LE ORIGINI DELLA FAMIGLIA ARCIDIACO · 2015. 1. 7. · Segue, quindi, l'albero genealogico...
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LE ORIGINI DELLA FAMIGLIA ARCIDIACO
La famiglia Arcidiaco è presente a San Lorenzo, nel cuore dell'area grecanica calabrese, fin dalla seconda
metà del XVI secolo. Le ricerche svolte all‟Archivio di Stato ed Archivio della Curia Arcivescovile di
Reggio Calabria tra i documenti di San Lorenzo e di decine di paesi vicini hanno portato alla luce centinaia
di atti di battesimo, matrimonio e morte, documenti notarili, catastali e militari, nei quali sono citati tutti, o
quasi, gli Arcidiaco vissuti in quella zona a partire dalla seconda metà del Cinquecento fino ad oggi.
Benché qualche fonte non troppo attendibile ponga l‟origine di questo cognome in Sicilia o addirittura
nell‟antica Cartagine, i più antichi documenti rivelano che a quell'epoca a San Lorenzo abitavano almeno tre
o quattro nuclei familiari di Arcidiaco.
Un Lorenzo Arcidiaco vi morì all‟età di circa 89 anni il 24 novembre 1631, risultando così essere nato verso
il 1542. Giandomenico Arcidiaco, figlio di Nardo, vi si sposò nel 1599, mentre sua sorella Polita fu
testimone di un matrimonio nel 1603. Una Lucrezia “Archidiacono” compare a San Lorenzo nell‟atto di
morte di sua figlia Caterinella datato 12 febbraio 1602.
L'ultimo Arcidiaco del nostro ramo a nascere a San Lorenzo fu il mio bisnonno Giuseppe (Peppino)
Arcidiaco, papà di mio nonno Lorenzo, il 14 ottobre del 1880.
Quella che segue è la parte più “recente” del suo albero genealogico, costruito tramite i registri di Stato
Civile di San Lorenzo e della vicina Bagaldi ed i registri delle relative parrocchie:
Andrea Bruna Domenico Eleonora Domenico Domenica Paolo Caterina Vincenzo Angela Paolo Giuseppa Bruno Anna Maria Sebastiano Flavia Arcidiaco Catania Manti Strati Saccà Zumbo Scrivo Nocera Mafrici Misiano Marra Pontari Ligato Pellicanò Arcidiaco Modaffari
* bracciante * 1745-1794 * bracciante * n. 1724 1743-1799 n. ~ 1732 1742-1784 n. 1741 * massaro * † ~ 1769 † 1801 * coltivatore * 1759-1836 * vaticale * 1747-1893
n. 1715 † 1815 1751-1818
Francesco Saveria Saverio Antonina Domenico Paola Giuseppe Francesca Arcidiaco Manti Saccà Scrivo Mafrici Marra Ligato Arcidiaco
* bracciante * * filatrice * * bracciante * * filatrice * * bracciante * * filatrice * * bracciante * * filatrice *
nato a S. Pantaleone nel 1766 nata a S. Lorenzo nel 1757 nato verso il 1773 nata verso il 1775 nato a Bagaladi nel 1768 nata a Bagaladi nel 1769 nato verso il 1776 nata a S. Lorenzo nel 1784
morto ivi nel 1819 morta ivi nel 1801 morto a S. Lorenzo nel 1839 morta a S. Lorenzo nel 1851 morto ivi nel 1838 morta ivi nel 1816 morto a S. Lorenzo nel 1846 morta ivi nel 1853
Domenico Andrea Maria Anna Vincenzo Antonina Arcidiaco Saccà Mafrici Ligato
* bracciante * * filatrice * * bracciante * * filatrice *
San Lorenzo, 1791 – ivi, 1864 San Lorenzo, 1798 – ivi, 1855 Bagaladi, 1796 – San Lorenzo, 1856 San Lorenzo, 1810 – ivi, 1884
Lorenzo Giovanni Domenica
Arcidiaco Mafrici * bracciante * * casalinga *
San Lorenzo, 1837 – ivi, 1906 San Lorenzo, 1847 – ivi, 1920
Giuseppe Arcidiaco
* ferroviere *
San Lorenzo, 1880 – Reggio Calabria, 1960
A differenza di altri cognomi la cui etimologia risulta piuttosto difficile da interpretare, si può affermare con
certezza che la parola Arcidiaco derivi dal greco “αρχιδιάκος” contrazione di “αρχιδιάκοnoς” (arcidiacono).
Entrambe queste parole sono ancora utilizzate nel greco moderno anche se la prima, “αρχιδιάκος”, è meno
frequente della seconda “αρχιδιάκοnoς”1.
E' questa un'ulteriore prova che, nel luogo in cui il cognome nacque, la lingua parlata fosse quella greca.
Se fosse possibile tornare indietro nel tempo scopriremmo quindi con tutta probabilità che gli Arcidiaco che
nel Cinquecento vivevano a San Lorenzo discendevano dalla famiglia di un sacerdote, un arcidiacono
appunto, probabilmente di rito greco e forse con moglie e figli, la cui professione avrebbe così "segnato" tutti
1 La definizione in greco della parola “αρτιδιάκος” indica: "πρωηοδιάκονος, διάκος ζηην σπηρεζία ηοσ επιζκόποσ" (protodiacono, diacono al servizio
del vescovo). Il cognome è anche citato in "Cognomi Greci di Reggio Calabria", di Franco Mosino, Ed. Apodiafàzzi, Bova 2005.
Albero genealogico ascendente
del mio bisnonno Giuseppe Arcidiaco
(fino alla generazione dei suoi trisavoli)
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i suoi discendenti. Il fatto che almeno fino alla fine dell'Ottocento la presenza della famiglia Arcidiaco sia
rara in altri luoghi dell'area grecanica calabrese ed inesistente in qualsiasi altra provincia o regione
costituisce una ragione in più per affermare che la zona di origine fu proprio quella di San Lorenzo.
Gli Arcidiaco di San Lorenzo, spesso citati nei documenti del Settecento come “Arciaco” e a volte in quelli
più antichi come “Archidiaco”2 (e solo in un paio di casi Arcidiacono o Archidiacono), erano per lo più, con
qualche rara eccezione, dei braccianti, custodi di bestiame, faticatori o “vaticali” (trasportatori), e furono
durante il Seicento, il Settecento e l‟Ottocento una famiglia numerosa e piuttosto ramificata.
Il più antico Arcidiaco finora rintracciato da cui discese in linea diretta il mio bisnonno Peppino si chiamava
Francesco, era nato tra la fine Seicento e l'inizio del Settecento, ed era vissuto a Roccaforte del Greco, paese
confinante con San Lorenzo. Era il nonno del bisnonno del mio bisnonno.
Data la scarsità di documenti di Roccaforte del Greco, esistono purtroppo pochissime tracce di questo
Francesco Arcidiaco, che si trova citato per la prima volta solo nell‟atto di matrimonio di suo figlio Andrea,
sposatosi nel 1764 a San Lorenzo con Bruna Catania.
La famiglia Arcidiaco non risulta presente in alcun modo a Roccaforte del Greco nell'Ottocento, e non viene
mai citata, all'infuori di qualche traccia relativa al nostro ramo, nei pochi documenti notarili superstiti.
Questo fa pensare che Francesco Arcidiaco si possa essere trasferito a Roccaforte al momento del
matrimonio con Maria Spanò, il cui cognome è invece molto comune in quel luogo.
La data approssimativa in cui il nostro Andrea lasciò Roccaforte è indicata nel suo atto di matrimonio, dove
lo sposo è detto: “otto ab hinc annis circiter huius supradicte Archipresbyteralis”. Questo significa che egli
si trasferì sotto la Parrocchia Arcipretale di San Lorenzo verso il 1756.
Un atto notarile rogato dal notaio Domenico Trapani di Roccaforte3 ci fornisce ulteriori particolari indicando
appunto la sua provenienza e l'attuale domicilio in San Pantaleone, frazione di San Lorenzo:
"Andrea Arcidiaco fu Francesco, del casale di Roccaforte da più anni abitante a San Pantaleo,
tenimento della Terra di San Lorenzo"
Il documento che segue è l‟atto di battesimo di suo figlio Francesco, datato 10 aprile 1766. Il parroco era a
quell‟epoca l‟Arciprete Abate Filippo Tegani, e si legge chiaramente che il suo cognome è indicato come
“Arciaco” e non Arcidiaco.
Atto di battesimo di Francesco Arcidiaco, figlio di Andrea e di Bruna Catania
Libro dei battezzati della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, 1762-1773 – San Lorenzo, 10 aprile 1766
2 La forma Archidiaco è forse dovuta al fatto che le due prime sillabe del cognome greco possono essere e non Una ritrascrizione esatta
dal greco sarebbe quindi "Archidiaco", col gruppo "ch" da pronunciare come in tedesco nella parola "licht" o nel greco moderno "òchi". La forma
Arciaco è probabilmente dovuta al fatto che a quell‟epoca si pronunciava la d alla greca cioè dh come il gruppo "th" nell'inglese "there". La "d" era
pronunciata "d" solo dopo "n" o "r", e questo suono ha tendenza all'elisione. 3 ASRC, inv.81, B608 Vol. 3284, 13 gennaio 1766
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Questa è, invece, la prima pagina dell'atto notarile che abbiamo citato e che documenta la provenienza di
Andrea Arcidiaco da Roccaforte del Greco ed il domicilio in San Pantalone:
Atto notarile rogato dal notaio Domenico Trapani di Roccaforte del Greco il 13 gennaio 1766, con il quale Andrea Arcidiaco,
trisavolo del mio bisnonno Peppino, "del casale di Roccaforte da più anni abitante in San Pantaleo, tenimento della Terra di
San Lorenzo" vendeva un "terreno alberato con alberi di frutto [...] pervenutoli ad esso d'Arcidiaco per eredità materna".
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Segue, quindi, l'albero genealogico discendente di Francesco Arcidiaco e Maria Spanò di Roccaforte:
Francesco Arcidiaco
sposa Maria Spanò
? Andrea Nato verso il 1740 a Roccaforte del Greco, di professione, "fatigatore", detto "Bilichi"
si trasferisce a San Pantaleone verso il 1756 e nel 1764 sposa a San Lorenzo Bruna Catania (1745-1798) figlia di Michele Catania
e di Sicilia Siviglia. Nel 1802 risulta ancora vivente e residente a San Pantaleone.
Francesco detto "Bilichi" Francesco residente a San Pantaleone, morto dopo il 1832, Nato nel 1766 a San Pantaleone,
sposa a San Lorenzo nel 1789 Giovanna Rodà figlia di Nunziato battezzato a San Lorenzo. Morto a San Lorenzo nel 1819. (il nome di battesimo, il luogo di residenza ed il soprannome "Bilichi" Di professione bracciante, sposa a San Lorenzo nel 1787 fanno supporre una probabile stretta parentela con il nostro ramo principale) Saveria Manti (1757-1801), filatrice, figlia di Domenico Manti e di
Eleonora Strati
Nunziato 1792-1792 Domenica 1796 Anna Maria 1799 Domenico 1809-1880 Domenico Andrea 1791-1864 Bruna 1787-1830 sposa nel 1816 sposa nel 1822 sposa nel 1832 nato e morto a San Lorenzo, di professione bracciante di professione filatrice Paolo Foti Antonio Rodà Antonina Crea sposa nel 1821 Maria Anna Saccà (1798-1855), filatrice, sposa Vincenzo Iannì
figlia di Saverio Saccà e di Antonina Scrivo
Saveria 1823-1896 Francesco 1826-1898 Saverio 1829-1829 Antonina 1830-1832
sposa nel 1843 sposa nel 1854 Giuseppe Romeo Fortunata Maisano
Domenico 1856 Maria Filomena 1858-1894 Antonino 1862 FrancescaMaria 1865-1903 Annunziata 1869-1949 sposa nel 1890 sposa nel 1884 sposa nel 1888 Annunziata Scrivo sposa nel 1891 sposa nel 1895 Antonia Morabito Vincenzo Nucera figlia di Domenico e di Giuseppe Mercurio Fortunato Lucisano Maria Teodora Arcidiaco e nel 1911 emigra degli Stati Uniti
Francesco 1891 Francesco 1890-1893 Carmela 1892 Antonino 1893 Francesco 1900
sposa nel 1921 Carmela Spanò ed emigra in Argentina senza la famiglia facendo perdere le sue tracce verso la fine degli anni venti
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Antonina Maria 1769 Michele 1773 Caterina 1777 Caterina Fortunata 1780-1851 probabilmente morta in tenera età probabilmente morto in tenera età probabilmente morta in tenera età sposa in prime nozze a San Lorenzo nel 1797
Salvatore Caridi ed in seconde nozze
a San Pantaleone nel 1820 Stefano Foti
Antonino 1832-1832 Domenica Vittoria 1834-1873 Lorenzo Giovanni 1837-1906 Antonino 1840
sposa nel 1863 Giuseppe Mafrici sposa nel 1863 Domenica Mafrici ( 1847-1920), filatrice, figlio di Vincenzo Mafrici ed Antonina Ligato figlia di Vincenzo Mafrici ed Antonina Ligato
Domenico 1866-1875 Vincenzo 1870-1911 Antonina 1873-1952 Giuseppe 1880-1960 Carmela 1883-1975
Antonino 1872† sposa a San Lorenzo nel 1897 sposa a San Lorenzo nel 1893 di professione ferroviere, sposa a Melito nel 1910 sposa a San Lorenzo nel 1901 Domenico 1876-1892 Lorenza Barreca Antonino Monorchio Carmela Mandalari (1882-1968), casalinga, Santo Monorchio Maria 1887-1893 figlia di Francesco Bonaventura e di Rachele Martorelli Antonino 1878†
ALBERO GENEALOGICO
DISCENDENTE DI FRANCESCO
ARCIDIACO E MARIA SPANO'
DI ROCCAFORTE DEL GRECO
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Un secondo ramo di Arcidiaco da cui discende il mio bisnonno tramite la sua bisnonna Francesca Arcidiaco,
è molto più antico del primo ed ha origine da Nardo Arcidiaco e Vittoria Sarullo, vissuti a San Lorenzo nella
seconda metà del Cinquecento:
Nardo Arcidiaco nato probabilmente verso il 1540 sposa Vittoria Sarullo
e muore dopo il 1596
Polita Giando nata verso il 1570 nato probabilmente verso il 1570
citata come testimone ad un atto di matrimonio sposa a S. Lorenzo nel 1599 e come madrina ad una cresima a San Lorenzo nel 1603 Elena Farcumatà (morta nel 1622) figlia di Giovanni Pietro e Cornelia Verduci
Lorenza Caterina Cornelia Costantino Bernardo sposa Michele Pellicanò nata a S. Lorenzo S. Lorenzo, 1616-1698 nato a S. Lorenzo nel 1613 nato a S. Lorenzo
morta a S. Lorenzo nel 1682 nel 1609 sposa Francesco Mandalari sposa in prime nozze Elisabetta Scordino, da cui nascono nel 1619 a circa 80 anni tutti i figli, ed in seconde nozze, nel 1676, Poeta Adario. Muore a Pentidattilo nel 1680.
Antonio Maddalena Giovanni Domenico
sposa nel 1673 Complizia Asprea. nata a S. Lorenzo nel 1640 S. Lorenzo, 1645-1689 Muore prima del 1698 e nessuno dei vi muore a pochi giorni di età sposa nel 1667 Graziosa Spatafora (1647 circa - 1717)
suoi figli ha discendenti figlia di Domenico e Teodosia Miserrafiti
Elisabetta 1674 Bernardo Domenico Porzia 1675 muore a S. Lorenzo nel 1713 muore a S. Lorenzo nel 1748 Giovanni Sabato 1677-1684 sposa Giuseppa Peligrona eremita della Chiesa di S. Giovanni Battista Giuseppe 1680-1698 di Prunella, sposa Caterina Maisano Domenica 1684 Agata 1691-1691
Lorenzo Antonino Agostina Lorenza Domenica Antonino 1706-1707 Giovanni Domenico Francesco Sabba Domenica Nunzia S. Lorenzo, 1702-1728 S. Lorenzo, 1695-1762 n. S. Lorenzo, 1708 Caterina 1713-1713 muore a S. Lorenzo S. Lorenzo, 1704-1783 S. Lorenzo, 1696-1728 S. Lorenzo, 1708-1737 sposa Prospera Mangiola sposa Domenico Tripodi sposa Giovanni Battista nel 1779 a circa 90 anni, detto "Migari" custode di pecore sposa Giuseppe Mangiola sposa Giovanni Falcomatà bracciante sposa Antonia Scordo fratello della cognata Domenico Oliveri
sposa Beata Mangiola
Bruno Domenico †1737 Sabba Pietro Lorenzo Domenico Domenico Vincenza Tommaso
sposa a Bova nel 1764 Antonio 1727 nato a S. Lorenzo nel 1734 nato a S. Lorenzo nel 1739 sposa a Pentidattilo n. 1731, detto "Migari" n. 1734 nato a S. Lorenzo nel 1751 Maria Saladino e si Pietro 1730 sposa Domenica Stilo sposa Francesca Sunica Domenica Cuzzucli sposa Bruna Romeo sposa Vincenzo muore a S. Eufemia nel 1818 trasferisce a Bova Domenica 1742 si trasferisce a Pentadattilo si trasferisce a Chorio (cap. matr. 1757) Maurici e si trasferisce di professione vaticale
Francesco 1731-1775 dove nascono i figli a Reggio Calabria ebbe tre mogli: Antonia Nunzia 1745-1746 Cammara, Caterina Mandica e Antonio 1748 Antonia Falcomatà
Caterina 1767-1767 Lorenzo 1766 Antonia Beata 1763 Luciano Bruno 1772 Giovanni Domenico 1775 Grazia 1768 sposa Antonina Crea Giovanni Domenico 1766-1771 Antonino 1774-1775 (battezzato a Pentidattilo) Caterina Ursula 1772-1772 Giovanni †1772 Santa 1776 Antonino Leone 1774 Bruno 1786 Matteo 1779-1829 (battezzati a Bova) Nunziato 1786
Vincenzo Pasquale 1767-1839 Giovanni Antonio 1762-1830 Francesco Antonio 1759 Antonino 1802-1860 Antonia Maria 1771-1773 sposa Domenica Scordo sposa Fortunata Ligato Fortunato 1778 sposa Lavinia Messineo Rosaria Maria 1804-1804
Antonia Domenica 1765-1766 Francesca Maria 1801
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Francesco Antonio nato a S. Lorenzo nel 1611
sposa Maria Nocera
Gabriele Ippolita Mariana Giovanni Lorenzo Marco Geronima
sposa nel 1677 Mattea Marino. sposa nel 1675 Filippo Marino. nata a S. Lorenzo nel 1630 sposa a S. Lorenzo nel 1657 nato nel 1639 muore a circa 60 anni nel 1701 Non sono registrati figli a S. Lorenzo Muore di parto nel 1689 sposa nel 1651 Paolo Cilione Pompilia Arcudi sposa a S. Lorenzo nel 1660 ma una figlia di nome Antonia risulta Angelo o Marc’Angelo Tripodi deceduta a Reggio Calabria nel 1728 vedovo di Ottavia Romeo
Sebastiano Adisia 1677-1679 Maria Antonio Francesca Anna S. Lorenzo, 1680-1727 Costantino 1683-1684 sposa nel 1676 nato verso il 1660, sposa nata verso il 1660 nata verso il 1668, muore nel 1698 di professione mastro falegname, sposa Teodosia 1685-1688 Gabriele Toscano Margherita Coratora muore nel 1705 a S. Lorenzo colpita da un colpo in prime nozze Mariana Miserraffiti, da cui Antonino 1688 e muore nel 1731 di schioppo all'età di 30 anni nasce il primo figlio e, rimasto vedovo nel 1703, risposa nello stesso anno Maria Maurici
Anna Teodosia 1693 Giuseppe Costantino Antonio 1705 Giovanni Lorenzo Antonina Antonino 1702-1703 Antonino 1717 S. Lorenzo, 1702-1755 S. Lorenzo, 1704-1778 Antonio 1707-1707 muore a S. Lorenzo nel 1757 nata nel 1697 Domenico 1704 armaiolo, più volte citato come vaticale, per molti anni Domenica †1718 bracciale sposa Giovanni Giuseppe 1707 esperto stimatore di terre tesoriere della Confraternita Graziosa †1725 sposa Caterina Arena Domenico Rodà Nicola Maria 1710-1718 sposa Caterina Ligato di Gesù e Maria di S. Lorenzo, Antonino 1713 sposa Candelora Quattrone (1706-1775) Francesco 1716-1720 figlia di Domenico e di Domenica Priolo Antonio 1718 Francesca †1718 Antonio Bartolomeo 1736 Mariana Margherita Antonia Caterina Vincenzo Rosaria Antonina 1723 Giovanni Domenico 1739-1741 S. Lorenzo, 1725-1787 †1770 sposa Domenico n. 1732 n. 1735 n. 1737 Antonio 1726-1731 Caterina 1742 sposa Domenico Virduci sposa Dom. Pelligroni Maisano sposa Giuseppe sposa Caterina sposa Antonino Zumbo Antonio 1728-1735 Nunzia 1745-1746 e Dom. Tascione Aloi Zumbo ed Antonino Mercurio Angela 1740-1744 Domenica 1747-1751 Domenica 1742 Nicola Saverio 1755-1758 Domenica †1732 Sebastiano Vincenzo Lorenzo Domenica 1771 Nunziato †1747 S. Lorenzo, 1751-1818 S. Lorenzo, 1736-1782 S. Lorenzo, 1739-1830 Antonino †1775 Giovanni 1735-1735 vaticale come il padre sposa Vincenza citato come bottegaro e bettoliere Fortunata 1778 Lorenzo 1744-1746 sposa Flavia Modaffari Manti sposa Vittoria Vezzani ed Antonina Mandica Domenico Lorenzo 1746† Pasquale Giuseppe 1749-1749 (primo matrimonio) (secondo matrimonio)
Antonio 1761 Antonio Pasquale 1772-1853 Maria Francesca 1783 sposa Antonino Giglietta Vincenza Antonia 1763 Santo 1775- 1775 Carmela Fortunata 1785
Antonio Maria 1766 Maria 1787 Francesca 1784-1853 Antonina 1775 Pasquale 1769-1775 Domenica Teresa 1788 sposa Fortunato Manti
sposa Giuseppe Ligato Giuseppa 1778-1841 Domenica Giovanna 1774 sposa Vincenzo Arcidiaco Pasquale 1791-1792 Saveria 1780-1830 Domenica Saveria 1771 Candelora 1792-1862 sposa Pietro Pizzi sposa Lorenzo Strati Antonina †1774 Giovanni Costantino 1793-1883 sposa Fortunata Minniti
Antonina Ligato 1810-1884 Domenica 1780-1835 Antonino †1824 morto a Chorìo Carmelo Vincenzo 1795 sposa Vincenzo Mafrici sposa Pasquale Manti Domenico Fortunato 1795-1795
e Domenico Miduri Domenica Fortunata 1796 sposa Antonino Pannuti Antonina 1787-1844 Carmela 1800- 1871 sposa Fortunato Ligato
Vincenza 1802 Paola 1801- 1802 Concetto 1805-1882 sposa Maria Iacopino ed Antonina Malaspina Pasquale 1803 Francesco 1803-1803 Francesco morto 1846
ALBERO GENEALOGICO
DISCENDENTE DI NARDO
ARCIDIACO E VITTORIA SARULLO
DI SAN LORENZO
Domenica Mafrici 1847-1920 sposa Lorenzo Giovanni Arcidiaco (1837-1906) figlio di Domenico Andrea e di Maria Saccà,
(da cui nacque nel 1880 Giuseppe Arcidiaco)
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Altri rami di Arcidiaco presenti alla fine del Cinquecento a San Lorenzo sono i seguenti. Di nessuno di essi,
però, esistono a quanto pare discendenti che portano il nostro cognome oltre la metà del Settecento:
Lorenzo Arcidiaco sposa Lucrezia Bono Nel 1603 un Lorenzo Arcidiaco, figlio di Coletto e Lucrezia Ienaro, compare come padrino in una cresima. Potrebbe trattarsi di lui. Nel 1631 muore un Lorenzo Arcidiaco a circa 89 anni. Anche in questo caso potrebbe trattarsi di lui. Nicola nato probabilmente verso il 1600 sposa Marina Missineo di Montebello
Domenico Angela Cesare Matteo Angela Michele Angela Giovanni Antonio morto a S. Lorenzo morta a S. Lorenzo nato a S. Lorenzo sposa Rosa Scordino nata a S. Lorenzo nato a S. Lorenzo nel 1637 nata a S. Lorenzo nato a S. Lorenzo morto per a circa 9 anni nel 1633 a circa 6 anni nel 1633 nel 1629 di Montebello nel 1634 sposa nel 1658 Francischella Pizzi nel 1641 nel 1646 omicidio nel 16554
e nel 1670 Antonia Romeo non sono registrati figli a S. Lorenzo Giovanna Nicola madrina in due battesimi nel 1688 e 1689 morto a S. Lorenzo nel 1731 in cui è detta "della Città di Montebello" a circa 70 anni, "magister" sposa Diana Schifano di Bagnara Calabra Mattea Domenica Rosella Antonino morta a S. Lorenzo nel 1761 a circa 60 anni S. Lorenzo, 1701-1702 S. Lorenzo, 1706-1777 S. Lorenzo, 1709-1714 sposa nel 1728 Francesco Falcomatà sposa nel 1730 Giuseppe Falcomatà di Reggio Calabria (capitoli matrimoniali 1728) Andrea Arcidiaco nato probabilmente verso il 1570 sposa Lucia Palamara Domenico Andrea Domenico nato probabilmente verso il 1600 sposa a S, Lorenzo nel 1661 Anna Strati sposa a S, Lorenzo nel 1625 Giovannella Cilioni non sono registrati figli a S. Lorenzo e muore prima del 1660
Lucia Andrea Giuseppe Bernardina Lucia Giovanna Domenica Anna S. Lorenzo, 1627-1633 S. Lorenzo, 1629-1633 n. a S. Lorenzo, 1632 morta a San Lorenzo nel 1711 S. Lorenzo, 1635-1646 n. a S. Lorenzo, 1647 m. S. Lorenzo, 1647 m. S. Lorenzo, 1649 sposa Giovanni Sidini a 3 anni a 3 anni
e Nicola De Monte
Giovanni Domenico Arcidiaco nato probabilmente verso il 1560 sposa Lucrezia Pluvio
Stratonica Livia Andrea Elisabetta Francesco 1592 circa-1642 sposa Trisbiano Pansera nato verso il 1593 morta nel 1680 a circa 70 anni sposa nel 1631 morto a San Lorenzo nel 1643 sposa Pietro Mandalari (?) Mariana Vadalà sposa nel 1620 Crisella Cilioni
Francesca 1622 Francesca Giovanni Domenico 1623- 1633 sposa nel 1660 Francesca 1625- 1633 Francesco Cammara Potenziana 1628- 1629 Antonino 1629 Ippolita Giovanna 1637 Giovanni Antonio 1639
4 Cfr. atto notarile ASRC, Inv. 81, B659 Vol. 3506 - notaio Giuseppe Foti di Montebello (8.6.1655) - nel quale viene citata Mariana Marino di
Montebello, madre del "miserabilis Antonio Archidiaco".
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Il paese di San Lorenzo, oggi purtroppo in stato di parziale abbandono, è posto sul crinale del contrafforte
divisorio che separa le fiumare Tuccio e Amendolea, all‟altezza di 787 metri sul livello del mare. Il territorio
comunale è molto ampio: latitudinalmente si estende dalla fiumara dell‟Amendolea fino ad oltre quella del
Tuccio, e longitudinalmente ha inizio dall‟Aspromonte e si inoltra fino al mare all‟estremo sud della
Calabria, con la frazione della Marina di San Lorenzo.
La zona più alta dell‟abitato, la Contrada Castello, è composta per la maggior parte da gruppi di rocce, ed è
stata per molto tempo utilizzata come cava di pietra per la costruzione delle abitazioni e dei muri a secco di
sostegno delle stesse case e della viabilità.
Alla principale zona residenziale, sviluppata attorno alla piazza centrale, si accostano altre fasce di
abitazioni, poste su vie parallele al percorso principale, intersecate da viottoli scoscesi, impraticabili durante
le piogge per il pericolo di essere travolti dalla corrente.
San Lorenzo, la chiesa Dittereale e villa Cordova - fotografia scattata il 25 aprile 2012
Oggi le case diroccate e le anguste vie del paese accolgono le poche centinaia di abitanti che ancora vivono
in questo luogo in cui il tempo sembra essersi fermato. Già dal XVI secolo, però, San Lorenzo era dotato di
due parrocchie, un‟arcipretale, anticamente detta protopapale, in cui si professava il rito latino, ed una
dittereale, antica depositaria del rito greco bizantino, e tra il 1670 ed il 1901 fu servito da vari notai, cosa che
lo rendeva degno di un certo rispetto.
Le case del centro abitato, nella stragrande maggioranza, erano e sono ancora oggi composte da un piano
terra adibito a magazzino per le derrate alimentari da conservare per la stagione invernale, e da un primo
piano, su un livello superiore, con i servizi primari ed unici delle famiglie. La presenza del forno, del
lavatoio, di un pergolato e di un pollaio, determinavano un sistema di vita all‟aperto, a stretto contatto con la
strada e con le altre famiglie.
San Lorenzo fu fondato dalle popolazioni della Marina che vi si rifugiarono per sfuggire alle numerose
incursioni piratesche, incursioni che continuarono senza sosta per molti secoli, tanto da far si che la
popolazione del comune raggiungesse, alla fine del XIX secolo, oltre seimila abitanti.
Il paese si sviluppò avendo come suoi casali San Pantaleo, Santa Maria di Ceramia, San Teodoro e Bagaladi.
Feudo medievale degli Abenavoli, venduto nel 1608 ai Ruffo, divenne Comune nel 1811.
Anche San Lorenzo riportò gravi danni a causa del terremoto del 1783 e venne ricostruito con sacrifici e
fatica da parte dei superstiti.
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Simbolo del paese è il grande olmo centenario che sorge nella piazza principale: la leggenda riferisce che
quest‟albero venne piantato nel paese da Ludovico Abenavoli5, che tornava vittorioso dalla disfida di
Barletta, combattuta il 13 febbraio 1503 durante la guerra tra Francesi e Spagnoli per il dominio sulle regioni
del Sud Italia. Al termine dell‟età feudale l‟ordinamento amministrativo disposto dai francesi per legge del
19 gennaio 1807 fece di San Lorenzo un “Luogo”, o meglio una "Università" nel cosiddetto "Governo di
Melito". Nel 1811, in occasione del riordino, San Lorenzo fu poi riconosciuto come Comune e gli furono
annesse le frazioni di San Pantaleone e Chorio6.
Anche in queste frazioni vicine vivevano molti Arcidiaco.
Detto questo, è importante ricordare che le fonti su cui si sono basate queste ricerche sono principalmente
quattro: gli atti di Stato Civile di San Lorenzo, gli atti notarili dei notai che rogarono a San Lorenzo e nei
paesi limitrofi, i documenti parrocchiali delle due Chiese di San Lorenzo e gli atti dei due catasti onciari
(censimenti settecenteschi) di San Lorenzo.
I documenti di Stato Civile di San Lorenzo, depositati presso l‟Archivio di Stato di Reggio, coprono il
periodo 1809-1920 e sono costituiti da alcune decine di quaderni divisi per anno e quasi sempre comprensivi
di indici di nascita, di morte e di matrimonio, e da vari fasci di documenti detti processetti matrimoniali (le
odierne pubblicazioni allegate ai matrimoni: fedi di nascita o di battesimo degli sposi, atti di morte dei
genitori degli sposi, ecc. ecc.). I documenti sono per la maggior parte prestampati e compilati a mano in
italiano.
Gli atti notarili di San Lorenzo, conservati presso lo stesso archivio di Stato, partono invece dal 1723. La
consultazione è più difficile perché sono interamente scritti a mano, a volte in latino o con calligrafie poco
leggibili e spesso senza indici delle parti contraenti.
Gli atti parrocchiali, depositati presso l‟Archivio della Curia Arcivescovile di Reggio Calabria, coprono il
periodo più lungo: dal 1593 al 1994. Sono costituiti da circa 75 registri di battesimo, morte e matrimonio e
da sei registri di cresime.
Nel periodo in cui vissero i più antichi Arcidiaco fin ora conosciuti, il Regno di Napoli era sotto il dominio
spagnolo della famiglia Asburgo, che vedeva l‟Italia come una terra da spremere per procurarsi denaro,
truppe e viveri.
Le cronache di quegli anni parlano di molti abbandoni della terra da parte dei piccoli proprietari per i troppi
debiti in cui versavano, ma anche dei fallimenti di molti massari, in gravi difficoltà per il ripetersi dei cattivi
raccolti e per l‟esosità dei contratti d‟affitto.
I feudatari di San Lorenzo, che non faticavano ad imporre pesanti tributi alla popolazione, erano stati prima
gli Abenavoli, e poi, dal 1608, i Ruffo di Bagnara Calabra. Questi ultimi avevano acquisito prima il titolo di
baroni e poi quello di duchi ed avevano esteso i propri domini sui paesi di Solano, Motta San Giovanni,
Baronello, San Lucio, Amendolea, San Lorenzo, Fiumara, Melicucco e Careri.
In piccoli borghi come quello di San Lorenzo la popolazione avvertiva la presenza di un re spagnolo come
qualcosa di lontano, presente solo attraverso l‟imposizione di gabelle sempre più soffocanti. Il popolo era
incolto e superstizioso, subissato dalle angherie dei feudatari e della corona, e spesso rassegnato ad una
misera sorte.
La speranza di vita, in ogni ceto sociale, non andava oltre i quarant‟anni, e la denutrizione, la mortalità
infantile, la scarsa igiene erano cosa di tutti i giorni. Le aree costiere erano pericolose e lo sarebbero state
ancora per secoli: innumerevoli sono i documenti riguardanti le incursioni turche che fino al Settecento
avevano scoraggiato chiunque a colonizzare le terre più vicine al mare.
Il susseguirsi dei giorni e delle stagioni, immutabile e perfetto dono celeste, scandivano la vita delle centinaia
di contadini dei paesi che, spesso, dovevano fare chilometri e chilometri per coltivare i loro fondi, o che,
impegnati nelle masserie nelle campagne, non tornavano a casa più di una o due volte al mese. I nobili e i
borghesi che vivevano con i redditi derivanti dai propri beni erano pochissimi e a San Lorenzo si riducevano
a meno di dieci nuclei familiari.
5 Le più antiche notizie della famiglia Abenavoli indicano a capostipite Riccardo Primo, che nel 1119, unitamente ad altre undici familie nobili del
luogo riedificarono Atella chiamandola Aversa (NA). In una vecchia documentazione reggina troviamo annotato che il Consiglio Comunale di
Reggio (o come denominato allora, “Reggimento dell‟Università”), nella seduta del 21 febbraio 1513, concedeva la cittadinanza al “Magnifico Giò
Battista Abenavoli del Franco, utile signore della terra di San Lorenzo”. Il fratello Ludovico fu uno dei tredici campioni iraliani resi celebri dalla
famosa “disfida di Barletta” del 1503 – Cfr. “San Lorenzo, note e memorie storiche dalle origini al XX secolo” di Carmelo Bagnato. 6 Il territorio e l‟abitato di Chorio erano in precedenza una dipendenza del paese di Pentidattilo (dove però, nei censimenti della metà del Settecento,
non risultavano abitare Arcidiaco), da cui si erano mossi i coloni che avevano scelto questo sito più interno per essere meno esposti alla vessazione
dei corsari che sbarcavano ripetutamente a Melito, per depredare le zone più prossime al mare. La duchessa di Melito e baronessa di Pentidattilo,
donna Teodora Alberti, non volendo lasciare questi “villani” senza il beneficio spirituale di una chiesa, pia quale era, nel 1725 fece costruire nel
borgo un tempio sufficiente alle loro riunioni religiose, dedicandolo a San Pasquale di Baylon, ed assegnando ad esso tante rendite bastanti al
mantenimento di un cappellano – Cfr. “San Lorenzo, note e memorie storiche dalle origini al XX secolo” di Carmelo Bagnato.
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Le malattie, le tasse, i terremoti (si ricordano quelli del 1599 e del 1603) e non ultime le persecuzioni
religiose rendevano la vita dei nostri antenati difficile e penosa. Ad esempio negli anni ‟60 del Cinquecento
un tal Pietro Antonio Pansa, uomo inflessibile, che sottomise a tortura diversi malcapitati sospetti di eresia,
fu inviato dal Viceré a Reggio. Proprio in seguito a tali processi furono “condannati quattro cittadini di
Reggio ed undici di San Lorenzo e tra questi ultimi ben sette cappuccini”. In un‟altra cronaca si trova ancora:
“in lo detto anno 1563, a 8 settembre, venne Pansa a Reggio e incendiò con la morte di quattro persone, e a
23 settembre incendiò a San Lorenzo due asini e due donne”7.
E‟ statisticamente molto probabile che quasi tutti gli abitanti di San Lorenzo di quell‟epoca fossero in
qualche modo imparentati con le famiglie dalle quali discendeva il mio bisnonno Giuseppe Arcidiaco.
Tra quelli di cui è rimasta qualche traccia e la cui parentela può essere documentata dai superstiti registri
parrocchiali, vi sono Nardo Arcidiaco e Vittoria Sarullo, marito e moglie, ed i loro consuoceri Giovanni
Pietro Falcomatà e Cornelia Virduci8. I documenti ci dicono che i rispettivi figli, Giando Arcidiaco e Lena
(Elena) Farcomatà si erano sposati nel 1599.
Altri lontani antenati vissuti all'incrica in quell'epoca erano Romano Mangiola, Michele Marino, Andrea
Manti, Tiberio Oliveri, Parmerio Cilione, Giovanni Paolo Palumbo, Nino Cordoma, Andrea Spatafora,
Lorenzo Vaccarella, Gabriele Pitasi, Valerio Curatola, Angelo Ligato, Marco Vadalà, Donato Guarino,
Damasco Ficara ecc. ecc. che con le loro famiglie furono i capostipiti di molti dei rami familiari che
costituiscono il nostro albero genealogico.
7 Dal volume “San Lorenzo, note e memorie storiche dalle origini al XX secolo” di Carmelo Bagnato. 8 I nomi dei genitori di Lena Farcomatà si ritrovano ad esempio nel “Liber Renatorum” della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo dal 1607 al 1646 ed
in particolare nell‟atto di battesimo di tal Antonino Sfaraone, il 5 novembre 1617. Il cognome Farcumatà o Farcomatà (il cui significato deriva dal
greco “”, ovvero “calderaio”) diventerà, nei secoli successivi, Falcomatà.
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Frontespizio del libro dei defunti della Parrocchia Arcipretale di San Lorenzo del 1595
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GLI ARCIDIACO NEI RAMI ANTICHI
Giando Arcidiaco ed Elena Farcomatà ebbero almeno sei figli: Lorenza, nata verso il 1602, Caterina (1609),
Francesco Antonio (1611), Costantino (1613-1680), Cornelia (1616) e Bernardo (1619).
Elena morì il 9 luglio 1622, tre anni dopo aver dato alla luce l‟ultimo figlio Bernardo, mentre non è stato
ritrovato l‟atto di morte di suo marito Giando.
Quello che segue è il loro atto di matrimonio datato 24 gennaio 1599 e conservato, come gli atti parrocchiali
riportati nelle prossime pagine, presso la Curia Arcivescovile di Reggio Calabria:
Atto di matrimonio tra Giando (Giandomenico) Arcidiaco e Lena (Elena) Farcumatà
Libro dei matrimoni della Chiesa di San Lorenzo, 1595-1616 – San Lorenzo, 24 gennaio 1599 –
In quegli stessi anni vivevano a San Lorenzo anche un altro Giovanni Domenico Arcidiaco, sposato con
Lucrezia Pluvio, ed un Nanelio Arcidiaco, sposato con Lucrezia Scordino, entrambi, sicuramente,
imparentati con il nostro Giando.
Costantino Arcidiaco, figlio di Giando ed Elena, fu bisnonno del bisnonno del nonno del mio bisnonno.
Fu battezzato nella Chiesa Arcipretale di San Lorenzo il 10 novembre 1613 dall‟Arciprete Decio Clavitterio,
e sposò alla fine degli anni ‟30 del Seicento Elisabetta Scordino, dalla quale ebbe almeno cinque figli.
Rimasto vedovo, si risposò nel 1676, all‟età di 63 anni, con Poeta Addario, vedova di Giuliano Ambrosino,
dalla quale invece non risulta aver avuto figli. Negli ultimi anni di vita si trasferì a Pentidattilo, dove il suo
atto di morte fu registrato nel 1680 negli atti della Chiesa Arcipretale di San Pietro e Paolo.
Suo fratello Francesco sposò invece Maria Nocera ed ebbe quattro figli.
I cinque figli di Costantino ed Elisabetta si chiamavano Maddalena, nata a San Lorenzo nel 1640 e morta a
pochi giorni, Giovanni Domenico (1645-1689), che sposò nel 1667 Graziosa Spatafora, Antonio, che sposò
nel 1673 Complizia Asprea, Ippolita (1661 circa - 1689), che sposò nel 1675 Filippo Marino e morì di parto
quindici giorni dopo aver dato alla luce la figlia Caterina, e Gabriele, che sposò nel 1677 Mattea Marino,
sorella di Filippo (una figlia di quest'ultimo Gabriele, di nome Antonia, risulta essere deceduta a Reggio
Calabria, nella Parrocchia di San Giorgio Extra Moenia, nel 1728 a 57 anni).
Mentre gli spagnoli continuavano a governare il Regno di Napoli, con le gravi conseguenze che ne
derivavano, nel Seicento diverse calamità piombarono sulla Calabria Ulteriore. Il 20 luglio 1621 si abbatté su
Reggio una violenta tempesta di grandine e di pioggia, accompagnata da fortissimo vento di ponente, che fu
causa dello straripamento delle fiumare nelle strade pubbliche, con gravi danni alle stesse abitazioni urbane
meglio costruite e di proprietà delle famiglie abbienti cittadine. Il 23 marzo del 1622 una forte scossa sismica
del tipo ondulatorio, ripetutasi l‟11 luglio successivo, danneggiò ulteriormente le strutture edilizie della città,
e fu la diretta causa di un lungo periodo di carestia.
Con questo evento sismico riprese infatti l‟intensa attività vulcanica dei crateri che si trovano nelle isole
Eolie, che per lungo tempo emisero nell‟atmosfera un fumo misto a ceneri destinato a depositarsi sulle
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regioni circostanti con una drastica diminuzione nella produzione agricola.
A queste avversità si aggiungeva una grave crisi monetaria nel 1622, con la conseguente svalutazione del
carlino attuata dalla corona, che diede il colpo di grazia all‟economia reggina.
Le difficili condizioni dei contadini si aggravarono ulteriormente soprattutto all‟indomani della terribile
l'epidemia di peste del 1636. Alla peste, poi, fece seguito la diffusione nel 1638 di una malattia al tempo
sconosciuta, che fu causa di morte repentina.
La malattia, che sappiamo colpiva alla gola impedendo l‟ingestione di cibi e bevande e provocando il
soffocamento soprattutto nei bambini e nelle persone anziane, sembra fosse stata importata a Reggio da
Napoli attraverso il continuo via vai delle truppe destinate al presidio della città.
Giovanni Domenico Arcidiaco, figlio di Costantino e di Elisabetta Scordino, portava il nome del nonno
paterno ed era il nonno del bisnonno del bisnonno di mio nonno Lorenzo.
Nacque a San Lorenzo il 19 febbraio 1645, ma i documenti indicano che in seguito visse anche nel paese di
Gallicianò, un villaggio isolatissimo e oggi quasi disabitato dove fino a poco tempo fa si poteva arrivare solo
percorrendo una pericolosa stradina priva di parapetti ed in forte pendenza.
Si tratta attualmente di uno dei pochi luoghi dove ancora si parla correntemente il “grecanico”, ossia la
lingua dei greci di Calabria, che possiamo supporre fosse anche l‟unica lingua parlata dagli antichi
Arcidiaco.
I documenti indicano che anche la sorella minore del nostro Giovanni Domenico, Ippolita Arcidiaco, che nel
1675 aveva sposato a San Lorenzo Filippo Marino, aveva vissuto a Gallicianò (per poi morire di parto nel
1689, quindici giorni dopo la nascita della figlia Caterina).
A ventidue anni Giovanni Domenico era però tornato a San Lorenzo per sposare Graziosa Spatafora, figlia di
Giovanni Domenico Spatafora e di Teodosia (o Adisia) Miserrafiti. Era il 21 novembre del 1667.
Nel loro atto di matrimonio, celebrato nella Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, si legge che lo sposo
apparteneva alla Parrocchia di San Giovanni Battista del paese di Gallicianò.
Atto di matrimonio tra Giovanni Domenico Arcidiaco ed Graziosa Spatafora
Libro dei matrimoni della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo 1648-1677 – San Lorenzo, 21 novembre 1667
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Giovanni Domenico morì molto giovane a San Lorenzo, il 20 marzo 1689 (nel suo atto di morte l‟età
riportata è trentacinque anni, ma sappiamo che a quell‟epoca ne aveva da poco compiuti quarantaquattro),
mentre sua moglie Graziosa morì il 23 novembre 1717 a circa settant‟anni.
Atto di morte di Giovanni Domenico Arcidiaco, figlio di Costantino ed Elisabetta Scordino
Libro dei defunti della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo 1679-1697 – San Lorenzo, 20 marzo 1689
Nei registri della Parrocchia Arcipretale di San Lorenzo si ritrovano gli atti di battesimo di quattro dei figli di
Giovanni Domenico e Graziosa Spatafora: Sebastiano (1680-1727), Costantino (1683-1684), Teodosia
(1685-1688) ed Antonino (1688-1702). A questi si aggiungono gli atti di morte di una figlia di nome Adisia,
morta a due anni nel 1679 e di un figlio di nome Bernardo, morto a circa 45 anni nel 1713.
Il motivo per cui i primi atti di nascita dei figli di Giovanni Domenico e Graziosa appaiono a distanza di ben
dieci anni dal loro matrimonio è che i registri di battesimo della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo vanno dal
1607 al 1647 e dal 1679 in poi, lasciando quindi un vuoto di ben trentadue anni che può essere colmato in
parte grazie ai riferimenti che si trovano nei registri di morte e di matrimonio.
Oltre ai sei già citati, in effetti, esisteva almeno un altro figlio di nome Giovanni Domenico (che portava lo
stesso nome di suo padre e del suo nonno materno, anche se il più delle volte era citato nei documenti con il
solo nome Domenico), di cui si trovano molte tracce in vari atti successivi.
Questo figlio potrebbe essere nato prima del 1679, oppure potrebbe essere nato a Gallicianò, dove prima del
matrimonio risiedeva il padre.
I seguenti documenti riguardano invece Sebastiano Arcidiaco, un altro dei figli di Giovanni Domenico e
Graziosa di cui si sono trovati sia l‟atto di battesimo che quello di morte:
Atto di battesimo di (Se)bastiano Arcidiaco, figlio di Giovanni Domenico e Graziosa Spatafora
Libro dei battezzati della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, 1679-1696 – San Lorenzo, 20 gennaio 1680
Atto di morte di Sebastiano Arcidiaco, figlio di Giovanni Domenico e Graziosa Spatafora
Libro dei defunti della Chiesa Dittereale di San Lorenzo, 1725-1753 – San Lorenzo, 12 maggio 1727
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Sebastiano Arcidiaco sposò Mariana Miserrafiti (1686-1702), dalla quale nel 1702 nacque un solo figlio di
nome Giuseppe (1702-1755) come il nonno materno.
Rimasto vedovo nello stesso anno, si sposò nel 1703 con Maria Maurici (1676-1746) da cui ebbe cinque
figli: Costantino (1704-1778), Graziosa (morta nel 1725), Domenica (morta nel 1718), e altri due, entrambi
di nome Antonio, morti ancora in fasce nel 1705 e nel 1707. Sebastiano compare in alcuni atti come
"magister" o "mastro" ed in uno in particolare (notaio Merigliano di San Lorenzo, 31 dicembre 1724) come
"esperto mastro falegname", chiamato per stimare alcuni beni oggetto di una vendita.
I suoi fratelli Bernardo e Giovanni Domenico sposarono invece Giuseppa Pelligrone e Caterina Maisano ed
ebbero rispettivamente cinque e sei figli, tutti battezzati a San Lorenzo.
I figli di Domenico e Caterina Maisano si chiamavano Giovanni Domenico (nato nel 1689 circa), Anna
Teodosia (1693), Domenica (1696), Sabba Francesco (1704-1783), Nunzia (1708) ed Antonino (1717).
I figli di Bernardo e Giuseppa Pelligrone si chiamavano invece Agostina (1695-1762), Lorenzo Antonino
(1702), Lorenza Domenica (1708 circa), Antonino (1708), e Caterina (1713, morta a due giorni).
Caterina Maisano morì nel 1740 “in domo conducta prope Ecclesiam Divi Sebastiani” (in casa d‟affitto
presso la Chiesa di San Sebastiano) mentre suo marito Domenico Arcidiaco risulta essere morto a San
Lorenzo nel 1748 all‟età di 95 anni, età che, a dir la verità, sembra decisamente esagerata.
Una particolarità che si trova nel suo atto di morte (dal libro dei defunti della chiesa Arcipretale di San
Lorenzo, 1734-1762) è la seguente: si legge testualmente che, il 14 aprile 1748, morì “Domenico Arciaco
Eremita Ecclesie Divi Joanne Baptiste, viduus quondam Catharine Maisano Archpresbyteralis Parochie
etatis sue annorum nonaginta quinque circiter in Regione Prumella”.
Il fatto che egli, negli ultimi anni della sua vita, fosse stato eremita della chiesa di San Giovanni Battista
della frazione Prunella, che tra l‟altro a quell‟epoca era nuovissima essendo stata terminata nel 1746,
significa che era stato nominato dal curato come custode di quella chiesa.
Il giorno 20 maggio 1724, molti preti e capifamiglia di San Lorenzo si presentarono di fronte al notaio
Tommaso Merigliano per chiedere che al Magnifico Francesco Gullì della Città di Reggio, "persona che ha
del suo e timorata di Dio", già torriero della Torre di San Giovanni D'Aula, fosse concesso di prendere in
affitto la Terra delle Calcare del Salto. La cittadinanza si fece garante per lui di fronte alla Corte Ducale, ed il
Magnifico Gullì si impegnò a costruire una chiesa, utile "tanto alla corte Ducale quanto a tutti questi
cittadini".
Questo è l'elenco dei cittadini, tra cui troviamo Antonio Arcidiaco, Sebastiano Arcidiaco, Giuseppe
Arcidiaco e Mastro Nicola Arcidiaco:
Reverendo sacerdote Don Pietro Mandalari
Reverendo sacerdote Don Giuseppe Mandica
Reverendo sacerdote Don Domenico Palumbo
Reverendo sacerdote Don Domenico Rodà
Reverendo sacerdote Don Francesco Iriti
Reverendo sacerdote Don Agostino Murfia
Reverendo sacerdote Don Antonio De Marco
Reverendo sacerdote Don Domenico Cordoma
Reverendo sacerdote Don Fabiano Asprea
Chierico Pietro Mandalari
Chierico Nunziato Guarino
Magnifico Giuseppe Scopelliti di Lattanzio
Giuseppe Scopelliti di Mario
Francesco Maniscalco
Francesco Ferrante
Gregorio Merigliano
Giuseppe Cordoma
Colamaria Coratora
Francesco Mandica
Mastro Antonino Palumbo
Francesco Trapane di Giuseppe
Giovanni Lorenzo Condemi
Bartolo Palamara
Domenico Branca
Gasparro Sgrò
Vittorio Mandalare
Antonino Strati
Antonio Arcidiaco
Domenico Quattrone
Giovanni Lorenzo Modaffari
Filippo Quattrone
Mastro Giorgio Petrulli
Antonino Zumbo di Pietro
Antonino Scordo
Giuseppe Toscano
Sebastiano Arcidiaco
Francesco Maisano
Domenico Malacrinò
Giuseppe Mandalare
Antonino Coratora
Gregorio Germolè
Mastro Antonio Barreca
Paolo Rodà
Francesco Saccà
Mastro Filippo Visalli
Salvatore Fotia
Giuseppe Miserrafiti minore
Domenico Tripodi
Giuseppe Arcidiaco
Nicolò Maria Lugharà
Salvatore Pellicanò
Mastro Nicola Arcidiaco
Geronimo Lugharà
Candiloro Barbaro
Michiele Malacrinò
Giovanni Scordo
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Antonino Barbaro
Francesco Coratora
Filippo Cordoma
Fabrizio Nocera
Tommaso Nocera
Matteo Nato
Geronimo Scaramuzzino
Giovanni D'Aloi di Francesco
Magnifico Antonio Abenavoli
Mastro Pietro Familare
Mastro Antonino Visalli
Domenico Marra
Antonino Scordo Oliveri
Antonino Laface maggiore
Giuseppe Iacopino
Domenico D'Aloi
Mastro Pietro Altomonte
Giuseppe Scaramozzinio
Francesco Giunta
Domenico Strati
Mastro Pietro Candido
Francesco Strati
Restando in questo tema, è interessante leggere un altro atto notarile (notaio Tommaso Merigliano di San
Lorenzo, 26 novembre 1735) in cui un Giovanni Domenico Arcidiaco è detto “Rettore della Venerabile
Chiesa di San Nicola di Grana” della Terra di San Lorenzo. Essendo l‟atto poco dettagliato, e tra l‟altro
anche in massima parte rovinato ed illeggibile, non possiamo tuttavia sapere se questo Giovanni Domenico
fosse il figlio di Domenico Arcidiaco.
In un altro documento datato 1° marzo 1732 leggiamo che centoventiquattro capifamiglia di San Lorenzo
richiesero al Dottor Pugliatti di Bova di restare a loro disposizione come medico curante. Tra le firme, la cui
trascrizione è buona cosa riportare integralmente (dato che vi compaiono probabilmente almeno la metà dei
capifamiglia di San Lorenzo e tra questi un certo numero di nostri antenati) vi è anche quella di un Domenico
Arcidiaco che scopriamo quindi essere in grado di scrivere, ed i "segni di croce" di un altro Domenico
Arcidiaco e di Giovanni Lorenzo Arcidiaco, "idioti" cioè analfabeti:
Abate Domenico Marino mi obligo come sopra
D. Giuseppe Pannuti mi obligo come sopra
D. Dom.co Rodà mi obligo come sopra
D. Giuseppe Mandica mi obligo come sopra
Sacerd.te Angelo Nocera mi obligo come sopra
Sacerdote Marcello Sfaraone Paroco mi obligo
come sopra
Io Lattanzio Sfaraone mi obligo come sopra
Gio. And.a Pannuti mi obligo come sopra
Bartolomeo Cordoma m'obligo come sopra
Ant.no Perino m'obligo come sopra
Ant.no Strati m'obligo come sopra
Io Gabriele Abenavolo m'obligo come sopra
Lorenzo Cilione mi obligo come sopra
Io Ch.co Nunciato Guarino mi obligo come sopra
Io Ch.co Bruno Tripepi mi obligo come sopra
Io Ch.co Dom.co Abenavoli mi obligo come sopra
Io Tomaso Oliva mi obligo come sopra
Io Nicolò Sartiano mi obligo come sopra
D. Fabiano Asprea mi obligo come sopra
Io Chico cog.to Antonio Cordoma m'obligo come
sopra
Bruno Asprea mi obligo come sopra
Gius.e Mandica mi obligo come sopra
Segno di croce di Vincenzo Ligato del q.m
Andrea, idiota
Segno di croce di m.ro Pietro Candito, idiota
Segno di croce di Cola Scordo, idiota
Segno di croce di Dom.co Pelicanò, idiota
Segno di croce della M.ca Fortizia Scopelliti,
idiota
Segno di croce di Ant.no Manti, idiota
Segno di croce di Ant.no Maisano, idiota
Io Fran co Monigallo (?) m'obligo come sopra
assieme a Diego Vazzani
Io Ant.no Curatola mi obligo e prometto e
l'abbraccio come sopra
Segno di croce di Candiloro Barbaro, idiota
Segno di croce di Giacomo Tripodi
Io Bruno Paschino mi obligo chome sopra
Segno di croce di Antonio Paschino, idiota
Segno di croce di Ant.no Asprea
Segno di croce di Fran.co Lipari
Segno di croce di Gio. Loisio Crodoma
Io Domenico Arcidiaco mi obligo come sopra
Segno di croce di Mico Marino
Segno di croce di Dom.co Palumbo, idiota
Segno di croce di Giovanni Surace
Segno di croce di prop.a mano della M.ca
Giovanna Manti
Segno di croce di prop.amano d'Antonio
Timpano
Segno di croce di Giusep.e Giunta
Segno di croce di Masi G...... (?)
Segno di croce di Dom.co Io....... (?)
Io Gius. Timpano minore q.m m.ro Gius.
Timpano maggiore
Segno di croce di Dom.co Marra idiota
Segno di croce di Giovanni d'Aloe idiota
Segno di croce di Dom.co Mandica q.m Fran.co
Segno di croce di Dom.co Febraro idiota
Segno di ceoce di Pudenziana Pelicanò
Segno di croce di Dom.co Mandica maggiore
idiota
Segno di croce di m.ro Giorgio Petrulli idiota
Segno di croce di Francesco Asprea idiota
Segno di croce di m.ro Matteo Candito idiota
Segno di croce di Fran.co d'Aloe
Segno di croce di Tomaso Pizzi idiota
Segno di croce di Demetrio Spagnolo idiota
Segno di croce di Giovanni Lorenzo Modaffari
idiota
Segno di croce di Pietro d'Aloe
Segno di croce di Domenico Arcidiaco
Segno di croce di Gio. Lorenzo Arcidiaco
Segno di croce di Fran.co Mandica
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Io Francesco Altomonte mi obligo come sopra
Segno di croce di Filippo Maurici, idiota
Segno di croce di m.ro Fran.co Saccà, idiota
Segno di croce di Gabriele Cordoma, idiota
Segno di croce di Antonio Musolino, idiota
Segno di croce di Paolo Marra, idiota
Segno di croce di Cola Maria Cilione, idiota
Segno di croce di Giacomo d'Evoli, idiota
Segno di croce di Fran.co Giunta, idiota
IoMarcello Passaniti mi obligo come sopra
Segno di croce di Dom.co Anghelone, idiota
Segno di croce di Giacomo Iacopino, idiota
Segno di croce di Nino Sgrò idiota
Segno di croce di Agostino Scuncia, idiota
Segno di croce di Nunziato Miserrafiti, idiota
Segno di croce di Nino Moro, idiota
Segno di croce di Giuseppe Marra, idiota
Segno di croce di Fran.co Arcudi, idiota
Io Pietro Castelli mi obligo per parte della
signora Anna Abenavoli mia madre
Segno di croce di Paolo Toscano, idiota
Segno di croce di Ant.no Toscano, idiota
Segno di croce di Cola Misiano, idiota
Segno di croce di Mariana Merigliano, idiota
Segno di croce di Salvo Germolè, idiota
Segno di croce di Fran.co Crea
Segno di croce diFran.co Atrati
Segno di croce di Giuseppe Maisano
Segno di croce di Ant.no Altomonte
Segno di croce di Giacomo Manti
Segno di croce di Giovanni Mandica
Segno di croce di Ant.no Malacrinò
Segno di croce di Dom.co Arcudi
Segno di croce di Ant.no Scaramozzino
Segno di croce di Giuseppe Scaramozzino
Segno di croce di Paulo Mangiola
Segno di croce di Giuseppe Iacopino di Lorenzo
Segno di croce di m.ro Domenico Altomonte
Segno di croce di Antonio Laurendi
Segno di croce di ...... (?)
Segno di croce di Gio. A.. Mandica
Segno di croce di Giuseppe..... (?)
Segno di croce di.....(?)
Segno di croce di Michele Lombardo
Segno di croce di Paolo Rodà
Segno di croce di Dom.co Foti
Segno di croce di prop.a mano d'Ant.no
Coratora q.m Giuseppe
Segno di croce di Giusep.e Miserrafiti
Segno di croce di Giovanni Scordo
Segno di croce d'Ant.no Palumbo q.m Fran.co
Segno di croce di Gio. Dom.co Nucera, idiota
Io Chierico Giusep.e Tripodi mi obligo come
sopra
Segno di croce di Antonio Ligato q.m Giuseppe
Segno di croce di m.ro Pietro Antonio Pellicanò
Segno di croce di Santo Miserrafiti
Segno di croce di Fran.co Trapani
Io Not. Tomaso Merigliano di obligo come
sopra
Segno di croce di Dom.co Camara , idiota
Io Dott. Fis.co Tommaso Pugliatti m'obligo
come sopra
Segno di croce di Gio. Zumbo Orlando, idiota
Segno di croce di Pietro Rodà
Segno di croce di Paolo Gurnari, idiota
Firmato dal Notaio Antonio Altomonte
L‟atto di battesimo Francesco Sabba Arcidiaco (citato nella maggior parte degli atti con il solo nome di
Francesco), figlio di Domenico Arcidiaco e di Caterina Maisano, è riportato nel registro dei battesimi della
chiesa Arcipretale di San Lorenzo appena prima di quello di suo cugino Costantino Arcidiaco, figlio di
Sebastiano e Maria Maurici:
Atti di battesimo di Costantino Arcidiaco (San Lorenzo, 21 marzo 1704), figlio di Sebastiano e Maria Maurici,
e di Francesco Arcidiaco (San Lorenzo, 23 marzo 1704), figlio di Giovanni Domenico Arcidiaco e Caterina Maisano
– Libro dei battezzati della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, 1701-1732 –
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Un altro ramo di Arcidiaco di San Lorenzo, che discendeva da Francesco (1611), fratello di Costantino
(1613) e figlio di Giandomenico ed Elena Farcumatà ebbe meno discendenze: i figli di Francesco si
chiamavano Mariana (1630), che nel 1651 sposò Paolo Cilione, Marco (1639), Geronima, che nel 1660
sposò Marc‟Angelo Tripodi, e Giovanni Lorenzo, che nel 1657 sposò Pompilia Arcudi.
Giovanni Lorenzo e Pompilia Arcudi ebbero due figlie di nome Anna e Francesca e probabilmente un figlio
di nome Antonio, che sposò Margherita Coratora negli ultimi anni del Seicento.
Il figlio di Antonio, che si chiamava Giovanni Lorenzo come il nonno ed era nato verso il 1700, fu l‟unico a
quanto pare a dare una discendenza di Arcidiaco a questo ramo della famiglia.
Una nota importante: altre fonti analizzate per questa ricerca sono stati i catasti onciari dei seguenti paesi
vicini a San Lorenzo: Montebello, Laganadi, Amendolea, Pentidattilo e quello della città di Bagnara Calabra,
oggi in provincia di Vibo Valentia, conservati presso l‟Archivio di Stato di Napoli.
***
Nel catasto dell‟Amendolea sotto la voce “Onciario de’ forestieri non abitanti laici che non hanno rivelato
come dalla fede del cancelliere” è citato un Francesco Arcidiaco detto di un paese poco decifrabile dal nome
apparente di "Mesjda", mentre in quello di Bagnara Calabra si trova riferimento ad una famiglia di
“Archidiacono”, per altro appartenente alla ricca borghesia del paese.
Nel 1742, anno in cui fu stilato il censimento di Bagnara, il Magnifico Antonio Maria Archidiacono,
trentatreenne e di professione speziale, viveva con la moglie Petronilla Savoia, le figlie Scolastica di sei anni
e Virginia di quattro, la madre Virginia Lombardo di cinquanta, la serva Caterina Mesiano sedicenne ed
Antonio Cesareo garzone impiegato nella spezieria, di dodici anni.
Una traccia della figlia Virginia si trova tra l‟altro anche degli atti parrocchiali della Chiesa Dittereale di San
Lorenzo. Nel 1770 infatti è registrata la sua morte di Suor Maria Virginia Arcidiacono, di Bagnara, figlia di
Antonio Maria e di Petronilla Savoia. Tuttavia non è noto se esista un qualsiasi legame di parentela tra il
nostro ramo e questo.
Tra i personaggi illustri di Bagnara Calabra, tra l‟altro, si trova un tal Vincenzo Maria Arcidiacono, vissuto
nel XVII secolo: “dottissimo maestro, e oratore famoso dell’illustrissimo Ordine de’ Predicatori. Morì con
la generale opinione di Giusto; talmente che il suo cadavere fu messo in luogo di deposito nella chiesa di S.
Domenico in Soriano”.
Tra quelli del XIX secolo si trova invece Carmine Arcidiacono, “Dotto giureconsulto e filologo noto in tutta
la provincia. Presso i suoi eredi esistono un voluminoso manoscritto, che contiene le vite degli uomini
illustri, co’ rispettivi ritratti in tanti sonetti; come ancora un poetico componimento, intitolato – Il canto
della sirena alla studiosa gioventù di Bagnara.
Le due Inscrizioni latine, poste su’ pilastri che sono all’ingresso della nostra piazza, detta prima Santangelo,
ed ora del Popolo, e l’altra che vi è al lato destro dell’altare di S. Antonio nella chiesa de’ nostri
Cappuccini, sono ancora bellissime produzioni del suo colto ingegno”.
Di tutti questi, però, non possiamo dire altro se non che gli “Arcidiacono” erano certamente, anche a
quell‟epoca, molto più ramificati degli Arcidiaco in tutta la Calabria e la Sicilia.
Si noti infine il nome "Archidiaco", apparentemente relativo ad un luogo nei pressi di Bova, o forse
semplicemente relativo ad un terreno di proprietà di un Arcidiaco, ritrovato nella "Platea dei beni della
cappella S.Trinità 1722 di Africo" (tenimento di Bova, Archivio Diocesano di Reggio Calabria e Bova):
In Dei Nomine Amen
La Ven.le Cappella seu Beneficio della ss.maTrinità sta eretta dentro la Chiesa d’Africo dalla parte sinistra
tiene la sua icone nell’altare sotto il tit.lo della ss.ma Trinità ab antiquo.
La pianta seu il territorio delli beni stabili di detta Venerabile Cappella seu Beneficio trovasi situato in
questo modo: incommicia dal vallone seu fiume vicino il molino di S. Leo del R.mo Capitolo della Città di
Bova – Dal Vallone di Fieromandri, secondo corre detto vallone dal fiume in sù e tira dritto per la Correnza
di Mazzeu e tira dritto in sù, ed esce alla portella delli balestri, secondo corre il Ghimarro di mezzo la
strada, e tira abbasso detto vallone, insino al fiume grande che viene di Archidiaco, sotto li rocchi di
Agromilia, e secondo corre il Vallone di fiti, e tira vi sù, ed esce alla Portella di Poro, e dalla detta Portella
per dove si viene a scoprire il serro dove si chiama La Fossa del Lupo per la parte dell’occidente, secondo
rompe il Ghimarro, da detta Portella di Poro scende sotto il fiume di Poro e tira abbasso, secondo corre il
fiume insino che arriva, dove di sopra si è detto(?), che confronta il vallone di Fieromandri con il fiume
vicino il molino di S.Leo del R.mo Capitolo di Bova come s’è detto di sopra. [...]
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Atto notarile rogato dal notaio Vincenzo Savoia di San Lorenzo il 24 dicembre 1791, con il quale Andrea Arcidiaco detto
Bilichi, trisavolo del mio bisnonno, si impegnava a coltivare per otto anni alcune terre della Camera Ducale.
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GLI ARCIDIACO NEL SETTECENTO
Nel 1746, anno in cui fu redatto il primo dei due catasti settecenteschi del paese, a San Lorenzo risiedevano
solamente cinque famiglie di Arcidiaco, tutte discendenti o imparentate con quelle di cui si è parlato nelle
pagine precedenti.
C'era Costantino (1704-1778), figlio di mastro Sebastiano Arcidiaco e Maria Maurici, il suo fratellastro
Giuseppe (1702-1755), figlio di Sebastiano e Mariana Miserrafiti, i suoi cugini di primo grado Francesco
(1704-1784) e Giovanni Domenico (1689 circa-1779), figli di Domenico e Caterina Maisano, ed un cugino
di quinto grado (i rispettivi nonni paterni erano cugini) di nome Giovanni Lorenzo (1700 circa-1757), figlio
di Antonio e Margherita Coratora.
Oltre a questi ed alle loro famiglie, costituivano con i propri mariti dei nuclei familiari a sé stanti anche
Agostina Arcidiaco (1695-1762), moglie di Domenico Tripodi e figlia di Bernardo Arcidiaco e Giuseppa
Pelligrone (cugina di Costantino), ed Antonia Arcidiaco (nata verso il 1729), moglie di Domenico Maisano e
figlia di Giovanni Lorenzo.
Verso il 1756, infine, Andrea Arcidiaco di Roccaforte del Greco, figlio di Francesco e Maria Spanò, nonno
paterno di Domenico Andrea Arcidiaco (1791-1864), a sua volta nonno paterno del mio bisnonno Giuseppe
(1881-1960), si era trasferito in paese, tornando molto probabilmente sui passi della sua stessa famiglia che
con ogni probabilità proveniva proprio da San Lorenzo.
Il 4 dicembre 1764 Andrea sposò nella Parrocchia Arcipretale di San Lorenzo Bruna Catania, figlia di
Michele Catania e di Sicilia o Cecilia Siviglia. La cerimonia fu celebrata dall‟Arciprete Don Filippo Tegani
che come abbiamo già riferito annotò anche il fatto che Andrea appartenesse alla sua parrocchia da circa otto
anni.
In data 20 gennaio 1766 Andrea è nuovamente citato in un atto notarile del Notaio Domenico Trapani di
Roccaforte come confinante di una "casa terranea" a Roccaforte9:
"...una casa terranea di terra coperta ed abitabile, sita e posta in questo casale [di Roccaforte
del Greco] limitante colla casa di Domenico Logarà, l'istesso venditore, via pubblica ed Andrea
Arcidiaco."
Il 31 gennaio dello stesso anno egli compare in un altro atto notarile, del quale abbiamo già parlato, che
indica10:
"Andrea Arcidiaco fu Francesco, del casale di Roccaforte da più anni abitante a San Pantaleo,
tenimento della Terra di San Lorenzo"
Tra i registri della parrocchia Arcipretale di San Lorenzo si trovano, in ogni caso, gli atti di battesimo dei
suoi cinque figli: Francesco (1766-1819), che prese il nome dal nonno paterno, Antonina Maria (1769), dalla
nonna paterna, Michele (1773), dal nonno materno, Caterina (1777), e Caterina Fortunata (1780-1851).
Bruna Catania morì il 30 agosto 1794: anche il suo atto di morte è registrato nella Chiesa Arcipretale di San
Lorenzo.
I figli Michele, Antonina e Caterina Arcidiaco morirono probabilmente in tenera età, dato che non
compaiono in nessun documento oltre a quello del loro battesimo, mentre l‟ultima figlia, Caterina Fortunata,
si sposò prima con Salvatore Caridi (1797) e poi con Stefano Foti (1820), e visse a San Pantaleone dove nel
1851 fu registrata la sua morte.
L‟atto di matrimonio di Caterina Fortunata con Stefano Foti, celebrato nel 1820, fornisce qualche riferimento
in più sulla famiglia di Andrea e Bruna Catania. In quest‟atto si legge infatti che Caterina Fortunata
Arcidiaco era nata a San Pantaleone, e che in quella frazione avevano vissuto anche il padre Andrea, di
professione “fatigatore”, e la madre Bruna.
Il 29 agosto del 1802 Andrea Arcidiaco della Terra di San Lorenzo, residente in San Pantaleone, è citato
un'ultima volta in un documento del notaio Francesco Antonio Altomonte11.
9 ASRC, Inv. 81, Busta 608 Vol. 3284, 20 gennaio 1766 - Notaio Domenico Trapani 10 ASRC, Inv. 81, Busta 608 Vol. 3284, 13 gennaio 1766 - Notaio Domenico Trapani 11 ASRC, Inv. 81, Busta 605 Vol. 3277/3, 29 agosto 1802 - Notaio Francesco Antonio Altomonte
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In questo documento un tale Giuseppe Mandica gli:
"concede ad uso di censo perpetuo una sua casa terranea limitante Rocco Fotia e Caterina
Arcidiaco con pagare l'annuo censo perpetuo di carlini sei".
Annotiamo il fatto che un Rocco Fotia era marito di Caterina Catania (probabilmente sorella della moglie di
Andrea) e che una Caterina Arcidiaco era una delle figlie di Andrea.
Il primogenito di Andrea e Bruna Catania, Francesco Arcidiaco (1766-1819), compare come testimone in un
atto di morte di San Pantaleone del 1818, in cui si dice essere figlio del fu Andrea, di professione
“faticatore”, di avere settant‟anni, e di essere domiciliato a San Pantaleone.
Questo ci porta a dire che Andrea Arcidiaco morì tra il 1802 ed il 1818.
Francesco Arcidiaco sposò a San Lorenzo nel 1786 Saveria Manti (1757-1801), figlia di Domenico e di
Eleonora Strati, ed ebbe due figli che portavano i nomi dei nonni paterni: Bruna (1787-1830), che sposò
Vincenzo Iannì, e Domenico Andrea (1791-1864) che sposò Maria Saccà.
Atto di matrimonio tra Francesco Arcidiaco e Saveria Manti
Libro dei matrimoni della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, 1772-1819 – San Lorenzo, 2 luglio 1786
Segue l‟atto di morte di Francesco Arcidiaco, marito di Saveria Manti, datato 1819. Il cognome della moglie,
qui indicato come Mallemaci invece di Manti, è evidentemente frutto di un errore:
Atto di morte di Francesco Arcidiaco
Libro dei defunti della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, 1819-1836 – San Lorenzo, 5 luglio 1819
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Una grande importanza per le ricerche relative a questo periodo ha avuto, oltre la consultazione dei registri
parrocchiali e degli atti notarili, anche quella dei due Catasti Onciari di San Lorenzo, datati 1746 e 1754,
conservati all‟Archivio di Stato di Napoli.
Unendo i dati provenienti dall‟Archivio della Curia di Reggio a quelli forniti dall'Archivio notarile e dal
Catasto Onciario, troviamo molte informazioni sui cinque Arcidiaco che vivevano a San Lorenzo verso la
metà del Settecento.
Una cosa che va detta è che queste persone, pur provenendo da modeste famiglie di contadini analfabeti,
erano tutte proprietari delle case in cui vivevano, e che alcuni tra loro avevano altre attività oltre al lavoro nei
campi. Oltre a svolgere la propria occupazione primaria o lavorare come coloni nei fondi altrui, inoltre, erano
spesso essi stessi proprietari di modesti appezzamenti di terreno e soprattutto di piccole vigne, che
probabilmente soddisfacevano esclusivamente il fabbisogno familiare. Alcuni di loro possedevano anche
degli animali.
Quello che segue è l‟atto di battesimo di Giuseppe Arcidiaco, figlio di Sebastiano e Mariana Miserrafiti, che
verso la metà del Settecento, svolgeva l‟attività di “armigere”. E' anche da rilevare, però, che in moltissi atti
notarili degli anni quaranta e cinquanta egli è citato in quanto "agrimensore pubblico esperto" chiamato in
causa, di volta in volta, per effettuare stime sul valore di terreni e proprietà agricole.
Da notare che il cognome, nel suo atto di battesimo, è indicato come Archidiaco:
Atto di battesimo di Giuseppe Arcidiaco, figlio di Sebastiano e Mariana Miserrafiti
Libro dei battezzati della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, 1701-1732 – San Lorenzo, 1° febbraio 1702
La madre di Giuseppe, Mariana Miserrafiti, era morta a soli 25 anni il 4 settembre 1702, pochi mesi dopo la
nascita del figlio, e suo padre, il 12 settembre 1703, si era risposato con Maria Maurici.
Giuseppe era quindi cresciuto con la madre adottiva e con i fratellastri e una sorellastra, anche se, come si
deduce da un atto notarile del 1720 nel quale compaiono i suoi nonni materni, doveva aver mantenuto
costantemente i rapporti con la famiglia della sua vera madre.
I più antichi atti notarili nei quali siano citati degli Arcidiaco, rogati dai notai di San Lorenzo e oggi
conservati all‟Archivio di Stato di Reggio, riguardano proprio questo Giuseppe. Il più antico di tutti risale al
7 aprile 1720: col consenso del padre Sebastiano, Giuseppe, che aveva allora diciotto anni, aveva venduto
con questo documento, insieme a sua nonna (“avia”) Antonia Pizzi, moglie di Giuseppe Miserrafiti, un
terreno incolto a Fabio Asprea.
Molte parole scritte originariamente con abbreviazioni poco comprensibili ad un “occhio non allenato” sono
state qui e negli atti che seguono scritte interamente12:
Die septima mensis aprilis tertie inditionis Millesimo Septingentesimo Vigesimo 1720. In tenimento Terre
S. Laurentii et prop.e in Rure Bagaladi. Regnante.
Costituti personalmente nella nostra presenza Antonia Pizzi legittima moglie di Giuseppe Miserrafiti,
presente Giuseppe Arcidiaco di D.no Sebastiano Avia e Nipote rispettivamente di questa terra di San
Lorenzo ed a maggior conto, assistendo alle cose predette: essi prefati di Pizzi ed Arcidiaco, coll’epresso
consenso, assenso, presenza e volontà di Giuseppe Miserrafiti e Magistro Sebastiano Arcidiaco, loro
marito e Padre rispettivamente e il loro espresso consenso, presenza, e volontà, con giuramento [?].
[…] Essi prefati di Pizzi ed Arcidiaco, Avia e Nipote rispettivamente, asseriscono e dichiarano avere
tenere e possedere come veri Signori e Padroni giusto titolo et bona fide, cioè essa di Pizzi titulo dotis, e
esso di Arcidiaco come vero Signore e Padrone, una costera di terre di roccali e renati di capacità di
carichi tre incirca di grano in semine in tutti i suoi aridi ed inculti, sita e posta nella circonferenza di
questa predetta terra in contrada Cammarà, limitante il fiume pubblico, li beni di S. Antonio di Padova,
12 Notaio Tommaso Merigliano di San Lorenzo - busta 595 protocollo 3206/1 - ASRC
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li beni della Chiesa Arcipretale di S. Lorenzo, li beni della Nobile Chiesa di S. Sebastiano, il vallone ed
altri confini, franca libera ed esente d’ogni peso e servitù, et nemini.
E perché ad essi prefati di Pizzi et Arcidiaco infrascritti ut supra al presente l’occorsero alcuni suoi
urgenti bisogni e necessità, e per togliersi da maggiori interessi, tanto più che la detta costera di terre
non li rendea nessuna rendita per essere la maggior parte roccali aridi ed inculti, si sono decisi venderla
ed avendo trattato col D. Fabbio Asprea che si risolse di quella comprare, ex communi consenso l’hanno
fatto stimare da Diego Amodei ed Antonino Pizzi pubblici agrimensori esperti comunemente eletti di
questa predetta Terra li quali nella nostra presenza e con giuramento dichiarano averla stimata sino alla
somma di docati trenta […].
Giuseppe Arcidiaco si era sposato nel 1723, a 21 anni, con Caterina Ligato, ed era l‟unico dei nostri cinque
Arcidiaco presenti a San Lorenzo nella seconda metà del Settecento a non aver avuto figli maschi.
La sua unica figlia si chiamava Mariana (1725-1787) come la nonna, e nel 1746, data in cui fu steso il primo
dei due censimenti di San Lorenzo, aveva già lasciato la famiglia e viveva con il marito Domenico Virduci,
originario di Bagaladi, dal quale aveva già avuto un figlio di tre anni di nome Antonio.
Giuseppe e Caterina Ligato, rimasti soli, vivevano così in quegli anni con un giovane servo di nome Filippo
Toscano in una casa di loro proprietà, e possedevano nelle vicinanze del paese una vigna ed alcune ficare.
Giuseppe morì nel 1755 a soli cinquantatré anni, e, con la morte di sua figlia Mariana, ventidue anni dopo, si
estingueva questo ramo di Arcidiaco.
Il secondo dei cinque Arcidiaco che vivevano a San Lorenzo verso la metà del Settecento era Giovanni
Lorenzo, bracciante, figlio di Antonio e di Margherita Curatola (altrimenti citata come Coratora), che aveva
sposato nel 1722 Caterina Arena. Nel censimento del 1746 Giovanni Lorenzo aveva dichiarato sei figli, di
cui un solo maschio, Vincenzo, di dieci anni, e cinque femmine: Margherita, la maggiore, di vent‟anni,
Antonia di sedici, Caterina di dodici, Rosaria di sette, e Domenica di tre.
Caterina Arena morì il 30 marzo del 1749, e dunque non compare più nel catasto del 1754. Neanche la figlia
maggiore Margherita risulta, in quell‟anno, tra gli abitanti del paese: la si ritrova a San Lorenzo solo qualche
anno più tardi, nel 1765, per aver sposato in seconde nozze un tal Domenico Tascione.
Nel 1754, la seconda figlia Antonia, ormai venticinquenne, risulta invece sposata con Domenico Maisano e
madre di un figlio di nome Lorenzo, di un anno. Gli altri figli Caterina, ormai ventenne, Rosaria di sedici
Catasto Onciario di
San Lorenzo del 1746:
Giuseppe Arcidiaco
Catasto Onciario di
San Lorenzo del 1754:
Giuseppe Arcidiaco
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anni, Vincenzo, di quattordici, e Domenica di dieci vivevano invece con il padre Giovanni Lorenzo che era
rimasto vedovo.
Da notare che le età dell‟unico figlio maschio Vincenzo non coincidono nei due censimenti: si tratta
sicuramente di un errore di trascrizione compiuto dall‟occasionale scrivano dell‟epoca.
Giovanni Lorenzo risulta citato in un unico atto notarile datato 1° novembre 1756 nel quale acquista "una
casa terranea coperta ed abitabile" per il prezzo di dodici ducati.13
L'anno successivo, 1757, egli morì e il suo ramo familiare si estinse solo due generazioni più tardi:
Vincenzo, il suo unico figlio maschio, sposò nell‟ottobre del 1770 Caterina Zumbo, e da lei ebbe due figlie
femmine, Domenica (1771) e Fortunata (1778), ed un solo maschio, Antonino, che però morì a pochi anni di
età, nel 1775.
Per quanto riguarda gli altri tre Arcidiaco, Costantino, Giovanni Domenico e Francesco, questi ebbero tutti
diversi figli maschi, i quali diedero origine, nella seconda metà del „700 e nel secolo successivo, a molti altri
nuclei familiari.
Costantino Arcidiaco aveva sposato nel 1731 Candelora Quattrone (1706-1775), figlia di Domenico e di
Domenica Priolo, e aveva avuto otto figli maschi, dei quali però solo tre sopravvissero all‟infanzia: Vincenzo
(1736-1782), Lorenzo (1744-1830) e Sebastiano (1751-1818).
Da notare la sua professione: Costantino è indicato nel catasto onciario come mulattiere, ed in atti notarili più
recenti anche come “vaticale”, ovvero trasportatore.
13 Notaio Principio Altomonte di San Lorenzo, Busta 606, vol. 3278/1, ASRC
Catasto Onciario di San
Lorenzo del 1746:
Giovanni Lorenzo
Arcidiaco
Catasto Onciario di San
Lorenzo del 1754:
Giovanni Lorenzo
Arcidiaco
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In vari documenti notarili rogati tra il 1744 ed il 1755 (cfr. per esempio notaio Francesco Russo di Cardeto,
17 agosto 1744 e 19 agosto 1755, ASRC, inv. 81 Busta 607) Costantino compare inoltre come “procuratore"
(o "rettore") "e cassiero della Fratellanza di Gesù e Maria” della Chiesa Arcipretale di Santa Maria ad
Nives:
“Costantino Arcidiaco odierno Rettore e cassa della Reverenda Fratellanza di Gesù e Maria di questa suddetta Terra di San
Lorenzo” – Atto notarile rogato dal Notaio Francesco Russo di Cardeto, ASRC, inv. 81, busta 607, vol. 3280 – 19 agosto 1755
Nei due catasti Costantino aveva dichiarato di possedere una mula, che evidentemente guidava o noleggiava
per il trasporto di persone o di cose.
Il vaticale, possessore di uno o più animali da soma (muli e asini, ma anche cavalli), si occupava infatti del
trasporto di merci per conto terzi viaggiando attraverso la provincia e portando a volte, oltre alle merci,
anche le notizie e la posta. Spesso però, come nel nostro caso, affiancava alla sua attività primaria quella di
contadino.
Nel catasto del 1746 Costantino dichiarò di percepire da diversi stabili e dipendenze la somma annua di 3.20
once, cioè quasi 20 ducati, e, in quello del 1754, che possedeva quattro vigne per una rendita totale annua di
cinque once, ed una mula per una rendita di otto once.
Catasto Onciario di
San Lorenzo del 1746:
Costantino Arcidiaco
Catasto Onciario di
San Lorenzo del 1754:
Costantino Arcidiaco
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In questo stesso catasto leggiamo poi che deduceva dalle tasse un totale di 1.42 once che in parte dava alla
Corte Ducale, probabilmente come affitto per un terreno, e in parte devolveva a San Domenico ed a
Sant‟Anna.
Costantino, dunque, non doveva passarsela economicamente tanto male in quegli anni, se consideriamo che
suo figlio Lorenzo aveva imparato a leggere e a scrivere e che tra la seconda metà del Settecento ed i primi
trent'anni dell'Ottocento fu l'unico dei tanti Arcidiaco del paese a comparire davanti a questo o quel notaio in
un gran numero di compravendite di ogni tipo.
Un altro dei suoi figli, Nunziato, morì il 6 agosto del 1747 (a soli quattordici anni), in casa
dell‟“Eccellentissimo Signore Duca di Bagnaria prope Ecclesiam Sanctae Mariae ad Nives ”.
Nel catasto del 1746 leggiamo infine che in casa di Costantino viveva anche suo cognato, Antonino
Quattrone, ventiduenne, era a quell‟epoca uno studente, cosa non frequente se non in famiglie borghesi o
benestanti.
Due note: Antonino Quattrone, cognato di Costantino, divenne poi clerico nella Chiesa Arcipretale di San
Lorenzo e morì il 19 maggio 1775, mentre Domenico Quattrone, suocero di Costantino, (il cui cognome era
indicato nei documenti più antichi come Quarterone) compare come padrino in un atto di battesimo del 1690
in cui è detto provenire da Reggio Calabria.
Tra gli atti notarili conservati all‟Archivio di Stato di Reggio Calabria si trova il seguente documento
relativo ad una cessione effettuata da Costantino Arcidiaco ad un tale Domenico Schimizzi per via di un
debito di ventidue ducati (come già ricordato, un ducato equivaleva a dieci carlini)14:
Die terzia mensis Martii 1776 S. Laurentius – […] Personalmente costituto Costantino Arcidiaco di
questa terra di S. Lorenzo, agente ed interveniente alle cose infrascritte per se suoi dall’una parte; e
Domenico Schimizzi di questa suddetta Terra agente similmente ed interveniente alle cose infrascritte per
sé suoi dall’altra parte. Esso prefato di Arcidiaco spontaneamente asserisce e dichiara tenere e
possedere come vero Signore e Padrone con giusto titolo e buona fede una vigna in contrada Pugadaci
tenimento di questa suddetta terra, alberata di perare, ficare, [?], ed altri alberi di frutto che limita e
confina per parte del scirocco la vigna di Paolo Ligato, e per parte di bora li beni del Reverendo Don
Antonio Strati e per parte di abbasso il vallone […].
Come che detto Arcidiaco è vero e liquido debitore di detto Schimizzi in ducati ventidue per aversi
ritenuto dallo stesso ducati venti ed altri carilini venti per spese fatte in corte.
Per li suddetti ducati ventidue non avendo modo né riparo detto Arcidiaco di pagare a detto Schimizzi li
suddetti ducati ventidue si risolse di cedere e rinunciare la sudetta vigna ed alberi al suddetto di
Schimizzi per ducati ventidue e per detto censo, con parte e condizione che, avendo detto di Arcidiaco li
suddetti ducati ventidue, detto Schimizzi sia tenuto ed obbligato di rilasciare la suddetta vigna a detto di
Arcidiaco, e non pagandoli detto Schimizzi si godesse la sudetta vigna ed alberi sempre ed in perpetuo
con potendo detto Schimizzi migliorare la vigna sudetta come sia di piantare alberi […].
Costantino morì due anni dopo aver stipulato questo atto, mentre sua moglie Candelora morì nel 1775.
I loro figli Sebastiano, Lorenzo e Vincenzo si sposarono rispettivamente con Flavia Modaffari, Vittoria
Vezzani (e in seconde nozze Antonia Mandica), e Vincenza Manti.
Atto di morte di Costantino Arcidiaco
Libro dei defunti della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, 1774-1817 – San Lorenzo, 30 marzo 1778
14 Notaio Francesco Antonio Altomonte di San Lorenzo - busta 601, protocollo 3720/1
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Sebastiano Arcidiaco, il figlio minore di Costantino e Candelora Quattrone, sposò Flavia Modaffari (1747-
1793), figlia di Giovanni e Lucrezia Anghelone, ed ebbe tra il 1775 ed il 1787 sei figlie femmine.
Sebastiano, di professione vaticale come il padre, restò vedovo nel 1793 e si trasferì a San Pantaleone, nei
pressi della fiumara Acrifa, poco lontano da San Lorenzo, dove morì nel 1818.
Giovanni Modaffari e Lucrezia Anghelone, erano i suoi suoceri, genitori cioè di sua moglie Flavia
Modaffari.
Nel 1746, data del primo dei due Catasti Onciari di San Lorenzo, questi si erano sposati da alcuni anni e
vivevano insieme ai genitori di Lucrezia, Antonino Anghelone ed Antonia Scordo.
Sotto lo stesso tetto abitavano otto persone: Antonino Anghelone ed Antonia Scordo, rispettivamente di
sessantatré e quarantaquattro anni, i loro figli Domenico di diciassette anni e Giuseppe di otto, la figlia
Lucrezia di venticinque con il marito Giovanni Modaffari, anch‟egli venticinquenne, ed i figli di questi
ultimi, Domenica di un anno, ed Antonia di tre.
Otto anni più tardi, nel 1754, Antonino Anghelone e la piccola Domenica Modaffari erano morti, e Giovanni
e Lucrezia erano andati a vivere da soli in una casa di loro proprietà, con le figlie Antonia, che ormai aveva
dieci anni, Flavia, che ne aveva sette, e Maria, di un anno.
La primogenita Domenica, che non compare più nel censimento, era probabilmente morta mentre la madre di
Lucrezia, Antonia Scordo risultava vivere in casa d‟affitto insieme ai figli Domenico di 22 anni, bracciante, e
Giuseppe di 11.
Questo è il loro atto di matrimonio, datato 1775:
Atto di matrimonio tra Sebastiano Arcidiaco e Flavia Modaffari
Libro dei matrimoni della Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, 1772-1819 – San Lorenzo, 20 febbraio 1775
Francesca Arcidiaco (1784-1853), sposata con Giuseppe Ligato (1776 circa -1846) di San Pantaleone, era la
quinta delle sei figlie di Sebastiano Arcidiaco e di Flavia Modaffari.
Sua figlia Antonina Ligato (1810-1884) sposò nel 1831 Vincenzo Mafrici (1796-1856), di Bagaladi (RC), ed
ebbe quattro figli, tra cui Domenica Mafrici (1847-1921) che, nel 1864, sposò Lorenzo Arcidiaco, figlio dei
già citati Domenico Andrea Arcidiaco e Maria Anna Saccà.
Una cosa interessante da evidenziare è che questo ramo di Arcidiaco, discendente da Costantino e
Sebastiano, fu certamente tra il 1700 ed il 1800 il ramo della famiglia Arcidiaco più benestante di San
Lorenzo. Testimonianza di questo sono per esempio gli atti notarili raccolti nel seguito.
Se consideriamo le professioni svolte dagli Arcidiaco appartenenti a questo ramo ci accorgiamo di come
queste fossero effettivamente, per così dire, “più interessanti” di quelle svolte dagli altri Arcidiaco, che erano
per lo più dei modestissimi braccianti o “faticatori”.
Si trattava infatti di bottegai, bettolieri, vaticali, un paio di macellai ed anche alcuni proprietari terrieri.
In vari documenti leggiamo infatti le professioni dei figli di Costantino, tra i quali c‟erano a quell‟epoca un
“bottegaro”, Lorenzo, e un altro “vaticale”, Sebastiano. Della professione di un terzo figlio, di nome
Vincenzo, non è stato finora trovato alcun riferimento.
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Il nome del bottegaro Lorenzo Arcidiaco compare in molti atti notarili. La grossa particolarità, oltre a questo,
è la sua firma alla fine di ogni documento: si tratta in effetti dell‟unico Arcidiaco di cui si abbia notizia che in
quegli anni non fosse del tutto analfabeta15.
Giovanni Domenico Arcidiaco, figlio di Domenico e di Caterina Maisano e cugino di Costantino, sposò
invece, nel 1727, Beata Mangiola. Il 27 gennaio di quell‟anno dovette essere un giorno particolare per la sua
famiglia: in quella data, oltre al suo matrimonio, fu celebrato infatti anche quello di sua sorella Domenica
che, nella stessa Parrocchia Arcipretale di San Lorenzo, aveva sposato Lorenzo Giuseppe Mangiola, fratello
di Beata.
Tra il 1727 ed il 1748 Giovanni Domenico ebbe sette figli, ma all‟infanzia ne sopravvissero solo cinque:
Sabba (1734), che sposò Domenica Stilo, Lorenzo (1739), che sposò Francesca Sunica e si trasferì a Melito
(nella parrocchia di Pentidattilo sono registrati i battesimi di alcuni figli), Domenico (1744 circa), che sposò
Francesca Arcudi, ed Antonio (1744). Un altro figlio di nome Francesco, nato verso il 1732, era morto senza
eredi nel 1775.
15 Firma tratta da un atto notarile datato 20 dicembre 1776. Notaio Francesco Antonio Altomonte di San Lorenzo - inv. 81, busta 601, protocollo
3270/1, ASRC
Catasto Onciario di
San Lorenzo del 1746:
Giovanni Domenico
Arcidiaco
Catasto Onciario di San
Lorenzo del 1754:
Giovanni Domenico
Arcidiaco
La firma di Lorenzo Arcidiaco
tratta da un atto notarile del 1776
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Le rendite di Giovanni Domenico erano verso la metà del secolo senz‟altro più modeste di quelle del cugino
Costantino: nel catasto del 1746 egli dichiarò di percepire da un pezzo di stabile e dipendenze la somma
annua di 1.35 once, e, in quello del 1757, che possedeva una vigna per una rendita di un‟oncia.
Giovanni Domenico Arcidiaco morì a circa 90 anni nel 1779 mentre sua moglie Beata morì nel 1761.
Nella tradizione di San Lorenzo si ritrova un curioso aneddoto su di un Fortunato Arcidiaco, che potremmo
identificare come suo nipote (1775 circa – 1834, figlio di Domenico e Francesca Arcudi)16
:
“Per consuetudine gli abitanti di San Lorenzo, quando flagelli o calamità varie minacciavano il paese e la
vallata circostante, portavano la Madonna in processione straordinaria, da San Fantino all’altro borgo.
Siamo nei primi anni dell’Ottocento (non si conosce la data esatta), da parecchi giorni piove a dirotto,
senza la minima interruzione. Gli abitanti di San Lorenzo si convincono che devono ricorrere
all’intervento della Madonna, per far cessare la pioggia che già aveva prodotto ingenti danni e
devastazioni.
Dopo ore di processione sotto la pioggia per raggiungere il santuario, giunti sulla sponda del torrente da
attraversare, il Tuccio, non vi riescono, a causa dell’innalzamento delle acque e della vorticosa corrente. A
tale difficoltà un popolano, Fortunato Arcidiaco, incalzato e sostenuto dalla fede, a rischio della propria
vita, si butta nel vortice, raggiunge la sponda opposta, carica il quadro sulle spalle e tenta il ritorno. Le
acque ingrossate rendono vano tale tentativo, coinvolgendolo nel gorgo.
E’ un momento drammatico, anche per l’impotenza di intervenire degli astanti sulle rive del torrente. Ma
la disperazione gli dà la forza di invocare la vergine, ed ecco che, secondo la tradizione, le acque si
divergono formando un varco e permettendogli di raggiungere l’agognata sponda, ove oranti e trepidanti
l’attendevano i fedeli.
Francesco Arcidiaco, fratello di Giovanni Domenico, sposò invece verso il 1730 Antonia Scordo ed ebbe in
tutto almeno undici figli:
Solo pochi dei figli di Francesco ed Antonia, però, sopravvissero all‟infanzia: Domenico (1733 circa),
Giovanna (1734), Caterina (1742), Antonio (1744 circa) e Tommaso (1751).
Francesco, di professione “bestiamaro seu forese” (cioè “custode di bestiame o per meglio dire contadino”)
nel 1746 e “custode di giumente” nel 1754, lavorava evidentemente in una masseria nei dintorni di San
Lorenzo, e neanche lui poteva vantare rendite pari a quelle del cugino Costantino: nel 1746 egli dichiarò di
percepire da un pezzo di stabile e dipendenze la somma annua di 0.30 once, mentre 1754 risultava essere
proprietario di una sola vigna che gli fruttava una rendita di mezza oncia all‟anno, e di un pezzo di terra ad
uso d‟orto per una rendita di 0.40 once.
Francesco è indicato in un atto notarile con il soprannome di "Migari" (Notaio Principio Altomonte di San
Lorenzo, ASRC, Inv. 81, Busta 606, volume 3278/1, del 25 ottobre 1756). Morì a San Lorenzo nel 1783.
Suo figlio Tommaso, di professione custode di pecore, si sposò tre volte, la prima con Antonina Cammara,
poi con Caterina Mandica, e infine, nel 1810, a cinquantanove anni, con una diciannovenne di nome
Francesca Falcomatà.
Visse l‟ultima parte della sua vita a Sant‟Eufemia d‟Aspromonte, dove si trasferì verso il 1806, e dove morì
nel 1818.
Negli atti della Parrocchia di Sant‟Eufemia, però, è registrato come Tommaso Arcidiacono.
Suo fratello Domenico, indicato talvolta, come il padre, con il soprannome di suo padre "Migari", sposò nel
1758 Bruna Romeo, dando origine ad una lunga discendenza che rimase per molti altri decenni a San
Lorenzo. Tra gli atti del notaio Principio Altomonte di San Lorenzo si trovano, senza data precisa, i capitoli
matrimoniali relativi a questo matrimonio17:
Nota di beni stabili, mobili, promettono Giovanni Romeo ed Antonia Modaffari marito e moglie di questa
Terra di San Lorenzo a sua figlia Bruna per il matirmonio che coll'aggiuto di Dio si avrà da contraere con
Domenico Arcidiaco figlio di Francesco.
Primieramente li promettono in titolo di dote una casa terranea. Più in titolo di dota una vigna di operari
otto in circa posta in contrada Pionara, limitante la robba dotale di Francesco Romeo ed Antonio Lafaci,
col peso del sesto ogn'anno dovuto all'eredi Antonino Asprea, e del resto franca ed a' niuno.
16 Dal volume “San Lorenzo, note e memorie storiche dalle origini al XX secolo” di Carmelo Bagnato, pag. 70. 17 Notaio Principio Altomonte di San Lorenzo - inv. 81, Busta 606 volume 3278/3, ASRC
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Più una botte di vino di carichi quattro. Più una vacca domita oppure selvatica come la potranno avere.
Più li promette Dom. Iacopino di Leonardo nep.te di detti dotanti alla suddetta Bruna, una giovenca di
un'anno in due, e dice consiglarla quando sortirà il sposalizio.
Più una pisa di lana paesana, cioè li dotanti.
Primo letto consistente in un padiglione di tela, dico tela, lavorato, una coverta rossa di cucullo lavorata,
un giraletto bianco di tela lavorato, un paro di coscina rossi lavorati di seta, un paro di lenzola di tela, il
saccone ed il bancale di lana.
Il secondo letto col saccone, un paro di lenzola di tela e l'avantiletto. Più due casse di zappino nuovi, una
caldara a padella di carlini venticinque, ed il tre piedi. Più tre tovaglie di tela nuovi, più tre canni di
tavola, più tre giubetti uno bianco, l'altro torchino ed il terzo di color verde usato e la vita vestita di
calamo e tuppi, cioè la sola falda ed il gippone di calamo a calamo.
Catasto Onciario di
San Lorenzo del 1746:
Francesco Arcidiaco
Catasto Onciario di
San Lorenzo del 1754:
Francesco Arcidiaco
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