La Campania Giovane - Dicembre 2012

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Mensile di Politica e Cultura dal Sud. www.lacampaniagiovane.it N.18 Dicembre 2012 Il declino del partito personale Addio trasporto pubblico Go forward: i prossimi quattro anni di Obama LA VITTORIA DI BERSANI

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La Campania Giovane - edizione Dicembre 2012

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Mensile di Politica e Cultura dal Sud. www.lacampaniagiovane.it

N.18 Dicembre 2012

Il declino del partito personale

Addio trasporto pubblico

Go forward: i prossimi quattro anni di Obama

LA VITTORIADI BERSANI

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Buon Natale eFelice Anno

Nuovo

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na splendida giorna-ta. Domenica 2 di-cembre 2012 sarà una data da ricordare, da incidere nella storia del Partito Democra-tico e del centrosini-

stra italiano. E che ha un valore ancora maggiore in Campania e a Napoli. Ancora una volta hanno votato per il turno di ballottaggio alle elezioni pri-marie del centro sinistra, deci-ne di migliaia di cittadini. Il 75 per cento ha scelto Bersani, più del 20 per cento del dato nazio-nale. È un segnale importante. Significa non solo che i napole-tani e i campani si fidano mol-to di più di Bersani e della sua agenda per uscire dalla crisi e

di Antonio Marciano

U

Antonio Marciano,consigliere regionale PD

Campania e tutto il Sud, siano davvero rappresentati. Voglia-mo che le istanze dei nostri giovani laureati e sottopagati, disoccupati, o costretti a emi-grare siano al centro del dibat-tito al pari delle centinaia di migliaia di cassintegrati cam-pani e non solo. È soltanto da loro che può partire la riscossa del Sud e dell’Italia tutta. Il 2013 dovrà essere l’anno del ‘cambiamento’. E lo sarà, in piccolo, anche per noi. Dal prossimo numero lasciamo la carta stampata e ci spostiamo interamente sul web, sul sito www.lacampaniagiovane.it. Con le nostre analisi, le nostre inchieste, le nostre interviste. Stay tuned!

2013: L’ANNO DEL CAMBIAMENTOEDITORIALE

rilanciare l’economia regiona-le e nazionale, ma che più di tutto in Campania c’è voglia di forze di progresso, di voltare pagina, di quella radicalità uni-ta al riformismo che era tutta nell’abbraccio tra Pierluigi e Nichi durante la manifestazio-ne di chiusura della campagna elettorale al Politeama. Signi-fica, soprattutto, che l’idea di Pierluigi di ripartire dal Sud per ridare slancio all’Italia, sia stata compresa e apprezzata dal popolo del centrosinistra. Bersani ha detto che anche gra-zie alle primarie “Ora abbiamo uno squadrone”: noi ne siamo convinti. Ma vogliamo che nel dream team con cui ci presen-teremo alle elezioni Napoli, la

Buon Natale eFelice Anno

Nuovo

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IMMAGINI “In Bici” Napoli

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IMMAGINI “In Bici”, Napoli

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SOMMARIO Primarie: vince Bersani, Perde Renzi con onore

Bersani-Renzi,la coppia che ha rilanciato il PD

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PRIMO PIANO

Il declino del partito personale

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Gli Hobbit di nuovo al cinema

Generazione X

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Go forward!

Francia: super tassa Nutella

La tutela dei figli naturali

Violenza sulle donne.Cosa fare?

La guerra dei browser

Is Arenas

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ESTERI

SOCIETÀ

Addio al trasporto Pubblico? 16

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CAMPANIA

POLITICA

Tutto fermo in parlamentino

Tra teatro e sociale

CULTURA

La Campania giovaneVia Renato Lordi, 980127 Napoli

Direttore Responsabile Andrea PostiglioneDirettore Editoriale Alessia SchisanoCaporedattore Vito Contardo

Collaboratori Alessia Schisano, Flavia de Palma, Felice Manganiello, Gloria Esposito, Marco Trotta, Roberta Capone, Salvatore Bor-ghese, Serena Tagliacozzo, Sergio Antonelli, Stefano Behrend, Nello Chianese, Anna M. Musto, Davide Maddaluno

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PRIMO PIANO

AFFLUENZA, AL PRIMO TURNO 3 MILIONI E 100 MILA E AL SECONDO 2 MILIONI E 700 MILA

PRIMARIE: VINCE BERSANI, PERDE RENZI CON ONORE

di Vito Contardo

vincere è Bersani, in modo netto. E’ a tal proposito da segnalare l’ammissione imme-diata e senza mezzi termini della sconfitta da parte di Renzi, che

così facendo inverte la fastidio-sa tendenza a proclamarsi tutti sempre come vincitori o come non-sconfitti. Al primo turno sono stati confermati i risultati che i sondaggi avevano pronosticato. Bersani avanti su Renzi (+9,5%), ma non abbastanza per strappare il 50%+1: il segretario si è fermato al 44,9% dei voti validi, il sinda-co di Firenze ha ottenuto un buon 35,5%, Vendola si è attestato al 15,6%, mentre Puppato e Tabacci hanno ottenuto delle percentuali residuali (inferiori ai 3 punti). Al ballottaggio c’è stata uan confer-ma del risultato con un amplia-mento della forbice: 60,6 a 39,4 (+21,2%).Le prestazioni migliori di Bersani si collocano tutte nel Centro-Sud (con l’eccezione della Puglia), nelle Isole, e in Emilia Romagna. Il segretario si difende poi bene in Lombardia e in Liguria. Si trova, invece, in qualche difficoltà in Ve-

neto, in Piemonte, ma soprattutto nelle altre tre regioni della Zona Rossa. Anche Vendola ottiene le sue migliori performance al Sud, con punte di particolare rilevan-

za nella sua Puglia e in Lazio. Al Nord ottiene tutto sommato percentuali in linea con la propria media nazionale, mentre è sot-torappresentato nella zona rossa, dove la competizione si è molto bipolarizzata. Renzi ha, natural-

Amente, una distribuzione territo-riale inversa a quella di Bersani: male al Centro-Sud, dove deve affrontare anche la concorrenza di Vendola. Al Nord, soprattutto in Piemonte, ed anche in Emilia Ro-magna ottiene ottime prestazioni, ma resta dietro a Bersani in tutte le Regioni. Però in Toscana, Marche ed Umbria è in testa, nella sua re-gione si impone addirittura con la maggioranza assoluta dei voti va-lidi. Renzi è riuscito a prevalere su Bersani in 7 province settentrionali (Cuneo, Asti, Como, Lecco, Vero-na, Vicenza, Pordenone), oltre che a Perugia, in tre province marchi-giane ed in ben 8 province toscane su 10 (Bersani si salva solo a Li-vorno e a Massa-Carrara). Vendola ha prevalso in tre province pugliesi (Bari, Brindisi e Lecce). Nel resto delle province ha prevalso Bersani.Il successo del competitor fioren-tino nella parte meridionale della zona rossa è un dato estremamente significativo, che non può passare inosservato. In particolare, la vit-toria toscana del sindaco è un vero e proprio trionfo, che va messo in relazione con il notevolissimo in-cremento della partecipazione che si è registrato in questa regione:

“LE PRESTAZIO-NI MIGLIORI DI BERSANI SI COL-LOCANO TUTTE NEL CENTRO-SUD (CON L’ECCEZIO-NE DELLA PU-GLIA), NELLE ISO-LE, E IN EMILIA ROMAGNA”

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La Campania Giovane Dicembre 2012

Pierluigi Bersani, segretario PD

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150mila voti validi in più rispetto alle primarie del 2009, con un in-cremento del 52% dei voti validi registrati in tale tornata. Un dato impressionante e assolutamente non comparabile con nessuna del-le altre regioni italiane. In Toscana Renzi è riuscito a portare a votare persone che nel 2009 non si erano espresse, ma questa operazione di mobilitazione gli è riuscita molto meno altrove.Per quanto riguarda la partecipa-zione, rispetto all’enfasi iniziale posta sulla grande affluenza, dovu-ta alle prime stime che parlavano di oltre 4 milioni di elettori, il risul-tato finale fa ridimensionare l’en-tusiasmo un po’ retorico di molti commentatori. A votare al primo turno sono stati infatti 3 milioni e 100mila persone, mentre al secon-do c’è stata una inevitabile fles-sione a quota 2 milioni e 700mila (potendo votare, a parte poche eccezioni, solo chi lo aveva fatto la domenica prima). Il dato della prima tornata è pressoché identico a quello delle Primarie del 2009, ma un po’ meno del 2007, mentre nel 2005 la candidatura di Prodi

aveva mobilitato oltre 4 milioni di elettori. Ma nel 2009 si votò per eleggere il segretario del PD, per di più in un momento in cui il par-tito, dopo l’abbandono di Veltroni e la sconfitta alle europee, versava in condizioni disastrose, con i son-daggi che lo stimavano non oltre il 25%. Invece l 25 novembre si è votato per eleggere il candidato dell’intero centrosinistra e in un momento di grazia per il PD, che secondo tutti i sondaggisti veleggia oltre il 30%. Ma erano altri tempi: oggi la fiducia nei partiti, nei poli-tici e nel Parlamento è ai minimi storici. Eppure ci sono ancora 3 milioni di persone e oltre disposte a uscire di casa, la domenica, per recarsi ai seggi, dopo essersi iscrit-te alle liste. Facendo la fila, spesso due volte (anche le astruserie buro-cratiche hanno influito sulla parte-cipazione). Dunque l’affluenza non ha rag-giunto livelli entusiasmanti, con l’eccezione della Zona rossa. Al Sud in particolare vi è stata una par-tecipazione davvero modesta e in forte calo rispetto al 2009. Si tratta di un elemento che ha favorito il ri-

sultato quasi plebiscitario di Bersa-ni, che poteva contare sulla fedeltà della quasi totalità dell’apparato di partito e dei quadri dirigenti locali, sull’appoggio delle forze sindaca-li (in particolare la CGIL) e delle altre forme di partecipazione isti-tuzionalizzata - l’apporto di questi soggetti ha dunque avuto un peso specifico maggiore che altrove. La crescita della partecipazione al Nord rispetto al 2009 è invece pro-babilmente dovuta proprio al fatto che gli elettori delle regioni setten-trionali si sono mostrati più sensi-bili alle proposte liberal di Renzi, portando così ai seggi un numero di elettori decisamente superiore rispetto alle primarie di tre anni fa. Infine il boom della Zona rossa si spiega con la contemporanea pre-senza di un forte e radicato appara-to di partito in grado di mobilitare un enorme numero di elettori e al contempo con la contrapposta mo-bilitazione di coloro che, dentro e fuori dai confini del centrosinistra, si battono contro l’apparato stesso e hanno trovato nella campagna “rottamatrice” del sindaco di Fi-renze un irresistibile richiamo.

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BERSANI-RENZI, LA COPPIA CHE HA RILANCIATO IL PD

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l centrosinistra ha avuto finalmente le primarie, di-mostrandosi così «conten-dibile». Bene che sia acca-duto, “finalmente” perché questa è stata la prima vera gara aperta; e avviene con

un colpevole ritardo. Se voglia-mo risalire al 2005, dopo i primi esperimenti a livello regionale, Prodi fu votato alle primarie come candidato dell’Ulivo, con investitura plebiscitaria, ma quella era un’altra storia. Non era ancora il PD, che nacque solo nell’ottobre del 2007 con l’intenzione di diventare il con-tenitore unico del centrosinistra, con un progetto, una intenzione di governo. All’interno del PD confliggevano due diverse visio-ni: una, quella di Veltroni, imma-ginava la possibilità di dar vita a una forza che conquistasse da sola i consensi sufficienti per go-vernare (in un sistema maggiori-tario e bipolare); l’altra, quella di D’Alema, continuava a credere che il centrosinistra (in questo caso sarebbe meglio mettere un trattino tra centro e sinistra) si potesse realizzare solo attraverso una coalizione con forze centri-ste (in un quadro proporzionali-sta). Quella tra Bersani e Renzi non c’è dubbio che sia stata non solo una gara tra due leader po-litici, ma anche tra quelle due visioni.Una diversità di approccio che si

è stagliata finanche sullo sfondo della polemica sulle regole. Le primarie usate dal gruppo diri-gente non per allargare il campo, ma per delimitarlo, per evitare nuovi arrivati che rimetterebbero in discussione i rapporti di forza. Questo perché, come ha eviden-ziato Ricolfi su La Stampa, a Si-nistra: “Sopravvive ancora l’idea che la politica sia una missione etica, che la sinistra rappresenti la parte migliore del Paese, che chi vota a destra possa essere mosso solo dall’interesse o dall’i-gnoranza. Su questo la rottura del sindaco di Firenze è totale e senza alcuna incertezza. L’appello di Renzi agli elettori del PDL, prima che una mossa politica, è la con-seguenza logica della sua analisi della società italiana e del suo at-teggiamento verso gli elettori. E’ perché non pensa che gli «altri», i cittadini di destra, siano «la par-te peggiore del Paese» che Renzi può concludere il suo discorso descrivendo la politica con parole come «leggerezza», «sorriso sul-le labbra», «voglia di non parlare male degli altri». Per lui è natura-le, perché vede l’elettore di destra come una persona a tutti gli effet-ti, e non come un’entità malsana, da neutralizzare, combattere, o tutt’al più rieducare”. A parte che senza una certa quota dei voti del-la presunta «Italia peggiore» la, sempre presunta, «Italia miglio-re» era e resta minoranza, perché

DUE IDEE DI PARTITO E DI FUTURO, TRA LA NECESSITÀ E LA POSSIBILITÀ

Imai introdurre una spocchiosa discriminante etica, addirittura antropologica? Questo lo ha fatto Berlusconi con i suoi «non si la-vano» e «senza cervello», finendo

di Vito Contardo

PRIMO PIANO

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per offendere l’elettorato tutto. Un tic della celebrazione e del-la conseguente protezione della propria «superiorità« che rivela lo sguardo miope di chi non ha capi-to, o non vuole capire, che siamo ad uno snodo della politica italia-na. Non si è tenuto a bada questo tic ora che la politica ha toccato il punto più basso nel gradimento e nella fiducia dei cittadini, ora che c’è una società senza prospettive e senza futuro, lacerata tra rabbia e disperata rassegnazione, ora che c’è la fine del berlusconismo, che ha lasciato un popolo senza casa politica. Quando 14 milioni di elettori, il 40% dell’elettora-to, non sanno per chi votare alle prossime elezioni - indecisi tra l’astensione, la protesta, il disgu-sto, una scelta nuova - si è deci-so di chiudersi nella diffidenza, nell’ostilità e nel fastidio, piutto-sto che aprirsi alla partecipazione. Ma con l’abitudine, anzi il vizio, di sentirsi “migliori” le elezioni si rischia di perderle. Chissà come

sarebbe cambiata la storia se Ber-sani, a suo agio tra papi e parroci, avesse gridato al comitato dei ga-ranti delle primarie le parole con cui il giovane papa Wojtyla fece tremare il colonnato di piazza San Pietro all’inizio del suo pontifica-to: «Non abbiate paura. Aprite, anzi, spalancate le porte…». Non lo sapremo mai, questo del resto non poteva essere il canovaccio di chi si è autodefinito «l’usato sicuro».Bersani, pur tuttavia, ha avuto la lucidità di raccogliere la sfida lan-ciata da Renzi. Ha capito che era il momento di aprirsi al cambia-mento. Su questo tutti d’accordo, ma come ha osservato Marco Da-milano, “si può cambiare per ne-cessità o per scelta. Il ballottaggio è stato anche una sfida tra queste concezioni della politica e della vita”. La Necessità è rassicurante, perché ti dice che doveva andare così perché non si poteva fare altro. La scelta invece apre alla possibilità e anche all’incognita,

ma non c’è da essere timorosi per-ché «oggi il vero rischio è quello di non cambiare». Chi ha votato Bersani ha votato soprattutto per una persona. Un uomo onesto, un ministro capace, un politico esper-to e duttile il tanto che basta. Lo ha fatto soprattutto perché in un mo-mento in cui si naviga a vista e sen-za bussola c’è bisogno di tornare alle rotte già conosciute, all’album di famiglia, all’aria di casa. Agli smarriti e agli affaticati di sinistra il segretario ha offerto più che un programma (questo è rimasto piut-tosto vago) una risposta al senti-mento di appartenenza a un collet-tivo, alla famosa «ditta». Di cosa vuole fare Bersani si sa poco, basta la persona e il legame salvifico con una comunità. A votare Renzi è stato viceversa chi, a differenza dei sai-quanti-ne-ho-visti e cosa-vuoi-cambiare, non riesce a fare a meno di sperarci e di provarci. Con molto rispetto per chi si è arre-so e crede alla riduzione del danno, a salvare il salvabile, al guidatore sobrio della macchina fusa: c’è un realismo assai motivato in questo pensiero. Arrendersi, ha lucidi tratti di saggezza, spesso. E sì, c’è qualcosa di sventato e irragione-vole nel volerlo ancora, cambiare le cose. Ma se ci sono abbastanza persone sventate e irragionevoli che lo vogliono, i confini del ra-gionevole cambiano. Al primo cittadino di Firenze è però mancata la capacità di co-struire intorno alla sua singolare bravura e capacità di leadership un gruppo e un movimento vero, e non solo un’intesa di molti sin-goli. Renzi non ha investito finora nella costruzione di qualcosa che vada oltre se stesso e l’immediata condivisione per moltissime del-le cose che dice e non ha saputo mantenere i rapporti con poten-ziali buoni compagni come Cvati. Se chi ha sostenuto Bersani ha votato un composito e sfilacciato universo che va potenzialmente da Rosy Bindi, D’Alema, Vendo-la, Fassina, Letta a forse Casini, per contro chi ha sostenuto Renzi ha votato Renzi: e ha dovuto quin-di fare un investimento di fiducia molto alto in una sua capacità di delegare e affidare ad altri spazi e compiti che finora si è vista solo a isolati sprazzi.

Bersani e Renzi in uno studio televisivo

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n un fortunato saggio uscito diversi anni fa, intitolato “Il partito per-sonale”, il politologo Mauro Calise analizza-va la nuova tipologia di partito che si era af-

fermata in Italia. La Prima repubblica era stata domina-ta dai partiti di massa (DC e PCI): la sua crisi apriva la strada a nuovi partiti più leggeri e dichiaratamente post-ideologici, ma soprat-tutto ispirati a una leadership talmente forte da esserne il principale elemento carat-terizzante. Prototipo per ec-cellenza di questa fattispecie politica era senza dubbio “Forza Italia”: ideata, creata e presieduta da Silvio Berlu-sconi, leader carismatico per eccellenza. Forza Italia (e poi il PDL) è stato il primo partito della storia repubbli-cana a conseguire un numero consistente di voti senza mai rendere contendibile la sua leadership: non solo quella nazionale, ma anche quelle

locali. I congressi, quando ci sono, diventano pura kermes-se. Ma per tutto il corso della Seconda repubblica il partito personale si afferma come il modello più imitato, anche in quei soggetti nati come movimenti spontanei, o dal-le ceneri di partiti “vecchio stampo”. Si “personalizza” la Lega Nord, che si identifi-ca con il suo leader Umberto Bossi, ancor più dopo l’ictus che colpisce il Senatùr nel 2004 e dona alla sua figura un che di tragicamente epico. Alleanza Nazionale, erede del fu MSI, diventa a tutti gli effetti “il partito di Fini”, e lo stesso sarà FLI, sfortunata creatura finiana nata solo due anni dopo la confluenza “for-zosa” di AN nel PdL. Persino l’UDC, nata come federazio-ne dei piccoli partiti ispirati alla vecchia DC (o meglio alla sua ala più conservatri-ce) si identifica sempre più con Casini. Ma il partito per-sonale non è una prerogativa del centrodestra. Nel 2000

PRIMA GLI SCANDALI DELLA LEGA DI BOSSI, POI QUELLI DI DI PIE-TRO E LA CRISI DEL PDL DI BERLUSCONI: È FINITA L’EPOCA DEI PARTITI CARISMATICI?

Antonio Di Pietro, già mini-stro nel primo governo Prodi, fonda “l’Italia dei Valori”, che dal 2008 diventa l’uni-co partito di centrosinistra, oltre al PD, rappresentato in Parlamento. Nel 2009 nasce “Sinistra Ecologia Libertà”, di cui diviene presidente e “portavoce” Nichi Vendola, governatore della Puglia. Ma un po’ ovunque (destra, sini-stra, centro) sono nati movi-menti o partiti, spesso minu-scoli, che semplicemente non esisterebbero senza il loro leader e fondatore: e questo vale anche per il Movimento 5 Stelle di Grillo. Ma questo modello ha cominciato a mo-strare i suoi limiti. Prima con gli scandali che hanno travol-to la Lega – o meglio, Bossi e la sua cerchia più ristretta, “the family”: il partito ha vi-sto crollare i suoi consensi, e ne ha approfittato Maroni per scalzare il vecchio grup-po dirigente e ripartire con una Lega rinnovata (almeno nei proclami). Nel frattempo,

di Salvatore Borghese

IL DECLINO DEL PARTITO PERSONALEI

POLITICA

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ha cominciato a scricchio-lare seriamente quella che sembrava la più intoccabile delle leadership: quella di Berlusconi. L’ex premier ha tentennato per mesi, incerto se ritirarsi o ricandidarsi, se sciogliere il PdL o rifondar-lo da capo. Nel tentativo di imitare le primarie del PD (che hanno fatto schizzare in alto i consensi per il partito di Bersani & co), il PdL ha lanciato delle proprie con-sultazioni, a cui si sono via via iscritti (e poi magari ri-tiratisi) oltre 15 candidati: più che una competizione, una balcanizzazione forma-lizzata. E poi, sorpresa: i guai sono arrivati anche in casa Di Pietro. Da mesi c’e-ra malcontento nell’IDV per la linea politica quantomeno ondivaga imposta dall’ex pm: contro il governo Monti, critiche a Napolitano e am-miccamenti al movimento di Beppe Grillo i giorni dispa-ri; pronti ad allearsi con il PD e Vendola quelli pari. Ma i dissensi sono esplosi dopo una burrascosa puntata di Report, il programma di in-chieste di Rai 3: nei filmati si vedeva un Di Pietro imba-razzato (e imbarazzante) di fronte ai documenti che atte-stavano l’assoluta mancanza di trasparenza nella gestione dei fondi pubblici finiti nelle casse di IDV in tutti questi anni. Niente di “penalmen-te rilevante”: ma molto di politicamente insostenibile, per un partito che per anni si era fatto portabandiera della legalità e della trasparenza. Ora, come l’asino di Buri-dano che proprio Di Pietro ama citare, l’IDV rischia di morire d’inedia, a metà del guado tra l’alleanza irrecu-perabile con il PD e quella irrealizzabile con Beppe Grillo, mentre alcuni dei suoi membri più importanti (il capogruppo alla Camera, Donadi, il senatore e prof Pancho Pardi) lo hanno ab-bandonato per recuperare il progetto dell’alternativa di centrosinistra.

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Umberto Bossi

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ADDIO AL TRASPORTO PUBBLICO?

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rolla un altro pila-stro del Trasporto pubblico in Cam-pania: anche l’E-avbus, Ente Auto-nomo Volturno, è ufficialmente fal-

lita.Un vero e proprio dramma non solo per i migliaia di cit-tadini ancora una volta pe-nalizzati dalla mortificazio-ne del settore Trasporti, ma anche 1300 lavoratori finiti sul lastrico, pur avendo lot-tato per mesi denunciando la situazione drammatica nella quale versava l’azienda.In un comunicato diffuso alla fine di Novembre i di-pendenti hanno fatto sapere che <<Il senso di responsa-bilità, lo spirito di sacrificio dimostrato, la fermezza nel difendere il posto di lavoro hanno fatto emergere nella discussione la intenzione, pur in mezzo a tante diffi-coltà, di garantire quanto più è possibile i servizi con l’o-biettivo di arrecare quanto meno disagi all’utenza ser-vita>>.

L’EAV È IN CRISI NERA, MENTRE RISCHIA DI SCOMPARIRE ANCHE IL BIGLIETTO UNICO

CContinuare, nonostante tut-to. Perché fortunatamen-te, solo dopo il fallimento dell’Eav, l’assessore ai Tra-

CAMPANIA

di Nello Chianese

sporti della Regione Campa-nia Sergio Vetrella ha sbloc-cato 4,5 milioni di euro, una cifra che ha permesso, trami-te il permesso del Tribunale fallimentare di Napoli, di prorogare il servizio ancora per un mese (contempora-neamente all’obbligo della ricerca di risorse).Ma è scontro anche sulle ci-

“CALDORO E VETRELLA HAN-NO DI FATTO SMANTELLATO ANCHE IL CON-SORZIO UNICO CAMPANIA”

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fre, visto che, leggendo l’at-to della Regione Campania 673/12 del 24/11/2012, si scopre che la somma equi-vale a 3.772.925 milioni. E questi soldi servirebbero solo a garantire il servizio, senza alcuna risorsa desti-nata al pagamento degli sti-pendi. Spariscono anche i 6 milioni di euro che la Giun-ta Caldoro ha dichiarato di voler assegnare per il carbu-rante.Dai 10,5 milioni comples-sivi promessi pochi giorni fa, la cifra già cala verti-ginosamente a 3,7 milioni, necessari solo alla garanzia del servizio, abbandonando completamente i lavoratori e lasciandoli senza stipen-dio.Un vero e proprio dramma per la Campania, che ne-gli ultimi anni ha visto il servizio Trasporti crollare sotto l’indifferenza della

Giunta di Stefano Caldoro, attuando solo politiche di tagli miste ad indifferenza istituzionale assolutamente imperdonabile, soprattutto in un periodo difficile come quello che economicamente stiamo vivendo.E non finisce qui. Caldo-ro e Vetrella hanno di fatto smantellato anche il Con-sorzio Unico Campania, introducendo nuovamente le tariffazioni singole a di-screzione delle aziende che compongono il Consorzio.Su tutte le furie Antonietta Sannino, direttore di Uni-co Campania, che afferma: <<Nel 2013 il ritorno alle tariffe aziendali produrrà perdite per oltre 20 milio-ni. Unico ha fatto crescere il numero di viaggiatori e portato gli introiti da 40 mi-liardi di vecchie lire del ‘94 a 120 nel 2000. Con soli 8 dipendenti più 10 distaccati

dalle aziende e un costo che non supera il 9% degli in-troiti. Costi destinati a lie-vitare con la gestione delle singole aziende>>.E continua la sua invettiva, mostrando come <<l’immo-bilismo sta distruggendo un sistema di valore. La Regio-ne Campania fino al 2011 ha avuto il più alto rapporto tra spostamenti e popolazio-ne residente – il 27% con-tro una media nazionale del 13% – per questo i trasporti campani fanno gola>>.Dobbiamo credere all’asso-luta incompetenza di Giun-ta e assessore ai Trasporti? Oppure lo smantellamento del trasporto pubblico, al grido di “E’ colpa di chi ci ha preceduto”, fa parte di un piano più ampio, che ve-drà un ingresso massiccio e proficuo dei privati, favori-to da una mortificazione del settore?

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Proteste per la chiusura della circumvesuviana. Napoli

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TUTTO FERMO IN PARLAMENTINO

inimi storici per l’at-tività del consiglio regionale. Il parla-mentino campano che si è guadagna-to l’appellativo di ‘virtuoso’ rispetto

alla linea del rigore e dei tagli ai costi della politica, ancor prima che questa venisse imposta dal governo centrale, non riesce a rag-giungere livelli sufficienti in fatto di produttività. Le riunioni delle diverse commissioni sono sempre meno frequenti, poche quelle che rispettano la cadenza settimanale tra cui quella alle Attività produt-tive e Turismo. Lesedute consiliari si trasformano, se non vengono sconvocate prima, in sedute lam-po. Che si tratti di frizioni interne al centrodestra o della mancanza di risorse da appostare sui di-versi capitoli di spesa nell’ottica dei cittadini cambia ben poco e il ‘bottino’ di leggi approvate è misero soprattutto se si considera che, dall’insediamento ad oggi sono, le leggi approvate che han-no passato indenni l’esame del governo si contano sulle dita di una mano. Questo quadro però, secondo alcuni consiglieri, non è legato alla mancanza di volontà da parte dei membri dell’assem-blea di lavorare bensì al problema della mancanza di risorse da ap-postare. Su questo non sembrano esserci divergenze d’opinione tra centrodestra e centrosinistra. “C’è scarsa produttività è vero – hanno spiegato dall’Idv - dovuta in par-te alla riduzione di fondi e quindi all’impossibilità di poter appostare

risorse su proposte importanti da convertire in atti. A questo si unisce il fatto che la maggioranza ha pro-ceduto all’approvazione di molte leggi che sono state subito dopo impugnate per ragioni di incostitu-zionalità – hanno concluso - Credo che l’unico paradosso in merito si sia verificato sull’istituzione del registro tumori importante per sta-bilire l’incidenza e la prevalenza e poter intervenire, di conseguenza, allocando risposte giuste”. Sulla stessa linea il capogruppo Udc, Lu-igi Cobellis secondo il quale se da un lato la carenza di risorse è reale dall’altro è comunque auspicabile un’ accelerata. “Noi facciamo i con-ti con la carenza di risorse - ha spie-gato – Dal punto di vista legislativo il problema di non avere fondi a disposizione rappresenta un limite oggettivo Sulle attività delle com-missioni di fatto in alcune si proce-de bene in altre meno speditamente e per questo è auspicabile un’acce-lerazione. Non credo ci sia mancan-za di volontà di nessuno, ognuno

Mfa il suo. E’ successo che problemi politici ci abbiano rallentato ma resta di fatto che una produzione normativa inefficace, senza risorse, non serve”. Sono due i dati emersi e se l’inefficacia dell’azione legislati-va è giustificata e giustificabile con la mancanza di liquidità il discorso diventa diverso quando l’appro-vazione dei testi viene negata dal mancato accordo tra le forze poli-tiche che compongono il centrode-stra campano. Non è un segnale da sottovalutare il fatto che in diverse occasioni le sedute consiliari sono state sciolte anticipatamente per la mancanza del numero legale dovu-to all’assenza in aula dei consiglieri di maggioranza. Nell’ultimo mese l’unica riunione del consiglio degna di nota non per il risultato ma per la durata è stato quello con all’ordine del giorno il Piano Paesistico regio-nale. Una seduta durata undici ore durante la quale la linea ostruzioni-stica dell’opposizione ha portato ad approvare solo il primo di quindici articoli.

CONSIGLIO REGIONALE: DOPO I TAGLI AI COSTI DELLA POLITICA, PRODUTTIVITÀ AI MINIMI di Marina Lucano

Centro Direzionale, Napoli

CAMPANIA

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IL PRESIDENTE OBAMA E I PROSSIMI 4 ANNI DI MANDATOGO FORWARD!

di Giorgio Massaopo una tra le più com-battute campagne elet-torali della storia ame-ricana Barack Hussein Obama è stato rieletto Presidente degli Stati Uniti d’America. Con

questa meritata vittoria Obama avrà adesso la concreta possibilità di dimostrare la sua reale capacità di rinnovamento. Storicamente in-fatti tutti i presidenti realizzano il cuore del loro programma nel cor-so del secondo mandato, quando senza la pressione della rielezione possono agire con un minor con-sidizionamento da parte dell’opi-nione pubblica e dell’opposizio-ne. Diamo dunque uno sguardo a quanto Obama ha prospettato essere il suo programma per il prossimi 4 anni. Il programma è stato diviso in 6 Punti principali: Innovazione, Tasse, Ricostruzio-ne, Energia, Educazione e Sanità.Innovazione: L’obiettivo è creare un milione di nuovi posti di lavoro nel settore manufatturiero entro la fine del 2016 a tal fine il Presidente si propone di raddoppiare il valore dell’export statinutense. Per fare ciò la strategia si è concentrata sugli accordi commerciali bilate-rali che consentano di abbattere le barriere doganali, aumentare l’accesso al credito, e internazio-nalizzare la promozione dei pro-dotti made in USA. Non bisogna dimenticare che sulla cruciale que-stione del manifatturiero Obama ha vinto le elezioni e quindi pos-siamo facilmente prevedere che questo settore continuerà ad essere in cima alle priorità della politica presidenzialeTasse: Altro tema sul quale si è consumato lo scontro durante le elezioni presidenziali. Per Ro-meny l’idea era un taglio orizzon-tale delle tasse con una parallela riduzione del debito (francamente non è mai stato molto chiaro come

ciò potesse avvenire). Per Obama l’idea è quella di diminuire le tasse alla classe media e alle piccole im-prese e aumentare le tasse a milio-nari e miliardari. Badate bene che non stiamo parlando delle mano-vre falsamente equilibrate di casa nostra, qui si tratta di fatti concreti. Tanto più che l’argomento tasse è strettamente legato a quello debito, per il quale Obama prevede un ta-glio della spesa di 4 trilioni per il prossimo decennio.Ricostruzione: Tra gli obiettivi raggiunti e tra quelli da raggiun-gere ci sono la fine della guerra in Iraq e di quella ancora in corso in Afghanistan entro il 2014. Sia chiaro, ormai neanche Obama cre-de più che davvero ci si possa riti-rare con onore dal conflitto afgano ma, complici le necessità di cassa, la chiusura del capitolo guerra al terrore così come l’abbiamo cono-sciuta durante l’era Bush è sempre più vicina. Oltre a promettere il rientro dei militari (e dei miliardi) dalle guerre Obama ha dichiarato che intende spendere cifre rilevanti per rinnovare le infrastrutture del paese, seguendo in questo la più classica delle manovre economi-che keynesiane.Energia: Da recenti notizie sem-brerebbe che grazie allo sfrutta-mento di nuovi giacimenti di gas e del miglioramento nell’utilizzo dei giacimenti petroliferi esistenti gli Usa potrebbero presto diventare esportatori di energia. Si trattereb-be di un successo senza precedenti e sull’onda di questo entusiasmo Obama si è impegnato a sostenere il settore delle rinnovabili che han-no già creato oltre 600.000 posti di lavoro negli ultimi anni. Il mix di nuove tecnologie e vecchie fonti potrebbe presto rsolvere uno dei più costanti assilli della politica statunitense, quello dell’indipen-denza energetica. Tutto ciò ovvia-mente in una chiave di lettura eco-

nomica e geopolitica renderebbe gli USA molto più ricchi e meno desiderosi di impelagarsi nelle fac-cende mediorientali per garantirsi l’accesso al petrolio.Educazione e sistema sanitario: Due cavalli di battaglia del partito democratico. Fin dal discroso del-la vittoria Obama ha sottolineato l’importanza di rendere migliore e più accessibile l’istruzione supe-riore in America. Il fine è lodevole e garantirebbe agli USA la classe dirigente di cui hanno bisogno, tut-tavia non sarà semplice cambiare l’impianto elitario che ha sempre connotato il mondo dei college americani. In quanto al capito-lo sanità si tratta di una tra le più importanti sfide che il presidente dovrà affrontare per costruire un paese più giusto. Il piano prevede di espandere la copertura sanitaria a tutta la popolazione.

D

ESTERI

Barack Obama,presidente degli USA

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MA LA FERRERO NON RESTA A GUARDARE

FRANCIA:SUPER TASSA NUTELLA

di Jessica Caramielloa famosa crema alle noc-ciole prodotta dalla Ferre-ro gode di fama mondiale e si può considerare uno dei prodotti più amati dai bambini e non solo. La Nutella nonostante non

sia un prodotto alimentare di prima necessità, non ha mai visto calare le vendite neanche in tempi di cri-si come questo. Eppure il governo Francese ha cercato di limitarne il consumo. Preoccupati per i loro problemi di bilancio, i francesi hanno ben pensato di varare una tassa del 300% sull’olio di semi, ingrediente presente in moltissimi prodotti alimentari, e ovviamente componente essenziale della se-greta ricetta della Ferrero. “L’olio di palma ha un impatto ambientale disastroso e per produrlo si inco-raggia la deforestazione. Oltretutto, contiene il 50% di grassi saturi, aumentando così il rischio di co-lesterolo e problematiche cardio – vascolari”. Queste le motivazioni dichiarate dal parlamento francese per accreditare la proposta, che è subito stata rinominata “ la super tassa Nutella”. Strano che proprio la Francia, che è fra i più golosi di Nu-tella abbia proposto questa gabella. L’emendamento infatti ha subito suscitato mal contenti e polemiche: la Malaysia che è il paese che più di tutti gli altri vive dell’esporta-zione dell’olio in questione ha di-chiarato che l’olio di palma non è

dannoso, come vuole far credere il parlamento francese, semplicemen-te , come qualsiasi altro prodotto, non bisogna abusarne. Con questo emendamento il costo dell’olio di palma sarebbe quadruplicato da 100€ a 400€ alla tonnellata. Se-condo i calcoli la “super tassa” fa-rebbe aumentare di 30 cent il costo di ogni barattolo di Nutella da 5 Kg, con un conseguente guadagno del-lo stato di circa 40 milioni di euro annui. Ma non c’è da preoccuparsi: la nostra amata Nutella è al sicuro. La Ferrero ha infatti subito dichia-rato che tassa o non tassa, la ricetta non sarebbe cambiata. Di certo però l’azienda non è rimasta a guardare e si è subito mobilitata contro la tassa. Ha aperto un sito internet HYPERLINK “http://www.nutel-laparlonsen.fr/”nutellaparlonsen.fr letteralmente “ nutella parliamone”, una pagina internet tutta in francese,

L

SOCIETÀ

Nutella. foto D’archivio

dove sono descritte le informazio-ni base del prodotto, comprese le proprietà nutritive dei componenti. Altra mossa vincente della Ferrero è stata acquistare una doppia pagi-na pubblicitaria su tutti i quotidiani d’Oltralpe, con questo messaggio: “Oggi Nutella si trova, in modo in-giusto, al centro del dibattito sull’o-lio di palma. Ci sembra importante darvi le seguenti precisazioni” e continua con una spiegazione su quanto sia essenziale l’olio di palma per la ricetta della stessa. L’emenda-mento che in prima lettura era stato approvato con 212 voti a favore e 133 contrari, è stato in seconda lettura bocciato dal Senato, che ha annullato il bilancio della securitè sociale 2013. Finalmente possiamo stare tutti tranquilli, la Nutella non sarà toccata e per i francesi il prez-zo resterà quello di sempre, almeno per ora!

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VITTORIA IN PARLAMENTO DI UNA BATTAGLIA DI CIVILTÀulla scorta delle scelte effettuate dai genitori, gli inconsapevoli figli saranno oggetto di de-risioni, diseguaglian-ze e discriminazioni, talvolta anche molto

dolorose.Soltanto il matrimonio, sino a pochi giorni fa, era l’unico istitu-to in grado di tutelare il bambino attraverso l’attribuzione dello status di figlio legittimo, ovvero di un riconoscimento pieno, non soltanto sul piano giuridico ma, ancor di più, sotto il profilo mo-rale rispetto alla sua comunità di appartenenza.La convivenza, invece, compor-tava per i figli naturali spesso un atteggiamento vessante e discri-minatorio: del resto, dal codice napoleonico in poi sono stati rite-nuti addirittura “bastardi”, figli di serie B, in una parola ‘figliastri’. Martedì 27 Novembre 2012, tut-tavia, ci siamo svegliati in un’al-tra dimensione: abbiamo, infatti, assistito ad una vera e propria rivoluzione. La stampa nostrana ha gridato al miracolo, alla ces-sazione di un’inutile barriera dal sapore prettamente arcaico che tanto ha penalizzato centinaia di bambini incolpevoli.Il Parlamento italiano, infatti, ha sorpreso tutti favorevolmente ap-provando una legge che rappre-senta, in primo luogo, la vittoria di una lunghissima battaglia di civiltà per l’estensione dei diritti civili.Vediamo, allora, come e cosa cambia, a seguito dell’approva-zione di questa nuova legge:

nessuna differenza tra figli legit-timi e naturali, nemmeno più in termini di carattere meramente formale o terminologico; i figli naturali saranno inseriti a pieno titolo nella famiglia di ori-gine di entrambi i genitori per cui avranno un legame parentale con nonni e zii;i figli naturali accederanno all’asse ereditario dei familiari - non sol-tanto dei genitori –( in concreto possono ereditare anche dai paren-ti tutti);Sarà competente per entrambi il Tribunale Ordinario e non più an-che quello per i minorenni.Ricordiamo che, sino ad oggi, per l’affidamento ed il mantenimento dei figli legittimi si adiva il Tri-bunale Ordinario, mentre per le medesime questioni afferenti i figli naturali ci si rivolgeva al Tribunale

S

LA TUTELA DEI FIGLI NATURALI

per i minorenni.5) Possibile riconoscimento, pre-via autorizzazione del Tribunale Ordinario, anche dei figli incestuo-si - quelli cioè concepiti tra perso-ne aventi un vincolo di parentela – sino ad oggi destinati a non avere punti di riferimento o norme tu-telanti. Da oggi in poi troveranno anche loro una forma di tutela.Insomma, al termine di una legi-slatura complessa ed articolata, il Governo Monti ha dimostrato che non si vive di solo pane e che la dignità, oltre che il riconoscimento giuridico e sociale rappresentano un valore da difendere unitamente all’estensione di tutela di garanzia attraverso l’introduzione di nuove norme che vadano in soccorso e che riequilibrino tutte quelle si-tuazioni in cui sono presenti delle evidenti e dolorose lacune.

Foto di Giancarlo De Luca

di Alessia Schisano

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VIOLENZA SULLE DONNE. COSA FARE?

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entoventisette nel 2011, centoquindici da genna-io ad oggi. State sereni non stiamo dando i nu-meri, anche se dovrem-mo, quantomeno in sen-so figurato, metaforico.

In Italia muore una donna ogni due, massimo tre giorni. Nessun serial killer, piuttosto un esercito di mariti, fidanzati, padri, fratelli, ex conviventi…uomini, insom-ma, con cui le vittime hanno avuto un legame, un rapporto affettivo, amoroso forte, talvolta ancora in essere al momento del femmini-cidio, talvolta reciso dalla vittima che però paga la sua scelta con la vita.I numeri aumentano in maniera esponenziale se si pensa che le donne, come i minori, i disabili e gli anziani sono vittime di violen-ze continue che si consumano fra le mura domestiche, nel silenzio dell’alcova, senza testimoni, spes-so senza possibilità di scampo.La violenza fisica, ma soprattutto quella psicologica la fa da padrone nelle nostre famiglie. Spesso con risultati devastanti.Cosa fare, allora? Abbiamo visto che le manifestazioni di piazza sono sempre necessarie ma, tutto sommato, poco risolutive: a Napo-li, ad esempio, in occasione della giornata del 25 Novembre 2012 –Giornata mondiale contro la vio-lenza sulle donne - hanno sfilato soltanto in un migliaio, eppure era

PER LIMITARE I CASI DI FEMMINICIDIO È NECESSARIO L’IMPEGNO DI TUTTI

Cstata organizzata dal Comune.Sensibilizzare, fare cultura, non stancarsi di cogliere qualsiasi oc-casione per indurre le persone a pensare, a riflettere, a porsi degli interrogativi. Ritengo sia una batta-glia culturale da condurre con ogni mezzo, dove gli uomini debbono essere necessariamente nostri alle-ati: più uomini avremo dalla nostra parte, meno occasioni ed episodi di violenza si verificheranno.Inoltre, andrebbe strutturata una rete sociale, di raccordo con le Istuzioni e i Tribunali, le Forze dell’Ordine, gli assistenti sociali, i medici, gli psicologi, gli avvocati.Troppe donne lottano in silenzio, solo il 10 % sceglie di denunciare, le altre hanno paura che, a seguito della querela, la situazione peggio-ri: ritorsioni sui figli o su altri stretti congiunti, ulteriori atti di violenza, mancata corresponsione dell’asse-gno di mantenimento o dei soldi necessari per il menage quotidia-no e così via…ma forse, in tante, avranno certamente notato che no-nostante le denunce alcune donne sono state comunque assassinate.Il problema è serio: abbiamo il riconoscimento di talune condotte illecite come reati e, come tali, per-seguibili. Gli strumenti ci sono, di alcuni ce ne siamo occupati anche in questa rubrica: dallo stalking agli ordini di protezione, ma spes-so le lungaggini della Giustizia italiana e la scorsa formazione e sensibilità degli operatori coinvolti

prevale sul buon senso e sul fare.Cosa possiamo fare? Più vicinan-za e solidarietà fra noi donne, un percorso comune da intraprendere con gli uomini per sensibilizzarli, maggiore formazione di tutti i sog-getti terzi coinvolti, introduzione di ulteriori strumenti normativi che superino la barriera del tempo: in Spagna un ordine di custodia cau-telare in casi di violenza si ottiene in 42 ore e per combattere la vio-lenza sono nati dei Tribunali spe-ciali. Il tempo è tiranno per tutti, ma in alcuni casi può uccidere.

di Alessia Schisano

Sofia Loren in, “La Ciociara”

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12 12 12 21Insolito Partynella notte

del giorno più stranoper l’opening dell’unicoRisto Bistrò Culturale

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gni giorno ci aprono le porte di Internet ed ogni giorno sono in competizione tra loro. Sono i browser!Secondo i dati di novembre forniti da

StatCounter, una delle maggiori società di statistica nel web, Goo-gle Chrome è il secondo browser più popolare del Web. Impressio-nante è il trend crescente: lancia-to nel 2008, nel 2009 attirava il 4,66% degli utenti. Oggi tocca il 25,69%, mentre Firefox si attesta al 25,23%, confermando un calo cominciato quasi un anno fa. Internet Explorer di Microsoft, che pure ha visto una forte emor-ragia di utenti negli ultimi mesi, rimane in testa con il 40% degli utenti. E in Italia, già dall’estate scorsa, Chrome si era affermato come il secondo browser sulla piazza con il 29,67%, mentre Firefox e Internet Explorer si at-testano rispettivamente al 26 e al 36,5%.Per anni Internet Explorer ha can-nibalizzato tutti i suoi concorrenti grazie anche alla diffusione di Windows nel quale era compreso.Ma la musica sta cambiando, pri-ma Mozilla e ora Chrome hanno lentamente ma inesorabilmente rosicchiato quote di mercato. Per-tanto il rinnovamento del browser di casa Microsoft si è reso ne-cessario per rispondere adegua-tamente alla crescita di Chrome che sta conquistando sempre più favori soprattutto tra gli utenti più giovani, che tendono ad utilizzare i molti add-on che vengono offer-ti. Nei due anni di vita Chrome è

stato l’unico browser in costante crescita, nonostante non abbia mai convinto l’ampia comuni-tà dell’ “open software” che ha sempre preferito Firefox. Secon-do molti analisti, sarà proprio Firefox a soffrire di più di questa crescita: in questo scenario non va poi dimenticato Safari,il browser della Apple, che nel giro di poco tempo ha raddoppiato la sua quo-ta di mercato, merito soprattutto della diffusione degli iPhone che lo hanno “di serie”. Safari sarà de-stinato a crescere ancora paralle-lamente alla diffusione dell’iPad, che ne consente un uso intensivo, essendo il browser di default sul tablet della Apple.Sul successo dell’Internet mobile puntano comunque tutti, perchè

O

LA GUERRA DEI BROWSERDOPO IL MONOPOLIO DI EXPLORER, ALTRI MARCHI CONQUISTANO IL MERCATO

sia Microsoft che Google che Ap-ple stanno giocando una partita a tutto campo tra gli smartphone e i tablet, che consentono l’uso in-tensivo dei browser proprio per la navigazione in rete. Ad avere più difficoltà in questo campo è proprio Firefox, che ha difficoltà a trovare spazio su cellulari e ta-blet che arrivano con i browser legati ai singoli sistemi operativi delle macchine. Mozilla ha più volte annunciato l’arrivo di una versione mobile di Firefox ma ha accumulato dei notevoli ritar-di lungo la strada. Per risolvere almeno in parte il problema e colmare un’assenza che sta di-ventando clamorosa, è da qual-che tempo arrivata su iPhone e iPod una applicazione chiamata Firefox Home che consente di sincronizzare i collegamenti pre-feriti, la cronologia, la lista delle schede aperte e molto altro ancora con gli smartphone. L’applicazio-ne sta per essere resa disponibile anche per le piattaforme Android, Blackberry e Symbian, il che si-gnifica che più o meno tutti gli smartphone potranno installarla, mente per quella iPad bisognerà attende ancora.Insomma, bisognerà attendere ancora qualche mese per avere un idea più chiara e per avere davve-ro conferma che Chrome è in te-sta alle classifiche. Anche perché in autunno sono attese molte no-vità nel campo degli smartphone e dei tablet, dall’iPhone 5 ai tablet con Windows 8, che potrebbero cambiare le carte in tavola e rivo-luzionare la “top 4” dei browser ancora una volta.

Dettaglio icona browser Firefox

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di Felice Manganiello

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ll’inizio di questo campionato il pre-sidente del Caglia-ri Cellino, visti gli elevati costi di ge-stione e i problemi di agibilità dello

Stadio Sant’Elia, ha raggiun-to un accordo con il Comune di Quartu Sant’Elena per far disputare le prossime tre sta-gioni calcistiche della squadra Rossoblù nello Stadio Is Are-nas, un impianto trasformato, dopo la ristrutturazione, in un struttura temporanea, smon-tabile e facilmente amovibile con capienza massima di circa 16.000 spettatori.Un impianto, si potrebbe dire, all’avanguardia quanto a so-stenibilità ambientale, ma che fin dall’inizio ha incontrato difficoltà ad ottenere l’agibili-tà richiesta per lo svolgimento di manifestazioni sportive.

AIl caso è, però, esploso pri-ma della partita tra Cagliari e Roma, quarta giornata del campionato di Serie A in cor-so, quando il Prefetto di Ca-gliari aveva disposto lo svol-gimento della partita a porte chiuse, vista la non ancora ot-tenuta agibilità dell’impianto. La reazione del presidente Cellino si è espressa in un comunicato sconcertante, ap-parso sul sito della società, che così recitava: “la Società Cagliari Calcio, rappresentata dal Presidente Massimo Cel-lino, i tesserati e tutti coloro che lavorano per essa, visto il perdurare della situazione che porta a non vedere più un futuro per via delle difficoltà burocratiche ed il disinteres-se collettivo delle istituzioni, invita e chiede a tutti i suoi tifosi, titolari di biglietto e abbonamento, di recarsi allo

stadio per assistere alla parti-ta Cagliari-Roma nel rispetto dell’ordine e della civiltà. La Società Cagliari Calcio e i suoi ingegneri reputano infat-ti la struttura agibile e sicura. Questo atto, assolutamente pacifico, spinto dal dolore e dalla frustrazione, per difen-dere il diritto di esistere. Vice-versa è giusto prenderne atto”. In altre parole, un invito ai ti-fosi cagliaritani a disattende-re al “comando dell’autorità pubblica”, con gli inevitabili rischi per l’ordine pubblico.A tale comunicato il Prefetto ha risposto come era preve-dibile, disponendo il rinvio della partita per “urgente e grave necessità di preveni-re ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica conseguente alle re-azioni emotive, irrazionali e inconsulte ingenerate dall’in-vito formulato dal presidente della Cagliari Calcio”. Di tale rinvio la giustizia sportiva ha preso atto disponendo la scon-fitta a tavolino per 3 a 0 del Cagliari, ritenendolo respon-sabile “oggettivamente” del rinvio della gara.Al di là della sconfitta a tavo-lino, su cui peraltro non c’è stata ancora una pronuncia definitiva, e dell’inchiesta che è stata aperta nei confronti del Presidente Cellino, quanto si è verificato in occasione della partita Cagliari- Roma è l’en-nesima prova di come l’Italia in quest’ultimo decennio sia divenuto un paese dove pur-troppo il rispetto delle “re-gole” ha perso il suo primato nella coscienza dei cittadini.Un “pericoloso” malcostume,

IS ARENASLA CLAMOROSA PROTESTA DEL PRESIDENTE DEL CAGLIARI APRE UNO SQUARCIO INQUIETANTE SUL MONDO DEL CALCIO di Sergio Antonelli

Massimo Cellino,presidente Cagliari

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Dettaglio, stadio calcistico

dovuto ad anni di elogio del-la “furbizia”, che rappresen-ta una spina ormai piantata nel fianco della nostra Peni-sola, che va assolutamente estirpata se si vuole dare un futuro a questo Paese.A dimostrazione di come questo “malcostume” sia profondamente radicato ba-sta pensare che l’attaccante catanese della Nuova Co-

senza, Pietro Arcidiacono, ha pensato bene, dopo un gol segnato nel campionato di serie D, di esultare mo-strando una maglietta con su scritto “Speziale Inno-cente”, dopo che il giove-dì antecedente la partita la Cassazione aveva reso defi-nitiva la condanna a 8 anni di reclusione di Antonino Speziale ed a 11 di Daniele

Micale, in relazione all’o-micidio dell’Ispettore di Po-lizia Filippo Raciti, morto il 2 Febbraio 2007, in conse-guenza delle ferite ripor-tate nel corso degli scontri durante la partita Cagliari-Palermo. Ogni commento sul modo e sul luogo scelto da Arcidiacono per manife-stare il suo “pensiero”, mi sembra superfluo.

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CULTURA

TRA TEATRO E SOCIALE

ttrice e autrice di spettacoli teatrali Anna Nisivoccia è impegnata da anni in progetti artistici di carattere sociale che coinvolgono sempre

più giovani del territorio cam-pano.Da quanti anni ti dedichi al teatro? Come hai iniziato? Ho iniziato a Salerno, al Teatro San Genesio, diretto da Ales-sandro Nisivoccia e Regina Se-natore, i miei genitori. Avevo 7

INTERVISTA AD ANNA NISIVOCCIA, ATTRICE E AUTRICE DI SPETTACOLI TEATRALI

anni e, con loro, ho sicuramen-te imparato ad amare questo mestiere. A 17 anni mi sono trasferita a Roma. Mi dedico al teatro e alla danza da circa 23 anni.Teatro e vita. Quanto c’è in ognuno un po’ dell’altro?La vita è lo strumento che più ho usato per fare Teatro.“Recitare”, cosa significa per te? Per me significa restituire, se possibile, un punto di vista. Non ho quasi mai partecipato

a progetti in cui non credevo fino in fondo. Dico sempre agli studenti che recitare non è la cosa più importante al mondo, ma quando si recita, o lo si fa con tutto il proprio essere, o è meglio lasciar perdere. Quando sono sul palco cerco sempre di comunicare una visione, una prospettiva. E’ un’azione che smuove le emozioni ed è in-dispensabile farlo con onestà, avendo ben presente la motiva-zione che ne è alla base. Se è effimera, in genere, non riesco

di Cristina Buoninfante

Piece teatrale

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La Campania Giovane Dicembre 2012

a produrre nulla. Quando hai pensato di voler fare tesoro del teatro per va-lorizzare o denunciare aspetti e contenuti della società at-tuale?Nel 2006 o 2008, adesso non ri-cordo di preciso. Diciamo che, ad un certo punto, ho sentito forte il desiderio di dire qualco-sa di mio, riguardo alla società in cui vivo. Ho messo in scena spettacoli come “ Uranio”, “Le invasioni abbonate”, giusto per citarne alcuni. Entrambi di impatto sociale. Entrambi con-temporanei.Nei testi che scrivi, in partico-lare l’ultimo “ Affari italiani, delirio in chat”c’è un attacco al caos virtuale determinato dalla nuova era della comuni-cazione. Davvero non si salva proprio nulla ?Non esiste soltanto la tv, e mol-te persone preferiscono non guardarla. Quindi, non è tutto da buttare. Non penso che la realtà dei mass media sia l’uni-ca. Credo invece che, purtrop-po, molti usano i mass media per orientarsi in questa vita, e ritengo che sia per loro molto complicato elaborare un pen-siero libero. La nostra società, filtrata dai media, è spacciata. Fortunatamente le persone li-bere esistono. I mass media sono uno strumento usato male. Ma le cose cambiano e io credo molto nei cambiamenti. Sare-mo finalmente liberi dalla mo-rale e dal pietismo.Cosa te lo fa pensare?Partecipo come donna a ma-nifestazioni, sono impegnata civicamente, ho partecipato a raccolte di firme, sono ancora attiva presso due comitati, ho toccato con mano l’esigenza cha ha la gente di partecipare. Abbiamo ancora molta stra-da da fare, soprattutto per non commettere errori atavici, ma sono fermamente convinta, per esperienza diretta, che la strada è aperta. Consiglio un libro: “Cambiare l’educazione per cambiare il mondo” di Naranjo. Illuminante a riguardo.Cos’è la buona coscienza ?Ricordare. Analizzare. Amare.Credi che il teatro possa an-

cora smuovere le “buone” coscienze?Il teatro è fatto di persone. Cre-do che mai come oggi sia in-dispensabile averne una di co-scienza. Il teatro mantiene vive le coscienze, le smuove, ma, in alcuni casi, le fa anche sparire. Torniamo al discorso di usare bene o male gli strumenti co-municativi di cui disponiamo.Quanta politica c’è nel tea-tro?Politica di che tipo? Se intendi la politica delle nomine calate dall’alto, il Teatro è fatto da uo-mini e donne.

Al Centro Sociale di Salerno , con l’Ass. “Altri Orizzonti”, allestite spettacoli di vario contenuto e genere. Spesso sono invitate le scuole della città e della provincia. I gio-vani studenti come rispondo-no? Sono attenti?Ricordo ancora lo spettacolo URANIO davanti a 450 studen-ti. C’era silenzio in sala, non volava una mosca. Ho molta fi-ducia nell’ascolto che i giovani sanno dare.Il progetto che più ti ha dato soddisfazione?Mio figlio.Lo spettacolo?Mio figlio.Se un giorno ti dicesse: “Mamma voglio fare l’atto-

re”?Ne sarei contenta, assoluta-mente!Cosa ti fa veramente arrab-biare nell’ambiente in cui lavori?Il pressapochismo e la mancan-za di prospettiva. Riconoscere a volte nei colleghi soltanto il desiderio di apparire, di poter dire”Io ho recitato in questo teatro” come se “questo” signi-ficasse qualcosa di per se’. E’ l’attore che crea, non l’edificio. E’ l’attore che riempie.Cosa ti dà la carica per pro-durre ancora, e di più?Le persone che incontro ogni giorno, il progetto AltriOriz-zonti, mio figlio, e la convin-zione che il teatro, così come tutte le arti, non è mai stato così importante come adesso. Il fu-turo prossimo sarà caratterizza-to da artisti. Ne sono certa.La domanda che non ti ho fatto e alla quale vuoi rispondere. Cosa faresti per cambiare il rapporto Istituzioni-cittadi-ni?Propongo il bilancio parteci-pato. In diversi comuni italiani già si attua. “Una rivoluzione culturale”! questo vorrei, ma, perché la si possa attuare, c’è bisogno di educazione e tempo. Un figlio lo aspetti 9 mesi, al-trimenti nasce prematuro e, per tenerlo in vita, fai più fatica.

Anna Nisivoccia

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CULTURA

ATTESA FINITA PER I FAN DELLA TERRA DI MEZZOove lunghissimi anni sono trascorsi dal quel dicembre del 2003 in cui milioni di fan della Terra di Mezzo piangevano disperati per l’epilogo scontato

ma comunque definitivo della più grande trilogia della storia cinema-tografica (magari in termini di ma-estosità, perché per quanto riguarda i contenuti gli adepti di Star Wars potrebbero dissentire).Eppure già durante l’uscita de “Il Ritorno del Re”, si vociferava fra gli addetti ai lavori della volontà di Peter Jackson, già regista de “Il Signore degli Anelli”, di rimettere mano all’epica tolkeniana per rica-varne almeno un prequel.Ciò che nessuno poteva immagi-nare era che la stessa preparazione della nuova pellicola si tramutasse ben presto in una saga ancor più lunga ed estenuante dei già citati lavori del regista australiano.Tra ritardi di produzione, due cause legali, tra cui una intentata dagli ere-di di Tolkien, un cambio inaspettato alla direzione del film (dal dimis-sionario Gullielmo del Toro al col-laudato Jackson) e altri occasionali problemi legati alla location delle riprese, il pubblico temeva ormai di doversi rassegnare ad un progetto irrealizzabile.Eppure, alla fine, la perseveranza di pochi, primo fra tutti Peter Jackson,

GLI HOBBIT DI NUOVO AL CINEMAN

di Anna E. Musto

ha condotto al risultato che i più romantici tanto anelavano: dopo l’anteprima internazionale del 28 novembre in Nuova Zelanda, usci-rà a dicembre nelle sale di tutto il mondo “Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato”, primo capitolo di una nuova trilogia tratta dai romanzi del più famoso scrittore inglese del Novecento. Dopo le avventure di Frodo, seguiremo ancora una volta il viaggio di un Baggins, suo zio Bilbo, accompagnato da 13 nani e dal mago Gandalf in una pericolo-sa missione per recuperare il tesoro sorvegliato dal drago Smaug.Per creare un senso di continuità con Il Signore degli Anelli, il regista ha riportato sullo schermo perso-naggi non necessariamente presenti nel romanzo: e così rivedremo Sa-ruman, Frodo, Gollum, Galadriel,

Legolas, Elrond, oltre al già citato Gandalf il Grigio (alias Ian McKel-len, senza il quale Jackson si rifiu-tava categoricamente di lavorare al film).Menzione speciale per la colon-na sonora, Song of the Lonely Mountain di Neil Finn, che accom-pagna lo scorrere dei titoli di coda, guidando oniricamente lo spettato-re nel suo tragitto verso casa.Per chi non dovesse reggere l’atte-sa, basterà ricordare che aspettiamo da nove anni, in fondo cosa saranno mai altre due settimane. L’impor-tante è essere consapevoli che esi-sterà sempre solo una inarrivabile trilogia, quella di un certo Marty Mcfly che scorrazzava indietro nel futuro a bordo di una vecchia De-lorean creata da un folle scienziato di nome Doc.

Scena da “Il signore degli anelli”

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n anno fa mi tro-vavo all’interno della Feltrinelli di Afragola ( lo so fa un po’ triste ma per me è la salvez-za data l’estrema

comodità ad arrivarci). Era il mese di Copertina di Genera-zione X. Era maggio e manca-va poco per i miei trent’anni, faceva caldo sia dentro che fuori, ed ero lì a girovagare tra cataste di libri, donne che cer-cavano l’ultimo di Fabio Volo e fans di Twilight (che io iden-tifico in un’unica stessa identi-tà malefica). Ad un certo punto intravidi un libro nero, dalla copertina abbastanza semplice il cui autore, un certo Douglas Coupland mi risultava scono-sciuto, a differenza del titolo del suo libro“Generazione X”. Credo che si tratti di uno dei libri che vanno letti in un determinato periodo della tua vita. Non penso che avrebbe lo stesso effetto su un 24 enne che non ha niente a cui pen-sare. No, devi leggerlo quan-do sei un periodo cruciale, ad un giro di boa e magari, come ogni libro dovrebbe fare (tran-ne quelli di Fabio Volo), fare tua la sua storia.Di cosa parla questo libro? I protagonisti sono tre Andy, Dug e Claire. Andy è la voce narrante, lui con la sua ironia affronta il mondo e se voglia-mo a modo suo lo combatte, ovviamente risultandone sem-pre sconfitto. Dug è un giovane ribelle, di quelli che agiscono di istinto e che pensano all’o-ra (in pieno stile carpe diem oraziano) e che forse è l’unico che ha capito la strada per la serenità, ed infine c’è Claire,

la donna del trio, che fugge da una famiglia talmente normale da essere quasi folle, diciamo quella che ci è stata negli anni propinata come il sogno ame-ricano va, in cerca perenne di amori sbagliati.I tre si ritrovano a vivere as-sieme in un posto sperduto e desertico nell’entroterra cali-forniano. Fuggiti volontaria-mente da impieghi e luoghi più “sicuri” e più “norma-li”, scelgono lavori mal pagati (“mcjobs”) e palesamente al di sotto delle loro disponibilità culturali. La loro scelta è una negazione a una vita dai con-fini prestabiliti, è il tentativo di aprirsi a nuove possibilità di tempo, di vita e di pensiero.I protagonisti del romanzo sono le metafore estremizza-te ma mai parossistiche della generazione che essi stessi rappresentano. Imprevedibili, intelligenti, sovraistruiti, sen-za futuro, senza valori, estre-mamente liberi, grotteschi, satirici, lucidamente disperati. Non rincorrono la realtà, sce-gliendo piuttosto di guardarla con sorniona disillusione e raccontandola con ironico di-staccamento. “Profughi della storia (…) per loro non c’è nessuno che plachi le paure, nessuno contro cui sfogare la rabbia e nessuna nuova cultura che riempia il vuoto di quella passata”La storia vera non c’è. Ge-nerazione X è un racconto cornice dove i protagonisti si raccontano delle storie e dove i personaggi aggiuntivi rappre-sentano le varie sfaccettature della società, come i giovani Yuppie (da noi vengono chia-mati chiattilli), i global teen,

U

GENERAZIONE XFIGLI DI UNA GENERAZIONE MINORE DI DOUGLAS COUPLAND

la famiglia perbenista,e molti altri ancora.Il libro è accompagnato da delle note laterali con ironiche definizioni dei neologismi che non vengono creati dall’uomo ma piu’ che altro dalla società. Ad esempio : TELE-PARA-BOLE: Insegnamenti morali derivati dalle serie televisive e applicati alla realtà quotidiana. «È proprio come nell’episodio in cui Jan perdeva gli occhia-li!».Un libro quindi che anche attraverso l’ironia cerca di descrivere quelli che erano i rapporti difficili tra i 30 enni di allora ed il mondo che li circondava. Questo erano i 30enni del 1991, i ragazzi nati tra il 1965 e il 1979.

Dettaglio Copertina

di Marco Trotta

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