Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

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L’ ISFOL, conformemente a quanto previsto dall’Art. 2 comma 3 del proprio Statuto, ha attiva- to una sede decentrata in Benevento al fine di fornire supporto alle Regioni ed agli Enti lo- cali, nelle aree del Mezzogiorno (ex Obiettivo 1 programmazione fondi strutturali 2000-2006). Si tratta di una scelta funzionale-organizzativa volta a seguire i territori, tramite una prossimità an- che fisica, nelle loro evoluzioni e quindi a calibrare le attività tipiche dell’ISFOL, in modo dinami- co e contestualizzato, sui temi del capitale umano e dello sviluppo locale. La mission, i compiti e le funzioni dell’Istituto assumono nella sede di Benevento una connotazione puntuale e sistemi- ca sulle problematiche e sulle prospettive del Sud. La sede opera anche quale sensore sui territori e tra le attività finanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04 della DGPOF del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, rientra la presente ricerca sul ruo- lo delle Città nella governance multilivello delle politiche occupazionali, con approfondimenti nei contesti meridionali. La Città, infatti, non è più solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabilisce gran parte della popolazione, ma rappresenta anche uno dei livelli istituzionali più adatti a predisporre so- luzioni e misure di livello locale volte a favorire lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. L’interesse per questi temi nasce dall’importanza assunta dalla dimensione urbana nella geome- tria istituzionale nazionale, che nell’ottica federalista stabilisce sinergie e processi di collaborazio- ne tra i diversi livelli istituzionali, e, in più, nel rapporto con le autorità europee, instaura un dia- logo sempre più profondo, alla luce dei nuovi assetti di governance. Si va delineando, dunque, una struttura modulare integrata tra istituzioni e poteri che operano in sinergia funzionale e coordi- nata per realizzare crescita economica e rilancio del capitale umano e sociale. Gli stessi regola- menti dei fondi strutturali per il periodo di programmazione 2007 - 2013 individuano nelle Città un perno del complessivo sviluppo regionale. Inoltre, diversi studi, documenti e atti, elaborati più o meno di recente dalle autorità comunitarie evidenziano il ruolo promotore e trasversale delle Città nei processi di crescita e di sviluppo, ed in particolare, nelle strategie per l’occupazione. Lo sviluppo delle politiche occupazionali a livello urbano, il ruolo centrale della Città nella promo- zione dello sviluppo locale, la costituzione di asset reticolari tra Città, quali modelli virtuosi di scam- bio delle migliori esperienze per la soluzione a problemi comuni nazionali e transnazionali, costi- tuiscono gli elementi chiave intorno ai quali ruota l’intera ricerca che ha sviluppato un focus su alcune esperienze, in particolare quelle dell’importante rete europea del progetto URBACT – Re- generando. Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori ISBN 978-88-543-0032-3 9 7 8 8 8 5 4 3 0 0 3 2 3 Temi&Strumenti Studi e ricerche 31 IL RUOLO DELLE CITTÀ NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DELLE POLITICHE OCCUPAZIONALI Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno IL RUOLO DELLE CITTÀ NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DELLE POLITICHE OCCUPAZIONALI Direzione Generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione Direzione Generale per le Politiche per l’Orientamento e la Formazione E DELLA PREVIDENZA SOCIALE Unione europea Fondo sociale europeo Temi&Strumenti Studi e ricerche 31

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Pubblicazione IL RUOLO DELLE CITTA' NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DELLE POLITICHE OCCUPAZIONALI

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Page 1: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

L’ ISFOL, conformemente a quanto previsto dall’Art. 2 comma 3 del proprio Statuto, ha attiva-to una sede decentrata in Benevento al fine di fornire supporto alle Regioni ed agli Enti lo-cali, nelle aree del Mezzogiorno (ex Obiettivo 1 programmazione fondi strutturali 2000-2006).

Si tratta di una scelta funzionale-organizzativa volta a seguire i territori, tramite una prossimità an-che fisica, nelle loro evoluzioni e quindi a calibrare le attività tipiche dell’ISFOL, in modo dinami-co e contestualizzato, sui temi del capitale umano e dello sviluppo locale. La mission, i compiti ele funzioni dell’Istituto assumono nella sede di Benevento una connotazione puntuale e sistemi-ca sulle problematiche e sulle prospettive del Sud.La sede opera anche quale sensore sui territori e tra le attività finanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04della DGPOF del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, rientra la presente ricerca sul ruo-lo delle Città nella governance multilivello delle politiche occupazionali, con approfondimenti neicontesti meridionali.La Città, infatti, non è più solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabilisce gran partedella popolazione, ma rappresenta anche uno dei livelli istituzionali più adatti a predisporre so-luzioni e misure di livello locale volte a favorire lo sviluppo economico e il miglioramento dellaqualità della vita dei cittadini.L’interesse per questi temi nasce dall’importanza assunta dalla dimensione urbana nella geome-tria istituzionale nazionale, che nell’ottica federalista stabilisce sinergie e processi di collaborazio-ne tra i diversi livelli istituzionali, e, in più, nel rapporto con le autorità europee, instaura un dia-logo sempre più profondo, alla luce dei nuovi assetti di governance. Si va delineando, dunque, unastruttura modulare integrata tra istituzioni e poteri che operano in sinergia funzionale e coordi-nata per realizzare crescita economica e rilancio del capitale umano e sociale. Gli stessi regola-menti dei fondi strutturali per il periodo di programmazione 2007 - 2013 individuano nelle Cittàun perno del complessivo sviluppo regionale. Inoltre, diversi studi, documenti e atti, elaborati piùo meno di recente dalle autorità comunitarie evidenziano il ruolo promotore e trasversale delleCittà nei processi di crescita e di sviluppo, ed in particolare, nelle strategie per l’occupazione.Lo sviluppo delle politiche occupazionali a livello urbano, il ruolo centrale della Città nella promo-zione dello sviluppo locale, la costituzione di asset reticolari tra Città, quali modelli virtuosi di scam-bio delle migliori esperienze per la soluzione a problemi comuni nazionali e transnazionali, costi-tuiscono gli elementi chiave intorno ai quali ruota l’intera ricerca che ha sviluppato un focus sualcune esperienze, in particolare quelle dell’importante rete europea del progetto URBACT – Re-generando.

Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

ISBN 978-88-543-0032-3

9 7 8 8 8 5 4 3 0 0 3 2 3

Temi&StrumentiStudi e ricerche 31

IL RUOLO DELLE CITTÀ NELLA GOVERNANCEMULTILIVELLO DELLE POLITICHEOCCUPAZIONALI

Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno

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Fondo sociale europeo

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Temi&Strumenti Studi e ricerche

31

ISBN 978-88-543-0032-3

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L’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, èstato istituito con D.P.R. n. 478 del 30 giugno 1973, e riconosciuto Ente di ricer-ca con Decreto legislativo n. 419 del 29 ottobre 1999; ha sede in Roma ed èsottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale.L’Istituto opera in base al nuovo Statuto approvato con D.P.C.M. del 19 marzo2003 ed al nuovo assetto organizzativo approvato con delibera del Consigliodi Amministrazione n. 12 del 6.10.2004. Svolge attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, informa-zione e valutazione nel campo della formazione, delle politiche sociali e del la-voro, al fine di contribuire alla crescita dell’occupazione, al miglioramento del-le risorse umane, all’inclusione sociale ed allo sviluppo locale. Fornisce consu-lenza tecnico-scientifica al Ministero del Lavoro e delle Previdenza Sociale e adaltri Ministeri, alle Regioni, Province autonome e agli Enti locali, alle Istituzioninazionali pubbliche e private. Svolge incarichi che gli vengono attribuiti dalParlamento e fa parte del Sistema statistico nazionale.Svolge anche il ruolo di struttura di assistenza tecnica per le azioni di sistemadel Fondo sociale europeo, è Agenzia Nazionale LLP–Programma settorialeLeonardo da Vinci, Centro Nazionale Europass, Struttura nazionale di suppor-to all’iniziativa comunitaria Equal.

PresidenteSergio Trevisanato

Direttore GeneraleAntonio Capone

La collana “Temi&Strumenti” – articolata in Studi e Ricerche, Percorsi, Politichecomunitarie – presenta i risultati delle attività di ricerca dell’Isfol sui temi di com-petenza istituzionale, al fine di diffondere le conoscenze, sviluppare il dibatti-to, contribuire all’innovazione e alla qualificazione dei sistemi di riferimento.

La collana “Temi&Strumenti” è curata da Isabella Pitoni, responsabile UfficioComunicazione Istituzionale Isfol.

2006 – ISFOLVia G. B. Morgagni, 3300161 RomaTel. 06445901http://www.isfol.it

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ISFOL

IL RUOLO DELLE CITTÀNELLA GOVERNANCEMULTILIVELLO DELLE POLITICHEOCCUPAZIONALI

Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno

ISFOL EDITORE

Unione europeaFondo sociale europeo

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Il volume raccoglie i risultati di uno studio sul ruolo delle Città nella definizio-ne ed attuazione delle politiche del lavoro, sviluppato nell’ambito delle attivitàfinanziate con D. Dir. N. 285 Bis/I/04 della DGPOF del Ministero del Lavoro edelle Politiche Sociali.La ricerca è nata dall’approfondimento sul ruolo delle Città, quali attrattori e pro-motori di iniziative per l’occupazione e per l’occupabilità nello scenario comu-nitario e nazionale. Un approfondimento è stato dedicato all’attività svolta dal-la rete tematica Regenerando, appartenente al network per lo scambio di espe-rienze, Urbact, e nata nell’ambito del programma comunitario Urban.

La ricerca è a cura del “Centro per lo Sviluppo Locale” per le aree delMezzogiorno che opera presso la sede decentrata dell’ISFOL, in Benevento.

Responsabile sedeAntonio Capone

Gruppo di LavoroMassimo Resce – progetto di ricerca, progetto di pubblicazione, supervisionee integrazioniGiovanna Rossi – ricognizione ed analisi normativaAnnamaria D’Alessio – ricognizione delle iniziative progettuali realizzate in uncampione di Città delle aree Obiettivo 1

Indagine sulla Rete RegenerandoL’indagine è stata impostata con la cooperazione ed il supporto di Serena Angioli,Dirigente Lavoro Sviluppo e Risorse UE, Comune di Reggio Calabria e dello staffdel progetto Regenerando.

Si ringraziano per la collaborazione le Amministrazioni tutte, ed in particolaregli Assessorati Comunali che hanno contribuito con le proprie informazioni acostruire la base conoscitiva sulle singole iniziative implementate dalle Città.

La pubblicazione è aggiornata al 31 dicembre 2006.

Coordinamento editoriale della collana “Temi & Strumenti”: Piero Buccione e Aurelia Tirelli.Con la collaborazione di Paola Piras.

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INDICE

pag.INTRODUZIONE 11

Cap. 1 LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO: DALLA STRATEGIA DI LISBONA AGLI OBIETTIVI DELLA NUOVA POLITICA DI COESIONE 15

1.1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione” 161.1.1 Raccomandazioni della Commissione europea relative agli

Orientamenti generali di politica economica 201.1.2 Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri 23

1.2 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali 241.3 Le autorità territoriali in Europa: le municipalità motori di crescita

e trait d’union tra cittadini e sistema comunitario 33

Cap. 2 LE AUTORITA’ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE: IL RUOLO DELLE CITTA’ 37

2.1 La dimensione locale delle politiche occupazionali in Italia 392.2 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti

nella gestione del mercato del lavoro 402.3 Le Città e le esperienze di politiche occupazionali locali 512.4 Un’indagine empirica sulle esperienze locali di politiche occupazionali 54

2.4.1 Iniziative poste in essere dalle Città 552.4.2 Prospettive future 602.4.3 Come si coordina la Città con l’attività della Regione

e della Provincia 622.4.4 Osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città 63

Cap. 3 POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ DEL NETWORK REGENERANDO 67

3.1 I programmi comunitari sviluppati nelle Città: da URBAN a URBACT 683.2 Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche 713.3 Indagine sulle Città della Rete 753.4 Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro

regolare, la coesione sociale 783.5 L’indagine approfondita su sei Città della rete Regenerando 82

INDICE

5

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pag.3.5.1 Reggio Calabria 853.5.2 Palermo 883.5.3 Napoli 893.5.4 Roma 923.5.5 Catania 963.5.6 Salerno 97

3.6 Contributo delle Città per l’attuazione degli orientamenti comunitari 993.7 Punti di forza delle azioni intraprese dalle Città per promuovere

l’occupazione 101

Cap. 4 GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ 105

4.1 La “Carta delle Città europee per l’Occupazione” 1054.2 Il network degli Osservatori Urbani per l’Occupazione 1074.3 La Città al centro: globalizzazione e g-localizzazione due diversi

paradigmi per coniugare il tema dello sviluppo e dell’occupazione 109

CONCLUSIONI 113

ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI 117

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA 121

ALLEGATI 127

INDICE

6

INDICE

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INDICE DELLE FIGURE E TABELLE

pag.Fig. 1 - Schema sinottico sulle fonti del diritto comunitario 17Fig. 2 - Regioni eleggibili programmazione 2000 -2006 vs 2007-2013 28Fig. 3 - Strumenti finanziari comunitari per promuovere l’occupazione,

la crescita e la coesione nelle Regioni dell’Unione Europea 32

Tab. 1 - Schema sinottico sugli “orientamenti integrati” per la crescita e l’impiego 2005 -2008 21

Tab. 2 - Programmazione fondi strutturali 2000 – 2006 vs 2007 – 2013 27

7

Page 9: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ABBREVIAZIONI

cd: Cosiddettod.lgs.: Decreto LegislativoGiur: Giuridica/ol.: Leggel.cost.: Legge Costituzionalel.r.: Legge RegionaleReg.: Regolamentoriv: Rivistasi v.: Si vedavs: Verso

8

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GLOSSARIO

BEI: Banca europea investimentiCE: Comunità EuropeaCEE: Comunità Economica EuropeaCOM (def): Comunicazione (definitiva)COM: ComunicazioneEGLEI: Rete Europea di Agenzia e Agenti di Sviluppo LocaliELISE: Rete Europea per lo Scambio di Informazioni

sullo Sviluppo e sulle Migrazioni LocaliEQUAL: Iniziativa Comunitaria nata per promuovere nuove strategie di lotta

contro ogni forma di discriminazione e ineguaglianza nell’accesso al mercato del lavoro

FEAOG: Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e di GaranziaFEI: Fondo Europeo InvestimentiFESR: Fondo Europeo di Sviluppo RegionaleFSE: Fondo Sociale EuropeoGECT: Gruppo Europeo di Cooperazione TerritorialeGOPE: Grandi Orientamenti per le Politiche EconomicheGUCE: Gazzetta Ufficiale Comunità EuropeaICT: Information & Communication TechnologyILO: Iniziative Locali per l’OccupazioneINTERREG: Iniziativa Comunitaria per promuovere la cooperazione

interregionale, transnazionale e transfrontalieraJASPERS: Joint Assistance in Supporting Projects in European RegionsJEREMIE: Risorse Europee Congiunte per le micro, le piccole e le medie impreseJESSICA: Joint European Support for Sustainable Investiment in City AreasLEADER: Iniziativa Comunitaria finalizzata a realizzare progetti pilota di sviluppo

sostenibile nelle zone rurali LEDA: Local Employment Development ActionNAP: Piano di Azione NazionaleOCSE: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo EconomicoPICO: Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazionePMI: Piccole e Medie ImpreseQCS: Quadro Strategico ComunitarioQSN: Quadro Strategico Nazionale RAP: Piani Regionali di AzioneSFOP: Strumento Finanziario di Orientamento della PescaTIC: Tecnologie dell’Informazione e della ComunicazioneUE: Unione EuropeaURBACT: Rete Europea per lo Scambio di EsperienzeURBAN: Integrated Urban Development Transnational Exchange

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INTRODUZIONE

La Città non è più solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabili-sce gran parte della popolazione, ma rappresenta anche uno dei livelli istitu-zionali più adatti, soprattutto in virtù della prossimità fisica, a predisporre so-luzioni e misure di livello locale volte a favorire lo sviluppo economico e il mi-glioramento della qualità della vita dei cittadini.

La finalità del presente studio è quella di indagare su come le Città si proiet-tano nella governance multilivello delle politiche occupazionali1. In particola-re sono state prese in considerazione sia aree metropolitane che Città capoluo-go di provincia di piccole – medie dimensioni.

L’interesse per questi temi nasce dall’importanza crescente assunta dalla realtàurbana nella geometria istituzionale nazionale, la quale, in attuazione delprincipio di sussidiarietà, nell’ottica federalista stabilisce sinergie e processi dicollaborazione tra i diversi livelli istituzionali e, in più, instaura un dialogo sem-pre più profondo nel rapporto con le autorità europee alla luce dei nuovi as-setti di governance2.

11

1 L’espressione “multilevel governance” descrive la divisione dei poteri istituzionali su più livelli delterritorio, ovvero indica un modello di regolazione articolato attraverso una pluralità di soggetti. Nelloscenario europeo il concetto di governance a più livelli riassume un modello di relazione fra il livellosubnazionale di governo degli Stati membri e le istituzioni europee. Nel contesto italiano il livello sub-nazionale di governo è costituito non solo dal livello delle Regioni, ma anche da quello delle autono-mie locali, Province e Comuni. Va segnalato, inoltre, che nel nuovo assetto costituzionale, così comeriformato dalla l. cost. 18 ottobre 2001, n. 3, vi è stato un ampliamento di compiti e funzioni attribuitia Regioni ed enti locali (Province e Comuni), nel rispetto del principio di sussidiarietà, in base al qua-le le decisioni devono essere adottate il più vicino possibile ai cittadini.

2 L’etimologia del termine può offrire un significativo spunto per comprendere le attuali accezio-ni di governance: la radice più antica della parola è di origine greca (kubernân) e indica l’atto di con-durre (una nave oppure un carro, etc.); nella cultura filosofica classica il termine fa riferimento al il go-verno degli uomini e questa accezione verrà conservata anche dal vocabolo latino gubernare. In se-guito, nel XIII secolo, in Francia il termine si riferisce alle modalità di governo nella sfera domestica enell’ambito politico amministrativo, mentre in Inghilterra governance significa atto di governare, conriferimento al comando del principe, ma anche all’insieme di diritti e dei poteri sui quali si basava l’or-ganizzazione civile e politica inglese. Quest’ultima accezione, intesa come modalità di esercizio del go-verno, è quella diffusa anche nella seconda metà del XX secolo, quando al termine governance vienecontrapposto quello di government, considerato come l’istituzione che esercita il governo [Cfr. BobbioL., I governi locali nelle democrazie contemporanee, Laterza, Roma-Bari, 2002]. Attualmente molte-plici sono le discipline in cui si utilizza il termine di governance: per citarne alcuni, si parla di corpora-te governance in ambito economico aziendale con riferimento a regole e strutture organizzative di sog-getti economici; la public governance riguarda invece le amministrazioni pubbliche, mentre la globalgovernance concerne lo studio delle relazioni internazionali.

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Senza addentrarsi nello studio definitorio sul termine governance, da con-siderarsi vocabolo dalle molteplici accezioni, a seconda dell’ambito di riferimen-to e dei campi di osservazione, va chiarito che l’aspetto semantico richiamatoè quello accettato anche in molti studi che riguardano i sistemi di gestione del-le amministrazioni locali e che mettono in evidenza l’utilità di un sistema urba-no di tipo policentrico3.

Chiarito che “governance” contempla una pluralità di significati, non ci si puòsottrarre, tuttavia, alla sua analisi nello scenario comunitario e in quello nazio-nale per poi comprendere il ruolo delle Città nella geometria multilivello del-le politiche occupazionali, secondo tematiche che ruotano tutte intorno ai prin-cipi della sussidiarietà, proporzionalità/adeguatezza4.

La governance europea si riferisce alle norme, ai processi ed ai comportamen-ti che incidono sulle modalità in cui vengono esercitate le competenze e i po-teri istituzionali, con la garanzia di una maggiore apertura ai cittadini e alla con-sultazione delle parti sociali, nell’ottica di promuovere e valorizzare la partecipa-zione dal basso nella realizzazione, ma anche nella formulazione delle policies.

Nello scenario europeo si assiste ad una tendenza dicotomica: da una par-te, il rafforzamento dell’Unione Europea come istituzione, come mercato, chetende ad ampliare gli spazi e ad annettere territori; dall’altro, si è testimoni delconsolidamento di un apparato organizzativo, rispettoso delle diverse identità,basato sul ruolo dei singoli Stati nazionali, dei governi regionali e di quelli lo-cali, ma anche di quei soggetti associativi che raggruppano istituzioni locali eregionali di diversi paesi5.

L’incrocio di questi processi ha dato luogo a profonde trasformazioni che han-no evidenziato il ruolo sempre crescente delle Città in Europa, quale livello isti-tuzionale comune a tutti gli Stati membri, utile per promuovere politiche basa-te sul dialogo transnazionale6.

In tal senso la sfera di azione dei governi locali si è ampliata, arricchendo diun’ulteriore accezione il termine governance e ispirando l’analisi della new me-

INTRODUZIONE

12

3 Cfr. Ostrom V. - Tiebout C., The organization of government in metropolitan areas: a theo-retical inquiry, in American Political Science Review, 1961, n. 55, pag. 831-42. Il sistema descrittoda questi studiosi si basa sulla presenza di una molteplicità di attori diversi, rappresentati da pub-blici poteri, ma anche dal terzo settore.

4 Cfr. La Governance europea. Un libro bianco, Bruxelles, 25 luglio 2001, COM (2001) 428.5 Si ricordino tra queste entità associative: l’Assemblea delle Regioni (AER); Eurocities, di cui fan-

no parte le maggiori città europee; Euroregio, che riguarda forme di cooperazione transfrontaliera.6 Il tema del dialogo finalizzato a promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini è cen-

trale nella politica comunitaria. Si ricordi che la Commissione europea nell’ottobre 2005 ha vara-to il Piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito, volto ad avvicinare governi nazionali e a ren-dere consapevoli i cittadini europei delle scelte politiche dell’Unione Europea. In linea con questainiziativa è la decisione n. 1904/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicem-bre 2006 che istituisce, per il periodo 2007-2013, il programma «Europa per i cittadini», mirantea promuovere la cittadinanza europea attiva, finalizzato, tra l’altro, a dare ai cittadini la possibilitàdi interagire e partecipare alla costruzione di un’Europa sempre più vicina e democratica. In que-sto documento si ricorda (considerando n. 9) che il Consiglio europeo già in altre occasioni ha sot-tolineato la necessità di avvicinare l’Unione Europea e le sue istituzioni ai cittadini degli Stati mem-bri, esortando le istituzioni a instaurare e promuovere un dialogo aperto e costante con le orga-nizzazioni della società civile e con le municipalità (si v., pure, la decisione 2004/100/CE del26 gennaio 2004 in G.U. L del 4.2.2004), anche attraverso gemellaggi tra città.

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tropolitan governance7, considerata come policy making che coinvolge più at-tori, di diversi livelli, non gerarchicamente ordinati, ma operanti secondo la lo-gica del policy network approach8, che implica forme di cooperazione e non dicompetizione istituzionale, in grado di determinare sensibili mutamenti nell’ar-chitettura della pubblica amministrazione.

Questo è il senso attribuito alla parola governance nel presente studio, incui si fa riferimento alla funzione svolta dalle Città/Comuni nel sistema artico-lato di regole, procedure, attori e prassi che, in modo talvolta sincronico e tal-volta diacronico, contribuiscono alla definizione ed alla realizzazione di sceltedi intervento nelle politiche occupazionali.

Le Città sono parte attiva di questo processo decisionale a più voci, a carat-tere multidimensionale, declinato a vari livelli, incardinato sulla necessità di crea-re un impianto forte di fronte alle sfide poste dalla globalizzazione, fenomenoche ha contribuito a migliorare la qualità della vita, ma che ha creato anche no-tevoli rischi di disparità tra e all’interno degli Stati.

Si va delineando, dunque, una struttura modulare integrata tra istituzioni epoteri che operano in sinergia funzionale e coordinata per realizzare crescita eco-nomica e rilancio del capitale umano e sociale.

In un sistema di questo tipo non si può che condividere quanto espresso dal-l’economista Amartya Sen il quale auspica la realizzazione di logiche di suppor-to e di cooperazione tra le molte istituzioni della nostra realtà politica: “vivia-mo in un mondo di molte istituzioni … e dobbiamo fare in modo che si pos-sano supportare e rafforzare tra loro, anziché ostacolarsi a vicenda”9.

L’assenza di modelli di coordinamento e di metodi dialogici tra i vari sogget-ti istituzionali non può che far emergere quei rischi di sovrapposizione che pos-sono portare ad un conflitto interistituzionale.

Diversi studi, documenti e atti, elaborati più o meno di recente dalle autoritàcomunitarie, evidenziano il ruolo promotore e trasversale delle Città nei proces-si di crescita e di sviluppo, ed in particolare, nelle strategie per l’occupazione.

Lo sviluppo delle politiche occupazionali a livello urbano, il ruolo della Cittànella promozione dello sviluppo locale, delle politiche occupazionali e dell’in-clusione sociale, la costituzione di asset reticolari tra Città, quali modelli virtuo-si di scambio delle migliori esperienze per la soluzione a problemi comuni na-zionali e transnazionali, costituiscono gli elementi chiave intorno ai quali ruo-ta l’intera ricerca.

INTRODUZIONE

13

7 Cfr. Kübler D. - Hubert H., An analytical framework for democratic metropolitan governan-ce, EPRC Joint Session of Workshop, Torino, 2002; Dente B., Metropolitan Governance Reconsidered,or How to avoid errors of the Third Type, “Governance”, vol.3, n. 1, pagg. 55-74.

8 Questa logica rappresenta il tema dominante di molti progetti internazionali di governanceurbana, implementati nel corso di questi ultimi dieci anni. Si ricordino, ad esempio, il progetto UrbanDevelopment Cooperation delle Nazioni Unite; Urban Management Programme, promosso daUNDP/UNCHS e dalla banca Mondiale; LIFE (Local Initiative Facility to the Urban Environment), vol-to a promuovere la cooperazione tra le municipalità, organizzazioni non governative; il PPPUE (Public–Private Partnerships Programme for the Urban Environment) a sostegno di joint ventures operan-ti su tematiche ambientali; lo Urban Governance Initiative (TUGI).

9 Cfr. Sen A., Globalizzazione e libertà, Mondadori, Milano, 2002, pag. 18.

INTRODUZIONE

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Nello specifico si seguono due direttrici: da un lato, è stata svolta una rico-gnizione sulle normative europee e nazionali per definire la geometria multi-livello delle politiche occupazionali e il ruolo che in essa occupa la Città, dal-l’altro, l’attenzione è stata focalizzata sulle iniziative che di fatto le Città euro-pee implementano per incrementare l’occupazione locale, con un approfondi-mento nei contesti italiani delle aree Obiettivo 110.

L’analisi sulle azioni poste in essere dalle municipalità coinvolte nell’indagi-ne è incentrata, in particolare, sull’esperienza di Regenerando, rete tematica diCittà europee, accomunate dalla volontà di individuare e scambiare best prac-tices, sperimentate nelle diverse realtà urbane, che hanno avuto un impatto si-gnificativo sui livelli occupazionali.

INTRODUZIONE

14

10 Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise (phasing out).

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LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONENELLO SCENARIOCOMUNITARIO: DALLA STRATEGIA DI LISBONA AGLI OBIETTIVIDELLA NUOVA POLITICA DI COESIONE

Negli ultimi anni il ruolo della Città negli assetti istituzionali comunitari si èrafforzato e ha assunto dimensioni sempre più significative, grazie all’acquisi-ta e diffusa consapevolezza che esse rappresentano il luogo di integrazione so-ciale e culturale per eccellenza, la fonte principale della prosperità economicae dello sviluppo sostenibile per i cittadini.

In ambito europeo nella realizzazione delle politiche occupazionali e di coe-sione le Città sembrano rivendicare una crescente centralità, come appare an-che dalla Dichiarazione di Londra, sottoscritta nel luglio 2002 da circa 250 sin-daci di altrettante Città europee e finalizzata a promuovere un maggiore spa-zio e una maggiore importanza delle Città nelle politiche comunitarie di svilup-po. Nell’ambito di queste politiche il successo dei singoli Stati è visto come unprodotto del processo di crescita legato anche al ruolo politico, economico esociale della Città.

Le Città, tra l’altro, possono considerarsi tra i destinatari degli orientamen-ti fissati a Lisbona perché rappresentano il livello di policy making più vicino aicittadini. Esse, infatti, sono in grado di percepire in maniera più diretta le criti-cità e le esigenze del mercato del lavoro a livello locale e quindi possono es-sere lo strumento più efficace per centrare l’obiettivo della piena occupazione.

La rigenerazione del tessuto cittadino non può essere più percepita esclu-sivamente come un mero problema urbanistico o architettonico, ma va analiz-zata nel quadro dei rapporti e delle dinamiche sociali, che presuppongono stra-tegie di politiche integrate e partecipazione attiva dei cittadini alle scelte rela-tive alle trasformazioni del territorio.

CAPITOLO 1

15

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L’idea che il livello di governo cittadino possa costituire uno dei piani sui qua-li fondare il complesso edificio della strategia occupazionale e dello svilupposostenibile rappresenta l’orientamento che ha ispirato questa disamina su at-ti, studi e programmi comunitari.

Prima di mettere a fuoco i contenuti della documentazione comunitaria at-traverso la lente dello sviluppo urbano appare utile comprendere la reale por-tata ed efficacia degli atti presi in esame, considerato che molti dei documen-ti che trattano la dimensione urbana dello sviluppo e della crescita occupazio-nale sono giuridicamente atti atipici11, comunque non vincolanti e pertanto siidentificano come meri orientamenti della politica comunitaria (si veda laFigura 1).

Lo schema sinottico distingue tra diritto primario e diritto derivato, tenen-do presente che attualmente l’art. 249 del Trattato CE elenca cinque atti di ba-se in vigore (direttiva, regolamento, decisione, raccomandazione e parere) aiquali la prassi ha aggiunto altri atti che si possono considerare atipici.

La Costituzione Europea12, ad oggi non ancora ratificata, prevede una sem-plificazione degli atti comunitari.

Al diritto primario e derivato va aggiunto il diritto secondario che si sostan-zia negli Accordi Internazionali e che regola i rapporti degli stati dell’UnioneEuropea con gli altri paesi.

1.1 Dalla “Strategia di Lisbona” agli “Orientamenti integrati per la cresci-ta e l’occupazione”

La Strategia di Lisbona, definita nel marzo del 2000 dai Capi di Stato e di go-verno, nasce dall’intento degli Stati di imprimere nuovo slancio alle politiche co-munitarie. Attraverso un percorso di riforme strutturali nel campo delle politi-che economiche, essa si propone di consolidare il mercato interno, incremen-tare la ricerca, l’innovazione e l’educazione e far sì che nell’Unione Europea del2010 si realizzi «l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinami-

CAPITOLO 1

16

11 Risoluzioni e conclusioni del Consiglio europeo, linee direttrici del Consiglio, orientamentistrategici del Consiglio, comunicazioni della Commissione, codici di condotta, libri bianchi e libriverdi, etc.

12 Il Trattato che istituisce la Costituzione Europea è stato adottato all’unanimità (25 Stati mem-bri e tre paesi candidati – Turchia, Romania e Bulgaria -) il 29 ottobre 2004 a Roma, ma non è an-cora entrato in vigore, non essendo stato ratificato da ciascuno Stato membro secondo la propriaprocedura costituzionale (parlamentare o referendaria). Va ricordato che nei referendum svoltisiin Francia e nei Paesi Bassi, nella primavera 2005, la maggioranza degli elettori ha votato controil testo della Costituzione europea, mentre in Italia il testo è stato approvato definitivamente dal-l’assemblea dei senatori il 6 aprile 2005 e sulla G.U. n. 92 del 21 aprile 2005 – Suppl. Ord. n. 70è stata pubblicata la L. 7 aprile 2005, n. 57 “Ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta unaCostituzione per l’Europa e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Romail 29 settembre 2004”. La Costituzione per l’Europa è stata ratificata da 15 Stati membri: Austria,Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Sloveniae Spagna. In altri Paesi (Danimarca, Polonia, Svezia, Irlanda, Portogallo, Repubblica Ceca, RegnoUnito), invece, il processo di ratifica è stato avviato, ma non risulta ancora concluso.

Page 18: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

17

Dalla “Strategiadi Lisbona” agli“Orientamenti in-tegrati per la cre-scita e l’occupa-zione”

Atti di portata generale obbligatori in tutti gli elementi e direttamente applicabili in ciascuno Stato membro. Acquistano efficacia senza atto di ricezione o adattamento da parte dei singoli ordinamenti statali.

LIVELLI FONTI GIURIDICHE DI DIRITTO COMUNITARIO

Diritto Primario

Trattati

Diritto Derivato

Regolamenti

Direttive

Atti atipici

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1) TRATTATO ISTITUTIVO COMUNITA’ ECONOMICA EUROPEA (1957) - modificato dall’Atto Unico Europeo (1987) - modificato dal Trattato di Maastricht dell’UE (1992) - modificato dal Trattato di Amsterdam UE (1999) - modificato dal Trattato di Nizza UE (2003)

2) TRATTATO COSTITUZIONALE (2004) - istituisce una Costituzione Europea [non ancora ratificata]

3) TRATTATI di ADESIONE

4) Altri TRATTATI e PROTOCOLLI

Decisioni

Non di portata generale, obbligatorie per il solo Stato membro in tutti i loro elementi, pur riconoscendo margini di manovra alle autorità nazionali per il raggiungimento del risultato. Hannoefficacia “mediata”, cioè creano diritti e obblighi dopo l’adozione.

Provvedimenti di portata individuale, obbligatori in tutti i loro elementi e vincolanti per tutti i destinatari (anche singolo Stato membro) in esse espressamente designati

Non sono vincolanti e sollecitano il destinatarioa tenere comportamenti più rispondenti agliinteressi comuni

1) REGOLAMENTI INTERNI 2) DECISIONI DEL CONSIGLIO – ACCORDI

COMMERCIALI PAESI TERZI 3) ACCORDI INTERISTITUZIONLI 4) DICHIARAZIONI COMUNI 5) RISOLUZIONI E CONCLUSIONI DEL

CONSIGLIO 6) POSIZIONI COMUNI DEL CONSIGLIO 7) COMUNICAZIONI DELLA COMMISSIONE

a. Possono essere decisorie, interpretative e informative;

b. nella maggiorparte dei casi i “Documenti COM” sono proposte legislative;

8) LIBRI VERDI, LIBRI BIANCHI e CODICI di CONDOTTA

9) PROGRAMMI DI AZIONE 10) PROGRAMMI QUADRO

Raccomandazioni

Determina la posizione della istituzione che lo emana su una specifica questione.

Pareri

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Figura 1 - Schema sinottico sulle fonti del diritto comunitario

Page 19: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ca del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuo-vi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale»13.

Per la prima volta nella storia dell’evoluzione delle politiche dell’UnioneEuropea, la Strategia di Lisbona, mirando alla piena occupazione, definisce de-gli obiettivi occupazionali quantificati che i singoli Stati si impegnano a conse-guire entro il 2010. Si intende raggiungere in Europa un tasso di occupazioneglobale del 70% della popolazione attiva, un tasso di occupazione femminilenon inferiore al 60% e un tasso di occupazione dei lavoratori anziani (di età com-presa tra i 55 e i 64 anni) del 50%.

A tal fine le istituzioni comunitarie sottolineano la necessità di superare ledebolezze strutturali del mercato del lavoro comunitario anche attraverso l’u-tilizzo diffuso delle reti telematiche, delle tecnologie dell’informazione e dellacomunicazione (ICT), lo sviluppo della ricerca scientifica, il rilancio della produt-tività e il dinamismo delle PMI, il miglioramento delle politiche sociali14.

Si trattava di obiettivi ambiziosi, per il raggiungimento dei quali doveva im-pegnarsi il singolo Stato, stabilendo traguardi intermedi (nel 2005 e poi nel 2008),per contribuire, per la propria parte, al risultato finale del 2010. Per arrivare al-la meta si rendeva necessario il rafforzamento di processi di coordinamento econvergenza tra le politiche nazionali, da realizzare attraverso il metodo di coor-dinamento aperto, definito a livello comunitario per conseguire una maggio-re convergenza verso le finalità principali dell’Unione nell’ambito delle politi-che occupazionali, ma anche nelle politiche formative e di inclusione sociale15.Il progressivo approfondimento delle tematiche occupazionali e sociali avevadeterminato la consapevolezza che molti problemi di questi settori erano co-muni ai Paesi dell’Unione e che, pertanto, anche le soluzioni da adottare po-tevano essere comuni.

Tuttavia, la messa a punto di questo processo decisionale condiviso, fonda-to sulla partecipazione di più livelli istituzionali (comunitario e nazionale), pur

CAPITOLO 1

18

13 Tre sono, infatti, i pilastri fondamentali sui quali poggia la strategia:1) il primo, di natura economica, è volto a preparare la transizione verso un’economia competiti-

va, fondata sulla conoscenza, e a migliorare le politiche in materia di società dell’informazionee di Ricerca e Sviluppo;

2) il secondo pilastro prevede la modernizzazione e il miglioramento del modello sociale europeo perrealizzare lo sviluppo di una politica sociale e raggiungere obiettivi di inclusione sociale;

3) infine, il terzo pilastro, aggiunto in occasione del Consiglio europeo di Göterborg nel giugno 2001,indica che i processi di crescita economica debbano dispiegarsi nel rispetto della sostenibilitàambientale.

14 Il 22 novembre 2006 la Commissione Europea ha presentato il Libro Verde “Modernizzareil diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo” [COM (2006) 708 def.] per rilanciaregli obiettivi previsti dalla Strategia di Lisbona attraverso una modernizzazione del diritto del lavo-ro che possa contribuire a coniugare flessibilità e sicurezza dell’occupazione, la cd. flessicurezza.

15 Il metodo di coordinamento aperto, concepito per assistere gli Stati nell’elaborazione del-le loro politiche, prevede misure di tipo soft, più o meno vincolanti per gli Stati membri (mai di-rettive, decisioni e regolamenti). Esso implica la definizione di orientamenti comunitari (linee gui-da periodicamente revisionate) per il conseguimento di obiettivi concreti, senza rischi di erosionedella sovranità e della responsabilità nazionali; la trasposizione di questi orientamenti nelle poli-tiche nazionali e regionali (mediante piani di azione nazionali); la definizione di parametri ed in-dicatori per confrontare i risultati raggiunti; periodiche attività di monitoraggio e verifica attraver-so processi di apprendimento reciproco e uso delle buone prassi.

Dalla “Strategiadi Lisbona” agli

“Orientamenti in-tegrati per la cre-scita e l’occupa-

zione”

Page 20: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

avendo avuto il merito di innescare processi di reciproco apprendimento tra gliStati, facilitando gli scambi ed evitando rischi di social dumping16, non ha pro-dotto risultati concreti. Inadeguato si è rivelato il coinvolgimento della societàcivile e degli attori locali, ma soprattutto frammentario e poco incisivo il siste-ma di concertazione intergovernativo predisposto a livello comunitario per rea-lizzare le finalità fissate a Lisbona.

Accanto a questi fattori di natura endogena, tra le cause del fallimento del-la strategia del 2000 vanno annoverati gli ostacoli esogeni, in larga parte do-vuti al rallentamento dell’economia.

La flessione del commercio mondiale, le incertezze politiche, il periodo dibassa crescita che ha interessato l’economia europea in questi ultimi anni, ladebolezza della domanda interna, il rallentamento demografico, il ristagno del-la crescita che, nel periodo 2001-2003, si è attestata ad un livello mediodell’1% circa, sono le cause principali del mancato raggiungimento degli obiet-tivi enunciati a Lisbona, sin dall’inizio rivelatisi numerosi, molto ambiziosi e dif-ficili da perseguire.

Come si evince dal rapporto presentato alla Commissione europea nel no-vembre 2004, con il quale si è analizzato lo stato di avanzamento della Strategia17,gli scarsi progressi nell’attuazione degli obiettivi fissati a Lisbona sono stati im-putati ad una mancata specificità dell’azione politica, dovuta ad una non chia-ra ripartizione delle responsabilità tra Unione Europea e Stati membri, ovvero al-la farraginosità della governance, all’insufficiente attuazione di politiche scarsa-mente selezionate in base all’importanza, ma anche ad un generale clima di in-certezza internazionale, causato dalla globale congiuntura economica18.

A tal proposito si è reso necessario attivare non solo una mirata strategia dicomunicazione sull’Agenda di Lisbona, capace di coinvolgere anche i cittadini,ma è parso fondamentale intraprendere un processo di riforme per aumenta-re il potenziale di crescita dell’UE e predisporre delle politiche macroeconomi-che solide tanto da garantire le trasformazioni necessarie per raggiungere il piùvasto obiettivo dello sviluppo sostenibile, da perseguire attraverso una maggio-re dinamicità demografica e un miglior sfruttamento del capitale umano rap-presentato dai giovani19.

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

19

16 Per dumping in senso stretto si intende esportazione sottocosto; il dumping sociale rappre-senta il mancato rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro, ma è anche una forma di concorren-za sleale tra i Paesi.

17 Si tratta del rapporto, intitolato “Affrontare la sfida”, presentato da Wim Kok, presidente delGruppo di Alto Livello incaricato dalla Commissione di esaminare gli effetti della Strategia di Lisbona,per individuare e proporre metodi utili a recuperare lo slancio iniziale della stessa.

18 Va chiarito che i risultati della Strategia di Lisbona risultano nel complesso deludenti, fattaeccezione per alcuni settori in cui sono stati compiuti dei progressi. Infatti, il tasso di occupazionedell’Unione è aumentato del 2%, attestandosi al 64,3% (nel quadriennio 1999-2003), inoltre i da-ti sulla diffusione delle ICT e sull’utilizzo di internet si sono rivelati incoraggianti per molti degli Statiimpegnati nel conseguimento degli obiettivi fissati a Lisbona.

19 Cfr. Il “Patto europeo per la gioventù”, adottato dal Consiglio europeo nel marzo 2005 permigliorare l’istruzione, l’inserimento professionale e sociale dei giovani europei, facilitando la con-ciliazione tra vita familiare e sociale.

Dalla “Strategiadi Lisbona” agli“Orientamenti in-tegrati per la cre-scita e l’occupa-zione”

Page 21: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

Seguendo gli orientamenti tracciati nel rapporto Kok20, l’attenzione viene pun-tata su due parole chiave “growth and jobs”, di natura squisitamente economi-ca, determinando inizialmente una degradazione dell’obiettivo della coesionesociale e delle politiche di protezione sociale con l’intento finale di aumenta-re l’efficacia della strategia complessiva. Pertanto, nel marzo 2005 il Consiglioeuropeo ha individuato gli assi sui quali basare il rilancio della Strategia di Lisbona,calibrando l’attenzione su due aspetti significativi: assicurare una crescita piùstabile e duratura e creare nuova e migliore occupazione, non senza cercare direcuperare quella dimensione sociale e quei processi di inclusione sociale, inpassato marginalmente trattati nella politica comunitaria21. Nell’estate 2005 ven-gono fissati gli “orientamenti integrati” per la crescita e l’occupazione per il pe-riodo 2005-2008, aventi ad oggetto indirizzi di politica economica, macro e mi-cro, e di politica occupazionale, di durata triennale per garantirne la stabilità ne-cessaria alla loro realizzazione22. Per la prima volta, i GOPE (Grandi Orientamentiper le Politiche Economiche) si ritrovano in un documento insieme alle Lineedi Orientamento per le politiche occupazionali 2005-2008 (si veda Tabella 1).

Gli “orientamenti” vengono esplicitati in due documenti23:1. il primo è una Raccomandazione della Commissione sugli indirizzi di mas-

sima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità (aisensi dell’art. 99 del Trattato CE), è dedicata al rilancio della Strategia diLisbona e si concentra sul contributo che le politiche economiche posso-no apportare al potenziamento della crescita e alla creazione di nuova oc-cupazione;

2. il secondo documento, costituito da una Proposta di decisione delConsiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favoredell’occupazione (ai sensi dell’art. 128 del Trattato CE), contiene linee gui-da per il lavoro e riflette i tre obiettivi generali della Strategia di Lisbona(piena occupazione, migliorare la qualità e la produttività sul posto di la-voro, rafforzare la coesione e l’integrazione sociale).

1.1.1 Raccomandazioni della Commissione europea relative agliOrientamenti generali di politica economica

In particolare, la Raccomandazione della Commissione racchiude, da un la-to, le politiche macroeconomiche indicate dall’Unione Monetaria e dal Patto di

CAPITOLO 1

20

20 Nel Rapporto Kok vengono previste cinque azioni per raggiungere gli obiettivi di Lisbona: 1) pun-tare sulla ricerca; 2) ampliare il mercato dei servizi; 3) agevolare l’imprenditorialità; 4) dare nuova lin-fa al mercato del lavoro promuovendo il Lifelong Learnig; 5) garantire la sostenibilità ambientale.

21 Cfr. “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione. Il rilancio della Strategia di Lisbona, COM(2005) 24, del 2.2.2005; Conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2005.

22 Poi confermati dal Consiglio Europeo di Primavera del 23-24 marzo 2006, durante il qualesono stati indicati gli obiettivi prioritari da perseguire: investire in conoscenza e innovazione; ac-crescere il potenziale delle imprese; aumentare le opportunità occupazionali per le categorie svan-taggiate.

23 Cfr. “Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione (2005-2008)”, Bruxelles 12.4.2005,COM (2005) 141 def.

Dalla “Strategiadi Lisbona” agli

“Orientamenti in-tegrati per la cre-scita e l’occupa-

zione”

Page 22: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

21

RaccomandazionidellaCommissione europea relativeagli Orientamentigenerali di politicaeconomica

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Page 23: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

Stabilità per sostenere lo sviluppo e l’occupazione, dall’altro le riforme struttu-rali necessarie per promuovere la competitività, l’innovazione e l’uso sosteni-bile delle risorse.

Per dare maggiore impulso alla crescita ed alla creazione di sbocchi occupa-zionali, i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea ritengono che sia essen-ziale salvaguardare la stabilità e la sostenibilità economica, anche sostenendo l’e-voluzione salariale e promuovendo un’efficiente allocazione delle risorse.

La stabilità economica è un elemento fondamentale per sfruttare a pieno ilpotenziale di crescita di un Paese ed affinché essa sia garantita è necessario chegli Stati perseguano gli obiettivi di bilancio a medio termine per l’intero ciclo eco-nomico.

Nello specifico, la stabilità dei prezzi, dei tassi di cambio (ove presenti) e diquelli d’interesse a lungo termine rappresenta un ottimo incentivo per le im-prese disposte ad investire. Altrettanto importante è la salvaguardia della sta-bilità dell’economia europea, che sarà presto messa a dura prova dall’invecchia-mento della popolazione dell’Unione. Si prevede, infatti, per il 2050 una ridu-zione pari al 18% rispetto al 2000 della popolazione attiva ed un contempora-neo innalzamento del 60% dei cittadini in uscita dal mercato del lavoro. Per nonfarsi trovare impreparato, ciascuno Stato dovrà impegnarsi proficuamente perridurre il debito ed approvare provvedimenti finalizzati ad elevare i livelli occu-pazionali, oltre che adeguare i sistemi previdenziali all’aumento dei costi con-seguente all’invecchiamento demografico.

Assicurata la stabilità, insieme alla sostenibilità economica, è indispensabi-le, inoltre, che i Paesi ridistribuiscano la spesa pubblica tra le voci di spesa chesono maggiormente in grado di favorire la crescita (R&S, capitale umano, co-noscenze), in perfetta sintonia, come anticipato precedentemente, con leriforme strutturali poste in essere.

Un altro elemento chiave per incentivare lo sviluppo e l’occupazione è rap-presentato dalla dinamicità e dal buon funzionamento della zona euro. Perchél’Unione economica e monetaria sia dinamica e funzionante, è conveniente pri-ma di tutto che ogni Stato presti un’attenzione particolare al rigore fiscale, scon-giurando in questo modo il rischio di ricorrere a provvedimenti una tantum perrisanare il disavanzo pubblico.

Per quanto riguarda le riforme microeconomiche, il Consiglio europeo si pro-pone da un lato di fare dell’Europa un polo di attrazione per investitori e lavora-tori, dall’altro di mettere la conoscenza e l’innovazione al servizio della crescita.

Per il soddisfacimento del primo presupposto, è necessario incoraggiare l’im-prenditorialità, generare un ambiente favorevole allo sviluppo delle PMI (acces-so ai finanziamenti, sostegno per l’avviamento e/o lo sviluppo delle imprese),anche migliorando la normativa in proposito, perfezionare le infrastrutture eu-ropee ed abbattere ogni tipo di ostacolo alle attività trasfrontaliere. Il tutto de-ve avvenire mediante il potenziamento del mercato del lavoro interno e l’accre-scimento della sua competitività in una prospettiva di apertura internazionale.

La capacità dell’Unione di attrarre investimenti è connessa, infatti, al gradodi apertura dei mercati, oltre che alle normative che la regolano ed alla

CAPITOLO 1

22

Raccomandazionidella Commissione

europea relativeagli Orientamentigenerali di politica

economica

Page 24: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

qualità/modernità delle strutture che la contraddistinguono. Per mettere la co-noscenza e l’innovazione al servizio della crescita, invece, diventa prioritario raffor-zare e perfezionare gli investimenti in R&S, favorire l’innovazione e l’adozionedelle ICT e dar vita, a livello comunitario, ad un tessuto industriale solido.Investendo nei settori delle conoscenze e dell’innovazione, sarà possibile mi-gliorare sia il livello occupazionale che quello produttivo, soddisfacendo a pie-no i presupposti necessari per incrementare il potenziale di crescita dell’Europa.

1.1.2 Linee guida per le politiche occupazionali degli Stati membri

Sull’altro versante, quello delle linee guida per le politiche occupazionali de-gli Stati membri, come già anticipato, gli obiettivi prioritari riguardano l’ingres-so e la permanenza di un numero sempre maggiore di persone nel mercato dellavoro, la loro adattabilità e quella delle imprese, la flessibilità lavorativa ed ilperfezionamento del capitale umano.

Per il perseguimento del primo obiettivo è fondamentale implementare po-litiche finalizzate al raggiungimento della piena occupazione ed al miglioramen-to della qualità e della produttività del lavoro, che tengano conto del ciclo di vi-ta dei lavoratori e dell’opportunità di creare posti di lavoro anche per le perso-ne svantaggiate.

Nello specifico, è opportuno che gli Stati si impegnino attivamente per in-crementare le infrastrutture del mercato del lavoro per consolidare il rapportotra domanda e offerta di impiego, rinnovando le istituzioni preposte, garanten-do maggiore visibilità alle opportunità di lavoro e/o di formazione, agevolan-do la mobilità lavorativa e geografica dei cittadini ed anticipando le esigenze delmercato dell’occupazione.

Sono proprio queste ultime, insieme ai cambiamenti nella domanda di be-ni e servizi ed all’impellenza di adattarsi alle tecnologie ed alle innovazioni, cherendono indispensabile una forte capacità di adattamento sia da parte dei la-voratori, sia da parte delle imprese.

Per favorire la flessibilità lavorativa è necessario garantire ai lavoratori la si-curezza occupazionale, ridurre la frammentazione che caratterizza il mercato dellavoro ed assicurare un andamento dei salari che rispecchi le differenze in ter-mini di produttività e settore di occupazione.

È importante, inoltre, monitorare i costi del lavoro ed accertarne l’impattosull’occupazione.

Ultima, ma non meno importante, l’esigenza di investire nella formazionee nel perfezionamento delle competenze del capitale umano. In un mercato dellavoro che richiede maggiori competenze e che si presenta sempre più sogget-to a repentini cambiamenti non si può prescindere dalla formazione continuadel capitale umano. Per questo gli Stati non possono esimersi dallo sforzo dipotenziare e migliorare gli investimenti a favore del capitale umano, come l’ap-plicazione di strategie di apprendimento costante ed un facile accesso ai cor-si professionali, coerenti con le reali esigenze del mercato, prima e durante ilpercorso lavorativo.

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

23

Raccomandazionidella Commissione europea relativeagli Orientamentigenerali di politicaeconomica

Page 25: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

L’intento di questa strategia integrata è:a) correggere gli effetti di quelle criticità planetarie dovute alle deludenti

performances economiche;b) avviare la ripresa economica a livello globale, contribuendo ad una cre-

scita quali-quantitativa dei tassi occupazionali, attraverso il potenziamen-to degli investimenti in formazione ed in apprendimento continuo, l’at-tuazione delle riforme dei sistemi di protezione sociale e la lotta al lavo-ro irregolare.

Ma accanto a questi obiettivi, ormai tradizionali nell’agenda del legislatorecomunitario, l’attenzione si appunta anche sulle modalità necessarie per attua-re le priorità appena indicate: viene previsto un nuovo ciclo di governance a li-vello europeo e nazionale, attraverso un nuovo approccio basato su un più stret-to coinvolgimento degli Stati membri e una maggiore sinergia con gli enti re-gionali e locali24.

La rinnovata Agenda di Lisbona, infatti, è incentrata su un ampio coinvolgi-mento di tutte le forze politiche e sociali, dai governi nazionali alle istituzionilocali, dai cittadini alle parti sociali, non senza dimenticare che sono necessa-rie condizioni macroeconomiche stabili e certe.

Il coinvolgimento e l’adesione delle autorità regionali e locali sono ritenu-te essenziali per la realizzazione della Strategia: essa deve trarre vantaggio daldinamismo regionale e deve utilizzare l’esperienza della politica di coesione inmateria di governance25.

Nella Relazione annuale sullo stato di avanzamento della Strategia diLisbona per il 2006 si ribadisce, infatti, la necessità che “parlamenti, autorità lo-cali, parti sociali e società civile continuino a collaborare” per la realizzazionedella strategia, la quale richiede “un’attuazione sul terreno” attraverso una pro-grammazione della politica di coesione, fondata sulla collaborazione interisti-tuzionale, sulla partecipazione degli enti locali e regionali nella definizione e nel-l’attuazione dei programmi operativi.

Dunque la sua attuazione passa per una piena integrazione tra politiche co-munitarie, nazionali, regionali e locali.

1.2 La nuova politica di coesione: l’importanza delle comunità locali

Le linee guida e i recenti orientamenti strategici adottati dalle istituzioni eu-ropee in materia di programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 afferma-no che le risorse finanziarie, pur rimanendo prioritariamente destinate alla ri-duzione delle disparità regionali e locali, nel rispetto della politica di coesione,contribuiscono al conseguimento di quanto stabilito nella rinnovata Agenda diLisbona e coniugano in modo ancor più esplicito rispetto al passato obiettivi oc-cupazionali e coesione economica e sociale.

CAPITOLO 1

24

24 Cfr. Libro Bianco sulla governance. 25 Cfr. Dichiarazione adottata dalle commissioni ECOS e COTER del Comitato delle Regioni,

Preparare il Consiglio europeo di primavera: un partenariato autentico con gli enti locali e regio-nali per l’occupazione e la crescita, 2006.

Linee guida per lepolitiche occupa-zionali degli Stati

membri

Page 26: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

Viene attribuita nuova e rafforzata importanza alle comunità locali e vieneaffermata la dimensione urbana della coesione: le Città sono chiamate aprestare il loro contributo di progresso e vitalità alla politica di coesione,assumendo il ruolo di motori dell’economia locale, dell’innovazione, qualiluoghi di concentrazione delle opportunità, dei bisogni e delle possibilità disviluppo.

L’importanza della dimensione locale nell’ambito della politica di coesioneera stata già messa in luce negli articoli 3 e 158 del Trattato istitutivo dellaComunità europea, ma anche nel testo della Costituzione Europea che, se pu-re non a regime, ha previsto un chiaro riferimento alla dimensione territorialedella coesione economica.

Lo sviluppo del territorio dei Paesi membri, in passato, era stato oggetto dialcuni indirizzi diffusi attraverso il “Quadro d’azione per uno sviluppo urbanosostenibile nell’Unione Europea” (1998)26, nel quale si considerava il ruolo fon-damentale delle Città nello sviluppo regionale e le disparità esistenti tra le re-gioni dell’UE e si sottolineava che per garantire un’efficace politica regionale fos-se necessario collegare più esplicitamente le risorse finanziarie alle esigenze ealle potenzialità urbane nelle diverse regioni. L’intento era quello di incremen-tare la prosperità economica e l’occupazione nella Città, rafforzando la legitti-mità e la responsabilità degli attori locali.

Altro passaggio fondamentale è rappresentato dallo “Schema di sviluppo del-lo Spazio Europeo” (SSSE), un documento non impositivo redatto dagli Statimembri in collaborazione con la Commissione europea, approvato a Postdamnel maggio 1999, contenente gli orientamenti sulla coesione economica e so-ciale, sullo sviluppo sostenibile, e sullo sviluppo territoriale e nel quale viene de-dicata maggiore attenzione allo sviluppo territoriale incardinato sulle potenzia-lità delle Città.

Ma l’attenzione per i temi della crescita, dell’occupazione e della coesionesociale era già dominante nella Comunicazione della Commissione presenta-ta nel 1997, “Agenda 2000: per un’Unione più forte e più ampia”27, nella qua-le si rappresentava la necessità di realizzare un’ancor più efficace politica di coe-sione economica nella prospettiva dell’adesione di nuovi paesi, caratterizza-ti da un grado di sviluppo tanto differente rispetto a quello dei Paesi membri.In questo documento sulla dotazione finanziaria e sul programma di interven-to delle politiche comunitarie per il periodo 2000-2006, si richiama la funzio-ne dei Fondi Strutturali28, diretti a promuovere in tutta l’Unione un’azione di svi-luppo competitivo e di crescita sostenibile, capace di produrre occupazione.Tra le caratteristiche più significative particolare rilevanza assume il potenzia-mento del principio di sussidiarietà e di decentramento delle politiche comu-nitarie ed un’attenzione specifica viene riservata alla dimensione urbana del-

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

25

26 Quadro d’azione per uno sviluppo urbano sostenibile nell’Unione Europea COM 1998 605finale del 1998.

27 Cfr. COM(97) 2000def. Vol. I, Bruxelles, 15.07.1996. 28 Cfr. Regolamento n. 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999, recante disposizioni ge-

nerali sui Fondi Strutturali.

La nuova politicadi coesione: l’im-portanza delle co-munità locali

Page 27: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

la qualità della vita, che rappresenta uno specifico asse di intervento del qua-dro comunitario di sostegno 2000-200629.

L’importanza delle Città nell’ambito delle politiche di coesione era stata giàmessa in luce in occasione dei Consigli informali di Rotterdam del novembre2004 e di Bristol del dicembre 2005, nonché attraverso importanti studi con-dotti a livello comunitario (Audit urbano, Espon, Orate), nei quali ancora unavolta emergeva il ruolo di primissimo piano ricoperto dalle Città, motori di cre-scita e sviluppo, in grado di creare coesione sociale in tutta Europa. La cresci-ta, lo sviluppo, l’aumento dell’occupazione da un lato e la coesione dall’altrosono elementi speculari di uno stesso processo che coinvolge tutti i livelli isti-tuzionali, e dunque, anche le Città.

In questa ottica vanno lette le parole di Michel Barnier, Commissario euro-peo, responsabile della politica regionale e della riforma delle istituzioni, secon-do il quale “la politica di coesione deve incorporare gli obiettivi di Lisbona eGöteborg e diventare un veicolo chiave della loro realizzazione attraverso i pro-grammi di sviluppo nazionali e regionali”30, principio che trova eco nel regola-mento n. 1083/2006, nel quale si afferma, tra l’altro, che “la politica di coesio-ne dovrebbe contribuire a potenziare la crescita, la competitività, l’occupazio-ne, facendo proprie le priorità comunitarie per uno sviluppo sostenibile defi-nite nel Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e del Consiglioeuropeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001”31.

Nella dimensione locale e territoriale della coesione si apre, dunque, la stra-da all’approfondimento del ruolo che le Città possono svolgere, come si riba-disce anche nel parere del Comitato delle regioni del 26 aprile 2006 sul tema“La politica di coesione e le Città: il contributo delle Città e degli agglomerati

CAPITOLO 1

26

29 Appare utile chiarire che gli Stati membri dovevano produrre documenti di programmazio-ne operativa, secondo un preciso iter. Gli Stati membri presentavano il Piano di sviluppo o di ricon-versione che rappresentava un’analisi delle situazione della Regione considerata. Sulla base di que-sto piano, la Commissione europea, in collaborazione con lo Stato membro approvava i program-mi, secondo l’obiettivo prioritario di riferimento. Per l’obiettivo 1 i documenti di programmazioneerano costituiti dal Quadro comunitario di sostegno (QCS) 2000-2006, che fissava, tra l’altro, gli as-si prioritari, o priorità strategiche. Sei erano gli assi di intervento: il primo sulla valorizzazione del-le risorse naturali e ambientali (risorse naturali); il secondo asse sulla valorizzazione delle risorseculturali e storiche (risorse culturali); il terzo sulla valorizzazione delle risorse umane (risorse uma-ne); il quarto dedicato al potenziamento ed alla valorizzazione dei sistemi locali di sviluppo (siste-mi locali di sviluppo); l’asse quinto sul miglioramento della qualità della Città, delle istituzioni lo-cali e della vita associata (Città); il sesto asse sul rafforzamento delle reti e nodi di servizio (reti enodi di servizio).

30 Cfr. il testo “Conclusioni: una proposta per la riforma della politica di coesione”, Terza re-lazione sulla coesione economica e sociale, 2004; cfr. il regolamento CE 1083/2006 recante dispo-sizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondodi coesione, in particolare cfr., tra gli altri, il considerando n. 2.

31 Cfr. il testo del Regolamento CE n. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006, recante di-sposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), sul Fondo sociale europeo esul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999. In particolare cfr. il secon-do considerando «La politica di coesione dovrebbe contribuire a potenziare la crescita, la compe-titività e l’occupazione facendo proprie le priorità comunitarie per uno sviluppo sostenibile defi-nite nel Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e del Consiglio europeo diGöteborg del 15 e 16 giugno 2001».

La nuova politicadi coesione: l’im-

portanza delle co-munità locali

Page 28: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

urbani alla crescita e all’occupazione nelle regioni (2006/C 206/04)32. In que-sto documento si richiama l’attenzione sulle grandi potenzialità dei Centri ur-bani e viene segnalata la necessità di rafforzare la dimensione urbana di tuttele politiche comunitarie e degli Stati membri. Si sottolinea espressamente cheil contributo delle Città nell’attuazione della Strategia di Lisbona quale riformu-lata nel 2005 risulta decisivo, precisando che le Città rappresentano il labora-torio adatto ad ogni tipo di evoluzione, essendo esse teatro della maggior par-te dei progressi sociali e tecnologici.

Da ultimo, nella stessa direzione si pone la comunicazione della Commissioneal Consiglio e al Parlamento europeo del 13 luglio 2006, antecedente alla pub-blicazione dei regolamenti comunitari, dal titolo “La politica di coesione e le Città:il contributo delle Città e degli agglomerati urbani alla crescita e all’occupazioneall’interno delle regioni”33, in cui si fa espresso riferimento ad alcuni aspetti del-la dimensione urbana, determinanti nella realizzazione della coesione sociale.

Nel luglio 2006 il Parlamento europeo, nell’ambito della nuova politica dicoesione, ha definitivamente approvato i regolamenti per il funzionamento deifondi strutturali FESR, FSE e Fondo di Coesione (quest’ultimo non si applica in

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

27

32 Cfr. GU n. C206 del 29/08/2006 pag. 17 – 22.33 Cfr. il Testo della Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo

del 13 luglio 2006 “La politica di coesione e le Città:il contributo delle Città e degli agglomerati ur-bani alla crescita e all’occupazione all’interno delle regioni”, Bruxelles, 13.7.2006, COM (2006) 385definitivo, SEC (2006) 928.

La nuova politicadi coesione: l’im-portanza delle co-munità locali

Strumenti e obiettivi politica di coesione 2000-2006 2007-2013

Obiettivi Strumenti di finanziamento

Obiettivi Strumenti di finanziamento

Fondo di coesione Fondo di coesione Obiettivo 1 FESR

FSEFEAOG -

orientamentoSFOP

Convergenza Fondo di coesione FESRFSE

Obiettivo 2 FESRFSE

Obiettivo 3 FSE

Competitivitàregionale e

occupazione

FESRFSE

IniziativeComunitarie

Strumenti di finanziamento

INTERREG FESRURBAN FESREQUAL FSE

LEADER + FEAOG – orientamento

Cooperazioneterritoriale europea

FESR

Tabella 2 - Programmazione fondi strutturali 2000 – 2006 vs 2007 – 2013

Fonte: Commissione Europea, Terza relazione sulla coesione economica e sociale, febbraio 2004.

Page 29: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

Italia) per il periodo di programmazione 2007-2013, supporto legale per il rag-giungimento di obiettivi quali la crescita e lo sviluppo occupazionale di tutte leRegioni e le Città dell’Unione Europea34.

I Fondi strutturali, in parte riformati attraverso un approccio programmati-co più strategico e un raccordo più organico tra le politiche comunitarie e gli in-dirizzi dei singoli Stati membri35, costituiscono gli strumenti finanziari per il rag-giungimento degli obiettivi citati e sono in diretto collegamento con la politi-

CAPITOLO 1

28

34 Il 27 dicembre 2006 è stato pubblicato sulla G.U.C.E. il Regolamento (CE) n. 1828/2006 del-la Commissione, dell’8 dicembre 2006, che stabilisce modalità di applicazione del regolamento (CE)n. 1083/2006. Questo nuovo regolamento ha previsto, tra l’altro, disposizioni supplementari ap-plicabili ai fondi per lo sviluppo urbano, ad esso ha, poi, fatto seguito il Regolamento (CE) n.1989/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006 che modifica l’allegato III del regolamento (CE)n. 1083/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo so-ciale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999.

35 E’ stato previsto il distacco dai Fondi strutturali dei fondi per lo Sviluppo Rurale, distinguen-do definitivamente la Politica di Coesione Comunitaria dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC),nell’ambito della quale si attuano le politiche di sviluppo rurale.

La nuova politicadi coesione: l’im-

portanza delle co-munità locali

Figura 2 - Regioni eleggibili programmazione 2000 -2006 vs 2007-2013

Fonte: Inforegio - factsheet october 2006

Page 30: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ca di sviluppo locale36. Essi intervengono nell’ambito della politica di coesionein modo integrato rispetto ai finanziamenti nazionali o privati per attuare pro-grammi di azioni nazionali, regionali o locali, al fine di rispondere alle sfide con-nesse alle disparità economiche, sociali e territoriali, all’accelerazione delle ri-strutturazioni economiche e all’invecchiamento della popolazione.37

Altra novità nei regolamenti previsti nella programmazione 2007-2013 riguar-da gli obiettivi, o priorità, che rimangono tre ma diventano: «Convergenza»,«Competitività regionale e Occupazione» e «Cooperazione territoriale europea»38.

In particolare, l’obiettivo «Convergenza» mira «ad accelerare la convergen-za degli Stati membri e regioni in ritardo di sviluppo, migliorando le condizio-ni per la crescita e l’occupazione tramite l’aumento e il miglioramento della qua-lità degli investimenti in capitale fisico e umano, lo sviluppo dell’innovazionee della società della conoscenza, dell’adattabilità ai cambiamenti economici esociali e la tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente e l’efficienza am-ministrativa». Rientrano in questo obiettivo gli Stati membri e le regioni in ritar-do di sviluppo, in cui il PIL pro capite, misurato in parità di potere di acquistoè inferiore al 75% della media comunitaria. Al fine di completare il processo diconvergenza, hanno diritto, inoltre, ad un aiuto transitorio, che avrà termine nel2013, quelle regioni che risentono dell’effetto statistico legato alla riduzione del-la media comunitaria a seguito dell’allargamento dell’Unione.

L’obiettivo «Competitività regionale e occupazione» riguarda il territoriodella Comunità non rientrante nell’obiettivo «Convergenza» e punta «a raffor-zare la competitività e le attrattive delle regioni e l’occupazione, anticipando icambiamenti economici e sociali, inclusi quelli connessi all’apertura degliscambi, mediante l’incremento e il miglioramento della qualità degli investimen-

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

29

36 Prima dei recenti regolamenti pubblicati a luglio 2006 i Fondi strutturali erano quattro: FE-SR, Fondo europeo di sviluppo regionale, per il finanziamento delle infrastrutture, degli investimen-ti produttivi e i progetti di sviluppo locale nelle regioni svantaggiate; FSE (Fondo Sociale Europeo),per il sostegno di azioni formative e per favorire l’inserimento professionale e sociale dei disoccu-pati e dei soggetti svantaggiati; FEAOG (Fondo Europeo Agricolo di orientamento e di garanzia);lo strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP), il quale finanzia l’adeguamento e l’am-modernamento degli impianti nel settore ittico. Gli ultimi due fondi sono stati stralciati dalla po-litica di coesione poiché rientranti nella politica agricola comunitaria.

37 Il regolamento del FESR definisce il campo di applicazione e di intervento nella promozio-ne di programmi pubblici e privati volti a ridurre le disparità regionali nell’Unione, attraverso il so-stegno della competitività e la cooperazione territoriale su tutto il territorio europeo. Il FSE inter-viene, in linea con la Strategia Europea per l’Occupazione, su alcuni aspetti peculiari: accrescerel’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, migliorare l’accesso e la partecipazione al mercato dellavoro, combattere l’esclusione sociale attraverso la lotta a tutte le forme di discriminazione, po-tenziare la creazione di partenariati per individuare strategie comuni per l’occupazione. Il Fondodi Coesione contribuisce a realizzare interventi nei settori dell’ambiente e delle reti di trasporti tran-seuropee: esso opera per quegli Stati membri che hanno un reddito nazionale lordo (RNL) infe-riore al 90% della media comunitaria, a beneficio, quindi, dei nuovi Stati membri, ma anche del-la Grecia, del Portogallo e transitoriamente della Spagna.

38 In Italia, nell’obiettivo «Convergenza» rientrano Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e laBasilicata, beneficiaria di un sostegno transitorio. All’obiettivo «Competitività regionale e occupa-zione» accedono le altre regioni (Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria,Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Province autonome di Trento e Bolzano, Toscana, Umbria,Valle d’Aosta e Veneto) e la Regione Sardegna in virtù di un sostegno transitorio.

La nuova politicadi coesione: l’im-portanza delle co-munità locali

Page 31: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ti nel capitale umano, l’innovazione e la promozione della società della cono-scenza, l’imprenditorialità, la tutela e il miglioramento dell’ambiente e il miglio-ramento dell’accessibilità, dell’adattabilità dei lavoratori e delle imprese e lo svi-luppo dei mercati del lavoro inclusivi».

Per potenziare la cooperazione territoriale, intesa «a rafforzare la cooperazio-ne transfrontaliera mediante iniziative congiunte locali e regionali, a rafforzarela cooperazione transnazionale mediante azioni volte allo sviluppo territorialeintegrato connesse alle priorità comunitarie e a rafforzare la cooperazione inter-regionale e lo scambio di esperienze a livello territoriale adeguato», è previstala possibilità di istituire, su iniziativa dei membri potenziali, tra i quali vi sono an-che le autorità locali, in coerenza con la dimensione locale della politica di coe-sione, uno strumento di cooperazione che consenta di creare in ambito comu-nitario gruppi cooperativi dotati di personalità giuridica, denominati gruppi eu-ropei di cooperazione territoriale (GECT)39. Questi organismi possono essere com-posti da Stati membri, autorità regionali, autorità locali, organismi di diritto pub-blico, situati nel territorio di almeno due Stati membri: la loro funzione è quel-la di attuare programmi o progetti di cooperazione territoriale cofinanziati dal-la Comunità, a valere su FESR, su FSE o sul Fondo di coesione.

Nel regolamento generale trovano spazio principi e regole comuni per il fun-zionamento del FSE, del FESR, del Fondo di coesione e vengono introdotti isti-tuti giuridici innovativi, nel rispetto dei più recenti orientamenti della politica dicoesione e soprattutto in coerenza con l’importanza riconosciuta alla dimen-sione urbana per il conseguimento di obiettivi di crescita e occupazione.

In questa ottica è stata disposta la possibilità di far ricorso alla subdelega chegli Stati membri, le regioni e le autorità di gestione possono attivare in favoredelle autorità cittadine, nel rispetto delle priorità relative alla rivitalizzazione ur-bana, nell’ambito dei programmi operativi cofinanziati dal FESR per gli obiet-tivi «Convergenza» e «Competitività regionale e occupazione».

Per le Città motori di crescita si apre ancora un’ulteriore possibilità di azio-ne in ambito comunitario grazie alla previsione dello strumento della sovven-zione globale, in virtù del quale le Città possono essere destinatarie di funzio-ni di attuazione di una parte del programma operativo.

Più precisamente, l’autorità di gestione del programma operativo può de-legare la gestione e l’attuazione di una parte dello stesso a uno o più organi-smi intermedi da essa designati, compresi gli enti locali, gli organismi di svilup-po regionale o le organizzazioni non governative, che garantiscano la realizza-zione di una o più operazioni secondo le modalità di un accordo concluso tral’autorità di gestione e tale organismo.

In tal caso l’organismo intermedio incaricato dovrà offrire garanzie di solvi-bilità e competenza in materia di gestione amministrativa e finanziaria40.

CAPITOLO 1

30

39 Sul gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) si cfr. il Regolamento (CE) n.1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 luglio 2006.

40 L’organismo intermedio è tenuto a presentare un programma corredato da una scheda finanzia-ria conforme alle finalità del programma operativo affinché sia stipulato l’accordo in base al quale è pre-vista l’assegnazione dello stanziamento per la realizzazione del programma operativo stesso.

La nuova politicadi coesione: l’im-

portanza delle co-munità locali

Page 32: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

L’introduzione di queste previsioni nella politica di coesione mira a rafforza-re la logica del partenariato ed appare in linea di continuità con il modello or-dinamentale italiano. Si tratta di un’occasione importante per le autonomie lo-cali nazionali, le quali, in virtù della subdelega e della sovvenzione globale, so-no in grado di poter sfruttare in modo ancora più efficiente la delega di funzio-ni amministrative e gestionali nei processi di programmazione, nel rispetto delprincipio di leale collaborazione fra le amministrazioni pubbliche.

Anche dal punto di vista finanziario la politica ha previsto all’interno della nuo-va programmazione nuovi strumenti flessibili, che si fondano su una combina-zione di finanziamenti pubblici e privati. Infatti, per risolvere il problema dellacarenza di capitali e della mancanza di garanzie bancarie, ma anche per age-volare l’utilizzo dei fondi strutturali europei, spesso poco o male sfruttati, laCommissione europea e la Banca europea per gli investimenti (BEI) hanno mes-so a punto tre iniziative comunitarie Jessica, Jeremie41, Jaspers42.

Tra queste l’iniziativa Jessica (Fondi comuni europei per l’investimento so-stenibile nelle aree urbane) per sostenere la crescita urbana offre alle autoritàdi gestione dei fondi un servizio completo di assistenza, attraverso un suppor-to tecnico simile ad un prestito assistito, un vero e proprio “sistema chiavi in ma-no”. Si tratta di un’iniziativa della Commissione europea svolta in cooperazio-ne con la BEI e con la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, finalizzata a met-tere insieme le sovvenzioni destinate ai programmi di riqualificazione e svilup-po urbano con i prestiti e le capacità delle banche, le quali, attraverso una ra-zionalizzazione delle procedure per l’accesso ai prestiti per lo sviluppo urbanosi impegnano a rendere più facilmente fruibili i finanziamenti.

Le parti coinvolte, esperte nel campo di prestiti per lo sviluppo e riqualifica-zione urbana, hanno sottoscritto un memorandum Urban/Jessica, con il qua-le si impegnano a collaborare strettamente con la Commissione europea nel-l’ambito dei nuovi programmi FESR per lo sviluppo urbano.

Grazie a questo innovativo strumento finanziario e all’intervento congiun-to della BEI, istituzione senza scopo di lucro che tra l’altro sostiene gli interven-

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

31

41 L’iniziativa congiunta della Commissione, della BEI e del FEI denominata “Jeremie” (acronimo perindicare nella versione italiana “Risorse Europee Congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese)intende migliorare la possibilità di accesso delle PMI al finanziamento, sviluppare il microcredito e le al-tre forme innovative di finanziamento. Grazie ad essa il FEI consentirà agli Stati membri ed alle Regionidi usare parte del proprio budget FESR dedicato all’accesso delle PMI per ottenere una serie di prodot-ti finanziari specificamente progettati per le micro, piccole e medie imprese. Possono accedere a Jeremiele autorità di gestione dei programmi operativi per usufruire dell’accreditamento di intermediari finan-ziari con esperienza nello sviluppo di imprese e microcredito. Gli intermediari accreditati orientano il ca-pitale verso le imprese e altri beneficiari finali. In tal modo si contribuisce al consolidamento della cre-scita, dell’occupazione e dell’inclusione sociale nelle Città, determinando un effetto moltiplicatore e pro-muovendo ulteriori prestiti da parte di altre istituzioni finanziarie.

42 Jaspers, Assistenza congiunta ai progetti nelle regioni europee, è uno strumento principal-mente destinato ai nuovi Stati membri, per sviluppare la cooperazione tra la Commissione euro-pea, la BEI e la “Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo” al fine di mettere in comune l’e-sperienza maturata e di assistere gli Stati membri e le regioni nella redazione di importanti proget-ti infrastrutturali. Lo scopo è quello di facilitare l’elaborazione e quindi la realizzazione di progettidi alta qualità in tutti gli Stati membri, mediante il finanziamento congiunto del Fondo di coesio-ne e del FESR, al fine di ridurre il divario regionale europeo.

La nuova politicadi coesione: l’im-portanza delle co-munità locali

Page 33: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ti di rinnovo urbano, possono essere conseguiti vantaggi importanti per facili-tare le politiche di sviluppo urbano: la riduzione dell’onere amministrativo perle autorità di gestione, una veloce consegna dei fondi, il coinvolgimento di esper-ti del settore finanziario.

Sono previsti, inoltre, minori vincoli burocratici e regole di ammissibilità na-zionali, invece che regole comunitarie, così da rendere gli Stati membri e le re-gioni direttamente responsabili nella gestione, più decentrata, dei fondi.

Per completare le previsioni della politica di coesione sono stati definiti direcente gli orientamenti strategici43 che di fatto costituiscono la base per ela-borare i Quadri strategici di riferimento nazionali e per la predisposizione deiprogrammi operativi. Tre sono le priorità che gli Stati membri devono conside-rare: rendere le regioni e le Città un polo di attrazione per gli investimenti, pro-muovere l’innovazione regionale e la crescita dell’economia della conoscenza,creare numerosi posti di lavoro qualitativamente migliori.

Gli orientamenti strategici illustrano e specificano gli obiettivi della politica di coe-sione e forniscono un’ulteriore mappa per guidare il modus operandi delle istitu-zioni nazionali e regionali nell’ottica dello sviluppo sostenibile dei centri urbani.

CAPITOLO 1

32

43 Decisione del Consiglio del 6 ottobre 2006 sugli orientamenti strategici comunitari in ma-teria di coesione (2006/702/CE)

La nuova politicadi coesione: l’im-

portanza delle co-munità locali

INIZIATIVE COMUNITARIEPER MIGLIORARE LA COLLABORAZIONE TRA ENTI LOCALI E ISTITUZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI ED EUROPEE

JASPERS(Joint Assisatnce in supporting Projects in European Regions)

Assistenza congiunta a sostegno dei progetti nelle regioni europee

prevede una partnership tra CE – BEI – BERS.

Obiettivo:

facilitare l’elaborazione di grandi progetti co-finanziati dal Fondo di Coesione e dal FESR, in particolare nei nuovi Stati Membri, nel periodo 2007-13.

JEREMIE(Joint European Resources for Micro to Medium

Enterprises)Risorse europee congiunte per le micro e medie

imprese.Operano congiuntamente CE, BEI e FEI

Obiettivi:

a) facilitare e migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti. b) assicurare migliori finanziamenti per le nuove attività imprenditoriali.

JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment

in City Areas – Sostegno europeo congiunto per investimenti sostenibili in aree urbane)

Iniziativa congiunta della BEI e della Banca di Sviluppo del Consigliod’Europa

Obiettivo:

far convergere le sovvenzioni destinate ai programmi di riqualificazione dello sviluppo urbano con i prestiti e le capacità delle banche.

Figura 3 - Strumenti finanziari comunitari per promuovere l’occupazione, la crescita e lacoesione nelle Regioni dell’Unione Europea

Page 34: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

Lo schema è stato tracciato in base a quanto previsto dai nuovi Regolamentisui fondi strutturali.

1.3 Le autorità territoriali in Europa: le municipalità motori di crescita e traitd’union tra cittadini e sistema comunitario

Già nel 1985 gli Stati membri del Consiglio d’Europa44 avevano sottoscrittola Carta delle Autonomie Locali, nel cui Preambolo era riconosciuta l’importan-za delle collettività locali, segmenti del potere in grado di realizzare un’ammi-nistrazione più efficiente e più vicina al cittadino45.

Allora come oggi la costruzione del processo di integrazione europea si fon-dava sull’impegno degli Stati ad assegnare agli attori locali competenze e ruo-li significativi nella costruzione della polity46 comunitaria attraverso il coinvolgi-mento nelle fasi di programmazione e decisione che direttamente o indiretta-mente ricadono nella sfera di competenza.

A partire dagli anni ’80, a livello internazionale ed europeo, si è tentato disviluppare un processo che consentisse lo sviluppo delle iniziative locali per pro-muovere la crescita occupazionale attraverso analisi e consultazioni che han-no poi trovato una prima conclusione nella risoluzione della Commissione del-le Comunità Europee adottata nel 1984 per sostenere le iniziative locali per l’oc-cupazione (ILO)47.

Queste iniziative per l’occupazione sono attività nate dal coinvolgimento de-gli attori locali in processi complessi, fondati sulla sinergia di risorse interne vol-te ad implementare azioni generatrici di occupazione attraverso la diffusionedi cultura imprenditoriale. Esse sono costituite da un complesso di azioni«prese a livello locale - che prevedono spesso cooperazione tra singoli indivi-dui, gruppi di azione, parti sociali e autorità locali e regionali - con l’obiettivospecifico di fornire possibilità supplementari di lavoro permanente attraversola creazione di nuove, piccole imprese»48

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

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44 Si ricorda che il Consiglio d’Europa è un’organizzazione politica nata nel 1949, della qualefanno parte 46 paesi (tra cui 21 Stati dell’Europa centrale e orientale), distinta dall’Unione euro-pea dei “25”. Tuttavia, nessun Paese ha mai aderito all’Unione senza prima essere membro delConsiglio d’Europa che ha la propria sede a Strasburgo (Francia).

45 La Carta delle Autonomie è stata firmata a Strasburgo il 15 ottobre 1985, è stata ratificata e re-sa esecutiva dall’Italia con la legge 30 dicembre 1989, n. 439 ed è entrata in vigore il 1° settembre 1990.

46 Con il termine «polity» si intende “la dimensione della costruzione dello spazio pubblico eu-ropeo dal punto di vista della comunità politica organizzata”, cfr. Messina P., Sistemi locali e spa-zio europeo, Carocci editore, 2003, pag. 32.

47 Cfr. “Il contributo delle iniziative locali per l’occupazione”, COM (83) 662 def. 17 gennaio 1984;“Contributo alla lotta contro la disoccupazione delle iniziative locali relative alla creazione di po-sti di lavoro, 7 giugno 1984, GUCE n. C 161/1, 21 giugno 1984. In seguito per promuovere le ILOsono state create delle reti di monitoraggio e azione per trasferire le diverse pratiche prodotte. Nel1985 per lo scambio di informazioni sullo sviluppo e sulle iniziative locali per l’occupazione è na-ta la rete europea ELISE, il cui patrimonio e le cui esperienze sono utilizzate per l’analisi, il moni-toraggio e la promozione delle iniziative locali di sviluppo rurale (LEADER); nel 1983 è stata crea-ta EGLEI, rete di agenzie ed agenti di sviluppo locale, capace di coinvolgere più di 120 strutture in19 paesi aderenti e non aderenti all’Unione europea.

48 Cfr. COM(83) 662 def. 17 gennaio 1984 e GUCE n. C 161/1, 21 giugno 1984, prima citati.

La nuova politicadi coesione: l’im-portanza delle co-munità locali

Page 35: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

Tra i programmi comunitari finalizzati alla creazione dell’occupazione a livel-lo locale significativo è certamente il Programma dell’Unione europea denomi-nato LEDA (Local Employment Development Action), iniziato nel 1986 per in-dividuare metodologie ed approcci innovativi mirati alla creazione di posti di la-voro a livello locale49.

Nel 2000 viene pubblicata la Comunicazione della Commissione dell’UnioneEuropea “Agire a livello locale in materia di occupazione. Dare una dimensio-ne locale alla strategia europea per l’occupazione”, nella quale si sottolinea che“la Strategia per l’Occupazione deve tener conto pienamente di ciascun prota-gonista, ciascun livello istituzionale e ciascun settore potenziale suscettibile diinfluenzare le cifre in materia occupazionale. (…) Il documento intende susci-tare una discussione tra i vari protagonisti a livello locale, nazionale ed euro-peo…”50. Si sottolinea la necessità di sostenere lo sviluppo di partenariati loca-li, grazie ai quali promuovere politiche integrate di occupazione locale, dove illivello territoriale non è limitato ai confini amministrativi, ma è più spesso de-finito dalle affinità culturali.

Per realizzare questa strategia di azione locale si rende necessario un approc-cio proveniente dal basso, fondamentale per trovare soluzioni partecipate ade-guate ai singoli contesti, ma anche un sistema di sostegno, fondato sull’esisten-za di quadri legislativi nazionali o regionali che favoriscono le iniziative locali.

Nel Libro Bianco sulla Governance del 2001 è stato messo in luce che la con-sapevole partecipazione dei cittadini all’Unione deve avvenire attraverso l’atte-nuazione della costruzione verticistica delle relazioni in seno all’UE e che perquesto si rende necessaria l’interazione tra i diversi livelli di governo (globale,europeo, nazionale, regionale e locale).

La riduzione dei vincoli verticistici rientra nella finalità di dare spazio a rela-zioni modulari e trasversali per costruire uno spazio comune europeo: alla lu-ce di ciò la stessa Commissione nell’elaborare le sue proposte si impegna a te-ner conto delle realtà regionali e locali, dando vita ad un dialogo con le asso-ciazioni europee e nazionali delle amministrazioni territoriali, nel rispetto del-le disposizioni costituzionali e amministrative di ciascuno Stato. Si predilige lalogica in base alla quale la costruzione dello spazio unificato europeo deve se-guire le strategie di bottom up, per cui il processo di europeizzazione deve par-tire ‘dal basso’, tributando maggior attenzione alle dinamiche locali.

L’esigenza di seguire la logica dal basso verso l’alto, in grado di coinvolgere leconoscenze e l’impegno locali, richiama l’importanza del processo circolare pre-visto dal Libro Bianco sulla Governance europea e sottolinea la necessità di col-legare in modo organico i piani di azione nazionali e i piani di azione locale perl’occupazione, attraverso un rapporto sinergico tra i vari attori politici. Questi gliaspetti chiave richiamati dalla Comunicazione trasmessa dalla Commissione al

CAPITOLO 1

34

49 La promozione dello “sviluppo endogeno” rientra naturalmente anche negli obiettivi del FondoRegionale Europeo, così come citato esplicitamente nel Reg. 1787 del 1984 e nei Programmi IntegratiMediterranei, che interessano molte regioni italiane. Sul punto cfr. Garonna P., Dai progetti ai sog-getti: le nuove tendenze di job creation, in Battisti M. (a cura di), Job creation. Trasformazioni e svi-luppo del mercato del lavoro in Provincia di Frosinone, Franco Angeli, Milano, 1999.

50 COM (2000) 196 del 7 aprile 2000, in particolare pag. 4.

Le autorità territo-riali in Europa: lemunicipalità mo-

tori di crescita etrait d’union tra

cittadini e sistemacomunitario

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Parlamento “Rafforzare la dimensione locale della strategia europea per l’occu-pazione”51, cui fa seguito una proposta di risoluzione del Parlamento Europeo, nel-la quale, tra l’altro, viene sottolineato il ruolo e l’importanza degli spesso trascu-rati mercati locali del lavoro52, considerati quanto mai importanti sia per la stra-tegia europea per l’occupazione sia per la coesione sociale in generale.

Sul piano della diretta partecipazione delle autonomie locali al processo diprogrammazione e di attuazione degli orientamenti integrati della Strategia diLisbona, va segnalata l’iniziativa del Comitato delle Regioni53 che propone la for-malizzazione di un «“Dialogo territoriale”, sotto forma di conferenza annuale,intesa come un periodo di riflessione e discussione sulla dimensione locale eregionale della strategia di Lisbona …54».

Nello stesso documento si sottolinea il ruolo di spicco della dimensione ur-bana nella politica comunitaria di coesione socioeconomica e l’importanza delpartenariato tra diverse realtà territoriali, anche sovranazionali, per svilupparee “consolidare la dimensione locale e regionale della Strategia di Lisbona e for-nire un contributo strategico al nuovo ciclo di governance”55.

Anche la Costituzione Ue, firmata a Roma il 29 ottobre 2004 dai Capi di Statodei 25 Paesi membri, attribuisce una significativa importanza al ruolo dell’au-tonomia locale (e regionale), specificando all’art. I-5 che “l’Unione rispetta l’u-guaglianza degli Stati membri davanti alla Costituzione e la loro identità nazio-nale insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compre-so il sistema delle autonomie locali e regionali”.

La promozione della costituzione di networks tra Città appartenenti allo spa-zio comunitario rappresenta un segnale forte di fronte alla mancanza di un fi-lo diretto tra enti locali e Unione europea56.

LE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE NELLO SCENARIO COMUNITARIO

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51 COM (2001) 629 – C5-0076/2002- 2002/2034 (COS).52 Nella Relazione sulla Comunicazione della Commissione “Rafforzare la dimensione locale del-

la strategia europea per l’occupazione” (pag. 13) del 31 maggio 2002 COM (2001) 629 – C5-0076/2002/2034 (COS), si elabora una definizione precisa di mercato del lavoro locale, secondola quale “il mercato del lavoro ha un struttura verticale, in cui si possono distinguere i livelli locale,regionale e nazionale. Un mercato del lavoro locale consiste in apporti lavorativi locali fruiti a livel-li locale e comprende tutti coloro i quali lavorano quotidianamente nel settore dei servizi, vale a di-re assistenza sanitaria e sociale, trasporto pubblico, servizi amministrativi e tecnici, istruzione e cul-tura, artigianato, commercio di prodotti di uso quotidiano, alcune attività produttive e così via”.

53 Si ricorda che il Comitato delle Regioni, istituito con il Trattato di Maastricht, opera in siner-gia con la Commissione europea, il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’Unione, con il com-pito di rendere partecipi gli enti locali e regionali al processo decisionale comunitario. Questo or-gano, istituito allo scopo di rafforzare la legittimità democratica dell’Unione attraverso la parteci-pazione degli enti locali ai processi decisionali, è un organo consultivo, composto da rappresen-tanti delle collettività regionali e locali, nominati su proposta dei rispettivi Stati membri per la du-rata di quattro anni.

54 Cfr. La Dichiarazione adottata dalle commissioni ECOS e COTER del Comitato delle Regioni“Preparare il Consiglio europeo di primavera: un partenariato autentico con gli enti locali e regio-nali per l’occupazione e la crescita”.

55 Il riferimento è alla Dichiarazione adottata dalle commissioni ECOS e COTER del Comitatodelle Regioni, op.cit.

56 Le reti tra città costituiscono una modalità di aggregazione e di unificazione proveniente dalbasso, sede di incontro e di interazione, ma anche di progettazione congiunta, capace di favorirela costituzione di un’Europa delle città, chiamate ad assumere nella stagione della programmazio-ne 2007-2013 il ruolo di motore dello sviluppo nel contesto nazionale ed europeo.

Le autorità territo-riali in Europa: lemunicipalità mo-tori di crescita etrait d’union tracittadini e sistemacomunitario

Page 37: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

E’ necessario creare le basi perché gli enti locali, ed in particolare i Comuni,abbiano un riconoscimento ancora più ampio all’interno dell’Unione europea,non solo come semplici attori di processi di consultazione e di comunicazioneo come destinatari di forme di finanziamento cui accedono, tra l’altro, attraver-so l’intervento degli organi regionali, ma come veri e propri soggetti istituzio-nali in grado di esercitare funzioni decisionali e di interagire direttamente congli organismi comunitari57.

CAPITOLO 1

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57 Cfr. la l. 4 febbraio 2005, n. 11 “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia al processonormativo dell’Unione Europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari” che di-sciplina il processo di formazione della posizione italiana nella fase di predisposizione degli atti co-munitari sulla base dei principi di proporzionalità, di efficienza, di trasparenza e di partecipazionedemocratica. L’art. 6 della legge citata disciplina, in particolare, la partecipazione degli enti localialle decisioni relative alla formazione degli atti normativi comunitari. E’ previsto che i progetti e gliatti su questioni di particolare rilevanza negli ambiti di competenza degli enti locali vengano tra-smessi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per le politiche comunitarie allaConferenza Stato – Città ed autonomie locali, la quale a sua volta li trasmette alle associazioni rap-presentative degli enti locali al fine di presentare delle “osservazioni”.

Le autorità territo-riali in Europa: lemunicipalità mo-

tori di crescita etrait d’union tra

cittadini e sistemacomunitario

Page 38: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

LE AUTORITA’ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE: IL RUOLO DELLE CITTA’

Dallo scenario comunitario descritto nelle pagine precedenti è emersal’importanza della politica locale urbana e la ormai acquisita consapevolezza chele Città sono in grado di offrire un contribuito proattivo alla crescita e allo svi-luppo occupazionale, secondo le logiche della nuova governance multilivello.

Si punta, in generale, ad un coinvolgimento sempre più ampio dei diversiattori istituzionali, che inevitabilmente segna il venir meno di un modello di or-ganizzazione del potere di tipo top down e avvia un processo di redistribuzio-ne del potere decisionale, il cui risultato più immediato è la trasformazione/su-peramento dello Stato-nazione, ritenuto troppo distante dai cittadini, non ca-pace di percepire le loro esigenze.

Attraverso la sostituzione del modello di imposizione dall’alto delle politi-che con un modello “partecipato”, ossia attraverso “un circolo virtuoso basatosul feedback, sulle reti e su una partecipazione a tutti i livelli (dalla definizio-ne delle politiche alla loro applicazione)”58, il segmento istituzionale rappresen-tato dalle Città/Comuni costituisce l’unica àncora di salvezza rispetto ai possi-bili errori dell’eurocrazia, agli scenari della globalizzazione ed alle crisi che sto-ricamente gli Stati vivono59.

In questa ottica, si assiste ad una radicale e progressiva trasformazione del ruo-lo dello Stato, all’«alleggerimento dello Stato», il quale più che sparire dalla sce-na, attraverso la delega di poteri e funzioni, prevede nuovi modelli di regolazio-ne dei processi di sviluppo che assumono una dimensione anche locale, o me-glio g-locale60. Al fenomeno della globalizzazione dei mercati corrisponde la ne-

CAPITOLO 2

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58 Cfr. Le dimensioni regionale e locale nella creazione di nuove forme di governance in Europa,CdR E7/2002, pag. 47.

59 Cfr. Bezzi D., Regioni e sistemi locali di diritto comunitario, pag. 54.60 La globalizzazione si può considerare come un fenomeno effetto delle spinte modernizza-

trici e sul quale esiste una copiosa letteratura di natura economica, ideologica e sociale. Cfr. GiddensA., The Consequences of Modernity, Polity Press, Cambridge, 1990; Id., Modernity and self-Identity, Stanford University Press, Stanford, 1991. Il termine g-localizzazione è ormai diffuso ed in-dica l’interdipendenza tra la dimensione globale e locale di un fenomeno; cfr. Beck U., Che cos’èla globalizzazione: rischi e prospettive della società planetaria, Carocci, Roma, 1999.Cfr. MessinaP. (a cura di), Sistemi locali e spazio europeo, Carocci Editore, Roma, 2003, pag. 21.

Page 39: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

cessità di correlare la dimensione locale, che privilegia logiche e modelli di svi-luppo riconducibili al livello territoriale. Si tratta di due aspetti apparentementein contrasto, che si integrano in modo complementare in uno stesso processo.

Questo modello funzionale della macchina statale, implementato in Italianegli ultimi anni dopo le modifiche normative dell’impianto ordinamentale (siv. la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 che ha riformato il Capo V,parte II della Costituzione italiana, recante norme sulle Regioni, le Province ei Comuni61) e che va verso un federalismo non solo di tipo amministrativo, pun-ta l’attenzione sull’importanza sempre crescente delle collettività regionali e lo-cali, nell’ottica europea di rendere le istituzioni sempre più vicine ai cittadini.A questa logica risponde, in particolare, l’art. 3, co. 5 del Testo Unico delle leg-gi sull’ordinamento degli Enti Locali del 200062, in base al quale, secondo il prin-cipio di sussidiarietà, i comuni (e le province) sono titolari di funzioni propriee di quelle conferite loro con legge dello Stato e della Regione.

Di recente, inoltre, la normativa relativa agli enti locali, avente ad oggetto,in particolare, il riordino delle disposizioni relative ai Comuni, Province e Cittàmetropolitane è stata oggetto di diversi progetti di revisione63.

Il Comune è l’ente più vicino al cittadino, portatore degli interessi generalidella collettività che rappresenta, centro propulsore delle politiche provenien-ti ‘dal basso’ e che si realizzano attraverso pratiche negoziali e/o di contratta-zione da integrare con le politiche top down, ritenute da alcuni come scarsa-mente partecipative, fortemente dirigiste e centraliste.

Nella nuova geometria degli assetti istituzionali, insieme ad una pluralità dialtri soggetti (enti bilaterali, agenzie per il lavoro, parti sociali), i Comuni sonocoinvolti nell’attuazione di scelte e strategie politiche promosse a livello regio-nale e provinciale, per contribuire in modo autonomo, ma non isolato, a rea-lizzare una più efficiente gestione del mercato del lavoro.

CAPITOLO 2

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61 Il testo prevede un diverso riparto delle competenze normative tra Stato, Regioni ed Enti loca-li, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, federalismo e partenariato fissati nel Libro Bianco sullaGovernance. Nei rapporti internazionali e con l’Unione Europea, alle Regioni viene riconosciuta la po-testà legislativa concorrente con quella dello Stato, mentre rimane allo Stato la competenza esclusi-va per la determinazione degli indirizzi programmatici e legislativi nazionali, in virtù del canone di uni-cità della politica estera italiana. Le Regioni possono concludere, tuttavia, nelle materie di loro com-petenza, accordi ed intese con Stati ed enti territoriali di altri Stati. In materia di lavoro si v. infra.

62 Cfr. d.lgs. 8 agosto 2000, n. 267, Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali,pubblicato in G.U. n. 227 del 28 febbraio 2000, in particolare, la parte I, titolo II, capo I è dedica-to al “comune” e succ. mod. ed int..

63 Si fa riferimento al progetto di riforma che prevede una “Carta” o “Codice delle Autonomie”,la quale dovrebbe sostituire il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, attualmen-te il principale riferimento in materia di autonomie locali. L’adozione di una Carta delle Autonomielocali è contenuta in uno schema di disegno di legge all’attenzione dell’attuale Governo Prodi “de-lega al Governo per l’attuazione dell’art.117, secondo comma, lett. P) della Costituzione, per l’isti-tuzione delle Città metropolitane e per l’ordinamento di Roma Capitale della Repubblica.Disposizioni per l’attuazione dell’art. 118, commi primo e secondo della Costituzione e delega alGoverno per l’adeguamento delle disposizioni in materia di enti locali alla legge costituzionale 18ottobre 2001, n. 3”. Questo disegno di legge è riconducibile all’attuazione del Titolo V dellaCostituzione e all’adeguamento della legislazione statale e regionale vigente al quadro costituzio-nale riformato: inoltre, in materia di individuazione ed allocazione delle funzioni fondamentali pro-prie degli enti locali è previsto che esse possano essere svolte anche in forma associata, in appli-cazione dei principi generali quali la sussidiarietà, adeguatezza, semplificazione, concentrazione.

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I Comuni, infatti, pur in mancanza di un significativo riconoscimento in ma-teria di politiche del lavoro, di fatto, in virtù del loro rapporto di prossimità coni cittadini, sono spinti ad intervenire nell’organizzazione e nella gestione del mer-cato del lavoro per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e perattivare percorsi educativo-formativi64.

2.1 La dimensione locale delle politiche occupazionali in Italia

L’analisi del ruolo delle Città nelle politiche occupazionali offre l’occasioneper un focus sulle dinamiche del mercato del lavoro e sulle regole che lo pre-siedono.

Negli ultimi anni, soprattutto a far data dalla nascita della Strategia Europeaper l’Occupazione (SEO), le politiche per l’occupazione sono ormai divenute“una questione di interesse comune”, capace di catalizzare l’attenzione dellasocietà italiana e del nostro sistema socio-politico a tutti i livelli.

Sin dal 1997, nell’ottica di una nuova impostazione nella lotta alla disoccu-pazione a livello europeo e al fine di realizzare l’ambizioso tentativo di moder-nizzare il mercato del lavoro65, sono stati fissati cicli di programmazione e con-trollo delle politiche occupazionali operanti a livello locale (il così dettoProcesso di Lussemburgo).

La necessità di declinare a livello locale le azioni per accrescere l’occupa-zione e lo sviluppo economico si rinviene nel Quadro Strategico Nazionale(QSN) per la politica regionale di sviluppo 2007-2013, strutturato nel rispet-to delle linee guida fissate dalla nuova politica di coesione europea.

In questo documento si sottolineano il basso tasso di partecipazione al mer-cato del lavoro, ma anche gli insoddisfacenti tassi di occupazione e disoccu-pazione rispetto alla media europea. Si tratta di aspetti che costituiscono cer-tamente un freno alla competitività del sistema Italia, ma che al tempo stes-so debbono sollecitare le politiche locali a predisporre interventi e misure ingrado di coniugare flessibilità del mercato del lavoro con le garanzie di soste-gno per i lavoratori che fuoriescono dai meccanismi produttivi.

A livello locale le politiche per il lavoro si propongono di affrontare, attra-verso modelli di approccio integrato, le problematiche connesse a specifici tar-get di lavoratori (giovani, donne, svantaggiati, immigrati) residenti nel territo-rio. Sul punto è parso utile raccogliere una serie di contributi forniti da alcuniamministratori locali di Città italiane, appartenenti alle Regioni del nostroMezzogiorno, intervistati sulle iniziative in tema di politiche del lavoro promos-se a livello urbano e grazie ai quali è stato possibile costruire un mosaico del-

LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE

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64 Come si vedrà i Comuni, singoli o associati nelle forme di unioni di Comuni, ai sensi dell’art.6, co. 2, d.lgs 276/03 sono autorizzati a svolgere funzioni di intermediazione.

65 Appare utile riportare l’autorevole definizione di “mercato del lavoro” elaborata da Ghera E.,Lavoro (collocamento), in Dig. Disc. Priv. – Sez. comm., Utet, Torino, 1993, vol. VIII, pag. 103, il qua-le intende “l’insieme dei movimenti e, a monte, dei fattori economici e demografici che determi-nano l’incontro e quindi lo scambio tra domanda e offerta di lavoro”.

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le esperienze prodotte nel nostro territorio e comprendere la reale ricaduta oc-cupazionale delle politiche virtuose realizzate.

Il successo delle iniziative realizzate a livello urbano va commisurato all’ef-ficienza delle strategie di sviluppo locale, alla qualità del sistema di istruzione- formazione e di orientamento al lavoro, all’efficacia delle politiche sociali, al-la reale capacità delle istituzioni di fornire risposte ai problemi dei cittadini.

La comune pianificazione dei servizi e la partecipata codificazione dei biso-gni ad opera delle istituzioni pubbliche locali e dei soggetti privati costituisco-no gli elementi per realizzare uno sviluppo armonico del territorio, nel rispet-to del principio di sussidiarietà orizzontale.

Si insiste su “un esercizio di programmazione strategica a più livelli”, fonda-to sulle linee guida annuali e sui Piani Nazionali per l’Occupazione66, i quali co-stituiscono una prova concreta del tentativo di coinvolgere in un processo or-ganico di governance, finalizzato al conseguimento di obiettivi definiti anchein termini quantitativi, le istituzioni di governo e le parti sociali, a livello sia co-munitario che nazionale, ma anche locale67.

2.2 Dal “sistema a tre punte” al ruolo crescente di nuovi soggetti nellagestione del mercato del lavoro

Le linee guida della Strategia Europea costituiscono i criteri ispiratori del LibroBianco sul mercato del lavoro in Italia68 e successivamente della legge delegan. 30 del 14 febbraio 2003 (la così detta “Riforma Biagi”69), attuata con il rela-

CAPITOLO 2

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66 Nell’ambito dei piani nazionali per l’occupazione si segnala il PICO “Piano per l’innovazio-ne, la crescita e l’occupazione”, documento con il quale l’Italia si è impegnata a stanziare, per il trien-nio 2005-2008, circa 46 miliardi di euro per il rilancio della Strategia di Lisbona, nel rispetto degliaccordi conclusi a livello europeo.

67 Cfr. Tiraboschi M., Le funzioni del benchmarking nelle politiche attive del lavoro in Europa,in Collana ADAPT, 2004, n. 10, pag. 11 e sul punto Tronti L., Il benchmarking dei mercati del la-voro. Una sfida per le regioni italiane?, (dattiloscritto), 2000, in Antonelli G. - Novelli M.(a cura di),Monitoraggio e valutazione delle politiche del lavoro per una «nuova economia», il Mulino,Bologna, 2002, pag. 72.

68 Il Libro Bianco è il documento programmatico del Governo redatto nell’ottobre 2001, chegià nel sottotitolo dichiara i propri contenuti, proposte per una società attiva e per un lavoro di qua-lità. Si tratta di un testo in cui vengono definite le regole che presiedono il funzionamento del mer-cato del lavoro, inteso come luogo di incontro tra domanda e offerta di lavoro e rappresenta il nu-cleo centrale della riforma del mercato del lavoro dell’ultimo lustro.

69 Per approfondimenti si cfr., tra gli altri, Favalli G. – Stanchi A., La Riforma Biagi. Commentoal Decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, La Tribuna, Piacenza 2003; Isfol, Il Punto su…lariforma Biagi: i Servizi e i Centri per l’impiego, agosto 2004; Carinci F., Commentario al d.lgs10/09/2003 attuativo della legge Biagi, Maggioli, 2003. Carinci M.T, La legge delega 30/03 e ilsistema delle fonti, in Miscione - Ricci (a cura di), Commentario al d.lgs. 10 settembre 2003 n. 276,Ipsoa, 2004; Tiraboschi M. (a cura di), La riforma Biagi del mercato del lavoro, 2004, Giuffrè, Milano;Rusciano M. – Zoppoli L. - De Luca Tamajo R. (a cura), Mercato del lavoro e vincoli di sistema,Editoriale Scientifica, 2004; Galantino L., La riforma del mercato del lavoro, Giappichelli, 2004; AA.VV.,La Legge.Biagi, anatomia di una riforma, Editori Riuniti, 2006; CNEL, Rapporto sul mercato del la-voro 2005, luglio 2006; Rusciano M. – Zoli C. – Zoppoli L., (a cura di), Istituzioni e regole del lavo-ro flessibile, Editoriale Scientifica, 2006; Rapporto Isfol 2006, Giunti Editore, novembre 2006.

La dimensione lo-cale delle politi-

che occupazionaliin Italia

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tivo decreto (d.lgs. n. 276/03), non senza suscitare critiche, dubbi e questionidi legittimità costituzionale70.

Il primo obiettivo resta l’efficienza del mercato del lavoro, dove sia possibi-le un migliore inserimento professionale dei disoccupati, degli inoccupati e inparticolare delle donne e dei giovani, ma anche degli anziani.

L’attuazione di queste linee programmatiche si fonda sull’utilizzo del metododi coordinamento che implica l’intervento del governo centrale e delle autonomielocali, tramite la predisposizione di Piani Regionali di Azione (RAP) conformi al piùgenerale NAP (Piano di Azione Nazionale), nel rispetto del principio di sussidiarietà,in una logica che valorizzi il dialogo tra concorrenza e complementarietà.

Di grande complessità è il raccordo tra legislazione nazionale e regionale sul-la disciplina del mercato del lavoro, tema non nuovo ma che avrebbe merita-to maggiore attenzione alla luce della l. cost. 18 ottobre 2001, n. 3, la quale nonsolo ha rimodulato il rapporto tra Stato e Regioni, modificando l’art. 117 Cost.,ma ha anche previsto pari dignità istituzionale per Regioni ed enti locali (art. 114Cost.) e l’ampliamento delle funzioni amministrative e delle potestà regolamen-tari spettanti alle istituzioni locali (artt. 117, co. 6, e 118 Cost.). In virtù di que-sta riforma, tra l’altro, alle Regioni e agli Enti locali è riconosciuto un maggio-re spazio regolativo in materia di lavoro, formazione professionale e istruzione.In particolare, alle Regioni è assegnata una potestà legislativa concorrente intema di tutela e sicurezza del lavoro e una potestà esclusiva nel campo dell’i-struzione e della formazione professionale.

L’attuale disciplina è figlia delle due deleghe approvate nel 1997 e nel 1999(l. n. 59 del 1997 e la l. n. 144 del 1999)71.

Il d.lgs. 23 dicembre 1997 n. 469 (così detto Decreto Montecchi)“Conferimento alle Regioni e agli enti locali di funzioni e compiti in materia delmercato del lavoro, a norma dell’art. 1 della l. 15 marzo 1997, n. 59”, che ha at-tuato il federalismo amministrativo, rappresenta il primo passo della riforma delcollocamento verso una maggiore liberalizzazione della funzione degli enti lo-cali, assegnando alle Regioni la gestione delle politiche attive per il lavoro e al-le Province l’amministrazione del collocamento.

LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE

41

70 Sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate su alcune norme, vanno segnalati, a ti-tolo meramente esemplificativo, i seguenti casi:

a) la presunta illegittimità dell’art. 5 della legge delega per violazione dell’art. 24 Cost.;b) il mancato rispetto dell’art. 76 Cost. circa la sufficiente determinazione dei principi e dei cri-

teri direttivi;c) la legittimità della previsione della fissazione dei principi fondamentali in una materia di po-

testà concorrente in un decreto legislativo;d) il rispetto della legge delega da parte del decreto legislativo;e) possibile contrasto tra la normativa introdotta con la riforma e le competenze in materia di

diritto del lavoro fissate dal Titolo V della Costituzione.Utile su questa intricata questione il contributo di Scagliarini S., Riforma Biagi e delegazione

legislativa: considerazioni di ordine costituzionale, in Tiraboschi (a cura di) La riforma Biagi del mer-cato del lavoro, Giuffrè, Milano, 2004, pag. 81 e ss.

71 Cfr. De Angelis N., Il ruolo degli enti locali e delle parti sociali nella recente legislazione re-gionale in materia di occupazione, in Rusciano M.. - Zoppoli L. – Zoli C. (a cura di), Istituzioni e re-gole del lavoro flessibile, Editoriale Scientifica, 2006, pag 175 e ss.

Dal “sistema a trepunte” al ruolocrescente di nuovisoggetti nella ge-stione del merca-to del lavoro

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E’ venuto meno il carattere squisitamente nazionale dell’organizzazione delmercato del lavoro, la cui fisionomia dipende dalle singole leggi regionali, al-le quali l’art. 4 del d.lgs. 469/97 ha attribuito il compito di individuare l’archi-tettura dell’organizzazione amministrativa72.

Anche i privati fanno ingresso nel mercato del lavoro, infatti, ad essi vieneattribuita l’attività di intermediazione di manodopera, prima demandataesclusivamente ai soggetti pubblici. In questo modo il sistema pubblico di col-locamento subisce una radicale ristrutturazione che va in una duplice direzio-ne: da una parte, scompare il potere centrale di allocare le risorse e si affida-no ruoli pregnanti ai servizi per l’impiego, enti di promanazione regionale conradicamenti territoriali nelle Province (centri per l’impiego73), dall’altro si instau-ra un doppio binario nel sistema di gestione della domanda e dell’offerta dilavoro, permettendo l’ingresso di altri soggetti nel sistema di collocamento.

La disciplina decentrata del collocamento, in cui il ruolo preminente è as-segnato a Regioni e Province, nel quadro di poteri di coordinamento e di in-dirizzo propri dello Stato, integra il modello di federalismo delineato nelnuovo Titolo V della Costituzione74.

Nel nuovo quadro costituzionale non mancano difficoltà nell’identificazio-ne degli ambiti di competenza, vista la labile linea di demarcazione tra le va-rie materie: sulla regolamentazione del mercato del lavoro, ruoli e funzioni deidiversi attori risultano ispirati al principio di sussidiarietà e sono definiti nel ri-spetto delle competenze affidate alle regioni in materia di “tutela e sicurezzadel lavoro”.

Circoscrivere il senso della locuzione “tutela e sicurezza del lavoro”, ogget-to di legislazione concorrente statale e regionale, non appare semplice e sulpunto non sono mancate pronunce della Corte Costituzionale75, nelle quali que-sta espressione è stata intesa non tanto come materia, ma come valore costi-tuzionalmente protetto: “valore che nell’ambito della disciplina dei servizi perl’impiego, può tradursi in un sistema integrato, funzionale al perseguimentodel diritto costituzionale all’accesso al lavoro”76.

In questa opera di ingegneria legislativa lo Stato, in via esclusiva, ha il com-pito di intervenire nella regolazione del mercato del lavoro per fissare i livelli

CAPITOLO 2

42

72 La Corte Costituzionale nella sentenza n. 74 del 2001 ha ritenuto l’art. 4 d. lgs. 469/97 in par-te costituzionalmente illegittimo poiché alcuni dei criteri direttivi in esso previsti creavano un vul-nus nell’”autonomia organizzativa delle Regioni oltre il limite costituzionalmente consentito”, in Dirittodel Mercato del Lavoro, 2001, pag. 667 e ss.

73 I Centri per l’impiego, istituiti per un’utenza non inferiore ai 100.000 abitanti, hanno sosti-tuito gli uffici di collocamento e costituiscono i segmenti operativi dell’intervento pubblico e il col-legamento tra imprese e lavoratori.

74 In particolare, cfr. artt. 117 e 118 Cost., riformati con l. n. 3/2001, attuata con l. n. 131 del 2003,la così detta legge La Loggia. Si rinvia per approfondimenti sulle recenti previsioni in materia di en-ti locali alla nota n. 63

75 Corte Costituzionale, 26 luglio 2002 n. 407, sulla quale si v. Trojsi A., Prime indicazioni su «tu-tela e sicurezza del lavoro», nella recente giurisprudenza costituzionale, in Il Diritto del Mercato delLavoro, 2003, 1, pag. 199-205.

76 Cfr. Tiraboschi M., Regolazione del mercato del lavoro e modello organizzativo, in Tiraboschi(a cura di), La riforma Biagi del mercato del lavoro, Giuffrè Editore, Milano, 2004, 2, pag. 479.

Dal “sistema a trepunte” al ruolo

crescente di nuovisoggetti nella ge-stione del merca-

to del lavoro

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essenziali e imprescindibili delle prestazioni da garantire su tutto il territorionazionale77.

Aspetto questo sottolineato e rafforzato anche dall’art. 120 Cost., co. 3, inforza del quale il Governo ha il potere di sostituirsi alle Regioni quando lo ri-chieda la tutela dei predetti livelli essenziali. Si “persegue l’obiettivo della tu-tela dell’interesse collettivo (…) dei lavoratori al sostegno e alla promozionedell’occupazione. Questo interesse collettivo è (…) costituzionalmente protet-to attraverso il riconoscimento del diritto al lavoro (…) alla cui tutela è fina-lizzato l’intervento attuativo del legislatore”78.

Lo Stato deve impegnarsi per la creazione di condizioni idonee al raggiun-gimento della massima occupazione, garantendo l’effettiva attuazione del di-ritto al lavoro di cui all’art. 4 Cost. In particolare, allo Stato spettano, oltre la fis-sazione dei livelli essenziali delle prestazioni inerenti il diritto al lavoro, la rego-lamentazione di alcuni profili legati a particolari tipologie contrattuali (art. 117Cost., co. 2, lett. l), la determinazione di taluni aspetti dei contratti a contenu-to formativo, nel rispetto della competenza concorrente delle regioni, l’even-tuale intervento su ambiti legati alla disciplina del mercato del lavoro.

Nella materia del mercato del lavoro lo Stato ha il compito di provvedere al-lo snellimento e alla semplificazione delle procedure di incontro tra domandae offerta di lavoro, al fine di migliorare gli standard delle prestazioni offerte daiservizi per l’impiego.

E’ evidente che quanto si è detto non annulla le competenze delle Regioninella regolamentazione del mercato del lavoro, anzi, è demandato proprio adesse il compito di fornire nuova linfa regolativa ai mercati del lavoro locali, nel-l’ambito dei principi generali fissati dallo Stato79.

Alle Regioni, inoltre, alla luce del d.lgs. 276/03, è affidato il controllo sull’i-doneità reale dei soggetti che operano sul territorio, con funzioni inerenti ai ser-vizi all’impiego. Le Regioni, nell’ambito del sistema di accreditamento hannoil compito, di natura propriamente organizzativa, di verificare che i soggetti pri-vati, operanti nel mercato del lavoro come intermediari, rispettino gli standarde i principi stabiliti a livello nazionale, per assicurare efficienza ed efficacia delmercato del lavoro sul territorio.

In generale, gli operatori privati, insieme a quelli pubblici, denominatiAgenzie per il lavoro, possono essere autorizzati a svolgere attività di sommi-nistrazione di lavoro, di intermediazione di selezione e ricerca del personale odi supporto alla ricollocazione professionale80.

LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE

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77 Ai sensi dell’art. 117 cost., co. 2, lett. m) è stabilita una competenza esclusiva dello Stato “nel-la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che de-vono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Sul punto cfr. Ales E., Diritto all’accesso al la-voro e servizi per l’impiego nel nuovo quadro costituzionale: la rilevanza del livello essenziale diprestazione, in Il Diritto del Mercato del Lavoro, 2003, 1, pag. 9 e ss..

78 Si v. Ghera, op. cit., pag. 103.79 Cfr. Carabelli U., ‘Federalismo e diritto del lavoro’: brevi riflessioni a margine di un seminario.80 Attività già esplicitamente previste dall’art. 10 del d. lgs. 469/97.

Dal “sistema a trepunte” al ruolocrescente di nuovisoggetti nella ge-stione del merca-to del lavoro

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Le Province, invece, mantengono ruoli operativi e gestori in materia di col-locamento e provvedono all’erogazione dei relativi servizi attraverso i centri perl’impiego81. Il sistema non si basa su una ripartizione formalistica delle compe-tenze, ma si sostanzia attraverso una sinergia funzionale tra potere statale, re-gionale, locale piuttosto che attraverso logiche di concorrenza ordinamentali.

Appare chiaro che il Titolo II del d.lgs. 276/03, dedicato all’organizzazionee alla disciplina del mercato del lavoro, scalfisce la supremazia dell’asseRegioni – Province nella gestione del mercato del lavoro, dal momento che pre-vede un ampio ventaglio di soggetti abilitati ad operare.

Infatti, sono altresì autorizzati82 allo svolgimento dell’attività di intermedia-zione i Comuni singoli o associati nelle forme delle unioni di Comuni e dellecomunità montane, le camere di commercio e gli istituti di scuola secondariadi secondo grado, statali e paritari, a condizione che svolgano la predetta atti-vità senza finalità di lucro e che siano rispettati alcuni requisiti83, nonché l’inviodi ogni informazione relativa al funzionamento del mercato del lavoro84.

Il ruolo ricoperto dalle parti sociali e dagli enti locali emerge ancor più chia-ramente dalle leggi regionali sul mercato del lavoro, seppure poche, emanatedopo l’entrata in vigore del d.lgs. 276/03. In particolare, nella l. r. Marche del 25gennaio 2005, n. 2. modificata dalla l.r. 10 febbraio 2006, n. 4, sono mantenu-te per le Province le funzioni previste dal d.lgs.469/97, mentre un ruolo mar-ginale è riservato ai Comuni; nella l.r. Toscana n. 20 del 1° febbraio 2005 leProvince conservano compiti fondamentali in tema di politiche del lavoro e dicollocamento, ma uno spazio è concesso anche ai Comuni, ai quali sono de-legate funzioni amministrative in materia di servizi ed interventi educativi. IComuni possono, inoltre, per l’esercizio di queste funzioni, stipulare anche con-venzioni con soggetti pubblici e privati. Nella l.r. Emilia Romagna del 1° agosto2005, n. 17, ai Comuni spettano compiti di informazione ed orientamento, pre-via intesa con le Province, per consentire l’accesso ai servizi informativi sulle op-portunità di lavoro.

Il “sistema a tre punte”, in base al quale lo Stato fissa gli indirizzi generali dipolitica del lavoro, le Regioni e le Province operano sul piano della gestione del-

CAPITOLO 2

44

81 La Corte Costituzionale con sentenza n. 50 del 13 gennaio 2005, in Argomenti di Diritto delLavoro, 2005, pag. 403 ha precisato che “le funzioni amministrative sono mantenute in capo alleprovince senza precludere la possibilità di diverse discipline da parte delle regioni”.

82 Ai sensi del comma 2 dell’art. 6 del d.lgs. 276/03.83 I requisiti richiesti, ai sensi dell’art. 5, co. 1del d.lgs. 276/03 sono «c) la disponibilità di uffi-

ci in locali idonei allo specifico uso e di adeguate competenze professionali, dimostrabili per tito-li o per specifiche esperienze nel settore delle risorse umane o nelle relazioni industriali, secondoquanto precisato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con decreto da adottarsi, d’inte-sa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome diTrento e di Bolzano e sentite le associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamen-te più rappresentative, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto legi-slativo; (…) f) l’interconnessione con la borsa continua nazionale del lavoro di cui al successivo ar-ticolo 15, attraverso il raccordo con uno o più nodi regionali, nonché l’invio alla autorità conceden-te di ogni informazione strategica per un efficace funzionamento del mercato del lavoro; g) il ri-spetto delle disposizioni di cui all’articolo 8 a tutela del diritto del lavoratore alla diffusione dei pro-pri dati nell’ambito da essi stessi indicato».

84 Ai sensi di quanto disposto dall’articolo 17 del citato decreto.

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la domanda/offerta di lavoro prevede altri protagonisti, in grado di affiancarsied interagire con gli altri attori pubblici nel sistema delle politiche occupazio-nali di tipo allocativo85.

«In questo processo gli enti locali diventano i protagonisti della promozio-ne e della valorizzazione delle proprie comunità influenzando l’efficacia dellepolitiche attive del mercato del lavoro in vari modi: coordinando le politiche delmercato del lavoro con le misure dello sviluppo economico e sociale; adattan-do le politiche alle condizioni locali dei gruppi target; coinvolgendo la societàcivile e il settore privato nelle capacità decisionali86».

Le Città possono, in virtù di questo riaffermato policentrismo, seppure daiconfini ancora incerti, qualificarsi come attori principali di un processo di cre-scita locale, in sinergia con i protagonisti degli altri livelli istituzionali, capaci diconcorrere, attraverso il dialogo interistituzionale, in modo integrato alle stra-tegie di sviluppo e progresso e affrontare i problemi di dimensione locale e so-vralocale. Per evitare spiacevoli differenziazioni territoriali, le Città debbono at-tivare una mobilitazione intermunicipale, capace di individuare degli stan-dard conformi di operatività negli ambiti di materie, lasciati alla loro competen-za, anche per non sovrapporsi agli altri livelli di governo e per creare esperien-ze condivise di compartecipazione.

LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE

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85 Si ricordi, inoltre, che le Regioni hanno il compito di redigere un Piano regionale per le po-litiche del lavoro, che costituisce l’atto di programmazione, indirizzo e pianificazione generale del-la Regione. A livello provinciale, le Province, nell’ambito della programmazione regionale, adotta-no Piani annuali o triennali per le politiche territoriali del lavoro.

86 Cfr. Servizi per l’impiego e welfare locale. Indagine comparata sulle forme di cooperazio-ne fra Spi e comuni in Italia e in Europa, Monografie sul mercato del lavoro e le politiche per l’im-piego, Roma, gennaio 2005.

Dal “sistema a trepunte” al ruolocrescente di nuovisoggetti nella ge-stione del merca-to del lavoro

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CAPITOLO 2

50

Dal “sistema a trepunte” al ruolo

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2.3 Le Città e le esperienze di politiche occupazionali locali

L’excursus giuridico sul ruolo degli attori istituzionali nello scacchiere dellepolitiche occupazionali non evidenzia un ruolo di primo piano per leCittà/Comuni/municipalità nell’organizzazione del mercato del lavoro, pur es-sendo ad essi riconosciuti alcuni compiti nella gestione del mismatch tra do-manda/offerta di lavoro.

Sta di fatto che le Città sono sempre più pressate dalla cittadinanza a tro-vare soluzioni in tema di occupazione, per cui si è ritenuto utile, mediante unaricognizione empirica, capire quali e quante iniziative sono state implementa-te dalle stesse per risolvere tali problemi.

Il tema è svolto partendo dai recenti dati normativi sulla riforma del merca-to del lavoro e si sviluppa tenendo conto che il ruolo della Città nelle politichedi sviluppo socioeconomico deve essere analizzato in un contesto che prescin-de dalla dimensione territoriale locale e che si esplicita in un ambito reticolare.

Le Città, luogo per eccellenza della modernità, centri di elaborazione e diirradiamento di forme e stili di vita, di innovazione economica, sociale, cultu-rale, nodi trainanti di innovazione della riproduzione sociale, hanno l’occasio-ne di ricoprire ufficialmente un ruolo che non hanno mai smesso di svolgere,nonostante oggi si possa ritenere necessario per lo sviluppo futuro un «saltodi sistema» che comporti «più Città e meno superficie»”87.

Il d.lgs. 276/03 rappresenta un ulteriore step di un lungo iter legislativo, lecui tappe sono rappresentate dal d.lgs. 21 aprile 2000, n. 181, dalla l. cost. n.3 del 18 ottobre 2001, dal d.lgs. 19 dicembre 2002, n. 297 e che, tra l’altro, haposto l’accento su un processo integrato di gestione del mercato del lavoro, incui operano Stato, Regioni, Autonomie locali e soggetti privati, esempio di uncomplesso modello di governance, basato sui principi di sussidiarietà e di com-plementarietà istituzionale.

L’art. 6, comma 2, del d.lgs. 276/03 ufficializza il ruolo dei Comuni singoli oassociati in unioni di Comuni quali promotori di attività di intermediazione tradomanda ed offerta di lavoro. Per lo svolgimento di queste funzioni è previstoun particolare regime di autorizzazione, in base al quale l’autorizzazione allo svol-gimento può essere concessa dalle Regioni e dalle Province autonome con esclu-sivo riferimento al proprio territorio, nel rispetto dei livelli essenziali delle pre-stazioni e dei principi fondamentali desumibili dal decreto88.

L’abrogato comma 6 dell’art. 13 (misure di incentivazione del raccordo pub-blico e privato)89, inoltre, prevedeva che «fino alla data di entrata in vigore di nor-

LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE

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87 Cfr. Zimmermann C., L’era delle metropoli, Bologna, Il Mulino, 2004; Id., op. cit., pag. 211,il quale rinvia a Hoffmann-Axthelm, Die dritte Stadt. Bausteine eines neuen Gründungsvertrages,Frankfurt a.M., 1993, pag. 11.

88 La Regione rilascia entro sessanta giorni dalla richiesta l’autorizzazione provvisoria all’eser-cizio delle attività provvedendo contestualmente alla comunicazione al Ministero del lavoro e del-le politiche sociali per l’iscrizione delle agenzie in una apposita Sezione regionale nell’albo di cuiall’articolo 4, comma 1.

89Il comma 6 dell’art. 13 del d.lgs. 276/03 è stato abrogato dall’art. 1 bis del D.L. 14 marzo 2005,n. 35, convertito nella L. 14 maggio 2005, n. 80.

Page 53: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

me regionali che disciplinino la materia, le disposizioni di cui al comma 1 si ap-plicano solo in presenza di una convenzione tra una o più agenzie autorizzatealla somministrazione di lavoro, anche attraverso le associazioni di rappresen-tanza e con l’ausilio delle agenzie tecniche strumentali del Ministero del lavo-ro e delle politiche sociali, e i Comuni, le Province o le Regioni stesse».

Dalla lettera della norma emergerebbe la tendenza del legislatore del 2003a riconoscere un ruolo ufficiale ai Comuni, in grado di promuovere attività di in-termediazione, orientamento e formazione, capaci di incentivare direttamen-te il matching tra domanda e offerta di lavoro, attraverso la selezione di curri-culum e la preselezione di lavoratori da inserire in una banca dati. Si tratta diun’impostazione certamente coerente con il ruolo che di fatto i Comuni svol-gono nella realtà dei mercati del lavoro locali, come si vedrà dai risultati dell’in-dagine sulle iniziative realizzate nelle Città prese a campione, ma che merita unpiù adeguato approfondimento normativo e una definizione precisa dei com-piti, degli ambiti e degli organici destinanti a svolgere questa funzione.

L’esperienza del Comune di Milano che, a seguito di un’intesa con ilMinistero del Lavoro e Italia Lavoro, ha istituito gli Sportelli “Marco Biagi” costi-tuisce un antecedente temporale delle potenzialità che gli Enti locali possonoesprimere nel mercato del lavoro90. Nati dal raccordo tra operatori pubblici e pri-vati del mercato del lavoro, gli Sportelli sono il risultato di un’attività di concer-tazione tra Comune e organizzazioni sindacali e imprenditoriali (il Patto “MilanoLavoro”, firmato nel febbraio 200091). La finalità è stata quella di fornire attivitàdi supporto esclusivamente ai lavoratori svantaggiati attraverso azioni integra-te per aumentare l’occupabilità di coloro che hanno difficoltà ad entrare, sen-za assistenza, nel mercato del lavoro. Utenti privilegiati sono in particolare gio-vani, extracomunitari, lavoratori senza titolo di studio o con più di 50 anni, don-ne e disoccupati di lunga durata, invalidi92.

Si punta all’integrazione tra politiche sociali, del lavoro e della formazionenella piena attuazione del principio di sussidiarietà, nel pieno rispetto dei prin-cipi cui è ispirato il Patto sociale per lo sviluppo e l’occupazione, sottoscritto neldicembre 1998 tra Governo e Presidente della Conferenza delle Regioni, il qua-le assegnava un ruolo estremamente significativo alla concertazione e alla pro-

CAPITOLO 2

52

90 Cfr. Magri C., Salvoni A., Spinelli P., Servizi per l’impiego e ruolo degli enti locali: il caso del-lo sportello “Milano Lavoro”, 2006.

91 Il Patto di Milano è stato stipulato il 2 febbraio 2000 tra tutte le parti sociali ad eccezione del-la CGIL, la quale ha rilevato criticità e profili di illegittimità nei contenuti dell’intesa.

Per il futuro si segnala un’altra importante iniziativa che nei prossimi mesi dovrebbe essere mes-sa in atto nel territorio milanese: si tratta di un nuovo patto per Milano che coinvolgerebbe le par-ti sociali e le istituzioni locali (Comune), ispirato ad un’analoga esperienza realizzata anni fa, in li-nea con la Strategia di Lisbona e finalizzata ad istituire un osservatorio sul mercato del lavoro, conil supporto di un comitato scientifico, per individuare le migliori politiche per creare occupazionee sviluppo.

92 Sul punto cfr. il Regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione del 12 dicembre 2002relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato a favore dell’occupa-zione e la Legge 8 novembre 1991, n. 381 Disciplina delle cooperative sociali (Pubblicata nella Gazz.Uff. 3 dicembre 1991, n. 283).

Le Città e le espe-rienze di politiche

occupazionali locali

Page 54: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

grammazione negoziata anche a livello locale93 e che nel protocollo sulla par-tecipazione delle Regioni, delle Province e dei Comuni all’attuazione del Pattosociale faceva espresso riferimento all’applicazione del principio di sussidiarietàe al metodo della concertazione, in linea con i compiti e le competenze previ-ste dal decentramento amministrativo94.

Basandosi sul circuito virtuoso pubblico-privato nella gestione dei servizi perl’impiego, si realizza in pieno il rispetto della sussidiarietà, in base al quale è pre-visto l’intervento degli enti locali più vicini al cittadino. Trova applicazione ancheil principio della sussidiarietà orizzontale, attraverso il coinvolgimento dei sog-getti privati in grado di realizzare servizi che il pubblico non riesce ad offrire.

L’esperienza milanese è ispirata alla logica attiva del welfare to work95 all’in-terno di una rete di servizi integrati, come un’azione coordinata che contem-pla il coinvolgimento, oltre che dei privati, anche degli altri attori istituzionali96.Si tratta di un modello di concertazione che valorizza il ruolo dell’istituzione lo-

LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE

53

93 Si ricordi che con riferimento alla “programmazione negoziata”, avviata con la l. 64/1986 cheprevedeva l’accordo di programma per l’attuazione degli interventi straordinari per il Mezzogiornoe razionalizzata organicamente con la l. 662/1996, sono stati previsti i seguenti strumenti: 1) l’IntesaIstituzionale di Programma, accordo tra Governo centrale e Giunta regionale per realizzare un pro-gramma pluriennale di interventi di interesse comune; 2) l’Accordo di Programma Quadro, che in-dividua attività, interventi, soggetti responsabili, procedure necessarie per l’attuazione dell’accor-do; 3) il Patto Territoriale, accordo promosso dagli enti locali, parti sociali o altri soggetti pubblicie privati per attuare interventi di promozione dello sviluppo locale; 4) il contratto di programma,stretto tra amministrazione competente e soggetti imprenditoriali, rappresentanze di distretti in-dustriali volti alla realizzazione di significativi investimenti; 5) il contratto d’area, sottoscritto tra am-ministrazioni, anche locali, rappresentanze sindacali e datoriali, finalizzato a promuovere azioni disviluppo e nuove opportunità di lavoro in zone di crisi. Da ultimo è stato previsto, con il d. lgs. 34/2004,il contratto di localizzazione: si tratta di un contratto di diritto privato, utilizzato soprattutto nelMezzogiorno, stipulato da Sviluppo Italia, Pubblica Amministrazione, Enti locali e mondo impren-ditoriale, che si configura come accordo di programma quadro volto al finanziamento e alla pro-mozione di R&S, formazione e opere infrastrutturali, e come contratto di programma, finalizzato agestire i finanziamenti.

94Cfr. Treu T., Il patto sul lavoro di Milano: un modello di concertazione in stile europeo; BiagiM., Il Patto Milano Lavoro: un’intesa pilota; Scarpelli F., Il Patto Milano Lavoro: le ragioni del dis-senso, tutti in Diritto delle relazioni industriali, n. 2/2000, in Diritto delle relazioni industriali, n. 2,2000.

95 Le politiche di welfare to work o workfare mirano a modificare le caratteristiche soggettivee il sistema di convenienze economiche di alcuni segmenti delle forze lavoro – disoccupati di lun-ga durata e inattivi – per accrescere l’adattabilità al mercato del lavoro e spingerli dall’assistenzaall’occupazione. Si interviene su fattori di esclusione mediante investimenti in capitale umano, in-terventi per l’orientamento, maggiore pubblicizzazione delle opportunità di lavoro. Cfr. Di DomenicoG, Le politiche di workfare in Europa. Esperienze di interazione tra Servizi al lavoro e Sistemi diWelfare, Isfol, Monografie sul Mercato del Lavoro e le Politiche per l’impiego, n. 15/2005.

96 A questa esperienza concertativa sulle tematiche del lavoro del 2000 ne è seguita un’altradatata 2 maggio 2002 quando è stato sottoscritto un “nuovo patto sul lavoro” tra Comune di Milano,Camera di Commercio, associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali, volto a realizzare po-litiche di promozione economica e di sviluppo locale, ma anche politiche di welfare e politiche ur-bane e territoriali. L’obiettivo era quello di sviluppare politiche attive a sostegno delle fasce debo-li e fissare delle strategie per contrastare il lavoro sommerso: si puntava, in particolare, sull’asse for-mazione (professionale/continua) e lavoro. In quegli stessi giorni (il 3 maggio 2002), a Roma, ve-niva firmato un protocollo d’intesa tra associazioni datoriali e sindacali della regione Lazio volto alrilancio di una fase concertativa sulla questione dell’occupazione a livello locale; in particolare, sisottolineava la necessità della stabilizzazione e dell’incremento occupazionale attraverso interven-ti che promuovessero la formazione e l’investimento in ricerca e sviluppo.

Le Città e le espe-rienze di politicheoccupazionali locali

Page 55: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

cale, non in qualità di semplice soggetto partecipante, ma come attore nella de-finizione di strategie di sviluppo occupazionale97.

Sottolineare l’importanza della Città/Comune, non solo in veste di sogget-to partenariale di strumenti di concertazione locale, ma anche come potenzia-le promotore di politiche attive per il lavoro significa mettere in chiara luce il suoruolo istituzionale nella promozione di modelli produttivi di sviluppo locale.

2.4 Un’indagine empirica sulle esperienze locali di politiche occupazionali

Per la ricognizione delle esperienze poste in essere dalle Città con l’intento dimigliorare ed incentivare il mercato del lavoro locale si è deciso di somministra-re un’intervista in profondità (allegato 1) a testimoni privilegiati, rappresentantiche hanno fornito la loro testimonianza in relazione all’impegno profuso ed al-le prospettive delle municipalità in relazione alle politiche attive del lavoro.

In particolare sono stati contattati gli assessori comunali con delega al lavo-ro, e laddove non era prevista una delega specifica in tema di politiche attive dellavoro, i sindaci di un campione di Città appartenenti alle Regioni meridionali98.

Grazie alle risposte fornite da coloro i quali si sono resi disponibili è stato pos-sibile ricostruire un quadro generale dell’operato dei Governi locali in tema dipolitiche attive del lavoro, nonché delle difficoltà in cui essi spesso si imbatto-no. Difficoltà che quasi sempre sono da attribuire alla mancanza di concerta-zione e di comunione di intenti tra le istituzioni locali.

L’indagine rivela che le Città presentano un certo dinamismo e si impegna-no ognuna a seconda delle proprie esigenze e delle proprie disponibilità, ed al-la pari delle altre istituzioni, per cercare di contrastare il dilagare della disoccu-pazione e per favorire lo sviluppo economico e sociale dei loro territori.

I risultati vengono raggruppati di seguito per temi:• Iniziative poste in essere dalle Città;• Prospettive future;• Modalità di coordinamento della Città con l’attività della Regione e dellaProvincia;

• osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città.

CAPITOLO 2

54

97 Nell’ambito della pianificazione urbana e della programmazione economica le città posso-no disporre di un altro strumento volto a costruire un disegno politico di sviluppo della città e del-l’area vasta di riferimento, il Piano strategico, che, secondo una logica di sistema, individua e pro-muove le strategie di sviluppo locale, nel rispetto delle politiche infrastrutturali nazionali ed euro-pee. Il piano strategico è un atto volontario, grazie al quale le Città possono realizzare strategie disviluppo di lungo- medio periodo, avviando processi di scambio e attivando sistemi reticolari di al-leanze con le altre Città. Esso viene promosso dall’Amministrazione del Comune leader ed artico-lato grazie al coinvolgimento (attraverso partenariati) di altri attori privati e pubblici: vengono in-dividuate le linee strategiche per il rafforzamento della Città e dell’area vasta, gli elementi struttu-rali e gli interventi da realizzare. Le politiche da realizzare riguardano, in particolare, il miglioramen-to della qualità della vita, le politiche urbane, le condizioni di sicurezza sociale, le politiche del wel-fare urbano. Si evidenzia che in questo caso le politiche occupazionali non rappresentano un as-se specifico di intervento, ma costituiscono un effetto indotto delle misure adottate nell’ambito del-le politiche di sviluppo.

98 In alcuni casi hanno collaborato anche i direttori generali del Comune.

Le Città e le espe-rienze di politiche

occupazionali locali

Page 56: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

Successivamente, nel capitolo dedicato alla Rete Regenerando, verranno in-vece approfonditi i temi per Città.

2.4.1 Iniziative poste in essere dalle Città

Il primo segnale lampante dell’impegno attivo delle Città a favore dell’oc-cupazione è rappresentato dall’istituzione di apposite strutture e dalla designa-zione di personale addetto a tutto quanto concerne le problematiche occupa-zionali. Nonostante la legislazione sul lavoro non preveda per loro competen-ze significative99, dall’indagine è emerso, infatti, che in alcune Città esiste comun-que una struttura amministrativa che si occupa di politiche attive del lavoro. Èquesto il caso, per esempio, di Reggio Calabria, di Roma, di Catania e di Bari.

In particolare presso il Comune della capitale, oltre ad una serie di apposi-ti sportelli, è stato istituito un intero dipartimento, il XIV, che si interessa di svi-luppo locale, formazione professionale e lavoro, al cui interno vengono gesti-te e coordinate tutte le iniziative promosse in tema di politiche occupazionalie di orientamento al lavoro.

A Reggio Calabria l’amministrazione comunale ha istituito, all’interno delSettore Lavoro-Sviluppo e Risorse dell’Unione Europea, un’unità di II livello chedispone delle risorse che vengono assegnate annualmente attraverso il bilan-cio comunale e che, sebbene molto ridotte, sono cresciute nell’arco del trien-nio 2003-2006. La suddetta unità può contare, inoltre, sugli aiuti economici adessa destinati anche dal Programma di Sviluppo Urbano (PSU 2000-2006) e daaltre fonti di finanziamento, come ad esempio il Fondo per l’Occupazione.

Il sindaco catanese Umberto Scapagnini, invece, ha parlato di una Task for-ce lavoro creata appositamente per fra fronte alle emergenze in materia di po-litiche del lavoro, affiancata dall’attività della XVI Direzione “Politiche Comunitarie”che, «in qualità di struttura dedita all’acquisizione di finanziamenti europei, na-zionali e regionali, assume un ruolo importante all’interno dell’amministrazio-ne comunale di Catania in materia di mercato del lavoro, redigendo e/o ge-stendo progetti e programmi complessi che hanno come obiettivo principalela riduzione della disoccupazione ed il miglioramento delle condizioni lavora-tive della popolazione locale».

A Messina, per sopperire alla mancanza di una struttura specifica, l’assesso-re preposto ha chiesto di inserire un servizio “politiche del lavoro” all’interno de-gli uffici dell’area sviluppo economico, mentre a Benevento l’amministrazionecomunale sta lavorando per la costituzione di una struttura amministrativa e diun osservatorio che già all’inizio del 2007 si occuperanno esclusivamente di po-litiche occupazionali e di formazione.

LE AUTORITÀ TERRITORIALI NELLA GESTIONE DELLE POLITICHE

55

99 A questo proposito l’assessore alle politiche del lavoro di Messina, Alfredo Crupi, nel corsodella sua intervista ha sottolineato che il Comune pur non avendo competenze specifiche in ma-teria di politiche attive per il lavoro, ha il potere di promuovere e/o di partecipare a progetti fina-lizzati all’incremento dell’occupazione, di sottoscrivere convenzioni in merito con gli altri enti e/ocon le imprese e di promuovere iniziative che abbiano ricadute positive sul territorio sia in termi-ni di finanziamento alle imprese che di incrocio tra domanda e offerta.

Un’indagine em-pirica sulle espe-rienze locali dipolitiche occupa-zionali

Page 57: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

In tutti gli altri casi considerati è prevista solo una delega che generalmen-te rimane al Sindaco o viene destinata all’assessore che si occupa di politichesociali.

Indipendentemente dalla presenza di un’apposita struttura, tutte le Città con-tattate hanno dimostrato di non rimanere indifferenti alle problematiche occu-pazionali, in particolare alla disoccupazione.

Per quanto riguarda la Città di Reggio Calabria, secondo quanto dichiaratodalla Dirigente dott.ssa Serena Angioli, la Città ha profuso negli ultimi quattroanni un impegno rilevante nell’ambito delle politiche attive per il lavoro. Di fat-to ci si è mossi in una duplice direzione: da un lato sono stati promossi inter-venti pilota finalizzati a creare le migliori condizioni per facilitare l’ingresso del-le persone nel mercato del lavoro. In questa prospettiva sono state incoraggia-te molto le work-experiences efficaci e accompagnate da un assetto organiz-zativo e gestionale innovativo che ha dato maggiori certezze di risultato: un mo-nitoraggio puntuale, una gestione flessibile e fermezza su talune situazioni daaffrontare hanno condotto ad importanti risultati che hanno superato le più ro-see prospettive iniziali.

Congiuntamente alle work-experiences, delle quali il progetto pilotaWorkMedRC è stato capofila e modello da imitare, ed al quale altre iniziative qua-li ApprendiStart si sono successivamente ispirate, sono stati avviati anche deicorsi di formazione nel campo dell’auto-imprenditorialità.

Parallelamente alla formazione e alle opportunità create per favorire l’ingres-so nel mercato del lavoro, incoraggiando soprattutto forme di lavoro dipenden-te, sono stati attivati dei progetti molto innovativi quale il CARPE DIEM, con ilquale il Comune ha erogato un contributo a fondo perduto, nel rispetto dellaregola del de minimis, per favorire la creazione di imprese giovanili offrendo unaopportunità di auto impiego a molti disoccupati. Tale ipotesi si prospetta comeun’alternativa al lavoro dipendente scaturito dall’esito di esperienze positive ma-turate tramite le work-experiences.

Anche il progetto Carpe Diem ha dato risultati importanti: nell’arco di un an-no sono state create circa 70 imprese, con circa 150 occupati in termini di “oc-cupazione diretta” ed altre imprese si stanno costituendo.

A sostegno di questa nuova classe di imprenditori e dell’imprenditorialità reg-gina in generale, è stato avviato un’azione denominata “cantiere impresa” cheeroga servizi reali alle imprese, formazione e informazione su tematiche che af-feriscono alla imprenditorialità. Tale iniziativa mira a strutturare la cultura im-prenditoriale, a rafforzare il tessuto produttivo locale e a ridurre la mortalità del-le imprese.

Le iniziative sopra indicate mirano a realizzare le migliori condizioni affinchési crei occupazione ed è per questa ragione, che l’Amministrazione ha investi-to anche nel campo della imprenditorialità e della auto-imprenditorialità nel-la consapevolezza che dove c’è impresa c’è occupazione e che, non c’è occu-pazione senza impresa.

In questa cornice di opportunità si è inserita l’autorità locale che ha speri-mentato un ruolo di sollecitatore, di facilitatore dell’inserimento lavorativo nel-

CAPITOLO 2

56

Iniziative poste inessere dalle Città

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la forma del lavoro dipendente e nella forma del lavoro indipendente. A con-clusione di queste esperienze pilota, innovative per il territorio ed al tempo stes-so per gli aspetti gestionali, si pone in prospettiva, la questione di analizzarnee stabilizzarne i risultati. In effetti, volendo riflettere sulle prospettive future, cer-tamente sarebbe interessante poter sviluppare un bilancio scientifico che pos-sa consentire di riproporre in modo strutturato le azioni già attivate, teorizzan-do anche i suggerimenti che sono emersi dall’esperienza empirica, valorizzan-do maggiormente il contributo che si è potuto apportare all’emersione dal la-voro irregolare, continuando a monitorare l’impatto occupazionale negli annie rendendo sempre più mirati gli interventi proprio in quei comparti lavorativiin cui le giovani generazioni possono avere maggiori opportunità occupaziona-li anche in futuro.

Importante, inoltre, è considerare l’esperienza che l’equipe ha maturato edil modo di teorizzarla all’interno dell’amministrazione. Come troppo spesso ac-cade, infatti, a proposito delle iniziative pilota, oltre ad una durata relativamen-te breve dell’esperienza in sé, la prospettiva di implementazione dei risultati ot-tenuti costituisce un punto debole in quanto non sempre ci sono le condizio-ni per consolidare i risultati ottenuti ed il know how gestionale all’interno del-le amministrazioni. L’attenzione politica sulle iniziative pilota, difatti, decresceallorché il finanziamento ricevuto finisce e non è raro che proprio il campo del-le iniziative occupazionali, ambito in cui le Città non dispongono di finanziamen-ti costanti, risente di questo “rischio della continuità”. Questo aspetto, secon-do la dott.ssa Angioli, costituisce uno dei fattori sul quale bisogna riflettere findalle fasi iniziali della promozione delle azioni pilota per non disperdere i suc-cessi registrati e per definire con maggiore efficacia il ruolo e le possibilità di azio-ne che i diversi attori del territorio possono svolgere in favore delle politiche oc-cupazionali.

Il Comune di Bari, dopo aver stipulato un accordo con il mondo delle im-prese, con gli ordini professionali, con le organizzazioni sindacali ha introdot-to il salario d’inserimento. L’azione promossa dall’amministrazione comunale,pur non riuscendo a soddisfare le esigenze degli oltre 40 mila disoccupati pre-senti sul territorio barese, consente a molti di loro di svolgere un tirocinio for-mativo presso le aziende locali che si mostrano disponibili ad accogliere gio-vani, di età compresa tra i 18 ed i 32 anni, in cerca di prima occupazione. Lo scor-so anno hanno aderito a questa iniziativa 170 imprese, hanno presentato do-manda 4.000 disoccupati e sono stati realizzati 280 stage, che hanno garanti-to ad altrettanti tirocinanti, oltre alla prospettiva di essere assunti, la possibilitàdi testare le proprie capacità e al tempo stesso di percepire per 6 mesi (perio-do fissato per la durata dello stage) una retribuzione mensile pari a 750 euro.Il compenso non viene erogato dalle imprese, che si fanno carico esclusivamen-te degli oneri previdenziali, ma direttamente dall’amministrazione comunale cheall’uopo ha deciso di stanziare 1.500.000 euro all’anno. Secondo quanto dichia-rato dal prof. Francesco Boccia, uno dei promotori, le risorse necessarie per fi-nanziare l’iniziativa vengono attinte dal risparmio sul debito oneroso pregres-so e dalla fiscalità, in particolare da ICI e TARSU. Questo meccanismo non com-

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porta, come si potrebbe pensare, un rincaro considerevole delle imposte, vistoche il Comune si è limitato a ritoccarle in maniera quasi impercettibile.

A Salerno «Il Comune lavora sotto più profili per promuovere opportunitàdi lavoro: attrazione territoriale per investitori pubblici e privati; ricerca di fon-di e finanziamenti nazionali e comunitari per il sostegno alle imprese; organiz-zazione di stage per favorire l’inserimento professionale dei giovani laureati;un ampio programma di opere e lavori pubblici che negli ultimi tre lustri han-no dato ampio respiro all’economia cittadina e provinciale».

L’amministrazione comunale di Catania, invece, per contrastare il dilagare difenomeni di disoccupazione ha intrapreso azioni preventive a favore degli inoc-cupati, azioni di stabilizzazione per i precari ed i lavoratori in mobilità ed ha pro-mosso iniziative in grado di incentivare la creazione di nuove imprese. IlComune ha, inoltre, incoraggiato i servizi di orientamento, inserimento e rein-serimento nel mercato del lavoro attraverso gli sportelli multifunzionali,l’Informagiovani e l’ufficio Eurodesk. «(…)Il ruolo svolto è stato ora di attore prin-cipale con la formulazione del Patto per il Lavoro, ora di mediatore nella ricom-posizione delle vertenze sindacali che procurano sul mercato del lavoro nuo-vi disoccupati, ora di promotore dello sviluppo agendo sulla creazione dinuova imprenditorialità». Grazie ad alcuni degli interventi realizzati, 200 lavo-ratori ausiliari sono stati impiegati proprio dal Comune, 350 di quelli in mobi-lità sono stati ricollocati nell’azienda che li aveva mandati a casa, 165 sono sta-ti assorbiti dalle aziende municipalizzate e molti lavoratori socialmente utili (LSU)sono stati inseriti in un progetto basato sul risparmio energetico.

Anche l’amministrazione comunale di Potenza e quella di Messina si sonoadoperate per garantire maggiore stabilità agli LSU. Il Comune di Potenza haassicurato a molti di loro la continuazione del rapporto di lavoro per altri 5 an-ni e la piena disponibilità, in base a quelli che sono i suoi poteri in merito, adingegnarsi per rendere definitiva la loro condizione lavorativa. Inoltre, «ilComune ha stipulato una convenzione con i consorzi Fidi100 per l’abbattimen-to di 2 punti percentuali dei tassi sui finanziamenti alle imprese. Attualmentestiamo interloquendo con la Regione per un Fondo di garanzia che permettaalle imprese artigiane di poter usufruire di prestiti. È stato introdotto il reddi-to di cittadinanza solidale per la concessione di sussidi per la nascita di impre-se e per il consolidamento di quelle già esistenti. Abbiamo aderito al proget-to “Dentro l’impresa” finanziato per il 50% dalla Regione nel quale il Comuneha avuto una parte attiva per impostare meglio i fondi, per dirottare le impre-se e favorire l’occupazione. (…) Abbiamo, inoltre, istituito uno sportello NewEconomy, un centro sulla New Economy nato per sostenere iniziative di parte-nariato tecnologiche finalizzate al mondo del lavoro». Sempre con l’intento diincrementare, ma anche di migliorare, l’occupazione, nell’ultimo piano urbani-

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100 “Convenzione per la concessione di contributi per l’abbattimento del costo del denaro fi-nalizzati all’acquisizione di beni e servizi strumentali e servizi innovativi” (delibera di giunta n.72del 24 giugno 2003) a favore delle imprese associate ai consorzi Fidi convenzionati con la Cameradi Commercio di Potenza. Facilitando l’accesso al credito e la riduzione del costo dei finanziamen-ti volti alla realizzazione degli investimenti, si vuole promuovere lo sviluppo delle imprese locali.

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stico l’amministrazione comunale ha destinato un’area della Città alle impre-se artigianali costrette, altrimenti, a lavorare in locali angusti che, oltre a rende-re poco agevoli le condizioni di lavoro, in molti casi sono diventati la causa del-l’impossibilità di usufruire di agevolazioni finanziarie. Secondo quanto dichia-rato dall’assessore al lavoro Filippo Gesualdi, molte imprese potentine non han-no ottenuto i fondi, come quelli concessi ad esempio dalla legge 488, a causadelle condizioni strutturali in cui svolgevano la loro attività.

Nel caso di Messina, il governo cittadino, oltre a preoccuparsi di rendere sta-bile il lavoro degli LSU, «ha assunto un ruolo di mediazione in diverse verten-ze territoriali scongiurando diversi licenziamenti e ottenendo, con un accordopresso il Ministero del Lavoro, la cassa integrazione in deroga ad un’aziendadi un settore in crisi. Ha attivato uno sportello Informalavoro e Informaimpreseper favorire l’individuazione dei settori d’intervento e l’incrocio domanda e of-ferta di lavoro. Ha avviato un rapporto di collaborazione con Italia Lavoro inbase al quale è stato inserito nel gruppo di gestione del progetto PARI volto alreinserimento di lavoratori in cassa integrazione. Ha attivato uno sportello conSviluppo Italia Sicilia finalizzato alla promozione delle piccole e medie impre-se erogando finanziamenti fino a 125.000 euro. Ha promosso l’incontro tra ar-matori, sindacati e istituzioni che operano nel settore navigazione dello stret-to di Messina per promuovere un accordo d’area che tuteli lavoro, sicurezza edefficienza del servizio. Ha partecipato a tavoli istituzionali e con le forze socia-li per le azioni di contrasto al lavoro nero. Ha avviato un’azione di sensibiliz-zazione e raccordo tra istituzioni e associazioni per sviluppare un’azione di sen-sibilizzazione, monitoraggio, contrasto e recupero rispetto al tema del lavorominorile». In questo modo sono stati assunti a tempo pieno e con contratto atempo indeterminato 82 LSU, è stata scongiurata una crisi che avrebbe mes-so a repentaglio quasi 100 posti di lavoro, sono stati reinseriti circa 80 lavora-tori e sono stati finanziati 6 progetti di Sviluppo Italia. Non appena sarà raggiun-to l’accordo tra gli armatori, i sindacati e le istituzioni che operano sullo stret-to, inoltre, sarà definitivamente sconfitta la precarietà lavorativa di circa 40 ope-ratori della navigazione.

Di altra natura il modo di procedere del Comune di Campobasso, che ha scel-to di puntare sull’esternalizzazione101 di alcuni servizi e sul sostegno alla crea-zione ed alla cooperazione delle imprese sociali. Oltre al progetto di creare unIncubatore dell’economia sociale e solidale, l’assessore alle politiche sociali edel lavoro, Michele De Santis, nel corso dell’intervista ha sottolineato più vol-te l’intenzione dell’amministrazione del capoluogo molisano di coinvolgere lecooperative delle imprese sociali nella gestione dei servizi comunali (manuten-zione del verde, segnaletica stradale, rifacimento del manto stradale, interven-ti di pubblica utilità). In questo modo non sarà necessario cercare risorse finan-ziare aggiuntive in quanto i costi per l’esternalizzazione coincidono con quan-to attualmente è previsto alla voce “servizi” del bilancio comunale.

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101 In passato anche il Comune di Messina ha esternalizzato alcuni servizi per stabilizzare gliLSU.

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Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, ad eccezione dell’assessore di ReggioCalabria102, Candeloro Imbalzano, che dichiara che il Comune reggino investein politiche attive per l’occupazione circa il 5% del bilancio comunale, gli inter-vistati concordano sulla difficoltà di quantificare in termini percentuali la quo-ta stanziata per queste politiche dalle rispettive amministrazioni.

Di sicuro la quota non è la stessa per tutti i Comuni, essendo correlata al ti-po di intervento posto in essere da ciascuno di essi103.

2.4.2 Prospettive future

In base a quanto riferito nel paragrafo precedente è certo che le Città, purnon avendo una delineata e chiara legittimazione, si muovono per favorire l’oc-cupazione all’interno dei loro territori, ma se molto è stato fatto, molto anco-ra resta da fare. A questo proposito nelle interviste è stato chiesto cosa, secon-do gli amministratori locali, è necessario che le Città facciano per incrementa-re l’occupazione locale.

Per l’assessore di Potenza, ad esempio, «Sarebbe necessario favorire la si-nergia tra tutte le Istituzioni allargata alle Associazioni degli industriali, degliartigiani per realizzare insieme le strategie più adatte per promuovere l’occu-pazione. Non meno importante è la creazione di progettualità finalizzate a met-tere i giovani nelle condizioni di maturare esperienze professionali». È convin-to della necessità di incoraggiare partenariati istituzionali anche l’assessore diReggio Calabria per il quale sarebbe conveniente «reperire consistenti risorseper proseguire lungo il cammino tracciato e un maggiore raccordo con laProvincia e la Regione».

Per quello di Bari «Si potrebbe utilizzare il FSE per fare formazione a chi neha realmente bisogno e non ai formatori che alla fine sono gli unici che trag-gono benefici dalla realizzazione dei corsi di formazione», così come per l’as-sessore di Benevento sarebbe utile investire prima di tutto nella formazione e,in termini di supporto, in osservatori. Secondo il parere dell’assessore del Comunedi Messina è necessario «in primo luogo costruire la struttura amministrativain cui impegnare personale e risorse adeguate anche attivando processi for-mativi. Collegare in maniera strutturata l’azione di questo assessorato104 conle altre attività amministrative che hanno ricadute occupazionali o attinenti al

CAPITOLO 2

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102 In particolare secondo la dott.ssa Serena Angioli, dirigente del Settore Lavoro Sviluppo eRisorse dell’Unione Europea, a Reggio Calabria, tra il 2004 ed il 2006, per il finanziamento di in-terventi in tema di politiche occupazionali, sono stati stanziati circa 10 milioni di euro, la maggiorparte dei quali provenienti da fonti nazionali ed europee.

103 Per fare qualche esempio, l’amministrazione di Bari ha investito 1.500.000 euro per finan-ziare i salari d’inserimento, quella di Salerno 400 milioni di euro per realizzare opere e lavori pub-blici, quella di Catania 4 milioni di euro per rendere operativo il Patto per il Lavoro, quello diCampobasso circa 500 mila euro per portare a termine il processo di esternalizzazione ed infineil Comune di Potenza, lo scorso anno, ha messo a disposizione degli imprenditori in difficoltà 50mila euro. Indipendentemente dall’ammontare e dalla destinazione, le risorse di cui sopra vengo-no attinte in prevalenza dai fondi comunitari, nazionali e regionali o, come ha dichiarato l’asses-sore di Potenza, anche attraverso gare pubbliche.

104 Il riferimento è all’assessorato alle politiche del lavoro.

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tema (risanamento urbano, servizi sociali, politiche culturali e giovanili, ecc.).Mettere a sistema i dipartimenti e gli assessorati impegnati nei processi deci-sionali strategici complessivi (conferenza economica cittadina, piano strategi-co, forum civico, ecc.); attivare da subito maggiori sinergie con Università, im-prenditoria, terzo settore (coi Sindacati il rapporto è già molto proficuo); otte-nere più rilevanti competenze e risorse da Unione Europea, Stato, Regione».

Per il sindaco di Salerno «è necessario migliorare ancora di più l’attrazio-ne del territorio superando definitivamente il problema dei rifiuti, garantendosicurezza ai cittadini ed alle imprese, immaginando strumenti di incentivazio-ne come il risparmio sulla bolletta energetica o la fiscalità di vantaggio», men-tre il primo cittadino di Catania si auspica «Maggiore sinergia, e per la RegioneSicilia la legge di riforma del collocamento, il definitivo trasferimento di com-petenze agli enti locali sia come risorse finanziarie che come risorse umane».

A Roma, invece, si avverte la necessità di acquisire competenze più coeren-ti con il ruolo della Città metropolitana. Il dott. Bardanzellu (direttore del XIV di-partimento del Comune di Roma), infatti, ha più volte sottolineato nel corso del-la sua intervista che non si può paragonare quello di Roma con gli altri Comuniitaliani. A questo proposito, egli ha ricordato la legge Bersani n. 266/97105 cheha affidato alle principali Città del Paese, il compito di operare nel campo del-la formazione, dell’auto-imprenditorialità, del tutoraggio nelle aree di degrado,riconoscendo a queste ultime il diritto di occuparsi in prima persona di politi-che occupazionali. «( …) Io ritengo che se le Città hanno una dimensione ta-le da poter esercitare compiti di politiche attive del lavoro ben fanno e sono am-piamente autorizzate ad esercitarle. Questo è il caso della Città di Roma. È unparadosso, infatti, che un Comune come quello di Roma che amministra i 2/3degli abitanti della sua Provincia, che occupa il 50% del territorio provincialedebba essere considerato alla pari degli altri Comuni della Provincia».

La volontà da parte delle Città di continuare ad impegnarsi per incremen-tare e per migliorare l’occupazione locale è confermata dall’importanza attribui-ta alle politiche occupazionali nei rispettivi Piani Strategici. Ad eccezione diPotenza, tutte le municipalità contattate stanno elaborando un Piano strategi-co ed in tutti i casi, infatti, l’occupazione rappresenta uno dei punti cardine.

A questo proposito l’on. Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, ha dichiara-to che «(…)La creazione di opportunità occupazionali è considerata una del-le priorità strategiche per il futuro della Città di Salerno. La qualità e l’efficaciadi interventi e progetti viene sempre valutata in termini di sostenibilità ambien-tale e territoriale e di ricaduta occupazionale», l’assessore messinese ha riba-dito, invece, la necessità di far partire la riflessione «(…) dalle vocazioni del ter-ritorio e collegare tali vocazioni alla progettualità presente ed alle strategie disviluppo in itinere. Sarà compito di questo ambito di policy riflettere sul poten-ziamento di strutture di servizio alle imprese (servizi reali, marketing, commer-

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105 L’art.14 della legge 266/97 prevede da parte del Ministero dell’Industria il finanziamentodegli interventi predisposti da alcuni Comuni capoluogo (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova,Bologna, Firenze, Bari, Napoli) al fine di promuovere nei lori territori iniziative economiche ed im-prenditoriali.

Prospettive future

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cializzazione e internazionalizzazione). Il ruolo, particolarmente rilevante sul ter-ritorio, degli istituti di Ricerca è una delle opportunità ai fini dello sviluppo poi-ché una “maggiore integrazione tra i vari centri di ricerca e tra questi e il ter-ritorio” favorirebbe l’incontro tra sapere tecnico – scientifico ed economie loca-li specializzate. L’attenzione al ruolo del governo del mercato del lavoro e del-la costruzione (difficile, ma importante) di tutele e di strumenti di protezione de-gli attori deboli del mercato del lavoro è da tenere presente e da tematizzare».

Pensa finanche alla qualità del lavoro il Piano strategico del Comune di Roma,il cui obiettivo è quello di perfezionare le funzioni che l’ente di fatto già svol-ge (orientamento, formazione, osservatorio) sforzandosi allo stesso tempo diincrementare l’occupazione e di renderla migliore. Il direttore del XIV diparti-mento ha, infatti, dichiarato che «(…) il nostro intento è operare non tanto perlo sviluppo, ma prevalentemente per la qualità del lavoro in una cornice di le-galità. Lavorare non è solo impiegare il tempo in un’attività ed avere in cam-bio uno stipendio, lavorare è la realizzazione stessa dell’individuo. È per que-sto che a noi non basta incrementare l’occupazione, noi miriamo ad una buo-na occupazione e per ottenerla stiamo cercando, nel nostro piccolo, di integra-re tutte le funzioni che già gestiamo, oltre ad acquisirne sempre di più».

A fronte della presenza diffusa del Piano strategico, non è stata riscontratapresso le amministrazioni contattate la presenza di un piano di azione localeper l’occupazione. È Catania l’unica Città ad averne elaborato uno, si tratta delPatto per il Lavoro con il quale sono state istituite le strutture amministrative pre-poste alla politica occupazionale di cui si è parlato in precedenza.

2.4.3 Come si coordina la Città con l’attività della Regione e dellaProvincia

Quando si parla di politiche attive per l’occupazione nella dimensione ur-bana non si può omettere che, probabilmente a causa della mancanza di unruolo ben definito in tal senso, l’impegno delle amministrazioni comunali nonsempre trova la giusta collocazione rispetto a quello delle altre istituzioni, in par-ticolare con la Regione e la Provincia.

Anche se non è facile coordinare l’attività dei diversi organismi istituziona-li, dalle interviste è emerso che in molti casi le amministrazioni riescono a su-perare le difficoltà ed a lavorare insieme per il buon esito delle iniziative imple-mentate.

In merito al rapporto con le altre istituzioni, il sindaco di Salerno, ha lamen-tato un’eccessiva frammentazione delle competenze e delle voci di spesa, sot-tolineando la necessità di ridurre al minimo i livelli decisionali ed i tempi di ri-sposta. A supporto della sua argomentazione, egli ha ricordato l’esperienza del-lo Sportello Unico per le Attività Produttive che ha fatto registrare ottimi risulta-ti velocizzando le pratiche di apertura o ampliamento delle attività aziendali.

Il problema delle competenze è stato messo in evidenza anche dal dott.Federico Bardanzellu il quale, pur riconoscendo un rapporto di collaborazionetra l’amministrazione comunale e le altre istituzioni locali, ha sottolineato che

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Prospettive future

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le uniche criticità in cui il Comune si imbatte quando si occupa di politiche peril lavoro riguardano l’inadeguatezza delle normative, ancora poco chiare in te-ma di attribuzione di competenze in materia di occupazione.

Per quanto concerne il Comune di Reggio Calabria, ad eccezione di qualchecollaborazione in merito all’implementazione di iniziative progettuali di mino-re importanza, le occasioni per cooperare con la Provincia e/o con la Regionesono molte limitate e riguardano principalmente la stabilizzazione dei lavora-tori precari. Di conseguenza l’amministrazione reggina, ogni qualvolta si presen-ta l’opportunità, prende parte ai progetti promossi con bandi di gara e finaliz-zati a promuovere l’occupazione.

Nonostante ciò alcune città dimostrano di poter cooperare.In particolare, il Comune di Campobasso sta collaborando con la Provincia

per l’attivazione dei servizi per l’inserimento lavorativo delle persone svantag-giate. «(…) La Provincia ci aiuterà nell’accompagnamento, orientamento, for-mazione dei soggetti che saranno impegnati in queste attività e metterà a di-sposizione i finanziamenti e i propri strumenti operativi (CPI)».

La stessa cosa accade a Bari dove il Comune e la Provincia collaborano edinvestono entrambe per favorire l’occupazione. Nonostante ciò il prof. Boccia,è convinto però che la liberalizzazione delle competenze si sia concretizzata so-lo in parte. Nel corso della sua intervista ha, infatti, dichiarato che «Il Comuneha maggiore sensibilità e maggiori informazioni per fare monitoraggio, laProvincia è deputata a programmare e a gestire gli strumenti d’incrocio tra ladomanda e l’offerta di lavoro, la Regione dovrebbe legiferare. In concreto nonc’è collaborazione, ogni istituzione si muove per conto suo».

Secondo quanto dichiarato dall’assessore al lavoro, Antonio Medici, l’ammi-nistrazione comunale di Benevento conduce la politica attiva per l’occupazio-ne interagendo sia con la Regione che con la Provincia attraverso lo scambiodi informazioni utili e prossimamente anche per mezzo di un tavolo di program-mazione politica, all’uopo attivato. Il Comune di Benevento, inoltre, auspica ilcoinvolgimento di tutti gli enti preposti alle politiche occupazionali per la rea-lizzazione di programmi condivisi.

Alla luce di quanto appena riportato, appare evidente che un efficace rappor-to di collaborazione, basato prima di tutto su una strategia di multilevel commu-nication, tra gli enti che si occupano di occupazione è uno degli elementi neces-sari per sconfiggerne le criticità e per migliorare il mercato del lavoro locale.

2.4.4 Osservatori locali per l’occupazione e reti tematiche tra Città

In merito alla possibilità di usufruire, come strumento di supporto per realiz-zare un‘efficiente ed efficace politica occupazionale, di un Osservatorio comuna-le per l’occupazione, la risposta è stata unanime, tutti sono d’accordo a condizio-ne però che tale strumento serva a monitorare il quadro occupazionale locale.

Riprendendo quanto detto dall’assessore De Santis, non serve promuove-re politiche occupazionali per nulla rispondenti alle reali esigenze di lavoro. Se,ad esempio, un’amministrazione attiva corsi di formazione professionale di ta-

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Come si coordinala Città con l’atti-vità della Regionee della Provincia

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glio e cucito in un mercato del lavoro che necessita, invece, di operai specia-lizzati tale politica non sarà utile in alcun modo. Di qui la forte necessità di os-servatori locali dai quali attingere le informazioni necessarie per sostenere la po-litica per l’occupazione più rispondente alle necessità del mercato del lavoro.«Dobbiamo sapere che tipo di professionalità servono e indirizzarci su quelle»,ha sottolineato l’assessore Gesualdi, che per concretizzare questa esigenza hastipulato un accordo con la locale Università per la realizzazione di corsi postlauream in grado di fornire una formazione tarata sulle esigenze del territorio.

Rimarcando anch’egli l’importanza di un Osservatorio locale per l’occupa-zione, l’assessore del Comune di Campobasso ha sottolineato che «Uno dei pro-blemi degli amministratori locali, infatti, è la scarsa conoscenza dei settori incui poter investire e l’osservatorio, fotografando adeguatamente la realtà, po-trebbe essere in questo senso un valido aiuto soprattutto se si basa sulla col-laborazione di tutte le parti economiche presenti sul territorio».

La pensa allo stesso modo anche l’assessore di Messina, il quale ha dichia-rato che «la conoscenza del mercato del lavoro è fondamentale per orientarele scelte delle imprese e soprattutto dei giovani sin dalla fase della formazio-ne scolastica». È questo il motivo principale per il quale, insieme alla sua am-ministrazione, egli sta lavorando per potenziare l’osservatorio economico giàoperativo, seppure in maniera discontinua, per trasformarlo in un Osservatoriosull’economia ed il lavoro.

L’assessore al lavoro del Comune di Benevento, oltre a riconoscere l’impor-tanza e la necessità di un Osservatorio locale per l’occupazione, propone la con-temporanea istituzione di un Laboratorio all’interno del quale «attivare le ideeda porre in essere attivamente sul territorio per la crescita occupazionale».

Anche il Comune di Reggio Calabria condivide l’importanza di istituire unOsservatorio locale per l’occupazione. A questo proposito la dott.ssa SerenaAngioli ha dichiarato che l’amministrazione reggina, grazie al confronto profi-cuo sviluppato nell’ambito del progetto Regenerando, ha già programmato larealizzazione di un Osservatorio per l’Occupazione, che sarà frutto di un parte-nariato con l’Unione degli Assessorati alle politiche socio sanitarie e del lavo-ro. Il suddetto Osservatorio, prendendo spunto dalle esperienze già realizzate,ad esempio, dal Comune di Roma, si propone di apportare un valido contribu-to al problema della disoccupazione ed al mercato del lavoro in genere. Essosi auspica, inoltre, di diventare anche uno strumento di condivisione dei dati edelle informazioni con gli altri Enti ed organismi, sia pubblici che privati, impe-gnati nell’ambito delle politiche occupazionali.

Si distingue dalle altre amministrazioni contattate la Città di Roma che già datempo ha attivato un osservatorio comunale sull’occupazione e le condizioni dellavoro, del quale si dà conto in maniera più minuziosa nel capitolo successivo.

Pur riconoscendo a pieno il supporto che tali osservatori potrebbero appor-tare, non va sottovalutato il contributo ancora più efficace che potrebbe arriva-

CAPITOLO 2

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106 Per un’analisi più dettagliata sull’importanza degli osservatori e della loro messa in rete sirimanda al capitolo 4.

Osservatori localiper l’occupazione

e reti tematichetra Città

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re alle amministrazioni in seguito all’istituzione di una rete di osservatori106, ini-ziativa prevista nelle conclusioni del network Regenerando e inserita nella Cartadelle Città europee per l’Occupazione.

L’intervista in profondità agli esponenti delle amministrazioni locali contat-tate si conclude con interrogativi relativi alla partecipazione di queste ultime adiniziative e, nello specifico, a reti tematiche europee ed al loro giudizio in me-rito a progetti di questo tipo. La partecipazione è giudicata positivamente da tut-ti gli interpellati, convinti che il partenariato con altre Città, non solo italiane, creiconfronto ed allo stesso tempo sinergie utili per implementare i processi di svi-luppo nelle diverse realtà locali, potenziando le capacità di ciascuna di acqui-sire conoscenze e finanziamenti. A conferma di quanto appena riportato, dal-le risposte fornite emerge che tutte le Città hanno condiviso esperienze comu-nitarie, ma solo quelle aderenti a Regenerando, network descritto dettagliata-mente nel capitolo successivo, hanno messo in rete politiche urbane di natu-ra occupazionale.

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Osservatori localiper l’occupazionee reti tematichetra Città

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POLITICHE OCCUPAZIONALI,SOCIALI E MISURE ADOTTATENELLE CITTÀ DEL NETWORKREGENERANDO

Il presente capitolo è stato predisposto in collaborazione con il Comune diReggio Calabria, lead partner della rete Regenerando. In particolare, si ringra-ziano il Sindaco del Comune di Reggio Calabria, dottor Giuseppe Scopelliti, eil gruppo di lavoro del Comune di Reggio Calabria coordinato dalla Dirigentealle politiche del lavoro, dottoressa Serena Angioli, al quale hanno contribui-to in modo determinante la responsabile dell’Ufficio Cooperazione, la dottores-sa Grazia Giannaccari, il Dottor Tommaso Cotronei dell’Ufficio Statistico delComune e i consulenti del Comune, Dottor Leandro Savio e dottoressa AmeliaFeminò. La expertise esterna al progetto è stata assicurata dagli esperti euro-pei Birgit Daiber e Patrik Fourguette.

La descrizione delle esperienze realizzate nelle Città italiane è il segno di unmunicipalismo attivo che riesce ad innescare condizioni di crescita e di svilup-po locale, pur in mancanza di una vera e propria legittimazione.

La raccolta e l’analisi dei contributi forniti dagli amministratori hanno con-sentito di comprendere, tra l’altro, l’importanza che le sperimentazioni avvia-te nei diversi contesti cittadini assumono se collocate in un asset reticolare, ca-pace di far emergere in una prospettiva di scambio e di confronto punti di for-za e criticità delle esperienze realizzate.

Questo è il significativo risultato al quale si è pervenuti anche e soprattut-to dopo aver seguito le iniziative svolte dalla rete di Regenerando, istituita traalcune Città europee che sulla base di comuni linee programmatiche, fissate alivello europeo, si sono impegnate a condividere e trasferire le esperienze di suc-cesso realizzate nei processi di promozione sviluppo locale ed occupazionale.

L’iniziativa Regenerando, nata nell’alveo dei programmi comunitari Urban,ha contribuito a dare rilievo alla questione occupazionale in ambito urbano eha avuto il merito di svelare ciò che le Città sono capaci di realizzare per favo-rire la rigenerazione urbana, la crescita sociale ed occupazionale.

Se in Italia il ruolo delle Città nel creare occupazione è quello che emergede facto, mancando una normativa che definisca in modo preciso e istituzio-nalizzi questa funzione dei Comuni, nello scenario comunitario la questione ur-

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bana ha assunto una dimensione sempre crescente, nella convinzione che leCittà sono un elemento cardine delle politiche di sviluppo.

3.1 I programmi comunitari sviluppati nelle Città: da URBAN a URBACT

Alla fine degli anni ’80 la Commissione Europea ha avviato la sperimenta-zione di un approccio integrato per affrontare le problematiche relative alla ri-qualificazione urbana.

Negli ultimi anni sono state previste misure volte a potenziare le politichedi sviluppo urbano nell’ambito di programmi comunitari, finalizzati al riequili-brio regionale attraverso la realizzazione di effetti durevoli sulle strutture socioe-conomiche dei vari Stati membri.

Nello scenario comunitario la questione urbana è una priorità politica di cre-scente rilevanza. Da un lato, ci sono le sfide tradizionali che le Città europee de-vono affrontare, spesso caratterizzate da uno sviluppo a più velocità all’internodella stessa Città e sempre orientate all’implementazione di modelli economi-ci urbani sostenibili. Dall’altro lato, le Città svolgono un ruolo decisivo per la cre-scita economica, l’occupazione e la competitività.

Per aiutare le Città europee a misurarsi con le sfide cui devono far fronte, sulfinire degli anni ‘80 la Commissione ha promosso varie azioni di riqualificazio-ne urbana.

L’attuazione del programma URBAN, che si caratterizza per la scelta di inter-venire, attraverso la modalità dell’approccio integrato, su aree particolarmen-te disagiate, si inserisce in un sistema di nuove sperimentazioni, avviate sui ter-ritori nazionali sin dai primi anni ’90.

Si tratta di interventi che hanno come obiettivo la riqualificazione del tessu-to urbanistico, edilizio ed ambientale e che rientrano comunemente nel nove-ro dei programmi complessi quali i Programmi Integrati di Intervento, iProgrammi di Riqualificazione Urbana e i Piani di Recupero Urbano.

Tra il 1989 e il 1999 la Commissione ha erogato aiuti a favore di 59 proget-ti pilota urbani107 e di 118 programmi nel quadro di URBAN I, prima iniziativadi successo, messa a regime per il periodo 1994-2000 e riproposta negli anni2000-2006 (URABN II), sperimentata nell’ottica di una precisa metodologia diprogrammazione ed utilizzazione dei fondi strutturali nel quadro delle politichedi sviluppo urbano integrato.

URBAN è uno strumento rientrante nella programmazione 2000-2006 tra lequattro iniziative comunitarie finanziate dai Fondi strutturali108 e destinato a pro-muovere e sviluppare lo spirito imprenditoriale, l’occupazione, l’inclusione so-ciale e la qualità dell’ambiente fisico e naturale nelle zone urbane in difficoltà.

CAPITOLO 3

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107 (1990-1993 e 1997-1999).108Le altre tre sono: Interreg (il cui obiettivo è promuovere la cooperazione interregionale, tran-

snazionale e transfrontaliera), Leader+ (finalizzato a realizzare progetti pilota di sviluppo sosteni-bile nelle zone rurali) e Equal (programma che prevede nuove strategie di lotta contro ogni formadi discriminazione e ineguaglianza nell’accesso al mercato del lavoro).

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Nel 2000 la Commissione, tenendo conto dei progressi realizzati e grazie adun energico intervento del Parlamento europeo, ha deciso di presentare agli Statimembri una nuova iniziativa comunitaria, intitolata URBAN II109, concernente larivitalizzazione economica e sociale delle Città e delle zone adiacenti in crisi, perpromuovere uno sviluppo urbano sostenibile. Nella comunicazione si fa espli-cito riferimento ai principi che debbono essere rispettati per realizzare l’inizia-tiva: si punta l’attenzione sulla necessità di adottare un’impostazione integra-ta che promuova pari condizioni di accesso al lavoro e alla formazione, pari op-portunità per uomini e donne, rispetto delle norme sulla sostenibilità dell’am-biente a livello urbano, piena complementarità dell’iniziativa con quelle comu-nitarie già implementate a livello locale, massima diffusione dei progetti rea-lizzati nelle zone prescelte a livello territoriale. L’articolo 15 della comunicazio-ne fissa gli orientamenti di URBAN II, sottolineando la necessità di facilitare l’in-dividuazione e il riconoscimento delle innovazioni e delle buone pratiche perstrutturare gli scambi di esperienze110.

URBAN II (2001-2006) si fonda sul successo della prima iniziativa, ma ap-porta una serie di miglioramenti alla struttura programmatica e gestionale (ge-stione snellita, inclusione nel programma delle Città di piccole e medie dimen-sioni, criteri più trasparenti per la selezione dei siti, programma di rete per loscambio di esperienze)111. I programmi, che affrontano una serie di gravi pro-blematiche di ordine socioeconomico, con particolare attenzione alle iniziati-ve locali per l’occupazione e lo sviluppo, prevedono un’elevata concentrazio-ne in termini finanziari (contributo pro capite) e territoriali (contributo per chi-lometro quadrato)112.

I programmi danno assoluta precedenza alla riqualificazione ambientale emateriale, cui è destinato il 40% della spesa prevista.

Alle altre due direttrici - l’integrazione sociale e l’imprenditorialità/occupa-zione – è destinato complessivamente un altro 42%. Altre priorità, segnatamen-te i trasporti e la società dell’informazione, si dividono la quota rimanente, ben-ché in taluni casi sia loro destinata un ammontare di spesa più elevato. Dei 70programmi, 31 riguardano quartieri del centro, 27 zone periferiche, 4 zone mi-ste e 8 intere Città. Non si riscontrano nessi diretti tra la tipologia e la prioritàattribuita alle varie categorie di misure. Per il monitoraggio e la valutazione deiprogrammi, vengono adottati una serie limitata di indicatori comuni ispiratiall’Audit urbano.

L’impatto positivo del programma URBAN viene riconosciuto, per tabulas,in un documento del 2002 dal titolo “La programmazione dei Fondi Strutturali2000-2006: prima valutazione dell’iniziativa URBAN”113. In questo documento

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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109 Comunicazione della Commissione del 28 aprile 2000.110 A tal fine sono stati stanziati 15,9 milioni di euro.111 I 70 programmi URBAN II interessano una popolazione di circa 2,2 milioni di abitanti, con

un contributo a valere sul FESR di 730 milioni di euro e per un investimento totale di 1600 milio-ni di euro.

112 Il contributo pro capite annuale è superiore di circa il 30% a quello nell’ambito dell’obiettivo 2.113 “La programmazione dei Fondi Strutturali 2000-2006: prima valutazione dell’iniziativa URBAN”.

I programmi co-munitari svilup-pati nelle Città:da URBAN a UR-BACT

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si sottolinea il contributo che l’iniziativa può offrire allo sviluppo della politicadi coesione, all’impostazione integrata e partenariale, ritenuta necessaria allaelaborazione della politica di coesione da strutturare secondo quel modello digovernance che avvicina i cittadini alle istituzioni europee.

La Commissione e gli Stati membri si sono accordati sull’approvazione di unprogramma unico, URBACT, che riguarda oltre 210 Città che beneficiano o han-no beneficiato dei programmi URBAN I e II e dei progetti pilota urbani.

La grande novità di URBAN II è proprio la possibilità di scambiare esperien-ze di successo e buone pratiche in tutta Europa grazie al programma specificodenominato Rete Europea per lo Scambio di Esperienze o URBACT. Quest’ultimoè stato avviato agli inizi del 2003 e dal maggio del 2004 è stata prevista la pos-sibilità di accesso al programma anche per le Città dei dieci nuovi Stati mem-bri, le quali rappresentano oggi un terzo dei partecipanti al programma, al qua-le aderiscono anche autorità regionali, università e Stati membri.

URBACT, formidabile strumento di apprendimento reciproco, è riuscito a coin-volgere molte Città e vanta circa 375 partner riuniti in 20 reti, tra le qualiRegenerando, e 6 gruppi di lavoro tematici; esso è diventato un utile punto diriferimento per gli scambi e le riflessioni sulle problematiche di sviluppo urba-no, sulle esperienze realizzate e sulla definizione delle soluzioni da condivide-re e da adottare.

In URBACT sono confluiti tutti quegli insegnamenti prodotti dalle esperien-ze di URBAN I e URBAN II che ormai costituiscono quello che viene definito “UR-BAN ACQUIS”, la cui validità ed utilità viene riconosciuta anche nei recenti re-golamenti, sui quali si fonda la nuova politica di coesione.

Si punta l’attenzione su quelle strategie e su quegli strumenti che rappre-sentano l’impostazione fondamentale di URBAN, tra cui: l’approccio integrato,ossia la combinazione in una zona circoscritta di misure sociali, ambientali edeconomiche volta a dare una risposta coerente ai multiformi problemi della zo-na e in base al quale è previsto lo sviluppo di un progetto unico in grado di in-teressare settori diversi dell’amministrazione e capace di coinvolgere soggettipubblici e privati, associazioni, cittadini e tutti gli attori sociali presenti sul ter-ritorio. Si riconosce, inoltre, l’importanza di focalizzare l’attenzione su aree re-lativamente ridotte, in modo da massimizzare l’impatto e il rendimento dell’in-tervento. Appare utile, tra l’altro, utilizzare schemi progettuali flessibili, in gra-do di individuare le zone di intervento in base alle esigenze e alle priorità na-zionali, garantendo al contempo la conformità ai criteri comunitari e la selezio-ne secondo procedure trasparenti.

Il metodo URBAN promuove la semplificazione amministrativa e la flessibi-lità, in particolare la razionalizzazione del contributo comunitario, il quale de-ve essere erogato da un solo Fondo con un’unica serie di procedure, pur riguar-dando una vasta gamma di misure; infine, viene attribuito forte rilievo al par-tenariato locale, comprese le associazioni locali, con conseguente formazionedi capacità locale e quindi programmi più efficaci.

CAPITOLO 3

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I programmi co-munitari svilup-pati nelle Città:

da URBAN a UR-BACT

Page 72: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

3.2 Il progetto Regenerando: protagonisti, ruoli e caratteristiche

Il progetto Regenerando rappresenta un esempio concreto di alleanzestrategiche tra Città per l’attuazione di politiche occupazionali. Come anticipa-to all’inizio di questo capitolo, si tratta di un network tematico composto da 11Città europee (Reggio Calabria, lead partner, Roma, Napoli, Salerno, Palermo,Siracusa, Palermo, Catania, Oradea114, Evosmos115, Leicester116 e Chalon surSaone117) che, sulla base di comuni linee programmatiche, si sono impegnatea condividere e trasferire le esperienze di successo realizzate nei processi di pro-mozione e crescita occupazionale e sociale. Finanziato dalla Commissione eu-ropea nell’ambito del programma URBACT, il progetto è partito nel giugno del2004 per protrarsi fino al dicembre del 2006.

Nata con l’intento di costituire un network finalizzato allo scambio delle espe-rienze tra le città al fine di diffondere le conoscenze delle migliori tecniche e del-le migliori soluzioni per creare nuove opportunità di lavoro e con quello di pro-muovere il capitale umano e la prosperità economica, l’esperienza diRegenerando ha permesso alle Città di dimostrare la loro capacità di sostene-re processi occupazionali e di crescita dell’economica locale.

Dall’analisi della matrice (allegato 2) elaborata nell’ambito dei lavori dellarete di Regenerando e dalla lettura delle considerazioni conclusive emerse dalprogetto (a tal proposito si ringrazia il Comune di Reggio Calabria per aver con-sentito in questa pubblicazione di riprendere le principali conclusioni del rap-porto che è in corso di pubblicazione ed al quale si rimanda per tutti gli approfon-dimenti), risulta che tutte le iniziative intraprese all’interno del network, pur nel-le loro specificità, condividono infatti l’obiettivo di migliorare e quello di dimo-strare la capacità delle Città di incrementare lo sviluppo economico e socialedelle aree interessate. In alcune di esse si interviene in maniera diretta, promuo-vendo la regolarità delle attività economiche locali, in altre indirettamente, in-nescando meccanismi in grado di promuovere la crescita locale.

L’incremento dell’occupazione attraverso la creazione di opportunità lavo-rative per le donne, i tossicodipendenti e gli ex detenuti, insieme all’attivazio-ne di tirocini formativi e di orientamento e delle borse lavoro rappresenta unodei temi centrali delle azioni implementate dalle Città partner.

Oltre al carattere diretto o indiretto delle azioni finalizzate all’incremento del-l’occupazione, i progetti si distinguono in base alle questioni affrontate: le po-litiche attive per il lavoro, l’economia sommersa, il lavoro irregolare, i servizi al-la persona, le attività culturali, la formazione, l’introduzione delle tecnologie del-l’informazione e della comunicazione (ICT), il sostegno alle piccole e medie im-prese (PMI). Alcuni di loro, pur partendo dall’obiettivo di produrre benefici inun settore specifico, finiscono con avere un impatto positivo anche in altri con-testi, mettendo in pratica quel metodo che viene definito approccio integrato118.

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

71

114 Città della Romania.115 Città della Grecia.116 Città del Regno Unito.117 Città della Francia.118 Un esempio significativo di approccio integrato è rappresentato dal progetto Al-Bab, rea-

lizzato nella Città di Palermo.

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Diversi sono anche i destinatari finali ed il tipo di finanziamento previsto perla loro realizzazione.

Sebbene vi siano casi in cui non si faccia esplicito riferimento ad una cate-goria specifica, i beneficiari delle azioni sono quasi sempre i disoccupati, le don-ne, le minoranze etniche, i giovani di età inferiore ai 21 anni, i disabili, gli ex de-tenuti, gli ex tossicodipendenti e gli anziani; si tratta, in sintesi, prevalentemen-te di categorie svantaggiate.

I finanziamenti possono essere erogati dal Comune, dalla Regione, dallo Statoe dall’Unione europea, sia in maniera esclusiva da parte di un singolo ente, siasotto forma di cofinanziamento.

Con l’intento di materializzare un proficuo scambio di esperienze, nell’am-bito di Regenerando, sono stati messi in rete complessivamente 56 progetti, dicui 22 finanziati esclusivamente con risorse locali119.

Al di là delle differenze descritte, tutte le iniziative progettuali hanno il me-rito di aver posto in essere strategie capaci di favorire lo sviluppo economico,l’occupazione e l’integrazione sociale nelle municipalità interessate.

La disseminazione delle suddette strategie tra le Città partner, elemento cen-trale del network di Regenerando, ha generato un meccanismo di interscambioe di crescita all’interno della rete capace di sensibilizzare e coinvolgere più Città.

Lo scambio di esperienze comporta un duplice vantaggio: da un lato, la pos-sibilità di imparare dalle best practices realizzate altrove e, dall’altro, quella dievitare di commettere gli stessi errori. Questo aspetto è considerato da quasitutte le Città partner il valore aggiunto di Regenerando, un’occasione che ha per-messo in tutti i casi di arricchire il bagaglio di conoscenze riguardanti il mon-do del lavoro posseduto dagli attori coinvolti.

La descrizione delle esperienze realizzate nelle diverse realtà urbane, è avve-nuta sia nel corso degli incontri organizzati periodicamente in tutte le Città, siaattraverso la distribuzione di template contenenti informazioni relative alle se-guenti aree tematiche: Politiche del Lavoro e di integrazione sociale, Creazionedi nuove attività economiche per l’occupazione, Comunicazione. I risultati sonostati sintetizzati in chiave sinottica nell’ambito di una matrice informativa e de-scritti in modo più ampio all’interno del rapporto finale progetto.

La prima area di interevento, Politiche del Lavoro e di integrazione sociale,comprende le informazioni di contesto relative alla Città (la composizione del-la popolazione rispetto alle fasce d’età, al sesso ed alle categorie svantaggia-te), la programmazione e l’attuazione delle politiche attive del lavoro a livellolocale e la descrizione degli interventi realizzati.

Sul fronte della creazione di nuove attività produttive si pone in evidenza ilruolo del Comune nell’ambito delle politiche a sostegno delle imprese. In que-sta macroarea sono descritti in maniera dettagliata i progetti realizzati tra il 2000ed il 2004 e quelli previsti per il periodo 2005-2006.

Infine, la comunicazione fornisce informazioni relative al sistema di divulgazione

CAPITOLO 3

72

119 Oltre a quelli auto-finanziati dalle Città, 4 progetti hanno beneficiato esclusivamente di fon-di statali, 7 di risorse comunitarie, mentre tutti gli altri sono stati cofinanziati.

Il progettoRegenerando:

protagonisti, ruolie caratteristiche

Page 74: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

istituzionale messo in atto dall’ente locale ed ai mezzi di informazione utilizzati in re-lazione agli interventi realizzati o previsti nell’ambito delle altre aree tematiche.

Le iniziative poste in essere per agevolare la comunicazione consistono nel-la creazione di due siti web gestiti dal Comune di Reggio Calabria, di cui unoin collaborazione con il Segretariato URBACT 120 (www.regenerando-rc.it), unRapporto finale, in corso di pubblicazione, per la divulgazione, anche all’ester-no del network, dei risultati delle azioni realizzate, la diffusione di Reportinformativi, di materiale audiovisivo e di opuscoli tradotti nelle lingue deiPaesi a cui appartengono le Città partner, due conferenze internazionali, di cuila conclusiva si è svolta a Reggio Calabria il 25 novembre 2006, e diversi incon-tri tematici tra i partner, oltre a numerosi incontri seminariali coadiuvati dagliesperti della rete.

Il network è stato coordinato dalla Città di Reggio Calabria che, qualeComune capofila, ha avuto il compito di monitorare e di implementare il pia-no d’azione adottato. Alla lead-city è spettato, inoltre, il ruolo di mediatore trale Città partner ed il Segretariato URBACT, la stesura di tutta la documentazio-ne necessaria, la gestione del sito web appena citato, oltre che l’organizzazio-ne di forum di scambio, videoconferenze ecc.

Nell’espletamento di queste funzioni, lo staff ha potuto contare sulla colla-borazione di 2 esperti europei in materia di politiche di sviluppo locale, BirgitDaiber e Patrick Fourguette. In particolare con Birgit Daiber, dopo una scrupo-losa analisi delle iniziative implementate, è stata costruita una matrice (allega-to 2) che riassume il quadro complessivo delle azioni messe in atto da ogni mu-nicipalità, suddivise in base al livello di attuazione, alla fonte dei finanziamen-ti, ai destinatari finali ed al settore di intervento (azioni tese ad incrementare l’oc-cupazione, a contrastare il mercato irregolare, ad incoraggiare lo sviluppo eco-nomico o l’inclusione sociale). Con Patrick Fourguette, invece, si è verificata l’at-tinenza delle iniziative poste in essere dalle Città con le linee guida fissate dal-la Comunità Europea in materia di occupazione.

Entrambi gli esperti hanno preso parte a tutti i lavori della rete, che sono sta-ti seguiti, oltre che dai partner di Regenerando, anche dall’ISFOL.

Grazie alla possibilità di partecipare agli incontri tematici, offerta dal Comunedi Reggio Calabria, il nostro Istituto ha potuto, inoltre, approfondire le dinami-che secondo le quali le Città concretizzano le strategie occupazionali.

L’impegno dei Comuni della rete non si è limitato all’ideazione ed all’imple-mentazione di azioni finalizzate ad incrementare l’occupazione e/o a contrasta-re i fenomeni di esclusione sociale. Le Città si sono anche impegnate nel ten-tativo di sottolineare, ed al tempo stesso di vedere legittimata la loro capacitàdi intervenire direttamente nelle questioni riguardanti l’occupazione. Essendol’istituzione più vicina ai cittadini, esse ne conoscono meglio di qualunque al-tro livello istituzionale le esigenze e per questo sono in grado progettare e rea-lizzare azioni più rispondenti ai bisogni delle singole realtà locali.

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

73

120 Al sito, oltre agli esperti tecnici ed ai politici impegnati nel progetto, possono accedere an-che i cittadini, i quali sono liberi di fornire contributi attraverso forum e dibattiti tematici.

Il progettoRegenerando:protagonisti, ruolie caratteristiche

Page 75: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

È proprio dalla necessità di rivendicare il ruolo delle Città rispetto alla poli-tica per l’occupazione che è nata l’idea di redigere la “Carta delle Città Europeeper l’occupazione”, (allegato 6) un documento programmatico, indirizzato al-le Istituzioni Europee, ai governi nazionali ed alle Regioni, con il quale le mu-nicipalità vogliono garantirsi la possibilità di partecipare e di condividere le de-cisioni assunte dai principali attori per l’occupazione, a tutti i livelli di governo121.Questa esigenza ha origine dal mancato coinvolgimento attivo delle Città nel-la programmazione dei fondi strutturali 2000-2006, che non guarda al di là del-l’autorità regionale.

Accettandone il contenuto, tutte le Città firmatarie hanno assunto l’impegnodi sostenere il metodo dell’approccio integrato e della cooperazione nelle po-litiche per l’occupazione e per lo sviluppo economico, di arricchire il proprio ba-gaglio di conoscenze relativo alle politiche occupazionali, di valorizzare il capi-tale umano, di assicurare politiche di pari opportunità e di inclusione lavorati-va, e quello di promuovere il lavoro dignitoso insieme alla legalità nei rappor-ti di lavoro. La scelta degli impegni da assumere non è stata casuale, ma gui-data da regole ben precise. Forti delle capacità dimostrate grazie all’esperien-za di URBAN, primo esempio del metodo di approccio integrato applicato peraffrontare la questione dell’occupazione locale, le Città sono pienamente con-sapevoli, infatti, della necessità di incoraggiare partenariati tra i diversi attori eu-ropei, nazionali e locali ed al tempo stesso di valorizzare le risorse locali al fi-ne di promuovere azioni efficaci per la crescita occupazionale e per lo svilup-po locale. Allo stesso modo esse sono consce dell’importanza della conoscen-za e dell’innovazione e quindi dell’esigenza di raccogliere e divulgare dati ed infor-mazioni concernenti le politiche, le problematiche e le azioni implementate perfavorire l’occupabilità. Di qui la volontà dei governi locali di creare e di mette-re in rete Osservatori comunali per l’Occupazione in grado di supportare la de-terminazione di strategie e strumenti d’intervento utili per incrementare l’oc-cupazione locale.

Per i promotori della Carta è di fondamentale importanza sostenere la for-mazione del capitale umano presente sul territorio e l’attuazione del principiodelle pari opportunità, insieme alle iniziative volte a contrastare il mercato dellavoro irregolare e a tutelare i diritti dei lavoratori, soprattutto in un momentocome quello che stiamo vivendo in cui molto spesso questi diritti vengono ‘ar-ginati’ con il pretesto della flessibilità lavorativa.

Interrogate sul valore aggiunto della Carta, le Città hanno riconosciuto ad es-sa il merito di garantire alle realtà che l’hanno sottoscritta «la visibilità e la ca-pacità di creare rete per un migliore governo locale» (Palermo), «la possibilitàdi inserirsi nel dialogo sui fondi strutturali per le politiche attive per il lavoro»(Catania), «il riconoscimento di un ruolo che esse non hanno ancora piena co-scienza di poter e saper gestire, oltre ad una maggiore consapevolezza sia al-l’esterno che all’interno dei territori comunali» (Siracusa), «il riconoscimento di

CAPITOLO 3

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121 La Conferenza conclusiva di Reggio Calabria è stata scelta come cornice ideale per la sotto-scrizione della Carta da parte dei Sindaci delle Città partner e di tutti quelli disposti a sostenerla.

Il progettoRegenerando:

protagonisti, ruolie caratteristiche

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un ruolo nelle politiche attive del lavoro, sia con l’attribuzione di risorse finan-ziarie, che con il coinvolgimento nel processo decisionale» (Salerno), «la pre-sa di responsabilità da parte della classe politica» (Napoli) e un «ruolo signi-ficativo delle Città, soprattutto su alcuni aspetti delle politiche attive del lavo-ro, che ad oggi non è adeguatamente valorizzato dalla filiera istituzionale»(Reggio Calabria).

3.3 Indagine sulle Città della Rete

Per comprendere in maniera più approfondita i motivi che hanno spinto leCittà ad entrare nella rete di Regenerando, il loro modus operandi, le azioni po-ste in essere, si è deciso di somministrare un questionario (allegato 3) ai respon-sabili dei Comuni che hanno seguito da vicino l’iniziativa.

Il questionario è articolato in più aree tematiche che si riferiscono rispetti-vamente alla partecipazione al network, alla politica attiva per l’occupazione edall’impegno profuso dalle diverse municipalità per contrastare il lavoro irrego-lare ed i fenomeni di esclusione sociale.

In primis si è voluto approfondire l’importanza attribuita alla possibilità diincrementare l’occupazione locale, di confrontarsi con altre realtà urbane e dicontrastare il mercato del lavoro irregolare ed i fenomeni di esclusione socia-le nella scelta di partecipare all’iniziativa.

Già a partire da questa fase iniziale sono emerse alcune differenze, in par-ticolare tra i partner italiani, da un lato, e quelli europei dall’altro. Quasi tuttele Città italiane, infatti, sono state invogliate principalmente dalla possibilità diconfrontarsi con altre realtà urbane, mentre per quelle straniere tale alternati-va ha influito solo in parte sulla scelta di entrare nella rete. Tra i Comuni italia-ni fa eccezione Siracusa, che attribuisce maggiore importanza alla possibilità diincrementare l’occupazione locale e tra quelli stranieri Oradea il cui obiettivoprincipale è quello di contrastare i fenomeni locali di esclusione sociale.

La fuoriuscita dal precariato e la creazione di società cooperative rappresen-tano il cuore delle politiche attive del lavoro perseguite dal Comune di Siracusache, per contrastare il lavoro precario, insieme alla Regione, ha erogato finan-ziamenti a favore di tutte le imprese disposte a garantire la stabilità del postodel lavoro ai propri dipendenti.

Un’altra peculiarità di Siracusa è la realizzazione di due progetti, rivolti allacura degli animali e all’accoglienza e al sostegno dei disabili, tra gli interventifinalizzati ad incrementare l’occupazione. Il primo si è concretizzato nella crea-zione di un rifugio sanitario per cani e gatti randagi122, gestito da una coopera-tiva di disoccupati adeguatamente formati per il compito che sono chiamati asvolgere all’interno della struttura. Prima di assegnare la gestione del rifugio, in-

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

75

122 In base all’art. 11 comma 1 della legge regionale n. 15 del 2000, per rifugio sanitario pub-blico si intende un luogo atto al ricovero dei cani e dei gatti che sia attrezzato con sala operatoria,ambulatorio e locali di degenza per il controllo dei cani e dei gatti catturati, la loro eventuale ste-rilizzazione nonché la cura di animali ammalati.

Il progettoRegenerando:protagonisti, ruolie caratteristiche

Page 77: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

fatti, è stato previsto un percorso formativo indirizzato ai lavoratori coinvolti inprogetti di lavori socialmente utili (LSU), di pubblica utilità (LPU), o in qualsia-si altra condizione di precariato lavorativo. Solo 8 dei 28 partecipanti lavoranoin maniera stabile presso il rifugio sanitario, tutti gli altri costituiscono ungruppo di personale competente che fa da supporto esterno alla struttura (cat-tura animali, orientamento all’adozione, rieducazione, consulenza ai proprie-tari per una corretta gestione del proprio animale, ecc). Questo progetto ha untriplice merito: portare fuori dalla condizione di precariato una parte, seppur li-mitata, di lavoratori, ridurre il numero di animali randagi vaganti sul territoriocomunale ed incentivare pratiche di adozione responsabile da parte di chi de-cide di prendere con sé un gatto o un cane.

Il secondo progetto ipotizza il coinvolgimento degli animali come terapia pergli ex disabili psichici, mettendo in pratica quella che è da tutti conosciuta co-me Pet Therapy. Questo tipo di iniziativa nasce sotto ottimi auspici, visto che èaccertato ormai che la presenza di un animale è in grado di migliorare, sul pia-no psicologico, la vita delle persone. Essa coinvolgerà all’incirca 15 disabili, i qua-li saranno distribuiti in varie attività, come la somministrazione del cibo agli ani-mali presenti nel rifugio, l’accompagnamento dei cani durante le attività di for-mazione al corretto rapporto uomo-animale-ambiente realizzate nelle scuoleo la realizzazione della Pet Therapy all’interno degli ospedali, delle case di ri-poso, delle strutture carcerarie o dei centri per disagiati mentali.

Grazie a queste due iniziative, gli animali randagi non saranno più esclusi-vamente un problema per la comunità, ma si trasformeranno in una risorsa perle persone che vivono una condizione di svantaggio sociale.

Anche Oradea ha dato vita ad iniziative perfettamente in linea con quello cheha dichiarato essere il motivo principale della sua partecipazione a Regenerando.Non è un caso, infatti, che i progetti illustrati agli altri partner si rivolgono pre-valentemente ai bambini ed alle persone anziane.

A favore di questi ultimi ad Oradea sono stati creati Centri sociali multifun-zionali che offrono una gamma di servizi sociali diversificati e che sono dislo-cati in 5 distinti quartieri123 della Città. Queste strutture si adoperano per assi-curare agli anziani protezione sociale, occasioni di socializzazione, attività do-mestiche ed educative, informazioni su argomenti nei confronti dei quali essinutrono interesse, oltre che attività di counselling. Il tutto nel pieno rispetto deiprincipi dell’uguaglianza sociale, della dignità e dell’autostima degli anziani.

Il successo di questa iniziativa è testimoniato dall’aumento del numero dipersone che si sono rivolte al Centro e dalla conseguente diminuzione in Cittàdel tasso di esclusione sociale.

Azioni simili a quella appena descritta sono state intraprese anche a favo-re dei minori per i quali sono stati istituiti il Centro “Cuore” e quello “Ingrijirede Zi”. Il primo offre assistenza sociale, servizi educativi, terapia occupaziona-le e counseling psicologico diretti esclusivamente ai bambini appartenenti al-le famiglie meno agiate, il secondo garantisce uno spazio finanche ai genitori.

CAPITOLO 3

76

123 I Centri sono ubicati a Nufarul, Rogerius, Iosia, P-ta Unirii, Centru.

Indagine sulleCittà della Rete

Page 78: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

Il centro Cuore apre le porte ai bambini ai quali non può essere garantito unostile di vita dignitoso o che rischiano l’affidamento, e prevede per loro anchetrattamenti personalizzati a seconda dell’età e delle esigenze di ciascuno. Al suointerno i piccoli godono di un’atmosfera serena fatta di svago, passeggiate, pic-nic, teatro, cinema, gite, feste di compleanno. Cose semplici che fanno parte del-la quotidianità, ma di cui i bambini coinvolti in questo progetto non potrebbe-ro godere restando a casa.

Il centro Ingrijire de Zi coinvolge 40 bambini provenienti da famiglie social-mente svantaggiate o con reddito basso o nullo e si propone di prevenire l’ab-bandono scolastico e familiare, di migliorare il rendimento ed il comportamen-to a scuola, oltre che il clima familiare dei suoi piccoli ospiti. Anche in questocaso i programmi di intervento sono personalizzati e quindi, nel perseguimen-to dell’obiettivo finale che consiste nella reintegrazione sociale e professiona-le dei giovani dopo la scuola dell’obbligo, tengono conto dell’età, delle esigen-ze, delle capacità e degli interessi di ogni bambino.

Oradea si distingue dagli altri partner stranieri anche per il diverso grado d’im-portanza riservato alla possibilità di confrontarsi con altre realtà urbane e di in-crementare l’occupazione locale. Per la cittadina rumena, infatti, la possibilità diconfrontarsi con altre realtà urbane ha inciso sulla scelta di entrare a far parte del-la rete in misura maggiore rispetto a quella di incrementare l’occupazione.

A seguire sono state formulate domande relative alla fase ideativa (planning)ed a quella elaborativa (programming) delle iniziative progettuali, in riferimen-to alle quali ci si è interrogati sulla eventuale presenza delle parti sociali. Ad ec-cezione delle municipalità di Napoli124 e di Evosmos125, in tutti i casi l’ufficio pre-posto all’ideazione dei progetti coincide con quello che si occupa della loro ela-borazione. Per quanto attiene, invece, all’eventuale coinvolgimento delle par-ti sociali alle due fasi suddette, tutte le Città, tranne quella di Evosmos, si so-no dimostrate propense alla concertazione ed il modo più frequente per attuar-la consiste nel prendere in considerazione le idee, le osservazioni e i loro sug-gerimenti in merito alle problematiche in oggetto.

Superata la parte che riguarda le fasi preparatorie, ci si è soffermati sulle mo-dalità di trasmissione agli eventuali destinatari delle informazioni relative ai pro-getti presentati dalle diverse amministrazioni comunali. In tutti i casi, esclusoancora una volta Evosmos, le informazioni vengono veicolate attraverso il sitointernet del Comune. Molto frequente è anche il ricorso agli annunci sui gior-nali locali e al materiale promozionale, mentre Napoli si distingue dalle altre Cittàperché ricorre soprattutto all’animazione territoriale.

Si riferisce ai beneficiari anche la domanda successiva, grazie alla quale èemerso che ad usufruire delle iniziative sono quasi sempre i cittadini residen-ti all’interno del territorio comunale, è quella di Oradea l’unica municipalità che

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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124 Presso il Comune di Napoli le iniziative sono ideate dalle direzioni centrali dei settoriInfrastrutture, Politiche sociali, Sviluppo artigianale, commerciale, turistico ed elaborate dall’unitàdel progetto Programma URBACT e dall’assessorato all’Urbanistica.

125 Ad Evosmos l’ideazione spetta al Dipartimento Sociale e all’Ufficio per il Lavoro locale, laprogrammazione all’Impresa comunale.

Indagine sulleCittà della Rete

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garantisce il diritto di prendervi parte a chiunque voglia beneficiarne, indipen-dentemente dal luogo di residenza.

La parte del questionario relativa alla partecipazione a Regenerando siconclude con interrogativi relativi al valore aggiunto dell’iniziativa ed ai sugge-rimenti per migliorarla, oltre che al settore che da essa ha tratto maggiori be-nefici ed alla disponibilità, da parte di ogni Città, ad intraprenderne una simi-le alla fine dei lavori.

Come già anticipato in precedenza il valore aggiunto della rete tematicaRegenerando è senza ombra di dubbio lo scambio di esperienze, anche se peralcuni non è meno importante la possibilità di «rafforzare la visione del ruolodi primo piano giocato dalle Città nella gestione delle tematiche occupaziona-li e dello sviluppo locale ad esse connesso» (Siracusa), «l’opportunità di diffon-dere una cultura del valore lavoro» (Catania) e «la visibilità a livello europeodel network» (Leicester).

Indipendentemente da quello che viene considerato il valore aggiunto delprogetto, quasi tutte le Città si sono dimostrate disponibili a ripetere l’iniziati-va, magari introducendo dei cambiamenti in grado di migliorarla. In questo sen-so Oradea chiede «maggiore visibilità», Palermo «l’inserimento di altri Comuni»,Catania «un forum sulle prassi adottate dai Paesi europei che duri oltre la chiu-sura del progetto e l’istituzione di un osservatorio sul mercato del lavoro conla finalità di monitorare costantemente le figure professionali richieste da unmercato del lavoro mutevole», mentre Evosmos ritiene che siano necessari «mag-giore diversità tra i partner, target più specifici e maggiore chiarezza nelle me-todologie». Leicester, invece, auspica «una più folta rappresentanza di Città eu-ropee e dei rispettivi delegati, la necessità di essere maggiormente partecipa-tivi nei processi decisionali, un maggior coinvolgimento dei Project Managers,una più vasta varietà delle attività, più ispezioni sui progetti, ed una migliorestrutturazione dei Workshop».

Infine, i Comuni di Siracusa, Salerno e Napoli condividono l’idea di realizzare, co-me risultanza del confronto delle migliori pratiche messe in atto da tutti i partner,progetti pilota comuni, finalizzati a garantire maggiore visibilità ai lavori della rete.

Il giudizio di sintesi sul progetto si conclude mostrando che i settori dell’oc-cupazione, dello sviluppo locale e dell’inclusione sociale sono quelli che han-no tratto rispettivamente maggiori benefici dalle azioni attuate dalle municipa-lità presenti nel network.

3.4 Le Città e le politiche attive per l’occupazione, il mercato del lavoro re-golare, la coesione sociale

In una seconda parte dell’indagine sono state approfondite le iniziative im-plementate dalle Città con l’intento di promuovere l’occupazione ed è stata va-lutata l’importanza attribuita ai diversi tipi di interventi finalizzati a contrastarela disoccupazione (favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, il lavo-ro femminile, l’inserimento lavorativo dei disabili, la formazione o l’orientamen-

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Indagine sulleCittà della Rete

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to professionale, introdurre forme di lavoro flessibile, incentivare l’imprendito-rialità, offrire incentivi alle imprese). Tutte le Città attribuiscono molta o abba-stanza importanza ad ognuno di questi item, unica eccezione è Napoli che ri-tiene la promozione dell’inserimento lavorativo dei disabili ininfluente nell’a-zione di contrasto alla disoccupazione. Quasi tutte, inoltre, differenziano i pro-pri interventi a seconda dell’età dei beneficiari126, anche se i destinatari finali del-le iniziative sono prevalentemente i giovani in cerca di prima occupazione edi disoccupati di lunga durata.

La terza sezione del questionario è incentrata sulle tematiche connesse almercato del lavoro irregolare. Mentre i Comuni di Salerno, Siracusa, Oradea edEvosmos non sono affatto impegnati attivamente in azioni tese a contrastarele attività irregolari, le altre municipalità, ad eccezione di Napoli e Leicester at-tive da oltre un quinquennio, si muovono in questa direzione da circa 3 anni.

Nello specifico non si riscontrano particolari differenze tra le Città italiane,caratterizzate da una maggiore presenza di attività irregolari in settori come l’e-dilizia, il commercio, i servizi alla persona, l’agricoltura, la collaborazione dome-stica e la ristorazione. Si distingue, invece, Leicester, Città in cui il lavoro irrego-lare interessa esclusivamente il settore manifatturiero.

Tutte le amministrazioni comunali agiscono analizzando le caratteristiche delmercato del lavoro locale, però, mentre Palermo e Catania conducono ancheattività di vigilanza nei cantieri e nelle aziende, Napoli e Leicester preferisconopromuovere campagne per l’emersione dell’economia sommersa e per la co-noscenza dei diritti dei lavoratori.

Indipendentemente dalle azioni intraprese, a Napoli ed a Palermo le attivitàirregolari sono diminuite, mentre le altre Città non sono state in grado di for-nire una risposta in merito.

Restando in tema di contrasto al lavoro irregolare, la Città di Reggio Calabriaha rilevato che il progetto WorkMedRC, pur non essendo stato promosso conquesto esplicito intento, ha di fatto fornito importanti risultati anche in questoambito di intervento. È possibile, infatti, constatare che alcune azioni implemen-tate hanno favorito in maniera indiretta l’emersione dal lavoro irregolare, spin-gendo l’amministrazione a valutare anche l’ipotesi di strutturare nuove inizia-tive in questo campo.

Il questionario si chiude approfondendo l’impegno profuso dalle municipa-lità per contrastare i fenomeni di esclusione sociale. Ad eccezione di Catania,tutte le Città sono impegnate in attività di questo tipo da oltre 5 anni e le ca-tegorie maggiormente esposte al rischio di marginalità sociale sono quasi sem-pre gli ex detenuti, gli ex tossicodipendenti e le donne, seguiti rispettivamen-te dai disabili, dagli anziani e dalle minoranze etniche.

Secondo quanto dichiarato dal rappresentante del Comune di Salerno percontrastare i fenomeni di esclusione sociale, assumono un ruolo determinan-te «gli interventi, che attraverso forme di incentivazione, tendono a valorizza-

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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126 Si distinguono dal resto della popolazione oggetto di indagine le Città di Salerno, Oradeaed Evosmos.

Le Città e le politi-che attive perl’occupazione, ilmercato del lavo-ro regolare, lacoesione sociale

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re le risorse femminili, a favorire i processi di recupero della fiducia e del be-nessere sociale ed a ridurre la marginalità sociale. La riduzione delle disparitàtra donne e uomini, obiettivo trasversale del programma dell’Amministrazionecomunale, viene perseguita attraverso percorsi di qualificazione, e riqualifica-zione professionale, con l’apertura dei Centri per l’Occupabilità Femminile (COF),e la promozione di misure di “accompagnamento” che consentano di conci-liare la vita professionale con quella familiare: le aree prioritarie di interven-to riguardano le responsabilità familiari, i diritti dei minori, i servizi agli anzia-ni, ai disabili e agli immigrati. Per Statuto il Comune di Salerno “riconosce lacentralità del problema lavoro e dell’occupazione e favorisce e coordina la coo-perarazione con altri Comuni ed enti, al fine di assicurare un armonico svilup-po socio-economico, compatibile con l’ambiente e la piena occupazione”. In ta-le ottica il Piano di Zona Sociale, elaborato dal Settore Servizi Sociali, prevedeinterventi finalizzati all’inserimento lavorativo delle fasce deboli della popola-zione come strumento di lotta all’esclusione sociale e alla marginalità, struttu-rando nel contempo un’articolata offerta di servizi per coloro che vivono il di-sagio per difficoltà di inserimento, mancanza di opportunità e di integrazione,rischio di esclusione ed emarginazione sociale».

Il Comune di Reggio Calabria, prescindendo dalle tradizionali forme disussidi alle persone che sono a rischio di esclusione lavorativa e sociale, ha ini-ziato ad intraprendere qualche azione su target specifici. Tra queste si distingueil progetto “Serra Nazareno” che ha promosso l’inserimento lavorativo ed ini-ziative di contrasto all’esclusione sociale in favore di ex detenuti che vengonoaccolti nell’ambito di un’attività imprenditoriale svolta da una cooperativa cheproduce fragole.

La Città di Leicester per contrastare i fenomeni di esclusione combatte la po-vertà, misurata in tutte le aree della Città «attraverso la mappatura delle infor-mazioni statistiche», utilizzando i fondi del governo centrale. Un esempio con-creto è lo stanziamento di 50 milioni di sterline investiti per favorire la ripresaeconomica e sociale del contesto cittadino.

Tra gli interventi realizzati dalla Città di Evosmos, si distingue la creazione diuna nuova struttura sociale, che si propone di aiutare le persone anziane o so-le, quelle bisognose di assistenza domiciliare e non ultimo di creare nuove op-portunità lavorative.

La maggior parte dei servizi previsti al suo interno è indirizzata all’universofemminile, che sia in Grecia che in Europa, si contraddistingue per il più alto tas-so di disoccupazione. L’attenzione alle donne è da attribuire, prima di tutto al-la loro difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro a causa dell’impegno di cu-ra da esse profuso tra le mura domestiche. Tra gli obiettivi del progetto, infat-ti, anche la creazione di possibilità di lavoro rivolte in special modo alle don-ne ed il supporto all’occupazione femminile.

In questo modo sono state create tante nuove figure professionali ed è sta-to possibile dare lavoro ad 85 donne. Contemporaneamente la struttura ha for-nito assistenza a 108 persone con bisogni speciali, a 218 anziani che vivevanoda soli, a 280 poveri e a 216 soggetti non autosufficienti.

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Le Città e le politi-che attive per

l’occupazione, ilmercato del lavo-

ro regolare, lacoesione sociale

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Altre importanti occasioni per le donne sono arrivate nella cittadina greca inseguito all’apertura di 4 centri per bambini. La possibilità di affidare i propri fi-gli a centri specializzati riduce, infatti, gli impegni domestici e, di conseguenza,permette alle donne di entrare con minori difficoltà nel mercato del lavoro.

L’impegno di Siracusa contro i fenomeni di esclusione sociale, invece, si èconcretizzato nella concessione di borse lavoro per ex tossicodipendenti, nel-l’istituzione dell’assegno per servizio civico che offre percorsi occupazionali alposto di quelli assistenziali e nella realizzazione di progetti per l’inserimento oc-cupazionale dei diversamente abili. Con l’obiettivo di migliorare le condizionidi vita delle persone meno fortunate, il Comune di Siracusa sta realizzando perloro un’Agenzia di inclusione sociale. Si tratta di una struttura all’interno dellaquale gli immigrati, così come tutti coloro che vivono in condizione di svantag-gio sociale, potranno acquisire le risorse ed i mezzi necessari per esercitare i pro-pri diritti e doveri ed affrontare attivamente e responsabilmente il mercato dellavoro svolgendo percorsi di inclusione sociale. Oltre a quella nel capoluogo,sono state dislocate altre dieci sedi presso altrettanti Comuni della Provincia,tutte impegnate in attività di informazione, formazione, accompagnamento esupporto per l’inserimento lavorativo.

Nello specifico, l’Agenzia programma percorsi socio-riabilitativi per le perso-ne a rischio di emarginazione, promuovendo la qualificazione professionale elo sviluppo dell’occupazione e conduce azioni capaci di supportare il reinseri-mento, sia nel contesto familiare che in quello sociale, dei detenuti prossimi al-la scarcerazione. Tale Agenzia, inoltre, mette a disposizione degli immigrati e dialtri enti pubblici e privati un servizio di mediazione culturale ed offre il propriosupporto in situazioni ad alta criticità quali l’emergenza alloggio.

Il Comune ha provveduto anche alla creazione di una casa di accoglienza perdisabili, nata nel 1999 e gestita da una cooperativa con la quale è stata stipu-lata un’apposita convenzione. All’interno di questa struttura i disabili hanno lapossibilità di soddisfare i propri bisogni primari e di lavorare per imparare adessere autonomi. Contemporaneamente, diverse figure professionali hanno po-tuto trovare o mantenere un’occupazione adeguata alle proprie competenze.Il merito di questo progetto consiste nell’aver messo a disposizione una nuo-va casa famiglia per i disabili rimasti senza un posto in cui vivere dopo la chiu-sura dell’unica struttura di assistenza presente sul territorio e nell’aver intera-gito con il contesto sociale circostante in modo da permettere di superare i pre-giudizi verso la diversità.

L’impegno dell’amministrazione siracusana teso a contrastare i fenomeni dimarginalità sociale ha riguardato anche i minori. In questo senso si è cercatodi scongiurare, attraverso un’attività di prevenzione, casi di dispersione scola-stica riguardanti gli studenti della scuola dell’obbligo. È stato introdotto un sup-porto educativo domiciliare e territoriale per i minori e le loro famiglie, che sipone i seguenti obiettivi:

• instaurare un clima socio-educativo positivo;• responsabilizzare e sostenere i genitori rafforzandone il ruolo educativo del-l’intero nucleo familiare;

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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Le Città e le politi-che attive perl’occupazione, ilmercato del lavo-ro regolare, lacoesione sociale

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• migliorare il rendimento scolastico; • stimolare nei minori l’interesse per il sapere e la cultura;• promuovere il rispetto per le regole, la legalità e le istituzioni;• favorire nei soggetti l’espressione verbale dei propri bisogni e rafforzarnela fiducia in se stessi e l’autostima per un migliore inserimento sociale.

Quelli appena riportati sono solo alcuni degli interventi promossi dalle Cittàdella rete di Regenerando con l’intento di creare occupazione e di migliorarela qualità della vita dei cittadini delle diverse realtà locali in ogni aspetto dellaloro quotidianità. Un contributo, quello delle Città, che potrebbe diventare an-cora più efficace qualora fossero rimossi i limiti che non consentono alle mu-nicipalità di avere un ruolo attivo nelle politiche occupazionali, in primis l’im-possibilità di partecipare e di condividere le decisioni assunte dagli altri livellidi governo per promuovere l’occupazione.

3.5 L’indagine approfondita su sei Città della rete Regenerando

Pur riconoscendo l’impegno profuso da tutte le Città della rete diRegenerando, per le finalità della presente ricerca si è deciso di selezionarne6, in merito alle quali è stata effettuata una lettura integrata di tutte le iniziati-ve implementate.

Dopo un’analisi dei template si è cercato di codificare una metodologia dilettura univoca che, partendo da un modello di classificazione, definisse una ge-rarchia delle Città.

Il modello di lettura consiste in una funzione di selezione dei casi (allega-to 4) che riporta sulle righe 8 indicatori (impatto occupazionale, utilizzo ICT, de-stinatari progetti, grado di ingegneria finanziaria pubblica, reti e partenariati, azio-ni dirette ed indirette rispetto all’obiettivo occupazione, livello di formazione eapproccio progettuale), articolati a loro volta in sottoindicatori, e sulle colonne6 tipologie di intervento (creazione occupazione, ICT, inclusione sociale, orien-tamento formazione, incubatore impresa e alta formazione).

L’indicatore “Impatto occupazionale” rappresenta il criterio più significativoed è distinto a sua volta in due sottoindicatori. Il primo di questi si riferisce al-l’incidenza dell’intervento sul tasso di disoccupazione ed è stato utilizzato per va-lutare se esso in termini generali abbia prodotto, nel tempo, un incremento tan-gibile del tasso occupazionale. L’altro sottoindicatore riguarda l’impatto delprogetto in termini di occupazione ed è stato utile per quantificare il successooccupazionale verificatosi direttamente nella realtà locale nel breve termine.

Il criterio discretivo relativo all’”utilizzo delle ICT” è servito per individuare icampi applicativi di queste ultime nello schema progettuale. Da una parte, leICT sono intese come strumento necessitato per la formazione, alla luce degliorientamenti europei che promuovono una società basata sulla conoscenza e

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Le Città e le politi-che attive per

l’occupazione, ilmercato del lavo-

ro regolare, lacoesione sociale

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sul miglioramento delle politiche in materia di società dell’informazione e di R&S.D’altra parte, l’utilizzo delle nuove tecnologie è stato tarato come canale di co-noscenza/comunicazione per diffondere le informazioni e le notizie sulle atti-vità e sulle iniziative realizzate a livello locale. Infine, è stata considerata l’ap-plicazione delle ICT durante la fase attuativa del progetto.

Il terzo indicatore assume come discriminante i “destinatari delle iniziative”.In questo caso si è scelto di dare un maggior punteggio ai progetti rivolti prin-cipalmente ai disoccupati, seguiti in termini di votazione attribuita rispettivamen-te da quelli destinati agli under 21, alle donne, alle minoranze etniche, agli exdetenuti, agli ex tossicodipendenti ed infine agli anziani. A questi ultimi proget-ti si è dato un punteggio più basso in quanto riguardanti esclusivamente inter-venti di cura ed assistenza, aspetti comunque importanti, ma non prioritari inun contesto che ha fatto dell’incremento occupazionale l’obiettivo centrale de-gli interventi realizzati.

Un ulteriore indicatore è rappresentato dal grado di “ingegneria finanziaria”pubblica e si riferisce alla natura dei finanziamenti stanziati per la realizzazio-ne delle azioni. Essendo diverse le Istituzioni finanziatrici (comunitarie, nazio-nali, regionali, locali) si è ritenuto opportuno attribuire un punteggio maggio-re al sottoindicatore relativo ai progetti finanziati con risorse locali, secondo unalogica premiale che riconosce, in primis, la propensione locale ad investire inprogettualità.

L’indicatore “reti e partenariati” è declinato in due sottoindicatori: coinvol-gimento di Città esterne alla rete e presenza di partners. Il primo ha funziona-to come cartina di tornasole per verificare l’esistenza di una rete nella rete, ov-vero un sistema modulare che coinvolgesse non solo le Città di Regenerando,ma un più ampio numero di realtà locali, accomunate dall’intento di collabo-rare alla realizzazione del progetto, di scambiare le best practices e le esperien-ze di crescita e di sviluppo. Il secondo sottoindicatore ha messo in luce la va-rietà tipologica dei soggetti coinvolti nelle fasi di programmazione e realizza-zione del progetto, i quali in tal modo hanno dato vita ad un circuito virtuosodi collaborazione proficua per lo sviluppo della realtà locale.

Nella realizzazione della funzione di gerarchizzazione si è ritenuto opportu-no valutare anche il carattere “diretto o indiretto degli interventi tesi ad incre-mentare l’occupazione”. Seguendo questo criterio discretivo i progetti sono sta-ti distinti in base all’impatto diretto per l’occupazione, per lo sviluppo, per il mer-cato irregolare, per il sociale e per l’ambiente.

Il settimo indicatore considerato riguarda il “grado di formazione”, il qualeè stato distinto a seconda che il progetto dispensasse una formazione altamen-te qualificata o di medio/basso profilo. Tra i due sottoindicatori è stato privile-giato, in termini di punteggio, quello relativo alla formazione altamente quali-

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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L’indagine ap-profondita su seiCittà della reteRegenerando

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ficata, in quanto in linea con uno degli obiettivi della Strategia di Lisbona. La serie degli indicatori si conclude con l’approccio progettuale. Questo in-

dicatore è articolato in cinque sottoindicatori: approccio incrementale, trasfe-ribilità dei progetti, approccio integrato, sostenibilità, qualità. Con il sottoindi-catore approccio incrementale si è valutato in termini positivi la creazione di ini-ziative nate nell’ambito di programmazioni territoriali già strutturate, mentre conquello relativo alla trasferibilità del progetto si è presa in considerazione la pos-sibilità di realizzare la stessa azione in un contesto territoriale oppure in un set-tore diverso da quello nel quale è stata implementata inizialmente. Il criterio pre-visto dal sottoindicatore approccio integrato verifica la capacità del progetto dicoinvolgere contesti e situazioni diverse, invece, la sostenibilità ha verificato l’a-deguamento dell’intervento al contesto territoriale.

L’ultimo sottoindicatore contempla un giudizio di valore basato sugli elemen-ti dell’innovatività e/od originalità127 presenti nell’iniziativa svolta.

Come già anticipato, le colonne della matrice rappresentano le aree tema-tiche, individuate in base agli obiettivi della Strategia di Lisbona, nelle quali so-no stati raccolti i progetti, accomunati per caratteristiche e per contenuti simili.

Le varietà tipologiche in base alle quali questi ultimi sono stati raggruppa-ti partono dalla creazione dell’occupazione. Questo gruppo comprende i pro-getti che hanno come obiettivo principale l’aumento dell’occupazione, in ter-mini di creazione di nuovi posti di lavoro, attraverso misure proattive implemen-tate dai governi locali.

Segue il raggruppamento relativo alle ICT nel quale rientrano le iniziative mi-rate allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione de-stinate ai cittadini e alle singole realtà locali.

La terza categoria tipologica considerata si riferisce al fenomeno dell’inclu-sione sociale. Di essa fanno parte quelle attività progettuali poste in essere percontrastare l’esclusione sociale e per favorire l’integrazione dei soggetti emar-ginati dal mercato del lavoro e, in generale, dallo sviluppo socioeconomico.

L’area successiva è quella che si riferisce all’orientamento ed alla formazio-ne. In questa area tipologica hanno trovato posto i progetti che avevano lo sco-po di predisporre gli strumenti utili per l’inserimento lavorativo di quei sogget-ti esclusi dal mercato del lavoro. In generale, in essa sono rientrate tutte quel-le iniziative promosse dalle amministrazioni locali per facilitare il mismatch tradomanda ed offerta di lavoro, oltre agli sportelli lavoro istituiti in alcune Cittàdella rete.

Il quinto gruppo considerato prende in considerazione l’esistenza dell’incu-batore di impresa. Sono stati inseriti in questa colonna quei project works chemiravano a fornire un sostanziale supporto alle iniziative di crescita e/o di svi-luppo delle realtà imprenditoriali (medio- piccole) esistenti nel contesto terri-toriale di appartenenza.

CAPITOLO 3

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127 Il quid novi è rappresentato dal fatto che il progetto è frutto della sperimentazione di nuo-ve idee e tecniche progettuali.

L’indagine ap-profondita su sei

Città della reteRegenerando

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La prima riga della matrice si conclude con la voce alta formazione, nella qua-le rientrano tutti i progetti finalizzati a creare ed ampliare le conoscenze e le ca-pabilities di alto profilo.

La matrice è stata completata con una struttura di ponderazione consisten-te nell’attribuzione ad ogni indicatore di un peso e ad ogni sottoindicatore diun punteggio, con un sistema classificatorio che dà la priorità alle ricadute oc-cupazionali degli interventi realizzati.

La somma dei pesi è stata posta uguale a 100 e gli indicatori sono stati pa-rametrizzati in base all’importanza attribuita ad ognuno di essi. Si è procedu-to a moltiplicare il peso per il punteggio, precedentemente stabilito con l’inten-to di premiare quei sottoindicatori più rispondenti agli obiettivi fissati nellaStrategia di Lisbona.

Nelle celle della matrice (incrocio tra riga = indicatore/sottoindicatore e co-lonna = tipologia di intervento) con un sistema binario (1;0) è stata segnala-ta per ogni Città la presenza o meno di quella determinata caratteristica e som-mando i punteggi ottenuti è stato possibile determinare per ognuna di esse unamisurazione complessiva. Il risultato di questa operazione è stata una matriceche ha attribuito ad ogni municipalità un rank finale in base al quale sono sta-te individuate le 6 da sottoporre ad approfondimento, che sono ReggioCalabria, Palermo, Napoli, Roma, Catania, Salerno.

3.5.1 Reggio Calabria

Gli impegni assunti in qualità di lead city non hanno impedito al Comunedi Reggio Calabria di attivarsi proficuamente nel tentativo di incrementare l’oc-cupazione, lo sviluppo locale e la coesione sociale all’interno dei suoi confini,diventando un valido esempio per le altre Città partner e non solo.

Tentativi che hanno sicuramente prodotto risultati positivi visto che il tassodi disoccupazione, nel 2005, si è attestato al 16,2% facendo registrare un de-cremento di 10 punti percentuali rispetto ai dati del censimento del 2001(26,2%)128.

Tra le tante iniziative finalizzate ad incrementare l’occupazione locale, l’am-ministrazione comunale ha istituito lo Sportello Unico e Incubatore DigitalEconomy che offre validi servizi per la creazione di nuove imprese. Nello spe-cifico, questa struttura garantisce stabilmente assistenza ed orientamento all’im-prese, oltre che informazioni circa le opportunità e le potenzialità esistenti perlo sviluppo economico del territorio. Grazie a questo innovativo strumento, l’en-te assicura all’intero territorio cittadino e ad altri 16 Comuni la semplificazionee l’unificazione di singoli procedimenti in materia di impianti produttivi di be-ni e servizi ed il rilascio dell’Autorizzazione Unica. Quest’ultima si traduce in unservizio che mette a disposizione delle PMI pagine web aziendali, consulenzaper la compilazione del Business Plan e dei certificati di garanzia, per l’ideazio-ne delle strategie di marketing e per l’utilizzo delle agevolazioni offerte dalle isti-

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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128 Dati Istat, 2005.

L’indagine ap-profondita su seiCittà della reteRegenerando

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tuzioni comunitarie, nazionali e locali. L’efficacia di questo servizio è conferma-ta dal notevole incremento di pratiche ricevute ed evase che si è verificato a par-tire dal 2001.

Per rilanciare l’occupazione, di concerto con esperti del settore, operatori eco-nomici e della formazione ed altri soggetti interessati, il Comune definisce la stra-tegia adeguata alle specificità locali, ma allo stesso tempo rispondente, sia al-le indicazioni comunitarie, sia a quelle nazionali. Il Comune di Reggio Calabria,in un’ottica di convergenza programmatica fra politica locale, nazionale e co-munitaria, ha cominciato a tracciare un piano dell’occupazione capace di con-correre in maniera efficace agli obiettivi fissati dal Consiglio di Lisbona. Interventisulle politiche attive del lavoro sono previsti già nel Piano di Sviluppo Urbano(PSU), nel Piano Integrato Territoriale (PIT), nel Piano Integrato Aree Rurali (PIAR),finanziati dall’Unione europea e nell’ambito di interventi ad hoc sovvenziona-ti dal bilancio comunale, nonché attraverso l’intervento del Decreto Reggio, fi-nanziato con risorse nazionali.

All’interno della municipalità, la struttura preposta alle politiche attive peril lavoro è l’unità organizzativa di I livello ”Lavoro, Sviluppo e Risorse dell’UnioneEuropea”, mentre quella relativa alle Politiche Sociali ha l’esclusiva competen-za sulle questioni relative all’inclusione sociale. Pur trattandosi di due struttu-re a se stanti, per alcuni interventi vige tra loro un rapporto di collaborazione.

Tra le iniziative realizzate con l’obiettivo di incrementare l’occupazione, il pro-getto “Workmed”, è senza dubbio degno di nota, in quanto rappresenta una be-st practice italiana riconosciuta sia dal Ministero del Lavoro, sia da Italia Lavoro.

Esso è articolato in 2 aree d’intervento. La prima ha coinvolto 650 cittadiniprivi di occupazione per i quali sono state promosse azioni diverse in base al-le caratteristiche di ciascuno. Nello specifico, per far fronte alle esigenze di 500disoccupati di età compresa tra i 18 e di 35 anni, sono stati promossi numero-si tirocini formativi presso le imprese locali, che operano in svariati settori (agen-zie di assicurazione, studi legali, cooperative agricole, bar, ecc.) e che preven-tivamente hanno sottoscritto in proposito un accordo con l’ente. In questo mo-do i giovani coinvolti hanno avuto l’opportunità di formarsi e molti di loro an-che quella di essere assunti dall’azienda presso la quale hanno svolto lo stage.A favore dei giovani con spiccate capacità imprenditoriali, invece, sono state in-centivate iniziative di lavoro autonomo, mentre per i lavoratori con limitate com-petenze l’amministrazione si è ingegnata per individuare percorsi di socializza-zione al lavoro e di sbocco occupazionale. La seconda area d’intervento si è ri-volta a 150 disoccupati, ai quali è stato somministrato un corso di sensibilizza-zione e informazione sulla creazione di impresa.

Ha valenza formativa anche il progetto “Borsa Lavoro”, che offre ai giovanilaureati in cerca di occupazione la possibilità di lavorare a tempo determinatopresso alcuni uffici comunali.

L’impegno del Comune a favore dei giovani reggini ha inizio ancora primadel momento in cui essi si proiettano nel mercato del lavoro. L’ente, infatti, hadimostrato di preoccuparsi del loro futuro finanche in occasione della scelta del-la scuola superiore e della facoltà universitaria partecipando, in qualità di

CAPITOLO 3

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Reggio Calabria

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partner istituzionale, ai progetti “Salone dell’orientamento” e “Uniorienta”,che sono incentrati sui seguenti obiettivi:

• fornire informazioni per orientare i giovani nella scelta della facoltà univer-sitaria;

• accrescere in loro la conoscenza delle migliori opportunità di studio e dilavoro, ai fini di una scelta responsabile ed oculata;

• valorizzare le abilità e le competenze degli studenti rispetto alle problema-tiche del lavoro;

• rendere possibile l’incontro con il mondo dell’impresa;• diffondere la cultura d’Impresa favorendo l’imprenditorialità di origine ac-cademica.

Per realizzare questo progetto sono stati istituiti uno Sportello Informativoe di Orientamento, un Internet Point, un Incubatore di Impresa e Laboratori diorientamento. Sono state programmate, inoltre, delle forme di consulenze orien-tative con lo scopo di sviluppare un sistema di orientamento in grado di atti-vare uno stretto collegamento tra la scuola, il mondo del lavoro, le Università,gli Enti Locali e le associazioni presenti sul territorio.

Non meno importante è il progetto “Europe Direct”: un punto informativo eu-ropeo che si propone di diffondere la conoscenza dei programmi comunitari edelle politiche dell’Unione europea presso le amministrazioni dei piccoli Comuni.L’iniziativa permette ai cittadini di sfruttare le opportunità messe a disposizionedalla comunità europea, acquisendo la consapevolezza, oltre che una maggio-re coscienza, del concetto di “cittadinanza europea” attiva e solidale.

Punta sull’attaccamento dei giovani reggini alla propria terra e, quindi, sulloro desiderio di rimanere in loco il progetto “Carpe Diem”, grazie al quale ilComune, fornendo consulenza ed aiuti finanziari, ha sostenuto la creazione diimprese prevalentemente nel settore del turismo. Nello specifico, l’amministra-zione ha messo a disposizione dei giovani con idee progettuali da implemen-tare un Cantiere impresa all’interno del quale viene garantita l’assistenza tec-nica necessaria per sviluppare i progetti e una sovvenzione a fondo perduto nel-l’ambito del regime de minimis che ha assorbito circa 6 milioni di euro.

La Città capofila, infine, ha espresso particolare sensibilità anche verso le pro-blematiche dei cittadini svantaggiati, realizzando numerose iniziative a favoredegli ex tossicodipendenti, degli anziani, dei disabili, delle donne, dei minori edelle minoranze etniche. Tra queste i progetti “Cooperativa Nazareno” e“Telesoccorso”. Per l’attuazione della prima iniziativa il Comune ha concesso incomodato d’uso un terreno ad una cooperativa agricola che in cambio ha as-sunto l’impegno di dare lavoro ai giovani provenienti da Comunità di recupe-ro. In questo modo è stato possibile favorire il reinserimento lavorativo di mol-ti ex tossicodipendenti, che altrimenti avrebbero trovato non poche difficoltà nel-la ricerca di lavoro e che probabilmente, a causa di queste, avrebbero corso ilserio rischio di ricadere nel tunnel della droga.

Il secondo intervento ha coinvolto, invece, gli anziani soli, con handicap oaffetti da gravi malattie ai quali è stata garantita attività di assistenza. Il succes-

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Reggio Calabria

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so di questo tipo di intervento consiste non solo nell’aiuto fornito alle perso-ne con un alto grado di dipendenza, ma anche nella semplicità dell’impiantoe nella facilità di raggiungere buoni risultati. Quanto appena riportato fa auspi-care il ripetersi dell’iniziativa.

3.5.2 Palermo

Il Comune di Palermo si distingue all’interno della rete per aver centrato pie-namente, con il progetto Al-Bab, il concetto di approccio integrato.

In presenza di un elevato tasso di attività irregolari (il 28% della popolazio-ne attiva), il suddetto progetto è nato con gli intenti di ridurre il lavoro irrego-lare nel centro storico della Città (l’iniziativa ha permesso la creazione di nuo-vi posti di lavoro regolari), di innescare investimenti economici nei settoristrategici e di mostrare il carattere vincente della combinazione impegno so-ciale da un lato, e cultura d’impresa dall’altro. Si tratta di un’iniziativa multifun-zionale che prevede al tempo stesso la riqualificazione di un quartiere cittadi-no, lo sviluppo di nuove attività economiche legate al turismo, la legalizzazio-ne del lavoro irregolare, oltre che il miglioramento della qualità della vita de-gli abitanti del Centro Storico.

Si parte dal recupero di aree degradate per arrivare alla costruzione di per-corsi finalizzati alla tutela ed alla promozione del patrimonio culturale, capacidi dare il giusto input allo sviluppo economico. Le zone interessate sono statearricchite con opere di arredo urbano, verde pubblico, spazi destinati alla so-sta dei pulman turistici o all’aggregazione sociale ed infine con l’inserimento dinuove attività produttive.

Il Comune in questo modo si è dimostrato capace di offrire una serie di ser-vizi rispondenti alle esigenze dei residenti e nello stesso tempo a quelle dei tu-risti in visita nel Centro Storico.

Per quanto riguarda l’impegno dell’istituzione comunale palermitana a fa-vore dell’inclusione sociale dei soggetti svantaggiati, sono state programmateazioni mirate a garantire l’assistenza domiciliare agli anziani, il trasporto per iragazzi disabili e la tutela dei minori.

La prima iniziativa prevede l’assistenza domiciliare, da parte di operatori spe-cializzati, per 500 anziani che in questo modo scongiurano il rischio di entra-re in una casa di riposo.

Consistente è anche il numero di disabili che usufruiscono di un apposito ser-vizio di trasporto, capace di sopperire a tutte le difficoltà di spostamento e di ac-compagnamento in cui essi si imbattono quotidianamente. Essendo ragazzi in etàscolare, i beneficiari di questa azione hanno la possibilità di andare a scuola e diavere, seppur con dei limiti, una vita simile a quella dei coetanei più fortunati.

Si rivolge ai minori anche il terzo dei progetti menzionati in precedenza. Inquesto caso il Comune, utilizzando i fondi nazionali stanziati con la legge285/97, ha finanziato servizi per il sostegno dei minori, come il “Centro LudicoRicreativo Laboratorio di cultura per l’infanzia” (noto anche come Città deiRagazzi), una struttura all’interno della quale vengono programmate diverse at-

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Reggio Calabria

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tività ludico-educative volte a valorizzare le capacità e le attitudini manuali, in-terpretative e creative dei bambini. Oltre ad assicurare momenti di svago, la Cittàdei ragazzi si propone di sensibilizzare, con il gioco, i più piccoli nei confronti del-l’ambiente.

La realizzazione di tutte queste iniziative ha permesso la stipula di un altonumero (1.000) di contratti di lavoro a favore di svariate figure professionali (psi-cologi, assistenti sociali, educatori, animatori).

Restando in tema di inclusione sociale e di politica dell’occupazione, non sipuò non sottolineare l’impegno profuso dal Comune nel tentativo di supera-re i sentimenti ostili ed emarginanti diffusi tra la collettività e di migliorare la sen-sibilità degli enti, sia pubblici che privati, nei confronti delle azioni indirizzateall’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate.

Anche a Palermo gli interventi di inclusione sociale sono direttamente con-nessi alla politica attiva per il lavoro, per entrambi esiste un piano di program-mazione locale elaborato dall’Ufficio delle Società Miste, in sinergia con ItaliaLavoro, con l’obiettivo di dare stabilità al precariato diffuso all’interno dell’am-ministrazione comunale. In questo senso il Comune è intervenuto organizzan-do attività formative mirate a creare figure professionali adeguatamente prepa-rate per svolgere funzioni specifiche all’interno dell’ente. Nel capoluogo sicilia-no la formazione è tanto importante da portare alla definizione di una “Cartadi Qualità” dell’offerta formativa.

La municipalità si è impegnata, inoltre, sul versante delle PMI realizzando,tra il 2000 ed il 2004, una serie di interventi per la creazione di nuove impre-se e per il consolidamento di quelle già esistenti, come lo Sportello UnicoImprese, finanziato con fondi comunitari e locali, e diretto a creare ed a man-tenere l’occupazione.

3.5.3 Napoli

Anche l’attività del Comune di Napoli nell’ambito del progetto Regenerandosi presenta alquanto copiosa. L’ente comunale partenopeo si è imposto di in-crementare l’occupazione offrendo benefici alle imprese e garantendo ai lavo-ratori la possibilità di accrescere e migliorare le proprie competenze. A favoredi questi ultimi sono previsti anche aiuti di tipo economico erogati sotto formadi sussidi e assegni di disoccupazione.

L’amministrazione comunale attua le politiche attive per l’occupazione da 10anni per mezzo del Dipartimento Lavoro e Impresa, per quanto riguarda le im-prese e la formazione, e del Servizio Sviluppo Organizzativo e Relazioni sinda-cali, per quanto attiene le borse di studio ed i tirocini formativi. Tali strutture ope-rano autonomamente e possono contare sull’impegno di 33 dipendenti.

Il Comune di Napoli conduce le politiche attive per il lavoro in collaborazio-ne con le parti sociali attraverso uno strumento chiamato “Patto per Napoli”.Nell’ottica della concertazione, il 2 luglio del 2003, è stato sottoscritto un pro-tocollo d’intesa con la Provincia di Napoli in base al quale i due Enti si sono im-pegnati a ricercare, progettare ed attuare interventi congiunti tesi a sviluppare

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Palermo

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ed a realizzare efficienti azioni finalizzate a produrre occupazione e ad attiva-re servizi per l’impiego.

Le politiche attive poste in essere in questi anni nel capoluogo partenopeohanno riguardato in modo particolare l’occupazione nel settore dei servizi, inlinea con quanto previsto da uno degli obiettivi del Consiglio Europeo diLisbona. Il forte impegno verso questo settore, però non ha impedito la promo-zione di azioni volte a garantire l’integrazione sociale dei disabili, degli immi-grati extracomunitari, oltre che le pari opportunità tra uomini e donne. IlComune si è impegnato anche ad assicurare un’offerta formativa che sia per-fettamente in linea con le esigenze del mercato del lavoro.

È stato attivato, infatti, in collaborazione con l’Università “Federico II”, un nu-mero consistente di master tesi a creare figure professionali esperte nei setto-ri della comunicazione, dei Beni Culturali e dei trasporti129.

Essendo l’hinterland napoletano caratterizzato dalla presenza di diverse realtàdisagiate, dal dilagare di fenomeni di criminalità e da un alto tasso di disoccu-pazione, la maggior parte dei progetti è stata incentrata, però, sulle tematicheconnesse a questi aspetti.

Per cercare di contrastare la disoccupazione, l’amministrazione ha introdottoattività capaci di assorbire immediatamente una parte dei senza lavoro, attivan-do corsi di formazione ed una serie di sportelli di consulenza e di orientamento.

Il Centro per l’Orientamento e la Promozione dell’Inserimento (COPIL) haindividuato migliaia di destinatari, ha realizzato altrettanti percorsi di orienta-mento e bilanci di competenze ed ha esaminato centinaia di idee imprendito-riali. Pur non essendo possibile quantificare con esattezza l’incidenza del pro-getto in termini occupazionali, si può confermare un riscontro senza dubbio po-sitivo, dato che tale iniziativa si è trasformata in un input capace di stimolare glialtri enti territoriali a ricercare ed a sperimentare nuovi servizi ed azioni utili adincrementare l’occupazione.

Sulla stessa scia si colloca il Centro per l’Occupabilità Femminile (COF) gra-zie al quale è stato possibile accrescere l’occupazione femminile e contrasta-re le situazioni di irregolarità lavorativa insieme alle difficoltà dell’auto-impie-go. Il COF è riuscito, inoltre, a fronteggiare la mancanza di strutture sociali in gra-do di conciliare la vita lavorativa e professionale delle donne e quella dei ser-vizi di orientamento, formazione e informazione. Anche in questo caso non èpossibile quantificare l’impatto sull’occupazione130, ma l’iniziativa è comunquedegna di nota per i risultati raggiunti e per la quantità di donne coinvolte.

L’attività di consulenza è stata realizzata dal Comune di Napoli attraverso iCentri Urbani Operativi per la Riqualificazione Economica (CUORE) dislocati neiquartieri cittadini (Barra-S.Giovanni a Teduccio, Secondigliano- S.Pietro aPatierno, Soccavo-Bagnoli, e Napoli Centro) caratterizzati dalla debolezza del-le attività produttive, da alti tassi di disoccupazione, da fenomeni di criminalità

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129 I master attivati sono: Comunicazione e Beni Culturali, Multimedialità e Beni culturali, Teseo,Arianna, Hermes, Ghigne.

130 Il progetto si propone di mettere le donne coinvolte nella condizione di cercare lavoro e nondi offrirgliene uno.

Napoli

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diffusa e da una burocrazia poco attenta e lontana dai bisogni dei cittadini. L’ideadei CUORE è nata dalla volontà di creare le condizioni favorevoli alla regolariz-zazione ed allo sviluppo delle piccole aziende irregolari, al fine di incoraggia-re l’occupazione e l’auto-impiego. Con questa iniziativa è stato possibile offri-re agli imprenditori, o aspiranti tali, la consulenza sui finanziamenti pubblici esulle agevolazioni per la creazione e lo sviluppo delle imprese, oltre che un’a-zione di orientamento in materia fiscale e previdenziale. Si è cercato, inoltre, dimigliorarne le performance e gli atteggiamenti di tipo cooperativo.

Nel corso dei sette anni di attività, i centri si sono imbattuti in un’ampia va-rietà di problematiche connesse alle attività imprenditoriali, tanto che in alcu-ni casi si è reso necessario modificare certuni aspetti del progetto al fine di ren-derlo sempre più rispondente alle esigente del momento.

I centri sono diventati anche occasione di stage per i giovani interessati adaccrescere le proprie competenze in materia di promozione dello sviluppo lo-cale e grazie ad essi è stato possibile divulgare una metodologia di lavoro ba-sata sulla conoscenza del territorio e sulla messa in opera di risposte adegua-te alle problematiche emerse dal contatto diretto con le singole realtà impren-ditoriali131. La prossimità ai cittadini, ma soprattutto l’interazione con altri entipresenti sul territorio, ha il merito di costruire in maniera sinergica progetti fi-nalizzati a promuovere lo sviluppo del territorio.

Il successo di questa iniziativa è testimoniato non solo dal fatto che altri in-terventi in materia di sviluppo locale si sono ispirati ad essa, ma anche dai nu-merosi riconoscimenti internazionali che è riuscita a conquistare132.

Con l’intento di garantire attività di orientamento, sono stati istituiti anchegli Sportelli Lavoro che si rivolgono agli aspiranti lavoratori autonomi o agli aspi-ranti imprenditori bisognosi di verificare l’idea imprenditoriale da portareavanti. Il personale addetto ha il compito di informare sulle opportunità, sui cor-si di orientamento professionale, sulle attività di pre-formazione, di pre-selezio-ne dei curriculum per le aziende e di tirocinio formativo. Gli Sportelli Lavoro coin-volgono anche i minori con problemi penali e quelli stranieri, e per questo, pos-sono essere inclusi pure tra le azioni volte a contrastare l’esclusione sociale.

A tal proposito numerosi sono i progetti che il Comune di Napoli ha attiva-to per favorire i fenomeni di inclusione sociale133, in particolare nei quartieri piùa rischio. Tra questi si riporta l’iniziativa “Nisida Futuro Ragazzi” realizzata sul-l’isola di Nisida per aiutare i giovani di età compresa tra i 15 ed i 20 anni ad ac-quisire competenze utili per trovare lavoro, scongiurando al tempo stesso il ri-schio che essi si imbattano in attività illecite. Questo progetto, che si ripete an-nualmente ormai da 12 anni, prevede un periodo di formazione in aula delladurata di 400 ore ed uno di 200 ore di tirocinio in bottega, alla fine dei quali i

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131 Gli operatori dei centri si recano personalmente presso le aziende.132 Il progetto Cuore è stato menzionato come buona prassi sia dalla Commissione Europea,

sia in occasione del Premio Dubai, un riconoscimento a favore delle migliori esperienze di svilup-po sostenibile realizzate in tutto il mondo.

133 I progetti volti a contrastare l’esclusione sociale sono: Ragazzi ancora 1991, Napoli FuturoRagazzi del 1996, del 1997, del 1998, Rock Impresa, Nisida Futuro Ragazzi.

Napoli

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ragazzi conseguono un attestato di qualifica regionale spendibile successiva-mente sul mercato del lavoro.

Si tratta di un’iniziativa senza precedenti che si contraddistingue per il suoimpegno a favore di giovani che necessitano di ricostruire la propria adolescen-za distrutta in molti casi dall’esperienza carceraria e che ha permesso al 60%dei ragazzi coinvolti di trovare lavoro.

3.5.4 Roma

Il Comune di Roma, come risulta dai template compilati dai rappresentan-ti dell’Amministrazione comunale, persegue attivamente gli obiettivi di Lisbonaimplementando iniziative volte a migliorare l’occupabilità, a privilegiare la for-mazione ed a promuovere l’inclusione sociale e lo spirito imprenditoriale.

La politica attiva a favore dell’occupazione è di competenza dell’Assessoratoalle politiche per il lavoro e del già citato Dipartimento XIV- Politiche per loSviluppo Locale, Formazione e Lavoro. Di essa si occupano 60 dipendenti fis-si più il personale impiegato a tempo determinato presso gli sportelli dei Centriper l’Orientamento Lavoro134 (COL). Questi ultimi forniscono gratuitamente infor-mazioni ed orientamento in relazione a tutto quanto concerne il mondo del la-voro (offerte di lavoro, concorsi pubblici, corsi di formazione e/o di specializ-zazione, stage, compilazione curriculum, simulazione colloqui di lavoro, norma-tive in vigore). L’attività di orientamento parte prendendo in considerazione i bi-sogni degli utenti e poi, dopo un’accurata analisi delle loro competenze, stabi-lisce un percorso specifico per ognuno di loro. Quello all’interno dei COL è unlavoro di equipe che coinvolge diverse figure professionali ad alta specializza-zione (1 documentarista-operatore dell’accoglienza, 1 orientatore, 2 animato-ri territoriali esperti rispettivamente in politiche del lavoro e in tutto quanto con-cerne il mondo delle imprese). Il cosiddetto operatore dell’accoglienza sipreoccupa di comprendere le esigenze ed i bisogni dell’utente ed eroga infor-mazioni sul mondo del lavoro in genere e sulle opportunità messe a disposi-zione dalla struttura. È l’orientatore che fornisce le indicazioni relative alle of-ferte lavorative coerenti con ciò di cui l’utente ha bisogno e con ciò che egli safare, mentre gli animatori approfondiscono con lui l’andamento del mercato dellavoro. In particolare l’animatore competente in politiche del lavoro lo sostie-ne nel tentativo di porre in essere progettualità nell’ambito delle politiche di svi-luppo locale sulla formazione e sul lavoro. L’animatore preparato sulle impre-se, invece, crea i collegamenti con queste ed aiuta coloro i quali decidono diintraprendere un’attività imprenditoriale o di lavoro autonomo fornendo tuttii suggerimenti necessari per realizzare il progetto auspicato.

I COL fanno registrare di anno in anno una richiesta sempre maggiore di for-mazione, tirocini ed opportunità di lavoro all’estero da parte di coloro i quali so-

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134 I Centri per l’Orientamento al Lavoro dislocati sul territorio comunale sono 23. Ad essi si ag-giungono lo Sportello Nomadi, lo Sportello Tirocini e lo Sportello “La Bussola” presente nella strut-tura penitenziaria minorile di Casal di Marmo.

Napoli

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no alla ricerca della prima occupazione, di un nuovo impiego e/o di alta forma-zione professionale. Il tutto in perfetta coerenza con quanto incentivato e program-mato dalla Comunità Europea, con le crescenti opportunità formative e profes-sionali presenti all’estero, in particolare nei Paesi Membri, e con il ricorso semprepiù incessante alla formazione altamente qualificata. La crescente richiesta di mo-bilità verso l’estero, ha portato il Comune di Roma alla sperimentazione, nel 2004,di un COL Europa, specializzato dal punto di vista della struttura, degli strumen-ti e delle strategie per aiutare i giovani disposti a concretizzare la volontà d’inse-rimento lavorativo e/o formativo in un Paese straniero. Il progetto pilota, opera-tivo presso il XII Municipio, si è concentrato principalmente sugli spostamenti ver-so la Spagna ed ha visto l’introduzione della figura del Coach esperto del Paesedi destinazione e quindi in grado di fornire all’utente notizie dettagliate sulla lin-gua, la cultura, le strutture e le norme sul lavoro vigenti nella Nazione oggetto delsuo interesse. Egli, inoltre, gestisce i contatti con le strutture estere, rendendo piùagevole la comunicazione tra queste ultime e l’utente.

Per chi decide, invece, di rimanere a Roma, il Comune progetta, organizzae gestisce, in collaborazione con la Regione Lazio, 10 Corsi di FormazioneProfessionale (CFP) e stipula apposite convenzioni con aziende locali per offri-re agli aspiranti lavoratori la possibilità di imparare sul campo. Con l’intento, inol-tre, di aggiornare continuamente coloro i quali sono alla ricerca di un impiegoha istituito un portale ed un giornale telematico che danno conto entrambi ditutte le opportunità lavorative presenti sul territorio.

Nonostante la valenza di tutti i COL operanti nella capitale, negli ultimi me-si si è distinto per il suo impegno il Centro per l’orientamento al Lavoro Carceriche, in seguito all’approvazione della legge sull’indulto, ha fornito il suo soste-gno a molti dei detenuti che a Roma hanno beneficiato dello sconto di pena.Il Centro ha fatto da mediatore tra questi ultimi ed i probabili datori di lavoro,ha aiutato gli ex detenuti nella compilazione delle pratiche necessarie per ot-tenere l’indennità di disoccupazione ed in alcuni casi li ha indirizzati presso strut-ture e servizi meglio rispondenti alle loro esigenze. Molto utili si sono dimostra-te anche le Borse Lavoro che il XIV dipartimento concede ai detenuti, agli ex de-tenuti ed agli indultati135.

L’impegno a favore delle categorie svantaggiate vede da 3 anni l’amministra-zione comunale romana impegnata anche in azioni di reinserimento lavorati-vo indirizzate agli ex tossicodipendenti. A questo proposito il XIV dipartimen-to ha stipulato un protocollo d’intesa con l’Agenzia per la tossicodipendenza,in seguito al quale i COL si sono assunti il compito di affiancare i tossicodipen-denti durante tutto il percorso di riabilitazione per poi guidarli nella ricerca diun impiego136. I settori in cui più spesso questi ultimi riescono a trovare occu-pazione sono quelli del decoro urbano, della manutenzione stradale, del ver-de, dell’edilizia e quello delle pulizie.

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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135 Presso il Comune di Roma esiste un apposito ufficio per la tutela dei detenuti: l’Ufficio disupporto al Garante dei Diritti e delle Opportunità delle Persone Private della Libertà Personale.

136 Dopo aver redatto un bilancio delle competenze, i COL suggeriscono ai tossicodipenden-ti i percorsi formativi a loro più idonei.

Roma

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Il Comune di Roma, inoltre, con l’intento di perfezionare il servizio offerto aicittadini in cerca di lavoro, ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa finanche con laProvincia in base al quale i due enti gestiscono in maniera univoca tutte le atti-vità connesse all’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore pubblico.

Il suo impegno in tema di politica attiva per l’occupazione si esplica, in sin-tesi, nel contrasto al lavoro nero o precario, nella verifica del rispetto delle re-gole per la sicurezza sul lavoro, in attività di orientamento e formazione e nel-l’impegno teso a favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati.

Pur riconoscendo l’importanza di quanto riportato sopra, Roma si distinguedalle altre soprattutto per essere stata la prima Città ad aver già attivato un“Osservatorio comunale sull’occupazione e le condizioni del lavoro”, impegna-to nel tentativo di rafforzare il controllo capillare sui luoghi di lavoro ed allo stes-so tempo in quello di approfondire la conoscenza dei rapporti lavorativi. È so-lo comprendendo fino in fondo le dinamiche connesse al mondo del lavoro chesi possono predisporre strategie efficaci di politica attiva per l’occupazione. Perquesta ragione l’Osservatorio comunale è occupato nel monitoraggio delle con-dizioni di lavoro, con una particolare attenzione al rispetto delle normative inmateria di lavoro e alle disposizioni espresse dall’amministrazione comunaleper quanto concerne gli appalti, la ricerca e lo studio dei dati raccolti con l’in-tento di tutelare i livelli occupazionali, la qualità del lavoro e quella dei servizi.L’attività di perlustrazione, indirizzata sia su cantieri edili pubblici che presso leditte private, è accompagnata da campagne informative sulla prevenzione te-se a scongiurare episodi di prestazioni di lavoro non garantite o svolte in assen-za delle condizioni necessarie per cautelare la sicurezza dei lavoratori.

Nello specifico l’attività dell’Osservatorio si esplica attraverso:• le ispezioni, realizzate in collaborazione con la Polizia Municipale, nei can-tieri dirette ad accertare e ad incentivare il rispetto delle norme in mate-ria di lavoro;

• l’istituzione di Osservatori Territoriali del Lavoro preposti a fornire informa-zioni e consulenza giuridica sui temi del lavoro e dei diritti fondamentali;

• confronto con le Parti Sociali finalizzato al raggiungimento di accordi uti-li per contrastare la precarietà dei rapporti di lavoro137;

• analisi e ricerche sul mercato del lavoro a Roma;• costituzione di un database relativo al mercato del lavoro a Roma.

L’attività svolta dall’Osservatorio a partire dal 2002, anno in cui l’amministra-zione comunale capitolina lo ha istituito formalmente, ha evidenziato una con-sistente presenza di lavoratori irregolari, molti dei quali sono stati successiva-mente regolarizzati, proprio grazie all’intervento di questo strumento di suppor-to, nei cantieri edili appaltati dalla Pubblica Amministrazione. I controlli, però,non sono finalizzati esclusivamente a garantire il rispetto delle norme contrat-

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137 Questa azione è molto importante in quanto facendo da intermediario, l’Osservatorio si èdimostrato in grado di risolvere vertenze che in caso contrario avrebbero comportato la perdita dellavoro da parte dei dipendenti di aziende in crisi o in fase di ristrutturazione.

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tuali, ma avanzano anche la pretesa di contrastare l’evasione degli obblighi con-tributivi e previdenziali oltre che, come già riportato in precedenza, il rispettodelle norme per la sicurezza sui luoghi di lavoro da parte delle aziende. Il fineultimo dell’Osservatorio comunale sul Lavoro è la promozione della cultura deidiritti in una fase caratterizzata dal precariato diffuso e dal lavoro atipico. Un obiet-tivo che viene perseguito grazie all’impegno degli sportelli informativi ed all’at-tività di ricerca svolta sul territorio, attraverso seminari e campagne informati-ve concernenti il mercato del lavoro, i diritti dei lavoratori ed il rispetto della le-galità sul lavoro e per il buon lavoro. Il tutto in completa sinergia con ognunadelle realtà che sul territorio cittadino ha attinenza con il mondo del lavoro (isti-tuzioni, associazioni di categoria). Contribuiscono in pieno al raggiungimentodel suddetto obiettivo anche gli Osservatori Territoriali disseminati sul territo-rio comunale, ma parte integrante dell’Osservatorio comunale sull’occupazio-ne e le condizioni del lavoro, all’interno dei quali i cittadini romani hanno la pos-sibilità di essere ascoltati, informati e supportati. Gli Osservatori Territoriali pre-vedono, infatti, un servizio gratuito di sportello che promuove e tutela i dirittidei lavoratori attraverso la distribuzione di opuscoli informativi contenenti in-dicazioni indirizzate ai lavoratori ed ai datori di lavoro (in questo caso le infor-mazioni dispensate riguardano prevalentemente gli incentivi a favore di nuo-ve assunzioni o investimenti), seminari informativi e/o proiezioni e dibattiti.

Sempre nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori, a Roma è stato approva-to un documento che vuole limitare il ricorso a forme di lavoro precario, oltread una delibera che riconosce una serie di garanzie per coloro i quali svolgo-no prestazioni lavorative presso la Pubblica Amministrazione, indipendentemen-te dal tipo di inquadramento contrattuale.

I progetti presentati dal Comune di Roma non sono privi di proposte indi-rizzate alla creazione di nuove imprese. Con questa finalità il Fondo di Rotazioneè servito per elargire finanziamenti a tassi agevolati per la creazione di 43 nuo-ve realtà imprenditoriali138.

L’impegno a favore di nuove attività, non ha impedito all’amministrazionedi preoccuparsi anche di quelle già esistenti. Con il Fondo di Garanzia, infatti,sono state sovvenzionate circa 120 imprese nate da non più di 36 mesi o conprevalente presenza di forza lavoro femminile ed è stata incrementata l’occu-pazione di circa 200 unità.

Altri contribuiti sono stati concessi alle imprese costituenda o già esistentiin occasione del Giubileo del 2000 (progetto Giubileo).

In generale il framework occupazionale della capitale evidenzia segnali po-sitivi. Tra il 1995 ed il 2003, infatti, l’occupazione è cresciuta in misura superio-re rispetto alla media nazionale e l’aumento maggiore riguarda la forza lavorofemminile.

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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138 Il finanziamento, che non va mai oltre il 70% dell’investimento complessivo, non può su-perare i 50.000,00 euro e deve essere restituito entro 5 anni dalla concessione.

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3.5.5 Catania

Catania è tra le Città della rete di Regenerando che si sono mostrate parti-colarmente sensibili all’utilizzo delle ICT. Negli ultimi anni, infatti, si è distintaper le numerose iniziative hi-tech poste in essere e per la presenza degli sta-bilimenti di compagnie multinazionali come quelle di St-Microelectronics e del-la Nokia. Tale aspetto assegna alla Città un ruolo nuovo nello scenario econo-mico del Sud Italia, in virtù del quale ad essa sono stati attribuiti gli appellati-vi di “Etna Valley” e “Sicililycon Valley”.

Il Comune di Catania ha promosso diversi progetti legati all’utilizzo delle nuo-ve tecnologie e tra questi l’iniziativa volta a favorire lo sviluppo delle impresehi-tech e bio-tech, articolata in tre differenti sub-progetti.

Il primo di questi è diretto dalla Provincia di Catania e punta a trovare il sup-porto finanziario per le imprese hi-tech e bio-tech. Il secondo è coordinatodall’Università di Catania ed è orientato, invece, alla valorizzazione delle risor-se umane, ad azioni di e-learning, alla comunicazione ed al marketing territo-riale. Infine il terzo sub-progetto è diretto dal Comune di Catania e compren-de a sua volta tre ulteriori azioni che riguardano:

• la creazione di nuove imprese nei settori delle ICT e delle bio-tech;• la realizzazione di progetti di cooperazione per il trasferimento di biotec-nologie nel settore bio-tech;

• l’istituzione di servizi per il governo e lo sviluppo di processi di innovazio-ne tecnologica.

Le iniziative connesse alle nuove tecnologie rientrano nel Patto per il Lavorostipulato tra le parti sociali e le istituzioni catanesi con l’obiettivo di creare nuo-ve imprese, favorire l’occupazione delle fasce sociali più deboli e dare maggiorstabilità alle occupazioni precarie.

L’impegno del Comune non è circoscritto, però, al settore delle nuove tec-nologie, in quanto, l’amministrazione ha lavorato anche per la pianificazione ela realizzazione di interventi a sostegno delle attività produttive e del terzo set-tore in genere e per la diffusione delle conoscenze relative alle opportunità mes-se a disposizione dall’Unione europea.

Tra il 2000 ed il 2004, sono state finanziate 110 attività produttive nei set-tori della cooperazione e del microcredito e quelle per la riqualificazione del-l’area costiera. È stato stipulato, inoltre, un Protocollo d’intesa con la Cameradi Commercio e l’ASL per semplificare alcune procedure burocratiche, sono sta-te sostenute l’auto-imprenditorialità ed una serie di iniziative formative e di ac-compagnamento al lavoro.

Tra le proposte più interessanti, è sicuramente degno di nota il PIT 35 Catania-Città Metropolitana139, un portfolio di azioni integrate programmate in base alleprincipali esigenze dello sviluppo urbano (interventi infrastrutturali, corsi di forma-

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139 Al PIT 35 aderiscono, oltre a Catania, altri 8 Comuni: Aci Bonaccorsi, Gravina, Mascalucia,Misterbianco, Sant’Agata Li Battiati, San Pietro Clarenza, San Giovanni La Punta, Tremestieri Etneo.

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zione, aiuti alle imprese). Con un contributo pari a 91.185.808,13 euro, quello diCatania è il PIT per il quale in Sicilia è stato concesso il finanziamento più alto.

L’elemento fondante di questo progetto è l’intento di rendere Catania unaCittà metropolitana140 accogliente per chiunque, non solo per i suoi cittadini, ol-tre che luogo di comunicazione e di scambio. Nello specifico il PIT 35 si propo-ne di riqualificare e modernizzare tutto il tessuto urbano, dai servizi alla perso-na alle strutture turistiche, coinvolgendo i cittadini, i fruitori esterni, le istituzio-ni pubbliche locali e le imprese.

3.5.6 Salerno

Quella di Napoli non è l’unica Città campana entrata nella rete diRegenerando. Tra i Comuni partner, infatti, si annovera anche quello di Salernoche, in sintonia con uno degli obiettivi della Strategia di Lisbona141, ha realizza-to diversi progetti incentrati sull’introduzione e l’utilizzo delle nuove tecnologiedell’informazione.

Tra questi i progetti “Biblionet” e “Salernonet”. Il primo si propone di mobi-litare le risorse documentarie della Città e di renderle disponibili grazie alla crea-zione di un catalogo virtuale delle biblioteche pubbliche. L’obiettivo è quello disviluppare una rete relativa al settore editoriale che coinvolga le biblioteche, glieditori ed i redattori in un processo integrato capace di generare un’identità lo-cale più forte ed un ambiente vantaggioso per le nuove imprese.

Il secondo progetto è nato dall’intento di creare un portale internet attraver-so il quale mettere in relazione tutte le piccole e medie imprese salernitane. Sitratta di una sorta di mercato virtuale, un e-commerce, nel quale acquirenti efornitori si incontrano per portare avanti ogni genere di trattativa commercia-le, proponendo i prodotti locali attraverso uno strumento innovativo.

È improntato all’utilizzo delle nuove tecnologie anche il progetto “LeonardoDa Vinci”, che si rivolge al mondo dell’istruzione e della formazione proponen-do ai responsabili del settore l’adeguamento alle trasformazioni successive al-l’introduzione delle nuove forme di apprendimento e d’insegnamento. In par-ticolare nell’ambito del suddetto programma l’amministrazione comunale hapromosso il progetto “An Integrated System for education, training andLearning Service” (ISLES), il quale si propone di realizzare un sistema integra-to per la diffusione di servizi e di formazione continua al personale impegna-to nei settori dell’istruzione e della formazione professionale. Collaboranoper la riuscita di questa iniziativa l’Istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa”,la “Leeds Metropolitan University”, l’As.For.In (ente di formazione accreditato dal-la Regione Campania), l’IES “Porta de Agua” (scuola superiore spagnola), la Serins.r.l., la SILabo s.r.l. e la ATC ROM (impresa romena) ed il Mitsingas Research andTraining Istitute (centro di ricerca e formazione di Cipro).

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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140 La definizione di Città metropolitana nasce dalla consapevolezza che Catania rappresentaun polo di attrazione per le comunità vicine.

141 Nonostante ciò il Comune di Salerno non persegue esplicitamente gli obiettivi di Lisbona.

Catania

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La grande attenzione prestata alle nuove tecnologie non ha impedito alComune di Salerno di promuovere validi progetti tesi a contrastare i fenome-ni di marginalità sociale, ad incentivare la sviluppo del centro storico cittadinoe ad incrementare le occasioni di lavoro per i disoccupati in genere e per le don-ne in particolare142.

Grazie al progetto “Riurbanizzare” 70 attività cittadine (imprese artigiane, ri-storanti, attività commerciali) che rischiavano di scomparire hanno trovato la lin-fa vitale per andare avanti. Il Comune ha concesso, infatti, finanziamenti a fon-do perduto, in alcuni casi per risollevare le sorti di attività tradizionali in difficoltà,in altri per garantire la loro presenza in quartieri che ne erano privi. Nello spe-cifico gli incentivi consistono in stanziamenti per l’assunzione di apprendisti, perle ristrutturazioni o per l’acquisto di nuove attrezzature. Questa iniziativa ha ot-tenuto importanti apprezzamenti da parte dei destinatari finali che in un que-stionario somministrato successivamente per valutare il loro livello di soddisfa-zione hanno fornito giudizi molto positivi. Al di là dell’apprezzamento espres-so dai beneficiari, il valore aggiunto di questa iniziativa consiste anche nell’a-ver permesso di regolarizzare diverse forme di commercio informale ed nell’a-ver introdotto un marchio per il controllo di qualità.

Significativa è anche l’attività promossa a Salerno dal Centro per l’OccupabilitàFemminile (COF), istituito all’interno del centro sociale di Pastena143, il quale èentrato in contatto con migliaia di donne.

Come gli altri Comuni della rete, anche la Città di Salerno si è attivata per con-trastare i fenomeni di esclusione sociale. Per evitare il rischio di marginalità so-ciale, è stato approvato il già citato “Piano Sociale di Zona”, una sorta di piano re-golatore dei servizi alla persona che integra e fa interagire tutte le risorse presen-ti sul territorio. Per una maggiore efficacia dell’iniziativa, la programmazione delPiano è stata completata solo dopo aver individuato con esattezza i bisogni e leesigenze dei cittadini. La ricognizione di questi ultimi è avvenuta attraversoun’accurata attività di ricerca, che ha coinvolto gli attori del territorio (volontari, coo-perative) ed i destinatari finali degli interventi (famiglie, anziani, poveri, diversa-mente abili e soggetti affetti da dipendenze). Le iniziative promosse per favorirel’inclusione sociale sono direttamente connesse con le politiche per il lavoro siaattive che passive. In particolare, al suo interno il “Servizio Risorse Comunitarie”si occupa di politiche attive del lavoro, mentre il settore ”Politiche Sociali” si oc-cupa delle problematiche connesse al fenomeno dell’inclusione sociale.

Consapevole della centralità del problema lavoro e occupazione il Comunesostiene e coordina la cooperazione con altri enti per assicurare un armonicosviluppo socio-economico compatibile con l’ambiente e l’obiettivo della pienaoccupazione. Presso gli uffici comunali esiste, inoltre, un servizio di orientamen-to al mercato del lavoro pronto a soddisfare tutte le richieste inerenti la ricer-ca di lavoro, la formazione professionale e le specializzazioni post lauream. Il

CAPITOLO 3

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142 I progetti presentati in questa direzione sono: COF, Cantieri visivi, Vetrina del Fare,Gastronomia di qualità, Artigianato di qualità, Incentivi per attività artigianali, commerciali e dellaristorazione nel centro storico.

143 Pastena è un quartiere di Salerno.

Salerno

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Centro di Orientamento al Lavoro svolge principalmente le seguenti attività:• guida alla compilazione del curriculum vitae e alla ricerca di offerte di lavoro;• invio, tramite internet, del curriculum vitae presso banche dati di doman-da e offerta di lavoro via Internet;

• redazione di un bilancio di competenze;• assistenza all’auto-imprenditorialità;• assistenza alla redazione del business plan;• percorso di orientamento alla costituzione di un’impresa sociale;• alfabetizzazione informatica per l’accesso al lavoro;• interventi di primo orientamento e di definizione del profilo professionale;• interventi di assistenza nella ricerca di bandi di concorso e borse di studio;• interventi di assistenza alle aziende per la ricerca di personale qualificato.

3.6 Contributo delle Città per l’attuazione degli orientamenti comunitari

In questo paragrafo sono riportate tutte le conclusioni del rapporto finale delnetwork Regenerando, dal quale emerge che le Città, alla pari delle altreIstituzioni, sono perfettamente in grado di promuovere iniziative capaci di in-cidere positivamente sull’occupazione locale, anche in assenza di un ruolo bendefinito tra i principali decisori delle politiche occupazionali.

Interessante, inoltre, è il collegamento che il Rapporto ha sviluppato con lelinee strategiche dell’Unione europea, dal quale si evince che le Città, sono ingrado di contribuire positivamente all’attuazione delle direttive adottate dalConsiglio europeo il 12 luglio 2005 (vedi tabella 1) con l’intento di indirizzarele politiche occupazionali poste in essere dagli Stati Membri. Implementandole iniziative descritte in queste pagine, esse sono riuscite, infatti, a:

• promuovere politiche occupazionali finalizzate al raggiungimento della pie-na occupazione ed al miglioramento della qualità e della produttività dellavoro (linea direttrice n.16: “Attuare strategie di piena occupazione, miglio-rare la qualità e la produttività del lavoro e potenziare la coesione socialee territoriale”);

• perfezionare l’impegno per incrementare l’occupazione giovanile e quel-la femminile, per facilitare la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata,per sostenere l’invecchiamento attivo e per modernizzare i sistemi di pro-tezione sociale (linea direttrice n.17: “Promuovere un approccio al lavorobasato sul ciclo di vita”);

• aiutare i disoccupati nella ricerca di un lavoro, promuovendo azioni di orien-tamento e di formazione, mettendo a disposizione servizi e strutture ne-cessarie per favorire l’inserimento lavorativo, garantendo livelli di protezio-ne sociale adeguati e accrescendo i posti di lavoro nel settore dei servizialle persone ed alle imprese (linea direttrice n.18: “Garantire sbocchi oc-cupazionali per quanti sono alla ricerca di impiego e per le persone me-no favorite”);

• consolidare e garantire l’attrattività e la qualità dell’educazione e della for-

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Salerno

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mazione, agevolare e differenziare l’accesso all’educazione ed alla forma-zione e far fronte ai nuovi bisogni professionali insieme a quelli relativi al-le competenze, potenziando la definizione e la trasparenza delle qualifiche(linea direttrice n.23: “Adattare i sistemi di istruzione e formazione ainuovi requisiti in termini di competenze”);

• migliorare l’accesso ai finanziamenti, aumentare il potenziale di innovazio-ne delle PMI, proporre a queste ultime servizi di informazione e di suppor-to adeguati, incentivare la formazione e lo spirito imprenditoriale (linea di-rettrice n.10: “Promuovere la cultura imprenditoriale e creare un contestopropizio alle PMI”).

Laddove le linee guida richiamano orientamenti che sono di esclusivacompetenza dei governi nazionali o regionali, le Città oggetto dello studio pro-mosso dala rete di Regenerando, e che trova ulteriore conferma nello studio svi-luppato dall’ISFOL, hanno comunque dato prova di essere in grado di appor-tare validi contributi per il perseguimento degli obiettivi fissati. In diversi casi,infatti, esse hanno implementato iniziative che hanno contribuito a rendere piùagevole l’applicazione delle misure generali decise dagli altri livelli di governo(nazionale e regionale).

Solo per fare qualche esempio, rappresentano un valido supporto per il mi-glioramento dell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro (linea direttrice n.19:“Migliorare l’incontro domanda-offerta nel mercato del lavoro”) i COF istituitia Napoli e a Salerno che, guidando le donne nel loro ingresso nel mercato dellavoro, favoriscono l’occupazione femminile; il progetto Workmed di ReggioCalabria che, mettendo a disposizione delle imprese personale adeguata-mente formato, ne favorisce lo sviluppo; il piano ICT, promosso a Catania, cheha creato un terreno fertile per l’evoluzione del tessuto industriale, costituito so-prattutto dalle nuove tecnologie; il progetto Al-Bab di Palermo che ha previstonuove opportunità occupazionali per i giovani in cerca di lavoro.

Le Città hanno offerto il loro apporto anche per il perseguimento degli obiet-tivi previsti dalla direttiva che si propone di favorire la flessibilità lavorativa, as-sicurando la sicurezza del lavoro e riducendo la frammentazione che caratte-rizza il mercato del lavoro (linea direttrice n.20: “Favorire al tempo stesso fles-sibilità e sicurezza occupazionale e ridurre la segmentazione del mercato dellavoro”). In questo caso il contributo maggiore apportato dalle municipalità ri-guarda principalmente il contrasto al mercato irregolare e l’esempio più lam-pante dell’ottimo lavoro condotto da un’istituzione che non ha una precisa le-gittimazione in proposito è l’Osservatorio del Lavoro e dell’Occupazione istitui-to dal Comune di Roma.

Quest’ultimo, attraverso il controllo delle condizioni del lavoro locale e le cam-pagne d’informazione, rappresenta un supporto importante anche per la pie-na applicazione dell’orientamento posto a tutela degli andamenti salariali e ditutti i costi legati al mercato del lavoro (linea direttrice n.21: “Garantire anda-menti salariali e altri costi del lavoro favorevoli all’occupazione”).

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Contributo delleCittà per l’attuazio-

ne degli orienta-menti comunitari

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3.7 Punti di forza delle azioni intraprese dalle Città per promuovere l’occu-pazione

Prima di concludere l’excursus sulle iniziative implementate dalle Città perpromuovere l’occupazione locale è importante sottolineare quali sono gli ele-menti chiave sui quali esse fanno leva per garantire l’efficacia delle proprie azio-ni. Su tali aspetti, è stata intervistata la dott.ssa Serena Angioli con la quale ab-biamo approfondito e condiviso le conclusioni del lavoro svolto nell’ambito del-la conduzione della rete Regenerando. In effetti, sostiene la dott.ssa Angioli, «èimportante constatare che vi sono almeno quattro elementi che possono es-sere considerati dei punti di forza su cui far leva e che, indipendentemente dal-le specificità delle singole realtà urbane, trasversalmente si ritrovano e acco-munano l’operato delle Città impegnate sulle tematiche occupazionali. Inparticolare si tratta del “vantaggio di prossimità”, della “posizione pubblica”,della “flessibilità” e dell’”approccio integrato”».

Dall’analisi dei casi studio del progetto Regenerando, si è giunti a condivi-dere l’importanza e il valore aggiunto, troppo spesso non adeguatamente con-siderato, derivante dal concetto di prossimità. Con tale espressione, in questocontesto si intende il rapporto diretto che unisce la Città ai cittadini, e che si af-fievolisce progressivamente in relazione ai diversi livelli di governo.

La prossimità fisica, applicata al contesto in esame, implica che la Città co-nosca da vicino le esigenze del territorio, ma soprattutto i bisogni dei cittadini,sia che si tratti di lavoratori, sia che si tratti di datori di lavoro. La chiave di vol-ta di questo concetto risiede nella conseguente capacità del Comune di rispon-dere in maniera adeguata alle esigenze ed ai bisogni di cui ha conoscenza.

Dall’analisi delle iniziative attivate dalle municipalità emerge, infatti, una for-te propensione ad intervenire in maniera coerente con le reali esigenze del ter-ritorio. Reggio Calabria, ad esempio, essendo una delle Città italiane con il piùalto tasso di disoccupazione, ha incentrato le proprie azioni sulla formazioneprofessionale degli attori in cerca di occupazione e più specificatamente sul mi-glioramento delle competenze spendibili sul mercato del lavoro che caratteriz-za il territorio urbano. Si può così identificare la capacità di azione della Città diReggio Calabria nel campo della politica dell’”occupabilità” delle persone,una delle linee di interesse indicata anche dalla Commissione Europea.

La Città di Napoli, invece, essendo caratterizzata da una forte incidenza difenomeni di criminalità giovanile, ha puntato molto, oltre che sulla formazio-ne in genere, sull’acquisizione da parte dei giovani ex detenuti o a rischio emar-ginazione delle competenze necessarie per entrare nel mercato del lavoro.Offrendo ai ragazzi le abilità necessarie per svolgere un lavoro in molti casi siè riusciti ad impedire che essi mettessero la loro intelligenza al servizio della cri-minalità. Su di un altro versante Palermo ha investito nel recupero del centrostorico sfruttando a pieno le ricchezze del territorio per incrementare l’occupa-zione ed al tempo stesso per migliorare la vita dei cittadini e dei turisti giuntisul posto per ammirare le bellezze artistiche del capoluogo siciliano.

POLITICHE OCCUPAZIONALI, SOCIALI E MISURE ADOTTATE NELLE CITTÀ

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Questi pochi esempi possono dimostrare che la conoscenza diretta del ter-ritorio e della popolazione condiziona le strategie poste in essere dalle muni-cipalità e che l’azione a livello locale ha maggiori chances di rispondere al tar-get di riferimento. È da questa constatazione, dalla valorizzazione del concet-to di prossimità, che consente a seconda dei casi di fornire risposte adeguatesoprattutto allorché le scelte di intervento sono mirate e non generiche- cheemerge la richiesta, da parte delle autorità cittadine di entrare a pieno titolo nel-la concertazione istituzionale in materia di politiche occupazionali.

Il secondo elemento che determina il successo delle azioni realizzate dalleCittà, concerne la posizione istituzionale.

Con questa espressione si intende enfatizzare la relazione di fiducia che sisviluppa, o che si può migliorare, nel rapporto tra cittadini e Comune, ciò ac-cade proprio grazie alle azioni poste in essere dal Comune stesso. Spesso il fat-to che un’azione sia promossa dall’amministratore comunale attribuisce ad es-sa un senso di certezza e di stabilità che riflette le caratteristiche dell’Ente lo-cale, anche se invece non sempre l’azione in sé è di tipo strutturale, permanen-te infatti, molti interventi promossi dalle Città, sono resi possibili grazie alle di-sponibilità di finanziamenti concessi dagli organismi finanziatori di cui non viè certezza nel tempo non trattandosi di azioni “obbligatorie”, bensì volontari-stiche da parte dell’Ente. I cittadini ripongono nel Comune, in quanto istituzio-ne pubblica, un’aspettativa di stabilità che aiuta a ridurre le distanze tra auto-rità pubblica restituendo fiducia nelle istituzioni anche se, soprattutto in terri-tori disagiati con alto tasso di disoccupazione, non è sufficiente a dare tutte lerisposte necessarie.

Queste caratteristiche: prossimità e posizione pubblica, potrebbero costitui-re due elementi importanti e rafforzativi delle caratteristiche dell’azione delleCittà, e che potrebbero essere valorizzati nell’ambito della definizione delle con-dizioni di successo dell’attuazione degli interventi che, eventualmente, sono og-getto di programmazione da parte di enti sovraordinati.

Anche in questa prospettiva si può constatare che il coinvolgimento delle Cittànon è ancora adeguatamente sollecitato.

Il concetto di flessibilità si riferisce all’adattabilità delle strutture amministra-tive cittadine ed alla capacità delle Città di implementare iniziative diverse a se-conda delle realtà che le caratterizzano.

Si tratta di un elemento importante soprattutto se si pensa alle caratteristi-che dell’approccio integrato, al rispetto delle tempistiche a cui sovente i proget-ti finanziati da risorse comunitarie sono assoggettati. La capacità di azione, e didare risposte concrete, su un territorio limitato e in diversi campi, unita alla co-noscenza del territorio e della popolazione (prossimità), favoriscono un mododi agire di tipo “imprenditoriale” e fattivo, nel senso che l’azione spesso si svi-luppa là dove c’è la domanda, e ciò è anche possibile grazie alle caratteristichenaturali dell’autorità locale, che è vocata a rispondere al bisogno del cittadino,che spesso esprime fabbisogni diversificati e complessi.

L’approccio integrato, infine, fa riferimento alla concentrazione di diverse fun-

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Punti di forza del-le azioni intrapre-se dalle Città perpromuovere l’oc-

cupazione

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zioni all’interno delle amministrazioni comunali ed al vantaggio che tale raggrup-pamento comporta per la programmazione e per l’attuazione delle iniziative.Dall’analisi degli interventi delle Città è emersa la consapevolezza del valore ag-giunto dell’azione integrata, e ciò malgrado il fatto che la maggior parte delleCittà stesse convengano sulla constatazione che è ancora dominante, all’inter-no del sistema della municipalità, l’articolazione delle attività secondo una lo-gica che risponde alla “competenza” e che non sempre è funzionale al conse-guimento degli obiettivi, soprattutto se si tratta di rispondere ad un obiettivo oc-cupazionale che, essendo un fenomeno complesso, come noto, richiede inter-venti e azioni multifunzionali, interventi integrati e globali sulla popolazione eanche sul sistema delle imprese.

La concezione, la programmazione, l’attuazione e dunque la messa a dispo-sizione di strumenti di progettazione e programmazione integrata non sempreè già una realtà nelle Città. Tuttavia, il network Regenerando essendo una filia-zione di URBAN I e URBAN II e di altre iniziative che hanno posto al centro ilconcetto di “approccio integrato” allo sviluppo, ha evidenziato l’esistenza di unaclasse operativa, dirigenziale, di quadri e di esperti delle Città che hanno ma-turato la propria esperienza lavorativa sperimentando e affrontando le impli-cazioni dell’applicazione dell’approccio integrato. Tale patrimonio conoscitivonon dovrebbe essere disperso e sarebbe opportuno che sia valorizzato e con-solidato nei diversi cicli di programmazione delle politiche di medio–lungo pe-riodo di sviluppo urbano, indipendentemente dalla provenienza delle risorsefinanziarie.

Oltre ai quattro fattori, evocati dalla dott.ssa Angioli che distinguono l’ope-rato delle Città, il network Regenerando ha identificato altri due risultati impor-tanti che, da un lato, sono sintetizzati nelle linee politiche di medio periodo enun-ciate nell’ambito della “Carta delle Città europee per l’Occupazione” e, dall’al-tro, in una proposta operativa che prevede l’avvio della progettazione e la co-stituzione della rete degli Osservatori Urbani per l’Occupazione.

I quattro fattori sopra citati, insieme alle due proposte di valenza sia politi-ca che tecnica, (la Carta e la rete degli Osservatori) costituiscono, secondo ladott.ssa Angioli, una sorta di razionalizzazione delle principali conclusioni a cuiè pervenuto il network Regenerando, che ha il merito di aver fornito un’anali-si, vista dal di dentro, delle potenzialità delle Città e di aver costituito così unpatrimonio da cui è possibile partire per guardare al futuro e per migliorare lecondizioni di successo dell’operato delle Città stesse, soprattutto nel campo del-le politiche occupazionali. È sul proprio bakgraound e su quanto sopra espo-sto che le Città partner potranno continuare l’esperienza della collaborazioneche hanno sviluppato nel triennio 2004-2006, magari estendendola anche adaltre municipalità.

«È doveroso chiedersi e impegnarsi, conclude la dott.ssa Angioli, affinché sipossa riflettere sul ruolo più adeguato delle istituzioni, a tutti i livelli di gover-no, per affrontare questi aspetti in un mondo competitivo, in un mercato del la-voro che spesso è ingiusto e inefficiente e che deve far fronte, alla contrazio-

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Punti di forza del-le azioni intrapre-se dalle Città perpromuovere l’oc-cupazione

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ne delle risorse pubbliche nazionali e comunitarie. La dimensione del proble-ma e le sue caratteristiche obbligano all’ampliamento dell’area dei soggetti im-pegnati istituzionalmente su questa problematica, senza trascurare che ilruolo delle istituzioni locali è fondamentale per assicurare la connessione tragli interventi relativi al lavoro quali attinenti lo sviluppo locale. Resta infatti an-cora molto debole nel sistema normativo e istituzionale del nostro Paese la fun-zionalità del legame, pur necessario e inscindibile, tra sviluppo locale e occu-pazione, e tale debolezza si riflette anche nella conseguente incoerenza nel ri-conoscimento dei ruoli e nella attribuzione delle risorse».

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Punti di forza del-le azioni intrapre-se dalle Città perpromuovere l’oc-

cupazione

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GLI STRUMENTI PER LE POLITICHEDELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ

4.1 La “Carta delle Città europee per l’Occupazione”

Nelle pagine precedenti è stata compiuta una disamina sulle azioni intrapre-se dalle Città per promuovere la crescita e lo sviluppo occupazionale nei con-testi locali. Nel panorama delle iniziative implementate dalle autorità locali l’i-dea di redigere la “Carta delle Città europee per l’Occupazione” (allegato 6) rap-presenta il risultato di un processo di maturazione, condiviso tra alcune ammi-nistrazioni europee, partecipanti al network Regenerando, sul ruolo delle au-torià locali nello scenario globale.

Come anticipato nel capitolo precedente, la Carta è un manifesto di inten-ti, aperto alla sottoscrizione da parte di tutte quelle comunità locali che condi-vidono gli impegni e le azioni che le Città intendono promuovere per rafforza-re e consolidare le loro capacità strategiche per produrre occupazione durevo-le e di qualità. Essa è incardinata su alcuni principi chiave che sono alla basedella nuova ingegneria politica diffusasi a livello comunitario e che sono rap-presentati da: approccio integrato, cooperazione e partnership, sviluppo endo-geno, inclusione sociale, lavoro dignitoso. Fondamentale risulta il rapporto vir-tuoso tra aumento dell’occupazione e iniziative intraprese dalle Città, attori diun sistema capace di generare occupazione e fondato sul cd. sviluppo endo-geno, in linea con quanto previsto dalla Strategia di Lisbona144.

La Carta potrebbe qualificarsi come lo strumento dei Comuni per rivendi-care un ruolo attivo nelle politiche per l’impiego, per formalizzare quello spa-zio operativo che di fatto esse occupano come soggetti propulsori di sviluppolocale. Essa potrebbe rappresentare l’inizio della costituzionalizzazione delmeccanismo di governance, in cui l’intervento delle Città viene strutturato e pro-cedimentalizzato attraverso target e principi specifici, capaci di innescare pro-

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144 Il tema dell’occupazione è oggetto di innumerevoli documenti ufficiali emanati dalle isti-tuzioni europee, si pensi, ad esempio al titolo dedicato all’occupazione del Trattato istitutivo del-la Comunità europea (artt. 125-130), che costituisce una parte significativa del diritto sociale co-munitario.

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cessi di partenariato e cooperazione, utili anche per consentire alle Città di es-sere attori della programmazione comunitaria 2007-2013.

Negli ultimi anni, infatti, è sempre più diffusa la tendenza ad un maggiore eprofondo coinvolgimento delle autorità locali nell’implementazione delle lineeguida fissate a Lisbona, nel tentativo di attuare quella mobilitazione istituziona-le che parte dal basso per realizzare la strategia europea per l’occupazione.

Nello scenario attuale esistono dichiarazioni che fanno riferimento al ruo-lo delle Città, quali modelli di sviluppo sostenibile145, o quale luogo privilegia-to del riconoscimento e dell’applicazione dei diritti umani146, o quale specchiodelle diversità culturali delle società locali147. Più recente è il documento sotto-scritto dai sindaci euromediterranei148 che promuove la stabilità e lo svilupponel Mediterraneo e individua le priorità per l’integrazione tra i diversi Stati149.

Nel documento “Qualificare e estendere gli interventi di politiche urbane”, ela-borato nel maggio 2004 dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), sisostiene l’importanza di coinvolgere il contesto urbano, ma anche quello terri-toriale circostante, per attuare la nuova programmazione 2007-2013. Con ilDocumento delle Città italiane150, i Comuni sottolineano “il loro ruolo per la rea-lizzazione degli obiettivi di sviluppo e di competitività del sistema europeo, so-stenendo il coinvolgimento delle autorità locali in tutte le fasi della programma-zione e dell’attuazione. La loro partecipazione è, infatti, necessaria affinché le stra-tegie di sviluppo che saranno adottate e successivamente attuate, poggino suscelte condivise, sull’esperienza maturata nell’attuazione dei programmi URBANe aumentino il grado di responsabilità di tutte le istituzioni territoriali”.

Un vero e proprio antecedente della Carta delle Città europee per l’occupa-zione è rappresentato dal Patto per le Città (gennaio 2005) con il quale gliEurodeputati e i Sindaci invitano le istituzioni comunitarie (Consiglio eCommissione) ad attribuire maggiore importanza alla politica urbana per il rag-giungimento degli obiettivi europei. Nel documento si punta in particolare sul-la cooperazione tra le Città e sull’istituzione di reti tematiche tra le Città, anchese non è prevista un’attenzione adeguata per le politiche occupazionali.

CAPITOLO 4

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145 Cfr. la Carta di Aalborg del 1994.146 Cfr. la Carta europea dei Diritti umani nelle Città, 1998.147 Cfr. Carta urbana europea del 1992.148 Cfr. Dichiarazione dei Sindaci Euromediterranei del 2003.149 La Carta dei diritti fondamentali dell’UE (Carta di Nizza, 2000) riveste, invece, un ruolo si-

gnificativo perché contiene principi cardine per il diritto del lavoro e per la tutela dei lavoratori, in-dipendentemente dalla loro nazionalità. La Carta UE comprende, inoltre, disposizioni che hannorilevanza fondamentale anche per le relazioni industriali in Europa: libertà di associazione, dirittodi negoziazione e di azioni collettive, diritto dei lavoratori all’informazione e alla consultazione nel-l’ambito dell’impresa, libertà professionale e diritto di lavorare, divieto del lavoro minorile e pro-tezione dei giovani sul luogo di lavoro, condizioni di lavoro giuste ed eque, protezione dei dati dicarattere personale, non discriminazione, parità tra uomini e donne, tutela in caso di licenziamen-to ingiustificato.

150 Prodotto al summit ANCI-IDEALI dell’ottobre 2004.

La “Carta delleCittà europee per

l’Occupazione”

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4.2 Il network degli Osservatori Urbani per l’Occupazione

La sottoscrizione della Carta delle Città europee per l’occupazione, la costi-tuzione delle reti tematiche tra le municipalità e la diffusione di osservatori lo-cali sull’occupazione rappresentano gli elementi fondanti della politica urbanaper l’occupazione. Attraverso questi strumenti le Città possono non solo inter-venire nel mercato del lavoro per generare occupazione, ma potrebbero vede-re riconosciuto il loro ruolo di attori istituzionali, accanto e in sinergia, e non insostituzione o in antitesi, con gli altri livelli di governo competenti.

L’idea di creare un Osservatorio sull’occupazione non è nuova nello scena-rio comunitario, essendo stata già implementata a livello europeo nel 1982, quan-do, in collaborazione con le amministrazioni nazionali, la Direzione generale“Occupazione, Affari sociali e Pari opportunità” della Commissione europea harealizzato un sistema d’informazione sulle politiche dell’occupazione: l’OsservatorioEuropeo dell’Occupazione (OEO). Obiettivo principale dell’Osservatorio appe-na citato è quello di promuovere la realizzazione di una rete fra gli Stati mem-bri e la Commissione per realizzare lo scambio di informazioni e per fornire da-ti ed analisi comparative sulle politiche dell’occupazione e sulle tendenze del mer-cato del lavoro. Ne fanno parte i rappresentanti dei 25 Stati membri, dei Paesicandidati ad entrare nell’Unione europea e dei Paesi membri dello Spazio eco-nomico europeo (SEE). La sua attività viene garantita grazie all’ausilio di due re-ti: la MISEP (Mutual Information System on Employment Policies) e la SYSDEM(Système communautaire de documentation sur l’emploi).

La prima è una rete alla quale partecipano i rappresentanti delle ammini-strazioni nazionali responsabili dell’occupazione negli Stati membri, mentre leorganizzazioni internazionali (il Segretariato dell’Associazione europea di libe-ro scambio - EFTA, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo econo-mico - OCSE, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro - OIL) partecipano co-me osservatori. La mission è quella di fornire le informazioni disponibili nel set-tore delle politiche dell’occupazione negli Stati membri. Due riunioni all’annosono organizzate con i membri di MISEP per discutere le politiche relative al-l’occupazione.

La SYSDEM è una rete costituita da esperti indipendenti del mercato del la-voro (uno per Stato membro) che assistono i servizi della Commissione. Tra gliobiettivi da essa perseguiti vi è quello di raccogliere e redigere relazioni sullevalutazioni e le ricerche realizzate riguardo all’impatto della politica del merca-to del lavoro e degli sviluppi dei mercati a livello nazionale, quello di affronta-re aspetti specifici delle politiche legate alle priorità della strategia europea perl’occupazione (SEO) e consigliare la Commissione europea. Inoltre, gli esper-ti del network si preoccupano di fornire consigli e realizzare analisi dei piani d’a-zione nazionali per l’occupazione ed altri aspetti specifici della politica.

Il ruolo dell’Osservatorio Europeo diviene momento fondamentale nell’attivitàdi monitoraggio delle politiche occupazionali realizzate nei vari Stati membri, poi-ché risulta in grado di orientare le politiche del lavoro e di individuare le criticitàe i punti di forza delle strategie occupazionali adottate dagli Stati membri.

GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ

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Ma la previsione di Osservatori per l’occupazione ha anche una diffusionenazionale, in particolare regionale: infatti, in alcune Regioni italiane sono sta-ti istituiti, in virtù di leggi regionali, osservatori od agenzie regionali con il com-pito di monitorare, programmare e valutare le politiche in materia di occupa-zione, formazione e istruzione. Si tratta di veri e propri strumenti di valutazio-ne sistematica dei dati relativi alla struttura ed all’andamento del mercato dellavoro, utili ai fini della programmazione. Queste strutture forniscono un sup-porto informativo per la stesura dei piani predisposti dalle singole aree di pro-grammazione e costituiscono un luogo di integrazione dei singoli piani, al finedi sottoporre agli organismi di concertazione istituzionale un documento di pia-no unico, che sviluppi le interrelazioni tra tematiche diverse.

A livello comunale, invece, l’istituzione di un osservatorio comunale per l’oc-cupazione, descritto in maniera dettagliata nel capitolo precedente, è stata pre-vista e realizzata presso il XIV dipartimento del Comune di Roma.

Nella stessa direzione si sta muovendo il Comune di Reggio Calabria, il qua-le sta lavorando, in collaborazione con l’Unione degli Assessorati alle politichesocio-sanitarie e del lavoro, per la realizzazione di un Osservatorio locale sul-l’occupazione. In realtà la suddetta associazione ha già istituito una rete di os-servatori che fanno da supporto alle azioni degli amministratori locali indiriz-zandole alle reali esigenze dei cittadini in tema di politiche sociali e di lavoroe le cui attività si coordinano «mediante la diffusione di un aggiornamento pe-riodico e di uno scambio di informazione tra gli enti». Al momento i suddettiosservatori sono operativi prevalentemente nel settore sociale, ma come anti-cipato, il Comune di Reggio Calabria sta lavorando per la loro piena attivazio-ne e per la loro conseguente messa in rete.

L’Unione degli Assessorati alle politiche socio-sanitarie e del lavoro è un’as-sociazione costituita dagli assessorati con delega alle politiche sociali e del la-voro, nata per volere degli assessori dei Comuni di Reggio Calabria e diPalermo con l’obiettivo di «contribuire a migliorare l’efficacia della spesapubblica, soprattutto nel campo del sistema di welfare allargato, la qualità deiservizi all’utenza, per ridurre le diseconomie di sistema riconducibili all’insuf-ficiente coordinamento tra le politiche di welfare e quelle occupazionali e permigliorare la qualità della vita dei cittadini». Anche se esiste da meno di un an-no, l’Associazione vanta già una serie di importanti iniziative che, oltre a met-tere in rete gli enti aderenti ed a diffondere le migliori pratiche politico-ammi-nistrative da essi realizzate, hanno permesso a tanti giovani di svolgere tiroci-ni e stage in linea con i rispettivi percorsi formativi. Nelle politiche occupazio-nali, in base a quanto dichiarato, nel corso dell’intervista (allegato 5), dal dott.Giacomo Mulè (presidente dell’Associazione degli Assessorati alle politiche so-cio-sanitarie e del lavoro) «L’Associazione tende a realizzare proposte legate al-l’attivazione di percorsi di immissione lavorativa privilegiando le peculiarità lo-cali di ogni territorio a partire dalla presenza di determinate risorse umane edi capitale sociale».

CAPITOLO 4

108

Il network degliOsservatoriUrbani per

l’Occupazione

Page 110: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

4.3 La Città al centro: globalizzazione e g-localizzazione due diversi para-digmi per coniugare il tema dello sviluppo e dell’occupazione

La Città, da quanto emerso dalle diverse analisi, rappresenta il luogo in cuisi realizza il connubio tra processi di globalizzazione e dinamiche culturali, so-ciali e politiche locali: si assiste ad una riscoperta del ruolo allargato della Città151

che, grazie al rafforzamento della logica policentrica, diviene città di città.I processi di interscambio fra dimensione locale e globale rappresentano la

chiave di lettura per comprendere l’importanza della Città moderna, la qualecostituisce il laboratorio in cui sperimentare il futuro, terreno in cui si scontra-no e ricompongono valori confliggenti, in cui si coniugano identità e differen-ze di culture e provenienze152.

Si tende ad adottare nuove forme di politica urbana, dove le decisioni di ri-levanza pubblica vengono prese con il contributo di diversi attori (istituzioni, as-sociazioni, imprese, università), secondo una logica di governance locale, in ba-se alla quale si punta su soluzioni di ampio consenso e che richiedono azionicoordinate nel tempo.

In questa prospettiva i Centri urbani hanno le potenzialità per qualificarsi co-me il «nuovo imprenditore», pur non disponendo dei poteri e dei mezzi propridei governi nazionali. Essi possono sopravvivere ed adattarsi ai continui muta-menti dei mercati, della tecnologia, della cultura153.

Le Città possono rappresentare un’importante chiave di volta per i sisteminazionali in difficoltà, i quali non possono che trarre benefici economici da ef-ficienti ed efficaci politiche per lo sviluppo locale154. Una buona nazione si fon-da su un buon livello di governo regionale e locale: la Città rappresenta la pri-ma cellula di una struttura generale di governo che si deve connotare per la vi-cinanza fisica (o prossimità) del cittadino alle istituzioni. In questi termini si eraespresso già Carlo Cattaneo nel suo celebre saggio del 1858 “La Città conside-rata come principio ideale delle storie italiane”, il quale, partendo dall’analisi del-la polis greca155, identifica la società giusta con la Città, nucleo originario ed ele-mento fondante dello Stato democratico. La Città non è emanazione dello Stato,ma è lo Stato che promana dalla Città, luogo decisivo dell’organizzazione so-

GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ

109

151 A tal proposito appare utile fare riferimento al termine glocale, utilizzato da Beck U., Checos’è la globalizzazione: rischi e prospettive della società planetaria, Carocci, Roma, 1999, per de-finire l’interdipendenza tra globale e locale.

152 Bauman Z., Metropoli. Futuro sotto assedio, in La Stampa del 26.03.2004. Si tratta di un’in-tervista rilasciata dal sociologo di origine polacca al quotidiano torinese in occasione di un conve-gno dedicato al tema «La fiducia e la paura nella Città».

153 Zich R., E’ la Città a fare l’Europa, in La Stampa del 12.03.2004, il quale riprende le paroledi Goodman R., in The Last Entrepreneurs: America’s Regional Wars for Jobs and Dollars, Simonand Schuster, 1979.

154 Bagnasco A., La fortuna dell’Europa sono le Città, in La Stampa del 15.10.2004.155 Cfr. Cattaneo C., La Città considerata come principio ideale delle storie italiane, in E. Sestan

(a cura di) Opere di Giandomenico Romagnosi, Carlo Cattaneo, Giuseppe Ferrari, Napoli 1957, (ilnoto saggio di Cattaneo è del 1858), il quale sostiene che la Città greca, modello di gestione di-retta dello Stato, in cui si realizza l’autonomia legislativa e il dinamismo produttivo e mercantile,rappresenta il punto più alto di autogoverno e di autodeterminazione politica.

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ciale, in cui si attivano processi apparentemente antitetici (differenziazione so-ciale e individualizzazione156). La Città rappresenta l’unità sociale significativa,composta da sottosistemi - cultura, economia, politica - con caratteri relativa-mente congruenti e compatibili tra loro.

Gli assetti economici sono quelli che condizionano e permeano gli ambitiistituzionali e come la globalizzazione dei mercati porta ad un profondo muta-mento delle economie nazionali, così è chiara la sua incidenza sugli ordinamen-ti giuridici che soffrono per questo di crisi di identità spaziale, nell’attesa di es-sere innovati e adeguati alle istanze di crescita e di sviluppo g-locale.

Se da una parte esiste un mercato globale, dove non c’è luogo e non c’è spa-zio definito, dall’altra vi è l’esigenza di valorizzare le realtà territoriali in una di-mensione che supera i confini specifici e che favorisce il riconoscimento di ag-gregazioni intermedie significative. Si traccia in tal senso una nuova geografiadello sviluppo che ridefinisce i paradigmi in uso e li coniuga su piani diversi. Infatti,mentre si indeboliscono le relazioni di vicinato si sviluppano le reti associative,basate su interessi comuni e in grado di mantenere popolazioni ormai disper-se nell’universo urbano.

Nella dimensione globalizzata si enfatizza l’importanza delle reti fra Città an-che medio piccole, che mirano a capitalizzare le esperienze realizzate in ciascuncontesto territoriale per creare valore aggiunto nella riqualificazione dei model-li di sviluppo economico locale.

“La globalizzazione, nel momento in cui indebolisce i confini fino ad annul-larli, ristruttura il mondo attraverso le reti, che sono vettori delle informazioni;ciò consente la delocalizzazione delle funzioni di ricerca, produzione e distri-buzione. Ma al tempo stesso le reti presuppongono i nodi, ed è in certi nodi chesi concentrano i servizi specializzati per la gestione e il controllo delle unità ope-rative ad esse collegate. Non tutti i nodi sono eguali, quelli che ospitano i pro-cessi direttivi contano di più”157. In questo scenario alcune Città ricoprono un ruo-lo strategico di fondamentale importanza e determinano la costituzione di unsistema trasversale ai rapporti tra gli Stati.

Si afferma una nuova tendenza: alla crescita e alla diffusione di mercati glo-bali fa eco la formazione di nuove alleanze strategiche tra Città, che interagi-scono attraverso i loro mercati finanziari.

Il rafforzamento dei network tra i Comuni richiama la così detta lega tra le Città-stato dell’antica tradizione greca, in un sistema in cui la Città globale è in fun-zione dei network. Nel sistema urbano transnazionale non si può prescindere dapratiche di convivenze e collaborazione, fondate su processi di tipo negoziale,in grado di assicurare il diritto a mantenere e sviluppare le proprie identità.

CAPITOLO 4

110

156 Sul punto cfr. Bagnasco A., Distretti e Città in società fuori squadra, in particolare pag. 12-13, secondo il quale nella Città si realizzano due processi: a) differenziazione sociale, processo ma-cro che “riguarda la divisione del lavoro, ma anche il moltiplicarsi e specializzarsi dei significati pro-dotti e scambiati nell’interazione culturale, così come la separazione istituzionale e organizzativadelle funzioni economiche, politiche culturali; b) individualizzazione, processo micro che riguardagli individui e i processi di interazione”.

157 Cfr. Unnia M., Federalismo polis-centrico e Città–stato, in Impresa e Stato, 1997,39

La Città al centro:globalizzazione e

g-localizzazionedue diversi para-digmi per coniu-

gare il tema dellosviluppo e dell’oc-

cupazione

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Per una Città singola è impossibile raggiungere quella massa critica, che per-mette di essere visibili nel contesto di una competizione crescente a scala glo-bale e che richiede che ciascun area sviluppi azioni sinergiche e cooperative conle Città più o meno vicine.

La maggiore integrazione su scala europea è certamente un fattore da leg-gere in chiave positiva, visto che ha prodotto un più rapido sviluppo anche del-le zone più arretrate. Si concorda con chi sostiene che “l’evidenza empirica con-traddice un paradigma tradizionale, secondo il quale una maggiore integrazio-ne economica delle Regioni arretrate con quelle più sviluppate determinereb-be meccanismi di crescita cumulativa delle disparità interregionali. In partico-lare, la stessa aspirazione di nuovi Paesi nell’Europa Centrale ed Orientale adentrare nell’Unione europea risulterebbe difficilmente comprensibile, se mec-canismi cumulativi di disparità esistessero davvero”158. Con la costituzione di for-me reticolari di partenariato trans-cittadino (e transnazionale) si tende a valo-rizzare gli elementi di competitività fra i diversi sistemi locali e a non sottova-lutare le diversità, inquadrate come veri motori delle reti in un processo di in-tegrazione europea che non ha ad oggetto solo i mercati, ma che riguarda lasocietà, in un’Europa cosmopolita che si confronta con le sfide della globaliz-zazione159.

GLI STRUMENTI PER LE POLITICHE DELL’IMPIEGO NELLE MUNICIPALITÀ

111

158 Cfr. Cappellin R., Il ruolo del territorio nella politica regionale europea: dal riequilibrio del-le disparità regionali all’integrazione del territorio europeo, in Europa e Mezzogiorno, Rivista Formez,n. 40, 2000, pag. 15-34.

159 Cfr. Zich R., Europa continente di Città e di reti, 2004/1

La Città al centro:globalizzazione eg-localizzazionedue diversi para-digmi per coniu-gare il tema dellosviluppo e dell’oc-cupazione

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CONCLUSIONI

La Strategia di Lisbona, nata dall’intento degli Stati membri dell’UE di impri-mere un nuovo slancio alle politiche comunitarie, ha conosciuto un fallimen-to, dovuto sicuramente ad elementi congiunturali ma anche al carattere farra-ginoso della governance (rapporto Kok).

L’inefficienza del sistema di governo nel quale vengono calate le politichedi intervento può determinare il fallimento delle stesse, si tratta di un aspettodelicato da affrontare soprattutto alla luce del prossimo periodo di programma-zione della spesa dei fondi strutturali 2007 – 2013.

Ma l’Europa oltre ad indicare una forte criticità ha fatto anche delle scelte pre-cise, in particolare nei nuovi regolamenti comunitari dei fondi strutturali rico-nosce un ruolo centrale alle Città.

Il Regolamento (CE) N. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006 recan-te disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo so-ciale europeo e sul Fondo di coesione sottolinea “l’importanza dello sviluppourbano sostenibile e il contributo delle città, soprattutto di quelle di medie di-mensioni, allo sviluppo regionale” e che quindi “occorre dare loro un maggio-re rilievo valorizzandone il ruolo nell’ambito della programmazione al fine dipromuovere la rivitalizzazione urbana”.

Operativamente, le autorità cittadine possono ricevere subdeleghe (daStati membri, regioni e autorità di gestione) nell’ambito dei programmi opera-tivi cofinanziati dai fondi strutturali, il che vorrebbe dire affidare alle Città un ruo-lo di gestione molto più marcato rispetto alla precedente programmazione.

Ma l’efficienza e l’efficacia di tali scelte dipende necessariamente dall’impal-catura di una buona governance e dalla realizzazione di un partenariato, ver-ticale ed orizzontale, forte tra tutti gli operatori territoriali e socioeconomici in-teressati, gli enti regionali e locali, nonché tra tutti gli altri organismi coinvoltinelle varie fasi di attuazione dei programmi operativi.

Si tratta di sostenere lo sviluppo di strategie partecipative, integrate e soste-nibili mediante attività quali: il rafforzamento della crescita economica, il recu-pero dell’ambiente fisico, la riconversione dei siti industriali in abbandono, la

113

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tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, la promozione del-l’imprenditorialità, l’occupazione e lo sviluppo delle comunità locali, nonché laprestazione di servizi alla popolazione, tenendo conto dei cambiamenti nellestrutture demografiche160.

Le indicazioni comunitarie hanno riaperto la questione sulla valenza delleCittà quali perni di sviluppo regionale alla luce di due elementi: le Città a livel-lo europeo rappresentano un elemento comune di governance, tra l’altro il piùprossimo al cittadino; inoltre, esse sono dotate di una loro flessibilità e capa-cità di realizzazione.

Per quanto concerne il primo elemento, a livello europeo la Città è un at-tore della governance comune tra tutti gli Stati membri per cui è più facile an-che instaurare un dialogo tra Città all’interno di reti trasnazionali; cosa più dif-ficile sarebbe far comunicare livelli sovracomunali differenti tra i singoli stati eche spesso operano per finalità diverse [es. (Regioni e Provincie italiane),(Länder, Distretti governativi e Distretti rurali tedeschi) (Regioni, Dipartimenti,Arrondissement, Cantoni francesi), etc.].

Per quanto riguarda il secondo elemento “la capacità di realizzazione pro-pria delle Città”, occorre partire da alcune considerazioni sulla spesa dei fondistrutturali nelle Regioni dell’Ob 1 (Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegnae Molise phasing – out) nel periodo 2000-2006. Le performance dei singoliProgrammi Operativi Regionali in termini quantitativi di spesa sono state mi-gliori delle precedenti programmazioni161, anche se dal punto di vista qualita-tivo gli obiettivi raggiunti non giustificano gli sforzi finanziari profusi.

I diversi rapporti di valutazione intermedia sull’andamento dei fondi strut-turali non hanno sottolineato una buona riuscita dei PIT162: le uniche performan-ce “relativamente” positive si sono registrate nei PIT destinati alle Città capo-luogo (meglio noto come Asse V del QCS), per il resto le Città hanno avuto unruolo subalterno nella contrattazione regionale, non potendo esprimere appie-no il proprio potenziale nella programmazione, progettazione ed esecuzione degliinterventi.

Accanto alle dinamiche dei POR le Città si sono dimostrate attive e capacianche su altre forme di intervento. Il proliferare di iniziative comunitarie (UR-BAN, URBACT, etc.) e di programmi urbani di derivazione nazionale (PRU, PRUS-ST, STU, Contratti di Quartiere, etc.) ne è un indicatore. Tutti questi interventi con-servano, però, una connotazione a carattere straordinario ed episodico, è ciòrende necessario oggi passare dalla fase sperimentale ad un’attività maggior-mente stabilizzata.

In realtà, l’attuale impalcatura istituzionale nella quale le Città operano perle politiche endogene di sviluppo presenta aree di sovrapposizione e, molto spes-so, si registrano, per un’assenza di chiarezza sulle interrelazioni tra i livelli, mo-menti che vengono considerati, dai soggetti che operano sullo stesso ambitoterritoriale e tematico, di invasione di competenze.

CONCLUSIONI

114

160 Articolo 37, paragrafo 4, lettera a), del regolamento (CE) n. 1083/2006.161 La norma sul disimpegno automatico delle risorse ha raggiunto il suo scopo.162 Progetti Integrati Territoriali.

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Infatti, la stessa attività istituzionale dei Comuni spesso entra in contrasto conquella di altri enti, pertanto si vedono vanificati gli sforzi operativi in un conte-sto in cui tutto è partecipato per essere arricchito da un auspicato dialogo traistituzioni che di fatto non sempre si registra.

Un esempio di quello che potrebbe essere definito un “corto circuito” isti-tuzionale è rappresentato dalla governance delle politiche occupazionali.

Alcune esperienze europee, come quella della Rete URBACT – Regenerando,mettono in evidenza come le Città, e soprattutto quelle del Sud163, sono moltodinamiche nell’attuare iniziative a favore dell’occupazione. Tuttavia, anche se difatto si registra questo stato delle cose, la normativa italiana prevede un siste-ma in cui le competenze in materia di politiche occupazionali sono sostanzial-mente incardinate su Stato, Regioni, Province, secondo un assetto legislativonel quale le Città non trovano una sensibile legittimazione, nonostante sianoproprio esse ad essere sempre più chiamate a ricercare soluzioni e dare rispo-ste alle esigenze dei cittadini, poiché rappresentano l’istituzione pubblica piùprossima alla cittadinanza, quella nella quale trova piena esplicazione il prin-cipio di sussidiarietà.

A seguito dei diversi dispositivi normativi adottati è venuto meno il caratte-re squisitamente nazionale dell’organizzazione del mercato del lavoro, la cui fi-sionomia dipende dalle singole leggi regionali, alle quali l’art. 4 del d.lgs.469/97 ha attribuito il compito di individuare l’architettura dell’organizzazioneamministrativa164.

Altri soggetti istituzionali, così come i privati, fanno ingresso nel mercato dellavoro, svolgendo la funzione di intermediazione della manodopera che prima erademandata esclusivamente ai soggetti pubblici. In questo modo il sistema pub-blico di collocamento subisce una radicale ristrutturazione che va in una dupli-ce direzione: da una parte, scompare il potere centrale di allocare le risorse e siaffidano ruoli pregnanti ai servizi per l’impiego, enti di promanazione regionalecon radicamenti territoriali nelle province (centri per l’impiego), dall’altro si instau-ra un doppio binario nel sistema di gestione della domanda e dell’offerta di la-voro, permettendo l’ingresso di altri soggetti nel sistema di collocamento.

L’aumento della chiarezza sulle interrelazioni di sistema ed il dialogo ed ilraccordo tra i diversi soggetti oggi deputati all’attuazione delle politiche occu-pazionali al fine di evitare sovrapposizioni di interventi è un paradigma indispen-sabile se si vogliono minimizzare i costi ed ottimizzare i risultati.

Il livello locale, ed in particolare quello urbano, diventa la dimensione ter-ritoriale maggiormente nevralgica per la realizzazione di diverse politiche, so-prattutto di quelle rivolte al miglioramento dell’occupabilità e, più in generale,allo sviluppo locale: è in questo ambito che si può misurare più facilmente ilsuccesso di una politica soprattutto di quella occupazionale.

CONCLUSIONI

115

163 In paticolare Reggio Calabria (capofila), Catania, Palermo, Napoli e Salerno.164 La Corte Costituzionale nella sentenza n. 74 del 2001 ha ritenuto l’art. 4 d. lgs. 469/97 in par-

te costituzionalmente illegittimo poiché alcuni dei criteri direttivi in esso previsti creavano un vul-nus nell’”autonomia organizzativa delle Regioni oltre il limite costituzionalmente consentito”, in Dirittodel Mercato del Lavoro, 2001, pag. 667 e ss. .

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La Città non è solo un polo geografico di attrazione nel quale si stabilisce granparte della popolazione, ma rappresenta un luogo di incontro di gemmazionedelle idee, è una porta dell’economia dalla quale si parte e dove si arriva, è ilpunto di radicamento economico-culturale - sociale di un territorio. Essa, inol-tre, si qualifica come uno dei livelli istituzionali più adatti a predisporre soluzio-ni e misure a dimensione locale, prima di tutte quelle rivolte alla promozionedel capitale umano e dell’occupabilità, volte a favorire lo sviluppo economicoe il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Tutto ciò è necessario sesi vuole che le Città siano più Città e non più superficie.

In definitiva, la Città, in tutto il contesto Europeo, rimane l’elemento pubbli-co di maggiore prossimità al cittadino, avendo dimostrato nei diversi program-mi comunitari la maggiore dinamicità e flessibilità di intervento.

L’economia di un Paese oggi è strettamente legata alle performance delleCittà, per cui nel prossimo periodo di programmazione di cruciale importanzasaranno le politiche volte ad accompagnare e sostenere i contesti urbani nel con-tinuo processo di risposta alle esigenze dei cittadini.

Una particolare attenzione va posta sugli assetti di governance: occorrerà unosforzo per eliminare quelle sovrapposizioni di intervento ed agevolare le salda-ture tra le diverse misure di livello locale in un’ottica integrata.

CONCLUSIONI

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ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI

ATTI COMUNITARI

- Trattato che istituisce la Comunità europea- CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA, Conclusioni del Consiglio del marzo 2005

concernente il miglioramento dell’istruzione, dell’inserimento professio-nale e sociale dei giovani europei.

- CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA, Regolamento n. 1260 del Consiglio del21 giugno 1999, recante disposizioni generali sui Fondi Strutturali.

- COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE, Quadro comunitario di sostegno2000-2006.

- CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA, Regolamento n. 1787 del 1984 concer-nente “Il contributo delle iniziative locali per l’occupazione”, COM (83)662 def. 17 gennaio 1984; “Contributo alla lotta contro la disoccupazionedelle iniziative locali relative alla creazione di posti di lavoro, 7 giugno 1984,G.U.C.E., C 161/1, del 21 giugno 1984.

- Le dimensioni regionale e locale nella creazione di nuove forme di governan-ce in Europa, CdR E7/2002, pag. 47.

- COM(1998) 605 finale del 28.10.1998 Comunicazione della Commissione alConsiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e alComitato delle Regioni “Quadro d’azione per uno sviluppo urbano soste-nibile nell’Unione Europea”.

- COM (2000) 196 del 7.04.2000, in particolare pag. 4.- COM (2001) 629 def del 6.11.2001 Comunicazione della Commissione al

Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale e alComitato delle Regioni “Rafforzare la dimensione locale della strategia eu-ropea per l’occupazione”.

- COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE, Regolamento n. 2204 del12.12.2002 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agliaiuti di Stato a favore dell’occupazione e la Legge 8 novembre 1991, n. 381.

- CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA del 26.01.2004, Decisione n. 2004/100/CE

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che istituisce un programma d’azione comunitaria per la promozione del-la cittadinanza europea attiva (partecipazione civica).

- COM (2005) 24 def. del 2.2.2005, Comunicazione al Consiglio europeo di pri-mavera, “Lavorare insieme per la crescita e l’occupazione. Il rilancio dellaStrategia di Lisbona”.

- COM (2005) 141 def. del 12.4.2005 “Orientamenti integrati per la crescita el’occupazione (2005-2008)” comprendenti una Raccomandazione dellaCommissione sugli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Statimembri e della Comunità (ai sensi dell’articolo 99 del trattato CE) e una pro-posta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Statimembri a favore dell’occupazione (ai sensi dell’articolo 128 del trattato CE).

- PARLAMENTO EUROPEO E CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA del 5.07.2006,Regolamento CE/1082/2006 recante disposizioni generali sul Fondo europeodi sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione.

- CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA dell’11.07.2006, RegolamentoCE/1083/2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di svilup-po regionale (FESR), sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione eche abroga il regolamento (CE) n. 1260/1999.

- COM(2006) 385 def., SEC (2006) 928, del 13.07.2006, Comunicazione dellaCommissione al Consiglio e al Parlamento europeo “La politica di coesio-ne e le Città: il contributo delle Città e degli agglomerati urbani alla cresci-ta e all’occupazione all’interno delle Regioni”.

- CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA del 6.10.2006, Decisione sugli orienta-menti strategici comunitari in materia di coesione (2006/702/CE).

- COM (2006) 708 def. del 22.11.2006, COMMISSIONE EUROPEA, Libro Verde“Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo”.

- COMMISSIONE EUROPEA dell’8.12.2006, Regolamento (CE) n. 1828/2006,che stabilisce modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1083/2006del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo re-gionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e del regolamen-to (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alFondo europeo di sviluppo regionale.

- PARLAMENTO EUROPEO E CONSIGLIO del 12.12.2006, Decisione n.1904/2006/CE che istituisce, per il periodo 2007-2013, il programma«Europa per i cittadini».

- CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA del 21.12.2006, Regolamento (CE) n.1989/2006 che modifica l’allegato III del regolamento (CE) n. 1083/2006recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sulFondo sociale europeo e sul Fondo di coesione e che abroga il regolamen-to (CE) n. 1260/1999.

NORMATIVA NAZIONALE

- Costituzione italiana, artt. 4, 24, 76, 117, 118, 120.

ATTI, NORMATIVA E DOCUMENTI

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ATTI COMUNITARI

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- Legge 1° marzo 1986, n. 64 la “Disciplina organica dell’intervento straordina-rio nel Mezzogiorno”.

- Legge 29 aprile 1949, n. 264 “Provvedimenti in materia di avviamento al la-voro e di assistenza dei lavoratori involontariamente disoccupati”.

- Legge 8 giugno 1990, n. 142 “Ordinamento delle Autonomie locali”.- Legge 8 novembre 1991, n. 381 “Disciplina delle cooperative sociali”.- Legge 23 dicembre 1996, n. 662 “Misure di razionalizzazione della finanza pub-

blica”.- Legge 24 giugno 1997, n. 196 “Norme in materia di promozione dell’occupa-

zione”.- Legge 7 agosto 1997, n. 266 “Interventi urgenti per l’economia”.- Decreto Legislativo 23 dicembre 1997, n. 469 “Conferimento alle regioni e agli

enti locali di funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro, a normadell’articolo 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59”.

- Decreto Legislativo 21 aprile 2000, n. 181 “Disposizioni per agevolare l’incon-tro fra domanda ed offerta di lavoro, in attuazione dell’articolo 45, comma1, lettera a), della L. 17 maggio 1999, n. 144”.

- Decreto Legislativo dell’8 agosto 2000, n. 267 “Testo Unico delle leggi sull’or-dinamento degli Enti Locali”.

- Legge Regionale Sicilia, n. 15 del 2000. - Legge cost. 18 ottobre 2001, n. 3 “Modifiche al titolo V della parte seconda

della Costituzione”.- Decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297 “Disposizioni modificative e cor-

rettive del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, recante norme per age-volare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, in attuazione dell’artico-lo 45, comma 1, lettera a) della legge 17 maggio 1999, n. 144.(G.U.15/01/2003 n. 11)”.

- Legge 5 giugno 2003, n. 131 “Disposizioni per l’adeguamento dell’ordinamen-to della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3”.

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ALLEGATI

Il ruolo delle Città nella governancemultilivello delle politiche occupazionali

Una ricognizione su alcune Città del Mezzoggiorno

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INDICE ALLEGATI

ALLEGATO 1 – SCHEMA DI INTERVISTA AGLI AMMINISTRATORI LOCALI 131ALLEGATO 2 – MATRICE RETE URBACT - REGENERANDO 133ALLEGATO 3 – QUESTIONARIO RAPPRESENTANTI DELLE CITTA’ ADERENTI

ALLA RETE URBACT - REGENERANDO 135ALLEGATO 4 - FUNZIONE DI SELEZIONE PER APPROFONDIMENTO DEI CASI 145

STRUTTURA PUNTEGGIO 146CATANIA 147EVOSMOS 148GRAND SUR SAONE 149LEICESTER 150NAPOLI 151ORADEA 152PALERMO 153REGGIO CALABRIA 154ROMA 155SALERNO 156SIRACUSA 157

ALLEGATO 5 – INTERVISTA AL PRESIDENTE DELL’UNIONE DEGLI ASSESSORATI 159ALLEGATO 6 – CARTA DELLE CITTÀ EUROPEE PER L’OCCUPAZIONE 167

ALLEGATI

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ALLEGATO 1 SCHEMA DI INTERVISTA AGLI AMMINISTRATORI LOCALI

SCHEMA DI INTERVISTA AGLI ASSESSORI COMUNALIALLE POLITICHE DEL LAVORO

1. All’interno del Comune esiste una struttura amministrativa che si occupa dipolitiche attive del lavoro?

2. Rispetto alle politiche attive del lavoro quale è il ruolo e quali sono le com-petenze del Comune?

3. Che tipo di politiche del lavoro vengono perseguite dal Comune?4. In termini percentuali, quale quota del bilancio comunale è riservata agli in-

terventi di politica attiva del lavoro?5. A quali risorse il Comune attinge per la realizzazione di interventi a favore

dell’occupazione (comunitarie, nazionali, regionali)?6. Nel caso in cui non esiste, in un eventuale Piano Strategico viene analizza-

ta la componente occupazione?7. Esiste un piano d’azione locale per l’occupazione o un analogo strumento

di programmazione locale? Se sì, chi lo elabora e quale ruolo svolge ilComune?

8. Come si coordina il Comune con l’attività della Regione e della Provincia intema di politiche attive del lavoro?

9. Che tipo di rapporti intercorrono tra il Comune e gli altri Enti che si occu-pano di questioni connesse al mercato del lavoro (Regione, Provincia,Centri per l’impiego)?

10. Cosa è stato fatto per incrementare l’occupazione? Quali risultati sono sta-ti raggiunti?

11. Che cosa è ancora necessario?12. Il Comune ha mai incontrato elementi di criticità nel corso del suo impegno

a favore dell’occupazione? Se sì, quali?13. Come giudica la possibilità di usufruire di strumenti di supporto, in primis

di un Osservatorio locale sul mercato del lavoro?14. Il Comune partecipa o ha mai partecipato ad iniziative/progetti europei?15. Il Comune ha mai fatto parte di una delle reti tematiche previste da inizia-

tive comunitarie?16. Come giudica l’ipotesi di entrare in una o più reti tematiche?

ALLEGATI

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ALLEGATO 2 MATRICE RETE URBACT - REGENERANDO

ALLEGATI

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ALLEGATI

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ALLEGATO 3 QUESTIONARIO RAPPRESENTANTIDELLE CITTA’ ADERENTI ALLA RETE URBACT - REGENERANDO

QUESTIONARIO RAPPRESENTANTI DELLE CITTÀ

1. Quanto ha spinto il Comune ad entrare a far parte della Rete diRegenerando…

Per nulla Poco Abbastanza Molto

• la possibilità di incrementare ❏ ❏ ❏ ❏l’occupazione locale

• la possibilità di contrastarefenomeni locali di esclusionesociale ❏ ❏ ❏ ❏

• la possibilità di contrastareil mercato del lavoro irregolare ❏ ❏ ❏ ❏

• la possibilità di confrontarsicon altre realtà urbane in genere ❏ ❏ ❏ ❏

• la possibilità di confrontarsicon altre realtà urbane su problematiche specifiche ❏ ❏ ❏ ❏

ALLEGATI

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2. All’interno del Comune, quale è l’ufficio preposto all’ideazione delle ini-ziative progettuali (planning) presentate nell’ambito del progettoRegenerando?

(in caso di concertazione è possibile fornire più risposte)

❏ L’ufficio politiche attive per il lavoro❏ L’ufficio per le Risorse Comunitarie❏ L’ufficio del Sindaco❏ Un’agenzia pubblica integrata❏ Un consulente esterno❏ Una struttura esterna❏ Altro (specificare)_____________________

3. La fase di planning prevede il coinvolgimento delle parti sociali?

❏ Sì ❏ Sì, ma solo in parte❏ No ❏ Non sa❏ Non risponde

4. In che modo le parti sociali partecipano alla fase di planning? (solo per chi ha risposto in maniera affermativa alla domanda precedente)

5. All’interno del Comune, quale è l’ufficio preposto alla programmazionedelle iniziative promosse nell’ambito del progetto Regenerando

(in caso di concertazione è possibile fornire più risposte)

❏ L’ufficio politiche attive per il lavoro❏ L’ufficio per le Risorse Comunitarie❏ Un’agenzia pubblica integrata❏ L’ufficio del Sindaco❏ Un consulente esterno❏ Una struttura esterna❏ Altro (specificare)_____________________

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6. La fase di programmazione progettuale prevede il coinvolgimento del-le parti sociali?

❏ Sì ❏ Sì, ma solo in parte❏ No ❏ Non sa❏ Non risponde

7. In che modo le parti sociali partecipano alla programmazione dei progetti? (solo per chi ha risposto in maniera affermativa alla domanda precedente)

8. In che modo i probabili destinatari finali dei progetti vengono informa-ti sui progetti?

(è possibile fornire anche più risposte)

❏ Attraverso gli annunci pubblicati sui giornali locali❏ Attraverso i telegiornali locali❏ Attraverso gli annunci pubblicati sul sito internet del Comune❏ Attraverso materiale promozionale❏ Attraverso il passaparola❏ Vengono contattati direttamente dal Comune❏ Altro (specificare) ____________________

9. I destinatari finali delle iniziative progettuali devono essere necessaria-mente residenti nel territorio del…

❏ Comune❏ Provincia ❏ Regione ❏ Possono beneficiarne tutti, indipendentemente dal luogo di residenza❏ Altro (specificare) ____________________________

10. Durante la fase di attuazione delle iniziative il Comune continua ad es-sere presente?

❏ Sì❏ No

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10. In che modo il Comune è presente durante la fase di attuazione delleiniziative? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda precedente)

10. In Città quale area oggetto di interesse ha tratto maggiori benefici dal-l’applicazione delle iniziative promosse nell’ambito di Regenerando?

❏ Nessuna in particolare❏ Occupazione ❏ Sviluppo economico❏ Inclusione sociale❏ Mercato del lavoro regolare❏ Tutte indistintamente

11. Secondo Lei, quale è il valore aggiunto del progetto Regenerando?

12. A pochi mesi dalla fine del progetto Regenerando, il Comune sarebbedisposto ad intraprendere un’iniziativa simile?

❏ Sì❏ No❏ Non sa❏ Non risponde

13. Secondo Lei, in che modo si potrebbe migliorare un’iniziativa come quel-la di Regenerando?

ALLEGATI

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POLITICA ATTIVA PER L’OCCUPAZIONE

14 Secondo Lei, per contrastare la disoccupazione quanto è importante cheil Comune promuova…

Per nulla Poco Abbastanza Molto

• l’incontro tra domanda ed ❏ ❏ ❏ ❏offerta di lavoro

• il lavoro femminile ❏ ❏ ❏ ❏

• il lavoro giovanile ❏ ❏ ❏ ❏

• l’inserimento lavorativodei soggetti a rischio di esclusione sociale ❏ ❏ ❏ ❏

• l’inserimento lavorativo dei disabili ❏ ❏ ❏ ❏

• la formazione professionale ❏ ❏ ❏ ❏

• l’orientamento professionale ❏ ❏ ❏ ❏

• l’introduzione di forme di lavoro flessibile ❏ ❏ ❏ ❏

• gli incentivi alla nuova imprenditorialità ❏ ❏ ❏ ❏

• gli incentivi alle imprese ❏ ❏ ❏ ❏

17 Gli interventi di politica attiva per l’occupazione realizzati dal Comunesi differenziano in base all’età dei beneficiari?

❏ Sì❏ No

ALLEGATI

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Page 141: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

18 A chi sono indirizzate, nella maggior parte dei casi, le iniziative avanza-te per promuovere l’occupazione?

(Solo per chi ha risposto sì alla domanda precedente)

❏ Giovani in cerca di prima occupazione❏ Disoccupati di breve durata❏ Disoccupati di lunga durata❏ Lavoratori socialmente utili❏ Lavoratori pubblica utilità❏ Altro (specificare) ______________________

19 Dopo aver conosciuto le iniziative tese ad incrementare l’occupazioneposte in essere, nei rispettivi territori, dagli altri Comuni della Rete, ri-tiene opportuno promuoverne qualcuna nella sua Città?

❏ Sì❏ No

20 Quali azioni realizzate altrove intende promuovere nella Sua Città perincrementare l’occupazione?

(Solo per chi ha risposto sì alla domanda precedente)

21 Grazie alla partecipazione a Regenerando, ritiene di aver acquisitoinformazioni aggiuntive rispetto a quelle che erano in Suo possesso pri-ma di entrare nelle Rete?

❏ Sì ❏ No ❏ Non sa❏ Non risponde

22 Quali informazioni ha acquisito grazie all’esperienza di Regenerando?(Solo per chi ha risposto sì alla domanda precedente)

ALLEGATI

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23 Utilizzando un valore da 1 a 10 (dove 1 esprime il valore minimo e 10il valore massimo), quanto il Comune è capace di occuparsi di politicaattiva per l’occupazione.

Per nulla capace ⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦ Completamente capace1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

24 Utilizzando un valore da 1 a 10 (dove 1 esprime il valore minimo e 10il valore massimo), quanto è importante la sottoscrizione della “Cartadelle Città europee per l’occupazione” per affermare la capacità delle Cittàdi esercitare la politica attiva per l’occupazione?

Per nulla capace ⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦ Completamente capace1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

25 Secondo Lei, quale è per la Città il valore aggiunto derivante dalla firmadella “Carta delle Città europee per l’occupazione”?

IL MERCATO DEL LAVORO REGOLARE

26 Il Comune è impegnato attivamente in azioni tese a contrastare il lavo-ro irregolare?

❏ Sì ❏ No

27 Da quanti anni il Comune si occupa di progettazione legata al tema delmercato del lavoro irregolare?

(Solo per chi ha risposto sì alla domanda 26)

❏ Meno di 1 anno❏ Da 1 a 3 anni❏ Da 3 a 5 anni ❏ Da oltre 5 anni

ALLEGATI

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Page 143: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

28 Quali sono i settori maggiormente interessati da attività irregolari?(Solo per chi ha risposto sì alla domanda 26)(max. 2 risposte)

❏ Agricoltura ❏ Edilizia ❏ Commercio ❏ Servizi alla persona❏ Collaborazione domestica❏ Ristorazione ❏ Altro (specificare) ________________________

29 In che modo il Comune opera per contrastare il lavoro irregolare? (Solo per chi ha risposto sì alla domanda 26)(è possibile fornire anche più risposte)

❏ Analizzando le caratteristiche del mercato del lavoro locale❏ Conducendo attività di vigilanza nei cantieri e nelle aziende❏ Offrendo incentivi per la regolarizzazione delle attività❏ Promuovendo campagne per l’emersione dell’economia sommersa❏ Promuovendo la conoscenza dei diritti dei lavoratori❏ Accogliendo le denunce dei lavoratori irregolari❏ Altro (specificare) ____________________

30 In presenza dell’intervento di contrasto da parte del Comune, le attivitàlavorative irregolari …

(Solo per chi ha risposto sì alla domanda 26)

❏ Sono diminuite ❏ Sono rimaste invariate❏ Sono aumentate ❏ Non sa❏ Non risponde

Utilizzando un valore da 1 a 10 (dove 1 esprime il valore minimo e 10 il va-lore massimo), quanto il Comune è capace di contrastare il mercato del la-voro irregolare.

Per nulla capace ⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦⎣⎣__⎦⎦ Completamente capace1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

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Page 144: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

COESIONE SOCIALE

32 Il Comune è impegnato attivamente in attività tese a contrastare i feno-meni di esclusione sociale?

❏ Sì ❏ No

33 Da quanti anni il Comune si occupa di progettazione legata al tema del-l’esclusione sociale?

(Solo per chi ha risposto sì alla domanda 32)

❏ Meno di 1 anno❏ Da 1 a 3 anni❏ Da 3 a 5 anni ❏ Da oltre 5 anni

34 Quali sono in Città le categorie maggiormente esposte al rischio di mar-ginalità sociale?

(Solo per chi ha risposto sì alla domanda 32)(max 2 risposte)

❏ Donne❏ Minori ❏ Anziani ❏ Diversamente abili ❏ Minoranze etniche❏ Ex-detenuti❏ Ex-tossicodipendenti ❏ Altro (specificare) ______________________

35 Indicare i maggiori interventi realizzati dal Comune per contrastare i fe-nomeni di esclusione sociale

(Solo per chi ha risposto sì alla domanda 32)

ALLEGATI

143

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Page 146: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ALLEGATO 4 FUNZIONE DI SELEZIONE PER APPROFONDIMENTO DEI CASI

STRUTTURA PUNTEGGIO

ALLEGATI

145

Page 147: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ALLEGATI

146

STRU

TTU

RA P

UN

TEG

GIO

CREA

ZIO

NE

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ZIO

NE

ICT

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Punteggio

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1/

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senz

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00

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00

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0

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ICT

15

Att

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LI

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Page 148: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ALLEGATI

147

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Page 149: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

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ALLEGATI

148

Page 150: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

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40

0 0

0 0

0 0

0 0

0 0

00

App

rocc

io in

crem

enta

le

20

0 0

0 0

0 0

0 0

0 0

00

Tras

ferib

ilità

pro

gett

i 5

00

0 0

0 0

0 0

0 0

0 0

0

App

rocc

io in

tegr

ale

51

70

0 0

0 0

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0 0

70

Sost

enib

ilità

5

170

0

0 1

70

0 0

0 0

0 0

140

App

rocc

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roge

ttua

le

14

Qua

lità

4

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0 0

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0

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tte

per l

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ione

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0 0

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033

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00

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10

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0 0

0 0

0 0

16

TOTA

LI

100

423

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40

00

727

ALLEGATI

149

Page 151: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

LEIC

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180

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0 0

0 0

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0

0 0

0 0

0 0

045

15

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le

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66

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24

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LI

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1362

ALLEGATI

150

Page 152: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

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0

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Regi

onal

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LI

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2429

ALLEGATI

151

Page 153: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ORA

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Inci

denz

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l tas

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rmaz

ione

3

145

0

0 0

00

00

0 0

045

15

Att

uazi

one

prog

ettu

ale

40

0 0

0 0

00

00

0 0

00

App

rocc

io in

crem

enta

le

20

0 0

0 0

00

00

0 0

00

Tras

ferib

ilità

pro

gett

i 5

170

0

0 0

00

00

0 0

070

App

rocc

io in

tegr

ato

51

70

0 0

1 70

170

00

0 0

210

Sost

enib

ilità

5

170

0

0 1

701

700

0 0

021

0

App

rocc

io p

roge

ttua

le

14

Qua

lità

4

00

0 0

0 0

00

00

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0

Dire

tte

per l

'occ

upaz

ione

5

160

0

0 0

01

500

0 0

011

0

Dire

tte

per l

o sv

ilupp

o 5

160

0

0 1

501

500

0 0

016

0

Dire

tte

per i

l mer

cato

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gola

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50

0 0

0 0

00

00

0 0

00

Dire

tte

per i

l soc

iale

3

136

0

0 1

301

300

0 0

096

Azi

oni d

irett

e ed

in

dire

tte

rispe

tto

all'o

biet

tivo

occu

pazi

one

12

Dire

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0 0

0 0

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00

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00

Dis

occu

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0 0

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551

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011

0

Und

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0 0

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0 0

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Dis

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3

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0 0

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00

0 0

0

Don

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nuti,

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11

Des

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tto

11

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21

22

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1 22

122

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0 0

66

Pres

enza

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50

0 0

0 1

501

500

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0 Re

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10

Coin

volg

imen

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i citt

à es

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te

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0 0

00

00

0 0

00

Form

azio

ne a

ltam

ente

qua

lifica

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0 0

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00

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0 0

00

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i for

maz

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10

Form

azio

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30

0 0

0 0

00

00

0 0

00

Loca

li3

00

0 0

0 0

00

00

0 0

0

Regi

onal

i 1

00

0 0

0 0

00

00

0 0

0

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iona

li1

18

0 0

1 8

18

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0 0

24

Com

unita

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00

0 0

0 0

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00

0 0

0

Gra

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i ing

egne

ria

finan

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ia p

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ica

8

Mis

ti 1

00

0 0

1 8

00

00

0 0

8

TOTA

LI

100

516

013

578

609

00

1703

ALLEGATI

152

Page 154: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

PALE

RMO

CREA

ZIO

NE

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ZIO

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ICT

INCL

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00

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ione

3

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0

045

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ICT

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140

App

rocc

io in

tegr

ato

51

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1 70

1

70

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0

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enib

ilità

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0

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1 70

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280

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le

14

Qua

lità

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tte

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Dis

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96

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Naz

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16

TOTA

LI

100

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068

049

749

10

2567

ALLEGATI

153

Page 155: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

REG

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ZIO

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one

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rocc

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Dis

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pati

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TOTA

LI

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697

033

86

ALLEGATI

154

Page 156: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ROM

A

CREA

ZIO

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OCC

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ICT

INCL

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D3=

AxB

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C4D

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D5=

AxB

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Inci

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ione

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ALLEGATI

155

Page 157: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

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ALLEGATI

156

Page 158: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

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76

ALLEGATI

157

Page 159: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali
Page 160: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ALLEGATO 5INTERVISTA AL PRESIDENTE DELL’UNIONE DEGLI ASSESSORATI

INTERVISTA prof. GIACOMO MULÈPRESIDENTE UNIONE DEGLI ASSESSORATI ALLE POLITICHE SOCIO-SANITARIE E DEL LAVORO

1. Perché è nata l’Unione degli Assessorati alle politiche socio-sanitarie e del la-voro e quale è il suo valore aggiunto?

2. Che tipo di iniziative sono state realizzate dall’Unione degli Assessorati allepolitiche socio-sanitarie e del lavoro?

3. Quali ricadute occupazionali hanno avuto le iniziative realizzate?4. Come opera attualmente l’Unione degli Assessorati in tema di politiche oc-

cupazionali e con quali strumenti? 5. Quali sono le proposte che l’Associazione si propone di realizzare in tema di

politiche del lavoro?6. Come è articolata l’attività degli osservatori locali in tema di politiche del la-

voro?7. Come si coordina l’attività degli osservatori locali? 8. Esprima le Sue considerazioni sull’attività dell’Unione degli Assessorati?

ALLEGATI

159

Page 161: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali
Page 162: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

ALLEGATO 6CARTA DELLE CITTÀ EUROPEE PER L’OCCUPAZIONE

Il contributo delle Cittàalla crescita dell’occupazione nei contesti locali

Dichiarazione delle Città del Network Urbact Regenerando

alle Istituzioni Europee, Nazionali e Regionali

ALLEGATI

161

Page 163: Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazionali

LA CARTA DELLE CITTÀ EUROPEE PER L’OCCUPAZIONE

Il contributo delle Città alla crescita dell’occupazione nei contesti locali

Premessa

Sulla base delle iniziative realizzate dalle Città appartenenti al networkRegenerando, guidato da Reggio Calabria e costituito da Roma, Leicester,Napoli, Chalon sur Soan, Palermo, Evosmos, Catania, Oradea, Siracusa eSalerno, l’operato delle Città europee è stato analizzato nei diversi contesti na-zionali e regionali, rispetto alla problematica della lotta alla disoccupazione.

Tale attività, i cui risultati sono leggibili anche attraverso una specifica ma-trice e una pubblicazione dal titolo “Il contributo delle Città all’occupazione”, èstata finanziata nell’ambito del progetto Regenerando dalla Commissione eu-ropea tramite il programma Urbact e consente di dimostrare e confermare chele Città, contribuiscono in modo efficace alla crescita dell’occupazione e allo svi-luppo economico e sociale, e sono il fulcro di modelli di governance locale.

Da quanto analizzato, inoltre, emerge che qualora fossero rimossi taluni con-dizionamenti che limitano l’operato delle Città in questo ambito, il loro contri-buto alle politiche occupazionali sarebbe ancora più significativo.

Anche se le loro capacità di azione sono attualmente sottovalutate, esse so-no tra i principali motori dello sviluppo economico, dell’innovazione produtti-va, sociale e culturale e il loro ruolo contribuisce al successo delle strategie perlo sviluppo occupazionale, locale nonché regionale, indipendentemente dallediversità che le caratterizzano.

Le Città, grazie alla realizzazione di opere pubbliche e agli appalti di lavori,di forniture e di servizi, all’esercizio delle loro competenze in tema di program-mazione e pianificazione territoriale, alla promozione dei servizi alla persona ealla società, contribuiscono in modo diretto ed indiretto alla crescita dell’occu-pazione, e spesso nei territori delle municipalità di medie dimensioni rappre-sentano i principali datori di lavoro.

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Le Città, dunque, emergono quali attori importanti in grado di contribuire adassicurare la dimensione territoriale della coesione economica e sociale europea.

I partners del network Regenerando ritengono che queste riflessioni abbia-no una rilevanza suscettibile di essere ampiamente condivisa e tale da far con-vergere gli interessi e le posizioni delle Città in Europa e delle altre Istituzioniimpegnate nella lotta contro la disoccupazione e, in questa prospettiva, invita-no tutte le altre Città a sottoscrivere la presente Carta.

Avendo le Città dimostrato di poter contribuire con successo al raggiungi-mento degli obiettivi fissati dalla Strategia di Lisbona appare inevitabile la lo-ro partecipazione all’attuazione di tale Strategia, il cui successo dipende anchedal coinvolgimento attivo di tutti gli attori a livello europeo, nazionale, regiona-le e locale, nel rispetto delle pari opportunità di accesso al mercato del lavoroe assicurando una adeguata compatibilità tra flessibilità, sicurezza e qualità del-la vita e del lavoro. Ciò implica che le iniziative occupazionali attuino comple-te politiche di inclusione, tenendo anche conto dei cittadini più svantaggiati.

Le Città hanno una propria capacità di risposta, più immediata rispetto a quel-la di altre autorità a diversi livelli di governo, data la stretta vicinanza ed una co-noscenza più completa e specifica dei bisogni dei cittadini. Tutte le decisioniadottate in favore dell’occupazione, così come l’evoluzione del sistema econo-mico, hanno un impatto occupazionale diretto proprio sui territori delle Città.Pertanto, in virtù dell’applicazione del principio di sussidiarietà verticale e delrapporto di prossimità con i cittadini, il coinvolgimento e la partecipazione del-le Città alle decisioni assunte da altri livelli di governo ne renderebbe più effi-cace l’impatto occupazionale.

Abbattendo gli ostacoli che ne limitano l’operato e consolidando quelle con-dizioni necessarie affinché riescano ad esplicare pienamente le proprie poten-zialità di attori dello sviluppo economico, le Città sono in grado di contribuirea ridurre il gap di coesione economica e sociale, ancora alto in Europa.

Tale finalità con il riconoscimento del ruolo svolto dalle Città per promuo-vere la crescita occupazionale è ciò che si propone la Carta, il cui contenuto vuo-le anche essere un contributo ai tavoli istituzionali per la predisposizione deiProgrammi Operativi relativi agli obiettivi «Convergenza» e «Competitività re-gionale e occupazione», con specifico riferimento alla programmazione dei FondiStrutturali Europei 2007-2013.

Le Città, alla luce di quanto sopra e al fine di favorire la crescita occupa-zionale a livello urbano, consapevoli della necessità di un’azione concer-tata per combattere la disoccupazione e della connessione importante trasviluppo economico locale e crescita occupazionale, si impegnano a:

• Sostenere l’approccio integrato e la cooperazione nelle politiche perl’occupazione e per lo sviluppo economico

Le Città dopo aver dimostrato attraverso l’esperienza Urban, primo esem-pio di approccio integrato sull’occupazione locale, di esserne capaci di pro-muovere azioni per la crescita occupazionale e per lo sviluppo locale si impe-

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gnano a continuare in questa direzione secondo un approccio integrato, chedia maggiore importanza al lavoro e che, in coerenza con la strategia europeadell’occupazione e con le linee guida della Programmazione 2007 – 2013, de-finisca più precise responsabilità politiche e tecniche in favore delle iniziati-ve occupazionali.

Le Città hanno necessità di utilizzare alleanze strategiche che siano proiet-tate verso l’evoluzione del contesto europeo ed internazionale, valorizzandoal contempo le risorse locali al fine di innescare solide condizioni di crescitae di sviluppo locale e orientando le politiche e le azioni dell’innovazione e del-la competitività alla coesione economica, sociale e territoriale.

Le Città sono consapevoli dell’importanza della cooperazione che, nella suadimensione esterna, tramite i partenariati urbani e le reti tra Città, costituisce unvolano per l’occupazione anche al livello locale e produce valore aggiunto allaconduzione delle politiche urbane. La cooperazione risulta importante anchenella sua dimensione interna, la quale consente la promozione di azioni con-certative tra i diversi soggetti presenti sul territorio e ne facilita la convergenzain favore degli obiettivi di sviluppo quali-quantitativo dell’occupazione, come hainsegnato l’esperienza innovativa europea dei patti per l’occupazione. Pertanto,le Città, si impegnano a incoraggiare iniziative partenariali, di networking tra i di-versi attori nazionali, europei e locali e la nascita di sportelli/organismi tecnicimultifunzionali, quali ad esempio i one-stop shops.

• Migliorare la propria conoscenza ed informazione sulle politiche occupa-zionali

Consapevoli dell’importanza della conoscenza e dell’innovazione nell’ela-borazione di più efficaci strategie urbane per l’occupazione, le Città si impe-gnano a migliorare la raccolta, la disponibilità, la fruibilità di dati, delle infor-mazioni e degli strumenti di conoscenza sulle materie concernenti le politiche,le problematiche e le azioni occupazionali, ivi comprese le esperienze realiz-zate nelle altre Città europee.

A tal fine le Città collaboreranno alla creazione di un portale innovativo diservizi telematici avanzati, tali da costituire uno sportello europeo virtuale, in-terattivo sulla tematica dell’occupazione, accessibile attraverso la rete Internete supportato dalla realizzazione di una infrastruttura informatica e telemati-ca. E’ possibile prospettare la realizzazione di un DATACENTER, utile alla pre-disposizione di Osservatori urbani per l’Occupazione che saranno a loro vol-ta funzionali alla elaborazione di una Strategia Europea per l’OccupazioneLocale, supportata dalla maggiore conoscenza dei contesti territoriali.

• Valorizzare le Risorse UmaneEssendo la crescita culturale e motivazionale delle Risorse Umane un fat-

tore importante per incrementare il benessere e l’occupazione e per miglio-rare la qualità del lavoro, le Città si impegnano a promuovere la formazionee l’informazione continua del personale interno e/o esterno che opera nell’am-bito delle politiche locali del lavoro e a sostenere una risposta pubblica par-

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tecipata sempre più efficace e mirata ai diversi aspetti connessi al problema“occupazione”.

Le Città intendono favorire un più efficace collegamento tra la formazioneprofessionale e il mondo delle imprese, puntando sulla valorizzazione delleRisorse Umane presenti sui territori, dei quali costituiscono uno dei principa-li fattori di sviluppo economico e occupazionale. In particolare le città si im-pegnano a promuovere e sostenere la formazione continua attraverso l’acqui-sizione di qualifiche professionali richieste dal Mercato del Lavoro, dallo svi-luppo locale, dalle vocazioni territoriali e dal trasferimento tecnologico del-la ricerca scientifica. Al riguardo le esperienze attuate dalle Città nell’ambi-to delle politiche attive del lavoro, ad esempio tramite le diverse opzioni di trai-ning on the job, hanno consentito di apportare un contributo significativo especifico all’ingresso e alla permanenza nel mondo del lavoro, migliorando laqualificazione professionale. Il coinvolgimento delle Città, soprattutto nelle po-litiche attive del lavoro, assicura un impatto migliore rispetto alle stesse inizia-tive condotte da altri livelli di autorità.

• Assicurare politiche positive di Pari Opportunità ed inclusione lavorativaAttuare il principio di pari opportunità per tutti nel mondo del lavoro facen-

do leva sul rapporto di prossimità con i cittadini e promuovendo l’occupabi-lità e l’occupazione anche di gruppi svantaggiati di popolazione, spessoesclusi dal mercato del lavoro, per ridurre disuguaglianze ed ampliare la ba-se produttiva locale, riducendo così anche i costi sociali.

Le Città si impegnano ad attivare tavoli di confronto paritetico tra le varie isti-tuzioni competenti,un dialogo interistituzionale basato sul principio della lea-le collaborazione ed ogni altro strumento partecipativo utile come per esem-pio quello dei Forum Locali permanenti, al fine di programmare e attuare in-terventi di natura culturale, informativa, formativa, sociale,ecc per facilitare l’in-gresso e la permanenza nel mondo del lavoro di tutti i cittadini. Infatti, è dimo-strato che l’inserimento occupazionale richiede azioni complesse, attive sullepersone e sull’ambiente di vita e che tale approccio indirettamente favoriscela coesione sociale e l’inclusione in particolare dei gruppi svantaggiati di citta-dini nei cui riguardi sono indispensabili interventi diversificati e integrati.

• Affermare la dignità del lavoro e politiche coerenti con la flexicurityAffermare la dignità del lavoro e la legalità nei rapporti di lavoro contrastan-

do, anche attraverso misure di workfare, il mercato irregolare del lavoro checompromette una crescita sana e limita lo sviluppo di partenariati virtuosi perl’occupazione locale. Il contrasto al lavoro irregolare consente di ridurre l’in-sicurezza nei quartieri e di rendere più attraenti ed economicamente più van-taggiosi i territori delle città e anche di accrescere il volume delle risorse pub-bliche che possono essere destinate ad azioni di pubblica utilità.

Promuovere il “lavoro dignitoso”, in cui i diritti dei lavoratori siano protet-ti dalla legge, che generi una equa retribuzione e una adeguata protezione so-ciale. Ciò vuol dire che il “lavoro dignitoso” deve permettere al lavoratore il pie-

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no accesso alle opportunità di ricavo e guadagno. Queste semplici definizio-ni stabiliscono i criteri per un reale sviluppo socioeconomico, in un ambito incui occupazione, retribuzione e protezione sociale possono convivere senzacompromettere la sicurezza sociale e i diritti dei lavoratori.

Promuovere la possibilità di essere flessibili senza dover subire la preca-rietà tramite la garanzia di reddito continuativo (reddito diretto), l’accesso aiservizi primari ed alla socialità (reddito indiretto) e il salario minimo orario.

Affinché le Città, attrici dello sviluppo economico, possano pienamen-te contribuire alla crescita dell’occupazione e alla coesione sociale ed eco-nomica in Europa è necessario che siano rimossi gli ostacoli alla capacitàdi governance locale.

• Verificando che la dimensione locale e urbana delle politiche europee e na-zionali di coesione economica e sociale venga adeguatamente valorizza-ta e qualificata, attraverso il pieno coinvolgimento delle Città a tutti i livel-li, con specifico riferimento alla programmazione dei Fondi StrutturaliEuropei 2007-2013, della strategia di Lisbona,delle politiche di Ricerca eSviluppo Tecnologico e dell’Ambiente.

• Accrescendo lo stanziamento di risorse finanziarie per la lotta contro la di-soccupazione. A tal fine è necessario che sia data piena applicazione al prin-cipio di sussidiarietà verticale nelle decisioni da assumere, nelle strategieda definire riguardanti l’occupazione nonché nelle azioni da attuare ai di-versi livelli istituzionali.

• Chiedendo alle Autorità nazionali ed alle Regioni, come previsto dalle di-sposizioni comunitarie relative agli obiettivi ”Convergenza” e ”Competitivitàregionale e occupazione” e nel rispetto del principio di sussidiarietà, di eser-citare il ricorso alla subdelega in favore delle autorità cittadine nell’attua-zione dei programmi di rivitalizzazione urbana, ed incoraggiando la defi-nizione dei Piani d’Azione Locale per l’occupazione e per la valorizzazionedel capitale umano quale fattore fondamentale dello sviluppo.

• Assicurando da parte delle Istituzioni Europee, in particolare dellaCommissione Europea, un’azione di vigilanza sugli Stati Membri e sui go-verni regionali in modo che l’istituto della subdelega sia attivata tempe-stivamente e in modo diffuso.

• Sollecitando, nella definizione ed attuazione dei programmi operativi2007/2013, una riserva di risorse finanziarie, da destinare allo sviluppo ur-bano e alla cooperazione europea urbana europea da attuare nell’ambi-to dei programmi operativi previsti nel periodo di programmazione2007/2013.

• Assicurando il sostegno tecnico e finanziario delle Istituzioni nazionali edeuropee al fine di consolidare i risultati dell’esperienza URBACT-Regenerandotramite la elaborazione, nell’ambito di URBACT II, di una proposta finaliz-zata a costituire e strutturare la “ Rete Europea delle città per l’occupazio-ne che, tenendo conto del dispositivo della “ Carta” diventi un punto di ri-

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ferimento stabile per lo sviluppo dell’occupazione locale. Ogni Città ade-rente alla rete dovrà dotarsi di un “Osservatorio per l’occupazione, a va-lenza socio-economica”. Il ruolo degli Osservatori è di supportare la defi-nizione di nuove strategie locali di occupazione, e di nuovi strumenti di in-tervento, di rilevazione dei dati e di razionalizzazione delle informazioni. Lastabilizzazione e l’evoluzione dei risultati acquisiti nell’ambito degli scam-bi di know how realizzati con il progetto Regenerando, consentono di crea-re un nucleo ristretto di Città europee di dimensioni piccole, medie e gran-di alle quali affidare il compito di studiare alcune scelte strategiche orien-tate alla promozione, al controllo e alla attualizzazione delle strategie di pia-ni locali d’azione e progetti tematici aventi come obiettivo la creazione dinuovi posti di lavoro dignitoso. Un comitato propulsore assicurerà che i ri-sultati e le informazioni siano diffuse adeguatamente attraverso website,bollettini ed eventi specifici.

• Assicurando che la Rete europea delle Città sia coinvolta nella definizionedelle politiche europee per la coesione sociale ed economica con l’obiet-tivo principale di proporre progettualità, metodi e strumenti di azione in-novativi per l’occupazione, da sottoporre anche alle istituzioni europee, na-zionali e regionali.

• Assicurando che tutte le istituzioni, nelle diverse competenze, riconosca-no le Città quali attori delle politiche di coesione nel conseguimento de-gli obiettivi occupazionali e di sviluppo a livello locale e quali interlocuto-ri privilegiati:– nell’affermazione del lavoro regolare, in quanto esse dispongono di un

proprio know how:– sul controllo degli appalti (edilizia, lavori pubblici, servizi, ecc…); – sulle piccole e medie imprese presenti a livello urbano;– sulla creazione e sulla emersione di lavoro regolare;– nel dialogo con l’imprenditorialità;– nell’inserimento nel mercato del lavoro, soprattutto delle fasce deboli di

cittadini.

Chiedendo all’Unione Europea, agli Stati membri e alle autorità regionali dirafforzare i legami funzionali per la definizione delle strategie internazionali infavore dell’occupazione condotte, in particolare dall’Organizzazione Internazionaledel Lavoro, dall’Unione Europea e dall’Organizzazione per la Cooperazione e loSviluppo Economico.

Reggio Calabria, 24 novembre 2006.

Città firmatarieALIA (PA)BAGHERIA (PA)BENEVENTOBOVA MARINA (RC)

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BRINDISICAMPO CALABRO (RC)CARINI (PA)CATANIALONGOBARDI (CS)MASCALUCIA (CT) MESSINAORADEA (ROMANIA)PALERMOPOLIZZI GENEROSA (PA) POTENZAREGGIO CALABRIAROMASALERNOSANTA MARIA DEL CEDRO (CS)TAORMINA (ME)VERONAVILLALBA (CALTANISSETTA)

Altre città non rappresentate alla Conferenza da membri eletti che però han-no espresso ufficialmente la volontà a firmare la CartaNAPOLIAYUNTAMIENTO DE GIJÓN (SPAGNA)EVOSMOS (GRECIA)

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Temi & Strumenti - Studi e ricerche

Isfol, Sviluppo locale. Prima analisi e compendium dei programmi nelle regio-ni dell’obiettivo 1, Roma, Isfol, 2004 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche;1)

Isfol, Mobilità e trasparenza delle competenze acquisite: l’esperienza EuropassFormazione in Italia, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 2)

Isfol, Il Fondo Sociale Europeo 2000-2006. Quadro Comunitario di sostegno Ob.3. Valutazione intermedia. 1° e 2° Parte, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti.Studi e ricerche; 3)

Isfol, Percorsi di orientamento. Indagine nazionale sulle buone pratiche, Roma,Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 4)

Isfol, Tra orientamento e auto-orientamento, tra formazione e auto-formazio-ne, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 5)

Isfol, La qualità del lavoro, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricer-che; 6)

Isfol, Passo alla Pratica. Una pratica Isfol di consulenza orientativa, Roma, Isfol,2005 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 7)

Isfol, Investire nella progettualità delle associazioni di promozione sociale.Compendium progetti Legge 383/2000 triennio 2002-2004, Roma, Isfol,2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 8)

Isfol, Pensare al futuro. Una pratica di orientamento in gruppo, Roma, Isfol, 2005(Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 9)

Isfol, Accogliere e integrare. Esperienze Equal in tema di immigrazione, Roma,Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 10)

Isfol, Consulenza alla persona e counseling: ambiti di intervento, approcci, ruo-lo e competenze del counselor, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi ericerche; 11)

Isfol, Istruzione e formazione professionale: verso la costruzione di nuovi sce-nari e nuove competenze per gli operatori del sistema, Roma, Isfol, 2006(Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 12)

Isfol, L’accompagnamento al successo formativo. Strategie e modelli opera-tivi dei centri per l’impiego, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ri-cerche; 13)

Isfol, Bilanci pubblici ed equità di genere, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti.Studi e ricerche; 14)

Isfol, Atlante comparato sui Servizi per l’impiego nell’Unione europea amplia-ta, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 15)

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Isfol, Bi.dicomp. Un percorso ISFOL di Bilancio di Competenze, Roma, Isfol, 2006(Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 16)

Isfol, Le dimensioni del coping e dell’attribuzione causale nell’orientamento: duestrumenti ISFOL, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 17)

Isfol, Verso il lavoro. Organizzazione e funzionamento dei servizi pubblici per icittadini e le imprese nel mercato del lavoro. Monitoraggio 2004, Roma, Isfol,2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 18)

Isfol, Standard delle competenze nell’Istruzione e Formazione TecnicaSuperiore. Percorsi metodologici e di sperimentazione, Roma, Isfol, 2006(Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 19)

Isfol, Esperienze di validazione dell’apprendimento non formale e informale inItalia e in Europa, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 20)

Isfol, Ricostruire e valorizzare l’esperienza. Approcci e contesti d’intervento, Roma,Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 21)

Isfol, Valutare gli interventi per l’occupabilità: le misure di inserimento al lavo-ro, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 22)

Isfol, Orientare l’Orientamento, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ri-cerche; 23)

Isfol, Dall’analisi della domanda alla valutazione della consulenza di orienta-mento: Val.ori, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 24)

Isfol, Dialoghi sull’orientamento. Dalle esperienze ai modelli, Roma, Isfol,2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 25)

Isfol, Fondo nazionale per il diritto al lavoro dei disabili. Monitoraggio 2004,Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 26)

Isfol, Formazione, istruzione e lavoro. Valutazione delle politiche sostenute dalFondo sociale europeo 2000-2006 nell’Italia del Centro-Nord, Roma, Isfol,2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 27)

Isfol, Conciliazione vita/lavoro: un traguardo possibile. L’esperienza di Equal,Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 28)

Isfol, Volontariato e pianificazione sociale di zona: la partecipazione. Indagine pi-lota sul volontariato, Roma, Isfol, 2006 (Temi&Strumenti. Studi e ricerche; 29)

Isfol, La mobilità costretta, la mobilità geografica dei giovani italiani: caratte-ristiche e prospettive delle Regioni del Mezzogiorno (Temi&Strumenti. Studie ricerche; 30)

Isfol, Il ruolo delle città nella governance multilivello delle politiche occupazio-nali. Una ricognizione su alcune Città del Mezzogiorno (Temi&Strumenti. Studie ricerche; 31)

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I.G.E.R. srlviale C.T. Odescalchi, 67/A

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Finito di stampare dicembre 2006