Lo sguardo sui 5 Reali Siti - Febbraio 2012 -

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''Lo Sguardo'' Anno 10 - N° 2 - Febbraio 2012 -

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I guai dell'Umanità cominciarono da unamela che non si doveva mangiare: questo perdire quanto sia centrale per i singoli come ingenerale per le civiltà la storia dell'alimentazione.In principio, quando gli uomini vivevano ancorain condizioni paradisiache in un giardino fioritoda qualche parte al centro dell'universo, erasempre festa. C'era cibo in abbondanza soprat-tutto di dolci. Nessuno doveva preoccuparsidel pane quotidiano, tutto era disponibile inabbondanza.

La tavola paradisiaca era composta esclu-sivamente di cibi vegetariani: frutta, miele, acqua,latte e qualche volta anche olio, sec. il Corano.Finché vissero in paradiso, gli uomini non co-nobbero né malattie né morte.

I frutti dolcissimi e abbondanti, il miele,il latte e l'acqua della fonte gli garantivanol'immortalità, la stessa che possedevano gli dei.A differenza di quest'ultimi, però, l'immortalitàgli veniva assegnata solo a determinate condi-zioni.

In quanto esseri imperfetti, quindi soggettia malattie e potenzialmente mortali, l'arroganza,la superficialità, la disobbedienza ad un coman-damento divino fecero perdere quei privilegi.Gli uomini dovettero abbandonare il giardinodelle delizie e, da allora lavorare per la propriasussistenza col “sudore della fronte”.

Secondo 1'Antico Testamento (Genesi 2-17-18) gli uomini si resero colpevoli di disob-bedienza per aver mangiato “I frutti prodottidall'albero della conoscenza del bene e del male”.Dopo la cacciata dal Paradiso, cominciaronoper l'uomo tempi “amari” nel vero senso dellaparola; il miele era disponibile in modeste quan-tità, costava fatica cercarlo e sfruttare i faviposti com'erano sugli alberi o nei crepacci inalta montagna.

Per di più si metteva a repentaglio la saluteo la vita. La dolcezza dei frutti si poteva assa-porare solo quando erano maturi e non ne ri-manevano molti da essiccare.

Ma non tutti scontavano il filo del peccatooriginale fino alla fine dei loro giorni. Alcunipochi eletti, grazie ad una vita irreprensibileed esemplare, acquisivano presso gli dei merititati da guadagnarsi una grazia che gli evitavail regno dei morti e che una volta giunta laloro ora, li riconduceva “indietro” in quel pa-radiso ora più lontano che mai, dove potevanogustare i cibi celesti e godere di nuovo dellaimmortalità.

Tra gli eletti poteva annoverarsi un interopopolo. Allorché gli Ebrei, dopo la fugadall'Egitto, attraversando il deserto del Sinai,vennero sopraffatti dagli stenti e cominciaronoa rimpiangere il pane e la carne forniti dal Fa-raone, il Signore inviò loro stormi di quagliee, durante la notte, fece cadere la manna, “panedegli angeli”: allora si pensava, infatti, che quello

fosse il cibo degli angeli.Per ordine di Mosé ne raccoglievano ogni

mattina e “mangiarono la manna per quarant'annifino all'arrivo in una terra abitata (Es 16, 1-35). La manna aiutò gli ebrei a compiere lamarcia nel deserto e a raggiungere la “TerraPromessa” dove “scorreva latte e miele” (Es.13, 8 e 17).

Latte e miele rappresentavano il cibo deglidei e dei neonati (v. Isaia, 7-15). Allo stessomodo a chi si convertiva da adulto si usavaporgere un calice di latte e miele subito dopoil battesimo (“la loro rinascita”) come avvieneancora oggi nei riti battesimali copti ed etiopi.

Quelli che più si davano da fare per puri-ficarsi l'anima, cercavano di cancellare il peccatooriginale vivendo una vita ascetica.

Si isolavano dal mondo sia a livello interioresia a livello sociale, digiunavano e si mortifi-cavano, si nutrivano di cibi esclusivamente ve-getariani o di cibi raccolti (San Gerolamo, neldeserto, si nutriva di locuste e piccoli vermi).

Nel 1200 le donne cristiane, completamentesottomesse a Dio, rinunciavano del tutto al ciboterreno per vivere esclusivamente del “panedegli angeli”, l'eucarestia che già Gesù e glievangelisti avevano equiparato alla manna eche a quelle donne veniva donata dagli angeliper rafforzarsi durante il pellegrinaggio nel de-serto della vita terrena.

Già molti anni prima della morte, santaCaterina da Siena (1347-1380) si nutriva, comelei stessa racconta, esclusivamente di questo“pane” che riceveva direttamente dalla manodegli angeli. In tempo di carestia gil uomini sicibavano di radici, erbe, foglie e corteccia chedi norma erano disprezzate perché erano secchedurissime e molto amare.

Era piuttosto diffusa la credenza che questocibo particolare, cui si ricorreva solo in casidi necessità, fosse cibo per gli animali, indegnodegli esseri umani.

Per una mela che non doveva essere man-giata, stiamo ancora pagando il peccato di di-sobbedienza. Sant'Agostino afferma (“Sulla gra-zia e la remissione del peccati”) che insiemead Adamo ed Eva tutta l'umanità ha peccatoe che, pertanto, fin dal primo giorno di vita,ci portiamo addosso questo fardello, il peccatooriginale.

Pelagio, monaco irlandese vissuto nei primianni del V sec. negava l'importanza del peccatooriginale affermando il principio secondo ilquale ognuno è responsabile dei peccati com-messi. Pelagio non aveva tutti i torti.

Darwin con la sua teoria sull'evoluzioneha dimostrato o ha voluto dimostrare che Adamoed Eva non sono mai esistiti e che noi discen-diamo da altre forme di corpi. Ma di questoabbiamo parlato in un altro articolo.

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Anche quest’anno si sono svolti a OrtaNova i festeggiamenti per celebrare San Se-bastiano, martire della Chiesa e protettore ditutti i Comandi nazionali di Polizia Municipale.Infatti sabato 21 gennaio i Comandi dei Co-muni dei Cinque Reali Siti si sono dati ap-puntamento davanti Largo Ex Gesuitico peril raduno e la benedizione dei mezzi quotidia-namente a loro disposizione, per poi parteci-pare alla Santa Messa presso la Chiesa dellaB.V. Maria Addolorata di Orta Nova officiatada Don Giacomo Cirulli, alla presenza delleAmministrazioni Comunali e delle più impor-tanti autorità civili e religiose, per dimostrarela vicinanza verso un Ente a cui, oggi piùche mai, è richiesto un gravoso impegno pergarantire la sicurezza ai cittadini. Il ComandoMunicipale di Orta Nova, dedicato lo scorsoanno alla memoria dei compianti Vigili UrbaniAngelo De Meo e Vito Piscitelli, consta oggidi sole 15 unità, insufficienti per una realtàterritoriale così complessa e delicata; e lasituazione non è certamente più rosea nel ter-ritorio complessivo dei Cinque Reali Siti,dove Carapelle e Ordona constano di 4 agentidella Polizia Municipale, Stornarella di 3,mentre a Stornara le unità sono soltanto 2.

Il tema “emergenza criminalità” emersefortemente lo scorso 7 dicembre, a marginedella Tavola Rotonda organizzata presso Pa-lazzo di Città e voluta dal sindaco Iaia Calvio:“I vincoli di bilancio, sempre più stringenti,limitano l’operatività dell’AmministrazioneComunale rispetto alla condivisa riorganizza-zione del Corpo di Polizia Municipale”, dissela Calvio, con l’obiettivo di giungere ad una

“dotazione organica più adeguata alle necessitàdella comunità ortese” realizzando così una“collaborazione operativa con altri soggetti,pubblici e/o privati, in grado di garantire apportitecnologici tali da migliorare l’azione di mo-nitoraggio del territorio”. Inoltre dall’incontroè stata proposta, dal consigliere IDV AntonioTartaglia, la proroga dell’orario di chiusuradel Comando Municipale oltre le ore 21.00,in modo da tutelare soprattutto gli esercizi

commerciali. Rilevanti infine sono stati gliinterventi del consigliere di minoranza GerardoTarantino, ex vicesindaco durante l’Ammini-strazione Moscarella: in più occasioni ha sot-tolineato l’importanza di costituire una consultapermanente per arginare il problema criminalitàe di incrementare la presenza delle Forzedell’Ordine, affinchè lo Stato torni a riappro-priarsi del territorio per evitare il susseguirsidei gravi episodi criminosi.

La musica come forma d’arte per arricchirel’anima e darle un significato culturale.

È questa la missione di “Music Art”, unanuova associazione di promozione musicalenata a Orta Nova a inizio novembre per volontàdel presidente Enzo Pastore e della sua viceAlessandra Torchiarella.

Si tratta di una realtà educativa rivolta achiunque, di qualsiasi età, voglia imparare acantare oppure a suonare uno strumento mu-sicale: la scelta è assai ampia, con ben 17 corsitenuti da dieci docenti diplomati al Conserva-torio e che vantano lunghe e importanti espe-rienze professionali con musicisti di fama in-ternazionale.

I corsi abbracciano i gusti più svariati,riguardando canto moderno, pianoforte, chitarra,basso elettrico, batteria, violino, contrabbasso,hard disk recording, flauto, sassofono, trombae trombone, teoria e solfeggio, armonia, com-puter music, musica d’insieme e propedeuticamusicale.

Questi ultimi due rappresentano dei veri epropri elementi caratterizzanti della scuola: conla musica d’insieme i docenti si pongonol’obiettivo di creare delle vere e proprie emer-genti band per favorire l’integrazione di strumentidiversi, mentre il corso di propedeutica consentel’avvicinamento a questa nobile arte da partedei bambini delle scuole materne, mediante uncorso gratuito basilare di 8 settimane organizzatoproprio presso gli asili comunali di Orta Nova.

La scuola si muove secondo un’ottica di-versa rispetto a quella che lo scorso anno fuorganizzata dai soci dell’Harlem Club, di cuiparlammo dalle colonne di questo periodico eda cui Pastore e Torchiarella hanno preso iltestimone: “mancava nel nostro paese qualcosache garantisse una preparazione più elaboratain modo da unire più musicisti: ci sono tantigiovani che frequentano lezioni sullo strumentosingolo, senza porre le basi per la creazione diuna band” ci fa sapere il presidente Pastore,spiegando il perché di Music Art.

Gli allievi sono oltre trenta, quasi tutti diOrta Nova, tranne un paio provenienti da Ordonae Stornara, e i corsi si snodano per un annodalla data dell’iscrizione (che può avvenire inqualsiasi momento, in quanto le lezioni sonoindividuali) attraverso due incontri settimanaliciascuno di un’ora; in estate si terrà un saggioper tracciare un bilancio dei primi mesi di lezionedei corsi e subito dopo sono previsti degli ac-cattivanti seminari organizzati da musicisti veriesperti del settore di fama internazionale, i cuinomi sono ancora top secret.

Il nostro auspicio è che Music Art diventiuna vera e propria fucina di giovani desiderosidi scoprire l’affascinante mondo della musica,affinchè possano anche loro, come Beethoven,capire che essa è “una rivelazione più profondadi ogni saggezza e filosofia”.

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Orta Nova - Ufficio del Giudice di Pace,Calvio: “Disponibile al confronto, purchécontribuiscano tutti i sindaci dellacircoscrizione”

Riunire i sindaci della Circoscrizionegiudiziaria che fa capo all’Ufficio del Giu-dice di Pace di Orta Nova per “avere uncontributo di idee e una disponibilità ope-rativa su come fronteggiare l’annunciatasoppressione di questo servizio”. È quantoha deciso di fare il sindaco ortese Iaia Cal-vio per “meglio rappresentare l’interessedella comunità ortese, preminente su quellodella categoria professionale a cui mi onorodi appar tenere” nel confronto conl’Amministrazione comunale di Cerignolae all’interno dell’associazione (UDAI) cheriunisce buona parte degli avvocati dellasezione staccata del Tribunale cerignolano.

In una lettera inviata alla presidentedell’UDAI Stella Vigliotti, il sindaco valuta“inarrestabile il processo di riorganizzazioneavviato dal Governo Monti, che sarebbestato anche nostro compito di avvocati pro-muovere per tempo così da garantire agliutenti del sistema giudiziario una gradualitàche oggi è impossibile da applicare in ra-gione degli effetti della crisi sulla finanzastatale, regionale e comunale”. Ciò nontoglie la preoccupazione “legittima eopportuna” per la paventata soppressionedegli Uffici del Giudice di Pace di OrtaNova e Cerignola, da cui discende la pro-posta del pr imo ci t tadino ofant ino“dell’assunzione di una responsabilità di-retta dei Comuni quanto alla gestionefinanziaria” così da evitare almeno la chiu-sura di quello cerignolano.

Premesso che “anche considerata lageografia dei luoghi - scrive Calvio - andarea Cerignola o a Foggia è del tutto indiffe-rente tanto per gli avvocati che per i loroclienti” ortesi, la sindaco ha chiesto agliuffici finanziari un’ipotesi di costo del ser-vizio ed è emerso che “oggi l’Ammini-strazione comunale anticipa per conto delMinistero di Giustizia le spese di funzio-namento dell’Ufficio del Giudice di Pace,che ammontano a 50.323,48 euro. Se aqueste si aggiungesse il costo del personale

attualmente in servizio alle dipendenzedello Stato, pari a 88.093,72 euro, si arri-verebbe ad un’ipotesi di spesa poco infe-riore a 140.000 euro l’anno”.

“È inimmaginabile - sottolinea Calvio- stanziare una cifra di questo genere persostenere un servizio che costituzionalmenteed istituzionalmente spetta allo Stato. Elo affermo non per becere partigianeriepolitiche o per legittime ragioni finanziarie,giacché accedendo a questo ragionamentodovrei poi mettere nel conto di addossaresulle già debolissime spalle della Ammi-nistrazione comunale le spese delle strutturesanitarie, dei trasporti pubblici, della reteviaria e di quant’altro Provincia, Regionee Stato vorranno dismettere per ragioni diefficienza ed efficacia, anche finanziaria”.

“Volendo, però, attribuire valoreall’iniziativa del sindaco Antonio Gianna-tempo, non intendo sottrarmi al confrontosul tema - conclude la sindaco - a pattoe condizione che sia condiviso da tutti isindaci dei Comuni compresi nelle circo-scrizioni giudiziarie di Cerignola e OrtaNova. Condizione che pongo per il rispettoda me dovuto alla comunità che rappresentoe amministro”.

Bilancio positivo per l’ANFCDGSi è svolta, nei giorni scorsi, la rituale

riunione di fine anno della sede ortesedell’Associazione Nazionale Famiglie Ca-dute e Dispersi in Guerra, per rendicontareed esporre le attività svolte nel 2011 e dasvolgere nel 2012. L’assise è stata carat-terizzata da un folto gruppo di socie e au-torità civile e militari, tra essi il sindacoAvv. Iaia Calvio, il comandante della sta-zione dei Carabinieri, Giordano Protopapa,il comandante dei Vigili Urbani, cap. Um-berto Santoro, il ten. Domenico Spatarorappresentante del Comando Provincialedei Carabinieri, il prof. Luigi Di Cuonzoe il presidente provinciale del sodaliziogeom. Berardino L’Apiscopia. Molti sonostati gli interventi tra questi quello del pre-sidente della sezione locale, Saverio Pan-discia che oltre ad illustrare le attività hapresentato un dvd dove racchiude le prin-

cipali attività svolte. “E un dvd interessantedal punto di vista storico e culturale, unopera multimediale che contribuisce a la-sciare traccia nella memoria cittadina”,così ha sottolineato nel suo intervento An-nito Di Pietro, editore del giornale.

Orta Nova - si fondono l’Istituto Profes-sionale e la sezione distaccata del ClassicoRinviata all’anno scolastico 2013-2014la costituzione dei due Comprensivi

Orta Nova diventerà sede di un Istitutodi Istruzione Secondaria Superiore a partiredal prossimo anno scolastico, mentre slittaal 2013 la costituzione degli Istituti Sco-lastici Comprensivi. Sono gli effetti delPiano regionale per il ridimensionamentodella rete scolastica approvato dalla RegionePuglia che “ha accolto in pieno le indica-zioni deliberate dalla Giunta comunale -commenta il sindaco, Iaia Calvio - all’esitodel positivo dialogo con i dirigenti dellescuole”.

L’I.I.S.S. sarà il risultato della fusionetra l’Istituto professionale per il Commercioe il Turismo ‘Adriano Olivetti’ e la sezionedistaccata del Liceo Classico ‘NicolaZingarelli’ di Cerignola; mentre i due I.S.C.nasceranno a seguito dell’accorpamentotra il I° Circolo didattico ‘Nicola Zingarelli’e un plesso della scuola media ‘SandroPertini’, e tra il II° Circolo didattico ‘PapaGiovanni XXIII’ e l’altro plesso della‘Pertini’.

“Lo slittamento dell’attivazione di questafusione eviterà un’aggregazione forzata degliistituti”, commenta Calvio, “che avrebbepotuto pregiudicare l’attività didattica, amaggior ragione considerando che sono an-cora in corso i lavori di ricostruzione dellascuola media, i cui plessi saranno utilizzatiproprio come sede degli I.S.C.”.

LuttoÈ venuto a mancare all’affetto dei suoi

cari Antonio Ladogana, già Appuntato deiVigili Urbani.

L’Editore e la Redazione tutta sonovicini al dolore della moglie e dei figli.

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L’Avis di Orta Nova continua a confermarsicome una delle realtà associative tra le più attivee impegnate nel nostro territorio, a testimonianzadi un gruppo di donatori sempre più numerosoe fedele e di un direttivo di soci attento a sensi-bilizzare tutta la comunità a compiere il nobilegesto della donazione di sangue con accattivantieventi culturali di ampio respiro.

Come da tradizione, anche quest’anno pressoil Teatro Cicolella, è stata organizzata la Festadel Donatore, una classica manifestazione prena-talizia abbinata con la raccolta fondi Telethonper la ricerca, giunta ormai alla sua sedicesimaedizione.

La serata è culminata con la premiazione dibenemerenze per i soci che nel corso del 2011hanno raggiunto un numero significativo di do-nazioni o di anni di iscrizione nella grande famigliaAvis: a 49 persone è stata consegnata la medagliadi bronzo (5 anni e almeno dodici donazioni op-pure sedici donazioni complessive), 37 sono statiinsigniti della medaglia di argento (10 anni e 24donazioni oppure 36 donazioni), e infine unaparticolare menzione è andata a Molfese Gian-battista e Giannone Vito Pio, premiati con l’ambitamedaglia d’oro, assegnata a chi tocca quota 40donazioni o ha compiuto venti anni di iscrizione.

Il numeroso pubblico intervenuto è stato poiallietato dallo spassossimo spettacolo teatrale invernacolo foggiano “E ije che me vuleve curài nirve…” messo in scena dalla compagnia“Enarchè” a suon di equivoci e risate.

Tre giorni dopo, il 18 dicembre, si è poi tenutoun pranzo sociale presso la Sala RicevimentiInternational, dove il presidente Antonio Priscoha fatto il punto della situazione sulle attività

avissine e sugli obiettivi raggiunti.Obiettivi che parlano di importanti numeri

confermati anche per il 2011: infatti sono da re-gistrare quasi 1000 donazioni con 780 nuovi gio-vani; rinnovato il Consiglio Direttivo, con la newentry di Liliana Mercaldi, una giovane che si èsin da subito resa disponibile ad aiutare nellaorganizzazione delle attività e nel prestare supportodurante le donazioni domenicali presso la SalaPrelievi “Villa Fatima” di Corso Matteotti.

Il nuovo anno prevede subito un evento im-perdibile per chi ama conoscere le bellezze arti-

stiche e naturalistiche del nostro Paese: infattidal 27 aprile al primo maggio è in programmauna gita in Sicilia, con tappe a Palermo, Mondello,Monreale, Acireale, Siracusa e Taormina, per uncosto complessivo di 350 euro a persona.

Rinnovato quindi l’impegno dell’Avis Comu-nale di Orta Nova nell’aiutare il prossimo biso-gnoso di trasfusioni di sangue come una vera epropria responsabilità morale, perché donare san-gue è, come recita un motto coniato dalla asso-ciazione stessa, “facile come bere un bicchierd’acqua”.

Si è svolta giovedì 19 gennaio 2012 pressola sala della “Rimembranza” di palazzo Ex-Gesuitico ad Orta Nova la premiazione dellaprima edizione del concorso di poesia “Fatima”,dal tema “I Nonni”, organizzato dalla Associa-zione “Fatima” di Orta Nova. L’idea della re-alizzazione di questa iniziativa nasce dalla Pre-sidente dell’Associazione Dora Iannuzzi che,appassionata di poesia, ha deciso di promuoverenell’anno sociale 2011/2012 una programma-zione d’intesa con i due circoli didatticidi Orta Nova. Infatti, grazie alla col-laborazione delle Dirigenti ScolasticheProf.ssa Margherita Palma e Prof.ssaImmacolata Conte, al premio di poesia“Fatima” hanno preso parte gli alunnidel I e II circolo didattico di Orta Novache attraverso le insegnanti collaboratricidelle dirigenti hanno presentato circa200 componimenti poetici. In una fasesuccessiva, la commissione esaminatricepresieduta dalla Prof.ssa MariolinaFioretti ha analizzato e valutato in formatotalmente anonima tutti gli elaboratial fine di garantire imparzialità e totalelibertà di tutti gli esaminatori nellaattribuzione dei riconoscimenti di merito.In data 12 gennaio 2012 la stessaCommissione, composta dalla PresidenteProf.ssa Mariolina Fioretti, Prof.ssaAngela Galli, Prof.ssa Elvira Masucci,

Ins. Filomena Papagno e dal Rag. Nicola DiStasio (che ha assunto funzione di segretariodel premio letterario) si è riunita, deliberandocon apposito verbale i componimenti meritevoli:per il 1° Circolo Didattico i riconoscimenti sonostati assegnati agli alunni Antonio De Feo (4ªa), Sara Rollo (4ª b), Matteo Festa e SimonaArace (5ª b); per il 2° Circolo Didattico i com-ponimenti che si sono aggiudicati il riconosci-mento sono stati scritti dagli alunni Gaia Squar-

ciotta (5ª c), Piero Peloso (5ª c), Gregori Musto(5ª b). La presidente Iannuzzi ha ringraziatoquanti hanno collaborato per la realizzazionedel Premio “Fatima”, in particolare le IstituzioniScolastiche, gli sponsor che hanno contribuitofornendo i premi e tutti i membri della commis-sione che hanno svolto egregiamente un ruoloprofessionale e corretto nella determinazionemolto ponderata dell’attribuzione dei riconosci-menti.

“Un ringraziamento particolare”, haaggiunto Dora Iannuzzi, “lo devo aNicola Di Stasio che ha creduto fin dasubito nel premio letterario “Fatima”ed ha collaborato zelantemente dallastesura del bando all’organizzazione perlo svolgimento dei lavori della com-missione, dimostrando professionalitàe senso di dedizione nei confrontidel l ’ambiente cul turale locale escolastico”. Si conclude così un ap-puntamento molto importante per la vitaassociativa di Orta Nova, a dimostra-zione che anche i cittadini più avantinell’età, dimostrano di essere attenti allequestioni sociali e culturali riuscendoa tessere una sinergia con le Istituzioniscolastiche ortesi, sempre vigili e presentiai richiami dei nonni che rappresentanoil passato e la storia di ogni cittadino.

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Mario Merelli, uno tra gli alpinisti ber-gamaschi più celebri, è precipitato nei pressidel pizzo Scais, sulle Orobie Bergamasche.È successo alle 7.15 del mattino di mercoledì18 gennaio. Merelli è morto sul colpo dopoun volo di circa 300 metri.

Mario per un periodo della sua vita èstato un cittadino ortese e qualche anno fa,per iniziativa mia e di questa rivista è statoospite in una serata conviviale organizzatadal Rotary di Cerignola. È stata una serataindimenticabile con i suoi racconti e il suoamore per la montagna, sicuramente “uncaminetto” che resterà negli annali dei rota-riani di Cerignola.

Merelli era nato a Vertova 49 anni fae abitava a Lizzola con la moglie. Da semprela montagna era la sua grande passione, luil'ha sempre definita “la sua Vita”, e proprioin montagna, sui suoi monti, è deceduto.L'incidente si è verificato mentre l'alpinistasi trovava in compagnia dell'amico di sempre,Paolo Valoti. Erano partiti di sera tardi daValbondione. La coppia si era fermata alrifugio Coca per una pausa, per poi salirein notturna sul canalino che porta al pizzoScais, oltre i 3 mila metri. Avrebbero rag-giunto la vetta intorno alle 6,30 del mattinoper poi, data la buona visibilità, decidonodi scalare alcune creste minori della zonavaltellinese. Nel tratto finale per raggiungerela cima dello Scais è accaduta la tragedia:Mario Merelli era dietro a Valoti e un ma-

cigno a cui l'alpinista si è aggrappato perarrampicarsi ha ceduto, facendogli perderel'equilibrio e facendolo precipitare per trecentometri. La caduta è avvenuta sul versante val-tellinese e Paolo Valoti ha assistito inermeall'incidente: è subito sceso per verificare lecondizioni dell'amico, ormai morto, per poirisalire la parete e raggiungere una zona chegli permettesse di chiamare i soccorsi. Im-mediato l'intervento dell'elisoccorso del 118:il corpo senza vita di Mario Merelli è statorecuperato con il verricello e temporaneamentetrasferito nella base del soccorso alpino diValbondione, dove è accorso anche il fratelloDino.

Fu il padre Patrizio, guida alpina, ad av-viarlo alla montagna. Nei 20 anni di carrieraha effettuato numerose ascensioni sulle prin-cipali montagne italiane ed europee, anchecon importanti spedizioni extraeuropee. Tra

gli ottomila metri conquistati: Everest (2 vol-te), Makalu, Kangchenjunga, Shisha Pangma,Annapurna, Broad Peak, Gasherbrum I, Lhot-se, Cho Oyu, Dhaulagiri.

Durante le ascensioni, sia nelle ripetizionidi “vie” già note, sia nell’apertura di nuoviitinerari estivi ed invernali, ha sempre privi-legiato il mantenimento delle condizioni na-turali, piuttosto che il ricorso ad espedientiche avrebbero potuto facilitare le salite stesse,modificando però l’ambiente originario.

È nata lo scorso agosto 2011, ma è giàuna realtà. Ad Ordona, le mamme fanno gruppoe collaborando con scuola e comune, realizzanodi volta in volta opportunità di formazione,socializzazione e svago tra adulti e piccini.Womam, questo il nome dell’associazione dipromozione culturale, che dall’acronimo diWoman “donna” e Mam “mamma” mette in-sieme le due anime inscindibili di ogni donna,che una volta diventata mamma non perdeaffatto le precedenti passioni e capacità e trauna pappa e un pannolino, i compiti al pome-riggio e il catechismo, non riesce a dedicarea se stessa il tempo che vorrebbe. Essere ge-nitori è una tappa della crescita che fa speri-mentare concretamente tutta la difficoltà delcambiamento, ma anche la possibilità di viveresentimenti di auto-efficacia. C'è un'opportunitàinsita nei momenti di crisi che può permetteredi scoprire chi si è, chi si sta diventando: unatrasformazione che mette alla prova la propriacapacità di adattamento creativo. In Italia, inparticolare al Sud, si parla spesso di carenzadi strutture e servizi inadeguati. È vero, però,anche il contrario: esistono isole felici affidateall'intraprendenza individuale, dove si costru-iscono progetti attraverso la passione e il co-

raggio. Womam rappresenta proprio l'opportu-nità di ripartire dalla Relazione. L’associazioneche ha sede operativa presso la Biblioteca co-munale di Ordona costituisce infatti, un luogodi relazione e confronto in cui le mamme e ledonne possono incontrarsi e relazionarsi, esporreidee e progetti e partecipare attivamente allarealizzazione di eventi. Fitto è stato il calendariodegli scorsi mesi e a breve prenderanno ancheil via incontri tematici con degli esperti, sutemi riguardanti la genitorialità, l’infanzia, lagravidanza e l’educazione mediante una colla-borazione con il centro la Salute di Foggia.

Oltre ad occuparsi delle mamme, womam,l’associazione delle mamme per le mamme,si occupa anche di regalare del tempo di qualitàa bambini e genitori proponendo laboratoriartistici, attività manuali, reading adatti ai piùpiccoli ed incontri teatrali. Il tutto perseguendol’idea di imparare giocando e facendolo nonda soli ma con il supporto dai propri genitori,che oltre a condividere del tempo con i proprifigli hanno l’occasione di farlo in maniera di-versa, più rilassata e in un ambiente accogliete.

In una quotidianità scandita da orari e sca-denze, avere un’ora a disposizione per ridere,sporcarsi e giocare con i propri figli dovrebbe

essere un’occasione da cogliere al volo. Unesempio e una novità nel panorama associativolocale, che attraverso la volontà e l’impegnodelle associate va avanti autonomamente e sipropone di divenire figura di rilievo anche oltrei confini ordonesi.

Da sempre si è a conoscenza delle capacitàorganizzative delle donne e della loro capacitàdi mettersi in gioco e con Womam le mammedi Ordona diventano protagoniste del loro paese.Una realtà molto ammirata ed elogiata ancheoltreprovincia, tanto da richiamare l’attenzionedei media nazionali, che hanno invitato il di-rettivo a prendere parte in studio ad una puntatadi Uno Mattina, dedicata alla maternità e nonsolo la tv ma anche la carta stampata ha vistoin womam delle potenzialità e allo scorso Bimbiin Fiera che si è tenuto a Bari, la Sfera editoreche pubblica tra gli altri i mensili, don-na&mamma, io e il mio bambino e Dolce attesaha invitato Womam a presentare il suo progettoe ad esporlo al vasto pubblico che ha presoparte all’evento fieristico. Per tenersi informatisu quanto ruota intorno all’associazione poteteconsultare il loro Blog:www.assowomam.blogspot.com nonché cercarlesu FB.

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La nostra Unitre mostra segnali di positivofermento in direzione di una sempre più adeguataformazione dei docenti e di una nuova intera-zione tra cultura e laboratori.

Mi riferisco ai corsi in Ordona di Archeo-logia e Ceramica e ai docenti F.sco PaoloMaulucci, Angela Mastropietro e Cosimo Tiso,che, presso la struttura gestita dall’Associazione“Bollenti Spiriti” nella persona di Gerardo Con-sagro, conducono una lodevole attività di labo-ratorio tutti i mercoledì. Dobbiamo sempre con-vincerci che la cultura e l’operatività della Sedesono strettamente connesse alle istituzioni pub-bliche in primis a quella comunale e di ciò rin-graziamo il Sindaco di Ordona, Dott. RoccoFormoso.

I lavori per il nuovo assetto dei laboratoricontinuano e, alla luce di ciò che emerge, con-tinuiamo a programmare sul nuovo indirizzoda dare, ad esempio, al corso di “Taglio eCucito” seguito da un buon numero di corsistisu Carapelle e Stornarella, condotto da VincenzoCorbo, esperto nel settore della moda a livellointernazionale; su Orta Nova il corso di Potaturae Giardinaggio, di Ricamo e Chiacchierino esu Carapelle quello di Tecniche pittoriche.

In questi anni le famiglie, il territorio e glienti locali si sono rivolti a un’interazione semprepiù stretta e portata a termine, per creareun’attenzione qualitativa verso i bisogni dellapersona. La nostra Sede, in quest’ambiente dicontinua trasformazione e in posizione di con-siderazione sempre puntuale e articolata di tutto

ciò che concerne la prevenzione, la formazionee la predisposizione di servizi per l’intero arcodella vita, appare sempre più valida.

Nota peculiare del nostro tempo è la crisidelle certezze, che investe ogni campo e anchel’Unitre porta il proprio fardello d’incertezzee di problematiche, ma è anche vero che tante

crisi trovano possibilità di accostamenti e disoluzioni più corali, caratteristica questa dellanostra Associazione. Non viviamo, quindi, nelpeggiore dei mondi possibili, ma in una realtàsempre più complessa e contraddistinta da in-sperate e impreviste opportunità di crescita uma-na e culturale.

Ci troviamo nel pianeta Terra anno 2200,caratterizzato da telefoni con i quali si chiamaattraverso la forza del pensiero, dai pagamentiche si effettuano tramite la propria improntadigitale e dove per cucinare basta premere unpulsante posizionato sulla propria cintura. I trenisembrano quasi volare e gli aerei sono sostituitida shuttle (navicelle spaziali). Lo scienziato Lu-nalieno stava studiando un metodo per creareuna macchina (K2So2) che permettesse di trasfor-mare i rifiuti in elementi utili in un nanosecondo,era l'unico ostacolo che impediva al pianeta Terradi condurre una vita completamente sana, pulita.Nonostante il progresso che si era raggiunto, lapopolazione continuava a inquinare il pianeta ea non fare la raccolta differenziata. Presto ciòavrebbe significato la distruzione dell'intero eco-sistema, nonché la fine del pianeta. Malgradoquesto, nessuno se ne rendeva conto.

Dopo varie e attente ricerche, il nostro Lu-nalieno capì che il solo modo per costruire la“K2So2” era prendere il seme del “Fulicosì”,piantagione lunare creata cinquant'anni primada PinoAmpol, famoso scienziato del 2150. Decisedi partire con la sua “Ultramegagalas”, poten-tissima navicella spaziale, per la luna. Si imbarcòe azionò il pilota automatico. Dalle finestre dellasua invenzione vide il Sole, la meravigliosa stellacolor scarlatto conquistato dal pianeta Terra, sul

quale cresceva la “birinubiniva”, pianta indispen-sabile per la sostituzione della benzina assai in-quinante per l'atmosfera. Arrivato, si diresse subitoverso la sua casa megagalattica che si trovavanelle vicinanze del “Laboratori IncontriScientifici”, detti LIS. La sua stravagante e mo-dernizzata casetta era circondata da un violaceolaghetto nel quale Lunalieno allevava i Punta-grandi, grandi cigni blu che potevano nuotaresott'acqua per molto tempo, senza avere la ne-cessità di risalire in superficie per inspirare os-sigeno, e per cavalcarli bastava solo infilarsi laransennina, particolare tuta che permetteva direspirare sott'acqua, una delle sue tante brillantiinvenzioni. Non c'era tempo da perdere, così simise subito a lavoro. Non voleva parlarne congli altri scienziati, sicuramente si sarebbero volutiprendere il merito. Si avviò verso la piantagionedi fulicosì, ma era sorvegliata da particolari cy-borg. Probabilmente stavano raccogliendo il fruttodalle straordinarie capacità. Grazie alla sua Copt,macchina rimpicciolente, riuscì ad intrufolarsinel campo e da un frutto ne prelevò il seme.Finalmente sarebbe potuto partire per il Sole egodersi una meritata vacanza mettendosi la cremaRaggiRiflettente, che lo avrebbe protetto dai raggidel sole. Sfortunatamente i pirati spaziali avevanocircondato la Luna e il Governo Planetario sirivolse a Lunalieno in cerca d'aiuto.

Era molto difficile catturarli poiché usavanonavicelle impossibili da vedere anche dai mezziscientifici di quel tempo. Lo scienziato si rinchiusein uno dei laboratori del LIS. Durante trentagiorni nessuno seppe cosa stesse facendo finoa quando non uscì gridando «Uph1/4!». Nel corsodi quel mese aveva progettato questo specialecongegno che posto sull'occhio destro permettevala scansione di tutto ciò che è invisibile. Inoltresi notava una pompetta a forma di mezza lunacontenente COop, una sostanza letale per qualsiasiforma di vita. Con la macchina fotomaterializ-zante, produsse tanti Uph1/4 quanti gli scienziati,i quali in sella ai loro Cuyuttiporter, peculiaricavalli alati creati in laboratori segreti ubicatia duecento metri sotto terra, e con l'aiuto dellenuove attrezzature supertecnologiche combatte-rono contro i pirati alcuni dei quali furono lu-narrestati e condannati seduta stante all'esiliosul Pianeta Morto mentre gli altri furono costrettia fuggire. Finalmente libero di rilassarsi, il ri-cercatore con il viso segnato dalla stanchezzaarretrata, andò sul Sole dove prese anche deisemi di birinubiniva, certamente gli sarebbe statautile. Tornato sulla Terra cominciò subito a la-vorare sulla K2So2. Notò casualmente che com-binando i due semi la macchina non acquistavasolo la funzione dello scope originario, bensìpoteva anche assorbire i gas inquinanti e chiudereil buco nell'ozono, ormai allargatosi a dismisura.Nel tentativo di costruire una macchina con unasola funzione, Lunalieno ne costruì tre, salvandol'umanità dalla imminente fine a cui era destinata.

IIª media - anni 12Ha partecipato al concorso lettariario

indetto dal quotidiano “La Repubblica”

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Quel lontano novembre del 1989,rappresentò certamente una pietra mi-liare per la storia europea, per la stessaevoluzione dell'economia mondiale enon solo per quella del vecchio conti-nente. Quel giorno, tutti lo ricordiamocome data ufficiale della caduta del ilmuro di Berlino, o muro della “Vergo-gna”, come spesso viene ricordato damolti. Quasi per miracolo, in quantonessuno se lo aspettava, ed in formaassolutamente non traumatica, venivaaccettata dagli Stati oltre cortina nonsolo la demolizione, ma anche il sistemaeconomico praticato al di là del “muro”,che era riuscita a produrre quel progres-so tanto propagandato dal mondo oc-cidentale ed in particolar modo dagliStati Uniti d'America. Insieme al muro,cadeva sotto i colpi del piccone dellalibertà, mandando in frantumi anche,un sistema economico che aveva deter-minato, dalla fine del secondo conflittomondiale, il precario e misero sviluppodelle ex repubbliche socialiste sovieti-che che per decenni avevano subito leconseguenze di una “economia statalepianificata”. Da allora, l'economia diun capitalismo, forse troppo liberaledomina senza rivali la scena economicamondiale; un dominio che ha visto unsolo vincitore in una “competizione”,anche in veste ideologica, portata avantitra due sistemi economico-sociali con-trapposti, che allora per un certo versovenivano considerati alternativi tra loro.Tutti avevamo applaudito, anche perragioni di natura strettamente politiche,ad una netta sconfessione ed alla con-seguente sconfitta delle utopie di un“socialismo reale”, ancorato su sistemaeconomico che aveva penalizzato du-ramente proprio quella classe socialeconsiderata beneficiaria. Attualmenteperò, è apparsa all'orizzonte una gra-vissima crisi economica che riguardail capitalismo, proprio quel sistema cheaveva convinto i Paesi dell'Est europeoad abbandonare il loro. Tuttavia anchein presenza dell'attuale crisi economica,che per altro non si conoscono ancora

i relativi risvolti, si continua ancora anutrire piena fiducia in una forma dicapitalismo, in cui gli Stati sono costret-ti ad arrendersi alla “sovranità delmercato”. Causa principale, che convelocità impressionante riesce a spo-stare cifre enormi nelle “tasche giuste”del mondo capitalistico, costringendoi governi dei paesi “bocciati” ad ap-prontare durissime manovre, piani dirientro dai deficit con “lacrime esangue” per lavoratori, pensionati, gio-vani, donne e piccole aziende. Ormaiè evidente, anzi chiaro come la lucedel sole, che ambienti molto ristrettidel capitalismo internazionale, deten-gono in mano mezzi efficaci attraversoi quali hanno la possibilità di decidereil destino dei nostri governi ed anchedelle disgrazie delle grandi masse po-polari. A questo punto, ci troviamo difronte ad un gravissimo fenomeno cheva oltre la speculazione finanziaria eci sono tutti gli estremi per dubitare,che questi “signori” avendo i loro in-teressi spalmati sui ogni forma di in-vestimento, controllano anche le agen-zie di rating facendo diventare così,il loro, un potere devastante. Dai loro“consigli di amministrazione” e daimonitoraggi permanenti dei loro con-sulenti spesso escono quei personaggiche poi operano ai vertici delle istitu-zioni di controllo e garanzia su banche,borse e ministeri economici dei varigoverni. Attualmente, la voracità diquesto sistema economico-finanziario,è diventato talmente incontrollabile danon riconoscere nemmeno quei governiche i loro stessi mezzi di informazionehanno favorito l'elezione. In questacostrizione all’autodistruzione, al mo-mento, a rimetterci sono gli stati e lemasse popolari, ma anche i concettistessi di democrazia e di sovranità. Lelibertà fondamentali sono in pericolo!E non si vede all’orizzonte un progettopolitico, forze sociali e movimenti po-litici in grado di differenziarsi da unapalude nella quale in Europa affondanotutti, partiti di destra e di sinistra.

È una vera e propria minaccia chequesta esperienza storica che stiamovivendo, ci insegna che un progettoneo-liberista con il potere dello Statoridotto ai minimi termini, porta ineso-rabilmente al fallimento. È assolutamen-te necessario ed anche urgente da partedella dirigenza politica, non solo deinostri governanti, dover riflettere seria-mente se continuare con un capitalismoche affonda le sue radici su un liberismosfrenato ed incontrollabile, oppure porredelle regole ben precise, che solo unaforte coercizione dello Stato è in gradodi far rispettare. Inoltre c'è da valutarecon molta attenzione se questa crisi,di per sé già tanto grave rappresentasolo una prima avvisaglia ovvero lapunta di un “iceberg” che potrebbe na-scondere una catastrofe di enormi pro-porzioni. Sarebbe importante, anzi direiproprio obbligatorio porsi una domanda:Ma, siamo sicuri che l'attuale classepolitica ed in particolare chi ci governaintende il capitalismo come quel mec-canismo di libera competizione che hagarantito uno sviluppo fino ai tempinostri? Pongo un'altra domanda: Ma,la forza del vero capitalismo non con-siste, o forse non più, nel mettere in-sieme libera competizione e cooperazio-ne fra tutti gli individui? Se questa èla base, è necessario, che competizionee cooperazione siano rispettate in unsistema di regole condivise che solola garanzia di uno Stato forte e consa-pevole può far rispettare. Però dobbiamostare attenti che con un mercato globa-lizzato anche lo Stato potrebbe non es-sere in grado di offrire queste garanzie,perciò non c'è dubbio che siamo di fron-te ad una particolare crisi del capitalismooccidentale, sia di quello americanoche di quello europeo. La crisi del ca-pitalismo è ormai onnipresente e si ma-nifesta in maniera sempre più pressanteil problema di indicare nuove formeal suo interno e addirittura nuove alter-native. La sensazione è che siamo pas-sati senza accorgercene, ad una subdoladittatura ancora più grave:quella di mer-cato.

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Il nuovo anno (2012) ha portato in dono ai comuni di Carapelle,Ordona, Ortanova, Stornara e Stornarella una «bella» iniziativaeditoriale, sostanziatasi nel periodico di informazione Lo Sguardosui 5 Reali Siti che, in linea di continuità con L’Ortese, si ponecome una «voce» importante del territorio, oltre che come puntodi riferimento dei cinque centri coinvolti. Rispetto al precedenteperiodico, Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - tipograficamente godibilecome L’Ortese - segna un punto di rottura e un momento di svoltaad un tempo. Il punto di rottura è legato alla felice intuizionedell’inossidabile Annito Di Pietro - ideatore e patron dell’iniziativagiornalistica nata nel 2003 e giunta oggi al suo decimo anno di vita- che, di concerto con il versatile direttore responsabile, MicheleCampanaro, ha ben interiorizzato il convincimento che la rivistapoteva e doveva avere una dimensione intercomunale, nel momentoin cui sul territorio è in atto una sperimentazione politico-amministrativa(leggi: «Unione»), finalizzata alla creazione della «polis sovracomu-nale». Il punto di svolta, poi, è nella volontà dei due tenaci animatoridel periodico non solo di mettere le proprie pagine al servizio delprogetto politico «unionista», ospitando un inserto di ben quattropagine dal titolo «Notiziario dell’Unione dei Comuni dei 5 RealiSiti», dedicato alla vita amministrativa del nuovo ente sovracomunale,ma anche di porsi essi s tessi come sostenitori /f iancheg-giatori/accompagnatori del progetto di una «governance unica» sulterritorio. Tutto questo, a mio parere, darà al periodico nuova linfae farà circolare tra le sue pagine aria nuova, l’una e l’altra generatricidi una funzione della rivista ancora più significativa di quella pre-cedente, perché, frantumata la centralità del comune di Ortanovasottolineata dal titolo L’Ortese, gli altri centri potranno sentire comeproprio il giornale che, per questa via, apparterrà d’ora in poi aicinque paesi o, meglio, all’«Unione», all’interno della quale tuttii paesi hanno e devono avere pari dignità.

Per Lo Sguardo potrà iniziare così una nuova «avventura», resa«nobile» dall’assunzione di precise responsabilità: per Lo Sguardonon si tratta, infatti, come direbbe oggi Elio Vittoriani, di «suonare

il piffero» per l’«Unione», ma semplicemente di veicolare tra lagente la ratio dello «stare insieme» dei cinque comuni e soprattuttodi assicurare la massima trasparenza possibile alle decisioni assuntein seno alla Giunta o al Consiglio, perché le popolazioni non vivanoil nuovo ente sovracomunale come qualcosa di estraneo o, peggio,di calato dall’alto e senza radici sul territorio. D’altronde, due uominiliberi come Annito Di Pietro e Michele Campanaro non accetterebberomai alcuna sorta di compromesso, abituati come sono a dire semprela propria opinione e ad essere, per deontologia professionale, alservizio di un’informazione corretta e leale.

Per queste ragioni, nella mia qualità di assessore «unionista»alla cultura, saluto con parole di plauso e di apprezzamento la nuovainiziativa editoriale che - sono certo - saprà dare un contributo preziosoalla causa, soprattutto in questo momento storico in cui mi pare che«il sogno si stia appannando»: avverto, infatti, che di «Unione» siparla troppo poco e solo negli organi istituzionali, ma non tra lagente che sembra vivere il tutto con distacco, se non con indifferenza.L’informazione, pertanto, diventa in questo contesto fondamentaleper l’affermazione della democrazia, per la partecipazione alle decisioni,per la condivisione delle scelte: così la decisione de Lo Sguardo didedicare quattro pagine alla vita amministrativa dell’«Unione» èun’occasione preziosa da accogliere con gratitudine, perché rendeil «palazzo» trasparente e fa in modo che il cittadino possa esserecontinuamente informato circa fatti, problemi ed iniziative concernentidiritti ed interessi delle comunità dell’«Unione». Tutto questo, però,non basta, perché, di là della «vetrina», occorre anche aprire undibattito sul territorio a proposito delle scelte decisive per il territorio:non è sufficiente, in altri termini, che l’«Unione» trasmetta messaggiai cittadini, ma essa deve anche promuovere risposte positive daparte dei destinatari, stimolando proposte, critiche, suggerimenti diogni natura.

In questa direzione intende muoversi Lo Sguardo e, per questo,merita la massima attenzione non solo del pubblico, ma anche esoprattutto della politica. Buona navigazione, amici de Lo sguardo.

*Assessore alla cultura dell’«Unione»

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Il dott. Rocco Settimo Formoso, sindaco di Ordona, è ilnuovo presidente dell’Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti.

Domanda: Presidente Formoso, per l’Unione è il terzoanno di vita.

Risposta: Si è vero sono ormai passati tre anni dal suoprimo atto costitutivo. Ho sentito spesso ricordare tutto questotempo trascorso quasi a volerne fare parametro di riferimentoper dimostrare la lentezza o addirittura l’inerzia che avrebbecaratterizzato la progressione della Unione nel suo camminoverso la sua compiutezza. Giustifico queste affermazioneperché le interpreto, come sicuramente sono, dettate da passione,dal desiderio di vedere realizzata ed operativa questa nuovacreatura. Giustifico dicevo queste affermazioni ma le giudiconon molto generose. Sarebbero giustificate se fossero riferitead una comune associazione finalizzata all’impegno nel sociale,se fosse riferita ad una cooperativa o piuttosto ad una societàper azioni. Si per queste entità i tre anni sono un lasso ditempo più che sufficiente perché il loro funzionamento possatranquillamente essere messo a regime. Purtroppo grazie aDio, l’Unione non è una cooperativa, non è una onlus, maqualcosa di molto più articolato, di molto più complesso enello stesso tempo di molto più delicato. E, come la biologiainsegna, più gli organismi sono complessi, tanto più la loromaturazione diventa lunga e talvolta problematica.

D.: Quindi?R.: L’unione è un organismo complesso e come tale ha

bisogno per carburare, per completare il uso ottimale rodaggiodi un articolato processo al quale concorrono fattori, i piùdisparati che condizionano pesantemente l’iter dilatando pe-santemente i tempi, tempi che rischiano di diventare biblicise alle difficoltà proprie del processo unificante si aggiungonoquelli dovuti alle fasi paralizzanti dei lunghi periodi preelettoralidei rinnovi, purtroppo non sincroni, delle nostre amministrazionicomunali.

D.: Nella filosofia del bicchiere, completamente vuotonon è?

R.: Credo che sia doveroso ricordare che in questi treanni trascorsi non si è stati a guardare la luna: la realizzazione

dell’ufficio di segreteria, l’organizzazione della sede, il nucleodi valutazione, l’approccio all’assicurazione unica per la re-sponsabilità civile, servizio per la sanificazione degli ambiente,progetto unico per la rigenerazione urbana, progetto per lanavetta metropolitana di superficie, progetto per il canile so-vracomunale, sponsorizzazione di tante iniziative per la pro-mozione del territorio, l’affidamento a un pool universitariodell’incarico di collaborazione per supportare l’attuazionedelle scelte gestionali ed amministrative dell’Unione.

D.: Il terzo anno, quindi, l’anno della svolta?R.: Credo che per l’Unione sia giunto il momento che

cominci a fare il mestiere per cui è nata che, come recital’articolo quattro dello statuto costitutivo dell’Unione stessaè quello di “addivenire ad una gestione efficiente ed efficacedei Servizi sull’intero territorio, assicurandone l’efficienza ela maggiore econonomicità a vantaggio della comunità”. È lagestione unitaria di molti servizi ora spezzettati nei cinqueenti che può e deve dare un senso, un significato all’Unionestessa. Se non realizziamo questo passaggio tutto il lavoro finqui svolto sarebbe improduttivo. Avremmo fatto una operazionedi facciata fine a se stessa ed avremmo dissipato in un vacuomake-up il nostro tempo e preziose sostanze pubbliche. Mirendo contro che parlare di trasferimento di funzioni e di servizidai Comuni all’Unione è un nodo molto semplicistico di af-frontare il problema. Funzioni e Servizi non sono terminiastratti; dietro ogni funzione, dietro ogni servizio ci sono uomini,donne che per forza di cose verranno coinvolti e vivranno deicambiamenti più o meno importanti nella loro quotidianitàlavorativa.

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StornaraLe Origini

Il primo documento storico in cui per la prima volta siparla di Stornara risale al 1203. Il villaggio sorse propria amargine dell’antica Via Traiana, ancora utilizzata in alcunitratti del medioevo. Nel 1223 Federico II° di Svevia fecetrasferire molti saraceni in Capitanata e una parte di loro fudestinata a Stornara, la cui economia era basata unicamentesulla produzione cerealicola. Ogni famiglia ottenne una casa,un po’ di terra e degli attrezzi per coltivarla. Si stabilì, così,una piccola colonia di saraceni dotata di una precisa identitàculturale e religiosa. Stornara passò, poi, sotto la dominazionedegli angioini. Nel 1300 Carlo II° d’Angiò promosse un veroe proprio esodo forzato dei saraceni dalla Capitanata e cosìStornara rimase spopolata e molti terreni lasciati abbandonatied incolti. Dopo il 1343 vi furono diverse epidemie tra cuiquella terribile della peste nera del 1348. Nel 1447, con ilRe Alfonso d’Aragona venne istituita la “dogana della menadelle pecore di Puglia” per disciplinare la transumanza inmodo che l’erario potesse trarre da essa maggior reddito.

StornarellaLa Carboneria e l’Unità d’Italia

Giovani di Stornarella studenti all’Università di Napolivennero a contatto con le organizzazioni segrete della Mas-soneria prima e della Carboneria poi. Fra essi va ricordatol’avv. Pietro Golia, Gran Maestro della “Vendita”, cui aderivanoanche massoni ortesi (i fratelli Col avita e i Carella). Essiorganizzarono sia nel 1820 che nel 1848, manifestazioni asostegno della concessione della Costituzione da parte deiSovrani borbonici, patendo il carcere e il confino. Dopol’annessione del Regno di Napoli al Regno d’Italia, Stornarella(per la sua vicinanza al Vulture) fu teatro di cruenti scontritra briganti e truppe piemontesi. Uno di questi avvenne lasera del 30 marzo del 1862 tra i Cavalleggeri del Reggimento“Lucca2 ed i briganti di Giuseppe Schiavone. Alle ore 15del 1° aprile 1862 venivano ricomposte e tumulate nel“Camposanto” di Stornarella le salme di 17 Cavalleggeri.

Orta NovaL’espulsione dei Gesuiti

Il 31 ottobre del 1767 i Gesuiti furono espulsi dal Regnodi Napoli e tutti i loro beni incamerati dalla Corona, tra cui

la Casa d’Orta che comprendeva:a) Il convento con la chiesa dedicata a S. Maria delle Grazie;b) La Badia Concistoriale di Ordona;c) Le Masserie di Stornara e Stornarella;d) Passo d’Orta;e) Le due taverne di Orta ed Ordona;f) Terreni coltivabili per 143 carra e 14 versure (3.548 Ha)F. Nicola De Dominicis, amministratore dei bene gesuiticidella Casa d’Orta, verificò le condizioni delle masserie diOrta, Ordona, Storanara e Stornarella e riscontrò un peggio-ramento rispetto al periodo gesuitico. Pertanto, sollecitò concomunicazione scritta, D. Gennaro Pallante, Commissariodell’Azienda Gesuitica, a trovare una soluzione. Nel 1773 ilre Ferdinando IV° rispose con un progetto di censuazione,che prevedeva la coltivazione di piccoli lotti da parte di gentebisognosa, dietro pagamento di un censo. Furono reperiti 410coloni con bando pubblico esposto in terra di bari, nella Ca-pitanata, nella Basilicata e nel Principato Ultra (Avellinese),promettendo ad ognuno di loro 10 versure da coltivare e 2da destinare a mezzana per il pascolo degli animali da lavoro.Le assegnazioni furono fatte in Orta il 3 agosto del 1774destinando: 105 ad Orta, 93 ad Ordona, 83 a Stornara, 73 aStronarella e 56 a Carapelle sito creato ex novo presso ilponte del fiume Carapelle.

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PRESIDENTE DEL CONSIGLIOALFONSO OLIVIERI

CONSIGLIERI DELL'UNIONE

1) Mauriello Potito - Orta Nova2) Lacerenza Gerardo - Orta Nova3) Bellino Antonio - Orta Nova4) De Finis Michele - Orta Nova5) Costantini Massimo - Orta Nova6) Gervasio Giuseppe - Orta Nova7) Maffione Nicola - Orta Nova8) Porcelli Michele Antonio - Orta Nova9) Curci Antonio - Orta Nova10) Annese Lorenzo - Orta Nova11) Pagliuca Mauro - Carapelle12) Labbellarte Saverio - Carapelle13) Versi Carla - Carapelle14) Tanzi Giuseppe - Carapelle15) Parrella Onofrio - Carapelle16) Lattarulo Nicola - Stornarella17) Luce Franco - Stornarella18) Volpe Maria - Stornarella19) De Angelis Antonio - Stornarella20) Olivieri Alfonso - Stornarella21) Misino Matteo - Stornara22) Piano Giuseppina - Stornara23) Marchionna Giuseppe - Stornara24) Nigro Roberto - Stornara25) Calamita Rocco - Stornara26) Scagliozzi Fabio - Ordona27) Terribile Giuseppe - Ordona28) Lombardi Michele - Ordona29) Volpone Rocco - Ordona

Iª Commissione Ambiente, Personale,Attività Produttive e Sport

Consiglieri maggioranza1 GERVASIO GIUSEPPE Presidente2 LACERENZAGERARDO3 MARCHIONNA GIUSEPPE4 VOLPE MARIA Segretario5 MISINO MATTEO

Consiglieri minoranza6 TANZI GIUSEPPE vice presidente7 CURCI ANTONIO

IIª Commissione Sanità, Servizi Sociale e Agricoltura

Consiglieri maggioranza1 MAURIELLO POTITO presidente2 VERSI CARLA segretario3 SCAGLIOZZI FABIO vicepresidenteLUCE FRANCO5 LACERENZAGERARDO

Consiglieri minoranza6 VOLPONE ROCCO7 CALAMITA ROCCO

III Commissione Beni Culturali, Turismo, Spettacolo,Bilancio e Patrimonio

Consiglieri maggioranza1 DE FINIS MICHELE presidente2 COSTANTINI MASSIMO3 TERRIBILE GIUSEPPE4 PAGLIUCA MAURO segretario5 SCAGLIOZZI FABIO

Consiglieri minoranza6 MAFFIONE NICOLA7 ANNESE LORENZO

IV Commissione Lavori Pubblici, Urbanistica e Sicurezza

Consiglieri maggioranza1 LOMBARDI MICHELE presidente2 TERRIBILE GIUSEPPE3 PAGLIUCA MAURO4 LABBELLARTE SAVERIO5 BELLINO ANTONIO

Consiglieri minoranza6 PARRELLA ONOFRIO vicepresidente7 DE LUCA LEONARDO

Vª Commissione Cultura e Pubblica Istruzione

Consiglieri maggioranza1 LUCE FRANCO presidente2 PIANO GIUSEPPINA segretario3 LATTARULO NICOLA4 MAURIELLO POTITO5 MARCHIONNA GIUSEPPE

Consiglieri minoranza6 PORCELLI MICHELE7 NIGRO ROBERTO

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Mentre si definiscono gli ultimi dettagli,concernenti il piano di riorganizzazione edaccorpamento degli Istituti Superiori che ri-disegnerà l’assetto scolastico territoriale deiCinque Reali Siti, siamo andati a fare quattrochiacchiere con il Dirigente Scolasticodell’I.P.S.S.C.T “Adriano Olivetti”, per co-noscere meglio l’Istituto che da decenni pre-para i nostri giovani al mondo del domani.

Domanda: Prof. Leonardo Cendamo in-nanzitutto, come è stato accolto al suo arrivoad Orta Nova?

Risposta: Devo dire, in maniera davveroottimale. Sono arrivato solo in questo nuovoanno scolastico, provenendo dalla DirezioneDidattica di San Severo, ed ho immediata-mente avvertito un clima più che sereno daparte di tutta la Scuola,nei miei confronti.

D.: Come hatrovato l’Istituto?

R.: Devo ammettere,con mia sorpresa, di avertrovato una realtà sco-lastica ben qualificatarivolta ad un’utenzamedio-alta.

D.: Qual’è il suoimpegno primario?

R . : C e r c a r e c o nl’aiuto dei docenti, direalizzare una Scuola chemetta i ragazzi in con-dizione di trovare unlavoro stabile e qualifi-cato, è il mio più im-portante obiettivo. Ènostro dovere di edu-catori, infatti, accom-pagnare i giovani cheformiamo oltre la Scuola,lungo la strada della vita.

D.: In quest’ottica,quali sono le opportunità offerte ai vostristudenti?

R.: Le opportunità sono varie e differen-ziate. Già da tempo è partito un progettocoordinato dal prof. Guglielmetti, attraversoil quale l’Olivetti si è accreditato come Entep r e s s o i l P o r t a l e G o v e r n a t i v o“clicklavoro.gov”, che ha nei fatti sostituitola Borsa Nazionale Continua del Lavoro. IlPortale offre agli studenti, un servizio attra-verso il quale domanda ed offerta di lavoro,s’incontrano. Per agevolare tale incontro,all’interno della Scuola è già attiva una po-stazione multimediale, aperta anche ai nostriex studenti e a tutti i giovani del territorio.In particolare per quanto riguarda gli ex alun-ni, abbiamo realizzato con la collaborazionedella prof.ssa Giovannelli, percorsi di forma-zione post-diploma attraverso l’attuazionedi stage nei mesi estivi, presso importantiaziende italiane. Tutto ciò, è stato reso pos-

sibile grazie all’attuazione del “PON C5”.Tornando ai nostri attuali studenti, non ab-biamo trascurato l’importanza della conoscen-za ottimale delle lingue straniere, certificataattraverso la partecipazione a stage esteri.Infine, resta centrale il ruolo svolto daglistage formativi presso importanti realtà ricet-tive italiane, che interessano gli studenti degliultimi anni di corso, attraverso i quali glistessi ragazzi entrano in contatto diretto, conil mondo del lavoro.

D.: Preside, l’Olivetti è da sempre unarealtà scolastica dinamica ed attenta alleproblematiche, che riguardano i giovani. Aparte il lavoro, quali altri progetti ed iniziativestate attuando in quest’ottica?

R.: I finanziamenti legati al PON C3, ci

hanno consentito di portare tra i banchi discuola l’importante tema della legalità, conla conseguente nascita di percorsi associatiin collaborazione con la Questura di Foggia,che hanno condotto i nostri studenti a Roma,per due giorni, in visita presso la Scuola diSpecialità della Polizia di Stato e presso laPolizia Scientifica. Non solo, ma sono statianche attivati percorsi per favorire l’incontrogenitori-figli, estremamente precario nell’etàdelicata dei nostri ragazzi. Non solo, ma stia-mo anche affrontando l’importante problemadella dispersione scolastica, attraverso la par-tecipazione ad un progetto specifico. Siamopoi anche attenti all’integrazione ed alla par-tecipazione attiva dei nostri studenti, ai pro-cessi democratici del Paese. In quest’ottica,un’importante iniziativa è stata quella coor-dinata dal prof. Francesco Traisci, responsa-bile alla funzione strumentale e ai rapporticon il territorio, che ha visto una delegazione

di studenti delle classi 2ª e 3ª, recarsi in visitapresso Montecitorio lo scorso 10 gennaio ac-compagnata oltre che dallo stesso prof. Traisci,dalle docenti Concetta D’Addato, AssuntaRadogna e Antonella Russo. Occasione pre-ziosa per gli studenti dell’Olivetti, di poterverificare direttamente quanto appreso durantegli studi ed in particolare di poter osservare,dal vivo, l’effettivo funzionamento delle Isti-tuzioni, in relazione ad un momento partico-larmente delicato della vita politica e demo-cratica del nostro Paese. Ci sono inoltre unaserie di iniziative, finalizzate alla promozionedell’Istituto. Nel mese di febbraio apriremola Scuola a genitori e futuri alunni, per con-sentire la visita degli spazi e un approcciodi orientamento con i docenti. Nel mese di

maggio, si svolgerà invecela consueta “giornata dellacreatività”, interamenteorganizzata dai ragazzi. D.: Prof. Cendamo,l’Olivetti non si dimenticade i suo i s tuden t i , inparticolare di quelli piùbravi. R.: L’Olivetti nondimentica gli alunni chesono passati negli anniattraverso questa Scuola,e lo fa in due modi. Inprimo luogo, attraversouna cerimonia di pre-miazione che si svolgeannualmente, premiandogli studenti che si sonodiplomati l’anno prima,riportando una valuta-zione tra 90 e 100. Insecondo luogo è statoistituito un “Albo d’Oro”,ossia un registro delleeccellenze, dove vengono

annotati i nomi degli studenti che si sonomaggiormente distinti durante gli anni di corso.

D.: Preside, l’Olivetti, si distingue ancheper la sua partecipazione a momenti di grandesolidarietà.

R.: Da sempre i nostri studenti, sono sen-sibili a tutte quelle iniziative di solidarietàpromosse nel territorio da Enti ed Associazioni,che contribuiscono alla loro crescita. In par-ticolare ci sono poi avvenimenti nella vitastessa della Scuola, che generano nei ragazzila spinta verso un forte slancio solidaristico.

È quanto è avvenuto ad esempio, conse-guentemente alla tragica scomparsa della po-vera Maria Berardi, la studentessa morta loscorso novembre in un terribile incidente stra-dale. Fin nell’immediatezza della tragedia,gli stessi ragazzi si sono attivati da soli persostenere la famiglia della loro compagna,facendo sentire la propria vicinanza ed il pro-prio affetto.

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Sarebbe stato investito da uno dei blindatidel convoglio col quale viaggiava, il caporalmaggiore capo Francesco Saverio Positano,morto il 23 giugno 2010 durante una missionedi perlustrazione nella zona di Herat in Af-ghanistan: è la conclusione cui è giunta laperizia redatta dall’ingegnere biomedico Gio-nata Fragomeni e allegata in una denuncia-querela depositata dai parenti dell’alpino allaProcura di Roma. Lo hanno reso noto Luigie Rosa Positano durante una conferenza stam-pa convocata a Foggia. Secondo la versioneufficiale fornita nella immediatezza del tragicoe-vento, il militare avrebbe avuto un maloree sarebbe caduto dal “Buffalo” durante unamanovra. In realtà, già le perizie medico-legali della Procura e di parte hanno esclusoquesta ipotesi, anche in considerazione dellegravi ferite riportate dal militare al cranioe in altre parti del corpo. Scrivono il professorPietrantonio Ricci, ordinario di Medicinalegale dell'Università della Calabria, e il me-dico legale Domenico Natale che «l’unicaipotesi che si può escludere con assoluta cer-tezza è appunto la caduta dal mezzo fermo»,così come peraltro conviene anche il peritodel Pm.

Ora, lo studio cinematico commissionatodai genitori esclude definitivamente l’ipotesidella «caduta accidentale dal mezzo militarefermo» e propende per «una dinamica piùcomplessa quale l’investimento da parte diun veicolo a bassa velocità in fase di mano-vra». «È ragionevole ipotizzare - scrivel’ingegnere biomedico - che l’investimentosia avvenuto durante la fase di manovra diuno dei veicoli del convoglio mentre la vittimaera scesa probabilmente per verificare le di-stanze o la situazione del mezzo».

La denuncia e la perizia sono state inclusenel nuovo fascicolo di inchiesta che la Procuradella Capitale ha aperto «contro noti» conl’ipotesi di omicidio colposo proprio a seguitodelle numerose istanze e sollecitazioni rivoltedalla famiglia del militare. Una prima indagineera stata infatti avviata nelle ore immediata-mente successive alla morte del caporale edera stata archiviata non senza «contraddizionie incongruenze».

“Quello che ci muove”, hanno spiegatoi genitori del giovane militare, “non è il de-siderio di vedere punito qualcuno a tutti icosti, né tanto meno un sentimento di vendettacontro il responsabile o i responsabili dellamorte di Francesco: vogliamo soltanto saperela verità sulla morte di nostro figlio, quellaverità che finora ci è stata negata e a cuiinvece riteniamo di avere diritto”. “Non haavuto un malore, nostro figlio”, hanno aggiun-to, “godeva di ottima salute e stava servendoil suo Paese all'estero: qualcuno ha sbagliatoe Francesco oggi non c’è più”.

“Agli atti della Procura”, hanno rilevato

gli avvocati Annarita Antonetti e Lucia Friz-zano, “mancano molti tasselli che sono inveceindispensabili per far luce su quanto accaduto:manca un’accurata planimetria del luogodell’incidente, mancano gli abiti indossatida Positano, manca l’elmetto, per arrivarealle testimonianze, lacunose e perlopiùinattendibili”. In quella missione - hannoricostruito - erano impegnati in venti, com-preso Francesco. Di questi soltanto sei sonostati ascoltati sommariamente, come testimoni,subito dopo l’incidente: “Le loro dichiarazionisono così inattendibili che neppure il Pmche ha archiviato la prima inchiesta le haritenute utili”.

“Perfino i rilievi fotografici effettuati daimilitari che hanno soccorso invano France-sco”, hanno sostenuto i legali, “sono stati

nella materiale disponibilità della Procurasoltanto otto mesi dopo il fatto, tanto chel’esperto nominato dal pm non ha potuto nep-pure visionarli prima di consegnare la suaperizia”.

“Elmetto, divisa e equipaggiamento”, han-no proseguito “dovevano essere conservaticon scrupolo e attenzione proprio perché utiliai fini dell’indagine, e invece a oggi non sisa se, da chi e dove sono stati conservati”.

“Se Francesco Positano è stato investito,ci sono profili di responsabilità colposa chevanno accertati”, hanno concluso, “così comepotrebbero esserci profili di inadempimentoalle disposizioni regolamentari dell’ordina-mento militare: è questo che abbiamo chiestoalla Procura di Roma di accertare”.

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Nasce il Consiglio Comunale dei ragazziSi sta realizzando, nelle classi Quinte

del Secondo Circolo Didattico, il progetto“Cittadini in erba” con l’obiettivo di educarele nuove generazioni a diventare protagonisteresponsabili del miglioramento della qualitàdella vita per tutti. E questo si può fare dasubito, magari con la costituzione di un Con-siglio Comunale Ragazzi, con il quale parte-cipare in maniera più responsabile e demo-cratica all’Amministrazione municipale. E

munale, dei docenti, degli alunni e dei lorofamiliari.

Durante la cerimonia, iniziata conl’esecuzione dell’inno nazionale, il dirigentescolastico ha sottolineato come la scuola siail luogo privilegiato per l’esercizio della de-mocrazia e che sicuramente questa esperienzache stanno vivendo gli alunni contribuirà arenderli artefici del benessere proprio e altrui.Il sindaco, nel suo intervento, ha avuto paroledi apprezzamento per i docenti che hannoa cuore l’insegnamento di valori come lagiustizia, la libertà, la solidarietà.

Consegnando al neosindaco una copiadella Costituzione Italiana, ha detto ai ragazzi:“La Costituzione sia il faro della vostra con-dotta, voi siete il fiore all’occhiello dellanostra società, da voi partiamo per scrivereuna nuova pagina della storia ortese. Mi aspet-to da te Noemi, e dai tuoi amici, un contributodi idee per migliorare la qualità dei servizidestinati ai ragazzi. Siate il cambiamentoche volete”.

A conclusione dell’incontro la scuolaha donato al sindaco un quadro dipintodall’artista ins. Mina Reddavid, ispirato all’art.3 della Costituzione che esalta l’uguaglianzae la pari dignità sociale.

Auguri ragazzi e buon lavoro!

Giornata della memoria“Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche

dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensivain direzione di Berlino, arrivarono presso lacittà polacca di Oswiecim (maggiormentenota con il suo nome tedesco di Auschwitz),scoprendo il suo tristemente famoso campodi concentramento e liberandone i pochi su-perstiti. La scoperta di Auschwitz e le testi-monianze dei sopravvissuti rivelarono com-piutamente per la prima volta al mondol’orrore del genocidio nazista”.

Questo è il testo di uno dei documentipresi in esame dai ragazzi di V del II° Circolo

allora… via, con entusiasmo, prima ad unavera e propria campagna elettorale con tantodi programmi, loghi e manifesti, e poi alleelezioni con seggi, voti e ballottaggio.

Il 12 gennaio 2012 il neo costituito Con-siglio Comunale Ragazzi è stato presentatoal sindaco Maria Rosaria Calvio nell’AulaConsiliare del Comune e l’alunna Noemi An-gino ha indossato la fascia tricolore di sindacojunior, alla presenza del Dirigente ScolasticoImmacolata Conte, dell’Amministrazione Co-

Didattico di Orta Nova nel loro percorso diricerca storica che li ha portati alla realizza-zione dell’Alfabeto della Shoah: viaggio nelletappe fondamentali di quello che si può de-finire uno dei periodi più tristi dell’umanità.Gli alunni hanno voluto prendere in consegnale testimonianze scritte e video dei sopravvis-suti e farle proprie, per impegnarsi a divulgarela cultura della pace.

Durante la celebrazione della “Giornatadella Memoria”, alla presenza di Saverio Pan-discia, presidente dell’Associazione NazionaleFamiglie Caduti e Dispersi in Guerra, e deldirigente scolastico Immacolata Conte, glialunni hanno cantato il testo di una delle piùnote canzoni di Francesco Guccini, “Auschwitz(canzone del bimbo nel vento)”, e recitatobrani da “Se questo è un uomo” di PrimoLevi e altri componimenti anonimi scelti perla suggestione del loro contenuto.

“Noi ricorderemo, perché questo non ac-cada mai più!” ha declamato con forzaun’alunna al termine della manifestazione.Questo è il messaggio che deve essere accoltodai bambini... gli uomini del futuro. È da loroche si deve partire per costruire una mentalitàche combatta ogni tipo di razzismo, ogni in-tolleranza e ogni discriminazione.

Se questo avverrà, l’obiettivo sarà raggiun-to e non vedremo mai più le immagini di morteche ogni guerra porta con sé.

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Il 23 gennaio 2012 la nostra classe si èrecata al Comune, dove ci ha accolti il Sin-daco, che ci ha fatto accomodare nella SalaConsiliare e ci ha detto che tra poco verràistituito il Consiglio dei Ragazzi, dimostran-doci così la sua sensibilità nei nostri confronti.Con grande attenzione ha ascoltato le nostredomande.

Diversi bambini hanno richiesto, ancheattraverso lettere, un maggior controllo ur-bano, più spazi verdi attrezzati, una piscinacomunale, una pista ciclabile, la raccolta dif-

ferenziata ed altro…Lei ha risposto che, per alcune cose stanno

già provvedendo, mentre per altre sarà neces-sario più tempo a causa della carenza di fondi.Le abbiamo, inoltre, chiesto alcune curiositàsulla sua “Vita da Sindaco” che, ha soddisfattopienamente.

Prima di salutarci ci ha consigliato diiniziare già da adesso ad essere dei “Bravicittadini”, mettendo in pratica piccoli com-portamenti, come non gettare cartacce a terra,non urlare per strada, non fare i prepotenti

con i compagni ed essere degli alunni “Mo-dello”.

Infine, abbiamo visitato l’ufficio anagrafe,in cui un impiegato ci ha mostrato i registridell’anno 2003, anno della nostra nascita eci ha riferito che lì sono custodite le infor-mazioni di tutti i cittadini di Orta Nova.

Felicissimi di aver conosciuto personal-mente il Primo Cittadino del nostro Paese,siamo tornati a scuola.

Gli alunni della 3ª C1° Circolo “N. Zingarelli”

Son morto con altri cento, son morto ch'erobambino, passato per il camino e adesso sononel vento e adesso sono nel vento... Ad Au-schwitz c'era la neve, il fumo saliva lento nelfreddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento,adesso sono nel vento.

Da circa 10 anni il sig. Saverio Pandiscia,presidente dell'ass. naz. Famiglie caduti e dispersiin guerra, affianca le docenti del I Circolo diOrta Nova nella promozione del “Giorno dellaMemoria”. Ormai è consuetudine approfondire,con gli alunni più grandi, pagine della memoriastorica che non fanno più parte dei programmidi studio. Come ogni anno, le classi quinte ri-cordano la Shoah e le classi quarte le Foibe.Quest’anno, gli alunni delle classi 5ª A-B-C-D-E, insieme alle loro insegnanti, hanno volutodare un taglio diverso a questo avvenimento:il ricordo della shoah è stato collocato all'internodel “riconoscimento dei diritti dei bambini”.Le docenti si sono ispirate alla “Carta dei Dirittidei Fanciulli” e gli alunni, attori e spettatoridi questa giornata, hanno evidenziato come atanti loro coetanei questi diritti fossero statinegati. La cerimonia si è svolta nella Sala Teatrodi via Vittorio Veneto. Sulle note dell’inno diMameli è stato fatto passare sopra le teste deipresenti il bandierone dell'Italia (un enormetricolore), segno di unità e fratellanza, e, conorgoglio e commozione, tutti hanno cantatol’Inno Nazionale. L’intervento della Dirigentedott.ssa Margherita PALMA ha menzionatol’evento più terribile ed orrendo dell’intera guer-ra, l’uccisione deliberata di circa 6 milioni diuomini, donne e bambini ebrei, deportati dallaGermania e dai paesi occupati nei campi diconcentramento nazisti. La shoah (una parolaebraica che significa “sterminio”) fu program-mata da Hitler che, salito al potere, diede inizioa una vasta e feroce persecuzione contro gliEbrei. Agli Ebrei fu proibita la maggior partedei lavori, le loro proprietà furono confiscateed essi furono costretti a vivere nei ghetti e aindossare in pubblico la stella gialla di David.Ebrei, ma anche zingari, omosessuali, malatidi mente, testimoni di Geova e oppositori politicifurono rinchiusi nei campi di sterminio e mandatia morire nelle camere a gas di Auschwitz, Ber-

gen-Belsen, Buchenwald, Dachau, Mauthausene di altri lager. Gli alunni hanno cantato in di-verse lingue: in inglese “Life is beautiful” (dalfilm “La vita è bella”), “Wojna jest z’a” in po-lacco (la guerra è male) e in ebraico “Gam gam”(dalla Bibbia, Salmo 23 - tratto dal film "Jonache visse nella pancia della balena). Gli interventidell’assessore Trecca e del presidente dell’Avis,Prisco (accompagnato da una giovane consiglie-ra, Liliana Mercaldi), hanno ricordato come il“Giorno della memoria” non può essere soloun “ricordare”, ma un impegno per iniziare arendere concreti i buoni propositi. Collocare imomenti di riflessione sulle guerre del passatonella cornice della vita vissuta deve servire avalutare se oggi sono rispettati i Diritti di Tutti.

E... a proposito di Diritti, gli alunni delleclassi 5ª B e C hanno drammatizzato “Il Trenodei Diritti”, liberamente tratto da “Lo zio Diritti”di R. Piumini: Alcuni bambini intraprendonoun viaggio fantastico su un fantomatico trenoe, ogni qualvolta raggiungono una stazione,si scontrano con una realtà di bambini maltrattati,abbandonati, analfabeti, soldati, malati. I piccoliviaggiatori intervengono salvandoli e accompa-gnandoli alla Stazione dei sogni, approdo finalein un posto dove non ci sono più guerre, vio-lenze, sfruttamenti: un mondo senza più bambiniaffamati, sfruttati, emarginati, indifesi, picchiati...

Ad ogni stazione gli alunni delle classi 5ª A- D - E hanno contrapposto alla fantasia delviaggio in treno la realtà, testimoniata da letture,documentazioni, poesie di bambini ebrei vissutial tempo dell’olocausto, di persone a cui sonostati negati il diritto all’istruzione, alle curemediche... alla vita. L’intervento di mons. Gia-como Cirulli, parroco della Chiesa Madre haben spiegato il significato della parola “shoah”e ha invitato ad una profonda e seria riflessione:- Perché la guerra è male? - Perché lede la dignitàdi ogni uomo... bisogna riflettere sulla negazionedi quei fondamentali diritti che si vivono nellaquotidianità. Purtroppo si comincia dal poco,come emarginare un bambino “diverso”, persfociare in quella trama ordita che sono le guer-re... La Dirigente ha concluso sottolineandocome l'obiettivo delle docenti è far comprendereagli alunni, con la riflessione sui diritti, che lapace si costruisce, rispettando ogni bambinodi qualunque colore, razza e religione, giornodopo giorno: in casa, a scuola, in parrocchia…praticando i valori della solidarietà, del rispettoreciproco, della non violenza. Solo se sapremoessere immuni a mali come il pregiudizio e ilrazzismo potremo preservarci dall’orrore dellaguerra.

… Io chiedo quando sarà che l’uomo potràimparare a vivere senza ammazzare e il ventosi poserà e il vento si poserà... Il bambino nelvento (di Francesco Guccini).

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Momenti di grande intensità, divera ed autentica sincerità, rivelatricedei sentimenti nascosti dell’animoumano, di equilibrio tra fantasia erealtà, ma anche momenti goliardica-mente satirici, intessuti di sottile ebriosa ironia o addirittura burleschi,da strappare un divertito sorriso. Bel-lissima ed assai intima la celebrazionedomenicale, come di consueto, dellaSanta Messa, officiata da Don RenzoRonzitti. Nell’antica cattedrale, edi-ficata sul punto più alto del BorgoVecchio, nel luogo dell’insediamentourbano più antico, tutti i poeti hannopartecipato alla solenne celebrazione,tra i canti di una pregevole ScholaC a n t o r u m , e d o n a t o , d u r a n t el’offertorio, i prodotti tipici del pro-prio territorio di provenienza, e pre-gato insieme con quartine in linguedialettali diverse, tali da comporreun’unica preghiera corale che com-prendesse gli abitanti dell’intera na-zione. Ma, come se tutto ciò fossepoco, c’è stata la musica a farla dapadrona in questo convegno, e chemusica!

Quattro serate d’intrattenimento,quattro e più occasioni di ascolto efruizione di bella e coinvolgente mu-sica. Da quella tradizionale del grup-po folkloristico “A paranze”, ormaifamosa dovunque, a quella degli“Inossidabili”, un trio capeggiato dal-la simpaticissima socia molisana Rinadi Nardo; da quella classica del“Mettiamoci all’Opera”, elegante ecolto spettacolo offerto da valentis-simi giovani musicisti e cantanti liricidel melodramma italiano, a quellasinfonica dell’orchestra giovanile del-la Scuola Musicale “Maria Brigida”di Termoli, formata da ragazzi dellascuola dell’obbligo, che hanno ese-guito pezzi inediti, oltre a brani clas-sici di pregevole esecuzione. Per con-cludere in bellezza, l’ultima serataè stata quella del concerto della gran-de Orchestra Sinfonica Giovanile del-lo Stato Vargas (Venezuela), direttadal maestro Domenico Lombardi, pre-senti per una breve tournee in Italiaed ospite, per l’occasione, della par-rocchia di don Enzo Ronzitti. Com-posta da ragazze e ragazzi giovanis-simi, tutti dotati di grande talentonaturale , è uno dei gruppi nat inell’ambito del “Fesnojiv”, il progetto

governativo delle Orchestre sinfoni-che giovanili e infantili del Venezue-la, fondato trent’anni fa dal maestroJosé Antonio Abreu. Questo sistemanazionale delle orchestre, unico a li-vello mondiale, ha anche interessatoartisti del calibro di Claudio Abbadoe Placido Domingo, coinvolgendoquindicimila insegnanti e trecentoorchestre e cori giovanili. I ragazzie bambini coinvolti sono oltre due-centoquarantamila, il novanta per cen-to dei quali di estrazione poverissima,raccolti dalla strada dove vivrebberosituazioni di droga e delinquenza.Ragazzi che hanno trovato nella mu-sica una grande possibilità di riscattopersonale e, in molti casi, diventandoprofessionisti, un lavoro stimolantecon cui riescono a vivere e a mante-nere la famiglia di appartenenza.La musica, quindi, come naturalestrumento per uscire dalla povertà,come opportunità di rinascita socialeed umana. Gli ottanta ragazzi giuntia Termoli, diretti magistralmente dalMaestro Lombardi, figlio di emigran-te termolese, hanno eseguito con iloro strumenti, oltre a brani conosciutianche degli inediti e soprattutto mu-siche e canti propri della tradizionevenezuelana, nuovi, per le originalisonorità, per il folto e caldissimo pub-blico presente, che applaudiva frago-rosamente. Le fresche ed argentinevoci dei cantori ed i vivaci suonidegli strumenti, vestiti dell’energiapura dei giovani musicisti, hanno fat-to vibrare di gioia le pareti dell’edifi-cio sacro ed il cuore dei presenti, inuna sinergia di grande piacevolezzae gioiosa euforia collettiva. È statauna festa inaspettata questa, a conclu-sione del ricco convegno, dal profon-do significato umano … Mentre glieconomisti di tutto il mondo si stannodomandando se davvero gli aiuti stan-ziati negli anni siano serviti allo svi-luppo dei Paesi più poveri, e se icomplicati progetti delle organizza-zioni internazionali abbiano mai pro-dotto un qualche risultato, il sistemaAbreu fa tornare in mente un anticodetto cinese: “Se dai un pesce ad unuomo, si nutrirà una volta. Se gli in-segni a pescare, mangerà tutta la vita.Se i tuoi progetti valgono un anno,semina il grano. Se valgono cent'anni,istruisci le persone”. Perciò, evviva

la musica, evviva la poesia, evvival’arte, evviva la cultura!!!

Damme ‘n’appuntamentedi Carlo Cappella(Termoli, 23 giugno 1926 - 31 marzo2009)Damme’ n’appuntamente de matine,a scanna crape verse l’Asenarche,tra i junge nganne a mare sta ‘na var-chete porte all’acquachiare da cavalline.Damme’ n’appuntamente de matine.

Damme’n’appuntamente a mezzejur-ne,ammizz’i scujje quande abbamb’u so-le,te vojje dice sule ddù’ parole,strette vicine a mè nde mette scurne.Damme ‘n’appuntamente a mezzejur-ne.

Damme ‘n’appuntamente a vintun’ore,sutt’u seppurte ‘ndu paese vicchie,trevame zitte zitte nu cuernicchieandò’ petime staje core a core.Damme ‘n’appuntamente a vintun’ore.

D a m m e ‘ n ’ a p p u n t a m e n t e asser’attarde,Abbasce ‘u purte dinte a ‘na varchette,mittete quella stessa camecetteandò’ l’ucchie mì posen’ u sguarde.D a m m e ‘ n ’ a p p u n t a m e n t e asser’attarde.

Dammi un appuntamentoDammi un appuntamento di mat-

tina / a “Scannacrape” verso il Sinarca/ tra i giunchi vicino al mare c’è unabarca / ti porto al largo, verso l’acquachiara della “cavallina”. / Dammi unappuntamento di mattina. // Dammiun appuntamento a mezzogiorno / inmezzo agli scogli quando il sole bru-cia, / ti voglio dire solo due parole,/ stretta vicino a me non vergognarti./ Dammi un appuntamento a mezzo-giorno, // Dammi un appuntamentoalla sera / sotto un arco del paese vec-chio / troviamo silenziosamente (zittizitti) un angolo / dove possiamo starecuore a cuore. / Dammi un appunta-mento alla sera. // Dammi un appun-tamento a tarda sera / giù al portodentro una barchetta, / mettiti quellastessa camicetta / dove i miei occhiposano lo sguardo. / Dammi un ap-puntamento a tarda sera (di notte).

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Al mattino, il mercato si svolgeva in Lar-go ex Gesuitico; nel tardo pomeriggio ogniortolano, col suo carretto trainato da un ca-vallo, percorreva le strade del paese e si fer-mava ad ogni quadrivio per lanciare il suorichiamo: “robba d’urt!” (roba, produzionedell’orto). Nel mese di maggio gli ortaggipiù comuni e più richiesti erano le fave, i“cardune de ciucce” e le lattughe.

Mi ero rivolto a Pasquale Annese, l’ultimocomponente del nostro quintetto di amicid’infanzia per chiedergli: “Pasqua’, ti ricordila sceneggiata davanti al BarDembech?”. “No, raccontala tu”.E io l’avevo raccontata. Quellasera di maggio del 1955 AntonioDi Staso aveva il suo carrettopieno di lattughe appena tagliatee aveva cominciato il giro peril paese. Contrariamente alsolito, però, la sosta ad ogniquadrivio era più breve e lechiacchierate nelle quali in-dulgeva con le massaie eranolimitate al minino, tanto che unasignora, in Via Carlo Alberto,davanti casa mia, gli aveva detto:“Anto’ , che hai? . Ti vedopiuttosto nervoso stasera!”.

“Non sono nervoso, comareIncoronata; ho solo fretta perchédevo incontrare un amico!”.

L’amico che doveva in-con t r a r e , come cap i i unamezz’ora più tardi, era AngeloLa Sorsa. I due erano amicidall’infanzia e avevano entrambiuno spiccato senso dell’umori-smo e ordivano spesso burle aidanni delle persone per le qualinon nutrivano una eccessivasimpatia, oppure che ritenevanotroppo semplici per intuire leloro intenzioni. Una personasemplice e di animo buono,aliena da ogni gazzarra eraPaolo Dembech, proprietario del Caffè omo-nimo ubicato nell’allora Via Nazionale (oggiCorso Aldo Moro), nel fabbricato che attual-mente ospita il Centro del Mobile.

Dirimpetto al Caffè c’è il Palazzo di Vin-cenzo Torraco, all’epoca noto commerciantedi grano e di vino e proprietario di moltiterreni. Davanti alla sua “Cantina”, la serasi intratteneva un gruppo numeroso di mez-zadri, braccianti agricoli, facchini e autistidi camion, i quali attendevano di conoscerele disposizioni per il giorno seguente. Altret-tanto numerosa era la clientela che si intrat-teneva dentro il Caffè e sul marciapiede an-tistante. Il luogo era stato scelto di propositoda Antonio e Angelo, perché fosse teatro eplatea della loro pantomima. L’appuntamentoera stato fissato per le sette della sera. Angeloera arrivato un po’ prima nella piazzetta an-

tistante la Chiesa Madre a bordo del suo“zanzino” (ciclomotore), e si era fermato,per far passare il tempo a parlare con il ma-cellaio Bollino. Dopo alcuni minuti, avevasentito il bando di Antonio il quale, superatol’incrocio fra la Circonvallazione e Via Na-zionale, si dirigeva verso il luogo dell’appun-tamento. Il sincronismo era perfetto. Giuntia una trentina di metri di distanza l’unodall’altro, Antonio aveva cominciato a gridare:“Ecco arriva il vagabondo! Vai a lavorare,sfaticato!”.

Di rimando, Angelo, procedendo a passod’uomo, aveva risposto: “Vagabondo sei tu!Se non la smetti di insultarmi, ti rompo lecorna e ti faccio passare la ‘mbriachezza!”.Il tono delle voci e la pesantezza degli insulticrescevano man mano che i due si avvicina-vano al Caffè Dembech e alla Cantina diTorraco e, sia gli avventori del Caffè che idipendenti di Vincenzo Torraco erano uscitisul marciapiede. Perciò, i due contendentisi avvicinavano l’uno all’altro in mezzo adue ali di folla ed era proprio ciò che essidesideravano. Quando erano giunti ad unadiecina di metri di distanza l’uno dall’altro,Antonio Di Staso sempre inveendo, era saltatogiù dal carretto impugnando la falce che gliera servita per tagliare il fieno per il suocavallo. A quella vista Angelo aveva abban-donato il ciclomotore dopo aver estratto dalla

cassetta legata sul portabagagli una grossaaccetta dal lungo manico. L’accetta e la falceroteavano nelle mani dei due contendenti,che si muovevano come i “pupi” che finoa qualche anno prima venivano impiegatinelle storie dei “paladini di Francia” rappre-sentate nel grande tendone verde posizionatoin Largo Ex Gesuitico.

Gli insulti e le (finte) minacce venivanodeclamate come in quelle rappresentazionie risultavano credibili, per cui le personepresenti sui due marciapiedi cominciavanoad essere preoccupate. Il più preoccupato ditutti era il buon Paolo Dembech, il qualecon voce tremante, pregava gli astanti di in-tervenire per evitare che il duello verbaledegenerasse e che scorresse del sangue. Nes-suno dei presenti, però,osava avvicinarsiall’ascia e alla falce roteanti. Tutti stavanocon il fiato sospeso e la distanza fra i due

contendenti si era ridotta ormai alminimo, non più di quattro metri.Quando la falce aveva toccatol’ascia e ne erano sprizzate vividescintille, la folla aveva trattenutoil respiro aspettando il peggio ePaolo Dembech era svenuto. A questo punto, era avvenutol’imprevisto. Dopo aver gridato,rispettivamente: “Adesso ti spaccoin due con questa accetta!” e “….E io ti taglio la testa con questafalce affilata!”, Angelo e Antoniosimultaneamente le avevano la-sciate cadere a terra ed erano corsiad abbracciarsi, ridendo comematti. Il cambiamento di umore degliastanti era stato altrettanto re-pentino. La preoccupazione primae il timore poi di vedere scorrereil sangue, si erano tramutati primain una risata liberatrice e subitodopo in una grande collera, quandonelle loro menti si era fatta stradala consapevolezza di essere statipresi in giro, di essere rimastivittime di una sceneggiata. Il piùarrabbiato di tut t i era PaoloDembech il quale si era rimessodal malore e si era diretto versoi due brandendo il suo bastone.Angelo e Antonio, vista la malaparata, si erano allontanati di corsa,

sempre ridendo, verso la Chiesa dell’AltoMare. Erano tornati solo alcuni minuti piùtardi per riprendere rispettivamente l’asciae il ciclomotore, la falce e il carretto.

Pasquale e Franco che avevano rivistomentalmente, insieme a me, la scena allaquale tutti e tre avevamo assistito, erano scop-piati a ridere. Pasquale, il saggio del nostroquintetto aveva sentenziato: “Uomini cosìnon c’è ne sono più!”.

E su questa considerazione la nostra per-manenza nel Bar Annese era terminata. Fuori il sole al tramonto illuminava il Monumentoai Caduti e le ombre cominciavano ad allun-garsi sulle basole di pietra scura.

Poco distanti da noi due ragazzini parla-vano animatamente con i loro telefonini, aricordarci che il presente è molto diverso.

(Fine)

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Il PomodoroÈ una pianta orticola della famiglia delle

solanacee. La pianta è originaria del Cilee dell’Ecuador, dove per effetto del climatropicale offre i suoi frutti tutto l’anno, men-tre nelle nostre regioni ha un ciclo annualelimitato all’estate, se coltivata all’aperto.

Dominatore della gastronomia italiana,in particolare quella meridionale e largamentediffuso in tutto il mondo per il suo gustooltre che per le sue importanti proprietà die-tetiche. La coltivazione della pianta del po-modoro era già diffusagià in epoca precolom-biana in Messico e Perù,fu poi in t rodot ta inEuropa dagli Spagnolinel secolo XVI secolo,ma non come ortaggiocommestibile, bensìcome pianta ornamen-tale, ritenuta addiritturavelenosa per il suo altocontenuto di solanina,sostanza considerata aquell’epoca dannosa perl’uomo. Infatti nel 1544l’erborista italiano PietroMatthioli classificò lapianta del pomodoro frale specie più pericolose,anche se ammise di aversentito voci secondo lequali in alcune regionii l suo f rut to venivamangiato fritto nell’olio.Alcuni alchimisti del‘500 e del ‘600 attri-buirono al pomodoro misteriosi poteri ecci-tanti ed afrodisiaci tanto da preparare pozionie filtri magici. In merito a questo venneattribuito, in diverse lingue europee, varinomi: pomme d’amour, in francese, loveapple in inglese, libesapfel in tedesco finoal termine italiano pomo (o mela) d’oro.Nel mondo arabo veniva definito pomo deiMori, perché il pomodoro appartiene allafamiglia delle solanacee cui appartiene anchela melanzana, ortaggio preferito in quei tem-pi.

La pianta era chiamata dagli Aztechixitomati, che significa grande tomati. Latomati era un’altra pianta, simile al pomo-doro, ma più piccola e con i frutti di coloreverde-giallo. Gli Spagnoli chiamarono en-trambe tomate e ciò diede origine alla con-fusione.

Poche sono le notizie relative all’usoalimentare. Il primo impiego sporadico siregistra in alcune regioni dell’Europa meri-

dionale solo nel XVII secolo. Un forte im-pulso alla coltivazione a scopo alimentaresi registra alla fine del Settecento principal-mente in Francia e nell’Italia meridionale.Ma mentre in Francia il pomodoro si con-sumava solo alla corte del re, nell’Italia me-ridionale si diffuse rapidamente tra la po-polazione. Finalmente nel 1762 furonodefinite le prime tecniche di conservazionegrazie agli studi di Lazzaro Spallanzani chenotò che gli estratti fatti bollire e posti incontenitori chiusi non si alteravano. Poi nel

1809 il cuoco parigino Nicolas Appertpubblicò l’opera “L’art de conserver le su-bstances alimentaires d’origine animale etvégétale pour pleusieurs années” dove fragli altri alimenti era citato anche il pomodoro.

È opportuno sottolineare che negli StatiUniti e nelle Americhe, da cui proveniva,il pomodoro come ortaggio commestibile,si affermò con molte difficoltà, per la diffusaconvinzione popolare dei suoi poteri tossici.Nel 1820 il colonnello statunitense RobertGibbon Johnson decise di mangiare, provo-catoriamente, davanti ad una folla prevenutae sorpresa. Si narra che alcuni avversaripolitici del Presidente americano AbrahmLincoln convinsero il cuoco della Casa Bian-ca a preparare una pietanza a base di pomo-doro per avvelenarlo. Dopo la cena la con-giura fu scoperta, anzi l’episodio contribuìa rendere popolare il pomodoro, perché Lin-coln ne divenne un appassionato consuma-tore.

Finalmente nell’Ottocento il pomodorofu inserito nei primi trattati gastronomicieuropei. Nel 1819 nell’edizione del CuocoGalante del grande cuoco napoletano di corteVincenzo Corrado descrive molte ricettecon pomodori farciti e poi fritti. Infine nel1839 il napoletano Don Ippolito Cavalcanti,Duca di Buonvicino, nella seconda edizionedella sua Cucina Teorico Pratica proposedi condire la pasta con il pomodoro ed illustròla prima ricetta del ragù.

Le ricette di questo mese sono un omag-gio al pomodoro e alla cucina foggiana conil piatto “della bandiera”.

Orecchiette rucola e patateIngredienti: 320 gr. di orecchiette; 400

gr. di patate; 500 gr. di rucola; 2 spicchidi aglio; 150 gr. di pomodorini ciliegini;peperoncino; sale, pepe e olio di oliva ex-travergine q.b.

Su di una spianatoia versate la farinaaperta a fontana (semola di grano duro eun terzo di farina bianca). Impastare conacqua tiepida fino a quando il composto dipasta non diventa consistente, elastico, com-patto e morbido. Quindi tagliarlo e ricavaredei cilidretti spessi un dito. Con un coltello

tagliare i cilindretti dipasta a pezzettini dalledimensioni dell'unghiadel pollice, strascinarlicon i l col tel lo sul laspianatoia e con uncolpo di pollice rove-sciarli realizzando cosìle Orecchiette. Nettare e lavare larucola, tagliare a pezzinon troppo piccole lepatate, quindi immergerein una pentola con acquafredda salata, portare abollore, dopo 5 minutiaggiungete le orec-chiette. Nel frattempo inun tegame mettete l’olio,gli spicchi d’aglio ed ilpeperoncino, lasciareimbiondire e aggiungerei pomodorini tagliati inquattro, lasciare per dueo tre minuti di cottura.Non appena le orec-

chiette saranno al dente, scolare insiemealla rucola e le patate, condire con la salsadi pomodore e servire caldo con un filo diolio crudo e una spolverata di pepe.

Orecchiette e finocchiettiIngredienti: 320 gr. di orecchiette; 400

gr. di finocchietti; 150 gr. di pomodoriniciliegini; olio di oliva extravergine; sale epepe q.b.

Nettare e lavare il finocchietto quindiimmergere in una pentola, portare a bollore,dopo 5 minuti aggiungete le orecchiette. Inun tegame mettete un filo d’olio di olivaextravergine, gli spicchi d’aglio e aggiungetei pomodorini tagliati in quattro, salare mo-deratamente, pepare e lasciare la cotturaper 10 minuti. Non appena le orecchiettesaranno al dente, scolare insieme la pastae la verdura, condire con la salsa di pomo-dore, versare un filo di olio crudo, una spol-verata di pepe e servite.

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Uno dice Roma e noi cattolici pensiamosubito al Papa e a San Pietro. Così scrive,nella quarta di copertina, Sebastiano Nata,riguardo al libro di Mario Gravina Preti diperiferia edito in questi giorni dalla casaeditrice Ibiskos/Ulivieri Euro 13

Gravina ci racconta, invece, delle par-rocchie inserite nei quartieri periferici diRoma: Settebagni, Pietralata, Acilia, Tibur-tino, Torre Spaccata, Torre Angela. Chiesecon sacerdoti italiani e stranieri, pezzi dellaCittà eterna dove il romanesco si mescolaad altre lingue. La vita e la fede di questopopolo di Dio, unico anche se siamo tuttidiversi”.

In questo libro l’autore ci presenta rac-contandoci l’incontro con sette sacerdotitra cui tre italiani e quattro di altri paesi(un colombiano, un brasiliano, un polaccoe un maltese). Nei reportage l’autore ha ri-tenuto utile rivolgere l’attenzione verso queipreti che svolgono il ministero sacerdotaleall’interno di quel particolare luogo dellaChiesa che prende nome di parrocchia. Già,un anno fa, abbiamo avuto modo di leggerenelle pagine dell’Ortese un intervento diGravina proprio sul tema dell’Anno Sacer-dotale indetto da Benedetto XVI in cui egliponeva alla nostra riflessione la figura e ilruolo del sacerdote nella nostra società con-temporanea. Oggi, con la pubblicazione diPreti di periferia, possiamo approfondireulteriormente e con più elementi il temadel sacerdozio. Non si tratta, come qualcunopuò pensare, di un argomento superato, comese l’annuncio del Papa per l’Anno del Sa-cerdozio, avvenuto il 19 giugno del 2009,fosse stato già vecchio e superato dal tempo.Credo che non si possa considerare un ar-gomento di tale portata e di importanza uni-versale per tutta la Chiesa, un “prodotto”da consumare entro una certa data. La rifles-sione sulla figura e la funzione del pretetra noi, rimane sempre viva perché viva èla Chiesa all’interno della società e della

comunità cristiana. Pertanto bene ha fattoMario Gravina ad aprire una ulteriore me-ditazione sull’Anno Sacerdotale offrendocil’occasione di un prosieguo di meditazionenon solo personale ma anche comunitario.E credo che la funzione e lo scopo di “Pretidi periferia” sia esattamente questo. Manmano che si entra nella lettura del libro ciimmergiamo in bellissime narrazioni e te-stimonianze dei quei parroci visitati e rac-

tare la loro storia personale e da qui adden-trarsi nel territorio in cui essi svolgono illoro mandato annunciando il Cristo nato,morto e risorto per l’umanità. E per cono-scere anche come opera nel territorio unaparrocchia non è sufficiente definirla in ma-niera astratta quanto piuttosto capire qualesia la sua missione cristiana nel territorio.La Chiesa parrocchiale è la casa in cui icristiani celebrano l’eucarestia, si nutronodella parola di Dio, è il luogo della preghierapersonale e comunitaria e si amministranoi sacramenti. Essa, col suo campanile, segnail luogo ove s’incrociano cielo e terra es’incontrano le esperienze della vita umanae dello spirito. La Chiesa è luce del mondo,è il luogo ove si ri-accendono le speranzeper rendere il mondo più vivibile, più soli-dale, più bello, più spirituale. Il sacerdote-parroco è totalmente immerso in questa du-plice realtà impastata di cielo e di terra.Pur se il prete è un uomo legato a questomondo e vive in questa realtà, egli tuttaviane annuncia sempre uno migliore, più giusto,schierandosi di continuo e comunque dallaparte degli emarginati e dei più poveri. Unmondo che non è destinato solo al contin-gente, al tempo che fugge, ma all’eterno.Essere prete, dice don Fabrizio, uno dei settepreti intervistati da Gravina, comporta unascelta d’amore radicale. Il sacerdote riceveun grande dono che a sua volta restituiscegratuitamente agli altri. Ho voluto, con questolibro-reportage, scrive ancora Gravina, en-trare in quelle parrocchie di frontiera e ascol-tare le testimonianze dirette di sacerdotiche vivono quotidianamente le difficoltà inun territorio sì difficile ma che nutre la fi-ducia di un riscatto che non è legato soloai bisogni fondamentali del vivere quotidianobensì alla dignità della persona umana. Levoci e le testimonianze di questi sacerdo-ti/parroci, che sono state raccolte in questolibro, ci invitano a riflessione sull’AnnoSacerdotale indetto da Benedetto XVI nonsolo in un tempo delimitato ma sempre per-ché sempre è vivo l’amore che Dio ha pernoi e non ha alcuna scadenza. E Mario Gra-vina ce lo ricorda nelle primissime paginedi “Preti di periferia” indicandoci il passodel vangelo di Matteo (5,23) che dice: “Voisiete il sale della terra; ma se il sale perdesseil sapore, con che cosa lo si potrà rendersalato? A null'altro serve che a essere gettatovia e calpestato dagli uomini”.

contati brillantemente dall’autore che li in-serisce, con uno stile semplice e accattivante,all’interno della comunità cristiana e neltessuto sociale della grande metropoli roma-na. Ma in questo libro, a mio parere, c’èsoprattutto un raccontare lo specifico dellavocazionale al sacerdozio da parte dei pretiintervistati. Ecco perché, ci dice Gravinanella premessa al suo libro, per capire meglioil compito di questi sacerdoti bisogna ascol-

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A PADRE PIO

Adagiatoin un paradiso d’oro e d’argentoumilenel tuo piccolocelato sacello,splendentenella tua santità eroica,richiami i fedelicon ardorealla preghierae alla meditazione.Tutti t’invochiamoe ti ricordiamocome figli devotie sinceri.Tutti a te ricorranoper un confortoed una speranza.

Rocchina Morgese

“NU SUNNE”

Quandesarrie bellenà case a pianterrene

grosse

che nà terrazze sop’au mare

Nà loggecumme n’ata case

che nùcaminette de prète

pe la carne arrestute

che passè la jurnate

n’cumbagnie d’i figli

e ppocheamice de vecchia date

Nùtàvelespaziuse

che ttandasigge

a nu zinne nu belle bbigliardine

scartate da qualche bbarrestrutturate

ece stesse bbune pure nu’ ggiubbòxe

ben fornite

che tttandacanzune

d’i cchiùgrussecandande

de quillibbelletiembe

Mina, Di Capri, Mina e Mina.

Ma la cosa chiù ‘mburtande

ch’addaavè

so rrose e ggeranieatturneatturne

quillerusse gialle e rose scherziete

s’adda'mmischiè ch’u bblù

d’u mare e u ciele inda i jurnate de sole prepotende.

Che sti coluresgargiandede fiure a mille a milleforse pure che nùsemblicepanine'nnanze a stuspettacule a cculuresfide a cchiunque a non addevendèrreg-gine.

Pinuccia Di Venosa

TERRA DAUNIA

Terra miarigato porto sul pettoorma del tuo soffiod’ulivo e di grano.Sei il mio anello sponsaleinciso sul cuoreche varca e resta oltre il tempo.Qui sta in altro luogola mia carne di tua sembianzae il sangue che dentro mi scorre.Come un forte favonio ancoraè tua linfa, il tuo midollo.Oh! terraterra mia Dauniaterra del mio primo respiroItaca mia lontana, genesie mio ultimo fiato.

Pinuccia Di Venosa

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