Industria delle biotecnologie, quale ruolo per l'Italia · avanzate conoscenze della biologia...

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Industria delle biotecnologie, quale ruolo per l'Italia ? Una analisi del comparto biotech tra opportunità, criticità e proposte di miglioramento

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Industria delle biotecnologie,

quale ruolo per l'Italia?

Una analisi del comparto biotech tra opportunità,

criticità e proposte di miglioramento

Industria delle biotecnologie, quale ruolo per l’Italia?

Indice:1. Uno sguardo al comparto biotech italiano

2. La visione futura del sistema e conomico italiano

3. Le proposte per lo sviluppo di un environment favorevole

4. Le proposte per lo sviluppo di un environment favorevole

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Industria delle biotecnologie, quale ruolo per l’Italia?

Tra le priorità strategiche dei Paesi più avanzati le biotecnologie hanno ormai conquistato una posizione preminente. Queste possono essere definite come tecnologie abilitanti che sfruttano le avanzate conoscenze della biologia molecolare e di altre scienze della vita e usano organismi viventi - batteri, lieviti, cellule vegetali, cellule animali - o loro componenti per produrre innova-zione nel campo della salute, dell’agri-coltura, dell’industria e dell’ambiente. Risale ormai al 2009 la definizione del-la Commissione Europea che descrive le biotecnologie come Key Enabling Te-chnologies, ovvero tecnologie attraver-so le quali sono possibili innumerevoli applicazioni e che costituiscono vere e proprie tecnologie abilitanti per molte-plici comparti industriali.

In Italia lo spirito di innovazione e l’ec-cellenza della ricer-ca, riconosciute a livello internaziona-le, hanno saputo ge-nerare un comparto biotech dinamico e in crescita, in con-trotendenza rispetto a ogni altro settore industriale. La foto-

grafia del biotech in Italia presenta elementi positivi e grandi opportu-nità ma anche limiti evidenti. Il bio-tech in senso stretto si dimostra un settore attivo, ad alto tasso di inno-vazione e strategico per la crescita economica futura, considerati gli ol-tre 10 miliardi e mezzo di fattura-to generati nel 2015. L’analisi 2017 del comparto, sviluppata dalla no-stra associazione in collaborazione con ENEA – Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – evi-denzia la presenza di 541 imprese biotech attive in Italia al 31 dicem-bre 2016, sostanzialmente stabili ri-spetto all’anno precedente (553 im-prese a dicembre 2015).

Importante sottolineare che il biotech italiano con il 73% di laureati sul to-tale degli addetti è uno dei comparti industriali a più elevato tasso di sco-larizzazione, posizionandosi netta-mente al di sopra della media europea (67%). Da un diretto confronto tra i settori dell’industria biotech e manifat-turiera emerge come in Italia la quota di addetti in R&S sia 5 volte maggiore nel settore biotech, e 13 volte maggio-re nelle imprese dedicate alla R&S bio-tech a capitale italiano rispetto al set-tore manifatturiero (Fonte: Le imprese di biotecnologie in Italia. BioInItaly Report 2016 di Assobiotec - Enea). Inoltre, mentre il comparto biotech genera per ogni occupato altri 5 oc-cupati nell’indotto, nell’industria tra-dizionale il rapporto è ridotto, 1 a 1,5 (Fonte: Università Berkeley, California).

Tornando al numero di imprese, dopo anni di crescita continua, la leggera flessione registrata nel 2016 è indi-cativa di una certa sofferenza per un comparto, comunque frammentato, dove convivono segmenti che mostra-no forte vitalità accanto ad altri che non riescono a beneficiare appieno del supporto all’innovazione e che restano in affanno. In particolare il riferimento va a quelle aree, numerose nel biote-ch, sottoposte a regolamentazioni che impongono iter di sviluppo particolar-mente lunghi e onerosi. Il problema di fondo è che, pur restando soddisfa-cente il numero complessivo delle im-

prese italiane, nella maggior parte dei casi siamo di fronte a imprese piccole e micro, che fanno fatica a fare quel salto dimensionale indispensabile per competere nel mercato globale. È, infatti, opportuno segnalare che tra le 541 imprese registrate in Italia, solo 127 possono essere considerate medie o grandi imprese, superando la quota dei 50 addetti. Tra queste, le big con oltre 250 addetti sono 56 (34 a capi-tale italiano) e da sole contribuiscono a produrre l’80% del fatturato totale.A trascinare il comparto sono le re-altà impegnate nel settore delle bio-tecnologie della salute (Red Biote-ch) che rappresentano poco più della metà delle imprese di biotecnologie in Italia (54%) e oltre il 70% delle big company biotech. Per quanto riguar-da l’area industriale (White Biotech), l’analisi del Centro Studi Assobiotec evidenzia per il 2016 un lieve aumen-to dell’incidenza delle imprese attive (+ 0,5%) nell’insieme dei settori che utilizzano materie prime rinnovabili. Anche nell’ambito delle biotecnologie applicate al settore agricolo e zootec-nico l’analisi evidenzia un incremento della quota di imprese (+2%) e una conseguente crescita del contributo al fatturato biotech del comparto che raggiunge circa il 9% nel 2015, con un aumento di quasi il 50% rispetto alla quota detenuta nel 2014.

Spostando l’attenzione sugli investimen-ti, notiamo che quelli totali fanno regi-strare un aumento, seppure contenuto.

Uno sguardo al comparto biotech italiano 1

Uno sguardo al comparto biotech italiano

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100

200

300

400

500

600

420

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

447479

512 525 543 552 553 541

L’EVOLUZIONE DEL COMPARTO

Figura 1. Fonte: Aggiornamento congiunturale 2017 Assobiotec-ENEA 5

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Industria delle biotecnologie, quale ruolo per l’Italia?

Uno sguardo al comparto biotech italiano

Al contrario, registrano una flessione gli investimenti delle imprese spe-cializzate nella R&S biotecnologica, in particolare di quelle a capitale ita-liano. Le imprese di minori dimensio-ni che già investivano la quasi totalità delle risorse disponibili per il finanzia-

mento delle proprie attività di ricerca e sviluppo, soffrono maggiormente e vedono diminuire nel lungo periodo la capacità di mantenere i propri livelli di investimento, non riuscendo a trar-re beneficio da un credito d’imposta in ricerca solamente incrementale.

Figura 2. Fonte: Aggiornamento congiunturale 2017 Assobiotec-ENEA

I NUMERI DEL BIOTECH ITALIANO

VARIAZIONI RISPETTO AL PERIODO PRECEDENTE

Valori monetari in migliaia di euro

* ultimo dato disponibile, 2016 - ** ultimo dato disponibile, 2015

Punti di forza• Buon numero di imprese biotech• Buon livello di preparazione dei

ricercatori, personale altamente qualificato

• Buona conoscenza scientifica e tecnologica di base

• Buone e differenziate infrastrutture di ricerca

• Presenza di una base industriale competitiva in diversi settori applicativi delle biotecnologie

• Leadership nella medicina di precisione e nelle terapie avanzate

• Presenza di 48 IRCCS, tra pubblici e privati, e di una rete oncologica

Opportunità• Realizzazione dello Human

Technopole• Attrazione European Medicines

Agency• Costruzione di una Città della Salute• Nuva tecnologia di genome editing• Espansione dell’educazione

accademica interdisciplinare• Miglioramento qualitativo della

cooperazione tra industria e accademia

• Accettazione sociale dell’uso delle biotecnologie nei processi di produzione industriale

Punti di debolezza• Imprese piccole o micro• Scarsa capacità di attrarre

investimenti• Scarsa propensione agli investimenti

pubblici e privati• Debole capacità di trasferimento

tecnologico della ricerca di base• Carenza di brevetti• Assenza di impianti pilota pubblici• Scarsa capacità di gestione dei Big

Data• Recepimento con limitazioni

della direttiva europea sulla sperimentazione animale

• Siti produttivi datati• Lentezza della burocrazia e

frammentazione regionale

Rischi• Paure e falsi miti legati al mondo

delle biotecnologie• Clima di diffidenza da parte della

società e dei legislatori intorno alle green biotech e aglli Ogm in particolare

• Mancanza di coordinamento delle politiche per l’innovazione (strategia per la bioeconomia, l’economia circolare, lo sviluppo sostenibile, la specializzazione intelligente)

• Biotecnologie come Key Enabling Technologies• Settore dinamico e in crescita: 541 imprese,

10 miliardi e mezzo di fatturato• Imprese di dimensioni piccole e micro• Flessione degli investimenti delle imprese

specializzate nella R&S biotecnologica• Swot Analysis del comparto biotech italiano

Numero imprese*

Fatturato biotech**

Investimenti in R&S

intra-muros**

Investimenti in R&S intra-muros

biotech**

Addetti biotech**

Addetti R&S biotech**

Totale imporese

541 10.5’3.413 1.584.840 444.899 9.742 3.480

R&S biotech dedicate

270 4.356.394 369.761 361.244 3.777 2.258

... a controllo italiano

250 666.671 171.552 164.037 2.546 1.346

Numero imprese*

Fatturato biotech**

Investimenti in R&S

intra-muros**

Investimenti in R&S intra-muros

biotech**

Addetti biotech**

Addetti R&S biotech**

Totale imporese

-2,17% 6,31% 2,72% -2,82% -0,56% -3,66%

R&S biotech dedicate

-3,23% 2,55% -2,89% -3,07% -0,26% -0,95%

... a controllo italiano

-3,47% 20,75% -10,06% -10,59% -1,37% -3,15%

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Industria delle biotecnologie, quale ruolo per l’Italia?

La visione futura del sistema economico italiano2

Siamo convinti che il biotech possa diventare in futuro un motore per la crescita di Pil e occupazione e per lo sviluppo complessivo del Paese. Per-ché ciò si realizzi è però necessario che si crei un ecosistema favorevole alla ricerca, all’innovazione e al suo finan-ziamento, un ecosistema che deve ga-rantire un approccio integrato e coeren-te durante l’intero percorso che va dalla discovery fino alla creazione e all’accesso al mercato dell’innovazione che si è fatta prodotto, rimuovendo le attuali barriere normative e culturali. L’Italia gioca, in-fatti, un ruolo importante nel panorama scientifico internazionale, ma affinché i risultati della ricerca possano diventare impresa, generando ricadute positive sull’economia del Paese, è necessario affrontare con prontezza e coraggio gli ostacoli che ci separano da questo ambi-zioso traguardo. Quale settore industriale vogliamo tra 10/15 anni?

Crediamo occorra porsi come obietti-vo quello di un Paese che possa giocare un ruolo di primo piano nello scenario globale della ricerca e dell’innovazione. Puntare sulla bioeconomia significa puntare lo sguardo a un futuro pos-sibile e sostenibile, se pensiamo che, secondo stime dell’Unione Europea, ogni euro investito nella bioeconomia genererà un valore aggiunto di 10 euro entro il 2025.

Quanto a sviluppo l’Italia dovrebbe puntare ad allinearsi alla media di Pa-esi-benchmark vicini come Regno Uni-to, Francia e Germania. Creare, quindi, una adeguata “massa critica” di inve-stimenti, soprattutto in ricerca di base, per raggiungere l’obiettivo europeo del 3% del Pil entro il 2020.

Per allinearsi alla media dei tre Pae-si (2,3%), l’Italia dovrebbe spendere 38,4 miliardi di euro. Per raggiungere

Spesa in R&S in % del PIL - 2015

ITALIA REGNO UNITO FRANCIA

1,3% 1,7% 2,3%GERMANIA

2,9%

l’obiettivo europeo del 3%, il nostro Paese dovrebbe spendere 50,1 miliar-di di euro. Gli altri Paesi, sia in Eu-ropa che fuori dall’Europa, si prenda

l’esempio degli Stati Uniti, portano avanti una politica industriale con obiettivi di lungo periodo, queste in sintesi alcune azioni intraprese:

Azioni che stanno ottenendo impor-tanti risultati anche in termini di at-trazione di investimenti e di ricerca-

tori e che sono in grado di innescare il circolo virtuoso innovazione-produtti-vità-crescita- occupazione.

Figura 3. Fonte: elaborazione The EuropeanHouse –Ambrosetti, 2017

Figura 4. Fonte: elaborazione The EuropeanHouse –Ambrosetti, 2017

Figura 5. Fonte: elaborazione The European House –Ambrosetti su fonti varie, 2017

• Creare un ecosistema favorevole alla ricerca, all’innovazione e al suo finanziamento• Puntare sulla bioeconomia• Creare una massa critica di investimenti per acquisire valore

PIL (trilioni di $)Ricercatori

(ogni 1.000 lavoratori)

Laureati in materie scientifiche

(% sul totlae)

Investimenti in R&S (% del PIL)

Germania 3,4 8,5 14,4 2,9

Francia 2,4 9,1 9,3 2,4

Regno Unito 2,9 8,8 16,9 1,7

Italia 1,8 4,7 7,6 1,3

La visione futura del sistema economico italiano

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Industria delle biotecnologie, quale ruolo per l’Italia?

Le proposte per lo sviluppo di un environment favorevole3

Negli ultimi anni si sono fatti molti passi avanti e, in generale, si perce-pisce un’attenzione crescente da par-te dei policy maker verso il settore e l’ambizione di mettere Ricerca e Innovazione al centro di una visione strategica. Dall’attrazione dell’Agen-zia europea del farmaco alla realiz-zazione dello Human Technopole: intorno a temi come questi si va diffon-dendo nel Paese la consapevolezza che la performance in innovazione impatta fortemente sull’outcome competitivo nazionale (figura 7) e che sia necessario implementare specifiche azioni tese pro-

prio in questa direzione, come manifesta-to nell’ambito di una serie di iniziative tra le quali gli Stati Nazionali della Ricerca Sanitaria, la presentazione della Strategia nazionale sulla bioeconomia nell’aprile di quest’anno, il Piano nazionale della Ri-cerca, la Smart Specialization Strategy e il Tavolo della Farmaceutica. Inoltre, è or-mai da qualche anno che l’Italia ha deciso di puntare sull’innovazione tecnologica, come testimoniato dal supporto all’inno-vazione concretizzato mediante il Decre-to Crescita 2.0 prima e l’Investment Com-pact poi, nel riconoscimento degli status di startup e PMI innovativa.

I risultati di questi sforzi sono già diventati evidenti nel biotech con le startup innovative che hanno inizia-to a beneficiare delle semplificazioni burocratiche e degli incentivi per gli investimenti in imprese innovative concessi dal Governo.

Dobbiamo rafforzare questo ambito per poter andare avanti. Molto rima-ne ancora da fare. Se il nostro Paese vuole giocare un ruolo di primo piano a livello interna-zionale nelle biotecnologie, è impor-tante e urgente sostenere il settore in modo strutturato e con un approccio strategico di lungo periodo. È il mo-mento di dar seguito, in tempi ra-pidi, all’attuazione di una serie di manovre che possano assicurare al Paese di tenere il passo nell’epoca della competizione globale.

Nonostante i miglioramenti compiuti negli ultimi anni a sostegno dell’in-novazione mancano ancora: i) una strategia nazionale integrata dell’innovazione con obiettivi pun-tuali di lungo termine; ii) un mo-dello di governo dell’innovazione centralizzato che superi la fram-mentarietà degli attori, dei ruoli e degli strumenti. In particolare, serve una regia complessiva che coordi-ni priorità e progettualità. Proprio

con questi obiettivi Assobiotec pro-pone la creazione di un’Agenzia Nazionale per la Ricerca e l’Inno-vazione, per dare una governance chiara e unitaria al settore, evitando sovrapposizioni e sprechi, massimiz-zando le sinergie.

Si tratta di operazioni di medio-lungo periodo i cui risultati avranno ricadu-te sempre più consolidate e misurabili con il passare degli anni. Siamo con-vinti che l’introduzione fin dal pre-sente di fattori abilitanti di natura in-centivante produrrà nei prossimi anni risultati di assoluto rilievo su diversi fronti di interesse, dallo sviluppo cli-nico alla nascita di nuovi stabilimenti produttivi.

Ciò premesso, possono essere indivi-duati dei pacchetti di intervento che, pur necessitando dell’armonizzazione di cui sopra, possono schematicamen-te essere suddivisi in alcuni cluster principali sulla base dell’Istituzione prevalentemente interessata al pac-chetto stesso. Tali pacchetti di inter-vento, in parte trasversali e comuni a più di un settore della biotecnologia, sono indicati e allegati nei rispettivi documenti relativi alle biotecnologie per la salute, biotecnologie per l’in-dustria e per l’agricoltura, parte inte-grante di questo documento.

Figura 7. Fonte: elaborazioni The European House – Ambrosetti su dati IMF e OECD, 2017

Le proposte per lo sviluppo di un environment favorevole

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Industria delle biotecnologie, quale ruolo per l’Italia?

Figura 8. Gli indirizzi e le proposte del Technology Forum Life Sciences 2017. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2017

Ciò premesso, possono essere indivi-duati dei pacchetti di intervento che, pur necessitando dell’armonizzazione di cui sopra, possono schematicamente essere suddivisi in alcuni cluster princi-pali sulla base dell’Istituzione prevalen-temente interessata al pacchetto stesso.

Tali pacchetti di intervento, in parte trasversali e comuni a più di un settore della biotecnologia, sono indicati e alle-gati nei rispettivi documenti relativi alle biotecnologie per la salute, biotecnolo-gie per l’industria e per l’agricoltura, parte integrante di questo documento.

• Necessario rafforzare le misure a favore dell’innovazione • Importante e urgente sostenere il settore in modo strutturato e con un approccio stra-

tegico di lungo periodo• Strategia nazionale integrata dell’innovazione con obiettivi puntuali di lungo termine• Modello di governo dell’innovazione centralizzato che superi la frammentarietà degli

attori, dei ruoli e degli strumenti con Agenzia nazionale per la ricerca e l’innovazione

Le proposte per lo sviluppo di un environment favorevole

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Il ruolo di Assobiotec nello sviluppo nazionale4

Chiudiamo questa introduzione sul comparto biotech, sottolineando che la nostra Associazione mira a incentivare e sostenere l’innovazione biotecnologica per la creazione di valore, promuoven-do opportunità di crescita economica e occupazionale, oltre che di sviluppo cul-turale e scientifico per il Paese. Promuo-vere gli interessi del comparto biotech

significa sostenere e agevolare tesi, argo-menti e azioni che possano velocemente condurre a uno sviluppo il biotech stesso e, insieme a lui, tutto il sistema economi-co-produttivo nazionale. Vogliamo che l’Italia, luogo di eccellenza nella ricerca e nell’innovazione biotecnologica, sia ri-conosciuta a livello internazionale come un Paese dove investire e fare impresa.

Puntando a questi obiettivi, Assobiotec:• Seleziona start-up e struttura per loro programmi di coaching e formazione;

• Favorisce l’incontro tra imprese, start-up e finanziatori attraverso l’organizzazione di eventi e iniziative mirate come il BioInItaly Investment Forum e IFIB - Italian Forum on Industrial Biotechnology & Bio-economy nonché attraverso la partecipazione a eventi come la JPMorgan Conference e road-show internazionali proposti da ITA o dal Ministero dello Sviluppo Economico;

• Realizza documenti di analisi sul comparto, utili a prendere consapevolezza dello scenario presente e a stimolare la crescita futura del settore. Tra i possibili esempi, il Rapporto annuale sulle biotecnologie messo a punto insieme ad ENEA - Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, il Rapporto prodotto dal Technology Forum Life Science Ambrosetti, i rapporti e le ricerche prodotte con Cergas Bocconi e Università del Piemonte Orientale;

• Promuove la cultura del biotech e la divulgazione del sapere scientifico, ad esempio, attraverso la settimana europea delle biotecnologie, cercando di superare le barriere che spesso si frappongono tra scienza e società civile;

• Propone azioni e istanze per migliorare le normative di settore, per citarne alcuni:

a) istanza di consulenza giuridica all’Agenzia delle Entrate sul tema dell’Iva sul payback e relativo parere positivo;

b) istanza di consulenza giuridica all’Agenzia delle Entrate sui temi del credito d’imposta e relativo parere (se emesso) positivo;

c) attività per superare la norma restrittiva sulla sperimentazione animale e relativo ritardo di tre anni inserito nella legge di stabilità 2017.

Industria delle biotecnologie, quale ruolo per l'Italia?Una analisi del comparto biotech tra opportunità, criticità e proposte di miglioramento