabilita, sembra, esaminando tutte queste NDE,che lapreghiera, cioè il dialogo autentico tra la creatura e il Creatore", possamodificare il vissuto del soggetto.

Ebbene, cosa scopriamo negli studi sulle NDE?Che nella quasi tota-lità dei casi, il soggetto non vuole ritornare (sulla terra) e che vienerespinto o da un membro della sua famiglia deceduto tempo prima, oda un angelo, oppure dalla luce, ma tutti comunque pronunciano lastessa frase: «La tua ora non è ancora arrivata, hai ancora delle cose dafare/da finire/da terminare/da compiere/ecc.». Qualche volta, quandoil soggetto risponde: «No, non voglio ritornare», la luce ribatte: «Sì, maguarda cosa ti perdi», e gli mostra un panorama del futuro. A quel puntoil soggetto accetta immancabilmente di ritornare. Dopo aver ascoltato eletto migliaia di racconti di NDE,arrivavo sempre alla stessa conclusione,cioè che «l'ora della morte è programmata come lo scoppio di un virusin un computer». Ero assolutamente convinto di questa teoria, unitaalle seguente consolazione: «Tutto ciò non ha comunque alcuna impor-tanza, dal momento che solo il corpo muore, non lo spirito».

Ma la sofferenza quindi, a che cosa serve? Se si ammette l'esistenzadel creatore, si sarebbe in diritto di pensare che, in quanto Padre, nonsi diverta certo a distribuire alle sue creature sedie a rotelle, cancri eorribili malattie incurabili. Prima di interessarmi agli angeli, ero sem-pre giunto alla conclusione che egli ci avesse sì creati ma, per un incom-prensibile motivo, si disinteressasse completamente della sua creazio-ne. Il Creatore che dimentica le sue creature. Ma questa idea piuttostosemplicistica si scioglie come neve al sole di fronte agli stigmatizzati, lecui ferite furono analizzate da tutte le autorità possibili e immaginabili

2 Mi viene sempre in mente quel sermone a proposito della preghiera: «Non bisogna pren-dere il Buon Dio per un cameriere».

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e di fronte ai santi e ai loro miracoli, riconosciuti con reticenza dallaChiesa e soprattutto da coloro che vissero un' autentica esperienza aiconfini della morte.

Quando feci la conoscenza di Kenneth Ring all'Università delConnecticut gli chiesi se gli studi che conduceva avessero influenzatoin qualche modo le sue convinzioni religiose e volli anche sapere secredeva agli angeli. «Sì, penso che tutti abbiano una coscienza chesopravvive alla morte fisica. Non mi piace molto dire "vita dopo lamorte", ma credo che non si sparisca del tutto quando il corpo cessa difunzionare. L'angelo custode è un concetto che associo ai cattolici; dalmio punto di vista, noi tutti abbiamo una o più guide spirituali, chesembrano manifestarsi nei momenti più critici della nostra vita, come,ad esempio, la morte. Il concetto in se stesso ha una senso, ma il termi-ne, no. Personalmente ritengo che esistano davvero degli esseri, delleentità, anche perché ho visto molti casi di NDEin cui appaiono, e isoggetti che li hanno incontrati vivono nella certezza di avere a propriadisposizione un aiuto, di essere guidati. Come se si trattasse di un higher-self, un super-io».

Al punto in cui ero arrivato, non m'interessava molto giocare con leparole. Angelo o super-io? Il dibattito era aperto. Poco importa, la miainchiesta stava comunque per ricevere un'ulteriore conferma. Chiesiallora al professor Ring che cosa fosse, secondo lui, questo super-io.«Abbiamo un ego - mi rispose in tono pacato - che appartiene a unaparte più importante di noi stessi e che, forse senza interferire esplici-tamente nella nostra vita, ci aiuta e ci conosce perfettamente dall'inizioalla fine. Ed è proprio nei momenti critici che si manifesta. Il comunedenominatore di tutto ciò, angelo custode, super-io, guida, è un aiutobenevolo che scopriamo solo al momento della nostra morte».

E Dio in tutto questo, che ruolo aveva?«Non la colpisce la connessione tra le NDEe la risurrezione del Nuovo

Testamento?», gli chiesi.Kenneth Ring posò la sua stilografica alla maniera di un lord inglese

e, sempre con movimenti molto lenti, cominciò a giocare con unagraffetta.

«Sì, certamente, non solo nella Bibbia, ma anche in altri testi reli-giosi. L'esperienza di san Paolo sulla via di Damasco presenta moltipunti in comune con quella che viene oggi definita un'NDE. Le NDEsembrano un codice che permette di far luce su un gran numero ditesti religiosi che a prima vista sembrerebbero oscuri. Penso che lepersone che sono passate attraverso un'NDE abbiano in un modo o

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nell' altro toccato questa realtà trascendentale e si lanciano quindi nellapreghiera perché sentono la presenza di Dio; inoltre, essendosi fusicon la luce, al ritorno ne conservano gelosamente il ricordo. Ecco perchési sentono più vicini a Dio, nonostante non provino la necessità diandare in chiesa o alla sinagoga per trovarlo. Direi che questa luce è1'emanazione visibile, palpabile di Dio, la sua manifestazione esplicita,il suo aspetto cognitivo. Considerando che tutte le religioni associanola luce a Dio, si potrebbe affermare che la luce è Dio, la luce rappre-senta una delle sue estensioni».

Ardevo dalla curiosità di sapere se, dopo due libri fondamentalisull' argomento, conducesse una vita spirituale.

«Come è cambiata la sua vita spirituale dopo tutte queste NDE?».«Probabilmente mi hanno reso più spirituale. Sono ebreo, ma non

mi considero praticante. La religione è una dottrina, un'istituzione incui la vita spirituale non è messa in primo piano. Molte persone chehanno vissuto delle NDEdiventano estremamente spirituali ma non re-ligiose. Naturalmente credo in Dio, ma non sono religioso».

«Ma da quando ha sentito parlare di questa luce, non ha voglia discoprirla, di vederla con i suoi occhi? (I più fortunati, quelli che hannopotuto dialogare con la luce, ne conservano un ricordo indelebile, comeun marchio a fuoco, perché ogni atomo della loro anima ha vibrato allastessa frequenza di quella dell' essere di luce, una luce che ha infuso inloro una felicità incorruttibile, infinita. Paragonata ad essa, una gioiasèssuale terrestre, anche se portata al parossismo dell' estasi assoluta,sembrerebbe l'effimera fiammella di un cerino. Coloro che hanno vis-suto un' esperienza del genere dicono spesso: "Ero immerso nell' amo-re" o "Nuotavo nell'amore puro" o ancora "Ero amore"».

«Sì, sì, sono molto curioso. Dopo 15 anni di studi sull' argomento,ascoltare il racconto di un'NDE mi commuove ancora. Ma non per que-sto diventerei religioso».

Kenneth Ring era quindi certo dell' esistenza di Dio, che chiamavaluce e per estensione «guida». Però le sue parole non mi avevano chia-rito la dottrina della sofferenza, la cui distribuzione perfettamente ine-guale ha appassionato teologi e filosofi nel corso dei secoli. Nessuno diloro riuscì tuttavia a fornire una spiegazione davvero convincente perun materialista. li rabbino americano Harold Kushner arrivò persino apensare che il Creatore fosse stato superato dalla sua stessa creazione!Giovanissimo, il rabbino viene trasferito in una periferia di Boston coni due figli, Aaron, di tre anni, e Ariel, nata da poche settimane. Ungiorno, visitando il primogenito, il pediatra scopre che è affetto da

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progerìa, una malattia che blocca lo sviluppo. «Suo figlio non avrà maii capelli, non supererà il metro di altezza, somiglierà a un vecchio emorirà verso i dieci anni».

Possiamo immaginarci lo choc del rabbino: «Come reagire a unanotizia ~el genere? Ero ancora un giovane rabbino senza esperienza,poco abituato al dolore come sarei stato in seguito; la sensazione piùforte che provai quel giorno, fu di essere vittima di una profonda eterribile ingiustizia. Non aveva senso, ero una brava persona. Avevosempre cercato di percorrere il cammino che conduceva a Dio, o me-glio, vivevo un' esistenza molto più religiosa della maggior parte dellepersone che conoscevo e che avevano una famiglia più numerosa dellamia e in perfetta salute. Credevo di seguire il sentiero di Dio e di adem-piere il compito che mi aveva affidato. Come poteva accadere una cosasimile alla mia famiglia? Se Dio esisteva, se era giusto, affettuoso emisericordioso, come poteva permettere una cosa del genere?» scrissenel suo libro Quando la disgrazia colpisce la brava gente',

Ed eccoci all'eterna domanda: «Come può farci una cosa simile?».I dolori~ti cattolici diranno: «Ve la siete meritata», oppure: «È permettervi alla prova», mentre per gli induisti: «E il vostro karma». E ame viene proprio voglia di chiedere come reagirebbero vedendo uncieco che cerca di prendere il metrò: lo lascerebbero avanzare finchécade sui binari? Perché comunque Dio ha voluto così oppure perchéè colpa del suo karma e quindi deve arrangiarsi da solo? Questo inter-~og.ativo.porta direttamente a un altro: «Dove sono gli angeli negliincidenti>».

In effetti non c'è niente di più facile che scrivere un libro su storiedi persone salvate misteriosamente e dire: «Gli angeli esistono». Moltobene. Ma prendiamo il caso seguente, avvenuto nel 1992: un adole-scente si apparta per pregare. Tira fuori il rosario e comincia a recitareq,uella che, si sa, è una preghiera/litania indirizzata alla Vergine. InCIrcostanze poco chiare, altri cinque adolescenti (tra i 14 e i 17 anni) lovedono, lo prendono in giro e decidono di ... strangolarlo. E lo strango-la~o per davvero! Assassinato mentre recita il rosario! li «Los AngelesTimes» ~a messo questa storia terrificante in prima pagina, in un arti-colo ?edicato alla violenza infantile. Cosa stava facendo 1'angelo custo-de di quel poveretto? I cattolici non possono certo utilizzare le loroargomentazioni in un caso del genere, perché la vittima è stata uccisa

3 When bad things bappen to good people, Avon Books, New York.

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proprio nel bel mezzo della preghiera. D'altra parte, se si considera ilfatto dal punto di vista dell'nns, risulta chiaro che:

1) la sua ora era giunta;2) ci si può immaginare che ci fosse proprio la Vergine Maria al-

l'uscita dal tunnel, dal momento che nel rosario troviamo queste paro-le: «Santa Maria prega per noi adesso e nell' ora della nostra morte».N on è solo una frase di circostanza ...

E in occasione di quel viaggio di lavoro, perché un giornalista nonsi svegliò in tempo e perse l'aereo, un altro annullò in extremis la suaprenotazione e un terzo bucò sulla strada per l'aereoporto, quando invent'anni di guida non gli era mai successo? E perché invece gli altrisalirono sull' aereo che si sarebbe schiantato qualche ora dopo senzalasciare nessun sopravvissuto? Come spiegare il fatto che un neonatopossa cadere dal diciottesimo piano di un edificio parigino, senza ri-portare assolutamente nessuna contusione (dispaccio Agenzia FrancePresse)? E l'attraversamento di una strada, banale ma fatale, di Micheld'Ornano, sindaco di Deauville? Perché nell'incidente dell'Airbus A-320 di Mulhouse ci furono tre morti, mentre nella catastrofe diStrasburgo 4 solo otto persone rimasero vive? E perché tre settimaneprima un aereo della compagnia scandinava SAS si schiantava il giornodi Natale, un momento dopo il decollo, pieno di carburante senza farenessuna vittima? Sembra proprio che i loro angeli si siano dati da fareper evitare la disgrazia. Ma la sofferenza allora?

A questa domanda, ecco la risposta del rabbino Kushner ', secondoil quale la vita non è che una giungla: «Dio esiste solo per darei la forzadi sopportare le nostre sofferenze ... Credo in Dio, ma non allo stessomodo in cui credevo da piccolo, o quando studiavo teologia. Ricono-sco le sue limitazioni (l). È limitato in ciò che può fare con le legginaturali, è limitato dall' evoluzione della natura e della morale umana.Adesso non considero più Dio come il responsabile delle malattie, degliincidenti e delle catastrofi naturali, perché ho capito che ci guadagnavopoco e che ci perdevo molto biasimandolo per queste cose. Posso ado-rare un Dio che detesta la sofferenza e che non può eliminarla, ma nonposso amare un Dio che sceglie di far soffrire e morire dei bambini,non mi importano i suoi motivi».È un ragionamento molto strano. Personalmente, capisco ancor meno

4 Ci furono 87 morti., Op. cit., pp. 127 e 134.

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per quale motivo si diventa prete/rappresentante di un Dio che si con-sidera «incapace», «limitato», in un certo senso di un Dio un po' stu-pido, superato dalla propria creatura e che non può fare niente peraiutarla al momento del bisogno: «Ah beh sì, sicuro, Dio esiste, ma sa,è un po' invecchiato, non sa più quello che fa», si potrebbe parafrasare.

Paradossalmente, è proprio nei Dialoghi con l'angelo 6 che troviamouna risposta, inumana, sia nel senso proprio del termine che in quellofigurato:

«Questa è parola dura: la guerra è cosa buona.Ascoltate bene!La forza che manca al suo scopo,la forza che distrugge, che devastamai si fermerebbese non vi fossero il debole,la vittima per assorbirla.Questo è il passato, e non poteva venir sfuggito.Il male, l'atto iniziato non può essere raddrizzato.La vittima assorbe l'orrore.Il persecutore trova il perseguitatoe la morte si sazia.(Silenzio)Il debole sarà glorificatoL'agnello non più sgozzato sull' altare.La guerra doveva essereIl calice amaro già si riempie.N on tremate!Di quanto è pieno d'amaro,di tanto è pieno della divina bevandadella serenità eterna».

Ancor meglio, nel Trattato della divina provvidenza, ispirato a Caterinada Siena 7, scopriamo un interessantissimo titolo: Come la provvidenzadivina vuole tormentarci per la nostra salvezza. Della disgrazia di quelliche ripongono la propria fiducia in se stessi. Dell' eccellenza di coloro chela ripongono nella provvidenza.

In questo dialogo, Dio spiega molto semplicemente che se la suaprovvidenza infligge tanto dolore, lo fa solo per soccorrerei, perché ci

6 Incontro n 82,25 ottobre 1944.7 Le liure des dialogues, Seuil 1953, p. 483.

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toglie qualsiasi speranza nella vita terrestre e ci spinge verso di lui, chedeve essere la nostra unica meta. Dice anche: «Pensa, mia creatura, aquello che (gli uomini) farebbero se trovassero nel mondo solo piaceree riposo! È dunque la mia provvidenza che concede e offre loro disoffrire; è per mettere a prova le loro virtù e ricompensarli degli sforzie della violenza che fanno a se stessi. Così, la mia provvidenza ha rego-.lato e previsto tutto con grande saggezza. Ho donato loro molto, per-ché, come ti ho detto, sono ricco e potevo e potrò donare sempre, tantola mia ricchezza è infinita».

E questo vuol dire quindi che qualsiasi cosa, buona o cattiva, ciarriva da lui. I musulmani la pensano allo stesso modo, cambiano solole parole, dicono: «Era scritto», compresa la sofferenza. E questa teoriaricorda la spiegazione di Elisabeth Kiìbler- Ross, secondo cui la soffe-renza non è altro che un elemento determinato, destinato a farci cre-scere, a farci progredire, ad aiutarci a evolvere, anche se ci sembra as-solutamente incomprensibile. A volte in compenso lui stesso si manife-sta a chi soffre di più, come dimostra la constatazione di Kenneth Ring:«Questa fusione con la luce è spesso concessa a soggetti che hannoavuto un'infanzia infelice, che sono stati picchiati o violentati». E subi-to mi è venuta in mente quella religiosa che avevo incontrato a Parigie che mi disse: «Sa, abbiamo notato che molti ritornano sinceramentea Dio solo quando sono stati sopraffatti da un dolore immenso, undolore tale che scoprono di avere ormai solo una speranza, solo unaporta per uscire: Dio. Allora arrivano in chiesa, in lacrime, si siedonoe pregano per la prima volta dalla loro infanzia e forse di tutta la lorovita. La chiamata di Dio percorre talvolta dei sentieri estremamentedolorosi. Il problema è che pregano, pregano, senza sosta e poi, unavolta soddisfatte le loro richieste, dimenticano la grazia ricevuta e ri-prendono la solita vita».

Allora vuol dire che tutto, proprio tutto è determinato? E se tutto èprestabilito, dove si colloca il «libero arbitrio» che permette a ciascunodi reagire e agire in funzione alla sua propria e unica coscienza? E setutti i nostri passi sono già decisi, dove sta l'interesse di un Dio chedefinisce anticipatamente il rapporto che avremo con lui?

Dopo quattro anni di inchiesta sugli angeli, mi sembra proprio cheniente possa essere determinato, perché se lo fosse, non avremmo gliinterventi degli angeli nelle nostre vite; però al tempo stesso Dio vedetutto e sa già quello che faremo, quali decisioni prenderemo. Come hanotato Kenneth Ring; «La luce sembra conoscere perfettamente il fu-turo e il passato del soggetto».

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Questa luce è fuori dal tempo e possiede quindi una visione simul-tanea del passato, del presente e del futuro. Secondo la dottoressaKubler-Ross, una volta fuori dal corpo, il soggetto si ritrova immedia-tamente confrontato con l'insieme della sua vita, con tutti i dettagli,tutte le parole, tutti i gesti e i pensieri, perfino i più segreti, e soprattut-to tutti i loro effetti sugli altri. Il dottor Morse fu colpito dal fatto chealcuni rivivono fino a quarant'anni della propria vita, nonostante il fattoche il loro arresto cardiaco sia durato solo tre secondi. Nell' altra realtà,il tempo, come dice il poeta, «sospende il suo volo». Gli interventidivini allora acquistano un significato diverso se consideriamo quelfotografo di guerra che dichiara: «È come se il tempo si fosse blocca-to», o quella giornalista che dice: «Il tempo era rallentato come in unfilm». Direi che questi interventi si spiegano meglio come una sorve-

<; glianza costante - fuori dal tempo - una specie di regolazione di pre-cisione divina delle nostre vite, il tutto allo scopo di mantenerci suibinari del nostro destino. L'inglese Margot Grey riporta nel suo libroReturn /rom death 8 la testimonianza di un paziente che visse una pro-fonda esperienza ai confini della morte, fondendosi con la luce alla finedel tunnel: «Al momento della mia esperienza, mi resi conto di tuttoquello che era successo e di quello che sarebbe accaduto - in tutte lemie vite passate e in quelle che avrei vissuto in futuro -. Mi sono statimostrati anche degli avvenimenti che si sarebbero svolti nell'immedia-to avvenire, ma solo per farmi capire che nulla è assolutamente deter-minato e che tutto dipende dal modo in cui utilizziamo il nostro liberoarbitrio. Perfino gli avvenimenti predestinati possono essere cambiati omodificati unicamente dalla nostra reazione di fronte ad essi».

Dunque le linee fondamentali della nostra vita sembrano proprioessere tracciate anticipatamente - predestinazione -, mentre la vita ditutti i giorni dipende solo dal libero arbitrio e, così pare, dalla vitaspirituale del soggetto. Riguardo alla determinazione, ecco il parere diRobert Monroe, che confessa la propria ignoranza nei confronti diquest' altro piano di esistenza: «La nostra vita fisica crea delle variabilipiù o meno diverse, semplicemente per deviare, aiutare o provocare uncambiamento».

Durante un viaggio astrale, Monroe fa notare anche le parole pro-nunciate da un essere spirituale, a cui non aveva potuto avvicinarsiperché emanava una calore ... bruciante. L'entità aveva dichiarato: «Illibero arbitrio è vitale nell' esperienza della conoscenza umana. Le devia-

8 Op. cit., p. 123.

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zioni nei confronti dell'intenzione primaria sono frequenti e preceden-temente calcolate, come direste voi. Questi aggiustamenti non sononient' altro che ...il termine esatto mi sfugge ... regolazioni di precisio-ne ... sì, delle regolazioni di precisione» 9.

L'apparizione di un angelo in una vita umana sarebbe quindi sem-plicemente un aggiustamento indotto dal libero arbitrio del soggetto, equesti «ritocchi» rappresentano spesso delle risposte alle preghiere. Magli angeli intervengono in funzione di molti altri fattori, il più impor-tante dei quali è la relazione spirituale con il loro protetto, come haspiegato un' altra entità durante un viaggio astrale all'Istituto Monroe:«Non posso aiutarvi a risolvere i vostri problemi personali, posso co-municarvi delle idee ma non l'orientamento diretto, come farei se vitrovaste al livello 18. I nostri livelli si toccano». Se il protetto non credeall' angelo custode (sfera della vita spirituale) e si accorge solo tardidella sua presenza, la relazione con questo essere immateriale è più omeno alterata, e tuttavia pronta a svilupparsi: l'angelo attende il risve-glio del suo protetto, come ha intuito il poeta tedesco ChristianMorgenstern. Invece, se il soggetto non ci crede proprio e non ci cre-derà mai, l'interazione non è del tutto impossibile, ma non sarà maialtrettanto efficace di un' invocazione regolare.

Come ha sottolineato un autore esoterico anonimo lO, non esiste neicieli tragedia peggiore di un angelo privato del proprio «lavoro», inaltre parole un angelo in cassa integrazione.

«Ma - e questo è il lato tragico dell' esistenza angelica - questa genialità(dell'angelo) si manifesta solo quando l'uomo ne ha bisogno, quandoprovoca esplosioni di luce. L'angelo dipende dall'uomo nella sua attivitàcreatrice. Se l'uomo non richiede il suo intervento, se si allontana da lui,l'angelo non ha alcuna ragione di possedere un' attività creatrice. Puòallora cadere in uno stato di coscienza in cui tutta la sua genialità creativarimane in potenza e non si manifesta affatto. È uno stato in cui si vegeta,si vivacchia, paragonabile al sonno sul piano umano. Un angelo che nonha motivo di esistere è una vera tragedia nel mondo spirituale».

E chi avrebbe mai potuto immaginare che le parole di questo autoreanonimo sarebbero rispuntate il 12 maggio 1992 sulla prima pagina del«Wall Street Journal», il quotidiano economico newyorkese più influentedel mondo occidentale?

9 I miei viaggi fuori dal corpo, cito\O Meditations sur les 22 arcanes majeurs du tarot, Aubier 1980, p. 454.

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Angeli disoccupati da tempo ora possono fare il loro lavoro

Il giornalista Gustav Niebuhr spiegava nel suo articolo che dopooltre 300 anni di oblio e molti di più di scetticismo, gli angeli stavanoritornando. Il caso dell'angelo senza lavoro è perfettamente illustratodal giovane John Lilly in punto di morte:

John: Resterai con me o partirai?Angelo: Sarò sempre con te, per tutto il tempo che crederai di poter-

mi rincontrare 11.

O anche quando il cane lo morde per impedirgli di cadere:John: Ti occuperai sempre di me? .Angelo: Sì, per tutto il tempo che crederai in me. Crederai sempre

in me?La fiducia nell'angelo sembra proprio la chiave per un'interazione

tra la nostra sfera materiale visibile e la sua sfera invisibile e comunquemateriale quanto la nostra, dal momento che esiste. Ritroviamo l'im-portanza della fede nell' angelo anche nei dialoghi di Budapest di ve-nerdì 26 novembre 1943, quando Lilly gli chiede se tutti hanno unaguida, un angelo istruttore o un angelo custode.

La risposta fu senza appello:

«No.Siamo fatti di fede; interamente di fedeColui che ha fede - ha il suo maestroe la fede è la sua forza.Se credi che io abbia una voce - riesco a parlareSe non lo credi - sono muto.Se credi che io sia te - lo sarò:questa fede è riposta in Alto.Puoi riporre questa fede anche in bassodipende solo da te.Oggi, i diavoli fanno chiassoe gli angeli non cantano.Ma noi scendiamo attraverso la vostra fede,perché la fede è il ponte» 12.

Questo non significa che alcuni non hanno l'angelo custode, masemplicemente che l'angelo non può intervenire efficacemente se non

11 The scientist, cit., p. 39.12 Dialoghi con l'angelo, p. 123.

VI. DOVE SONO GLI ANGELI NEGLI INCIDENTI? 171

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grazie alla fede del suo protetto, per estensione, la fede nell' angelo. Enel peggiore dei casi, l'angelo «disoccupato» non può che assistere abraccia incrociate allo svolgimento della vita del suo protetto, come hamostrato il regista Wim Wenders nel suo film Il cielo sopra Berlino: ungiovane disperato (forse disoccupato?) decide di suicidarsi buttandosida un ponte. L'angelo, interpretato dall'attore Bruno Ganz, tenta di

.parlargli, ma l'uomo non lo «sente»; sentire, in questo caso, nel sensointuitivo.

Invece, se la fede nell' angelo non smette di crescere, di conseguenzala sua potenza non cessa di aumentare, portando a quella che CarlJungdefinisce sincronicità, cioè segnali, coincidenze e casualità che hannosenso solo per il soggetto. Ancora una volta, la spiegazione più esau-riente ci è fornita da quell' eccellente autore anonimo delle edizioniAubier. Dice testualmente:

«L'angelo custode difende il suo protetto come una madre difendeil proprio figlio, che sia bravo o cattivo. Nel cuore dell' angelo custodevive il mistero dell' amore materno. Gli angeli non sono tutti dei custo-di: alcuni hanno missioni diverse. Ma gli angeli custodi, in quanto tali,sono le madri dei loro protetti. L'arte tradizionale infatti li descrivecome donne alate e il quattordicesimo arcano dei tarocchi rappresentaproprio così l'angelo, una donna con le ali, vestita di un abito mezzoblu e mezzo rosso. Ecco perché la Santa Vergine e Madre di Dio portail titolo liturgico di «Regina degli angeli».

E l'amore materno che ha in comune con gli angeli custodi, che fadi lei la madre di tutti loro perché il suo amore è in assoluto il piùprofondo» 13.

Dello stesso registro, il teologo italiano Giovanni Sienna sottolineacon molta poesia che l'angelo ama il suo protetto senza alcun interessee che la sua sollecitudine è ispirata solamente dall' amore.

«L'angelo custode ci ama come solo una creatura celeste ardente dicarità divina può amare: essendo l'immagine più somigliante a Dio, èpiù vicina a lui nella sua essenza primaria: l'amore. Ci ama di un amorepuro, disinteressato. Il suo interesse per l'uomo non è riposto nell' am-bizione, se non quella di vederci sempre felici con lui e come lui ... Inol-tre, essendo all'ultimo livello della scala angelica, l'angelo custode vivein stretta relazione con l'uomo e, come afferma più di un dottore dellachiesa, ha una certa somiglianza con lui ... Tra l'angelo custode e l'uo-mo esiste un' affinità che li avvicina e favorisce i loro rapporti ... Sarà

13 Meditations sur les 22 arcanes majeurs du tarot, cit., p. 452.

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forse un' anima gemella? Così pare. In ogni caso, è certo che le cure, lasollecitudine e l'amore di questo essere celeste, superano quelle dellapiù dolce delle madri» 14.

Bisogna però lasciare che questo essere celeste possa esprimere ilsuo amore. Domanda: «Come fare?». Non esiste un manuale per invi-tarlo ad avvicinarsi, l'unico modo è parlargli e pregare. Infatti quandosi prega, non si indirizza l'invocazione proprio all' angelo, ma piuttostoa Dio: l'angelo semplicemente intercede per noi, molto meglio di quan-to sapremmo fare da soli. Come abbiamo già visto precedentemente, ilsemplice atto di credere nell' angelo custode ci mette automaticamentein contatto con la realtà divina. L'angelo si incaricherà di indirizzarvidal momento in cui lo invocate. Però, e qui sta il nostro libero arbitrio,se non chiediamo nulla, lui non farà nulla.

<, La mistica tedesca Teresa Neumann, durante una delle sue numero-se estasi, ci ha lasciato un consiglio pieno di speranza:

«La terra produce in quantità sufficiente per nutrire tutti gli uomini.Ma, dal momento che essi non aspirano ad altro che ai beni di quaggiù,ne risulta la competizione e l'oppressione, che attira così il flagello dellamiseria più atroce. Tuttavia, per quanto immensa sia questa miseria, ilpotere di porvi rimedio è sempre nelle mani del Signore, perché egli èOnnipotente. Ha creato il mondo e sostiene la terra e le stelle. Perchédunque non potrebbe aiutare l'uomo? In cambio, Dio desidera chel'uomo lo ami e lo invochi, se veramente vuole essere aiutato. Gli uo-mini non tengono abbastanza in considerazione la potenza di Dio econtano troppo sulle proprie forze» 15.

Questo fa pensare che Dio stesso desideri essere amato (come noitutti d'altronde) come l'angelo ricerca il contatto con il suo protetto ...

E come scopriremo nel capitolo seguente, agli stacanovisti dellapreghiera, in altre parole i santi, gli angeli si manifestano esattamentecome nelle esperienze ai confini della morte. Ma attenzione, quelli cheincontreremo nel prossimo capitolo sono sicuramente predestinati, e laloro più grande gloria è proprio quella di aver accettato la vita che liattendeva, una vita che ha proprio pochissimi punti in comune con lenostre agiate esistenze.

14 G. SIENA,Padre Pio: «L'ora degli angeli», Ed. Arcangelo, San Giovanni Rotondo 1977,pp. 96-97.

15 P. SANCHEZ-VENTURA,Stigmatisés et apparitions, Nouvelles éditions latines, Parigi 1967,pp.124, 125.

VI. DOVE SONO GLI ANGELI NEGLI INCIDENTI' 173