La Settimana n. 32 del 16 settembre 2012

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 16 settembre 2012 Terra benedetta da Dio Fame di amore, fame di vestiti, fame di farina, fame di medicine, fame di strade e di strumenti di lavoro: forse noi europei abbiamo bisogno di scoprire questa fame per decongestionare un po’ le nostre diete, le nostre giornate, la nostra vita. Forse chi sa che in fondo non sia più grande il nostro bisogno di dare che il loro bisogno di avere. Se non vogliamo essere solo dei nuovi colonizzatori, mentre daremo sul piano dell’intervento personale (ognuno deve fare quello che può) e sul piano della sensibilizzazione dell’opinione pubblica (nella chiesa e nella società) dobbiamo da queste popolazioni anche saper ricevere. Sono tante davvero le ricchezze umane che offrono. (Da un’intervista, dopo il suo primo viaggio in Africa) In questa e nelle prossime pagine vi proponiamo uno speciale reportage con le foto e le testimonianze del viaggio in Tanzania del Vescovo e dei suoi collaboratori; dodici giorni di incontri, cordialità e progetti per il futuro Speciale TANZANIA Dodoma: da un nome sulla cartina geografica a un luogo dove vivono molti cari amici pazi immensi, un caldo asciutto e gradevole specie se all’ombra di un baobab e soprattutto sorrisi, canti, una gioia diffusa in presenza di beni materiali, specie nei villaggi, quasi inesistenti eccetto il telefonino, faceva una certa impressione vedere un masai nel suo costume tradizionale, bastone compreso, parlare tranquillamente al telefono nel bel mezzo della savana. Case piccolissime, quattro, cinque metri per due ma d’altronde a cosa serve in Africa se non a dormirci di notte al riparo degli animali feroci? Si vive "plen air", si cucina all’aperto, tutto si fa fuori. Solo la scuola o il dispensario sanitario hanno tetto, muri, porte, finestre, le stesse chiese sovente hanno solo una copertura e pareti traforate per far passare il vento che frequentemente rinfresca e rende gradevole la pur alta temperatura. Nella capitale, Dodoma, al centro della Tanzania, 1200m sul mare, una tranquilla agitazione, bambini ovunque. La nuova Università sulla collina, l’antico e colorato Mercato al centro, musulmani e cristiani insieme, fattivamente, positivamente. Le feste sia cristiane che musulmane sono di tutti e tutti partecipano ad esse, al Ramadan come alla Pasqua, anche se troppe feste hanno fatto sì che il Prefetto della Regione (ho avuto modo di udirlo personalmente) dovesse richiamare a un di più di impegno lavorativo. UN POPOLO DI CREDENTI Gioia, festa, partecipazione calorosa e attiva anche nelle liturgie domenicali dove all’attento rispetto del mistero liturgico si unisce una sapienza nella inculturazione: canti, balli, rappresentazioni della tradizione, ma sempre volti a dare forza all’atto liturgico e giammai a dare spettacolo o a voler fare del sacerdote un show man, l’attore principale che catalizza su di se con le sue performance creative l’attenzione dell’assemblea, recitando a soggetto e asservendo il mistero liturgico alla sua voglia di essere il “Pippo Baudo” della situazione. Nelle liturgie a cui ho partecipato chi presiede quasi si perde, o meglio, si amalgama nella comunità, nel popolo che celebra il mistero e ne diviene una delle voci, una voce importante, ma non l’unica. È una Comunità che celebra e partecipa al mistero della redenzione senza fretta, né ad iniziare né a finire. La calma di chi celebra una festa di famiglia caratterizza la festa domenicale come le liturgie S feriali. È bello stare insieme tra fratelli, è bello stare con Gesù ed allora perché avere fretta? Tutti sono credenti sia pure in diverse religioni e confessioni cristiane, ma profondo è il senso di Dio e lo avverti alla consacrazione, tutti in ginocchio, rapiti dal mistero in un profondo e coinvolgente silenzio, anche i numerosissimi bambini tacevano, ammutoliti dalla forza della Presenza che invadeva la Comunità. Tanto è forte e rasserenante il senso di Dio e della sua provvidenziale presenza che quando ho visitato il luogo dove si radunavano per fame i più poveri fra i poveri, in un lago salato prosciugato, essi mi hanno accolto non solo cordialmente, ma una volta riconosciuta la presenza di un Vescovo, subito mi hanno chiesto di benedire loro e le loro numerose famiglie, e soprattutto di benedire quella terra che comunque li sfamava, terra poverissima, durissima, salata, ma non maledetta, bensì benedetta. Gente povera, poverissima, ma mai maledetta, persone vive in una terra rifiutata, non dei reietti, ma creature con la forza della serenità. Comunque dei benedetti da Dio. Che differenza dagli sconfitti di Germinal di Zola’ o dei Malavoglia di Verga! Poveri, poverissimi, ma gioiosi anche in mezzo alla miseria perché sostenuti da una Forza, una Gioia profonda. Mai soli e abbandonati al loro destino, ma sempre abbracciati dalla Provvidenza che veglia e salva ogni famiglia. LA RICCHEZZA DELLA FAMIGLIA La famiglia, appunto, altra grande ricchezza del popolo della Tanzania. L’individuo si fonde nel senso profondo della famiglia e tutto ruota intorno a questa grande istituzione di tipo patriarcale, anche i morti. Essa non lascia mai solo nessuno né i vivi, né i defunti, né gli orfani; alta ancora nonostante i molti sforzi compiuti, é la morte delle mamme per parto. Nessuno é mai solo anche se orfano, al villaggio in famiglia, c’é cibo per tutti. UNA CHIESA VIVA A Dar Elsalam, la capitale economica del paese, invece si muore di fame. Le ingiustizie infatti non mancano neppure in quella terra. Grandi ricchezze in mano ad inglesi, cinesi, indiani, americani, israeliani: certo portano lavoro, ma portano via dal Paese grandi ricchezze. La Chiesa reagisce formando un popolo sempre più cosciente, consapevole, laici sempre più attenti alle questioni sociali e politiche della Nazione. Ogni parrocchia è radicata nel territorio attraverso le comunità ecclesiali di base. Trenta, quaranta, cinquanta per parrocchia, ogni comunità è formata da almeno un centinaio di membri. In ognuna si prega, si medita le Scritture, si prepara ai sacramenti, si vive la Chiesa. Ogni Parrocchia è Comunità di comunità ecclesiali di base. Nonostante le distanze a volte enormi dalla chiesa, tutte da percorrere a piedi, ogni domenica il cinquanta percento dei fedeli partecipa all’eucarestia e tutti, dico tutti, condividono il poco che hanno con i poveri, nessuno, dal bambino al nonno, resta seduto, tutti si alzano per vivere la colletta e donare con gioia semmai un semplice cesto di banane colto venendo in chiesa. È la Chiesa di Dodoma: una Comunità giovane, è diocesi da meno di 100 anni e suo primo ordinario è stato un padre Passionista lucchese, padre Giannotti, ma quanto dinamismo e capacità di recepire la lezione del Concilio e di attuarlo con una saggia inculturazione del Vangelo. Che lezione per la nostra Chiesa di Livorno che vive un Sinodo per rinnovare profondamente il suo essere Chiesa e inculturare sempre più il Vangelo e poi fatica non poco ad attuarlo. La Chiesa che è in Dodoma ci sprona non solo a varare riforme ecclesiali, ma soprattutto ad attuarle. Dodoma, una Chiesa con la quale sarà bello e proficuo continuare a collaborare: da fratelli in uno scambio reciproco e arricchente. + Simone, Vescovo Nelle foto: monsignor Giusti in mezzo ai bambini all’uscita della celebrazione nella cattedrale di Dodoma; : ilVescovo omaggiato dai fedeli del tipico abito degli uomini della tribù Masai IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi AFRI CA

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Settimanale della Diocesi di Livorno

Transcript of La Settimana n. 32 del 16 settembre 2012

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/210217

[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

16 settembre 2012

Terra benedetta da Dio

Fame di amore, fame di vestiti, fame di farina, fame di medicine, famedi strade e di strumenti di lavoro: forse noi europei abbiamo bisogno discoprire questa fame per decongestionare un po’ le nostre diete, le nostregiornate, la nostra vita.Forse chi sa che in fondo non sia più grande il nostro bisogno di dare cheil loro bisogno di avere.Se non vogliamo essere solo dei nuovi colonizzatori, mentre daremo sulpiano dell’intervento personale (ognuno deve fare quello che può) e sulpiano della sensibilizzazione dell’opinione pubblica (nella chiesa e nellasocietà) dobbiamo da queste popolazioni anche saper ricevere. Sonotante davvero le ricchezze umane che offrono.

(Da un’intervista, dopo il suo primo viaggio in Africa)

In questa e nelle prossimepagine viproponiamo uno specialereportage con le fotoe le testimonianze del viaggio in Tanzania del Vescovo e dei suoicollaboratori; dodici giorni di incontri, cordialità e progettiper il futuro

Speciale TANZANIA Dodoma: da un nome sulla cartina geografica a un luogo dove vivono molti cari amici

pazi immensi, un caldoasciutto e gradevolespecie se all’ombra di unbaobab e soprattutto

sorrisi, canti, una gioiadiffusa in presenza di benimateriali, specie nei villaggi,quasi inesistenti eccetto iltelefonino, faceva una certaimpressione vedere un masainel suo costume tradizionale,bastone compreso, parlaretranquillamente al telefononel bel mezzo della savana. Case piccolissime, quattro,cinque metri per due mad’altronde a cosa serve inAfrica se non a dormirci dinotte al riparo degli animaliferoci? Si vive "plen air", sicucina all’aperto, tutto si fafuori. Solo la scuola o ildispensario sanitario hannotetto, muri, porte, finestre, lestesse chiese sovente hannosolo una copertura e paretitraforate per far passare ilvento che frequentementerinfresca e rende gradevole lapur alta temperatura. Nella capitale, Dodoma, alcentro della Tanzania, 1200msul mare, una tranquillaagitazione, bambiniovunque. La nuova Universitàsulla collina, l’antico ecolorato Mercato al centro,musulmani e cristianiinsieme, fattivamente,positivamente. Le feste siacristiane che musulmanesono di tutti e tuttipartecipano ad esse, alRamadan come alla Pasqua,anche se troppe feste hannofatto sì che il Prefetto dellaRegione (ho avuto modo diudirlo personalmente)dovesse richiamare a un dipiù di impegno lavorativo.

UN POPOLO DI CREDENTIGioia, festa, partecipazionecalorosa e attiva anche nelleliturgie domenicali doveall’attento rispetto delmistero liturgico si unisceuna sapienza nellainculturazione: canti, balli,rappresentazioni dellatradizione, ma sempre volti adare forza all’atto liturgico egiammai a dare spettacolo o avoler fare del sacerdote unshow man, l’attore principaleche catalizza su di se con lesue performance creativel’attenzione dell’assemblea,recitando a soggetto easservendo il misteroliturgico alla sua voglia diessere il “Pippo Baudo” dellasituazione. Nelle liturgie acui ho partecipato chipresiede quasi si perde, omeglio, si amalgama nellacomunità, nel popolo checelebra il mistero e ne divieneuna delle voci, una voceimportante, ma non l’unica. Èuna Comunità che celebra epartecipa al mistero dellaredenzione senza fretta, né adiniziare né a finire. La calmadi chi celebra una festa difamiglia caratterizza la festadomenicale come le liturgie

S

feriali. È bello stare insiemetra fratelli, è bello stare conGesù ed allora perché averefretta? Tutti sono credenti sia pure indiverse religioni e confessionicristiane, ma profondo è ilsenso di Dio e lo avverti allaconsacrazione, tutti inginocchio, rapiti dal misteroin un profondo ecoinvolgente silenzio, anche inumerosissimi bambinitacevano, ammutoliti dallaforza della Presenza cheinvadeva la Comunità.Tanto è forte e rasserenante ilsenso di Dio e della suaprovvidenziale presenza chequando ho visitato il luogodove si radunavano per famei più poveri fra i poveri, in unlago salato prosciugato, essimi hanno accolto non solocordialmente, ma una voltariconosciuta la presenza di unVescovo, subito mi hannochiesto di benedire loro e leloro numerose famiglie, esoprattutto di benedire quellaterra che comunque lisfamava, terra poverissima,durissima, salata, ma nonmaledetta, bensì benedetta.Gente povera, poverissima,ma mai maledetta, personevive in una terra rifiutata, nondei reietti, ma creature con laforza della serenità.Comunque dei benedetti daDio. Che differenza dagli sconfittidi Germinal di Zola’ o deiMalavoglia di Verga!Poveri, poverissimi, magioiosi anche in mezzo allamiseria perché sostenuti dauna Forza, una Gioiaprofonda. Mai soli e abbandonati al

loro destino, ma sempreabbracciati dalla Provvidenzache veglia e salva ognifamiglia.

LA RICCHEZZADELLA FAMIGLIALa famiglia, appunto, altragrande ricchezza del popolodella Tanzania. L’individuo si fonde nelsenso profondo dellafamiglia e tutto ruota intornoa questa grande istituzione ditipo patriarcale, anche imorti.Essa non lascia mai solonessuno né i vivi, né idefunti, né gli orfani; altaancora nonostante i moltisforzi compiuti, é la mortedelle mamme per parto.Nessuno é mai solo anche seorfano, al villaggio infamiglia, c’é cibo per tutti.

UNA CHIESA VIVAA Dar Elsalam, la capitaleeconomica del paese, invecesi muore di fame.Le ingiustizie infatti nonmancano neppure in quellaterra.Grandi ricchezze in mano adinglesi, cinesi, indiani,americani, israeliani: certoportano lavoro, ma portanovia dal Paese grandi ricchezze. La Chiesa reagisce formandoun popolo sempre piùcosciente, consapevole, laicisempre più attenti allequestioni sociali e politichedella Nazione.Ogni parrocchia è radicatanel territorio attraverso lecomunità ecclesiali di base.Trenta, quaranta, cinquantaper parrocchia, ognicomunità è formata da

almeno un centinaio dimembri. In ognuna si prega,si medita le Scritture, siprepara ai sacramenti, si vivela Chiesa. Ogni Parrocchia èComunità di comunitàecclesiali di base. Nonostante le distanze avolte enormi dalla chiesa,tutte da percorrere a piedi,

ogni domenica il cinquantapercento dei fedeli partecipaall’eucarestia e tutti, dicotutti, condividono il poco chehanno con i poveri, nessuno,dal bambino al nonno, restaseduto, tutti si alzano pervivere la colletta e donare congioia semmai un semplicecesto di banane colto

venendo in chiesa.È la Chiesa di Dodoma: unaComunità giovane, è diocesida meno di 100 anni e suoprimo ordinario è stato unpadre Passionista lucchese,padre Giannotti, ma quantodinamismo e capacità direcepire la lezione delConcilio e di attuarlo conuna saggia inculturazione delVangelo. Che lezione per lanostra Chiesa di Livorno chevive un Sinodo per rinnovareprofondamente il suo essereChiesa e inculturare semprepiù il Vangelo e poi faticanon poco ad attuarlo. La Chiesa che è in Dodoma cisprona non solo a varareriforme ecclesiali, masoprattutto ad attuarle.Dodoma, una Chiesa con laquale sarà bello e proficuocontinuare a collaborare: dafratelli in uno scambioreciproco e arricchente.

+ Simone, Vescovo

Nelle foto: monsignor Giusti in mezzo ai bambini all’uscita della celebrazione nella cattedrale di Dodoma; : il Vescovo omaggiato daifedeli del tipico abito degli uomini della tribù Masai

IL GRANELLOdi senape

di mons. Alberto Ablondi

AFRICA

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI16 settembre 2012II

speciale TANZANIA

Due Chiese unite per crescerenell’aiuto reciproco

emplicemente «Dammi il cinque!»,come si direbbe all’europea, ma in

lingua Swaili, perché a ricevere questosaluto sono stati adulti e ragazzi dellaTanzania, e quindi «Nipe tano!»: èstato questo il simpatico saluto chemonsignor Giusti ha rivolto a chiincontrava, durante il suo viaggionella regione di Dodoma.Un saluto di amicizia, di intesa,molto di più di un comune «ciao»,perchè sottintende che l’incontro chesta per avvenire tra due persone èquello tra chi vuole conoscersi, chivuole instaurare un rapporto dicomplicità, di chi già «a pelle» sipiace.«Nipe tano!» era scritto anche suicappellini che il gruppo partito daLivorno aveva portato con sé, comepiccolo dono di amicizia: cappelliniche erano stati gentilmente preparatida un’azienda amica, la PEC diRosignano, che senza chiedere nientein cambio, ha comprato e fattostampare, come segno di vicinanzaalla Missione del Vescovo.Era un semplice cappellino, ma chi loha ricevuto lo ha indossato cononore, compresi i Vescovi, comevediamo nelle fotografie.

S

Un simpatico SALUTO

DI GIUSY D’AGOSTINO

er me il viaggio in Tanzania è stato“un dolce ritorno”, dopo ben 17 annisono tornata in questa terra, per laquinta volta, che è stata per me, per

molti anni della mia vita, palestra diincontro nella diversità, di solidarietà, disviluppo reciproco.Oggi il tratto di Tanzania visitato l’hotrovato sicuramentecresciuto, e questo èun dato positivo,però con tantecontraddizioni, peresempio da quasitutte le parti si puòcomunicare con ilcellulare, però ibambini soffronoancora dimalnutrizione!E davanti questarealtà cosa fare?Credo che sia semprevalido ed attuale lo“sviluppo reciproco”,ma non solo intermini di progetticoncreti dicooperazione, maanche e soprattutto inscambio circa granditematiche quali come si intende il futurodelle nuove generazioni, la formazionedelle stesse, a quali valori etici indirizzarle,ecc.E “sviluppo reciproco” anche fra Chiese,l’importanza di conoscere e capire i modidiversi di intendere la comunità cristiana, lapartecipazione del popolo di Dio nellaChiesa, la missionarietà, la cooperazionefra Chiese, ecc.

E questo credo che questo sia stato il“grande significato” del viaggio: unincontro tra Chiese, la Chiesa di Livorno ela Chiesa di Dodoma, quindi un incontrodi due Vescovi.Per questo mi piace ricordare e comunicarvil’intensità dell’incontro tra il vescovoSimone ed il vescovo Gervas.Entrambi giovani Pastori della Chiesa, macon una grande responsabilità: continuareil dialogo tra le due Chiese iniziato nel

1975 dal vescovoAlberto e poiproseguito negli anni’80 sempre da Mons.Ablondi con ilvescovo Matthias.Monsignor Ablondi emonsignor Matthias:uno già con il Padre,l’altro anziano, macon ancora intattonella sua mente tuttoil percorso di amiciziae solidarietà con laChiesa di Livorno; unlegame forte esignificativo, che lostesso vescovoMatthias ha ricordatonell’omelia dellaMessa nella cattedraledi Dodoma il 21

agosto, quando insieme, nel secondoanniversario della morte, abbiamoricordato il vescovo Alberto.Così il vescovo Simone ed il vescovoGervas, consapevoli di questo nei giorni inTanzania sicuramente hanno gettato lefondamenta per continuare nella novità undialogo nello scambio, chiaramente conpassi lenti “pole pole” (“piano piano” inlingua Swahili) ma che dovranno lasciarenei nostri cuori la bellezza dell’accoglienzae del donarsi, che in termini concreti credoche vorrà dire accogliere le proposte diprogettualità per far crescere la Chiesa diDodoma che il suo Vescovo ci proporrà,accogliere gli stimoli da questa chiesa intermini di partecipazione nella comunitàcristiana, loro hanno delle belle esperienzedi Comunità di Base dove non contano “iprimi posti” bensì “tutti i posti” dove

ognuno con generosità è protagonista per lacrescita della Comunità; comprendere il losenso di missionarietà: tutti siamomissionari, ed in questo momento storicosono le Chiese del Sud del mondo chemaggiormente si donano allamissionarietà, vista la nostra fatica intermini di vocazionisacerdotali, allora comedovremmo mutare ilnostro sentire verso ipreti non italiani,cercando dicomprendere la lorostoria, la loro cultura, laloro esperienza diChiesa, ecc.

Valorizzare sempre piùil grande dono delleliturgie, che grazie alleintuizioni del ConcilioVaticano II, si celebranonella lingua di ognipopolo, e come questesono inculturate, nelrispetto del Misteroliturgico, quindi il nostro ripensare ecollaborare a dare nuova linfa alle nostreParrocchie.Ma come tutto questo si può realizzare,collaborando con i nostri Pastori, alloraattendiamo con gioia e trepidazione l’arrivoa Livorno, nel prossimo Ottobre, delvescovo Gervas, il quale con il vescovoSimone concretamente elaborerannoquanto visto e conosciuto in questoviaggio.Auguriamo al vescovo Simone ed al vescovoGervas che la Luce del Signore possailluminarli per trovare nuove strade dicammino e scambio insieme, ed oradopo questi nuovi primi passifatti insieme, sarà bello ricordarlientrambi nelle nostre preghiere,perché la fatica delquotidiano èsempre tantaanche se sonoPastori di chiesegeograficamentelontane.Sono certa chele basi ci sono, ilSignore ci hadonato questaopportunità, cheper me è stataveramenteinaspettata, edora a tutti noi laforza per rendereconcreto ilviaggio, per

questo ci disponibili, secondo le lineeprogrammatiche della nostra Chiesa locale,a saper tradurre in termini dipartecipazione e solidarietà, quantoabbiamo visto, e questo si potràulteriormente arricchire ed alimentare seproveremo non solo ad andare

nuovamente in Tanzania,ma anche e soprattutto afavorire la venuta aLivorno di alcunerappresentanti di realtàdella Chiesa di Dodoma.

Un’ultima cosa: i regali! Ilvescovo Simone haricevuto tanti regali insegno di ospitalità edamicizia, credo che i piùsignificativi siano statidue: un vestito ed un paiodi scarpe, accessoriimportanti percamminare, sia questol’augurio al vescovoSimone che sappiaguidarci nel cammino

della cooperazione fra Chiese; viceversaanche il vescovo Simone ha portato inTanzania molti doni: credo che il piùsignificativo siano stati i cappellini con lascritta “nipe tano” (in Swahili “dammi ilcinque”), che monsignor Giusti haconsegnato a tutti, adulti e ragazzi,battendo simpaticamente anchela sua mano nella loro: siaquesto il gesto di intesa e diimpegno tra queste dueChiese!

P

La testimonianza di chi ha vissuto in primapersona i legame traLivorno e Dodoma

Il vescovoSimone ed il vescovoGervas:giovani Pastoridella Chiesa,ma con unagranderesponsabilità:continuare il dialogo tra le due Chieseiniziato nel 1975

Nelle foto: Giusy D’Agostino insieme donnedella Comunità di base S. Maria Goretti diDodoma; il vescovo Giusti che incontra ilvescovo Matthias; in basso monsignor Giustial seminario diocesano di Dodoma insiemeal vicario generale monsignor Francesco;alcuni bambini presenti alle celebrazioni

Nipetano!Un grazie ad un’azienda amica

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI16 settembre 2012 III

speciale TANZANIA

Al viaggio del Vescovoin Tanzania hanno

partecipato anche duediaconi permanenti

di Livorno: Carlo Vivaldie Fulvio Falleni.In questa pagina

il racconto di come hannovissuto quest’esperienza

e le considerazioni sulfuturo di questo dialogo

tra le due Diocesi

Un’esperienza di comunionestata proprio una

benedizione delSignore questo“viaggio

ecclesiale” (come lo hadefinito il VescovoGiusti), nella bellissimaterra tanzaniana.Un’esperienza dipreghiera, di riflessionee di fraternità.Soprattutto dicomunione.Comunione anzituttotra Vescovi: Mons.Simone e Mons. Gervashanno condiviso lapresidenzadell’Eucarestia,l’abbraccio dei bambinie della gente deivillaggi, hanno vissutoin piena fraternità ipasti, i lunghi viagginella savana, gli incontricol clero, i religiosi, imissionari italiani, ilconsiglio dei laici delladiocesi di Dodoma.Hanno, insieme,abbracciatopastoralmente lecomunità ecclesiali dibase, che sono poi“l’ossatura” dellagiovane Chiesa africana;hanno, sempre insieme,condiviso l’emozioneper le realizzazioni diprogetti sostenuti anchedalla CEI, che si sonotradotti in dispensari,scuole, pozzi. È stata esperienza dicomunione per irappresentantidell’Ufficio Missionario

È

della nostra chiesa cheerano col Vescovo:accolti con canti,danze, doni,soprattutto dai sorrisi edalla fierezza, tuttaafricana, di donne euomini che, seppurprivi quasi sempre delnecessario per viveredignitosamente, hannonegli occhi la gioia di

vivere e una fede da“spostare le montagne”.È stata ancheun’esperienza di

comunione che affondale sue radici in un’altracomunione, quella deisanti, e che ci ha fatto“incontrare” il VescovoAlberto Ablondi che perprimo ha visitato questaterra e che ancheattraverso la sua ereditàcontinua a sostenereopere come, peresempio, l’Ospedale diS. Gemma Galgani aDodoma. E ancoraesperienza dicomunione con donCarlo Leoni che,profeticamente, ha,insieme ai “suoi”ragazzi anticipato itempi pensando erealizzando il CentroMondialità nell’otticadello “SviluppoReciproco” e ai laici

volontari cheattraverso ilCentroMondialità, dal1984, hannospeso la lorogiovinezza siaqui a Livorno

che direttamente inTanzania.È stata esperienza dicomunione con PaoloSiani, laico missionariocome il troppodimenticato Lido Rossi,che ha trascorso 17 anniin Tanzania e che ci haaiutato nella lingua, nelrispetto delle usanzelocali, nel saper coglierele bellezze della naturae delle persone. Ecco, sedovessimo mettere inevidenza l’aspetto chemaggiormente ci hacolpito in questaesperienza ecclesiale èstata proprio lacomunione. In ogniluogo visitato ci siamosentiti a casa.

Carlo Vivaldi e FulvioFalleni, diaconi

Il cammino pastoraledeve proseguire

I PASSIDA COMPIERE

arafrasando una famosa lettera diMons. Ablondi – «Due passi insieme»– che al tempo del «Sinodo per e con igiovani» segnò il cammino Pastorale

della nostra Chiesa, ci permettiamo diindicare alcuni passi, solo edesclusivamente per consentire l’inizio di uncammino di riflessione. L’idea di partenza èquella di capire su quali elementi

pastoralmenterealizzabili sipuò tradurreun rapporto dicomunione traChiese sorelle.Gli appuntiche seguono,

pertanto, in modo sintetico e senzapresunzione, vogliono offrire un punto dipartenza che comunque deve coinvolgeretutta la nostra realtà ecclesiale.Rapporto spirituale: è il primato dello SpiritoSanto nella vita della Chiesa. Solo attraversoil Suo sostegno e l’opera di discernimentoche Esso ci consente di fare che l’azione dicomunione-scambio tra le due Chiesesorelle potrà portare frutti abbondanti diGrazia nelle due comunità diocesane. Si potrebbe renderlo concreto attraversol’individuazione di un percorso di LectioDivina da proporre ad entrambi le diocesi,in modi e tempi opportuni, che si sviluppiper un anno pastorale

Discernimento comunitario: è il punto piùdelicato che ci chiede di OSARE nell’ambitodella pastorale. Questo intento dicomunione deve essere soprattutto un attodella Chiesa in tutte le sue espressioni eministeri. “Calarlo dall’alto” oltre cheincontrare sicuramente diverse resistenze èun modo di procedere che va esattamenteal contrario rispetto allo spirito che loanima. Se la finalità ultima è quello diarricchire il senso della fede edell’appartenenza alla chiesa universaledelle due diocesi, il continuare ad usaremodi di “gestione” verticistica dell’azionepastorale di una comunità cristiana rischiadi appesantirne il cammino dirinnovamento e di neutralizzare ancorauna volta la corresponsabilità dell’interoPopolo di Dio nel testimoniare l’amoreverso il suo Signore e verso ogni uomo.Naturalmente tutto deve essere fatto nelrispetto dei tempi e delle persone e,soprattutto, contenere e mettere in praticascelte concrete e realmente percorribili.Anzitutto attraverso il discernimento delVescovo che, per dono dello Spirito, èchiamato a pascere il popolo a lui affidato;poi si potrebbe coinvolgere (studiandonecon attenzione i contenuti, modi e itempi) almeno gli organismi dipartecipazione sia diocesani cheparrocchiali (Consiglio presbiterale,Consiglio Pastorale diocesano eParrocchiali, gli Istituti Religiosi,aggregazioni laicali). Al termine di questocammino, che la nostra Chiesa ha giàsperimentato nella bella stagione dei duesinodi (quello del 1984 e quello dedicatoai giovani), potremmo esprimere comeChiesa il nostro pensiero su questocammino.

Conoscenza reciproca: la conoscenzareciproca è il primo gesto di carità fraterna. Ela conoscenza si deve articolare sia inambito ecclesiale che sociale e civile. Ilprimo passo, sicuramente, è stato fattoquello dei Vescovi che reciprocamente sisono accolti nelle rispettive Chiese.Assieme a questo atto, carico di significato,possono e devono esserne previsti altri, trai quali, quello più significativo, dovrebbeessere quello dello scambio temporaneo,nello spirito dei fidei donum, di presbiteri,diaconi, religiosi e laici che, dovutamentepreparati, si recano nella diocesi gemellataa fare esperienza pastorale per un periodosignificativo per poi, ritornati nellerispettive realtà ecclesiali, testimoniarel’esperienza acquisita.

Scambio di specialisti: questa propostaintende arricchire lo scambio reciproco coneventuali persone competenti in ambitoteologico-pastorale che si mettono adisposizione della chiesa sorella.

Gemellaggio tra parrocchie: affinché ilprogetto trovi anche strade più semplici dicoinvolgimento si potrebbero pensarerapporti più stretti tra parrocchie delle duediocesi. In particolare potrebbe essereinteressante, per quello che è stata la nostraesperienza, approfondire l’esperienza dellecomunità ecclesiali di base che sonoun’articolazione ben consolidata in molteparrocchie di Dodoma.

Carlo e Fulvio

P

DOMENICA 7 OTTOBRE A LIVORNO

Il convegno missionario diocesanoel viaggio in Tanzania si parlerà ancora domenica 7 Ottobre nell’ambitodel convegno missionario diocesano.A partire dalle 15.30 nella chiesa di S. Andrea si svolgerà una veglia dipreghiera, con la presenza di alcuni sacerdoti della diocesi di Dodoma,

dopodiché il convegno si sposterà nel salone del Vescovado, dove saràpresentato un video che racconta il viaggio e l’impegno di sostegno che ladiocesi di Livorno vuole assumersi verso questa regione dell’Africa, inparticolare verso l’ospedale dove presta il suo servizio suor Gemma (di cuiun’intervista nel prossimo numero), che ancora necessita di strumentazione emedicinali per svolgere al meglio l’assistenza alla popolazione.

D

Nelle fotoCarlo e Fulvioimpegnati nel servizioallecelebrazioniallaparrocchia dei Gesuiti a Dodomae a Chikopelo

Alcuni punti per iniziare un cammino diapprofondimento

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI16 settembre 2012IV

Speciale TANZANIA

Da Alberto e Mathias... a Simone e Gervas* Nel 1973 il vescovoAlberto Ablondi con ungruppo di sacerdoti, tra iquali don Carlo Leoni,

visita Dodoma.Si incontra coiP.P. Cappuccini,tra i quali uno ènativo di Livornoed un altro harisieduto aLivorno. Siincontra con ilVescovo diDodoma mons.Mathias Isujafacendo propositidi collaborazionefutura.

* I contattiinformalicontinuano finoa concretizzarsinel 1984 conl’invio di duevolontari (fra iquali Paolo Siani,attuale vice-direttoredell’Ufficiomissionario e

direttore del CentroMondialità) chericevono il mandatomissionario in cattedraleda mons. Ablondi. IlVescovo affida al CentroMondialità SviluppoReciproco (sotto laguida dall’assistenteecclesiale don CarloLeoni e del VicarioEpiscopale don RobertoCorretti) la gestionepratica della relazionefra le due diocesi cheporta all’inizio delProgetto Chikopelo(durato circa 12 anni)tramite il quale Livornorealizza diversiinterventi in aiuto allapopolazione ed allaChiesa locale. Il Centrodi Sviluppo Rurale è lamaggiore di questerealizzazioni nella qualevennero coinvolte molteparrocchie livornesi edanchel’amministrazionecomunale.

* Negli annisuccessivi ilvescovo diDodoma visita invarie occasioniLivorno e nel1989 mons.Ablondi torna dinuovo inTanzania,accompagnato daalcuni sacerdoti elaici, in visita alProgettoChikopelo. Inseguito la Diocesi

di Livorno accoglie unasuora della localecongregazionediocesana, intitolata a S.Gemma Galgani, checompie i suoi studi inmedicina nell’universitàdi Pisa. Attualmentedirige l’OspedaleMissionario dellaDiocesi di Dodoma.Suor Gemma (questo èil suo nome) mantienestretti rapporti nelnostro territorio sia inambito ecclesiale checivile e con l’universitàdi Pisa.

* Il rapporto fraDodoma e Livorno dal1984 ad oggi è statosempre costante grazieanche alla presenza delCentro MondialitàSviluppo Reciproco cheha realizzato, attraversoi suoi volontari, moltiprogetti di sviluppo afavore della popolazionelocale (pozzi edacquedotti, dispensarimedici, scuole, centrigiovanili, ecc.). Alcuni di

questi sono statifinanziati dalla CEI,dalla Diocesi di Livornotramite la CaritasDiocesana e da alcuneparrocchie. Famosaormai in tutta Italia la“raccolta di tappi diplastica” lanciata dallaCaritas per fianziareprogetti idrici aDodoma. Molti sonostati anche i viaggi diconoscenza partiti daLivorno. * Nel 2005 le relazionisono rinvigoritedall’elezione di mons.Thaddaeus Ruwa’ichi aVescovo di Dodoma.Con lui, cappuccino ePresidente dellaConferenza EpiscopaleTanzaniana, si cominciaa parlare della

possibilità di ungemellaggio fra chiesesorelle. Mons.Thaddaeus effettua duevisite a Livornoincontrandosi prima

Comune di Livorno e laProvincia di Livornofirmano un “patto diamicizia ecollaborazione” con laRegione di Dodoma, checoincideterritorialmente con laDiocesi di Dodoma. * Nel 2010-2011, grazieall’intervento dellaDiocesi di Livorno e delsuo Pastore, la CEIfinanzia un progetto delCentro Mondialità cherealizza laristrutturazione delCentro di SviluppoRurale della Diocesi diDodoma e la prima fasedella costruzione di unascuola elementare nelvillaggio di ChikopeloBwawani.* Nel 2011 vienenominato nuovovescovo di Dodomamons. GervasNyaisonga, il qualeeffettua due visite nellanostra Diocesiincontrandosi conmons. Giusti.* Nel luglio 2012 laDiocesi di Livornoaccoglie don WilbroadKibozi, sacerdotediocesano di Dodoma,che effettuerà gli studi dispecializzazione in SacraScrittura presso

l’UniversitàTeologica diFirenze.* Nell’agosto 2012mons. Giustieffettua un viaggioecclesiale in visitaalla Diocesi diDodoma. Oltre amolti incontri conle varie realtàecclesiali (vescovo,sacerdoti, laici,religiosi) il Vescovodi Livorno visita edinaugura la scuolaelementare dove giàfrequentano oltre250 bambini cheprima eranocostretti apercorrere a piedi15 chilometri algiorno per andare a

scuola.a cura di Paolo Siani

La testimonianza di Daniela al rientrodal viaggio

Una gioiacontagiosa

olo da pochi giorni sono rientrata in uf-ficio dalle ferie, giorni trascorsi in un

viaggio ecclesiale in Tanzania e le colle-ghe che sapevano di questo mio viaggiomi chiedono di raccontare loro questaesperienza e le sensazioni provate. Rac-conto volentieri questa esperienza perchénel raccontare mi sembra di avere ancoraa, distanza di giorni, davanti agli occhiquelle scene, negli orecchi quei suoni, diavere dentro di me ancora quelle sensa-zioni forti che ho provato. Mi piace so-prattutto parlare degli incontri avuti neivillaggi con quelle comunità, delle cele-

brazioni vissute insieme. Dopo un primomomento, nel primo incontro, dove hosentito una grande stretta al cuore, ungroppo in gola e le lacrime affluirmi agliocchi nel toccare con mano l’estrema po-vertà in cui vivono: senza luce, senza ac-qua, bambini di ogni età scalzi, sporchi dipolvere, attorniati dalle mosche, ho vissu-to i rimanenti con tanta serenità e nellagioia. Gioia e serenità che mi hanno tra-smesso queste persone, grandi e piccolisempre pronti ad accoglierti con canti edanze, a donarti il loro poco ad accoglier-ti a coinvolgerti. Mi sono chiesta di cosasono contenti, del nulla? Come fanno adessere così sereni ? Il nostro modo di vive-re in occidente è diversissimo, abbiamotutto in confronto alle loro condizioni divita, ma abbiamo sempre da lamentarcidi qualcosa. C’è sempre qualcosa che cicruccia, anche le piccole cose, a volte, rie-scono a turbarci a toglierci la serenità. InTanzania invece alla immensa povertà ècontrapposta tanta dignità, serenità e unagrande fede. Nelle celebrazioni questagioia si fa preghiera e ti coinvolge, ti sentipartecipe, ti senti parte della comunitàanche se non comprendi le parole, le oredi liturgia passano e quasi non te ne ac-corgi perché hai la pace nel cuore. Unaesperienza arricchente veramente. Ora so-no tornata nella quotidianità di sempre,ma penso che un po’ di Africa mi rimarrànel cuore perché sono esperienze che se-gnano.

Daniela Cecchi

S

Una brevestoria dei rapportifra laDiocesi di Livorno e quella di Dodoma

E ADESSO…IL FUTUROProgetti e scambi che arricchiscono

al viaggio a Dodoma sono nate molte idee da sviluppare perconsolidare il rapporto fra le due diocesi. Alcune sono solo ipotesi di

lavoro, mentre altre potrebbero avere una realizzazione concreta anche abreve.In campo prettamente ecclesiale il sogno sarebbe che prima o poi laDiocesi di Livorno aprisse una parrocchia in Tanzania e che la Diocesi diDodoma facesse altrettanto da noi. Come pure non sarebbe impossibileche le suore di S. Gemma Galgani aprissero una loro comunità aLivorno. Già gli scambi di operatori ecclesiali è cominciata con la venutatra noi di don Wilbroad Kibozi e chissà che prima o poi qualchesacerdote, diacono o laico di Livorno non vada a Dodoma.Sicuramente però c’è già l’impegno del Vescovo perché vada avanti ilservizio ai più poveri. Presso la CEI è già in esame la proposta di progetto per terminare lacostruzione della Scuola Elementare di Chikopelo Bwawani e perrealizzare una scuola di Arti e Mestieri che dia un futuro migliore aigiovani tanzaniani.Visitando un pozzo realizzato dal Centro Mondialità nel villaggio diMpamantwa monsignor Giusti ha espresso il desiderio che si possanotrovare le risorse per scavare almeno un pozzo per ciascuna delle 40parrocchie della Diocesi di Dodoma. Come pure, visitando l’ospedalediretto da suor Gemma, ha espresso anche il desiderio che si continui areperire ed inviare materiali e apparecchiature sanitarie.Sarebbe importante che un container partisse da Livorno entroquest’anno.

P. S.

D

con il vescovo Coletti epoi con il suo successoreSimone Giusti.* Nel 2007, grazieall’intemediazione dellaDiocesi di Livorno e delCentro Mondialità, il

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI16 settembre 2012 V

opo la morte di Mons.Matteoli, la SantaSede, a metà agosto1900, manda, a

reggere la Diocesi, unAmministratore Apostolico:Mons. Emilio Maria MiniatiVescovo di Massa e Carrara.Mons. Miniati manda unalettera al Clero ed al popoloper esortare tutti all’unità edalla concordia. Scrisse ancheuna lettera pastorale ispirataall’avvento del nuovo secoloappena cominciato dal titoloIl nuovo secolo. L’apostolatodei laici, dopo lasoppressione delleassociazioni cattoliche,languiva. L’unico Circolorimasto aperto era quellointitolato a S. Domenicopresso la chiesa deiDomenicani. Con ilconsenso di Mons. Miniatine venne riaperto un altro,nel Duomo, intitolato a S.Francesco.A metà dicembrefinalmente arrivala notizia delladesignazione delnuovo VescovoMons SabatinoGiani, Propostodella Cattedraledi S. Miniato.

Mons. Giani eranato il 5 marzo1858 a CappianoValdarno neipressi diFucecchio, dafamiglia povera.Fu indirizzatoagli studidall’arciprete diCastelfrancoGiulio Matteolipresso il quale sirecava ognigiorno. Entrò poiin Seminario aS.Miniato dove loaccolse il vescovo Pio AlbertoDel Corona. Ordinatosacerdote venne inviato aRoma per conseguire lalaurea in teologia dogmatica.Divenne poi Proposto della

D

Cattedrale di S. Miniato.Dopo l’ordinazione aVescovo trascorsero ancora

cinque mesi prima chearrivasse l’exequatur.

La prima lettera pastorale laindirizzò ai Livornesi daS.Miniato. Fu la prima di unalunga serie di 21 lettere chescrisse durante il suomagistero. Fu scritta in unostile semplice che denotadecisione e fermezza e iniziacosì: sono povero, figlio dipoveri. Nella letteratroviamo anche una novità:il saluto agli Israeliti che incittà erano molto numerosi.In questa sua attenzionedobbiamo riconoscere gliinsegnamenti di Mons. DelCorona che nella lettera diaugurio per il nuovo incaricogli aveva scritto: Nel popololivornese troverete un altropopolo, il popolo Israelita.Guardate quel popolo comedeve guardarlo chi haconoscenza profonda delcristianesimo, con riverenza,voi che sapete leggere laBibbia nella lingua santa.

Il suo servizio pastoraleinizia il 18 maggio 1901. Ilseminario era chiuso il clerodiviso a seguito di talechiusura, le associazionicattoliche ridotte quasi azero, solo due circoligiovanili S.Domenico eS.Francesco aperti, ed unasezione della DemocraziaCristiana, costituitasi unmese prima della sua venuta.In più la situazione

economica della diocesi eramolto precaria.Per celebrare l’Anno Santo ilvescovo invitò i fedeli a porsitre obiettivi: il torreggiare diuna Croce in luogo cospicuo,la riapertura del Seminario ela apertura di un Sanatorioper la tubercolosi. Tutta laDiocesi venne coinvolta edopo un anno il Seminariopoté riaprire. Durante il suomagistero molti avvenimentisi successero Il Congresso diTaranto, il terremoto diMessina, il colera a Livorno,la guerra di Libia, la primaguerra mondiale, il pattoGentiloni, l’elezione diBenedetto XV, la nascita delpartito popolare: nel brevespazio di questa colonnanon è possibile descriverecompiutamente l’opera diMons. Giani in riferimento aquesti avvenimenti: sirimanda per questo allibretto del nostrocompianto don Angelo Maiquanto mai esauriente.Il vescovo Giani compìquattro visite pastorali nel1905, 1908, 1912, 1917. Lerelazioni delle visite mettonoin evidenza la cura delVescovo perché ogniparrocchia avesse la scuola dicatechismo e provvedesseall’organizzazione delleassociazioni dei laici. Mons.Giani si spense nella pace diDio il 18 febbraio 1921.

a cura di Maria LuisaFogolari

Il Vescovo che riaprì il Seminario e salutò la comunità ebraica

MONS.SABATINO GIANI DECIMO VESCOVO DI LIVORNO.........

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI16 settembre 2012VI

Da mercoledì 12 a sabato 15 settembreil Vescovo è in pellegrinaggio aMedjugorje

MARTEDÌ 18 SETTEMBRENella mattina, udienze clero in vesco-vado18.00 alla chiesa di San Jacopo, S.Messa in occasione della festa di SanGiuseppe da Copertino

MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE9.30 incontro con i direttori degli uffi-ci del centro di pastorale per la caritàin vescovado21.00 incontro con i direttori degli uf-fici del centro per l’evangelizzazione

GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE9.00 concelebrazione eucaristica per ilvescovo Alberto alla chiesa di Sant’An-drea Apostolo10.00 in vescovado, assemblea del cle-ro12.30 inaugurazione della Casa delclero intitolata a monsignor AlbertoAblondi21.30 veglia in ricordo di mons.Ablondi presso l’auditorium dell’Isti-tuto Mascagni

VENERDÌ 21 SETTEMBRENella mattina, udienze laici in vesco-vado18.30 S.Messa al campo di formazioneinterdiocesano per i catechisti a Quer-cianella20.00 incontro con il cardinal Burke

SABATO 22 SETTEMBRE9.30 incontro con i diacono perma-nenti in vescovado12.30 saluto al pellegrinaggio regiona-le del Coordinamento toscano Bene-detto XVI17.00 S. Messa e cresime alla chiesa diSs. Pietro e Paolo a Colognole

DOMENICA 23 SETTEMBRE11.00 S. Messa e cresime alla chiesa diSs. Cosma e Damiano a Nugola

Agenda del VESCOVO

BREVI DALLA DIOCESICooperatori PaoliniSABATO 15 SETTEMBRE ALLE 15.45Inizio Anno Cooperatori Paolini al Santuario di Montenero.Ore 15.45 ritrovo nella sala Gualberto a seguire alle 17.00 S. Messa

Pellegrinaggio dei fedeli legati all’antica liturgiaSABATO 22 SETTEMBRE A MONTENEROIl Coordinamento toscano Benedetto XVI organizza la quinta edizione del pellegrinag-gio annuale dei fedeli legati all’antica liturgia presso il Santuario della Madonna diMontenero (Livorno), Patrona della Toscana, sabato 22 settembre 2012.Ore 9,30 - Ritrovo dei pellegrini in Piazza delle Carrozze (Montenero Basso);ore 10,00 - Processione al Santuario con recita del Santo Rosario; ore 11,00 - Santa Mes-sa Pontificale in rito romano antico, celebrata da Sua Eminenza Rev.ma il CardinaleRaymond L. Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. I cantiverranno eseguiti dalla Associazione corale "Domenico Savio" di Livorno diretta dalmaestro Paolo Rossi.

Libri da LEGGEREdi Mo.C.

Martini C. M.- Parole per vivere- Ed. Paoline,pp.152, euro 15,50.

Fra le tante parole che ogni giorno ascoltia-mo e leggiamo, ce ne sono alcune che ricono-sciamo avere in noi una risonanza particola-re; sono parole che ci fanno gioire, che ciconsolano, che ci inducono a riflettere sulsenso più vero della vita, che ci permettonodi esprimere sentimenti, stati d’animo, spe-ranze, desideri. Il cardinale Martini, attingen-do da alcuni passi del Vangelo, usando il me-todo della lectio divina, ci offre spunti di me-ditazione per una maturazione umana e spi-rituale. Ci aiuta dunque a costruire un’iden-tità secondo il Vangelo, per giungere “a con-templare il mistero di Dio unico, non comemistero solitario, ma come mistero di amoree di dono”.

Tornei e non solo perchè...

È PIÙ BELLOINSIEME!!!SABATO 15 SETTEMBRE:CACCIA AL TESORO per levie della cittàore 14.30: ritrovo presso lachiesa dei Sette Santi e iscri-zioni (20 euro a squadra) ore 15: la caccia ha inizio!Primo premio: 2 giorni per 4persone a Magicland (Roma)

DOMENICA 16 SETTEMBRE:MARATONA sul lungomareore 9.30: S.Messa presso lachiesa di S.Jacopo ore 10.15: iscrizioni presso ilsagrato della chiesaore 11: partenza

PREGHIERA ECUMENICAorganizzata dalla comunitàevangelica "Fonte di Vita" edai Rockettari di Cristo;inizio ore 21 presso i localidella comunità evangelica invia Luigi Salmi 11 (zona Pic-chianti)

SABATO 22 SETTEMBRE:TORNEI PING-PONG & BI-LIARDINO (A COPPIE)presso la parrocchia della Se-tonore 14:30: iscrizioni (2 euro apersona, è possibile partecipa-re ad un solo torneo)ore 15: inizio tornei

100 CHITARREpartecipa anche tu con la tuachitarra o con la tua voce!inizio ore 21 presso il sagratodella chiesa di S.Jacopo

SABATO 29 SETTEMBRE:FESTA FINALEin Piazza XX Settembreinizio festa ore 21 con giochi epremiazioni

DOMENICA 30 SETTEMBRE:S.MESSA DI CHIUSURAore 11 presso la chiesa di S.Matteo

*Il programma potrebbe subirevariazioni in caso di maltem-po

PER INFO E AGGIORNAMENTIIN TEMPO REALE SEGUICI SU:[email protected]: Signor Amichiamoci

Amichiamoci 2012

Diocesiinforma

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI16 settembre 2012 VII

na giornatacalda e assolataha accolto nelpiazzale

Giovanni XXIII°i fedeliche, guidati dal Vescovomonsignor SimoneGiusti, hanno iniziato,in processione e con larecita del Rosario, lasalita al Santuario diMontenero per rendereomaggio alla festivitàdella Natività di Maria.Monsignor Giusti hapresieduto laconcelebrazione dellaS. Messa sul sagrato delSantuario e ha aperto ilrito dicendo:«Oggisiamo qui a celebrarel’inizio della vita diMaria e come Maria noisiamo predestinati avincere la morte. Mariaè una di noi che hasaputo accogliere laParola di Dio. Tutto sipuò vincere seguendo ilSignore, anche lamorte».Nell’omelia il Vescovoha detto che ciascunodi noi è chiamato,cercato, voluto da Diostesso che ci hapredestinati ad esseresanti e immacolati nellacarità. La gloria di Dio èl’uomo vivente, Eglivuole delle persone chevivano per sempre nellagioia e per ciascuno dinoi c’è un suo disegno.Il sì di Maria al disegnodi Dio è ladimostrazione di unaadesione che deveessere anche la nostra.Dio però rispetta lanostra libertà, ci mettedi fronte ad un sì o a unno, non ci vuoleforzare, ma l’adesione aLui ha solo segni dipienezza di vita. Mariaha accolto il rischio, si èfidata di Dio. Maria ègrande nella fedeperché anche neimomenti più tristi hasempre confidato nelSignore ed è grazie a Luiche ha compiuto legrandi opere e imiracoli che sappiamo. Monsignor Giusti ha

U

fatto poi l’esempio ditre persone: ChiaraBadano, Pier GiorgioFrassati e GemmaGalgani, tre personeche, in modi diversi ein situazioni diverse,hanno molto sofferto,e ha sottolineato chel’amore di Dio dàsempre forza. Dio è ingrado di trasformare illutto in gioia, lesofferenze sitrasfigurano ediventano soavi, si puòessere felici anche inmezzo a grandi croci.Avere Dio nel cuore cicambia la vita, allora lamorte non è l’ultimaparola ma solo unaporta da varcare. Leapparizioni dellaMadonna -hacontinuato il Vescovo-sono riconosciute dallaChiesa in tutto ilmondo (Lourdes,Fatima, Guadalupe),Ella ci consola e cirimprovera, ci dimostracon la sua Assunzione

che il paradiso non èuna idea e, come qui aMontenero, ci dimostrauna presenza amorosache sa intervenire eagire. Maria ci dimostrain mezzo a noi che lamorte è vinta, chesiamo predestinati avincerla, ma dobbiamovolerlo e aprire le portedel nostro cuore alSignore, vincere lamorte è dunque lagrande sfida, "se Cristonon fosse risorto vana èla nostra fede". Conqueste parolemonsignor Giusti haaccennato alla sua

da parte delVescovol’affidamento aMaria dell’interacomunitàdiocesana diLivorno. Primadella benedizioneconclusivamonsignor Giustiha ricordato iprossimiavvenimenti che

vedranno impegnata laDiocesi: il Convegnomissionario delprossimo 7 ottobre e lavenuta del CardinalRuini il 4 novembre cheaprirà ufficialmentel’Anno della fede. Aproposito dellamissionarietà il Vescovoha reso noto di esserestato recentemente inTanzania, a Dodoma,dove ha potutoricordare la figura dimonsignor Ablondi chetanti anni prima loaveva preceduto interra.Gianni Giovangiacomo

L’iniziativa promossa dall’Unità Pastorale Tre Arcangeli

L’uomo contemporaneo nella pittura di Cocchiael percorso dei festeggia-menti per la ricorrenza nel

2012/2013 del cinquantesimoanniversario dell’erezione del-la parrocchia Nostra Signoradi Lourdes e nell’ambito dellaXXI Festa dell’Uva di Colli-naia, la Comunità Pastoraledei Tre Arcangeli, ha organiz-zato presso la chiesa di Colli-naia, una serata dal titolo: "Ar-te per la fede: le pitture delmaestro G. Cocchia nella chie-sa di Collinaia". La professo-ressa Enrica Talà che da diver-so tempo guarda all’arte sacracome ad un percorso che fa in-contrare Dio con l’uomo in unrinnovato cammino di fede,ha voluto ricordare e illustra-re il messaggio che l’artista halasciato con la sua opera. E’quanto mai importante infattiricordare un grande pittoredella città di Livorno e dellaDiocesi che non solo nella suaattività didattica ha speso tut-ta la sua vita, ma anche nellaattività pittorica "sacra" e non,nell’umiltà e nel nascondi-mento ( infatti non amava es-ser agli onori della cronaca odel dibattito culturale dell’e-poca) aveva fatto dell’incontropersonale il luogo privilegiatodello scambio e della dona-zione. Proprio in questo cli-

ma, è avvenuto l’approcciocon la erigenda Parrocchia diCollinaia, voluta per esigenzepastorali da mons. Pangrazionel 1962 e terminata nel1975. L’ edificio ha un aspettoimponente: sembra infatti nelsuo rivestimento in mattonerosso e dalle alte mura, unacattedrale medioevale. Coc-chia nei tre cicli pittorici cherivestono le pareti interne del-la Chiesa, fa vibrare le sueopere di una religiosità "altempo stesso prorompente e

meditata, simbiosi felice diuna fede tenace e sofferta, maiostentata, e di una cultura es-senziale e filtrata, mai esibita.Le figure sono concrete, cor-poree, ma al tempo stessohanno la capacità di trascen-dere il reale e di diventare sim-boli immediatamente percepi-bili". Come ha chiaramentesottolineato la dr. Talà, è inquesta compresenza armonicadi concretezza e astrazioneche noi possiamo cogliere lamisteriosa originalità della

pittura del maestro Cocchia.Soffermandosi poi, nella de-scrizione della bellissima "viacrucis", ne ha rilevato la mo-dernità, consistente nell’intro-duzione del tema della Risur-rezione che fino agli anni ’60era ben lungi dall’essere postaal termine della rappresenta-zione sacra. Aveva infatti coltoil messaggio del Concilio cheinvitava a considerare nellasua interezza il Mistero dellaPassione-Morte e Risurrezionedel Cristo, quale vero e unicomistero in cui si realizza la sal-vezza di ciascuno. E questo lotrasmette anche nella cromati-cità che parte dalle tonalitàchiare, per poi assumere il bluprofondo nel momento dellamorte, ma che apre alla lucenel momento della Risurrezio-ne. Cocchia è il maestro cheparla all’inquietudine dell’uo-mo , ma che innervando i suoiquadri della spiritualità fran-cescana e dei mistici del Me-dio Evo, ci aiuta a sostare da-vanti al mistero, a farci afferra-re da Dio per essere da Lui tra-sformati: ecco che il "vedere"diventa "essere" in un dialogodove l’umano e il trascendentesi fondono perché l’uomo rag-giunga la sua pienezza.

Mo.C.

N

n preparazione all’Anno della Fede,indetto da Benedetto XVI, i

Cooperatori Paolini di Livorno, inagosto, accompagnati dal sacerdotepaolino don Olinto Crespi, attualeDirettore dell’Istituto Santa Famiglia,si sono recati in Pellegrinaggio inGrecia sulle orme di San Paolo (Atenee Corinto e le Isole della Ionia, Zante,Cefalonia e Corfù).Nella seconda parte delPellegrinaggio, si sono incontrati cons.e. monsignor Yoannis Spiteris,Arcivescovo di Corfù che conosconoda molti anni, fin dal 1998, e con ilquale collaborano per sostenereumilmente la Chiesa Cattolica Grecache con la crisi attuale versa in gravidifficoltà. Durante gli incontri e lecelebrazioni hanno potuto toccarecon mano le gravi preoccupazioni chela Chiesa prova a seguito della gravecrisi. “Sono giorni assai difficili -hadetto mons. Spiteris-, oltre allaprofonda trasformazione socioculturale verificatasi per la massicciaimmigrazione degli anni ’90 causatadalla caduta dell’impero sovietico eda vari eventi succedutisi nei varipaesi del mondo per cui vi è unpenuria di sacerdoti tale, da non potersoddisfare alle esigenze dei nuovicattolici immigrati, si è aggiuntaquesta crisi economica che vede nellevarie diocesi compresa la mia, unadiminuzione di introiti fino al 75% enon sappiamo come fare permantenere i pochi sacerdoti cheabbiamo e così pure le parrocchie”.Parlando anche dell’ambito caritativo,i cattolici devono contare

esclusivamente sulle loro forze; laCaritas è stata la prima ad offrire pastia migliaia di poveri prima di qualsiasialtra istituzione e tuttora continua lasua azione e pur cercando dimantenere aperte le opere sociali, sitrova davanti all’impossibilità dipagare secondo gli impegni che similiopere pastorali richiedono. A questosi deve aggiungere il difficile rapportocol governo greco: da oltre trent’anniva chiedendo di regolare la propriaentità giuridica secondo la naturadella Chiesa Cattolica. Il governovorrebbe riconoscerla come Chiesanazionale o peggio ancora, come unasemplice associazione privata e leconseguenze sono così gravi che ilPresidente della ConferenzaEpiscopale Greca, mons. FrancescoPapamanolis è ricorso alla CorteSuprema per i diritti umani diStrasburgo.Riguardo infine i rapporti con laChiesa Ortodossa, essi proseguonocon molta difficoltà in quanto essamantiene una certa indifferenza neiconfronti della Chiesa Cattolica,anche se a livello personale vi sonoottimi rapporti tra i vescovi delle dueChiese, e in certi casi sono statirealizzati atti significativi dicomunione. Mons. Spiteris infatti, finda quando era professore di TeologiaOrtodossa in quattro Atenei Pontificia Roma, partecipa ufficialmente aldialogo tra le due Chiese eprossimamente sarà a Parigi perdiscutere sulla questione spinosa del“Primato”.Un pellegrinaggio questo che halasciato in coloro che hannopartecipato, la responsabilità e lavolontà di continuare a pregare e acercare di sostenere una Chiesasorella, invitando tutti coloro dibuona volontà ad unirsi allapreghiera per una comunità chesoffre.

Mo.C.

I

L’amore di Dio dà sempre forzaCooperatori Paolini

In Grecia, sulleorme di Paolo

■ NELLA FESTA dell'8 settembre la consegna della Lettera Pastorale

Fotografie: Roberto Manera

"Lettera pastorale perl’anno della fede" che èstata distribuita a tutti ifedeli presenti allacerimonia, nella qualesi evidenzia anche laproposta di un percorsodi evangelizzazione perle nuove generazioni. IlVescovo Simone ha poirecitato la formula conla quale ha ammessoagli ordini sacri deldiaconato e delpresbiterato ilseminarista RamonGuidetti. Lacelebrazione dellaNatività della Madonnaha avuto come epilogo

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI16 settembre 2012VIII