La vantazione nelle indagini sociali: un caso - Studio BiFi · esempio, nel caso di V. risultava...

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o o in z o in HI U. O cc CL sociale, Astrolabio, Roma, 1987. De Ambrosio U., "La valutazione partecipata nei servizi sociali. La descrizione di un approccio attraverso alcuni casi concreti", Rassegna Italiana di Valutazione, 17-18, 2000a. Di Blasio P., Psicologia del bambino maltrattato, II Mulino, Bologna, 2000. Emiliani F., Bastianoni P., Una normale solitu- dine, Carrocci, Roma, 1998. Pareri P., "Notes sur l'approche participative du point de vue del l'Analyse des politiques publi- ques", in Soderstorm O., Cogato Lanza E., Barbey G., Lawrence R. (a cura di), L'usage du projet. Pratiques sociales et conception du projet urbain et architectural, Payot, Lausanne, 2000. Carena, "Giudici e operatori sociosanitari tra competenze e limiti nell'intervento di protezione dei minori", Minori e giustizia, 4, 1999. Ghezzi D., Vadilonga F. (a cura di), La tutela del minore, Cortina, Milano, 1996. Lerma M., Metodi e tecniche del processo d'aiuto, Astrolabio, Roma, 1992. Masini R., Sanicela L., Avviamento al servizio sociale, 1988. Mazza Galanti F., "Esperienze e prospettive di un lavoro integrato fra servizi e giustizia", Minori giustizia, 4, 1999. Meucci G. P., Scarcella F., La tutela dei diritti del minore, Nis, Roma, 1984. Montecchi, / maltrattamenti egli abusi sui bam- bini, Angeli,Milano, 1998. Neve E., "Il servizio sociale nel sistema della giustizia tra teoria e prassi", II bambino incom- piuto, 4/5, 1993. t Seminano di riflessione sugli attuali problemi del rapporto Nord/Sud del mondo promosso da Cooperativa TERRENUOVE in collaborazione con le AGLI di Milano Sabato 1 marzo 2003, dalle 9.30 alle 13 presso la sede delle AGLI, in via Della Signora 3, Milano Interverranno: Anna Rotondo, presidente di TERRENUOVE Serge Latouche, economista, politolo- go, docente all'Università Paris XI e allo lédes Luigi Bobba, presidente nazionale delle AGLI Vittorio Agnoletto, medico, responsabile scientifico LILA Cedius, Consiglio inter- nazionale del Forum Sociale Mondiale Emanuele Ranci Ortigosa, IRS, collabo- ratore di TERRENUOVE, direttore di PSS Sono invitati tutti coloro che a vario tito- lo (cittadini, professionisti, operatori) sono interessati agli argomenti proposti e desiderano contribuire al dibattito. La partecipazione è gratuita. Si prega di segnalare la propria adesione in segreteria chiamando lo 02-70127021 o inviando un fax allo 02-70127022 o un'e-mail a [email protected]. La vantazione nelle indagini sociali: un caso IN CONTINUITÀ CON IL PRECEDENTE ARTICOLO, CON QUESTO CONTRIBUTO SI VUOLE RIPERCORRERE LA STRADA DELLA VALUTAZIONE NELLE INDAGINI SOCIALI, NON PIÙ DAL PUNTO DI VISTA METODOLOGICO, MA DA QUELLO DELLA PRATICA PROFESSIONALE. Teresa BertOtti assistente sociale, sociologa Ga/// assistente sociale ** Questo contributo si propone di rac- contare una stona, una storia familiare difficile con qualche luce e molte ombre come quelle che spesso si incrociano nei servizi. In continuità con il precedente articolo, l'idea è quella di ripercorrere la strada della valutazione nelle indagini sociali, questa volta non più dal punto di vista metodologico, ma dal punto di vista della pratica professionale. Attraverso la narrazione affronte- remo snodi critici, quali l'analisi della richiesta e l'identificazione del manda- to, la formulazione della prima ipotesi di esplorazione, la raccolta delle informa- zioni e l'attendibilità delle fonti, i criteri e gli indicatori, la selezione degli elementi significativi, per arrivare alla costruzio- ne della valutazione. L'obiettivo è quello di mettere in luce come l'uso del proto- collo nella sua parte conclusiva abbia modulato la relazione tra i protagonista di questa vicenda: mamma, bambina e operatori del servizio sociale. La storia riguarda la vicenda di Viola (V.), una bambina di nove anni, che vive con la madre Francesca (F.) e il suo attuale compagno, noto tossicodi- pendente e pregiudicato per reati vari, prevalentemente connessi allo spaccio e alla ricettazione. Il padre di V. è morto per overdose quando la bambina aveva solo quattro anni, la madre anch'essa tossicodipen- dente, è in cura presso una struttura specialistica a fronte di una sindrome di immunodeficienza acquisita. La situazione viene segnalata al Tribunale per i Minorenni dal Sert, dopo cKc F. decide improvvisamente di trasferirsi nel nostro Comune, prendendo fisicamente le distanze e interrompendo i rapporti con la rete di * Cbm, Milano ** Funzionario del servizio sviluppo delle professionalità - Politiche sociali, Provincia di Milano servizi che stavano diventano per lei troppo invasivi: il Sert, l'ospedale, la scuola, i volontari. F. con questa mossa sceglie di chiu- dere una relazione d'aiuto con interlo- cutori diversi, sia di servizi pubblici che del privato sociale, ritenendo di "potercela fare da sola a prendersi cura di sé e di V.". Questa chiusura verso l'esterno, così come innumerevoli dati di realtà legati alle condizioni fisiche di F. e alle precarietà delle cure rivolte a V., il repentino trasferimento in una nuova realtà, completamente sconosciuta e senza legami significativi, hanno por- tato il Sert a maturare una decisione a lungo rinviata, quale la segnalazione al Tribunale per i Minorenni. Come servizio incaricato di svolgere l'indagine, non conoscendo la situazio- ne, riteniamo utile incontrare il servizio segnalante, il Sert (referente a livello Asl anche dopo il trasferimento di resi- denza), prima di avviare il lavoro con la mamma di V. L'indagine viene realizzata da una micro équipe, assistente sociale e psicoioga, attraverso colloqui con F., il nuovo compagno e V.; in accordo con la madre vengono sentiti anche i servizi specialisti, i volontari e la nuova scuola frequentata da V. Il lavoro sino alla resti- tuzione dura circa tre mesi. LA DEFINIZIONE DEL CAMPO D'INDAGINE II primo passaggio delicato è stata la definizione del campo di indagine, necessaria per capire su cosa avremmo orientato l'attenzione e i cimiteri con C\AÌ raccogliere e selezionare le informa- zioni significative e rilevanti. Dagli elementi inizialmente raccolti dal Sert

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sociale, Astrolabio, Roma, 1987.De Ambrosio U., "La valutazione partecipata

nei servizi sociali. La descrizione di un approccioattraverso alcuni casi concreti", Rassegna Italianadi Valutazione, 17-18, 2000a.

Di Blasio P., Psicologia del bambino maltrattato,II Mulino, Bologna, 2000.

Emiliani F., Bastianoni P., Una normale solitu-dine, Carrocci, Roma, 1998.

Pareri P., "Notes sur l'approche participativedu point de vue del l'Analyse des politiques publi-ques", in Soderstorm O., Cogato Lanza E., BarbeyG., Lawrence R. (a cura di), L'usage du projet.Pratiques sociales et conception du projet urbainet architectural, Payot, Lausanne, 2000.

Carena, "Giudici e operatori sociosanitari tracompetenze e limiti nell'intervento di protezionedei minori", Minori e giustizia, 4, 1999.

Ghezzi D., Vadilonga F. (a cura di), La tutela delminore, Cortina, Milano, 1996.

Lerma M., Metodi e tecniche del processo d'aiuto,Astrolabio, Roma, 1992.

Masini R., Sanicela L., Avviamento al serviziosociale, 1988.

Mazza Galanti F., "Esperienze e prospettive diun lavoro integrato fra servizi e giustizia", Minorigiustizia, 4, 1999.

Meucci G. P., Scarcella F., La tutela dei diritti delminore, Nis, Roma, 1984.

Montecchi, / maltrattamenti egli abusi sui bam-bini, Angeli,Milano, 1998.

Neve E., "Il servizio sociale nel sistema dellagiustizia tra teoria e prassi", II bambino incom-piuto, 4/5, 1993.

t

Seminano di riflessionesugli attuali problemi del rapporto

Nord/Sud del mondo

promosso da Cooperativa TERRENUOVE

in collaborazione con le AGLI di Milano

Sabato 1 marzo 2003, dalle 9.30 alle 13presso la sede delle AGLI, in via Della

Signora 3, Milano

Interverranno:

Anna Rotondo, presidente di TERRENUOVE

Serge Latouche, economista, politolo-go, docente all'Università Paris XI e allolédes

Luigi Bobba, presidente nazionale delleAGLI

Vittorio Agnoletto, medico, responsabilescientifico LILA Cedius, Consiglio inter-

nazionale del Forum Sociale Mondiale

Emanuele Ranci Ortigosa, IRS, collabo-ratore di TERRENUOVE, direttore di PSS

Sono invitati tutti coloro che a vario tito-lo (cittadini, professionisti, operatori)sono interessati agli argomenti propostie desiderano contribuire al dibattito. La

partecipazione è gratuita.

Si prega di segnalare la propria adesionein segreteria chiamando lo 02-70127021o inviando un fax allo 02-70127022 oun'e-mail a [email protected].

La vantazionenelle indaginisociali: un casoIN CONTINUITÀ CON IL PRECEDENTE ARTICOLO, CONQUESTO CONTRIBUTO SI VUOLE RIPERCORRERE LA STRADADELLA VALUTAZIONE NELLE INDAGINI SOCIALI, NON PIÙDAL PUNTO DI VISTA METODOLOGICO, MA DA QUELLODELLA PRATICA PROFESSIONALE.

Teresa BertOtti assistente sociale, sociologaGa/// assistente sociale **

Questo contributo si propone di rac-contare una stona, una storia familiaredifficile con qualche luce e molte ombrecome quelle che spesso si incrociano neiservizi. In continuità con il precedentearticolo, l'idea è quella di ripercorrere lastrada della valutazione nelle indaginisociali, questa volta non più dal puntodi vista metodologico, ma dal punto divista della pratica professionale.

Attraverso la narrazione affronte-remo snodi critici, quali l'analisi dellarichiesta e l'identificazione del manda-to, la formulazione della prima ipotesi diesplorazione, la raccolta delle informa-zioni e l'attendibilità delle fonti, i criteri egli indicatori, la selezione degli elementisignificativi, per arrivare alla costruzio-ne della valutazione. L'obiettivo è quellodi mettere in luce come l'uso del proto-collo nella sua parte conclusiva abbiamodulato la relazione tra i protagonistadi questa vicenda: mamma, bambina eoperatori del servizio sociale.

La storia riguarda la vicenda diViola (V.), una bambina di nove anni,che vive con la madre Francesca (F.) eil suo attuale compagno, noto tossicodi-pendente e pregiudicato per reati vari,prevalentemente connessi allo spaccioe alla ricettazione.

Il padre di V. è morto per overdosequando la bambina aveva solo quattroanni, la madre anch'essa tossicodipen-dente, è in cura presso una strutturaspecialistica a fronte di una sindromedi immunodeficienza acquisita.

La situazione viene segnalata alTribunale per i Minorenni dal Sert,dopo cKc F. decide improvvisamente

di trasferirsi nel nostro Comune,prendendo fisicamente le distanze einterrompendo i rapporti con la rete di

* Cbm, Milano** Funzionario del servizio sviluppodelle professionalità - Politiche sociali,Provincia di Milano

servizi che stavano diventano per leitroppo invasivi: il Sert, l'ospedale, lascuola, i volontari.

F. con questa mossa sceglie di chiu-dere una relazione d'aiuto con interlo-cutori diversi, sia di servizi pubbliciche del privato sociale, ritenendo di"potercela fare da sola a prendersicura di sé e di V.".

Questa chiusura verso l'esterno,così come innumerevoli dati di realtàlegati alle condizioni fisiche di F. e alleprecarietà delle cure rivolte a V., ilrepentino trasferimento in una nuovarealtà, completamente sconosciuta esenza legami significativi, hanno por-tato il Sert a maturare una decisione alungo rinviata, quale la segnalazione alTribunale per i Minorenni.

Come servizio incaricato di svolgerel'indagine, non conoscendo la situazio-ne, riteniamo utile incontrare il serviziosegnalante, il Sert (referente a livelloAsl anche dopo il trasferimento di resi-denza), prima di avviare il lavoro con lamamma di V. L'indagine viene realizzatada una micro équipe, assistente socialee psicoioga, attraverso colloqui con F., ilnuovo compagno e V.; in accordo con lamadre vengono sentiti anche i servizispecialisti, i volontari e la nuova scuolafrequentata da V. Il lavoro sino alla resti-tuzione dura circa tre mesi.

LA DEFINIZIONE DEL CAMPOD'INDAGINE

II primo passaggio delicato è statala definizione del campo di indagine,necessaria per capire su cosa avremmoorientato l'attenzione e i cimiteri con C\AÌ

raccogliere e selezionare le informa-zioni significative e rilevanti. Daglielementi inizialmente raccolti dal Sert

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e dall'analisi di altro materiale (certifi-cato anagrafico, residenza in una casadi cortile semi abbandonata) abbiamoformulato le prime ipotesi del possibilepregiudizio: la condizione di orfana, lamalattia e la tossicodipendenza dellamadre, così come la sua convivenza conun pregiudicato, potevano farci prefigu-rare una situazione di trascuratezza escarsa cura e di assunzione di responsa-bilità della bambina nei confronti dellamadre. Si trattava anche di valutare inche misura la madre fosse consapevoledelle difficoltà proprie e della figlia equanto riuscisse ad utilizzare le risorsee i supporti dei servizi per proteggere V.dalle conseguenze delle sue difficoltà.

Sulla base delle nostre conoscenzeteoriche ed esperienziali, potevamoipotizzare anche che non avremmotrovato segnali particolarmente chiari0 espliciti (come può invece avvenire neicasi di maltrattamenti fisici o nella tra-scuratezza di bambini più piccoli) e cheil malessere della bambina si sarebberomanifestato prevalentemente a livellopsicologico, connessi alla categoria del-la "inversioni di ruolo" o in episodi nonparticolarmente drammatici di scarsacura e vigilanza.

Dall'insieme dei colloqui emergeuna quadro ampio e dettagliato e inparticolare si delinea la situazione diV. come una bambina attiva, autonoma,per molti versi precocemente adultiz-zata dalla madre, che la rende parte-cipe di tutte le difficoltà economiche,lavorative, abitative e relazionali; neifrequenti momenti di sofferenza legatialla malattia e all'uso di sostanze è labambina ad assistere e a prendersi curadi F. Questo ha una ricaduta evidentesulla continuità della frequenza sco-lastica e sulla fragilità delle relazioniche V. intrattiene fuori dal contestofamiliare.

L'ATTENDIBILITÀ DELLE FONTI,1 CRITERI E GLI INDICATORI

Le diverse persone interpellate (l'as-sociazione dei volontari, la scuola unafamiglia d'appoggio che conosceva labambina ancor prima del trasferimento)hanno tratteggiato la storia di V. e disua madre ognuna a partire dalla pro-pria specifica esperienza, dalla propriasensibilità e dal frammento più o menoampio del rapporto avuto con una bambi-na e una donna impegnate a combatterele difficoltà della vita. Il loro racconto èintessuto di pareri, emozioni, opinioniarricchite da episodi e fatti descritti inmodo più "oggettivo": più o meno consa-pevolmente, ognuno degli interlocutori cidava la t>ua personale "valutazione".

Appare quanto mai chiaro come lanostra indagine, la nostra valutazione

si componga e si arricchisca dell'ascoltodei diversi punti di vista, ma non puòridarsi a una loro raccolta o mera regi-strazione: l'intrecciarsi dei raccontisollecita e interroga la sensibilità,l'intuizione, la conoscenza teorica edesperienziale dell'assistente sociale.

A questo si aggiunge poi la cono-scenza diretta con le persone "oggetto"dell'indagine.

La nostra valutazione si definiscecosì connettendo i diversi "tasselli", deipunti di vista degli altri con i nostri, inun processo di co-costruzione.

Nei lavori che hanno accompagnatola ricerca emerge da subito la premi-nenza e una condivisione profondadello stile narrativo utilizzato sia dalgruppo, sia nel racconto delle storiefamiliari, unitamente alla consapevo-lezza del rischio di smarrire il filo con-duttore, il nesso'esistente tra l'ipotesiiniziale e la valutazione, avviluppatie affascinati dalle trame familiari edall'incalzare degli eventi.

Abbiamo scoperto che i criteri e lecategorie di valutazione utilizzati, ipareri dati, risultavano convincenti lad-dove riuscivano a trovare degli ancoraggiin episodi e racconti di fatti, in elementivisibili, descrivibili e sufficientementericonoscibili come significativi, elementiche consentissero di collocarsi nell'ambi-to di una ipotetica scala di valori da più ameno grave. Elementi che fossero quindiadottabili come "indicatori" proprio comeavviene quando la lancetta del serbatoiodella benzina ci permette di "vedere" emisurare (su una scala convenzional-mente riconosciuta) qualcosa che sareb-be altrimenti difficile sapere

Nell'ascoltare le "fonti di informa-zione extrafamiliari", le persone cheavevano conosciuto V. e sua madre,portando la loro esperienza di cono-scenza oggettiva ed emotiva, abbiamomesso a fuoco il tema della valutazio-ne sull"'attendibilità" di quanto questepersone ci andavano raccontando.

Si tratta di un tema particolarmen-te importante dal momento che spesso igenitori contestano l'affidabilità e la cre-dibilità dei racconti di insegnanti o altriinterlocutori significativi. Eagionandosu questo tema abbiamo messo a fuococome anche noi consideravamo inatten-dibili quei racconti in cui gli "indicatori"forniti (la descrizione di fatti ed episodi)risultavano incoerenti con il criterio ola categoria a cui erano attribuiti. Peresempio, nel caso di V. risultava pocoattendibile la testimonianza di un vo-lontario che enfatizzava le capacitàgenitoriali di F., descrivendola comemadre attenta e premurosa discrimi-nata dai servizi solo a causa della suamalattia, per poi perdersi, con dolorosa

partecipazione, nei racconti delle telefo-nate serali di V. sola in casa, o di quandole portavano alimenti, capi d'abbiglia-mento o materiale per la scuola.

In altri casi, il peso dato all'evento'era molto distante da quello che daval'assistente sociale. Ad esempio, per ilmedico di reparto la presenza di V. eraessenziale per compensare le crisi diF., soprattutto nei momenti di depres-sione, anche se questo imponeva allabambina un ruolo di assistenza allamadre, un contatto continuo con unluogo di malattia e pregiudicava per V.la continuità della frequenza scolasticae dei normali rapporti di vita.

LA COERENZAEcco come il criterio della coerenza è

diventata la prima bussola utile per orien-tare la scelta e la selezione delle informa-zioni da considerare significative.

Il secondo passaggio, necessario perevitare di essere guidati da una solaipotesi di indagine, è stato quello dicostruire una mappa sufficientementeampia ed esaustiva della diverse areesu cui si doveva volgere lo sguardo,nella quale, accanto alle dimensionidi criticità, di rischio e di malessere,fossero rappresentate le dimensionipositive e le risorse protettive.

L'USO DEL PROTOCOLLOScomposizione in fattorie indicatori

II protocollo (e la griglia di analisi)ha consentito di definire una tramatu-ra più chiara, un canovaccio, in cui leinformazioni e i pensieri trovano unapropria collocazione come dettagli, cherecuperando un senso nell'ordine dellavisione d'insieme.

Lavorare in questa prospettiva harichiesto inizialmente uno sforzo cultu-rale di scomposizione del racconto, delcolloquio, dell'interazione con la famigliain indicatori di benessere, di rischio e didanno, accompagnato da uno sforzo pro-fessionale di attenzione e consapevolezzaa mantenere distinta l'informazione daogni possibile lettura interpretativa edalle fonti da cui si origina.

Parole ricorrenti nelle relazionisociali come "trascuratezza", "scarsaprotezione", vengono circostanziate dafatti. Costruire un'ipotesi di trascura-tezza, valutando l'interazione tra gliindicatori di malessere e i fattori protet-tivi, occupandoci contemporaneamentedell'area del rischio e delle risorse, ciaiuta a formulare una diagnosi tridi-mensionale che tenga realmente contodi tutte le sfaccettature.

La fatica più rilevante è stataquindi quella di "riempire la griglia".Ne presentiamo un esempio (tavola

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1), con la consapevolezza che si trattadi un lavoro incompleto e migliorabileall'infinito. Peraltro, ci siamo resi contodel fatto che la griglia, sollecitando unfascino e un'attrazione classificatoria,prefigurando un'illusione di ordine,razionalità e verità, rischia di diven-tare il fine e non il mezzo attraversocui giungere alla valutazione, quasiche la compilazione perfetta dellagriglia esoneri dalla fatica di esporsinell'espressione esplicita di un pareresu temi così complessi.

Prestando quindi attenzione a que-sto rischio, e tollerando una certa dosedi imprecisioni, ci sembra di aver tro-vato una dimensione di equilibrio nel-la tensione tra l'intuizione soggettiva(necessaria ma esposta ai pregiudizi) el'oggettività assoluta, la "verità" di cuiparla Alfoldi (1999).1

Superato l'impatto e la fatica dellacollocazione degli elementi la griglia èdiventata uno strumento di lavoro nelservizio. E possibile usare la grigliadandovi uno sguardo quantitativo,osservando quanto sono piene o vuotele varie caselle, mettere in luce le zoned'ombra, "i buchi", legati a campi spes-so poco indagati o inconsapevolmentetrascurati, stante l'urgenza o più sem-plicemente un pregiudizio circa l'atten-dibilità di una possibile fonte.

Nella storia di V., occupandoci del-la riga "come sta il bambino", risalta acolpo d'occhio come i campi connessi alrischio risultino saturi rispetto all'areadella protezione.

Al contempo, gli indicatori presen-ti nell'area del benessere ci confortanorispetto all'esistenza di un danno anco-ra contenuto per V., che d'altro canto

non potrà che evolvere in una prognosiinfausta se non si interverrà per incre-mentare i fattori protettivi nell'areadella genitorialità.

Nella ricostruzione della storia fami-liare di V., è interessante vedere come, col-locando le informazioni all'interno dellagriglia, nella riga "Storia individuale deigenitori..." il dato della tossicodipenden-za assuma una rilevanza esponenziale,amplificato da un passaggio generaziona-le, da morti per overdose e da una scarsaconsapevolezza del problema.

Nell'esperienza, questo percorso ap-parentemente di incasellamento delleinformazioni non ha sicuramente impo-verito la parte narrativa, indispensabi-le per costruire connessioni e restituiresignificati alle storie dei bambini edelle loro famiglie, ma ha consentito dicreare una sequenzialità espositiva e

TAVOLA 1 Compilazione della griglia!::. - : , • . . :—. i . . ; ' . : . • . - . . - ~ : mvM. • ' - • ti* . • . - • . - : " ' • • : . • .^it^KX-r.-f.-' .-; .-,-•• : . - - . . : : • >,:• :: ;. v . :.' • . ài:" - •

Indicatori

Aree

Contesto sociale

Come sta il bambino,storia del bambino,come stanno fratelli esorelle

Storia individuale (infan-tile e familiare) dei geni-tori e della coppia, costi-tuzione delle famiglienucleare e allargata

Rapporti tra genitore ebambino e gli altrifratelli/sorelle, relazionecon i nonni

Relazione tra famiglia eServizi

Fattori di rischio

Stile di vita precario dellamadreAssenza di un lavororegolareTossicodipendenzaDepressione Precarie con-dizioni di saluteSpacciatori a casaDipendenza passiva estrumentale dai voìontari

Mancanza di ritmi di vitaadeguati ai bisogniAssunzione di responsabi-lità e ruoli adultiAggressivitàAnsia legata a possibiliincontri con mostri e ladriBisogno di esercitare uncontrollo costante sullesituazioni e sulle relazioni

Decesso prematuro dellanonna materna per over-doseMorte del padre per over-dose Tossicodipendenzadi entrambi i genitoriDevianzaConflittualità con la fami-glia di origine di entrambiConvivenza con noto tos-sicodipendente e pregiu-dicatoVedovanza

Rabbia nei confronti deliamadre da parte di V.Completa assenza di rap-porti con nonni e zii mater-ni e paterni

Vissuto persecutorioAtteggiamento assisten-zialisticoAgiti di svitamento e fugadai Servizi

Fattori protettivi

Presenza attiva di voìontariBuon inserimento nelgruppo classe

Bambina sanaVa bene a scuola

La mamma chiede aiutoall'AS "X" nei momenti didifficoltà

Forte attaccamento di V.alla madre

Capacità della madre diindividuare gli interlocutoriin gi-ario di soddisfare i

propri bisogni

Segni di malessere

Casa evidentemente tra-scurata e in disordineFrequentazioni di ambientie persone potenzialmentepericolosi

Resta a casa sola la seraV. spaventata scarse cure(alimentazione, ritmi di vita)V. evidenzia il desiderio diavere una madre come lealtreAssenza di una famigliaallargataV. propone un immagineidealizzata di se: bella,adeguata

Precarie condizioni disaluteScarsa consapevolezzadei bisogni di cura legatialla malattiaDipendenza da Servizi eistituzioniUso di sostanze

Madre insulta e aggredi-sce V.Madre che maltrattaMadre che non la va aprendere a scuolaMadre che la lascia spes-so sola

Segni di benessere

F. cerca un lavoroV. va volentieri a scuola

Bambina autonoma,attiva, vivace e curiosaBambina capace di intera-gire con i coetanei e di"farsi voler bene" dagliadulti

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V)UlLLocco.

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di esplicitare nel racconto fonti, ipotesi,e valutazioni supportate da un sapereprofessionale in grado di esplicitareriferimenti teorici e motivazioni.

Dunque, compiuto questo triplo saltomortale nella logica di una professioneabituata a muoversi nella storia orale,spesso costruita su passaggi generazio-nali delle famiglie che entrano in relazio-ne con gli stessi servizi, nella quotidia-nità, il protocollo ha sostituito il bloccodegli appunti, o più professionalmente ildiario sociale, dove, in modo sintetico espesso criptico, ci si è abituati ad anno-tare informazioni e impressioni.

Questa modalità ha consentito dicircostanziare e supportare con fattied elementi frasi ricorrenti nella storiadegli operatori, come "sono preoccupatoma non saprei dire", "ci sono talmentetanti problemi che non so da dove par-tire" consentendo di lavorare anchenell'urgenza senza esserne travolti.

LA VALUTAZIONE REALELa diagnosi

La fatica dell'utilizzo del protocollo(e della griglia) ha permesso una for-mulazione più chiara della valutazionerichiesta in esordio dal mandato del-l'autorità giudiziaria. Ciò che avevamonotato all'inizio del lavoro del gruppodi ricerca, leggendo le nostre relazionidi indagine, era una marcata difficoltàad esprimere con chiarezza una valuta-zione esplicita e quindi l'assenza di una"diagnosi" sull'esistenza o meno dellacondizione di pregiudizio.

L'idea che la diagnosi, un termineche di per sé evoca il mondo della clini-ca, non appartenga al sociale, mette inluce una fragilità della professione cheper definire delle chiavi di lettura indiverse occasioni ricorre al prestito daaltri saperi professionali, valorizzandopoco significati e indicatori specifici delservizio sociale.

In questo senso pensare che l'am-piezza del racconto induca il magistra-to a formulare le stesse valutazioni inmerito alla minore o maggiore gravitadella situazione, frequentemente davita a fraintendimenti e al fallimento disperanze magiche "di essere compresi"e considerati "collaboratori fidati" dellamagistratura.

In questo senso, mettendo l'accentosul grado di coerenza esistente tra le suediverse parti, a fronte di una richiestadell'autorità giudiziaria e di un'ipotesi divalutazione dichiarata, il protocollo aiutaa far emergere i "non detti" e gli impliciti ead evitare di mimetizzare, dietro a termi-ni vaghi o eccessivamente tecnici, aspettiche talvolta sono così rilevanti e dramma-tici da risultare difficilmente esprimibilinelle sue valenze più profonde.

Nel caso di V., l'entità degli elementiriconducibili all'area del rischio e la fra-gilità dei fattori di protezione, non soloriferiti all'unico genitore vivente, maall'assenza di un qualsiasi riferimentoparentale significativo, ha portato allaconferma dell'ipotesi iniziale in meritoalla sussistenza di una situazione digrave pregiudizio. In particolare, il pre-giudizio si compone della grave trascu-ratezza emotiva in cui V. viene lasciatadalla madre (volontariamente o menonon appare qui rilevante) e dall'estremadifficoltà di prefigurare un cambiamentosufficientemente tempestivo per la cro-nicità e la molteplicità delle problemati-che familiari. Questa valutazione fondae giustifica le strategie di miglioramentoprospettate, quali un intervento di pro-tezione urgente per V.

Al momento della definizione dellestrategie appariva chiaro come l'urgen-za di pensare alla protezione di V., con ilsuo inserimento in una comunità, fossedirettamente connessa al progressivo eirreversibile deterioramento del quadroclinico di E In questa prospettiva dun-que, agli elementi di trascuratezza emaltrattamento pregressi, si sommavaun altro importante dato dell'aspettati-va di vita del genitore.

UN VALORE AGGIUNTOCome cambia la relazione conla famiglia grazie al protocollo

Va da sé che una maggiore chiarez-za di percorso nella testa dell'operatoreconsente una maggiore esplicitazionenon solo dei motivi che hanno indottol'autorità giudiziaria a disporre l'inda-gine, ma delle scansioni temporali, dellemodalità adottate, delle fonti di cui ilservizio sceglie di avvalersi, tentandoper quanto possibile di contenere alminimo i non detti.

Parlare delle conclusioni delle rela-zioni e quindi della diagnosi e dellaprognosi, consente di definire con lafamiglia due passaggi chiave:• il primo, che comunque la valuta-zione esplicitata appartiene al Servizioe che il convincimento del Giudice sicostruirà su un complesso di pareri (nonsempre omologhi) e che sarà dunque ter-zo rispetto alla diagnosi degli operatori;

che la diagnosi fatta dal servizio nonsi struttura in una "sentenza" né in unadecisione, ma si fonda e si articola in unpasso successivo: le strategie di migliora-mento. In questo passaggio la relazionecon la famiglia può diventare, nel miglioredei casi, un processo di co-costruzione del-le strategie o comunque una condivisionedella necessità di introdurre elementi dicambiamento negli stili familiari.

Offrile un diriuu di cittadinanzaalla relazione tra operatori e famiglia.

consente di collocare non solo infor-mazioni utili sulla dipendenza o sullestrategie di evitamento adottate da unnucleo familiare, ma genera uno spaziodi pensiero per le sensazioni, le emozio-ni, i vissuti dello stesso operatore.

Parlare del senso di soffocamento,della fatica, del disagio, anche fisico,legato all'incombenza della prospettivaravvicinata morte, della diffidenza chel'assistente sociale vive nella relazionecon una persona specifica, evita chequesti elementi diventino un metroinconsapevole di giudizio, soprattuttoquando si modulano le strategie dicambiamento.

La chiarezza dei passaggi impostidal protocollo ha facilitato la restituzio-ne di altrettanta chiarezza nel rapportocon la madre di V.

Accompagnare F. in un franco quan-to doloroso esame di realtà ha consentitoall'equipe di modulare il piano della valu-tazione, mantenendo l'attenzione sulbenessere di V., senza scivolare in falsipietismi o in atteggiamenti giudicanti.

La maggiore tranquillità e lo spaziodato alle emozioni ci sembra abbia con-sentito alla madre di V. di condividere,seppur con dolore e tristezza, la necessitàdi pensare un distacco dalla figlia, al finedi consentirle di aver ciò che lei era impos-sibilitata a dare. Questo ha consentito a F.di accompagnare emotivamente la figliaal collocamento in comunità, riuscendo asopportare la lacerazione provocata daisensi di colpa senza mistificarli con fan-tasmatiche persecuzioni messe in atto daiservizi ai suoi danni.

CONCLUSIONIRiteniamo che il gruppo di ricerca

non abbia solo prodotto uno strumentoutile per affrontare con più luciditàoggettività e consapevolezza un delica-tissimo compito valutativo, ma che essocostruisca uno spazio in cui possa svi-lupparsi anche in contesti così imperviuna relazione di aiuto profondamenteprofessionale nella quale tenere insie-me le competenze tecniche con quellerelazionali ed emotive.

Ci sembra uno strumento che apretante finestre sostenendo uno sguardoampio su diversi orizzonti; è anche unostrumento da migliorare e ci auguriamoche possa essere occasione di scambioconfronto osservazioni e critiche nel-l'ambito della professione e, perché noanche al di fuori, con gli psicologi, adesempio, così contigui agli assistentisociali, in particolare nel campo dellevalutazioni richieste dall'autorità giu-diziaria minorile.

MotolAlfoldi F., L'cvaluationeriprotectionde l'erifan-

ce. Théorie et méthode, Dunod, Paris, 1999.