Voce della Compagnia

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LA VOCE DELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA BRESCIA GENNAIO FEBBRAIO MARZO 2011 1 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 48) art. 1, comma 2, DCB Brescia

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periodico di informazione religiosa della Compagnia di sant'Orsola di Brescia

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LA VOCEDELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA • BRESCIA

GENNAIO • FEBBRAIO • MARZO 2011

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VOCEDELLA

COMPAGNIA DI S. ANGELADI BRESCIA

GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2011

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Via F. Crispi, 23 - 25121 BresciaTel. 030/295675-3757965 c/c postale n. 12816252

Nihil obstat quominus imprimatur

Aut. del Trib. di Brescia n. 24/69 del 5 sett. 1969Direttore responsabile: D. Antonio Fappani

Tipografia: Alfa - Brescia

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003(conv. L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia

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E’ notte profonda nel mondo, Gesù! Sentiamo che il bene checon amore infinito hai donato a noi, è stato crocifisso, comehanno crocifisso Te, che sei l’UNICO BENE per noi. Ma la TuaResurrezione ha distrutto la notte del male e ridonato il giornodi luce. Ora, o Gesù, Ti prego, aiutaci a schiodarci dalla nostracroce. Donaci la festa ‘del risorto’; la gioia di vivere di Te:lasciando nel sepolcro gli errori. O Gesù, nostra dolce Pasqua!

(Mons. Antono Riboldi)

A TUTTI BUONA E SANTA PASQUAA TUTTI BUONA E SANTA PASQUA

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Far caldissimaorazioneOOOO

gni anno nel ritiro plenario,che prepara la festa di S.Angela Merici, abbiamo

l’occasione di meditare sul singolaredono ricevuto della verginitàconsacrata e di implorare luce ebuona volontà per rinnovare i fermipropositi e riflettere sui programmiche si intendono attuare. In clima di preghiera, la Parola diDio ci guida nel fissare alcune linee-guida per procedere con passi sicuriin un autentico aggiornamento e nelravvivare lo spirito e l’osservanzadei fermi propositi.

1111- Avendo l’intenzione dirileggere il Direttorio in vistadi eventuali modifiche, la

Parola di Dio ci propone alcunicriteri secondo cui procedererispettando le modalità indicatedalla Regola e dal Direttorio.

La parola del Superiore

† Vigilio Mario Olmi

Far caldissimaorazione

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La parola del Superiore

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Questa nostra sosta di riflessione, ci permette innanzitutto dirichiamare le intenzioni che hanno mosso S. Angela, sotto l’azionedello Spirito Santo, a promuovere la novità della consacrazioneverginale nel mondo, insieme a quelle amiche che hanno aderito allaRegola preparata per la fondazione della Compagnia di S. Orsola, e inun secondo momento di leggere gli aggiornamenti introdotti negliultimi decenni con il Direttorio, approvato dalla Chiesa. In effettiRegola e Direttorio costituiscono il codice fondamentale della nostraCompagnia diocesana.Sempre nella preghiera, ringraziamo il Signore perché la Compagnia,seguendo la Regola e il Direttorio vigente, è stata fedele nell’indicarealle figlie la via della santificazione e della testimonianza proprie delcarisma mericiano. E anche nel prossimo futuro, avviando il percorso dell’aggiornamento,perché sia valido, occorre attenersi a tale codice, rispettandonebellezza e identità. A questo riguardo la Parola di Dio ci offre una indicazione sicura nelbrano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. In esso Gesù, dopoil discorso delle beatitudini, chiarisce come la novità del suo messaggionon può non confrontarsi con la Legge di Mosè, che da sempre haguidato il popolo di Dio. E così si esprime: “Non crediate che io siavenuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, maa dare pieno compimento”. E precisa: “non passerà un solo iota o unsolo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto”. E aggiunge:“Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegneràagli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli”.Mi pare corretto procedere secondo questo criterio, mentre portiamoavanti la lettura del Direttorio in vista dell’aggiornamento. Sarebbe untradimento se lo si volesse rendere più facile, cedendo in tal modo allamentalità mondana, mentre l’intenzione è di lavorare perché esso sia in

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grado di contrastarla efficacemente. Per questo l’aggiornamentocercherà di conformarsi alla radicalità evangelica. Con questo spirito, ci possiamo interrogare: - Che cosa ci chiede ilSignore? Come migliorare la nostra fedeltà al carisma? Come suscitareuna maggior corresponsabilità nella Compagnia e una maggiorattenzione da parte delle nostre comunità?Una volta posto a fondamento tale criterio, si procederà secondo unitinerario semplice, ma con determinazione. E qui, per non dare risposte affrettate o giungere a modifichesuperficiali, è bene tener presente la proposta di S. Angela, quandoraccomanda di mettersi “ai piedi di Gesù Cristo e fare caldissimaorazione”, affinché sia lui ad illuminare “come vero e buon Maestro, inquello che dovremo fare”. Solo così tutte le figlie, essendo consapevoli“quanto importante cosa e qual nuova ed ammirabile dignità siaquesta”, cioè di essere “vere e intatte spose del Figliuol di Dio”, siuniranno a invocare da Cristo Maestro la luce per introdurre quellemodifiche che si riterranno adatte per migliorare il rapporto d’amorecon Cristo Sposo, i rapporti fraterni in Compagnia, la testimonianza eil servizio nelle singole comunità. Procedendo in questo modo, siamo certi che lo Spirito Santo nonmancherà di guidarci nel maturare quelle scelte che megliorisponderanno al disegno di Dio.

2222- Anche la rinnovazione dei fermi propositi, momento sempredesiderato in occasione della festa di S. Angela, viene illuminatadalla Parola di Dio.

I fermi propositi di castità, povertà e obbedienza costituiscono ilnucleo proprio delle figlie consacrate secolari e il brano del vangelosuccitato suggerisce con quale spirito rinnovarli. Gesù, dopo aver presentato ai discepoli le beatitudini, prosegue: “Voi

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siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo sirenderà salato”? Nel nostro caso affinché le figlie siano sale genuino è necessario che ifermi propositi siano permeati dalla stessa sapienza di Cristo, sapienzache ha contraddistinto tutta la sua vita. Il vangelo stesso ci dice che ancora fanciullo, Gesù “cresceva insapienza età e grazia davanti a Dio e gli uomini”; e giunto all’età didodici anni manifestò la sua sapienza nel dialogo con i maestri deltempio e nel dare ai genitori la motivazione del suo comportamentoaffermando: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose delPadre mio?”Anche le figlie dunque saranno “sale della terra”, se saprannofedelmente “fare la volontà del Padre”. E come Gesù è stato fedelefino al compimento, cioè fino al sacrificio di se stesso come vittimaimmacolata per la nuova ed eterna alleanza, così anche le figlie ognigiorno cercheranno di fare la volontà di Dio fino al compimento.Vivendo la comunione con Cristo redentore e sposo, ne diffonderannoanche il “profumo” e la sapienza. Allo stesso modo con la rinnovazione dei fermi propositi sarete prontea presentarvi come riflesso limpido della luce di Cristo: “Voi siete laluce del mondo. Non si accende una lampada per metterla sotto ilmoggio, ma sul candelabro e così far luce a quelli che sono nella casa”. Tutti siamo convinti che l’esempio vale più della parola. “Gli esempiattirano, le parole volano”. I fermi propositi sono per loro natura eloquenti: la sobrietà contrastacon il consumismo proposto dalla moda, la castità contrasta conl’oscenità esibita, l’obbedienza contrasta con l’egoismo e lasuperficialità senza ritegno.Come S. Angela al suo tempo ha potuto affascinare proprio con lasingolare testimonianza di sobrietà, di delicatezza e di coerenza, così

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anche nel nostro tempo le figlie saranno in grado di offrire la singolaretestimonianza di vergini consacrate con la serenità del volto, il trattodelicato e la semplicità di vita.

3333- Ed ora a conclusione vi invito a raccogliervi in preghiera e ainterrogarvi: - Che cosa devo fare per essere più fedele econforme allo Sposo che mi ha scelta?

E ancora: - In che modo posso diffondere il profumo di Cristo? Comefar conoscere il carisma di S. Angela? Come comunicare ad altri cheCristo vuol parlare al loro cuore? Il Signore stesso non sarà sordo alle vostre preghiere: vi comunicheràsapore e luce, e non vi abbandonerà nel vostro impegno personale ecomunitario.Come l’anno scorso la Compagnia ha inteso vivere il 475° difondazione come “anno straordinario”, così oggi si impegna a vivere inmodo straordinario l’anno appena iniziato.Per questo tutta la Compagnia si unisca a “far caldissima orazione” peressere sale della terra e, posta sul candelabro, essere luce del mondo.S. Angela vi ha promesso “adesso, maggiormente, voglio e possoaiutarvi e farvi del bene in ogni conto”. Ne siamo certi e questo ciconforta a ben sperare.

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La parola della Superiora

PPPPrima di tutto un cordialesaluto a tutti, al Superiore e aciascuna di Voi!

Ringraziamo lo Spirito Santo che ciha mosse a venire e Sant’Angela cheha accompagnato i nostri passi finqui. Siamo venute per la Festa dellanostra Madre Sant’Angela,solennità che la Chiesa brescianacelebrerà domani. Siamo venute perfar festa e vogliamo FAR FESTA, instretta comunione con chi è“forzatamente” assente per motividi salute od altri inderogabiiliimpedimenti.Oltre ai felici giubilei delle nostreSorelle che hanno raggiunto un beltraguardo di Fedeltà, quest’annoabbiamo un motivo in più pergioire: il primo anniversario dellaproclamazione di Sant’Angelacompatrona della Città e dellaDiocesi di Brescia.

Il saluto alritiro plenario

Il saluto alritiro plenario

Maria Teresa Pezzotti

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La parola della Superiora

Alle forti motivazioni del nostro essere qui insieme (scambio fraternoe socievole, attenzione silenziosa a quanto ci viene offerto nellemeditazioni) oggi diamo spazio ad un comportamento particolarmentericco di silenzio interiore, di digiuno dalle tante parole, dalle fantasiedella nostra mente, digiuno più difficile ancora di quello del cibo comeci invita il Direttorio, al n. 38: ”Nell’intento di interpretare lo spiritoevangelico e l’esempio di Sant’Angela si richiede come osservanzacomune per tutta la Compagnia, …, il digiuno…la vigilia della festa diSant’Angela …”.Oggi, ci proponiamo il digiuno come silenzio, apertoall’interiorizzazione e all’intensa preghiera. E perché?Abbiamo appena finito un anno straordinario, in cui giorno per giornola bellissima preghiera, dono del Superiore, ci ha dato la possibilità diriflettere e renderci consapevoli di alcuni capisaldi della nostra Regola.Ed ecco che si apre un altro anno ancora più straordinario perchédovremo tutte, singolarmente e in gruppo, disporci con prontezza egenerosità a collaborare per la stesura rinnovata del Direttorio che laChiesa di Brescia, dal prossimo 2012, dovrà aver approntato perchédiventi parte integrante con la Regola e dovrà essere così adeguato altesto del 1500 da aiutarci a vivere da vere Figlie di Sant’Angelaincarnate, come ci vuole la Chiesa, nella cultura e nella società di oggiche va catechizzata da una nuova evangelizzazione.La nostra santità “alta” deve essere adeguata all’oggi: avere lo sguardopieno di speranza rivolto al futuro, a quelle Figlie di Sant’Angela cheverranno dopo di noi, alle quali siamo responsabili di trasmettere lagrazia che, appunto per 70, 60, 50 e 25 anni, noi abbiamo goduto.In quest’anno ci verrà chiesto di concentrare le nostre energie spiritualie fisiche a questo ideale e di collaborare con quante di noi sarannodemandate ad un lavoro più impegnativo per raccogliere e valutare icontributi di tutte.Quale circostanza più favorevole ci può essere per iniziare bene questoritiro plenario?

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La parola della Superiora

Siamo qui riunite a rappresentare tutta la Compagnia, vive e morte;siamo qui nel luogo della fondazione di 475 anni fa, dove la SantaMadre ha dettato, per divina ispirazione, la Regola.Lei è qui e più viva di quando era sulla terra; è qui a sostenere le nostreorazioni, è qui dove ci vede e più le sono care e gradite le buone coseche di continuo ci vede fare perché “adesso, maggiormente, voglio eposso aiutarvi e farvi del bene in ogni conto” ( Proemio ai Ricordi). ChiediamoLe che davvero oggi ci aiuti a pregare.E’ quanto in nome Suo chiedo a tutte e che a ciscuna auguro di cuore.

Ed ecco la preghiera che suggerisco a tutte di recitare durante l’annoin corso per accompagnare spiritualmente i lavori del Comitato che siaccinge ad aggiornare il Direttorio:

“Padre,

nel nome di Gesù,

dammi lo Spirito Santo

affinché

il mio desiderio e la mia volontà,

la mia intelligenza e la mia memoria

siano orientati solo

ad onore, gloria e

servizio Tuo. Amen”

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“Giornata della Vita consacrata”

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Omelia del vescovo Luciano Monariper la Giornata della Vita consacrata

2 febbraio 2011

Il consacrato, che appartiene a Dio contutto se stesso, che ha consegnato a Dioi suoi desideri e progetti, che ha fattodella volontà di Dio la sua stessavolontà, il consacrato è Gesù.Concepito per opera dello SpiritoSanto, ha preso carne umana da Mariadi Nazaret e nella carne umana haimpresso il desiderio del Padre; ha datoforma divina ai pensieri umani, ha

marcato con il sigillo della salvezza di Dio tutte le sue azioni. Perquesto è passato facendo del bene e liberando tutti coloro che eranosotto il potere del diavolo: perché Dio era davvero con Lui. È, comedice il vangelo di oggi, ‘il Cristo del Signore’, cioè il consacrato diDio, del Dio di Israele. In realtà, lo stesso popolo di Israele era santo,consacrato a Dio; lo era diventato accettando liberamente il vincolodell’alleanza ai piedi del monte Sinai: “Voi sarete per me unaproprietà particolare – aveva promesso Dio – sarete un regno disacerdoti e una nazione santa.” Era il sogno di Dio: potere vederesulla terra, dentro al movimento convulso e contraddittorio dellastoria umana, un popolo che portasse l’impronta di Lui, cheinscrivesse nel mondo la sua vera immagine; per questo Israele erasacro al Signore e il Signore lo custodiva, lo proteggeva, lo guidava.Purtroppo non tutto era andato secondo le attese. I profeti avevanodovuto constatare la immensa distanza che correva tra Dio e la suavolontà, Israele e il suo comportamento. E avevano spiegato questo

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“Giornata della Vita consacrata”

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scarto incomprensibile con il dominio di uno spirito di infedeltà chepiegava irresistibilmente il cuore di Israele verso il male. Da qui lanascita di un desiderio, di una speranza: che sorgesse almeno unpiccolo ‘resto’ consacrato a Dio, nel quale si manifestasse la veraidentità del popolo di Dio. Adesso questo ‘resto’ c’è: è Gesù. Loriconosce il vecchio Simeone, dall’occhio acuto e penetrante comequello di un profeta. Egli vede non solo un bambino presentato altempio secondo la legge di Mosè ma, in quel bambino, la salvezza diDio, la luce preparata per tutti i popoli; sa vedere il consacrato diDio. Come lui anche Anna, profetessa, vecchia ma desta nel cuore;anche lei loda Dio per quel bambino e ne parla a tutti coloro cheattendono la liberazione di Gerusalemme.Dunque, c’è un consacrato; c’è una carne umana nella quale lavolontà di Dio è sovrana, senza compromessi. Possiamo lodare Dioassieme ad Anna; e tuttavia quello che ci presenta non è unospettacolo che possiamo contemplare senza inquietudine; Simeonericorda a Maria che il consacrato diventa inevitabilmente un segno dicontraddizione. Vive nel mondo, ma secondo la logica di Dio che èoltre il mondo; parla la lingua del mondo, ma dice parole di Dio cheal mondo appaiono paradossi; agisce nel mondo edificando il mondosecondo il disegno di salvezza di Dio. Non sarà cosa facile; il mondoha una sua durezza che si oppone a ogni tentativo di modificarlo; e ilmondo si opporrà a quella novità che Gesù è venuto a portare. SeGesù proclamerà beati i poveri in spirito assegnando a loro il Regnodi Dio, il mondo opporrà la beatitudine dei ricchi che nel mondopossono comprare ogni cosa: l’adulazione o il silenzio, il piacere o ilpotere; se Gesù parlerà dei puri di cuore che possono vedere Dio, ilmondo insegnerà piuttosto l’astuzia e il raggiro che garantiscono ilsuccesso; se Gesù proporrà il servizio di chi si pone all’ultimo posto,il mondo divinizzerà il potere di chi s’innalza sugli altri. In realtà,parole e comportamento di Gesù sono orientate proprio alla salvezza

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“Giornata della Vita consacrata”

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del mondo; ma è una salvezza che non può avvenire senza uncambiamento profondo, senza rinunce anche dolorose. Per questo ilmondo rifiuta Gesù e il suo vangelo; preferisce una mediocritàcomoda a una santità impegnativa.Eppure, il germe della trasformazione è ormai gettato. Come un semenel seno della terra, è destinato a portare frutto; ci vorrà tantapazienza, sembrerà che nulla sia cambiato nella dinamica dei fatti, mail seme c’è; e la sua energia si libera; presto fiorirà la spiga, poi ilgrano pieno nella spiga. Tutta la storia della Chiesa è la fiorituraammirevole di questo seme, l’introduzione progressiva nel mondo divalori evangelici come la misericordia, la mitezza, il perdono,l’amore. La storia della Chiesa può – io direi addirittura che deve –essere letta come una successione di fioriture sempre nuove di vitaconsacrata, fioriture che configurano il frutto del vangelo alle diversesituazioni storiche, che operano l’animazione evangelica del mondonelle sue molteplici espressioni. All’inizio, già nel secolo terzo, sta ilmonachesimo egiziano poi quello siriano e palestinese poi le diversenuove forme in Asia minore e in occidente: questa forma di vita, ilmonachesimo, ha cercato di liberare la vita cristiana dalla tentazionemortale della mediocrità e di trasformarla in lotta senza quartierecontro il male, contro l’egoismo, per un cammino di perfezioneevangelica. Nel medioevo, di fronte a una società in movimento cheriscopre il mercato e il valore della politica, nascono gli ordinimendicanti per essere strumento di evangelizzazione sul territorio,per condurre le comunità cristiane a una maggiore consapevolezza disé e a una vita evangelica più coerente. All’inizio dell’epoca modernanascono altre forme di vita religiosa che cercano di rispondere allacrisi religiosa che accompagna il rinascimento: sant’Ignazio diLoyola, san Francesco di Sales, ma anche sant’Angela Merici con lasua Compagnia di sant’Orsola appartengono a questa vigorosaondata di vita religiosa. Le scoperte geografiche, la cultura

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“Giornata della Vita consacrata”

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umanistica stanno generando un mondo nuovo e questo mondonuovo interpella la fede ponendola di fronte alla sfida di un modo dipensare e di agire inedito che mette l’uomo al centro dell’universo. Ela fede è chiamata ad assumere e trasformare secondo il vangeloquesto modo nuovo di sentire. Infine la grande fioritura di vitaconsacrata dell’ottocento quando ci si confronta con lo sviluppofrenetico e caotico della società dopo la trasformazione operata dallerivoluzioni che hanno costellato l’ottocento. Ora la vita consacrata siapre al servizio delle persone che una società in sviluppo rischiafacilmente di relegare ai margini: il servizio sanitario, quelloscolastico, quello sociale insieme all’impulso missionario diventanogli ambiti di una risposta evangelica che porta alla creazione dinumerose famiglie religiose.E oggi? Che il mondo stia cambiando non c’è bisogno di dirlo; che lamutazione sia profonda è evidente; che questo ponga sfide enormialla fede cristiana, pure; che siano necessarie nuove forme di vitaconsacrata è conseguenza inevitabile di tutto questo. Sono convintoche il Concilio Vaticano II diventerà sorgente di numerose vocazioninel tempo stesso in cui spinge le antiche famiglie religiose a unrinnovamento nella linea del primato della parola di Dio,dell’eucaristia, della vita comunitaria, del servizio alla crescita umanadella società e delle persone. I diversi Istituti Secolari che sono natinel secolo scorso, le numerose forme di associazioni, movimenti,gruppi, comunità laicali e simili sono una novità che va anch’essacollocata nella logica della fecondità del vangelo nel mondo d’oggi.Non so che cosa ci riserverà il futuro; non so quali saranno le formedi santità più capaci di incidere sul vissuto dell’uomo e della donnad’oggi. Bisognerebbe essere dotati di spirito profetico per dirlo.Posso solo dire che la strada non passerà da un rilassamentodell’impegno ma, probabilmente, da un suo approfondimento. Puòsembrare che il mondo d’oggi, così refrattario alle regole, chieda

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“Giornata della Vita consacrata”

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meno impegno, esiga una disciplina più rilassata; e può sembrare didiventare più moderni e quindi più accettabili se abbassiamo la sogliadell’impegno. Ma non è vero. Non penso a un inasprimento delleregole, che è inutile; la legge non ha mai salvato nessuno; la lettera, ciha insegnato san Paolo, uccide mentre è lo Spirito che dà vita. Penso,però, a una disciplina interiore ben più esigente di quella esterna allaquale siamo abituati. Una disciplina che sappia illuminare i pensieri,purificare i desideri, rendere responsabili le scelte, raccogliere tuttele energie nella crescita di una libertà innamorata. Innamorata di Dioe quindi innamorata di ciò che Dio ama, dell’uomo, del mondo, dellastoria. Innamorata, non infatuata; quindi mossa da un amore saggio,secondo verità; non prodotta da una seduzione ingannevole. Insomma, l’accento messo sulla centralità della persona è inevitabilenel contesto culturale in cui viviamo. La vita consacrata devemanifestarsi sempre più come realizzazione piena delle potenzialitàumane. Ci debbono essere rinunce, e gravi; ma debbono essererinunce che servono per diventare umani, liberi, responsabili.Debbono essere e apparire rinunce a essere egoisti, irresponsabili,avidi. Nel mondo del Grande Fratello non ci sono valori se nonquello dell’apparire, che è valore effimero e, quando vieneassolutizzato, diventa fattore di disgregazione della persona e dellasua coscienza. La santità oggi non può che manifestarsi comerichiamo alla purezza del cuore, alla saggezza della ragione, allaresponsabilità delle azioni. Solo così diventa capace di costruire unmondo nuovo, di offrire al mondo che faticosamente nasce una verasperanza.

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Alle sorelle ammalate

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Carissime sorelle,

Dalle Sacre Scritture conosciamobene come la Famiglia di Nazareth siastata provata sin dall’infanzia di Gesù,costretta a rifugiarsi i Egitto per fuggirealle ire del re Erode. Da quanto iVangeli ci raccontano emerge unacontinua sofferenza di questi genitori;Simeone nel Tempio profetò a Maria“..anche a Te una spada trafiggeràl’anima”.L’itinerario di fede di Maria, pur nellacertezza di fondo, conosce le oscurità,la sorpresa, l’attesa specie negli ultimi giorni terreni di suo Figlio:l’ultima Eucarestia, il processo, il tradimento, la passione, lacrocefissione, la sepoltura. Tutto questo, Maria, lo vive con una forzasovraumana, attinta sin dall’infanzia, nell’ascolto della parola biblica:“Maria, dopo aver ascoltata la parola di Dio con cuore buono eperfetto, la custodisce e produce frutto con perseveranza” (Luca,8,15). Lei stessa si dichiara semplice e umile “.…perché guardatal’umiltà della sua serva…grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”(Magnificat Luca 1, 48-49).La nostra Regola ci esorta ad abbracciare la povertà: “non solamentequella delle cose temporali, ma quella povertà di spirito per la qualeogni uomo si spoglia di cuore da ogni affetto e speranza di coseterrene” Quanta sapienza troviamo in Sant’Angela!Mons. Orsatti trattando la “povertà” ad un corso di esercizi spiritualici espose in modo eminente la Povertà di spirito. Riporto qui quelpasso, certa che ci sarà di aiuto ad approfondire tale virtù.

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Alle sorelle ammalate

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“Il povero, in senso biblico, è colui che si svuota di se stesso e dellapresunzione di costruire la sua vita in modo autonomo, per lasciaresempre più spazio e interesse a Dio e al suo progetto. Essere poverosignifica identificarsi con “umile” uno non raggomitolato su se stessoperché aperto a Dio e agli altri. Chi si libera di se stesso per aprirsi aDio trova la pienezza della ricchezza che è il Regno dei cieli. Feliciveramente coloro che sono ricchi di Dio”.Quante occasioni abbiamo per arrivare a possedere questo spirito!Sono proprio le piccole vicende di ogni giorno che ci allenano aliberare il cuore perché Dio trovi Spazio per abitarlo. Un giovane, chea 16 anni il Signore ha chiamato a se, scrisse nel suo diario “L’uomo èun mezzo per comunicare con il grande e con il piccolo, perché Dio ènelle cose grandi e nelle cose piccole. Io, nel mio piccolo, penso ingrande e vado avanti sapendo che dappertutto incontro Dio”.In questa quaresima, insieme ci rivolgiamo a Maria SS. Perché ciprenda per mano e ci aiuti a camminare con lei sulle orme del Figliosuo nella via dolorosa, perché “l’offerta di sé valga a Dio con maggiorpurezza e generosità se ricade su fratelli e sorelle, più pacata e discretaed insieme più trasparente e ricca di Grazia. E’ il dono e l’esperienzadella maternità”. (Vita Consacrata n. 70)Nonostante la nostra avanzata età e forse anche la malattia ci è ancorapossibile viverla, la maternità Spirituale.Sia questa la nostra Pasqua di Resurrezione.

Fraternamente.Enrica L.

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Spiritualità

Viviamo il tempo, in Cristo Gesù

“Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondola tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi conserena fiducia al tuo servizio”(Coll.8°Dom. T:O.) La Chiesa, che preganel tempo, sempre eleva al suo Signore e Sposo domande che

possono essere poste al centro della sua esistenza e dellasua esperienza temporale. Vivere il tempo che ci è datosignifica entrare nell’onda salvifica del Mistero di Cristoche del tempo è il Signore; significa unirsi al cantod’amore che la Chiesa sposa fa allo Sposo nella lode e nelringraziamento, fino alla fine dei tempi; significa farsipresenti al Presente che riempie di Sé ogni cosa. Egli è lanostra Pace” e “Dio nostra giustizia”. “Giustizia e pace sibaceranno” preghiamo nel salmo 84; giustizia e pacechiediamo ogni giorno per la nostra terra che in questotempo ne ha bisogno più che mai; giustizia e pace devonoregnare nell’ ”oggi” di questa storia che è storia disalvezza. Ecco, il tempo, reso sacro dalla presenza di Cristo, èconsacrato nella giustizia e nella pace e l’uomo èchiamato a riconoscerla, vivendola nello spazio di tempoche gli è consentito di vivere: frammento di eternità è iltempo. Dio è entrato nel tempo con l’Incarnazione delVerbo; essa infatti è la più grande irruzione che siaavvenuta nel tempo della storia umana. Egli trasfigurò il“cronos” in “Kairos”, per cui da allora tutto il tempo, ilnostro tempo è riempito da una Persona: Gesù Cristo. Ilprologo di Giovanni dice: “Tutto è stato fatto per mezzo

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Spiritualità

di Lui; in lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini. Era nelmondo e il mondo fu creato per mezzo di lui”(Gv1,3-4.10). E con ilmondo il tempo. Così il Padre pensa al Verbo e nel Verbo pensa ecrea il tempo e lo dona al mondo. Il tempo diventa sacro, diventa l’alveo, il grembo che deve ricevereColui che del Tempo è la pienezza, “Colui nel quale Dio fa abitaretutta la pienezza”(Col 1,19), pienezza di eternità e di temporalità, didivinità e di umanità. Infatti la pienezza della divinità si è incontratacon l’umanità e l’eternità si è incontrata col tempo e qui ha presodimora, “è venuto ad abitare tra noi”, anche tra le nostre categoriespazio temporali. E come ha reso sacro il seno di Maria, cosìentrando nel mondo ha consacrato tutto ciò che è nel mondo: iltempo e lo spazio. Non ci sono più tempi più o meno sacri, perchéda allora tutto il tempo è sacro, tutto il tempo è di Dio. “è giunta l’oraed è questa in cui i veri adoratori adoreranno Dio in spirito everità”(Gv.4,23). Nel Battesimo siamo stati inseriti in Cristo dallo Spirito Santo permetterci in un rapporto di figliolanza col Padre. Così in Lui e permezzo di Lui noi siamo stati innestati nella vita trinitaria; il nostrotempo è stato raggiunto dalla Trinità. Noi viviamo e respiriamoCristo che cammina con noi, da contemporaneo, lungo questo spazioche ci separa dall’incontro col Padre. Mi piace vedere così il tempoche ci è dato in dono: un’esperienza di compagnia di Colui che è ilSignore del tempo e della storia; di presenzialità di Colui che rimanecon noi fino alla fine dei tempi; di vigilanza perché Colui che è ilVenuto, è anche sempre il Veniente. Compagnia, presenza e vigilanzache rendono possibile “alla Chiesa di dedicarsi con serena fiducia alservizio di Dio”; di vivere la sua parabola storica nella certezza di unpiano di salvezza per tutti; di rendere testimonianza che il Risorto èun Vivente che cammina nel tempo.

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Spiritualità

Vivere il tempo in Cristo Gesù significa allora seguire il Signorelungo la sola esperienza che ci è data da fare; significa passare la vitaall’unisono con Lui; è trascorrere il tempo nell’attesa della suavenuta; è trasfigurare il tempo con la Presenza dell’Eterno; è dare unorizzonte più vasto alla nostra speranza e un confine di eternità allacarità che è stata seminata nei nostri cuori. La certezza di essere amaticosì da Dio in Cristo Gesù, ci è data dal fatto che tutto il mondo èamato da e per Lui e che lo Spirito Santo ora agisce nel tempo comenel suo spazio privilegiato; Egli che fa attuali i misteri di Cristo e cheopera in noi ciò che Cristo ha vissuto. Dalla celebrazione liturgicadella grande Veglia Pasquale, deriva la luce che ci fa vivere il tempoin Cristo Gesù.

Rosa P.

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Don Franco Frassine

Pedoni, ciclistie motociclisti... Pedoni, ciclistie motociclisti...LLLL

a recente tragedia di LameziaTerme, dove un giovanemarocchino ha travolto e

ucciso sette ciclisti, ha richiamatosulla stampa un’inchiesta chel’“Avvenire” dello scorso anno avevapubblicato e che denunciava comenelle vie urbane delle nostre città,soprattutto nelle metropoli, il 76%degli incidenti colpisca pedoni,ciclisti e motociclisti. Le ragionisono evidenti: le strade delle nostrecittà sono un problema, presentanoun altissimo indice di rischio perl’utente: il 43,9% degli incidentimortali si registra nelle aree urbane.E’ un dato che deve far riflettere. Sì,ci sono tanti avvertimenti, tanticonsigli, ma al camionista come alpedone, al ragazzo che va inimotorino, come alla signora chestenta a padroneggiare un “suv” daquasi trenta tonnellate, ma insiste aguidarlo... è quasi “normale” che incittà ci siano sempre più sinistri.

Attualità

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Attualità

Un luogo comune vorrebbe che lo spostamento in città fosse menopericoloso di un viaggio su strada exta urbana o su un percorsoautostradale, la realtà dei fatti dovrebbe far riflettere. A parte chequalcuno corre troppo, pochi sanno che uno schianto a 50 all’oraequivale a cadere al suolo dal terzo piano di una casa. Da noi, in Italia,il paese si sta sempre più urbanizzando, i centri abitati crescono didimensioni e aumenta la necessità di spostamenti al loro interno, perquesto la maggior responsabilità cade sui Comuni. Serve una capacitàcostante di controllo del trafffico, anche di notte. Quanto ai pedoni,che si sa quanto rischiano, ci vuole una segnaletica migliore, passaggiben visibili, semafori a chiamata, dispositivi per spezzare il traffico conun’isola al centro della strada.Purtroppo alcuni utenti considerano il Codice della strada un’optional,altri hanno imperfetta cognizione del rischio o una scarsa percezionedovuta all’aumento dell’età, perché aumentano i motociclisti di“ritorno” che usano le due ruote per non restare prigionieri deltraffico. Sopravvalutazíone delle capacità e sottovalutazione del rischiosono all’origine di molti incidenti. Se prendiamo l’incoscienza e lacondizione della strada (buche, guardrail, lavori in corso ecc.) eincrociamo il tutto con la realtà di automobilisti (giovani e menogiovani) che, magari stanno usando il telefonino, il risultato èfacilmente immaginabile.Gli studi e le statistiche del settore chiamano pedoni, ciclisti emotociclisti “utenze deboli” e mai il termine è parso meglioappropriato ad indicare una categoria di soggetti uomini e donne,giovani e anzíaní che più degli altri utenti della strada mettono arepentaglio la propria incolumità personale, quando escono di casa peraffrontare uno spostamento anche minimo. Un problema questo, chedenota il grado di inciviltà che riscontriamo sulle nostre vie dícomunicazione. Il rispetto di chi sulla strada non è protetto da unabitacolo o sta attraversando sulle strisce pedonali, dà il sensodell’educazione dei conducenti e del livello di cultura del Paese.

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Attualità

Ci sono associazioni di famiglie di caduti sull’asfatto che ricordano iloro cari e ammoniscono la gente, e il modo migliore di ricordare imorti sarebbe quello di far diminuire il numero delle vittime, invece sicontinua a morire soprattutto in città. Utenza debole, anzi debolissima,infine, è quella dei pedoni per i quali la strada urbana o extraurbana èdavvero territorio ad alto rischio; ne1 2007, anno di riferimento, 627morti e 20.525 feriti; ogni giorno ne vengono travolti una sessantina edue perdono la vita. Nel 51% dei casi i rilievi effettuatí dagli organi dipolizia tion accertano responsabifità alcuna della vittima nelladinamica dell’incidente.I morti sono per il 60% uomini, i feriti per il 64% donne. Se seipedone, e per di più sei anziano, attento a come ti muovi; gli over 65sono coinvolti nel 55% degli eventi mortali, mentre nella fascia d’etàtra zero e 15 anni, il dato del 2006 parlava di 40 morti e 2.424 feriti,cifre in crescita. La Regione che guida la tragica classifica dellamortalità pedonale è la Lombardia, seguono Lazio, Piemonte, Emilia.Davanti a queste cifre, ogni persona deve riflettere e chiedersi come siattiva nella circolazione, da responsabile o da incosciente.

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Missioni ad extra

Carissime, il giorno 28 dicembre abbiamo ricevuto un lungo e-mail dalle nostresorelle del Brasile che ora vi traduciamo:

Carissima Fulvia, Lucia, Rosa, padre Giovanni, madre Teresa e tuttele sorelle, desideriamo per tutte un Felice e Santo anno 2011. Lesorelle Fulvia e Lucia si sono preoccupate (a ragione) per il nostrolungo silenzio... grazie a Dio stiamo bene sia in salute che in Spirito,andiamo avanti sempre unite e con tanto lavoro soprattutto in questiultimi tempi, poi anche il computer ogni tanto ci dà problemi. Chi viscrive è la Regina... La Dalva subito dopo il Consiglio Diocesanotenuto a Conceiçao i giorni 5-6-7 del mese di novembre, è partita perMaranhao passando le ferie visitando i suoi parenti. Io Regina, insieme a Raimondinha, abbiamo partecipato al 1° Ritirospirituale delle Laiche Consacrate in Diocesi tenuto dal Vescovo neigiorni 1-2-3 novembre; la Dalva non ha potuto partecipare perchèimpegnata nella assemblea parrocchiale di tutte le comunità di SanGeraldo. Nel Ritiro con il Vescovo, abbiamo studiato il contestostorico sul libro del profeta Isaia e la spiritualità di questo grandeprofeta. In questo Ritiro ho potuto percepire lo splendoredell’Amore del Signore, quanto Lui mi ama e quanto ama ognuna dinoi consacrate che siamo state scelte da Lui e per Lui. Alla seradurante i giorni del ritiro, abbiamo avuto anche l’opportunità dipartecipare alla preghiera comunitaria in preparazione della grandefesta del centenario della nostra diocesi che si terrà nella primasettimana di luglio. In questo periodo di Natale siamo state moltoimpegnate con le celebrazioni dei Santi Battesimi e delle prime SanteComunioni e passando nei vari Bairros per la Novena e lapreparazione dei presepi. Ed ora stiamo già organizzando la festa

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Missioni ad extra

della nostra Santa Angela Merici insieme a Cleme e altre donne delBairro Novo Horizonte.Ma siamo molto felici di comunicarvi finalmente la data della nostravenuta tra voi che, per via degli impegni della festa del Centenario,dovrà essere le ultime tre settimane di luglio cioè dal giorno 11 al 30.Aspettiamo la vostra conferma. E’ stata una lotta per procurare ilpassaporto ... ma sono riuscita... Non potete immaginare il nostrogrande desiderio di vedere voi tutte e soprattutto i luoghi dove visseSanta Angela e poter raccontare, al nostro rientro, le meraviglie.Abbiamo saputo che lì fa molto freddo mentre qui fa molto moltocaldo, ma è pur sempre NATALE del SIGNORE. A presto!!! seDEUS quiser (se Dio vuole).

Un abbraccio a tutte voi da Dalva, Regina, Raimondinha

Padre Ladìr augura a tutte un felice Anno Nuovo

Il gruppo missionario coglie l’occasione per ringraziare tutte le nostreconsorelle che hanno contribuito, con i loro oggetti, alla realizzazionedella “pesca missionaria” allestita, come di consueto, nel giorno dellafesta di Santa Angela.

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Cronaca

Festa di Gennaio

La parrocchia di S. Alessandro è onorata di avere al suo interno duefigure bresciane molto illustri per santità.Il 16 gennaio si ricorda nella chiesa di S. Luca il beato Giuseppe Tovinila cui moglie, rimasta vedova, si fece Figlia di S. Angela Merici.Il 27 gennaio ricorre la festa cittadina di questa Santa e nel suoSantuario si avverte una partecipazione molto più ampia e ricca dimanifestazioni religiose e popolari.La parrocchia si inserisce ampiamente in esse dando il suo contributoin varie forme: prima di tutto con la partecipazione alle numerose S.Messe; poi con il diacono, che presiede le preghiere, l’Alpino che fa dasentinella alla porta d’ingresso al Santuario, le Volontarie che aiutanoper i ceri, per i libri e gli oggetti sacri e per orientare i tanti devoti avedere la chiesa inferiore, che, bombardata il 2 marzo 1945, videnumerose vittime compreso il Parroco. Tutto questo si svolge in collaborazione con le Figlie di S. Angela, lacui Compagnia fa parte integrante della Comunità di S. Alessandro.Quest’anno, per onorare la Patrona della Città, c’è stato anche ungruppo di pellegrini definitisi ”Amici di S. Angela”* che hanno volutocamminare sulle orme della loro AMICA partendo da Desenzano perarrivare a Brescia, facendo lo stesso percorso che fece Lei attorno al1516 quando, lasciato il paese natio, venne a Brescia in obbedienza aipadri francescani per consolare la nobile Caterina Patengola il cuipalazzo era nel territorio di S. Alessandro.Altra novità è stata quella dell’inaugurazione nella Chiesa inferiore diS. Angela di una mostra di disegni fatta dai bambini della scuolamaterna ed elementare Corridoni e Rinaldini, che è rimasta apertatutto il mese di febbraio. I loro lavori sono stati fatti dopo che la Coordinatrice delle scuole è

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Cronaca

venuta a conoscenza della figura di S. Angela ed ha raccontato aibambini la sua vita. Loro hanno contribuito con estro e vivacità dicolori: tra gli altri si nota un foglio con una moschea e sopra una stella,quella che, si dice, abbia brillato per tre notti sulla Chiesa di S. Afra,alla morte della Santa bresciana.Rimane valida la frase di Gesù “Lasciate che i piccoli vengano a me” etutto può essere grazia!S. Angela sarà felice e grata per ogni piccola attenzione nei suoiconfronti e implorerà per tutti gioia e pace.

Giusi G.Dal Bollettino parrocchiale di S. Alessandro

* Questi “Amici” intendono ora allargare il gruppo e invitano persone di ogniceto ad aggregarsi in una forma di autentica fraternità. Chi fosse interessato può rivolgersi a: Matteo Franceschini cell. 340 6149024 oa Maurizio Bertoni cell. 347 3237290.

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Cronaca

Pellegrinaggio di Sant’Angela

Il giorno 27 gennaio, un gruppo di Amici di Sant’Angela, ha onorato laSanta con un pellegrinaggio a piedi da Desenzano al Santuario diBrescia animato da canti e preghiere; sono arrivati per l’Eucaristiacelebrata da S.E. Mons. Luciano Monari. Il nostro Superiore, Mons.Olmi, ha consegnato loro una pergamena a ricordo di questoavvenimento. Abbiamo il piacere di pubblicare il pensiero di unapartecipante.

Sulle orme di Sant’Angela Merici ero pellegrina molto sprovveduta.Piacevolmente coinvolta nell’esperienza del cammino, con lapossibilità di stare con gli altri, parlare con loro, pregare un poco econoscere, sono partita allo sbaraglio, in atteggiamento di aspettativapositiva. Ero con Giusy Pelucchi di Leno, e poi ho conosciutoMatteo, Beppe, Antonio, Bruno, Mimma e tante altre persone ingamba.Dunque, alla stazione di Brescia, la sorpresa di una bella compagnia,che avevo immaginato prevalentemente al femminile, e non lo era.Gente gradevole, senza cedimenti un po’ retrò su impostazione econtenuti da considerare.Poi il percorso di 18 chilometri, con le varie tappe. Un attimo dipausa, un canto, un frammento di storia di Angela Merici ed alcunesue parole, che a sentirle suonavano per me fuori dal pensato. Allacasa natale di Angela, “…Il Tuo nome, benedetto sopra la rena delmare, le gocce dell’acqua, la moltitudine delle stelle”. Presso laComunità del Mericianum presso Brudazzo, tra colline e stradette, inun incanto di percorrenza: “Non vi perdete d’animo … Fate,muovetevi, credete, sforzatevi, sperate, gridate al Signore col vostro

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Cronaca

cuore”. Un esagerare giovanile, fresco e piacevole, dopo del qualeall’abbazia di Maguzzano, l’esortazione appassionata di Angela allapovertà, mentre a Sedena, per le sue sorelle, un vero canto all’unionefraterna e alla concordia. “…Desideratela, cercatela, abbracciatela”.Veniva fuori, insomma, un’Angela sempre più vitale, con parolebellissime e calde anche a distanza di cinquecento anni. Cinquecentoanni che è mezzo millennio del tutto scavalcato quando, nellacelebrazione al santuario di Sant’Angela, in città, il vescovo Lucianoparlava di Angela come di una donna forte e coraggiosa, accoglientee lungimirante, sobria a serena: una donna di pace!

Lina

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Cronaca

Una giornata particolare

Domenica 30 gennaio, su invito di don Flavio Saleri, parroco diSant’Angela Merici in San Polo città, alcune di noi, Figlie diSant’Angela, hanno partecipato alla solenne concelebrazioneeucaristica delle ore 11; la chiesa era stracolma, non di soliparrocchiani; erano presenti infatti anche numerosi scout.

La Celebrazione ha festosamente onorato S. Angela, patrona dellaparrocchia; il coro ha animato in modo davvero splendido lacelebrazione rendendola solenne e partecipata, facendoci quasipercepire la presenza della scala che unisce la terra al cielo.

L’Eucaristia era presieduta dall’attuale provicario della Diocesi donCesare Polvara, che in quella parrocchia ha prestato servizio comeparroco; nella sua omelia ha messo in evidenza la missione di S. Angelaanimata dall’amore di Dio e del prossimo.Con lui hanno concelebrato don Angelo Cretti, che è stato il primoparroco di questa giovane comunità ed ha avuto anche l’onore diessere il costruttore dell’edificio sacro, un luogo accogliente eluminoso che raccoglie al suo interno significativi riferimenti aSant’Angela.Gli altri concelebranti sono stati gli attuali sacerdoti presenti inparrocchia, il parroco don Flavio, i curati don Alessandro e don Luigi.Tutti, con poche parole ma con atteggiamenti eloquenti, hanno resoevidente il bello e forte legame che li tiene uniti tra di loro e con iparrocchiani.

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Cronaca

Come ogni festa anche questa si è conclusa con un buon pranzetto:abbiamo potuto così gustare, insieme allo spiedo, l’amicizia e lacomunione che anima questa comunità: una bellissima testimonianzache abbiamo ricevuto e che ci sollecita ad un pensiero ed una preghierariconoscente.

Valentina B. e Consorelle

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Cronaca

Casa Baldini festeggia Sant’Angela Merici

Anche quest’anno, in occasione della ricorrenza di Sant’Angela, CasaBaldini ha aperto le porte ai festeggiamenti in onore della compatronadella città. È ormai consuetudine che le ospiti della casa, affascinatedalla figura caritatevole e allo stesso tempo intraprendente di AngelaMerici, partecipino attivamente al percorso di fede, incontri dipreghiera e di riflessione che precedono l’evento. Non soltantopresenti alla veglia per i giovani del mercoledì e alla celebrazionesolenne del giovedì in santuario, le ospiti insieme alle Figlie diSant’Angela che si occupano della gestione della casa famiglia hannopartecipato numerose alla celebrazione della Messa celebrata dalVescovo Olmi nella piccola cappella interna alla casa. Di particolareraccoglimento e commozione il momento in cui è stato intonato ilcanto dedicato alla Santa, egregiamente eseguito dalle stesse eparticolarmente armoniosa la festa nei saloni del Baldini che haconcluso i festeggiamenti. Ma cosa significa la Merici per la Casa, esoprattutto qual è il legame che unisce le ospiti alla Santa? In molte,quando arrivano in città per motivi di studio o di lavoro, nonconoscono la figura di Angela Merici né tantomeno la storia dellaCompagnia e della stessa Casa famiglia. Se razionalmente Casa Baldiniviene considerata una dimora gradevole ma momentanea,immediatamente, chi vi ha abitato, non può trascurare di sottolinearel’atmosfera familiare che in essa si vive. Per molte condividere gli spazicomuni è un modo piacevole di stare insieme, conoscere personenuove e confrontarsi con loro; ma, allo stesso tempo tutte hanno lapossibilità di ritirarsi nei propri spazi e vivere la propria privacy. “E’stata un’esperienza di vita positiva” ha dichiarato Francesca che haabitato qualche anno la casa. “Ho conosciuto molte persone, con leloro storie, che mi hanno permesso di migliorare i legami relazionali.

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Cronaca

Qui sei sola e non hai legami affettivi importanti, ritornare ogni voltadopo le feste e trovare una figura alla porta che ti accoglie èimportante. Anche il momento della Messa, da cattolica nonpraticante, proposto magari in un momento in cui non stavi pensandoal Signore, ti invita alla comunione e spesso l’ho accolto con piacere.Questa è l’opinione comune della maggior parte delle ragazze, anchese la figura di Angela Merici è forse poco nota; per come il convitto èstrutturato ed organizzato manifesta gli insegnamenti della Santa cheispirano anche coloro che lo abitano. Innanzitutto la solidarietà: in uncontesto in cui si vive a stretto contatto con altre persone non si puònon essere sensibili alle vicissitudini altrui e nasce, in un ambiente incui è vivo il desiderio della famiglia e dell’amicizia, il bisogno ditrasmettere agli altri i tesori delle proprie esperienze e delle proprieconoscenze. In questa piccola Casa famiglia, che ancora conservaaffreschi ed arredi antichi, affascinante nella sua esteriorità, misticanella quiete dei suoi giardini, silenziosamente profonda nella suacappellina ancora, quindi, aleggiano insegnamenti validi ed attuali:quelli della Merici.

Immada due anni ospite del Baldini

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“Beati i puri di cuore”

È con questa beatitudine che il nostro Parroco, Mons. GaetanoFontana, ha voluto ricordare Sant’Angela nella nostra Parrocchia diMontichiari, infatti sabato 29 gennaio, nella Messa vespertina,abbiamo condiviso con la nostra Comunità la grazia di essereConsacrate e Figlie di Sant’Angela. Il 27 gennaio è stato esposto in Duomo il quadro di Sant’Angela finoalla sera del sabato. Alla Messa solenne era presente la schola che haanimato volentieri il canto, infatti molti amici e amiche hannopartecipato al Musical e Sant’Angela è stata loro compagna di viaggioper diverso tempo.Ho percepito una grande gioia ed una grossa responsabilità, esseretestimoni che la Verginità è ancora possibile nel nostro tempocomporta tutto il nostro impegno, il coraggio di andare controcorrente, ma soprattutto un abbandono totale a Cristo Sposo. “Non importa se siete anziane, dice Mons. Gaetano, se non potete faregrandi cose in Parrocchia, voi siete il cuore della Parrocchia e viringrazio perché ci siete e la vostra vita è una testimonianza di donnedonate totalmente al Signore. La Vergine e il Vergine hanno il cuorelibero per accogliere ed amare i fratelli senza condizionamenti, eccoperché è importante la Verginità anche per il Sacerdote.”Con gioia ho condiviso con le sorelle di Montichiari, Bruna, Gabriella,Adele, Angela, Francesca, questa festa di Sant’Angela e nel nostrocuore erano presenti anche Maria che è alla Casa di Riposo diMontichiari e Teresina che è a Marone.Un grazie al Signore per il 50° di Consacrazione di Adele ed il 70° diMaria. Questa esperienza di vera comunione con la mia Parrocchia e lemie consorelle mi ha allargato il cuore ed ho sentito vive le parole diSant’Angela: “...vi dico che stando così tutte unite sarete come unafortissima rocca e torre inespugnabile contro tutte le avversità…”.

Letizia N.

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Anniversari di Consacrazione - anno 2011

70°Fezzardi Pasquina MaroneZanini Maddalena Marone

60°Bertoli Luigia PaloscoBovegno Petronilla MaroneCorbelli Maria OspitalettoDal Dosso Maria MontichiariMostarda Niny BresciaMurgioni Paola MaronePini Maria Manerbio

50°Alberti Giulia GavardoBaratti Adele MontichiariPolini Natalia Muscoline

25°Rivetta Angela BresciaTomasoni Cesarina Paderno F.C.

Cronaca

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Incontro con i sacerdoti

Lunedì 7 febbraio presso la sede del Centro Mericiano dove sicustodisce ancora il corpo di Santa Angela Merici, si è tenuto unincontro per tutti i Sacerdoti della Diocesi sul tema: “educare i giovaniall’amore casto”.Questo anno essendo poi l’anno in cui si è riconosciuto che SantaAngela cittadina Bresciana, aveva tutte le caratteristiche per esserecompatrona della città si è ritenuto di grande utilità porre l’attenzioneal “carisma mericiano” che è precisamente Istituto secolarericonosciuto dalla Chiesa perché appartiene alla novità di vitaintrodotta da Gesù Figlio di Dio con la sua incarnazione.Il tema educare all’amore nella proposta cristiana di vita ponevainterrogativi: Educare si può?... Ma si deve?... Si perché favorisce lapersonale crescita in umanità.La Chiesa esperta in umanità è pure esperta in educazione.Dio fin dalla creazione educa il suo popolo e il compimento è in Gesù“celibe” che ribadisce la santità del matrimonio e la vocazione allaverginità. Ma la verginità ha ancora senso oggi?Don Facchetti riprende in modo chiaro e ribadisce l’importanza dellaverginità come dono totale per il Regno di Dio.Dono che richiede l’acquisizione del dominio di sé, una ascesi allesituazioni, l’obbedienza ai Comandamenti, l’esercizio delle virtù, lafedeltà alla preghiera.L’educazione è “cosa del cuore” e Dio solo ne è il padrone e noi, se nonfossimo chiamati da Gesù come Signore e Maestro, non riusciremmoin cosa alcuna. Ed in fine si è evidenziato come il carisma mericiano èun dono di Dio a servizio della sua Chiesa.Dove si semina bellezza, nasce sempre qualche cosa. La verginità nonè vita che fisicamente genera, ma è una vita che dona.

Nella B.

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Tra noi

Dalle Sorelle di Chiari

Il 27 gennaio 2011, festa di Sant’Angela Merici, patrona secondariadella Diocesi di Brescia, presso la chiesetta a lei dedicata a Chiari, incollegamento con Radio Maria, è stata trasmessa, come ogni anno, l’oradi spiritualità con la recita del S. Rosario e dei Vespri.La parrocchia di Chiari, di cui la Santa è compatrona, l’ha festeggiatasabato 29 gennaio alla presenza di molti clarensi e delle consorelle.

Mons. Rosario Verzelettiha presieduto la funzione;ai piedi dell’altare eranoesposte le reliquie dellaSanta accanto al quadroche la raffigura. Nel notiziario della nostraparrocchia, “L’Angelo”, delmese di gennaio abbiamoportato a conoscenza dei

nostri concittadini alcuni scritti sapienti ed attuali della nostra Santa. Inoltre è stato pubblicato un fascicoletto, “Ricordi”, omaggiato poi atutte le famiglie della nostra città, contenente non solo notizie storichesulla presenza a Chiari delle Figlie di Sant’Angela, ma anche i“Ricordi”, che racchiudono i principi fondamentali del metodoeducativo di Sant’Angela e costituiscono uno strumento preziosoindirizzato a tutti ed in particolar a quanti sono chiamati a svolgere unafunzione educativa sia nell’ambito della famiglia che della società civileed ecclesiale.

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Tra noi

Notizie da Marone

Giovedì 27 gennaio 2011

Oggi è la festa della nostra Fondatrice, Sant’Angela Merici, una grandeSanta. Alle ore 9.30 del mattino, Don Fausto, il nostro parroco, ha celebratola Santa Messa in onore della nostra Santa, legando la vita di Angelacon le letture del giorno.Nel pomeriggio, alle 15.30, ci siamo riunite tutte, ospiti e Figlie diSant’Angela, nel salone grande, al piano terra del nostro Istituto eabbiamo fatto festa: non con dolci, ma con un filmino che presentavala vita della nostra Santa fattoci avere da Casa Sant’Angela. Le nostreSorelle di Brescia non potevano mandarci un regalo migliore e piùbello; l’abbiamo guardato con tanta devozione. Quando tutto è finito,la nostra Angela, infermiera, ci ha offerto i biscotti con il the. E’ statoun bellissimo giorno. Ringraziamo il Signore.

Lucia F.e tutte le Figlie ospiti di Marone

La Via Crucis

La Via Crucis, per molti, può significare semplicemente unappuntamento per rievocare gli ultimi momenti della vita terrena diGesù. In realtà è un’occasione che la Chiesa ci propone per rivivere sìgli eventi della Passione di Cristo Gesù, ma soprattutto per aiutarci avivere le sofferenze varie, di ogni giorno alla Luce della Croce delSignore che in realtà porta poi alla Risurrezione

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Tra noi

Pure l’uomo contemporaneo spesso condanna Gesù nella vita di tutti igiorni con i propri egoismi. In modo particolare ciò avviene quando lasofferenza, nelle più svariate sfaccettature fisiche, morali, spirituali,psicologiche ecc. ci ricorda che la vita è un dono e l’atteggiamento cheha valore di fronte ad essa è servirla! Il dolore abbatte tutte le maniedel potere, dell’orgoglio e ci rende consapevoli di essere creature conogni limite e fragilità umana.Solo la Fede ci permette di abbracciare “questa debole vita che si

fiacca”, come ha scritto il poeta Eugenio Montale. Il Cristianesimo nonè una Fede per illusi che fuggono dai problemi, ma per figli capaci diabbracciare la realtà misteriosa della vita come dono di un Padre checi ama sempre, anche se gli voltiamo le spalle: nei momenti più carichidi buio Egli è lì accanto e ciattende con la ricchezzadell’Amore Misericordioso!Non scoraggiarsi significanon perdere mai laSPERANZA della FEDE,poiché anche nella buferapiù violenta Dio ci è vicino,ha persino mandato il suoFiglio Gesù per dirci il Suoinfinito Amore per ciascunapersona, chiunque sia! Il momento finale della ViaCrucis è la Risurrezione, laVerità del Crocifisso; ciò dacui ha origine l’esserecristiani! Buona Quaresima!

Mariuccia G.

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Dal mondo orsolino

Festa di Sant’Angela 2011

Con il passare degli anni si approfondiscono sempre più i rapporti con lediverse Orsoline, secolari e religiose, sparse in tutto il mondo. Anche inoccasione della Festa di Sant’Angela appena trascorsa, abbiamo avutoun’ulteriore testimonainza del legame spirituale che ci unisce in ricordodella nostra comune Fondatrice e Madre .

Dalla Francia:“… Noi siamo con voi …. per celebrare la nostra cara Madre Angela”

Suor Gabrielle NoëlUna relatrice del Convegno su Sant’Angela 2007

Dagli Stati Uniti:“… Celebriamo insieme con gioia”

Suor Ruth PodestàOrsoline di Brown Count

“...Buona festa in pellegrinaggio...”Mary – Cabrini Durkin

Orsolina secolare

Dalla Germania:Buona Festa di Sant’Angela

Suor Brigitte Werr

Dall’India“sarò sempre unita con voi in spirito e prego per tutto il programma”

Suor Rita Vas

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Dal mondo orsolino

Ed infine dall’ Italia“ Vi ringrazio molto … e promettiamo una nostra unione spirituale…”

Suor Cecilia WangSuperiora Generale delle Orsoline dell’Unione Romana - Roma

“… Non potrò essere fisicamente a Brescia, ma lo sarò con il cuore eunite in preghiera”

Kate DalmassoLa ex Presidente della Federazione della Compagnia

di S. Orsola Figlie di S. Angela

“… avremo modo di unirci spiritulamente a tutte le Figlie e Sorelle eAmici che parteciperanno al pellegrinaggio”.

Maria Rosa RazzaLa Presidente della Federazione della Compagnia

di S. Orsola Figlie di S. Angela

“… saremo comunque unite spiritualmente nel ricordo della comuneMadre…”

Luciella CampiCompagnia di Crema

“…saremo unite spiritualmente nella preghiera…”Tonina Rocca

Compagnia di Padova

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Diario di Casa S. Angela

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Diario di Casa S. AngelaDicembre – Febbraio 2011

“Fate, muovetevi, credete, sforzatevi...”(Sant’Angela - dal Prologo della Regola)

Nei tempi forti, gli impegni spirituali dei vari gruppi diventano piùintensi e pertanto maggiori si fanno le richieste, preferibilmente neigiorni festivi, anche se talvolta, con rincrescimento, non possiamosoddisfare tutte le domande.• Le nostre parrocchie, S. Alessandro e S. Lorenzo, da poco fuse inunità pastorale, sono venute insieme per un ritiro.• Il gruppo delle vedove, sempre molto numeroso, ha goduto unagiornata di intensa partecipazione spirituale e consumato in giovialità unpranzo, a loro dire, eccellente.• Gli amici sacristi, “il gruppo fedele dei perseveranti e sbrigativi”,perché sono sempre alle prese con degli imprevisti che fanno parte delloro servizio.• Il gruppo di Milizia Mariana fondato da Padre Kolbe ed animato daEnza con tanto entusiasmo.• Si è aggiunto alle richiesta un gruppo molto variegato, ma compatto,di Terziari Carmelitani, di esempio per il loro comportamento fraterno.• Per la prima volta è venuto un gruppo della “Poliambulanza” per unmini ritiro seguito dalla cena che ha creato vivacità e dialogo.• Si ritrova con assiduità il gruppo delle “Missai”, nostre graditi ospiti.• Questo nuovo anno abbiamo ospitato un gruppo di neocatecumenali,comunità 18.ma, nato solo due mesi fa, formato da giovani e da adulti,loro animatori.• Il 7 febbraio abbiamo servito il pranzo a 22 sacerdoti della nostraDiocesi venuti per un incontro di formazione. • Il primo giovedì e la prima domenica del mese proseguono infine iritiri della nostra Compagnia. Il Signore accompagni questo servizio come ben dice “senza di me nonpotete fare nulla”.

Le Sorelle di Casa S. Angela

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Le ricordiamo

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Baccanelli Giacomina

Nata a Berzo Demo nel 1921Consacrata nel 1946 - Deceduta il 2 dicembre2010

All’alba del 2 Dicembre con un freddopungente, ma con un paesaggio incantevoleammantato di neve, l’anima buona dellanostra zia Pina lasciava serenamente questa

terra per raggiungere la casa del Padre dove finalmente poter riposare“all’ombra delle sue ali”.“Grazie Signore per la donna attenta alle piccole cose, ma grandi aituoi occhi”.Cosi era scritto in un bigliettino posto alla prima pagina del libro dipreghiere della sua amata “Compagnia di S.Angela”ed è così che noi lavogliamo rícordare: una donna che ha vissuto intensamente le cosesemplici della vita, la fede, la preghiera, la S.Messa, l’attenzione aglialtri nei momenti di gioia e di difficoltà, il lavoro, lo spirito di sacrificioe la curiosità verso tutto ciò che è bello nel mondo.Grazie zia Pina! Questa è la tua eredità e noi cercheremo di seguire iltuo esempio.O Signore, fa’ che il suo esempio interpelli ancora le nostre giovani adaccogliere la proposta di vita tracciata da Sant’Angela Merici.

I tuoi nipoti e pronipoti

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Le ricordiamo

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Cresseri Ida

Nata a Castenedolo il 13-02-1925Consacrata nel 1958 - Deceduta il 13 dicembre2010

La vita è come l’anno che sta per finire:carica di avvenimenti e di dolori, se ne va.L’”uomo vecchio” (usando il linguaggopaolino) con il suo fardello di fatiche e

debolezze (peccati) cede il posto all’”uomo nuovo”; per chi, comeIda, ha fede, è un momento atteso, anche se con qualche timore…Ida è una Figlia di Sant’Angela e ha vissuto sull’esempio di questanostra Santa bresciana: ha dedicato la vita al servizio della Chiesa,della parrocchia, dell’oratorio, dove ha dato il suo prezioso aiuto intanti modi, anche economico. Un servizio discreto e silenzioso cheDio conosce e che ricompenserà. E’ morta il giorno dedicato aS.Lucia, la santa dei doni ai bambini; sono sicuro che Ida ha ricevutoil dono più bello: la gioia dell’incontro con il Signore. Ha vissuto consemplicità la sua vocazione ed è ciò che conta davanti a Dio: l’umiltàe la fede dei semplici…Immaginiamo Ida sorridente, che incontra le persone care chel’hanno preceduta nel regno di Dio (genitori, fratelli e sorelle, Figliedi S. Angela). Il Natale ormai prossimo ci faccia sentire la vicinanzadi Dio, il suo abbraccio amorevole e consolatore. Possa riempire dipace e serenità il cuore di tutti: dei nipoti, della cugina Esterina(anche lei Figlia di S. Angela), delle sue consorelle e di chi le havoluto bene….

Dall’Omelia del Parroco al suo funerale

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La parola del Superiore (S. Ecc. Mons. Vigilio Mario Olmi)Far caldissima orazione pag. 3

La parola della Superiora (Maria Teresa Pezzotti)Il saluto al ritiro plenario pag. 8

Omelia del vescovo Luciano Monari pag. 11

Alle sorelle ammalate (Enrica Lamberti) pag. 16

SpiritualitàViviamo il tempo, in Cristo Gesù (Rosa Pollini) pag. 18

Attualità (Don Franco Frassine)Pedoni, ciclisti e motociclisti... pag. 21

Missioni ad extra pag. 24

CronacaFesta di gennaio (Giusi Gregori) pag. 26Pellegrinaggio di Sant’Angela (Lina) pag. 28Una giornata particolare (Valentina Borboni) pag. 30Casa Baldini festeggia Sant’Angela Merici (Imma) pag. 32“Beati i puri di cuore” (Letizia Nodari) pag. 34Anniversari di Consacrazione - anno 2011 pag. 35Incontro con i sacerdoti (Nella Belardinelli) pag. 36

Tra noiDalle Sorelle di Chiari pag. 37Notizie da Marone pag. 38La Via Crucis (Mariuccia Goffi) pag. 38

Dal mondo orsolinoFesta di Sant’Angela 2011 pag. 40

Diario di Casa S. Angela pag. 42

Le ricordiamo pag. 43

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LA VOCEDELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA • BRESCIA

GENNAIO • FEBBRAIO • MARZO 2011

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Aldo Ungari

Secondo racconto “fantasioso”liberamente ispirato alla vita di Mons. Luigi Fossati

Superiore della Compagnia dal 1961 al 1981

(il primo è stato pubblicato nel n° 3 di Voce maggio-giugno 2010)

IL PANE DI S. ANTONIOovvero le confessioni di Don Luigi

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Battista avvicinò don Luigi in sagrestia, dopo la prima messa delmattino, mentre deponeva la pianeta dicendogli fra lo spazientito el’irritato: - “Sono fuori dalla grazia di Dio!”. Don Luigi si limitò aguardarlo. - “Veda un po’ qui le offerte di una settimana asant’Antonio” disse il buon uomo mostrandogli le monete che sipotevano contare sulle dita della sua mano destra, priva di indice emedio lasciati nella tramoggia quando faceva l’operaio, prima didìventare sagrestano. Don Luigi, fingendosi severo, levò l’indicecome il Savonarola intento a scagliare l’anàtema e lo ammonì convoce incupita: “Cosa può capitarti di peggio che uscire dalla Graziadi Dio?! ChiediGli subito di rientrarvi, non vorrai rischiare disprofondare nell’inferno!” - “Cosa ha capito? Di peccati daconfessare ne ho molti ma si tratta d’altro”. Don Luigi cambiò espressione e voce :- “Cos’è che non va”-“Sant’Antonio ha smesso di... far il pane”. ~“Spiegati meglio” -“Non ci sono offerte nella cassetta “pane dei poveri “da tresettìmane! Al termine della prima ho pensato che i suoi devoti,stranamente, non fossero venuti in chiesa. E’ vero: c’erano in giromolte influenze ma è impossibile abbiano colpito soltanto i devoti disant’Antonio e non quelli di santa Rita: le sue offerte non sonodiminuite. A fine mese c’è stato un calo delle elemosine in tutte lecassette ma da sant’Antonio c’era proprio nulla ed ora...” L’uomofece ballare tre misere monete sotto il naso di don Luigi, che, turbatodalla scarsità delle offerte quanto un astemio dalla modestagradazione del vino novello, gli chiese: “Pensi a dei furti?” E’ qui ilmistero. Non ci sono stati. La cassetta è intatta. E’ tutta di ferro conuna fessura ad imbuto per farvi scivolare le offerte ma dalla quale èimpossibile tirarle fuori anche con la calamita o il vischio. Per aprirela cassetta ci vuole la chiave, di chiave ce n’è una sola, la chiave l’hoio!”. Come Alberto da Giussano brandisce la spada a Pontida,Battista con la mano a cinque dita impugnò la chiave e innalzandola

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l’agitò declamando: “E’ stata fatta dal povero Clemente, quattro annifa, quando sostituì la vecchia serratura.” Il fabbro era morto, ancorgiovane, circa sei mesi prima per tumore. La vedova, Lina Miglioratie i suoi quattro bambini, l’ultima di dieci mesi, erano poverissimi. “Senon ci sono stati furti, non ci sono state elemosine per sant’Antonio”concluse don Luigi facendo cenno di andarsene. “Eh no! Non puòlavarsene le mani così. Troppo comodo! Sa da quanti anni faccio ilsagrestano? Ventidue! E in ventidue anni nella cassetta disant’Antonio non sono mai mancate offerte e, se mi crede, ne trovavopiù in anni di carestia che di abbondanza!” Don Luigi taceva efremeva, in ritardo com’era per le lezioni in seminario. Estrasse alloradal portamonete una lucente lira d’argento, con Vittorio EmanueleIII da una parte e quattro cavalli scalpitanti dall’altra, escenicamente, sotto gli occhi attoniti di Battista, la sganciò dall’alto.Un secco rumore metallico provò che don Luigi aveva centrato lafessura della cassetta. “Almeno questa la troverai!” Battista se neandò, insoddisfatto ma meno agitato.

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Qualche giorno dopo don Luigi, seduto in confessionale, leggeva unsaggio del vescovo Geremia Bonomelli. Una donna entrò e pocodopo uscì, un’altra si pose davanti alla statua della Madonna ed unaterza ai piedi di sant’Antonio proprio dove c’era la cassetta delleelemosine. A don Luigi parve Lina, la vedova del fabbro, ma non cifece caso. Battista armeggiava fra chiesa e sagrestia dove don Luigi sidiresse poco prima di mezzogiorno. L’uomo gli sbarrò la strada e lofissò sconcertato. “Don Luigi è sparita anche la sua lira d’argento!Non si può andare avanti così, dia una benedizione di quelle chefanno effetto, a quella maledetta cassetta!”Don Luigi finse di scandalizzarsi:” Come osi! Maledetta la cassetta di

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sant’Antonio?!”“Volevo dire ... che ci deve essere una zampa del diavolo. La cassettaè intatta, dove tengo la chiave nessuno lo sa, nemmeno mia moglie”e si palpò il panciotto.Don Luigi pensò l’unica cosa logica:qualcuno aveva il doppio dellachiave e ordinò a Battista di far cambiare serratura. L’uomo obbedì ele elemosine tornarono.

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Il mercoledì delle ceneri, con l’inizio della quaresima, molti siconfessavano. Per questo don Luigi aveva chiamato un altrosacerdote a dargli una mano. Il prete forestiero era un anziano fratecappuccino di manica larga e si installò, per errore, nel confessionaledi don Luigi al quale non rimase che accomodarsi in un altro. Lagrata fissa consentiva solo di parlare ed ascoltare, non di vedere.Alcuni parrocchiani ritenevano don Luigi un confessore severo epreferivano dire le loro magagne a quello sconosciuto. Viceversa donLuigi confessava solo in modo attento e dedicava il giusto tempo aciascuno. Quella mattina gli successero, uno dopo l’altro, tre casisingolari dei quali mai parlò ma a parlarne furono i confessati. Dopoun’ora di confessioni normali, ma un sacramento è sempre un eventoeccezionale, una voce di giovane donna, ancor prima del segno dicroce, disse angosciata:”Ho bisogno di confessarmi ma, per capirecosa ho fatto, devo dirle che non sapevo dove buttare la testa per darda mangiare ai miei quattro bambini e anche ora sono nella stessasituazione.” Parlava velocemente, concitata, per liberarsi in fretta da un pesoportato già a lungo. “Quando c’era mio marito, morto da sei mesi, eratutto diverso. Qualche settimana fa, presa dalla disperazione, hocercato fra gli attrezzi del mio Clemente una strana chiave speciale

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che adoperava per aprire tutte…”.La mente di don Luigi fuattraversata da un lampo e collegò Clemente il fabbro, del qualeaveva celebrato i funerali, quattro bambini, uno specialepassepartout ... la cassetta di sant’Antonio... Rapido quanto la luceinterruppe la donna:”Signora, non abbiamo nemmeno ìniziato la veraconfessione ed è meglio non farlo. Le sue preoccupazioni non sonocolpe. In questo stato d’animo è bene prima pensi ai bambini. Miattenda all’altare della Madonna e si affidi a lei”. La vedova rimasealquanto meravigliata perché la voce era quella inattesa di don Luigi.Ad ogni modo obbedì e scese dal confessionale. Per delicatezza ilgiovane prete non lo abbandonò subito ma, giratosi dall’altra parte,confessò, in un minuto, una bambina innocente come l’acqua.Quindi uscì, e con un gesto rassicurante fece intendere alle personein coda che sarebbe tornato presto e si portò accanto alla statua dellaMadonna dove la vedova l’attendeva. “Signora ora non siamo inconfessionale, non sono vincolato dal segreto e credo che quanto ledava sant’Antonio fosse troppo poco per i suoi bambini”. La donnapensò d’ essere stata vista a prelevare le offerte e disse con vocetremante: “Ma io rubavo quei soldi”. “ Lei non rubava, prendeva ilpane dei poveri: come è scritto sulla cassetta! Per i suoi bambini hasoltanto imitato il santo re Davide quando per necessità mangiò ipani sacri. Stia tranquilla.” La donna lo guardò smarrita e non sapevacosa c’entrasse il re Davide. “Se mi dice di star tranquilla ci sto e ilSignore la benedica”. -”Il Signore ci benedica. Ora vada da miamadre con questa immaginetta di sant’Antonio, capirà e le daràqualcosa poi ... Dio vede e Dio provvede. “ La donna rimase ai piedidella Madonna a glorificare il Signore ma i versetti del suo Magnificaterano commosse lacrime liberatorie. Poco dopo, raddoppiandole,raccontò tutto ad Amalia che la ascoltò maternamente, con moltaamorevolezza, e le diede cinque lire. Lina confusa e sbalordita sgranògli occhi su quella fortuna. Alla cascina “Giuseppino” avrebbero

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fatto un vero digiuno quaresimale: per un po’ di giorni il cibo sarebbestato scarso sulla tavola apparecchiata da Amalia ma sufficiente suquella dei Migliorati. Poi Amalia si mise l’indice sulle labbra eimperiosamente disse a Lina: “Ditus mutus et non parlonibus. Vadaa casa a dar da mangiare ai bambini che non sono tenuti a fardigiuno, povere anime, e mangi anche lei, che di digiuni ne ha giàfatti abbastanza”. Così la mamma del curato interpretava la santalibertà dei figli di Dio.

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Non appena don Luigi uscì dal confessionale per andare a parlarecon la vedova, non pochi penitenti in coda si guardarono stupitipensandolo altrove. Poi, alla chetichella, in punta dei piedi, chibisbigliando una improbabile scusa, chi abbozzando un imbarazzatosorrisetto, chi facendo finta d’aver fretta, si squagliarono o siposizionarono nei pressi dell’altro confessionale. Un omone di oltreun metro e novanta, del tutto indifferente a chi fosse il confessoreanche perché era la prima volta che metteva piede in quella chiesa,attese don Luigi per liberarsi dei suoi peccati a lungo accumulati.Portava un pastrano corto, o se si preferisce, un giaccone lungo,tipico dei sensali cremonesi. Don Luigi, tornando dal colloquio conLina, lo vide di spalle. D’istinto guardò una possente cariatideincurvata sotto il peso della cantoria e l’olfatto gli disse che l’omoneera gran fumatore di toscani non attenuati. Al di là della scarsadimestichezza con le formule religiose fece una confessione coifiocchi ma l’inciampo venne alla fine, come raccontò più tardi luistesso e non una sola volta. -”Non sapevo chi fosse quel prete ed erocapitato in chiesa quasi per caso, Non mi confessavo da tanto tempoe non sapevo bene come fare a dire i miei peccati, ma lui miìncoraggiò e mi disse che al centro della confessione non stanno i

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peccati ma la misericordia di Dio, Mi ascoltò con pazienza, mi buttòlì qualche parola buona, non mi rimproverò. Alla fine però mi disse:“Il Signore la perdona di tutto ma ricordi che deve restituire i soldifrodati” Io, fra le altre cose, gli avevo detto di aver rifilato tre brocchiper stalloni eccezionali. “Lo farei ma è “impossibile”, gli dissi, “icavalli li ho piazzati a tre compratori diversi, non so nemmeno diquale paese. Viene mezzo mondo alla fiera di Gonzaga.” Il prete midisse: “Torni al mercato settimana prossima e veda di rintracciare lepersone ingannate...” Gli risposi che la fiera di Gonzaga si tiene solouna volta l’anno. Allora mi domandò: “Quanto ha fatto pagare inpiù”? “Più o meno la paga di un operaio per tre mesi” risposi. “Mettai soldi nella cassetta ai piedi di sant’Antonio, dica trenta avemarie perpenitenza, ego ti assolvo.... “Ho fatto come mi ha detto”. Don Luigidopo dieci minuti andò in sagrestia e chiese a Battista le chiavi dellacassetta di sant’Antonio, le infilò in tasca e tornò a confessare.

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L’orologio del campanile suonò dodici colpi. Era rimasto un solopenitente ma non utilizzò il confessionale: vi stava ritto davanti. DonLuigi ne percepì la presenza, tirò di lato la tenda e vide un signoreanziano e scarno, alto, elegante, brizzolato, dal volto bello e regolare,con piccoli baffi e lenti cerchiate d’oro. Don Luigi stava perchiedergli cosa desiderasse ma l’uomo, mai visto prima, fece unpiccolo inchino e lo precedette. “Non sono credente”, disse con vocechiara ma senza la supponenza di quelli che ostentano le loro sceltedevianti pensando renderle esemplari. “ Cerco proprio lei ma nonsono venuto per confessare le tante colpe che ho accumulato nellamia ormai lunga vita ma. Non posso chiedere perdono a chi nonesiste, tanto meno tramite un suo cosiddetto ministro.” Parlòsommessamente, forse rincresciuto di non saper credere. -”Allora

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perché è venutoT’ “Perché vorrei affidarle un compito prima dimorire, cosa che farò entro tre mesi, come mi hanno assicurato dueclinici illustri. Lei è la persona di cui ho fiducia proprio perché èprete e perché ha la schiena diritta, come mi ha detto il contePasserini.” Aveva pronunciato le parole con rispetto mentre toglieva,da una tasca del lungo elegante cappotto nero dal colletto di preziosopelo lucente, una busta. “Vede quando si diventa anziani si parlaspesso della morte come di un incontro prossimo ma nell’intimo lo sipensa lontano. Tutti sappiamo di dover morire, un giorno, maquando il giorno lo conosciamo ed lì, prossimo, tanto da poterlofissare sull’agenda degli appuntamenti, tutto cambia colore, tuttocambia aspetto, tutte le prospettive si riducono. I rimpianti e irammarichi si fanno acuti e ben poco si può fare per attenuarli. Beatiquelli che hanno fede, almeno si illudono, io non l’ho”. Don Luiginon aveva nemmeno fatto in tempo ad alzarsi e disse:”Mi scusi, sonoancora seduto”, poi, un poco turbato, si alzò di scatto ma, forseperché digiuno da molte ore, forse disorientato dalle paroledell’uomo o per le due cose assieme ebbe un capogiro e le gambe nonlo ressero. Sedette di nuovo, chinò il capo, chiuse gli occhi e nellemani accostate come valve accolse il volto impallidito e sudato. Luigistette immobile per un paio di minuti. Poi si riscosse e si rialzò mal’uomo non c’era più. Trovò invece una busta sulla porticina delconfessionale. Era indirizzata a lui che, ancora un poco annebbiato,non l’aperse e la ripose in tasca dove stavano le chiavi della cassettae nel toccarle ricordò la vedova e i quattro bambini. Prima d’andarea casa passò da loro. Lina aperse l’uscio con l’ultima bimba inbraccio, si stupì nel vedere don Luigi allungarle delle chiavi e ancorpiù a sentirlo dire :” Sant’Antonio ha del pane per voi, vada aprenderlo e riporti le chiavi a mia mamma.” Salutò rapidamente eandò casa dove per pranzo l’attendeva soltanto mezza scodella difagioli lessati. Poi si abbandonò sul divano senza nemmeno togliersi

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la tonaca e un sonno intenso lo avvolse per un paio d’ore ristorandolocompletamente. Amalia lo guardava intenerita e ricordò la veglia diuna intera settimana quando la spagnola voleva portarselo via adiciannove anni. Lo rivide nella corsia dei Fatebenefratelli dovesoffriva molto, le allucinazioni lo tormentavano e il cappellano glisomministrò l’estrema unzione. Ma la morte lo sfiorò soltanto. Comeallora, ma con stato d’animo ben diverso, Amalia estrasse la corona einiziò i tre rosari quotidiani. Aveva fatto voto di recitarli sempre,come sempre fece. Don Luigi, pur nel sonno pesante, si mosse,scivolò un poco sul divano e si rigirò. Dalla tasca cascò una busta.Amalia la raccolse, la posò sul tavolo e vide un ampio sigillo diceralacca ma non gli diede importanza. Terminato il rosario, andò inchiesa.

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Quando don Luigi si svegliò si accorse della busta e si stupì leggendola frasetta vergata sotto il timbro a ceralacca da un fine pennino ininchiostro di china:” La prego aprirla dopo la mia morte”. Don Luigila girò e rigirò ma vide solo il motto “Turris et sidera”. La riposesotto chiave e tornò in chiesa per la via Crucis dove Amalia l’avevapreceduto. Terminata la funzione si infilò nuovamente inconfessionale, nel suo, questa volta.

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All’ora del vespro Amalia mise un paiolino sul fuoco per fare un po’di polenta:in quel giorno austero ne bastava poca per cena. Guardòfuori dalla finestra: piovigginava. Era una sera definibile uggiosa daipoeti. Lei, con ben maggior efficacia, la giudicò “adatta a pettinare icani”. La voglia maggiore era d’ averne nessuna mentre l’umidità lesi infilava sotto gli abiti per penetrare nelle ossa. Sedette accanto alla

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finestra in attesa che l’acqua bollisse ma quel quieto tedio vennelacerato dal passo affrettato, quasi di corsa, di Lina con la bambinapiccola in braccio mentre gli altri tre marmocchi le tapinavano dietroa fatica trainati dal più grandicello come anelli di una catena. La filaera chiaramente diretta da lei e la fece entrare. Cosa strabiliante, il belvolto della ancor giovane donna, incorniciato da un nero fazzoletto,era sereno, quasi radioso, titubante eppur sicuro, riconoscente e unpoco in vergogna. “Tenga” disse Lina allungando le chiavi ad Amalia.“Non sa quale grazia mi ha fatto don Luigi,volevo dire sant’Antonio,ma don Luigi lo sapeva...” “La si calmi” disse Amalia utilizzandol’italiano imparato alla scuola elementare di Castellazzo di Bollateporgendole una sedia alquanto spagliata. Lina Migliorati raccontòquanto le era successo ma spesso deviava o tornava indietro, sicorreggeva, inseriva esclamazioni di gioia ringraziamento edevozione. Amalia ad un certo punto la interruppe:”Se ho capitobene don Luigi le ha dato le chiavi della cassetta di sant’Antonio, viha trovato una somma che le permette di vivere tranquilla alcunimesi, ha lasciato dei soldi per restituire il pane degli altri poveri, enon capisce perché assieme a tanta grazia, piegata dentro un bigliettodi cinquanta lire c’era questa carta.” “Ha capito tutto benissimo maio ho anche detto che il merito è di don Luigi.” “Non dimentichisant’Antonio.” disse Amalia e per tagliar corto cambiò discorso:-”Quanti anni hai? Chiese al ragazzino. Le scapole, ossute alucce, glisegnavano la giacchetta e nel viso affilato dalla fame aveva grandi soligli occhi. -”Undici”. “Che classe fai?” “la quinta”. “Vai volentieri ascuola?” “Si molto” -“Come ti chiamiT’ -“Adolfo”. -“Che farail’anno prossimo”? Intervenne la mamma: “Spero me lo prenda ilfalegname come piccolo garzone di bottega, è bravo a scuola ma è ilprimo e senza papà deve lavorare”. La voce fino allora gioiosa siincrinò. -”Sarebbe meglio mandarlo ancora a scuola, don Luigi loaiuterà: farebbe studiare anche i sassi del selciato, ma ora andate che

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è tardi.” Disse Amalia “Bambini ringraziate e salutate e, mi scusi, puòchiedere a don Luigì cosa devo fare della carta del dazio? Glielalascio.” -”Va bene, va bene, su, su, andate, intanto che non piove” econ gesti spicci, per togliere importanza al gesto del figlio, liconvogliò alla porta. Poi si chinò sul paiolo a versare la farina ementre la rimestava, le tornava e ritornava in mente una famosa frasesulla Provvidenza dei “Promessi sposi”, letti e riletti molte volte. Eradecisamente stupita perché sapeva bene che don Luigi non avevasoldi. “Cento lire! Una cosa da non credere!

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“Don Luigi, la vedova Migliorati ha portato queste chiavi assieme aduna carta trovata in mezzo ai soldi, non sa cosa farne, forse èimportante dalle un’occhiata, per favore”. Era un ampio foglio sottilee resistente un poco sgualcito e più volte ripiegato. Don Luigi lo lessecon attenzione. Attestava con tanto di timbri, marche da bollo, firmee controfirme, come sensale un tale Omobono Mantovani di Asola.Era una patente ad esercitare la professione di mediatore. -” E’ undocumento importante” disse alfine don Luigi consegnandolo allamamma perché lo rendesse a Lina. Amalia diede un’occhiata al foglioe lo riportò in fretta alla Migliorati raccomandandole di avvisare ilproprietario. La vedova scrisse una lettera al signor Omobonodicendogli che sarebbe volentieri andata a portargli il documento manon poteva per via dei figli da accudire. Andare dalla Volta Brescianaad Asola ci voleva almeno un giorno intero e non era facile per unadonna sola a quei tempi. Certamente era più facile per il sensaletornare alla Volta. Così avvenne. Pare fosse abbastanza agevole perOmobono passare di tanto in tanto a casa della bella vedova, vedovopure lui con due figli quasi adulti. Lina, però, certi accenni allasolitudine non li raccoglieva, tergiversava, tanto più che portava

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ancora il lutto. Dopo alcuni mesi trovò un lavoro da stiratrice eAdolfo continuò gli studi, con l’aiuto di don Luigi. Dopo un paiod’anni Amalia, che non abitava più alla Volta, seppe che Omobono eLina avevano creato una nuova grande famiglia armoniosamenteallargata, benedetta da Dio, onorata dagli uomini, devota asant’Antonio al quale mai fecero mancare il pane.

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Giorno dopo giorno il tramonto tardava e l’aurora anticipava.Settimana dopo settimana la primavera svegliò prima i pruni, poi ipeschi e via via i mandorli, i ciliegi, i pioppi, i tigli, le robinie e i fichie si sbizzarrì a dipingerli di bianco, di rosa, di verde, di paonazzo,ovattarli di bambagie e lanugini, circondarli di profumi lievi, intensio dolciastri. A Pasqua il grano in erba dominava i campi e i contadiniguidavano i buoi possenti e pazienti a solcare la terra per seminarvi ilgranoturco. Mamma Amalia continuava a stirare tonache e tovaglied’altare, inamidare cotte, accudire la casa e coltivare l’orto.Frequentava la chiesa quel tanto che poteva e, come mamma delcurato, aveva avuto il privilegio di conoscere il pittore che affrescavala chiesa e i suoi allievi e si sentiva autorizzata esprimere qualchecritica. Un giorno si trattenne con il maestro. “Signor Trainini, il miodon Luigi è entusiasta di come viene fuori l’abside”. Il pittore eralusingato. “Anche i suoi giovani sono bravi, soprattutto il Consadori.Ma mi scusi, quel G. può cambiar mestiere! Non vede che faccia daaddormentata ha fatto a quella bambina ai piedi di sant’Angela! Alnaturale ha gli occhi furbi di una volpe ed è più svelta di unadonnola... è meglio ci metta mano lei”. Trainini guardò l’affrescocollocato in una finta nicchia sul lato destro dell’unica navata,ammise che Amalia aveva ragione e prese i pennelli per seguirne ilconsiglio. In quel momento entrò in chiesa un uomo in cerca di don

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Luigi. Dall’aspetto e dall’abbigliamento pareva un maggiordomo oun autista ma poteva benissimo anche essere un impresario di pompefunebri e andò in sagrestia e subito dopo, seguito da Battista, tornòin chiesa e si rivolse ad Amalia: “Ho un messaggio a voce per donLuigi, lei è la mamma, mi ha detto questo signore”. -“Lo sono, devodirgli qualcosa” -“Questa notte è morto il conte Ubaldo Torre”.“Nient’altro?” “Nient’altro”. Tutti sapevano chi era il conte Torre. Iltetro messaggero se ne andò senza nemmeno fare un segno di croce.Amalia pensò che il conte si era scelto un servo miscredente quantolui. Il pittore, che aveva sentito, commentò: “Ha fatto un gran presto,certi brutti mali non guardano in faccia a nessuno. A nominarlo comevivo non era certo uno stinco di santo, ma giusto e onesto lo eracertamente”. Il sagrestano pensò che Dio può ritenere degno di séanche un donnaiolo dalle mani buche, ma non lo disse, e Amaliamormorò: “Non giudicate e non sarete giudicati”, recitò i centorequiem di rito mentre andava a casa dove riferì la notizia al figlio.Don Luigi ricordò allora la busta con stemma e sigillo. L’aprì.Pensava trovarvi una lettera con chissà quali rivelazioni e invecetrovò un nome: notaio Mario Meli. Ripose la busta nel cassetto. Dalnotaio ci sarebbe andato appena possibile. Dal giorno successivo peruna quindicina di giorni sarebbe stato assente. Aveva infatti appenaricevuto una lettera dall’abbazia benedettina che poteva andarvi.

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