LA CHIESA INFORMAONG e all’impossibilità di operare nelle operazioni SAR, l’isola è spa-rita...

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Liberate e liberati Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi. Galati 5, 1 All'inizio, Paolo si reca nella provincia romana della Galazia. Come sempre nei suoi viaggi, va in luoghi dove i credenti ebrei si riuniscono, per incontrare uomini e donne aperti al suo messaggio. Paolo racconta loro come Dio lo ha letteralmente buttato giù dal cavallo. Paolo parla di riconciliazione e di libertà, di giustizia e di come Dio ci ama incon- dizionatamente in Gesù Cristo. Tutto ciò per i primi cristiani della Galazia è nuovo, incredibile: schia- vi e uomini liberi, uomini e donne, pagani ed ebrei si sono incontrati come fratelli e sorelle. Muri apparentemente insormontabili fino a quel momento, crollano. Lo Spirito di Dio fa sì che la vita diventa tut- ta nuova. All’inizio è quindi tutto buono. Questo inizio però, ora è passato, sì, è passato un bel po’ di tempo. L’euforia iniziale ha fatto spazio alla quotidianità. E la vita di ogni giorno ha portato con sé delle domande concrete: che cosa vale? Quale regole si devono seguire? E’ ancora in vigore la legge della circoncisio- ne? Quale orientamento posso avere in un contesto in cui l’impero ro- mano e il culto all’imperatore sono al centro della vita pubblica? Ed ecco, nel grande noi si erigono di nuovo dei muri. I credenti torna- no al vecchio noi e loro, tornano a dividere l’umanità anziché continua- re a vivere concretamente ciò che hanno imparato da Paolo: Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né fem- mina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù. 1 1 Galati 3, 28 LA CHIESA INFORMA Circolare della chiesa evangelica valdese di Catanzaro e Vincolise Novembre 2018

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Liberate e liberatiCristo ci ha liberati perché fossimo liberi. Galati 5, 1

All'inizio, Paolo si reca nella provincia romana della Galazia. Come sempre nei suoi viaggi, va in luoghi dove i credenti ebrei si riuniscono, per incontrare uomini e donne aperti al suo messaggio. Paolo racconta loro come Dio lo ha letteralmente buttato giù dal cavallo. Paolo parla di riconciliazione e di libertà, di giustizia e di come Dio ci ama incon-dizionatamente in Gesù Cristo.

Tutto ciò per i primi cristiani della Galazia è nuovo, incredibile: schia-vi e uomini liberi, uomini e donne, pagani ed ebrei si sono incontrati come fratelli e sorelle. Muri apparentemente insormontabili fino a quel momento, crollano. Lo Spirito di Dio fa sì che la vita diventa tut-ta nuova.

All’inizio è quindi tutto buono.

Questo inizio però, ora è passato, sì, è passato un bel po’ di tempo. L’euforia iniziale ha fatto spazio alla quotidianità. E la vita di ogni giorno ha portato con sé delle domande concrete: che cosa vale? Quale regole si devono seguire? E’ ancora in vigore la legge della circoncisio-ne? Quale orientamento posso avere in un contesto in cui l’impero ro-mano e il culto all’imperatore sono al centro della vita pubblica?

Ed ecco, nel grande noi si erigono di nuovo dei muri. I credenti torna-no al vecchio noi e loro, tornano a dividere l’umanità anziché continua-re a vivere concretamente ciò che hanno imparato da Paolo: Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né fem-mina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù.1

1 Galati 3, 28

LA CHIESA INFORMACircolare della chiesa evangelica valdese di

Catanzaro e VincoliseNovembre 2018

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Anno XII Numero 2 Novembre 2018

Nell’incertezza generale e nella confu-sione che si crea nelle chiese, hanno gioco facile coloro che predicano un’ubbidienza incondizionata alla legge. Predicano la legge di Mosè per tutti e predicano la necessità della circoncisio-ne.

Il conflitto esplode. Paolo lo prende molto sul serio. Perciò scrive la lettera ai Galati e non nasconde la sua posizio-ne chiaramente contro chi ha preso il sopravvento nelle chiese della Galazia. Perciò è una lettera senza ringrazia-menti, senza un saluto, una lettera pie-na di argomenti.

Da allora, la libertà è sempre stata a ri-schio. E noi oggi forse non ce ne accor-giamo nemmeno.

Il 13 novembre avremo la conferenza su Martin Luther King, assassinato 50 anni fa per il suo sogno di libertà. Il suo discorso del 1963 finisce così: quando la-sciamo risuonare la libertà, quando le per-mettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acce-leriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattoli-ci e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie

Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente.

Facciamo che Dio ci trasformi in sentinelle della libertà.

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Agenda novembre

Culti a Vincolise7, 14, 28 alle 17

Culti a Catanzaro4 (senza Santa Cena), 11 e 18 alle 10.30, 25 alle 18

Scuola domenicale4, 11 e 18 alle 10, 25 alle 18

Catechismo11 e 18 alle 11.45, 25 all 17.00

Studio biblico5, 12 e 26 ore 17.30

Incontro ecumenico13 ottobre, 18.00, Musmi, parco della biodiversità

Consiglio di chiesa11 novembre ore 9.00

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Non defraudare lo "stranie-ro"2

Come cristiani abbiamo un serio problema, quello di non conoscere bene la nostra fede, la Parola che dovrebbe illuminare il nostro cammino. Non si spiega altrimenti la "cultu-ra" del rifiuto del "diverso" (che poi, se riflet-tiamo bene, ognuno di noi è diverso per l'altro) che sempre più, anche nei nostri terri-tori, nella nostra Italia, "anima" il comporta-mento quotidiano di moltissimi cattolici e non solo. Se poi pensiamo che in Brasile le potenti chiese pentecostali sostengono aper-tamente la campagna elettorale di un candi-dato di una destra fascista e violenta come Bolsonaro, allora ci rendiamo conto del gran-de pericolo che stiamo correndo. La sequela di Gesù non richiede solo un'adesione forma-le ("Non chiunque mi dice: "Signore, Signo-re", entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli - Matteo 7,21), ma un "avvicinarsi", un provare ad "imi-tare" quello che era il suo stile di vita, la sua umanità. Quindi, come è possibile definirsi cristiani e allo stesso tempo disprezzare lo straniero, il migrante, colui che chiede di es-sere accolto? E`una vera e propria contraddi-

zione. Abbiamo una fede che ci è arrivata dall'oriente da migranti, da persone che hanno rischiato di morire nei naufragi, come Paolo, e an-che noi, a nostra volta, siamo partiti per terre sconosciute per far co-noscere la fede ad altri popoli. La nostra storia, come la storia di tutta l'umanità, è una storia di migrazioni, di intrecci, di mescolamenti, di condivisioni. Dobbiamo chiederci pure perchè catechesi e "dottrina" (che brutta parola) non ci abbiamo cambiato il cuore, invece che inse-gnarci solo precetti e dogmi freddi. Già il "vecchio testamento", con-

2 Preso dal sito radioiris.it, curato da Gianfranco Mammone, Chiaravalle Centrale

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Versetto per il mese di novembre

Vidi la città santa, la

nuova Gerusa-lemme,

scendere dal cielo da

parte di Dio come una

sposa preparata per il suo

sposo. Apocalisse 21, 2

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tiene pagine ricchissime sul rispetto dei poveri, dei bambini, delle ve-dove, degli stranieri, cioè delle persone più umili che stavano ai margi-ni della società essendo considerati come degli zeri, parole che dob-biamo riscoprire e approfondire, come queste: "Non defrauderai il bracciante povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno degli stranieri che stanno nel tuo paese, entro le tue porte; gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e a questo va il suo desiderio; così egli non griderà contro di te all'Eterno e non ci sarà peccato in te" (Deuteronomio 24,14-15). GM

Testimonianze raccapriccianti da Lampedusa

di Nev - Notizie evangeliche 23 ottobre 2018

Gli operatori di Mediterranean Hope sull’isola hanno raccolto testi-monianze di torture e violenze subiti in Libia dai migranti, dichiara-zione che dimostrano come sia sempre più urgente creare passaggi si-curi e legali

«Nour ha disegnato su un foglio di carta le celle e le 4 porte blindate. Celle separate per uomini e donne. E ha raccontato di come ogni sera le donne venivano prese e portate nella cella dopo la terza porta blin-data. Quattro uomini ogni donna. Quattro miliziani libici per ogni pri-gioniera somala, o eritrea. E ogni sera venivano violentate e stuprate ripetutamente. Da quattro sconosciuti. Ogni sera. Per più di un anno.

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E quando una di loro rimaneva incinta veniva portata nello stesso po-sto e presa a calci. Fino all’aborto e oltre. Fino a quando il feto non ve-niva fuori dal corpo della donna». Questa è una delle testimonianze raccolte dagli operatori di Mediterranen Hope (MH), programma per rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che vivono sull’isola di Lampedusa e mantengono attivo un Osservatorio che svolge un lavoro di primissima accoglienza e media-zione con i migranti. Nonostante il dibattito pubblico delle ultime settimane si sia spostato su altri temi, la situazione in Libia continua ad essere molto critica e i migranti intrappolati in quella terra riferi-scono condizioni di detenzione al limite della sopravvivenza e conti-nue violazione dei diritti umani. La testimonianza di Nour è stata rac-colta nei giorni scorsi; la ragazza è arrivata a Lampedusa con lo sbarco del 13 ottobre.

Intanto, anche se in seguito alla campagna di criminalizzazione delle ONG e all’impossibilità di operare nelle operazioni SAR, l’isola è spa-rita dai palinsesti televisivi e dei grandi media, gli sbarchi continuano. A piccoli gruppi e con barchette di legno arrivano i tunisini, mentre il viaggio dalla Libia sembra aver preso nuove modalità, con molti tra-sbordi tra barche piccole e più grandi fino all’arrivo in acque interna-zionali, come racconta Imad, anche lui arrivato il 13 ottobre: «2700 dollari per il viaggio dall’Egitto a Lampedusa, comprensivo di viaggi in camion e in barca. La detenzione prima in una casa e poi in una sorta di campo profughi. Le violenze e la fame. E poi il viaggio, affrontato con altre 33 persone, provenienti da Libano, Egitto, Somalia, Eritrea, su una barca piccola che li ha caricati su una nave e scaricati a 5 ore dalle coste di Lampedusa per permettergli di raggiungere autonoma-mente la costa. Le persone “più scure” venivano fatte stare nella stiva mentre egiziani e libici potevano restare sul ponte».

I migranti rinchiusi nell’hotspot dell’isola spesso riescono ad arrivare in paese e MH mette a loro disposizione un internet point per poter contattare i familiari e rassicurarli comunicando il proprio arrivo, sani e salvi, al di là del mare. È in questa situazione che gli operatori del programma della FCEI hanno occasione di parlare con i migranti e raccogliere le loro storie: «Abdi è partito dall’Eritrea, ha attraversato

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l’Etiopia e poi passando dal Sud Sudan è arrivato in Libia dove ha pas-sato un anno e sette mesi in un luogo chiuso e angusto, venendo pic-chiato tutti i giorni dai “Gangsterman”, fino a quando gli hanno fatto chiamare la madre, in Eritrea, chiedendole 11.000 dollari per il riscat-to. Solo dopo aver pagato è stato imbarcato ed è arrivato a Lampedu-sa. Zakaria viene da Asmara ed è arrivato in Libia attraverso il Sudan. Lì è rimasto per due anni in prigione, venendo spostato di città in cit-tà, fino all’imbarco, al viaggio e allo sbarco a Lampedusa».

Marta Bernardini, che coordina il programma MH sull’isola ha dichia-rato che «queste storie, piene di brutalità e violazioni dei diritti degli esseri umani dimostrano una volta di più che si deve lavorare per crea-re dei passaggi sicuri per chi fugge da guerre e povertà, che i corridoi umanitari sono una soluzione possibile per contrastare il cinismo dei trafficanti, della politica che ha chiuso ogni via legale di accesso in Ita-lia e in Europa, e l’egoismo di chi invoca frontiere chiuse e blocchi na-vali».

(I nomi dei migranti riportati in questo articolo sono di fantasia per proteggere la riservatezza delle persone che hanno affidato a MH la loro storia.)

Solidarietà al sindaco di Riacedi riforma.it - 22 ottobre 2018

La responsabile della Diaconia della CELI (chiesa evangelica luterana in Italia) esprime la sua solidarietà a Mimmo Lucano. Sostegno anche dalla chiesa valdese di Reggio Calabria

Con un comunicato stampa diramato il 19 ottobre scorso, la responsa-bile della Diaconia della Chiesa Evangelica-Luterana in Italia (Celi), avv. Daniela Barbuscia, ha espresso la sua solidarietà al sindaco di Ria-ce, Mimmo Lucano. Il 2 ottobre Lucano è stato messo agli arresti do-miciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandesti-na; poi 17 ottobre l’arresto è stato revocato, ma Lucano ha dovuto an-darsene perché la magistratura ha disposto il divieto di dimora in atte-sa del processo.

«La Diaconia della Chiesa Evangelica Luterana in Italia desidera espri-mere al Sindaco di Riace, Mimmo Lucano, la propria solidarietà e gra-

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titudine. Impegnati con la Federazione delle chiese evangeliche in Ita-lia (Fcei) in un progetto di accoglienza, sostegno e integrazione in fa-vore dei “dublinati”, non possiamo che manifestare la nostra ricono-scenza verso chi fa del bene con coraggio e spirito cristiano. L’ottica dell’Altissimo – così come contenuta nelle Sacre scritture, “… Ama il prossimo tuo come te stesso…” (Giacomo 2, 8) – e la carità cristiana ci “costringono” ad essere misericordiosi con i più deboli».

Solidarietà è stata espressa anche dalla Chiesa valdese di Reggio Cala-bria. In occasione della manifestazione di solidarietà per Domenico Lucano avvenuta il 16 ottobre (il giorno prima della revoca degli arresti somiciliari), è stato letto pubblicamente il seguente comunicato stam-pa: «La Chiesa valdese di Reggio Calabria esprime la propria solidarie-tà al sindaco di Riace Domenico Lucano e si affianca a lui per soste-nerlo nella battaglia contro l’ingiustizia e l’indifferenza. Condivide il modello di accoglienza sviluppato a Riace in quanto, nel rispetto della dignità e dei diritti, ha trasformato una criticità in opportunità. Ritie-ne che la disobbedienza contro l’ottusità di certe leggi sia un atto do-vuto. Afferma che l’accoglienza allo straniero è un gesto di umanità e di amore verso chi si trova in difficoltà ed è in cerca di aiuto (“fui stra-niero e mi avete accolto”). Chiede che il sindaco Lucano sia liberato e riammesso nel suo ruolo istituzionale».

La chiesa informaCircolare della Chiesa Evangelica Valdese di Catanzaro e Vincolise Redazione: Jens Hansen, Via XX Settembre, 62 - Catanzaro Cellulare 347 60 30 164 [email protected] - https://www.valdesicatanzaro.org

Conto corrente Bancario:

Presso BPER, IBAN IT02U0538704401000002604542, BIC BPMOIT22XXX a nome di: Chiesa evangelica valdese di CZ

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