La Compagnia dei Viaggiatori - Magazine - Marzo 2012

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ALLA SCOPERTA DEL A più di 100 anni dalla scoperta fatta da Hiram Bingham III, il mistero continua Il Parco Archeologico di Machupicchu Hiram Bingham III Il Parco Nazionale del Serengeti Machu Picchu Sanctuary Lodge, the best view over the ancient Inca citadel VIAGGIATORI LA COMPAGNIA DEI Bolletino di Viaggio: Anno 0 - N° 0 - Marzo 2012 MACHU PICCHU

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AllA scopertA del

A più di 100 anni dalla scoperta fattada Hiram Bingham III, il mistero continua

Il Parco Archeologico di Machupicchu

Hiram Bingham III

Il Parco Nazionaledel Serengeti

Machu PicchuSanctuary Lodge,the best view over theancient Inca citadel

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Bolletino di Viaggio: Anno 0 - N° 0 - Marzo 2012

MAchupicchu

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Sommario

Alla scopertadella città segreta: Machu Picchu

Il Parco Archeologico di Machu Picchu

Hiram Bingham III

Machu Picchu Sanctuary Lodge

Consiglio alla letturaAnatomiadell’irrequietezza

Cibi dal MondoDall’Etiopia, un piatto tipico: l’Enjera

I Popoli dal MondoI Mursi/ Etiopia

Il Parco Nazionale del Serengeti

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Fate che il vostro spirito avventuroso vi porti sempre ad an-dare avanti per scoprire il mondo che vi circonda con le sue

stranezze e le sue meraviglie.Scoprirlo significherà, per voi, amarlo.

Kahlil Gibran

in una foto d’infanzia,* Khalil Gibran (Bsharri, 6 gennaio 1883 – New York, 10 aprile 1931) è stato un poeta, pittore e filoso folibanese

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Alla scoperta della città segreta: Machu Picchu Tra storia e leggenda, tra archeologia e rilassatezza

Nel 1532, sulle montagne delle Ande, in Perù, il conquistato-re spagnolo F. Pizarro attirò

in un tranello e strangolò brutal-mente il re Incas Atahualpa. Il re maledisse i suoi uccisori e questi morirono tutti. Il fratello del re, Manco Capac, si rifugiò sulla cima della montagna, in una città segreta chiamata Machu Picchu e i suoi nemi-ci non riuscirono mai a trovarlo. La città fu poi abbandonata e dimenti-cata.Da quando fu riscoperta, il 24 lu-glio del 1911, dal nordamericano Hi-ram Bingham, Machu Picchu è stata considerata per la sua stupefacente magnificenza e armoniosa costruzione, come uno dei monumenti architettoni-ci e archeologici più importanti del pianeta.

“L’esploratore Hiram Bingham III”

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Alla scoperta della città segreta: Machu Picchu Tra storia e leggenda, tra archeologia e rilassatezza

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Il Parco Archeologico di Machu PicchuUna delle meraviglie storiche del mondo

La città Inca di Machu Picchu si trova 112.5 km a nord-est di Cusco, a oltre 2.350 metri

di altitudine, all’interno del Parco Archeologico di Machu Picchu (cono-sciuto anche come “Santuario Stori-co”), che comprende un vasto ter-ritorio della Provincia di Urubamba nella sezione di Cusco. La superfi-cie del Parco Archeologico, urbana e agricola, raggiunge un totale di 32.592 ettari, che sono protetti dal Decreto Supremo N° 001-81-AA dell’8 gennaio 1981. Il parco è ubicato sul lato orientale della Cordigliera di Vilcabamba, la quale confina con i fiumi Apurímac e Urubamba. L’intera area è stata dichiarata zona pro-tetta con lo scopo di preservare la flora, la fauna, le formazioni geolo-giche e i resti archeologici. Domina il paesaggio del Santuario il maestoso Salkantay (6.271 m), nevaio principale della Cordillera de Vil-canota, venerato dai locali como Apu o divinità tutelare.Oltre a Machu Picchu, nel Santua-rio esistono 34 complessi archeolo-gici, collegati dal Capac Ñan (Cam-mino Reale), l’antica strada degli Inca, oggi percorribile dai turisti nel suo tratto finale. Di notevole interesse sono le co-struzioni inca di Runquracay, le ro-vine di Sacyamarca (simili a Machu Picchu), la cittadella di Phuyupa-tamarca (“villaggio sulle nubi”), le rovine di Huiñayhuayna (“eterna gio-vinezza”), l’Intipuncu e il Tempio della Luna.(vedi Inca Trail).La flora è esuberante: dalle grami-

Il re Incas Atahualpa

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Il Parco Archeologico di Machu PicchuUna delle meraviglie storiche del mondo

nacee, nelle zone alte, agli alberi (“aliso” -Alnus orullensis-, “noce” -Juglans neotropica-, “intimpa” -Po-docarpus glomeratus-, “Kisuar” -Bud-dleja-) in quelle basse. Esistono inoltre circa 200 specie di orchi-dee.Tra la fauna si trovano più di 300 specie di uccelli (tra i quali il condor Vultur gryphus e diverse spe-cie di colibrì) e vari mammiferi (il “puma” Felis colorato, il “tigrot-to” Felis pardalis, alcune specie di scimmie e ofidi).Alcune specie rischiano l’estinzio-ne, come il galletto delle rocce, l’orso con gli occhiali (chiamato “Ucumari”, unico orso del Sudameri-ca), la nutria e il gatto della mon-tagna.

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Hiram Bingham IIIBingham nacque ad Honolulu, sulle isole Hawaii, figlio e nipo-te di missionari protestanti del Regno delle Hawaii. Durante l’adolescenza si trasferì negli Stati Uniti per completare gli studi. Ottenne un diploma alla Yale nel 1898, uno all’Uni-versità della California nel 1900 ed uno ad Harvard nel 1905. Fu quindi professore di storia e di politica ad Harvard e poi

a Princeton.Divenne esploratore durante il suo insegnamento a Princeton. Durante una missione nel 1911, scopre la città inca di Machu Picchu, nelle Andeperuviane, nonché le rovine di Vilcabamba, che però non identificò (credeva che Machu Picchu fosse Vilca-bamba, la città rifugio degli Incas). La sua scoperta ottenne grande risonanza e fu trattata anche dalla rivista National Geographic.Durante la Prima guerra mondia-le prestò servizio nell’avia-zione dell’US Army, comandando anche una scuola di volo ad Is-soudun, in Francia. Nel 1924di-venne governatore repubblicano del Connecticut, quindi sena-tore.Pubblicò nel 1948 il libro La città perduta degli Inca, in cui è narrata la sua scoperta.Morì a Washington D.C. e fu se-

polto nel Cimitero nazionale di Arlington, in Virginia.Secondo molti la figura di Bingham è l’ispiratrice del perso-naggio di Indiana Jones.

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Studiosi internazionali avrebbero scoperto nei primi mesi del 2008 documen-ti in archivi peruviani e statunitensi che proverebbero che il vero scopri-tore di Machu Picchu fu un certo Augusto Berns, avventuriero e trafficante tedesco, che visitò per primo la città perduta nel 1867 ed iniziò a depre-darne le ricchezze col benestare del governo peruviano.Fonte: Wikipedia

Le ultime notizie dicono...

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Machu Picchu Sanctuary Lodgethe best view over the ancient Inca citadel

Machu Picchu Sanctuary Lodge is the only hotel located adjacent to one of the world’s heritage sites, the ancient Inca citadel ofMachu Pic-chu. With magnificent gardens, the Lodge boast stunning views across the ruins, offering the perfect set-ting to admire a stunning sunriseor a mystical moonlit night. Offering edgy Peruvian cuisine based on pro-duce grown on the Lodge’sown plot, this delightful hideaway is the perfect place torelax and unwind in the shadow of the Lost City. Loca-ted 400m above the Urumbamba River and 50m from the Machu Picchu ci-tadel. A three and half hour train journey from Cuzco and a 30 minute ride up the mountain to the hotel and the ruins. 29 rooms and 2 sui-tes, 12 of them with an amazing view of the mountains and all reflecting the elegant yet intimate atmosphere ofa “home away from home”.

Machu Picchu Sanctuary LodgeMonumento Arqueologico De Machu PicchuMachu PicchuPeru

INFO E BOOKINGTel: +39 33.95.36.83.52

Mail: [email protected]

IL CONSIGLIO

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Anatomia dell’irrequietezzadi Bruce Chatwin

Anatomia dell’irrequietezza è un’opera let-teraria dello scrittore inglese Bruce Cha-twin. Il libro è stato pubblicato postumo nel 1997, radunando una serie di scritti inediti o pubblicati su riviste composti tra gli anni ‘70-’80. Nonostante l’eterogeneità dell’opera, è possibile ravvisare in essa i classici fili conduttori della produzione di Chatwin, ovvero il tema del viaggio, del-la scoperta, dello studio storico e sociale dell’uomo. La prima parte del volume, intitolata “Hor-reur du domicile” (espressione ripresa dai

Journaux intimesdi Charles Baudelaire) è prettamente autobiografica. In essa l’autore tratteggia la sua infanzia e la sua giovinezza, giungendo fino all’età matura, attraverso quattro scritti: “Ho sempre desiderato andare in Patagonia (La formazione di un scrittore)”, pub-blicato sul “The New York Times Book Review” del 2 agosto 1983, pp. 6+34-36, “Un posto per appendere il cappello”, scritto per “House & Garden”. “Una torre in Toscana”. “Andato a Timbuctù”, pubblicato su

“Vogue” nel 1970. La seconda parte del libro comprende una se-rie di racconti. Questi scritti, sebbene frut-to della fantasia dell’autore, attingono alle sue vicende autobiografiche. I racconti sono: “Latte”, pubblicato sul “The London Magazine” agosto-settembre 1977 e ristampata sul “The London Magazine Stories”, “Le attrattive del-la Francia”, apparso postumo ad opera del “The Colophon Press” di Londra nel 1993, “Il pa-trimonio di Maximilian Tod”, apparso nel 1979 sul “Saturday Night Reader”, “Beduini”, che compare anche, leggermente modificata nel libro dello stesso autore “Le Vie dei Canti”.La terza parte del libro riunisce tre testi relativi al nomadismo, che nelle intenzioni dell’autore avrebbero dovuto costituire il punto di partenza di un libro più ampio, sullo

stesso argomento, che tuttavia non vide mai la luce (che egli comin-ciò a redigere ma che successivamente distrusse). La quarta parte del libro comprende una serie di recensioni di opere letterarie. L’ulti-ma parte infine comprende due scritti di Chatwin nei quali l’autore esprime consi-derazioni sull’arte e sulle implicazioni del possesso di un’opera d’arte.

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Autore1ª ed. originaleGenereLingua originale

Bruce Chatwin1997Raccoltainglese

Anatomia dell’irrequietezza

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CIBI DAL MONDO

I POPOLI DEL MONDO

Dall’Etiopia, un piatto tipico: l’Enjera

Etiopia / I Mursi

L’enjera è il piatto base della cucina etiope ed eritrea e viene preparata con la farina di teff, un cereale ori-ginario degli altopiani etiopici. Con farina e acqua si ottiene un impasto cremoso che viene versato e spalmato su larghe piastre scaldate. In pochi minuti di cottura si trasforma in una larga crêpe spugnosa di colore gri-giastro e dal sapore leggermente acidulo. Su questa base di enjera si dispongono le varie pietanze quali carne

(dorowot, segawot) o anche verdure. Rotoli di enjera vengono serviti a parte e, strappati a brandelli, servono per portare il cibo alla bocca.

Hanno i volti affrescati con ocra, calce bianca, con polvere di ferro e brace di car-bone e di legno. Le loro danze sono sensua-li: autentici riti dell’amore dove i fian-chi e il ventre si allacciano in mezzo a un’esplosione festosa di polvere. Le danze celebrano i matrimoni (la poligamia è am-messa), il raccolto e le iniziazione dei giovani. I Karo sono un popolo che sta scom-parendo. In poche centinaia sopravvivono in miseri villaggi sulle sponde dell’Omo. Si

adornano in modo povero. Le donne si trafiggono il mento con un chiodo o un bastoncino di legno. A causa della povertà hanno sostituito gli oggetti ornamentali con ornamenti sul corpo: si scarificano la pelle e si provocano rigonfiamenti con acqua e cenere. Nelle occasioni particolari si dipingono il corpo con acqua e gesso. Le pitture diventano un vestito.E’ diffuso in-vece tra i Mursi l’uso del piattello labiale e all’orecchio . Si tratta di piattelli di argilla che vengono alloggiati in buchi nel labbro inferiore e nei lobi delle orecchie. Li portano solo le donne. Iniziano da piccole con pezzetti di legno nel labbro inferiore. Con l’età allargano il buco con piattelli sempre più grossi.Non si sa di preciso il motivo di questo usanza. Si crede che un tempo servisse a scoraggiare il rapimento delle donne da parte degli schiavisti. Tra gli uomini invece è usanza incidersi la pelle delle braccia per ogni nemico ucciso.

Yod Abyssinia RestaurantYOD Abyssinia Traditional Restaurant, established in 2003, is one of the pio-neering and most reputable traditional restaurants in Addis Ababa, introducing proudly the Ethiopian hospitality through diverse cuisines, cultural dance and music. ‘YOD’ means ‘witness or speak out’ in the Gurage ethnic group where the owner, Ato Tizazu Kore, is originally from. And ‘Abyssinia’ is the ancient name of Ethiopia and the region known today as Horn of Africa.

www.yodethiopia.com

IL CONSIGLIO

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Il Parco Nazionale del SerengetiUna delle mete più importanti dell’Africa Orientale

La presenza umana nell'area del Serengeti fin da tempi antichissimi è testimoniata da ritrovamen-ti paleontologici di straordinaria importanza; nel-la pianura del Serengeti si trova il celebre sito di Olduvai, dove sono stati trovati i resti dell'Austra-lopithecus boisei, un ominide risalente a circa 1,5 milioni di anni fa. Prima dell'arrivo degli Europei, la pianura del Serengeti era abitata principalmente dai Masai, allevatori e semi-nomadi. Negli ultimi anni dell'amministrazione coloniale tedesca, la re-gione divenne un'area protetta, e un primo nucleo dell'odierno Serengeti, di 2286 km², fu dichiarato riserva di caccia nel 1929.L'amministrazione ingle-se, subentrata con la nascita dello stato del Tangani-ka, istituì il parco nazionale nel 1951, affidandone la gestione al naturalista Bernhard Grzimek, dive-nuto celebre come uno dei precursori dell'approccio moderno alla conservazione dell'ambiente.

Il Parco nazionale del Serenge-ti (in inglese Serengeti National Park) è una delle più importanti aree naturali protette dell’Afri-ca orientale. Ha una superficie di 14.763 km², e si trova nel nord della Tanzania, nella pianura omo-nima, tra il lago Vittoria e il confine con il Kenya. È adiacente al parco keniota di Masai Mara, alla riserva naturale di Ngorongoro e ad altre importanti riserve fauni-stiche. È stato dichiarato Patri-monio dell’umanità dall’UNESCO nel 1981. Il parco rappresenta una del-le principali attrazioni turistiche della Tanzania, e la più importante di un sistema di quattro aree natu-rali protette detto “Northern Sa-fari Circuit”, che include anche il Parco nazionale del lago Manyara,

Storia del Parco

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Il Parco Nazionale del SerengetiUna delle mete più importanti dell’Africa Orientale

il parco nazionale del Tarangire, il parco nazionale di Arusha e la riserva naturale di Ngorongoro. Il nome del parco, nella lingua delle popolazioni masai locali, significa “pianura sconfinata”.

Safari in Kenya, Uganda e Tanza-nia per assistere alla grande migra-zione con guide professioniste.

www.african-guide.com

CONSIGLIAMO