Paradossi, doppi-legami - idipsi.it · ,88 V.E. Cronen - K.M. Johmon • J.W. Lannamann cerca ili...

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A. Eiguer 9. F./ricl II. « I A: rolc chi transfert d.ms le traitment psydiannlytiqitc de pronpe », in Sclircidcr P. et al., Pnili./iie de III i>\ycho'hérapie de gritnpe il, P.U.P., I960. 10 Fremi S., Al ili là del principio del piacere. Tonno, IU>rin|;liicri, Ope- re, voi. 9 (1917-1923). 11 Trend S., // ilistigir) della civiltà, To- rino, HorincJiicii, Opere, 10 (192-1- 1929). 12 l.iule M., «Transfert dclirant, psy- Jiose ile transfert », lavoro presen- talo al 20" Congresso dell'IPAA, 1957. I ). M.itk-Bruiiswick R., « Supplcmcnt a l'cKir.iit de l'hisioirc d'une nevro- se infantile de Frette! », 1978, trad. fr. in 1.'boni me iiiix lotips par scs psycbanalvsta et par liii-méme, l'aris, Callirnard, 1981. 14. Racket H., Esttidios sabre tècnica ptychanalitica, Buenos Aires, Pai- dos, 1960. 15. Rouchy J.C., « Processila archaique et transfert en groupe-analysc », Coiiticxiotif, 31, 1980, pp. 35-60. 16. Ruffiot A., «La thcrapie familiale analytique tcchnique et théorie », Pcrspcclivcs psycbiatriques, Paris, 1979, II, n. 71, pp. 121-143. 17. Ruffiot A., Eiguer A., Litovsky D., Licndo E., Gear-Liendo, Perot M.C., La thcrapie familiale psychanalyti- que, Paris, Dunod, 1981 (trad. it., Roma, Boria, 1983). 18. Siicrlin M. et al., Le premier entre- tirn fainilial: théorie, pratique, cxcniples, Paris, Delarge, 1979. 19. Sclvini Palazzo!i M., Boscolo L., Cecchin (M7., Prata G., Paradosso e controparadosso, Milano, Feltri- nclli, 1975. Paradossi, doppi-legami e circuiti riflessivi: una prospettiva teorica alternativa Vernon E. Cronen * Kenneth M. Johnson ** John W. Lannamann *** Questo articolo è li versione rivista di una relazione presentata al The Theory and Methodology Workshop, National Council on Family Relations Annual Meeting, Portland, Oregon, 1980 tratto da Family Precisi, voi. 20, marzo 1982. * Professore Associato al Department of Com- munication Studies, Machmer Hall, University of Massachusetls Amhcrst, Massachusetts 01002. ** Professore Assistente al Department of Specch and Drama, Division of Specch Com- munication and Human Relations, University of Kansas, Lawrence, Kansas. *** Insegnante Associalo al Department of Communication Studies, University of Mas- sachusetts, Amherst Massachusetis. Traduzione di Cristina Dobrowolski e pre- sentazione di Claudio Angelo. L'articolo di Cronen, Johnson e Lan- namann che qui presentiamo rappre- senta a nostro avviso un importante passo avanti rispetto all'impostazio- ne adottata finora nello studio della comunicazione e delle dinamiche re- lazionali. Il modello tuttora impiega- to, in una situazione evidente di im- passe teorico e con crescente insoddi- sfazione di tutti coloro che operano in questo campo, è rimasto ancorato alla originaria concezione dei due li- velli della comunicazione: quello di relazione (a cui è strettamente colle- gata la nozione di contesto) e quello di contenuto, che traggono la loro origine e il loro fondamento dalla Teoria dei Tipi Logici di Russel. L'elaborazione teorica e la prassi che ne derivano corrispondono ad una concezione della terapia e del linguag- gio, strumento principe attraverso il quale essa si attua, come specchi di una realtà statica, gerarchicamente suddivisa e senza possibilità di comu- nicazione tra i vari livelli, pena la comparsa di una patologia della co- municazione, sulla quale, appunto, si

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A. Eiguer

9. F./ricl II. « I A: rolc chi transfertd.ms le t r a i t m e n t psydiannlytiqitcde pronpe », in Sclircidcr P. et al.,Pnili./iie de III i>\ycho'hérapie degritnpe il, P.U.P., I960.

10 Fremi S., Al ili là del principio delpiacere. Tonno, IU>rin|;liicri, Ope-re, voi. 9 ( 1 9 1 7 - 1 9 2 3 ) .

11 Trend S., // ilistigir) della civiltà, To-r ino , HorincJiicii , Opere, 10 (192-1-1929).

12 l . iule M., «Trans fe r t dclirant, psy-Jiose ile t r a n s f e r t », lavoro presen-talo al 20" Congresso dell 'IPAA,1957.

I ). M.itk-Bruiiswick R., « Supplcmcnta l ' cKir . i i t de l'hisioirc d'une nevro-se i n f a n t i l e de Frette! », 1978, trad.fr. in 1.'boni me iiiix lotips par scspsycbanalvsta et par liii-méme,l'aris, Call i rnard, 1981.

14. Racket H., Esttidios sabre tècnicaptychanalitica, Buenos Aires, Pai-dos, 1960.

15. Rouchy J.C., « Processila archaiqueet transfert en groupe-analysc »,Coiiticxiotif, 31, 1980, pp. 35-60.

16. Ruff io t A., «La thcrapie familialeanalytique tcchnique et théorie »,Pcrspcclivcs psycbiatriques, Paris,1979, II, n. 71, pp. 121-143.

17. Ruff iot A., Eiguer A., Litovsky D.,Licndo E., Gear-Liendo, Perot M.C.,La thcrapie familiale psychanalyti-que, Paris, Dunod, 1981 (trad. it.,Roma, Boria, 1983).

18. Siicrlin M. et al., Le premier entre-tirn fainilial: théorie, pratique,cxcniples, Paris, Delarge, 1979.

19. Sclvini Palazzo!i M., Boscolo L.,Cecchin (M7., Prata G., Paradossoe controparadosso, Milano, Feltri-nclli, 1975.

Paradossi,doppi-legamie circuiti riflessivi:una prospettivateorica alternativa

Vernon E. Cronen *Kenneth M. Johnson **John W. Lannamann ***

— Questo articolo è li versione rivista diuna relazione presentata al The Theory andMethodology Workshop, National Council onFamily Relations Annual Meeting, Portland,Oregon, 1980 — tratto da Family Precisi, voi.20, marzo 1982.

* Professore Associato al Department of Com-munication Studies, Machmer Hall, Universityof Massachusetls Amhcrst, Massachusetts01002.

** Professore Assistente al Department ofSpecch and Drama, Division of Specch Com-munication and Human Relations, Universityof Kansas, Lawrence, Kansas.

*** Insegnante Associalo al Department ofCommunication Studies, University of Mas-sachusetts, Amherst Massachusetis.

— Traduzione di Cristina Dobrowolski e pre-sentazione di Claudio Angelo.

L'articolo di Cronen, Johnson e Lan-namann che qui presentiamo rappre-senta a nostro avviso un importantepasso avanti rispetto all'impostazio-ne adottata finora nello studio dellacomunicazione e delle dinamiche re-lazionali. Il modello tuttora impiega-to, in una situazione evidente di im-passe teorico e con crescente insoddi-sfazione di tutti coloro che operanoin questo campo, è rimasto ancoratoalla originaria concezione dei due li-velli della comunicazione: quello direlazione (a cui è strettamente colle-gata la nozione di contesto) e quellodi contenuto, che traggono la loroorigine e il loro fondamento dallaTeoria dei Tipi Logici di Russel.L'elaborazione teorica e la prassi chene derivano corrispondono ad unaconcezione della terapia e del linguag-gio, strumento principe attraverso ilquale essa si attua, come specchi diuna realtà statica, gerarchicamentesuddivisa e senza possibilità di comu-nicazione tra i vari livelli, pena lacomparsa di una patologia della co-municazione, sulla quale, appunto, si

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,88V.E. Cronen - K.M. Johmon • J.W. Lannamann

cerca ili intervenire per modificarla,( ì l i Autori mettono in discussioneproprio i presupposti inerenti a que-sta visione della 'realtà', con i corol-lari che ne derivano, introdiiccndodei concetti sostanzialmente diversi.L'elemento l<»iJa>nenttile del nuovomodo ili concepire la comunicazionee la realtà sembra essere quello incui si sotlolinca come tra i vari li-

l'velli di comunicazione non vi sia una\epartizione netta, ina si instauri un

!t'ircuito__rccursivo, attraverso il qualeessi costantemente si inlliicnzano,con la possihili/à da parte dei conte-nuti di modificare il contesto o di di-ventare essi stessi marche di conte-

\ ' s t o , acca/Mo all'influenza opposta del\Vontesto sul loro significato. Questonuovo modo di procedere "introduceilei ci iteri di osservazione che obbli-gano a tener conto sia di parametritemporali di cvoliizioiic_jlci^cjiQlUR:ni, sia tìi parametri storici:_ il circuitoriverberante tra i vari livelli, con lapossibilità di trasformazione defiliclementi di contenuto in marche dicongesto, costringe a considerarequest'ultimo come una caratteristicain costante evoluzione, mai definitauna volta per tutte, ma suscettibiledi continue i/definizioni, con consc-guenti effetti sul significato degli cle-menti cui fa da cornice. Costringecioè a tener conto della dimensione'tempo', che scandisce il procedere^'queste trasformazioni.Nel secondo caso introduce una pro-spettiva storica, in cui si crea una( jcri i i t l i ia eli contesti, stilla base dielementi culturali, ambientali e dellasi una personale, collegali dagli stessicircuiti reclinivi visti in precedenza

e quindi, a loro volta, con continuieffetti di influenza reciproca. L'insie-me degli elementi di cui si è appenadiscusso pone in primo piano il_J>ro-*blcnta dell'individuo con la sua sto--ria all'interno del sistema"cóme"sog-getto attivo, perché portatore, di^si-gnificati. T.enulo finora accuratamen-te in disparte dai 'teorici del sistema'(soprattutto da coloro che lo conce-piscono come una scatola nera e che \ il valore risolutivo di un i

intervento stili' 'hic et mine') sembra \ conte componente melimi- i

nabile, la cui importanza, anche al- jl'interno del sistema, è tempo di ri-,'valutare.

Dal giorno in cui Epimenide di Cre-ta disse che « tut t i i cretesi sono bu-giardi », gli studiosi interessati allalogica del linguaggio e del pensierosi sono dovuti misurare con il_fenp-mcno dcll.i riflessività. E dalla com-parsa del ÌavoFò~oTBateson (7) sullacomunicazione e sul doppio-legame,quanti si occupavano di interazionefamiliare sono stati affascinati, maspesso anche frustrati, dal problemadi stabilire se e in che misura il fe-nomeno della riflessività fosse per-tinente al loro campo di indagine.Sebbene il fenomeno della riflessivi-tà (e il caso particolare deLparados;.

.so) rapprescnti~un~argomento di ri-cerca estremamente complesso, le at-tuali tendenze delle scienze socialici obbligano ad affrontarlo. In con-trasto con le vecchie spiegazioni ditipo riduzionistico, gli studi più re-centi indicano che i significati sociali^dipendono dal contesto (18, 49). Nonsi discute ormai più sul fatto che un

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messaggio acquista significato in ri- sono stati affatto convincenti nel di-ferimcnto al contesto cui appartiene, mostrare la teoria del doppio-legameTuttavia, lo scienziato sociale che fac- sull'origine della schizofrcnia. Ineia propria ndea_di_sistemi_di .signi-_ una eccellente rassegna, Olson ( 4 1 )ficaio gerarchicamente _ organizza ti, osserva che gran parte dei program-deve fare_i_conti con le complessità, mi di ricerca sono stati male impo-strutturalLdei. sistemi gerarchici — stati o hanno frainteso questa teoria,'" ~": '" ' J! " "' ' ' ' ma aggiunge anche che gran parte

della responsabilità per l 'attuale si-tuazione degli studi in questo settoreè da at t r ibuirs i alla formulazione cor-rente di tale teoria. Olson la clcfini-

tra cui la_tendenza di tali sistemi apresentare «intrecci»"o «circuiti riflessivi » tra i livelli (28).

Una delle spiegazioni più autorevo-li delle relazioni gerarchiche è quel-la formulata da Bateson e svilup-pata in una teoria della comunicazio-ne e della terapia della famiglia dalgruppo di Palo Alto (58, 59, 60) au-

\e della ormai famosa teoria delI doppio-legame sull'origine della sebi- to numero di esperti cui era s ta to, zofrenia (7)._AJla_hase,di questa tco- chiesto di ident i f icare in una serie di

ria vi è ridea_chejl_paradossq_ajaconfusione di livelli eli significato gc-ràrchicàrnCrne^rHinali, jsia una Carat-teristica costante del milieu comuni-

sce « talmcnle astratta da diventareambigua ed evasiva » (p. 80), ed inverità essa sembra apparire tale an-che agli esperti del campo. Kinguct tce Kcnncdy (48) rise mirarono l ivel l idi concordanza assai bjssi tra un ccr-

cativo responsabile della schizofrenia.Le condizioni chéT detèrminano~una

mcssapgi quelli contenenti un doppio-legame (r=19) . Il dibatt i to sul pote-re prognostico della teoria del dop-pio-legame è continuato animata-mente dopo la pubblicazione dellarassegna di Olson (13, 19, 30). Alai-

siluazione di doppio-legame posso- ni studiosi affermanqjchc jl parados-_no essere così sintetizzate: (a) j^indi- 'so può avere anche degli effettiJbe-viduo è coinvolto in un rappo_rtó"in- nefici, come quello di rafforzare latcnso,' in" cui'égirsente che' è ~dii i ivi- Jdentjtà personale (3ÌT]r3ì stimolareportanza cruciale_sager .distinguere. h creatività (65). Winston (62) econ piecisionejl_g£n^redimessaggip Harris ( 2 l j sottolineano che il pa-che gli viene comunicato; (b) IMtra. "dosso sembra essere un fenomenopersona che. partecipa ..al rapporto onnipresente nelle relazioni fami l ia-

~_emè!5e"àllo stesso lempo jnessaggj_du "• c lo stcsso ^3'c5011 (?) Ka- am--.due ordini, uno dei quali necaJjiltrcK jnesso l'idea che il paradosso possa,(cjThndividuo non è in grado dLcorn^ averc effejti sia negativi che, positivi.,mcntare i messaggrdiscordantj al fine Perciò, anche se quello di paradosso

~3ì risolvereTa_contraddizionc; (d) né_ resla indubbiamente un concetto af-può lasciare il_carnpo; (e)^cgli arriva fascinante, la sua funzione nella co

ji_percepire il suo intero universo in municazionc famil iare appare oggi uic-termini di doppio-legame. Sfortuna- no chiara di quanto lo fosse all'epocatamenlc, 1 risultati delle ricerche non in cui Haicson e i suoi collaboratori

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V.E. Cronen • K.M. Johnion • ].W. Lannamann

foiinni.nono per la prima volta laleoii.i, circa ventiquattro anni fa.

Noi r i t e n i a m o che le d i f f i co l t à in-contra te dai r icercatori siano legalein massima pa l l e a problemi inerentia l i . i conce/ione slessa di paradosso.In questo articolo proponiamo appun-to di rivedere il concello ili parados-so o di r i f l e s s i v i l à nei sistemi gcrar-J i i i i . P i e f e i i a m o adot tare i l terminemeno pcggioial ivo di «c i rcu i to ri-I lessivo », poiché ciò che intendiamodimos t ra re è che, sebbene i parados-si siano indubbi . l ineine dei circuitil i f l e s s i v i , solo cene sottoclassi di que-s t i t i l i i m i sono f o n t i di problemi pel-le persone coinvolte. In particolare,procederemo nel modo scgucntc:_jnprimo luogo, fa remo una breve rcvi-

" sione del concetto ili r i f less iv i tà , li-m i i a i u l o l.i nost ra discussione a l la ri-levan/a i l i tale concello neldell 'azione sociale. Ksamincrcino quin-di il (apport i ) tra la nozione origina^ria di r i f l e s s i v i t à del gruppo di PaloAl io e la teoria russcllianajJei TipiLogici. Nella terza sezione, presente-,remo la nostra tcqrja_forma[c, elen-cando una scric di proposizioni che_sinteti/ . ' . ino le a t t u a l i conoscenze sul-l.i n a n n a generale delle relazioni ri-f l ess ive . Nella quarta sezione continue-remo a svi luppare la nostra teoria,ini ioi l t icciulo un nuovo modo di di-s t inguere i c i r cu i t i r i f l e s s iv i problc-in . i t i c i da quell i che non lo sono,

('on la q u i n t a sezione ci proponiamoi n f i n e di mostrare in che modo siapossibile individuare le condizioni nel-le qual i la presenza di circuiti rifles-s ivi p i i ib lemat ic i può avere delle con-seguenze pel la salute mentale dcll'in-

dividup._ L'articolo si conclude conuna discussione sulle implica/ioni del-la nostra teoria nel campo clinico ein entello della ricerca.

Clie cos'è la riflessività?

Il concetto di riflessività è entratoa far parte delle teorie sulla comu-nicazione e sulle relazioni familiarigrazie al lavoro di Bateson e del grup-po di Palo Alto. Bateson affermò chela comunicazione implica sempre duelivelli di significato: (a) un livello « d'comando » o <<_rclazioiialc » e (b) unlivello « descrittivo..» o «jd[_contcnuj

_to ». I diic_liyclli_sonp_orgqnizzati jej.rarchicamente, nel senso che iffivelicvdi relazione rappresenta il contesto incui interpretare il livello di contenuto^ Nella sua analisi ormai classica degioco delle scimmie allo zoo Fleishha-kcr, Bateson mostrò come il messag-gio a livello relazionale « Questo èun gioco », servisse a modificare il si-gnificato denotativo (livello di conte-nuto) di un morso. Si dice che vi è_jlun paradosso quando i due livelli di§ * -—— i).significato sono « confusi » JPossiamo dire, con Hofstadtcr (28),che quando in4uv^st£rj3a_non_èj;hia:|ro quale tra due_o DJùJiyclli sia_di 'ordine superiore, si forma un cir- jcuito riflessivo. Per usare le paroleeli llofstadter, vi è riflessività quan-do « risalendo o discendendo lungouna scala di livelli ordinati gerarchi-camente, ci ritroviamo inaspettata-mente al punto di partenza » (p. 10).

Un esempio classico di circuito rifles-

sivo e il seguente:

Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi 91

Tutte le affermazioni contenutein questo riquadro sono false.

L'asserzione contenuta nel riquadroè contemporaneamente una dichiara-zione stille asserzioni in esso con-tenute (messaggio di livello superio-re) ed è l'asserzione contenuta nelriquadro. Perciò, partendo dall'affer-mazione su ciò che è contenuto nel ri-quadro, siamo riportati nuovamenteindietro alla stessa affermazione. Jnquesto caso si tratta di un circuito ri-flessivo semplice ad un solo gradino,che ha la stessa forma di altr i parados-si famosi, come quello di Epimenidecitato in precedenza e come l'afferma-zione riflessiva « Questa asserzione èfalsa ». La Fig. 1 ne offre una rappre-

—»« Questa asserzione è falsa »<

sentazione visiva. Un circuito r i f lessi-vo più complesso si forma invece quan-do ncljq stesso ijslema due messaggisono contemporaneamente il con ics lo(livello supcriore) e ciò che è compre-so in quel contesto (livello inferiore!.Watzlavvick e i suoi collaboratori (59)hanno esaminato quello che succedequando un bambino si sente dire: « Tivoglio bene », con un tono sarcastico.Se il bambino non sa quale dei duemessaggi (il contcniiio_o i l tono) siadi livello supcriore, entra in cpnfusiQ-

- ne. Se sceglie di considerare il tonocome messaggio dt..livc]lo__logico su :_pcriorc, il significato denotativo delleparole r isul la squal i f icato e, vicever-sa, se le parole vengono giudicatecome appartenenti ad un livello lo-gico superiore, sarà il tono a doveressere squalificato (vedi Fig. 1).

— > « T i voglio bene» —I II — (lono sarcastico) <—

Circuito riflessivo semplice che non pre-senta problemi per gli occidentali.

Circuito riflessivo a due gradini de-scritto da Watzlawick, problemati-co per i bambini clic non sanno an-cora che il tono deve essere t r a t t a -to come contesto.

dove: > = leggi « forma il contesto per interpretare... »

Fig. 1. Esempi di circuiti riflessivi ad uno e a due gradini

L'intuizione fondarnentaje di BatesonfiPche la comunicazione puòre trattata come "un sistema_chico e j:he_i_jignificati sociali^ alpari_lJil^t4:i^is.t.errii_gerarchicjl_ pos-sono presentarecircuiti riflessivi, Que-sto resta a tutt'oggi un contributo du-raturo e stimolante. I problemi nasco-no dal fatto di essersi basati sulla

teoria russelliana dei Tipi Logici (5)per analizzare i c i rcui t i r i f less ivi .

Il Gruppo di Palo Alto e lateoria dei Tipi Logici

La Teoria dei Tipi Logici rappre-senta essenzialmente un ten ta t ivo di

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a f f r o n t a r e i l problema elei c i rcui t ii i l l ess iv i proibendoli. l.;i cren/ione iliun s i s tema di s i g n i f i c a l i clic conlcn-j;.i i . i l i c i r cu i t i viene considerala unc i r o i e — una confusione di t ip i lo-i ; i ( i . Questa è c b i . i i a m c n l c In posizio-ne assuma ( L i a lcun i dei seguaci diBaicson, appa r t enen t i al gruppo ilil'.ilo A l i o ' (60). Il lavoro di Russcllm i i a v . i a l iberare i matematici dalpmlt lema del paradosso facendo ri-corso al principio: « una classe nonpuò essere incu l ino di se slessa ». Ina l i l e paiole, un elemento all 'internodi un contesto non deve « tornare suse slesso ».

Per capire perche Russell abbia ccr-jcalo ili abolire la riflessività « con.un drc ie io », dobbiamo esaminale jb i c v c i i i c n l e l.i ( rad i / ione f i l o so f i l a cuiegli appa r t eneva .I,a Teoria dei Tipi Logici costituìil precedente fondamentale del primolavoro di un famoso s tudente ili Rus- ,sell, Wil igcnsicin . I.a linea unif ica-l i ÌLC che percorre i Principia Afathe-nitilicii (61 ) di Russell e Whitchcade il Tnictafiii (6-1) di Witlgcnstcinconsiste nell ' idea che il ruolo ilei lin-

1 II j : tu | ' | '<> i l i I1.ilo Allo non è un.i comu-nii.'i M Ì I n i i f i c . i inoii i i l i l ica In ipicslo nrlicolonoi < i l i f c i i . m i ' i .ili.i |>,IM/HIIIC « (HÌ|;innri.i » iliip icvio c.nippo. clic lorrispomlc .11! una SÌRIIÌ-( i i .n iv . i I I M C . I i l i sviluppo inmata con i primiM l i n i i l i H . i l i - so l i ci I ampl ia la successivamenteil i \V.n/l.r- u k. l l iMvin, lackson, Wcaklanil eI r . i l i NVII . i SILI piim.i formii la / inne, essa .15-M i m e l i I . o l i . i i l i - i Tipi l.opu mine qn.ilcosa, l i p iu i l u - una snp'.csliv.i :m.ili>p,i.i. L'operaM I , , . S M V I ih lì . i icsiin e ilcir.niii.ilc direttore,M M K I . C.iilns Slu/ki ( 5 I I lappresciilann ilei-I , l c - v i . i / i .m i r i s p i i i o ;ill:l posizione oNginaria.Sin 1.1 CUI in p.itmul.irc soslirnc lina lesi chet i M i n h i . i . ivsn lu i .mirn t r lomp.ilihile con 1.1 HO-M I , i i i i nuv io i i c insl unni- viene ila noi ptc-• < M I . u . i i" 1 1 1 l ' . i iu- I-' i l i i|iieslo articolo.

guaggio sia quello di rappresentare,l'ordine naturale —- i livelli di. orga^_nizzazionc « esterni » — in un modoche non porti a dei nonsenso o a con-fusioni (55, pp. 400-413). L'idea cheil linguaggio debba offrire una rap-presentazione della realtà esterna por-tò \Vittgcnstein ad affermare che ognisimbolo nella mappa della realtà ba-sata sul linguaggio deve corrisponde-re ail un 'un i t à reale o esprimere unarelazione tra questi simboli. Nellatradizione newtoniana, la « realtà »raffigurala non era qualcosa di caoti-co o confuso, percorso ila strani « in-tiecci », ina un ordine naturale per-fet to (63, 64)..Perciò la costruzionee la comprensione di un jigpificato

iprcsupponc una realtà regolarmenteOrdina ta . La costruzione ili gerarchicriflessive o rappresenta un modo perconfondere la realtà o implica che larcTilià stessa sia priva di sensore chelina comunicazione_chiara_sia impos^sjbilc. Ifi interessante osservare che in se-guito, nel corso della sua carriera,Russell ammise l'arbitrarietà dellaTeoria dei Tipi Logici. G. SpencerBrow (12, p. IX) descrive in questitermini la reazione di Russell allapubblicazione del libro Le leggi dellaforma, in cui egli attacca la Teoriadei Tipi: « Con mio grande sollievo,egli ne era soddisfatto. Quella teo-ria, disse, era la cosa più arbitrariache lui e Whitehead avessero maiprodotto, non una vera teoria, maun rimedio temporaneo... ». Ovvia-mente, anche Wittgenstein, più tar-di, rinnegò la sua teoria della rappre-sentazione linguistica (63). lì lo stes-so Bnteson arrivò a respingere l'idea

dell'esistenza di livelli discreti di or-ganizzazione. Nel suo ultimo lavoro,egli descrive i livelli di significato neisistemi umani come « una gerarchiadi ordini di ricorsi vi tà » (5, p. 201).Stranamente, il gruppo di Palo Altosi è mantenuto fedele ad una teoriadella riflessività ripudiata dai suoistessi autori. La giustificazione filo-sofica clic permette di l imitarsi a_proiBire i meccanismi riflessivi si ba-sa sul presupposto che: (aj_.il ruolo,del linguaggio naturalc-sia.quello_di,ritrarre la.realtà ..esterna^ (b) la real-tà_esterna mostri livelli discreti di or-ganizzazione, privi dr« mtìcccT»" o« grovigli »; (e) la comunicazione checonfonde i livelli di organizzazione(ijipi logici) distrugga la. possibilitàdi una rappresentazione chiara dellarealtà.Il lavoro originano del gruppo diPalo Alto impone alla stessa Teo-ria dei Tipi Logici un'ulteriore restri-zione. Sebbene la concezione di_Ba-teson dei livelli di apprendimento (4)implichi l'esistènza~di livelli multiplidi conoscenza, nel suo'saggio sul gio-

"cò~e sulla fantasia vengono discussi,'"solo due livelli di significato, il livello

di contenutole quello_dì_ relazione.Gli studi successivi di Watzlawick edei suoi collaboratori fecalizzano l'at-tenzione esclusivamente su questi duelivelli e sul rapporto tra essi. L'avermescolato una visione a due livellidella comunicazione con la Teoriadei Tipi Logici ha portato di conse-guenza ad analizzare le confusionipossibili tra i livelli di significato al-l'interno di quelli che venivano con-siderati appunto sistemi gerarchici adue soli livelli.

La riflessività nei sistemi so-ciali di significato

, Parte I: Una sintesi delle conoscenzeattuali

Abbiamo preso il concetto russell ia-no di rif lessività come punto di par-tenza per tentare una sistematizza-zione delle ricerche e delle teorie at-tual i sulla riflessività nei sistemi ge-rachici di significato e di azione. Ledefinizioni, i postulati, le proposizionie i corollari r iportat i qui sotto sonosolo apparentemente semplici e inmassima parte non controversi, manel loro insieme si contrappongonodecisamente alla posizione russcl l iana.

Postulato: i sistemi di significatoe di azione sono costruzioni cognitiveche gli individui operano delle pro-prie realtà sociali e non riflessi dellarealtàesterna^ Questo postulato con-lerma la « nuova visione » della co-municazione sviluppatasi nel ventesi-mo secolo, secondoja quale la comu-nicazione non deve essere concepita

Tconfe Jo strumento per raffigurare larealtà esterna e per trasmettere imma-gini non distorte da una persona al-

Taltra, bensì come~il processo at t ra-_verso TT quale gli individui, crealo le.rreajtà sociali. Come ha osservalo Au-stin (1) , un matrimonio non è un fe-nomeno naturale, ma un ' i s t i tuz ionesignificativa creata dalla società, edovviamente non può essere giudicatoin base alla sua maggiore o minoreaderenza al « vero » matrimonio, almatrimonio « naturale ». I c r i t e r i i l i« verità » sono manifestamente ina -dcguati, mentre sono corretti quel l i

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i l i ( e l i c i l a , m i l i t a e soddisfa/ione. LeM e l i c i i l i questa visione moderna del-le i i - a l i à sociali sono r in t racc iab i l i ind i v e r s e d i s c i p l i n e ; |>cr quanto riguar-d.i la I l l u s o l i . i nelle u l t i m e opere di\ X ' i t i i ; i ns icin ( C i 5 ) , A i i s t i n ( I ) e Lan-C,ei ( l ' i ) , in sociologia negli s tr i i t i di('.corge l l e i h c r i Mead (39) e di Her-j;er e l . i i c k i i i a n n (9) , e in aniropolo-i;ia nel lavoro di Malinowski ( 3 7 ) .

l ' in u t i l i z z a n d o la Teoria dei Tipil.o|;iu per analizzare il parados-so, \Vatz la \vick acce t t a esplicitamen-te l ' idea che la real tà sia ima crea-zione sociale e dedita a questo argo-mento il suo libro La rcallà dellari\il/,'i (58) . l-.gli sembra non rendersiconto di s t a r mescolando due episte-mologie incompat ib i l i . I.a Teoria deiTipi Logici si liasava sulla convinzio.-

. ne che la comunica/ione dovesse for-n i re descrizioni chiare di una real tàes te rna o rd ina la e pr iva di contrad-diz ioni , mentre Watz lawick (58) as-ser isce die le r e a l t à sociali sono crea-le da l la comunica/ ione stessa.

Definizione I : le relazioni gerarchi-^t/JC. Due unità di significato sonoin rcliizione gerarchica (/tidiulo una iliesse cnstit;int'c il contesto in cui in-terpretare il significiilo e la funzioneilell',iltni. Negli a d i t i l i , ad esempio,il tono sarcastico di un messaggio( a s p e t t i para l in j ;u is t ic i ) rappresentatoimmcmenic il contesto in cui intcr-p i e i a i e i l con t enu to verbale. I l con-i c i io di i eia/ione gerarchica e chiara-inenie non at istolel ico. Un contestonon è sempl icemente un raggruppa-mento n . u n t a l e di imita in una classei ome nel caso del la i eia/ione aristo-i c l i i a genere specie. L'idea di gcrar-

V.K. C.rontn • K.M. Johnson • J.W. Lannamann

chia infrange il principio aristotelicoper cui un'entità deve essere « o Ao non A ». In una serie di significatigerarchicamente organizzali un mes-saggio può essere A o non A a sccon-la del contesto in cui si presenta.[uindi1 in ini certo contesto un «mor-

so » indica un tentativo eli aggressione_c _compoj-ta__unp_rapprcsagjia, men-tre nel contesto del « gioco >> i morsiche si scambiavano le scimmie osser-vale da Batcson non esprimevanoun'intenzione minacciosa e non sti-^molavano alcuna risposta aggressiva^

Definizione _2: I circuiti riflessivi.Vi è riflessività quando due elementiin iuta gerarchla sono organizzati inmodo tale che ciascuno di essi è con-temporaneamente il contesto in cuil'altro va inserito e il contenuto dicui l'altro è il contesto. Possiamo in-dividuare la presenza di un circuitoriflessivo in un sistema gerarchicoquando percorrendo dall 'alto verso ilbasso o viceversa, ci ritroviamo alpunio di partenza. Come si e già vi-sto, lal i circuili possono essere il pio-dolio di una relazione riflessiva sem-plice ad un solo gradino (ad esempio,quando un'asserzione rappresenta ilcontesto di se stessa) o possono impli-tarc invece _due_p più passaggi (adcstmpioi_A_è_il_cpmenuto dLB,_clieè. il coiitcsio.di-C, die c.il contcsio_

La seguente serie di proposizioni rias-sume a grandi linee l'attuale situazio-ne della ricerca in questo settore. Taliproposizioni dovrebbero a loro voltaessere comprese all ' interno del conte-sto formato dal postulalo e dalle de-finizioni precedenti.

Paradossi, doppi leganti t circuiti riflessivi

I Pro posizione I: Un certo grado di ri~JIèssìvìlà e comunemente presente

nelle relazioni^ gerarchiche. Le riccrche condotte nell'ambito della tradi-zione costruttivista (32) suffraganol'ipotesi che tra uni tà che si colloca-no a due diversi livelli di organizza-zione gerarchica esista comunque uncerto grado di influenza reciproca, an-che quando non sussistono dubbi suquale sia il livello superiore e qualequello inferiore. Due studi analoghisu problemi di attribuzione condottida Peabody (42) e Delia (18) posso-no illustrare questo punto. Entrambii ricercatori sottoposero ad alcunisoggetti un elenco contenente una se-rie di caratteristiche da valutare. Se-lezionarono quindi un certo numerodi tali caratteristiche dcsiinate nel lo-ro insieme a suscitare l'impressioneglobale di un livello logico superiore.Peabody riscontrò che era possibilescegliere un gruppo di qualità assolu-tamente positive che avrebbero tut-tavia creato un'impressione generalenegativa. Delia, a sua volta, dimostròche, una volta formatasi un'impres-sione globale, i soggetti tendevano adare una nuova valutazione delle sin-gole caratteristiche che l'avevano pro-dotta. Egli trovò anche che la valen-za di tale impressione globale (livellosuperiore) non era riconducibile a nes-suna aggregazione lineare delle va-lenze delle singole caratteristiche. Illavoro di Delia e Peabody studiavaprincipalmente i cambiamenti a l l ' in-terno di relazioni gerarchiche preesi-stenti. Hinkle (27) scoprì che un cam-biamento in un concetto di ordine piùelevato ha un'influenza determinantesulle unità eli significato ad esso su-bordinate. Ad esempio, supponiamo

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che una conversazione tra mar i t o emoglie venga percepita da uno dei dueparlncrs come un episodio inquadrabile nei lei m i n i di « u n ' o f f e r t a di affctluosi consigli ». In ta le contestoil messaggio « Tu devi fare perriuscire a » potrebbe ragionevol-mente suonare come « a iu to e soste-gno » e acquistare per chi ascolta unavalenza positiva. Ma supponiamoadesso che chi ascolta giudichi il con-testo dell'episodio come una s i t u a -zione di « prevaricazione e dominio ».Lo stesso messaggio e lo stesso tonopotrebbero ora essere regis trat i comeun atto di « comando » o come « unamancanza di rispetto per le mie ca-pacità », ed assumere quindi una connotazione negativa. Se è vero che un 'cambiamento ad un livello logico su-pcriore porta con sé modifiche so- j )stanziali nei livelli inferiori di s ignif i ;calo, Hinkle ha anche dimostralo che (le unità contestuali non sono (né do- ;(vrcbbcro essere) a f f a t t o insensibili ai /cambiamenti che possono avvenire inelle uni tà di significato di livello in- . \. Proseguendo il nosiro csem- / ' ,

pio, facciamo l'ipotesi che il modelloconsueto uti l izzato dal la nostra cop-pia per « scambiarsi a f f e t t u o s i consi-gli^ conlenga in questo caso p a r t i -colare alcurii messaggi jn_più,.che in. .a l t r i contesti potrebbero suonare co-me ordini sgradevoli. È possibile cheanche ta l i messaggi vengano percepiticome « a iu to e sostegno », ma cosasuccede se uno dei due par tners man-da un numero elevato di messaggidi questo tipo e poi aggiunge: « Senon fai come ti dico, sci proprio unas t u p i d a » ? L 'a l t ro potrebbe premici el ' u l t ima frase come uno scherzo, da toche « le offese » non sono i n q u a d r a -

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V.K. Cronen • K.M. Johnson • J.W. Lannamann

bili in un episodio definito come« iiii'nllei la di af fet tuosi consigli».

li pelò assai più probabile che l'in-lei a seiie di messaggi assomigli ormaii osi poco ad « un'offerta dì alleluiasiconsigli », da detcìminare la forma-

zione di un nuovo contesto, in cuiai va i i missaggi, inclusi quelli pre-ledemi, vengane) a t t r ibu i t i significatidiversi._Senza l'ipotesi di im'inlluenz,

f delle pani sul lutto, non si potrei?belo percepite gli sl i t tamenti ili con.testo, e non si poi i ebbero stabilitine, ili conseguenza, riconoscere, lituivi modelli di uinvcrsazionc. Kommet-weit e i suoi collaboratori (49) ile-si i ivono il comportamento sociale co-me un processo in cui ci si muoveululimi.mirine avanti e indietro lun-go una scala di livelli gerarchici disignificalo. I.e liccrchc di Kummel-\veii e culi. (49) e il lavoro prima ci-tai» poi t,mo alla conclusione che lalili/ione t ra significali posti a dueducisi livelli di organizzazione gc-ranhica implica l'esistenza ili una for-za più debuie — che chiameremo im-/iltcìitii'ti e che agisce dal basso versol'alto —, grazie alla quale certi sin-goli elementi appartenenti ad un li:vello logico inferiore acquistano peròsignificato ed influenza ad un livellosuperiore ili astrazione, e ili una forzapiù polente — quella del conlesto,che agisce dall'alto verso il basso —,in vir tù della quale un livello supe-i ime di significalo definisce i signifi-cali al l ive l lo inferiore.

Quando le [due forze, impjicativae contestuale, sono uguali, si formaun citatilo i (flessivo. Per spiegarlo,lui ni.imo ancora una volta ni nostro

esempio.'Supponiamo che una per-sona riceva il messaggio « Se non faicome ti dico, sci proprio una stupida »in un contesto ila essa giudicato come« un'offerta eli affettuosi consigli ».

Hssa non riesce a trovar posto perun simile messaggio in un contestodefinito in tal modo e comincia asentire di dover ridefinire l'interoepisodio come « opposizione e preva-ricazione ». Il nostro ipotetico sog-getto sente però con altrettanta foritiche quell'episodio deve rappresentarelealmente un tentativo del coniugeili consigliarla e sostenerla, e che quin-di in quel contcsK) il messaggio do-vrebbe essere letto come « un aiuto »e non come « un'offesa ». Così ilmessaggio costituisce il contesto incui interpretare l'intero modello diconversazione clic, a sua volta, rap-presenta altrettanto sicuramente ilcontesto del messaggio stesso. Se lanostra analisi è corretta, ne derivache non è di alcuna utilità concepirei significati come se fossero organiz-zati ordinatamente in classi secondoil prototipo di ciò che avviene inuna comunicazione chiara. Essa cipermette inoltre di provare n misu-rare i diversi gradi delle due forze,quella implicativi! e quella contcstua-le. Tale misurazione potrebbe basarsi"sui modelli algebrici presentati nellaFig. 2; essi descrivono tre tipi di re-lazione clic possono sussistere tra ilivelli di significato in un sistema ge-rarchico. Dovrebbe anche essere chiaro clic e difficile immaginare che l'as-senza di una forza implicativa (da!basso verso l'alto) non crei dei pròblemi. Contesti che non possono mo.dificarsO" " risposta "lf'cambiamenti

Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi 97

che avvengonrodjrUiycUoJnferiore. ma^patologico incapace di contratta-potrcbbcro essere sintomo di imjjo,̂ zlonc o decresci la.'.

— ' -3 [[Aa =3 pAb] > [ A b n p A a ] ] Modello 1bb

— Z> [.[Aa => pAb] < [Ab 3 pAa]] Modello 2aÌD'b 13 [[Aa 13 pAb] = [Ab 3 pAa]] Modello 3

adove — = leggi « nel contesto di ... » Ad cs. — dovrebbe leggersi

b« b nel con tei to di a ».

A = cambiamento^ = leggi « se ... allora »p = probabilità

> = maggiore di< = minore di= — uguale aO = circuito riflessivo

Fig. 2. Espressioni algebriche dei tre tipi di relazione che possono sussistere tradue livelli di significato in un sistema gerarchico.

Corollario 1.1 - Temporalità: Nel-relazioni riflessive è

Rommetveit (49) nei suoi studi av-valora l'ipotesi che le persone ̂ con-trollino le relazioni tra i diversi li-velli di significato lungo l'arco lem-

v Egraje: dclh^gyer.saziQoe^Fàfe cdh-trollo consente di percepire gli even-

\i slmamèhtljJnEóntèstò è"i prò".' blenii di adeguatezza reciproca che

possono sorgère~trà~inivello assuntoi come contesto e i significati d^jpr-Jine inferi6rè7R^ardon (47) na pre-sentato un Modello di Tolleranza del-la Deviazione che propone l'esistenzadi un processo temporale di control-lo sotto forma di un elaborato pro-gramma cognitivo. La ricerca di Rear-don fornisce una spiegazione sullepossibili modalità operative del mec-canismo descritto da Rommetveit.Una dimensione temporale è pre-sente anche quando si forma un

vero e proprio circuito riflessivo. Inun sistema riflessivo il soggetto esa-mina prima un aspetto del circuitoed avanza un'interpretazione — « Sequesto è un tentativo di aiutarmi, al-lora quel messaggio deve essere unoscherzo ». Quindi analizza l'altra pos-sibilità — « Ma se questo messaggio èun'offesa, allora tutto l'episodio è untentativo di prevaricarmi ». Dunque,un autentico circuito riflessivo impli-

_ca un'esperienza definita in parte daltempo — il soggetto, in un arco li-nfitato di tempo, sperimenta ciascuno3ef due"livèlli come contesto dell'al-tro, nel tentativo di interpretare unaparticolare unità di significato soci ale.Alcuni logici come I3rown (12) e Và-rela (55) sostengono che le relazioniriflessive devono essere consideratecome movimenti nel tempo..

Corollario 1.2 - Relazione parte-tutto: Le relazioni gcrarcbiche non

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nino san (ire ìwinorjichc alle relazio-ni [i.irti'-intlo. Nella nostra discussio-ne d i - IL i l 'ioposi. ione 1, abbiamo os-siTv.ito thè un singolo messaggio può,.ul un tei tu momento, emergere co-me il contesto al la luce ilei quale unmodello globale di interazione acqui-sta un nuovo s ignif icato . Per chiariremeglio il nostro punto di vista, consi-deriamo quanto segue: il concetto disé di un indiv iduo si sviluppa aura-veiso la sua partecipazione a moltei dazioni diverse e ciascuna di questelelazioni è f a l l a ili vari episodi inter-a t t i v i , ( ì l i s tudi tondoni sulla vec-c l i i a i a e i l pensionamento hanno ti l t-t av i a d imostra to che alcune personepossono avere una valutazionc eli séche è f i l t r a t a a t t raverso il contestocreato da un particolare tipo di epi-sodi. Oliando un individuo non puòpiù vivere un'esperienza fondamenta-le ionie quel la di « dare degli ordini »,la sua opinione di sé può subire gros-se modi f icaz ioni . Analogamente, minsepara/ione o un divorzio possonot r a s f o r m a r e una relazione che costitui-sce il contesto attraverso il quale una'PCI sona definisce il proprio sé (36,50). Conosciamo t u t t i certe situazio-ni in cui un singolo episodio deter-mina la l ine di un rapporto che sis tava sviluppando, perché uno deipai mei s l i i nquadra t u t t e le azioni del-l ' a lno a l l a luce di quell'episodio, llar-r is (38) osserva che in certi casi unaperdi la i l i s ign i f ica to in alcuni aspettidi una i eia/ione può auivarc a rom-pere la coerenza dell ' intera relazione.

Proposizione 2: L-dr_cj{it^ riflessivi Iìonn niti'iiiìcci all'interazione sociale.\i la nostra dìscu s s ione della Pro|n>

sizione 1 e ilei corollario della tcm-

V.E. Cronen • K.M. Johnson - J.W. Lannamann

poralità, abbiamo sostenuto clic i con-testi derivano necessariamente da in-siemi di unità di ordine inferiore eche tal i unità — cioè i singoli mes-saggi — vengono scambiati in sequen-zejNcl suo stadio iniziale. Io sviluppo,ìli un contesto prende spesso la for-ma di un vero e proprio circuito ri-flessivo (vedi. Fig. 2, Modello 3).

Consideriamo una normale conversa-zione. Gli studiosi dei metodi etnolo-gici hanno osservato che, all'inizio diima conversazione, un messaggio devecreare il proprio universo di discor-so (40). Perciò il messaggio « Ehi là,come stai? », in certe situazioni, ac-compagnato da comportamenti nonverbali adeguati, indica che si trattaili un episodio definibile come « con-versazione ». Ma più in particolare sit r a t t a ili « un breve scambio di con-venevoli » o piuttosto quel messag-gio intendeva sollecitare uno scambiopiù lungo, del tipo « commiserazio-ne reciproca »? Nel primo caso, ilcontenuto del messaggio « Ehi là, co-me stai? » suona come « un saluto »,nel secondo, l'atto linguistico è un in-vito a parlare della propria situazio-ne, intcrprctazione questa che sarebbeinvece vietata nell'episodio più breve.

La « confusione » iniziale deve essereelaborata dai partecipanti all'interazio-ne, ma è intrinseca al comportamentosociale, e non è semplicemente un er-rore, poiché la natura dell'episodiodeve essere ancora contrattata opera-tivamente.Il fenomeno descritto da Mehan eWood è di importanza cruciale nel-la concezione moderna del matrimo-nio. A differenza di ciò che avvenivanei modelli tradizionali, in cui molti

Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi 99

aspetti e regole del rapporto erano Consideriamo, ad esempio, i! mcssagpredisposti in partenza, il matrimonio gio « Ti voglio bene » detto con tonomoderno paritario è caratterizzato 'dal presupposto che la maggior par-te delle questioni siano negoziabili eaperte alla contrattazione (50). Lecoppie sembrano quindi preferire una

situazione in cui esse possono creare „. ,,,.„., Miainsieme nuovi modelli di interazio- rassegna della le t teratura sul doppione (25). II fatto che la qualità del legame, Olson suggerisce che due per-contesto emerga dall'interazione ini- sone che conversano costruisconoplica la tendenza alla formazione di contingentemente una scric di conte

''" ' '" " sii a t t i a charitc il significato relazio-nale del contenuto dei messaggi. Egli

.„.-_ _ « v.^iiu imi innosarcastico. Se la relazione tra le duepersone è nota come una relazione« confl i t tuale e di disist ima recipro-ca », chi ascolta sa con certezza cheè il tono a fornire il contesto in cuiinterpretare il contenuto. Nella sua

i n •

-- - — ...--".'KK1- ^-(4"descrive una sua conversazione con

circuiti riflessivi,

Da un punto di vista strettamen

te formale, è chiaro che, se prcn- ucscnvc una sua conversazione condiamo sul serio l'idea che il signifi- un bambino di cinque anni con cuicato. dipende dal contesto, dobbiamo aveva un rapporto molto affettuoso.chiederci in che modo, possa acqui- Quando sentì il bambino esprimerestare_significar.ojn un qualunque si-. ]a sua avversione per le femmine, OIstema gerarchico il livello più alio. Il son fi|j (];sse C|1C a ] u j non pj;ltcva,)0

problema non si risolve ipotizzando j maschietti e che, dato che lui eraun regresso all'infinito lungo una sca- un maschietto, non gli piaceva nep-Ja di livelli concettuali, ma può es- pure J u j . i| bambino rimase pcrples-sere affrontato efficacemente se sup- so pcr un momento e poi rispose féponiamo, come fa Hofstadtcr, che i stesamente: « Tu stai scherzando! »sistemi gerarchjcJJebbano_pIesentare I(| ques(0 episodio possono esscrc

un mcccanisino_xi^^ implicati diversi livelli di significato.quale il livello « più alto » viene letto , , , ., . . . . ,

. ..... ---- r. — * - • : • - "";"•••- --i — '" In clic modo il bambino può valu-nel contesto di un altro livello./ , . m i - i_ _ ' tare quel messaggio nell ambito di un

Proposizione 3: Per W/W~^T1|fraPPorto di amic'2Ìa ''km.osa? Eglirelazione ri^elsii^SnÓ^^ùri.lre. jscmbra scegliere un modello di con-o piùjivelli di significato. \Pynne (65) ~'versazlone coerente con la relazione,

•. e con a reazione,

èT^pire il nesso cloè uno scherzo. In un contestotra il livello di comando e .quello di ' scherzoso, il messaggio: « Non micontenuto nella comunicazione fami- piacciono i maschietti, e quindi nonliare, è necessario comprendere il rap- mi Piad neppure t u » , suona comeporto esistente tra le persone che co- una ba t lu t ta di spirito. Questo tipomunicano, che costituisce il contesto di relazioni complesse si può chiariredi entrambi i livelli. Olsen (41) nota Ricorrendo al modcllojlellc regole ioche quando la relazione interpersonale ^itutive_ della eonvcrsazioi iesyi l i i | )è chiara, il soggetto sa come indivi- J>ato^da jL'roncn _c_Pca_rcc (H). Laduare la corretta « tipizzazione Jogi- Eig. 3 móstra la forma originaria dica » dei livelli inferiori di significato, una di queste regole e riporta l'esem-

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pio di Olson formula to secondo tale getti sceglievano un singolo episodiomodello. Uno stiulio condotto re- come contesto per chiarire quale si-ccn i f incn tc (In Pc;ircc e Conklin (44) gnificato dovesse essere attribuito alha d imost ra to empir icamente clic, in livello relazionale (di comando) diuna s i tua / ionc sperimentale, i sog- un messaggio2.

Forma or iginar ia di una/regola costitutiva: I~

cR =A 3 [M,-* M,]

dove:eli = regola cos t i tu t iva

A = messaggio antecedente o condizioneM, = s i g n i f i c a t o ad un detcrminato livello di astrazione « i », come il livello

di contenuto.MI = s ign i f i c a to ad un altro livello di astrazione « j », come livello relazionale.

Mi- „ — s i g n i f i c a t i a l ive l l i più elevali di astrazione, quali la conversazione (epi-sodio) o la definizione della relazione.

—> = leggi « s ignif ica ... »— = leggi « nel contesto di ... »

^> ~ leggi « se ... allora »Un esempio basato su una conversazione di Olson (1972) con un bambino di

cinque anni:affettuosa

Io dico a Olsonclic non mi piacciono IDle femmine

Non mi piacciono i maschiet-ti e quindi tu non mi pia-ci —» battuta di spirito

Fig. 3. Regole costitutive

I,a teoria e le ricerche sintetizzatenella proposizione precedente spiega-rlo perché numerosi esperti chiama-

~ t i a va lu tare lettere scritte da pa-"zicnti schizofrenici non siano .mair i u s c i t i a met ters i d'accordo su qua-li messaggi fossero portatori di_^indoppio-legame. Ter sapere se ci sinovi o meno di fmnte_ ad_un jcircui^lo r i f lessivo, dobbiamo in f a t t i cono-scete contesti clic non sono scrngreespliciti nel testo scritto. E' eviden-te che' una "concezione della _coniuni-

cazion'e che si basa su un modello adue livelli è inadeguata. Quanto espo-sto finora nonrisponde però alla do-manda: Se i circuiti riflessivi sonointrinseci a certe situazioni (se, cioè,esse non possono essere scompostein livelli di significato chiaramente

1 I! lettore osserverà che questi affermazionecontraddice la lesi di Hateson (6) secondo cuiil nuovo deve scaturire dal caso. Riteniamopiuttosto che il nuovo possi essere prodottoanche dal p,ic<rn reciproco dei diversi livelligerarchici di significato che nprc alle personenuove prospettive.

Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi 101

ordinati e distinti facendo ricorso acontesti di ordine superiore), quan-do è che la riflessività è fonte diproblemi? Affronteremo più avantitale questione.

Corollario 3.1: I livelli. Nell'inter-prelazione che un individuo da diun'azione sociale si possono iden-tificare livelli multipli di contesto.Oltre ai livelli dLcontenuto-e di re-lazione di un messaggio^ le ricerchecondotte da Rommetveit e coli. (49),Pearcc e Conklin (44), Sliank e Abel-son (53) indicano che i protagonistidi uno scambio_ utilizzano anche ilconcettò àjegisodio — una sequen-za_Mgnjfjcativà..di_jiiterazioni che for-ma un'unità., In accordo còl lavorodi Olson, Harris, Cronen e McNa-mee (26) e Harris (21) hanno an-che dimostrato che le persone con-testualizzano le proprie azioni neitermini del tipo di relazione che essehanno con un Altro. Sia le ricerchedi Harris e coli. (26) che uno stu-

dio condotto su episodi r ipet i t iv i in-volontari (16) confermano l ' impor-tanza di un altro livello di contesto,quello rappresentato dal l ' immagineintcriore che ogni individuo ha~~di

| sé — il concetto del ' sé nell 'azione'j sociale. "Infine, l'antropologo cul tu-I rale Edward Hall (20) offre prove

evidenti dell 'esistenza di modelli etti-ttirali che piccsislono all ' individuoco l l i qua l i le persone s_i_basano per _costruire la propria immagine di sé,le proprie relazioni e gli episodi del:la vita quotidiana—-Croncn, Pc.irce eHarris (17) presentano questi l ive l l idi contesto sotto forma di sistemagerarchico di s igni f ica t i (vedi. Fig. 4).Questo modello è f ru t to di un'idca-lizza/ione; esso è i n f a t t i organizzatosecondo relazioni del tipo par te- tut to ,mentre abbiamo asserito in preceden-za che ta l i relazioni non sono sem-pre isomorfiche a quelle gerarchichc,e inoltre non t u t t i i livelli di conte-sto in esso elencati sono necessaria-mente ri levanti per l 'analisi di unospecifico scambio comunicativo.

Modelli culturali (CP) — Ampi modelli di ordine sociale e di relazioni umane re-lative a quell'ordine. Essi collocano l'esperienza umana in un contesto più ampioe legittimano diverse modalità di conoscenza e di azione.

Biografia interna (LS) — II repertorio di azioni che compongono l ' immagine disé di un individuo.

Relazione (R) — Intese, di solito implicite, attraverso le quali si costruisce il« noi», collettivo In questo sistema i significati a livello di relazione sono defini-zioni del « noi » collettivo e non vanno confusi con il s ignif icato « relazionale » diun particolare messaggio cosi come viene conccttualizzato nel modello del gruppodi Palo Alto.

Episodi (Ep) — Abitudini comunicative che le persone considerano come u n i t àglobali. Gli episodi sono formati da scambi di att i l inguist ici .

Atti linguistici (SpAct) — Quello che le persone si fanno reciprocamente con parole o azioni. Gli atti linguistici si riferiscono al livello relazionale dei s ign i f i ca l isecondo il modello del gruppo di Palo Alto, ma non si ident i f icano con gli aspe t t i

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i n n i vcibal i di un messaggio in contrapposizione a quelli verbali. Esempi di attil i n g i i M k i sono le minacce, le promesse, i r i f i u t i , lu scambio di informazioni...

('.n'ìti'iiiitn ( ( i n ) — Informazioni su una qualunque cosa comunicabile, ma chenon contengono alcuna indica/ione su qunlc sia il tipo di messaggio.Fig. -I - Un modello ili s igni f ica l i organizzati gerarchicamente1

I.a nostra rassegna suggerisce dun-que clic la Teoria dei ' l ipi Logi-ci non può più essere consideratauno M licin.i a n a l i t i c o adeguato perM u d i a t e gli aspet t i r if lessivi della co-munica/ ione umana . La soluzionen o r m a t i v a d e l prohlrnri del parados-so proposta da Whitehead e kusscll— che consisteva nel proibire la con-fusione dei l ive l l i — e una prcscri-zionc troppo categorica e per certiaspet t i ro//a. l'Issa non può essereapplicata a l l a comunicazione umana,poiché un certo grado di r i f lessivi tàè imi insccamcnie presente fra i di-veisi l i v e l l i di significalo, le rcla/io-ni gei a i i biche non sono isomorfichealle relazioni par ie- lu t to , e i circuitii i f l e s s i v i propriamente detti fannonecessariamente parte di alcune si-tua/ ioni sociali. Inoltre, l'approcciodi \Vhitehead e Kussell è statico sulpiano temporale e l'applicazione del-la Teoria dei Tipi Logici da parteilei gruppo di Palo Alto, che si basasu l l ' ind iv iduaz ione di due soli livellidi comunicazione, quello relazionalee quello di contenuto,^ è del tut to in-soddisfacentc per a f f ron ta re i pro-blemi posti d i i l ive l l i mul t ip l i d i( ( in t e s to presenti nell ' interazione so-ciale.Nella prossima sezione dell'artico-lo ceicheremo di ampliare la nostrat e o i i a sui meccanismi riflessivi sc-gnendo d i t e l i coerenti con i risulta-ti delle ricerche e degli studi esami-n a t i f i n qui .

Parte II: Come distinguere icircuiti riflessivi problematicida quelli non problematici

Questa parte del nostro lavoro ini-zia con l'analisi dell'esperienza di unagiovane coppia di studenti. L'ideae quella di trovare il modo di di-stinguere i circuiti riflessivi proble-matici da quelli che non lo sono.Per tentare di chiarire la specificitàdei circuiti problematici, procedere-1

mo cosi: (a) Proporremo una seriedi simboli atti a rappresentare l'orga-nizzazione dei significati~scicjali.7(b)Introdurremo il concetto di « transi-t iyi t j », che si riferisce semplicemen-te alla possibilità o meno che unacerta pcr^e^b.nc^aciaJe_jorjrmjL£on-tcsto di un/ahra percezione, (e) In-trodurremo quindi il concetto di me-t a regole, che definisce quali percezio-ni sociali possano essere il contestodi quali altre, (d) Sosterremo infineche le informazioni atte a specificarein che modo due livelli di percezio-ne sociale possano essere collegatil 'uno all'altro sono contenute in con-cettualizzazioni di livello superioredell'organizzazione sociale e dell'espe-rienza personale.

La coppia da noi intervistata avevacominciato a frequentarsi da poco

1 Viene conservata l'abbreviazione adottata da-gli autori nel testo originale [N.d.T.].

Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi 103

tempo. Lt chiameremo con due no-mi fittizzi, Bob e Jane. Bob riferìche, in occasione del loro terzo ap-puntamento, si era trovato in unasituazione di grosso disagio — deltipo che Watzlawick, Beavin e Jack-son (59) definirebbero « confusionedi tipi logici ». Secondo Bob la suarelazione con Janc si stava evolvendorapidamente; così, durante il loroterzo incontro, Bob dette inizio ad unepisodio che lui e Jane avevano mes-so in moto già la volta precedente.Supponendo che anche Jane comin-ciasse a considerare il loro rapportocome qualcosa di serio e di intimo,Bob « si dichiarò » e sollecitò unimpegno verbale anche da parte diJane, ma con sua grande sorpresa laragazza rispose prendendolo in giro.Bob senti a questo punto che, par-tendo dal presupposto che la lorofosse una relazione intima, avrebbedovuto interpretare la presa in girodi Jane come la prova che « siamogià cosi sicuri l'uno dell'altra che pos-siamo scherzarci sopra ». Ma se l'epi-sodio avesse invece fatto parte diun processo di contrattazione dellanuova relazione? Se la battuta diJane è un tentativo di raffreddarel'atmosfera e di prendere le distanze,allora, pensa Bob, devo ridefinire ilnostro rapporto come qualcosa di oc-casionale, utilizzando questo episodiocome contesto.Non pensiamo che Bob fosse sem-plicemente confuso per un problemadi tipizzazione logica, bensì che sitrovasse a dover far fronte a qual-cosa di intrinsecamente problematicopresente nella comunicazione umanae nel processo di formazione delle re-

fazioni. Riteniamo anche che il con-cetto di riflessività, così come è sta-to finora esposto, non sia stato svi-luppato a sufficienza per poter chia-rire la differenza tra circuiti r if lessiviproblematici e circuiti riflessivi nonproblematici. Non ci sembra neppuredi aver spiegato ancora in manierasoddisfacente in che modo si forminoi circuiti problematici.

Simboli con cui rappresentarei significati sociali individuali

Per discutere l'esempio di Bob eJane, abbiamo bisogno di un ap-parato simbolico minimo. Esso in-clude i simboli relativi alla logica del

ing » ^(Gestione Coordinata oVi SÌ-j>nlficat[). If lettore può trovare al-trove (5, 23, 45, 47) descrizioni det-tagliate di qucsja_i£oriaj_lc cui pos-sibilità di applicazione allo studiodella comunicazione familiare sonostate discusse da Harris (21) e Ilar-ris, Cronen e McNamee (26); perquello che ci interessa qui, basteràrivedere soltanto alcuni aspetti dellateoria.Essa presuppone che i significati sia-no organizzati gerarchicamente j: pro-pone un modello ideale a sci jiyel-]i_ (vèdFTÌg. 4): contenuto jCn).atto linguistico (SpAct), episodio(Ep), relazione ?R7|btografia _ in-terna (L-S) modcTIo culturale (CP).Secondo In teoria del CMM (Coor-dinated Management of Meaning),questi livelli di significato si in tegra-no in base ad una serie di regolecostitutive, che mostrano in che mo-do un significato ad un certo l ive l -lo di astrazione acquista un s igni f i

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I (VI V.E. Crone» • K.M. Johnson • J.W. Lannamann

e, no diverso ad un nitro livello eli;i mi/ione, alla Iute di un contestodi livello siipctiorc ad entrambi. LaIDI ma oiiginari.i di una lesola costi-tu l iva appaie nella l;ig. 3. L'esem-pio mosti. i in che modo il contenu-io « Non mi piacciono i maschietti,quindi tu non mi piaci » suoni co-

me una battuta di spirito vista nelcontesto di un episodio scherzoso. Lateoria del CMM afferma inoltre "cric"le persone elaborano dei principi rg:golaiivi per guidare le proprie azio-nir~Lli l'ig. 5 offre un esempio di

~p7Thcipio regolativo nella sua formaoriginaria.

l'orina originaria di un principio rcgolalivo:

Aclnj-nrR =

do[A 13 (Do(SpAct))i-nl D C

A = messaggio antecedente o condizione.Do = operatore deontico. Cìli operatori dcontici sono: necessariamente le-

gittimo, proibito, e indeterminato.Acni) „ = classo comprendente azioni a i|ii.ilunc|ue livello di significato ni di so-

pra degli alii linguistici.C. — conseguenze deliberate ili at t i linguistici.

l'.scmpio di piincipio regolali vo:

Modelli culturali di Cliic.igo

Immagine interna di « un vero

Episodio di conversazione in un

Un nllio uomo insimoglie

ilta tuaD

uomo »

bar del luogo

(legittimo (minacciarloa gesti))(legittimo (attaccarlo))(proibito (commentarel'insulto))

L'altro sir> scusa o

scappa

Fig. 5. Principi regolativi.

Modelli di questo tipo si sono rive- Per arrivare a questo, basta aggiun-t a t i utili in molte ricerche, ma ncs- gere i seguenti simboli, mantenendosullo di essi ci fornisce una rap- inalterato ii modello base:presentazione ilei circuiti riflessivi.

i ] — circuito riflessivo\ := leggi « C O »

•—* — nega/ionei - leggi « se e solo se »

yt = disgiunzione esclusiva

S = forma bizzarra di circuito riflessivoD = armonico — un altro tipo di cir-

cuito riflessivo

fira/ic a questa estensione della lo- i circuiti « bizzarri » Qs e i circuitigfca deTT:fTéorTa~del lilUM vengono «jirrnonici » Q .̂ LjirJ111' corrispon-riistinti due tipi di cmTmrTìTTcTssTvT: dono ai circuiti riflessivi problemati-

Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi

ci,del tipo di quello affrontato da$óbdurante il suo incontro confané."^nclie quelli « armonici » sonoe i reniti riflessivi, ma non generanoalcuna difficoltà e la loro « armonio-sita » sta proprio in questo^ Nel pa-ragrafo seguente cercheremo di get-tare le basi per questa distinzione.

Faremo sempre riferimento al terzoappuntamento di Bob e Jane, tentan-do di spiegare perché Bob entrò inconfusione di fronte a quel partico-lare circuito riflessivo, visto che talicircuiti sembrano essere un aspettoineliminabile dei sistemi gerarchici.

Nel caso di Bob e Janc quello chestiamo analizzando è un circuito ri-flessivo creatosi tra il livello di rglji;zione e il livello di episodio dellacomunicazione; tuttavia, come vedre-mo, vi sono implicati molti altri li-velli.

105

_contcsto della relazione o viceversa._ Ma i suoi problemi non dipendono

solo da questo. Possiamo immaginareche Bob, come la maggior parte dinoi, sappia, in base alle proprie espe-rienze personali o alle norme dellacultura a cui appartiene, che alcunecombinazioni gcrarchichc delle suequattro alternative sono sensate edaltre no. Non si crea alcuna confu-sione se si assume una relazione « se-ria » come contesto per un episodio« di conferma » o, in forma simbo-

lica - . Né vi è alcuna incocrenza|

nel pensare clic un episodio di con-ferma possa diventare il contesto al-la luce del quale percepire il pro-prio rapporto con qualcuno come un

. . F-p,rapporto «seno e intimo» -;-

Se Hi e Ep, si strutturano in un

II principio di Transitivitànelle regole costitutive

Le alternative di Bob (cosi come eglile vede) sono quattro; Può trattarsidi una relazione « seria e intima » odi un rapporto « occasionale »; la pre-sa in giro può essere'valutata comeun tentativo di « raffreddare l'atmo-sfera e prendere le distanze » o comeun episodio di « conferma ». Per mo-tivi di comodità le alternative posso-no essere rappresentate simbolicamen-te nel modo seguente:

relazione «seria e intima » = Rirelazione « occasionale » = RIepisodio « di conferma » = Epiepisodio « di presa di distanza » = Epj

' Bob non sa se l'episodio che sta vi-vendo debba essere trattato come

ci reni lor i f less ivo (simbolicamente

Q p ' ) non sorge alcun problema poi-JM —

che, qualunque (lei due livelli si scel-ga come contesto, non si rende neces-sario ndcMnirc l'altro. "Tvià H nostro universo sociale nonsi presenta « preorganizzato » ordi-natamente in unità semplici di -li-gnificato, come « relazione intima »,« episodio di conferma » ecc... Unaunità di significato sociale deve es-sere creata, o per lo meno identifi-cata, attraverso l'azione sociale. Per-ciò la definizione di episodi e re-lazioni può diventare problematica.

Una nuova relazione non prcesistcai singoli episodi, ma deve emergeregradualmente da essi. Questo pio-cesso di formazione non è sempree necessariamente arduo Se un indi-viduo sente che attraverso una serie

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106 V.F.. Crnncn • K.M. Johnson • J.W. Lannamann Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi107

di episodi di conferma si sta svilup-pando una tela/ione scria e in t imacon u n ' a l t r a persona, il f a t t o clic led e f i n ì / i o n i di relazione e di episodiosiano t r a n s i t i v e non determina nes-suna confusione.Dunque una nuova relazione nonpreesiste ai singoli episodi, ma deveemergere |;radualinen(c da essi e fun-/ i iu ia rc /-'i; come il contesto in cuipercepire le interazioni passate e fu-l u i e .Definire come tr,insiliva_ la relazionefra un rapporto « in t imo e serio » eun episodio « di conferma » significa

icl.i/iono in l ima (II)

che possiamo ragionevolmente sceglie-re sia l'uno che l'altro_ in _ "Funzionedi contesto. Sia che percepiamo la si-

, Epio cosi —57— ,tuazione cosi

R.

episodio di conferma (F.p)

la nostra intcrpretazione dei signifi-cati posti a livelli più bassi della ge-rarchia (ad esempio, atti linguistici ocontenuti) sarà più o meno la stessa.Ad esempio, il contenuto « troviamo-ci un posto per stare un po' da soli »(Cn) può suonare come una « richie-sta di int imità » (SpAct) indipenden-temente dal livello scelto come conte-sto. Cioè:

episodio di conferma (Ep)i

relazione intima (R) |

( I n a redola cos t i t u t iva contenente un lizzata così:( i r c u i t u triiiifitii'» può essere simbo-

Cp V L-S

n

A 3 [Cnk -» SpActi]

Si noti che in questo circuito la re-la/ione tra Ep ed R è defini ta co-me « armonica » t ramile il simbolo[ 1 . I.a regola cost i tut iva sopra ri-por ta ta nel linguaggio corrente puòessure espressa così: « Date le mieconoscen/e dell 'ambiente culturale incui vivo o in base a l la mia cspcrien-xa personale, nel contesto di un cir-c u i t o t i f l e s s i v o del tipo Ri-Epi il mcs-s.i;:i;io « K » lia il s igni f ica to dell'at-to l i ngu i s t i co « 1 ».

Se to rn iamo un a t t imo alle quattroa l t e r n a t i v e i l i Kob, osserviamo che

anche Epi (j>resa_di distanza) e R)(f2PE°rto occasionale} possono ' for:

mare un circuito riflessivo. Ciascu-no dcPdue livelli può essere as-sunto ragionevolmente^ come conte-sto dell'altro. La maggior parte dinoi, tuttavia, riconosce facilmente chevi è almeno una relazione tra' le al-ternative di Bob, che molte perso-ne definirebbero « impossibile ». E' Idiff ic i le pensare che qualcuno sosten-lga di essere arrivato a percepire lairelazione che sta vivendo con un .al-/tro come qualcosa di intimo e prò-Ifondo attraverso il contesto di un

episodio di « presa di distanza ». Que-sto è appunto il problema di Bob. Seè la relazione « seria e intima » a rap-presentare il contèsto, Allora "eglFde-vèTTntéìpretare la presa in giro diJanc come un episodio di conferma;ma se Ta^Eattuta di Jane indica untentativo di « prendere le distanze »è~~vfl assunta come contesto, allora

livelli di significato non possonoscambiarsi le rispettive posizioni ge-rarchiche senza clic si modifichi ilsignificato di uno di essi. Per chia-rire questa distinzione, è necessario

^introdurre il concetto di i« mctarc-~gole »[ (17).

_ ... ....anni.! lume luiucsio, auora ./ . > , . •,• ,-„—. ; • —H p Metaregolc e Intransitività

egli deve interpretare la relazione che —- •stanascendo in modo compjetarnen-te diverso. La situazione di Bob im-plica la presenza di un circuito ri-flessivo bizzarro — in cui cioè i due

mR =

La cultura di Bob e la sua esperienza lidi vita hanno prodotto una melare- [gola — cioè una regola valida per la Icostruzione di altre regole:

' i . . . t , - i • .Co V L-S '

EPJ

dove: mR = metaregola

Questa metaregola stabilisce che nonsi può costruire nessuna regola incui 'l'episodio « j » sia il contesto^la relazione, .«.j » sia contenuta inquel contesto. Perciò quando Bob èincerto su come procedere per attri-

buire un significato alla propria espe-rienza, egli si trova di fronte ad uncircuito riflessivo problematico chepuò essere simbolizzato così Qs. Laregola costitutiva di Bob contenenteun circuito intransit ivo o « bizzarro^»si può rapprèléntaFè~fièl.TinòdQ_ se-guente:

Cp V L-S

cR =

A :

a* &'D [[Cnk-»SpActi]

yt [Cnk-» SpAcu]]

Tale regola afferma che nel con-testo di quel circuito riflessivo ilmessaggio « k » vale come atto lin-guistico « 1 » o come atto linguisti-co « m » (ma non come entrambi).Quindi a causa del circuito riflessivoa cui Bob si trova di fronte, la presa

in giro di Jane può assumere signi-ficati diversi a seconda che l'episo-dio venga scelto come contesto perinterpretare la relazione, o viceversa.In altre parole, succede questo: Bobpotrebbe dire a Jane: « Credo di nonvoler proprio uscire con nessun'al-

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108 V.K. Croncn - K.M. Johnson • J.W. Lannamtnn Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi 109

i r . i » ( A ) , e lane potrebbe rispon-dere. « l i l i , v i i i , Hob, e chi a l t r a tiprenderebbe? » Ciu). Se lo si guar-ii:! da un punto di vista , il nics-saj:(;io s i g n i f i c a : « Non prendere il no-s t ro rappor to < osi sul serio » (SpActi),ment re da u n ' a l t r a prospettiva può vo-ler dire « S t iamo così bene insiemenoi due » (SpAc tm) . Il circuito liizz.it-io presente nel sistema di Bob lo po-ne di f ron te al i . i necessità di una sccl-,la f i . - i i n i c rp rc taz ion i icciprocamcntcesc Inden t i s i ,id un l ivel lo di significa-to i n f e i i o i e r i spe l lo a i|uelli coinvoltinel u l u l i l o stesso, i

/i, ni cnllnriili ci!i / e / / , / I r.nnitiriti'i

I . a nostra tesi che i circuiti in-t i a n s i i i v i siano un prodotto dellad i l u i t a e di ' l l 'esperienza cicali indi-v i d u i è coerente con la posi/ione diK r i p k e (3-1) secondo cui la va l id i tàe l.i l e g i t t i m i t à delle asserzioni sifonda suH'apprcndimcnto. La dipcn-den/.a delle relazioni riflessive biz-x a r r c da l la c u l t u r a e dalle esperien-ze i n d i v i d u a l i può essere ul ter ior-mente i l l u s t i . i t a a t t raverso l 'analisidi un c i i d i i l o au to- r i f l ess ivo sempli-ce: « Questa affermazione è falsa ».Per la maggior parte di noi, credidella c u l t u r a occidentale, essa suonacome un paradosso davvero bizzar-ro. Nella t radizione occidentale il lin-guaggio è considerato lo s trumentoche ci permette di organizzarc_i_fc-nomcni e ot tenere il controllo su diessi. Perciò un linguaggio clic" negase slesso crea s icuramente grossi pro-b lemi . Ma se esaminiamo la filoso-f i a e la l e t t e r a t u r a or ien ta l i , non tro-

viamo nessuna celebrazione del lin-guaggio-di questo tipo.. Al contrario,si presuppone che il linguaggio siaper natura un ostacolo alPillumina.-zione, propTìo perché crea delle di-stinzioni e quindi interferisce con i.tenta t iv i dell'individuo di raggiunge-re l'unione con il tutto al di là del-

. le differenze. Come dice Lao Tsé,« Colui che parla, non sa, colui chesa, non parla ». Nella tradizione diLao Tse l'affermazione auto-riflessi-va «Questa asserzione è falsa », nonpresenta alcun problema, ma è anziuna verità fondamentale, un circuitoriflessivo armonico.

Il fa t to che il fenomeno della tran-si t iv i tà abbia basi culturali ed espc-ricnziali significa che un circuito ri-flessivo che è problematico per unapersona, può non esserlo per un'al-t ra . Lannamann, il terzo autore diquesto articolo, cui fu sottoposto ilproblema di Bob, tornò il giorno se-guente con una soluzione che nonconsisteva ncll'climinarc il circuito ri-flessivo, ma nel trasformarlo da biz-zarro e problematico in armonico enon problematico. Se^ l'esperienza.pet-sonale e culturale di .Bob_ l'avesse,consentito, egli avrebbe potuto_inL-mnginarc che una relazione seria eintima si sviluppasse attraverso 1^1-tcrnarsi eli episodi di conferma e "Hifasi di allontanamento. Un rapportoche proceda in questo modo non econsueto in Nord America, ma nep-

^ pure del tut to impensabile (33). Se\Bob pensa che la relazione seria ed/ i n t i m a possa svilupparsi anche attra-

verso fasi di allontanamento, la me-taregola clic creava un circuito in-transitivo non regge più. Se l'episo-

dio e la relazione possono collcgarsitra loro in un circuito riflessivo ar-monico, Bob nell'interpretare il mes-saggio di Janc non si trova più difronte ad un aut-aut. La presa in gi-ro di Jane (Cn) indica^sempliccmcn-te un tentativo di diminuire tempo:

rancamente l'intensità del clima cmó-tivo all'interno di una relazioni: se-ria ed intima che si sta sviluppando.

metareRolc sono un prodotto delle,esperienze individuali e delj'credila.,culturale di opni pcrsona-

Proposizione 5: Quando significaliintransitivi /ormano un circuito rijlcs-sivo^ tra i livelli di_ signijkatojcom-presi nel contato di quel _ circuiti*emergono intcr prelazioni reciproca-

jnente escludentisi. t

È utile a questo punto riassumeresotto forma di proposizioni quan-to abbiamo finora esposto sulle carat-teristiche peculiari dei circuiti riflessi-vi problematici e non problematici.(La numerazione segue l'ordine inizia-to con le proposizioni precedenti).

{Proposizione 4:1 Quando due livel-'H~ <fisignificato formano un autèn-tico circuito riflessivo, la~forp gelazió-ne può essere transitiva D o in-transitiva Ds. y "

i rwitftT| II '•!•" *

io 4.1 -[ Transitività I— Di-he due livelli di significato

Corollariociamo chesociale hanno una relazione transitivaquando ciascuno può diventare il con-testo dell'altro senza che si modifichiil significato di nessuno dei due. Di-ciamo invece che due livellFoTsigni-ficato hanno una relazione intransiti-va quando .non..'è_pgssibiÌe_c_rìe~cià:"scuno dei due diventi il contesto dcT-Paìtro senza che quèstò~cambi"il si-gjiificato.

Corollario 4.2 - Le me tare gole —Le metaregole stabiliscono il tipo direlazione (transitiva o intransitiva)che può sussistere tra i significati.

Corollario 4.3 • L'esperienza — Le

Parte III: Conseguenze deicircuiti riflessivi bizzarri

Nella sezione precedente abbiamo de-f ini to i circuiti bizzarri come relazio-ni riflessive tra uni tà in t ransi t ive disignificato sociale. Dìsculeremo~òriin quali condizioni tali circuiti pos-sono produrre conseguenze dannosea livello individuale e sociale. Per farquesto, esamineremo altri due punti:(a) in che modo i circuiti bizzarri pos-sono operare sotto forma di princìpiregolativi che organizzano la prassisociale; (b) il numero di livelli di si-gnificato presenti in una relazione ri-flessiva bizzarra.

Riflessività e principi regolativi

Le persone organizzano le proprie re-gole costi tutive (Fig. 3) sotto formadi princìpi regolativi,, che.. guidanol'azione sociale (45, vedi Fig. 5).Se il contesto di un'azione viene rap-presentato nei princìpi regolativi diun individuo come un circuito ri-flessivo armonico, non sorge nessu-na confusione su quale sia il compor-tamento adeguato o richiesto. Ma se

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110 V.E. Cronen • K.M. Johnson - J.W. Lannamann

il contesto dell'azione viene pcrccpi-o come un c i rcui to bizzarro, posso-

I no nascere confusioni sia sull ' intcr-I p i c t a z i o n c da dare ai messaggi che

s i i l i . ) scelta della risposta appropriata.

Supponiamo, ad esempio, che Bobpensi che l'episodio con Janc im-p l i ch i un circuito riflessivo armoni-io, fo rmato da una relazione scriaed i n t i m a e da un episodio di confer-ma, in cui ciascun livello di signifi-calo (Kp e R) crea l'altro. Uno deiprincipi regolativi cui Bob potrebbericorrere per organizzare il suo com-por tamento potrebbe specificare chela precedente manifestazione d'amoreda pane di Jane esige da parte suauna dichiarazione analoga, al f ine diot tenere da Janc una ulteriore espres-sione di coinvolgimento emotivo. MaBob si nova in una si tuazione carat-

,~,s relazione scria e in l ima 7*episodio di conferma ^

terizzata da un circuito riflessivo biz-zarro. Quindi l'intcrprciazionc deglia i t i linguistici di Jane e la scelta diun comportamento e di un obiettivoadeguati variano a seconda di comeegli percepisce il rapporto gerarchicotra episodio e relazione. Poiché leregole costitutive di Bob gli sugge-riscono interprclazioni inconciliabilidegli a t t i linguistici di Jane, egli sitrova a dover scegliere tra immaginianch'esse opposte di tut to ciò che pre-cede il suo stesso messaggio. Intcr-prctazioni differenti dell'episodio im-plicano anche decisioni diverse suquali siano gli atti linguistici adeguatie i risultati che si vogliono ottenere.Quindi l'effetto di un circuito rifles-sivo bizzarro può essere la creazionedi alternative reciprocamente esclu-dcntisi che si presentano come prin-cipi di esclusione (vedi fig. 6).

relazione occasionaleepisodio di "presa di distanza"

Janc indica clic nonprende troppo seria-mente il nostro rap-porto

Janc indica clic sia-mo (;ià cosi sicuri l 'u-no de l l ' a l t r a clic pos-siamo anche scher-zarci sopra.

(Obbligatorio: Chie-derle cosa c'è chenon va)

(Obbligatorio: Mo-strare che la pensoallo stesso modo, ri-cambiando lo scher-zo)

scoprire a che puntostiamo

Jane dimostra il suocoinvolfiimcnto con-tinuando il gioco

Fig. 6. liscmpio di una regola di esclusione prodotta da un circuito intransitivo.

L'esempio riportalo nella fig. 6 in- pende però dalla definizione dell'epi-dica die se la bat tu ta scherzosa di sodio, che a sua volta dipende dalla

definizione della loro relazione;~miTladefinizione della lui o relazione diperi-

Jane s ign i f i ca che ella non prende sulserio il rapporto con Bob, quest'ulti-mo è obbligato a chiederle « cosa c'è de dalla definizione dell'episodio,che non va •>. l a le intcrprctazione di- relazione ed episodio sono in un rap:

Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi 111

porto reciprqco_caratterizzato da tmcircuito riflessivo bizzarro. Perciò èimpossibile decidere qual'è il conte-sto, è impossibile stabilire che cosasignifica la battuta scherzosa di Jane,ed è impossibile sapere se chiedere« cosa c'è che non va » sia o menouna risposta adeguata. Indubbiamen-te, infat t i , una domanda del genereè un messaggio stupidamente difensi-vo, se la battuta di Jane sta ad indi-

care il suo coinvolgimento nella re-lazione.I circuiti riflessivi bizzarri non pro-d u c o n o s e m p r e una rcgoìà" « diesclusione » (del tipo « au t -au t »), co-mc quella presentata nella f ip . 6. Bolipotrebbe conoscere una strategia chegli permetta di « saggiare » le ÌTuepossibilità. Egli potrebbe uti l izzare,ad esempio, questo principio regola-tivo:

Rr = Nel contesto di un circuito riflessivo bizzarro, il comportamento precedentedi Jane significa o che ella vuole evitare un maggiore coinvolgimento o che èsicura che esista già un grosso impegno reciproco. lì' legittimo chiederle checosa intendesse dire col suo messaggio, in modo da poter chiarire quali sonò lerelazioni gerarchiche corrette tra i livelli di significato^

Ovviamente, Jane potrebbe continua-re a confondere Bob dando dellerisposte che non chiariscono la situa-zione o rifiutandosi di rispondere —da qui il doppiojlcgame.

Danni psicologici o crescita creativa:come si arrestano i circuiti riflessivibizzarri

II concetto di riflessività fu presen-tato in origine dal gruppo di PaloAlto sotto forma di una teoria dellaschizofrcnia. Le ricerche attuali nonconfermano la legittimità di tale po-sizione (19, 41). Tuttavia, l'idea chesituazioni caratterizzate da un doppio-legame possano produrre seri dannipsicologici mantiene a livello intuitivoun notevole fascino. La nostra ana-lisi può spiegare forse, almeno in par-te, perche i tentativi di dimostrarele tesi originarie del gruppo di PaloAlto siano sempre fall i t i . La teoriadel doppio-legame identificava tu t t ii circuiti riflessivi come potenzialmen-

te problematici, a meno che la v i t t i -ma non potesse metacomunicare sulproblema o lasciare il campo. Nonc'era quindi modo di distinguere icircuiti riflessivi « armonici » da quel-li «bizzarri ». Un altro grosso l imi te

lerà rappresentato dal modello a duelivelli che il gruppo di Palo Alto u t i -lizzava per spiegare i significati so-ciali . Se sostituiamo ad esso un mo-dello a livelli mul t ip l i , come quelloche abbiamo presentato qui, oltre achiederci se due ordini di significatoformino o meno un circuito riflessivobizzarro, dobbiamo domandarci an-che quanti livelli gerarchici siano ef-fettivamente implicati in quel circuitoe contribuiscano a confondere le i da-zioni.

Nel nostro esempio, riferito al ter-zo appuntamento di Janc cJBob, que-sti si__uoj£fl_ili_fronlc_ad-un circui-to bizzarro che però, se la nostra ana-

TTsT(Tcorretta|vedi_ [JILJiLjignjIìct [<-!TrTHIscussioneJa sua immagine di sé.

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112 V.lì. Cronen • K.M. Johnson • J.W. Lannamann Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi 113

Anche se lini) può irovnrc molto strcs-s.inie l.i s i i i i i i / . ionc con lane, la suaopinione di sé e le sue idee su comeo i g a n i / x a i e u t i l m e n t e i modelli cul-mi . i l i non vendono minacciate. Bobsi nova quindi in una condizione as-sai diversa da quella elei bambino, ilcui concetto di sé e i cui modelli all-u n a l i non sono ancora s tab i l i e di-pendono dal le in teraz ioni con i ggni-

Moclelli c n l l n r n l i

I

4Immagine di sé

I4

^ Kcla/.ione con C) -^

fi (10) — interazioni^alle qualMlbambino non"può sottrarsì (7). Sup-poniamo clic un circuito riflessivo biz-zarro al livello episodio-relazione siacollegato ad al t r i circuiti analoghiposti ad ni t r i livelli, come appare nel-la fig. 7. Qui uno spostamento di pro-spettiva rispetto alla relazione gerar-chica esistente ad un particolare livel-lo agisce anche sugli altri livelli.

«••» Modelli culturali -«.

/Immagine di sé *'

»^ ^y"•- l-pisoil io A con O *'

Relazione con O

- Episodio A con O

l'ig. 7. F.srmpi di un d icu i io che si arresta ni di sotto del livello dell'immagine dise c di uno che invece non si arresta a tale livello.

Supponiamo, ad esempio, che il cir-cu i to r i l l e s s ivo a cui Bob si trovavadi I ron ie non si arrestasse al livellodel l ' immagine di sé. I n la i caso, avreb-beio po tu to esservi implicate, tra lea l t re , le seguenti regole:

c K i ~ Nel contesto di un rapportosolo occasionale con .fané,l ' immagine di me stesso di-venia quel la di uno « nato per-den te ».

c K i = Nel contesto di una relazioneseri.i e i n t i m a con Janc, l'im-magine < l i me stesso è quelladi « una persona degna di sti-ma ».

cKi •-- Nel contesto del « nato per-dente », le b a t t u t e scherzoseili lane sono una manifesta-

zione di freddezza e un tenta-tivo di prendere le distanze.

cR< = Nel contesto della « personadegna di stima », le battutescherzose di Jane suonano co-me un episodio di conferma.

cR> = Nel contesto di un episodio di« presa di distanza », il miorapporto con Jane appare co-me un rapporto solo occasio-nale.

cR» = Nel contesto di una relazionescria e intima, la bat tuta scher-zosa di Jane suona come unepisodio di conferma.

Queste sei regole ipotctiche mostra-no in che modo i vari livelli di si-gnificato possano influire l'uno sul-l'altro. Il risultato non è solo quello

di rendere impossibile una scelta, maanche di impedire all'individuo diraggiungere un punto di riferimentostabile a partire dal quale poter va-lutare il proprio sistema complessivo.La precedente analisi fornisce unnuovo approccio che consente di pre-vedere gli effetti del doppio-lega-me. Quando un individuo non puòsottrarsi ad una relazione, né meta-còmunicare ber risolvere il doppio-legame, e quando il doppio-legamediventa un modello di comunicazionepersistente nelle sue relazioni, le con-seguenze saranno l imitate se i c i rcui t ifillcssivi presenti nel sistem? di quel-l'individuo vengono circoscritti. Incaso contrario, e se tali circuiti ar-rivano a coinvolgere l'intero sistema,iljsoggctto può "diventare schizofrc-

~nico, poiché non dispone di nessunpunto di riferimento stabile, a partiredal quale l'« lo », usando i termini diMeau (39), possa valutare quel mo-dello complessivo di interprctazionie di azioni che costituisce il « me ».K sé può restare allora intrappolatoin una rete di prospettive che slittanocontinuamente. Bateson (3) ha sot-

quanto discusso nei primi due para-grafi della Parte III:

Proposizione 6: I circuiti intransi-tivi possono produrre confusione allivello del comportamento.

Corollario 6.1 : \La strategia: [ Quan-do gli individui non dispongono eliuna strategia con cui risolvere i cir-cùiti riflcsstvT~ììitransilìvi ^HeTsi ma-nifestano nei loro sistemi di signjfi-cato c di organizzazione logicarlacontusione tende a persistere.

Corollario 6.2:\La metacomunicazto-__ne:( Quando altre persone signifi-cative bloccano i. tentativi dcl_soa«cl-to di risolvere i circuiti intransitivi,la confusionc_j:cnde am persistere.

Proposizione 7: Spesso le personeintervengono in maniera creativa sulproprio sistema di significati sepa-rando i diversi livelli o trasformandoi circuiti « bizzarri » in circuiti transi-tivi « armonici ».

tolineato che, se un doppio-legamepuò essere elaborato e privato dej^suoi aspetti patologici, diventa unaesperienza capace di promuovere lacreatività. Noi qui facciamo l'ipotesiche la capacità di rielaborare un dop-pio-legame dipenda strettamente dal-la possibilità di disporre di un pun-to di riferimento privilegiato a par-tire dal. quale il ̂ soggetto possa in-tervenire su di esso.

Proposizione 8: L'entità del don- 1no psicologico prodotto Ha circuitirefessivi « bizzarri » rimasti irrisoltidipende direttamente dalla misurain cui livelli superiori di significatosono coinvolti in tali circuiti. _

I tervcnire su

Per concludere la nostra esposizionesul fenomeno della riflessività, rias-sumiamo sotto forma di proposizioni

Applicazioni e implicazioni

La precedente esposizione proponenuove modalità di analisi del fe-nomeno della riflessività. Essa in-tende rispondere all'esigenza, manife-stata negli u l t imi anni da molti stu-diosi, ili un nuovo schema di rife-

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l i m e n t o che consenta di affrontarein m.micra soddisfacente molti pro-l i lcmi r imas t i apert i . La posizione danoi sostenuta ci permette ili evitare laconfusione mctatcorctica derivanteda l l ' aver inser i to la Teoria dei TipiLogici in una cornice interat t iva . Cisemina impol l in i le a questo puntos o t t o l i n e a r e le differenze fondamen-t a l i che la distinguono dalla posi/io-ne originaria del gruppo di Palo Alto,fìsse sono elencate nella Tabella 1,e indicano chiaramente il passaggioda un livello di analisi s t re t tamentemTéljiCTSoTiaje^irusodi un duplicefocus, interpersonalc e inlrapcrsona-le. Addiamo discusso altTove (21, 24,

~Tf) l ' importanza di comprendere siai s igni f ica t i idiosincratici individualipresenti nella comunicazione fra duepèrsone, sia le modalità con cui taljs ignif icat i si combinano per formareun unico sistema. In questo saggioabbiamo cercato di applicare tale pro-spet t iva duale allo studio della rifles-s iv i t à .Sebbene si t r a t t i di un articolo acarat tere principalmente teorico, nederivano chiaramente una serie di eri-ieri che possono essere uti l izzati sulpiano pratico nell'analisi di singolicasi. Se supponiamo che il sistema dis igni f ica l i sociali di una persona con-,tenga un circuito riflessivo, possiamoanal i /zarc il caso procedendo comesegue:

I r.mT_I jf Si devono individuare itlucTvcTli_dj_significato_clie sembra-no avere tra lorcTTma relazione ri-flessiva —"ricordando che un certogrado di r i f less iv i tà è sempre presentet r a due l ivel l i qualsiasi di significa-to. I n un 'autent ica relazione riflessiva,

, ciascuno dei due livelli di significatosuBìsce ~uha"~lrasformazione ~ radicale,in seguito a qualunque cambiamen-to avvenga nell'altro. Quando due"livelli di significato sono posti in unarelazione gerarchica chiara, uno deidue e sempre più stabile dell'altro.I l livello superiore è meno facilmen-te influenzato dai cambiamenti chesi vcrificano nell'altro che non vice-versa.

• „Fase 2JSe due livelli di significatosembrano trovarsi in una relazioneriflessiva autentica, è necessario stabi-

' lire se si tratta di un circuito rifles-sivo « armonico » o « bizzarro ». Aquesto scopo, osservate ie il soggettoappare o meno confuso su come defi-nire certi livelli di significato (tenen-do però presente che non sempre laconfusione è determinata da circuitiriflessivi). Talvolta può succedere cheil soggetto non si mostri confuso, madia definizioni differenti a secondidèlie occasioni. In tal caso, doveteappurare se tali""definizioni si esclu-dono o no reciprocamente. Può es-sere utile rappresentare le coppie discclFe_incompatibi!i_cpme_abbiamofatto nella fig. 8. Collegate quindi traloro le quattro defini/ioni (vedi fig.8) e stabilite quali nella mente delsoggetto potrebbero invertire le pro-prie posizioni gerarchiche senza ri-chiedere una nuova interpretazione.Nel caso della persona protagonistadel nostro esempio, « una crisi » puòessere il contesto alla luce del qualevedere la relazione come un « unirsie cooperare » (ci aiutiamo in una si- Ituazione di crisi). Ma « unirsi e eoo- iperare » non può essere il contesto |attraverso cui percepire gli eventi co-

Definizioni alternative (incompatibili)della relazione: . < , /

Unirsi

Definizioni alternative (incompatibili) Una crisi ^ Risolveredell'immagine di sé: • - ,- . : . . le cose

Dove:(a) ? -> (b) = da leggersi come la domanda " (a ) può essere il

contesto attraverso il quale il soRcctto percepi-sce (b)?"

9* = disgiunzionc esclusiva

Fig. 8. Modello euristico per esaminare una relazione riflessiva.

me una crisi (se siamo uniti e coo-periamo, non può accadere! niente diveramente grave). Un'altra coppia in-transitiva di definizioni è la seguen-te: « risolvere le cose » non può es-sere il contesto attraverso il quale larelazione è percepita come un « sepa-rarsi ». Il nostro soggetto sembra pro-cedere ragionando in questo modo:

: « Ci_stiamo_separando e questa perI TN me è una crisi; in una situazione diI crisi la nostra relazione si rafforza;j ma se noi siamo più uniti, allora le! cose vanno bene, e se le cose vanno

', ^ bene, questa non è una_situazione di'crisi ». È come se la relazione funzio-nasse in una sorta di « tira-e-molla *>:allontanarsi per poi riavvicinarsi.

li sono i messaggiimplicati e qualiproblemi"rclativTaìla scelta dci'mes-'saggiasi manifestano in sequenze'ci-'tetti ve di conve r saz ione" ' ~

Fase~3j Cercate di scoprire quali at-ti specifici vengono influenzati dalcircuito riflessivo bizzarro; quali so-no i dilemmi che si presentano nellascelta dcll'interpretazione e del com-portamento adeguati, e quando essisorgono in occasione di episodi im-portanti? Essenziale specificare qua-

\Vase 4\e anche di scoprirequIiTiTivelli di significato superiori alcircuito riflessivo identificato origina-riamente sono coinvolti nel circuitostcsso[Jè~"cioè l'intero sistema di si-gnificati Bel soggetto è diventato pri-gioniero di quel circuito. L'intero si-stema di significati del soggetto è ri-masto impigliato in una serie di pro-spettive inconciliabili e continuamen-te sli t tanti , oppure egli dispone diun punto di riferimento stabile a par-tire dal quale può analizzare e risol-vere gli eventuali problemi di inter-pretazione e di azione?

Negli ult imi anni, il concetto di ri-flessività è stato applicato ad unagamma assai l imi ta ta di fenomeni esi è sottolineato quasi esclusivamenteil ruolo che tale fenomeno può averenella creazione di modelli d i s t r u t t i v i

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TobcUa IDifferenze principali Ira le due teorie della riflessività

Posi/ione originariadel gruppo eli Palo Allo

La nuova teoria

I,a r i f l e ss iv i t à e considerata un fenomenostatico.l e relazioni possibili tra due livelli di si-g n i f i c a t o sono viste in forma dicotomicacome gcrarcliichc o riflessive. Riflessivi-tà e paradosso sono isomorfici - una con-fusione di tipi logici.

La t i n tu ra problematica delle relazioni ri-f less ive è una proprietà formale della ri-f less iv i tà stessa. Le relazioni riflessive so-no distorsioni di una realtà cliiarain.-ntestrut turata .

I s igni f ica t i sociali sono organizzati su duelivelli : il livello di contenuto e quello direlazione. Il s ignificato relazionale deveessere considerato di livello Jogico supe-riore.L'assenza di relazioni riflessive tra i li-vel l i di significato corrisponde a una si-tuazione sana.I problemi clic nascono dalla esistenza direlazioni r if lessive tra i livelli di signifi-cato sono aggravat i dalla incapacità delsoggetto di sottrarsi al rapporto e dal ri-f i u t o de l l 'Al t ro di nictacomunicare. (Si ri-conoscono due soli livelli di significato).

I^e regole di un sistema famil iare sonoridondanze comportamentali individuateda un osservatore/terapista.

La riflessività è considerata un pro-cesso che si svolge nel tempo.Tra i livelli di significato esistonogradi diversi di riflessività.La riflessività non produce necessa-riamente confusione. Si individua-no due tipi di circuiti riflessivi:quelli bizzarri e quelli armonici -i primi creano difficoltà.Il fatto che una relazione riflessivasia o meno fonte di problemi di-pende dalle informazioni contenutenei contesti di livello logico supe-riore. Un paradosso problematicoper un individuo o per una culturapuò essere per un aJtro un circuitoriflessivo chiaro e privo di ambi-guità. Ad esempio, « Questa asser-zione è falsa », è un circuito bizzar-ro per il pensiero occidentale, maè una verità limpida per la tradi-zione buddista. Quindi per analiz-zare un circuito riflessivo sono ne-cessari come minimo tre livelli di__

__ contesto..Non esiste un numero finito di li-velli di significato. Nelle preceden-ti ricerche è stato preso in esameun modello ideale ad almeno sei li-velli (vedi Fig. 4).L'assenza di un certo grado di ri-flessività è sintomo di una rigiditàpatologica.Accordo su questo punto.

Gli effetti dei circuiti riflessivi .biz-zarri (cioè problematici) sono tan-to più profondi quanto più nume-rosi sono i livelli di significato inessi coinvolti.Le regole sono organizzazioni co-gnitive di significati - nelle mentidei membri della famiglia. Tali re-gole sono di due tipi: (a) le regolecostitutive che organiz/ano i livellidi significato (vedi Fig. 3), e (b)i principi regolativi che guidanol'azione (vedi Fig. 5).

Paradossi, doppi legami e circuiti riflessivi 117

di interazione familiare. Consideratoil campo di applicazione ancora moltoristretto, questo articolo può sembra-re un saggio complicato su una ma-teria specialistica e perfino esoterica.Secondo noi, invece, la comprensio-ne del fenomeno della riflessività èdi importanza fondamentale per arri-vare a capire l'interazione umana 4. Inquesto articolo abbiamo inteso offrireun nuovo schema di riferimento con-cettuale per affrontare il problemadel comportamento sociale nei termi-ni proposti da Mead (39)._SecondoMead, il comportamento sociale de-ve essèrcTsfUdiàló "alla luce della re-lazione intrinsecamente riflessiva esi-stente trn I .izione*^oaaTestcssa e lequalità emergenti delle immncini dise, delle relazioni, dei modelli cultu-'fnli. lale rclazioncntlessiva, che sisviluppa nel tempo tra i risultati del-l'azione umana e la nostra concezionedi noi stessi e dell'ordine sociale, èparte essenziale della nostra condizio-ne di uomini. Forse la descrizione piùacuta di questo fenomeno resta quel-la fa t ta dal più grande musicista del-la vecchia New Orlcans, Sidcy 15e-chet, che così scrive nella sua auto-biografia « Trcnt it Gcntle » (8):« Dopo l'emancipazione... t u t t i quel-li che erano stati schiavi avevano bi-sogno della musica anche più di ades-so; era come se cercassero di sco-prire in questa musica che cosa do-vevano farne di questa libertà: suo-nare e ascoltare musica — aspettandoche cr.-..t esprimesse quello che dove-vano imparare, e quando lo avesseroimparato, non era l'uomo bianco che

4 l lnrr is e Slrauss (24) hanno esteso il con-cetto di ridcssiviià allo studio della violenzanella famiglia.

questa musica doveva raggiungere enemmeno la loro stessa pcnlc; cssndoveva arrivare d i r i t t a alla vi ta e aciò che l'uomo fa della sua v i t a quan-do finalmente è sua » (8, p. 50).

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Libri

Recensioni

ICHINO PELLIZZI F., L'affido familiare, F.Angeli, Milano, 1983.

L'affido è un argomento di notevole inte-resse per la ricerca sistemico-relazionale inquanto è particolarmente complesso e den-so quel crocicchio sistemico nel quale vie-ne a trovarsi il minore: con lui, in una de-tcrminata scansione cronologico-tcmporalc,vengono ad interagire la famiglia naturale,l'istituto, i servizi socio-assistenziali, il Tri-bunale, la famiglia affidatala, ecc. La ri-cerca di condizioni di equilibrio che per-mettano la crescita del minore in questacomplessa rete non è eccezione ma necessi-ti vitale. Soprattutto difficile e cruciale èil rapporto tra la famiglia affidataria equella naturale, essendo quest'ultima impli-citamente fortemente colpevolizzata dal fat-to stesso dell'affido (colpevolizzazione in-vece assente con l'istituzionalizzazione).Francesca Ichino, avvocato e giudice ono-rario presso il Tribunale dei Minorenni diMilano, è tra i fondatori del CAM (centroausiliario per i problemi minorili) un'asso-ciazione di volontari, tutti professionalmen-te qualificati, che dal 1969 collabo» conit tribunale svolgendo un'attività preziosanella lotta contro l'istituzionalizzazione dei

minori ed occupandosi, sempre più in que-sti u l t i m i anni , di quei minori clic non so-no adottabil i e per i quali e necessarioricorrere a l l ' a f f ido famil iare . I molli annidi lavoro su moltissimi casi hanno con-sentito di costruire un ricco bagaglio di co-noscenze ora confluite in questo libro.

Il lavoro si basa su di una ricerca che haanaliticamente preso in considerazione HIcasi di aff ido sine die e 49 a f f i d i tempora-nei seguiti dal CAM nel periodo 1973-1980.L'interrogativo di fondo alla base dellaricerca è quello sulla validità o meno del-l 'affido e ad esso il follow-up ha fornitouna risposta sostanzialmente positiva inquanto si registra un complessivo miglio-ramento della situazione nell'85% dei casi.Risultato positivo significa crescila e mi-glioramento del minore, ma solo in m i n i -ma percentuale rientro nella famiglia n a i t i -rale (il 12% degli a f f i d i sine die, e di que-sti solo 2/3 sono va lu t a l i posit ivamente).La realtà dei dati mostra cosi come siapiuttosto illusorio ritenere l ' a f f i do un sup-porto temporaneo per una famig l ia in d i f -ficoltà mentre si t r a i l a sopraltul lo di unavalida nllcrnaliva all ' ist i l l i lo attravciso unasorta di baliatico a tempo indeterminato

* A curi di Gaudio Angelo. Il secondo obiettivo della ricerca è quello