Luoghi comuni - Gennaio 2015

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LUOGHI COMUNI NUMERO 8 - GENNAIO 2015 - OFFICINA SMeC - DISTRIBUZIONE GRATUITA IL MAGAZINE CHE RACCONTA LA PERUGIA VISTA DAL BASSO IL FUTURO É GIÀ QUI LE TANTE STORIE DI ORDINARIA SOCIALITÀ, IN STRADE, PIAZZE, CASE E LOCALI DI UNA CITTÀ PIENA DI RISORSE Copertina di xxxxxx - Anno II - Gennaio 2015 - n° 8 - Reg. Tribunale di Perugia n° 844/2014

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Il Futuro è già qui. Le tante storie di ordinaria socialità, nel magazine che racconta la Perugia vista dal basso.

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LUOGHI COMUNINUMERO 8 - GENNAIO 2015 - OFFICINA SMeC - DISTRIBUZIONE GRATUITA

IL MAGAZINE CHE RACCONTA L A PERUGIA VISTA DAL BASSO

IL FUTURO É GIÀ QUILE TANTE STORIE DI ORDINARIA SOCIALITÀ, IN STRADE, PIAZZE, CASE E LOCALI DI UNA CITTÀ PIENA DI RISORSE

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2 - sommario

Perso Film Festival pp. 4 - 5

postmodernissimo pp. 18 - 19

perugia social photofest pp. 24 - 25

LUOGHI COMUNI Anno 2 - Gennaio 2015 - n° 8Reg. Tribunale di Perugia n° 844/2014

Il nostro progetto nasce per racconta-re, promuovere e supportare l’impegno positivo di cittadini, organizzazioni, as-sociazioni e comitati, nel vivere gli spa-zi della Città. Ci sarà ampio spazio per chiunque abbia voglia di condividere le proprie esperienze sui luoghi che vive e in cui vive. Lo scopo del free press è of-frire una sintesi e uno spazio comunica-tivo alla Perugia Autogestita e Positiva.

Contattaci o scrivici una email se vuoi esse-re presente nel nostro Free Press o se vuoi condividere con noi qualche esperienza.

SMeC è la nostra Agenzia di Comunica-zione Sociale, che sostiene la valorizza-zione delle azioni positive che vengono create in Città. L’obiettivo è quello di dare un supporto di comunicazione, con le proprie professionalità al lavoro dei singoli e dei gruppi organizzati, per sostenere il valore delle relazioni.

IndIrIzzo redazIone:Urban Center, Scale di Sant'Ercolano 5, PerugiaorarI: Martedì 18.00 - 20.00 Venerdì 14.30 - 18.00

[email protected] 075 5145126 | 075 514511 www.luoghicomunimagazine.it luoghi comuni

edItore: Borgorete Soc. Coop. SocdIrettore responsabIle: Giovanni Dozzini

redazIone: G. Dozzini, D. Montiel, I. Finocchiaro, L. Rosi, A. Cefaloprogetto grafIco e ImpagInazIone: D. Montiel, A. Cefalo

ComunIcazIone eventI: SMeC - Social Multimedia e-Communication

foto dI copertIna: Hesoe Hesao - graffItI porteño 2010 (www.flickr.com/photos/hesoe)

la locomotiva riavvia i motori - 8

LA grande famiglia - 10

il sesso forte - 16

www.officinasmec.it

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Quello appena iniziato non sarà un anno qualsiasi. Perugia, rispetto a do-dici mesi fa, è una città molto diversa. Lo storico cambio di amministra-zione sta lentamente cominciando a influire sulle dinamiche sociali e cul-turali, mentre il grande sogno di diventare Capitale europea della Cultura 2019 è naufragato con tutto il suo carico di aspettative.

Per quanto ci riguarda, poi, la differenza è sostanziale: nel gennaio del 2014 «Luoghi Comuni» non aveva ancora visto la luce. Saremmo arrivati presto col numero pilota sul Carnevale e poi con le pubblicazioni ordina-rie, prendendo lentamente coscienza di un fatto inappuntabile: inventa-re e realizzare questa rivista era stata un’idea azzeccata. Le cose belle da raccontare, nel tessuto urbano e rurale perugino, erano e continuano a essere tantissime. Le associazioni, i gruppi informali di cittadini, le donne e gli uomini che ci contattano per trovare spazio sulle nostre pagine sono sempre di più. Se quando abbiamo cominciato eravamo sicuri che Peru-gia fosse una città in salute e piena di risorse, adesso siamo molto più che sicuri. Anche Smec, la nostra sorella maggiore, ci ha messo del suo. I suoi Strani Eventi organizzati nell’estate scorsa e i suoi portieri di quartiere hanno dato nuova linfa a luoghi e micro-comunità ricchi, pieni di energie e idee, che avevano solo bisogno di stimoli e sostegno. «Luoghi Comuni» è stato testimone di un percorso già avviato da anni, e allo stesso tempo ha provato a scovare realtà sommerse a volte piccole ma sempre molto significative.

Nel 2015, l’abbiamo già detto, noi dovremo diventare grandi. Imparare a camminare con le nostre gambe. Stiamo lavorando per garantirci un futuro solido, e siamo certi di poter proseguire sulla nostra strada ancora a lungo. Ciò che ci interessa di più, in ogni caso, è mantenere lo stesso grado di attenzione per le tante cose che accadono intorno a noi. Nelle strade, nelle piazze, negli scantinati, nelle case e nei locali di Perugia. An-che in questo numero potrete trovare molte belle storie. Spazi e giornali che rinascono, cinema che mettono in rete numerose associazioni, nuovi modelli educativi per l’infanzia, artisti, scorci narrativi. L'auspicio, come sempre, è che sfogliando «Luoghi Comuni» possiate riflettere e divertirvi. A tutti voi la redazione augura un felicissimo anno nuovo.

Giovanni Dozzini

Le micro-comunitàsu cui contiamo

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4 - il futuro è già qui

memoriarastafariLa nipote di Bob Marley e il progetto Testo di Giulio LucchesiIllustrazione di Michael Thompson

ATTILIO BRANCACCIO PHOTOGRAPHYwww.attiliobrancaccio.com | [email protected]

REALTÀALTERATAE IPERREALTÀLe mutevoli visioni dell’obiettivo di Attilio Brancaccio

Testo di Ivana FinocchiaroFoto di Francesco Capponi

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Lo studio Oko ha aperto i battenti in via Cartolari da meno di un anno. È uno spazio ampio, costellato da proiettori, sezionato da superfici in bianco e nero. Attilio Brancaccio, il suo fondatore, si è avvicinato alla fotografia quasi per caso: «Fino a dieci anni fa, se mi avessero detto che avrei lavorato in quest’am-bito avrei risposto “Non credo proprio”».

In quel periodo suonava in un gruppo reggae e la-vorava per delle agenzie pubblicitarie: «Ho preso in mano la macchina fotografica perché volevo creare delle immagini mie, originali. Ho cominciato scat-tando fotografie durante i concerti e ho visto che non solo piacevano sia a me che agli altri, ma che mi piaceva farle. In quel momento ho deciso di an-dare a fondo con la fotografia». La sua sperimen-tazione in quest’ambito si è svolta inizialmente su ogni fronte: «Al principio fotografavo di tutto, per apprendere le tecniche e per capire quale soggetto preferissi. Dal 2003 al 2009 ho viaggiato parecchio, affrontando il lato “reportagistico” della fotografia tra New York, Hong Kong, Berlino, Londra. Poi ho deciso di andare a vivere ad Amsterdam perché ho capito che era un’occasione per concentrarmi su me stesso, sulle mie passioni, ma anche sulle tecni-che relative allo studio di posa».

Nel 2007, infatti, Attilio ha attraversato l’Europa in tre mesi, sostando per un po’ anche nella città olandese: «Era quello che sognavo, così in un mese ho salutato tutti e sono andato a vivere lì, in una casa per artisti nel quartiere nord di Amsterdam. Lì ho avuto modo di attivarmi in tantissimi ambiti, dai festival alle pro-duzioni cinematografiche, dalla fotografia di moda ai ritratti». Paradossalmente, fermarsi ha significato approcciare l’universo delle foto di posa. Le sue sono immagini molto contrastate, che fissano la diversa grana dell’epidermide, percorrendo le superfici dei volti e condensando il racconto in uno sguardo. Sia-no i soggetti fotomodelle, barboni, artisti, trans-gen-der, gli occhi fissano l’obiettivo e delineano una sen-sazione di trasgressione o innocenza.

«Della fotografia mi piaceva il fatto di riuscire a esprimere delle idee, a fermare ciò che vedevo, na-turalmente dal mio punto di vista. Non sono dei la-vori concettuali, è un discorso di getto su un aspet-to che mi affascina. Per fotografare le persone, sia

memoriarastafariLa nipote di Bob Marley e il progetto Testo di Giulio LucchesiIllustrazione di Michael Thompson

per strada che in studio, per me è importante creare un rapporto, aldilà di quello esistente tra fotogra-fo e soggetto-modello. Mi piace cercare di cogliere nella fotografia quegli aspetti delle persone che a prima vista non vedi, quelli dietro il “primo livello”».

Alcune delle immagini di Attilio si basano sull’al-terazione dell’immagine fotografica, ottenuta sia in digitale che nella camera oscura: «Ho cercato di trovare un qualcosa che potesse rappresentarmi e ho tratto spunto dall’opera di Man Ray, utilizzando il principio del fotogramma – ovvero l’esposizione degli oggetti, posti a contatto con la carta fotosen-sibile – per creare qualcosa che non avevo ancora visto. Dopo diverso tempo, sono arrivato all’idea giusta e ho creato la serie Cosmos, dei fotogram-mi realizzati con le bolle di sapone. Poi c’è stato un nuovo punto di rottura, ho dovuto ripensare a come utilizzare la camera oscura in modo innova-tivo e ho creato una serie di ritratti, Brushes: in fase di stampa, invece di immergere il foglio nell’acido dello sviluppo, ho preso a spennellarlo direttamen-te sulla carta».

In Cosmos, microparticelle di sapone si tramutano in asteroidi lattiginosi, suggerendo un’atmosfera silen-ziosa; nella seconda serie, invece, l’effetto inatteso è determinato dall’impressione che le figure emerga-no dalla carta, fantasmatiche, attraverso le traietto-rie dinamiche e rivelatrici del pennello. Attilio è tor-nato a vivere a Perugia a fine gennaio 2014: «Volevo provare a promuovere delle iniziative nel mio Pae-se mettendo a disposizione la mia professionalità, come avevo fatto all’estero. Avevo saputo, tra l’altro, che era nata l’associazione Fiorivano le viole, di cui facevano parte persone che conoscevo o stimavo da un punto di vista artistico. Sicuramente ho fatto una scelta giusta, è stato un arricchimento». Negli ultimi numeri di «Luoghi Comuni» le fotografie di Attilio hanno ritratto alcuni artisti dell’associazio-ne: «Dopo aver conosciuto meglio i protagonisti di questa realtà m’è venuto spontaneo volerli fotogra-fare anche perché – aggiunge, ridendo – sono dei gran personaggi, oltre che delle grandi persone. La foto nasce dalla visione che io ho di loro, ma cerco anche di catturare la passione che loro mettono in quello che fanno».

REALTÀALTERATAE IPERREALTÀ

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6 - il futuro è già qui

Quando varchi la soglia dello Zenith, sei perfet-tamente consapevole che non stai entrando in un cinema come tutti gli altri. La magia inizia dal nome, che solo alla pronuncia lascia in bocca un gusto esotico e orientaleggiante, sufficiente a far nascere una curiosità che porta a un’apertura verso nuovi orizzonti mi(s)tici e sconosciuti. Un micro-mondo che ha un universo al suo interno, con infinite storie da raccontare.

Ciò che il cinema Zenith offre è dunque qualcosa che trascende la settima arte stessa, poiché dà al suo spettatore la possibilità di intrufolarsi in una dimensione lontana da quella di provenienza, non lasciandolo solo sbirciare, ma permettendo-gli di entrare nel vivo di questa nuova realtà.

Di conseguenza, non creerà stupore la nuova ras-segna chiamata SguardOltre, proposta dai giova-ni cinefili dello Zenith. Un’iniziativa che mira ad aprire lo spazio del cinema alle associazioni del territorio perugino, chiedendo a ognuna collabo-razione per la messa in opera del progetto, che vuole dare la parola al “diverso”, presentandolo in tutte le sue forme.

SguardOltre sottintende una duplice azione dell’osservare: gettare una prima rapida occhiata al di là per poi soffermarsi a guardare e lasciarsi catturare dai tanti altri mondi presentati da ogni associazione. Quello che è richiesto allo spetta-tore è mettersi in gioco in prima persona, essere disposto a riconsiderare le proprie certezze e a

il dibattito sìCon SguardOltre lo Zenith unisce le forze di quindici associazioni. Molto più di un cineforum

Testo e foto di Sara Cecconi

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confrontarsi con altri punti di vista. Ci appelliamo dunque alla nostra comunità, ai giovani in parti-colare, chiedendo più che mai un ruolo attivo in questo progetto, perché è dal confronto e dallo scontro che nasce il dialogo. Questa rassegna acquista un valore aggiunto in quanto diventa un modo per arricchire la propria persona e per assumere, a ogni nuovo incontro, una consape-volezza diversa del proprio essere e dell’altro.

Dalla volontà di diventare centro di aggregazione sociale per le nuove generazioni e promotore di stimolanti attività culturali, usando come trami-te principale il cinema, lo Zenith decide di aprirsi alle realtà associative giovanili, lasciando loro un importante spazio nella sua programmazione e dando loro la possibilità di usufruire della sala. Ogni venerdì, fino a maggio, ci sarà la proiezione di un film, riguardante tematiche care all’asso-ciazione che gestirà la serata e che approfondirà l’argomento in un dibattito che si terrà, a segui-re, nella Carbonaia. Là, vi ritroverete davanti a un portone di legno che per l’occasione sarà aperto a tutti gli interessati che vorranno degustare un aperitivo preparato dal ristorante Nadir e (pro)se-guire l’incontro/dibattito.

Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio dell’Adisu e quello del Forum Regionale Giovani dell’Um-bria, vede protagoniste: Amnesty International, Bagliori d’Autore, Emergency, Fai giovani, Green-peace, I Bracceschi, Libera Università, Omphalos Arcigay Arcilesbica, Rete degli Studenti, Retro-Film, Scout Agesci, Udu, Zone Cultural Crossing, Sementera, Sism, Spazio Bianco.

Come è stato dimostrato dalle proiezioni di di-cembre, dedicate al tema comune della battaglia all’Hiv in onore della giornata mondiale contro l’Aids indetta ogni anno il primo dicembre, co-ge-stite da Omphalos, Sism e Spazio Bianco, l’inizia-tiva è esplosiva, e riserverà ancora tante sorprese.

Invito, dunque, tutti gli interessati a seguire il pro-getto SguardOltre, scoprendo la nuova program-mazione del mese di gennaio, dalla pagina dedi-cata su Facebook e dal profilo Twitter.

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8 - il futuro è già qui

LA LOCOMOTIVARIAVVIA I MOTORIUn’introduzione alla rinata testata studentesca

Testo di Redazione della LocomotivaFoto di Mario Domina

Al di là delle implicazioni strettamente connesse al nome, che ci rimanda direttamente al celebre testo di Guccini, c'è qualche ex studente perugino che nel corso della sua carriera avrà sentito parlare di qualche nostro antenato.

La prima Locomotiva infatti partì anni fa; dalle informazioni ricavate da anziani studenti sappiamo che accese i motori la prima volta nel 1994, anno di nascita della Sinistra Uni-versitaria, per restare in attività, negli anni intermittente, fino al 2010 e poi perdersi chis-sà dove. Ciò che ci ha colpiti non è tanto il fatto che prima esistesse uno spazio editoria-le tutto teso a monitorare le sgangherate e cangianti condizioni studentesche, quanto il valore che questo potesse avere nel panorama dello scambio di idee. Abbiamo sentito dire da chi se n'è occupato prima di noi che, nel lontano (lontanissimo) mondo in cui non si campava di pane, connessione 3G, e didascalie sotto le foto di Instagram, la car-ta (sì, proprio carta) di un giornale universitario era veicolo principe di idee, opinioni, denunce senza bavagli, o locandine di feste. Di anni ne sono passati ben venti, i tempi corrono e la tecnologia pure, e la cultura e i nostri modi di dar senso alle giornate sono oggi scanditi da e intrisi di questa nuova regina metodologica (la tecnologia, appunto). Ci chiediamo perciò se ancora sia possibile comunicare davvero, soprattutto che cosa sia possibile dirsi e ancora in quale modo, tra coloro che senza remore sono considerati membri della classe non-produttrice più famosa di tutte: quella degli studenti.

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LA LOCOMOTIVARIAVVIA I MOTORI

Questa sorta di dialogo costante nella società studentesca che proviamo a descrivere non vorrebbe essere retorico, ma vorrebbe avere ruolo per davvero sfruttando le forme nuove di dialogo familiari ai nativi digitali. È a tale proposito che nasce questa piattaforma, sulle basi di ciò che è stata e con l’orizzonte più che ampio relativamente a ciò che può diventare: oltre a politica e attualità, ci immaginiamo di poter accogliere riflessioni su qualsivoglia ar-gomento, di creare uno spazio «catalizzatore di variegati spunti, da chiunque provengano e qualunque cosa riguardino, dall'attualità poli-tica con il fiume d’opinioni che si porta dietro al vhs che avete trovato tra le pieghe del divano» (autocitandoci), il tutto con le massime, totali e indiscusse libertà d'opinione e indipendenza. Basta solo scrivere e inviare.

Questo progetto online nasce anche per dare visibilità agli eventi che hanno luogo a Perugia. Un ragazzo fuori sede come ce ne sono molti, pur riuscendo ad ambientarsi bene qui, può avere moltissime difficoltà a informarsi riguar-do gli eventi organizzati ogni mese in città, sia per quelli tradizionali (tradizioni non sue ov-viamente) quanto per quelli ordinari. Difatti,

Perugia non è solo la città di Eurochocolate, di UmbriaJazz e del Festival del Giornalismo, anche se sono probabilmente i tre momenti dell'anno in cui attira più persone, provenienti tanto dal nostro Paese quanto dall'estero. Ma, adattandosi alle proprie dimensioni e possibili-tà, anche tante altre associazioni, con il loro la-voro offrono intrattenimento e attività durante l'anno, ed è proprio pensando a queste e infor-mandoci sulle loro iniziative che nel nostro sito curiamo un calendario interamente dedicato a questi eventi a Perugia.

Vorremo una Locomotiva che sia non solo voce di tutti gli studenti dell'ateneo, ma anche la loro guida alla città, giorno per giorno, per il caffè letterario del pomeriggio o la festa fino al mattino, perché non c'è università buona sen-za città all'altezza, e viceversa.

Scriveteci a [email protected] e veniteci a trovare su www.lalocomotivaonline.com, e a ogni riunione, di cui sarete informati sempre sul nostro sito.

«...e che ci giunga un giorno ancora la notizia di una Locomotiva come una cosa viva!».

La nuova redazione, pronta al rilancio del giornale degli studenti. Foto di La Locomotiva

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10 - il futuro è già qui

La Grande Famiglia è un’associazione senza fine di lucro impegnata nella promozione di iniziative nell'ambito della solidarietà sociale, rivolgendosi nello specifico a famiglie, coppie, genitori e bambi-ni. Puoi trovarla col nome di “Pgmamme” sul Libro delle Facce (Fb), dove si presenta come un social network pensato per le mamme di Perugia e din-torni che si vogliono conoscere e confrontare.Dell’associazione ci hanno raccontato le educa-trici delle scuole d’infanzia che ci collaborano e che la ospitano all’interno della scuola d’infanzia Kilipupu. Nelle righe che seguono, così come nei materiali che ci sono pervenuti, si confondono i percorsi di genitori ed educatori in un continuo di collaborazioni e propositività.Nell'incontro con gli operatori degli asili nido ab-biamo scoperto un micro-mondo in continuo col-legamento con la realtà esterna. A vederli da fuori così belli luminosi, chiusi e colorati, ci fanno pensa-re a una bolla di spensieratezza e fantasia. A vederli da dentro ci si accorge che, come ormai risaputo, le loro squadre sono agenzie formative che accom-

pagnano i nostri bambini nel momento più inten-samente evolutivo del proprio sviluppo psicofisico. A vederli da vicino si scopre quanto siano utili nel sostenere i genitori che, a loro volta, sono sempre soggetti in faticosa formazione. A vederli da sopra si notano movimenti di energie e saperi in entrata e uscita. A vederli da lontano si nota quanto il lavoro di educatori e famiglie si depositi nei territori circo-stanti, sedimentando saperi e capacità di benesse-re e relazioni positive.

Ma cos'è, esattamente, la Grande Famiglia? Si tratta di una realtà associativa che coinvolge genitori dei nidi d’infanzia Anatroccolo, Magnolia e Kilipupu operativi rispettivamente a Balanzano, Collestrada e presso la fabbrica della Perugina.«Obiettivo principale è garantire tutela e sostegno alle famiglie di Perugia, offrendo supporto alla cura, all’educazione e alla relazione, crescendo così con consapevolezza e in armonia».Tanto entusiasmo, tante persone, poco tempo. Così è finita che ci siamo scritti confrontandoci via

la grande famigliaIl percorso comune di bambini, educatori, genitori e cittadini

Testo di Max Calesini

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mail. Tre genitori, tre operatori e la coordinatrice del-la cooperativa BorgoRete hanno raccontato le pro-prie preziose esperienze con competenza, passione e poca capacità di sintesi. Arriviamo così a scrivere questo breve articolo con l'enorme responsabilità di ridurre la ricchezza del lavoro e delle esperienze, a sintesi un po' emozionale di quanto raccolto.Innanzitutto ci sorprende l'obiettivo che queste real-tà si pongono per guidare il proprio lavoro nei pros-simi anni: «Radicamento nel territorio e luoghi di interesse per i cittadini. Il tutto generando risposte e garantendo ascolto». Ci piace e ci affascina perché sogniamo possa essere un obiettivo alla portata di ogni realtà del territorio, una modalità di partecipare la società con spirito positivo e propositivo. Ci raccontano di tante iniziative pensate per essere di utilità e stimolo a operatori e genitori, iniziative che hanno riscosso inaspettato interesse anche nel vici-nato. Gli incontri proposti seguono due filoni: “Il cibo: nutrimento, relazione ed educazione” e “I comporta-menti aggressivi hanno valore comunicativo?”. Poi, tra le tante, una frase che ci fa comprendere il nesso tra il loro lavoro e quello di questa redazione: «L’edu-catore svolge ruolo di mediatore nell’interazione tra il bambino e i suoi compagni, suggerendogli quelle

strategie più funzionali di contatto e di gioco». E an-cora: «L’aggressività che il bambino esprime in alcuni momenti e situazioni non coincide con una sua ca-ratteristica “strutturale” e irreversibile, ma è un (non l’unico) comportamento che può essere modificato e sostituito con modalità più accettabili, attraverso la pazienza, l’esercizio e l’aiuto fiducioso dell’educato-re». E ancora: «Occorre imparare a prendere le misu-re, a trovare delle forme adattative nei rapporti con l’altro, comprendendo che l’altro ha dei diritti, ha dei confini che vanno rispettati e che non sempre quello che viene spontaneo fare è quello che va meglio».Siamo sicuri che ci stiano raccontando un mi-cro-mondo a sè stante? I bambini, come gli adulti, imparano principalmente attraverso il confronto, specchiandosi nei comportamenti e nelle reazioni altrui. È per noi evidente che il lavoro che queste fa-miglie e questi educatori svolgono all'interno delle scuole d'infanzia è un lavoro fatto con tutta la società. Quelle cancellate e quelle vetrate che ci erano inizial-mente parse un muro verso l'esterno ci si presentano ora come specchi in cui osservarci per sognare una società più attenta e partecipata.

Max Calesini

FESTA DI INAUGURAZIONEAsilo Nido KilipupuSabato 10 gennaio dalle 16.00Merenda per tutti, letture, giochi e attività per i più piccoli.

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medicina narrativaOperatori sociali in corsia, tra dialogo e speranza

Testo a cura di Educatori in OspedaleFoto di Agostino Cefalo

Siamo soliti raccontarvi storie in cui le persone si organizzano per uscire dalle proprie mura, per occuparsi del bene comune. È possibile che per occuparsi della propria comunità sia necessario abbandonare le strade e i luoghi di socialità per rintanarsi tra le stanze di un re-parto d’ospedale. È quello che dal 2012 fanno gli operatori sociali che hanno avviato questa esperienza.

Si tratta di professionisti che hanno capito che il proprio intervento sarebbe stato utile in un settore in cui non era richiesto. Bel coraggio. Nessuno li aveva chiamati, nessuno intendeva pagare per quel servizio, ma loro hanno investi-to energie e lavoro e hanno chiesto alla propria cooperativa di fare altrettanto per trasformare il pensiero in azione.

Ma chi sono, e cosa fanno gli Educatori in ospe-dale? Perché si rivolgono indifferentemente ad adulti, giovani e bambini? Reparto di Ematolo-gia e Trapianto di Midollo Osseo, stanza “con bassa carica microbica”: l’educatrice e la signo-ra ricoverata riflettono sulla spinta al cambia-mento e all’attivazione di inaspettate risorse personali generatasi attraverso il loro rapporto. Durante il lungo ed estenuante percorso di cura si è attivato qualcosa, una reazione alla soffe-

renza e alla solitudine, uno stimolo a resistere e combattere. «Sì, ma l’input me l’hai dato tu!», dice la paziente. Quell’input è ciò su cui lavora-no gli educatori.

Clinica Pediatrica. I medici segnalano che c'è una bambina di dieci anni “molto giù”. Gli educatori la incontrano. Si sente separata dal-la realtà e dalla sua vita, le mancano la scuo-la, la casa, le amiche, i giochi. Si osservano, si studiano, e col disegno urlano e si ritrovano. Il nero dell’arrabbiatura vola verso la finestra, trasformandosi in un arcobaleno sorridente e multicolore.

Gli Educatori in ospedale affiancano la persona nel proprio cammino per condurre fuori da sé l’esperienza di malattia, riconoscendola e nar-randola, e per riattivare energie e risorse per ri-conquistare una condizione di benessere.

Si chiama medicina narrativa e sta riscuotendo sempre maggiore interesse sia nel quotidiano che in ambito scientifico. Gli educatori e la loro cooperativa stanno cercando imprese del terri-torio che condividano la responsabilità sociale di questo prezioso intervento.

goo.gl/kG4mlyProgetto Educatori in [email protected]

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14 - il futuro è già qui

Abbiamo incontrato l’associazione Fontivegge In-sieme sotto Natale sopra la piattaforma dell’Ottagono. Per chi non c’è mai stato non è facile immaginare il luogo. L’Ottagono nasce come centro commercia-le incastonato tra i palazzoni del “super condomi-nio” a pochi metri dalla stazione. È stato costruito al centro di una delle zone più popolose della città. Ha innumerevoli vie d’accesso, diversi livelli di par-cheggi e giardini pensili, ed è sovrastato da un’im-mensa cupola di vetro che protegge le piazze e i loro avventori dalla pioggia e dalle intemperie. Si sviluppa su tre piani con un immenso balcone cen-trale e ampi spazi commerciali tutt’intorno. Un gro-viglio di possibili percorsi pedonali che avrebbero dovuto rendere l’Ottagono il centro economico e sociale del quartiere. Invece non c’è più un negozio aperto.

L’area commercialmente non è mai sbocciata e oggi l’unico presidio stabile è il Centro Servizi Gio-vani con le sue attività, i suoi ragazzi e i suoi educa-tori. Il resto del quartiere ha le stesse potenzialità e vive le stesse disgrazie frutto anche di politiche abitative poco lungimiranti. Debora e Attilio sono

il presidente e il vicepresidente dell’associazione nata ad agosto di quest’anno proprio per rivitaliz-zare quello che loro definiscono “il quartiere più bello di Perugia”. Volutamente non ci parlano del degrado e della visibile attività di spaccio ma de-scrivono un quartiere che dalla fine degli anni ’80 ha visto modificare le caratteristiche delle abitazio-ni e dei residenti passando da ampi appartamenti per famiglie a piccoli monolocali per single.

Ci spiegano che questo ha creato una frattura gene-razionale e un impoverimento del tessuto sociale, delle relazioni e del senso di appartenenza. Come sempre accade nei tessuti urbani impoveriti le con-seguenze si vedono nel progressivo abbandono dei luoghi pubblici, delle piazze e dei giardini. È un meccanismo che si autoalimenta e che ha bisogno di investimenti e iniezioni di vitalità per invertirne il segno. Oggi la situazione di Fontivegge non è peggiore di quella di altri quartieri ma si nota, pesa e preoccupa maggiormente perché sembra non avere argini. Le persone non si conoscono, non fre-quentano il quartiere, e così aumenta la paura e il senso di impotenza.

un mercato a otto facceLa cena di Natale sulla piattaforma dell’Ottagono. Il quartiere di Fontivegge riparte da qui

Testo di Max CalesiniFoto di Daniele Scialò

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L'associazione Fontivegge Insieme nasce per inter-venire su questo fenomeno. Per riconquistare iden-tità e appartenenza. Ci raccontano che nel quartiere già esistevano altre associazioni con cui sarà neces-sario imparare a confrontarsi e collaborare. Per ora, sull'onda dell'entusiasmo e di una certa capacità mediatica l'associazione cresce e collabora con chi risponde alle sue iniziative. Da giugno a oggi sono state numerose le assemblee e le iniziative proposte. Dalla pulizia delle aree verdi alla partita di pallone, dalla cena al mercatino natalizio, tutto ha l'obbietti-vo di ridisegnare l'immagine del quartiere.

Come si sa le risorse sono scarse per definizione e così è necessario fare scelte e darsi obiettivi raggiun-gibili. Il primo obiettivo raggiunto è stato quello di investire della questione le istituzioni e accreditarsi come interlocutore dell'amministrazione. Il sindaco Andrea Romizi ha messo il quartiere al vertice delle proprie priorità, coinvolgendo in questo impegno tutta la giunta. Alle iniziative dell'associazione la pre-senza di assessori e consiglieri comunali è sempre stata importante, una delibera di giunta ha definito le strategie di intervento e il sindaco si è impegnato a incontrare i cittadini del quartiere tutti i mesi per valutare e calibrare il percorso. Alla cena natalizia organizzata proprio sulla piattaforma dell'Ottagono il sindaco ha esposto il piano di intervento parlando di sgravi fiscali per le attività commerciali che investi-ranno nel quartiere, di maggiori controlli e telecame-

re, ma ha precisato in modo inequivocabile che nulla ha effetto senza il protagonismo dei cittadini. Non ci sono polizia o telecamere che funzionino se non c’è una città che si riappropria dei suoi spazi. È quello che l'associazione, in collaborazione col Centro Ser-vizi Giovani, ha voluto fare con la cena natalizia e con il mercatino, primi importanti passi di occupazione degli spazi vuoti. Un mix di cenone in stile sagra, bal-li etnici, laboratorio di riciclo e macarena. Un clima particolare frutto delle spregiudicate collaborazioni tra associazioni.

Una mia docente diceva sempre che «la partecipazio-ne vien mangiando». Significa che la cena è un buon inizio e che si parte sempre da piccoli numeri e slanci di piccoli gruppi, poi vale la teoria della somma. Alla tavola rotonda erano presenti anche Carlo Biccini (Forum Terzo Settore) e Ladis Kumar (ACLI-Pg), con cui ci si è confrontati sull'esigenza di un percorso tra amministrazione e cittadinanza attiva per la realizza-zione di una carta che regoli e favorisca la partecipa-zione dei cittadini. Sul finire si sono messi in agenda nuovi e importanti appuntamenti per Piazza del Ba-cio, altra zona calda del quartiere. Le Acli ripropongo-no il mercatino del baratto, iniziative con le associa-zioni dei cittadini stranieri e il Forum delle Famiglie, l'associazione annuncia la fiera del fitness e la presa in carico di aree verdi. Ci alziamo consapevoli che è solo l'inizio. Buon lavoro.

Cittadini del quartiere danno i loro suggerimenti per un quertiere migliore, durante la redazione.

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16 - il futuro è già qui

il sesso forteSono entusiaste. E determinate. Alla scoperta della Rete delle donne AntiViolenza

Testo di Mattia GiambattistaFoto della Rete delle donne AntiViolenza

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La cosa che mi colpisce più di tutte è l’en-tusiasmo che inebria i volti delle mie in-terlocutrici. Lo avverto subito, nel loro lin-guaggio del corpo e nelle loro parole, non appena vengo accolto nella piccola stanza al numero 1 della Casa dell’Associazioni-smo di Via della Viola. Questo angusto spa-zio costituisce la sede della onlus denomi-nata Rete delle donne AntiViolenza, meglio nota con l’acronimo Rav, organizzazione che dal 2009 si offre come sostegno a tutte le donne vittime di violenze e abusi. Le operatrici della Rete svolgono un servi-zio di accoglienza e di prima informazione a chi si rivolga a loro per chiedere aiuto. Quelle che ho di fronte e che mi racconta-no con grande trasporto e dovizia di parti-colari il loro lavoro sono quattro delle so-cie. L’organizzazione ne conta in tutto una settantina e Adelaide Coletti, tra le fon-datrici, spiega come questo numero stia crescendo e con esso la capillarità dell’as-sociazione. Lo fa notare orgogliosamente e con la consapevolezza di chi sa di aver contribuito a dare al fenomeno struttu-rale della violenza di genere il rilievo che merita sul territorio. «Quando abbiamo costituito informalmente la nostra orga-nizzazione nel 2007, il tema del femmini-cidio era una questione sommersa, fuori dall’agenda mediatica e istituzionale, pur essendo un problema sistemico. Questo tema andava portato in superficie. E c’è ancora molto da fare, ovviamente».

L’unico strumento in possesso delle donne in difficoltà, prima della costituzione della rav, era il Telefono Donna del Centro per le Pari Opportunità della Regione Umbria. Questo mezzo di assistenza, che rientra in un progetto ministeriale, è stato in seguito potenziato ed è attualmente disponibile ventiquattro ore su ventiquattro, sette gior-ni su sette. Grazie all’adesione di Rav e altre associazioni che si offrono di rispondere alle chiamate al di fuori dell’orario di uffi-cio del Centro, di notte e nei fine settima-na, il numero verde regionale 800861126 è sempre attivo. Le socie che partecipano

al servizio si impegnano a fornire ascolto e indicazioni preliminari per uscire dal per-corso di violenza che chi è all’altro capo del ricevitore sta subendo.

Alcune fra le iscritte alla Rete sono opera-trici qualificate che hanno seguito nume-rosi corsi di preparazione della figura di operatore dei centri antiviolenza. Questo percorso di formazione ha portato le socie a svolgere stage, tirocini e attività pratiche di volontariato presso altri centri. La onlus si autofinanzia tramite il pagamento delle tessere da parte dei membri, l’organizza-zione di cene e iniziative come l’annuale mercatino di Natale.

Un concetto che Adelaide ripete spesso e che è elemento fondante della vita dell’as-sociazione sin dalla nascita, è quello di rete. «Il nostro intento è fare rete, è scritto nel nome dell’organizzazione. Fare rete con le altre associazioni di donne e con tutti i sog-getti che abbiano a cuore il tema della vio-lenza di genere. Il nostro obiettivo è quello di convogliare tutte le risorse che ci offre il territorio per combattere questo proble-ma. Sfruttando esperienze e competenze di donne di tutte le età e le generazioni».

L’attività di rav è fervida: convegni, rea-ding e altre iniziative sulle quali è possi-bile rimanere aggiornati seguendo la pa-gina facebook dell’associazione o il blog retedonneantiviolenzapg.altervista.orgIl contatto telefonico della onlus è 3276846430, e la sede è aperta ogni mar-tedì dalle 17 alle 19.

Fra le idee futuribili dell’organizzazione, sono in cantiere progetti di formazione nelle scuole e la costituzione di un gruppo orizzontale di auto mutuo aiuto che possa fare incontrare persone che condividono gli stessi problemi di violenza e riescano a darsi sostegno vicendevolmente. Presso la Sala Auditorium di Ponte Felcino è già attivo un gruppo di parola che si riunisce ogni martedì alle 18 e vede la partecipa-zione di alcune socie.

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Potremmo far iniziare questa storia nella Perugia degli anni '30, quando in una delle zone più affa-scinanti dell'acropoli prese vita il Teatro del Car-mine. Negli anni quegli spazi dedicati alla cultu-ra si trasformarono, cambiando più volte nome: prima Cinema Moderno che divenne poi, il 16 di-cembre del 1978, Modernissimo d'Essai, un vero luogo di culto per gli amanti della settima arte.

Una storia che si era interrotta nel 2000 con la chiusura della sala ma ora, dopo quattordici anni di oblio, ha ripreso vita uno degli scorci più belli del quartiere di Via della Viola con l'inaugurazio-ne del PostModernissimo, avvenuta proprio il 16 dicembre scorso. Un progetto ambizioso e inno-vativo, reso possibile dalla tenacia e dall'impe-gno di quattro perugini professionisti del mondo della cultura: Giacomo Caldarelli, Ivan Frenguelli, Andrea Mincigrucci e Andrea Frenguelli.

Due sale principali, una da 159 e una da 54, più

l'originale TerzaSala da 30 posti che, come la terza pagina di un quotidiano, è dedicata alla ri-cerca, alle retrospettive e agli approfondimenti sull'immagine in movimento.

Quella del PostModernissimo sarà una program-mazione cinematografica decisamente sui gene-ris, dove convivranno le più interessanti novità del panorama mondiale, gli inediti in Italia, i ti-toli d'essai e tutto ciò che in passato ha faticato a trovare spazio nelle altre sale della regione. Di-cembre ha subito regalato un'esclusiva, ovvero la recente fatica di uno dei giovani cineasti più interessanti del panorama mondiale, il canadese Xavier Dolan. Il suo Mommy, vincitore del Premio della Giuria allo scorso Festival di Cannes, sarà film di punta accanto a una retrospettiva dedi-cata alle sue precedenti opere, ancora inspie-gabilmente inedite in Italia. In parallelo anche Gone girl-L'amore bugiardo di David Fincher, Is the man who is tall happy? An animated conver-

POSTMODERNISSIMOTorna a vivere uno spazio che ha fatto la storia della cultura perugina

Testo di Michele Bellucci Foto di Mattia Mariuccini

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sation with Noam Chomsky e Frank. Inoltre subito attivo uno dei progetti più ambiziosi, il KinderKino, ovvero il cinema vietato agli adulti: un'iniziativa che vuole favorire l'avvicinamento dei più giovani alle sale, con una programmazione a loro dedica-ta che vede come primo titolo il cartone animato Un gatto a Parigi di Michel Gondry. In futuro la pro-grammazione verrà in parte suggerita anche dagli stessi spettatori, in linea con la volontà di rendere questo luogo uno spazio realmente condiviso. Il nome del PostModernissimo, che evoca il forte le-game tra passato e futuro del cinema e della stessa città di Perugia, ospiterà anche spettacoli teatrali (per gennaio è atteso David Riondino) e concerti musicali di alto livello: tra i primi appuntamenti la sonorizzazione live del film di Hitchcock Black-mail, organizzata con il British Film Institute in an-teprima italiana (22 dicembre). Il foyer del cinema sarà anche utilizzato come spazio espositivo, con l'obiettivo di dar voce a chi difficilmente ha trovato le giuste ribalte per mostrare il proprio talento. Già visibili le installazioni ambientali di Francesco

Ciavaglioli e Michele Santi.

Uno spazio dunque che racchiude in sé una precisa idea di arte e società, capace di risvegliare in tan-te persone che negli anni hanno spesso lamentato una mancanza d'iniziative culturali nel capoluogo umbro un rinnovato entusiasmo. Già, basta pen-sare al successo della campagna di azionariato diffuso e del crowdfunding, che hanno coinvolto in poco più di 3 mesi oltre 600 persone, con quasi 1000 biglietti omaggio assegnati.

Per seguire le iniziative del Postmodernissimo:

goo.gl/9H5JJ1

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Che i ragazzi di Sant’Antonio pensino in grande è risaputo, che siano dei trattori capaci di macinare lavoro e idee pure. Oggi scopriamo che l’associazione Rivivi il Borgo si candi-da addirittura a essere portabandiera di una nuova idea di turismo che riscopre l’antico valore dell’essere comunità. Una comunità accogliente e orgogliosa di presentare al mondo la propria cultura e le proprie bellezze. È con que-ste credenziali che Rivivi il Borgo sarà presente a ExPo2015.Ne abbiamo parlato con Fiorello Primi, presidente dell’as-sociazione Borghi più belli d’Italia, di cui Borgo Sant’Anto-nio è ospite onoraria. L’occasione è il coordinamento dei 23 Comuni Umbri per organizzare i sei mesi di presenza tra i padiglioni di Milano Fiere. Far parte dell’associazione dei Borghi più belli d’Italia è un vanto, un privilegio, ma soprat-tutto un’opportunità. Essere scelti permette di accedere a un network internazionale che al momento comprende Canada, Belgio, Francia, Italia e Giappone. In questo modo il borgo associato viene promosso in tutto il mondo, e lo stesso vale indirettamente per tutta la città, di cui sono por-tate alla luce risorse, tradizioni artigiane, varietà culinarie e bellezze artistiche.Nicola Tassini, dell’associazione Rivivi il Borgo, ci racconta come essere entrati nel club non sia un traguardo ma il ri-conoscimento di un percorso virtuoso appena cominciato. È, per l’associazione, un messaggio e una sfida, perché la valorizzazione della ricchezza umana e artistica del territo-rio possano tradursi in ricchezza e benessere per le singole persone a partire da chi oggi fa più fatica.Al termine della mattinata abbiamo l’impressione che aver accolto Borgo Sant’Antonio di Perugia tra i Borghi più Belli d’Italia sia un’opportunità soprattutto per il club e per l’I-talia. Che potranno venire a contatto con un esempio vir-tuoso di protagonismo di cittadini che hanno smesso di delegare il proprio benessere.

Max Calesini

expo 2015,stiamo arrivandoBorgo Sant’Antonio sarà ospite della kermesseinternazionale milanese

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Capita quasi puntualmente che una delle poche volte che riuscite a beccare la tariffa mini dell’In-tercity e avete a disposizione il tavolino (il tavo-lino!), da trasformare nella postazione di lavoro perfetta per le prossime ore di viaggio, ci sia un signore che si siede di fronte a voi. Magari un po’ anzianotto, magari parecchio loquace.

Vi fissa di sottecchi, raccoglie la voce nella gola, due colpi di tosse per schiarirla. Non trova la ra-gione giusta per richiamare la vostra attenzione, mentre vi ostinate a rimanere concentrati sulla vostra pila d’impegni in formato cartaceo. Poi sembra desistere, raccatta la «Settimana Enig-mistica» appallottolata nel cappotto e scompa-re dietro le sue pagine spiegazzate, portando-sele vicino al naso. Finché, all’improvviso, non arriva il controllore.

L’appello è immediato e perentorio («Biglietti!»), lo sguardo inquisitore.

Dopo aver effettuato un’ispezione approfondita di ognuna delle tasche – esterne e interne, mul-tiple e celate, zippate e non – della mia borsa, mostro sollevata il biglietto, mentre il signore borbotta a fior di labbra tastandosi il cappotto. «Quindi? Ce l’ha o no, questo biglietto?», gli fa il controllore, indispettito, le mezze lenti sulla punta del naso.

«Orbene, avrei l’abbonamento, ma credo di averlo perduto» risponde quello, che ha una voce flebile e grumosa. Mentre parla, noto un qualcosa che sbuca fuori dalla rivista raggrinzita che aveva abbandonato sul ripiano.

«Aspetti – gli faccio – non è che è quello lì?» Il controllore lo estrae e sorride, mentre il signo-re se la ride giubilante. Il controllore prende nota dell’abbonamento e nel frattempo non

posso fare a meno di sbirciare la foto nel por-ta-documenti. È la versione ringiovanita del signore che ho davanti, gli occhi sono identici, sebbene la foto in bianco e nero ne imbianchi-sca l’azzurro fino a farli quasi svanire.

Saluto il controllore con un cenno della testa e quando mi giro il signore mi sta fissando. «Gra-zie, signorina. È stata molto gentile». Ma si figuri, rispondo, lanciando un’occhiata alla pila di fogli di cui dovrei occuparmi, ma so già che sarà sol-tanto l’inizio di una lunga chiacchierata.

«Senta. Non è che mi sa dire qualcosa di più rag-guardevole sulla questione della sonda che è stata mandata su quell’asteroide…».

«Sulla cometa». «Ah ecco, sì, sulla cometa. È stato ieri notte, no?». E in brevissimo tempo mi ritrovo a dimenticare i fogli poggiati sul tavoli-no, mentre ascolto le teorie che quell’elegante signore ha appreso sulla potenza delle maree e dei flussi lunari.

«Sa, signorina, sono convinto che i rami dell’al-bero di fronte alla mia casa si siano piegati a est perché…». La voce dall’altoparlante annuncia in quel momento la mia fermata e io scatto in piedi, raccogliendo tutta la roba e impilandola a forza dentro la borsa.

«Ma che fa, va via?».

La delusione abbassava le palpebre dei suoi oc-chi, ingrigendoli. Anche a me dispiaceva tronca-re così la conversazione, ma sentivo i freni stri-gliare sulle rotaie. Ci siamo stretti velocemente la mano, mentre mi chiedevo perché quei rami si fosse piegati a est.

Ivana Finocchiaro

TRENO PER ROMATIBURTINA, ore 7.35

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Di Lavinia Rosi

le assenze astrologiche

Cari appassionati lettori, mi duole molto deludervi ma per questo mese niente oroscopi: me li ha mangiati il gatto. Lo sciopero generale degli astri mi ha impedito di captare presagi, ma non temete: torneranno presto.

Le previsioni per il 2015 di Luoghi Comuni ci conducono verso luoghi inconsueti che non necessariamente corrispondono alla scansione dei mesi dell’anno. Vi do un mese di tempo per mettere in pratica i vostri buoni propositi e per esplorare da soli i sentieri terreni, a febbraio ne verificheremo i frutti.

A volte è importante saper rinunciare all’ansia dell’ignoto, al desiderio di sapere come sarà il nostro cammino e imparare a guardarci intorno da soli, con fiducia e curiosità, senza più demandare il compito del presente ad un cosmo lontano e imprecisato.

Dopo i brindisi, le lucine e i panettoni si ritorna alla quotidianità ed è quella la vera sfida. Un mondo fatto di cose vere e concrete, quello che resta sul corso quando la pista di pattinaggio sul ghiaccio torna in letargo.

Siate felici, è l’unico modo in cui possiamo vivere.

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La garanzia è più

Via della Villa 8S. Nicolò di Celle

Deruta Deruta

Via Francescana 82 Pontenuovo

Via P. Soriano 55Perugia

Via R. Van Marle 1San Marco

Perugia

Via F.lli Pellas 187 Perugia

via Ottavio Prosciutti, 25 Case Nuove

Perugia

Via dei Filosofi 32-34Perugia

Via del Castello 2/BPetrignano di Assisi

Assisi

Via degli Azzi 4/6Perugia

Via L. da Vinci 70Pierantonio (Pg)

Via Monte Amiata 5 Orvieto Scalo (Tr)

Piazza Monaldeschi 18Orvieto (Tr)

COZZARIANTICA

CANTINA ORVIETO

NORCINERIAORETO

Il network territoriale Filiera dei Piccoli è una rete di microimprese che ha lo scopo di rafforzare la propria posizione nel mercato puntando su una tracciabilità costituita poco da marchi e molto da volti, per il ritorno ad un modello di consumo più umano, frutto di un percorso di conoscenza a tut-to tondo. Casari, norcini e piccoli agricoltori locali sono ospitati dal salumiere di quartiere, dal cuoco del ristorante sotto casa e nelle scuole, per raccon-tare la storia del loro prodotti e salvaguardare un

patrimonio di memoria a tutto vantaggio della bio-diversità.

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