La Campania Giovane - Edizione Luglio 2012

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Mensile di Politica e Cultura dal Sud. www.lacampaniagiovane.it N.13 Luglio 2012 L’ARTE DEL DISTRUGGERE Le meraviglie della Campania La Grecia ha un governo Yes , we rock!

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La Campania Giovane - Edizione Luglio 2012

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Mensile di Politica e Cultura dal Sud. www.lacampaniagiovane.it

N.13 Luglio 2012

L’ARTE DEL DISTRUGGERE

Le meraviglie della Campania

La Grecia ha un governo

Yes , we rock!

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uali siano le priorità di questa Giunta regiona-le è ancora un mistero, alla luce di due anni di governo confuso e senza risultati di ri-lievo. Ma una cosa è certa: la Cultura è stata

assolutamente abbandonata al suo destino dal Governo Caldoro.Eppure tanto si era fatto a livello regionale negli anni precedenti, con il sostegno sempre forte e con-vinto al patrimonio artistico della Campania.Per anni Napoli è cresciuta anche grazie agli investimenti di una Regione che ha creduto profon-damente alle immense potenzia-lità che il nostro capoluogo offre, ma che meritano investimenti seri e oculati, risorse costanti che si traducano in fiducia da parte del-le Istituzioni. E’ grazie a queste fondamentali prerogative che il precedente governo regionale è arrivato alla realizzazione dello splendido Auditorium di Ravello, piuttosto che al restauro del Teatro San Carlo di Napoli.Purtroppo il simbolo della nuova linea politica è il caso del Museo MADRE, che non solo ha proiet-tato Napoli nel panorama inter-nazionale dell’arte (la collezione inestimabile di Palazzo Donnare-gina annovera tra le firme opere di Andy Warhol, Francesco Clemen-te, Lucio Fontana, Rebecca Horn, Robert Mapplethorpe e tantissimi altri immortali artisti), ma ha an-che e soprattutto rappresentato un’operazione di riqualificazione fondamentale per una zona del centro storico partenopeo che ave-va bisogno di essere riconsegnata al meglio ai cittadini.La risposta di questa Giunta agli investimenti ed all’attenzione al territorio mostrata da chi ha tenuto

di Antonio Marciano

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Antonio Marciano,consigliere regionale PD

ficoltà logistiche ed organizzative per chi ha da sempre gestito un evento ben rodato.Lascia di stucco una politica cultu-rale fatta di tagli tout court e sen-za alcuna logica di riassetto degli investimenti in arte e cultura, ma inorridisce l’atteggiamento demo-tivante mostrato addirittura nei confronti di chi vorrebbe conti-nuare ad investire privatamente in Campania, per la Campania.Le meraviglie distribuite sul nostro territorio rappresentano, dal punto di vista turistico e imprenditoriale, un prodotto che riuscirebbe a ven-dersi da solo. Ma la certezza è che coloro i quali sarebbero preposti a mostrare il volto più bello della Campania, nonostante il patrimo-nio ereditato dalla Natura, dalla Storia e da una tradizione artistica e culturale invidiabile, riescano a fallire, addirittura eclissandolo.

COME DISTRUGGERE UN PATRIMONIO INESTIMABILEEDITORIALE

le redini in precedenza è stato lo smantellamento senza appello di una realtà museale tanto incre-dibile da creare, probabilmente, invidia. E si è quindi preferito mettere in atto giochi di potere, costringere un intero Consiglio di Ammini-strazione alle dimissioni, rischiare la chiusura di un fiore all’occhiel-lo, senza pensare alla mortifica-zione che l’offerta turistica napo-letana ha subito per molti mesi, arrivando addirittura alla richiesta di restituzione delle opere esposte da parte degli artisti, piuttosto che credere nel MADRE. Ma non è solo tramite la demoli-zione di un’offerta artistica pubbli-ca che chi governa ha palesato la propria indifferenza nei confronti della Cultura, bensì dallo scon-certante modo in cui si è creata diffidenza anche in quelle realtà private imprenditoriali che hanno investito per anni sulla città di Na-poli e quindi nella Campania.A fare le spese di questo assurdo atteggiamento è stato il Neapolis Rock Festival, uno show divenuto cult, affermatosi sulla scena musi-cale internazionale a suon di arti-sti di primo piano, che da sempre attira un pubblico senza confini geografici capace di percorrere svariate miglia pur di assistere al grande spettacolo offerto ogni estate. Proprio alla luce della scarsissima attenzione ricevuta negli ultimi due anni dalla Regione, che inve-ce in passato ha creduto e soste-nuto fortemente un investimento privato di tale livello, il Neapolis ha dovuto bussare alla porta del Giffoni Film Festival, a Giffoni Valle Piana, snaturando un evento che si era fortemente identificato nel nostro capoluogo (basta leg-gere il nome!), con notevoli dif-

IMMAGINI Ryan Mendoza, The Possessed. Mueo Madre, Napoli, 2010

IMMAGINI Fausto Melotti, Mostra AntologicaMuseo Madre, Napoli 2012

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SOMMARIO Le meravigliedella Campania

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PRIMO PIANO

Cercare la crescita 12

INCHIESTA

Quello che non sapete dello Iusy

Giffoni Experience

L’Italia trema ancora

Non è un Paese per donne

Il culto del calcio sfigato

Napoli, uno scrigno prezioso

L’acqua della fontana nessuno la beve più

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Magistrati nel mirino 20

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SOCIETÀ

La Siria in fiamme

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POLITICA

Crisi zona Euro:è la volta della Spagna

La Grecia ha un governo

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Yes, we rock!

CULTURA

Eventi Luglio 34

EVENTI

La Campania giovaneVia Renato Lordi, 980127 Napoli

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Direttore Responsabile Andrea PostiglioneDirettore Editoriale Giorgio MassaCaporedattore Vito Contardo

Collaboratori Alessia Schisano, Flavia de Palma, Felice Manganiello, Gloria Esposito, Marco Trotta, Roberta Capone, Salvatore Bor-ghese, Serena Tagliacozzo, Sergio Antonelli, Stefano Behrend, Nello Chianese, Anna M. Musto, Davide Maddaluno

Stampa Legma Leombruno SrlDistribuzione gratuita

Pubblicità [email protected]

Registrazione n.53 effettuata il 26/07/2011 presso il Tribunale di Napoli

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PRIMO PIANO

GUARDARE CON RINNOVATA MERAVIGLIA CIÒ CHE DA SEMPRE CI CIRCONDA

LE MERAVIGLIE DELLA CAMPANIA

di Giorgio Massa

a Campania è da sem-pre una tra le terre di maggiore appeal turi-stico nella pur amatis-sima Italia. Coloro che scelgono di trascorrere

le loro vacanze in Campania non hanno che l’imbarazzo della scelta grazie alle infinite bellezze natura-li e antropologiche offerte. Tra di esse si annoverano anche cinque siti riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Uma-nità (Il Centro storico di Napoli; la zona archeologica di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata; Il Palazzo Reale di Caserta; il Parco Naturale del Cilento e la costiera Amalfitana) Questi beni da soli farebbero la fortuna di qualsiasi zona a vocazione turistica, ma per la nostra regione questi non sono che l’overture di una sinfonia di meraviglie con cui stupire e avvol-gere i visitatori.Napoli, colpisce il visitatore per la sua vivacità, per gli splendidi colori del mare, ma anche per la sua storia che riemerge da ogni angolo del centro storico, il più grande in Europa, un autentico museo a cielo aperto. Non è un caso d’altronde se ad ogni apertura

di cantiere della metropolitana si rinvengono prestigiose vestigia del-la storia millenaria della città. Una città che riserva bellezze nel sotto-suolo (le visite guidate alla Napoli sotterranea sono ormai diventate un appuntamento fisso per napoletani e turisti) e che travolge per la mole di testimonianze artistiche presenti ad ogni incrocio delle sue strade. Dovunque si guardi, si possono am-mirare panorami affascinanti, taber-nacoli, chiese barocche e obelischi. Potete vedere antichi mestieri, dalle scene della Natività (S. Gregorio Armeno) per l’arte incomparabile di liutai, fino al vecchio Borgo de-gli Orefici Innumerevoli itinerari da seguire, scegliendo tra una visita ai castelli, ai musei o alle ville e ai palazzi storici, o un tour tra le tante chiese che contengono capolavori scultorei e pittorici di grande valo-re. Ma per il vero amante della cultu-ra e dell’arte visitare la Campania e fermarsi solo a Napoli sarebbe un delitto. Per l’eccezionalità dei reperti ed il loro buono stato di con-servazione, l’Unesco protegge la zona archeologica di Pompei ed Er-colano, che sono state distrutte dal Vesuvio nel 79 d.C. La lava vulca-

nica ha causato la loro distruzione ma, ha anche creato un’autentica macchina del tempo archeologica preservando intere porzioni di città e scattando un’istantanea della vita al tempo dell’Impero Romano. Il solo sito di Pompei (nonostante i recenti acciacchi dovuti ad una ge-stione scriteriata della manutenzio-ne da parte degli organi competen-ti) attrae milioni di visitatori ogni anno ed è senz’altro il sito archeo-logico più famoso al mondo. Ma se state cercando una vacan-za romantica fatta di panorami mozzafiato e una natura generosa e senza tempo allora non potete mancare di fare una visita alla Co-stiera Amalfitana. Baie, insenature e pittoresche cittadine di piccole dimensioni che miracolosamente si aggrappano alla montagna. Il colore azzurro del mare, il verde della macchia mediterranea, i co-lori e le linee delle piccole case , si fondono perfettamente creando uno dei percorsi più belli della costa italiana. Sorrento, Amalfi, Ravello, Vietri sul Mare e Positano sono solo alcune delle perle pre-ziose che compongono una colla-na di piccoli centri (12 in tutto) sul-la costa. Sembrano piccoli presepi

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Isola della Gaiola,Napoli

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viventi, con i loro antichi vicoli, archi e piazzette che incantano i vi-sitatori con la loro atmosfera, suoni e profumi.La Reggia di Caserta, un altro sito Unesco, è un vero capolavoro di architettura e decorazione non-ché un prezioso scrigno di opere d’arte. All’interno del Palazzo, i visitatori sono stupiti dal continuo susseguirsi di opere d’arte, stucchi, bas-releifs, affreschi, sculture e pa-vimenti intarsiati. Un lavoro colos-sale: quattro cortili, 1200 stanze, più di 30 scale imponenti tra cui la famosa scalinata Grande con 116 gradini, incorniciati da un grande parco splendido. Una Reggia che sta a testimoniare non solo la ma-estria degli artisti e degli artigiani che l’hanno costruita ma anche la potenza e lo splendore di una casa regnante che quanto a fasto e splendori artistici ha avuto ben pochi rivali.Archeologia, natura e tradizioni sono i tre elementi distintivi del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, crocevia di culture e popoli fin dalla preistoria. Una traccia preziosa di questa regione è Paestum, che vanta i tre templi greci meglio conservati del mon-do: Tempio di Hera, la più antica, il Tempio di Nettuno, il più grande, ei templi di Cerere, che era in realtà dedicato alla dea Athena. Nel 540 d.C. , le coste del Cilento ha visto lo sbarco dei Focei, i fondatori di

Elea (oggi Velia), antica città nota per essere la residenza di grandi fi-losofi come Parmenide e Zenone. Infine Da non perdere una visita alla Certosa di Padula, uno dei mo-nasteri più grandi del mondo.Alla fine di questo tour vorticoso per le città e i borghi della Campa-nia non possiamo non citare le per-le che formano la collana del Golfo di Napoli si tratta di Capri e Ischia. Uno scenario di rara bellezza mo-dellata dal vento e dal mare. Come non citare la sempiterna bellezza dei Faraglioni o della Grotta Az-zurra, o ancora delle meravigliose spiagge ischitane. Ancora una volta di fronte a tanta abbondanza ci si sente come persi e ci si ferma a chiedersi se sia mai esistita una terra altrettanto bene-detta dalla natura e dalla Storia. Una benedizione della quale però non sembra esserci piena coscien-za.Oro buttato?La domanda sorge spontanea una volta dato un rapido sguardo così come abbiamo fatto nell’articolo qui sopra. La Campania, che già gli antichi romani chiamavano Felix per l’amenità dei luoghi, ha da sempre avuto una vocazione turistica di altissimo profilo eppu-re ancora oggi molte potenzialità rimangono inespresse. Negli ulti-missimi anni per altro, complice una cattiva gestione dell’imma-gine della Regione, e un governo

nazionale in tutt’altre faccende affaccendato, si è assistito ad un ulteriore scadimento dei numeri delle presenze turistiche nella no-stra Regione. Un esempio per tutti il numero di passeggeri sempre più basso che sbarcano all’aeroporto di Napoli per trascorrervi un sog-giorno. Negli anni d’oro del rina-scimento napoletano (Inizio anni 90 fino a tutti gli anni duemila) la città e con essa tutta la Regione sembrava aver finalmente intrapre-so il giusto percorso per diventare quel centro ricettivo di eccellenza a cui la natura stessa del suo territo-rio sembrerebbe votarla. Una serie di politiche mediatiche del tutto fuorvianti unite ad una gestione dilettantesca (quando non distrut-tiva come a Pompei dove in pochi mesi quello che non era riuscito a Vesuvio è riuscito al ministro Bon-di) hanno portato lo stato dell’arte dell’industria turistica campana indietro di vent’anni. La speranza è che la congiunzione dell’attuale crisi economica con i sempre maggiori segnali di rina-scita partecipativa da parte degli stessi campani, possano essere il punto di partenza per una nuova spinta innovatrice. Una spinta che consenta alle politiche locali e na-zionali di porsi come obiettivo la conservazione e l’utilizzo ragiona-to ma completo delle immense ed apparentemente inesauribili risorse turistiche della nostra Regione.

CERCARE LA CRESCITA

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n grande sack, un contenitore di nuove norme e discipline che svariano tra i più diversi campi. Si parte dalle novità sulle in-

frastrutture e sui nuovi incentivi per le ristrutturazioni, si passa per i provvedimenti su energia e ambiente, e c’è qualcosa pure ri-guardo i tempi dei processi. Una parte importante e ponderosa (soprattutto per le conseguenze che avrà) è anche quella sulle dismissioni di partecipazioni e immobili oggi di proprietà pub-blica.Quando lo scorso 15 giugno il presidente del Consiglio Mario Monti e il suo Superministro per le Infrastrutture e lo Svilup-po Economico Corrado Passera hanno presentato le 70 pagine del decreto, non sono riusciti a mascherare il loro entusiasmo. “Un provvedimento corposo”, ha commentato il Premier, men-tre l’ex numero uno di Intesa San Paolo si è detto sicuro del notevole impatto del testo perché “orientato su questioni struttura-li”.Un pacchetto di misure che però, ancora una volta, è quasi a costo zero per le casse pubbliche. Lo Stato infatti, spenderà soltanto poco più di tre miliardi di euro, per giunta spalmati sui prossimi dieci anni. Si parla dunque, di un

quinto di punto di pil in due lu-stri. Che è davvero una cifra mo-desta a fronte degli 80 miliardi che Mario Monti ha annunciato possa movimentare il decreto. Insomma, il Governo ha nuova-mente puntato su misure a costo zero per tentare la difficilissima quadratura del cerchio: preser-vare l’equilibrio delle finanze pubbliche e cercare di spingere sull’acceleratore della crescita.I tre miliardi di risorse impegnate saranno reperite da tagli alle spe-se della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Economia. In particolare, si legge, dovranno risparmiare il 20 per cento sul personale dirigente.All’indomani della conferen-za stampa di presentazione del decreto, la novità accolta con maggiore clamore dalla stampa straniera, cui però meno spazio hanno riservato le nostrane te-state, riguarda la dismissione e la vendita di beni pubblici in parte-cipazioni, immobili ed imprese municipalizzate che il Governo si prepara a varare. Il piano do-vrebbe generare risorse per lo Stato pari a 10 miliardi di euro, che andranno tutti ad abbattere il debito pubblico. Per portarlo a termine, l’Esecutivo ha varato un altro apposito decreto con il quale ha dato vita ad un maxi fondo per la gestione dei beni pubblici, di proprietà sia del governo centrale

LE MISURE AL CENTRO DEL DECRETO SVILUPPO

Uche degli enti locali. Nello stesso Dl è stato poi previsto anche il diritto di opzione per l’acquisto da parte della Cassa depositi e prestiti delle azioni pubbliche di Sace, Fintecna e Simest. Il vice-ministro all’economia Grilli ha escluso, almeno per il momento, la vendita delle partecipazioni pubbliche in Eni, Enel e Finmec-canica. Il presidente dell’Anci, Graziano del Rio, ha auspicato un importante ruolo per gli Enti locali. Le risorse generate infatti, saranno destinate anche ai Co-muni per estinguere i propri de-biti con le imprese. L’auspicio è quello che non si proceda a una svendita del patrimonio pubbli-co come già si è avuta nel più o meno recente passato. Per ridurre il peso dello Stato nell’economia, Mario Monti ha poi annunciato anche un’ulteriore misura: l’abo-lizione dell’Agenzia del territo-rio e dei Monopoli. Parte delle loro funzioni saranno affidate all’Agenzia delle entrate.Non è passato inascoltato poi, nemmeno il “grido di dolore” proveniente dal settore edile. Il Governo ha varato alcune norme per alleviare le difficoltà lamen-tate dai costruttori negli ultimi mesi. Innanzitutto è stata innal-zata la detrazione irpef per le ri-strutturazioni dal 36 al 50 %, fino a una soglia massima di 96 mila euro (era a 48 mila). La norma

di Salvatore Iovine

INCHIESTA

tuttavia, durerà solo fino al 30 giugno 2013. Risente di un leg-gero allineamento (dal 55 al 50 %) il limite di detrazione posto per l’efficientamento energeti-co. Altra boccata d’ossigeno per i costruttori inoltre, è l’esenzio-ne dal pagamento dell’imu su quegli immobili che hanno ulti-mato da meno di tre anni e non ancora hanno venduto. Le infrastrutture costituivano un altro importante capitolo, quello su cui si attendeva dall’Esecuti-vo una risposta precisa. Il piano di Mario Monti consiste nell’in-troduzione dei project bond. In pratica si continua sulla linea già delineata dagli ultimi decreti del governo Berlusconi con i quali si voleva girare ai soggetti pri-vati l’onere della realizzazione di nuove importanti opere pub-bliche, affidando loro in cambio la gestione pluriennale. Ebbene, il testo del 15 giugno dà la pos-sibilità a queste grandi imprese di reperire i fondi necessari at-traverso l’emissione di obbli-gazioni, che potranno godere di una tassazione agevolata al 12.5 %, la stessa prevista anche per i titoli di debito pubblico. A mar-gine della conferenza stampa, il Ministro Passera, interrogato da un giornalista, ha annunciato la chiusura, e dunque il com-

pletamento, di tutti i tredici cantieri della Salerno-Reggio Calabria. Non ci saranno, co-munque, nuovi soldi, almeno per il momento. Rimane però la promessa dell’Esecutivo di liberare una ventina di miliardi per favorire l’apertura di nuovi cantieri.Dal suo primo giorno di man-dato Mario Monti aveva av-vertito riguardo la necessità di investire sull’innovazione per condurre il Paese sulla strada dello sviluppo. Il decreto, in tale direzione, prevede la nascita dell’Agenzia per l’Italia digita-le, un soggetto che ingloberà le funzioni di DigitPa e dell’Agen-zia per la diffusione delle tecno-logie per l’innovazione. Al nuo-vo ente è affidata la missione di realizzare tutto quanto previsto nell’ Agenda digitale italiana, con priorità alla banda ultralarga e alla digitalizzazione della Pa.Finanziamenti a tassi agevolati sono previsti per quelle imprese che assumeranno giovani under 35 nel settore della ricerca e del-la green economy. In particolare il testo si riferisce a quelle azien-de impegnate nella produzione di biocarburanti di seconda e terza generazione, oltreché di biomasse. Ministro della Giusti-zia Paola Severino ha annuncia-

to le novità che riguarderanno il processo civile con l’obiettivo di abbattere i tempi e smaltire un maggior numero di proce-dimenti: nascerà la figura di un giudice che eliminerà tutti quei ricorsi palesemente inammissi-bili all’appello. Inoltre poi, sono anche state snellite le procedure necessarie ad ottenere il risar-cimento per i cittadini vittime dell’eccessiva durata dei pro-cessi.Il decreto torna poi anche sul sociale: sarà istituito, presso il Ministero dell’Agricoltura, un fondo per il finanziamento di derrate alimentari da destinare ai più poveri. Ad occuparsi della distribuzione saranno, è previsto dal testo, le associazioni carita-tevoli.Le novità presentate da Mario Monti, dunque, non sono certo irrilevanti. Appena varate, han-no destato commenti ed umori di diversa natura. La Confindustria ha apprezzato specialmente le misure sulle infrastrutture, Su-sanna Camusso della Cgil lo ha definito “non all’altezza”. Pier Luigi Bersani si è detto scet-tico su alcuni punti. Il PdL ha lamentato la scarsità di risorse finanziarie realmente impegnate dallo Stato. Vedremo come e se il Parlamento cambierà il testo.

Mario Monti,presidente del consiglio

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opo le recenti notizie sui massacri e le tor-ture perpetrare dalle milizie siriane il re-gime di Assad sem-bra vacillare sempre di più, ma senza un

deciso intervento internazio-nale difficilmente i ribelli po-tranno vincere la battaglia sul campo.Gran Bretagna e gli Stati Uniti stanno cercando una nuova ini-ziativa diplomatica per trovare una via d’uscita dall’impasse siriano che sta trascinando il paese in una routine di vio-lenza quotidiana con perico-lose ripercussioni regionali. Si tratta di una partita molto deli-cata, che dipende quasi total-mente dal sostegno russo e sa di disperazione. Ma nient’altro sembra poter funzionare.I dettagli sono imprecisi, ma il piano concordato da Barack Obama e David Cameron si concentrerebbesu un piano in sei punti promosso da Kofi Annan per conto delle Nazio-ni Unite e della Lega Araba - “un processoguidatoda politici siriani “che deve sicuramente chiudere al più presto la fase di transizione con il presidente Bashar al-Assad.

In una giornata che ha visto la Croce Rossa Internazionale supplicare per l’accesso agli aiuti per i civili intrappola-ti adHoms dopo 10 giorni di bombardamenti, vale la pena di provare ditutto. I sostenitori dell’opposizione hanno dichia-rato che i ribelli e le truppe erano ancora coinvolti in aspre battaglie la notte di Mercoledì. “In città si sente il continuo rumore dei colpi sparati dai cannoni e dai mortai e sono in corso pesanti combattimen-ti”, ha detto l’attivista Abu Yazen. Profondamente impe-gnati nella, gli USA e l’UK stanno tentando di progettare una negoziazione con Assad. La novità è che gli viene of-ferta la carota del “passaggio sicuro” per partecipare a una conferenza sponsorizzata dalle Nazioni Unite a Ginevra per discutere un nuovo governo e la sua uscita dal paese. Ciò richiederebbe la sospensione del divieto di viaggio all’inter-no dell’Unione europea come presupposto per l’apertura del-la trattativa.Un altro, e di gran lunga più significativo - nonché molto controverso - elemento è quel-lo che potremmo definire come

LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE AL BIVIO TRA INTERVENTO E INDIFFERENZA

una sorta di impunità ex-ante. Sebbene, a differenza Muam-mar Gheddafi l’anno scorso, il presidente siriano non sia mai stato sottoposto a giudizio dal-la Corte penale internaziona-le - come molti ritengono che dovrebbe essere dopo 15.000 morti negli ultimi 15 mesi. La possibilità di un ritiro a vita privata in esilio potrebbe co-stituire un offerta da tenere in debita considerazione. Forse “l’immunità da procedimenti giudiziari” suona troppo gene-rosa, tuttavia siamo di fronte ad una comunità internazionale che sa che non può assoluta-mente ripetere l’interventoNa-to in Libia e non ha altre buone soluzioni disponibili.Il modello qui è chiaramente il passaggio di poteri in Yemen. Sebbene si tratti di un paese molto diverso, in Yemen il ve-terano presidente Ali Abdullah Saleh è stato finalmente convin-to a dimissioni in cambio di im-munità per lui e la sua famiglia. Nel paese della penisola araba tuttavia personaggi chiave le-gati all’ex dittatore, restano in carica di un paese che è a mala-pena più stabile di prima e i cui problemi non sono stati risolti dalla primavera araba. Ilpoten-

di Giorgio Massa

LA SIRIA IN FIAMMED

POLITICA

te vicino delloYemen, l’Arabia Saudita, ha giocato un ruolo di primo piano politico e finan-ziario in questa transizione. Nessuno dei vicini della Siria ha quel tipo di influenza. Infat-ti, il suo più stretto alleato regio-nale, l’Iran, deve essere escluso dalla conferenza di pace propo-sta su insistenza di Washington e Londra; che nel frattempo stanno sempre premendo con forza ma senza risultati per fermare il pro-gramma nucleare di Teheran.I funzionari britannici hanno ten-tato di far intravedere alla Russia, fortemente interessata agli acca-dimenti di questa regione in cui si trova l’unica base navale russa nel Mediterraneo,qualche tenue possibilità di ripetere l’accordo yemenita, per facilitare la pres-sione suAssad. La Russia ancora scottata dalla Libia, esita ad ac-cettare questa ipotesi di “cambio di regime”.In un’atmosfera sempre più set-taria, la partenza del presidente non risolverebbe il problema dei suoi più stretti consiglieri e sodali, nonché della più ampia

comunità alawita che domina le forze di sicurezza e i cuitimori di vendette da parte della maggio-ranza sunnita rendono qualsiasi accordo oltremodo difficile da ipotizzare. Annan da parte sua sta premendo affinché un accordo di tregua sia siglato quanto prima con l’avallo della comunità internazionale. Ma l’amara verità è che quasi tutte le parti di esso sono state ignorate: né il regime, né l’op-posizione stanno rispettando il cessate il fuoco internazionale; non c’è stato alcun ritiro delle armi pesanti dalle città, né libero accesso per gli aiuti umanitari e per i media o rilasci significati-vi di prigionieri. Gli osservatori delle Nazioni Unite già presenti nel paese, hanno potuto solo ri-ferire in merito, ma non impedire i massacri.Nelle ultime settimane il conflit-to è peggiorata, con l’uso ormai di routine di sbarramenti di arti-glieria, elicotteri e vere e proprie offensive su larga scala. I com-battenti dell’esercito di liberazio-ne siriano hanno armi migliori da

quando sono riforniti da Arabia Saudita e Qatar, sufficienti per continuare a combattere ma non abbastanza per sconfiggere le forze di Assad. Terroristi non an-cora identificati hanno effettuato bombardamenti che portano i se-gni distintivi di al-Qaida. Ormai anche i sempre cauti funzionari delle Nazioni Unite comincia-no a parlare di “guerra civile”. Il regime di Assad dice che sta combattendo “bande armate ter-roristiche”, sostenute da arabi, occidentali e Israele. L’opposi-zione invece rifiuta l’etichetta di guerra civile, lamentando che ciò stabilisce una falsa equivalenza tra la loro battaglia per liberare il paese e quella delle milizie di Assad.Secondo un alto funzionario araboAssad appare ora sempre meno in contatto con la realtà. La domanda è se c’è ancora tempo per la diplomazia internazionale per fermare il massacro e av-viare un processo di transizione democratica prima del croniciz-zarsi della situazione di bellige-ranza.

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Bambini siriani in protesta

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CRISI ZONA EURO: È LA VOLTA DELLA SPAGNA

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o scorso 9 giugno la Spagna, la quarta eco-nomia dell’eurozona, ha chiesto un prestito di decine di miliardi di euro all’eurogruppo. La

decisione si è resa necessaria per ricapitalizzare il sistema banca-rio spagnolo che, secondo molti analisti e lo stesso governo del premier Mariano Rajoy, sarebbe in una situazione molto pericolo-sa: diverse banche sono in rosso e in crisi di liquidità. Dovessero fallire creerebbero un effetto a catena che coinvolgerebbe di-versi istituti di credito e avrebbe gravi ripercussioni per la Spagna e per tutta l’eurozona. La crisi spagnola aveva avuto inizio in seguito alla crisi del mercato immobiliare, che duran-te gli anni tra il 2004 e il 2008 aveva vissuto una fase di grande espansione, ma che si è velo-cemente sgonfiato negli ultimi quattro anni generando un tasso molto alto di disoccupazione. Questo ha portato anche a un crollo delle entrate fiscali e a un aumento molto veloce delle spese da parte dello stato per i cosiddetti ammortizzatori socia-li, ovvero gli aiuti e i sussidi ai disoccupati. Le banche, che nel periodo di crescita esponenziale del setto-re immobiliare avevano visto crescere moltissimo i prestiti in

IL SISTEMA BANCARIO CROLLA INSIEME AL MERCATO IMMOBILIAREdi Vito Contardo

Luscita, al momento del collasso hanno subito grandissime per-dite. Per ora la banca più colpita è stata Bankia, la quarta banca spagnola, che a fine maggio ha chiesto un aiuto allo Stato di 19 miliardi di euro. Ma altre ban-che, incluse CatalunyaCaixa e NovaGalicia potrebbero avere bisogno, sempre secondo quan-to scrive la BBC, di aiuti che si aggirano sui 9 miliardi di euro. A cercare di fare chiarezza sull’am-montare di questo buco sono dei recentissimi approfondimenti commissionati dal direttamente dal governo iberico. Le 14 ban-che spagnole con operazioni sul territorio nazionale prese in esa-me dalle società di consulenza Oliver Wyman e Roland Berger hanno un fabbisogno di capitale compreso tra 51 e 62 miliardi in una situazione di “stress” di mercato e tenendo conto di tutti i segmenti di prestito. E’ quanto scrive Oliver Wyman nel suo rapporto, mentre per Roland Rer-ger le necessità patrimoniali delle banche in esame sono pari a 51,8 miliardi, sempre in situazioni di mercato negative. La valutazione si basa su un periodo di tre anni e il dato finale appare ben infe-riore ai 100 miliardi di supporto massimo messo a disposizione dall’Europa. Come ha spiegato il vicegovernatore della Banca cen-

trale spagnola, Fernando Restoy, i due revisori hanno “utilizzato metodologie” lievemente diver-se e Roland Berger “ha indicato una cifra precisa”, mentre Oliver ha preferito una “forchetta”.Nello scenario base così Oliver indica fra i 16 e i 25 miliardi di euro, mentre Roland Berger indica 25,6 miliardi di euro. Nello scenario “più duro” inve-ce Oliver scrive 51-62 miliardi

POLITICA

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coinvolta la cosiddetta “troika” (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea), che negli altri casi ha, almeno in parte, supervisionato i paesi in difficoltà per controllare strettamente i piani di risanamen-to delle loro economie; inoltre, la Spagna recentemente ha già ap-provato dure misure di austerità. Si prevede poi una crescita della disoccupazione, già molto alta, e nuovi tagli potrebbero peggiorare la situazione. È vero, però, che an-che l’Irlanda ha ricevuto gli aiuti internazionali per una crisi del sistema bancario simile a quella spagnola: con il coinvolgimento dell’FMI, ha dovuto approvare in cambio dure misure di austerità. Il futuro dell’economia spagnola, in definitiva, non sembra affatto buono. Lo scorso aprile il Paese è infatti tornato ufficialmente in re-cessione: secondo alcune stime, la crescita non tornerà almeno fino al 2013 (si stima che nel 2012 il suo Prodotto Interno Lordo scenderà dell’1,7%). La disoccupazione, arrivata a livelli record e oramai

insostenibili: oltre il 24% della forza lavoro e il 50% dei giovani non hanno un impiego. Il governo del conservatore Rajoy ha appro-vato nei primi cento giorni di go-verno tagli per ben 42,3 miliardi di euro, allo scopo di raggiungere nel 2013 un obiettivo cruciale per l’Europa, cioè il rapporto deficit/PIL al 3%. Il rapporto deficit/PIL della Spagna nel 2011 è sa-lito all’8,5%, superando le stime che lo davano precedentemente al 6%. Dopo molte polemiche, Ra-joy si è impegnato con l’Europa a farlo scendere al 5,3% nel 2012. Inoltre lo scorso 7 giugno Il raiting della Spagna è stato abbassato di tre li-velli da Fitch (da A giù fino a BBB, a solo due livelli dall’area specu-lativa, dal livello junk, spazzatu-ra). L’agenzia ha ora su Madrid il raiting più basso tra le tre grandi agenzie: entrato nella crisi con la tripla A, il Paese iberico è valu-tato BBB+ da Standard&Poor’s, che è intervenuta sul giudizio alla fine di aprile, mentre Moody’s da febbraio non ha più modificato il suo A3. Intanto in oltre 60 città i sindacati hanno già organizzato manifesta-zioni “contro il salvataggio delle banche”. E tensioni sociali potreb-bero aumentare, i cittadini hanno paura di subire le scelte tedesche. La Merkel del resto ha già preteso che venga inserito il pareggio di bilancio in Costituzione quando alla Moncloa (sede del governo spagnolo) c’era ancora Zapate-ro. Ma soprattutto ha preteso, da quando governano i popolari, di far leggere agli esperti della CDU prima ancora che al Parlamento spagnolo i documenti relativi al piano di riassestamento di bilan-cio, ossia una versione iberica del “Salva-italia” - con nuove tasse, tagli del 7% nella sanità e del 22% nell’istruzione. La paura è che la politica del rigore possa portare alle stesse conseguenze greche, cioè una spirale di tagli senza alcun recupero della fidu-cia nei mercati.

mentre Roland dettaglia 51,8 miliardi. Cifre “gestibili” secon-do il governo, che ha rilevato come siano nettamente più basse dell’ammontare degli aiuti che si è ipotizzato di chiedere ai partner dell’area euro. Gli aiuti dovrebbero arrivare comunque da due fondi comuni europei, ossia il vecchio fondo salva-stati EFSF (European Fi-nancial Stability Facility) e quel-lo più potente, che probabilmente nel corso di questa estate ne pren-derà il posto, ossia l’European Stability Mechanism (ESM). Nel prestito non verranno coinvolti, a quanto pare, né il Fondo Mone-tario Internazionale né la Banca Centrale Europea. Il primo ministro Rajoy, nono-stante la situazione finanziaria molto grave, ha definito il presti-to “una vittoria della credibilità dell’euro” e ha assicurato che alla Spagna non verranno chiesti altri sacrifici. Principalmente per due motivi: nel caso spagnolo, a differenza di Grecia, Portogal-lo e Irlanda, non è direttamente

Protesta in Spagna

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LA GRECIA HA UN GOVERNO

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e elezioni del 17 giu-gno, dopo quelle del 6 maggio che avevano delineato una situa-zione talmente fram-mentata da rendere

impossibile la formazione di una maggioranza parlamentare, han-no finalmente dato alla Grecia un governo. Nella situazione econo-mica così difficile in cui versa il Paese risulta quantomai veritiero l’adagio “il tempo è denaro”. Eb-bene, il nuovo premier è Antonis Samaras e come ministro delle Finanze è stato nominato Vassilis Rapanos, il presidente della Ban-ca nazionale. Nea Dimokratia (ND, centro-destra) e il socialista Pasok - i due partiti rivali che si sono alternati al potere dal 1974 - si sono accordati per formare un governo di coalizione che dovrà, nelle loro intenzioni, rinegoziare i termini del memorandum da 130 miliardi di euro firmato da Atene con i creditori internazio-nali. E’ da rilevare la forte diver-sità di radicamento dei partiti al variare dell’età dell’elettorato: nella fascia 18-34 anni il 20% ha votato ND, il 33% Syriza e il 6% Pasok; in quella 35-54 il 24% per ND, il 34% per Syriza, l’8% per il Pasok; negli over 55, invece, il 39% ha votato ND, il 20% Syriza e il 17% Pasok. Nello specifico l’esecutivo ha il sostegno dei 129 deputati di ND (il partito di cui

SAMARAS NUOVO PREMIER, ALLEANZA TRA CENTRODESTRA E SOCIALISTI

LSamaras è presidente), dei 33 del Pasok (guidato da Evangelos Ve-nizelos) e dei 16 del piccolo par-tito moderato Sinistra Democra-tica (Dimar, di Fotis Kouvelis): in tutto 179 seggi a fronte della maggioranza richiesta di almeno 151 deputati su 300. Il governo sarà composto da ministri di ND e da tecnici o accademici vicini al Pasok, ma non da politici del partito in quanto su questo Veni-zelos è stato categorico: nessun ministro socialista parteciperà a un governo a guida di centro-de-stra. Anche Sinistra Democratica non parteciperà al governo ma si limiterà ad un appoggio esterno. La cosa paradossale è che i le-ader europei si trovano oggi ad esprimere la loro soddisfazione per l’affermazione di quello che è stato definito il fronte pro-euro, dopo aver scoperto che proprio quella stessa classe dirigente li ha imbrogliati per anni comuni-cando cifre false sullo stato dei conti. Fino a qualche anno fa, infatti, nessuno o quasi pensa-va che la Grecia potesse ridursi in questa drammatica situazio-ne. Dal 2000 al 2007 sembrava una delle economie più in forma dell’eurozona. Il suo Prodotto Interno Lordo cresceva con pun-te anche del 6%, come nel 2003. Soltanto nel 2005 c’era stato un piccolo rallentamento della cre-scita, quando il rapporto deficit/

PIL era in espansione e c’era da pagare ancora il conto dell’or-ganizzazione delle olimpiadi di Atene dell’anno prima. Tuttavia il PIL cresceva anche quell’anno (+2,8%) e una manovra finanzia-ria che, tra le altre cose, aveva alzato l’IVA dell’1 % (dal 18 al 19%) aveva portato nel 2006 il PIL a crescere di oltre 4 punti. Così, banche e altri fondi privati le prestavano denaro in grande quantità e - a differenza di quanto accade oggi - a tassi molto ridot-ti. All’epoca le agenzie di rating davano al debito greco la valuta-zione “A”. I conti in pratica sono stati truc-cati - e di molto - per rientrare nei parametri previsti dal Trattato di Maastricht e, di conseguenza, per entrare nell’euro, valuta che ha adottato nel 2001. Una pri-ma ammissione c’era stata già nel 2004, quando il governo af-fermò di aver barato per entrare nell’euro: il suo rapporto deficit/PIL non era mai stato sotto il 3 per cento sin dal 1999, il tetto massimo richiesto dalle regole comuni europee a salvaguardia della stabilità della moneta uni-ca. Non solo. Dopo la fine della legislatura guidata da Nuova De-mocrazia, nel 2009 il nuovo pre-mier eletto George Papandreou (PASOK) ha annunciato che i conti erano stati ulteriormente truccati dal precedente governo

POLITICA

di Vito Contardo

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e che per quell’anno il rapporto deficit/PIL si sarebbe attestato intorno all’enorme cifra del 12%. In realtà poi sarebbe arrivato addirittura al 15,4%, ha detto il direttore dell’istituto nazionale di statistica greco, che per questo è stato incriminato e accusato di avere falsato le stime.Samaras però - incurante del passato - nella prima conferenza stampa dopo il voto palesa una certa sicurezza e, trionfalmente, dichiara: “Oggi il popolo greco ha deciso di rimanere nell’Euro. Ha votato per politiche che por-teranno lavoro, crescita, giustizia e sicurezza per i cittadini greci. Non ci saranno più nuove avven-ture, e il posto della Grecia all’in-terno dell’Europa non sarà più messo in discussione. La paura non vincerà. E, soprattutto, i sa-crifici dei greci saranno ripagati”. Ci auguriamo che gli auspici del neo premier si avverino, ma sono in molti a ritenere che il peggio potrà essere evitato solo se l’Eu-ropa sarà veramente disponibile a rivedere la sua impostazione. Oltre alle evidenti responsabilità della classe dirigente ellenica, delle colpe le ha infatti anche le istituzioni comunitarie. Tant’è che la crisi greca poteva essere gestita senza traumi, attraverso un intervento di sostegno da par-te dei partner europei che preve-desse, da un lato, finanziamenti a tassi agevolati per un lungo periodo (diciamo un decennio) e, dall’altro, l’adozione di un pro-gramma di aggiustamento fiscale e di riforme graduali per ridare competitività al Paese - realisti-camente realizzabile nell’arco di alcuni anni. Un piano credibile di lungo periodo avrebbe con-sentito alla Grecia di tornare sui mercati finanziari presto e a tassi ragionevoli. Si è scelto invece di erogare un finanziamento a tassi penalizzanti e (nella previ-sione iniziale) per soli tre anni, imponendo allo stesso tempo una correzione fiscale repentina e costosa sul piano sociale: sette

punti di riduzione del disavanzo primario nel 2010 (dal 10 al 3%, dati IMF Outlook), facendo spro-fondare il paese nella recessione (4,5% la riduzione del PIL nello stesso anno). Questa correzione ha creato le premesse per l’attua-le disordine sociale e politico. La cattiva gestione della crisi mette in luce la debolezza della gover-nance europea e la mancanza di leadership dei governanti. Que-sti ultimi si sono mossi sotto la pressione di scadenze elettorali immediate, senza una visione di lungo periodo. Per evitare che si ripetano gli stessi errori, la gover-nance europea deve fare dunque un salto di qualità, puntando su un grado di integrazione maggio-re dell’attuale. In particolare, se i bilanci degli Stati appartenenti alla zonaeuro fossero consolidati in un unico bilancio federale ci sarebbe senz’altro una maggio-re solidità della “casa comune”

europea. Tutti gli indicatori di fi-nanza pubblica della “federazio-ne” sarebbero migliori di quelli degli USA. Questa è l’idea alla base degli eurobond (da molti visti come il fumo negli occhi): se il debito pubblico della zona euro fosse garantito dal PIL di tutta l’area nel suo complesso, quel debito avrebbe una affida-bilità elevata, consentendo anche ai Paesi “periferici” di finanziarsi a tassi molto contenuti. Natural-mente, ciò richiede un accentra-mento delle decisioni in materia di politica fiscale e una forte capacità della Unione Europea di fare rispettare la disciplina fi-scale ai Paesi membri, punendo le eventuali deviazioni. Una seria riflessione dovrebbe andare in questa direzione, anziché cullarsi nell’idea che si possa risolvere tutto espellendo una “mela mar-cia”: sarebbe solo l’inizio del crollo della “casa comune”.

Proteste in Grecia

La Campania Giovane Luglio 2012

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MAGISTRATI NEL MIRINO

epotenziare la magi-stratura, limitandone autonomia ed indi-pendenza, minando, ancora una volta, le fondamenta dello Sta-

to democratico che, già di per se, non gode affatto di buona sa-lute, ponendo in essere la palese violazione del principio di ugua-glianza di tutti i cittadini davanti alla legge.Questo è il senso letterale ed inequivocabile del c.d. emen-damento “Pini” votato dal PDL, Lega e Coesione Nazionale e li-cenziato dalla Commissione Af-fari Costituzionali del Senato.Il centro destra prova a pareg-giare i conti con il terzo potere dello Stato che tanto avrebbe in-gerito durante l’era Berlusconi.Immediata la condanna del PD e dell’ANM ma, sopratutto, sol-lecita la reazione della Ministra Paola Severino che ha presenta-to un autonomo emendamento atto a contrastare, nella buona sostanza, il testo della cennata norma.E’ giusto chiedere ai magistrati un maggior rigore, più cura e una migliore preparazione, ma avere giudici timorosi, posti, cioè, sotto il ricatto di un’azione di responsabilità civile diretta, non rappresenta certamente lo strumento ad hoc per migliora-

re, sotto un profilo qualitativo e quantitativo, il livello della Giustizia italiana.Com’è noto in Italia, la Giu-stizia ha problemi annosi ed irrisolti da ormai decenni, i cit-tadini pagano, il più delle volte, un prezzo elevatissimo, ma una risposta adeguata non risiede di certo nell’accentuare lo scontro tra i singoli poteri dello Sta-to minando, di volta in volta, i principi cardine del nostro Stato di Diritto.Per opportuna e doverosa co-noscenza si aggiunga, poi, che è già operante una norma che prevede la responsabilità diret-ta dei magistrati: tutti i cittadi-ni hanno la possibilità di agire in giudizio per far valere detta responsabilità nei confronti dei giudici che, in caso di soccom-benza, devono, però, corrispon-dere attualmente un terzo della somma indicata a titolo di risar-cimento del danno e non la metà come, invece, recita il nuovo testo normativo, La norma è sta-ta introdotta, a seguito del refe-rendum, con la promulgazione della Legge 13 aprile 1988 n. 117 sul “Risarcimento dei dan-ni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsa-bilità civile dei magistrati”, nota come «legge Vassalli», il cui disposto, secondo i Radicali, si

IL PUNTO SALIENTE DELLA RIFORMA GIUSTIZIA

Dallontanava decisamente dalla decisione presa dagli italiani nel referendum, facendo ricadere la responsabilità di eventuali erro-ri non sul magistrato ma sullo Stato, che successivamente po-teva rivalersi sullo stesso, ma solo entro il limite di un terzo di annualità dello stipendio. Dall’epoca della sua entrata in vigore, nessuna sentenza di con-danna è mai stata pronunciata sulla base di tale legge. L’emendamento Severino alla legge comunitaria introduce, invece, una sorta di responsa-bilita’ civile indiretta dei magi-strati: “Chi ha subito un danno ingiusto per diniego di giustizia ovvero per effetto di un compor-tamento, di un atto o di un prov-vedimento giudiziario, posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni può agire contro lo Stato per ottenere il risarci-mento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivano da privazione della libertà personale”. Orbene, invece di parlare di “grave violazione” e “negligen-za inescusabile” (emendamen-to Pini), si preferisce parlare di “violazione manifesta della legge e del diritto comunitario”. Quindi, si aggiunge che ai “fini della determinazione dei casi in

di Alessia Schisano

SOCIETÀ

cui sussiste la violazione ma-nifesta della legge e del diritto comunitario si tiene conto del grado di chiarezza e precisione delle norme violate, dell’ine-scusabile negligenza nell’errore e della gravità dell’inosservan-za”. Nell’emendamento di Pini alla Comunitaria si parla invece di “grave violazione e negligen-za inescusabile”.“In caso di violazione manifesta del diritto dell’Unione europea – si legge ancora nella norma – si deve tenere conto della vio-lazione dell’obbligo di rinvio pregiudiziale” del Trattato sul funzionamento dell’Unione eu-ropea. Lo Stato, insomma, entro i due anni dal risarcimento deve esercitare l’azione di rivalsa nei confronti del magistrato. E la misura di questa non può supe-rare la somma pari alla metà di un’annualità dello stipendio, al netto delle trattenute fiscali, per-cepito dal magistrato al tempo in cui l’azione di risarcimento è stata proposta. Tale limite non

si applica al fatto commesso con dolo. L’esecuzione della rivalsa, quando avviene tramite tratte-nuta dello stipendio, non può comportare complessivamente il pagamento per rate mensili in misura superiore al terzo dello stipendio netto. Nella norma attualmente in vigore è invece pari ad un quinto. Detto emen-damento “nel solco del testo attualmente risultante dalla leg-ge comunitaria in discussione,

elimina le criticità che questo presenta, specie con riferimen-to all’azione diretta per respon-sabilità civile dei magistrati, e si adegua nei contenuti alle indicazioni della giurispruden-za comunitaria”. Viene quindi introdotta l’ipotesi di responsa-bilità per violazione manifesta del diritto comunitario e, per un allineamento necessario in forza dell’art. 3 della Costituzione, anche per violazione manifesta della legge nazionale. E viene resa esplicitamente obbligatoria la rivalsa, ampliandone conse-guentemente il termine e innal-zandone i limiti quantitativaA ben vedere, allora, PDL e Lega si trincerano dietro l’Europa e la sua normativa chiedendo, a gran voce, l’adeguamento dell’Italia, peccato, invece, che in tema di diritti civili, vaccinazioni etc. la tanto invocata esigenza di ar-monizzare il diritto interno con quello comunitario perisca mise-revolmente deprivando migliaia di cittadini di tutela e garanzie!

Tribunale

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“AVERE GIUDICI TIMOROSI, PO-STI CIOÈ SOTTO IL RICATTO DI UN’AZIONE DI RESPONSABILITÀ CIVILE DIRETTA”

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PARTECIPARE E TENER VIVA LA TRADIZIONE POLITICA

QUELLO CHE NON SAPETE DELLO IUSYdi Roberta Capone

o IUSY ( acronimo di International Union of Socialist Youth, Unio-ne internazionale dei giovani socialisti) è l’organizzazione giova-

nile dell’Internazionale Sociali-sta. Pochi sanno che fu fondata nel 1907 a Stoccarda e che rag-gruppa tutti i giovani aderenti e iscritti alle giovanili dei partiti che compongono l’Internaziona-le e i giovani dei partiti socialisti e socialdemocratici. Il suo primo presidente fu Karl Liebknecht, ma i suoi esordi non furono fa-cili. Dopo la Prima guerra mon-diale, le scissioni nel movimento dei lavoratori crearono nume-rose tensioni che portarono alla scissione dell’organizzazione. Dopo trent’anni, precisamente il 30 settembre 1946, nel secondo dopoguerra, l’organizzazione fu ribattezzata a Parigi. Oggi lo IUSY incentra costantemente il suo impegno per la diffusione della democrazia, della pace, dei diritti umani, dell’uguaglianza e della solidarietà universale im-ponendo come compito primario quello di costruire solidarietà fra tutti i giovani nel mondo, costi-tuendo così una cooperazione, una mobilizzazione comune. Lo IUSY in questi anni ha messo al centro la battaglia dell’ugua-

glianza di genere, con l’obiettivo finale quello di arrivare al 50% della rappresentanza di donne nello IUSY così come in ogni organizzazione membro. Qual-cuno però potrebbe porsi la do-manda, ma perché oggi esistono queste organizzazioni e qual è il senso ancora di una collabora-zione internazionale attiva. La riposta non è del tutto scontata. Mai come in questo momento lo scenario internazionale ed eu-ropeista torna ad assumere una dimensione imprescindibile per la politica. Gli affari esteri e tut-to il mondo che gira intorno de-vono tornare ad essere al centro della politica italiana che deve imparare a considerare la politi-ca estera come politica interna. E soprattutto per un partito che si definisce democratico e progres-sista il rapporto con la dimen-sione internazionale acquista un valore imprescindibile. L’even-tuale assenza di coordinamento dei partiti politici nell’azione dei progressismi globali, infat-ti, comporterebbe la definitiva sconfitta della politica ed un avanzamento delle disuguaglian-ze sociali. Siamo stati spettatori inerti della fallimentare politica estera di questi ultimi anni, por-tata avanti dal governo di centro destra che si è mossa proprio in

questa stessa direzione. Da qual-che settimana si sono concluse le legislative francesi che hanno visto il Partito Socialista di Hol-lande trionfare quasi ovunque, conquistando la maggioranza assoluta, nonostante alla vigilia si temesse un grande astensioni-smo di protesta. Eppure la disaf-fezione nei confronti dei partiti politici e nella politica italiana, non è solo un malessere italiano e sembra diffondersi ovunque e non solo nei paesi dove la crisi economica è forte. Nella Ger-mania merkeliana il partito del Piratenpartei, un movimento di protesta nato sulla rete con una forte connotazione antipolitica, dopo il successo di Berlino, da-gli ultimi sondaggi viene dato al 12% e come possibile quarto par-tito. Dunque nessuna eccezione, quasi ovunque in Europa le forze politiche tradizionali appaiono in difficoltà. L’indebolimento della politica porta inevitabilmente all’indebolimento della demo-crazia. E per questa ragione che la politica deve imporsi di ra-gionare in una visone globale ed internazionale, volta al continuo confronto politico, anticipando i processi d’integrazione cultura-le. Per i giovani la politica deve rappresentare lo strumento per cambiare la società puntando

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SOCIETÀ

sulla spinta culturale. E su questa linea che i giovani democratici sono partiti per la Francia in oc-casione del secondo turno fran-cese ed con lo stesso spirito che hanno sottoscritto il documento politico contro il Fiscal Com-pact insieme ai giovani sociali-sti tedeschi, francesi, austriaci e spagnoli. Una visione comune per cambiare la società. Non è af-fatto una coincidenza che la crisi estrema della politica e dei partiti e lo svuotamento delle istituzioni democratiche coincidano con la più grave crisi sociale europea. Una crisi che non è solo blocco dello sviluppo, ma anche esem-pio di lacerazioni profonde e di diseguaglianze tra ceti sociali, in-dividui e territori che allentano e mettono in discussione la coesio-ne delle nostre società. Ed proprio questo malessere della società dimostra che la politica serve. Lo IUSY organizza ogni diversi importanti appuntamenti in giro

per il mondo che rappresentano una straordinaria occasione di confronto e di dialogo tra giovani provenienti da oltre cento diffe-renti Paesi del mondo. Ogni due anni invece organizza un campeg-gio internazionale che non è solo un momento per trascorrere una settimana di divertimento e svago ma rappresenta l’opportunità per tanti giovani di discutere e parla-re di politica con altri provenienti dal resto d’Europa, Sud America, Africa e Medioriente. Una serie d’incontri per provare insieme ad affrontare una discussione politica progressista su i temi di giustizia sociale e ridistribuzione delle ric-chezze, discussione che va oltre la semplice proposta politica, infatti ogni organizzazione s’impegna a portare avanti quelle istanze nel proprio paese. Credere e aderire a simili organizzazioni è tener viva in qualche modo una certa tradizione politica. Un partito mo-derno è quell’organizzazione che

riesce a mettere da parte le ideolo-gie e fondare la sua nuova identità su una tradizione forte, un nuovo nucleo chiaro che riesca a basare la sua attività politica su una strut-tura valoriale che lo renda rico-noscibile agli occhi degli elettori. Lavorare, fare politica affianco a organizzazioni internazionali di questo tipo significa ricordare i nostri valori tradizionali e dare risalto a che cosa significano nel contesto attuale di oggi, la lotta per la pace, per l’uguaglianza, per le pari opportunità, per un lavoro dignitoso per tutti. Chi ha l’am-bizione di fare politica oggi, deve esser in grado di ampliare i propri confini, imparando a dialogare a tutto campo con tutte quelle for-ze che possono rappresentare un punto di riferimento nella batta-glia per i comuni valori della pace, della democrazia, dei diritti, della giustizia e del progresso. Bisogna essere cittadini italiani, europei e del mondo.

Giovani socialisti scozzesi in corteo

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L’ITALIA TREMA ANCORA

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SOCIETÀ

omenica 20 Maggio, una forte scossa di ma-gnitudo 5.9 della scala Richter fa tremare la terra e bruscamente desta dal sonno la po-

polazione. L’Emilia Romagna è la regione più colpita dove, già dalle prime ore si registrano sei vittime, una cinquantina di feriti lievi e ingenti danni a chiese ed edifici storici e non. L’epicentro indicato è nei pressi di Bologna, a San Felice sul Panaro, ma la scossa è stata avvertita in tutto il Nord Italia. Ormai sono oltre 1.250 le scosse telluriche che si contano da quel fatidico giorno, sette delle quali di magnitudo superiore a 5, cifre che non sem-brano voler smettere di aumen-tare. Non si ha ancora nessuna sicurezza infatti, sulla durata del fenomeno, come hanno ribadito i geologi, nonostante nei giorni scorsi lo sciame sembrava aver perso intensità. Ammontano purtroppo a 397 le persone rico-verate in ospedale, a 27 i morti, oltre 14mila gli sfollati.Com’è potuto accadere in quel-la zona il verificarsi di un sisma così potente? Il terremoto che ha colpito infatti aveva un livello di magnitudo medio - alto e con uno sciame sismico con pochi precedenti che farà rivalutare la Pianura Padana, inserendola nelle carte sismiche come zona ad alto rischio.

L’EMILIA ROMAGNA SCONVOLTA DA FORTISSIME SCOSSE. COME RIPARTIRE?

DDa un lato tutto potrebbe essere dovuto allo scontro tra le plac-che della crosta terrestre, l’afri-cana contro quella europea, nello specifico alla compressio-ne tra nord e sud del pianeta; lo sciame sismico che si è succe-duto dopo la scossa principale si deve quindi all’energia accu-mulata dalla compressione fra le due placche.D’altra parte però, la procura di Modena ha avviato un’in-dagine per verificare eventuali trivellazioni abusive nelle zone interessate dal terremoto. Gli accertamenti, aperti formal-mente dal procuratore aggiunto Lucia Musti solo dopo esposti di cittadini che segnalavano al-cune attività di perforazione, ri-entrano però nel “modello 45″ cioè per “fatti non costituenti reato”. Si è dato il via quindi ad un acceso dibattito. Molti esperti del settore, la maggior parte dei geologi e le compa-gnie petrolifere, garantiscono che il problema non sussiste poiché le tecniche di perfora-zione più invasive non sono autorizzate in Italia e, in ogni caso, non risulterebbero essere collegate a terremoti di questa intensità. Tuttavia alcuni studi hanno evidenziato una relazio-ne tra sisma e trivellazioni con la tecnica della frantumazione (fracking). Si tratta dello sfrut-tamento della pressione di flui-

di chimici iniettati in uno strato roccioso per creare una frattura nei giacimenti di petrolio e di gas. Tra i possibili effetti dei cedimenti del terreno ci sareb-bero quindi queste oscillazioni sussultorie e ondulatorie.In più, l’inchiesta si affianca a quella sulla violazione delle norme antisismiche e urbanisti-che relative ai capannoni crol-lati il 29 maggio.Dopo i morti si contano i danni. Per milioni di euro. Un’emer-

di Alessia De Chiara

genza durissima, tanto che si prospetta anche l’introduzione di un’accise sulla benzina per coprire i costi dell’emergenza.Nel frattempo si pensa alla ri-presa della vita “normale”, gli alunni tornano sui banchi di scuola per gli esami, i centri colpiti creano aree per ospitare in sicurezza le attività dismes-se. Parlando di ricostruzione si affaccia però la paura delle in-filtrazioni mafiose nell’appalto dei lavori. Lo conferma anche il procuratore della direzione distrettuale antimafia, Roberto Alfonso: “Arriverà tanto dena-ro e sarà una buona occasione anche per la criminalità orga-nizzata, che non vorrà sicura-mente mancare”. “Questo non significa che bisogna fermare i cantieri – continua – ma è solo un invito a non abbassare la guardia e ad affidare ad imprese qualificate e regolari la ricostru-zione e la messa in sicurezza di case e capannoni, diffidando di soggetti che non sono in grado di garantire capacità tecnica, competenza, regolarità e so-

prattutto legalità nell’esercizio dell’attività imprenditoriale”.Ad aprire la strada alla criminali-tà organizzata vi è anche l’attua-le situazione di crisi economica e finanziaria: se le banche chiu-dono il “rubinetto del credito”, le mafie hanno sempre denaro a disposizione magari da offrire a

interessi vantaggiosi. Le linee guida per la ripartenza sono quindi: ricostruzione scuole,

verifica case e sistemazione sfollati. Partecipano anche va-rie associazioni, riunite per far fronte comune, organizzando e coordinando raccolte di mate-riali, alimenti, fondi, eventuale ospitalità alle famiglie sfollate. Diversi enti hanno attivato con-ti correnti e altri metodi per rac-cogliere fondi a favore dei terri-tori colpiti dal sisma. Ma come vengono utilizzati realmente? Per il terremoto de L’Aquila, per esempio, i cinque milioni di euro raccolti con l’invio degli SMS, sono stati affidati dalla Protezione Civile ad Etimos, un consorzio finanziario che li ha utilizzati per concedere prestiti a “tasso agevolato” a persone ed imprese coinvolte nel sisma. Chissà se succederà lo stesso con i soldi inviati per l’Emilia Romagna, l’unica certezza di un aiuto concreto e immediato alle popolazioni terremotate è: donare beni di prima necessità, comprare prodotti delle impre-se del territorio, offrire ospita-lità, andare di persona per fare volontariato.

Macerie, Emilia

La Campania Giovane Luglio 2012

“SI PENSA ALLA RIPRESA DELLA VITA NORMA-LE GLI ALUNNI TORNANO SUI BANCHI DI SCUOLA PER GLI ESAMI”

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NON È UN PAESE PER DONNEIL “SESSO DEBOLE” È SEMPRE NEL MIRINO DELLA VIOLENZA

6 donne uccise dall’inizio dell’anno, praticamente un bol-lettino di guerra. La maggior parte di loro conosceva bene il suo

aggressore: un ex o un attuale fidanzato, convivente, marito, collega di lavoro etc. L’ultimo femminicidio si e’ consumato in Provincia di Napoli: Annamaria Cubeddo, ventitrenne di Villa-ricca, assassinata dal convivente cinquatanovenne al termine di un litigio per futili motivi: la gelosia. Le donne, allora, stan-no cercando di dare una risposta energica e risoluta attraverso l’appello diramato dal SNOQ, onde puntare i riflettori su que-sta angosciosa emergenza. De-cido, allora, di contattare Cristi-na Zagaria - 36 anni, pugliese di nascita, napoletana d’adozione, giornalista professionista pres-so la redazione partenopea de La Repubblica, nonchè scrittice feconda ed appassionata e Pre-sidente del Comitato Nazionale

5di Alessia Schisano

“Ri-Cominciare”, presentato a Napoli lo scorso 12 Aprile pres-so il Caffè Letterario “Intra Mo-enia” di cui fanno parte: “Donne diversissime tra loro per età e per esperienza lavorativa alcune provengono dall’’UDI, altre dal-le Mamme Vulcaniche o da altre associazioni, poi ci sono donne medico ed avvocate che hanno messo a disposizione le loro professionalità per contrastare questa pericolosa deriva”. “Il Comitato - prosegue la Zaga-ria - lavora su obiettivi precisi: in primo luogo ottenere l’equi-parazione tra le vittime della violenza sessuale e quelle di mafia e terrorismo, proponendo giudizi “pilota” per ottenere il risarcimento danni, nell’attesa di ottenere una legislazione ade-guata. Inoltre, assieme all’UDI, vogliamo ottenere la modifica del T.U. di P.S. che attualmente prevede la riconciliazione fami-liare. Vogliamo che le donne che hanno avuto il coraggio di denunciare il loro aggressore

siano immediatamente accolte ed abbia inizio da subito la loro tutela, a tal fine consegneremo una petizione popolare ai Mini-stri Severino e Cancellieri il 14 Giugno p.v..” La scelta della Zagaria come Presidente del Comitato - che mi onoro di aver contribuito a costituire - mi sembra naturale oltre che felice: la dott.ssa Za-garia, infatti, e’ autrice anche di svariati libri aventi ,come tema nodale, i diritti negati di noi donne. Da ultimo, edita da Mondadori, l’antologia “Non è un paese per donne”, con la pre-ziosa prefazione di Miriam Ma-fai, in cui sono fotografate, attra-verso svariati racconti, le donne italiane, straordinarie nella loro quotidianità, a volte estrema-mente faticosa. Chiedo, allora, a Cristina, autrice, ma anche cu-ratrice, il perché di questa an-tologia così composita ed emo-zionante. “Tutto nasce per non disperdere le energie e mettere in comunicazione le tante donne

SOCIETÀ

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che si sono ritrovate in piazza il 13 Febbraio 2011. L’antolo-gia nasce proprio da una rete di donne sparse su tutto il territorio italiano e ogni presentazione ha dato luogo a successivi momenti di incontro e confronto, offren-do nuovi spunti di riflessione e la nascita di reti parallele che stanno dando vita ad ulteriori progetti, sempre in un ottica femminile, di genere”.Invece “Malanova”, edito da.Sperling & Kupfer, narra la coraggiosa storia di Anna Ma-ria Scarfò, stuprata per 3 anni da un branco di balordi, trova la forza per denunciare dapprima i suoi aguzzini, poi il suo inte-ro paese – siamo nel Sud della Calabria - per l’ostracismo e le accuse rivolte contro di lei e la sua famiglia di essere gli unici responsabili di siffatta violen-za.Nel salutare la Zagaria le chie-do se può rivelarci i suoi pro-getti da realizzare nel prossimo futuro. “Mi interessa raccontare storie di donne e di persone che difficilmente avranno voce e tro-veranno spazio nelle cronache dei giornali. Ad esempio, anche nel l’ultimo episodio di violen-za verificatosi nel napoletano, i giornali hanno titolato: “Dram-ma della gelosia”, descrivendo in maniera quasi morbosa e con dovizia di particolari, la dinami-ca dell’omicidio, le motivazioni dell’assassino, ma nulla o quasi della vittima. Ritengo, allora, che debba essere modificato il linguaggio mediatico, consape-voli del fatto che la stampa e’ un essenziale veicolo di informazio-ne e di formazione dell’opinione pubblica, dando spazio alle vitti-me e alle loro storie”.Insomma bisognerebbe torna-re, almeno di tanto in tanto, alle vecchie inchieste giornalistiche, quelle, per intenderci, tanto care alla ragazza rossa, Miriam Mafai che le preferiva di gran lunga ad un fine settimana in “dolce com-pagnia”.

Donna percorre sottopassaggio

La Campania Giovane Luglio 2012

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SOCIETÀ

MA CHE FINE HA FATTO L’ETICA DELLO SPORT?di questi giorni la no-tizia che la nuova ma-glia della Juventus sarà una maglia persona-lizzabile, alla quale il tifoso potrà applicare, oltre allo scudetto, un patch con la scritta “30

sul campo”, mentre, all’inter-no della maglia, è richiamata la scritta che rappresenta il motto del club: “Vincere non è impor-tante, è l’unica cosa che conta!”, frase simbolo di Giampiero Bo-niperti. Se a questo aggiungiamo che l’attuale Presidente della Ju-ventus, Andrea Agnelli, dopo la vittoria dell’ultimo scudetto, ha dichiarato: “la Juventus esiste per vincere”, e che Gigi Buffon, il giocatore più rappresentativo della società piemontese e del-la Nazionale, commentando le vicende legate al “Calcioscom-messe”, ha dichiarato che, in certe occasioni, è normale che in campo si pensi “meglio due feriti che un morto”, è facile compren-dere quale sia il livello “etico” del calcio italiano.La scritta “30 sul campo” non rap-presenta, come si vuol far credere, un “puro divertissement”, volto a tenere alto l’orgoglio del popolo juventino, ma nasconde l’intento “negazionista” di quella pagina triste del calcio italiano, che è stata “Calciopoli”. C’è dietro la volon-tà di negare contro ogni evidenza la “realtà” storica di un momento in cui le più alte “cariche” della società Juventina intrattenevano ripetuti “cordiali” rapporti con i vertici federali e arbitrali, con il solo intento di “promuovere” il successo sportivo del proprio

IL CULTO DEL CALCIO SFIGATOÈ

di Sergio Antonelliclub. Un comportamento contra-rio ai valori della lealtà sportiva, che non può essere certo can-cellato dalla “indimostrata” tesi assolutoria del “siamo innocenti perché tutti erano colpevoli”, in quanto la diffusione di un reato non rientra ancora tra le cause di giustificazione.Ancora più pericoloso è il conti-nuo richiamo alla “vittoria” come ragione della propria stessa “esi-stenza”. Se la “missione” unica di un club è la vittoria, è troppo fa-cile prevedere che tale obiettivo lo si debba raggiungere ad ogni costo e con ogni mezzo.Decisamente sorprendenti sono poi le dichiarazioni del capitano della Nazionale che certamente ha descritto senza “ipocrisie” una situazione usuale nelle “balneari”

giornate di fine campionato, ma nel descriverla avrebbe dovuto aggiungere la sua piena e decisa condanna del fenomeno ed il suo personale impegno ad evitare che la cosa si possa ancora verificare in un prossimo futuro. Purtroppo di un tale impegno non v’è traccia nelle parole del nostro “eroe” nazionale, salvo, poi, lodare, durante l’Europeo, la lealtà spagnola, che ci ha evitato un indigesto “biscotto”.Se questo è il clima, la vera “ipocrisia” è descrivere come una massa di “sfigati” i giocatori coinvolti nelle ultime indagini sul calcio scommesse, in quan-to il loro comportamento non è altro che l’espressione di un mo-vimento che ritiene “sfigato”chi non vince.

Gigi Buffon, calcioatore

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CULTURA

IL NEAPOLIS FESTIVAL FA BALLARE TUTTI DA PIÙ DI VENT’ANNI

ra la fine degli anni ‘90 e in l’Italia non abbon-davano di certo grandi eventi musicali, tutt’al-tro. Era il 1997, quando la Tuborg, nota azienda danese produttrice di

birra, decise di sponsorizzare un evento di musica rock internazio-nale. Si scelse Napoli, nello speci-fico l’ex Italsider, perché simbolo nel simbolo di riqualificazione, in modo tale che il festival non sarebbe stato solo un evento mu-sicale fine a se stesso, ma un’oc-casione di rilancio e di riscatto per un’intera città, oltre che un modo per riconvertire quell’enorme area inutilizzata ereditata dopo la chiusura del complesso industria-le siderurgico di Bagnoli.Fu così che nacque il Tuborg Neapolis Festival, con ospiti del calibro di David Bowie, Duncan Sheik, Vasco Rossi. Fu un succes-so inaspettato: in tre giorni, oltre 40.000 spettatori hanno assistito alle esibizioni di 28 band che si sono alternate sui due palchi con annessa discoteca allestiti, per un totale di 27 ore di musica dal vivo. Dalla terza edizione il vero e proprio boom: 100 mila pre-senze in 6 giorni e 41 band che hanno suonato live per un totale di 50 ore. Nell’edizione numero sei, quella del 2002, un’altro re-cord di affluenze, il solo concer-to dei Jamiroquai fece registrare 15.000 spettatori, memorabile il concerto di Vasco davanti ad 80.000 persone, nello stadio San Paolo. Sui suoi palchi si sono esibiti artisti del calibro di Iggy Pop, i Deep Purple, Pino Daniele, Emir Kusturica, i R.E.M, Carlos Santana, Jovanotti, Ben Harper, Peter Gabriel, Prodigy, Fatboy Slim, Battiato e tanti altri celebri esponenti della musica nazionale ed estera. Quest’anno spiccano i

YES, WE ROCK! E

di Raffaele Liguori

nomi di Patti Smith, Caparezza, i Dinosaur JR., Club Dogo, Pino Daniele, A Toys Orchestra, i Tre Allegri Ragazzi Morti.Dalla sua nascita il Neapolis Fe-stival ha cambiato innumerevoli volte il luogo dell’evento in cui si è svolto. A parte la location storica dell’ex Italsider, alcune edizioni sono state a loro tempo dirottate in altri luoghi: l’Areni-le di Bagnoli (2000) oppure lo Stadio San Paolo (2001), l’Arena Flegrea (2005), la Mostra d’Oltre-mare (2006-2010). Ma mai aveva abbandonato Napoli, come circo itinerante che abbracciava tutta la città.Ebbene l’edizione 2012 del Ne-apolis Festival si terrà a Giffoni Valle Piana (SA), proprio in con-temporanea con l’omonimo film festival dedicato al mondo dei ragazzi. La 16esima edizione, in concomi-tanza con la con il 42esimo Gif-foni Film Festival (14-24 luglio), si propone un altro e più ampio panorama e partirà con l’inten-to di attestarsi sempre più come centro di produzione culturale indipendente.Dunque, non solo un evento musicale che ospita star di fama mondiale, ma un vero e proprio

laboratorio artistico e polo cultu-rale quello che ha in mente l’or-ganizzatore del festival Sigfrido Caccese. Lo stesso organizzzato-re, si è dichiarato euntusiasta per quanto riguarda la collaborazione triennale siglata con il Giffoni, ma molto amareggiato per aver dovuto lasciare Napoli. “A Gif-foni sarà un’esperienza esaltan-te - afferma Sigfrido Caccese-, ricominciamo daccapo, in alle-anza con una realtà d’eccellenza e in un posto nuovo: ai concerti è stato dedicato un intero campo di calcio laddove di sedi certe e definitive in città, a Napoli, non ne abbiamo mai avute”. Caccese, ironizza sul perchè il “Neapolis Festival” si svolga a Salerno: “La verità — prosegue — è che, sì, un altro pezzo della program-mazione culturale partenopea va via. L’esperienza dell’Acciaieria Sonora del 2011, dove l’apparato burocratico comunale non ci ha dato tregua, non è stata felicissi-ma. Le istituzioni locali e regio-nali oggi non hanno molti soldi a disposizione. Quello stretto con la struttura creata da Claudio Gu-bitosi è un accordo tra privati che in un momento obiettivamente di crisi generale provano a far bene in Campania”.

Patti Smith, cantente

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La Campania Giovane Luglio 2012

ono cambiate le sensa-zioni che la accompa-gnano nell’organizzare un simile evento dal 1971?Le sensazioni sono sempre simili. Ciò che

cambia e si evolve è tutto ciò che si muove intorno a Giffoni. Ho notato una grandissima evoluzione delle generazioni più giovani, con-tro ogni luogo comune sui ragazzi di oggi. La creatività, la capacità di scrivere sono di un livello artistico sempre più raffinato. E i ragazzi imparano che per partecipare alla Giffoni Experience serve avere idee. Ogni singola parte del nostro territorio, ogni albero, ogni mon-tagna è fondamentale per regalare un’esperienza senza pari. Ma lei si chiede perché i migliori interpreti del cinema mondiale si recano qui? Perché noi siamo unici, siamo veri, reali. Qui contano le idee e le per-sone.Come mai il tema 2012 è la “Fe-licità”? Il tema è stato scelto nel 2011. Mai scelta fu più azzeccata, avevamo bisogno in periodo di crisi di ri-scoprire sensazioni che creassero il presupposto per esprimere arte in tempi di crisi. E’ un tema colmo di speranze quello della Felicità, è un orizzonte al quale le persone posso-no tendere attraverso la creatività, con i più giovani a trainare tuttiQual è il valore dei giovani all’in-terno del progetto Giffoni?I Giovani sono l’Alpha e l’Omega per Giffoni. Sono tutto, il senso in-tero di questa manifestazione che

travalica i confini del semplice Fe-stival. Noi regaliamo l’opportunità a migliaia di ragazzini provenienti da ben 54 Paesi di respirare la di-mensione più vera dell’arte, ospitati dalle famiglie che abitano da sem-pre questi luoghi, a contatto con una cultura autentica e nel rispetto reciproco. Noi lavoriamo per of-frire loro un’esperienza di crescita senza paragoni, in una terra senza tempo, un laboratorio sperimentale ed in continua evoluzione. Noi non abbiamo pubblico, non siamo uno “show”, tendiamo a soddisfare solo la curiosità di chi partecipa a questo sogno.Quali saranno gli ospiti?Solitamente gli ospiti sono scelti anche sondando quello che può essere il gradimento dei ragazzi, acquistando una grande sensibilità durante i decenni di organizzazio-ne del Giffoni. Non ci saranno solo importanti eventi cinematografici, ma, come ogni anno, grandi nomi verranno a vedere con i propri oc-chi cosa accade qui: Jessica Alba è senza dubbio il nome che fa più clamore, ma anche per incontrare Dianne Agron ci sono ben 5.000 prenotazioni in tutta Europa, senza dimenticare Jean Reno. Qui tutto può succedere, basta avere la fanta-sia e la voglia di credere che ci ha contraddistinto per tutti questi anni.Cosa si aspetta dall’esperimento Neapolis Festival?Mi sono espresso poco su questo argomento, non mi piace creare eventuali polemiche. Io ho abbrac-ciato immediatamente l’idea di coniugare la Giffoni Experience

S

GIFFONI EXPERIENCE

di Nello ChianeseINTERVISTA AL DIRETTORE ARTISTICO CLAUDIO GUBITOSI, IDEATORE DELLA KERMESSE NEL 1971

con il Neapolis Rock Festival. Poco importa se il Neapolis si sposterà a Salerno, più precisamente a Giffoni Valle Piana. La mia idea è quella di creare un’offerta internazionale che permetta a tutte le eccellenze della Campania di mostrare il proprio valore. Ho cercato le collaborazio-ni del Conservatorio di Salerno, dell’Accademia della Moda di Napoli, nel tentativo di far incon-trare il meglio che la nostra regione possiede. Quella del Neapolis può essere vi-sta come un’opportunità per rico-minciare e sperimentare. A volte i problemi creano i presupposti per mettersi alla prova e magari trovare una dimensione anche migliore.delle istituzioni.

Claudio Gubitosi

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CULTURA

QUANDO TUTTI CERCAVANO DI PIÙ NELLE FORME D’ARTEomprare un vinile era un pò un rito. Lo compravi, ti avvia-vi verso casa e spesso prima di arrivarci lo aprivi già per strada per leggerci i crediti, per guardarci l’interno.

Molte volte certe copertine erano vere e proprie opere d’arte. Ricordo i dischi che ho consumato ascoltandoli continuamente, Ricor-do dischi come Wired di Jeff Beck: da poco avevo iniziato a suonare la chitarra, stavo alle scuole medie, comprai quel disco e in quel pre-ciso momento decisi che dovevo avere una chitarra elettrica. Mi ricordo Dalla, LP di Lucio Dal-la del 1980. Lo ascoltai così tanto che avevo imparato anche dov’è che mi saltava la puntina: mi salta-va su Mambo, La sera dei miracoli e su Siamo Dei; così lo ricomprai dopo appena una settimana.Poi qualche anno fa ho conosciu-to Lucio Dalla poiché registrava un duetto con James Senese in un pezzo dal titolo Maria Maddalena che ho scritto con lo stesso James e Franco Del Prete. Quando gli raccontai dell’aneddoto del vinile comprato due volte, lui preciso mi rispose: “Fratello, chi te lo ha fatto fare!“.Chi ha dai quindici ai vent’anni oggi, invece, si è già ritrovato ad ascoltare musica che esce da due cassettine di plastica poste a fian-co di un monitor del pc in formato mp3 o da due cuffiette attaccate all’I-phone. L’mp3 è un formato musicale compresso che taglia gran parte delle frequenze alte e gran

Cparte di quelle basse, ridotto nella stereofonia, e quindi con una quali-tà bassissima se ascoltato su un im-pianto audio di buona qualità. Mi chiedo se non ci stanno cambiando anche la qualità dell’orecchio! In un certo senso i ragazzi si ri-trovano già “coltivati“ a credere che la musica sia qualcosa che ac-compagna le azioni quotidiane, un sottofondo, come succede al super-mercato o dal parrucchiere: tu fai altro e ascolti la musica. Inoltre, si è naturalmente entrati nell’ottica di pensare che la musica non si com-pra, ma si scarica. C’è chi dice che scaricare musica è un segno di civiltà perché la mu-sica è di tutti, perché è un patrimo-nio che deve essere a disposizione di tutti e quindi è giusto che sia in rete. Mi chiedo se è per un fatto di pra-ticità che la stessa cosa non è suc-cessa ancora totalmente per i libri. Forse solo perché un libro è ancora una cosa così intima e ricercata a cui non possono accedere tutti dal punto di vista intellettuale? Mi chiedo: ma è così che la tecnologia migliora il mondo? Probabilmente non faccio testo, sono un nostal-gico. Fatto sta che quando ascolto Un giorno credi del mio amico Patrizio Trampetti con cui Edoardo Bennato riempiva gli stadi , solo lui con una chitarra un’armonica e un tamburello e penso invece che oggi nell’immaginario collettivo i cantautori più autorevoli sono quelli che scrivono: sei già dentro l’happy hour, vivere costa la metà/la musica più quanto costa fare fin-ta di essere una star?

Allora si, mi sento nostalgico! E’ venuta a mancare quella presun-zione intellettuale che spingeva tutti a ricercare di più nelle forme d’arte. Da quando tutti si sfogano con qualche post ad effetto su face-book , la gente è più tranquilla se ne resta a casa vicino al computer scrive la frase del giorno, commen-ta, si indigna, diventa animalista ma non s’incontra più. Chi guarda al futuro con curiosità trova tutta questa evoluzione, naturale ed inte-ressante, e magari tutto ciò che sto scrivendo un luogo comune come: non ci sono più le mezze stagioni o, la frutta non ha più il sapore di quella di una volta etc. Intanto è un dato di fatto che l’ac-qua della fontana ormai nessuno la beve più.

L’ACQUA DELLA FONTANA NESSUNO LA BEVE PIU’ di Jennà Romano

Immagine d’archivio

apoli è una città unica dai mille volti, spesso quelli nascosti sono più affascinanti di quelli visibili di gior-no.Napoli in continuo

movimento, il suo ventre che si muove sinuoso prende ed offre. Chi da piccolo non ha ammira-to estasiato le sue piazze, i suoi vicoli stretti che hanno ospitato, nel vortice in cui si aggroviglia-no, pittori e poeti? Ed è solo chi si abbandona completamente a Napoli che ivi trova una dimensione fuori dall’ordinario, ne coglie il senso profondo.Il patrimonio artistico di Napoli è sterminato, meraviglioso, ma spesso non fruibile. Molte archi-tetture stupende appartengono a chiese purtroppo chiuse per un motivo o per un altro. Talvolta celano tesori inestimabili di tutte le epoche, di tutti gli stili. Altre volte mani villane hanno spogliato questi templi dell’arte delle proprie ricchezze, andan-do ad arricchire il mercato nero delle opere d’arte trafugate.Sono infatti circa 163 le chiese chiuse di Napoli su 400, quindi più di un terzo di esse non sono accessibili al pubblico.Il grosso numero di templi cri-stiani è partito con la Controri-forma (seconda metà del XVI sec.) che da qui in poi, grazie anche alla grossa acquisizione da parte del Clero del centro storico di Napoli, furono erette chiese su chiese, più di quelle che in realtà la città avesse real-mente bisogno, quasi tutte con-centrate nella zona più antica. Fu proprio questa fortissima tensione al costruire in nome di Dio a far si che Napoli non solo

sviluppasse delle ottime scuole artigiane e pittoriche locali, ma anche che divenisse centro di attrazione per diversi artisti fa-mosi in tutta Europa e dei quali possiamo ancora mirare le ope-re. Ne sono esempio i capola-vori ienstimabili di Caravaggio, Donatello, Giuseppe Sammar-tino, Luca Giordano, Cosimo Fanzago.Un patrimonio architettonico ed artistico talmente ampio che sembra addirittura risultare dif-ficile, quasi impossibile da ge-stire. E’ cosa nota che il Centro Sto-rico del capoluogo campano sia patrimonio dell’umanità, come sancito dall’UNESCO anche perché parliamo del cen-tro storico più grande d’Europa con i suoi 1700 ettari, tanto che l’immaginazione difficilmente eguaglierebbe il reale coeffi-ciente artistico presente nel solo territorio in questione. Purtrop-po godere materialmente della fortuna di avere in casa propria siffatte meraviglie risulta diffici-le da tradurre in messa a punto totale di un’offerta per i turisti che sia bilanciata alla reale ca-pacità potenziale. E proprio i tu-risti si trovano quasi in difficoltà nel districarsi tra gli innumere-voli vicoli della città alla ricerca dei siti principali, poche sono le indicazioni, di meno ancora le cosi dette “tavole informative” che dovrebbero, almeno in tre lingue dare delle delucidazioni sull’opera che si sta osservando. Purtroppo l’Italia non ha ancora imparato a sfruttare efficace-mente l’immenso patrimonio ar-tistico che la Storia ha concesso, salvo casi ben collaudati, vedi il Maggio dei Monumenti a Na-poli. Risulta ancora più difficile

N

NAPOLI, UNO SCRIGNO PREZIOSO

di Marco TrottaNAPOLI: UN PATRIMONIO NON RIVELATOimmaginare investimenti ade-guati per il futuro, con periodi di crisi in cui è proprio la Cultura ad essere vittima sacrificale di bilanci feroci. Ma se è addirit-tura inimmaginabile calcolare l’effettivo ammontare ed il ri-spettivo valore del patrimonio artistico napoletano, possiamo capire quanto risulti difficile investire adeguatamente per le Amministrazioni competenti sul rilancio dei singoli siti: le cifre avrebbero una serie lunghissima di “zeri”. Ma forse rilanciare l’arte chiedendo aiuto ed idee ai privati potrebbe rappresentare delle chance. Magari il project financing artistico potrebbe es-sere una soluzione.

Centro storico,Napoli

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QUANDO TUTTI CERCAVANO DI PIÙ NELLE FORME D’ARTEomprare un vinile era un pò un rito. Lo compravi, ti avvia-vi verso casa e spesso prima di arrivarci lo aprivi già per strada per leggerci i crediti, per guardarci l’interno.

Molte volte certe copertine erano vere e proprie opere d’arte. Ricordo i dischi che ho consumato ascoltandoli continuamente, Ricor-do dischi come Wired di Jeff Beck: da poco avevo iniziato a suonare la chitarra, stavo alle scuole medie, comprai quel disco e in quel pre-ciso momento decisi che dovevo avere una chitarra elettrica. Mi ricordo Dalla, LP di Lucio Dal-la del 1980. Lo ascoltai così tanto che avevo imparato anche dov’è che mi saltava la puntina: mi salta-va su Mambo, La sera dei miracoli e su Siamo Dei; così lo ricomprai dopo appena una settimana.Poi qualche anno fa ho conosciu-to Lucio Dalla poiché registrava un duetto con James Senese in un pezzo dal titolo Maria Maddalena che ho scritto con lo stesso James e Franco Del Prete. Quando gli raccontai dell’aneddoto del vinile comprato due volte, lui preciso mi rispose: “Fratello, chi te lo ha fatto fare!“.Chi ha dai quindici ai vent’anni oggi, invece, si è già ritrovato ad ascoltare musica che esce da due cassettine di plastica poste a fian-co di un monitor del pc in formato mp3 o da due cuffiette attaccate all’I-phone. L’mp3 è un formato musicale compresso che taglia gran parte delle frequenze alte e gran

Cparte di quelle basse, ridotto nella stereofonia, e quindi con una quali-tà bassissima se ascoltato su un im-pianto audio di buona qualità. Mi chiedo se non ci stanno cambiando anche la qualità dell’orecchio! In un certo senso i ragazzi si ri-trovano già “coltivati“ a credere che la musica sia qualcosa che ac-compagna le azioni quotidiane, un sottofondo, come succede al super-mercato o dal parrucchiere: tu fai altro e ascolti la musica. Inoltre, si è naturalmente entrati nell’ottica di pensare che la musica non si com-pra, ma si scarica. C’è chi dice che scaricare musica è un segno di civiltà perché la mu-sica è di tutti, perché è un patrimo-nio che deve essere a disposizione di tutti e quindi è giusto che sia in rete. Mi chiedo se è per un fatto di pra-ticità che la stessa cosa non è suc-cessa ancora totalmente per i libri. Forse solo perché un libro è ancora una cosa così intima e ricercata a cui non possono accedere tutti dal punto di vista intellettuale? Mi chiedo: ma è così che la tecnologia migliora il mondo? Probabilmente non faccio testo, sono un nostal-gico. Fatto sta che quando ascolto Un giorno credi del mio amico Patrizio Trampetti con cui Edoardo Bennato riempiva gli stadi , solo lui con una chitarra un’armonica e un tamburello e penso invece che oggi nell’immaginario collettivo i cantautori più autorevoli sono quelli che scrivono: sei già dentro l’happy hour, vivere costa la metà/la musica più quanto costa fare fin-ta di essere una star?

Allora si, mi sento nostalgico! E’ venuta a mancare quella presun-zione intellettuale che spingeva tutti a ricercare di più nelle forme d’arte. Da quando tutti si sfogano con qualche post ad effetto su face-book , la gente è più tranquilla se ne resta a casa vicino al computer scrive la frase del giorno, commen-ta, si indigna, diventa animalista ma non s’incontra più. Chi guarda al futuro con curiosità trova tutta questa evoluzione, naturale ed inte-ressante, e magari tutto ciò che sto scrivendo un luogo comune come: non ci sono più le mezze stagioni o, la frutta non ha più il sapore di quella di una volta etc. Intanto è un dato di fatto che l’ac-qua della fontana ormai nessuno la beve più.

L’ACQUA DELLA FONTANA NESSUNO LA BEVE PIU’ di Jennà Romano

Immagine d’archivio

La Campania Giovane Luglio 2012

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EVENTI

Un mese di cultura, musica e teatro.GLI APPUNTAMENTI DI LUGLIO 2012

07

14-24

13-19

17

14-24SUBSONICA IN CONCERTO

GIFFONI EXPERIENCE

CAVALLERIA RUSTICANA

NEGRITA IN CONCERTO

NEAPOLIS FESTIVAL

h.20.00Arenile Reload (Na)

h.19.00Giffoni Valle Piana (Sa)

26SARAH JANE MORRISIN “CELLO SONGS”h.21.00Parco del Teatro (AV)

h.20.00Teatro S. Carlo (Na)

h.20.00Arena Flegrea (Na)

20LIGABUEIN CONCERTOh.20.00Piazza del Plebiscito (Na)

h.20.00Giffoni Valle Piana (Sa)

22-24TEANO JAZZ FESTIVALh.17.00Teano (Ce)

25-26VINCENZO SALEMME IN RISATE DIABOLICHEh.20.00Arena Flegrea (Na)

Master in Managementdelle Imprese Sportive

Una scelta vincentewww.unipegaso.it Via Vittoria Colonna, 14 - 80121 NAPOLI

PIÙ OPPORTUNITÀ PER I GIOVANI PROFESSIONISTI,PIÙ FORZA ALL’ECONOMIA DELLA CAMPANIAÈ finalmente legge la proposta del consigliere regionale Antonio Marciano in favore dei giovani professionisti

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