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Irlanda: Le Isole AranLembi di terra e scogliere battute dal vento

Mentre la terra si allontana e i gabbiani ci inseguono stridendo a caccia di cibo.. si arriva in battello alle Aran, tre isolette costituite da uno sbarramento carbonifero quasi piatto proprio davanti al golfo di Galway.


Il punto di attracco avviene a Kilronan, una cittadina ridente con un piccolo porticciolo da cui emerge visibile, come un faro sull’Oceano, una monumentale croce celtica.


Inishmore è la Big Island con i suoi 12 Km di lunghezza e 4 di larghezza ed è qui che in genere si inizia la visita di questo angolo di mondo un po’ fuori dal tempo e dallo spazio..


...l’atmosfera che immediatamente si respira è molto particolare.. le Aran sono una terra di rudi marinai, zolle di sabbia e di alghe essiccate che producono per lo più un magro raccolto di patate.


Eppure, fin dai tempi più remoti le isole, in particolare questa più grande, erano abitate e difese.. come attesta la ciclopica cinta del forte di Dun Aengus, una struttura d’arenaria costruita in forma di mezzaluna sulla strapiombante scogliera d’Inishmore…


Ma andiamo per gradi.. per arrivare alla famosa e fantastica scogliera si percorre un sentiero un po’ inospitale direi anche primordiale...


...una terra brulla dove il verde tenero è suddiviso da numerosi muriccioli di pietra a secco che probabilmente dividevano i vari poderi, delimitandone la proprietà, ma che scandivano anche il terreno soprattutto per proteggere la scarsa vegetazione che vi cresceva, contro la violenza del vento.


I campi di queste isole, coltivati a fatica, pare non offrano molto per il sostentamento.. sono però estremamente pittoresche le case dal tetto di paglia a falde spioventi, tipiche del Donegal che appaiono qua e là...


...ed anche i rudimentali calessi, unico mezzo di trasporto usato dai locali oltre la bicicletta! Qui infatti lo stile di vita è cambiato molto poco: sono state mantenute vive ed attuali le antiche tradizioni insieme alla lingua gaelica.


Quando si arriva poi alla piattaforma sul mare e si è investiti da quel vento impetuoso che nei millenni ha forgiato la costa creando, aiutato dalla forza delle acque, un paesaggio suggestivo… si resta senza fiato.


Le isole Aran ci propongono uno scenario selvaggio in cui vento e luce si incontrano a ridosso dell’Oceano.


Grandi sbuffi ventosi raggiungono soffici la fiancata delle rocce a picco sul mare.. ci si sporge con precauzione, mentre un timore reverenziale ci assale e allora si respira a pieni polmoni l’odore forte di salmastro e ci si annulla in attimi sospesi in un tempo indefinito.

Qui infatti il mare fa sentire forte il suo respiro, la sua voce e non ci accorgiamo quasi della miriade di uccelli che affollano le scogliere che si levano in volo con grande strepito.. stiamo vivendo e scoprendo il divenire dell’Atlantico con tutta la sua bellezza..

Allora ci si siede sulle rocce a picco, alte in alcuni punti ben 50 metri, e si resta affascinati a contemplare quella forza della natura.. e poi si porge l’orecchio per ascoltare il fragore che pare il suono dell’eterno.


Siamo in un lembo di terra battuta dal mare e dal vento davanti a una scogliera “bella e impossibile” che ha attirato schiere di visitatori di fama internazionale. Alcuni descrivono le Aran come “ un angolo benedetto dal cielo perché sopravvissuto a tutti i cambiamenti che hanno sconvolto l’Europa” ed in effetti tutto qui appare in una dimensione più tranquilla e “umana”.


Ma come ho accennato prima, sul ciglio della scogliera si protendono i resti di uno dei tanti forti preistorici delle isole, il Dun Chonchuir.. edificato, secondo la leggenda da Aengus, figlio del dio Dagda, il re di una tribù celtica che si era stabilito sulle Aran per proteggersi dagli abitanti del continente.


La passeggiata sull’isola porta anche ad una insenatura che racchiude tra i promontori rocciosi una parte di sabbia bianca e fine che contrasta in modo invitante con il blu cobalto delle acque del mare.


Questa baia chiusa in un paesaggio quasi desolato, con poche case e poca vegetazione ci appare come un piccolo dono, uno scorcio pittorico che rallegra gli animi e li rasserena.


Se si ha fortuna si possono poi ancora vedere alcuni pescatori, vestiti di uno spesso tessuto di lana grezza, con ai piedi dei calzari di pelle di capra, privi di tacco, uomini che manovrano sul filo dell’onda i loro currachs di legno, una sorta di piroghe rivestite di tela incatramata…


John Millington Synge, che qui ha vissuto per un certo periodo in una casupola di paglia, ora diventata museo, aveva usato delle espressioni molto significative per descriverli .. aveva detto che erano gli unici capaci di “cavalcare il mare”!


Ma non sono solo le bellezze naturali a rendere uniche le Aran, anche se ormai abbandonate restano vive le vestigia di pietra degli antichi monasteri cistercensi, solitarie costruzioni sullo sfondo di quella terra arida.


Attorniate da cimiteri dove abbondano disordinate e suggestive una moltitudine di croci celtiche queste costruzioni soprattutto il monastero di Killeaney, ci fanno fare un tuffo nel passato.


In quel tempo le antiche costruzioni a carattere religioso cristiano erano molto diffuse, legate soprattutto a Sant’Euda di Aran, il maestro di tutti i santi irlandesi che ordinò in seguito sacerdote San Ciaran il predicatore delle isole.

Questo santo si impegnò, per un certo periodo, a diffondere la dottrina cristiana a Inishmore.. prima di lasciare l’isola per trasferirsi nella più famosa Clonmacnoise.


Ora tutto è avvolto da una specie di solitudine lunare.. ci guardiamo attorno.. l’isola è ormai quasi disabitata e provoca una certa vertigine di vuoto, di apparente assenza di civiltà, ma nello stesso tempo quel paesaggio primordiale ci attrae e ne restiamo affascinati tanto che riprendere il traghetto, tornare sulla terra ferma e lasciare quello scenario insuperabile.. ci dispiace quasi.

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