Marcella Marletta - Convegno "Dolore oncologico: una questione sociale"

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Convegno Dolore oncologico: una questione sociale L’umanizzazione delle cure Dott.ssa Marcella Marletta, Ministero della Salute

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ConvegnoDolore oncologico: una questione sociale

L’umanizzazione delle cure

Dott.ssa Marcella Marletta, Ministero della Salute

Premessa

L’oncologia costituisce una delle priorità del Ministero della Salute. Tale priorità appare evidente se si considera non solo l'incidenza (oltre 250.000 nuovi casi/anno) ma anche la prevalenza (nel 2011 sono previsti oltre 2 milioni di casi) dei tumori in Italia

Ne deriva quindi la necessità di una adeguata programmazione dello sviluppo tecnologico e della allocazione delle risorse disponibili. In tal senso il ministero ha sviluppato un piano triennale oncologico che cerca di affrontare tutti i problemi connessi all'oncologia, dalla prevenzione alla cure palliative.

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I numeri

nel 2006 in Italia oltre 168 mila decessi per cancro pari al 30 % di tutti i decessi

seconda causa di morte nel nostro Paese

la mortalità, negli ultimi anni sta regredendo

si prevede che nel 2011 si verifichino circa 122.000 decessi per tumore nella fascia d’età 0-84 anni, di cui il 59% costituito da uomini (circa 73.000)

tale cifra è il risultato della progressiva riduzione della mortalità per tumore effetto della migliore sopravvivenza dei malati

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Piano oncologico nazionale

Azioni Programmatiche Triennio 2011–2013

Definire standard di qualità telematiche di appropriatezza e di metodiche per la loro valutazione al fine di ridurre la mortalità per cancro a fronte di una riduzione degli sprechi

Ridurre il divario in mortalità per cancro fra le varie Regioni mediante un più razionale impiego delle risorse disponibili nella lotta contro il cancro

Ridurre la migrazione sanitaria fra le varie Regioni, favorendo una riduzione del divario tecnologico, organizzativo ed assistenziale. Incrementare la copertura da parte dei Registri Tumori del territorio nazionale dal 32% attuale al ≥ 50%

Facilitare la creazione di Reti telematiche dei Registri Tumori

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Piano oncologico nazionale

Azioni Programmatiche Triennio 2011–2013

Sviluppare reti oncologiche con modelli tipo Hub § Spoke, dedicate in particolare allo sviluppo ed applicazione di nuove metodologie diagnostiche e terapeutiche ad alto contenuto tecnologico.

Mettere al centro il paziente e l’umanizzazione delle proprie cure viste nell’ottica dell’assistenza sanitaria e considerando anche la riabilitazione

Per tali motivi ampio risvolto è stato dato sia alla prevenzione (universale, secondaria e terziaria) che alla continuità di cura in fase diagnostica e terapeutica così come all'assistenza domiciliare e alle cure palliative.

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• Tra queste si segnalano:

• fumo di tabacco • alimentazione salubre e attività fisica • alcol • agenti infettivi • ambienti di vita e di lavoro.

La strategia del Ministero della Salute

ridurre l’incidenza dei tumori attraverso interventi di prevenzione primaria, che siano efficaci contro determinanti che possono essere caratteristici della popolazione e/o di suoi sottogruppi e/o degli individui.

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L’obiettivo è quello di ridurre la mortalità mediante interventi di sanità pubblicadi popolazione o mediante un’attività di iniziativa dei professionisti negli ambiti dierogazione della medicina specialistica. Un intervento di sanità pubblica si caratterizzasostanzialmente per essere:

1. basato su valutazioni di efficacy (auspicabilmente: cost-efficacy) 2. organizzato per profili di assistenza e quindi non soltanto delegato alla

competenza/sensibilità/iniziativa tecnico-professionale 3. mirato all’equità e quindi basato sul coinvolgimento attivo della popolazione

destinataria 4. dotato di un esplicito sistema informativo e di valutazione.

La strategia del Ministero della Salute

Interventi di prevenzione secondaria (screening)

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concorrono a questo obiettivo

• la prevenzione delle complicanze e recidive di malattia

• il miglioramento della qualità di vita.

La strategia del Ministero della Salute

Interventi di Prevenzione terziaria. Obiettivo finale è quello di aumentare la sopravvivenza nei pazienti malati di cancro.

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Promuovere la prevenzione terziaria sta allora a significare

La strategia del Ministero della Salute

promuovere il disegno e la implementazione di percorsi che garantiscano la continuitàdella presa in carico – migliorando la integrazione all’interno dei servizi sanitari e tra questi e i servizi sociali.

in altre parole, garantire che tutti i pazienti con cancro possano usufruire delle miglioripratiche diagnostico-terapeutiche attraverso l’organizzazione sia di percorsi sul territorio di riferimento dei malati sia di un coinvolgimento attivo che garantisca l’equità delle prestazioni.

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1. partecipano all’attivazione e alla effettuazione dell’assistenza domiciliare integrata (ADI), nei vari livelli di complessità per la continuità della cura e gestiscono le fasi finali della vita, quando le terapie finalizzate alla guarigione o al contrasto della patologia sono divenute inefficaci

2. svolge un “counselling” appropriato e continuo,

3. è colui che formula la prima ipotesi di sospetta patologia neoplastica ed ha pertanto un ruolo strategico nella diagnosi precoce delle patologie

4. una volta definite le possibili opzioni terapeutiche, il medico di medicina generale accompagna il paziente durante tutto il percorso

5. è attento all’adesione del paziente al percorso diagnostico

Il percorso del malato oncologico. Gli attori chiave

• Il medico di medicina generale ed il pediatra

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1. in ambulatorio vengono effettuati gli screening, gli accertamenti diagnostici, le

procedure terapeutiche e riabilitative che non richiedono trattamento ospedaliero o domiciliare

2. un particolare ruolo riveste l’ambulatorio ospedaliero per la efficace continuità di cure integrate, la gestione delle complicanze, il gradimento del paziente e l’appropriatezza.

Il percorso del malato oncologico. I soggetti chiave

• L’assistenza ambulatoriale

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E’ necessario garantire una presa in carico globale del malato fin dall’inizio del percorso terapeutico, attraverso un approccio multidisciplinare e multidimensionale sostenuto da un’organizzazione dipartimentale, delle attività intra ospedaliere, che garantisca da un lato , il miglior trattamento antitumorale (in termini di qualità, di tempi, e di coordinamento degli interventi), e dall’altro un precoce riconoscimento di eventuali altri bisogni (fisici, funzionali, psicologici, spirituali, sociali e riabilitativi) del malato.

L’umanizzazione delle cure

Il percorso del malato oncologico. La parola chiave

• La continuità assistenziale sul territorio

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Si sottolinea che l’assicurare il mantenimento della migliore qualità di vita possibile costituisce una priorità sia medica sia sociale.

Gli obiettivi di tale approccio

assicurare alla persona malata e alla sua famiglia una migliore qualità di vitadurante tutte le fasi delle cure e dell’assistenza valorizzando gli interventi domiciliari eterritoriali alla pari di quelli ospedalieri.

permette un inserimento precoce delle cure palliative e la riabilitazione per la prevenzione ed il controllo dei sintomi legati alla malattia e/o alle terapie (dolore, supporto nutrizionale, supporto psicologico, spirituale e sociale).

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Gli strumenti

1. informare sull’organizzazione e l’accesso ai servizi2. accogliere il bisogno espresso dall’utente ed attivare professionisti ed operatori

preposti alla problematica rilevata3. consentire il monitoraggio delle criticità riscontrate dagli utenti e dagli operatori, al fine

di attivare processi di miglioramento dei servizi.

In particolare, l’organizzazione dell’attività di oncologia deve prevedere:

momenti strutturati di condivisione e di confronto che sono indispensabili perrealizzare un progetto assistenziale condiviso

quali centri di ascolto telefonici e sportelli oncologici destinati a:

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1. è la prima esperienza nazionale che affronta il disagio psicologico dei malati

2. realizzato in collaborazione della Regione Lombardia e dell’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica)

3. ha coinvolto 188 oncologi e 388 infermieri

4. ad ogni paziente oncologico è stato assegnato un infermiere di riferimento con il compito di assisterlo nelle varie fasi della terapia fornendogli informazioni dettagliate. E in ogni reparto è garantita la presenza di uno psicologo a cui sono indirizzati i malati di cancro colpiti da un disagio psichico grave (uno su tre infatti soffre di ansia e depressione), individuato con uno screening specifico.

Le iniziative del Ministero della Salute

Il progetto HUCARE (HUmanization of CAncer caRE)

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Gli obiettivi del progetto HUCARE

modificare il modo di lavorare nelle strutture oncologiche, agendo sui sistemi organizzativi e diffondendo la cultura dell’umanizzazione, cioè un approccio sistematico ai problemi attraverso 4 parametri:

miglioramento delle capacità comunicative in almeno il 75% dei medici e infermieri

assegnazione dell’infermiere di riferimento al 75% dei malati (con menzione in cartella clinica)

istituzione in ogni reparto di un Punto di Informazione e Supporto (PIS)

presenza dello psicologo con rilevazione del distress psicologico e dei bisogni sociali nel 75% dei pazienti.

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Gli obiettivi del progetto HUCARE

un altro punto fondamentale è la lista delle ‘domande chiave’ che il malato può rivolgere all’oncologo

trattasi di un elenco predefinito di 70 quesiti utili per facilitare il colloquio con il medico all’inizio del percorso diagnostico-terapeutico: in questo modo il paziente può comprendere meglio aspetti della malattia talvolta poco chiari.

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Gli obiettivi del progetto HUCARE

il Punto di Informazione e Supporto (PIS)

servizio atto a ridurre il disagio psicologico e migliorare la soddisfazione. Gestito da personale infermieristico appositamente formato, dotato di una biblioteca per pazienti con materiale informativo specifico in diversi formati (cartaceo, video, ecc.), con accesso a Internet e a banche dati

per quanto riguarda il supporto psicosociale non solo è stata introdotta o implementata la figura dello psicologo nei reparti (prima solo il 50% l’aveva), ma è stato previsto in maniera sistematica lo screening del disagio psicologico attraverso una scala comune validata a livello nazionale, per misurare il grado di ansia e depressione.

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A testimonianza dell’importanza e del successo di HUCARE, dai 29 iniziali altri 20

centri hanno chiesto di partecipare.

Al termine della prima fase della sperimentazione, nel corso di quest’anno, è prevista

l’estensione dell’iniziativa anche ad altre strutture.

Conclusioni

Dott.ssa Marcella Marletta, Ministero della Salute

Grazie per l’attenzione

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