LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI - unina.it · 2018-08-24 · LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI...

164

Transcript of LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI - unina.it · 2018-08-24 · LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI...

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIA

a cura diMaurizio Fraissinet e Danilo Russo

Regione CampaniaAssessorato all’Ecologia

ed alla Tutela dell’AmbienteA.G.C. 05-Settore Ecologia

Programma INFEA

Laboratorio di Ecologia ApplicataDipartimento di Agraria

Università degli Studi di Napoli Federico II

Strategia Nazionale per la Biodiversità

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIA

Coordinamento scientifico ed editorialeMaurizio Fraissinet e Danilo Russo

AutoriSilvia Capasso, Filomena Carpino, Paolo Ciucci, Gabriele de Filippo, Maurizio Fraissinet, Romina Fusillo, Alberto Gentile, Fabio Maria Guarino, Nicola Maio, Manlio Marcelli, Danilo Russo

CopertinaLontrafoto di Maurizio Fraissinet

FotografieSilvia Capasso, Luca Cistrone, Gabor Csorba, Maurizio Fraissinet, Alberto Gentile, Fabio Maria Guarino, LUTRIA s.n.c., Nicola Maio, Giovanni Mastrobuoni, Davide Osteria

Progetto graficoMagma Inc. DesignNapoli

Stampato in Italia, 2013da Industria Grafica LetiziaCapaccio Scalo (Sa)

Tutti i diritti riservati

Promosso e finanziato dalla Regione CampaniaAssessorato all’Ecologia ed alla Tutela dell’Ambiente

A.G.C. 05 – Settore Ecologia.

Assessore prof. Giovanni Romano

A.G.C. 05 Coordinatore

dott. Michele Palmieri

Settore EcologiaDirigente

dott. Michele Palmieri

Referente Regionale per la Biodiversità dott. Antonio Carmine Esposito

Copyright 2013 Regione Campania

Regione CampaniaAssessorato all’Ecologia

ed alla Tutela dell’AmbienteA.G.C. 05-Settore Ecologia

Programma INFEA

Laboratorio di Ecologia ApplicataDipartimento di Agraria

Università degli Studi di Napoli Federico II

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo6

Indice

PREFAZIONE Giovanni RomanoAssessore all’Ecologia ed alla Tutela dell’Ambiente della Regione Campania

PRESENTAZIONE Michele PalmieriDirigente del Settore Ecologia

INTRODUZIONE Antonio Carmine EspositoReferente Regionale per la Biodiversità

PREMESSA Flegra BentivegnaMarine Turtle Specialist Group della IUCN

GENERALITÀ Maurizio Fraissinet e Danilo Russo

ASPETTI GEOGRAFICI E NATURALISTICIMaurizio Fraissinet e Danilo Russo

LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA IN CAMPANIAMaurizio Fraissinet e Danilo Russo

STATO DELLE CONOSCENZEMaurizio Fraissinet e Danilo Russo

LE LISTE ROSSEMaurizio Fraissinet e Danilo Russo

I TAXA

CICLOSTOMI E OSTEITTIAlberto Gentile

6

7

8

9

13

15

25

34

36

41

43

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio

UCCELLI Maurizio Fraissinet

CHIROTTERI Danilo Russo

ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORI Filomena Carpino e Silvia Capasso

LAGOMORFI Gabriele de Filippo

CARNIVORI Maurizio Fraissinet, Danilo Russo, Paolo Ciucci,

Manlio Marcelli e Romina Fusillo

ARTIODATTILI Danilo Russo e Maurizio Fraissinet

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVEDanilo Russo e Maurizio Fraissinet

BIBLIOGRAFIA

AUTORI

INDICE 7

57

75

105

119

132

135

143

145

148

155

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo8

PREFAZIONEprof. Giovanni RomanoAssessore all’Ecologia ed alla Tutela dell’Ambiente

Il volume “Lista Rossa dei Vertebrati terrestri e dulciacquicoli dellaCampania” costituisce un’opera di considerevole valore scientifico. Consincera soddisfazione mi accingo a scrivere la prefazione al volume,promosso e finanziato da questo Assessorato – A.G.C. 05 - SettoreEcologia – nell’ambito delle iniziative per la promozione dell’Anno In-ternazionale per la Biodiversità (2010), ed in attuazione della StrategiaNazionale per la Biodiversità (2010-2020), Strategia, che ha come fon-damentale finalità,quella di porre rimedio alla continua perdita di Bio-diversità nel nostro Paese e che vede soprattutto le AmministrazioniRegionali, le principali protagoniste per la realizzazione dei suoiobiettivi. Il volume costituisce una guida fondamentale, per esperti,studiosi, addetti ai lavori ed anche per appassionati di Scienze Naturali,in quanto offre lo status di diverse specie presenti sul territorio regionale.È, altresì, un prezioso contributo per la conoscenza, la tutela e la con-servazione del ricco patrimonio naturalistico presente in Campania.Il volume va ad incrementare ulteriormente la collana di pubblicazioni

che l’Assessorato ha curato, soprattutto in questi ultimi anni, attraversoil proficuo impegno del Settore Ecologia. Un ringraziamento ed unplauso vanno agli autori, Maurizio Fraissinet e Danilo Russo, autorevoliesponenti del mondo scientifico ed accademico, ed a quanti hannocontribuito alla sua realizzazione.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 9

PRESENTAZIONEdott. Michele Palmieri

Dirigente del Settore Ecologia

Il volume “Lista Rossa dei Vertebrati terrestri e dulciacquicoli dellaCampania” è un’opera di pregevole e notevole valore scientifico, promossae finanziata dall’Assessorato all’Ecologia ed alla Tutela dell’Ambiente –A.G.C. 05 - Settore Ecologia – nell’ambito delle iniziative per la pro-mozione dell’Anno Internazionale per la Biodiversità (2010), e per dareulteriore sostegno alla Strategia Nazionale per la Biodiversità (2010-2020). La Campania in attuazione delle Direttive Comunitarie “Habitat”e “Uccelli,”allo stato, ha individuato 108 Siti di Importanza Comunitaria(SIC) e 30 Zone di Protezione Speciale (ZPS), che concorrono, valida-mente, allo sviluppo della Rete Europea “Natura 2000”, che è lamigliore strategia di conservazione, a livello continentale, dellaBiodiversità. A tal fine il contributo fornito dal volume “Lista Rossa deiVertebrati terrestri e dulciacquicoli della Campania” è funzionale, inparticolare fornisce un aggiornato “stato dell’arte” relativo alla condizioneecologica di molte specie animali della regione. Pertanto con compiaci-mento ho scritto queste note di presentazione al volume, sicuro diavere assicurato a quanti operano nel contesto della ricerca e dellostudio della natura, uno strumento essenziale per apprendere ed appro-fondire la vita di tanti animali, abitatori nei nostri territori.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo10

INTRODUZIONEdott. Antonio Carmine EspositoReferente Regionale per la Biodiversità

Il volume “Lista Rossa dei Vertebrati terrestri e dulciacquicoli dellaCampania” costituisce un importante contributo scientifico nell’ambitodelle attività previste dalla Strategia Nazionale per la Biodiversità (2010-2020), del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e delMare, approvata in data 7 ottobre 2010, in sede di Conferenza Stato-Regioni, ed alla quale le Regioni sono chiamate ad assicurare unqualificato e fattivo sostegno tecnico e scientifico. Infatti rappresentaun valido lavoro orientato alla conoscenza, protezione e tutela dellaBiodiversità della regione, degli habitat, e delle specie animali ricompresi,in particolare, nei siti della Rete “Natura 2000”. Il volume, finanziato dal Settore Ecologia, si armonizza completamente

anche con i principi previsti dall’Accordo Stato-Regioni del 1 agosto2007 concernente il “Nuovo quadro Programmatico Stato-Regioni eProvince Autonome di Trento e Bolzano per l’Educazione all’Ambiente edalla Sostenibilità”; rilevante, infatti, è la funzione educativa e divulgativa,tesa a far conoscere a quante più persone possibile lo status diconservazione critico di alcune specie e le cause che hanno portato atale situazione, sollecitando in tal modo anche la sensibilità dell’opinionepubblica in un agire più rispettoso nei confronti della fauna selvatica. Il volume va ad impreziosire la già notevole collana di pubblicazioni

dell’Assessorato.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 11

PREMESSAdott.ssa Flegra Bentivegna

Membro del Marine Turtle Specialist Group della IUCN

La narrazione biblica insegna che ci fu “consegnato” un mondo bellissimo,il Giardino dell’Eden, dal quale fummo poi cacciati per aver consumato ilfrutto proibito. Se consideriamo il modo in cui l’uomo sta gestendo il patri-monio biologico del pianeta, l’episodio biblico risulta assai pertinente. Se nonsappiamo preservare le specie viventi, animali o vegetali, nella loro diversitàmeritiamo di essere puniti. Ad oggi almeno un milione di specie è via viascomparso per cause naturali. Ma negli ultimi 300 anni, i ¾ delle estinzionisono state causate dall’uomo. Le specie animali e vegetali spariscono oggi inmisura da 1.000 a 10.000 volte superiore al loro naturale ritmo d’estinzione.Si tratta del 6° episodio d’estinzione massiccia di cui però, questa volta,l’uomo è l’unico responsabile. Paradossalmente, a mano a mano che cresce ilgrado della civiltà umana, e che migliora la qualità della nostra vita, si assisteall’aumento del degrado ed all’impoverimento del Pianeta a spese di tutte lespecie. Profondamente concentrato solo su se stesso, l’uomo dimenticatroppo spesso di far parte anch’egli della natura che lo circonda arrogandosiil diritto di esserne il dominatore assoluto, senza però rendersi conto, o forsenon volendo rendersi conto, che da tutto quello che gli sta intorno dipendela sua stessa sopravvivenza. La biodiversità è essenziale per il funzionamentoecologico della Terra. A minacciarla concorrono oggi diverse cause tra cuiprincipalmente l’alterazione degli ecosistemi e lo sfruttamento eccessivo dellerisorse naturali. Tutti gli ecosistemi marini sono compromessi. L’inquina-mento aumenta ogni giorno di più, le popolazioni costiere stanno esplo-dendo, il 25% del pescato mondiale è gettato via (bycatch), il 70% delle speciecommerciali di pesci è in forte declino, e negli ultimi 50 anni è scomparsoquasi il 90% dei grandi pelagici, quali tonni, pesci spada e squali. L’utilizzodelle reti a strascico ha reso i fondali marini simili a foreste spiantate. Dal1900, è svanita la metà delle zone umide del Pianeta. Queste, elementi ditransizione tra terra ed acqua, ospitano una moltitudine di piante, uccelli,pesci, giocando altresì un ruolo molto importante di riserva per la depura-zione delle acque e di prevenzione contro le inondazioni. I fiumi e i laghi,come le zone umide, sono ambienti particolarmente ricchi di specie ma sonoanche quelli maggiormente minacciati dalle attività umane. La costruzionedi dighe, la compromissione degli alvei, il prosciugamento dei canali d’acqua,l’inquinamento, l’introduzione di specie aliene sono alcune delle cause cheprovocano danni consistenti alle comunità biotiche delle acque interne. Aquest’ultimo proposito un esempio mondiale significativo è rappresentatodall’introduzione della Perca del Nilo che ha provocato l’estinzione di circala metà delle specie endemiche di Ciclidi nei laghi africani Tanganica,Vittoriae Malawi. Grossi predatori estranei alle comunità biotiche indigene sono

stati introdotti anche nelle acque italiane. Il caso più noto è quello del pesceSiluro immesso negli anni ’70 nel bacino del Po, con conseguenze ancoranon prevedibili, e la massiccia introduzione di salmonidi (trote) nei ruscellie negli stagni delle Alpi e degli Appennini. Ancor più grave è la situazioneper le specie terrestri che, a causa dell’avanzare della cementificazione e delladeforestazione, faticano ogni giorno di più a trovare il loro spazio vitale. Sularga scala l’esempio più noto è certamente quello della foresta amazzonica,che viene distrutta al ritmo di quasi 2 milioni di ettari per anno. E con essascompaiono per sempre animali e piante, alcuni dei quali addirittura non an-cora classificati. Di fronte a questo scenario devastante il mondo scientificolancia sempre più spesso assordanti grida di allarme, che però chi dovrebbeascoltare finge di non sentire. Gli interessi economici, la mancanza di moti-vazioni, l’egoismo e il diffuso malcostume rendono vane molte delle azioniintraprese in favore della sostenibilità della vita sul Pianeta. Per rallentarequesto processo negativo, è necessario inculcare una visione nuova della na-tura, per iniziare a costruire fin da subito un futuro sostenibile che sia in gradodi assicurare nel comune interesse rispetto e protezione verso tutti i sisteminaturali.L’Assessorato all’ecologia ed alla tutela dell’Ambiente della Regione

Campania, da anni sensibile a queste problematiche, può giocare un ruolocruciale nel raggiungimento di questo obiettivo, ma per far ciò deve agire in-stancabilmente da puntuale “informatore”, al fine di far nascere, almeno nellapropria sfera di influenza, una nuova coscienza ambientale verso le risorsenaturali della nostra regione. È con questo intento che, a chiusura dei lavorie delle iniziative per l’anno internazionale della Biodiversità, ha voluto questolibro: “Lista Rossa dei Vertebrati terrestri e dulciacquicoli della Campania”. Ilprimo elemento che appare scorrendone le pagine è che nella nostra regionevive e si riproduce una incredibile varietà di specie, alcune molto rare o adalto valore naturalistico come la Lontra, la Lepre italica e il Coniglio selvatico;e poi che nelle acque dolci sono ancora presenti diverse specie di Pesci, cosìcome di Anfibi e di Rettili, e che delle 340 specie di Uccelli ad oggi censiteben 150 nidificano in Campania, mentre per molte altre la regione rappre-senta un’importante area di svernamento prima di migrare verso l’Africa.Notevole è anche la scoperta dell’esistenza di un elevato numero di specie diChirotteri, che vivono nelle tante grotte naturali sparse un po’ ovunque sulterritorio. Ma nonostante la ricchezza di tanta biodiversità, dalla valutazionedello stato di conservazione di ciascuna specie emergono dati inquietantisulle condizioni in cui versano le singole popolazioni, criticità dovuta in mag-gior parte alla alterazione dei loro habitat naturali. Infatti, nella Lista rossaregionale, stilata secondo i criteri dell’International Union for the Conservationof Nature (IUCN), la situazione appare sconfortante. In tutte le classi esa-minate ben poche sono le specie che sembrano al momento non correre pe-ricolo, mentre la maggior parte è a rischio. A detenere il primato di specie arischio d’estinzione sono gli Agnati, gli Anfibi e i Chirotteri, seguite poi dagliOsteitti, dai Rettili, dagli Uccelli nidificanti e dai Mammiferi. Alcune di que-

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo12

sti gruppi annoverano anche specie vulnerabili, prossime alla minaccia o cheversano in condizioni critiche, come le uniche 2 specie autoctone dei Lago-morfi o che già non esistono più e sono considerate estinte dalla regionecome la Lampreda di fiume, lo Storione, il Capovaccaio, la Foca monaca.Frequenti sono i casi in cui non è possibile fare una stima della reale consi-stenza demografica della popolazione di una data specie per mancanza didati. Da ciò emerge l’urgente necessità di intensificare l’attività di monito-raggio sul campo che non può più essere limitata ad osservazioni “punti-formi” e casuali ma che deve essere continuativa ed estesa a tutto il territoriocampano. Come anche sottolineato dagli autori nelle conclusioni, questo la-voro, seppur riferito ad un arco temporale abbastanza ampio di circa 60 anni,deve essere considerato punto di partenza e riferimento per il proseguimentodi studi futuri. C’è da augurarsi quindi che il lavoro, frutto della competenzae professionalità degli 11 autori che lo hanno realizzato, conduca alla predi-sposizione di mirate strategie di conservazione tese a tutelare non solo le sin-gole specie ma soprattutto l’incredibile eterogeneità di ambienti di cui laCampania è ricca. È altresì auspicabile che le informazioni contenute nellibro abbiano la maggiore possibile diffusione; che in particolare giunganoalle persone che vivono a stretto contatto con le realtà a rischio e che nonsempre sono rispettose dell’ambiente, non consapevoli o indifferenti verso idelicati equilibri che sorreggono gli ecosistemi. L’ignoranza e l’indifferenzasono i peggiori nemici della biodiversità.A tal riguardo vorrei concludere accennando ad una mia personale espe-

rienza vissuta qualche anno fa sul Litorale Domitio. Su segnalazione del re-sponsabile della Pro Loco, in una caldissima giornata di luglio, ero andata averificare la presenza, in alcuni canali d’irrigazione nei pressi della foce delGarigliano, di Emys orbicularis, l’unica specie di tartaruga palustre europea.Mentre cercavo pensavo che era altamente probabile che le tartarughe avvi-state in quei rivoli d’acqua fossero invece delle Trachemys, conoscendo la pes-sima abitudine della gente di disfarsi di questi piccoli rettili esotici, dopoaverli acquistati, perché diventati troppo grandi. Invece, all’improvviso, in-dividuai alcune Emys seminascoste lungo i bordi di un vecchio fontanile.Scoprire che alla foce del Garigliano esisteva ancora questa piccola e raracreatura e che essa continuava a sopravvivere nonostante le aggressioni subitedal territorio domitiano, fu per me motivo di gioia e di inquietudine al tempostesso. Mi precipitai subito ad intervistare gli abitanti dei dintorni per avereun maggior numero di informazioni. Quasi tutti dichiararono di averne vistetante in passato e che quando si era dato l’avvio alla bonifica di alcuni vecchicanali d’irrigazione, moltissime erano state travolte dalle ruspe e molte altreportate via per essere vendute o portate a casa come souvenir. In quel caldogiorno di fine luglio, alla foce del Garigliano, la mia giornata non finì lì. Inun ristorante del luogo, in un assolato terrazzino dietro il locale, c’erano duesplendidi esemplari di Emys che disperatamente cercavano l’acqua rifugian-dosi nei sottovasi di alcune piante. Una pena enorme, alla quale, però, se solosi volesse si potrebbe, finalmente, porre rimedio.

PRESENTAZIONEDott.ssa Flegra Bentivegna 13

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 15

GENERALITÀMaurizio Fraissinet e Danilo Russo

Una delle conclusioni a cui si ègiunti in Italia a chiusura dei lavorie delle iniziative per l’Anno Inter-nazionale della Biodiversità è stataquella di prendere atto della ne-cessità di operare un’attività dimonitoraggio continua sul territorioal fine di conoscere le reali consi-stenze demografiche dei vari taxae di avere il controllo delle tendenzenumeriche, valutando nel contempolo stato di conservazione degli ha-bitat naturali. Tali informazionisono infatti di fondamentale im-portanza per una corretta valuta-zione dello stato di conservazionedelle specie presenti sul territorio.In questo contesto riprendono vi-gore quindi gli studi per la realiz-zazione delle Liste Rosse nazionalie regionali, considerate universal-mente ottimi strumenti tecnici perla valutazione dello status conser-vazionistico della biodiversità diun territorio. A seguito delle iniziative intra-

prese dall’Assessorato all’Ambientedella Regione Campania nel 2010per l’Anno Internazionale per laBiodiversità è stato possibile veri-ficare l’esistenza, nella nostra Re-gione, di un discreto gruppo dizoologi impegnati, ad alto livelloscientifico e tecnico, in ricerche dicampo tese a monitorare e tutelarele popolazioni di vertebrati presentiin Campania. È sembrato quindimaturo il tempo per la realizzazionedi una Lista Rossa dei Vertebrati

terrestri e dulciacquicoli della Cam-pania quale fondamentale stru-mento per la pianificazione e l’in-dirizzo delle politiche di conser-vazione della biodiversità regionale.A questo si aggiunga anche il ruoloeducativo che assume la realizza-zione di una Lista Rossa per ilsemplice fatto di poter presentaree divulgare la situazione reale dellespecie a rischio sul territorio re-gionale offrendo, di conseguenza,la possibilità di sensibilizzare quantepiù fasce di popolazione possibilefacendo loro conoscere la consi-stenza numerica, le minacce, lecause e i rimedi per ciascun taxona rischio.Nel 2011 la Lista Rossa dei

Vertebrati terrestri della Campaniaha visto la luce sotto forma di uncorposo dattiloscritto con i risultatidel lavoro dei vari specialisti. Lapresentazione è avvenuta a curadella Regione Campania e ha ri-scosso un tale interesse e un talesuccesso da convincere gli ammi-nistratori regionali, in primis l’As-sessore Romano, entusiasta so-stenitore dell’iniziativa, a pubbli-care i risultati in un volume alfine di divulgare quanto più pos-sibile i risultati della ricerca. Ciòha consentito di aggiornare i datinaturalistici, là dove necessario, atutto il 2012, anziché 2011 comenel precedente dattiloscritto, ri-vedendone alcuni aspetti ove ne-cessario.

A sinistraLontra

LUTRIA s.n.c.

Boschi di faggio in autunno

Maurizio Fraissinet

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 17

ASPETTI GEOGRAFICI E NATURALISTICIMaurizio Fraissinet e Danilo Russo

La Campania ha una superficiedi 13.595 chilometri quadrati, ri-sultando quindi al 12° posto tra leregioni italiane per estensione ter-ritoriale. Con i suoi 5.667.000 abi-tanti si colloca invece al secondoposto per popolazione. Questa si-tuazione la rende prima in assolutoper densità di abitanti. Cionono-stante la Campania si presentacome una delle regioni più inte-ressanti dal punto di vista natura-listico; è infatti la seconda regioneitaliana per superficie protetta, con2 Parchi Nazionali (di cui uno – ilParco Nazionale del Cilento, Vallodi Diano e Alburni – è il secondoin Italia per estensione), 7 ParchiRegionali, 4 Riserve Naturali Statali,3 Riserve Naturali Regionali, 2 Ri-serve Marine, 12 Oasi del WWF,2 Oasi di Legambiente. La Regione, del resto, sia natu-

ralisticamente che paesaggistica-mente, si presenta molto ricca evaria. Si affaccia sul mare Tirrenocon una linea di costa lunga circa360 chilometri, delimitata a norddalla foce del Garigliano, lungo laquale si incontrano i golfi di Gaeta,di Napoli e di Salerno, quest’ultimoseparato dal precedente dalla pe-nisola sorrentino-amalfitana. Il trat-to più meridionale è caratterizzatodai litorali sabbiosi corrispondentialle foci dei fiumi Picentino, Sele eAlento e, ancora più a sud, dallecoste del Cilento, fino al confineamministrativo, collocato nel centro

del golfo di Policastro. Sotto il profilo orografico la Cam-

pania risulta formata da un com-plicato intreccio di massicci mon-tuosi, smembrati da pianure e davalli diversamente orientate chehanno tratto la loro origine dallevariazioni di livello dei mari e daipossenti moti orogenetici verificatisinel Terziario. Le catene montuosecostituiscono la dorsale principaledell’Appennino meridionale e sonocomprese tra il massiccio del Ma-tese, a nord, e i Monti della Mad-dalena, a sud. Nella regione si possono indivi-

duare due zone: una pianeggianteche va dal Garigliano ad Agropoli,e che è interrotta dal Monte Mas-sico, dagli apparati vulcanici deiCampi Flegrei e del Vesuvio e daiMonti Lattari, e una collinare emontuosa che si protende nel Tir-reno con il Cilento e continua versol’interno con i rilievi dell’Appenninoe con le terre del Sannio e dell’Ir-pinia. Lungo il litorale predominano

le spiagge e gli arenili, con pochistagni retrodunali. In corrispon-denza della penisola sorrentino-amalfitana e del Cilento le costesono, invece, prevalentemente altee frastagliate e frequentemente per-corse da profonde gole di torrenti.Nel golfo di Napoli sono presentil’arcipelago flegreo (Ischia, Procida,Vivara, Nisida e San Martino) el’isola di Capri (un blocco calcareo

LA GEOGRAFIA

separato da un braccio di maredalla penisola sorrentino-amalfita-na). Al largo delle coste amalfitanesi rinvengono gli isolotti calcareidei Galli, mentre nel Cilento, pro-spiciente le coste dell’omonimapunta, si rinviene l’isolotto di Licosa. Interessante in Campania anche

il sistema dei vulcani caratterizzatosia da sistemi spenti, quali Rocca-monfina, che attivi, quali il Vesuvioe i Campi Flegrei, questi ultimicon solo due manifestazioni ancoraattive: la Solfatara e i Pisciarelli.Anche l’isola di Ischia ha una naturavulcanica, ma da secoli non dà piùluogo a fenomeni. Il clima della regione è preva-

lentemente di tipo mediterraneo.

Più secco e arido lungo le coste esulle isole, più umido nelle zoneinterne, specie in quelle montuose.Nelle località a quote più elevate,lungo la dorsale appenninica, si ri-scontrano condizioni climatichepiù rigide, con innevamenti invernalipersistenti ed estati meno calde.Da questa configurazione gene-

rale, e dai fenomeni di erosione edi accumulo ad essi connessi, derivauna notevole eterogeneità di am-bienti, i quali, per altitudine, pen-denza, ed esposizione, oltre cheper la differente natura litologicadei suoli, determinano, nei diversidistretti della regione, sensibili va-riazioni nel popolamento vegetaleed animale.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo18

Il vulcano attivo della Solfatara

Maurizio Fraissinet

ASPETTI GEOGRAFICI E NATURALISTICIMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 19

LA FLORA E LA VEGETAZIONE

Nel corso della dinamica evolutivadel territorio le piante hanno oc-cupato tutte le nicchie ecologichedisponibili comprese quelle via viacreate dall’uomo, arricchendo il giàampio mosaico della biodiversità.Esse si sono lentamente e gradual-mente evolute ed associate in co-munità vegetali altamente specia-lizzate ed in equilibrio con l’am-biente, costituendo l’attuale pae-saggio vegetale. Nel territorio campano, per la

sua posizione baricentrica nel Ba-cino del Mediterraneo, sono presentientità e comunità vegetali tipica-mente meridionali, in alcuni casial loro limite superiore di espan-sione, insieme a specie e comunitàa distribuzione prettamente set-tentrionale, che qui raggiungonoil limite sud del loro areale analo-gamente a quelle tipicamente orien-tali od occidentali. La complessità orografica della

regione e la conseguente varietà epeculiarità di ambienti ha inoltrefavorito l’insediamento e l’evolu-zione di tutte le comunità vegetalicaratteristiche dell’ambiente me-diterraneo, dal costiero al montano,e che, nonostante la millenaria ma-nomissione antropica del territoriocampano (68% di coltivi, 11% dipascoli, 21% di boschi e macchiamediterranea), ancora conservanoun elevato valore in termini di bio-diversità e naturalità. Quanto detto è dimostrato dagli

studi condotti negli ultimi decenniche hanno permesso sia il ritrova-mento di specie nuove per la scienzasia l’individuazione di biotopi edaree di notevole valore fitogeograficoin cui si sono spesso conservate

entità endemiche o relitte a voltemai segnalate in precedenza a suddell’Appennino settentrionale e/ocentrale.Il patrimonio floristico ammonta

probabilmente a circa 3000 specievegetali superiori (Felci, Gimno-sperme ed Angiosperme) autoctone,di cui il 10-12% risulta essere co-stituito da entità endemiche, rareo di notevole interesse fitogeogra-fico. Le aree più ricche di emergenze

floristiche e vegetazionali sono lo-calizzate sia sulla costa che nellezone montuose ed interne dellaregione. Nella fascia litoranea sonopresenti interessanti tratti di arenili(Bocca e Foce del Lago Patria, Va-riconi, Foce Sele) caratterizzati davegetazione psammofila e, laddovepermangono lembi di ambientiumidi salmastri, da specie alo-igro-file. Va ricordato che la flora dei

litorali sabbiosi è oggi fortementeminacciata da fenomeni, derivantidall’eccessiva antropizzazione diquesti ambienti, che spesso portanoalla rarefazione ed alla scomparsadelle specie che la caratterizzano.È sintomatica, a tale proposito, larecente estinzione della Campanella

Macchia mediterranea sul Monte Tresino nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Maurizio Fraissinet

marina (Ipomea stolonifera), entitàrelitta il cui ridottissimo areale ita-liano era ristretto esclusivamentealla spiaggia di Bagnoli (NA) edalle scarse sabbie dell’Isola d’Ischia. Lungo i tratti di costa rocciosa

permangono antichi lembi di ve-getazione primaria (Isola di Vivarae Punta Campanella in provinciadi Napoli, Costa degli Infreschi edella Masseta e Pineta di S. Iconionel Cilento meridionale, ecc.) ospecie come la Primula di Palinuro(Primula palinuri), paleoendemismoad areale fortemente discontinuo,diffuso esclusivamente in un trattodi costa, di circa 90 km, che va daCapo Palinuro (SA) all’Isola diDino in Calabria settentrionale.Questa specie, oggi simbolo delParco Nazionale del Cilento, Vallodi Diano e Alburni, è considerataa rischio di estinzione dall’UnioneInternazionale per la Conservazionedella Natura, ed è legata all’habitatstrettamente costiero ed a particolaricondizioni microclimatiche.In altri biotopi costieri sono pre-

senti altri endemismi mediterraneipuntiformi come la Ginestra delCilento (Genista cilentina), speciescoperta solo di recente in un’unicalocalità del Cilento, la Granata ru-

picola (Kochia saxicola), localizzatasulle rupi marittime di Capri epurtroppo scomparsa dagli Scoglidi Sant’Anna ad Ischia, dove perla prima volta era stata rinvenuta edescritta da G. Gussone nel 1854,la Statice d’Ischia (Limonium ina-rimense), la Statice di Tenore (L.tenoreanum) e la Statice di Gussone(L. joannis) esclusive del Golfo diNapoli e delle Isole flegree o, ancora,endemiti ad areale più ampio comeil Garofano delle rupi (Dianthusrupicola), la Statice salernitana (L.remotispiculum) diffusa tra Amalfie la Calabria, il Fiordaliso dellescogliere (Centaurea cineraria subsp.cineraria), la Finocchiella amalfitana(Seseli polyphyllum), l’Erba perlamediterranea (Lithodora rosmari-nifolia). A questo si devono ag-giungere alcune specie relitte delterziario e ad areale fortemente ri-dotto, come la Palma nana (Cha-maerops humilis). Nelle aree più interne, o localiz-

zate sui massicci appenninici, sonopresenti entità che mettono in evi-denza non solo le diverse strutturedei substrati, ma anche la ricchezzadi ambienti conservativi che carat-terizzano le montagne campane.Al primo caso sono da collegare lapresenza di endemiche come l’Oxi-tropide di Caputo (Oxytropis ca-putoi), il Lino delle fate dei picentini(Stipa crassiculmis subsp. picentina),entrambe dei Monti Picentini, e laCrespolina napoletana (Santolinaneapolitana), localizzata sul M. Faitoe nel Vallone Matrunolo sui M.Picentini, o di relitti quali l’Abetebianco (Abies alba) dei M. Alburni,M. Cervati e M. Motola nel Ci-lento, la Betulla (Betula pendula)

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo20

Pancrazio marittimo

Maurizio Fraissinet

del Somma-Vesuvio e dello stessoCilento, Il Pino nero d’Austria (Pi-nus nigra) della Valle della Caccianei Monti Picentini, e di elementimicrotermi, quali l’Erba stella amal-fitana (Pinguicola hirtiflora)nei montidi Amalfi e sui Picentini, localizzatinelle forre umide e sulle rupi stilli-cidiose (Forra dell’Acquaserta eAcqua della Tufarola nel Partenio,Forra di Sacco nel Cilento, ecc.). La presenza di alcuni ambienti

caratterizzati da peculiari microclimiconsente la sopravvivenza di specierelitte di tipo paleosubtropicale,quali la Woodwardia radicans o laFelce bulbifera della Valle delleFerriere presso Amalfi, o di formeendemiche puntiformi come l’Aqui-legia del Beato Marcellino Cam-pagnat (Aquilegia champagnatii)delle rupi calcaree umide dell’Ac-cellica e del Vallone del Balordo(M. Terminio nei Picentini). Convivono quindi sul territorio

regionale sia comunità vegetali ditipo appenninico che mediterraneo.In una sorta di viaggio virtuale

dalla costa alle zone montane in-terne, si attraversano dapprima leassociazioni alofile delle rupi ma-rittime, poi la macchia mediterraneain tutti i suoi possibili aspetti di-namico-evolutivi, dalle leccete co-stiere alle pinete a Pino d’Aleppo(Pinus halepensis) ed ai boschi mistimediterranei, dai boschi planizia-rio-temperati alle foreste riparialidei corsi d’acqua meglio conservati.Ed ancora, in ambito montano, leforeste di Faggio (Fagus sylvatica),le abetine relitte, la vegetazionedelle rupi di altitudine ed i pascolidi quota permeati, a volte, da ele-menti mediterranei.L’uomo ha contribuito però a

rimodellare l’originario paesaggiovegetale della Campania sostituendoil pascolo al bosco, i coltivi alle fo-reste temperate e planiziarie, le lec-cete e la macchia primaria con gliuliveti integrandosi, fino a nonmolti anni fa, con l’ambiente e di-venendo esso stesso tutore e gestoredi quella biodiversità che gli hapermesso la sopravvivenza.

ASPETTI GEOGRAFICI E NATURALISTICIMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 21

Pino d’Aleppo a Punta Tresino nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Dianoe Alburni

Maurizio Fraissinet

È sicuramente precaria la con-dizione di una fauna, soprattuttoquella vertebrata, che deve conviverecon una popolazione umana cosìnumerosa, per giunta poco accul-turata sul versante naturalistico, eche ha, nel recente passato, utiliz-zato modelli economici incompa-tibili con le vocazioni territorialinaturali. Ciononostante, per una sorta di

miracolo naturalistico, la Campaniaospita una fauna estremamente in-teressante con presenza di specierare ad elevata valenza naturalistica,quale, una per tutte, la Lontra (Lu-tra lutra), mammifero terrestre raroin molte aree europee, che proprioin Campania presenta una dellesue roccaforti demografiche conalcune decine di esemplari. Gli studi sulla fauna invertebrata

hanno riguardato essenzialmentela malacofauna terrestre, la faunainvertebrata delle grotte, i lepidot-

teri, gli odonati (le libellule), gliinsetti di interesse agrario. Moltospesso le ricerche conducono allascoperta di specie che si ignoravapotessero esistere anche in Cam-pania o che, più semplicemente,necessitavano di qualcuno che an-dasse a cercarle. È il caso dellascoperta di 8 nuove specie di li-bellule per la Riserva naturale delloStato del Cratere degli Astroni, odell’Opius concolor, un insetto en-tomofago individuato per la primavolta in Campania all’inizio deglianni ’60. Anche tra gli invertebrati ci sono

specie di elevata valenza naturali-stica, sia per motivazioni biogeo-grafiche ed evolutive, che, pur-troppo, per fenomeni di rarefazionedelle popolazioni dovuti all’azionedell’uomo. È il caso del Gamberodi fiume (Austropotamobius pallipes)che sopravvive ancora in pochicorsi d’acqua della Campania me-

LA FAUNA

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo22

Melanargia arge

Maurizio Fraissinet

ASPETTI GEOGRAFICI E NATURALISTICIMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 23

ridionale, là dove non sono ancoraarrivati l’inquinamento delle acquee le orde barbariche dei raccoglitoriche per una fritturina di gamberisono in grado di estinguere persempre una specie. Se la passa unpo’ meglio il Granchio di fiume(Potamon fluviatile) perché più re-sistente all’inquinamento, ma an-ch’esso è divenuto particolarmenteraro.Non se la passano bene nemmeno

il Dattero di mare (Litophaga lito-phaga) e il Corallo rosso (Coralliumrubrum). Il primo è un molluscobivalve che nonostante la protezioneaccordatagli dalla legge nazionale(è una specie minacciata a livellonazionale) viene pescato con mezzidistruttivi nelle scogliere sommersedella costiera sorrentino-amalfitana.La recente istituzione della RiservaMarina di Punta Campanella el’attività di sorveglianza, con relativiinterventi repressivi da parte delleforze dell’ordine, apre uno spiragliodi speranza per la salvauardia dal-l’estinzione. L’istituzione di riservemarine è considerata la soluzioneanche per la salvaguardia del Co-rallo rosso, minacciato da una pescanon razionale che punta al profittoimmediato ma che non dà garanziedi reddito sul lungo periodo. Più organizzata e sistematica ri-

sulta essere la ricerca faunistica dicampo sui vertebrati. La fauna ittica si presenta sia

con forme di acqua salata che diacqua dolce e stagnante. La primarisente però di una forte tradizionedi pesca, sia commerciale che spor-tiva, e del numero ridotto di riservemarine, peraltro solo di recenteistituite. Tra le specie più rare le

Cernie e le Murene che soffronoancora del prelievo eccessivo dellapesca sportiva. La fauna ittica diacqua dolce (20 specie), invece,soffre dell’inquinamento dei fiumie, soprattutto, dell’immissione in-discriminata di specie alloctone.Sopravvivono ancora alcune speciedi particolare interesse quali il Vai-rone (Leuciscus souffia) e l’Alborellameridionale (Alburnus albidus). Quattordici le specie di anfibi

presenti nella regione. Da segnalarela discreta frequenza con cui si rin-viene il Rospo smeraldino (Bufobalearicus) e la presenza di alcunepopolazioni di Ululone dal ventregiallo (Bombina pachypus) in localitàdi alta quota dell’Appennino. Dinotevole interesse anche la presenzadi Salamandrina dagli occhiali (Sa-lamandrina perspicillata) e di Sala-mandrina del Savi (S. terdigidata),endemismi della penisola italiana,che si rinvengono nei terreni umididelle foreste appenniniche. In forterarefazione la Raganella italiana(Hyla intermedia) che soffre dell’al-terazione degli ambienti umidi,nonché dell’uso dei pesticidi in agri-coltura. I rettili contano alcune decine

di specie. Da segnalare il transitoregolare nei mari prospicienti lecoste campane della Tartaruga ma-rina (Caretta caretta). Rarissima eridotta a poche popolazioni isolatela Testuggine comune (Testudo her-manni). Più diffusa invece la Te-stuggine palustre (Emys orbicularis),che diviene addirittura comunelungo il Fiume Sele, nell’OasiWWF di Serre Persano. Delle al-meno 7 specie di serpenti note perla Campania vanno segnalate le

presenze del Cervone (Elaphe qua-tuorlineata) e del Colubro liscio(Coronella austriaca). Non moltocomune, infine, la Luscengola(Chalcides chalcides). Se si escludono le specie intro-

dotte con i lanci venatori, e non ingrado di adattarsi perché inidonee,sono circa 340 le specie di uccellifinora censite nella regione. Diqueste più di 150 sono nidificanticerte o probabili.Tra le specie nidificanti vanno

segnalate le nuove acquisizioni tragli aironi. Da alcuni anni infattinidificano in Campania la Nitticora(Nycticorax nycticorax), con unapiccola popolazione che sembra inleggero aumento, e insieme ad essala Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides),la Garzetta (Egretta garzetta), l’Ai-rone guardabuoi (Bubulcus ibis) el’Airone cenerino (Ardea cinerea). Queste specie si affiancano al

Tarabusino (Ixobrychus minutus),nidificante regolarmente, mentreil Tarabuso (Botaurus stellaris), notoin Campania come migratore esvernante, è ormai rarissimo. Dav-vero notevole, inoltre, anche sottoil profilo educativo e divulgativo,il recente insediamento quale ni-dificante della Cicogna bianca (Ci-conia ciconia) nel Vallo di Diano enel casertano e di Cicogna nera(C. nigra) in Provincia di Avellino.Tra i rapaci si segnala la nidifica-zione dell’Aquila reale (Aquila chry-saetos), del Lanario (Falco biarmicus)e del Biancone (Circaetus gallicus).In aumento la Poiana (Buteo buteo),il Gheppio (F. tinnunculus), il Falcopellegrino (F. peregrinus) e lo Spar-viere (Accipiter nisus). La Campaniaospita inoltre, sempre nell’ambito

dei rapaci, una discreta popolazionenidificante di Nibbio reale (Milvusmilvus) e Nibbio bruno (Milvusmigrans). Non è più presente, in-vece, il Capovaccaio (Neophron per-cnopterus), un piccolo avvoltoioestintosi negli anni ’70 nel Cilento. Altre interessanti nidificazioni

sono quelle recenti del Cavaliered’Italia (Himantopus himantopus),della Pernice di mare (Glareolapratincola), del Gabbiano corso(Larus audouinii), l’incrementodelle coppie e delle colonie diGabbiano reale mediterraneo (La-rus cachinnans), l’incremento dimolte specie forestali quali il Co-lombaccio (Columba palumbus); dispecie migratrici primaverili chesi sono avvantaggiate della chiusuraanticipata della stagione venatoria:Quaglia (Coturnix coturnix), Tor-tora (Streptopelia turtur), Upupa(Upupa epops). Tra le specie di particolare inte-

resse faunistico si segnalano inoltreil Picchio nero (Dryocopus martius),autentico relitto glaciale sopravvis-suto nelle faggete appenniniche eriscoperto negli anni ’80 da ricer-catori campani, il Gracchio corallino(Pyrrhocorax pyrrhocorax), divenutosempre più raro come nidificante,lo Zigolo capinero (Emberiza me-lanocephala), che raggiunge in Cam-pania uno dei limiti occidentali delsuo areale, la Coturnice (Alectorisgraeca) che sopravvive con alcunebrigate sulle montagne dell’Ap-pennino meridionale. Va ricordato anche il ruolo in-

ternazionale della Regione, nellasua collocazione mediterranea, perquanto attiene il fenomeno dellamigrazione e dello svernamento.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo24

ASPETTI GEOGRAFICI E NATURALISTICIMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 25

Le coste, i promontori, le isole egli stagni retrodunali, sono i sitidi maggiore importanza per il fe-nomeno migratorio. La Campaniasi pone lungo una rotta SW-NE:essa infatti viene percorsa dallespecie svernanti nei quartieri postiin Africa, a sud del Sahara, e ni-dificanti nell’Europa nord e cen-tro-orientale. Il fenomeno è benstudiato nella regione per l’attivitàdi alcuni centri di inanellamentoche ogni anno marcano migliaiadi esemplari e riprendono uccelliinanellati altrove, contribuendoallo studio delle rotte migratorie.Nella stagione invernale svernanolungo le coste e nei laghi campanimolte specie di uccelli acquatici.Tra queste si nota un forte incre-mento dei Cormorani (Phalacoraxcarbo), che ormai ha raggiunto illivello stabile di 300 unità svernanti.Interessanti gli erratismi invernalidi Airone bianco maggiore (Egrettaalba), Spatola (Platalea leucorodia)e Fenicottero rosa (Phoenicopterusruber). Diverse decine, infine, le specie

di mammiferi. Davvero notevole

la presenza di specie di particolarerilevanza faunistica, quali Lupo(Canis lupus) e Lontra (Lutra lu-tra), in una regione a così altadensità di abitanti. Mancano in-vece alcuni grandi ungulati, comeil Cervo (Cervus elaphus), mentreil Capriolo (Capreolus capreolus)comincia ad essere presente inmaniera molto puntiforme in se-guito a progetti di reintroduzione.Ampiamente distribuita la Volpe(Vulpes vulpes), mentre sono piùlocalizzate la Martora (Martesmartes) e il Gatto selvatico (Felissilvestris). Interessante anche lachiroterrofauna campana, con di-verse specie di pipistrelli, alcuneanche rare, come, ad esempio, ilBarbastello (Barbastella barbastel-lus). Tutto da approfondire il po-polamento dei cetacei che fre-quentano le acque antistanti laregione. Le segnalazioni sono fre-quenti ed è nota la presenza di undiscreto numero di specie. Va chia-rita la consistenza demografica e,soprattutto, il ruolo che riveste ilTirreno meridionale nella biologiadi queste specie.

Riserva Regionale Monti Eremita-Marzano

Maurizio Fraissinet

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 27

LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA IN CAMPANIA

Maurizio Fraissinet e Danilo Russo

L’approvazione nel 1993 dellaLegge Regionale n. 33 ha consen-tito di istituire anche in Campaniadiverse aree naturali protette re-gionali, che sono andate ad affian-care quelle già esistenti in virtùdell’operato delle associazioni am-bientaliste (WWF, Legambiente,FAI e LIPU) e quelle istituite aisensi della Legge nazionale n. 394del 1991. Successivamente la Re-gione Campania ha approvato una

seconda legge, la n. 17 del 2003,con cui si istituiscono i Parchi ur-bani di interesse regionale.Di conseguenza, in applicazione

delle leggi nazionali e regionali, edelle Direttive Comunitarie “Uccelli”ed “Habitat”, che consentono l’isti-tuzione di Siti di Importanza Co-munitaria – SIC – e Zone di Pro-tezione Speciale – ZPS, in Cam-pania attualmente sono presenti leseguenti aree naturali protette:

VesuvioCilento, Vallo di Diano e Alburni

CastelvolturnoCratere degli Astroni

Tirone-Alto Vesuvio (inserita nel Parco Nazionale del Vesuvio)Isola di Vivara

Valle delle Ferriere

Matese Roccamonfina-Foce Garigliano

Partenio Taburno-Camposauro

Campi FlegreiMonti LattariFiume Sarno

Parco naturale Decimare Monti Picentini

Lago FalcianoFoce Volturno e Costa di Licola

Foce Sele e TanagroMonti Eremita-Marzano

Parchi Nazionali

Riserve Naturali Statali

Parchi Regionali

Riserve Naturali Regionali

Parco Metropolitano delle colline di NapoliParco Urbano del fiume Irno

Regno di NettunoBaia sommersaGajolaPunta CampanellaSanta Maria di CastellabateCosta degli Infreschi e della Masseta

Parchi Metropolitani

Aree MarineProtette

Zone di ProtezioneSpeciale con

inclusione in AreeNaturali Protette

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo28

Variconi

Matese

Le Mortine

Cratere Astroni

Lago d’Averno

Vesuvio e Monte Somma

Picentini

Capo Palinuro

Costiera Amalfitanatra Maiori ed il Torrente Bonea

Medio Corso del Fiume Sele-Persano

Vivara

Fondali Marini di Punta Campanella e Capri

Costa tra Marina di Camerota e Poli-castro Bussentino

Massiccio del Monte Eremita

Sorgenti del Vallone delle Ferrieredi Amnalfi

Riserva Regionale Foce Volturno Costa di Licola

Parco Regionale del Matese

Parco Regionale del Matese

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Nazionale del Vesuvio

Parco Regionale dei Monti Picentini

Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni

Parco Regionale dei Monti Lattari

Riserva Regionale Foce Sele- Tanagro

Riserva Statale

Riserva Marina Protetta PuntaCampanella

Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni

Riserva Regionale Monti Eremita-Marzano

Parco Regionale dei Monti Lattari

Zone di Protezione Speciale Inclusione in Aree Naturali Protette

Monte Cervati e dintorni

Costa tra Punta Tresino e le Ripe Rosse

Monti Soprano, Vesole e Gole del FiumeCalore Salernitano

Alburni

Invaso del Fiume Tammaro

Bosco di Castelvetere in Valfortore

Fondali marini di Ischia, Procida e Vivara

Punta Campanella

Corpo centrale e rupi costiere occidentalidell’Isola di Capri

Settore e rupi costiere orientali dell’Isoladi Capri

Lago di Conza della Campania

Boschi e Sorgenti della Baronia

Parco Marino di S. Maria di Castellabate

Parco Marino di Punta degli Infreschi

Fiume Irno

LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA IN CAMPANIAMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 29

Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni

Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni

Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni

Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni

Parco Urbano di Interesse Regionale

Lo stagno retrodunale dei Variconi, nella Riserva Naturale Regionale Foce Volturno-Licola

Maurizio Fraissinet

Siti di Importanza Comunitaria coninclusione in AreeNaturali Protette

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo30

Alta Valle del Fiume Ofanto

Boschi di Guardia dei Lombardi e Andretta

Bosco di Zampaglione-Calitri

Dorsale dei Monti del Partenio

Lago di Conza della Campania

Lago di San Pietro-Aquilaverde

Monte Accellica

Monte Cervialto e Montagnone di Nusco

Monte Terminio

Monte Tuoro

Monti di Lauro

Piana del Dragone

Pietra Maula (Taurano-Visciano)

Querceta dell’Incoronata (Nusco)

Bosco di Montefusco Irpino

Alta Valle del Fiume Tammaro

Bosco di Castelfranco in Miscano

Bosco di Castelvetere in Val fortore

Camposauro

Massiccio del Taburno

Pendici Meridionali del Monte Mutria

Sorgenti e Alta Valle del Fiume Fortore

Bosco di Castelpagano e Torrente Tammarecchia

Bosco di San Silvestro

Catena di Monte Cesima

Catena di Monte Maggiore

Lago di Carinola

Parzialmente incluso nel Parco Regionale dei Monti Picentini

Parco Regionale del Partenio

Oasi WWF

Parco Regionale dei Monti Picentini

Parco Regionale dei Monti Picentini

Parco Regionale dei Monti Picentini

Parco Regionale dei Monti Picentini

Parzialmente incluso Parco Regionale del fiume Sarno

Parco Regionale dei Monti Picentini

Parco Reg. del Taburno-Camposauro

Parco Reg. del Taburno-Camposauro

Parco Regionale del Matese

Oasi WWF

Riserva Regionale Lago di Falciano

Siti di Importanza Comunitaria Inclusione in Aree Naturali Protette

LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA IN CAMPANIAMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 31

Matese Casertano

Monte Massico

Monte Tifata

Monti di Mignano Montelungo

Pineta della Foce del Garigliano

Pineta di Castel Volturno

Pineta di Patria

Vulcano di Roccamonfina

Fiumi Volturno e Calore Beneventano

Foce Volturno- Variconi

Fiume Garigliano

Aree Umide del Cratere di Agnano

Capo Miseno

Collina dei Camaldoli

Corpo Centrale dell’Isola di Ischia

Costiera Amalfitana tra Nerano e Positano

Cratere di Astroni

Dorsale dei Monti Lattari

Foce di Licola

Fondali Marini di Ischia, Procida e Vivara

Fondali Marini di Punta Campanella e Capri

Isola di Vivara

Isolotto di San Martino e Dintorni

Parco Regionale del Matese

Parco Regionale di Roccamonfina-Garigliano

Riserva Regionale Foce Volturno-Costa di Licola

Riserva Regionale Foce Volturno-Costa di Licola

Parco Regionale di Roccamonfina-Garigliano

Tocca parzialmente il Parco Regionale del Matese

Riserva Regionale Foce Volturno-Costa di Licola

Parco Regionale di Roccamonfina-Garigliano

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Parco Regionale dei Monti Lattari

Riserva Naturale Statale

Parco Regionale dei Monti Lattari

Riserva Regionale Foce Volturno-Costa di Licola

Riserva MarinaRegno di Nettuno

Parzialmente interessata R. S. Marina Punta Campanella

Riserva Naturale Statale

Parco Regionale dei Campi Flegrei

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo32

Altopiani di quota sul monte La Gallinola

nel Parco Regionale del Matese

Maurizio Fraissinet

La baia di Ieranto nell’Area Marina Protetta

di Punta Campanella

Maurizio Fraissinet

LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA IN CAMPANIAMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 33

Siti di Importanza Comunitaria coninclusione in AreeNaturali Protette

Lago d’Averno

Lago del Fusaro

Lago di Lucrino

Lago di Miseno

Lago di Patria

Monte Barbaro e Cratere di Campiglione

Monte Nuovo

Monte Somma

Pineta dell’Isola di Ischia

Porto Paone di Nisida

Punta Campanella

Rupi Costiere dell’Isola di Ischia

Scoglio del Vervece

Stazioni di Cyanidium caldariumdi Pozzuoli

Stazioni di Cyanidium caldariumdi Pozzuoli

Vesuvio

Corpo Centrale e Rupi CostiereOccidentali dell’Isola di Capri

Settore e Rupi Costiere orientalidell’Isola di Capri

Alta Valle del Fiume Bussento

Alta Valle del Fiume Calore Salernitano

Balze di Teggiano

Basso Corso del Fiume Bussento

Capo Palinuro

Fasce litoranee a destra ed a sinistra del Fiume Sele

Fasce interne di Costa degli Infreschie della Masseta

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Riserva Regionale Foce Volturno-Costa di Licola

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Nazionale del Vesuvio

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Riserva Marina Protettadi Punta Campanella

Riserva Marina Protettadi Punta Campanella

Parco Regionale dei Campi Flegrei

Parco Nazionale del Vesuvio

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Riserva Naturale RegionaleFoce Sele-Tanagro

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Siti di Importanza Comunitaria con inclusione in AreeNaturali Protette

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo34

Fiume Alento

Fiume Mingardo

Grotta di Morigerati

Isola di Licosa

Isolotti Li Galli

Lago Cessuta e dintorni

Massiccio del Monte Eremita

Montagna di Casalbuono

Monte Bulgheria

Monte Cervati, Centaurinoe Montagne di Laurino

Monte della Stella

Monte Licosa e dintorni

Monte Mai e Monte Monna

Monte Motola

Monte Sacro e dintorni

Monte Soprano e Monte Vesole

Monte Tresino e dintorni

Monti Alburni

Monti della Maddalena

Parco Marino di Santa Maria di Castellabate

Parco Marino di Punta degli Infreschi

Pareti Rocciose di cala del Cefalo

Pineta di Sant’Iconio

Rupi Costiere della Costa degli Infreschie della Masseta

Scoglio del Mingardoe Spiaggia di Cala del Cefalo

Stazione di Genista Cilentana di Ascea

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Riserva Marinadi Punta Campanella

Riserva NaturaleMomte Eremita-Marzano

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Parco Regionale dei Monti Picentini

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Riserva Marina incusa nel P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Riserva Marina incusa nel P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA IN CAMPANIAMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 35

Fiumi Tanagro e Sele

Monte Sottano

Valloni della Costiera Amalfitana

Monti di Eboli, Monte Polveracchio, Monte Boschetiello e Vallone della Caccia di Senerchia

Costiera Amalfitana tra Maiori e il Torrente Bonea

Riserva Naturale RegionaleFoce Sele-Tanagro

P.N. Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Parco Regionale dei Monti Lattari

Parco Regionale dei Monti Picentini

Parco Regionale dei Monti Lattari

Sulla carta risulterebbe una di-screta ampiezza di territorio re-gionale protetto. Nella realtà, pur-troppo, la situazione è molto pre-occupante. Le aree naturali protetteregionali, al pari di quelle nazionali,risentono di oltre un decennio dicarenza di risorse economiche, dif-ficoltà amministrative e scelte po-litiche sbagliate.La situazione desta molta pre-

occupazione perché la tutela delterritorio, e quindi degli habitat,

rappresenta la prima azione di con-servazione da attuare per tutelarele specie.Un’altra norma regionale atti-

nente alla conservazione della na-tura è la legge regionale n.40 del25 novembre 1994 sulla tutela dellaflora endemica e rara, mentre nonesiste ancora nella nostra Regione,ma anche nel resto della nazione,una legge sulla tutela della fauna,sia omeoterma che eteroterma,svincolata dal contesto venatorio.

I Monti Alburni nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Maurizio Fraissinet

STATO DELLE CONOSCENZEMaurizio Fraissinet e Danilo Russo

il Sele nell’Oasi WWF di Serre-Persano, nella Riserva Naturale Regionale

Foce Sele-Tanagro

Maurizio Fraissinet

I Vertebrati terrestri e dulciac-quicoli presi in considerazionein questo lavoro appartengonoalle classi dei Ciclostomi, Osteitti,Anfibi, Rettili, Uccelli e Mam-miferi. Classi animali dalla bio-logia molto diversificata, con laconseguenza di dover applicarediverse tecniche per lo studio deisingoli taxa. A questo si aggiungaanche la diversa “contattabilità”degli animali, con alcune classi(Uccelli, Osteitti e Anfibi) piùfacili da contattare rispetto adAgnati, Rettili e Mammiferi.

In conseguenza di ciò risultamolto diversificato anche lo statodelle conoscenze, sebbene inCampania ci sia ormai una con-solidata tradizione di studi fau-nistici e un discreto numero diricercatori di campo. Numero,però, non equamente distribuitotra le classi, con gli Uccelli chepossono vantare il maggior nu-mero di studiosi, e quindi unostato di conoscenza molto avan-zato che permette, per alcunespecie, di poter arrivare al detta-glio della consistenza numerica

e delle tendenze demografiche.Per altre classi la situazione è menorosea e ci si è dovuti basare moltoanche sulla estensione e/o sullecontrazioni di areali e la fram-mentazione degli habitat idonei.In ogni caso si è giunti alla

conclusione di poter affrontarela stesura della Lista Rossa deiVertebrati terrestri e dulciacquicolidella Campania perché si è rite-nuto che lo sforzo di indagine dicampo condotto negli ultimi de-cenni sia sufficiente ad avere unbuon quadro di conoscenze perle valutazioni richieste dai criteridi estensione delle Liste Rosse.Per la classe degli Uccelli, in

particolare, si dispone sia di diversilavori di sintesi, quali gli atlantiregionali degli uccelli nidificantie svernanti (Fraissinet e Kalby,1989; Milone, 1999), l’atlantedegli uccelli nidificanti in Pro-vincia di Napoli (Fraissinet eMastronardi, 2010), due Atlantidegli uccelli nidificanti e svernantinella città di Napoli (Fraissinet,1995; Fraissinet, 2006), alcuniAtlanti locali, la check-list re-gionale (Fraissinet et al., 2007),una precedente Lista Rossa re-

gionale (Fraissinet et al., 1994),nonché diverse pubblicazioni re-lative a singoli territori o taxa,riferiti sia a ordini che a famigliee a specie. Per le classi degli Anfibi e dei

Rettili, oltre a lavori su singoliterritori, si dispone dei dati rac-colti per la realizzazione del-l’Atlante erpetologico nazionale(Sindaco et al., 2006), e di quelliper l’Atlante regionale di recentepubblicazione (Guarino et al.,2012). Per i Ciclostomi e gliOsteitti non esistono studi mo-nografici dedicati alla Campania,mentre per i Mammiferi esistonosolo lavori di sintesi dedicati aiChirotteri (Russo e Picariello,1998), spesso specifici di alcuniambiti territoriali (Russo e Man-cini, 1999; Russo e Mastrobuoni,2000) o relativi a singole proble-matiche di distribuzione ed eco-logia (Russo e Jones, 2000; Russoe Jones, 2003).Lo stato della biodiversità

dei Vertebrati terrestri e dul-ciacquicoli è sintetizzabile coni seguenti dati relativi al numerodi specie presenti in Campa-nia:

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 37

Agnati

Osteitti

Anfibi

Rettili

Uccelli

Mammiferi

3

17

14

20

340, di cui 150 nidificanti

68

Classe N. di specie

LE LISTE ROSSE Maurizio Fraissinet e Danilo Russo

Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni.Costa Infreschi, esempio

di costa rocciosa del Cilentomeridionale

Maurizio Fraissinet

Le Liste Rosse (Red List) pre-sentano un’analisi dello stato diconservazione delle popolazioni ditaxa vegetali e animali riferita aduna determinata scala geografica.Per la compilazione delle ListeRosse si applica la metodologia ela-borata dall’IUCN (Unione Mon-diale per la Conservazione dellaNatura) che rappresenta un tenta-tivo di fornire un approccio perquanto possibile oggettivo, attra-verso valutazioni comparabili traspecie e popolazioni, e suscettibilidi cambiamento nel tempo a se-guito di adeguato monitoraggio.Tali criteri, determinati nel 1994,

hanno offerto uno standard di ri-ferimento seguito oggi in tutti iPaesi del mondo. Su scala globale, l’IUCN Species

Programme e l’IUCN SurvivalCommission, congiuntamente adaltri membri della medesima orga-nizzazione, hanno il compito dicontattare e coordinare la parteci-pazione di scienziati, conservazio-nisti e organizzazioni internazionalial fine di raccogliere l’informazionepiù completa possibile sullo stato diconservazione delle specie. Il pro-dotto di questo lavoro è l’IUCN Listof Threatened Species, consultabileonline (www.iucnredlist.org). Gli

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 39

obiettivi generali della compilazionedella Lista Rossa sono sia l’identifi-cazione delle specie a rischio e ilconseguente indirizzo degli sforzidi tutela, sia l’analisi dello stato dellabiodiversità del Pianeta, realizzabileattraverso un’analisi multi-specie. Per ciascuna specie la classifica-

zione della Lista Rossa stabilisce unpunto di partenza al quale riferire itrend demografici e lo stato di con-servazione futuri. Inoltre, un’analisicosì ampia di tante specie e popola-zioni permette di mettere a con-fronto la condizione in cui versanoe aiutare ad evidenziare emergenzesulle quali sia urgente intervenire.In questo senso, le Liste Rosse co-stituiscono non solo un documentotecnico ma un importante elementopolitico per la conservazione biolo-gica. Infine, il monitoraggio neltempo di set di specie permette diutilizzare queste ultime per indicare

il cambiamento ambientale. L’IUCN ha pubblicato precise

definizioni per le diverse categoriedi rischio e i criteri da applicarsiper la classificazione dello status diun taxon. Tali criteri, sviluppati perfavorire oggettività, comparabilitàanche tra taxa molto diversi e ap-plicabilità, hanno subito un’evolu-zione negli anni a partire dalla loroprima formulazione (nel 1991), perarrivare alle più recenti che tengonoin conto anche le esigenze tecnicheper la compilazione di Liste Rosseregionali (IUCN, 2001, 2003, 2009e 2010), che prevedono, tra l’altro,anche di prendere in considerazionenella valutazione lo status delle sin-gole specie nelle regioni limitrofe.Le categorie per le liste regionali

sono le seguenti (per la terminolo-gia italiana si è adottata quella uti-lizzata di recente per la Lista Rossanazionale dei Mammiferi):

Categoria relativa ai taxa per iquali non ci sono ragionevoli dub-bi sulla morte o scomparsa dell’ul-timo individuo capace di ripro-dursi allo stato selvatico nella re-gione, o quando, per taxa migrato-

ri, l’ultimo individuo è morto oscomparso dalla regione allo statoselvatico. La stima del tempo li-mite per elencare come RE è la-sciata alla discrezione dell’autoritàregionale.

Un taxon è minacciato in modocritico quando i dati disponibilipiù affidabili mostrano che unqualsiasi criterio compreso tra Aed E per questa categoria (vedi

più avanti) risulta essere soddi-sfatto; esso è di conseguenza con-frontato con un rischio estrema-mente elevato d’estinzione allostato selvatico.

Un taxon è minacciato quando i da-ti disponibili più affidabili mostranoche un qualsiasi criterio compresotra A ed E per questa categoria (ve-

di più avanti) risulta essere soddi-sfatto; esso è di conseguenza con-frontato con un rischio molto eleva-to d’estinzione allo stato selvatico.

Estinta nella Regione– Regionally Extinct – RE

Minacciata in modo critico– Critically Endangered– CR

Minacciata– Endangered – EN

Vulnerabile– Vulnerable – VU

Un taxon è vulnerabile quando i datidisponibili più affidabili mostranoche un qualsiasi criterio compresotra A ed E per questa categoria (ve-

di più avanti) risulta essere soddi-sfatto; esso è di conseguenza con-frontato con un rischio elevatod’estinzione allo stato selvatico.

Qualunque taxon può essere clas-sificato in una delle categorie elabo-rate dall’IUCN: in pratica, si provaad applicare tutti i criteri stabiliti e siconsiderano quelli in base ai quali sievidenzia il più elevato livello di ri-schio. Nonostante non tutti i criteripotranno essere applicati a un datotaxon, almeno uno lo sarà senz’altro.I criteri sono quantitativi, tuttavial’IUCN si pone l’obiettivo di appli-carli anche a casi per i quali non esi-stono dati di distribuzione e abbon-danza di elevata qualità. In tali casisi ricorre a stime ed inferenze basatesulle migliori informazioni disponi-bili. Per le specie “non valutate” ocon “dati insufficienti”, sia pure conmotivazioni differenti, non è stataprodotta una valutazione. Tali casinon vanno assolutamente trattati

come “non a rischio” in quanto pos-sono anche corrispondere a situa-zioni di grave compromissione nonancora sufficientemente valutate. LeListe sono periodicamente aggior-nate (sebbene la valutazione non siarealmente eseguita di nuovo, in talicircostanze, per tutti i taxa) ed è ri-chiesta particolare attenzione nelriesaminare i casi non valutati o condati insufficienti, così come quellidelle specie quasi a rischio, il cui sta-tus può peggiorare più o meno rapi-damente. I criteri di valutazione, che analiz-

zeremo per grandi linee, si riferisco-no in generale a declini più o menosignificativi delle popolazioni, acontrazioni più o meno rilevantidell’area geografica o dell’habitatove la specie è osservata, a dimen-

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo40

Un taxon è prossimo a divenireminacciato quando non soddisfa,per il momento, i criteri delle ca-tegorie minacciata in modo criti-co, minacciata o vulnerabile; si

colloca tuttavia vicino ai limitiper la classificazione in una cate-goria di minaccia o probabil-mente li supererà nel futuroprossimo.

Prossima alla minaccia– Near Threatened

– NT

Un taxon è a minor rischio quandonon soddisfa, per il momento, i cri-teri delle categorie minacciata inmodo critico, minacciata, vulnera-

bile o prossimo a divenire minac-ciato. I taxa ampiamente diffusi eabbondanti sono classificati in que-sta categoria.

A minor rischio– Least Concern

– LC

Un taxon è classificato nella catego-ria dati insufficienti quando le in-formazioni disponibili non sonosufficienti per effettuare, in base allasua distribuzione o alla sua consi-stenza numerica, una valutazionediretta o indiretta del rischio diestinzione. Un taxon può essere in-

serito in questa categoria se, mal-grado sia ben studiato e la sua bio-logia sia ben conosciuta, mancanodati precisi sulla sua abbondanza osulla sua distribuzione. L’inseri-mento di un taxon in questa cate-goria indica la necessità di racco-gliere ulteriori dati.

Dati insufficienti– Data Deficient

– DD

Un taxon viene inserito in questacategoria quando per una serie dimotivazioni non viene giudicatoeleggibile per una valutazione del

rischio di estinzione a livello regio-nale, pur essendo formalmente ap-plicabili i criteri per attribuirlo aduna delle categorie previste.

Non applicabile– Not Applicable

– NA

LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA IN CAMPANIAMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 41

Criteri e categorie di rischi, con relativasimbologia adottata

A1= Una riduzione della popola-zione osservata, stimata, presunta osospettata, maggiore o uguale al 90-70-50% negli ultimi 10 anni o pertre generazioni, considerando il piùlungo tra i due intervalli di tempoqualora le cause della riduzione sia-no chiaramente reversibili e chiara-mente comprese o abbiano cessatodi agire, basandosi su uno degli ele-menti seguenti (da precisare):

a)Osservazione direttab) Un indice di abbondanza ap-propriatoc) Un declino nell’area di occu-pazione, nell’estensione dell’areafrequentata e/o nella qualitàdell’habitatd) Livelli reali o potenziali disfruttamentoe) Effetti di taxa introdotti, ibri-dazione, agenti patogeni, com-petitori o parassiti

A2= Una riduzione della popola-zione osservata, stimata, presunta osospettata, maggiore o uguale a 80-50-30% negli ultimi 10 anni o pertre generazioni, considerando il piùlungo tra i due intervalli di tempoqualora la riduzione o le sue causenon abbiano probabilmente cessatodi agire, oppure non siano probabil-

mente comprese, oppure non sianoprobabilmente reversibili, basando-si su uno degli elementi a – e delpunto A1 (da specificare).A3= Una riduzione della popola-zione, prevedibile o sospettata,maggiore o uguale a 80-50-30%negli ultimi 10 anni o per tre gene-razioni, considerando il più lungotra i due intervalli di tempo (fino adun massimo di 100 anni), basandosisu uno degli elementi b – e del pun-to A1 (da specificare).A4= Una riduzione della popola-zione osservata, stimata, presunta osospettata, maggiore o uguale a 80-50-30% in 10 anni o per tre gene-razioni, considerando il più lungotra i due intervalli di tempo (fino adun massimo di 100 anni), per unperiodo che comprende sia il passa-to che il futuro, qualora la riduzioneo le sue cause non abbiano proba-bilmente cessato di agire, oppure,non siano probabilmente comprese,oppure non siano probabilmentereversibili, basandosi su uno deglielementi a – e del punto A1 (daspecificare).Quali valori di riferimento per ildeclino misurato negli ultimi diecianni o per tre generazioni sono: nel

sioni di popolazione più o menofortemente ridotte o a previsioni diuna più o meno elevata probabilitàdi estinzione in un certo tempo (onumero di generazioni).Si noti che quando si parla di area

in cui è presente un dato taxon, ri-sultano distinti l’areale geografico(extent of occurrence) e l’area occu-pata (area of occupancy), che è unsottoinsieme del primo. L’arealegeografico è la regione occupata

dalla specie, determinata grafica-mente o con appositi algoritmi emodelli, includendovi tutte le loca-lizzazioni note con l’esclusione deicasi di osservazione accidentale.Questa superficie includerà ancheluoghi non occupati o habitat nonidonei, ove la specie non è presente.Escludendo tali aree otterremo lasola area occupata, ossia quella por-zione di superficie ove la specie ri-corre.

A= Riduzione della Popolazione

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo42

caso di A1 maggiore o uguale al90% per le minacciate in modo cri-tico, maggiore o uguale al 70% perle specie minacciate e maggiore ouguale al 50% per le specie vulnera-bili, nel caso di A2, A3 e A4 sono

maggiore o uguale all’80% per lespecie minacciate in modo critico,maggiore o uguale al 50% per lespecie minacciate e maggiore ouguale al 30% per le specie vulnera-bili

C1= Numero di individui adultiminore di 50 e una diminuzionecontinua pari al 25% in 3 anni o in1 generazione per le specie minac-ciate in modo critico, numero di in-dividui adulti minore di 250 e unadiminuzione continua pari al 20%in 5 anni o in 2 generazioni per lespecie minacciate, numero di indi-vidui adulti minore di 1000 e unadiminuzione continua pari al 10%in 10 anni o in 3 generazioni per lespecie vulnerabili.C2= diminuzione continua osser-vata, presunta o prevista del nume-ro di individui maturi e almeno unodei due casi seguenti:

a) Numero di individui adulti in

ogni sub-popolazione inferiore a250 o con una percentuale di in-dividui adulti in ogni sub-popo-lazione del 90-100% per le spe-cie minacciate in modo critico,inferiore a 2.500 o con una per-centuale di individui adulti inogni sub-popolazione del 90-100% per le specie minacciate,inferiore a 10.000 o con una per-centuale di individui adulti inogni sub-popolazione del 100%per le specie vulnerabili. b) Estrema fluttuazione del nu-mero di individui adulti

Anche in questo caso si è agito ta-rando i valori alle dimensioni delterritorio regionale campano.

B1= qualora l’estensione dell’areafrequentata sia minore di 100 Kmqper le specie minacciate in modo cri-tico, minore di 5.000 Kmq per lespecie minacciate e minore di 20.000Kmq per le specie vulnerabiliB2= qualora l’estensione dell’areafrequentata sia minore di 10 Kmqper le specie minacciate in modocritico, minore di 500 Kmq per lespecie minacciate e minore di 2.000Kmq per le specie vulnerabili e al-meno uno dei casi seguenti:

a)Molto frammentata o numerodei siti uguale a 1 per le specieminacciate in modo critico, mi-nore o uguale a 5 per le specieminacciate, minore o uguale a 10per le specie vulnerabilib)Diminuzione continua, osser-

vata, presunta o prevista in unodei seguenti parametri: (i) esten-sione dell’area frequentata; (ii)area effettivamente occupata;(iii) superficie, estensione e/oqualità dell’habitat; (iv) numerodi siti o sottopopolazioni; (v) nu-mero di individui maturi.c) Fluttuazioni estreme in unodei seguenti parametri: (i) esten-sione dell’area frequentata; (ii)area effettivamente occupata;(iii) numero di siti o sottopopo-lazioni; (iv) numero di individuimaturi

È evidente che i parametri relativialle superfici delle aree frequentatesono stati valutati in funzione delledimensioni del territorio regionalecampano.

B. Distribuzione geografica

sia che si tratti di B1(estensione dell’area fre-quentata) oppure di B2(area effettivamente oc-cupata), oppure che si

tratti di entrambe

C. Popolazioni di piccole

dimensioni

NOTE RELATIVE ALLA COMPILAZIONE 1) Per alcuni dei gruppi tassonomici trattati in questa Lista Rossa si è utilizzato un approccio tasso-nomico classico piuttosto che quello, più recente, derivato dalla classificazione cladistica. Tale sceltaè nata soprattutto dal presupposto di favorire la chiarezza nella divulgazione dei risultati dello studioa fasce di lettori non specializzate. Così, ad esempio, si è scelto, per pura semplicità, di far riferimentoagli “Artiodattili” piuttosto che al più recente gruppo dei “Cetartiodattili”, che comprende i Cetaceioltre agli Artiodattili.2) Mentre è in corso la correzione delle bozze di questo volume sta per compiersi la presentazionedelle Liste Rosse Nazionali dei Vertebrati. Queste prendono in considerazione lo status di tutte lespecie di pesci d’acqua dolce, anfibi, rettili, uccelli nidificanti, mammiferi e pesci cartilaginei, native opossibilmente native in Italia, nonché quelle naturalizzate in Italia in tempi preistorici. Nella compi-lazione della Lista Rossa della Campania abbiamo potuto visionare, e di conseguenza citare, solo dellebozze di questa valutazione (si prenda ad esempio il caso dei Chirotteri). È possibile che alcune valu-tazioni nazionali, nella loro definitiva formulazione, differiscano da quelle da noi riprese, fatto che in-vitiamo il lettore a tenere in considerazione.

LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA IN CAMPANIAMaurizio Fraissinet e Danilo Russo 43

Come già detto in precedenzasono stati presi in considerazionei taxa dei vertebrati terrestri presentiin Campania, intendendo con que-sta definizione tutte quelle specieche si riproducono all’interno deiconfini amministrativi del territorioregionale.Una delle difficoltà insite in un

lavoro che raggruppa relazioni ericerche di taxa evolutivamente edecologicamente piuttosto diversi èquella di riuscire a rendere omo-geneo il testo.I curatori dell’opera si sono ado-

perati quindi per trovare una lineacomune da seguire per quanto ri-guarda l’attribuzione delle categoriedella Lista Rossa, la terminologia

da utilizzare, l’impostazione gene-rale del capitolo. Ovviamente sono rimaste molte

diversità nelle singole trattazioni,derivanti dai diversi approcci me-todologici nella ricerca, le diverseimpostazioni scientifiche, il diversostato delle conoscenze, ecc.Questo aspetto è sembrato, però,

una nota positiva perché manifestaun ulteriore elemento di fascinosul tema della biodiversità. Questofenomeno – la biodiversità, appunto– è talmente ampio e accentuatoche anche l’approccio scientificoin qualche modo ne risente, risul-tando anch’esso variegato, pur neilimiti ovviamente dell’universalitàdel metodo scientifco.

I TAXA

D1= Numero di individui adultiminore di 50 per le specie minac-ciate in modo critico, minore di250 per le specie minacciate, mi-nore di 1.000 per le specie vulne-rabili.D2= Area occupata molto ristrettao numero di siti molto ridottoNon si è preso in considerazio-

ne, infine, il criterio dell’analisiquantitativa perché basato su diun calcolo delle probabilità chenon è possibile effettuare sulla ba-se dei dati in nostro possesso.Per la compilazione e l’analisi si

è preso come periodo di riferi-mento quello a partire dall’anno1950 e fino a tutto il 2012.

D. Popolazione molto piccola o molto localizzata

Fiume Volturno in autunno

Maurizio Fraissinet

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 45

CICLOSTOMI E OSTEITTIAlberto Gentile

“Fauna ittica” è un termine ge-nerico di uso comune che non haun preciso significato zoologico.Considerando le acque interne

europee possiamo restringere il cam-po ai rappresentanti di due distinteclassi di vertebrati: i Ciclostomi(Cyclostomata) e i Pesci Ossei (Ostei-chthyes). Per quanto riguarda le“acque interne”, esse sono il com-plesso dei corpi idrici superficialicompresi entro la linea di costa.Convenzionalmente si considerano“acque dolci” quelle che presentanosalinità inferiori allo 0,5‰. Nontutte le acque interne rientranoquindi nella categoria delle acquedolci; per questo è necessario definirequali sia l’ittiofauna d’acqua dolcee quale sia quella delle acque interne,pur sapendo che il confine fra i duegruppi non è sempre netto.Per ittiofauna d’acqua dolce si

intende l’insieme dei Ciclostomi edei Pesci Ossei che compiono esclu-

sivamente, o che sono in grado dicompiere, il loro ciclo biologiconelle acque interne con salinità in-feriore allo 0,5‰ e quelle specieche svolgono nelle acque interneuna fase obbligata del loro ciclobiologico. Per quanto riguarda l’it-tiofauna italiana, sono stati classi-ficati in tre distinte categorie bio-ecologiche (Gandolfi e Zerunian,1987): gli stenoalini dulcicoli, glieurialini migratori obbligati, glieurialini migratori facoltativi. L’it-tiofauna delle acque interne è inveceun gruppo più ampio che com-prende le specie d’acqua dolce piùalcune specie marine eurialine che,pur potendo compiere l’intero ciclobiologico in mare, frequentano conregolarità le acque interne estuarialie lagunari per motivi trofici. Lafauna ittica delle acque interne ita-liane si compone di 63 taxa (Zeru-nian, 2002, 2004a; Zerunian e DeRuosi, 2002).

PREMESSA

CENNI SULLO STATO DELL’ITTIOFAUNAEUROPEA

Circa lo stato di conservazionedell’ittiofauna in Europa, analisicompiute da diversi specialisti (vediad esempio Maitland, 1995 e Lelek,1996) concordano ampiamentenelle conclusioni: negli ultimi 50anni è diventato sempre più evi-dente il declino della maggior partedelle specie, sia in termini numericiche di areale; nelle regioni più in-dustrializzate già negli anni ’60 e’70 molti corsi d’acqua che prima

presentavano un’alta diversità edabbondanza di specie sono statioggetto di consistenti deteriora-menti e depauperamenti, culmi-nanti spesso in estinzioni locali.Le cause antropiche ritenute re-sponsabili della critica situazionesono le seguenti: trasformazionidell’uso del suolo delle aree inte-ressate dai reticoli idrografici; operedi drenaggio e canalizzazioni; tra-sformazione di alcuni fiumi in ca-

nali navigabili; sbarramenti tra-sversali sui corsi d’acqua (dighe,chiuse, briglie, ecc); prelievi eccessivie sprechi di acqua per uso indu-striale, agricolo e civile; realizzazionedi opere idrauliche, fluttuazionedelle portate e scarichi di acquecalde legate alla produzione dienergia elettrica; scarichi industrialied urbani; acidificazione delle acque;impianti di piscicoltura; pesca ec-cessiva ed attività gestionali colle-gate alla pesca professionale e spor-tiva; immissione deliberata o acci-dentale di specie aliene.Per quanto riguarda la Regione

Nord-Mediterranea è stata rilevatauna situazione critica: in quest’area4 specie risultano estinte, Phoxinellushandlirschi, Phoxinellus egridiri,Chondrostoma scodrensis, Leuciscusturskyi, e 3 sono scomparse in unaparte significativa del loro areale,Chondrostoma genei dalla Slovenia,Acipenser naccarii dalla Croazia edal Montenegro, Salmo dentex dallaCroazia; la gran parte delle specieendemiche risulta minacciata, rien-

trando nelle categorie in pericolocritico, in pericolo e vulnerabiledell’IUCN, e solo 1/4 di esse puòessere considerato non a rischio(Crivelli, 1996). Il numero di specieestinte potrebbe essere maggiore;analisi effettuate seguendo un ap-proccio sistematico basato sul con-cetto filogenetico di specie, chetende a riconoscere un numero dispecie maggiore rispetto a conce-zioni basate sulle caratteristichebiologiche ed ecologiche, eviden-ziano la possibile estinzione di ben12 specie: Eudontomyzon sp., Chon-drostoma scodrense, Coregonus fera,C. hiemalis, C. confusus, C. restrictus,C. gutturosus, Salmo schiefermuelleri,Salvelinus inframundus, S. profundus,S. scharffi e Gasterosteus crenobiontus(Kottelat, 1998). In ogni caso ifattori ritenuti maggiormente re-sponsabili del declino dei pescidelle acque interne in Europa sonola distruzione degli habitat, l’in-quinamento, l’eccessivo prelievo diacqua per usi agricoli e urbani,l’immissione di specie aliene.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo46

STATO DELL’ITTIOFAUNA

EUROPEA

L’ittiofauna italiana è ricca di en-demismi: 24 taxa vivono infattiesclusivamente nelle acque internedel territorio nazionale (endemismi)e, in alcuni casi, in fiumi e laghi dipaesi confinanti con il nostro (pre-sentando però la gran parte del loroareale in territorio italiano).Lo stato di conservazione delle

specie d’acqua dolce è stato moni-torato costantemente da numerosiittiologi italiani negli ultimi anni(Zerunian, 1992, 1998, 2002; Ze-runian e Gandolfi, 1999; Zeruniane Taddei, 1996), con risultati sempre

più preoccupanti. Tenendo contodei criteri e delle definizioni del-l’IUCN (Zerunian, 1998) ed ag-giornando le valutazioni espressenei precedenti lavori citati, su scalanazionale emerge il seguente quadro:delle 63 specie di taxa indigeni delleacque interne, 49 sono quelle piùdirettamente legate alle acque dolci,mentre le altre 15 frequentano pre-valentemente le acque costiere (Ze-runian, 2004). Delle 49 specie, 3 specie potreb-

bero già essere considerate estintenei nostri fiumi e laghi (Lampreda

di fiume, Storione, Storione ladano);5 specie, tutte endemiche o suben-demiche, sono in pericolo critico(Lampreda di mare, Storione cobice,Trota mediterranea (ecotipo ma-crostigma), Carpione del Fibreno,Carpione del Garda); 10 sono inpericolo (Lampreda di ruscello,Lampreda padana, Agone, popo-lazioni indigene di Trota mediter-ranea (ecotipo fario), Trota lacustre,Trota marmorata, Salmerino, po-polazioni indigene di Temolo, Pan-zarolo, Ghiozzo di ruscello); 15sono in condizione vulnerabile (Alo-sa, Pigo, Sanguinerola, Savetta, La-sca, Barbo canino, Cobite masche-rato, Cobite barbatello, Luccio,Nono, Spinarello, Pesce ago di rio,Scazzone, Cagnetta, Ghiozzo pa-dano); 13 sono a più basso rischio(Anguilla, Rovella, Triotto, Vairone,Alborella, Alborella meridionale,Gobione, Tinca, Barbo, Cobite,Persico reale, Ghiozzetto cenerino,Ghiozzetto di laguna); solo 3 speciesono considerate non a rischio (Ca-vedano, Scardola, Latterino).Questo significa che la biodiversità

dei Pesci d’acqua dolce indigeni inItalia ha subìto una consistente ero-sione: oltre alle 3 specie probabil-mente estinte, un numero consistente(30 = 61,2%) è minacciato rientrandonelle prime tre categorie di rischiodell’IUCN (in pericolo critico, inpericolo e vulnerabile); tra i pesciminacciati di estinzione ci sono 6specie endemiche, 4 specie e duesemispecie subendemiche. Altri 13taxa, corrispondenti al 26,53% ecomprendenti 4 endemismi e 3 su-bendemismi, risultano comunquein contrazione e sono stati inseritinel gruppo a più basso rischio.

I Pesci d’acqua dolce italiani chepossono essere considerati estintie quelli che corrono i maggioririschi di estinzione sono ricondu-cibili a tre tipologie zoogeografi-co-ecologiche:

1. specie a distribuzione pun-tiforme, come il Carpione delGarda e il Carpione del Fi-breno;2. specie bentoniche stenoeciea ridotta vagilità, come il Ghioz-zo di ruscello, il Ghiozzo pa-dano, il Panzarolo, la Lampredapadana, la Lampreda di ruscelloe il Cobite mascherato;3. specie che necessitano di mi-grazioni riproduttive o comun-que di spostamenti entro i corsid’acqua per raggiungere le zonedi frega, come lo Storione, loStorione cobice, lo Storione la-dano, la Lampreda di mare, laLampreda di fiume, la Cheppia,la Savetta e la Lasca. Le speciestenoecie e quelle migratricianadrome potrebbero costituirenel loro insieme le specie sen-sibili richiamate dalla Direttiva2000/60/CE (vedi le parti ri-guardanti la fauna ittica nelletabelle 1.2.1, 1.2.2, 1.2.3 delladirettiva).Le principali cause antropiche

ritenute responsabili della criticasituazione in cui versa l’ittiofaunaitaliana sono, in ordine di impor-tanza: alterazioni degli habitat, in-quinamento delle acque, introdu-zione di specie aliene, pesca condottain modo eccessivo o con metodi ein tempi illegali, inquinamento ge-netico (Zerunian, 2002). In un re-cente lavoro (Zerunian, 2003) sonostati individuati i taxa di maggiore

CICLOSTOMI E OSTEITTIAlberto Gentile 47

EFE

ECCAA

EBAFFBFBA

A2, A3, B6A2, A3, B6, B7

A2, A3A2, A3, B6A2,A3,B5, B6,B7,B8A2, B6, B7, C1A3, B6, B7, B8, C1

A2, A3, B7, B8A2, A3, B7, B8A3, B6A2, A3, B5, B6, B8A3, B5, B6, B8A2, A3, B5, B6, B8A2, A3, B5, B6, B8A2, A3A2, A3, B7, B8

interesse conservazionistico (Lam-preda padana, Storione cobice, Trotamediterranea – fenotipo macrostig-ma –, Carpione del Fibreno, Trotamarmorata, Carpione del Garda,Panzarolo, Ghiozzo di ruscello) edavanzate proposte finalizzate ad in-vertire la tendenza negativa in attoe scongiurare il rischio di estinzioneche corre una parte consistente ealtamente significativa dell’ittiofaunadelle acque interne italiane.Nel 1998 è stata pubblicata anche

la prima versione della Lista Rossadei Vertebrati italiani redatta dalWWF Italia (1998). La Lista è

stata aggiornata periodicamente ela Tabella 1 ne riporta l’ultimo ag-giornamento (Zerunian, 2007) chemostra la situazione allarmante perquasi tutte le specie e tragica peralcune di loro. Dal 1998 la situazioneè peggiorata e sembra seguire untrend irrimediabilmente negativo:oltre alle specie considerate estinte,vi sono pesci apparentemente co-muni come l’Anguilla, il Triotto,l’Alborella, la Tinca, la Scardola eil Latterino, precedentemente con-siderati “non a rischio”, che sonostati inseriti nella categoria “quasia rischio”.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo48

Tabella1Lista Rossa dei Pescid’acqua dolce d’Italia

(Zerunian, 2007)

% areale italico/totale

Criteri IUCN Minacce

Estinto in ItaliaStorioneStorione ladanoLampreda di fiumeGravemente minacciatoLampreda di mareStorione cobiceTrota macrostigmaCarpione del FibrenoCarpione del GardaMinacciatoLampreda di ruscelloLampreda padanaAgoneTrota fario (popolazioni indigene) Trota lacustreTrota marmorataTemolo (popolazioni indigene)PanzaroloGhiozzo di ruscello

AAA

AAA, BA, BA, B

AAA, BAA, BAAA, BA, B

(Ex, Extint)

(CR, Crytically Endangered)

(EN, Endangered)

EDFAAAAFFDEEECB

EAAAAA

BEEFFABD

A2, B6A2, A3, B6A2, A3, B8A2, A3, B8A2, A3, B6, B8A2, A3A2,A3A2, A3A2,A3, B5, B6, B8A2, B8A2, A3, B8A2A2, A3, B7, B8A2, A3A2, A3,B7

A2, B6A2, A3, B8A3, B8A2, A3A2, A3, B6, B8A2, B5, B8A2A2, B5, B7, B8A2, A3A2, A3, B8A2, A3, B5A3, B6A3A3A3

AAAAAAAAAA, BA, BAAA, BA

AAAA, BAAAAAAAAAAA

CICLOSTOMI E OSTEITTIAlberto Gentile 49

LEGENDAIn neretto sono indicati gliendemiti e i subendemiti. Lecategorie IUCN si rifanno allapiù recente terminologiaadottata dall’Unione Mon-diale per la Conservazionedella Natura (IUCN, 2001),mentre per quanto riguardai criteri riportati in Tabella èstata condiderata l’entità del-la diminuzione in percentua-le e nel tempo della consi-stenza delle popolazioni (A)e poi l’estensione dell’arealee la sua frammentazione (B); per quanto riguarda la per-centuale dell’areale italicorispetto all’areale totale, con A si intende che la specieha il 100% del suo areale inItalia con B il 75-99% con C il 50-70% con D il 25-49% con E il 24-5% e con F meno del 5%.Per quanto riguarda le mi-nacce sono state consideratele alterazioni degli habitatcome segue:A2 Artificializzazione deglialvei fluviali e costruzione disbarramenti fluviali lungo icorsi d’acquaA3 Inquinamento delle acqueB5 Inquinamento geneticoB6 Pesca eccessivaB7 Pesca illegaleB8 Competizione o predazio-ne da parte di specie alieneC1 Cause naturali.

VulnerabileAlosaPigoSanguinerolaSavettaLascaBarbo caninoCobite mascheratoCobite barbatelloLuccioNonoSpinarelloPesce ago di rioScazzoneCagnettaGhiozzo padanoQuasi a rischioAnguillaRovellaTriottoVaironeAlborellaAlborella meridionaleGobioneBarboTincaScardolaCobitePersico realeGhiozzetto cenerinoGhiozzetto di lagunaLatterinoA rischio minimoCavedanoDati isufficientiBottariceSalmerino

(Vu, Vulnerabile)

(NT, Near Threatened)

(LC, Least Concerrn)

(DD, Data Deficient)

La fauna ittica in Campanianon è stata oggetto di studi siste-matici sull’intero territorio, talida verificare la riduzione di unadata specie nel corso degli anni.Le ricerche condotte negli ultimianni sono in grado di stimarequalitativamente la presenza dellespecie ittiche, pertanto il criterioutilizzato si fonda sulla valutazione

dell’areale geografico (B1) e lad-dove possibile, sulla riduzione nu-merica basata su osservazioni di-rette nel corso degli ultimi 15anni (A1).Nella Tabella 2 sono riportati i

taxa considerati tenendo contodei criteri IUCN e di quelli adot-tati nell’ultima Lista rossa deipesci d’acqua dolce d’Italia.

STATO DELL’ITTIOFAUNA

IN CAMPANIA

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo50

Tabella 2Categorie di minaccia delle specie di Pesci della Campania

Lista Rossadei Pescid’acqua

dolce d’Italia

2011 IUCNRed List

Lista RossaCampana

Criteri Areale regionale%/totale

Convenzionedi Berna

Direttiva Habitat

Ciclostomi

Lampetra planeri

Lampetra fluviatilis

Petromizon marinus

Osteitti

Acipenser sturio

Salmo cetti

Gasterosteus aculeatus

Alosa fallax

Tinca tinca

Leuciscus souffia muticellus

Syngnathus abaster

Salaria fluviatilis

Anguilla anguilla

Alburnus albidus

Barbus plebejus

Cyprinus carpio

Cobitis taenia

Rutilus rubilio

Leuciscus cephalus

Scardinius erythrophthalmus

Atherina boyeri

EN

EX

CR

EX

CR

VU

VU

NT

NT

VU

VU

NT

NT

NT

NT

NT

NT

LC

NT

NT

B1

B1

A1a, B2a

B1

A1, B1

A1c, B1

B1

B1

A1, B1

B1

B1, A1a

B1

B1

B1

B1

B1

B1

All.III

III

III

II

III

III

III

III

III

III

III

III

All.II

II-V

II

II-IV

II

II-V

II

II

II-V

II

II

20-25

5-10

1-2

20-25

50

20-25

50

80

80

80

80-90

50

80-90

80

80

EN

RE

CR

RE

CR

DD

EN

EN

DD

DD

VU

NT

NT

NT

LC

VU

LC

LC

LC

NT

EN

RE

CR

RE

CR

VU

VU

NT

NT

VU

VU

NT

NT

NT

NT

NT

NT

LC

NT

NT

L’areale della specie comprendetutta l’Europa settentrionale e par-te dell’Europa centrale, più un’areamediterranea che va dal bacino delFiume Rodano (in Francia) a quel-lo del Fiume Sele (in Campania).In Italia è segnalata in tutte le re-gioni peninsulari tirreniche fino al-la Campania. Nell’area mediterra-nea la Lampreda di fiume è unaspecie migratrice anadroma, e per-ciò ampiamente eurialina, che oc-cupa diversi tipi di ambiente du-rante la sua vita. Si riproduce nellaparte medio-alta dei fiumi laddovetrova fondali ghiaiosi e acqua cor-rente e ben ossigenata. La specie,regolarmente distribuita nelle re-gioni tirreniche fino agli anni ’50, èdivenuta progressivamente sempremeno frequente fino a scompariredel tutto in molti fiumi. Le causedella sua rarefazione sono le se-

guenti: costruzione di dighe e di al-tri sbarramenti trasversali nei corsid’acqua, che impediscono il rag-giungimento delle aree di frega; in-quinamento delle acque e dei sub-strati fangosi in mezzo ai quali vie-ne svolta la fase larvale. Nel nostropaese negli ultimi quarant’anni nonsono stati raccolti dati in modo si-stematico sulla distribuzione e sullaconsistenza delle popolazioni di ci-clostomi; in particolare non si co-noscono i siti di riproduzione dellaLampreda di fiume ancora even-tualmente esistenti. La Lampredadi fiume potrebbe così già essereconsiderata estinta nelle acque dol-ci italiane. Le segnalazioni chesporadicamente vengono riportatesono imprecise e potrebbero ri-guardare esemplari di Lampreda dimare (molto simile). Non è segna-lata in nessuno dei fiumi campani.

La specie presenta un’ampia di-stribuzione europea e medio-orien-tale. Il suo areale storico in Italia,almeno fino agli anni ’20, era il se-guente: alto Adriatico, bacino delPo, Fiumi Adige, Brenta, Piave, Ta-gliamento e Tevere (in questi ambientiera considerato frequente ed era og-getto di pesca); Mari Ligure, Tirrenoe Ionio, Fiumi Arno, Liri, Volturnoe Garigliano (dove era consideratopoco frequente o occasionale). LoStorione è un migratore anadromo

ed è perciò eurialino. È riportatonella Direttiva 92/43/CEE tra le“specie animali e vegetali d’interessecomunitario la cui conservazione ri-chiede la designazione di zone specialidi conservazione” (all. II); insiemead A. naccarii è il solo pesce d’acquadolce italiano elencato nella stessadirettiva anche tra le “specie che ri-chiedono una protezione rigorosa”(all. IV). In Campania l’ultima se-gnalazione nel fiume Volturno risaleagli anni ’50.

CICLOSTOMI E OSTEITTIAlberto Gentile 51

ESTINTA NELLA REGIONE (RE - REGIONALLY EXTINCT)

Storione (Acipenser sturio)

Lampreda di fiume(Lampetra fluviatilis)

MINACCIATA IN MODO CRITICO (CR - CRITICALLY ENDANGERED)

In questa categoria sono ascritte2 specie. Le minacce principalisono rappresentate dalle altera-

zioni degli alvei fluviali e dai ri-popolamenti con specie allocto-ne.

Attualmente questa specie è pre-sente con sicurezza nel fiume Irnoin provincia di Salerno, grazie adun progetto di reintroduzione ef-fettuato alcuni anni fa. Oggi lapopolazione di questo corso d’acquaè in grado di riprodursi ed è benrappresentata in termini di abbon-danza. Nel resto della regione man-cano degli studi genetici appro-fonditi che possano dimostrare lapresenta della specie anche in altricorsi d’acqua. Le analisi fenotipicheavrebbero accertato la presenza ditrote di ceppo mediterraneo contracce di ibridazione con ceppoatlantico nel Sele, Tusciano, Pi-centino, Tanagro, Calore Salerni-

tano. Per tali ragioni la principaleminaccia per questa specie è rap-presentata dalle introduzioni disalmonidi alloctoni per scopi alieu-tici (pesca sportiva). S.t macrostigmain passato veniva considerata unasottospecie del genere Salmo, suc-cessivamente le popolazioni italianesono state ascritte al taxon S. cettii.Negli ultimi tempi la maggior partedegli ittiologi considera la trotamacrostigma tipica dei corsi d’acquamediterranei (e nel nostro caso, inparticolare, i fiumi che sfocianonel mar Tirreno) semplicementeun ecotipo (macrostigma). Infatti,studi condotti nei corsi d’acquadove questa specie è stata reintro-dotta hanno dimostrato che neitratti di fondovalle (< 500 m s.l.m.)la trota mediterranea assume l’eco-tipo “macrostigma”, con assenzadi punti rossi, mentre a quote piùalte assume l’ecotipo “fario” (pre-senza di punti rossi), senza che sidiscernino differenze genetiche disorta.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo52

Trota macrostigma(Salmo cetti )

Questa specie anadroma conducela maggior parte della propria esi-stenza in mare, ma si riproduce inacqua dolce, scegliendo i tratti flu-viali con corrente moderata e fondociottoloso, cioè tipicamente neitratti medi, a molti chilometri dallafoce. Ciò implica delle migrazionilunghe e faticose e per una specieche nuota a fatica (in mare, infatti,si attacca ai grossi nuotatori pelagicicon la bocca a ventosa munita didenti a uncino, limitando il nuotoattivo a brevi spostamenti) ciò puòanche comportare la morte. Eccoperché la principale minaccia perquesta specie è rappresentata dagli

ostacoli trasversali all’asta fluvialeche creano salti di acqua anchemodesti (> 0,5 metri), come briglie,ma soprattutto traverse e digheprive di scale di risalita. Nei corsid’acqua campani è segnalata confrequenza non sporadica nel bacinodel fiume Sele, soprattutto duranteil periodo della migrazione. Nonsi hanno notizie recenti per glialtri corsi d’acqua, in particolareper il fiume Volturno, dove è statasegnalata in passato, ma è probabileche, a causa di alcuni sbarramentipoco distanti dalla foce, la Lam-preda di mare non riesca più a ri-salire per riprodursi.

Lampreda di mare(Petromizon marinus)

Alberto Gentile

Il bacino del Sele è l’unico in cuisembra che tale specie sia ben presentee si riproduca costantemente, anchese negli ultimi decenni è stato osser-vato un calo nelle presenze degliadulti, durante il periodo della ri-produzione. Come la Lampreda dimare, è un pesce anadromo che siriproduce nei tratti medio alti deifiumi laddove c’è la presenza di ghiaiae ciottoli e acqua corrente. Corremeno rischi della Lampreda di mare

perché è un abile nuotatore che riescefacilmente a superare anche sbarra-menti superiori a 0,5 metri di altezza.Nel bacino del Sele riesce a spingersia monte fino a superare anche legrotte di Castelcivita sul Calore Sa-lernitano. Ciononostante è progres-sivamente scomparsa da tutti i fiumicampani a causa dell’inquinamento,delle dighe, della pesca illegale, del-l’alterazione degli alvei, soprattuttodei siti riproduttivi.

CICLOSTOMI E OSTEITTIAlberto Gentile 53

MINACCIATA (EN - ENDANGERED)

È diffusa in pochi bacini idrografici.In provincia di Salerno è presente inquello del Sele e del Tusciano. Per ilVolturno i risultati sono discordanti.Sicuramente non è presente nel suoprincipale affluente, il Calore Irpino.La principale minaccia di questaspecie è rappresentata dall’inquina-mento e dall’estrazione di materialelitoide dagli alvei fluviali. Gli individui,infatti, sono soliti trascorrere la mag-

gior parte della loro vita infossati nelsubstrato facendo fuoriuscire solo labocca che filtra il sedimento tratte-nendo la sostanza organica di cui sinutrono. Durante il periodo dellariproduzione diversi maschi corteg-giano una sola femmina e in talefase sono soliti attaccarsi alle pietredel fiume, risultando così estrema-mente vulnerabili per i predatori, so-prattutto uccelli ittiofagi.

Lampreda di ruscello(Lampetra planeri )

Alosa(Alosa fallax )

In questa categoria sono iscritte3 specie. Le minacce principalisono rappresentate dall’inquina-

mento, dall’introduzione di speciealloctone e dalle alterazioni deglialvei fluviali.

Tinca(Tinca tinca)

Sicuramente presente nei trattimedio-bassi dei fiumi Sele e CaloreSalernitano, compresi i canali tributari.risulta in forte decremento rispettoagli anni scorsi. Non è segnalata inaltri corsi d’acqua della provincia diSalerno. Negli ultimi anni si riscon-trano scarse segnalazioni anche dalfiume Volturno. Risulta assente anchenei principali fiumi della provinciadi Avellino e Benevento (fiume Ofan-to e Calore Irpino). Il netto decre-mento della specie dipende preva-

lentemente dalla fase riproduttiva edalla presenza di specie alloctone.Le uova aderiscono al substrato som-merso (piante, tronchi, ecc.) e allaloro schiusa, le larve vi restano adeseper alcuni giorni risultando vulnerabilialla predazione. Essendo strettamentelegata alla presenza di piante acqua-tiche, qualunque fenomeno antropicocapace di limitare la presenza di ma-crofite acquatiche o banalizzare l’alveofluviale, può risultare limitante perla specie.

Si tratta di un piccolo ciprinideche popola i tratti medio-bassi dellamaggior parte dei fiumi regionali.Spesso condivide il proprio habitat

con la Rovella, di cui subisce la com-petizione trofica e spaziale. La prin-cipale minaccia è rappresentata dal-l’introduzione di specie alloctone.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo54

VULNERABILE (VU - VULNERABLE)

PROSSIMA ALLA MINACCIA (NT - NEAR THREATENED)

Cagnetta(Salaria fluviatilisi )

È sicuramente presente nei fiu-mi Sele, Volturno, Tusciano, Pi-

centino, Alento e Bussento. Leminacce principali sono rappre-sentate dalla banalizzazione deglialvei nei pressi della foce. Questaspecie, infatti, vive nei tratti ter-minali dei corsi d’acqua ed occa-sionalmente può spingersi ancheper molti chilometri a monte, co-me accade per il fiume Sele chilo-metri a monte, finanche raggiun-gere i tratti medi.

Cobite(Cobitis taenia )

Anguilla(Anguilla anguilla)

L’Anguilla è presente in tutti ibacini che sfociano in mare. Ri-spetto agli anni scorsi ha subìtoun forte decremento sia in termi-ni di densità che di taglia media.Il motivo principale è l’inquina-mento delle acque, ma soprattuttola realizzazione di opere di sbar-ramento come le briglie, traversee dighe prive di scale di rimonta,che impediscono la risalita deifiumi ai giovani individui, limi-tandone la diffusione e, quindi, lasopravvivenza. Infatti, l’Anguilla

è una specie catadroma che vivein acqua dolce e si riproduce inmare (presumibilmente nel Mardei Sargassi), una sola volta nellavita. I giovani ritornano ai fiumidi origine dei genitori e dopo avertrascorso parte della loro vita neipressi della foce, iniziano la mi-grazione verso monte. È pratica-mente sparita in alcuni fiume del-la regione (per esempio il CaloreIrpino) o presente esclusivamentenei tratti a valle delle dighe (peresempio il fiume Ofanto).

Risulta ben presente nei trattimedio-bassi dei principali corsid’acqua della regione. Le prin-cipali minacce sono rappresen-

tate dall’introduzione di speciealloctone predatrici e dall’alte-razione geomorfologica deglialvei.

Alborella meridionale(Alburnus albidus)

Alberto Gentile

È il ciprinide reofilo maggior-mente presente nei corsi d’acquadella regione. La principale mi-naccia è rappresentata dall’altera-zione dell’habitat, l’inquinamentoe l’introduzione di specie allocto-ne. Nel Volturno ha subìto unforte decremento a causa dell’in-troduzione del Barbo europeo(Barbus barbus) che, nel trattocompreso tra Alvignanello e la fo-ce, lo ha completamente sostitui-

to. Negli altri corsi d’acqua è benrappresentato, anche se localmen-te può risultare raro o assente.

CICLOSTOMI E OSTEITTIAlberto Gentile 55

Barbo comune (Barbus plebejus)

Si tratta di un piccolo ciprini-de che popola i tratti medio-bassi della maggior parte deifiumi regionali. Spesso condivi-de il proprio habitat con la Ro-

vella, di cui subisce la competi-zione trofica e spaziale. Laprincipale minaccia è rappre-sentata dall’introduzione dispecie alloctone.

Latterino(Atherina boyeri)

A MINOR RISCHIO (LC - LEAST CONCERN)

La Rovella è una specie con di-screta valenza ecologica, in gradodi occupare diversi tratti dei fiu-mi e dei corsi d’acqua di minori

dimensioni. Nei corsi d’acquadella regione è presente quasiovunque e talvolta risulta la spe-cie dominante.

Rovella(Rutilus rubilio)

Il Cavedano è una specie conampia valenza ecologica, capace divivere in una grande varietà diambienti: nei corsi d’acqua è pre-sente dalla Zona dei Ciprinidi adeposizione litofila fino alla foce.È un pesce gregario e si nutre pra-

ticamente di tutto, persino frutta,bacche e a volte piccoli pesci. Pertali motivi risulta ben presente inquasi tutti i corsi d’acqua regiona-li. In alcuni fiumi come il Picenti-no, il Tusciano e l’Irno, non risultamai essere stato presente.

Cavedano(Leuciscus cephalus)

È anch’essa una specie ad am-pia valenza ecologica, caratteriz-zata da una buona tolleranza ri-spetto ad alcune tipologie di alte-razione ambientale (come l’in-quinamento prodotto dagli scari-chi urbani), un ampio areale e

possibilità di svolgere l’intero ci-clo biologico senza compierespostamenti all’interno dei siste-mi idrografici. È presente soprat-tutto nei tratti bassi e nei laghi incui si adatta bene a vivere nell’in-tera colonna d’acqua.

Scardola(Scardiniuserythrophthalmus)

Alberto Gentile

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo56

È la specie limnofila per eccel-lenza. Popola praticamente tuttii laghi e i tratti bassi a lentodecorso della regione. È moltoprolifica, reagisce bene alla com-

petizione delle altre specie e sop-porta alterazione degli habitat adopera dell’uomo. La sua ampiavalenza ecologica la rende unaspecie non a rischio. La Carpanon era presente nella ListaRossa di Tabella 1, ma si è rite-nuto corretto inserirla in questarelativa alla Campania, poiché daqualche anno la comunità scien-tifica la considera una specieautoctona, a causa dell’ormaiantichissima introduzione avve-nuta più di 2000 anni fa.

Carpa(Cyprinus carpio)

Spinarello (Gasterosteus aculeatus)

Pesce ago di rio (Syngnathus abaster)

Vairone (Leuciscus souffia muticellus)

Le seguenti specie non sonomai state oggetto di studi speci-fici in Campania. Lo Spinarelloè stato segnalato nel Volturno eSarno (zona alta), il Vairone solonel bacino del Volturno, mentreil Pesce ago di rio è stato occa-

sionalmente segnalato in alcunearee costiere (provincia di Saler-no) tuttavia la scarsità di datinon ci consente di esprimere ungiudizio oggettivo in merito alloro stato di conservazione e allepossibili minacce.

DATI INSUFFICIENTI (DD - DATA DEFICIENT)

CONSIDERAZIONICONCLUSIVE

Le considerazioni espresse e do-cumentate per il territorio nazio-nale, presentano alcune sostanzialidifferenze in regione Campania.Innanzitutto il numero di specieindigene risulta decisamente infe-riore rispetto a quello rilevabilenelle regioni del centro-nord.Delle 49 specie indigene italiane

analizzate in precedenza, 20 sonorisultate presenti anche nel territoriodella Campania. La situazione re-

gionale è la seguente:2 specie sono quasi sicuramenteestinte nei fiumi e laghi (Lam-preda di fiume, Storione); 2 specie, tutte endemiche o su-bendemiche, sono in pericolocritico (Lampreda di mare, Tro-ta mediterranea (ecotipo ma-crostigma); 3 sono in pericolo (Alosa oCheppia, Lampreda di ruscello,Tinca);

Alberto Gentile

CICLOSTOMI E OSTEITTIAlberto Gentile 57

2 sono in condizione vulnerabile(Cobite, Cagnetta); 3 sono a più basso rischio (An-guilla, Alborella meridionale,Barbo); solo 5 specie sono consideratenon a rischio (Rovella, Cave-dano, Scardola, Latterino, Car-pa); 3 specie non sono state classi-ficate per scarsità di dati (Spi-narello, Pesce ago di rio, Vai-rone).La situazione della fauna ittica

in Campania è legata strettamentealla condizione della qualità am-bientale dei corsi d’acqua. L’alte-razione delle acque e degli alveifluviali ha causato l’estinzione o lacontrazione di alcune specie, so-prattutto quelle migratrici anadro-me o catadrome obbligate, comelo Storione, la Lampreda di fiume,

la Lampreda di mare o l’Alosa, ilcui ciclo biologico viene interrottoquando se ne impedisce fisicamentela risalita dei corsi d’acqua.Un caso singolare è rappresentato

dalla Trota mediterranea (ecotipomacrostigma) che, come in altreparti d’Italia, ha subìto l’inquina-mento genetico, con conseguenterarefazione, delle popolazioni acausa dei numerosi ripopolamentialieutici, eseguiti con materialeproveniente da ceppi alloctoni. Adoggi esiste una sola popolazionecertificata geneticamente, presentenel fiume Irno.Un’altra importante minaccia è

rappresentata dall’introduzione dispecie alloctone, soprattutto pre-datrici come il Pesce gatto e ilPersico sole, che localmente sonostate la causa della rarefazione dispecie vulnerabili come la Tinca.

Persico sole

Alberto Gentile

Rana Verde

Maurizio Fraissinet

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 59

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio

PREMESSALa fauna ad Anfibi e Rettili, com-plessivamente indicata con il terminedi erpetofauna, generalmente nongode di attenzione e simpatia al difuori dei contesti scientifici e di ri-cerca, probabilmente sia per motividi retaggio culturale sia perché moltespecie di questi Vertebrati hannoabitudini criptiche ed elusive e perquesto risultano poco conosciuteed ingiustamente temute.D’altro canto gli Anfibi e i Rettili

svolgono un ruolo fondamentale inmolti ecosistemi, spesso risultanoutili bioindicatori dello stato disalute dell’ambiente e rappresentanouna componente fondamentale dellabiodiversità animale italiana: perquesti motivi devono essere presiin considerazione nei programmidi tutela e gestione delle risorsenaturali di un territorio.In base ai recenti volumi mono-

grafici della fauna d’Italia (Lanzaet al., 2007; Corti et al., 2011) inCampania risultano presenti almeno13 specie di Anfibi (6 di Urodeli e7 di Anuri) e 20 di Rettili (5 diCheloni, includendo le tartarughemarine; 7 di Sauri e 8 di Serpenti)ma tale numero potrebbe esseremaggiore se si considerano anchele specie alloctone e meritevoli diconferma (Guarino et al., 2012).In realtà al momento non è pos-

sibile indicare con precisione quantespecie compongono l’erpetofaunacampana, soprattutto perché la tas-sonomia di alcuni taxa è ancora

poco chiara e in continua evoluzione(vedi il caso delle rane verdi, generePelophylax). Un’ulteriore fonte didifficoltà nel redigere una check-list della fauna ad Anfibi e Rettilidella Campania è rappresentatadalle specie introdotte in tempi piùo meno recenti, delle quali non sihanno notizie certe su un loro com-pleto ambientamento nel territorioregionale (vedi la Rana toro, Li-thobates catesbeianus, e la Testugginedalle orecchie rosse, Trachemys scriptaelegans). Un caso particolare è rap-presentato dal Gongilo (Chalcidesocellatus), la cui presenza è semprestata circoscritta all’area dell’ex BoscoReale di Portici, già in forte declinonella seconda metà del secolo scorsoe ritenuto estinto da Lanza e Corti(1993). In realtà, l’ultima segnala-zione di questa specie risale al 1994e si riferisce ad un individuo rinve-nuto morto (Caputo et al., 1997),mentre numerose ricerche condottenegli anni successivi hanno sempredato esito negativo (Maio et al.,2000c; Mezzasalma et al., 2008).Per questi motivi si nutrono fortidubbi sulla attuale presenza delGongilo in Campania e in attesadi nuove mirate indagini si è sceltodi non considerarlo nell’attualecheck list della fauna a Rettili cam-pana (Guarino et al., 2012). È in-teressante comunque sottolineareche in Campania, più o meno incorrispondenza del Massiccio delMatese ed aree limitrofe, si osserva

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo60

1 Recentemente è stato sottolineato che il genere Podarcis, declinabile sia al femminile che almaschile, deve essere in realtà considerato al maschile per una norma del Codice Internazionaledi Nomenclatura Zoologica (Böhme & Köhler. 2004). Quindi si deve utilizzare il binomio diPodarcis siculus e non di P. sicula. Tuttavia, poiché la declinazione al femminile è entrata nellaconsuetudine della maggioranza degli autori e viene utilizzata dalla maggior parte dellepubblicazioni scientifiche, in attesa che si definisca la questione, preferiamo anche noi declinaretale specie al femminile.

2 Nel Libro Rosso degli Animali di Italia si fa riferimento alle categorie e ai criteri di minacciacosì come definiti dal 1994 IUCN Red List Categories and Criteria version 2.3 (liberamentescaricabile sul sito http://www.iucnredlist.org/technical-documents/categories-and-criteria

una naturale transizione tra entitàfaunistiche dell’Appennino centralee meridionale e per questo si osservala simultanea presenza di specieprovenienti da Nord e da Sud, lacui validità è stata riconosciuta solodi recente (tra gli Anfibi, è il casodi Salamandrina perpicillata e S. ter-digitata; tra i Rettili, è il caso diZamenis longissimus e Z. lineatus). Nonostante l’istituzione di diverse

aree protette in ambito regionale, aparte alcune eccezioni (le rane verdidel genere Pelophylax, tra gli Anfibi,e la lucertola comune, Podarcis sicula1,fra i Rettili), nessuna delle speciedell’erpetofauna campana può con-siderarsi completamente esente dapericoli derivanti da attività antro-pica, come la distruzione o la pro-fonda alterazione degli habitat na-turali. Tuttavia ad oggi manca unlavoro specifico che cerchi di deli-neare lo status di conservazionedell’erpetofauna in ambito regionale,sebbene nell’ultimo venticinquenniosiano stati condotti molti studi dicensimento e di monitoraggio degliAnfibi e Rettili campani (Caputo,1989a, 1989b; Caputo et al., 1985,1987, 1993; Caputo & Guarino,1992, 1993; Carpino & Capasso,2008; Guarino et al., 2002a, 2002b,2012; Maio et al., 2000c, 2001; Ro-mano et al., 2010). In ambito nazionale, un primo

tentativo per definire lo status diconservazione dell’erpetofauna èstato la Lista Rossa degli Anfibiitaliani (Bruno, 1983), dove vienepresentata una lista ragionata di 13Anfibi italiani che richiederebberoadeguate misure di protezione me-diante specifiche normative; tra lespecie sono citate anche tre presentinel territorio campano (Salamandrasalamandra, Salamandrina terdigitata,Triturus [= Lissotriton] italicus). NelLibro Rosso degli Animali d’Italia(Bulgarini et al., 1998), stilato se-condo i criteri proposti dall’IUCNnel 19942, nessuna specie di Anfibicampani risulta minacciata sul ter-ritorio nazionale, mentre 4 (Sala-mandrina terdigitata, Triturus [=Lissotriton] italicus, Bombina varie-gata [= B. pachypus], Rana italica)sono considerate a basso rischio(LR) (Tabella 3). Per quanto ri-guarda i Rettili, una sola speciecampana (Testudo hermanni) è con-siderata in pericolo (EN) sul terri-torio nazionale, due specie (Emysorbicularis e Elaphe quatuorlineata)rientrano nella categoria a basso ri-schio (LR) (Tabella 4). Inoltre, se-condo il Libro Rosso degli Animalid’Italia, sia tra gli Anfibi che tra iRettili, non risultano specie da con-siderare in pericolo critico (CR) ovulnerabili (VU). Recentemente èstato realizzato un aggiornamento

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio 61

delle conoscenze sulla distribuzione,preferenze ecologiche e status diconservazione di sette specie di An-fibi e undici di Rettili italiani par-ticolarmente minacciate (Bolognae La Posta, 2004). Tra le specie og-getto di studio, vi sono anche alcunepresenti nel territorio campano, inparticolare: due specie di Anfibi,Triturus [= Lissotriton] italicus eBombina variegata [= B. pachypus],considerate a livello regionale ri-spettivamente EN e VU, e due diRettili, Testudo hermanni e Emysorbicularis delle quali però non si fariferimento a categorie IUCN.Per classificare in modo rigoroso

le specie nelle diverse categorie diminaccia secondo i criteri IUCN(vedi capitolo introduttivo) sononecessari una serie di dati che tuttaviaal momento non sono disponibiliper l’erpetofauna campana. In par-ticolare, nonostante la notevole moledi dati raccolti per l’Atlante Erpe-tologico Campano (Guarino et al.,2012), per la maggioranza dellespecie mancano stime attendibili

sulle fluttuazioni del numero e delladimensione delle popolazioni, cosìcome non sono mai stati studiatiparametri demografici quali tassidi mortalità e natalità. D’altra partesimili informazioni possono essereottenute solo mediante studi miraticondotti per più anni di seguito ein più stazioni dell’areale di distri-buzione di una specie. Pertanto laclassificazione delle specie di Anfibie Rettili della Campania nelle diversecategorie di minaccia IUCN quipresentata si fonda principalmentesu una valutazione dell’areale geo-grafico (criterio B1) ed è soprattuttodi tipo qualitativo. Quando possibileè stata indicata una stima sulla ri-duzione della consistenza numericadella popolazione (criterio A). Nellalista rossa dei Rettili, infine, per fa-vorire il confronto con altri tipi diListe Rosse sono state prese in con-siderazione anche le tartarughe ma-rine sebbene esse chiaramente nonrientrino nella fauna dulciaquicolae alla terraferma fanno ritorno soloper la deposizione.

Nelle Tabelle 3 e 4 sono riportaterispettivamente la lista delle speciedi Anfibi e quella dei Rettili cam-pani con indicazione delle categoriedi minaccia IUCN confrontate conle categorie assegnate nel LibroRosso degli Animali d’Italia (Bul-garini et al., 1998) e dalla IUCNRed List of Threatened Species(2011). Nelle liste campane, quandopossibile, è stato specificato il criterioin base al quale è stata assegnatauna data categoria di minaccia. Datener presente inoltre che le cate-gorie di minaccia espresse nel Libro

Rosso degli Animali d’Italia (EX:estinto; EW: estinto allo stato sel-vatico; CR: in pericolo critico; EN:in pericolo; VU: vulnerabile; LR: apiù basso rischio; DD: carenza diinformazioni; NE: non valutato)non corrispondono totalmente aquelle attualmente in uso dallaIUCN, definite in accordo a IUCNRed List Categories and Criteriaversion 3.1. Nelle stesse Tabelle 3e 4 sono anche indicate le misuredi tutela eventualmente accordateper ogni specie secondo le normativedi protezione internazionali (Con-

LISTA ROSSA

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo62

venzione di Washington3, nota an-che come CITES) e comunitarie(Convenzione di Berna4 e DirettivaHabitat5). In particolare i numerisi riferiscono agli allegati delle di-

verse normative di protezione incui sono incluse le singole specie.Per ulteriori informazioni sul quadronormativo si rimanda a Scalera(2003).

Tabella 3Categorie di minaccia delle specie di Anfibi della Campania

Libro Rossodegli Animalid’Italia

2011 IUCNRed List

Lista RossaCampana

Criteri CITES Convenzionedi Berna

Direttiva Habitat

Anfibi

Salamandra salamandra

Salamandrina perspicillataa,

Salamandrina terdigitataa

Lissotriton italicusb

Lissotriton vulgarisc

Triturus carnifex

Bombina pachypusd

Bufo balearicuse

Bufo bufo

Hyla intermediaf

Pelophylax sp.g

Rana dalmatina

Rana italica

LR

LR

LR

LR

DD

LR

B1

B1a b (i, iii)

B1a

B1a, A2c

B1a,b (i, iv)

B1a,b

B1

III

II

II

III

II

III

II

III

II

II

II

II

IV

II-IV

IV

IV

IV

VU

DD

DD

NT

CR

VU

EN

VU

LC

EN

LC

EN

NT

LC

LC

LC

LC

LC

LC

EN

LC

LC

LC

LC

LC

aNel Libro Rosso degli Animali d’Italia era riconosciuta un’unica specie di salamandrina (S. terdigitata).bNel Libro Rosso degli Animali d’Italia era citato come Triturus italicus; la specie è stata ascritta recentemente al genere Lissotriton(Lanza et al., 2007).cNel Libro Rosso degli Animali d’Italia era citato come Triturus vulgaris; la specie è stata ascritta recentemente al genere Lissotriton(Lanza et al., 2007).dNel Libro Rosso degli Animali d’Italia era citato come Bombina variegata, da cui è stata recentemente separata Bombina pachypus(Lanza et al., 2007).eNel Libro Rosso degli Animali d’Italia era citato come Bufo viridis. Recentemente la specie è stata da alcuni autori ascritta al generePseudepidalea (vedi Lanza et al., 2009) mentre altri considerano le popolazioni italiane a sud del Po, quelle della Sardegna e dellaSicilia nordorientale appartenenti alla specie Bufo balearicus (Stock et al., 2008).fNel Libro Rosso degli Animali d’Italia era citato come Hyla arborea, da cui è stata recentemente separata Hyla intermedia (Lanza etal., 2007). Fra tutte le specie del genere Hyla presenti in Italia, H. intermedia è l’unica a non essere inserita in alcuno degli annessidella Dir. Habitat. gLa classificazione delle “rane verdi” è ancora ampiamente dibattuta. Secondo una recente revisione (Lanza et al., 2007) le rane verdipresenti in Campania, riportate in precedenza complessivamente come Rana kl. esculenta appartengono ad almeno due taxa distinti,Pelophylax bergeri e Pelophylax kl. ispanica. In attesa di chiarire la situazione si è preferito indicare solo il genere delle rane verdi.

3Firmata nel 1973 e ratificata in Italia con la legge n. 874 del 19 dicembre 1975.4Ratificata in Italia con la legge n. 503 del 5 agosto 1981.5La direttiva 92/43/CEE, nota anche come Direttiva Habitat, in Italia è stata applicata conDPR n. 357/97 e successive modificazioni.

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio 63

aC. caretta, così come C. mydas e D. coriacea sono inserite anche nell’allegato I della Convenzione di Bonn, 1979, per la conservazionedelle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica, e nell’allegato P2 della Convenzione di Barcellona. C. caretta è anche specieprioritaria della Dir. Habitat.bC. mydas nella IUCN Red List è valutata EN a livello globale, ma le sue popolazioni mediterranee sono considerate CR. C. mydasè specie prioritaria della Dir. Habitat.cLa protezione nella Convenzione di Berna e nella Direttiva Habitat in realtà è accordata a Lacerta viridis, che recentemente è statadistinta nelle due specie italiane L. viridis e L. bilineata.dLa specie non è riportata nella IUCN Red List del 2011. eLa protezione nella Convenzione di Berna e nella Direttiva Habitat in realtà è accordata a Elaphe longissima, che recentemente èstata ascritta al genere Zamenis e distinta nelle due specie italiane Z. longissimus e Z. lineatus.

Tabella 4Categorie di minaccia delle specie di Rettili della Campania

Libro Rossodegli Animalid’Italia

2011 IUCNRed List

Lista RossaCampana

Criteri CITES Convenzionedi Berna

Direttiva Habitat

Rettili

Emys orbicularis

Testudo hermanni

Caretta carettaa

Chelonia mydasb

Dermochelis coriacea

Hemidactylus turcicus

Tarentola mauritanica

Chalcides chalcides

Lacerta bilineatac

Podarcis muralis

Podarcis sicula

Anguis fragilisd

Coronella austriacad

Elaphe quatuorlineata

Hierophis viridiflavus

Natrix natrix

Natrix tessellata

Zamenis longissimuse

Zamenis lineatuse

Vipera aspis

LR

EN

CR

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

LR

-

-

-

-

-

-

B1a,b

B1a,b

B1

B1

II

II

II

II

II

III

III

III

II

II

II

III

II

II

II

III

II

II

III

II-IV

II-IV

II-IV

II-IV

IV

IV

IV

IV

IV

II-IV

IV

IV

IV

II

I

I

I

EN

CR

EN

DD

CR

LC

LC

NT

LC

LC

LC

DD

DD

VU

LC

LC

VU

DD

DD

NT

NT

NT

EN

EN

CR

LC

LC

LC

LC

LC

LC

NT

LC

LC

LC

LC

DD

LC

ESTINTA NELLA REGIONE (RE - REGIONALLY EXTINCT)

Nessuna specie di Anfibi e di Rettili rientra in tale categoria.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo64

Una specie di Anfibi (Lissotritonvulgaris) e due di Rettili (Dermochelys

coriacea e Testudo hermanni) sonoclassificabili nella categoria CR.

Specie politipica con distribu-zione Centroasiatico-Europeo-Mediterranea. In Italia è presentecon la sottospecie L.v. meridionalised ha il suo limite meridionaleproprio in Campania, poco a Norddi Napoli (Poggiomarino). InCampania L. vulgaris è una speciealquanto rara, essendo stata censitain meno di dieci siti ed ha un area-le di distribuzione molto ristretto,confinato nella parte nord-occi-dentale della Regione, in prevalen-

za lungo la costa. Negli ultimi anniè stata documentata la scomparsadi alcuni suoi siti di riproduzionein Provincia di Caserta. Per questimotivi è stato classificato nella ca-tegoria CR. Tra i fattori di rischiovanno citati: alterazione degli ha-bitat, spesso soggetti a cementifi-cazione e/o inquinamento; immis-sione di specie ittiche nei siti ri-produttivi; traffico veicolare du-rante le migrazioni verso e dai cor-pi d’acqua.

MINACCIATA IN MODO CRITICO (CR - CRITICALLY ENDANGERED)

Tritone punteggiato

(Lissotriton vulgaris)fam. Salamandridae

È distribuita in modo disconti-nuo lungo le regioni dell’Europamediterranea (Francia, Italia emolte isole mediterranee), neiBalcani e in Turchia. Anche inItalia la specie ha distribuzionediscontinua e risulta più frequen-te lungo le coste tirreniche. InCampania la Testuggine di Her-man è tra le specie di Rettili me-no censite; le segnalazioni consi-stono di norma in avvistamenti

occasionali di singoli individui enon sono stati osservati per que-sta specie eventi riproduttivi innatura. Va tenuto presente co-munque che le attuali conoscenzesulla distribuzione e sulla consi-stenza delle popolazioni campanedi T. hermanni oltre che scarse so-no anche confuse. Infatti, un’ul-teriore difficoltà per stabilire inmodo preciso lo status di conser-vazione di questa specie derivaanche dal fatto che contempora-neamente al prelievo in natura diesemplari selvatici si è avuto e sicontinua ad avere anche il rilasciodi esemplari in cattività o allocto-ni. In ogni caso, l’areale ridotto eil tipo di segnalazioni raccolte ciinducono a includere tale specienella categoria CR.

Testuggine di Hermann

(Testudo hermanni)fam. Testudinidae

Maurizio Fraissinet

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio 65

Fabio Maria Guarino

Nicola Maio

MINACCIATA (EN - ENDANGERED)

Hyla intermedia (Hyla intermedia) fam. Hylidae

È stata solo di recente conside-rata specie separata da H. arborea(Lanza et al., 2007). Si tratta di unendemismo italiano diffuso in tut-ta la penisola e in Sicilia. In Cam-pania ha un areale di distribuzionevasto ma molto frammentato e ri-sulta scomparsa in alcune aree incui in precedenza era stata generi-camente segnalata. Tra i fattori dirischio vanno citati: riduzione ealterazione, spesso dovuta a inqui-namento, di alcuni suoi siti ripro-duttivi; immissione di specie itti-

che alloctone. Sebbene siano ne-cessarie ulteriori e mirate indagini,i dati finora in nostro possesso ciinducono a considerare tale anfi-bio nella categoria EN.

Specie ad ampia distribuzione neimari tropicali, subtropicali e tempe-rati, ma frequenta occasionalmente ilbacino del Mediterraneo, che, comeChelonia mydas (inclusa nella catego-ria DD), utilizza soprattutto comearea trofica mentre non si ha certez-za che vi si riproduca ( Jesu & Doria,

2011). Negli ultimi 30 anni, lungo lecoste campane sono state raccolte tresegnalazioni di Tartaruga liuto enessuna deposizione. Questi dati,unitamente al generale declino dellaspecie a livello globale, giustifica laclassificazione di Dermochelys coria-cea nella categoria CR.

Tartaruga liuto(Dermochelys coriacea)fam. Dermochelidae

Ululone appenninico(Bombina pachypus)fam. Bombinatoridae

È un endemismo dell’Italia pe-ninsulare, diffuso dalla Liguria al-l’estremità della Calabria. In Cam-pania, il suo areale pur relativamentevasto risulta frammentato; inoltre,negli ultimi anni alcuni siti riproduttivinon sono stati più confermati (Barbieriet al., 2004; Carpino & Capasso,2008). È anche documentata la scom-parsa nell’ultimo secolo di alcuni suoisiti storici in provincia di Napoli.Pertanto tale anfibio deve essere in-cluso nella categoria EN. Come inaltre regioni italiane, il declino diquesta specie è da imputare princi-palmente alla distruzione o alterazionedegli habitat acquatici per lo più dimodeste dimensioni come pozze

temporanee, fontanili e piccole ri-sorgive, idonei alla sua riproduzionee molto spesso soggetti a captazioneo bonifica e cementificazione. Nonrisultano invece casi di chitridiomicosi,un fungo che sta contribuendo aldeclino di questa come di altre speciedi Anfibi in Italia come di altre partidel mondo.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo66

Testuggine palustreeuropea

(Emys orbicularis) fam. Emydidae

Specie politipica ad ampia diffu-sione che comprende Nord Africa,Europa meridionale, centrale esettentrionale (fino alla Danimar-ca), e orientale, e parte dell’Asia(fino al Kazakistan). In Italia laTestuggine palustre è presente inzone costiere e collinari, o anchemontane-submontane nel casodelle regioni centro meridionali.Prendendo in considerazione solo idati dell’ultimo trentennio, inCampania la specie è stata segna-lata in meno di dieci stazioni, traloro disgiunte, e popolazioni diuna certa consistenza sono notesolo per l’area protetta di Serre

Persano (SA). Le cause dell’estre-ma rarefazione di E. orbicularis nelterritorio regionale non sono adoggi state investigate e richiedonostudi mirati. Pur non escludendo ildifetto di ricerca, è molto probabi-le che opere di bonifica, la capta-zione idrica indiscriminata, e l’in-quinamento, abbiano inciso nega-tivamente sulla diffusione di talespecie in Campania. Un’ulteriorerecente minaccia per la sopravvi-venza della Testuggine palustre nelterritorio regionale, come in altreregioni italiane, è il continuo ab-bandono in natura della Testuggi-ne di acqua dolce nordamericana(Trachemys scripta). In Campania,sono state raccolte diverse segnala-zioni della presenza di tale testug-gine alloctona (per esempio Lagodi Averno, Lago degli Astroni eLago delle Corree), che se in gradodi acclimatarsi e di riprodursi conregolarità potrebbe entrare incompetizione con E. orbicularis.

Specie monotipica, distribuita ingran parte dell’Europa occidentale,centrale e meridionale; in Italia èpresente in tutte le regioni penin-

sulari e continentali, mentre è assentenelle isole. A livello regionale è lo-calizzata lungo la dorsale appenni-nica e in poche e separate stazionicostiere. Tra i fattori di rischiovanno citati: i tagli dei boschi, l’im-missione di specie ittiche e del gam-bero Procambarus clarkii nei siti ri-produttivi. Sebbene non disponiamodi dati demografici, proprio a causadell’esiguità e frammentarietà delsuo areale di distribuzione è stataconsiderata nella categoria EN.

Rana dalmatina(Rana dalmatina)

fam. Ranidae

Maurizio Fraissinet

Fabio Maria Guarino

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio 67

Tartaruga caretta (Caretta caretta) fam. Chelonidae

Specie presente nell’OceanoPacifico, Indiano e Atlantico, enel Mediterraneo (Giacoma etal., 2011). Tra le tartarughe ma-rine è indubbiamente la più co-mune sulle coste campane.Nell’ultimo decennio lungo lecoste regionali sono anche statiregistrati almeno cinque eventiriproduttivi coronati da successo(Baia Domizia, Caserta; Oglia-stro Marina, Salerno, con duedeposizioni; Lucrino, Napoli;Marina di Camerota, Salerno)così come sono stati registratinumerosi spiaggiamenti di indi-vidui morti, feriti o catturati ac-cidentalmente (Di Nocera et al.,stampa). Ad una prima analisiquindi la situazione locale di

Caretta caretta sembrerebbe mi-gliore di quella osservata a livel-lo globale che include la specienella categoria EN. Tuttavia nondisponiamo di dati per poter ap-plicare rigorosamente alcuno deicriteri proposti dall’IUCN.D’altra parte, l’incremento deglispiaggiamenti e delle catture ac-cidentali potrebbe essere inter-pretato anche come un incre-mento dei fattori di minaccia.Inoltre, poiché lo stato delle co-ste campane risulta per granparte fortemente alterato e/o di-sturbato dall’attività antropicariteniamo che la specie debbaessere considerata a rischio ele-vato e inclusa nella categoriaEN.

VULNERABILE (VU - VULNERABLE)

Tre specie di Anfibi, gli Uro-deli Salamandra salamandra eTriturus carnifex, e l’anuro Bufobalearicus, e due specie di Rettili,

entrambi serpenti, Elaphe qua-tuorlineata e Natrix tessellata,rientrano nella categoria di mi-naccia VU.

Specie politipica presente oltreche nell’Italia peninsulare e conti-nentale, anche nella penisola Ibe-rica, Europa centro-orientale, fi-no all’Iran. In Campania è loca-lizzata quasi esclusivamente sulladorsale appenninica. Un recentemonitoraggio ha consentito diconfermare alcune stazioni ripro-duttive nel comune di Bagnoli Ir-pino (AV) (dati non pubblicati).Sebbene non disponiamo di dati

recenti sulla riduzione della con-sistenza e delle dimensioni dellepopolazioni, riteniamo che talespecie debba essere consideratanella categoria VU sia per il suoristretto areale di distribuzione siaperché delimitate aree in cui è sta-ta segnalata hanno subito recen-temente un intenso grado di di-sturbo antropico (dalla captazioneidrica alla immissione di sostanzeinquinanti).

Salamandra pezzata (Salamandra salamandra) fam. Salamandridae

È presente nell’Italia continen-tale e peninsulare, nei Balcani e inparte dell’Austria, dell’Ungheria edella Repubblica Ceca. In Cam-pania, è specie ad ampia diffusio-ne ma per lo più localizzata. Re-centemente la presenza di questaspecie non è stata confermata peril Parco del Partenio (Carpino eCapasso, 2008) così come per al-cuni siti del basso litorale flegreo(dati non pubblicati). Come per lealtre specie di Anfibi, anche per T.carnifex i principali fattori di mi-naccia derivano dalla continua al-terazione o distruzione degli am-

bienti umidi minori in cui vive laspecie (pozzi, fontanili, stagni didimensioni medio-grandi), pereffetto di varie cause tra cui: usomassiccio di pesticidi e concimi esversamento illegale di sostanzetossiche che alterano o distruggo-no gli equilibri dell’ecosistemadulciaquicolo (vedi ad esempioRegi Lagni); svuotamento ed era-dicazione della vegetazione ac-quatica di piccoli bacini artificiali(pozzi, abbeveratoi) spesso utiliz-zati dalla specie per riprodursi;immissione di pesci incompatibilicon la presenza della specie.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo68

Rospo smeraldinoitaliano

(Bufo balearicus) fam. Bufonidae

Da alcuni autori attribuito algenere Pseudepidalea (specie P.viridis secondo Lanza et al.,2009) da altri considerato ancoraappartenente al genere Bufo(specie Bufo balearicus, secondoStock et al., 2008), è un taxon es-senzialmente dell’Europa orien-tale. A Nord si spinge fino allaSvezia meridionale mentre il li-mite occidentale è nella Franciaorientale. In Italia è presente nel-le regioni continentali e peninsu-lari. In Campania, B. balearicusappare diffuso nella province di

Napoli, Caserta e Avellino, pre-valentemente nella fascia altitu-dinale al di sotto dei 500 m. Ne-gli ultimi anni è stata registrata ladistruzione di almeno 9 siti ri-produttivi in Provincia di Napoli,in particolare nell’area Vesuvia-na, in seguito alla riaperture didiscariche locali. La compromis-sione degli habitat con conse-guente declino del numero dipopolazioni, unitamente ad unareale ampio ma circoscritto, ciinducono a classificare il Rosposmeraldino nella categoria VU.

Tritone crestatoitaliano

(Triturus carnifex) fam. Salamandridae

Cervone(Elaphe

quatuorlineata)fam. Colubridae

È un’entità appennino-balca-nica. In Campania ha distribu-zione vasta ma localizzata. Le se-gnalazioni del Cervone nel terri-torio regionale, quando confron-tate con quelle di altri Colubridi,risultano sporadiche ma ciò po-trebbe dipendere anche da difettodi ricerca dovuto alle sue abitudinifortemente elusive. Si tratta co-munque di una specie molto sen-

sibile alla distruzione degli am-bienti naturali, in particolare allealterazioni causate da disbosca-mento e incendio. Benché datiin nostro possesso siano pochi enecessitano ricerche mirate peruna valutazione realistica a livelloregionale dello stato di conser-vazione del Cervone, riteniamodi includere tale specie nella ca-tegoria VU.

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio 69

Specie diffusa in gran partedell’Europa sud-orientale e del-l’Asia sud occidentale. In Italia èpresente su tutto il territorio adesclusione della Calabria centromeridionale e del Salento. InCampania ha distribuzione estre-mamente frammentata. Si trattain generale di una specie stretta-mente legata a corsi d’acqua cor-rente, con abbondante ittiofaunae con rive provviste di ripari escarsa vegetazione. Alcuni suoisiti storici, del secolo scorso, inProvincia di Napoli non sonostati più confermati. Non esistono

dati di popolazione su questa spe-cie, ma l’areale ristretto e il dete-rioramento dei suoi habitat na-turali, dovuti a inquinamento esbancamento dei letti fluviali,pongono la Natrice tassellata trale specie vulnerabili.

Natrice tassellata(Natrix tessellata)fam. Colubridae

PROSSIMA ALLA MINACCIA (NT - NEAR THREATENED)

In questa categoria rientrano duespecie di Anfibi e quattro di Rettiliche non soddisfano i criteri delle ca-tegorie di minaccia CR, EN e VUanche se si collocano molto vicini allivello più basso di tali categorie.

Tra gli Anfibi, vi sono un urodelo(Lissotriton italicus) e un anuro (Ra-na italica). Tra i Rettili, vi sono unsauro (Chalcides chalcides) e tre ser-penti (Zamenis longissimus e Z. li-neatus, Vipera aspis).

Tritone italiano(Lissotriton italicus) fam. Salamandridae

Specie endemica dell’Italia pe-ninsulare centromeridionale. Èabbastanza comune e diffuso sututto il territorio campano, conminor frequenza nelle aree co-stiere. A livello nazionale Scilli-tani et al. (2004) considerano L.italicus specie minacciata (EN)poiché hanno registrato un de-cremento del 30% delle sue po-polazioni nell’ultimo decenniodel secolo scorso. Per quanto ri-guarda la Campania, nonostantela specie sia ampiamente distri-

buita, siamo comunque inclini aritenerla potenzialmente minac-ciata per la progressiva scompar-sa, soprattutto nelle zone agrico-le, di piccoli ambienti acquaticifavorevoli alla riproduzione di L.italicus, per l’immissione di spe-cie ittiche negli habitat frequen-tati dai tritoni e l’uso di sostanzetossiche in agricoltura, per laframmentazione degli habitat,dovuta principalmente all’attivi-tà edilizia e alla costruzione distrade.

Fabio Maria Guarino

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo70

Rana appenninica(Rana italica) fam. Ranidae

È un endemismo italiano. Laspecie è ampiamente diffusa e co-mune sul territorio regionale an-che se quasi del tutto assente lungola fascia litoranea centro-setten-trionale della regione. Circa lo sta-tus di conservazione, le principaliminacce per questo anfibio deriva-

no da inquinamento delle acque,captazioni idriche, discariche abu-sive e alterazioni strutturali deglialvei, taglio delle aree forestali eincendi che comportano l’elimina-zione della vegetazione riparialeattorno ai torrenti, e dall’immissio-ne di fauna ittica alloctona.

Luscengola(Chalcides chalcides)

fam. Scincidae

Specie politipica diffusa in Italia(comprese isole maggiori) e NordAfrica. In Campania, attualmentela Luscengola risulta segnalata conuna certa continuità solo nei MontiPicentini e nel Cilento. Nella por-zione centro-settentrionale dellaRegione la distribuzione di C. chal-cides appare fortemente frammen-tata e le segnalazioni risultanoisolate. Tra i fattori di minaccia, v’èla progressiva alterazione degli ha-

bitat, dovuta a incendi o a cambia-menti nell’uso del suolo con scom-parsa delle zone prative checostituiscono l’habitat preferitodalla specie. Anche le esigenze eco-logiche estremamente specializzatedella Luscengola possono accen-tuare la frammentazione delle suepopolazioni. Va inoltre ricordatoche in Campania questo rettileviene spesso ritenuto velenoso e perquesto ucciso.

È diffusa in Europa centrale eoccidentale. In Italia, è presente nelleregioni continentali e peninsulari,in Sicilia e nell’isola d’Elba, mentreè assente in Sardegna. In Campania,la Vipera comune è abbastanza dif-fusa anche se in diverse aree, (adesempio la fascia costiera e l’areavesuviana) risulta assente o localizzatae non più abbondante come prima

(Maio et al., 2000c). Sicuramentetra i fattori di minaccia v’è la regolarepersecuzione a cui è soggetta per lasua potenziale pericolosità. Sebbenenon siano disponibili stime quanti-tative sulle dimensioni delle popo-lazioni di V. aspis la sua distribuzioneregionale e le osservazioni qualitativedi campo suggeriscono di considerarlanella categoria NT.

Vipera comune(Vipera aspis)fam. Viperidae

A MINOR RISCHIO (LC - LEAST CONCERN)

Sulla base dell’ampio areale didistribuzione e su stime qualitativedella consistenza delle popolazioni,sono da considerare non minacciatetre specie di Anfibi e sei di Rettili.Tra gli Anfibi vanno annoverati:

il Rospo comune, Bufo bufo (fam.Bufonidae) e le specie di Rane verdi

Pelophylax sp. (fam Ranidae).Tra i Rettili vanno inclusi: il

Geco comune, Tarentola maurita-nica, e l’Emidattilo verrucoso, He-midactylus turcicus (entrambi fam.Gecconidae); la Lucertola comune(Podarcis sicula), la Lucertola mu-raiola, Podarcis muralis e il Ramarro

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio 71

occidentale, Lacerta bilineata (tuttiappartenenti alla fam. Lacertidae);due Serpenti, il Biacco, Hierophis

viridiflavus, e la Biscia dal collare,Natrix natrix (entrambi apparte-nenti alla fam. Colubridae).

DATI INSUFFICIENTI (DD - DATA DEFICIENT)

Secondo la IUCN una specie èinclusa nella categoria DD quandonon si dispone di informazioni suf-ficienti per effettuare una valutazionediretta o indiretta del rischio diestinzione secondo i criteri sopraesposti.Relativamente all’erpetofauna cam-

pana, rientrano in tale categoria duespecie di Anfibi, la Salamandrinadagli occhiali (Salamandrina perspi-cillata) e la Salamandrina del Savi(S. terdigitata), entrambe appartenentialla fam. Salamandridae) e cinquespecie di Rettili, la Tartaruga verde(Chelonia mydas), appartenente allafam. Cheloniidae, l’Orbettino (Anguisfragilis) appartenente alla fam. An-guidae; il Saettone comune, Zamenislongissimus (precedentemente Elaphe

longissima), il Saettone occhirossi,Z. lineatus (un tempo consideratosottospecie di E. longissima) e il Co-lubro liscio (Coronella austriaca), ap-partenenti fam. Colubridae. Nelcaso dell’Orbettino e del Colubroliscio si tratta di specie fortementeelusive che ne rendono molto difficilel’avvistamento in ambiente naturaleanche per poterne dare una valuta-zione qualitativa come si è fatto peraltre specie. Relativamente alle duespecie di saettoni, poiché sono statesolo di recente riconosciute comespecie distinte non è ancora possibilefare delle valutazioni a livello diconservazione sebbene la loro di-stribuzione regionale nel complessoappaia discontinua (Guarino et al.,2012).

da sinistra in senso orarioRospo comune,

foto di Fabio Maria Guarino

Geco, Biacco e Natrice dal collare

foto di Maurizio Fraissinet

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo72

NON APPLICABILE (NA - NOT APPLICABLE)

Relativamente ai Rettili nonviene considerato lo status delGongilo, Chalcides ocellatus (fam.Scincidae), poiché si tratta di unaspecie alloctona, introdotta tra fi-ne ’700 e inizio ’800 nel Bosco

reale di Portici (NA), che si è ri-prodotta per buona parte del se-colo scorso e di cui oggi si nutro-no seri dubbi sulla sua sopravvi-venza (Maio et al., 2000c; Mezza-salma et al., 2008).

CONSIDERAZIONICONCLUSIVE

Su 13 taxa di Anfibi e 20 diRettili sicuramente presenti in Cam-pania, sette (54%) e sei (30%), ri-spettivamente, presentano un elevatorischio di estinzione (CR, EN,VU)

e quindi devono essere inclusi nellaLista Rossa (Tabella 5).Si tratta di due specie di Urodeli,

quattro di Anuri, quattro di Chelonie due di Serpenti.

La percentuale di specie minacciatein Campania è simile a quella delLazio, unica regione, tra quelle con-finanti con la Campania, di cui è

stata recentemente prodotta unalista rossa degli Anfibi e Rettili (Ta-belle 6 e 7) secondo categorie IUCNdel 19946 (Bologna et al., 2000).

Tabella 5Numero di specie di Anfibi e Rettili

per categorie di minaccia

Numero di specie di RettiliNumero di specie di AnfibiCategorie

RECRENVUTotaleNTLCDDTotale

013372226

01326185

14

6La lista Rossa degli Anfibi e Rettili del Lazio (Bologna et al., 2000) è stata stilata secondo lecategorie IUCN del 1994, che si discostano lievemente da quelle formulate nel 2001 dallastessa Organizzazione. Infatti nella versione del 1994 è considerata la categoria LR (a bassorischio) in luogo delle categorie NT e LC definite successivamente. In ogni caso rimangonocome categorie di minaccia CR, EN, VU.

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio 73

Tabella 6Elenco di specie di Anfibi del Lazio ripartite per categorie di minaccia

SpecieCategorie

RECRENVULR

DD

nessuna

Salamandra salamandra, Triturus alpestris, Rana temporaria

Bombina variegataa

Salamandrina terdigitata, Hyla intermedia, Rana dalmatina

Triturus carnifex, Triturus italicusb, Bufo bufo, Bufo viridisc,

Rana italica, Rana bergerid, Rana kl. hispanicad

Triturus vulgarisaLe popolazioni laziali un tempo attribuite a B. variegata sono attualmente ascritte alla specieB. pachypus.bLa specie è attualmente ascritta al genere Lissotriton.cVedi nota “e.” della Tabella 3.dLa specie è attualmente ascritta al genere Pelophylax.

Tabella 7Elenco di specie diRettili del Lazio ripartite per categorie di minaccia

SpecieCategorie

RECRENVULR

DD

nessuna

Caretta caretta, Dermochelys coriacea, Coronella girondica

Emys orbicularis, Testudo hermanni, Elaphe quatuorlineata

Elaphe longissimaa, Vipera ursinii

Hemidactylus turcicus, Tarentola mauritanica, Lacerta bilineata,

Podarcis muralis, Podarcis sicula, Chalcides chalcides, Coluber

viridiflavusb, Natrix natrix, Natrix tessellata, Vipera aspis

Anguis fragilis, Coronella austriacaaLa specie è attualmente ascritta al genere Zamenis. Vedi anche nota “e.” della Tabella 4bLa specie è attualmente riconosciuta come Hierophis viridiflavus.

Nel Lazio circa il 47% delle speciedi Anfibi (7 delle 15 presenti sulterritorio) e il 40% delle specie diRettili (8 su 20) risulta minacciata.Tuttavia vi sono alcune differenzetra le due Regioni per quanto ri-guarda le specie incluse nelle cate-gorie di minaccia. Infatti, in Cam-pania tra gli Anfibi minacciati visono Lissotriton vulgaris, Bufo ba-learicus e Triturus carnifex, cheinvece sono inclusi nelle categorieDD (L. vulgaris) e LR (B. balearicus

e T. carnifex) nella Lista Rossa delLazio. Per contro, non si hannodati a sufficienza per valutare lostato di conservazione in Campaniadelle due specie di salamandrine,mentre nel Lazio la salamandrina,un tempo ascritta a S. terdigitatamentre oggi a S. perspicillata, èconsiderata VU. Salamandra sala-mandra, Hyla intermedia e Ranadalmatina risultano minacciate inentrambe le regioni. Relativamente ai Rettili, in en-

trambe le Regioni risultano minac-ciate tutte le specie di Cheloni pre-senti nel territorio (E. orbicularis,T. hermanni, C. caretta e D. coriacea)mentre la rara Chelonya midas vaannoverata nella categoria DD. Trai Serpenti, in Campania appare mi-nacciata la sopravvivenza di E. qua-tuolineata, così come anche nel La-zio, e di Natrix tessellata, che invecenon rientra tra le specie minacciatedel Lazio. Tra gli Squamati campani,andrebbe approfondita lo status diconservazione di Anguis fragilis eCoronella austriaca, incluse nella ca-tegoria DD anche nella Lista Rossadell’erpetofauna laziale, e delle duespecie di saettoni (Zamenis sp.). In conclusione, come accennato

nell’introduzione, la Lista Rossadegli Anfibi e Rettili campani quipresentata è basata su alcuni deicriteri di minaccia formulati dal-l’IUCN e per una sua validazionesono indispensabili ulteriori miratericerche, tese soprattutto a ottenereinformazioni sulla consistenza e di-mensioni delle popolazioni, e sul-l’area effettivamente occupata dauna specie. Ulteriori studi sono ne-cessari anche per raccogliere infor-mazioni su alcuni taxa attualmenteinclusi nella categoria DD e chepotenzialmente potrebbero esserea rischio (ad esempio le due speciedi salamandrine) dato che sembranoessere in via di progressiva rarefa-zione nel nostro Paese. Va comunque tenuto in conside-

razione che gli Anfibi e Rettili sonoVertebrati poco mobili e la fram-mentazione e spesso anche la limitataestensione dei loro areali di distri-buzione è già di per sé un criteriodi minaccia. Pertanto i taxa inseriti

nella presente Lista Rossa e i lorohabitat devono beneficiare di unarigorosa e mirata protezione perapprofondire la quale si rimandaalla bibliografia specifica (ad esempioScoccianti, 2001; Edgar et al., 2010).In questo contesto ci limitiamo

a ricordare che per la salvaguardiadegli Anfibi è senz’altro necessariala protezione degli ambienti umidi,naturali ed artificiali, anche di pic-cole dimensioni (pozzi, fontanili,canali per irrigazione, etc.), a cuitali vertebrati sono indissolubilmentelegati per la riproduzione. Nonmeno importante è l’integrità deglihabitat ripariali che assicura possi-bilità di rifugio ed una adeguatadisponibilità trofica durante i periodidi attività sulla terraferma. Anchela realizzazione di stagni artificialio il recupero di corpi idrici abban-donati (ad esempio cisterne) in se-guito alla trasformazione delle pra-tiche agro-silvo-pastorali rappre-senta un’efficace misura per la sal-vaguardia degli Anfibi.Per la conservazione delle popo-

lazioni di Rettili, oltre che il man-tenimento degli habitat naturali dielezione delle singole specie, è difondamentale importanza il man-tenimento delle zone ecotonali (peresempio margini di boschi) carat-terizzate dalla presenza di arbustibassi e fitti che forniscano un’ade-guata copertura a questi Vertebratie alle loro prede. Ovviamente sianel caso degli Anfibi che dei Rettili,così come di altri gruppi zoologici,l’educazione naturalistica rappre-senta uno strumento indispensabileper affrontare qualsiasi discorsosulla gestione delle risorse naturalidi un territorio.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo74

ANFIBI E RETTILIFabio Maria Guarino e Nicola Maio 75

Natrice dal collare

Maurizio Fraissinet

Cicogna bianca

Maurizio Fraissinet

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 77

UCCELLIMaurizio Fraissinet

L’ultima check-list della Cam-pania per la classe degli Uccelli,pubblicata nel 2007, riporta 337specie, di cui 143 nidificanti certe,probabili o possibili (Fraissinet etal., 2007). Il numero di specie inquesti anni intercorsi dalla pub-blicazione della check-list è andatoperò crescendo con l’aggiunta ditre nuove specie in elenco (anchese accidentali), e con l’aumentodel numero di specie nidificanti,passate a 150 per l’avvenuta colo-nizzazione di specie come Cor-morano (Phalacrocorax carbo), Ai-rone cenerino (Ardea cinerea), Ci-cogna nera (Ciconia nigra), Volpoca(Tadorna tadorna), Alzavola (Anascrecca) (quest’ultima però in manierairregolare), Moriglione (Aythya fe-rina) e Cuculo dal ciuffo (Clamatorglandarius).Questa capacità di tenere co-

stantemente e prontamente ag-giornata la check-list testimoniadella particolare attenzione concui è seguita questa classe daglistudiosi e dagli appassionati. Tra iVertebrati, gli Uccelli sono infattila classe più seguita e studiata ingenerale, sia per la maggiore facilitànell’osservarli ed ascoltarli, sia perl’elevato numero di appassionatisu cui può contare.La Campania non solo non fa

eccezione, ma addirittura ospitauna delle realtà ornitologiche as-sociative più antiche del nostropaese – l’Associazione Studi Or-

nitologici Italia Meridionale(ASOIM Onlus) – che vanta 27anni di esistenza. Ciò ha consentito di disporre

per l’ornitologia campana di un’am-pia gamma di lavori che vanno dalmonitoraggio agli atlanti, dallecampagne di inanellamento allostudio di singole specie, arrivandoanche ad avere analisi alquantodettagliate delle avifaune di singoliterritori (i riferimenti bibliograficisono citati nei testi). In particolare,e solo citando lavori di sintesi re-lativi all’intero territorio regionale,in Campania si dispone di unAtlante regionale degli uccelli ni-dificanti (Fraissisnet e Kalby, 1989),un Atlante regionale degli uccellisvernanti (Fraissinet, 1999), dueAtlanti urbani relativi agli uccellinidificanti e svernanti nella cittàdi Napoli (Fraissinet, 1995, Frais-sinet, 2006), un Atlante provincialedegli uccelli nidificanti (Fraissinete Mastronardi, 2010), più un Atlan-te locale, quale è quello degli uccellinidificanti e svernanti nel ParcoNazionale del Vesuvio (Fraissinete Conti, 2008), un’ampia check-list commentata (Scebba, 1993),una precedente Lista Rossa (Frais-sinet et al., 1994), due monografie,rispettivamente, sugli anatidi sel-vatici e sui rapaci (Fraissinet e Ca-valiere, 2009; Piciocchi et al., 2011).A questi si devono aggiungere tan-tissime altri lavori pubblicati su sin-gole aree, singole specie o taxa, i

PREMESSA

cui riferimenti bibliografici sonoriportati, di volta in volta, nel testo.Per la redazione della Lista Rossa

ci si è basati quindi su questoampio materiale bibliografico, non-ché su dati inediti dell’Autore ac-quisiti in oltre trenta anni di rile-vamenti sul campo.Un altro elemento utile per la

compilazione della Lista Rossa eper l’analisi dei dati campani derivadalle recenti pubblicazioni dellanuova Lista Rossa nazionale (Pe-ronace et al., 2012) e della ListaRossa del Lazio, pubblicata nel2011 nel volume contenente i ri-sultati dell’Atlante degli uccelli ni-dificanti nel Lazio (Calvario et al.,2011). Strumento quest’ultimomolto utile perché ha consentitodi agire in linea con le raccoman-dazioni IUCN per la compilazionedelle Liste Rosse regionali (IUCN,2001, 2003, 2009 e 2010), cheprevedono, tra l’altro, anche diprendere in considerazione nellavalutazione lo status delle singolespecie nelle regioni limitrofe. Atale proposito, per alcune specieben monitorate, quali ad esempioi nibbi, Milvus spp., si è tenutoconto anche dello status nelle con-finanti regioni Basilicata e Puglia. L’impostazione della Lista Rossa

degli Uccelli della Campania siispira a quella del Lazio, per restarein linea con le su citate indicazionidell’IUCN, e mantenersi in un’ot-tica di omogeneità di presentazioneper tale tipo di dati.Come accennato in precedenza,

in Campania si dispone anche diuna precedente Lista Rossa regio-nale, realizzata nel 1994. Non èpossibile però operare comparazioni

rigorosamente scientifiche per ilfatto che, nel tempo intercorso,sono cambiate molto le linee guidae i parametri di riferimento per lacompilazione delle Liste Rosse. Inogni caso nella presentazione deidati è stata inserita una colonnache fa riferimento alla precedenteLista Rossa.Rispetto agli altra taxa dei Ver-

tebrati presenti in questo lavoro,la Lista Rossa degli Uccelli presentaalcune voci specifiche. Oltre allagià citata precedente Lista Rossa,compaiono le colonne relative allespecie SPEC e alla Direttiva Uc-celli. Le SPEC, laddove SPEC è

l’acronimo di Species of EuropeanConservation Concern, una defi-nizione coniata da BirdLife Inter-national (2004), sono quelle specienidificanti in Europa il cui statodi conservazione presenta una cri-ticità decrescente, secondo le se-guenti quattro categorie:SPEC 1 si riferisce a quelle specieil cui stato critico di minaccia èglobale e riguarda quindi la speciein tutto il suo areale planetario.SPEC 2 si riferisce a quelle specieche versano in uno stato di con-servazione critico e la cui popo-lazione mondiale è concentratasoprattutto in Europa.SPEC 3 si riferisce a quelle speciela cui popolazione non è con-centrata nel continente europeo,ma che in Europa presenta unostato di conservazione critico.NON SPEC E si riferisce a quellespecie europee che non presentanouno stato di conservazione criticoma la cui popolazione o areale èconcentrato in Europa.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo78

La Direttiva Uccelli fa riferi-mento alla Direttiva Comunitaria79/409 CEE. Nella colonna adessa dedicata vengono riportati gliallegati della Direttiva in cui lespecie, se presenti, sono state in-serite.Per la colonna che riporta il

trend nazionale si è attinto dallepubblicazioni di BirdLife Inter-national (2004), di Brichetti e Fra-casso (2003, 2004, 2006, 2007,2008, 2010 e 2011) e della ListaRossa nazionale. La simbologiaadottata è la seguente:

0 = stabile, - = decremento, + = incremento.Per la colonna relativa alla stima

di popolazione si è fatto riferimentoa stime già pubblicate su mono-grafie o altre ricerche, aggregandodati pubblicati su lavori riferiti asingole località, e a dati ineditidell’Autore.La simbologia adottata, infine,

per la colonna relativa ai criteriutilizzati fa riferimento alle lineeguida IUCN riportate nel capitolointroduttivo.

UCCELLIMaurizio Fraissinet 79

Cicogna neraadulto in volo

Maurizio Fraissinet

Prendendo in considerazione il1950 come limite temporale ri-sulterebbe estinta con certezza inCampania una sola specie, il Ca-povaccaio, che peraltro risulta estin-to anche nella vicina Regione La-zio. Sono 3, invece, quelle riportatenella Lista Rossa nazionale (Pe-ronace et al., 2012).Se si va oltre nel tempo si deve

registrare un’altra estinzione inCampania, quella del Falco di pa-lude (Circus aeruginosus) che venivaritenuto frequente nelle zone umidecostiere nei primi decenni del XXsecolo e nidificante presso il LagoPatria e probabilmente anche nellazona di Battipaglia. La nidifica-zione certa di una coppia vienesegnalata nel canneto di Varcaturonell’aprile del 1927 (Tucker e vanOordt, 1929).Non si è ritenuto di dover inserire

il Fraticello (Sterna albifrons), se-gnalato nidificante in PenisolaSorrentina da Gigliani (in Milonee Grotta, 1983 (1988)) nel 1976(nel comune di Massa Lubrense)e nel 1978 (presso la Marina diEqua, a Seiano), e riportato comespecie estinta nella precedenteLista Rossa (Fraissinet et al., 1994).Nel corso degli anni non si sonoavuti ulteriori riscontri e confermeda parte dell’osservatore, e i sitiindicati non sembrano ospitarehabitat idonei alla riproduzionedella specie. Pertanto, sebbenenell’ultima check-list campana(Fraissinet et al., 2007) venga ri-portato come specie nidificante

estinta, si è ritenuto opportuno inquesta sede mantenere un atteg-giamento prudente in attesa diacquisire maggiori certezze su que-sti episodi di nidificazione segnalatiper il passato.Sebbene da diversi anni non si

abbiano più segnalazioni di nidi-ficazioni in Campania per il Topino(Riparia riparia), si è ritenuto op-portuno inserirlo nella categoriadelle specie con dati insufficientiperché non si hanno certezze sulsuo status, e pertanto per talespecie necessitano indagini appro-fondite nei luoghi che ospitanogli habitat idonei.Analoghe considerazioni valgono

per il Gufo reale (Bubo bubo), delquale da anni non si hanno piùsegnalazioni di nidificazioni, mache è stato di recente ascoltato ri-spondere ad un richiamo nellazona del Massiccio del Cervati,in Cilento, (de Filippo, com. pers.),episodio che di fatto lo fa inserirenella categoria delle specie condati insufficienti e fa capire quantosia necessario approfondire le ri-cerche su questa specie nel territorioregionale.Un’ultima considerazione, infine,

per la Starna (Perdix perdix), perla quale non si hanno elementiper capire quando le popolazioniautoctone si siano estinte, e se leultime popolazioni in grado di ri-prodursi autonomamente in naturafossero comunque derivate o ibri-date con individui immessi a scopovenatorio.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo80

ESTINTA NELLA REGIONE (RE - REGIONALLY EXTINCT)

UCCELLIMaurizio Fraissinet 81

MINACCIATA IN MODO CRITICO (CR - CRITICALLY ENDANGERED)

Si è estinta, presumibilmente,dopo il 1973, anno in cui ci furonoavvistamenti sia a maggio che agiugno in una località collinare neipressi di Eboli. Successivamentenon ce ne sono stati più. È nota lanidificazione fino agli anni ’50 suiMonti del Matese, e non si puòescludere una nidificazione fino aiprimi anni ’70 in Cilento (Scebba,1993, Fraissinet et al., 1994; Piciocchiet al., 2011). Le cause dell’estinzionesono da attribuire alla diminuzionedella pastorizia, all’introduzione di

nuove norme igienico-sanitarie nelleattività pastorali, alle trasformazioniambientali, al bracconaggio. Attual-mente in Campania è considerataspecie migratrice irregolare.

Capovaccaio(Neophron percnopterus)

Tabella 8Estinta nella Regione - RE

Specie Stima popolazione(numero di coppie)

Criteri utilizzati

ListaRossa regio-naleFase 1

Lista Rossa nazio-nale

Trend nazio-nale

ListaRossa regio-naleFase 2

Habitat riproduttivi

PrecedenteLista Rossaregionale

SPEC Direttiva"Uccelli"

Capovaccaio Neophron percnopterus / -

Popolazioneregionale nidificanteestinta

RE RECR 3 All.IRErupicoli

In questa categoria sono iscritte 8specie, due in meno di quelle che ri-sultano nella Lista Rossa del Lazio.6 le specie iscritte in questa categoriainvece nella Lista Rossa nazionale.I pericoli derivano in primo luogo

dal fatto che tali specie in Campaniasono presenti con una popolazionemolto ridotta; in secondo luogo dalfatto che per alcune di esse si è avutomodo di osservare un decrementosostanzioso, o sono distribuite su diun’area molto ridotta e frammentatae/o con un numero basso di siti. Lo status campano in genere è

un po’ più penalizzato di quello na-

zionale, e ciò si può giustificare conla scarsità di habitat idonei per lesingole specie o con situazioni con-tingenti alla realtà regionale. È ilcaso ad esempio di Cicogna biancae Aquila reale. La prima è in incre-mento sull’intero territorio nazionalementre in Campania, invece, nonha mostrato questa tendenza.L’Aquila reale è considerata NTnella Lista Rossa nazionale, ma èCR in Campania e EN nella ListaRossa del Lazio, ciò sta ad eviden-ziare la complessità e le difficoltàintrinseche alla redazione delle ListeRosse man mano che aumenta l’am-

Maurizio Fraissinet

Nel 1996, ma forse già nel 1995,una coppia ha iniziato a nidificaresu di un traliccio dell’ENEL nelVallo di Diano, in provincia di Sa-lerno, tra i comuni di Teggiano eSala Consilina. Da allora ha con-tinuato a nidificare allevando ingenere 3 pulcini. L’inserimento

piezza del territorio considerato. Lasituazione dell’Aquila reale riflettelo status particolare della specie inItalia, con una popolazione in buone

condizioni sulle Alpi, a fronte dellepopolazioni appenniniche ed insulariche, invece, vivono in condizioni dimaggiore difficoltà ambientale.

Attualmente nidifica con certezzae regolarità nel solo Lago Grandedegli Astroni, ma è abbastanza re-golare anche la segnalazione di ni-dificazione probabile sul Lago Matese(Fraissinet et al., 2009; Fraissinet eCavaliere, 2009). Il numero com-plessivo di coppie è comunque infe-riore a 10. Gli indizi di una possibilenidificazione anche nell’Oasi WWFdi Campolattaro furono registratinel 2009, ma da allora non ci sonostate ulteriori conferme. Per il primodecennio del 2000 sul Lago Matesesi ritiene sia stata probabile o possibilela nidificazione negli anni 2003,2004, 2005, 2006, 2007, 2009 e2011. Nella metà di giugno del 2012,infine, sono state osservate dall’Autore5 coppie, un dato di notevole interesse

che va monitorato nei prossimi anni.Il fenomeno non è stato isolato, altrecoppie sono state osservate a giugnoanche nell’Oasi WWF di Serre-Persano (Cavaliere, com. pers.), maanche lì, come presumibilmente alLago Matese, non sembra si sianoriprodotte. Nel Lago Grande degliAstroni invece avrebbe nidificato intutti gli anni, ma raramente è riuscitaa portare all’involo i giovani (Piciocchie Atripaldi in Fraissinet e Mastro-nardi, 2010). In questa località futentata nel 1992 un’introduzione daparte del WWF Italia. Per il passatorecente – inizio anni ’90 – è segnalatacome possibile nidificante anchenelle zone umide poste nei pressidella Foce del Volturno. L’inserimentonella categoria è dovuto al numeroestremamente ridotto di località edi coppie nidificanti, oltre alla ridu-zione delle stesse nel corso degliultimi venti anni. La specie è mi-gratrice e svernante regolare in Cam-pania. Si fermano a svernare in mediauna decina di esemplari l’anno, conuna tendenza all’aumento nel corsodegli ultimi anni.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo82

Moretta tabaccata(Aythya nyroca)

Cicogna bianca (Ciconia ciconia)

Maurizio Fraissinet

Maurizio Fraissinet

nella categoria è dovuto al fattoche da allora continua a essere pre-sente in Regione con una coppia,che, peraltro, non tutti gli anniriesce a portare all’involo i nuovinati. Di recente un altro tentativodi nidificazione avvenuto poco di-stante non ha avuto seguito. Nellalocalità dove è stato realizzato ilprimo nido è stata individuataun’area destinata ad insediamentiproduttivi, e negli anni in cui siprogettava e si discuteva su talelocalizzazione il nido fu anche di-strutto da vandali. Tra la fine deglianni ’90 e l’inizio del 2000 un’altracoppia ha provato a nidificare aCancello Arnone, in provincia di

Caserta, ma non ha portato a ter-mine la costruzione del nido. Nel2013, mentre questo testo andavain stampa, si sono registrate duenuove nidificazioni su tralicci inprovincia di Caserta. Sembrereb-bero però coppie giovani e inesperteche incontrano qualche difficoltànel portare a termine la riprodu-zione. Nel periodo migratorio laspecie transita regolarmente e negliultimi anni sono stati osservati anchestormi di una discreta consistenzanumerica: circa 200 nella Baia diTrentova ad Agropoli il 13 aprile2011. Da un paio di anni si assisteanche alla estivazione di più individuinell’area del Vallo di Diano.

UCCELLIMaurizio Fraissinet 83

Sono note nidificazioni nel ParcoRegionale del Matese, nella RiservaNaturale Sele-Tanagro, nel Cilentoe probabilmente anche nella RiservaNaturale dei Monti Eremita-Mar-zano, per un totale di 4-6 coppie(Mastronardi e Riccio in Piciocchiet al., 2011). Segnalazioni in periodoriproduttivo di recente si sono avuteanche per il territorio del Parco Re-gionale del Taburno-Camposauroe del Parco Nazionale del Vesuvio,ma potrebbe essersi trattato di in-

dividui ancora in transito migratorio.L’inserimento nella categoria è do-vuto quindi soprattutto al numeropiuttosto ridotto di coppie nidificanti,sebbene anche il numero esiguo dilocalità in cui si riproduce rappresentiun fattore di rischio. La principaleminaccia al momento sembra esserecostituita dal bracconaggio, cometestimoniato dal numero di ricoveridi esemplari feriti o abbattuti cheperviene ai CRAS campani duranteil periodo migratorio.

Biancone(Circaetus gallicus)

Sono note un paio di coppie ni-dificanti sui monti del Matese, cosìcome è nota la nidificazione suiMonti Picentini (almeno una cop-pia) e Alburni (almeno una coppia),nidifica anche nei monti del Cilentomeridionale, ma non si hanno no-tizie sulla consistenza popolazio-nistica; in Campania complessi-vamente nidificano meno di 10

coppie, più probabilmente tra le 4e le 6 coppie (Fraissinet e Bruschiniin Piciocchi et al., 2011). L’inseri-mento nella categoria è dovuto alnumero ridotto di coppie nidificantie al numero esiguo di località incui si riproduce. Una delle probabilicause della rarità della specie inCampania è data dal taglio deiboschi maturi (Scebba, 1993).

Astore(Accipiter gentilis)

In Campania nidificano 3 coppie:una sul Matese, presente da moltotempo e già studiata per il passato,una sui Monti Picentini e una sulmassiccio del Cervati nel Parco Na-zionale del Cilento, Vallo di Dianoe Alburni; una quarta coppia nidificaai confini con la Basilicata, con ilnido che dovrebbe essere ubicatoin territorio lucano ma con il terri-torio di caccia che sconfina in ambitocampano. È probabile che nellaprima metà del ’900 la specie potesseessere più diffusa (Fraissinet in Pi-ciocchi et al., 2011). Nonostante sisia registrata una certa stabilità nelnumero di coppie negli ultimi de-cenni la specie viene inserita in

questa categoria per il numero moltoridotto di coppie nidificanti, per ilfatto che la nidificazione non avvieneregolarmente tutti gli anni, per lescarse risorse alimentari di cui puòdisporre e che costituiscono un fat-tore di forte precarietà (Argenio etal., 2005; Frassinet et al., 2012). Laspecie è inserita nella categoria ENnella Lista Rossa del Lazio, menteè solo NT in quella nazionale. Ciòsi spiega con il diverso status con-servazionistico della popolazionealpina (in buono stato di conserva-zione) e quella appenninica, conquest’ultima, come dimostrano leListe Rosse campana e laziale, invecein precario stato di conservazione.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo84

Nel periodo 2005-2012 si stimache in Campania abbiano nidificato2-5 coppie, con un trend negativorispetto agli anni precedenti, periodiin cui comunque la specie era con-siderata ugualmente molto rara(Fraissinet e Kalby, 1989; Scebba,1993; Esse e Mastronardi in Pi-ciocchi et al., 2011). Sempre nelperiodo 2005-2012, inoltre, è risultataanche una certa irregolarità nelle

località in cui ha nidificato (Esse eMastronardi in Piciocchi et al.,2011). La specie è considerata “inpericolo in modo critico” anchenella Lista Rossa della confinanteRegione Lazio (Calvario et al., 2011).Tra i fattori di minaccia ci sonol’alterazione dell’habitat, il disturboai siti riproduttivi e la competizionecon il Falco pellegrino (F. peregrinus)in forte espansione in Campania.

Lanario(Falco biarmicus)

La nidificazione è stata accertatala prima volta nel 1996 (una cop-pia) in una zona umida di origineartificiale poco distante dal marelungo il litorale casertano. È pro-babile che la nidificazione fosseavvenuta precedentemente a partirealmeno dal 1994 (Scebba e Mo-schetti, 1995). Da allora la specieha continuato a nidificare sempree solo nella stessa località e conun numero di coppie molto limi-tato. Le minacce derivano dal

bracconaggio nei confronti deinidi, un episodio molto grave furegistrato nel 2007 allorquandofurono predati da un bracconieremolti nidi di limicoli e si teméche la specie, anch’essa predata,abbandonasse il sito in quell’oc-casione, nonché dalle trasforma-zioni ambientali dell’area dovutead assenza di gestione dell’acquaed al consumo dei suoli derivantida attività edili. Nella stagioneriproduttiva del 2012 si è registrato

Pernice di mare(Glareola pratincola)

Aquila reale (Aquila chrysaetos)

UCCELLIMaurizio Fraissinet 85

Nel 2010 la nidificazione è stataaccertata in due sole località dellaProvincia di Caserta ed in entrambela specie soffre del rischio di distru-zione dei nidi per la pulizia meccanicadei litorali sabbiosi, il prelievo diuova e nidiacei da parte di bracco-nieri, la mancata gestione dell’acquain uno dei due siti (una zona umidaartificiale), il consumo dei suoli de-

rivante da attività edili (De Rosa etal., 2010). La specie, inoltre, ha mo-strato un calo brusco e rapido nelnumero di coppie presenti nellazona umida artificiale dove nidificavala popolazione più numerosa dellaCampania: si è passati dalle 15-20coppie del 2004, alle 7-8 del 2009fino alle sole 1-2 del 2010 (De Rosaet al., 2010). Nel 2012 è ipotizzabileche ci sia stato un leggero incrementodel numero di coppie nel casertano,nello stesso anno, però, non si sarebberiprodotta lungo la fascia litoraneasabbiosa salernitana (Cavaliere, com.pers.). Il Fratino è considerato specie“in pericolo in modo critico” anchenella Lista Rossa della confinanteRegione Lazio.

Fratino(Charadrius alexandrinus)

un sensibile incremento nel nu-mero di coppie nidificanti. Un

dato che va monitorato nei pros-simi anni.

Tabella 9Minacciata in modo critico - CR

Specie Stima popolazione(numero di coppie)

Criteri utilizzati

ListaRossa regio-naleFase 1

Lista Rossa nazio-nale

Trend nazio-nale

ListaRossa regio-naleFase 2

Habitat riproduttivi

PrecedenteLista Rossaregionale

SPEC Direttiva"Uccelli"

Moretta tabaccataAythya nyrocaCicogna biancaCiconia ciconiaBiancone Circaetus gallicusAstore Accipiter gentilisAquila realeAquila chrysaetosLanarioFalco biarmicusPernice di mareGlareola pratincolaFratinoCharadrius alexandrinus

acquatici e riparialiaperti mediterranei

forestali

forestali

rupicoli

rupicoli

acquatici e riparialiacquatici e ripariali

3 - 5

1

4 - 6

4 - 6

3

2 - 4

10 - 12?

< 30

A1; D1; D2

B2a; D1

D1; D2

D1; D2

D1; D2

A1; D1; D2

A2; B2a; D1

A1; D1; D2

rara

/ statusindetermi-nato

rara

VU

rara

/

rara

CR

CR

CR

CR

CR

CR

CR

CR

All.I

All.I

All.I

All.I

All.I

All.I

All.I

All.I

EN

LC

VU

LC

NT

VU

EN

EN

1

2

3

/

3

3

3

3

-

+

-

-

0

0

0

0

CR

CR

CR

CR

CR

CR

CR

CR

Giovane di FratinoMaurizio Fraissinet

14 le specie considerate minacciatein Campania, 3 in meno di quellerisultanti nella Lista Rossa della Re-gione Lazio. Solo 3 però sono lespecie in comune con questa Regionenella lista: Ghiandaia marina, Mo-nachella e Frosone. 22 sono invecele specie considerate minacciate nellaLista Rossa nazionale, di queste però

solo una, la Monachella, condividelo status di EN.I principali fattori di minaccia,

anche in questo caso, sono da ricercarenella esiguità delle popolazioni, nellaridotta estensione e frammentazionedelle aree frequentate e nell’osser-vazione di fenomeni di decrementonelle popolazioni nidificanti.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo86

MINACCIATA (EN - ENDANGERED)

La specie è oggi confinata al soloCilento, dove sopravvivono un’ot-tantina di esemplari in 9 località(Rippa et al., 2005). La Coturniceha subito, a partire dagli anni ’60,un forte declino con la conseguenteestinzione in tutta la dorsale appen-ninica campana, ad eccezione di al-cune località cilentane. Nel passato,infatti, era segnalata nidificante suMatese, Alburni, Monti Picentini,

Partenio (Scebba, 1993; Fraissinetet al., 2009). Purtroppo anche nelleultime località cilentane dove so-pravvive si registra un leggero de-cremento (Rippa et al., 2005). L’in-serimento nella categoria si spiegaquindi con il numero ridotto diesemplari e di località in cui soprav-vive, oltre al decremento che datempo è in atto e non sembra essersiancora arrestato. Nel confinanteLazio la specie, con una popolazionedi 200-300 coppie, è inserita nellacategoria “vulnerabile” (Calvario etal., 2011), analoga valutazione vienefatta per la Lista Rossa nazionale(Peronace et al., 2012). Le minacceprincipali sono il bracconaggio el’eccessiva frammentazione del pae-saggio (Rippa et al., 2005).

Coturnice(Alectoris graeca)

Ha iniziato a nidificare in Cam-pania presumibilmente nel 1995nell’Oasi WWF dell’Invaso di Conza(Fraissinet, 2004; Mancuso, 2006).Negli anni sono aumentati il numerodi coppie e i siti di nidificazione,raggiungendo il valore complessivodi 11-13 coppie in quattro diversisiti. Di recente la crescita sembraessersi arrestata e la popolazione sisarebbe stabilizzata sul numero di

coppie indicato nella Tabella 10. Unnumero così esiguo di coppie e ilfatto che la popolazione campana èuna delle poche nidificanti dell’Italiameridionale (la specie, ad esempio,è assente dal Lazio) ne farebbe unaspecie da iscrivere nella categoriadelle specie “in pericolo in modocritico”. Si è preferito però iscriverlain quella delle specie “minacciate”per il fatto che negli anni non ha

Sgarza ciuffetto(Ardeola ralloides)

Maurizio Fraissinet

UCCELLIMaurizio Fraissinet 87

In Campania nidificherebberouna ventina di coppie piuttosto lo-calizzate nelle zone interne delleProvince di Caserta, Benevento,Avellino e Salerno (Piciocchi et al.,2011). In alcune località negli ultimianni si sono registrati cali nel numerodi coppie o estinzioni locali. Siritiene inoltre che la popolazionecampana, soprattutto quella postaai confini con la Basilicata, abbia

un’area “source” nella popolazionedi quella Regione. Nel Lazio è con-siderato specie “in pericolo in modocritico”. I principali fattori di mi-naccia sono costituiti dal bracco-naggio, dalla trasformazione dell’-habitat, dalla diffusione degli aero-generatori (pale eoliche). Non sihanno notizie di casi di avvelena-mento ma la minaccia è comunqueda non sottovalutare.

Nibbio reale(Milvus milvus)

La specie è nidificante rara inCampania con pochi casi noti dinidificazione e una distribuzionequindi molto puntiforme che inte-ressa il bacino del Volturno, alcunelocalità delle colline sannite e irpinee probabilmente cilentane, per unnumero di coppie totale inferiorealla decina (Piciocchi et al., 2011).È stata inserita nella categoria dellespecie “minacciate” e non in quelladelle specie “in pericolo in modocritico” perché non si hanno prove

di un netto decremento e perchénella confinante Lista Rossa dellaRegione Lazio è classificata comespecie “vulnerabile” , mentre in quellanazionale è addirittura considerata“a minor rischio”. In ogni caso è si-curamente un forte motivo di pre-occupazione per la sopravvivenzadella specie in Campania il numeroesiguo di coppie nidificanti. I prin-cipali fattori di minaccia sono rap-presentati dalla trasformazione deglihabitat e dal bracconaggio.

Lodolaio(Falco subbuteo)

Ha iniziato a nidificare in Cam-pania nel 1991 in una località postapoco distante dalla costa del litoraledomizio (Scebba et al., 1991; Scebbae Vannucchi, 2003). Successivamenteha cambiato località (poco distantedalla precedente) e ha avuto un co-stante e cospicuo incremento nelnumero di coppie, per poi iniziareun declino della popolazione. Lecause del declino sono da imputarealla trasformazione dell’habitat dellaprincipale zona umida in cui nidifica

con il mutato regime di gestionedella risorsa idrica e l’incrementodegli insediamenti edili, nonché albracconaggio; si sono dovuti regi-

Cavaliere d’Italia (Himantopushimantopus)

mostrato alcun decremento e per ildiscreto numero (riferito alla specie)di siti in cui nidifica. I fattori di mi-naccia sono da ascrivere soprattutto

al disturbo derivante dalle attivitàumane sulle rive dei fiumi e deicanali in cui nidifica e ad episodi dibracconaggio.

Maurizio Fraissinet

Negli anni ’90 venivano riportatenidificazioni sporadiche per il ca-sertano e il salernitano (Scebba,1993). Ciò spiega l’inserimento nellacategoria delle specie a rischio diestinzione nella precedente ListaRossa regionale (Fraissinet et al.,1994). Con il passare degli anni si èavuto modo di rietenere possibilel’estinzione nella Provincia di Salernoe che la specie attualmente nidifichinella sola Provincia di Caserta, uti-lizzando soprattutto ruderi posti inaree coltivate aperte, non distantida canali o altre tipologie di zoneumide. Tale preferenza ambientalel’ha ridotta alla frequentazione diun’area pianeggiante posta imme-

diatamente all’interno del litoraledomitio. Si è avuto modo di com-prendere anche che la popolazioneè molto ridotta e che negli annialcuni siti riproduttivi non sono statipiù frequentati. La scarsa consistenzapopolazionistica, un calo in atto dadiversi anni e una estensione piuttostolimitata hanno indotto l’inserimentonella categoria delle specie minac-ciate. Analoga situazione viene re-gistrata nella confinante RegioneLazio. È considerata Vulnerabilenella Lista Rossa nazionale. I prin-cipali fattori di minaccia sono rap-presentati dal bracconaggio, dal sac-cheggio dei nidi, dalla frammenta-zione e trasformazione dell’habitat.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo88

Ha iniziato a nidificare in Cam-pania nel 1994, in Cilento, dapprimacon una coppia, passate poi a 3 nel1996 (Finamore e Milone, 2001).Nel Cilento si è estinto verso lametà del primo decennio 2000, men-tre quasi contemporaneamente ini-ziava a nidificare in Provincia diNapoli, dove la prima nidificazioneaccertata è avvenuta nel 2006 aIschia, ma si sospetta che potesseessere in atto già da alcuni anni(Giustino et al., 2006; Usai et al.,2007, Cavaliere, Zeccolella e D’An-tonio in Fraissinet e Mastronardi,2010). Attualmente in Provincia diNapoli nidifica con una popolazione

che oscilla tra le 40 e le 50 coppielocalizzate in due località costiere(Cavaliere et al., 2011). In manierairregolare viene utilizzata anche unaterza località. L’inclusione nella ca-tegoria “minacciata” è dovuta quindial numero esiguo di coppie e di lo-calità. Nella confinante Regione La-zio ha iniziato a nidificare nel 2008in una singola località ubicata lungole coste meridionali della regione:nel 2009 in questa località hannonidificato 8 coppie. I principali fattoridi minaccia sono costituiti dal di-sturbo antropico ai siti di riproduzionee dalla competizione con il Gabbianoreale (L.michaellis).

Gabbiano corso(Larus audouinii)

Ghiandaia marina(Coracias garrulus)

strare, infatti, diversi episodi di sac-cheggio delle uova e dei nidiacei.L’inserimento nella categoria dellespecie minacciate si giustifica conil fatto che la specie è in declino edè in pratica localizzata in una solalocalità (poche coppie nidificano al

di fuori di essa ma in maniera irre-golare). Non è stata inserita nellacategoria delle specie in pericolo inmodo critico perché la consistenzadella popolazione e la sua produt-tività non inducono ancora a giudizipiù severi.

UCCELLIMaurizio Fraissinet 89

Picchio nero (Dryocopus martius)

Già ritenuta scarsa negli anni ’80e ’90 (Fraissinet e Kalby, 1989;Scebba, 1993). Ciononostante inquegli anni presentava un areale ri-produttivo più ampio di quello ri-scontrabile attualmente. Oggi infattinidifica con una popolazione ridottadi numero e distribuita in manieramolto frammentata, con un lentoma costante decremento numerico

che ha portato all’abbandono di sitiriproduttivi noti per il passato. Mo-tivi che hanno indotto l’iscrizionenella categoria delle specie minac-ciate. Tale categoria è stata indicataanche nella confinante Regione La-zio. I principali fattori di minacciaconsistono nell’alterazione e fram-mentazione dell’habitat, nel disturboantropico lungo le rive del fiume.

Merlo acquaiolo(Cinclus cinclus)

Negli anni ’80 e ’90 veniva ri-portata come poco comune ma ni-dificate in diverse località dellaRegione. Nella check-list pubblicatanel 2001 veniva stimata una con-sistenza numerica compresa tra100 e 999 coppie (Fraissinet et al.,2001). A partire dal 2000 invecesi è notato un calo piuttosto marcatodelle presenze della specie. Diverselocalità cilentane, un tempo fre-quentate in periodo riproduttivo,ora sembrano abbandonate, lo stes-so dicasi per altre località ubicate

in Provincia di Benevento. Inte-ressante la nidificazione di unacoppia sul Cratere del Vesuvio(Carpino e Capasso in Fraissinete Mastronardi, 2010). La specie èconsiderata “minacciata” anchenella confinante Regione Lazio enella Lista Rossa nazionale. Tra ifattori di minaccia la trasformazionedegli habitat dovuta sia all’abban-dono di forme tradizionali di pa-storizia ed agricoltura che all’in-tensificarsi dell’urbanizzazione inaree un tempo molto spopolate.

Monachella(Oenanthe hispanica)

La nidificazione della specie inCampania è stata accertata negli anni’70, ma da ricerche successivamenteeffettuate la specie era già nota a pa-stori e cacciatori (Kalby, 1976; Kalbyet al., 1982; Kalby, 1986). Trattasi diun relitto glaciale nidificante solonelle faggete mature poste sulle catenemontuose dell’Appennino meridio-nale situate in Provincia di Salerno:Picentini, Alburni, Gelbison- Cervati(Fraissinet e Kalby, 1989). Sonoalcuni decenni che purtroppo non siconducono più ricerche specifiche,sebbene ogni tanto giungano segna-lazioni di ascolto del verso della

specie. Una specifica ricerca di campocondotta invece nella stagione ri-produttiva del 2012 ha dato risultatiincoraggianti (de Filippo, com. pers.).In ogni caso la popolazione è estre-mamente ridotta di numero e forte-mente localizzata e frammentata,oltre che relittuale: è assente infattinel Lazio e molto localizzata anchein Basilicata. È anche fortementeminacciata dall’attività di taglio bo-schivo e dall’apertura di strade forestali.La gran parte delle faggete in cui èstata osservata o ascoltata sono oraincluse nel Parco Nazionale del Ci-lento, Vallo di Diano e Alburni.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo90

Nella precedente Lista Rossa re-gionale veniva riportata come specierara con una consistenza popola-zionistica stimata in 25- 30 coppie(Fraissinet et al., 1994). A distanzadi alcuni decenni la specie apparenotevolmente ridimensionata nelnumero di coppie e nei siti ripro-duttivi, in alcuni di essi non sem-brerebbe più nidificare. Il calo po-polazionistico è generalizzato a li-

vello nazionale (Brichetti e Grattini,2010), al punto da essere classificatacome specie Vulnerabile nella ListaRossa nazionale. Le cause campanedella rarefazione coincidono inparte con quelle nazionali: taglio ebruciatura dei canneti, disturboantropico nelle zone umide, pri-mavere inoltrate caratterizzate daforti scrosci temporaleschi che pos-sono distruggere i nidi.

Nella precedente Lista Rossaveniva classificata come specie “inpericolo di estinzione”, l’equivalentedella categoria in pericolo in modocritico. In realtà il miglioramentodelle indagini ornitologiche e lamaggiore copertura del territorioda parte dei ricercatori hanno mes-so in evidenza una situazione leg-germente meno negativa, perchési sono scoperte alcune piccolepopolazioni relegate in ambientiidonei, ubicati prevalentementenelle zone interne. In Campania

è quindi una specie rara e localiz-zata, ma che può contare ancorasu piccole popolazioni vitali di-stribuite in varie località. Nellaconfinante Regione Lazio la specieè considerata invece in pericolo inmodo critico. Lo status nazionaledi valutazione è quello di specieVulnerabile. I fattori di minacciasono da ricercare nella trasforma-zione e frammentazione dell’ha-bitat, negli incendi e nel disturboantropico: motocross, attività ve-natoria, ecc.

Averla cenerina(Lanius minor)

Negli anni ’80 e ’90 veniva con-siderata rara o scarsa con popola-zioni nidificanti sui Monti del Ma-tese, Alburni e Gelbison-Cervati,per quest’ultimo Scebba riportal’osservazione di una colonia di uncentinaio di individui nel lugliodel 1983 (Fraissinet e Kalby, 1989;Scebba, 1993), successivamente atali pubblicazioni venne scopertaanche una piccola colonia sui MontiPicentini (Fraissinet, oss. personale).Oggi la situazione è diversa: la co-lonia dei Monti Picentini sembre-rebbe estinta e il numero di coppienidificanti è andato calando nellelocalità in cui la nidificazione era

già nota, e non sempre tale nidifi-cazione è stata confermata. La po-polazione nidificante sui Montidel Matese è con molta probabilitàin contatto con quella molisana eabruzzese e da essa potrebbe esserealimentata in un rapporto “sour-ce-sink”. Nella confinante RegioneLazio è considerata vulnerabile.Le cause del declino dovrebberocoincidere con quelle riscontrate alivello nazionale: riduzione dei pa-scoli sommitali, mutata o cessataattività pascolativa in alta montagna,disturbo antropico. Al di fuori delperiodo riproduttivo diviene piùcomune perché i massicci montuosi

Gracchio corallino(Pyrrhocorax pyrrhocorax)

Pendolino(Remiz pendulinus)

CoturniceAlectoris graecaSgarza ciuffettoArdeola ralloidesNibbio reale Milvus migransLodolaio Falco subbuteoCavaliere d’ItaliaHimantopus himantopusGabbiano corsoLarus audouiniiGhiandaia marinaCoracias garrulusPicchio neroDryocopus martiusMerlo acquaioloCinclus cinclusMonachellaOenanthe hispanicaPendolino Remiz pendulinusAverla cenerinaLanius minorGracchio corallinoPyrrhocorax pyrrhocorax FrosoneCoccothraustes coccothraustes

UCCELLIMaurizio Fraissinet 91

Migratore e svernante comuneo scarso a secondo delle località,diviene decisamente raro e moltolocalizzato nel periodo riproduttivo,con nidificazioni accertate per ilpassato sui Monti Lattari (Fraissinete Kalby, 1989) e non confermatenel corso dei rilevamenti perl’Atlante degli uccelli nidificantiin Provincia di Napoli (Fraissinete Mastronardi, 2010), e in alcunelocalità dell’Irpinia. La specie pur-

troppo è fatta oggetto di predazionedei nidi da parte di bracconieriche riforniscono mercati illegali diuccelli vivi. La forte rarefazionedella specie in Campania in periodoriproduttivo è in parte da attribuirea questa pratica illegale e in partealle forti trasformazioni dell’habitatrurale collinare. La specie peraltroè considerata minacciata anchenella Lista Rossa della confinanteRegione Lazio.

campani vengono raggiunti da stor-mi provenienti dall’Appennino cen-trale: nel febbraio del 2007 sono

stati osservati 170 esemplari suiMonti del Matese (Fraissinet etal., 2009).

Frosone(Coccothraustescoccothraustes)

Tabella 10Minacciata - EN

Specie Stima popolazione(numero di coppie)

Criteri utilizzati

ListaRossa regio-naleFase 1

Lista Rossa nazio-nale

Trend nazio-nale

ListaRossa regio-naleFase 2

Habitat riproduttivi

PrecedenteLista Rossaregionale

SPEC Direttiva"Uccelli"

prati e pasco-li montaniacquatici e ripariali

forestali

forestali

acquatici e riparialiacquatici e riparialiapertimediterranei

forestali

acquatici e riparialiapertimediterraneiacquatici e riparialiapertimediterranei

rupicoli

forestali

80 individui

11 - 13

20

< 10

30 - 70?

40 - 50

< 50

< 20 < 50

< 100

< 30

< 100

< 50

n.c.

C1; D1

D1

A4c

D1

A1a,c; B2a;C1

D1; D2

B1; C1; D1

B2a,b; D1A2c; B2a;C1

B2b; D1

A1c; B2b

D1; D2

A2c; B2b

B2a,D1

CR

/

VU

rara

rara

speciesvernantein pericolo

CR

rara

rara

/

rara

CR

rara

VU

CR

CR

EN

CR

CR

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

EN

VU

LC

VU

LC

LC

NT

VU

LC

LC

EN

VU

VU

NT

LC

2

3

2

/

/

1

2

/

/

2

/

2

3

/

All.II/1

All.I

All.I

All.I

All.I

VU

All.I

All.I

All.I

All.I

-

0

-

0/+

0

0

-

0

-

-

-

-

-

-

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo92

VULNERABILE (VU - VULNERABLE)

18 le specie campane inserite inquesta categoria, una in più diquelle riportate nella Lista Rossadel Lazio. 5 specie sono consideratevulnerabili in entrambe le Regioni:Tarabusino, Falco pecchiaiolo, Nib-bio bruno, Martin pescatore e Ca-landra. 46 sono invece le specie

considerate Vulnerabili nella ListaRossa nazionale. In questa categoria prevalgono i

fattori di minaccia derivanti dallaesiguità dell’estensione e dalla fram-mentazione dell’areale, nonché dalleridotte dimensioni delle popola-zioni.

A partire dalla fine degli anni’80 e almeno fino alla metà deglianni ’90 ha fatto registrare unincremento nel numero di indi-vidui svernanti e nel numero dicoppie nidificanti, nonché del nu-mero di località in cui si riproduce(Fraissinet et al., 1995; Fraissinetet al, 1998). La popolazione suc-cessivamente però sembra essersistabilizzata e si può stimare unapopolazione di un centinaio dicoppie nidificanti, distribuite inuna ventina circa di località. Lapopolazione campana quindi è di

piccole dimensioni e come taleesposta a rischi derivanti dallemodifiche ambientali sia di tipostrutturale, con distruzione e/otrasformazione dell’habitat, chegestionale con regolazioni pocoavvedute dei livelli dell’acqua neibacini artificiali e nei canali. Daevidenziare che la specie è inseritanella categoria a più basso rischionella Lista Rossa della limitrofaRegione Lazio, con una consi-stenza popolazionistica compresatra le 200 e le 500 coppie nidifi-canti.

Tuffetto(Tachybaptus

ruficollis)

La popolazione nidificante inCampania è piuttosto ridotta dinumero e nel corso degli ultimianni si è assistito anche ad un calodelle presenze sia con l’abbandonodi alcune località in cui l’habitat èstato trasformato, sia con la ridu-zione del numero di coppie in altre.Un calo lo si è registrato, ad esempio,nell’Oasi WWF di Serre-Persano,e in tutta la Campania meridionale

vengono stimate solo una decinadi coppie nidificanti (Mancuso etal., 2004). Un calo del numero dicoppie nidificanti è avvenuto anchenei canali e nelle zone umide dellapiana casertana. La specie vieneinserita, in fase 2, nella categoriavulnerabile e non in quella minac-ciata perché un’analoga considera-zione viene fatta anche nel Lazio eper il livello nazionale.

Tarabusino(Ixobrychus minutus)

UCCELLIMaurizio Fraissinet 93

Garzetta(Egretta garzetta)

Fino alla metà degli anni ’90 eraconsiderato migratore regolare esi sospettava solo la possibilità chenidificasse. Attualmente è consi-derato comune durante i passi e inleggero ma costante incrementonel numero di coppie nidificantiche, alla fine del primo decenniodel 2000, venivano stimate in pocomeno di una trentina (Piciocchi etal., 2011). L’areale riproduttivo èlocalizzato sull’arco appenninico,lungo alcune valli fluviali, in alcunicontesti boschivi collinari e in al-cune località boschive non distantidalla costa. Sebbene il numero ri-dotto di coppie lo porterebbe adessere inserito nella categoria dellespecie minacciate, l’incremento nu-

merico delle coppie nidificanti el’espansione dell’areale riproduttivo,inducono la classificazione nellacategoria delle specie vulnerabili,in linea, del resto, con quanto ri-portato nella Lista Rossa laziale.Una delle principali minacce perla specie è il bracconaggio, cometestimoniano i frequenti ricoverinei CRAS campani.

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Nidifica in Campania dal 1996(ma forse anche dal 1995), anno incui si riprodusse nell’Invaso di Conza(Fraissinet, 2004). Successivamente,nel 2002, ha colonizzato anche l’In-vaso di Campolattaro (Fraissinet,2004). Da allora il processo di espan-sione e la crescita popolazionisticaè continuato raggiungendo una con-sistenza numerica complessiva didiverse decine di coppie, distribuitein almeno 4 località, dislocate nelleprovince di Caserta, Benevento edAvellino. Pertanto, anche se il nu-mero di coppie dei siti di riprodu-zione sarebbe tale da giustificarel’inserimento nella categoria dellespecie minacciate, non si è fattaquesta scelta perché l’assenza di untrend negativo regionale, la classifi-cazione nella categoria LC a livellonazionale con la presenza, peraltro,di un trend nazionale stabile e inalcuni casi in incremento, e le notizie

di una recente espansione nella Re-gione Lazio (Brunelli et al., 2011)inducono a scartare questa opzione.È considerata però specie vulnerabileperché l’esiguità della popolazionee il numero ridotto di siti riproduttivicollocano la specie in una condizionedi vulnerabilità derivante dal sac-cheggio dei nidi, dall’uccisione disoggetti adulti in periodo riprodut-tivo, dal taglio degli alberi su cuisono collocati i nidi, da scelte ge-stionali sul livello delle acque neibacini artificiali in contrasto con leesigenze ecologiche della specie.

Maurizio Fraissinet

Maurizio Fraissinet

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo94

Migratore regolare, nidificantee svernante irregolare per la Cam-pania. Recenti stime riportano unapopolazione nidificante di una qua-rantina di coppie, localizzate so-prattutto in alcune valli fluviali(Ofanto e Sele, in particolare), inalcune catene montuose appenni-niche e singole località che pre-sentano ambienti idonei. Nel corsodel XX secolo ha subito un forteridimensionamento nel numero dicoppie e nell’estensione dell’arealeriproduttivo. L’inserimento nellacategoria delle specie vulnerabili,e non in quello delle minacciate,

lo si spiega con la ridotta estensionedi ambienti idonei per la specieche, pertanto, non potrebbero sup-portare una popolazione numerosa,e la presenza di una florida popo-lazione nelle regioni confinanti eche fungono da aree sorgente. Laclassificazione come vulnerabile,inoltre, viene adottata anche nellavicina Regione Lazio, mentre laspecie è considerata NT a scalanazionale. Il numero ridotto dicoppie riproduttive, con la presenzadi un fenomeno di decremento,ne fa comunque una specie vulne-rabile. I fattori di minaccia sonocostituiti soprattutto dall’avanzatadegli impianti eolici che stannoassumendo dimensioni spropositatee prive di alcuna regolazione, alpunto che la specie è scomparsada diversi territori idonei perchétotalmente occupati dagli aeroge-neratori; a questi si aggiunge lapiaga del bracconaggio.

Nibbio bruno(Milvus migrans)

Comune in periodo migratorio,più raro e localizzato, invece, in pe-riodo riproduttivo. Nidifica sui gretidei fiumi e le sponde sabbiose diorigina naturale e degli invasi arti-ficiali. Dalla pubblicazione del-l’Atlante degli uccelli nidificanti inCampania, relativa alla secondametà degli anni ’80 del secolo scorso(Fraissinet e Kalby, 1989), ad oggisono diminuite le località in cui laspecie si riproduce, e in calo sem-brano essere anche le popolazioni

presenti in periodo riproduttivonelle singole località. Nel primodecennio del 2000 sono state rin-venute singole coppie nidificanti inaree industriali dismesse (Fraissinete Mastronardi, 2010), forse a riprovadella scarsità di siti naturali idonei.L’alterazione e la riduzione deglihabitat riproduttivi idonei, unitaalla predazione dei cani randagi eal disturbo umano, rappresentanole principali cause della rarefazionee della vulnerabilità della specie.

Corriere piccolo (Charadrius dubius)

Maurizio Fraissinet

UCCELLIMaurizio Fraissinet 95

Specie migratrice regolare sebbenenon comune e nidificante rara e lo-calizzata. Questa definizione vieneriportata da alcuni decenni per de-scrivere lo status della specie inCampania e viene confermata inquesta sede alla luce delle varie pub-blicazioni derivanti da indagini or-nitologiche approfondite in diverselocalità della Campania. La specienidifica in località sia interne checostiere ma risulta molto localizzatae rara. È risultata spesso assente dalocalità che invece potrebbero essereidonee per la specie. Pur tenendoin considerazione l’elusività dellastessa, che presenta abitudini cre-

puscolari, l’assenza dalle tante localitàbene indagate della Regione ne fapresupporre una situazione di po-polazione ed areale piuttosto limitatiche la pongono in una condizionedi vulnerabilità, derivante anchedalle profonde trasformazioni eframmentazioni degli ambienti ido-nei per la specie. Quello agricolo,in particolare, sta subendo una mas-siccia urbanizzazione che sicuramentesta ulteriormente diminuendo lepossibilità di riproduzione. Il feno-meno è diffuso su scala continentale,al punto che BirdLife Internationalla classifica come SPEC2 (BirdLifeInternational, 2004).

Succiacapre (Caprimulgus europaeus)

Specie molto localizzata conmeno di 5 siti riproduttivi cono-sciuti. La maggior parte della po-polazione è concentrata nella cittàdi Napoli (Fraissinet, 2006; Frais-sinet e Mastronardi, 2010). Il nu-mero così esiguo di siti riproduttivifarebbe propendere per la categoriadelle specie minacciate; un trendperò stabile della popolazione,che segue peraltro anche un pre-cedente periodo di incrementofatto registrare nella città di Napolinei primi anni del 2000 (Fraissi-net, 2006), e la collocazione nella

categoria a basso rischio a livellonazionale e nella vicina RegioneLazio, inducono all’inserimentonella categoria vulnerabile. Lavulnerabilità deriva dal numeroestremamente ridotto di colonie,e dalla condizione di precarietàdovuta al fatto che la maggiorparte della popolazione regionaleutilizza come siti riproduttivi lecostruzioni cittadine che potreb-bero andare incontro ad interventidi vario tipo manutentivo conconseguenze estremamente dan-nose.

Rondone maggiore (Apus melba)

Comune in periodo migratorio ein inverno, diviene raro e localizzatoin quello riproduttivo. Rispetto allasituazione descritta dall’Atlante degliuccelli nidificanti per il periododella seconda metà degli anni ’80(Fraissinet e Kalby, 1989), la speciesembra aver subito un declino mar-cato. Declino che già si avvertivanegli anni ’90 (Scebba, 1993; Milone,

1999), e che ora sembra essere piùaccentuato con assenze in diversicorsi d’acqua che pure sembrerebberoidonei ad ospitare la specie. Lecause della rarefazione sono da ri-cercare nella cementificazione degliargini, nelle attività estrattive postelungo i fiumi, e in altre attività an-tropiche che comportano alterazionidegli habitat ripariali.

Martin pescatore (Alcedo atthis)

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo96

Raro e molto localizzato. Piccolepopolazioni sono localizzate in bo-schi misti dei Monti Picentini, delPartenio, del Cilento e della catenadei Monti della Maddalena (Frais-sinet e Kalby, 1989; Scebba, 1993;Milone, 1999; Carpino e Capasso,2008). La vulnerabilità della specieè giustificata proprio da questa ri-dotta estensione dell’areale e dalla

esigua consistenza popolazionistica.Non si sono operate scelte relativea categorie superiori perché nellalimitrofa Regione Basilicata la con-dizione della specie si presentabuona (Fulco, 2011) e può rap-presentare una zona “source” perla popolazione campana. La specienecessita comunque di ricerchespecifiche in Campania.

Picchio rosso mezzano

(Dendrocopos medius)

È sempre stata considerata pococomune in Campania (Fraissinete Kalby, 1989; Scebba, 1993; Mi-lone, 1999). Nidifica con piccolepopolazioni localizzate in Alta Ir-pinia e nel Sannio. La vulnerabilità

è dovuta alla intensa alterazione eframmentazione degli habitat ido-nei alla presenza della specie. Dasegnalare che viene consideratavulnerabile anche nella vicina re-gione Lazio.

Calandra(Melanocorypha

calandra)

Migratore regolare e nidificantepoco comune in Campania. Piccolepopolazioni nidificanti sono noteper la catena dei Monti del Matese(Fraissinet et al., 2009), i Monti Pi-centini e i rilievi del Cilento. Nonviene segnalato invece in un recentelavoro sulla fauna vertebrata delParco Regionale del Partenio (Car-pino e Capasso, 2008). Una piccolapopolazione di solo 5 coppie è lo-calizzata, inoltre, nella zona delGran Cono, nel Parco Nazionaledel Vesuvio. Pur necessitando di ul-teriori ricerche, è possibile affermareche la specie risulti piuttosto loca-

lizzata e con una popolazione moltoridotta. In alcuni territori, quale adesempio il Matese, sembra ancheaver avuto un decremento essendoscomparsa da alcune località in cuifino a pochi anni fa era possibileosservarla con una certa facilità.Soffre della trasformazione deglihabitat montani, con ad esempio lariduzione del pascolo, e il disturbosempre più frequente derivante dallafrequentazione umana: motocross,quad, ecc. La specie è considerataMinacciata nella Lista Rossa delLazio ed è considerata Vulnerabileanche nella Lista Rossa nazionale.

Codirossone(Monticola saxatilis)

Migratrice primaverile regolare,diviene molto rara e localizzata inperiodo riproduttivo. Al momentosi conoscono piccole popolazioniriproduttive sui monti interni delCilento e si ritiene possibile la ni-dificazione sul Matese (Fraissinetet al., 2009). Non riscontrata suiMonti del Partenio in una recente

indagine accurata condotta perl’Ente Parco (Carpino e Capasso,2008). Di certo la specie va moni-torata con maggiore precisione, mal’assenza da diverse località che pursembrerebbero idonee e la rarità,là dove è stata riscontrata la pre-senza, fanno supporre una consi-stenza popolazionistica piuttosto

Balia dal collare (Ficedula albicollis)

UCCELLIMaurizio Fraissinet 97

Segnalato per la prima volta inCampania nel 1991 e ritenuto ni-dificante possibile negli anni ’90(Scebba, 1993), successivamenteriportato come nidificante certo(Fraissinet et al., 2007). Al mo-mento è nota solo una piccolapopolazione presente sui montiinterni del Cilento. Spedizionimirate al rinvenimento mediantestimolo al canto in altre localitàmontane e forestali non hannofornito finora esiti positivi. Lavulnerabilità quindi è connessa

alla estrema rarefazione e localiz-zazione della specie. I maggioririschi sono connessi ad una cattivagestione delle foreste con un’ec-cessiva ceduazione, a cui si ag-giunge la vulnerabilità derivantedal fatto che le popolazioni ap-penniniche, e in maniera partico-lare nell’Appennino meridionale,sono poste al margine dell’arealeriproduttivo (Snow & Perrins,1998). È considerata specie a piùbasso rischio nella Lista Rossadel Lazio e in quella nazionale.

piccola, che induce a considerarlaspecie vulnerabile. Un fattore li-mitante è rappresentato dalla cattivagestione forestale, sia per una ec-cessiva ceduazione che per la praticadi asportare i tronchi marcescenti

(Brunelli et al., 2011). La vulnera-bilità della specie può derivareanche dal fatto che le popolazioniappenniniche sono collocate al mar-gine dell’areale riproduttivo (Snow& Perrins, 1998).

Rampichino alpestre (Certhia familiaris)

Migratrice regolare e nidificantepoco comune. In alcune località,il Partenio ed il Matese ad esem-pio, è definita nidificante scarsa(Carpino e Capasso, 2008; Frais-sinet et al., 2009). Nel corso degliultimi decenni del XX secolo enel primo del XXI secolo si è as-

sistito ad un lento, ma costantedeclino della specie che è scom-parsa da diverse località. Di sicurosoffre la forte trasformazione deglihabitat aperti, dovuti all’edilizia,alla frammentazione, alla distru-zione delle siepi, nonché l’uso disostanze chimiche in agricoltura.

Averla capirossa (Lanius senator)

Fino alle metà degli anni ’90veniva riportato come nidificantenon comune in varie faggete ap-penniniche: Matese, Monti diAvella, Partenio, Lattari, Picentini,Alburni, Cervati, Cervialto (Frais-sinet e Kalby, 1989; Scebba, 1993).Ma già a partire dalla fine deglianni ’90 si hanno le prime segna-lazioni di rarefazione della specie(Milone, 1999). Nel corso del 2000effettivamente le segnalazioni sisono fatte sempre più scarse e a

tutt’oggi si dispone di solo due ri-ferimenti bibliografici, uno riferitoal Matese, in cui la specie vieneriportata come nidificante scarsa(Fraissinet et al., 2007), ed un’altroal Partenio, ma con nidificazioneda accertare (Carpino e Capasso,2008). È una specie per la qualeoccorre sicuramente svolgere un’in-dagine più approfondita, ma èforte il timore che si sia fattamolto più rara rispetto ad alcunidecenni orsono. La forte rarefa-

Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula)

zione, accentuatasi nel corso degliultimi decenni, unita alle dimen-sioni molto ridotte della popola-zione e alla collocazione della pic-

cola popolazione campana ai mar-gini dell’areale riproduttivo, indu-cono alla classificazione nella ca-tegoria delle specie vulnerabili.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo98

Ha subito un calo piuttosto nettoin diverse località in cui era con-siderato frequente. È il caso, adesempio, del Matese, dove neglianni ’80 e ’90 era considerato daalcuni Autori come “frequente”(Scebba, 1993), mentre nella check-list dell’avifauna matesina, pub-blicata nel 2007, viene definito“scarso” (Fraissinet et al., 2007),ed effettivamente non è più pre-sente in varie località montane incui nel passato veniva regolarmenteosservato. Una situazione analogala si registra sulla catena montuosa

del Partenio, dove, al termine diun recente progetto di monito-raggio, è risultato poco comune elocalizzato (Carpino e Capasso,2008). Assenze si registrano inaltre località idonee dove nel pas-sato era considerato nidificante.Il decremento è da attribuire allemodificazioni degli habitat colli-nari, ma soprattutto montani fre-quentati dalla specie e, probabil-mente, va ad inserirsi anche nelcontesto di decremento generaledella specie in Europa (PECBMS,2009).

Zigolo giallo(Emberiza citronella)

TuffettoTachybaptus ruficollisTarabusinoIxobrychus minutusGarzetta Egretta garzettaFalco pecchiaiolo Pernis apivorusNibbio bruno Milvus migransCorriere piccolo Charadrius dubiusSucciacapreCaprimulgus europaeusRondone maggiore Apus melbaRondone pallido Apus pallidusMartin pescatore Alcedo atthisPicchio rosso mezzano Dendrocopos medius

Tabella 11Vulnerabile - VU

Specie Stima popolazione(numero di coppie)

Criteri utilizzati

ListaRossa regio-naleFase 1

Lista Rossa nazio-nale

Trend nazio-nale

ListaRossa regio-naleFase 2

Habitat riproduttivi

PrecedenteLista Rossaregionale

SPEC Direttiva"Uccelli"

acquatici e riparialiacquatici e riparialiacquatici e ripariali

forestali

forestali

acquatici e riparialiapertimediterranei

rupicoli

rupicoli

acquatici e ripariali

forestali

C. 100

30 - 50

50 - 80

C. 30

C. 40

n.c.

n.c.

< 100 c. 100

< 100

n.c.

D

A2c, D1

B2a, D

D1

A4c, C1,D

A2c

A2c

B2a, D2

D1, D2

A2c, B2a,D2

B2a, D2

/

/

/statusindeter-minato

VU

/

rara

rara

rara

/

rara

VU

EN

EN

EN

EN

VU

VU

EN

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

LC

VU

LC

LC

NT

NT

LC

LC

LC

LC

VU

/

3

/NonSPECE

3

/

2

/

/

3

NonSPECE

All.I

All.I

All.I

All.I

All.I

All.I

All.I

0

0

0/+

0

-

0

-

0

0/+

0

0/-

UCCELLIMaurizio Fraissinet 99

23 specie hanno i requisiti IUCNper essere iscritte in questa categoria.Molte di meno, solo 6, sono quelledella Lista Rossa del Lazio, e nessunacoincide con quelle campane. 26 sonoinvece le specie inserite in questa ca-tegoria nella Lista Rossa nazionale.

Va notato che per questa categoriasono decisamente prevalenti i fattoridi minaccia e disturbo derivantidalla ridotta estensione e fram-mentarietà degli areali, derivanteovviamente da problemi di con-servazione naturalistica.

CalandraMelanocorypha calandraCodirossoneMonticola saxatilisBalia dal collare Ficedula albicollisRampichino alpestre Certhia familiarisAverla capirossa Lanius senatorCiuffolottoPyrrhula pyrrhulaZigolo giallo Emberiza citrinella

apertimediterraneiprati e pasco-li montani

forestali

forestali

aperti mediterranei

forestali

prati e pasco-li montani

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

D1

B2a, D1

B2a, D1

B2a, D1

A2a,c

A2a,c, B2a,D1

A2a

rara

/

rarastatusindeter-minato

/

/

/

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

VU

LC

LC

EN

VU

LC

3

3

/

/

2

/

NonSPECE

All.I

All.I

-

-

0

0

-

0

-

PROSSIMA ALLA MINACCIA (NT - NEAR THREATENED)

Assiolo

Maurizio Fraissinet

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

A4c, B2b

D1

B2a

B2a, D1

D1

B1a, D1

A4c

A4c

B1

D1

B2a,D1

B2a,D1

B2a

B2a

B2a

B2a

B2a

B2a

D1

B2a, D1

A4c, B2b

B2a, D1

B2a, D1

Tabella 12Prossima alla minaccia - NT

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo100

QuagliaCoturnix coturnixSvasso maggiore Podiceps cristatusNitticora Nycticorax nycticoraxAirone guardabuoi Bubulcus ibisSparviere Accipiter nisusPorciglione Rallus aquaticusBarbagianniTyto albaAssiolo Otus scopsGufo comune Asio otusTorcicollo Jynx torquillaPicchio rosso minore Dendrocopos minorGruccione Merops apiasterTottavilla Lullula arboreaRondine montana Ptyonoprogne rupestrisCalandro Anthus campestrisPrispolone Anthus trivialisTordo bottaccio Turdus philomelosTordela Turdus viscivorusMagnanina comune Sylvia undataSterpazzola della Sardegna Sylvia conspicillataAverla piccola Lanius collurioPassera lagia Petronia petroniaZigolo muciatto Emberiza cia

Specie Stima popolazione(numero di coppie)

Criteri utilizzati

ListaRossa regio-naleFase 1

Lista Rossa nazio-nale

Trend nazio-nale

ListaRossa regio-naleFase 2

Habitat riproduttivi

PrecedenteLista Rossaregionale

SPEC Direttiva"Uccelli"

aperti mediterraneiacquatici e riparialiacquatici e riparialiacquatici e ripariali

forestali

acquatici e riparialiapertimediterraneiapertimediterranei

forestali

forestali

forestali

aperti mediterraneiaperti mediterranei

rupicoli

forestali

forestali

forestali

aperti mediterraneiaperti mediterranei

aperti mediterranei

aperti mediterraneiaperti mediterranei

rupicoli

n.c.

C. 150

250-300

40-80

n.c.

n.c.

n.c.

n.c. n.c.

100-1000

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

/

/

rara

/

rara

/

/

/

rara

/

rara

ras

rarastatusindeter-minato

/

/

rara

/

/

rara

/

VU

rara

NT

VU

NT

VU

VU

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

VU

NT

NT

NT

NT

NT

NT

NT

VU

VU

DD

LC

VU

LC

LC

LC

LC

LC

LC

EN

LC

LC

LC

VU

LC

VU

LC

LC

VU

LC

VU

LC

LC

/

/

3

/

/

/

3

2

/

3

/

3

2

/

3

/

/

/

2

/

3

/

3

-

+

0/-

+

0

0

-

-

+

-

?

+

-

+

-/0

-/0

+/0

-

0

0

-

0

0

All.II/2

All.I

All.II/2

All.I

All.I

All.II/2

All.II/2

All.I

All.I

13 le specie inserite in questa ca-tegoria, a fronte delle 7 della ListaRossa del Lazio e delle 9 della ListaRossa nazionale. Nella categoriadelle specie i cui dati non sono suf-ficienti per poter esprimere una va-lutazione sullo status conservazio-nistico in Campania, compaionosia specie per cui non si ha ancoracertezza della nidificazione sul ter-ritorio regionale, ed è il caso di Ai-rone rosso, Avocetta, Sordone, Pas-sera scopaiola e Lucherino, sia specieper le quali, invece, non si ha ancorala certezza dell’ estinzione, ed è ilcaso di Colombella e Topino, a cuisi potrebbe aggiungere il Gufo realese non dovessero trovare confermegli indizi di presenza registrati sulMonte Cervati, nel Cilento, e inun’altra località campana. Per altrespecie, Calandrella, Stiaccino, Luì

bianco e Zigolo capinero, non siconosce la consistenza popolazio-nistica, che presumibilmente po-trebbe essere scarsa, e pertanto nonsi possono applicare criteri certi perla classificazione in una delle cate-gorie IUCN. Per il Forapaglie ca-stagnolo, infine, ci sono dati sullanidificazione della specie in Cam-pania per il passato (Fraissinet eKalby, 1989; Scebba, 1993; Milone,1999), mai più confermati neglianni successivi e pertanto ancheper questa specie si ritiene necessarial’effettuazione di monitoraggi attentiin periodo riproduttivo.Tali considerazioni fanno capire

che per queste specie, al pari diquelle inserite nelle altre categoriedella Lista Rossa regionale, sononecessarie indagini e iniziative diconservazione.

UCCELLIMaurizio Fraissinet 101

DATI INSUFFICIENTI (DD - DATA DEFICIENT)

Lucherino maschio Maurizio Fraissinet

3

/

3

NonSPEC E

3

3

/

/

/

/

2

NonSPEC E

2

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo102

NON APPLICABILE (NA - NOT APPLICABLE)

Airone rosso Ardea purpureaAvocetta Recurvirostra avosettaGufo reale Bubo buboColombella Columba oenasCalandrella Calandrella brachydactylaTopino Riparia ripariaSordone Prunella collarisPassera scopaiola Prunella modularisForapaglie castagnolo Acrocephalus melanopogonStiaccino Saxicola rubetraLuì bianco Phylloscopus bonelliLucherino Carduelis spinusZigolo capinero Emberiza melanocephala

Tabella 13Dati insufficienti - DD

Specie Stima popolazione(numero di coppie)

Criteri utilizzati

ListaRossa regio-naleFase 1

Lista Rossa nazio-nale

Trend nazio-nale

ListaRossa regio-naleFase 2

Habitat riproduttivi

PrecedenteLista Rossaregionale

SPEC Direttiva"Uccelli"

acquatici e riparialiacquaticie ripariali

rupicoli

forestali

aperti mediterraneiacquaticie ripariali

rupicoli

forestali

acquaticie riparialiprati e pasco-li montani

forestali

forestali

aperti mediterranei

n.c.

n.c.

1?

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

n.c. n.c.

n.c.

n.c.

n.c.

/

/

/

/

/

/

/

/

/ /

/

/

/

/

/

CR statusindetermi-nato

/

rara

statusindetermi-natostatusindetermi-nato

/

/

statusindetermi-natostatusindetermi-natostatusindetermi-nato

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

DD

LC

LC

NT

VU

EN

VU

LC

LC

LC

LC

LC

LC

NT

All.I

All.I

All.I

All.II/2

All.I

/

All.I

+

0

0

-

-

-

0

0

-

-

0/-

0?

0

In questa categoria sono state in-serite 10 specie che, pur avendo irequisiti per essere iscritte in altrecategorie della Lista Rossa, mostranodinamiche riproduttive in rapidaevoluzione o irregolari, per cui si èritenuto più opportuno rinviare ladeterminazione dello status con-servazionistico a future revisionidella Lista Rossa. La categoria “non applicabile” è

una categoria prevista appositamente

dalla metodologia IUCN di livelloregionale per evitare di effettuarevalutazioni di specie il cui statuspotrebbe essere influenzato da di-namiche biogeografiche e/o ecolo-giche di tipo, appunto, regionale.Pertanto delle 10 specie di questa

categoria, 7 sono state inserite perchéhanno iniziato di recente a nidificarein Campania, e, seppur presenticon un numero molto ridotto dicoppie, è necessario attendere gli

sviluppi del processo di colonizza-zione per capire quale status con-servazionistico assumeranno inCampania. È evidente, però, chein ogni caso non possono non com-parire in una Lista Rossa perchésia il numero ridotto di coppie, siail fatto di essere in una fase di colo-nizzazione, e come tali anche con-centrate in pochissime località, lepongono in una condizione di estre-ma precarietà.Le 7 specie sono la Volpoca, che

ha iniziato a nidificare nel 2007(Fraissinet e Cavaliere, 2009) e sa-rebbe presente con 1-2 coppie inuna o due località; il Moriglione,che ha iniziato a nidificare con cer-tezza nel 2007, ma è probabile chenidificasse già dal 2006 (Fraissinet eCavaliere, 2009), e che è presentecon 3-4 coppie in una sola località;il Cormorano, che ha iniziato a ni-dificare nel 2007 (Giannotti et al.,2011) ed è presente con una quin-dicina di coppie in una sola località;l’Airone cenerino, che ha iniziato anidificare nel 2011 in due località(Capobianco et al., 2011; Fraissinete Mancini, dati inediti), con una po-polazione complessiva che dovrebbeessere formata da una ventina dicoppie; la Cicogna nera, che ha ini-ziato a nidificare nel 2009 (Marreseet al., 2009; Bordignon et al., 2010;Fraissinet e Buoninconti, 2012) edè presente con una sola coppia, inuna sola località, peraltro fortementeminacciata dal proliferare di impiantieolici; il Cuculo dal ciuffo, la cui ni-dificazione è stata accertata nel 2009(forse nidificava già dal 2008) erisulta presente con una popolazioneche dovrebbe aggirasi sulle 5 coppiedistribuite, in maniera puntiforme,

in poche località (Esse e Mastronardi,2010; Fraissinet e Mastronardi, 2010;Mastronardi et al., 2011); la Passerasarda, la cui nidificazione sarebbestata accertata di recente in una solalocalità (Balestrieri et al., 2011).Una specie, l’Alzavola, è stata in-

serita perché sembrerebbe nidificarein maniera irregolare nella Regionecon osservazioni riferibili ad attivitàriproduttive avvenute nel 2005, nel2008 e nel 2009 (Fraissinet e Cava-liere, 2009). Non si hanno provecerte di nidificazione, ma gli indizisono tali da far considerare probabilel’evento.L’inserimento del Gabbiano co-

mune lo si deve a due nidificazioni,relative ad una singola coppia e nellastessa località, avvenute negli anni2000 e 2001. Entrambe purtropponon sono state portate a termineper il saccheggio dei nidi da parte dibracconieri (Scebba e Moschetti,2002). Gli episodi sono comunqueda classificare come nidificazioni ir-regolari (la riproduzione non si èpiù ripetuta) e in ogni caso l’inseri-mento nella Lista Rossa sta a signi-ficare la necessità di avere maggioresorveglianza nelle aree naturali pro-tette campane.Il Fagiano comune, infine, viene

inserito in questa categoria perchésono noti piccoli nuclei riproduttivi,molto localizzati sul territorio re-gionale, sicuramente derivanti dalanci a scopo di ripopolamento ve-natorio, ma che, probabilmente, po-trebbero avere dato luogo a piccoliinsediamenti stabili. L’utilizzo delcondizionale deriva dal fatto chemancano studi su questa specie.Non sono state inserite, infine, le

due specie alloctone che si ripro-

UCCELLIMaurizio Fraissinet 103

Volpoca giovane

Maurizio Fraissinet

Delle 150 specie nidificanti inCampania, 86 (il 57,3%) sono iscrit-te, a vario titolo, nella Lista Rossacampana, mentre le restanti 64specie (il 42,6%) non risultano iscrit-te nella lista e rientrerebbero nellacategoria delle “specie non minac-ciate” (LC - Least Concern) previstadall’IUCN.

40 specie (il 26%) sono a rischiodi estinzione perché inserite in unadelle seguenti tre categorie: in pe-ricolo in modo critico (8 specie),minacciate (14 specie), vulnerabili(18 specie).Nella confinate Regione Lazio i

valori sono invertiti, il 57% dellespecie è LC e il 43% è inserita

ducono regolarmente in Campania:Parrocchetto dal collare (Psittaculakrameri) e Maina comune (Acrido-theres tristis). Entrambe sono presenticon piccole popolazioni localizzate,rispettivamente, nella città di Napoliper la prima specie, e nella città diSalerno e in Provincia di Casertaper la seconda.

Nella Lista Rossa della confinanteRegione Lazio sono 22 le specieinserite in questa categoria. Sono 6le specie in comune tra le due liste:Alzavola, Moriglione, Cormorano,Airone cenerino, Cicogna nera ePassera sarda.Nella Lista Rossa nazionale le specie

inserite in tale categoria sono 22.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo104

Volpoca Tadorna tadornaAlzavola Anas creccaMoriglione Aythya ferina

Fagiano comune Phasianus colchicus

Cormorano Phalacrocorax carboAirone cenerino Ardea cinereaCicogna nera Ciconia nigraGabbiano comune Chroicocephalus ridibundusCuculo dal ciuffo Clamator glandariusPassera sarda Passer hispaniolensis

Tabella 14Non applicabile - NA

Specie Stima popolazione(numero di coppie)

Criteri utilizzati

ListaRossa regio-naleFase 1

Lista Rossa nazio-nale

Trend nazio-nale

ListaRossa regio-naleFase 2

Habitat riproduttivi

Prece-denteListaRossa

regionale

SPEC Direttiva"Uccelli"

acquatici e riparialiacquatici e riparialiacquatici e ripariali

habitat diversificati

acquaticie riparialiacquaticie ripariali

rupicoli

acquaticie riparialiapertimediterraneiapertimediterranei

colonizzazionerecentenidificazioniirregolaricolonizzazionerecentenidificazioniirregolari in se-guito a immis-sioni venatoriecolonizzazionerecentecolonizzazionerecentecolonizzazionerecentenidificazioniirregolaricolonizzazionerecentecolonizzazionerecente

1 - 2

/

3 - 4

n.c.

15

20 - 25

1

/ 5?

n.c.

/

/

/

/

/

/

/

/ /

/

/

/

2

/

/

/

3

/ /

/

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

NA

VU

EN

EN

NA

LC

LC

VU

LC

EN

VU

All.II/1

All.II/1

All.II/1

/

All.I

All.II/2

+

0

0

-

+

+

+

+

0

0

CONSIDERAZIONICONCLUSIVE

Acquatici e riparialiAperti mediterraneiRupicoliForestaliPrati e pascoli montani

UCCELLIMaurizio Fraissinet 105

Ripartizione percen-tuale degli ambientiriproduttivi frequen-tati dalle specie a ri-schio di estinzione inCampania

nella Lista Rossa regionale, mentresono 44 (23,6%) le specie a rischiodi estinzione.Un indicatore utile per misurare

quanto siano simili le Liste delledue Regioni confinanti può esserel’indice di Sorensen, che fornisceun valore per misurare la similaritàtra due campioni (Sorensen, 1948),e che si basa sulla seguente formu-la:

dove “IS” è l’Indice di Similarità,“C” il numero di specie in comunetra le due Liste Rosse, “A” il numerodi specie della Lista Rossa del Lazioe “B” il numero di specie della ListaRossa della Campania.Il risultato fornisce un valore di

similarità del 38,3 % sull’interocampionamento e del 50 % invecese si prendono in considerazionesolo le 3 categorie di rischio diestinzione. Dato quest’ultimo chesta a indicare che metà delle specieè a rischio in entrambe le Regionima, in assenza di altre recenti ListeRosse regionali non può essere, almomento, comparato con altre si-tuazioni.Per ciò che concerne le tipologie

degli habitat riproduttivi delle speciea rischio di estinzione in Campania,il grafico della figura sottostantemette in evidenza come siano più arischio le specie degli ambienti fo-restali, acquatici e ripariali, e degliambienti aperti mediterranei, nellaquale viene fatta rientrare anche latipologia delle aree coltivate.Per quanto datata nel tempo, e

realizzata seguendo i criteri IUCN

in uso nel periodo, può essere co-munque interessante operare unconfronto con la precedente ListaRossa regionale, pubblicata nel 1994(Fraissinet et al.,1994).In primo luogo va fatto notare

che nessuna delle specie all’epocaritenute a rischio di estinzione si èestinta ma, al contrario, con i nuovicriteri IUCN e con le nuove acqui-sizioni di dati sull’avifauna campanatali specie oggi non sono più inseritenella categoria di maggiore minaccia.In quest’ultima, però, sono entratespecie che in precedenza presenta-vano uno status più favorevole. Uno sguardo più ampio e relativo

a tutte le categorie mette in evidenzail peggioramento dello status di al-cune specie quali, ad esempio, Mo-retta tabaccata, Astore, Lanario,Cavaliere d’Italia, Fratino, Merloacquaiolo e Gracchio corallino. Al-cune specie che, per carenza di in-formazioni, venivano classificatenella categoria “a status indetermi-nato”, una volta acquisite maggioriinformazioni sono state oggi inseritein categorie a rischio, è il caso, adesempio, del Biancone e del Falcopecchiaiolo, a dimostrazione diquanto sia necessario non trascurareil significato della categoria in cuivengono incluse le specie con datiinsufficienti per l’elaborazione diuna corretta valutazione.Interessante anche notare che al-

cune specie sono invece uscite dallaLista Rossa: è il caso, ad esempio,di Falco pellegrino e Corvo imperialeche nel corso di questi decenni han-no manifestato incoraggianti feno-meni di espansione dell’areale ri-produttivo e di incremento nel nu-mero di individui.

2CIS = -------- x 100

A + B LEGENDA

7,530,530

2512,5

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 107

CHIROTTERIDanilo Russo

La conoscenza dei Chirotteridella Campania è stata a lungo li-mitata alle poche conoscenze sto-riche documentate dagli antichilavori di Costa (1839) e Monticelli(1886). In molti casi, tuttavia, essisi riferivano a realtà ambientaliprofondamente diverse rispetto aquelle attuali, per cui quelle os-servazioni assumono oggi esclu-sivamente un significato storico.A partire dal 1998, studi condotti

dalle Università degli Studi di Na-poli Federico II e Bristol (U.K.)hanno contribuito significativa-mente all’aggiornamento della co-noscenza chirotterologica della re-gione, congiuntamente ad altri pro-getti condotti su scala geograficapiù locale. In particolare, oltre ainiziali panoramiche sull’assettofaunistico del territorio (Russo ePicariello, 1998; Russo e Mancini,1999) la Campania è stata oggettodi studi ecologici sia sulla scaladella specie (è il caso del primo la-voro pubblicato sulla selezione del-l’habitat nel Rinolofo euriale Rhi-nolophus euryale (Russo et al., 2002)in provincia di Benevento), sia suscala di comunità (Russo e Jones2003). Inoltre, sono stati condottistudi faunistici recenti commissio-nati da aree protette, come ad esem-pio dal Parco Regionale del Matese,tra le aree di maggior rilevanza dalpunto di vista della chirotterofauna(http://www.matesenatura.it/con-tent.aspx?section=chirotteri), o dal

Parco Regionale del Partenio (Car-pino e Capasso, 2008).Ricordiamo inoltre che in Cam-

pania è stata per la prima volta ac-certata la presenza del Pipistrellopigmeo in Italia (Russo e Jones,2000), e più recentemente, del Ve-spertilio di Alcatoe (Tereba et al.,2009), osservato anche in Abruzzo.In totale, sul territorio campanosono state censite 25 specie (Tabella1). Da questo elenco si esclude ilRinolofo di Mehely (Rhinolophusmehelyi), inizialmente segnalato daFeola et al. (2003) ma consideratofrutto di errata determinazione sullabase della interessante analisi ef-fettuata da Mucedda et al. (2009). Nonostante ciò, la situazione dei

Chirotteri campani non può dirsinota in modo esaustivo, poiché esi-stono tuttora aree inesplorate sottoil profilo chirotterologico e specieper le quali le informazioni dispo-nibili sono quanto meno scarse.La recente “sorpresa” offerta daibarbastelli (Barbastella barbastellus)sull’Isola di Capri, emersa proprionell’ambito dei lavori dedicati allapreparazione di questa Lista Rossa(vedi box), offre un eccellente esem-pio di quanto la conoscenza sia in-completa. Un quadro, questo, cheriflette la situazione di non pocheregioni italiane, che risponde inmodo insufficiente all’esigenza dimonitoraggio dei chirotteri richiestadal DPR 357/97 ad oggi non com-piutamente affrontata. Prendendo

PREMESSA

A sinistra

Orecchione bruno

Luca Cistrone

atto delle oggettive difficoltà insitenel reperimento di fondi sufficientialla realizzazione di monitoraggifaunistici esaustivi, auspichiamoperò che, anche con l’interventodella Regione, si possa presto rea-lizzare un sistema regionale di mo-nitoraggio dei chirotteri anche perrispondere meglio alle esigenze distimare le interferenze causate dal-l’espansione degli impianti eolicisul territorio e, purtroppo, da pos-sibili nuove realizzazioni di grotteturistiche (nonostante le grotte nonancora sfruttate a livello turisticosiano habitat di importanza comu-nitaria). Le valutazioni dello statodi conservazione a seguire sonoperciò inevitabilmente sostenutedal giudizio esperto oltre che dalquadro generale delle osservazionidisponibili, nonché dalla valutazionedei crescenti fattori di minaccia

che insistono sul territorio e dellacostante sottrazione di habitat cru-ciali per questo taxon. Si fa presenteche il processo di valutazione con-dotto per i Chirotteri, piuttostoche basarsi su una riclassificazionedella valutazione globale compiutasecondo la meccanica applicazionedei criteri IUCN relativi alla scalaglobale (fase I) è essenzialmenteconsistito nel riportare sulla scalaregionale la classificazione condottanel 2007 nella proposta Red Listnazionale (Tabella 15), con qualcheeccezione, considerando inoltre lenuove acquisizioni da allora inter-venute. L’operazione è stata favoritadal fatto che il redattore (DaniloRusso) ha allora collaborato con laredazione della Red List nazionale,nella cui formulazione il quadrocampano fu già ampiamente con-siderato.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo108

Tabella 15Chirotteri presenti in Campania e lorostatus nazionale

secondo la propostaLista Rossa

UZI - MATTM

Nome scientifico nome volgare Proposta Red List nazionale

Rhinolophus euryale Rhinolophus ferrumequinumRhinolophus hipposiderosMyotis alcathoeMyotis bechsteiniiMyotis blythiiMyotis brandtiiMyotis capacciniiMyotis daubentoniiMyotis emarginatusMyotis myotisMyotis mystacinusMyotis nattereriPipistrellus kuhliiPipistrellus pipistrellusPipistrellus pygmaeusHypsugo saviiEptesicus serotinus

Rinolofo eurialeRinolofo maggioreRinolofo minoreVespertilio di AlcatoeVespertilio di BechsteinVespertilio di BlythVespertilio di BrandtVespertilio di CapacciniVespertilio di DaubentonVespertilio smarginatoVespertilio maggioreVespertilio mustacchinoVespertilio di NattererPipistrello albolimbatoPipistrello nanoPipistrello pigmeoPipistrello di SaviSerotino comune

VULNERABILEVULNERABILEMINACCIATA

MINACCIATA

VULNERABILEDATI INSUFFICIENTIMINACCIATA

RISCHIO MINIMO

VULNERABILEVULNERABILEVULNERABILEVULNERABILERISCHIO MINIMO

RISCHIO MINIMO

DATI INSUFFICIENTIRISCHIO MINIMO

PROSSIMA ALLAMINACCIA

Questo Rinolofide è legato es-senzialmente agli habitat ipogeinaturali o artificiali nei quali svernae si riproduce, anche se in Cam-pania conosciamo uno dei po-chissimi siti riproduttivi in edificio(in associazione con Myotis emar-ginatus). Se ne conoscono relati-vamente poche colonie riproduttivesul territorio; la specie sembraparticolarmente rappresentata sulterritorio del Cilento e in Matese,ma i siti di rifugio sono soventeposti a rischio da ingressi incon-trollati o fruizione turistica. LaGrotta di Cauto (Letino, Caserta),recentemente attrezzata per lafruizione turistica che, se condottain modo classico diverrebbe in-sostenibile per i chirotteri, ospitaesemplari di questa specie, peraltrorappresentanti un record altitu-dinale su scala regionale. Altrorifugio importante, nel comunedi Faicchio, è stato interessato al-

l’esterno da lavori di scavo e va-lorizzazione che fortunatamentesembrerebbero non aver avuto unimpatto significativo su quella cherappresenta una delle più impor-tanti colonie presenti nella regione.La Grotta di Cocceio (Cuma),sito artificiale di epoca romana,pure ospita questa specie ed è inattesa di ristrutturazione che, ne-cessaria a mettere l’ipogeo e i ter-reni soprastanti in sicurezza, dovràperò essere condotta in modo daminimizzare l’impatto su questae sulle altre specie di Chirotteri.La specie è inoltre minacciata dal-l’inquinamento luminoso e dallacrescente urbanizzazione delle areerurali e dagli incendi che sottrag-gono importante habitat di ali-mentazione, come ripetutamenteavvenuto nel caso dei boschi delbacino del Titerno. La specie èvalutata come minacciata (criterioA2c).

Nyctalus leisleriNyctalus noctulaBarbastella barbastellusPlecotus auritusPlecotus austriacusMiniopterus schreibersiiTadarida teniotis

CHIROTTERIDanilo Russo 109

Nottola di LeislerNottola comuneBarbastelloOrecchione brunoOrecchione grigioMiniotteroMolosso di Cestoni

PROSSIMA ALLAMINACCIA

VULNERABILEMINACCIATA

RISCHIO MINIMO

RISCHIO MINIMO

VULNERABILERISCHIO MINIMO

MINACCIATA (EN - ENDANGERED)

Rinolofo euriale (Rhinolophus euryale)

Luca Cistrone

Rinolofo minore(Rhinolophushipposideros)

Questo delicato Rinolofide è le-gato agli habitat ipogei naturali oartificiali per lo svernamento, men-tre la riproduzione avviene soprat-tutto in edifici (cosa che crea oc-casioni di conflitto con l’uomo)

ma anche in grotta. In Campania,seppur diffusa, è posta a rischiodalla ristrutturazione di edifici nonrispettosa della presenza di coloniecome da fattori di disturbo in-controllati alle colonie di sverna-

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo110

mento (accessi in grotte e ipogeiartificiali, fruizione turistica degliipogei). Lo stato di conservazionedi questo taxon è stato soventesovrastimato poiché com’è tipicodei rinolofidi anche questa speciesi appende alla volta di ampi volumicome attici e soffitte ed è perciòfacilmente osservabile. Sfortuna-

tamente negli ultimi 10 anni èstata registrata la riduzione o spa-rizione di alcune nursery mentrealtre versano in uno stato di con-servazione assai precario, in sitialtamente vulnerabili e con numeriesigui. Nel complesso, la specie èvalutata come minacciata (criterioA2c).

Specie soprattutto forestale per leesigenze di rifugio, legata alle fo-reste mature di latifoglie decidue,si alimenta in aree aperte. In Cam-pania non è disponibile un solodato di cattura e pochissimi sonoi record attendibili basati sul me-todo ultrasonoro. Valutata come

minacciata in relazione alla suararità, congiuntamente alla ridu-zione delle foreste mature utilizzatequale rifugio e all’espansione degliimpianti eolici che costituisconouna sottrazione di habitat utile euna minaccia significativa per ichirotteri del genere Nyctalus.

Nottola comune (Nyctalus noctula)

Specie forestale fortemente elu-siva e legata soprattutto alle fustaiemature di latifoglie decidue. Aparte alcuni crani non databili, nesono stati osservati pochi esemplari

sul territorio del Parco Nazionaledel Cilento, Vallo di Diano e Al-burni e nel Parco Regionale delMatese. Per quanto riteniamo lapresenza di questa specie sottosti-mata sul territorio campano, ilquadro nazionale e la rarità di ha-bitat idoneo, compromesso dallagestione a ceduo dei boschi so-prattutto alle quota medie e basse(virtualmente privi di cavità idoneeper il rifugio) fanno ritenere questaspecie minacciata sotto il criterioA2c.

Vespertilio di Bechstein

(Myotis bechsteinii)

Specie troglofila, legata a grottee ipogei artificiali per la riprodu-zione e lo svernamento, in Cam-pania posta a rischio anzitutto dagliaccessi incontrollati ai rifugi e dallafruizione turistica convenzionaledi alcuni ipogei carsici, nonchédall’inquinamento dei corsi d’acqua

e dall’alterazione della vegetazioneriparia, habitat di caccia elettivoper questo chirottero. Le pochis-sime stazioni note per questa speciesono tutte sottoposte a forte mi-naccia. La scomparsa di habitat ètale da classificare la specie comeminacciata sotto il criterio A2c.

Vespertilio di Capaccini

(Myotis capaccinii)

Luca Cistrone

CHIROTTERIDanilo Russo 111

Specie forestale fortemente elu-siva e legata soprattutto alle fustaiemature di latifoglie decidue. Sidispone di un’unica osservazionediretta recente per il Parco Re-gionale del Matese, ma è stato ri-levato al bat detector in diversearee tra cui, recentemente, nell’isoladi Capri, osservazione insolita visto

il forte legame con le foreste maturee gli alberi morti in piedi usatispesso come rifugio (vedi Box).La dipendenza da questi ultimiambienti, rari e in regressione,unitamente al limitato numero diosservazioni disponibili, porta aclassificare la specie quale minac-ciata.

Questo rinolofide è legato aglihabitat ipogei naturali o artificialiper lo svernamento, mentre la ri-produzione avviene soprattuttoin edifici (cosa che crea occasionidi conflitto con l’uomo) ma anchein grotta. In Campania, seppurdiffusa, è posta a rischio dalla ri-strutturazione di edifici non ri-spettosa della presenza di coloniecome da fattori di disturbo in-controllati alle colonie di sverna-mento (accessi in grotte e ipogeiartificiali, fruizione turistica degliipogei). Lo stato di conservazionedi questo taxon è sovente sovra-stimato poiché com’è tipico dei

rinolofidi R. ferrumequinum si ap-pende alla volta di ampi volumicome attici e soffitte ed è perciòfacilmente osservabile. Una grandecolonia riportata fino ad alcunianni fa per il complesso monu-mentale di San Leucio sarebbesparita o fortemente ridotta a se-guito dei lavori di ristrutturazione,cosa certamente avvenuta ancheper un’altra importante nurserysul territorio del Cilento dellaquale abbiamo osservazioni pre-cedenti e successive alla ristrut-turazione. Nel complesso, la specieè valutata come vulnerabile (cri-terio A2c).

Barbastello(Barbastella barbastellus)

Rinolofo maggiore(Rhinolophusferrumequinum)

VULNERABILE (VU - VULNERABLE)

Vespertilio minore(Myotis blythii)

Specie troglofila, legata a grottee ipogei artificiali per la ripro-duzione e lo svernamento, inCampania posta a rischio anzi-tutto dagli accessi incontrollatiai rifugi e dalla fruizione turisticaconvenzionale di alcuni ipogei

carsici. Caccia in praterie e pascoliove si nutre soprattutto di ortot-teri colpiti dai pesticidi usati inagricoltura. La scomparsa di ha-bitat e risorse trofiche è tale daclassificare la specie come vul-nerabile sotto il criterio A2c.

Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus)

Specie troglofila e antropofila,nelle aree meridionali come la Cam-pania legata a grotte e ipogei arti-ficiali per la riproduzione e lo sver-

namento ma capace di riprodursi,con grandi colonie (come una re-centemente scoperta in alta Irpinia),anche in edifici. In Campania posta

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo112

Vespertilio maggiore(Myotis myotis)

Specie forestale per la quale di-sponiamo di un numero limitatodi osservazioni per la Campania.Occorre precisare che lo status tas-sonomico di quest’entità è in grandefermento a causa di recenti indaginimolecolari. Anzitutto, Salicini etal. (2011) hanno dimostrato che iM. nattereri italiani, assieme adesemplari di Spagna e Francia, rap-presentano in realtà una specie se-parata rispetto ai M. nattereri s.s.presenti nelle altre aree europee.

Inoltre, come riportato da Galim-berti et al. (2012) anche sulla basedell’analisi di esemplari campani,il taxon risulta costituito da tre li-gnaggi molecolari, dei quali unoesclusivo dell’Italia centrale e me-ridionale. In questa sede parleremocomunque di “M. nattereri” tenendocomunque presente la complessitàdello status tassonomico di questaentità sul territorio nazionale. M.nattereri è stato osservato infre-quentemente sul territorio campanoe risulta confinato soprattutto allearee forestali mature e al boscoigrofilo. Considerate la scarsità deiboschi maturi utilizzati dalle nurserydi questa specie per la riproduzione,nonché le rare osservazioni dispo-nibili per il territorio campano, va-lutiamo la specie quale vulnerabilesotto il criterio A2c.

Vespertilio di Natterer

(Myotis nattereri)

Specie strettamente troglofila,forma grandi colonie di sverna-mento e riproduzione che utilizzanogli ipogei naturali e artificiali tuttol’anno. Fortemente colpita dal di-

sturbo dei rifugi dovuto a speleologiae fruizione turistica, se ne è ravvisatoun declino apparentemente piut-tosto significativo anche se nonquantificato. In virtù di questa os-

Miniottero(Miniopterus schreibersii)

Luca Cistrone

Specie troglofila, legata a grotte eipogei artificiali per la riproduzionee lo svernamento, in Campania postaa rischio anzitutto dagli accessi in-controllati ai rifugi (speleologia, visiteoccasionali) e dalla fruizione turisticaconvenzionale di alcuni ipogei carsici.La gestione dei boschi a ceduo, chiu-dendo i corridoi di volo importanti

per questa specie che caccia soventeghermendo al suolo le prede (in Ap-pennino lo si osserva spesso nellefustaie di faggio), rappresenta unfattore di rischio. La scomparsa o ildisturbo di habitat cruciali soprattuttoper il rifugio sono tali da classificarela specie come vulnerabile sotto ilcriterio A2c.

a rischio anzitutto dagli accessi in-controllati ai rifugi ma anche dalgrado di rischio cui sono sottopostele poche colonie in edificio note,poste in edifici pericolanti o di fa-

cilissimo accesso. Stante questoquadro e comunque il numero con-tenuto di segnalazioni note, la specieviene classificata come vulnerabilesotto il criterio A2c.

CHIROTTERIDanilo Russo 113

servazione e della vulnerabilitàlegata alla tendenza gregaria, percui l’impatto su una sola colonia si

riflette su scala geografica ampia,si ritiene la specie vulnerabile inCampania sotto il criterio A2c.

Specie sinantropica e forestalemeno diffusa della specie gemellaP. pipistrellus da cui è stata distintasolo negli anni ’90 e senz’altropiù selettiva per gli habitat di ali-mentazione. Riteniamo possibileche la specie versi in uno stato diconservazione non ottimale, so-prattutto in virtù dello stato didiffuso degrado dei corsi d’acqua

da cui la specie dipende forte-mente per l’alimentazione. Par-tecipano a questa situazione dicompromissione l’inquinamentodei corsi d’acqua, la riduzione oscomparsa della vegetazione ri-paria e la cementificazione degliargini fluviali. Classifichiamo per-tanto P. pygmaeus quale prossimoalla minaccia.

Specie legata a strutture antropichecome ponti e muri, nelle cui fessureforma colonie riproduttive, e a grottee ipogei artificiali ove sverna, elet-tivamente legata ai corsi d’acqua eai fiumi per l’alimentazione. Pur in

assenza di colonie note, la specie èstata ripetutamente rilevata sui corsid’acqua campani e in generale, ancheconsiderando il quadro nazionale edelle regioni vicine, può ritenersi aminor rischio.

PROSSIMA ALLA MINACCIA (NT - NEAR THREATENED)

Pipistrello pigmeo(Pipistrellus pygmaeus)

Vespertilio di Daubenton(Myotis daubentonii)

Specie soprattutto forestale perle esigenze di rifugio, legata alleforeste mature di latifoglie decidue,si alimenta in aree aperte. Local-mente (Parco Nazionale del Ci-lento,Vallo di Diano e Alburni)frequente ma in generale minac-ciata dalla scomparsa di habitatidoneo e dall’espansione degli im-pianti eolici, con cui sono notinumerosi casi di collisione in moltearee europee. Soprattutto questiultimi, unitamente alla gestioneforestale intensiva (con rimozione

di alberi vetusti, difettosi o mortile cui cavità ospitano colonie diquesto chirottero) fanno classificareN. leisleri come prossima alla mi-naccia.

Nottola di Leisler(Nyctalus leisleri)

A MINOR RISCHIO (LC - LEAST CONCERN)

Luca Cistrone

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo114

Specie fortemente sinantropicafrequente e abbondante su tutto ilterritorio campano, anche nelle areemetropolitane. A differenza di altrespecie di chirotteri, danneggiatedall’illuminazione artificiale, si ali-menta spesso presso i lampioni checoncentrano le prede offrendo quin-

di un vantaggio energetico nel fo-raggiamento. La perdita di rifugidovuta a ristrutturazione di edificio a esclusione deliberata di coloniee l’impatto con impianti eolici pos-sono costituire minacce per questotaxon che, tuttavia, è al momentoqualificabile come a minor rischio.

Pipistrello albolimbato

(Pipistrellus kuhlii)

Specie fortemente sinantropicafrequente e abbondante su tutto ilterritorio campano, spesso osservatain caccia presso i lampioni di stradee aree urbane. La perdita di rifugidovuta a ristrutturazione di edifici

o a esclusione deliberata di coloniee l’impatto con impianti eolicipossono costituire minacce perquesto taxon che, tuttavia, è almomento qualificabile come a mi-nor rischio.

Pipistrello di Savi (Hypsugo savii)

Specie diffusa in molte aree ehabitat diversi, con rifugi in edificie fessure nella roccia, in Campaniaè presente su tutto il territorio,sebbene probabilmente con po-

polazioni non numerose. Special-mente frequente nelle aree costierea falesia, come in Penisola Sor-rentina e a Capri. Il suo volo altoe la scarsa accessibilità dei rifugirendono l’osservazione diretta piut-tosto rara, mentre i segnali di eco-localizzazione, udibili, ne permet-tono un’agevole identificazione.Classifichiamo la specie a minorrischio, ma fattori d’interferenzacome l’impatto con gli impiantieolici andrebbero adeguatamentevalutati.

Molosso di Cestoni(Tadarida teniotis)

Specie forestale appartenente algruppo criptico mystacinus, per laCampania se ne sono osservatisolo quattro esemplari, due dal ter-ritorio di Corleto Monforte e dueda Felitto, tutti determinati me-diante analisi molecolare (Terebaet al. 2009; Galimberti et al. 2010,2012). Classificata pertanto comespecie con dati insufficienti.

Vespertilio di Alcatoe(Myotis alcathoe)

DATI INSUFFICIENTI (DD - DATA DEFICIENT)

Molosso di Cestoni

Luca Cistrone

Gabor Csorba

CHIROTTERIDanilo Russo 115

Specie forestale appartenente algruppo criptico mystacinus, per laCampania Danilo Russo e colla-boratori hanno osservato solo unesemplare sul territorio di Corleto

Monforte, determinato su basemorfologica e con la tecnica delDNA barcoding (Galimberti et al.2012, 2012). Classificata pertantocome specie con dati insufficienti.

Vespertilio di Brandt(Myotis brandtii)

Specie forestale appartenente algruppo criptico mystacinus, sovente,ma non esclusivamente, associatoalle faggete, la cui ecologia è poconota in Italia. Solo localmente fre-quente (ad esempio, nelle faggetedel Parco Nazionale d’Abruzzo,Lazio e Molise), in generale M.mystacinus è caratterizzato da di-stribuzione tuttora poco nota(Agnelli et al., 2004). Osservato

nel Parco Regionale del Matese enel Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni (D. Russo,oss. pers.), i dati molecolari confer-mano la diagnosi specifica effettuatasu base morfologica degli individuicampani. Valutata come vulnerabilesu scala nazionale, il quadro cam-pano necessita di ulteriori appro-fondimenti per cui la riteniamospecie con dati insufficienti.

Vespertilio mustacchino (Myotis mystacinus)

Specie sinantropica sovente legataagli agro-ecosistemi per l’alimen-tazione. Per la Campania il quadrodistributivo è praticamente sco-nosciuto e fa ritenere che si trattidi specie oggettivamente rara sulterritorio, probabilmente minacciatadai fenomeni di intensificazionedell’agricoltura e dalla diffusione

di pesticidi oltre che dal potenzialerischio di interferenza causato dagliimpianti eolici. Riteniamo prudenteclassificare la specie come a datiinsufficienti, ma sospettiamo cheun incremento di indagini dedicatea questa specie potrebbero rivelarneuno stato di conservazione relati-vamente compromesso.

Serotino(Eptesicus serotinus)

Specie essenzialmente forestale, lo-calmente frequente (Matese, ParcoNazionale del Cilento, Vallo di Dia-no e Alburni) ma in generale elusiva

e poco documentata per il territoriocampano. Si ritiene prudente clas-sificarla come a dati insufficienti inattesa di ulteriori indagini.

Orecchione bruno(Plecotus auritus)

Specie legata ai boschi e alle areedi margine, in generale elusiva epoco documentata per il territoriocampano. Recentemente riscon-trata nel Parco Gussone, leccetasita in area fortemente antropiz-

zata nel comune di Portici, a te-stimonianza di un legame esistentecon i parchi urbani. Si ritieneprudente classificarla come a datiinsufficienti in attesa di ulterioriindagini.

Orecchione grigio(Plecotus austriacus)

A fronte di una elevata ricchezzain specie di chirotteri, la Campaniamanifesta anche un quadro piuttostopreoccupante dal punto di vistaconservazionistico, con 12 specie arischio (vulnerabili o minacciate) e2 prossime alla minaccia. Non èconfortante neanche l’alto numerodi specie con dati insufficienti, ilcui status al momento non puòessere valutato adeguatamente mache potrebbero, anche in relazionealla tipologia ambientale da essefrequentata, versare in una condi-zione precaria.Le minacce più frequentemente

riscontrate sono le medesime veri-ficate sul territorio nazionale, a par-tire dalla sensibile riduzione dei sitidi rifugio alla crescente esposizione

all’impatto con gli impianti eolici.Azioni urgenti riguardano la re-

golamentazione della speleologia,il divieto di realizzazione di nuovegrotte turistiche, azioni di mitiga-zione da imporsi a quelle esistenti,la messa in sicurezza o la tutelastretta dei principali rifugi di chi-rotteri noti, un piano di monito-raggio degli impianti eolici in corsod’opera per valutarne l’impatto ef-fettivo sui chirotteri e, infine, larealizzazione di un programmacomplessivo di monitoraggio nelrispetto di quanto previsto dalD.P.R. 357/97. Auspichiamo chela presente valutazione possa rap-presentare un primo passo versola realizzazione di tali importantiazioni negli anni a venire.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo116

CONSIDERAZIONICONCLUSIVE

Il barbastello (Barbastella barbastellus) èuna delle specie di chirotteri maggiormentea rischio in Europa. Figura negli Allegati II eIV della Direttiva 92/43/CEE ed è classificatocome minacciato su scala nazionale. Questo chirottero, alquanto elusivo, si ri-

fugia soprattutto negli alberi morti. Nel pe-riodo riproduttivo, piccoli nuclei di femminepartorienti o allattanti si raggruppano al disotto delle squame parzialmente distaccatedella corteccia di questi alberi (Russo et al.2004). Com’è tipico dei chirotteri forestali,il concetto di “colonia” in B. barbastellus èassai diverso da quello che caratterizza lespecie che si rifugiano in siti ipogei o edifici.Infatti, mentre in queste ultime l’intera co-lonia occupa un unico rifugio, grotta, edificioo struttura equivalente, nelle specie forestalicome il barbastello si assiste a una colonia“diffusa” fatta di molteplici nuclei, ciascunoin un albero diverso, sebbene tutti siano al-l’interno della medesima area forestale. Inquesti casi l’unità di gestione, ai fini dellaconservazione, non è rappresentata dal sin-golo albero-rifugio bensì dal complesso dialberi presenti nell’area suddetta (Russo etal. 2005). Di conseguenza, più che salva-guardare il singolo albero, ai fini della tutelarisulta vitale considerare l’intera area dibosco e modulare la gestione forestale inmodo da mantenere una sufficiente dispo-nibilità di alberi morti e anche di quellidifettosi o deperienti che, nel tempo, sosti-tuiranno quelli morti che progressivamentesi disgregano sotto l’azione dei fattori chimici,fisici e biologici che partecipano alla de-composizione della necromassa forestale.

La socialità all’interno della “colonia”, soloapparentemente ostacolata da questa se-parazione spaziale, è mantenuta grazie alcomportamento detto di “roost switching”,ossia al sistematico spostamento di individuida un rifugio all’altro tale da comportareuna costante fusione e fissione di nucleisociali (Russo et al. 2005). Questo caratteri-stico comportamento, che ha un ruolo im-portante anche per mantenere e incrementareuna mappa cognitiva dei rifugi utilizzabili(utile qualora un sito divenga improvvisa-mente inutilizzabile, fatto che comporta unimmediato spostamento a un nuovo rifugio),diviene meno frequente nel cuore del periododell’allattamento, quando i piccoli sonoormai cresciuti e pesanti e il loro trasportoin volo da parte delle madri espone le coppie“traslocanti” a un più forte rischio di preda-zione (Russo et al. 2007). Per quanto detto, il barbastello appartiene

a pieno diritto alla guild dei chirotteri fitofili,o forestali, e si sa essere sensibile allagestione forestale intensiva (Russo et al.2010). Tuttavia, uno studio della chirotte-rofauna dell’Isola di Capri condotto in col-laborazione con colleghi svedesi ha permessodi evidenziare una significativa presenza diquesta specie anche sulla “perla” del Golfodi Napoli (Rydell et al. 2012 a, b). L’indagine,sviluppata nell’ambito degli studi realizzatiper la redazione della Lista Rossa, è statacondotta facendo un ampio uso di rilevatoridi ultrasuoni di ultima generazione, chesono in grado di campionare segnali adalta frequenza, sia in modalità manuale cheautomatica. Questa tecnica si rivela assai

CHIROTTERIDanilo Russo 117

IL CASO DEI BARBASTELLI DELL’ISOLA DI CAPRI

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo118

promettente poiché mentre i barbastellisono molto abili nell’eludere la cattura me-diante reti, i loro segnali di ecolocalizzazionesono sufficientemente intensi e diagnosticida risultare utili per rilevare con certezza lapresenza della specie in un dato territorio.In questo modo si è visto che il barbastelloè stabilmente presente sull’Isola e in certearee di questa (in particolare ad Anacapri,nei dintorni del Castello Barbarossa, sededell’Osservatorio ornitologico nel quale col-laborano ricercatori italiani e svedesi) risultafrequente. La specie caccia soprattuttofalene (Rydell et al. 1996), prede che evi-dentemente devono essere ampiamente di-sponibili sull’isola, almeno ove ricorre il bar-bastello. A Capri questa specie caccia in ti-pologie ambientali piuttosto atipiche: mentrein genere essa foraggia nelle aree forestalio presso la vegetazione riparia, infatti, sul-l’isola predilige le aree aperte come la mac-chia o addirittura gli spazi a ridosso dellefalesia affacciate sul mare, almeno nellegiornate poco ventose. Una delle ipotesiformulate al riguardo è che nottetempol’aria calda proveniente dal mare possarisalire per convezione lungo le falesie con-centrandovi le falene e quindi offrendoun’importante opportunità di caccia a questopipistrello. Non meno inconsueta dev’esserela situazione dei rifugi. Sebbene non siastato ancora accertato direttamente, le os-servazioni finora condotte suggeriscono chei barbastelli utilizzino cavità nelle roccecome rifugi piuttosto che alberi. Il caso sa-rebbe, per la verità, non unico per quantoassai raro: il nostro gruppo di ricerca studiainfatti un’altra “insolita” popolazione dibarbastelli, sulla costa abruzzese, i cui rifugi

si trovano nelle fessure delle argille di un’areacalanchiva. Si tratta comunque di situazionieccezionali che contrastano fortemente conquanto noto dagli ormai molti studi europeisulla specie, dalla Penisola Iberica all’estEuropa. Un’ipotesi alternativa sui barbastellidi Capri è che essi non siano residenti maprovengano dalle aree forestali della vicinaPenisola Sorrentina, attraversando il limitatobraccio di mare che separa le due aree. No-nostante questo non si possa escludere, lacomparsa assai precoce, all’imbrunire, deibarbastelli nelle aree di foraggiamentocapresi lascia propendere fortemente perl’ipotesi di un nucleo residente sull’isola. Lacollaborazione con i ricercatori svedesi, oltrea risultare molto importante per la condu-zione del lavoro di campo, ha anche per-messo di ritrovare un dato di presenza delbarbastello accidentalmente catturato daornitologi di quel Paese impegnati nellostudio delle migrazioni degli uccelli: un bar-bastello era stato catturato a Capri oltre 40anni fa; un dato dimenticato, questo, chetestimonia come la specie sia presente sul-l’Isola con un nucleo storicamente stabile.B. barbastellus è noto per le grandi Isoledel Mediterraneo (Sicilia, Sardegna) ma èben più raro su quelle piccole (Canarie: LaGomera, Tenerife; Baleari: Mallorca, For-mentera, Sa Dragonera). Considerati la pic-cola estensione e il tipo di ambienti presentia Capri, la situazione della specie su que-st’isola appare a oggi unica e contribuiscea una migliore comprensione dell’ecologiadi questo chirottero indirizzando nel con-tempo le strategie di monitoraggio e tutelaad aree geografiche e tipologie ambientalialtrimenti del tutto ignorate.

CHIROTTERIDanilo Russo 119

Il barbastello è stato recentemente osservato sull’Isola di Capri: un caso pressoché unico, rispetto alla correnteconoscenza, nell’ampio areale europeo di questa specie

Foto di Luca Cistrone

Habitat idoneo all’Arvicola acquaticain un’area di presenza accertata (Parco Regionale del Partenio)

Silvia Capasso

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 121

ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORISilvia Capasso e Filomena Carpino

I gruppi tassonomici di questatrattazione sono spesso designaticol termine di “micromammiferi” o“piccoli mammiferi”. Essi rivestonoun’importanza fondamentale nellebiocenosi per diversi aspetti. Primofra tutti il ruolo ecologico che rico-prono, rappresentando spesso nodifondamentali alla base delle reti tro-fiche, andando a costituire un ele-mento fondamentale della dieta dimolti vertebrati, oltre che essere essistessi importanti predatori di in-vertebrati, nel caso degli insettivori.Per il loro ruolo ecologico di speciepreda rappresentano un ottimobioindicatore per lo stato dell’am-biente che occupano (Sartori, 1998).Inoltre, per le loro abitudini fossoriee per la dieta, contribuiscono adarieggiare e fertilizzare il suolo (Stein,1990) e coadiuvano la diffusionedelle spore dei funghi micorrizici,oltre che il rinnovamento e l’espan-sione del bosco (Wolff, 1996). D’altrocanto alcuni roditori sinantropicicausano, per le loro abitudini ali-mentari, danni all’economia e pos-sono costituire rischi sanitari perl’uomo o per animali domestici ed’allevamento. Nonostante questeproblematiche riguardino una mi-nima componente di questo gruppodi mammiferi, essi sono noti a moltisolo in tale accezione.Lo scarso interesse per lo studio

di queste specie determina una sot-tostima della loro presenza e di-stribuzione e conseguentemente

una minore attenzione per il lorostatus e quindi per le strategie ditutela connesse. A livello globale èstato visto che gran parte dei pro-grammi di ricerca e conservazioneriguardanti i mammiferi non com-prendono le specie emergenti inclusein questo raggruppamento (Amorie Gippoliti, 2000), nonostante com-prendano più della metà delle specienote di mammiferi. Risultano in-teressate, insieme ad altre specie“neglette” di mammiferi, solo perl’1% da programmi di conservazionerispetto alle grandi specie carisma-tiche (Balmford et al., 1996). Anchein tempi recenti è stato stimatoche questa tendenza ha portato,complessivamente, a trascurare l’at-tenzione verso il 75% dei mammifericon status minacciato, e tra i menopresenti nei programmi di conser-vazione troviamo insettivori, roditorie chirotteri (Sitas et al., 2009). Nel caso presente i problemi de-

lineati investono ancor più la nostraregione, dove pochissimi sono glistudi specifici reperibili. Ciò com-porta che le poche ricerche a di-sposizione sono spesso datate eforniscono informazioni di distri-buzione solo puntiformi, anche acausa del ridotto home range diqueste specie, che richiederebbemaggiore copertura di territorionei monitoraggi.Tra gli studi effettuati ci sono al-

cuni progetti promossi e finanziatidalla Regione, condotti nelle aree

PREMESSA

protette, come il Progetto Misura1.9c P.I.T. Partenio S02 “Osserva-torio biodiversità”, il Progetto S22“Laboratorio permanente per ilmonitoraggio della biodiversità erealizzazione della cartografia dellabiodiversità del Parco Nazionaledel Vesuvio” e il ProgettoS004ECOEPR “La natura delcomplesso vulcanico del Rocca-monfina e della Foce del Garigliano:conoscere per tutelare e promuo-vere”, oggetti di altrettante pub-blicazioni sia di carattere scientificoche divulgativo (cfr. Capasso e Car-pino, 2008; Carpino e Capasso,2008; Scaravelli e Priori, 2009; Ca-passo et al., 2009 e 2010). Progettidi ampio respiro condotti su altrearee non hanno riguardato questoraggruppamento, comportando lamancanza di dati per vaste areedella Campania. Per il Parco Na-zionale del Cilento, Vallo di Dianoe Alburni studi zoologici sono statieffettuati negli anni ’90 per la rea-lizzazione del Piano del Parco (cfr.Milone in AA.VV., 2002), mentreun resoconto faunistico è riportatoda Picariello et al. (1999). Megliotracciata la teriofauna delle isole,oggetto di diversi studi anche recenti(cfr. Nappi e Masseti, 2005; Nappiet al., 2007b; Angelici et al., 2009).Un importante contributo, anchedi confronto storico per delineareil trend delle specie, è dato dailavori di revisione dei reperti museali(cfr. Maio et al., 2000b; Nappi eMaio, 2002; Maio e Nappi, 2005).Fondamentale è anche l’apporto didati pervenuti in base a segnalazionipersonali e/o archivi non pubblicati,sebbene necessitino di opportuneselezioni, soprattutto in virtù delle

continue revisioni tassonomicheche caratterizzano i taxa degli Or-dini in esame.Per delineare lo status di queste

specie si è ritenuto opportuno seguirei criteri recentemente introdotti pervalutare i fattori di rischio per Ro-ditori, Erinaceomorfi e Soricomorfiin Italia (cfr. Bertolino et al., 2008a),che tuttavia non si discostano dalleindicazioni fornite per la redazionedelle liste rosse regionali (cfr. IUCN,2005):- il trend delle specie a livelloglobale e nazionale;- lo status dei taxa in aree limi-trofe alla regione, quando l’in-formazione è reperibile;- la distribuzione e, se disponibili,dati sull’abbondanza;- la specializzazione ecologica;- la diversificazione tassonomicadelle specie considerate.Gli ultimi due criteri sono parti-

colarmente importanti per questoraggruppamento, infatti, soprattuttotra gli insettivori, si riscontrano di-verse specie con esigenze ecologichespinte ed elevato grado di specia-zione, tant’è che non mancano gliendemismi. Nella valutazione delle esigenze

ecologiche sono stati esaminati gliambienti elettivi per ogni specie eil trend del relativo stato, su scalanazionale e regionale, nonché ifattori di minaccia. Le fonti utilizzatea questo scopo sono la collana “Qua-derni Habitat” redatta dal Ministerodell’Ambiente e della Tutela delTerritorio e del Mare e dal MuseoFriulano di Storia Naturale di Udineed il “Manuale Italiano di inter-pretazione degli habitat della Di-rettiva 92/43/CEE”.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo122

Ulteriori lavori di riferimentosono il Libro Rosso degli Animalid’Italia (Bulgarini et al., 1998),consistente in una redlist nazionale,sebbene ormai datata, e la più re-cente Proposta Lista Rossa na-zionale dei Mammiferi UZI/MATTM (Rondinini, 2006) che,mai approvata ufficialmente, è at-tualmente in fase di revisione. Siè tenuto conto, inoltre, dell’im-prescindibile RedList internazio-nale (IUCN, 2011). Per la no-menclatura e l’ordine sistematicosi è fatto riferimento ad Amori etal. (2008). Sul territorio campano sussistono

1 Erinaceomorfo, 10 Soricomorfi,di cui 1 di presenza non accertata,17 Roditori, di cui 1 di presenzanon accertata, per un totale di 28specie. Di queste, cinque non sonostate valutate in quanto specie in-trodotte, quindi al di fuori del

proprio range naturale, e classificatecome “Non Applicabile” (NA),mentre altre tre, per le quali nonsi dispone di dati sufficienti peruna valutazione, sono ascritte allacategoria DD (Data Deficient).Tra gli insettivori (Erinaceomorfie Soricomorfi), uno viene consi-derato “Vulnerabile” (Vulnerable;VU) ed uno “Quasi minacciato”(Near threatened; NT). Tra le 17specie di roditori presenti in Cam-pania, una è classificata “In peri-colo” (Endangered; EN), due “Vul-nerabili” ed una “Quasi minaccia-ta”. Rispetto alle assegnazioni na-zionali si notano alcuni casi disurclassamento delle categorie (cfr.Tabella 16), in quanto in Campa-nia, dove insistono importanti fat-tori limitanti, diverse specie risul-tano meno abbondanti che altrovee mostrano una distribuzione piùframmentata e localizzata.

ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORISilvia Capasso e Filomena Carpino 123

Riccio europeo

Giovanni Mastrobuoni

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo124

Tabella 16Erinaceomorfi,

Soricomorfi e Roditoridella Campania

con relative categoriedi minaccia (1IUCN, 2011;

2Bulgarini et al., 1998;3Rondinini, 2006

attualmente in revisione,4presente contributo).

Ordine specieLista

Rossa re-gionale4

PropostaLista

Rossa na-zionale3

LibroRosso degli Animalid’Italia2

ListaRossaIUCN1

Direttiva“Habitat”

Erinaceomorpha

Soricomorpha

Rodentia

Riccio europeoErinaceus europaeusTalpa cieca Talpa caecaTalpa romana Talpa romanaToporagno del Vallese Sorex antinoriiToporagno nano Sorex minutusToporagno appenninico Sorex samniticusToporagno acquaticodi MillerNeomys anomalusToporagno d’acqua Neomys fodiensMustiolo Suncus etruscusCrocidura ventrebianco Crocidura leucodonCrocidura minore Crocidura suaveolensScoiattolo comune Sciurus vulgarisScoiattolo variabile Callosciurus finlaysoniiGhiro Glis glisMoscardino Muscardinus avellanariusQuercino Elyomis quercinusArvicola acquatica Arvicola amphibiusArvicola delle nevi Chionomys nivalisArvicola del Savi Microtus saviiArvicola rossastra Myodes glareolusTopo selvatico a collo giallo Apodemus flavicollisTopo selvatico Apodemus sylvaticusTopolino delle risaie Micromys minutus

/

/

/

/

/

/

/

/

/

/

/

/

/

/

All. IV

/

/

/

/

/

/

/

/

/

/

/

/

/

DD

/

/

/

/

/

VU

/

/

VU

VU

/

/

/

/

/

/

VU

LC

LC

LC

DD

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

NT

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

DD

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

/

NA

LC

LC

VU

VU

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

LC

NT

LC

LC

VU

DD

LC

LC

LC

DD

NA

LC

LC

VU

VU

EN

LC

LC

LC

LC

DD

ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORISilvia Capasso e Filomena Carpino 125

Topolino domestico Mus musculusRatto delle chiaviche Rattus norvegicusRatto nero Rattus rattusIstrice Hystrix cristataNutria Myocastor coypus

/

/

/

All. IV

/

LC

LC

LC

LC

LC

/

/

/

/

/

LC

LC

LC

LC

NA

NA

NA

NA

NT

NA

MINACCIATA (EN - ENDANGERED)

Segnalata, per la Campania, solonel Massiccio del Matese (Amoriet al., 1986), con osservazioni daverificare, in quanto non è stata in-dagata nei più recenti studi effettuatinel Parco Regionale del Matese.La distribuzione frammentata lungol’arco appenninico (Nappi et al.,2007a) e la concreta possibilità dicasi di presenza non accertata fannosupporre una sottostima del suoareale (Capizzi e Santini in Spagnesie Toso, 1999; Paci et al., 2003). Si ritiene di attribuire lo status di

“Minacciata” (EN; criterio D2) aquesta specie in Campania, a causadella distribuzione puntiforme edella peculiarità degli ambienti acui è legata. Si ritiene, inoltre, chel’Appennino campano rappresentiun’area importante per la specieche qui troverebbe il limite meri-dionale del suo areale.

L’Arvicola delle nevi predilige lepraterie montane con un optimumdi altitudine compreso tra i 1500 ei 2000 metri s.l.m. (Nappi, 2002)ed esige, in particolare, accumulicontinui di massi e substrati rocciosiove trovare rifugio e microclimiidonei. In presenza di questi am-bienti può infatti rinvenirsi anchead altitudini inferiori. Tale esigenzacomporta una presenza discontinuaed un certo grado di isolamentodelle popolazioni a causa della fram-mentazione cui sono soggetti questihabitat. Gli habitat dei ghiaionimontani sono inclusi nell’allegato Idella Direttiva 92/43/CEE, (Ghia-ioni del Mediterraneo occidentalee termofili), ed in Campania sonosoggetti, oltre che ad un notevolegrado di frammentazione, anchead altri fattori di minaccia legatialle attività umane.

Arvicola delle nevi(Chionomys nivalis)

Del Toporagno acquatico di Millersi dispone di un’unica segnalazionecerta nella regione, dedotta dal-l’esame di un cranio raccolto a

Guardia Lombardi (AV) nel 1996(cfr. Nappi e Maio, 2002). Si ritieneche la distribuzione della specie siasottostimata, essendo presente nelle

Toporagno acquaticodi Miller (Neomys anomalus)

VULNERABILE (VU - VULNERABLE)

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo126

Questo gliride, sebbene risultipresente in tutta la penisola, nelleisole maggiori ed in alcune isoleminori, ha una distribuzione con-siderata discontinua in Italia (Ca-pizzi e Santini in Spagnesi e Toso,1999). In molti paesi dell’Europacentro-orientale ne è stata segnalatauna preoccupante diminuzione,tant’è che viene valutata come pros-sima alla minaccia (NT) nella listarossa dell’Unione Internazionaleper la Conservazione della Natura(Bertolino et al., 2008b). Il declinoha cause ancora sconosciute, mapotrebbe essere attribuito ad unascorretta gestione forestale dal mo-mento che la specie difficilmentericolonizza i frammenti in cui lasottopopolazione si estingue (Amoriin Rondinini, 2006).

In Campania il Quercino è se-gnalato in tutte le province, mal’areale noto risulta frammentato.In passato era presente anche aCapri, dove è stato rinvenuto inun accumulo riferibile a borre dirapaci di età subattuale (Barbera eCimmino, 1990), mentre oggi lapresenza sull’isola è incerta (Nappiet al. 2007b, Angelici et al., 2009).Nel Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni è raro elocalizzato e appare meno diffusodegli altri Gliridi (Picariello et al.,1999). Anche nel Parco Nazionaledel Vesuvio, dai dati emersi in unrecente studio sembrerebbe menofrequente delle altre specie dellastessa famiglia (Capasso et al.,2009), ma è tuttavia presente invarie località dislocate su tutti i

Quercino (Eliomys quercinus)

regioni limitrofe quali Lazio (cfr.Amori et al., 2002), Molise (cfr.Scaravelli et al., 2005), Basilicata(cfr. Aloise et al., 2003). In assenzadel congenere competitore Topo-ragno d’acqua (N. fodiens), puòessere localmente abbondante (Hut-terer et al., 2008), ed aumenta leproprie dimensioni corporee, comesembra avvenire in Italia meridionale(Amori in Spagnesi e Toso, 1999).Nonostante l’apparente assenza delToporagno d’acqua nella regione,la specie non sembra mostrare unabuona diffusione. Si suppone chela sua rarità sia imputabile allaperdita di ambienti idonei, dovutaal prosciugamento di fiumi e ruscelli,nonché alla distruzione di vegeta-zione ripariale, che rappresentanofattori limitanti per la sopravvivenzadelle popolazioni (Amori in Spa-

gnesi e Toso, 1999) e che insistonoin molte aree della regione. La per-dita di habitat idonei sta determi-nando un declino della specie a li-vello globale, con una forte fram-mentazione della popolazione chela rende suscettibile a fenomeni diestinzioni locali, compensati tuttaviadall’abbondanza in altre aree. InCampania l’assenza di segnalazionied il sussistere dei fattori di minacciasuddetti la fanno ritenere rara alpunto da ascriverla alla categoria“Vulnerabile” (VU; criterio D2). Vasottolineato, inoltre, che per il To-poragno acquatico di Miller è statariscontrata una linea mitocondrialedistinta in Italia meridionale, chefa supporre un contributo importantedelle aree di rifugio mediterraneenella variabilità genetica della specie(Castiglia et al., 2005).

ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORISilvia Capasso e Filomena Carpino 127

versanti del vulcano (Maio et al.,2002). Nel Parco Regionale delPartenio, sebbene piuttosto comune,è considerato specie emergente acausa della sussistenza di vari fattoridi minaccia, fra cui la cattiva ge-stione forestale (Carpino e Capasso,2008). È stato rilevato anche inlocalità particolarmente antropiz-zate, come ad esempio Marcianise(cfr. Aloise in Stoch, 2000-2006),ed alcuni boschi della provincia diNapoli, isolati o con scarsi colle-gamenti ecologici con le aree li-mitrofe, come il cratere degli Astro-ni (Amori et al., 1986) ed il ParcoGussone di Portici (Moschetti et

al., 1995). In quest’ultimo parco,tuttavia, il Quercino non è statorinvenuto in un recente studio incui sono stati analizzati e identificatii resti di 207 piccoli mammiferiprovenienti da borre di Barbagianni(S. Capasso, dati non pubblicati); èragionevole ipotizzare, pertanto,che nel parco urbano la specie siapoco abbondante e/o possa aversubito un calo numerico negliultimi 15 anni. Vista la frammentazione del-

l’areale campano e l’esistenza sulterritorio di potenziali fattori diminaccia la specie viene classificata“Vulnerabile” (VU; criterio B2a).

Attualmente riportata solo peril Partenio (Carpino e Capasso,2008) ed in un’area del Gariglianoa monte della diga di Suio (Scara-velli e Priori, 2009). Nel primocaso era stata segnalata anche pre-cedentemente da Caputo (1989).Da verificare la presenza nel sa-lernitano dove viene osservata nel1994 nel bacino del Tanagro (M.Milone e F. Carpino, oss. pers.).Reperti provenienti da Salernosono conservati, inoltre, nella col-lezione zoologica del Museo “LaSpecola” di Firenze. Da segnalarel’altissimo numero di resti (238individui) ritrovati a Paestum daNappi (2010) in un accumulo dimateriale osteologico non databile,ma risalente presumibilmente adun passato antecedente la bonificadelle paludi del territorio, che oggiappare, infatti, completamente tra-sformato ed inaridito. Sul Som-ma-Vesuvio le uniche segnalazionisono del 1975-77 (Dinardo, 1991a),

non confermate negli studi suc-cessivi (cfr. Maio et al., 2000a; Ca-passo et al., 2009), tanto da far ri-tenere estinta la specie nell’area,anche per la mancanza di ambientiumidi idonei (Capasso et al., 2009).Globalmente la popolazione è ri-tenuta stabile, ma mostra un evi-dente declino in alcuni paesi, tracui l’Italia. Nei paesi del Mediter-raneo le popolazioni mostrano unapronunciata tendenza alla fram-mentazione a causa del crescenteinaridimento e le estinzioni localiregistrate sono essenzialmente im-putabili alla perdita degli habitat,all’inquinamento dei corpi d’acquaed in taluni casi alla predazione ecompetizione con specie alloctoneintrodotte (Batsaikhan et al., 2008).In Campania diverse segnalazionidel passato non sono state confer-mate in anni successivi, facendoritenere la specie in declino; persi-stono, inoltre, marcati fattori diminaccia come il crescente inari-

Arvicola acquatica(Arvicola amphibius)

dimento e la perdita di specchid’acqua, la cattiva gestione dellesponde con perdita della vegeta-zione ripariale che la specie esige,l’inquinamento delle acque e l’usodi rodenticidi. L’Arvicola acquaticaè quindi considerata “Vulnerabile”

(VU; criterio B2b) in Campania,dove peraltro si registra una cre-scente diffusione della Nutria (Myo-castor coypus) (Nappi e Mancuso,2010), spesso sintopica, sebbenegli effetti di competizione con que-sta specie non siano ancora noti.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo128

Precedentemente consideratosottospecie di Sorex araneus, è statoelevato a rango di specie da Brünneret al. (2002). Attualmente le unichesegnalazioni certe riguardano ilParco Regionale del Partenio (Ca-puto, 1989; Capasso e Carpino,2008; Carpino e Capasso, 2008),dove la specie è stata ritrovata,anche recentemente, in borre diBarbagianni sia nel versante set-tentrionale che in quello meridio-nale del massiccio montuoso. NelParco Nazionale del Vesuvio le ul-time osservazioni risalgono aglianni 1978-81 (Dinardo, 1991c, in-dicato come S. araneus) e la presenzanon è stata confermata negli studisuccessivi (Maio et al., 2000a; Ca-passo et al., 2009). La specie nonè citata per il Parco Regionale diRoccamonfina nel recente studiorealizzato da Scaravelli e Priori(2009) per conto dell’Ente Parco.Non è, infine, menzionata in unresoconto faunistico sul Parco Na-zionale del Cilento, Vallo di Dianoe Alburni (Picariello et al., 1999),

che riporta, invece, sia Sorex sam-niticus che Sorex minutus. È daconsiderare, tuttavia, che per questoParco le uniche indagini sui piccolimammiferi risalgono agli anni ’92-’94, quando gli studi faunistici nonsempre tenevano conto dei caratteridistintivi fra Sorex samniticus e l’al-lora Sorex araneus antinorii. A livello nazionale la specie non

è ritenuta classificabile a causa didati insufficienti (DD - Data De-ficient) (cfr. Amori in Rondinini,2006). Per la nostra regione si ri-tiene di ascriverla alla categoria“Quasi minacciato” (NT), in quantol’areale campano attualmente notoè particolarmente ristretto e man-cano del tutto indagini mirate estime di densità. Il genere Sorex,inoltre, è uno dei taxa di Mammiferimaggiormente sensibili alla fram-mentazione ecologica e pertantole specie che vi appartengono sonoda considerarsi prioritarie per laconservazione a livello locale, comeindicato da uno specifico contributodi Gippoliti et al. (2003).

Toporagno del Vallese

(Sorex antinorii)

PROSSIMA ALLA MINACCIA (NT - NEAR THREATENED)

ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORISilvia Capasso e Filomena Carpino 129

La specie è stata oggetto di di-battito circa la sua attribuzione fi-logeografica, fino agli ultimi studi,che parrebbero dimostrare una in-troduzione in epoca storica dell’istricenella penisola italiana dall’Africa(Trucchi e Sbordoni, 2009). Tuttaviasi è scelto di trattare la specie comeautoctona in attesa di ulteriori revi-sioni, anche per uniformità con lealtre liste rosse. L’Istrice sta mostrando, su scala na-zionale, un trend di espansione versonord (Amori e Capizzi in Spagnesie Toso, 1999). A livello regionale siregistra una discreta presenza nellaporzione settentrionale, in espansionedal Lazio meridionale, laddove è inaumento (Angelici et al., 2008). NelParco Regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano è presente con unacerta densità; presso l’Ente Parco siregistrano, infatti, diversi casi di de-nunce per danni alle coltivazioni(De Sarno, com. pers.). È assente invaste porzioni della Campania, dovesi segnalano diverse estinzioni locali

in epoca storica, anche recenti, qualiPartenio (Caputo, 1989), Vesuvio(Maio et al., 2000a) e Parco Nazio-nale del Cilento, Vallo di Diano eAlburni, ove risulta scomparsa daglianni ’50 del ventesimo secolo (Pi-cariello et al., 1999; Milone in AA.VV., 2002). Tali aree rappresentanouna discontinuità nell’areale italianodella specie (Amori et al., 2008).Nella presente Lista Rossa, pertanto,l’Istrice viene classificato come pros-simo alla minaccia (Near threatened,NT) per la sua presenza localizzatae per la sussistenza di fattori che nelimitano l’espansione. In vaste areedella regione sono infatti riscontrabilicompromissione dell’integrità e/oassenza di rive di corsi d’acqua efilari di siepi, che la specie utilizzacome importanti corridoi per la pro-pria propagazione (Amori e Capizziin Spagnesi e De Marinis, 2002).Anche la funzione di aree limitrofe,quali la Basilicata e il Lazio, comesource, può essere compromessa daifattori limitanti l’espansione.

Istrice(Hystrix cristata)

Sono inseriti in questa categoria itaxa comuni, non classificabili comequasi minacciati, vulnerabili, in pe-ricolo o criticamente in pericolo.Delle specie presenti in Campaniasono considerate a minor rischio(preoccupazione minima) 1 Erina-ceomorfo (Erinaceus europaeus), 7Soricomorfi (Talpa caeca, Talpa ro-mana, Sorex minutus, Sorex samniticus,Suncus etruscus, Crocidura leucodon,Crocidura suaveolens) e 6 Roditori(Glis glis, Muscardinus avellanarius,

Microtus savii, Myodes glareolus, Apo-demus flavicollis, Apodemus sylvaticus).Si tratta di specie ben distribuite intutto il territorio regionale e alcunedi esse sono presenti anche sulleisole del Golfo di Napoli. È il casodel Riccio europeo Erinaceus euro-paeus Linnaeus, 1758, segnalato aProcida e Nisida (Nappi e Masseti,2005), del Mustiolo Suncus etruscus(Savi, 1822), presente sia a Procida(Nappi et al., 2007b) che a Capri(Nappi e Maio, 2002), della Croci-

A MINOR RISCHIO (LC - LEAST CONCERN)

dura minore Crocidura suaveolens(Pallas, 1811), riportata per Ischiada Contoli (in Spagnesi e De Ma-rinis, 2002) a seguito del reperta-mento presso il Museo Zoologicodi Napoli di un esemplare prove-niente da Monte Sant’Angelo (NA)(cfr. Nappi e Maio, 2002), del GhiroGlis glis (Linnaeus, 1766), osservatoa Capri (Aprea, 1999), e del Toposelvatico Apodemus sylvaticus (Lin-naeus, 1758), rilevato a Ischia (Amo-ri, 1993), Vivara (Rinaldi e Milone,1980) e Capri (Amori et al., 2008). Sebbene l’ampia diffusione di

queste specie non faccia attualmentedestare preoccupazione circa la lorosopravvivenza va comunque segna-lato che in Campania non si disponedi stime di popolazione attendibilie pertanto è auspicabile la realizza-zione di studi mirati specifici. Ilruolo ecologico degli insettivori(Erinaceomorfi e Soricomorfi) è diindiscussa rilevanza, così come laloro vulnerabilità a diverse minacce,fra cui l’utilizzo dei pesticidi, di cuirisentono negativamente a causa difenomeni di bioaccumulo. In par-ticolare l’attenzione va indirizzataai Soricini (Toporagno nano SorexminutusLinnaeus, 1766 e Toporagnoappenninico Sorex samniticusAlto-bello, 1926) ed alla Talpa cieca

Talpa caeca Savi, 1822, che, essendouna specie montana, potrebbe ri-sentire dei cambiamenti climatici;l’aumento delle temperature po-trebbe, infatti, favorire la risalitadelle congeneri, più grandi e do-minanti, e provocare una riduzionee frammentazione delle aree idoneealla specie alle quote più elevate(Amori et al., 2008).Fra i Roditori meritano una par-

ticolare considerazione i Gliridi,taxa prioritari nei programmi diconservazione e monitoraggio a li-vello locale (cfr. Gippoliti et al.,2003), sensibili alla riduzione e fram-mentazione dell’habitat forestale.Anche per queste specie si rilevauna netta lacuna di informazioniper la Campania e le regioni meri-dionali. La protezione degli habitatpreferenziali, così come la promo-zione di studi ecologici e distributivie di attività di conservazione a livellolocale, sono fortemente auspicabili(cfr. Amori et al., 1995). Nella regionesono gliridi di minima preoccupa-zione sia il Ghiro (Glis glis), che ilMoscardino Muscardinus avellanarius(Linnaeus, 1758). Il primo, da unlato, soffre la frammentazione am-bientale e l’eccessivo sfruttamentodel bosco, dall’altro lato risulta po-tenzialmente dannoso agli arboretida frutto (Capizzi e Santini, 2007);nel territorio regionale sono, adesempio, segnalati danni alle colturedi nocciolo nel Parco Regionale delRoccamonfina e Foce Garigliano(Scaravelli e Priori, 2009). Il secondo,unica specie della microteriofaunaitaliana inclusa nell’Allegato IV dellaDirettiva “Habitat” 92/43/CEE,sebbene piuttosto comune in tuttele province campane, necessita per

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo130

Topo selvatico

Giovanni Mastrobuoni

A destra

Topo selvatico a collo giallo

Silvia Capasso

la propria sopravvivenza di una cor-retta gestione forestale. Una buonaconservazione dei boschi è indi-spensabile anche all’Arvicola rossastraMyodes glareolus (Schreber, 1780)ed al Topo selvatico a collo gialloApodemus flavicollis (Melchior, 1834).

In particolare quest’ultimo, non op-portunista come il congenerico Toposelvatico (A. sylvaticus), è legato allegrandi aree boscate e risulta local-mente abbondante solo ove esistonocondizioni idonee in termini di ha-bitat (Capizzi e Luiselli, 1996).

ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORISilvia Capasso e Filomena Carpino 131

Come descritto in premessa al-cune delle specie comprese negliordini in esame non sono classifi-

cabili a causa dell’insufficienza didati su presenza, abbondanza e di-stribuzione.

Presente nelle regioni settentrio-nali e centrali d’Italia (Amori eAloise, 2005). Recentemente è stataoggetto di ritrovamento in localitàValle Capra nel massiccio della Silain Calabria (cfr. Aloise et al., 2005).Ciò potrebbe far supporre che laspecie sia presente in maniera con-tinua fino alla Calabria, ma i datigenetici mostrano una certa diffe-renziazione dell’esemplare calabreserispetto alle altre popolazioni (Ca-stiglia et al., 2005), facendo ipotiz-zare che si possa anche trattare di

una popolazione isolata (Aloise etal., 2005). In Campania si disponedi un’unica segnalazione del 1983di Dinardo (1991b), non confermatain studi successivi (cfr. Maio et al.,2000a; Capasso et al., 2009). È ri-portata anche in un resoconto fau-nistico sul Parco Nazionale del Ci-lento, Vallo di Diano e Alburni(Picariello et al., 1999), ma la man-canza di ulteriori informazioni e laprobabile confusione con Neomysanomalus non consentono di pren-dere in considerazione il dato.

Toporagno d’acqua(Neomys fodiens)

DATI INSUFFICIENTI (DD - DATA DEFICIENT)

I dati di presenza in Campania,per questa specie sono del tutto in-sufficienti. Risulta estinto in epocastorica nell’area del Somma-Vesuvio(Maio et al., 2000a) e lungo la dorsale

del Partenio (Caputo, 1989), proba-bilmente a causa della frammenta-zione degli habitat idonei (boschimisti di latifoglie, conifere e latifoglieo solo conifere), che si è dimostrata

Scoiattolo comune (Sciurus vulgaris)

A sinistra

Topo selvatico

Giovanni Mastrobuoni

A destra

Talpa cieca

Silvia Capasso

Segnalato per la prima volta nelterritorio regionale da Costa (1839),che lo ritrovò nel napoletano iden-tificandolo come Mus meridionalis(specie ora in sinonimia con Micromysminutus, come accertato da Agnelliet al., 2004). La specie è ben diffusain Italia settentrionale, mentre sussistein Italia centrale (Toscana ed Umbria)con alcune popolazioni isolate. Perl’Italia meridionale ci sono segnala-zioni storiche, oltre che in Campania,anche in Sicilia e Calabria, non sup-portate, però, da reperti museali.Recenti segnalazioni da confermare

sono riportate da Agnelli et al. (2004)sia per il Lazio che per la Campania.In particolare sarebbe stata osservatanell’Oasi WWF di Persano (G. In-delli e R. Lenza, in litteris) nell’estate1997. In mancanza di ulteriori con-ferme viene inserita nella categoria“Dati insufficienti” (DD), ma è for-temente auspicabile l’avvio di in-dagini mirate, anche perché qualoravenisse confermata si tratterebbe,verosimilmente, di popolazioni iso-late e pertanto andrebbe regional-mente ascritta ad una opportunacategoria di minaccia.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo132

essere uno dei principali fattori diminaccia (Verboom e van Apeldoorn,1990; Shar et al., 2008). Presso ilMuseo di Ecologia e Storia Naturaledi Marano sul Panaro (MO), gestitodal CISNIAR, è conservato un esem-plare raccolto nell’Appennino Irpino(Avellino) il 01/02/2003, inizialmenterepertato come S.v. merdionalis, sot-tospecie attualmente confinata allaCalabria e alla parte limitrofa dellaBasilicata (Amori et al., 2008). Unpiù attento esame morfologico harivelato che si tratta, in realtà, dellaforma scura di S.v. italicus (G.Aloise,com. pers.), sottospecie endemica del-l’Appennino centro meridionale.Questo interessante reperto non può,tuttavia, costituire una prova certadella presenza di popolazioni selva-

tiche di Scoiattolo comune in Cam-pania. Specifiche indagini andrebberointraprese sia lungo l’Appennino Ir-pino, che nelle aree del Matese e delCilento, da cui provengono segnala-zioni mai verificate. Non è peròmenzionata nel recente progetto dimonitoraggio condotto dal Parco delMatese*, né nell’ ultimo progetto dimonitoraggio condotto dal ParcoRegionale di Roccamonfina-FoceGarigliano (cfr. Scaravelli e Priori,2009). Va evidenziato che la specie èsegnalata ai confini con la regione inaree limitrofe quali Basilicata, Lazio,dove ai limiti meridionali del frusinatemostra una discreta diffusione (F.Carpino, com. pers.), e Molise, doveè presente anche nel matesino (No-rante e Nappi, 2003).

Topolino delle risaie(Micromys minutus)

NON APPLICABILE (NA - NOT APPLICABLE)

Vengono incluse in questa cate-goria le specie che non trovano nellaregione il proprio range naturale,che coincide sovente con il caso di

popolazioni riproduttive di speciealloctone derivanti da introduzioninon benigne (Gärdenfors et al.,2001). In Campania sono presenti

sia specie acclimatate in epoca storica,come il Ratto delle chiaviche (Rattusnorvegicus), il Ratto nero (Rattusrattus) ed il Topolino domestico(Mus musculus), che specie di recenteintroduzione, meritevoli di attenzionea causa della dimostrata dannositàad altre specie autoctone che conesse vivono in simpatria e/o para-patria. Nella nostra regione sonosegnalate Nutria Myocastor coypusMolina, 1782, Tamia siberiano Ta-mias sibiricus Laxmann, 1769 (cfr.Nappi e Mancuso, 2010) e Scoiattolovariabile Callosciurus finlaysoniiHor-sfield, 1823 (cfr. Aloise e Bertolino,2005 e 2008). Viene segnalata anchela presenza di Scoiattolo grigio nor-damericano Sciurus carolinensisGme-lin, 1788 nel Piano Faunistico Ve-natorio della Provincia di Salerno2011-2016, ma si tratta evidente-mente di un errore di attribuzionespecifica in quanto l’areale di S. ca-rolinensis in Italia è limitato a Pie-monte, Liguria e Lombardia, conun nucleo ridotto e gestito in Umbria(Martinoli et al., 2010). Del Tamiasiberiano non esistono, probabil-mente, nuclei riproduttivi che ab-biano dato luogo a popolazionistabili in quanto la specie è stataosservata solo occasionalmente nelnapoletano (Nappi e Mancuso,2010). La Nutria, invece, sta vedendonell’ultimo decennio una notevoleespansione in Campania. Dall’in-dagine effettuata da Nappi e Man-cuso (2010) emergono numeroselocalità di presenza accertata, conuna valutazione di probabile sotto-

stima del fenomeno di espansione.La Campania è una delle prime re-gioni italiane colonizzate dalla specie,che può arrecare danni all’integritàdegli ambienti, in particolare dellefitocenosi e degli argini fluviali; inol-tre integra la sua dieta con la pre-dazione di uova e pulli di variespecie di uccelli, anche di pregioconservazionistico (cfr. Andreotti etal., 2001). Non si conoscono effettidi possibile competizione con altrespecie incluse in lista rossa che fre-quentino gli stessi ambienti, comel’Arvicola acquatica (Arvicola am-phibius), ma, di fatto, alcune dellelocalità occupate, oltre a mostrareun certo pregio naturalistico, coin-cidono con quelle di questa specie.Molto più recente è la colonizza-

zione di un breve tratto costieronella parte più a sud della regione,nel comune di Sapri (SA), da partedello Scoiattolo variabile (C. finlay-sonii), frutto di immissioni avvenutein tempi diversi, che hanno datoorigine ad una popolazione in rapidacrescita che ha colonizzato, in circa4 anni, almeno 20 Km di bosco co-stiero a nord della città di Sapri(Aloise e Bertolino, 2008). La specieprovoca numerosi danni e nell’areacolonizzata ha già mostrato una dif-fusa attività di scortecciamento adiverse specie arboree. Considerandola velocità di espansione e la densità,che si presume alta, è probabile cheraggiunga in breve tempo aree amaggiore naturalità, dove un impattopotrebbe avvenire anche sulle bio-cenosi (Aloise e Bertolino, 2008).

ERINACEOMORFI, SORICOMORFI E RODITORISilvia Capasso e Filomena Carpino 133

*“Laboratorio della Biodiversità” (rif.: Prog. S PRM PRM 010 nell’ambito del PORCampania 2000/2006, Misura 1.9), terminato nel 2008.

Nutria albina

Davide Osteria

MINACCIATA IN MODO CRITICO (CR - CRITICALLY ENDANGERED)

LAGOMORFIGabriele de Filippo

Coniglio selvatico

Maurizio Fraissinet

La presenza storica in Campaniaè sempre stata condizionata dalleimmissioni effettuate dall’uomo. In-fatti, si ritiene che dopo l’ultimaglaciazione il coniglio selvatico fosseestinto in Italia e che sin dalleepoche più remote sia stato oggettodi immissioni sulle isole come lungol’area costiera del Paese. In Cam-pania, negli ultimi decenni la suapresenza è stata limitata all’isolad’Ischia, alla vicina Vivara, all’isolottodi Vetara, lungo la costa amalfitana,

mentre nell’entroterra, risultavanopopolazioni sul Vesuvio e in alcunearee dunali del litorale domizio. Diqueste popolazioni, quelle più sog-gette a immissioni recenti sonostate quelle di Ischia (dove è praticatol’allevamento del coniglio domesticoin condizioni di semi-libertà, notocon il nome di “coniglio di fosso”),di Vetara (dove frequenti estinzionisono state risolte con l’immissionedi individui domestici) e del litoraledomizio, dove ripetutamente tra gli

Coniglio selvatico(Oryctolagus

cuniculus)

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 135

MINACCIATA (EN - ENDANGERED)

L’areale storico comprendevabuona parte del territorio regionale,sia nelle aree interne che in quellecostiere. Negli anni ’80 erano se-gnalate popolazioni nelle provinciedi Caserta, Avellino e Salerno; at-tualmente l’unica popolazione ac-certata è in provincia di Salernonel Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni. La su-perficie dell’areale di distribuzioneattuale è di circa 200 km2, neiquali si stima la presenza di menodi 600 individui. Nell’intera regionesi stima una riduzione del 50-75%negli ultimi 25-30 anni, mentre inItalia viene considerata una ridu-zione di circa il 50% negli ultimi10 anni. Le popolazioni presentirisultano anche fortemente isolate

da quelle più vicine nell’areale didistribuzione, mentre alcuni deifattori limitanti (perdita di habitate bracconaggio) non sono in di-minuzione. Altro fattore di rischioè la presenza, in tutto l’areale enelle zone circostanti, della speciealloctona L. europaeus, considerataun potenziale competitore. L’EnteParco ha avviato iniziative per ri-durre le cause di rischio e aumentarele popolazioni presenti, i cui risultatinon sono attualmente stimabili. Èconsiderata Vulnerabile nella ListaRossa IUCN, mentre a livello re-gionale va considerata Minacciataperché ha subito una riduzionenumerica più consistente e perchéle cause non sono cessate.EN A2abcde

anni ’70 e ’80 la provincia di Napoliha effettuato liberazioni a scopovenatorio. Fino agli anni ’90, la po-polazione dell’Isola di Vivara erasoggetta a periodiche fluttuazioninumeriche, ma successivamente siè estinta nonostante un tentativodi reintroduzione con animali nonselvatici provenienti dall’isola diIschia. L’unica popolazione attual-mente presente nella regione è quelladel Vesuvio, dove anche è il risultatodell’alternarsi di estinzioni e suc-cessive immissioni. Qui il coniglioselvatico è presente in territori di-sposti a mosaico all’interno diun’areale di circa 15-20 km2. Lestime più recenti portano a una di-mensione compresa tra 10.000 e

17.000 individui, con forti oscilla-zioni interannuali. Per i motivi suesposti, è quindi difficile parlare dipopolazione in riduzione o in au-mento a livello regionale, mentrelo stato di conservazione deve fareriferimento principalmente alla ri-dotta superficie regionale interessatae al suo isolamento. Le popolazionipresenti risultano tutte all’internodel Parco Nazionale del Vesuvio,ma le forti interazioni con l’agri-coltura rende sempre vulnerabilequesta specie che, peraltro, ha sempremostrato in Italia una scarsa capacitàdi diffusione naturale. L’Ente Parcoha tuttavia avviato iniziative per ri-durre gli impatti sull’agricoltura,ottenendo risultati positivi.

Lepre italica (Lepus corsicanus)

Lupo

Silvia Capasso

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 137

CARNIVORIFOCA MONACA - Maurizio Fraissinet e Danilo Russo

LUPO - Paolo CiucciALTRI CARNIVORI - Manlio Marcelli e Romina Fusillo

Le uniche prove certe della pre-senza della specie in Campaniasono riferite alla segnalazione dellacattura di un esemplare di 60 chi-logrammi il 20 luglio del 1892 aPosillipo (Napoli), animale che fuucciso e macellato per venderne lacarne, segnalazione riportata daFulco Pratesi nel libro “Esclusidall’Arca” (Pratesi, 1978) e ripresadal Bollettino del Naturalista, unarivista dell’epoca, e alla presenzadi un esemplare giovane conservatopresso il Museo di Zoologia del-l’Università Federico II di Napoli,anch’esso raccolto a Posillipo. Èpresumibile che la specie fosse pre-sente agli inizi del XX secolo anchein altri tratti costieri campani, pe-raltro meno antropizzati, quali, ad

esempio, le coste dell’Isola di Caprie del Cilento, in cui diversi topo-nimi costieri ricordano la presenzadell’animale, facendo riferimentoa monaconi, monaci ed altri nomisimilari. Non è da escludere quindil’ipotesi che la specie possa esseresopravvissuta in Campania finoalla metà del XX secolo, primadell’avvento del turismo balnearedi massa e dell’uso massiccio diimbarcazioni a motore lungo lecoste. Mancano però prove e te-stimonianze certe. Nonostantel’epoca dell’estinzione non sia certa,in quanto potrebbe anche essereantecedente agli anni ’50, è stataugualmente inserita in questo elen-co proprio per l’incertezza delladata (RE).

Il lupo è presente sul territoriocampano fin da tempi storici e,seppure con variazioni cospicue didistribuzione e densità, la presenzadi nuclei stabili e riproduttivi neipiù rilevanti comprensori montuosidella Campania è stata rilevata

fino ai giorni nostri. Sebbene nonsiano stati realizzati rilevamentisistematici sull’intera regione, in-dagini puntiformi confermano cheil Matese, i Picentini, gli Alburnie gli altri gruppi montuosi del Ci-lento e dell’alta Irpinia, zone sto-

VULNERABILE (VU - VULNERABLE)

ESTINTA NELLA REGIONE (RE - REGIONALLY EXTINCT)

Foca monaca(Monachusmonachus)

Lupo(Canis lupus)

ricamente interessate dalla presenzadella specie, godono di caratteri-stiche ambientali idonee ed ospitanotutt’oggi branchi stabili e ripro-duttivi. L’assenza di indagini epiani di monitoraggio sistematicie standardizzati su scala regionalenon rende quindi possibile la defi-nizione dei parametri di base dellapopolazione di lupo in Campania.Tuttavia, densità apprezzabili sonostate comunque rilevate a livellolocale (fino a 4 lupi/100 km2 nelParco Nazionale del Cilento, Vallodi Diano e Alburni; Boitani et al.,1998) ed è altamente probabile checondizioni simili si riscontrino nellealtre zone di presenza storica; queste,di fatto, rappresenterebbero areesorgente e di presenza stabile, dallequali individui in dispersione sonoevidentemente in grado di mante-nere l’areale regionale tramite fe-nomeni di ricolonizzazione nonchédi tentare la colonizzazione di zonetradizionalmente ritenute menoidonee, maggiormente antropizzateed a quote inferiori. Qui, del resto,risulta peraltro difficile ipotizzarela stabilizzazione spaziale della spe-cie nel medio e lungo periodo acausa del conflitto con le attivitàantropiche e degli elevati livelli dipersecuzione. Negli ultimi anni,questo fenomeno è testimoniatosempre più frequentemente dal ri-trovamento, su scala regionale, dicarcasse di esemplari avvelenati oinvestiti in zone solo in parte inte-ressate dalla presenza della speciein tempi storici. Sia in provincia diBenevento che di Avellino, peresempio, sono aumentati negli ul-timi anni le segnalazioni ed i casidi lupi abbattuti in zone considerate

ecologicamente marginali (Gabrielede Filippo, com. pers.).Integrità e vitalità della popola-

zione di lupo in Campania sonofondamentali per mantenere e fa-vorire la connessione genetica edemografica della specie su piùampia scala, e specialmente per leporzioni più meridionali dell’Ap-pennino. Oltre agli abbattimentiillegali o accidentali, del resto, altreminacce sono da considerare par-ticolarmente rilevanti e persistentiper il lupo a livello regionale. Traqueste, l’elevata densità di cani va-ganti che, oltre al carico sanitarioche possono determinare per illupo favorendo il mantenimentodi patogeni potenzialmente rilevanti(Corrain et al., 2007), facilitanol’insorgenza di fenomeni di ibri-dazione e introgressione compro-mettendo l’integrità genomica dellaspecie (Randi 2008, Ciucci 2012).Recentemente, analisi genetichecondotte dall’ISPRA su esemplariabbattuti in provincia di Beneventoe di Avellino segnalano infatti unapresenza crescente di esemplariibridi (S. Troisi, com. pers.). Inoltre,l’elevata conflittualità tra lupo eattività zootecniche (Ciucci et al.,2005), spesso movente di ritorsioniillegali sulla specie, è facilitata dallageneralizzata mancanza di tecnicheadeguate di prevenzione e adeguataconduzione degli armenti al pascolo,che peraltro sono scarsamente in-centivate dalla normativa regionale.È in virtù di queste minacce chela specie è considerata vulnerabilesul territorio regionale, nonostantela specie goda di discreto vigoredemografico su scala nazionale(VU).

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo138

CARNIVORIPaolo Ciucci, Manlio Marcelli, Romina Fusillo, Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 139

Sulla base degli elenchi di speciedei Formulari Standard dei Sitid’Importanza Comunitaria regio-nali, il taxon sembra presente consostanziale continuità sull’interadorsale appenninica della Cam-pania. Recentemente, la presenzadel Gatto selvatico è stata confer-mata da evidenze oggettive acqui-site con la tecnica del fototrappo-laggio nel Parco Nazionale del Ci-lento, Vallo di Diano e Alburni(Marcelli e Fusillo, 2009a, 2010)e nel Parco Regionale del Partenio(Marcelli e Fusillo, dati non pub-blicati). Nello studio condotto nelParco Nazionale del Cilento, Vallodi Diano e Alburni la presenzadel Gatto selvatico è risultata si-gnificantemente associata a superficiforestali di diverse categorie fisio-nomiche. Nell’ambito di questaesperienza di ricerca è stato ri-scontrato un tasso di ricattura fo-tografica estremamente basso, pro-babilmente conseguente a densità

di individui molto basse, sebbenela proporzione di habitat occupatoè stata stimata pari al 60%. I fattoridi minaccia presenti in Campaniaappaiono analoghi a quelli indivi-duati a livello nazionale (Rondinini,2006), rappresentati principalmentedalla frammentazione e degradodegli habitat forestali e dall’ibri-dazione con il Gatto domestico.Considerando un valore di densitàdi 0.03 individui /km2 (Rondinini,2006) e una piena occupazionedella superficie forestale della re-gione, la popolazione complessivarisulta inferiore alla soglia di 250individui e pertanto valutabile come“minacciata” (EN). Tuttavia, nonrilevando una situazione di estremalocalizzazione geografica, ma piut-tosto una distribuzione in continuitàa nord e sud, rispettivamente conle popolazioni presenti in Molisee Basilicata, si ritiene appropriatoun declassamento alla categoria“vulnerabile” (VU).

Gatto selvatico(Felis silvestris)

A livello nazionale l’area di di-stribuzione è incrementata tra il1985 e il 2004, soprattutto perricolonizzazione di alcuni ambientifluviali calabresi (Marcelli e Fusillo,2009b). Mentre l’entità di questaespansione geografica è risultatacomplessivamente modesta, l’in-cremento nel numero dei siti oc-cupati è stato consistente e ha in-teressato anche la regione Cam-pania (Fusillo et al., 2007). Tut-tavia, la distribuzione della Lontrain Campania è frammentata e

concentrata prevalentemente nelbacino idrografico del fiume Selee nell’area del Cilento ed è pro-babile nel corso dei prossimi anniun complessivo deterioramento

Lontra(Lutra lutra)

LUTRIA s.n.c.

MINACCIATA (EN - ENDANGERED)

degli habitat, indotto da recentirecrudescenze nello sfruttamentodel territorio, e, specificatamente,nell’alterazione e degrado degliambienti delle acque correnti. Sullabase della stima di reticolo idro-grafico idoneo (Marcelli, 2006) edei valori di densità tipicamentebassi della specie, si può inferireuna popolazione inferiore ai 200individui. Quest’ultimo dato è

sufficiente per classificare la speciecome “minacciata” (EN). Nono-stante la contiguità geografica conle popolazioni lucane, estese suuna superficie relativamente ampia,non si ritiene giustificato un de-classamento del taxon alla categoria“vulnerabile” (VU), in considera-zione anche del precario stato diconservazione della Lontra a livellonazionale.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo140

PROSSIMA ALLA MINACCIA (NT - NEAR THREATENED)

Sia in Europa che in Italia laPuzzola ha subito un decrementonumerico che sembra tuttora incorso (De Marinis et al., 2002). Leinformazioni sulla presenza, distri-buzione e consistenza del taxon alivello nazionale e regionale sonocomunque piuttosto carenti. Nessunformulario standard dei Siti d’Im-portanza Comunitaria regionalielenca la Puzzola al par. 3.3. I datiesistenti per la Campania sono re-lativi soprattutto all’ultimo decennioe all’area del Cilento, dove nel corsodi progetti di ricerca dedicati adaltri carnivori (ad es. Marcelli eFusillo, 2009a, 2010) sono stateacquisite evidenze della presenzadella specie negli ambienti riparialidei bacini idrografici dei fiumi Ca-lore Lucano, Bussento e Calore-Tanagro. Carcasse di Puzzola sonostate rinvenute inoltre nella piana

del fiume Alento e in prossimitàdel fiume Mingardo (R. Fusillo,oss. pers.). Altre segnalazioni di di-versa origine per la provincia diSalerno sono riportate per il fiumeSele, (Mancuso et al., 2006) e iMonti Lattari (Canonico et al.,1998). La Puzzola è presente anchein provincia di Benvento (D. Russo,com. pers.) e apparentemente inprovincia di Avellino, mentre po-trebbe essere assente nella provinciadi Napoli e nella porzione occi-dentale della provincia di Caserta.La distribuzione apparentementediscontinua, la stretta associazioneagli habitat ripariali, sottoposti re-centemente a diverse pressioni an-tropiche, nonché la intrinseca vul-nerabilità dovuta alle sue caratteri-stiche ecologiche, motivano la suainclusione nella categoria “prossimaalla minaccia” (NT).

Puzzola(Mustela putorius)

Nessun formulario standard deiSiti d’Importanza Comunitaria re-gionali elenca la Martora al par.3.3. I dati esistenti per la Campaniasono relativi soprattutto agli ultimianni e all’area del Cilento (Marcellie Fusillo, 2009a, 2010). Nel ParcoNazionale del Cilento, Vallo di

CARNIVORIPaolo Ciucci, Manlio Marcelli, Romina Fusillo, Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 141

La Volpe è l’unico carnivoro cac-ciabile in Italia. È un carnivorogeneralista, che mostra un elevatogrado di adattabilità, diffuso edabbondante in tutta la regione. Adesempio, in Provincia di Salerno,nel Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni e nellearee contigue, la Volpe è stata ri-petutamente rilevata in aree forestalie arbustive in circa il 70% di 77stazioni di fototrappolaggio (Mar-celli e Fusillo, 2009a, 2010). La

specie non pone alcun problemadi conservazione ed è pertanto at-tribuibile alla categoria “rischio mi-nimo” (LC).

Volpe(Vulpes vulpes)

Maurizio Fraissinet

A MINOR RISCHIO (LC - LEAST CONCERN)

La Faina è una specie ampia-mente adattabile; utilizza diversetipologie di habitat e mostra unelevato grado di sinantropia che laporta a colonizzare anche i centriabitati. Come per altri carnivori,sono carenti i dati per la Campaniaderivati da indagini sistematiche.Una ricerca condotta in un’area di1020 km2 del Parco Nazionale delCilento, Vallo di Diano e Alburni,in provincia di Salerno, (Marcellie Fusillo 2009b, 2010), ha docu-mentato un’ampia distribuzionedella Faina, rilevata nel 60% deisiti di campionamento, sia in areeforestali che arbustive. Pur in as-senza di dati sistematici, numerose

evidenze, non da ultimo la fre-quenza di rinvenimento di esem-plari investiti da autoveicoli, ap-paiono indicare popolazioni ab-bondanti e diffuse della Faina anchenelle altre province. La capacità disfruttare ambienti diversi rendonola specie poco sensibile ai cambia-menti indotti dall’uomo. Non sihanno inoltre indicazioni di declinonelle popolazioni, né a livello re-gionale né nelle regioni limitrofeo a livello nazionale. Lo stato diconservazione della Faina non destadunque preoccupazione in Cam-pania e giustifica l’attribuzionedella categoria “rischio minimo”(LC).

Faina(Martes foina)

Martora(Martes martes)

LUTRIA s.n.c.

Diano e Alburni la presenza dellaMartora è significantemente as-sociata a superfici forestali, in par-ticolare cerrete e faggete. Recen-temente la Martora è stata rilevatacon la tecnica del fototrappolaggionella foresta regionale di Rocca-rainola, al limite orientale dellaprovincia di Napoli (Marcelli eFusillo, dati non pubblicati), masembra ormai scomparsa dal restodella provincia (Maio et al., 2000).La foresta regionale di Roccarainolaè parte del Parco Regionale delPartenio, dove è ipotizzabile chela distribuzione della specie siestenda senza soluzione di conti-nuità. La Martora è segnalata nelParco Regionale dei Monti Picen-

tini e nel Parco Regionale del Ma-tese. A livello nazionale ed europeonon sono riconosciuti specifici fat-tori di minaccia. In diversi paesieuropei le popolazioni sono in in-cremento dopo una fase di declino(Temple e Terry, 2007). Conside-rando l’estensione cospicua dellesuperfici forestali della Campaniae la relativa continuità con habitatforestali extraregionali della dorsaleappenninica, nonché le esigenzespaziali relativamente modeste dellaspecie, il rischio di estinzione dellapopolazione può essere consideratomolto basso nel lungo periodo,tale da giustificare l’attribuzionealla categoria “rischio minimo”(LC).

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo142

Sono carenti le conoscenze sullaspecie nella regione Campania. Gliunici dati di presenza e distribuzioneraccolti sistematicamente proven-gono da un’area di 1020 km2 delParco Nazionale del Cilento, Vallodi Diano e Alburni dove la presenzadel Tasso è stata documentata conil fototrappolaggio nel 38% dei sitidi campionamento (Marcelli e Fu-sillo, 2009a, 2010). In quest’area,il Tasso è stato rilevato in diversetipologie di habitat, anche contiguiad aree agricole, generalmente aquote modeste. Pur essendo uncarnivoro adattabile e generalista,la specie sembra evitare le areeagricole intensive e gli insediamentiumani (Lara-Romero et al., 2012;Molina-Vacas et al., 2008). Il Tasso

è segnalato nella maggior partedelle aree protette e in numeroseoasi WWF della regione. Sebbenela provincia di Napoli e buonaparte della provincia di Caserta sicaratterizzano per un uso del suoloed una densità umana ed abitativascarsamente idonee alla presenzadella specie, nel resto della regionesono disponibili habitat ottimali ediversificati, in continuità con am-bienti simili delle regioni limitrofe.Non ci sono motivi per sospettareun declino delle popolazioni re-gionali. La specie è dunque classi-ficata a livello regionale nella cate-goria “rischio minimo” (LC), coe-rentemente con l’attribuzione a li-vello nazionale (Rondinini, 2006)ed europeo (Temple e Terry, 2007).

Tasso(Meles meles)

Canis lupus

Vulpes vulpes

Felis silvestris

Lutra lutra

Martes foina

Martes martes

Meles meles

Mustela nivalis

Mustela putorius

dai boschi alle aree apertedai boschi alle aree aperte

forestali

acquaticie ripariali

dai boschi alle aree semiaperte

forestali

boschi,macchia

boschi macchia e cespuglieti

ripariali

CARNIVORIPaolo Ciucci, Manlio Marcelli, Romina Fusillo, Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 143

È difficile valutare lo stato diconservazione della Donnola nellaregione, poiché si dispone esclu-sivamente di dati opportunisticied osservazioni occasionali chetuttavia sembrano documentareuna presenza abbastanza diffusa.La presenza della specie è stataconfermata in provincia di Napoli,nel Parco Nazionale del Vesuvio(Maio et al., 2000) e nel ParcoNaturale Regionale dei CampiFlegrei (D. Mastronardi, com. pers.).In provincia di Salerno si hannoindicazioni della presenza dellaDonnola in alcune località dell’areacostiera del Parco Nazionale delCilento, Vallo di Diano e Alburni(Porto degli Infreschi, Punta del

Telegrafo), in ambienti di macchiamediterranea (R. Fusillo, oss. pers.)e in area periurbana nel territoriodi Fisciano (D. Russo). La Don-nola è segnalata in diverse OasiWWF (Astroni - NA; Campo-lattaro - BN; Persano - SA; Die-cimare - SA) e nelle aree protetteregionali del Taburno-Camposauro,Monti Lattari e Monti Picentini.A livello nazionale si ritiene chenon sussistano minacce specifichee che le popolazioni siano stabili(Rondinini 2006). Il quadro di in-formazioni disponibili, induce aritenere che il taxon non sia mi-nacciato a livello regionale e ascri-vibile alla categoria “rischio mini-mo” (LC).

Donnola(Mustela nivalis)

Tabella 17Specie Criteriutilizzati

Trendnazionale

Habitat DirettivaHabitat

ListaRossa

nazionale(2006)

ListaRossa

regionaleFase 1

ListaRossa

regionaleFase 2

D

D

VU

EN

EN

VU

LC

VU

EN

LC

LC

LC

LC

NT

All. II, IV

All. IV

All. II, IV

All. V

All. V

+

0

-

+

0

n.c.

n.c.

0

-

VU

LC

VU

EN

LC

LC

LC

LC

NT

Cervo nobile

Maurizio Fraissinet

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 145

ARTIODATTILIDanilo Russo e Maurizio Fraissinet

NON APPLICABILE (NA - NOT APPLICABLE)

Per la Campania riportiamo, re-lativamente agli anni recenti, 4specie di Artiodattili: Cinghiale(Sus scrofa), Cervo nobile (Cervuselaphus), Capriolo (Capreolus ca-preolus) e Daino (Dama dama). Il Cinghiale è stato oggetto di

numerose operazioni di ripopola-mento a fini venatori, spesso scon-siderate, che hanno impiegato ceppialloctoni o forme domesticate, de-terminando un forte livello di com-promissione dell’identità geneticadella popolazione autoctona. Il Cervo nobile è stato recente-

mente reintrodotto nel Parco Na-zionale del Cilento, Vallo di Dianoe Alburni. A distanza di qualcheanno dall’ operazione si continuanoad osservare esemplari sul territorio.È inoltre presente un nucleo incondizioni di semicattività presso

un’oasi faunistica gestita da Le-gambiente nel territorio del co-mune di Guardia Sanframondi(BN).Anche il Capriolo è stato re-

centemente reintrodotto nel ParcoNazionale del Cilento, Vallo diDiano e Alburni e nel Parco Re-gionale del Matese, a anche peresso si continuano a registrarenegli anni diverse segnalazioni diesemplari nei territori in cui èstata operata la reintroduzione. Del Daino, infine, si conosce

un piccolo nucleo immesso nelBosco di San Silvestro (Caserta)e sottoposto negli anni a ripetuteoperazioni di eradicazione.Per tutte e quattro le specie,

quindi, sussistono i requisiti perl’attribuzione alla categoria “nonvalutabile – NA”.

Cucciolo di cinghiale

Maurizio Fraissinet

Cormorano

Maurizio Fraissinet

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVEDanilo Russo e Maurizio Fraissinet

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 147

Nel periodo preso in considera-zione per questa Lista Rossa, quellocioé compreso tra il 1950 e il 2012,nel territorio regionale si è avutal’estinzione certa di 4 specie: unAgnate, la Lampreda di fiume(Lampetra fluviatilis), un Osteitto,lo Storione (Acipenser sturio), unUccello, il Capovaccaio (Neophronpercnopterus), e un Mammifero, laFoca monaca (Monachus monachus),sebbene per quest’ultima, comespecificato nel testo, non si disponedi informazioni precise sulla data,e più in generale sul periodo del-l’estinzione in Campania.Su di un totale di 272 specie per

tutte le classi prese in considera-zione in questo lavoro, considerandoper la classe degli Uccelli solo il

numero di specie nidificanti, 81specie – il 29,7% – risultano iscrittenelle categorie di maggior rischio:Minacciata in modo critico (Cri-tically Endangered - CR), Minac-ciata (Endangered - EN) e Vul-nerabile (Vulnerable - VU).Nel dettaglio dei singoli gruppi,

ed escludendo dal conto le specieestinte, si ha che il 100% degliAgnati sono a rischio, il 31,2%dgli Osteitti, il 50% degli Anfibi,il 30% dei Rettili, il 26,6% degliUccelli nidificanti, il 30,8% deiMammiferi. Tra questi, in parti-colare, sono particolarmente espostia fattori di rischio i Lagomorfi(66,6% delle specie) e i Chirottericon il 48% delle specie (Tabelle18 e 19).

Tabella 18Numero di specie,escluso le estinte,iscritte nelle principali categorie diminaccia – CR,EN,VU– e relative percen-tuali per i Vertebrati

Taxon n° specie n° specie a rischio % specie a rischio

AgnatiOsteittiAnfibiRettiliUccelliMammiferi

216142015068

25764021

10031,2503026,630,8

Tabella 19Numero di specieiscritte nelle principali categorie diminaccia – CR,EN,VU– e relative percen-tuali per gli ordini dei Mammiferi

Ordini n° specie n° specie a rischio % specie a rischio

ChirotteriErinaceomorfiSoricomorfiRoditoriLagomorfiCarnivoriArtiodattili

2511017294

12013320

4801017,666,622,20

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo148

Si conferma anche in Campaniaquindi quanto già noto a livellomondiale: Agnati e Anfibi sono igruppi di Vertebrati con il maggiornumero di specie a rischio di estin-zione. Ciò lo si deve alla fragilitàbiologica di questi animali, forte-mente dipendenti dai parametriambientali dell’ecosistema in cuivivono, con uno scarso intervallodi tolleranza nei confronti delle al-terazioni di tali parametri.Preoccupante anche il dato rela-

tivo ai Lagomorfi e ai Chirotteri,con i primi che si ritrovano adavere le uniche due specie autoctonein condizioni critiche, con la Lepreeuropea, invece, alloctona e forte-mente dipendente dai lanci a scopivenatori. I Chirotteri contano unmaggior numero di specie in Cam-pania, rispetto all’ordine precedente,e la percentuale del 48% di speciea rischio mette quindi in evidenzauna situazione seria e preoccupante.Un fenomeno, quello della rarefa-zione dei Chirotteri, analizzato nelcapitolo ad essi dedicato, nei con-fronti del quale si rendono neces-sarie, al pari degli altri taxa mincciati,misure urgenti di conservazione esalvaguardia.Ai dati poco lusinghieri relativi

alla frequenza di specie a rischiosul totale delle specie campane,vanno aggiunti, come ulteriore ele-mento di negatività, i valori di fre-quenza elevati delle specie di cuinon si dispone di sufficienti infor-mazioni per poter effettuare unavalutazione dello status di conser-vazione (Dati insufficienti - DataDeficient – DD). Per complessive31 specie, pari al 10,9 % dellespecie di Vertebrati terrestri e dul-

ciacquicoli della Campania, specieestinte escluse, non si hanno in-formazioni sufficienti. È un datoche ci deve far riflettere e preoccu-pare. Misura infatti un vuoto diconoscenze che riguarda oltre il10% della fauna vertebrata terrestree dulciacquicola regionale che, nelcaso venisse colmato, molto pro-babilmente farebbe ulteriormenteaumentare il già elevato valore dellafrequenza di specie a rischio.Quello della carenza di dati è

uno dei problemi da affrontare inconcreto e da subito per la conser-vazione della biodiversità. La Cam-pania non è una regione poco in-dagata sul piano faunisitico, mapresenta ancora diverse carenze co-noscitive, derivanti soprattutto dauna scarsità atavica di fondi destinatialla ricerca naturalistica. Di recentele iniziative volte a indagare la bio-diversità regionale e a monitorarlasi sono moltiplicate e alcuni dei ri-sultati sono evidenti anche in questolibro. È importante però avviare o,se esistenti, proseguire, e senza in-terruzioni, le attività di monito-raggio, facilitandole ed estendendolequanto più è possibile.Un altro fattore da prendere in

considerazione per attuare politicheconcrete di salvaguardia della bio-diversità è quello della diffusionedella conoscenza sulla fauna e laflora della regione. La gran partedella popolazione purtroppo ignoradell’esistenza sul territorio regionaledi una così ampia e diversificatabiodiversità. Non la percepisce epertanto non né fruisce e ne godedelle emozioni che essa può susci-tare. È necessario quindi uno sforzocongiunto di più parti per pro-

muovere una campagna di cono-scenza, quasi di alfabetizzazionenaturalistica, perché siano in tantia prendere coscienza dello straor-dinario valore naturalistico del ter-ritorio in cui vivono.Non si può tacere, infine, l’oblio

istituzionale e mediatico sulle areenaturali protette italiane, le vereprotagoniste della conservazionedella biodiversità nel quotidiano eche spesso non riescono ad agirein maniera efficace in tal senso perla carenza di fondi e di personalequalificato.Scopo di questo libro è anche

quello di richiamare l’attenzionesullo status della biodiversità cam-pana, almeno a livello di Vertebrati,per stimolare maggiore attenzione,

interesse e ricerca scientifica.La Lista Rossa della Campania

qui presentata è una fotografia delpresente e come tale mutevole neltempo. Va letta quindi come unpunto di partenza e di riferimentoper verificare le evoluzioni corolo-giche ed ecologiche delle singolespecie, continuando ad aggiornareil loro status.Le moderne Liste Rosse rappre-

sentano infatti anche uno strumentodi bioindicazione volto a condurrecomparazioni nel tempo e nellospazio e a identificare e valutare letrasformazioni territoriali. Se quest’opera raggiungerà tale

scopo, vorrà dire che lo sforzo degliAutori e dei coordinatori non èstato vano.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVEDanilo Russo e Maurizio Fraissinet 149

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo150

BIBLIOGRAFIA

AA.VV., 2002 – Piano del Parco del Cilento e Vallo di Diano.Relazione Tecnica. http://www.cilentoediano.it/documenti/pia-no/relazione.pdf

AGNELLI P., NAPPI A. e MAIO N., 2004 – Conclusive remarksabout the synonymy of Mus meridionalis O. G. Costa, 1844(Mammalia, Rodentia, Muridae). Italian Journal of Zoology71: 353-357.

ALOISEG. e BERTOLINO S., 2008 – Espansione della popolazionedi Callosciurus finlaysonii (Horsfield, 1824) (Rodentia,Sciuridae) della costa tirrenica meridionale. Hystrix, ItalianJournal of Mammalogy (n.s.) Supplemento VI CongressoItaliano di Teriologia.

ALOISE G. e BERTOLINO S., 2005 – Free-ranging populationof the Finlayson’s Squirrel Callosciurus finlaysonii (Horsfield,1824) (Rodentia, Sciuridae) in South Italy. Hystrix ItalianJournal of Mammalogy (n.s.) 16 (1): 70-74.

ALOISE G., RIMA P.C., MILAZZO C. e CAGNIN M., 2003 –Lo stato delle conoscenze su insettivori e roditori della Ba-silicata. Hystrix, Italian Journal of Mammalogy (n.s.) Sup-plemento VI Congresso Italiano di Teriologia.

ALOISE G., AMORI G., CAGNIN M. e CASTIGLIA R., 2005 –New European southern distribution limit of Neomys fodiens(Pennant, 1771) (Insectivora, Soricidae). Mammalian Biology70(6): 381-383.

AMORI G., 1993 – Italian insectivores and rodents: extinctionsand current status. Supplemento Ricerche Biologia dellaSelvaggina, 21:115-134.

AMORI G. e ALOISE G., 2005 – Mammalia, Insectivora. InChecklist e distribuzione della fauna Italiana. 10000 SpecieTerrestri e d’acqua Dolce. Vol.1. Ed. by S. Ruffo and F.Stoch. Ministero Ambiente Tutela Territorio - Museo CivicoStoria Naturale Verona. Mememoria Museo Civico StoriaNaturale Verona 217-219.

AMORI G., CANTINI M. e ROTA V., 1995 – Distribution andconservation of Italian Dormice. Proc. II Conf. On Dormice.Hystrix, Italian Journal of Mammalogy, 6(1-2):331-336.

AMORI G., CONTOLI L. e NAPPI A., 2008 – Mammalia II:Erinaceomorpha, Soricomorpha, Lagomorpha, Rodentia.Fauna d’Italia, vol. XLIV, ed. Calderini, Bologna.

AMORI G., CORSETTI L. e ESPOSITO C., 2002 – I mammiferidei Monti Lepini. Ministero Ambiente Servizio Conservazionedella Natura - Istituto Nazionale Fauna Selvatica, 11: 1-210.

AMORI G., CRISTALDI M. e CONTOLI L., 1986 – Sui Roditori(Gliridae, Arvicolidae, Muridae) dell’Italia peninsulare edinsulare in rapporto all’ambiente bioclimatico mediterraneo.Animalia, 11(1-3)(1984): 217-269.

AMORI G. e GIPPOLITI S., 2000 – What do mammalogistswant to save? Ten years of mammalian conservation biology.Biodiversity and Conservation 9, 785-793.

ANGELICI F.M., PACI A. M. e PETROZZI F., 2008 – Materialiper una lista rossa dei mammiferi del Lazio: proposta e di-scussione. Hystrix, Italian Journal of Mammalogy (n.s.)Supplemento VI Congresso Italiano di Teriologia.

ANGELICI F.M., LAURENTI A. e NAPPI A., 2009 – A checklistof the mammals of small Italian islands. Hystrix, ItalianJournal of Mammalogy (n.s.) 20(1): 3-27.

ANDREOTTI A., BACCETTI N., PERFETTI A., BESA M., GE-NOVESI P. e GUBERTI V., 2001 – Mammiferi e uccelli esoticiin Italia: analisi del fenomeno, impatto sulla biodiversità elinee guida gestionali. Quaderni Conservazione Natura, 2,Ministero Ambiente-Istituto Nazionale Fauna Selvatica.

APREA G., 1999 – Guida naturalistica all’Isola di Capri.Edizioni La Conchiglia, Capri: 134 pp.

ARGENIO A., GUGLIELMI R. e FRAISSINETM., 2005 – Progettidi conservazione dell’aquila reale Aquila chrysaetos nel ParcoRegionale del Matese. In de Filippo G e Fulgione D.,2005 – Gestione della fauna selvatica e conservazione dellabiodiversità. Esperienze: 160-162.

BALESTRIERI R., GIANNOTTIM. e CAMMARATA I., 2011 –Mo-nitoraggio dell’avifauna dell’Oasi WWF Lago di Conza (AV)attraverso la tecnica dell’inanellamento a scopo scientifico.Risultati preliminari. Poster presentato al XVI ConvegnoItaliano di Ornitologia di Cervia, Volume degli Abstract: 40.

BALMFORD A., MACE G.M. e LEADERWILLIAMS N., 1996 –Designing the ark: setting priorities for captive breeding.Conservation Biology 10, 719-727.

BARBERA C. e CIMMINO M.G., 1990 – Resti di Insettivori eRoditori di età recente raccolti in una grotta. Hystrix, (n.s.)2 (1990): 1-10.

BARBIERI F., BERNINI F., GUARINO F. M. e VENCHI A., 2004 –Distribution and conservation status Bombina variegata inItaly (Amphibia, Bombinatoridae). Italian Journal of Zoology,71 (Suppl. 1): 83-90.

BATSAIKHAN N., HENTTONEN H., MEINIG H., SHENBROTG., BUKHNIKASHVILI A., AMORI G., HUTTERER R., KRYŠTU-FEK B., YIGIT N., MITSAIN G. e MUÑOZ L.J.P., 2008 –Arvicola amphibius. In IUCN 2011. IUCN Red List ofThreatened Species. Version 2011.2. <www.iucnredlist.org>.Downloaded on 20 January 2012.

BERTOLINO S., AMORI G. e GIRARDELLOM., 2008a – Fattoripotenziali di rischio per Roditori, Erinaceomorfi e Soricomorfiin Italia. Hystrix, Italian Journal of Mammalogy (n.s.) Sup-plemento VI Congresso Italiano di Teriologia.

BERTOLINO S., AMORI G., HENTTONEN H., ZAGORODNYUKI., ZIMA J., JUŠKAITIS R., MEINIG H. e KRYŠTUFEK B.,2008b – Eliomys quercinus. In: IUCN 2011. IUCN Red Listof Threatened Species. Version 2011.2. <www.iucnredlist.org>.Downloaded on 23 January 2012.

BIONDI M. e PETRELLI L., 2010 – Il Fratino, status, biologia econservazione di una specie minacciata. Atti del ConvegnoNazionale, Bracciano (Roma).

BIRDLIFE INTERNATIONAL, 2004 – Birds in Europe: populationestimates, trends and conservation status. BirdLife ed.,Cambridge.

BÖHME W. e KÖHLER J., 2004 – Do Endings of AdjectiveFlectible Species Names Affect Stability? Final Note on the

BIBLIOGRAFIA 151

Gender of Podarcis Wagler, 1830 (Reptilia, Lacertidae).Bonner zoologische, Beitrage, 53: 291-293.

BOITANI L., CIUCCI P. e MORINI P., 1998 – Studio delle popo-lazioni di cinghiale e lupo nel Parco Nazionale del Cilento eVallo di Diano. Relazione finale (1997-1998) e Piano diGestione. Ente Autonomo del Parco Nazionale del Cilentoe Vallo di Diano, Vallo della Lucania, giugno 1998. Pagg.167 + Appendici e Allegati.

BOLOGNA M.A. e LA POSTA S. (a cura di), 2004 – The con-servation status of threatened Amphibian and Reptile speciesof Italian fauna. Italian Journal of Zoology, 71 (Suppl. 1):183pp.

BOLOGNA M.A., CAPULA M. e CARPANETO G.M. (eds),2000 – Gli Anfibi e Rettili del Lazio. Fratelli PalombiEditori, Roma 160 pp.

BORDIGNON L., BRUNELLI M., CALDARELLA M., MARRESE

M., RIZZI V. e VISCEGLIA M., 2010 – La Cicogna nera inItalia. Quaderni di Birdwatching, Anno XII, n.2: 32-35.

BRICHETTI P. e FRACASSO G., 2003, 2004, 2006, 2007, 2008,2010 e 2011 – Ornitologia italiana. Vol. 1-7. Alberto Perdisaed., Bologna.

BRICHETTI P. e GRATTINI N., 2010 – Distribuzione e trenddelle popolazioni di Pendolino Remiz pendulinus in Italianel periodo 1980 – 2007. Picus, 36: 5 – 15.

BRUNELLI M., SARROCCO S., CORBI F., SORACE A., BOANOA., DE FELICI S., GUERRIERI G., MESCHINI A. e ROMA S.(a cura di), 2011 – Nuovo Atlante degli uccelli nidificantinel Lazio. Edizioni ARP (Agenzia Regionale Parchi), Roma.

BRUNO S., 1983 - Lista rossa degli Anfibi italiani. Rivista Pie-montese di Storia Naturale, 4: 5-48.

BRÜNNER H., LUGON-MOULIN N., BALLOUX F., FUMAGALLIL. e HAUSSER J., 2002 – A taxonomical revaluation of theValais chromosome race of the common shrew Sorex araneus(Insectivora: Soricidae). Acta Theriologica 47 (3): 245-275.

BULGARINI F., CALVARIO E., FRATICELLI F., PETRETTI F. eSARROCCO S. (Eds), 1998 – Libro Rosso degli Animalid’Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma.

CALVARIO E., BRUNELLI M., SARROCCO S., BULGARINI F.,FRATICELLI F. e SORACE A., 2011 – Lista Rossa degliuccelli nidificanti nel Lazio (2010). In Massimo Brunelli,Stefano Sarrocco, Ferdinando Corbi, Alberto Sorace, AldoBoano, Stefano De Felici, Gaspare Guerrieri, AngeloMeschini e Silvano Roma (a cura di), 2011 – Nuovo Atlantedegli uccelli nidificanti nel Lazio. Edizioni ARP (AgenziaRegionale Parchi), Roma. 464 pagine.

CANONICO F., FERRARA G., LAMBERTI A. e RAGUCCI A.,1998 – Check-list uccelli e mammiferi. In WWF (a curadi), Piano di Valorizzazione 1998/2000 Parco Naturale Die-cimare.

CAPASSO S. e CARPINO F., 2008 – Primi dati sulle comunità dimicromammiferi del Parco Regionale del Partenio e valutazionedella qualità ambientale. In: Prigioni et al. (eds). 2008. AttiVI Congresso Italiano Di Teriologia, Hystrix, Italian Journalof Mammalogy, (N.S.) SUPP. 2008: 74.

CAPASSO S., CARPINO F., CONTI P. e SAMMICHELI F., 2010 –Utilizzo dei micromammiferi come bioindicatori per la va-lutazione ambientale di un’area campione del Parco nazionaledel Vesuvio. In Bertolino S., Capizzi D., Mortelliti A.,

Amori G., 2010. Convegno Italiano sui Piccoli Mammiferi.Libro dei riassunti: 28.

CAPASSO S., CARPINO F., GAROFANO F., GRAMEGNA G.,MASTROBUONI G., MOTTI R., RICCIARDI M., ROSSETTI V.e STINCA A., 2009 – Le biocenosi del Parco Nazionale delVesuvio - Evoluzione delle comunità di Vertebrati, pp: 62-130. In Carpino F., Sammicheli F., (eds.). 2009. «Laboratorioper il monitoraggio della biodiversità e cartografia del ParcoNazionale del Vesuvio». Ente Parco Nazionale del Vesuvio.Ed., San Sebastiano al Vesuvio

CAPIZZI D. e SANTINI L., 2007 – I Roditori italiani. Ecologia,impatto sulle attività umane e sugli ecosistemi, gestionedelle popolazioni. Antonio Delfino Editore.

CAPIZZI D. e LUISELLI L., 1996 – Ecological relationshipsbetween small mammals and age of coppice in an oak-mixed forest in central Italy. Rev. Ecol. (Terre et Vie), 51:277-291.

CAPOBIANCO G., BALESTRIERI R. e JANNI O., 2011 – Moni-toraggio della prima nidificazione di Airone cenerino (Ardeacinerea) in Campania. Poter presentato al XVI ConvegnoItaliano di Ornitologia di Cervia, Volume degli Abstract:124 – 125.

CAPUTO V., 1989a – Gli Anfibi e i Rettili del cratere degliAstroni (Campi Flegrei, Napoli). Bollettino GruppoR.A.NA.,1989: 45-49.

CAPUTO V., 1989b – I vertebrati del Massiccio del Partenio(Appennino Campano). Atti Circolo Culturale Duns Scoto,Roccarainola (Na), 14-15: 217-283.

CAPUTO V., D’ANIELLO B., GUARINO F. M., PICARIELLO O.,SCILLITANI G. e USAI I., 1993 – L’erpetofauna dei MontiPicentini (Campania). Supplemento Ricerche Biologia Sel-vaggina, 21: 387-391.

CAPUTO V., GUARINO F.M. e BALDANZA F., 1997 – A newfinding of the skink, Chalcides ocellatus in the ex RoyalGarden of Portici (Naples, Italy). Bolétin Asociaciòn HerpetologicaEspanola., 8: 3-4.

CAPUTOV., DI BIASE A. e BALDANZA F., 1987 – L’erpetofaunadella Valle delle Ferriere (Amalfi). Bollettino Società Naturalistiin Napoli, 95: 193-199.

CAPUTO V. e GUARINO F. M., 1992 – L’erpetofauna delCilento. Atti Società italiana Scienze Naturali Museo civicodi Storia Naturale, Milano, 132 (22): 273-292.

CAPUTO V. e GUARINO F. M., 1993 – Primo contributo per larealizzazione dell’atlante erpetologico della Campania. Sup-plemento Ricerche Biologia della Selvaggina, 21: 393-406.

CAPUTO V., GUARINO F. M., TRECROCI T. e TRIPEPI S.,1993 – Amphibian species of Campania and Calabria: theirdistribution, ecology and conservation. In Ferri V. (red.),1993. Atti del Convegno Italiano alla Salvaguardia degliAnfibi. (I). Quaderni Civica Stazione Idrobiologica Milano,n. 19/1992: 109-118.

CAPUTO V., KALBYM. e DE FILIPPO G., 1985 – L’erpetofaunadei Monti Alburni (Appennino Campano-Lucano). Natura,76 (1-4): 94-104.

CARPINO F. e CAPASSO S. (a cura di) 2008 – I Vertebratiterrestri del Parco regionale del Partenio. Monitoraggio eindirizzi per la gestione e conservazione. Ente Parco regionaledel Partenio, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo152

CASTIGLIA R., ANNESI F., ALOISE G. e AMORI G., 2005 – Si-stematica e distribuzione di Neomys anomalus, N. fodiens eMicrotus savii attraverso l’analisi del DNA mitocondriale.Hystrix, Italian Journal of Mammalogy (n.s.) supp. V Congr.Italiano di Teriologia.

CAVALIERE V., D’ANTONIO C. e ZECCOLELLA D., 2011 –Elementi di biodiversità del Tirreno campano da tutelare:Gabbiano corso ed altri uccelli marini in allegato I della Di-rettiva CEE 409/79. Regione Campania, Lega NavaleItaliane e LIPU eds, Napoli.

CIUCCI P., 2012 – Ibridazione con il cane come minaccia per laconservazione del lupo: stato delle conoscenze e criteri perl’identificazione degli ibridi. LIFE10NAT/IT/265 “Ibriwolf”.Provincia di Grosseto, Grosseto.

CIUCCI P., C. TEOFILI e BOITANI L. (a cura di). 2005 – Grandicarnivori e zootecnia tra conflitto e coesistenza. Biologia eConservazione della Fauna 115:1-190.

CORTI C., CAPULA M., LUISELLI L., SINDACO R. e RAZZETTIE. (eds), 2011 – Fauna d’Italia, vol. XLV, Reptilia, Calderini,Bologna, XII + 869 pp.

CORRAIN R. A., DI FRANCESCO M., BOLOGNINI, CIUCCI P.,BALDELLI R. e GUBERTI V., 2007 – Serosurvey for CPV-2,d/istemper virus, ehrlichiosis and leishmaniosis in free-ranging dogs in Italy. Veterinary Record 160(3):91-92.

COSTA O.G., 1839 – Fauna del Regno di Napoli ossia enume-razione di tutti gli animali che abitano le diverse regioni diquesto regno e le acque che le bagnano contenente la descri-zione de nuovi o poco esattamente conosciuti. StamperiaAzzolino e Compagno, Napoli.

COSTA O.G., 1839 – Fauna del Regno di Napoli. Quadrodelle specie indigene ed acclimatizzate della classe de’ Mam-miferi. Napoli.

CRIVELLI A.J., 1996 – The freshwater fish endemic to the nor-thern mediterranean region, an action plan for their conser-vation. Tour du Valat Publication, Arles (Francia). 172 pp.

DE MARINIS A.M., GENOVESI. P. e SPAGNESI M., 2002 –Mustela putorius. In Spagnesi M. e De Marinis A.M. (a curadi), Mammiferi d’Italia. Quad. Cons. Natura 14. Ministerodell’Ambiente, Istituto Nazionale Fauna Selvatica.

DE ROSA D., ESSE E., MASTRONARDI D. e JANNI O., 2010 –Status e distribuzione del Fratino Charadrius alexandrinussul litorale Domitio (CE). In Biondi M. e Petrelli L., IlFratino, status, biologia e conservazione di una specie mi-nacciata. Atti del Convegno Nazionale, Bracciano (Roma).

DINARDO L., 1991a – I Roditori dell’area del Somma-Vesuvo.III ed ultima parte. Summana, 21: 19-21.

DINARDO L., 1991b – Gli Insettivori dell’area del Somma-Vesuvo. I parte. Summana, 22: 26-29.

DINARDO L., 1991c – Gli Insettivori dell’area del Somma-Vesuvo. II parte. Summana, 23: 26-29.

DI NOCERA F., POLLARO F., GALIERO G., DE CARLO E.,DEGLI UBERTI B., GUARINO F.M., MARSILI L., DI CRISTOF., SIRIGNANO F. e MAION., in stampa – Indagini diagnosticheed osservazioni istologiche su esemplari di Caretta caretta(Linnaeus, 1758) spiaggiati lungo le coste della Campanianegli anni 2008-2011. Atti IX Congresso Nazionale dellaSocietas Herpetologica Italica, Bari-Conversano, 26-30 Set-tembre 2012.

EDGAR P., FOSTER J. e BAKER J., 2010 – Reptile Habitat Ma-nagement Handbook. Amphibian and Reptile Conservation,Bournemouth.

ESSE E. e MASTRONARDI D., 2010 – Accertata nidificazionedi Cuculo dal ciuffo, Clamator glandarius, in Campania.Rivista Italiana di Ornitologia, 80: 61-62.

FINAMORE F. e MILONE M., 2001 – Note sullo status delGabbiano corso Larus audouinii in Campania. Atti XI Con-vegno Italiano di Ornitologia, Avocetta. 25: 148.

FRAISSINET M., 1995 (a cura di) – Atlante degli uccellinidificanti e svernanti nella città di Napoli. Monografia n. 4dell’ASOIM. Electa Napoli ed., Napoli.

FRAISSINET M., 2004 – L’evoluzione dell’areale riproduttivodegli aironi coloniali nell’Italia centro-meridionale. Rivistaitaliana di Ornitologia, 74: 19-35.

FRAISSINET M. (a cura di), 2006 – Nuovo Progetto Atlantedegli uccelli nidificanti e svernanti nella città di Napoli.2001-2005. Monografia n.7 dell’ASOIM. ASOIM Onlused., Napoli.

FRAISSINET M. e KALBY M. (a cura di), 1989 – Atlante degliuccelli nidificanti in Campania (1983-1987). Monografian.1 dell’ASOIM Regione Campania ed., Napoli.

FRAISSINETM. e CONTI P., 2008 – Atlante degli uccelli nidificantie svernanti nel Parco nazionale del Vesuvio. Monitoraggiodell’avifauna del Parco nel periodo 1997-2008. Ente Parconazionale del Vesuvio ed., San Sebastiano al Vesuvio.

FRAISSINET M. e CAVALIERE V., 2009 – Gli Anatidi selvaticidella Campania. Monografia n.8 dell’ASOIM. RegioneCampania ed., Napoli

FRAISSINETM. e MASTRONARDI D. (a cura di), 2010 – Atlantedegli uccelli nidificanti in provincia di Napoli. Monografian.9 dell’ASOIM. ASOIM Onlus ed., Napoli

FRAISSINETM. e BUONINCONTI F., 2012 – Prima nidificazionedella Cicogna nera Ciconia nigra in Campania. Picus, 38: 29- 31.

FRAISSINET M., GROTTA M. e PICIOCCHI S. 1994 – La ListaRossa degli Uccelli in Campania. Monografia n.3 dell’ASOIM,Electa Napoli ed., Napoli.

FRAISSINETM., CONTI P., PICIOCCHI S. e MILONEM., 1995 –Prima analisi su base decennale delle popolazioni di Podici-pediformi in Campania. Avocetta, 19: 142.

FRAISSINETM., CONTI P., PICIOCCHI S. e MILONEM., 1998 –Analisi degli andamenti numerici delle popolazioni di Podi-cipediformi (Podicipediformes) in Campania. Natura bresciana,31 (1995): 153-160.

FRAISSINET M., CAVALIERE V., CONTI P., MILONE M., MO-SCHETTI G., PICIOCCHI S. e SCEBBA S., 2001 – Check-listdegli uccelli della Campania. Rivista italiana di Ornitologia,71: 9-25.

FRAISSINETM., CAVALIEREV., JANNIO. e MANCUSOC., 2007 –Check-list degli uccelli della Campania, aggiornata al 31dicembre 2007. Rivista Italiana di Ornitologia, 77: 3-16.

FRAISSINET M., ARGENIO A., CAVALIERE V., ESSE E. e JANNIO., 2009 – L’avifauna del Parco Regionale del Matese(Campania). Picus, 35: 105-123.

FRAISSINET M., MASTRONARDI D. e ESSE E., 2012 – L’Aquilareale, un’icona per il Matese. Monografia n. 11 dell’ASOIMOnlus, Comune di Castello Matese e Regione Campania eds.

BIBLIOGRAFIA 153

FROST D. R., GRANT T., FAIVOVICH J., BAIN R. H., HAAS A.,HADDAD C. F. B., DE SÁ R. O., CHANNING A., WILKINSON

M., DONNELLAN S. C., RAXWORTHY C. J., CAMPBELL J.A., BLOTTO J. A., MOLER P. E., DREWES R. C., NUSSBAUMR. A., LYNCH J. D., GREEN D. M., and W. 2006. The am-phibian tree of life. Bulletin of the American Museum ofNatural History 297: 1-370

FULCOE., 2011 – Densità riproduttiva del Picchio rosso mezzanoDendrocopos medius in una cerreta della Basilicata e rapporti diabbondanza con le altre specie di Piciformes. Atti XVI ConvegnoItaliano di Ornitologia, volume degli abstracts: 84.

FUSILLO R., MARCELLI M. e BOITANI L., 2007 – Survey of anotter Lutra lutra population in Southern Italy: site occupancyand influence of sampling season on species detection. ActaTheriologica, 52: 251–260.

GALIMBERTI, A., MARTINOLI A., RUSSO D., MUCEDDA M. eCasiraghi M., 2010 – Molecular Identification of ItalianMouse-eared Bats (genus Myotis), in Pier Luigi Nimis andRégine Vignes Lebbe (eds.): «Tools for Identifying Biodi-versity: Progress and Problems. Proceedings of the InternationalCongress, Paris, September 20-22, 2010», Trieste, EUTEdizioni Università di Trieste: 289-294.

GALIMBERTI A., SPADAM., RUSSOD., MUCEDDAM., AGNELLIP., CROTTINI A., FERRI E., MARTINOLI A. e CASIRAGHIM., 2012 – Integrated Operational Taxonomic Units (IOTUs)in Echolocating Bats: A Bridge between Molecular andTraditional Taxonomy. PLoS ONE 7(6): e40122.doi:10.1371/journal.pone.0040122.

GANDOLFI G. e ZERUNIAN S., 1987 – I pesci delle acqueinterne italiane: aggiornamento e considerazioni critichesulla sistematica e distribuzione. Atti Società Italiana ScienzeNaturali, 128: 3-56.

GÄRDENFORS U., HILTON-TAYLOR C., MACE G.M. e RO-DRÌGUEZ J. P.2001 – The application of IUCN Red Listcriteria at regional levels. Conservation Biology 15: 1206-1212.

GIACOMA C., BALLETTO E., BENTIVEGNA F., GUARINO F.M.,HOCHSCHEID S., MAIO N., MINGOZZI T., PIOVANO S. eSCARAVELLI D., 2011 – Caretta caretta, pp. 210-218. In:CortiC., Capula M., Luiselli L., Razzetti E., Sindaco R. (eds.)Fauna d’Italia, vol. 45, Reptilia. Calderini Ed., Bologna.

GIANNOTTI M., BALESTRIERI R., CAMMARATA I., MANCINI

V., RUOCCOM. eTEDESCHI C., 2011 – Prima nidificazionedi Cormorano Phalacrocorax carbo sinensis in Campania.Picus, 37: 42-43.

GIUSTINO S., USAI A. e MAIO N., 2006 – Presenza delGabbiano corso Larus audouinii Payraudeau,1826 (Chara-driformes, Laridae) sull’Isola di Ischia (Napoli). BollettinoSezione Campania ANISN, 31: 60-64.

GIPPOLITI S., BATTISTI C. e AMORIG., 2003 – Identificazione dispecie di mammiferi prioritarie per la conservazione a livellolocale: un confronto tra criteri tassonomici ed ecologici. Hystrix,Italian Journal of Mammalogy(n.s.) suppl. (2003): 18.

GUARINO F. M., MAIO N. e ODIERNA G., 2002a – Gli Anfibie i Rettili del Parco Regionale del Matese. In G. Odierna eF. M. Guarino (a cura di). I Vertebrati ectotermi del ParcoRegionale del Matese. Centro Stampa dell’Università degliStudi di Napoli Federico II, Napoli pp. 9-23.

GUARINO F. M., MAION., PICARIELLOO. e Caputo V., 2002b –Stato attuale delle conoscenze sull’erpetofauna dei CampiFlegrei (Napoli). Bollettino Sez. Campana dell’AssociazioneNazionale Insegnanti Scienze Naturali, 24: 59-70.

GUARINO F.M., APREA G., CAPUTO V., MAIO N., ODIERNA

G. e PICARIELLO O. (a cura di), 2012 – Atlante degli Anfibie dei Rettili della Campania. Massa Editore Napoli. Pp.344.

HUTTERER R., AMORI G., KRYŠTUFEK B., YIGIT N., MITSAIN

G., MEINIG H., BERTOLINO S. e MUÑOZ L.J.P., 2008 –Neomys anomalus. In IUCN 2011. IUCN Red List of Threa-tened Species. Version 2011.2. <www.iucnredlist.org>. Dow-nloaded on 22 January 2012.

IUCN, 1994 – IUCN Red List Categories and Criteria version2.3. In: IUCN Red List of Threatened Species. Version2011.2. Disponibile su http://www.iucnredlist.org, Dow-nloaded on 10 November 2011.

IUCN, 2001 – IUCN Red List Categories and Criteria:Version 3.1. IUCN Species Survival Commission. IUCN,Gland, Switzerland and Cambridge, UK.

IUCN, 2003 – Guidelines for Application of IUCN. Red ListCriteria at Regional Levels: Version 3.0. IUCN SpeciesSurvival Commission. IUCN, Gland, Switzerland and Cam-bridge, UK.

IUCN, 2009 – Red List of Threatened Species. Version 2009.2.www.iucnredlist.org

IUCN (Standards and Petitions Subcommittee), 2010 – Gui-delines for Using the IUCN Red List Categories andCriteria. Version 8.1. Prepared by the Standards and PetitionsSubcommittee in March 2010. http:/intranet.iucn.org/web-files/doc/SSC/RedlList/RedListGuidelines.pdf

IUCN, 2011 – IUCN Red List of Threatened Species. Version2011.2. Disponibile su www.iucnredlist.org. Downloadedon 10 November 2011.

KALBY M., 1976 – Il Picchio nero in Provincia di Salerno.Rivista italiana di Ornitologia, 46: 166-167.

KALBY M., DE FILIPPO G. e FRAISSINET M. 1982 – Furtherobservations on the population analisys of Black Woodpeckeran appenninic region of South ltaly. Atti XVIII CongressoInternazionale di Ornitologia vol. I, Mosca: 214.

KALBY M., 1986 – Picchia anche a sud. Airone, 66: 128-133.KOTTELAT M., 1998 – Systematics, species concepts and theconservation of freshwater fish diversity in Europe. ItalianJournal of Zoology , 65 (suppl.): 65-72.

JESU R. e DORIA G., 2011. Dermochelys coriacea. In Faunad’Italia, vol. XLV, Reptilia. Corti C., Capula M., LuiselliL., Sindaco R., Razzetti E (eds), pp. 228-239. Calderini,Bologna.

LANZA B. e CORTI C., 1993 – Erpetofauna italiana: «Acquisizionied estinzioni nel corso del Novecento». Supplemento RicercheBiologia della Selvaggina, 21: 5-49.

LANZA B., ANDREONE F., BOLOGNA M.A., CORTI C. e RAZ-ZETTI E. (a cura di), 2007 - Fauna d’Italia, vol. XLII, Am-phibia, Calderini, Bologna, XI + 537 pp.

LANZA B., NISTRI A. e VANNI S., 2009 – Anfibi d’Italia.Quaderni di Conservazione della Natura. Numero 29. Mi-nistero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e delMare, I.S.P.R.A., Grandi & Grandi Editori; pp. 456.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo154

LARA-ROMEROC., VIRGOS E., ESCRIBANO-AVILAG., MANGAS

J.G., BARJA I. e PARDAVILA X., 2012 – Habitat selection byEuropean badgers in Mediterranean semi-arid ecosystems.Journal of Arid Environments 76: 43-48.

MAIO N. e NAPPI A., 2005 – La collezione teriologica delMuseo Zoologico dell’Università di Napoli Federico II. AttiV Congresso Italiano di Teriologia. Hystrix Italian Journalof Mammalogy (n.s.): 138.

MAIO N., APREA G., D’AMORA G. e PICARIELLO O., 2000a –La teriofauna del Parco Nazionale del Vesuvio ed areelimitrofe. In Picariello O., Di Fusco N., Fraissinet M. (eds)Elementi di biodiversità del Parco Nazionale del Vesuvio,Ente Parco Nazionale del Vesuvio 215-245.

MAIO N., D’AMORA G., VICIDOMINI S. e PIGNATARO C.,2000b – Le collezioni zoologiche del museo naturalistico degliAlburni di Corleto Monforte (Salerno): catalogo dei Mammiferi(Mammalia), Museologia scientifica 16(1) (1999): 15-25.

MAIO N., GUARINO F. M., D’AMORA G. e PICARIELLO O.,2000c – L’erpetofauna del Parco Nazionale del Vesuvio. InPicariello O, Di Fusco N., Fraissinet M. (eds), Elementi diBiodiversità del Vesuvio, pp.139-169. Ente Parco Nazionaledel Vesuvio.

MAIO N., GUARINO F. M., D’AMORA G. e PICARIELLO O.,2001 – Anfibi e rettili del Parco Nazionale del Vesuvio.Pianura, 13: 137-140.

MANCUSO C., CERUSO A., LENZA R. e QUARELLO G., 2004 –Status di Ardeidae e Treskiornithidae in Campania meridionale.Uccelli d’Italia, 29: 16-38.

MANCUSO C., 2006 – Guida agli uccelli del Lago di Conza.ACOWWF-Onlus ed., Cava dei Tirreni.

MANCUSO C., NAPPI A. e LENZA R., 2006 – Stato attualedelle conoscenze sulla fauna dell’Oasi WWF di Persano. InGuglielmi, R. e Nappi, A. (eds.), Atti Convegno «La Naturain Campania. Aspetti biotici e abiotici». Gruppo AttivoCampano A.R.C.A., Napoli.

MARCELLI M., 2006 – Struttura spaziale e determinantiecologici della distribuzione della lontra (Lutra lutra) inItalia. Sviluppo di modelli predittivi per l’inferenza ecologicae la conservazione. Tesi di Dottorato, Università di RomaLa Sapienza.

MARCELLIM. e FUSILLO R., 2009a – Distribuzione e preferenzeambientali del gatto selvatico (Felis silvestris) e della martora(Martes martes) nei SIC del Parco Nazionale del Cilento eVallo di Diano”.

LUTRIA snc, Giugno 2009. Rapporto tecnico non pubblicatoper il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

MARCELLI M. e FUSILLO R., 2009b – Assessing range re-ex-pansion and recolonization of human-impacted landscapesby threatened species: a case study of the otter (Lutra lutra)in Italy. Biodiversity and Conservation, 18, 2941–2959.

MARCELLI M. e FUSILLO R., 2010 – Presenza del gattoselvatico (Felis silvestris) e della martora (Martes martes)lungo gradienti di influenza antropogenica nel Parco Nazionaledel Cilento e Vallo di Diano: importanza delle fisionomievegetazionali, della frammentazione ambientale e della pres-sione antropica. LUTRIA snc, Aprile 2010. Rapporto tecniconon pubblicato per l’Ente Parco Nazionale del Cilento eVallo di Diano.

MARRESE M., CALDARELLA M., BUX M. e RIZZI V., 2009 –Check-list degli uccelli del fiume Ofanto, XV ConvegnoItaliano di Ornitologia, Sabaudia.

MARTINOLI A., BERTOLINO S., PREATONI D.G., BALDUZZIA., MARSAN A., GENOVESI P., TOSI G. e WAUTERS L.A.,2010 – Headcount 2010: the multiplication of the greysquirrel introduced in Italy. Hystrix Italian Journal of Mam-malogy (n.s.) 21(2) 2010: 127-136.

MASTRONARDI D., BALESTRIERI R., CAVALIERE V., DE ROSAD., ESSE E., FRAISSINET M., GIANNOTTI M., JANNI O. ePICIOCCHI S., 2011 – Check-list degli uccelli LitoraleDomitio (CE) aggiornata al 31 luglio 2009. Picus, 37: 9-25.

MEZZASALMA M., MAIO N. e GUARINO F. M., 2008 – L’er-petofauna del Parco Gussone di Portici (NA). BollettinoSezione Campana A.N.I.S.N., 36: 31-38.

MILONE M. (a cura di), 1999 – Atlante degli uccelli svernantiin Campania. Monografia n.6 dell’ASOIM. ASOIM Onlused., Napoli.

MOLINA-VACAS G., BONET-ARBOLI V., RAFART-PLAZA E. eRODRIGUEZ-TEIJEIRO J.D., 2009 – Spatial ecology of Eu-ropean badgers (Meles meles) in Mediterranean habitats ofthe North-eastern Iberian peninsula: habitat selection. Vieet Milieu-Life and Environment 59(2): 233-242.

MONTICELLI F. S., 1886 – I Chirotteri del Mezzogiorno d’Italia.Atti Società Italiana Scienze Naturali, Milano, 28: 1-46.

MOSCHETTI G., ROCCO M. e SCEBBA S., 1995 – Primi datisull’alimentazione del Barbagianni Tyto alba in un parcourbano di Portici (NA). Avocetta, 19: 118.

MOYLE, P.B. e R. NICHOLS. 1973. Ecology of some native andintroduced fishes of the Sierra-Nevada foothills in centralCalifornia. Copeia 1973:478-490;

NAPPI A. e MAIO N., 2002 – Gli Insettivori del MuseoZoologico dell’Università di Napoli Federico II (Mammalia,Insectivora). Catalogo della collezione con note sistematiche.Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, 49:187-201.

NAPPI A. e MANCUSO C., 2010 – Dati sulla distribuzionedella nutria Myocastor coypus in Campania. In Bertolino S.,Capizzi D., Mortelliti A., Amori G., 2010. ConvegnoItaliano sui Piccoli Mammiferi. Libro dei riassunti: 41.

NAPPI A. e MASSETI M., 2005 – I mammiferi terrestri nonvolatori delle isole del Golfo di Napoli. Atti V CongressoItaliano di Teriologia. Hystrix Italian Journal of Mammalogy(n.s.): 44.

NAPPI A., 2002 – Vertical distribution of the snow voleChionomys nivalis (Martins, 1842) (Rodentia, Arvicolidae)in Italy. Hystrix, Italian Journal of Mammalogy. (n.s.) 13(1-2): 45-52.

NAPPI A., 2010 – Considerazioni sui resti di micromammiferirinvenuti durante il restauro del Tempio di Nettuno aPaestum (provincia di Salerno). In Bertolino S., Capizzi D.,Mortelliti A., Amori G., 2010. Convegno Italiano sui PiccoliMammiferi. Libro dei riassunti: 42.

NAPPI A., BERTARELLI C., DE SANCTIS A., NORANTE N., PACIA.M., RICCI F. e ROMANOC., 2007a – Some data on the pre-sence of snow vole Chionomys nivalis (Rodentia, Arvicolidae)on the Italian Apennines. Hystrix Italian Journal of Mammalogy(n.s.) Suppl. V European Congress of Mammalogy.

BIBLIOGRAFIA 155

NAPPI A., CIPOLLA R.M., GABRIELE R., MASSETI M., CORTIC. e ARCIDIACONOG., 2007b – Anfibi, Rettili e Mammiferidelle isole del Golfo di Napoli: check-list commentata.Studi Trentini Scienze Naturali, Acta Biologica, 83: 93-97.

NORANTE N. e NAPPI A., 2003 – Status sulle conoscenze deimammiferi molisani. Atti IV Congresso Italiano di Teriologia.Hystrix, Italian Journal of Mammalogy. (n.s.) suppl. (2003).

PACI A.M., ROMANOC., PALANGA S., 2003 –Micromammiferidel Parco Regionale di Monte Cucco (Perugia). Hystrix,Italian Journal of Mammalogy (n.s.) suppl. IV CongressoItaliano di Teriologia.

PECBMS, 2008 – The State of Europe’s Common Birds2008. CSO/RSPB, Prague.

PERONACE V., CECERE J.G., GUSTIN M. e RONDINI C., 2012– Lista Rossa 2011 degli Uccelli Nidificanti in Italia.Avocetta, 36: 11-58.

PICARIELLO O., FRAISSINET M. e MAIO N., 1999 – Gli animaliselvatici del Parco Nazionale del Vesuvio e del Cilento-Vallodi Diano; pp. 347-383. In Lucarelli F. (ed.), La “rete” MABnel Mediterraneo. Parchi Nazionali del Cilento Vallo di Dianoe del Vesuvio. Il ruolo dell’UNESCO. Napoli: Studio Idea.

PICIOCCHI S. MASTRONARDI D. e FRAISSINET M., 2011 – Irapaci diurni della Campania. Monografia n.10 dell’ASOIM,ASOIM ed., Pozzuoli.

PRATESI F., 1978 – Esclusi dall’arca. Arnoldo MondadoriEditore, Milano.

RANDI E., 2008 – Detecting hybridization between wildspecies and their domesticated relatives. Molecular Ecology17:285-293.

RINALDI G. e MILONE M. 1980 – I mammiferi dell’isola diVivara: note sulla loro distribuzione. Annuario IstitutoMuseo Zoologia Università di Napoli, 23: 25-32.

RIPPAD., ZACCARIA A.T., VALOREM., CARPINO F. e FULGIONED., 2005 – La Coturnice Alectoris graeca in Campania. AttiXIII Convegno Italiano di Ornitologia, Avocetta, 29: 204.

SCEBBA S., 1993 – Gli uccelli della Campania. EdizioniEsselibri, Napoli.

ROMANO A., VENTRE N., DE RISO L., PIGNATARO C. e SPI-LINGA C., 2010 – Amphibians of the “Cilento e Vallo diDiano” National Park (Campania, Southern Italy): updatecheck list, distribution and conservation notes. Acta Herpe-tologica, 5 (2): 233-244.

RONDININI C., 2006 – Proposta Red List UZI / MATTM.RUSSO D. e PICARIELLO O., 1998 – Chirotteri della Campania:osservazioni faunistiche ed ecologiche. Atti Società ItalianaScienze Naturali 139: 159-171.

RUSSO D. e MANCINI M., 1999 – I chirotteri troglofili delMolise e del Matese campano. InDondini G., Papalini O. eVergari, S. (eds.). Atti I Convegno Italiano sui Chirotteri,Castell’Azzara (Grosseto), 28-29 marzo 1998: 123-136.

RUSSO D. e MASTROBUONI G., 2000 – La chirotterofauna delParco Nazionale del Vesuvio. In Picariello O., Di Fusco N.e Fraissinet M. (eds). Elementi di biodiversità del Vesuvio.Ente Parco Nazionale del Vesuvio ed., San Sebastiano alVesuvio: 247 – 261.

RUSSOD. e JONESG., 2000 – The two cryptic species of Pipistrelluspipistrellus (Chiroptera: Vespertilionidae) occur in Italy: evidencefrom echolocation and social calls. Mammalia, 64: 187-197.

RUSSO D., JONES G. e MIGLIOZZI A., 2002 – Habitat selectionby the Mediterranean horseshoe bat, Rhinolophus euryale(Chiroptera: Rhinolophidae) in a rural area of southern Italyand implications for conservation. Biological Conservation107: 71-81.

RUSSO D. e JONES G., 2003 – Use of foraging habitats by batsin a Mediterranean area determined by acoustic surveys:conservation implications. Ecography 26: 197-209.

RUSSO D., CISTRONE L., JONES G. e MAZZOLENI S. 2004 –Roost selection by barbastelle bats (Barbastella barbastellus,Chiroptera: Vespertilionidae) in beech woodlands of centralItaly: consequences for conservation. Biological Conservation117: 73-81.

RUSSO D., CISTRONE L. e JONES G. 2005 – Spatial andtemporal patterns of roost use by tree-dwelling barbastellebats, Barbastella barbastellus. Ecography 28: 769-776.

RUSSO D., CISTRONE L. e JONES G., 2007 – Emergence timein forest bats: the influence of canopy closure. Acta Oecologica31: 119-126.

RUSSO D., CISTRONE L., GARONNA A.P. e JONES G., 2010 –Reconsidering the importance of harvested forests for theconservation of tree-dwelling bats. Biodiversity and Con-servation 9: 2501-2515.

RYDELL J., HEDENSTRÖM A., HJORT C. e RUSSO D., 2012 –Fladdermöss på Capri-Fauna och Flora 107(1): 38–43 (insvedese).

RYDELL J., RUSSO D.e HEDENSTRÖM A., 2012 – Barbastellebats on a rocky island: the end of a paradigm?. VIIICongresso Italiano di Teriologi, Piacenza (abstract).

RYDELL J., NATUSCHKE G., THEILER A. e ZINGG P.E., 1996 –Food habits of the barbastelle bat, Barbastella barbastellus.Ecography 19:62-66.

SALICINI I., IBÁÑEZ C. e JUSTE J., 2012 –Multilocus phylogenyand species delimitation within the Natterer’s bat speciescomplex in the Western Palearctic. Molecular Phylogeneticsand Evolution 61: 888-898.

SARTORI F., (ed.) 1998 – Bioindicatori ambientali. FondazioneLombardia per l’Ambiente, 368 pp.

SCALERA R., 2003 – Anfibi e Rettili italiani. Elementi ditutela e di conservazione. Collana Verde, 104. Corpo Forestaledello Stato. Ministero delle Politiche Agricole e Forestali,Roma, pag. 232.

SCARAVELLI D. e PRIORI P., 2009 – Parco Regionale Rocca-monfina Foce Garigliano-Guida alla conoscenza degli ha-bitat- Fauna. Filograf, Forlì.

SCARAVELLI D., MANCINIM. e ANTONELLI S., 2005 – Indaginimicroteriologiche in ambienti del Molise. Hystrix, ItalianJournal of Mammalogy (n.s.) suppl. (2005) V CongressoItaliano di Teriologia

SINDACO R., DORIA G., RAZZETTI E. e BERNINI F. (eds),2006 – Atlante degli Anfibi e dei Rettili d’Italia. SocietasHerpetologica Italica. Edizioni Polistampa, Firenze

SCEBBA S., VITOLO A. e MOSCHETTI G., 1992 – Estivazionee prima nidificazione accertata di Cavaliere d’Italia Himantopushimantopus in Campania. Avocetta, 16: 67

SCEBBA S. e MOSCHETTI G., 1995 – Prima nidificazioneaccertata di Pernice di mare Glareola pratincola in Campania.Uccelli d’Italia, 20: 122-124.

BIBLIOGRAFIA156

SCEBBA S. e MOSCHETTI G., 2002 – Prima nidificazioneaccertata di Gabbiano comune Larus ridibundus in Campania.Uccelli d’Italia, 27: 57-59.

SCEBBA S. e VANNUCCHI A., 2003 – Nidificazione del Cavaliered’Italia Himantopus himantopus nella piana del Volturno(Caserta). Avocetta, 27: 137.

SCILLITANI G., SCALERA R. CARAFA M. e TRIPEPI S., 2004 –Conservation and biology of Triturus italicus (Peracca, 1898)in Italy. In Bologna, M. A. and La Posta S. (curatori). TheConservation Status of Threatened Amphibian and ReptileSpecies of Italian Fauna. Italian Journal of Zoology, 71(Suppl.1): 45-54.

SCOCCIANTI C., 2001 - Amphibia: aspetti di ecologia dellaconservazione [Amphibia: Aspects of Conservation Ecology].WWF Italia, Sezione Toscana. Editore Guido PersichinoGrafica, Firenze: XIII+430 pp.

SHAR S., LKHAGVASUREN D., BERTOLINO S., HENTTONEN H.,KRYŠTUFEK B. e MEINIG H., 2008. Sciurus vulgaris. In IUCN2011 – IUCN Red List of Threatened Species. Version 2011.2.<www.iucnredlist.org>. Downloaded on 18 January 2012.

SITAS N., BAILLIE J.E.M. e ISAAC N.J.B., 2009 –What are wesaving? Developing a standardized approach for conservationaction. Animal Conservation 12, 231-237.

SNOW D.W. e PERRINS G.M., 1998 – The Birds of theWestern Palearctic. Coincise edition. Osford UniversityPress ed., Oxford, New York.

SORENSEN T., 1948 – A method for establishing groups ofequal amplitude in plant sociology based on similarity ofspecies content. Det. Kong. Danske Vidensk. Selsk. Biol.Skr. Copenaghen, 5: 1 – 34.

SPAGNESI M. e TOSO S. (a cura di), 1999 – Iconografia deiMammiferi d’Italia. Ministero dell’Ambiente/Istituto Na-zionale per la Fauna Selvatica, Ozzano dell’Emilia (BO).

SPAGNESI M. e DE MARINIS A.M. (a cura di), 2002 –Mammiferi d’Italia. Quad. Cons. natura, 14, Min. Ambiente– Istituto Nazionale Fauna Selvatica.

STEIN W. I., 1990 – Quercus garryana Dougl. Ex Hook (Ore-gonwhiteoak). Pages 650-660 In R. M. Bumsand, B. H.Honkala(technical coordinators), Silvics of North America:Hardwoods. USDA Forest Service Agriculture Handbook2.U.S. Department of Agriculture, Washington, D.C.

STOCH F., 2000-2006 – CKmap for Windows. Version 5.3.Ministry for Environment, Territory and Sea, Nature Pro-tection Directorate, http://ckmap.faunaitalia.it

STÖCK M., SICILIA A., BELFIORE N.M., BUCKLEY D., LOBRUTTO S., LO VALVO M. e ARCULEO M., 2008 – Post-Messinian evolutionary relationships across the Sicilianchannel: mitochondrial and nuclear markers link a newgreen toad from Sicily to African relatives. BMC EvolutionaryBiology,. 8: 56-74.

TEMPLE H.J. e TERRY A. (Compilers), 2007 – The status anddistribution of European mammals. Luxembourg: Officefor Official Publications of the European Communities.

TEREBA A., RUSSO D., CISTRONE L. e BOGDANOWICZ W.,2009 – Cryptic diversity: first record of the Alcathoe’s bat(Myotis alcathoe) for Italy. Secondo Convegno Nazionale suiChirotteri, Serra San Quirico (Ancona), 21-23.

TRUCCHI E. e SBORDONI V., 2009 – Unveiling an ancient bio-logical invasion: molecular analysis of an old Europeanalien, the crested porcupine (Hystrix cristata). BMC Evolu-tionary Biology, 9:109

TUCKER B.W. e VAN OORDT G.J., 1929 – Further Notes onthe Ornithology of the Naples District. – 1. Observationschiefly concerning the Spring Passage and the Birds ofMonte Vergine. Ibis, 5: 499 – 523.

USAI A., GIUSTINO S. e MAIO N., 2007 – Nidificazione diGabbiano corso, Larus audouinii, sull’Isola di Ischia (Napoli).Rivista italiana di Ornitologia, 77 (1): 73-76.

VERBOOM L. B. e APELDOORN VAN R. 1990 – The Hague Ef-fects of habitat fragmentation on the red squirrel, Sciurusvulgaris. Landscape Ecology vol. 4 nos. 2/3 pp 171-176.

WOLFF J. O., 1996 – Population fluctuations of mast-eatingrodents are correlated with production of acorns. Journal ofMammalogy 77: 850-856.

ZERUNIAN S., 1992 – La perdita di diversità nelle comunitàittiche delle acque dolci. In Ambiente Italia 1992. Lega perl’ambiente/ Vallecchi ed., Firenze: 156-169.

ZERUNIAN S., 1998 – Pesci d’acqua dolce. In Libro Rossodegli Animali d’Italia-Vertebrati (Bulgarini F., Calvario E.,Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S., eds.). WWF Italia,Roma, 210 pp.

ZERUNIAN S., 2002 – Condannati all’estinzione? Biodiversità,biologia, minacce e strategie di conservazione dei Pescid’acqua dolce indigeni in Italia. Edagricole, Bologna, X +220 pp.

ZERUNIAN S., 2003 – Piano d’azione generale per la conservazionedei Pesci d’acqua dolce italiani. Quaderni Conservazionedella Natura, 17, Ministero Ambiente – Istituto NazionaleFauna Selvatica, 123 pp.

ZERUNIAN S., 2004a – Pesci delle acque interne d’Italia.Ministero Ambiente - Istituto Nazionale Fauna Selvatica,257 pp + CD-rom.

ZERUNIAN S., 2004b – Proposta di un Indice dello Stato Eco-logico delle Comunità Ittiche viventi nelle acque interneitaliane. Biologia Ambientale, 18 (2): 25-30.

ZERUNIAN S. e DE RUOSI T., 2002 – Iconografia dei Pescidelle acque interne d’Italia / Iconography of Italian InlandWater Fishes. Ministero Ambiente – Istituto NazionaleFauna Selvatica, 263 pp. + 33 tavv.

ZERUNIAN S., GANDOLFI G., 1999 – L’ittiofauna indigenanelle acque interne italiane: minacce, gestione, conservazione.In Atti Sem. I Biologi e l’Ambiente oltre il 2000 / CISBA,Reggio Emilia: 95-110.

ZERUNIAN S., TADDEI A. R., 1996 – Pesci delle acque interneitaliane: status attuale e problematiche di conservazione.WWF Italia, Roma, 18 pp.

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo 157

AUTORI

Silvia CapassoVia Pagliano, 18. 80055 - Portici (NA)

[email protected]

Filomena CarpinoCorso Umberto I, 425. 80034 - Marigliano (NA)

[email protected]

Paolo CiucciDipartimento di Biologia e Biotecnologie

Universita` degli Studi di Roma La Sapienza Piazzale Aldo Moro, 5. 00185 - Roma

Maurizio FraissinetVia Cavalli di Bronzo, 95. 80046 - San Giorgio a Cremano (NA)

[email protected]

Romina FusilloLUTRIA s.n.c. – Wildlife Research and Consulting

Via Stefano Oberto, 69. 00173 - Roma

Alberto GentileFIPSAS

Via Roma, 54. 84086 - Roccapiemonte (SA)

Fabio Maria GuarinoDipartimento di Biologia, Complesso Universitario di Monte Sant’Angelo

Università degli Studi di Napoli Federico IIVia Cintia, 21. 80126 - Napoli

[email protected]

Nicola MaioDipartimento di Biologia, Complesso Universitario di Monte Sant’Angelo

Università degli Studi di Napoli Federico IIVia Cintia, 21. 80126 - Napoli

[email protected]

Manlio MarcelliLUTRIA s.n.c. – Wildlife Research and Consulting

Via Stefano Oberto, 69. 00173 - Roma

Danilo RussoLaboratorio di Ecologia Applicata

Dipartimento di AgrariaUniversità degli Studi di Napoli Federico IIVia Università, 100. 80055 - Portici (Na)

[email protected]

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo158

PROFILO DEGLI AUTORI

Silvia Capasso. Ha conseguito la Laurea con lode in Scienze Naturali nel 2003all’Università Federico II di Napoli con una tesi in Anatomia comparata dei Verte-brati, seguita da un Master di II livello nel 2005. Ornitologa ed inanellatrice, ha col-laborato a numerosi progetti sull’avifauna, sia in Campania che in altre regioni.Opera come Naturalista e Zoologa ed ha all’attivo incarichi di monitoraggio, ge-stione e conservazione della fauna selvatica, svolti sia per associazioni, che peraziende ed enti pubblici. Fra gli altri, ha lavorato come zoologa dei Vertebrati al-l’Osservatorio della biodiversità del Parco Regionale del Partenio (2006-2008) edal Laboratorio per il monitoraggio della biodiversità del Parco Nazionale del Vesu-vio (2008-2009). È autrice di diverse pubblicazioni, scientifiche e divulgative, e dal2007 si occupa anche di formazione ed educazione scientifica ed ambientale. Ètra i soci fondatori del Gruppo Piccoli Mammiferi (G.P.M.) dell’Associazione Terio-logica Italiana (A.T.I.t), nato nel 2012 al fine di promuovere le attività di studio,conservazione e gestione relative alle specie animali appartenenti agli ordini degliErinaceomorfi, Soricomorfi e Roditori.

Filomena Carpino. Si laurea nel 1997 presso l’Università Federico II di Napoli inbiologia, con una tesi sull’etologia degli uccelli coloniali. Ottiene una borsa di stu-dio all’Istituto Internazionale di Genetica e Biofisica, partecipando al progetto Par-co genetico, sulla genetica di popolazioni in 9 comuni isolati del Cilento. Collabo-ra, successivamente, con il Dipartimento di Zoologia della Federico II, partecipandoa diversi studi sulla dinamica di popolazioni in ambito genetico-evolutivo. Tramitel’ateneo napoletano e l’Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale assumeincarichi professionali per diverse ricerche sulla zoologia dei vertebrati in aree pro-tette, collaborando alla stesura del Piano del Parco Nazionale del Cilento e Vallodi Diano. Nel 2003 fonda, insieme allo staff del prof. Mario Milone, l’Istituto di Ge-stione della Fauna, col quale avvia una lunga collaborazione con diversi incarichi,tra cui le ricerche afferenti alla Stazione Faunistica di Punta Licosa, per conto delParco del Cilento. Dal 2006 al 2010 assume incarichi professionali per monitoraggifaunistici in diverse Aree Protette, che portano alla pubblicazione di due monogra-fie, e alla elaborazione di rapporti finalizzati all’istituzione di Parchi Urbani di Inte-resse Regionale. Nei lavori svolti approfondisce il monitoraggio dei piccoli mammi-feri e nel 2012 è tra i soci fondatori del Gruppo Piccoli Mammiferi, che nasce inseno all’ATIt (Associazione Teriologica Italiana).

Paolo Ciucci. Ricercatore presso il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Char-les Darwin” dell’Università di Roma “La Sapienza”, dove insegna corsi di Zoologia,Biologia della Fauna Selvatica ed Ecologia Animale per le Lauree triennali e Magi-strali in Scienze Biologiche e Scienze Naturali, si occupa di ecologia, ecologia com-portamentale e gestione della vertebratofauna, in particolare dei grossi mammife-ri. Ha svolto attività di ricerca in Italia ed all’estero sul lupo e sulle prede selvatichee domestiche ed ha coordinato diversi progetti di ricerca e di conservazione sul lu-po in vari parchi nazionali italiani. È stato recentemente responsabile di un proget-to di ricerca sull’orso bruno marsicano, di cui gestisce attualmente un piano di mo-nitoraggio demografico. Autore di 68 pubblicazioni scientifiche ed oltre 85 rela-zioni tecniche è stato anche consulente scientifico per documentari naturalistici(National Geographic, Discovery Channel, CNN, Channel 4 di Londra, RAI3) ed hacurato l’allestimento di mostre e musei dedicati al lupo.

PROFILO DEGLI AUTORI 159

Gabriele de Filippo. Si occupa di biologia della conservazione e fotografia natura-listica. Esperto di Lagomorfi ha collaborato con ISPRA per la redazione del Piano Na-zionale di Azione per la Conservazione della Lepre italica (Lepus corsicanus), ende-mismo che studia nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano dai tempi dellasua scoperta. Cura la segrereria del Gruppo Nazionale Lepre italica, che coordina illavoro dei ricercatori impegnati su questa specie. È membro della Commissionesull’Educazione e Comunicazione dell’IUCN, con cui collabora come fotografo efilm-maker. È consulente della Regione Campania per la gestione della Rete Natura2000 e l’attuazione del piano di monitoraggio dello stato di conservazione di habitate specie di importanza comunitaria.

Maurizio Fraissinet. Biologo e appassionato di natura ed animali. Ornitologo dicampo ma nel contempo anche ambientalista ed esperto di aree naturali protette. Lapassione e lo studio dell’ornitologia infatti negli anni si sono coniugate con l’impegnopolitico che lo ha portato a ricoprire il ruolo di consigliere regionale e vice presidentedel Consiglio regionale per la Campania, nonché di amministratore di aree naturaliprotette, veste nella quale ha presieduto l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, è statovicepresidente di Federparchi e Commissario del Parco Regionale del Matese. Attual-mente coniuga l’attività ornitologica con quella di insegnante di scienze nella scuolamedia superiore e docente di monitoraggio faunistico presso la Facoltà di Veterinariadell’Università Federico II di Napoli. Come ornitologo è autore di circa duecento arti-coli scientifici, una trentina di libri ed alcune scenografie di documentari per la televi-sione. È componente del Gruppo di Conduzione della piattaforma ornitologica Orni-tho.it e partecipa a numerosi gruppi di ricerca. In qualità di inanellatore con brevetto“A” ha collaborato e collabora con diversi Centri di Recupero Animali Selvatici (CRAS)della Campania, seguendo gli aspetti ornitologici e marcando gli uccelli reimmessi innatura. Svolge attività di consulenza presso Regione, Province, Enti Parco, ATC. Svolgeanche un’attività divulgativa in ambito naturalistico lavorando alla realizzazione di do-cumentari, articoli di giornali, corsi di aggiornamento, ecc. Sul piano scientifico negliultimi anni si è interessato soprattutto di distribuzione ed areali, avifauna urbana, an-damenti popolazionistici, censimenti. È tra i fondatori dell’ASOIM, Associazione nellaquale attualmente riveste la carica di Presidente. Ha anche altri interessi nel settoredei viaggi, della fotografia naturalistica e del nuoto, che pratica a livello agonistico.

Romina Fusillo. Ecologa animale, co-fondatrice della società di ricerca faunisticaLUTRIA snc. Laureata in Scienze Naturali, opera da oltre un decennio a livello nazio-nale ed europeo, collaborando in particolare con diverse aree protette in Italia cen-tro-meridionale, e maturando competenze specialistiche sulla lontra euroasiatica(Lutra lutra) e altri mustelidi in ecosistemi ripariali e forestali. Consegue il dottoratodi ricerca in Scienze Ecologiche nel 2006 presso l’Università La Sapienza di Roma.La valutazione e monitoraggio dello stato di conservazione delle specie, i processidi selezione delle risorse e dell’habitat nei diversi livelli organizzativi, l’ecologia com-portamentale e trofica nei carnivori solitari, delineano i suoi principali interessi di ri-cerca. Oggetto di recente investigazione sono gli aspetti demografici e lo stato disalute della popolazione di lontra in Italia meridionale. Utilizza approcci multipli perl’acquisizione dei dati che comprendono il trappolaggio e la radiotelemetria, il rile-vamento dei segni di presenza e i sistemi fotografici con sensori di movimento, eprivilegia un robusto approccio statistico e l’impiego di sistemi informativi territorialinell’elaborazione dei dati. È autrice o co-autrice di diverse pubblicazioni su rivistecon impact factor e ha presentato i suoi lavori in numerosi congressi internazionali.Dal 2008 è membro del gruppo specialistico delle lontre dello IUCN (OSG/IUCN).

LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI TERRESTRI E DULCIACQUICOLI DELLA CAMPANIAa cura di Maurizio Fraissinet e Danilo Russo160

Alberto Gentile. Nasce il 12 marzo 1979 a Roccapiemonte in provincia di Saler-no. Fin dalla prima infanzia, grazie al padre e allo zio, compie i suoi primi passi ver-so la conoscenza degli ambienti fluviali, attraverso la pratica della pesca sportiva.Appassionato di natura e di fauna ittica, in particolare, arricchisce il suo percorsodi studi con numerose letture di testi scientifici e riviste di settore di ittiologia edecologia fluviale. Si iscrive nel 1998 alla facoltà di Scienze Ambientali all’UniversitàParthenope di Napoli dove si laurea con il massimo dei voti, discutendo una tesi inecologia fluviale e studio della fauna ittica del fiume Volturno. In seguito ha mododi approfondire le proprie conoscenze ittiologiche attraverso progetti di monito-raggio dei fiumi Sele, Tusciano, Calore Irpino, Mingardo e Bussento in collabora-zione con l’Università degli studi di Salerno. Esperto in applicazione di indici bio-logici ittici e campionamento della fauna ittica, partecipa a corsi di aggiornamentoorganizzati dal CISBA a Castelnuovo di Garfagnana (settembre 2009) e a Roma(maggio 2010). Ha gestito per enti e associazioni progetti di monitoraggio dei fiu-mi Ofanto (compresa l’oasi di Conza), Sarno, Picentino, Calore Salernitano, Teste-ne, Irno. Proprio in quest’ultimo corso d’acqua è promotore nel 2010 dell’avvio delprogetto di reintroduzione e monitoraggio della trota di ceppo mediterraneo e nel2012 della reintroduzione della Tinca, entrambe specie divenute ormai rare nel pa-norama ittiologico nazionale.Esercita anche la libera professione come consulentein materie ambientali (scarichi, emissioni in atmosfera, rifiuti, VI, VIA, AIA, ecc.).

Fabio Maria Guarino. Laureato in Scienze Naturali e PhD in Biologia Evoluzionisti-ca, è ricercatore In Anatomia Comparata e Prof. Aggregato in Biologia Evolutiva deiVertebrati presso l’Università di Napoli Federico II. La sua attività di ricerca verte sufaunistica e biologia della conservazione di Anfibi e Rettili italiani; struttura dell’ossoe sue applicazioni scheletocronologiche (per determinare l’età degli individui) neiVertebrati ectotermi; paleoistologia di reperti scheletrici, sia di origine animale cheumani, provenienti da siti di scavo archeologico (principalmente Pompei ed Ercola-no). È autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche in extenso, la maggior par-te delle quali su riviste internazionali. Ha coordinato o partecipato a diversi progettidi ricerca tra cui Salvaguardia dei vertebrati del Parco Regionale del Matese (Finan-ziamento POP 1999 della Regione Campania) e Monitoraggio dello stato di conser-vazione degli anfibi della fauna italiana particolarmente a rischio (Finanziamento delMinistero dell’Ambiente; 2000). Ha organizzato (in collaborazione) il IV CongressoNazionale della Societas Herpetologica Italica, che si è svolto a Ercolano (Napoli). nel2002. Ha di recente curato l’Atlante degli Anfibi e Rettili della Campania, promossoe finanziato dalla Regione Campania. È stato invitato a fare da referee per numeroseriviste scientifiche internazionali tra cui Amphibia-Reptilia, Anatomical Record, Co-peia, Current Zoology, Herpetological Journal, Journal of Herpetology, Journal ofZoology, Biological Journal of the Linnean Society.

PROFILO DEGLI AUTORI 161

Nicola Maio. Laureato nel 1997 in Scienze Naturali e nel 2006 in Scienze dellaNatura presso l’Università di Napoli Federico II. Nel 1999 ha vinto una borsa di stu-dio sul Monitoraggio zoologico dei Vertebrati presso l’Ente Parco Nazionale delVesuvio. Dal 2000 è funzionario tecnico-scientifico (curatore) del Museo Zoologicodell’Università di Napoli Federico II. Dal 2007 è Responsabile di Zona del CentroStudi Cetacei per la Campania. Dal 2009 è ausiliario di polizia giudiziaria, in vestedi esperto biologo, incarico conferito dal Ministero delle politiche agricole, alimen-tari e forestali, e dal Corpo Forestale dello Stato. Appassionato ed esperto natura-lista, ha acquisito competenze soprattutto nel campo della faunistica dei Vertebra-ti e dei Molluschi. È un esperto subacqueo. Ha partecipato a numerosi progetti diricerca sulla conservazione della fauna della Campania e del Lazio ed è stato invi-tato come esperto a diversi programmi televisivi a carattere scientifico-divulgativo.Ha in corso collaborazioni di ricerca con diversi studiosi italiani e stranieri. Ha or-ganizzato e partecipato attivamente a numerosi Convegni nazionali ed internazio-nali. È autore di oltre 100 lavori scientifici su riviste nazionali e internazionali.

Manlio Marcelli. Ecologo animale, co-fondatore della società di ricerca faunisticaLUTRIA s.n.c. con sede in Roma. Dal 2001 opera a livello internazionale e naziona-le, collaborando in particolare con diverse aree protette dell’Italia centro-meridio-nale. Nel 2006 ha conseguito il dottorato di ricerca in Biologia Animale presso l’Uni-versità di Roma La Sapienza. I suoi interessi di ricerca sono focalizzati sul monito-raggio delle popolazioni animali, i processi di selezione dell’habitat, le dinamiche didistribuzione geografica della fauna e l’impatto dei fattori antropici, in particolarel’uso del suolo. Predilige l’utilizzo dei modelli statistici e dei sistemi informativi ter-ritoriali nelle investigazioni ecologiche. Ha lavorato principalmente sulla ecologia econservazione della lontra euroasiatica e di altri carnivori solitari in ecosistemi ripa-riali e forestali, adoperando approcci multipli per l’acquisizione dei dati che com-prendono il trappolaggio e la radiotelemetria, il rilevamento dei segni di presenzae i sistemi fotografici con sensori di movimento. Ha pubblicato su riviste internazio-nali con impact factor e ha presentato i suoi lavori in numerosi congressi interna-zionali. Dal 2008 è membro del gruppo specialistico delle lontre dello IUCN(OSG/IUCN).

Danilo Russo. Ricercatore in Ecologia presso il Dipartimento di Agraria dell’Uni-versità degli Studi di Napoli Federico II ove insegna Conservazione della Natura eGestione delle Aree Protette. Ha insegnato Zoologia e Zoologia Applicata pressol’Università degli Studi di Salerno e la Seconda Università di Napoli. È uno specia-lista di ecologia, comportamento e conservazione dei pipistrelli noto a livello inter-nazionale e studia questi animali da circa 20 anni. Si occupa inoltre dell’ecologiae della tutela di coleotteri cerambicidi e in particolare della Rosalia alpina. Ha con-seguito il titolo di PhD presso l’Università di Bristol (della quale è tuttora membroonorario) ove ha frequentato il Bat Ecology and Bioacoustics Laboratory, uno deicentri più importanti al mondo per lo studio dei pipistrelli. È membro del Bat Spe-cialist Group dell’IUCN e Focal Point scientifico del Ministero dell’Ambiente e dellaTutela del Territorio e del Mare per l’accordo internazionale EUROBATS. Ha al suoattivo oltre 40 pubblicazioni internazionali ed è autore di numerosi articoli e mo-nografie scientifiche e divulgative a carattere nazionale.

Finito di stampare nel mese di giugno 2013